Beatrice Portinari: L'iter Ad Deum. L'evoluzione Del Personaggio Nelle

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Beatrice Portinari: L'iter Ad Deum. L'evoluzione Del Personaggio Nelle UNIVERSITÀ CA’ FOSCARI VENEZIA Corso di laurea Magistrale in Filologia e Letteratura italiana Prova finale di laurea Beatrice Portinari: l’iter ad Deum. L’evoluzione del personaggio nelle opere dantesche. Relatore: Ricciarda Ricorda Correlatore: Aldo Maria Costantini Correlatore: Gian Carlo Alessio Laureanda: Mariarosaria Fogliaro Matricola: 810263 Anno 2011-2012 Dal profondo del cuore a tutti coloro che mi hanno amata e mi amano. RINGRAZIAMENTI Un sentito ringraziamento al professor Aldo Maria Costantini per la fiducia in me riposta durante la mia carriera universitaria, per la costante disponibilità e pazienza prestatemi durante la stesura della tesi. Un grazie a Massimiliano per il suo amore, per la sua infinita pazienza e per il coraggio che mi ha sempre trasmesso. Un grande grazie alla mia «grande» famiglia perché è per merito loro che oggi sono quello che sono. INDICE Introduzione ..................................................................................... 5 1. La storicità di una donna: Beatrice Portinari ...................... 10 1.1 Beatrice nella storia ................................................................... 10 1.2 Il personaggio storico nell’opera ............................................... 43 1.3 Beatrice tra nomi e numeri ........................................................ 60 2 Da protagonista a controfigura ................................................. 89 2.1 Un racconto taciuto.................................................................... 89 2.2 Beatrice e la donna gentile-Filosofia dal Convivio alla Vita Nova ....................................................................................... 109 2.3 Una promessa mancata ............................................................ 128 3 Beatrice speculum Dei .............................................................. 148 Conclusione .................................................................................. 168 Bibliografia ................................................................................... 170 4 INTRODUZIONE Questa tesi ha lo scopo di far emergere la «veritade ascosa sotto bella menzogna»1 e mostrare come sotto il nome della gentilissima sia nascosto tutto un mondo difficile da raggiungere per i lettori contemporanei ma che gli uomini del medioevo erano ben in grado di comprendere, essendo la numerologia e l’interpretatio nominis operazioni per loro abituali. Si cercherà di dare un nuovo volto alla figura di Beatrice, seguendo un itinerario nella mente e nell’opera di Dante, nel tentativo di mettere in luce ciò che Beatrice è e rappresenta. Su Beatrice Portinari, donna reale o fittizia, è già stato scritto tanto, eppure la Beatrice di Dante continua a lasciare il lettore in uno stato di incertezza e di mistero. L’idea di lavorare intorno alla figura di Beatrice nasce dalla constatazione che si tratta di un personaggio che in qualità di donna reale o personificazione di una ideologia, quasi come un fil rouge, attraversa tutta l’opera di Dante, ne è causa e motore se non addirittura fine supremo. Grazie a lei e per lei Dante ci ha consegnato uno dei più grandi capolavori della nostra letteratura, la Commedia e per ciò merita la più degna attenzione. Il posto e l’importanza che Dante attribuisce a Beatrice nelle sue opere giustifica pienamente l’interesse che a lei è stato riservato nel corso degli anni da studiosi e commentatori. Il tema “Beatrice” continua a rimanere attuale perché ella rappresenta un iter ad Deum che Dante porta avanti dal principio delle sue opere e che si concluderà con il Paradiso. Il personaggio 1 Conv II, I. 5 Beatrice, con tutte le sue contraddizioni, specie per le sue sembianze terrene prima e la realtà figurativa che assume poi, sembrerebbe muoversi tra un’intima confessione autobiografica e una romanzata invenzione letteraria. Sebbene sia la Vita Nova l’opera dantesca concentrata sulla lode di Beatrice si intende qui analizzare la questione guardando anche ad un altro scritto del nostro, il Convivio, il quale rappresenta una sospensione della celebrazione della donna amata sostituita da una profonda riflessione filosofica, seppur non cambi lo scopo finale, ossia l’acquisizione della conoscenza divina. Beatrice è sì presente nel Convivio ma non in veste di protagonista poiché qui Dante si propone di scrivere le lodi di un’altra donna, « la bellissima e onestissima figlia de lo Imperadore de lo universo, a la quale Pittagora pose nome Filosofia»2. Beatrice è il mezzo che porta Dante dalla terra al cielo, la sua travagliata storia d’amore per Beatrice era dunque necessaria per giungere a Dio. Beatrice, si legge nella voce a lei dedicata nell’Enciclopedia dantesca, «è tramite tra la verità e la mente umana»3. Nel VI canto del Purgatorio Virgilio suggerisce a Dante di non accontentarsi di rimanere nel dubbio di fronte a questioni quali l’impossibilità di ammendare la colpa dei defunti con la preghiera ma di attendere i chiarimenti di Beatrice, la quale viene presentata come colei che sarà luce tra la sua mente e la verità: Veramente a così alto sospetto non ti fermar, se quella nol ti dice che lume fia tra ‘l vero e lo ‘ntelletto. 2 Conv II, XV, 12. 3 A. VALLONE, ‘voce’ Beatrice in Enciclopedia dantesca, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1970, vol. I, p. 545. 6 Non so se ‘ntendi: io dico di Beatrice;4 La Vita Nova e il Convivio erano dunque necessari per arrivare alla Commedia: attraverso la poesia e poi lo studio filosofico Dante giunge quindi ad una dottrina rivelata, alla più alta delle materie. L’evoluzione che il personaggio Beatrice subisce nel corso delle opere dantesche è il frutto di una trasformazione e di una crescita interna all’uomo Dante e che poi questi riversa nelle sue opere. Francesco De Sanctis nelle Lezioni sulla Divina Commedia dirà che la Beatrice del poema è «l’antica Beatrice arricchita di tutto ciò di che si è fatta ricca l’anima dell’amante».5 In un certo senso questa evoluzione rappresenta un iter che per gli uomini medievali era quasi d’obbligo. Durante il Concilio di Tours6 erano state stabilite delle disposizioni contro i giullari in cui veniva fissato il rapporto religioso tra le masse e il potere ma anche il ruolo esemplare a cui doveva assurgere il sovrano religioso. Qualunque giovane con una funzione religiosa o magistrale poteva in giovane età leggere i classici e comporre versi amorosi. In epoca matura si richiedeva, però, una variazione del proprio registro che prevedeva addirittura la smentita degli scritti precedenti e di materia amorosa. Secoli dopo, al tempo di Dante, questa prescrizione costituiva un modello imitabile anche in sede letteraria. La lirica trobadorica ne è un modello esemplare. Dalle Vidas emerge che circa un terzo dei trovatori ha concluso la propria esistenza in un monastero e molti altri, accanto alle canzoni cortesi, hanno realizzato componimenti religiosi. Ad un certo punto nella vita del trovatore succede un fatto eclatante che lo allontana dal canto 4 Purg VI, 43-46. Questa è la prima volta in cui viene fatto il nome di Beatrice durante il viaggio ultramondano. 5 F. DE SANCTIS, Beatrice in Lezioni sulla Divina Commedia, (1854), Bari, Laterza, 1955, p. 72. 6 Avvenuto per volere di Carlo Magno nell’ 813 a Tours. 7 cortese facendogli cambiare registro e stile7. Allora perché non interpretare il passaggio dantesco da Vita Nova a Convivio e poi alla Commedia, nonché l’evoluzione di Beatrice che via via acquisisce un ruolo sempre più divino, sotto questa nuova luce?8 È Dante stesso che nel Convivio ci dice che «altro si conviene e dire e operare ad una etade che ad altra; perché certi costumi sono idonei e laudabili ad una etade che sono sconci e biasimevoli ad altra»9. O ancora più precisa ed esemplare è l’affermazione di Dante nel IV del Convivio quando spiega ciò che un’anima fa nell’ultima parte della sua vita e in cui sembra tirare in ballo anche la Commedia: [...] come lo buono marinao, come esso appropinqua al porto, cala le sue vele, e soavemente, con debile conducimento, entra in quello; così noi dovemo calare le vele de le nostre mondane operazioni e tornare a Dio con tutto nostro intendimento e cuore, sì che a quello porto si vegna con tutta soavitade e con tutta pace.10 Michele D’Andria11 sostiene che nel mondo della cultura un uomo può avere diversi incontri un incontro reale cioè concreto; ideale ossia con un’opera; onirico e infine un incontro come frutto della fantasia. In questo mio scritto si cercherà di indagare e poi inquadrare l’incontro di Dante con Beatrice secondo queste diverse prospettive. La suddivisione del lavoro in tre capitoli non è casuale. Come avrò modo di ripetere più volte, il tre è il numero della Trinità, e questo 7 Cfr. R. ANTONELLI, La morte di Beatrice e la struttura della storia in Beatrice nell’opera di Dante nella memoria europea,1290-1990. Atti del Convegno Internazionale, 10-14 dicembre, 1990, a cura di M. PICCHIO SIMONELLI, Firenze, Cadmo, 1994, pp. 36-41. 8 Ibid., pp.36-37. 9 Conv I,I,17. 10Conv IV, XXVIII, 3. 11 M. D’ANDRIA, Beatrice simbolo della poesia. Con Dante dalla terra a Dio, Roma, Edizioni dell’ateneo e bizzarri, 1979, p. 45. 8 lavoro avrà di necessità lo sguardo proiettato verso il divino. I tre capitoli costituiscono poi un percorso ascendente che, proprio come nelle opere di Dante, ci porta da una Beatrice terrena ad una donna simbolo della teologia e della grazia, immagine di Dio. Il tutto in una cornice poetica. 9 1. LA STORICITÀ DI UNA DONNA: BEATRICE PORTINARI 1.1 Beatrice nella storia Tutti i nomi della letteratura si portano dietro, oltre alla loro etimologia, un bagaglio di non poco peso, sia esso culturale, mitologico, simbolico, fantastico e, perché no, tutte queste componenti messe insieme. Dietro ad ogni nome si nasconde, quasi sempre, la poetica, la fantasia e la passione del suo creatore. In poche parole la sua identità. Tutto ciò non esclude, però, che un nome possa avere anche una sua concretezza storica. La Vita Nova si presenta come un racconto autobiografico e nessun lettore potrebbe dubitare che la protagonista non sia una donna reale. È leggendo tutto il corpus delle opere dantesche che però ci si rende conto che Beatrice non è solo una donna in carne e ossa, è molto di più.
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