Pellestrina, Diocesi Di Chioggia Nel Veneziano, Ove All’Illustrissimo Della S
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna DOTTORATO DI RICERCA IN STORIA Ciclo XXVI Settore Concorsuale di afferenza: 11/A3 Settore Scientifico disciplinare: M-STO/04 TITOLO TESI L’impegno la passione l’obbedienza. Olinto Marella intellettuale e sacerdote tra Otto e Novecento Presentata da: VINCENZO LAGIOIA Coordinatore Dottorato Relatori Maria Malatesta Cesarina Casanova Esame finale anno 2013 1 Introduzione Nel 1954 in occasione dei 50 anni di sacerdozio di Olinto Marella, gli ormai giovani adulti della “Città dei Ragazzi” fondata dallo stesso in San Lazzaro, località Cicogna, accolti negli anni ’40-’50, in pieno periodo bellico, allora orfani e abbandonati, componevano un librino dal titolo “La nozze d’oro”1. Sfogliandolo, alla seconda pagina, balza agli occhi un’immagine di papa Sarto, Pio X, con una scritta autografa: “Dilecto filio Sac. Olinto Marella apostolicam Bededictionem e animo imparimus”. Era naturalmente una formula classica di benedizione apostolica (senza data) che la tipografia vaticana inviava dietro richiesta, e che viene fatta ancora oggi. Il librino, come hanno notato Mauro Pesce e Lorenzo Bedeschi nei loro autorevoli studi, è strutturato in una forma celebrativa. Del resto si stava festeggiando un uomo, ormai conosciuto da tutti i cittadini bolognesi e non solo, amato dai comunisti e i democristiani (Dozza, Elkan, etc..), uomo di carità, presente in tutti i crocicchi del centro, alle uscite dei teatri, con il suo cappello che si riempiva di generosità a favore dei tanti diseredati che accoglieva nelle sue ormai tante case rifugio fondate in quegli anni durissimi. Eppure sfogliando il librino, i contributi raccolti e scritti da alcuni degli ex allievi di Marelli si avverte una distanza rispetto alle carte d’archivio. È importante ricordare che l’attuale Archivio Marella (AM) è stato costituito sotto la direzione del prof.re Mauro Pesce insieme alla dott.ssa Donatella Micheletti negli anni 1981-1983, dopo che Edero Gattamorta aveva contribuito in modo determinante a 1 AA. VV., Le nozze d’oro di don Marella, numero unico edito dalla Città dei Ragazzi di don Marella, Bologna 1955. 2 raccogliere il materiale che veniva inseguito inserito e pubblicato nel lavoro di tesi: Olinto Marella (1882-1969). Rinvenimento e sistemazione dell’archivio. Schizzo biografico, AA 1975- 76, relatore Mauro Pesce, Università Bologna, Facoltà Scienze Politiche. I nuclei principali del materiale conservato nell’archivio riguardano: 1) la vita di Marella; 2) le iniziative caritative di M. dalla metà degli anni trenta in poi; 3) la famiglia Marella, soprattutto lo zio G. M. Marella; 4) la biblioteca. Già nella Guida alla consultazione dell’archivio curata da M. Pesce e stampata nel 1984 si rilevava come il materiale inventariato dal dr. E. Gattamorta nel 1975-76 del settore b) e quello del settore c) fosse assolutamente provvisorio e in parte non catalogato2. Dopo aver rivisto tutti i 56 faldoni dell’Archivio e aver rilevato le carenze e le corrispondenze, dopo aver recuperato diversi documenti inediti di interesse per l’oggetto in esame, si è proceduto a ripercorrere le tappe importanti della vita del prof. Olinto Marella essenzialmente fino al 1948 anno del suo pensionamento. La tesi mette in luce in maniera aderente alla documentazione il ruolo del fratello di O. Marella, il giovane Tullio Marella, figura centrale soprattutto per i rapporti con la curia diocesana e il comune di Pellestrina. Studiata per la prima volta è la documentazione della sospensione a divinis. Vicenda sulla quale si è scritto quasi nulla proprio per la mancanza di materiale che grazie all’accesso al Summarium conservato presso l’Archivio Diocesano e la Positio super vita, mette luce sull’intera vicenda. Di interesse è l’esame del carteggio tra Marella e le maestre da lui formate a Pellestrina, Maria Vianello e Giovannina Vianello Doretto, nel Ricreatorio Popolare, luogo emblematico e centrale nella vita del giovane 2 M. Pesce, Archivio Olinto Marella. Guida alla consultazione, Centro Stampa Baiesi 1984, p. 3. 3 sacerdote come pure centro di sperimentazione delle linee pedagogiche montessoriane. Lo scambio di lettere tra il giovane e le due educatrici fanno luce sugli anni in cui dopo prolungate ostilità dovette lasciare l’isola e assistere alla chiusura di un’esperienza nella quale aveva molto creduto e che veniva apprezzata da figure come quelle di Antonietta Giacomelli e Romolo Murri. È evidente che nella tesi ampio spazio è dedicato al movimento modernista e all’ influenza che nella vita di Marella ebbe il sacerdote di Macerata. L’esame di alcune riviste alle quali il Marella partecipa permette di approfondire alcune questioni riguardanti aspetti filosofico-educativi di dibattito ampio a livello parlamentare ed ecclesiale. Si ripercorre la carriera didattica e il periodo in cui Marella aderì e fu animatore del fermento culturale bolognese e non solo: il gruppo del Vangelo con Baroni, il gruppo dei Laureati Cattolici e poi la fondazione del Gruppo per gli Agglomerati e baraccati durante gli anni del secondo conflitto mondiale. Il lavoro si è incentrato essenzialmente sulla documentazione d’archivio facendo scarso riferimento alla letteratura in commercio tranne per rarissimi casi in quanto essenzialmente celebrativa e agiografica. Emergono diverse peculiarità del personaggio, soprattutto nella vicenda precedente alla sospensione e durante la medesima, che apportano un significativo avanzamento sul percorso di acquisizione di elementi storico-critici sui luoghi, sull’uomo e sul tempo. 4 Parte I 1.1 - Pellestrina “(…) le vostre navi non temono la furia dei venti, con somma facilità sfiorano la terra… le vostre barche sembrano da lontano scivolar per i prati… l’alterna marea col fluire e defluire delle acque ora copre ora discopre l’aspetto dei campi… quivi sono le vostre dimore, che assomigliano ai nidi degli uccelli acquatici, ora terrestri ora insulari… con giunchi flessibili intrecciati si consolida il terreno, e non si esita ad opporre all’onda del mare un tanto fragile riparo… gli abitanti hanno abbondanza solo di pesce.. tutti si nutrono dello stesso cibo e hanno case simili… tutta la vostra emulazione si concentra nel lavoro delle saline… da ciò deriva ogni vostro guadagno..”3 Così il grande storico romano Cassiodoro descrive Pellestrina, o meglio quella lingua di terra che va dal porto di Malamocco a quello di Chioggia, comprendente le località di S. Pietro in Volta, Portosecco e Pellestrina. Il luogo dove adesso sorge la località di Portosecco un tempo vi erano due porti: Albiola e Pàstene. La parte nord era detta lido di Albiola e la parte sud lido di Pellestrina4. 3 M. A. CASSIODORO, Variae, XII, 24. 4 È nel Pactum Lotharii dell’840 che compare per la prima volta il nome di Albiola insieme a quello degli abitanti di Rialto, di Murano, di Metamauco, di Chioggia etc.. (in R. CESSI, Documenti relativi alla storia di Venezia anteriori al Mille, Padova, 1942, I, p. 102). 5 Secondo Olivieri la derivazione del nome di Pellestrina sarebbe da far risalire ad un certo Philistus, storico siracusano, fatto esiliare in Adria da Dionisio il Vecchio intorno al 386 a. C. ricordato da Plutarco5. Sarebbe stato questo Filisto a far scavare delle fosse per mettere in comunicazione l’Adige con la laguna d’Adria, da qui fossiones Philistinae, esteso ad altri territori limitrofi come quello delle fosse Pristine. Dal nome quindi delle prime sarebbe derivato il nome delle seconde e quindi quello del lido di Pellestrina6. Le isole delle laguna si popolano soprattutto con l’invasione dei Longobardi iniziata nel 568: la permanenza di quelle genti nei due secoli successivi avrebbe inciso significativamente nella formazione dell’ordinamento costituzionale primitivo del territorio. La storia della laguna seguirà quella gloriosa della Serenissima Repubblica; a noi serve ricordare qui, ai fini della vicenda Marella, il legame di Pellestrina con Chioggia. 5 Vedi D. OLIVIERI, Toponomastica veneta, Firenze, 1961, p. 23. Anche PLUTARCO, Dione, XI. 6 Cfr. D. OLIVIERI, Nuovi Complementi alla Toponomastica veneta in «Atti Istituto Veneto di SS. LL. AA.», 1940-41, to C, parte II, pp. 371-372, pure ID., Toponimi preromani e romani dell’Estuario Veneto in rapporto alla continuità della tradizione romana nelle isole venete, in «Atti della XXVI (a. 1937) riunione della Società Italiana per il progresso delle Scienze», Roma, 1938, p. 251. Di opinione differente è E. MIOZZI, Venezia nei secoli. La Laguna, Venezia, 1968, vol. 3, p. 165. 6 Era il 16 agosto del lontano 1379, giorno funesto, quando nonostante il valore del podestà Pietro Emo, Chioggia cadde nelle mani dei Genovesi7. La riscossa avvenne nella notte tra il 21 e il 22 dicembre dello stesso anno quando doge a Venezia era Andrea Contarini. La flotta veneziana fece affondare centinaia di barche e dopo un assedio durato diversi mesi, il 22 giugno del 1380 i Genovesi furono costretti alla resa e Chioggia tornò a Venezia8. Il 24 giugno del 1380 Andrea Contarini, narrano le cronache, sarebbe entrato trionfalmente a Pellestrina per ringraziare la popolazione fedele e combattiva la quale a motivo dell’orgoglio e del legame verso la Serenissima si era vista devastare palazzi e case. Partiva la ricostruzione alla quale si dedicarono, con oneroso dispendio di risorse finanziarie, quattro famiglie, Busetto, Scarpa, Vianello, Zennaro, che avrebbero dato i nomi ai quattro sestieri che ancora oggi dividono l’isola di Pellestrina. Durante tutto il XVI secolo più volte i malamocchini (abitanti della parte sud del litorale) tentarono di appropriarsi del territorio di Pellestrina, ma invano vi riuscirono, grazie soprattutto alle resistenze del Doge al quale venivano indirizzate le 7 M. F. TIEPOLO – ASV, Dalla guerra di Chioggia alla pace di Torino, 1377-1381: catalogo, mostra documentaria 27 giugno-27 settembre, Venezia, 1981, pp. 46 ss. 8 Ibidem., pp. 55 ss. 7 diverse suppliche. Il 15 maggio del 1636 il podestà Bernardo Gritti ottenne dal Senato il decreto che confermava definitivamente Pellestrina a Chioggia9. Fino alla fine della Repubblica (1797) Pellestrina continuò a far parte del territorio di Chioggia, e solo con la legge del 29 aprile del 1806 fu dichiarata Comune autonomo10.