Primo Agosto , Balerna, , 1° agosto 2009

Care concittadine, cari concittadini di Chiasso, Balerna e Vacallo non so se esiste la ricetta per sfornare a colpo sicuro il perfetto discorso del Primo Agosto, ma so per certo che non l’ho ancora individuata. Dopo quindici anni di allocuzioni e di riflessioni, ritrovarmi dietro un microfono con qualche cosa di nuovo da dire è un’impresa disperata. Ci pensavo qualche sera fa, prima di rendermi conto che, in fondo, la novità non è il tema del nostro incontro di stasera. Non a caso, questa ricorrenza viene anche chiamata il Natale della Patria. Come il Natale, quindi, ha dei temi, dei capisaldi e delle tradizioni che devono ripetersi, pena la perdita del significato della Festa. Quello che invece si rinnova, anno dopo anno, è il nostro comune desiderio di riunirci, di stare insieme, di esporre la bandiera rossocrociata e – specialmente per i bambini - di accendere i lumini e le lanterne colorate. Per me, inoltre, è molto stimolante potermi rivolgere ogni volta a un uditorio diverso, questa sera i cittadini di Chiasso, Balerna e Vacallo, la regione del Basso Mendrisiotto, una terra di frontiera. Queste occasioni mi aiutano sovente a capire meglio le specificità di un territorio, la sua storia e la sua vocazione, i desideri, i bisogni e anche le difficoltà dei suoi cittadini.

Uno dei concetti centrali su cui si focalizza la riflessione in questo giorno, è quello dell’identità. Un po’ ovunque nel Paese, i nostri concittadini delineano questa sera gli elementi portanti della nostra “svizzeritudine”, in cui si possono riconoscere tanto il Ticinese quanto l’Urano, tanto il Vodese quanto il Sangallese o il Grigionese. Pensiamo poi al federalismo, che fa della diversità l’elemento fondamentale dell’identità: un concetto che da secoli prende forma e sostanza nella protezione delle minoranze e nella convivenza pacifica di quattro culture e lingue diverse.

Pensiamo al principio della solidarietà, inserito nella Costituzione del 1848, ma di fatto già sancito nel 1291 dal Patto del Grütli, allorquando i rappresentanti dei Cantoni primitivi di Uri, Svitto e Undervaldo giurarono di prestarsi reciproco aiuto, consiglio e appoggio in caso di necessità. Pensiamo alla Willensnation svizzera, una nazione nata dalla volontà dei cittadini di riconoscersi appartenenti alla stessa bandiera. E ancora: pensiamo alla libertà, o al nostro sistema di milizia, per cui ogni cittadino è parte attiva nella difesa armata della nazione.

Sono certo che noi tutti possiamo ancora oggi riconoscerci in questi valori e li sentiamo nostri. Sappiamo, insomma, da dove veniamo. A volte, però, anche i concetti condivisibili e le migliori intenzioni si infrangono contro una realtà che per alcuni Cantoni – e per alcune regioni – è più difficile che altrove. Il Cantone è separato dal resto della Svizzera da un ostacolo fisico – il massiccio del San Gottardo – che per secoli è stato quasi invalicabile.

A sud, invece, la vostra regione ha dovuto sempre fare i conti con quell’ostacolo politico che è la frontiera di Stato, traendone vantaggi e svantaggi, secondo il periodo storico.

Questa situazione geografica ha contribuito a disegnare il profilo della nostra popolazione, una popolazione formata e educata dalla montagna e dalla frontiera: dall’una, a contare prioritariamente sulle proprie forze, dall’altra, a creare sinergie e complementarità con il territorio insubrico.

Il benessere di questa regione, la qualità di vita, la vivacità delle proposte culturali, la stabilità economica, sono inevitabilmente influenzate dalla situazione oltre confine. Per tutto il Basso Mendrisiotto, quindi, è indispensabile stabilire una relazione proficua con la realtà lombarda. Ma è altrettanto necessario sapere di avere il sostegno e l’appoggio del Cantone. Non so se sia possibile definire uno “spirito della frontiera”. Me lo sono chiesto. E mi sono risposto, semplicemente, che in quanto avamposti del Ticino e della Svizzera, i vostri Comuni recepiscono per primi i cambiamenti e subiscono le difficoltà, ma elaborano anche per primi le intuizioni e le risposte alle sfide, che si fanno sentire solo in un secondo tempo sull’intero territorio cantonale.

Chiasso è un polo di riferimento cantonale, è uno dei motori – insieme agli altri agglomerati urbani cantonali - che possono e devono contribuire a traghettare il Ticino oltre il pericolo di diventare un corridoio di transito, in balia dei grandi centri che determinano lo sviluppo urbano, e penso a Zurigo e a Milano. Poiché la forza del Cantone Ticino passa attraverso un potenziamento dei suoi poli, ognuno con le sue specificità. La vostra specificità, ovviamente, è rappresentata dalle caratteristiche transfrontaliere e da una consuetudine di rapporti con i Comuni italiani della fascia di confine.

L’evento che ha catapultato il nostro Cantone di montagna nell’era moderna – mi piace ricordarlo – è stata la costruzione della galleria ferroviaria del San Gottardo nel 1882. I collegamenti e le vie di comunicazione sono due grandi conquiste sulle quali si è innestato lo sviluppo socio-economico, territoriale e culturale del nostro Cantone. La ferrovia ha contribuito a unificare la Svizzera e i collegamenti hanno permesso di superare le frammentazioni e l’isolamento.

E tocchiamo, qui, un tema di estrema attualità. Da un lato, poiché passo dopo passo AlpTransit sta diventando una realtà vieppiù concreta. Dall’altro, per la vicenda che ci sta occupando da qualche mese inerente i disservizi e le scelte aziendali di Cisalpino SA (società che appartiene per il 50% alle Ferrovie federali svizzere), e in particolare la decisione di trasformare la fermata commerciale di Chiasso in fermata tecnica, senza possibilità di salire/scendere per i viaggiatori.

Certo, qualcuno potrebbe far notare che nel contesto della Festa nazionale si tratta di un tema particolaristico e marginale. Forse. A me preme qui rilevare che la mobilità è un fattore fondamentale per la vivibilità e la crescita di una regione, e in particolare di una regione transfrontaliera quale è questa, messa sotto pressione quotidianamente da importanti flussi di traffico. La realizzazione del troncone ferroviario mancante fra e Arcisate – che ha visto di recente l’inizio dei lavori anche sul lato italiano - ha tra l’altro proprio l’obiettivo di

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favorire l’utilizzo del treno da parte dei frontalieri, così da alleggerire un poco il volume dei transiti sulle strade del Mendrisiotto.

Il Cantone si è dunque impegnato negli ultimi anni (con la preziosa collaborazione delle FFS) ottenendo risultati tangibili. Quando si tratta della direttrice del San Gottardo siamo quindi poco propensi a scendere a compromessi sui risultati acquisiti, o ad accettare declassamenti, poiché siamo consapevoli degli sforzi profusi. Così come siamo consapevoli di dover restare accessibili e aperti a Milano e alla Lombardia.

Guardando verso sud, Chiasso rappresenta lo sbocco della Confederazione sull’Italia, mentre se ci volgiamo a nord Chiasso è la porta d’entrata in Svizzera, attraverso il Ticino, un Cantone che sta uscendo dalla gabbia della periferia per attestarsi quale regione-cerniera caratterizzata da una capacità di sviluppo e di produzione propria. Ciò significa che non possiamo ridurre la nostra azione a una mera rivendicazione, per quanto legittima possa essere, bensì dobbiamo incanalare le nostre energie in modo strategico, nell’interesse della collettività. Non ci sono cliché né costrizioni che tengono, laddove la volontà è determinata e le visioni appassionate.

Nonostante venissi a Chiasso da bambino - a visitare i nonni paterni, che abitavano in Via Valdani, e i luoghi della nonna materna, cresciuta proprio in questa zona – ho iniziato a frequentare questa città per la qualità delle sue iniziative culturali (il Teatro sociale, il m.a.x. museo, il fine settimana dedicato alla letteratura, Festate...) che in poco tempo sono riuscite a dare un valore aggiunto al territorio e a comunicare un’immagine di vivacità e un contenuto qualificante.

Con la stessa cura dobbiamo seguire ogni ambito della società, dando una risposta in particolare alla precarietà determinata dalla crisi dell’occupazione e, sempre, prestando attenzione alle fasce meno protette della popolazione. Il valore che a tutti noi sta più a cuore resta il diritto di ognuno a non essere escluso dalla società, ad avere un posto di lavoro, a essere sostenuto nei momenti meno vigorosi e fortunati dell’esistenza, nella vecchiaia e nella malattia, nella solitudine e nello smarrimento.

In questa commemorazione del primo Agosto rinnoviamo dunque l’antico patto di solidarietà e mutuo sostegno, e guardiamo con rinnovata speranza al futuro.

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