12 domenica 1 maggio 2016 domenica 1 maggio 2016 13 DI VINI & SAPORI DI VINI & SAPORI

Recupero e valorizzazione di antiche GUARNACCIA varietà: parlano i protagonisti Il progetto Le Vigne dell’Indaco cco un’altra rivelazione, una sorpresa per certi versi già annunciata, vista la sua IAN D’AGATA Emaggiore diffusione sull’Isola, rispetto alle due varietà precedenti. La micro vinificazione di i una simpatia travol- questa Guarnaccia tutta ischitana, ha espresso un gente, un personaggio tra passato e futuro unico e carismatico potenziale straordinario, dato dalla concentrazio- D ne incredibile di antociani e dai tannini non ecces- Ian D’Agata, uno degli scrit- sivi. Salvatore D’Ambra già nel 1962 la descriveva tori sul vino più conosciuti al Storie di rinascite enologiche nel sogno enoico di Giancarlo Carriero con i sinonimi di Uarnaccia o Cannamelu, auspi- mondo, con un curriculum candone la diffusione e definendolo “vitigno lungo oltre 25 anni, tra libri, e nella nuova vita delle uve dimenticate dell’Isola d’ superiore”. Coltivato da epoca remota sull’Isola, il guide e riviste del settore. futuro della Guarnaccia sembra certo e prossimo, Attualmente Consulente DI MALINDA SASSU co sul mare, tanto cari a Luigi Vero- un piccolo capolavoro a divenire, da trattare con Scientifico di Vinitaly International e Direttore Scientifico di nelli e ai pochi produttori dell’Isola, lavoro maggiore in élevage per poterne migliorare Vinitaly International Academy, sono innumerevoli e tutte e la passione rappresenta un quegli stessi eroici viticoltori che de- sensibilmente le caratteristiche organolettiche. importanti le sue collaborazioni giornalistiche: dall’Internatio- elemento trainante per la va- finiva “angeli matti”. Il progetto di nal Wine Cellar di Stephen Tanzer alla rivista inglese Decanter, Slorizzazione della biodiversi- salvaguardia della biodiversità del- corrispondente italiano per le riviste cinesi Wine Press e Taste- tà e la riscoperta di antichi vitigni l’Isola Verde, Le Vigne dell’Indaco, rizzate; poche piante qua e là che so le varie aziende e i loro conferi- raggio dell’Ing. Carriero, l’impegno Spirit nonché membro del team della rivista enologica francese ischitani, ben vengano allora sogni è stato presentato in anteprima as- hanno seriamente rischiato l’estin- tori, un ceppo di lievito selezionato di Ian D’Agata e il lavoro, costante sul web Le Figaro Vin. Nominato nel 2012 Miglior Giornalista e sentimenti di coloro che hanno a soluta al Vinitaly, in occasione di un zione, destinate questa volta a “mi- per tutte le varietà, nessuna filtra- e meticoloso, del Prof Moio e di Ni- del Vino in Italia da parte del Comitato Grandi Crus d’Italia, cuore quella tradizione enoica che tasting esclusivo curato dallo stesso cro vinificazioni” fuori da ogni lo- zione o chiarificazione, solo due tra- cola Mazzella, nell’attrezzare velo- Ian D’Agata ha scritto numerose guide e libri, tra questi, Native l’Isola vanta da millenni. Nasce dal Ian D’Agata, alla presenza della gica commerciale. Tre vitigni, un vasi. Eppure, i colori bellissimi, ni- cemente un piccolo centro di micro coraggio di un bravissimo impren- stampa nazionale e internazionale. bianco, un rosso e un rosato (San tidi e schietti, gli accenni timidi di vinificazione adatto allo scopo. Wine Grapes of Italy (2014), la sua ultima fatica letteraria, gli è ditore, un celebre critico enologico «Il progetto Le Vigne dell'Indaco ha Lunardo, Cannamela e Guarnaccia) frutta ed erbe, nascosti dagli aromi di Quando si dice la passione per le uve valsa il titolo Louis Roederer International Wines Award 2015 e un famoso enologo, il progetto “Le questo di bello» ci confida il celebre che diventano vino e che ripropon- fermentazione, hanno incantato i for- dimenticate. Il progetto ha dimo- come Libro dell'Anno. Da sempre coinvolto nella salvaguardia Vigne dell’Indaco”, la nuova vita di wine writer «porta alla luce delle an- gono l’anima di un territorio con tunati presenti alla degustazione, pre- strato che l’innovazione non signi- della biodiversità italiana, non ultime le varietà autoctone del- varietà quasi dimenticate come San tiche varietà dimenticate, mettendo- schiettezza e carattere. Solo 100 chi- miando così le sfide dei produttori fica “rompere” con il passato, ma l’Isola d’Ischia, ci racconta del suo amore per l’Isola e dell’in- Lunardo, Cannamela e Guarnaccia. le in condizione di esprimere al me- li di uva raccolti per tipologia pres- dell’Isola, l’intraprendenza e il co- spendere in ricerca e sperimenta- contro con Giancarlo Carriero: «Da anni visitavo le cantine di Un sogno, iniziato dall’ incontro tra glio le loro caratteristiche e poten- zione, fondare ogni prodotto su un Ischia e notavo che, a parte Forastera e Biancolella, nessuno Ian D’Agata, celebre wine writer di zialità. Se poi dovesse nascere un vi- progetto, senza mai perdere di vista pensava o parlava delle altre uve isolane, come Arilla, Cogliona- fama internazionale e Giancarlo Car- no di successo da almeno una, e spe- la propria identità, la continuità che ra, San Lunardo, e altre ancora. Al massimo dicevano che erano riero, patron del Regina Isabella, la ro anche da più, di queste uve, allo- LUIGI va di pari passo con la tradizione. Di poco interessanti perché troppo suscettibili agli attacchi di perla dell’ospitalità ischitana, sede ra daremo un motivo a tanti giovani certo, Guarnaccia, Cannamela e San malattie varie, come l'oidio. La grandezza e la bravura dell'Ing. di un ristorante stellato e di nume- e tante famiglie che pensano maga- Lunardo sono stati protagonisti per Carriero è stata che quando gli parlai della mia idea, ovvero di rosi convegni e seminari sulle ec- ri di trovare lavoro in altri campi e MOIO un giorno e perché lo diventino dav- cellenze vitivinicole italiane. Un so- restare invece sull'isola e valorizza- ’enologo regista del vero, ci vorranno studi e approfon- fare qualcosa per salvaguardare la biodiversità isolana e magari gno diventato realtà con l’importan- re la loro proprietà terriera...evitia- progetto, il prof. Luigi dimenti, ulteriori vinificazioni e ri- produrre un qualcosa di nuovo, e che se avesse avuto successo tissimo contributo del Prof Luigi mo così lo spopolamento delle cam- LMoio, è considerato uno cerche che non si esauriranno nello avrebbe potuto anche creare lavoro per i giovani dell'isola, capì Moio, uno dei più grandi enologi ita- solo mare ma tradizione, tipicità e colo che leghi la storia alla cultura Giancarlo Carriero verso la risco- pagne, creeremo lavoro per i giova- dei maggiori esperti italiani del spazio di brevissimo tempo. Però ne subito le potenzialità del progetto. Avevo del resto già iniziato lo liani e il lavoro appassionato di Ni- biodiversità, valori intrinseci di di un territorio e che sia anche mez- perta dei vitigni locali o, come si di- ni e metteremo in salvezza qualche settore enologico, i cui studi hanno contribuito alla riscoperta e è valsa la pena. Grazie alla passione stesso percorso qualche anno prima con una cantina della valle cola Mazzella. Una straordinaria op- un’isola ricca di storia, capace di di- zo di valorizzazione e di afferma- ce, autoctoni. Abbandonati o di- varietà altrimenti destinata a scom- valorizzazione di numerosi vitigni autoctoni del sud Italia. Ordinario e al sogno di Giancarlo Carriero. d’Aosta e quindi ero ferrato in materia!» portunità che l’Ing. Giancarlo Car- stinguersi con prodotti unici e forte- zione di nuove idee e orientamenti, menticati, trascurati per le loro rese parire». Sono state coinvolte tutte le di Enologia e Presidente del corso di Laurea in Viticoltura ed Enolo- riero ha voluto offrire a chi quelle mente caratterizzati. Accanto a Bian- scelte e percorsi che conservino i ca- basse o solo perché delicati rispetto aziende dell’Isola, alla ricerca delle terre le coltiva da sempre, con fati- colella e Forastera, si affiancherà nel ratteri distintivi di vitigni antichi e alle malattie fungine. Eppure solo e uve più rare, ancora presenti sul- gia all’Università Federico II di Napoli, la brillante carriera del Prof ca e orgoglio, arrampicandosi sulle futuro un patrimonio enologico uni- tradizionali. Anche questa è innova- soltanto qui possono dare il meglio l’Isola con pochi ceppi. Una nicchia Moio lo ha portato alla presidenza della Commissione di Enologia terrazze vitate che fanno di Ischia co, sinora sconosciuto e che ritorna zione. L'amore per l'isola, il suo ter- di sé, complice la composizione par- di produzione limitatissima, che in dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, l’Oiv, che uno dei capolavori naturali più bel- dal passato, attraverso il quale recu- ritorio e la sua cultura avevano già ticolare del suolo, il microclima, realtà non sono mai scomparse del rappresenta più dell’85% della produzione mondiale di vino. Luigi GIANCARLO li al mondo. Non solo terme e non perare l’idea di tradizione; un vin- da tempo indirizzato l’attenzione di l’esposizione di questi terreni a pic- tutto ma coltivate senza essere valo- Moio è anche autore di numerosissime pubblicazioni scientifiche, con particolare attenzione allo studio dell’aroma del vino, alla percezione CARRIERO di composti sensorialmente attivi e alle tecnologie enologiche mirate a L’unione di persone, produttori e menti nel Il passato dell’Isola in tre bicchieri preservare e amplificare l’aroma varietale del vino. Accademico progetto di salvaguardia sui vitigni minori dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino e dell’Accademia dei ischitani, non sarebbero stati possibili senza CANNAMELA Georgofili ha da subito creduto nel progetto dell’Ing. Carriero: «In la lungimiranza, la tenacia e, diciamolo SAN LUNARDO La sorpresa in “rosa” tra le micro questi ultimi anni la ha fatto molto per il recupero dei suoi pure, il coraggio di Giancarlo Carriero. Un vitigni autoctoni, questa volta però c’era qualcosa di diverso: come rappolo compatto e vinificazioni presentate al Vinitaly ottimista e una persona concreta, un mana- un gioco, sembravamo dei bambini a rincorrere un sogno, e tutti i piramidale, dagli da Ian D’Agata. Come ha afferma- ger di buon gusto e dai modi raffinati, a produttori hanno sognato insieme a me, adoperandosi per ricercare acini di colore verde to lo stesso Prof Moio, “un uvaggio capo dell’Hotel Regina Isabella, simbolo G queste uve». Gli abbiamo chiesto quali fossero i punti di forza e le dell'ospitalità alberghiera italiana dove pallido, non si trovano precisi nel grappolo” per la discromia dei debolezze delle tre varietà vinificate per il progetto: «È stato difficilis- riferimenti storici per questa suoi grappoli. Nonostante la vinifi- personaggi di cultura e divi del cinema hanno trascorso le loro vacanze ischitane all’inse- simo recuperare pochi chilogrammi di uva, questa la debolezza, la varietà a bacca bianca, se non cazione in rosso, con una macera- gna della raffinatezza e del buon gusto, ammaliati dalla bellezza di Lacco Ameno. Da non esistenza delle varietà. Un vino fatto con “l’uva che non c’è”, da ad opera di Salvatore D’Am- zione di 10 giorni, il Cannamela si qualche tempo, nei saloni della prestigiosa struttura si organizzano regolarmente semina- pochi ceppi che hanno dato al massimo 100 chili per la produzione, e bra che la cita, per la prima è presentato vestito di un bellissi- ri e studi, volti alla riscoperta delle eccellenze enologiche italiane e tutto ciò che ruota poi, tempo e pazienza per seguire la vinificazione. La forza sta nel volta, nel 1962 ne “La vite e il mo colore rosa con piccolissime intorno al mondo del vino, fra tutte la rassegna Ischia Vintage. I valori della tradizione risultato, soprattutto nella Guarnaccia che ha mostrato un potenziale vino nell’Isola d’Ischia”. note di frutta rossa. Chiamato sono al centro del progetto Le Vigne dell’Indaco che l’Ingegnere ha fortemente voluto e straordinario, in questa prima sperimentazione. O l’aspetto interes- Conosciuta anche come Don anche Cannamele o Cannamelu, il perseguito senza fasti e clamori, in nome della cultura dell’Isola, del suo patrimonio più sante della Cannamela, vitigno dagli acini disomogenei nel colore e Lunardo, sembra che il suo vitigno viene descritto per la prima vero. Il turismo enogastronomico, come volano di una futura economia e di nuovi posti di difficile da vinificare, che ha regalato un rosato interessante, da nome derivi da un prete che volta nel 1848 da Vincenzo Sem- lavoro in un territorio bellissimo, da conoscere e da scoprire; così come hanno già fatto riguardare in futuro». Alla domanda su quali delle tre varietà fosse la una volta abitava nell’isola, o mola nel “Delle Varietà di vitigni migliaia di turisti, italiani e stranieri, che si sono certamente innamorati del clima e delle più promettente, quella sulla quale poter contare nell’immediato da San Leonardo, il santo del Vesuvio e del Somma”, una bellezze naturalistiche dell’Isola, prima di tutto, ai quali va però mostrato anche l’altro futuro, il prof Moio non ha dubbi: «La Guarnaccia è quella che ha patrono di Panza, a Forio. Una caratteristica dell’ampelografia rara relazione sui vitigni vesuviani volto dell’Isola, quello più vero e tradizionale. Il pensiero di Giancarlo Carriero verte su già maggiori certezze ma è bello poter pensare di puntare su tutte e ischitana, infatti, è quella che i nomi di alcune varietà richiami- nella quale descrive una varietà di questa linea: «Il turismo va promosso anche attraverso l’enogastronomia e la sua storia. tre le varietà: bianco, rosato e rosso, i tre colori del vino, da portare no un’origine topografica o una persona, piuttosto che una Cannamele risultata molto simile a L’isola d’Ischia produce vini da più di duemila anni, normale che le cose si siano evolute contemporaneamente avanti, in virtù di un possibile abbinamento caratteristica della pianta. Seppur di scarso vigore vegetativo, il quella ritrovata poi a Ischia. Non nel tempo. Abbiamo pensato però di provare a cercare quei vitigni ormai quasi scompar- con il cibo dell’Isola». E il futuro del progetto? «Intanto, per seguire San Lunardo ha una produzione buona e costante, resistente molto vigorosa, è un’uva estrema- si, patrimonio naturale di queste terre e di una tradizione enoica da sempre presente. La un protocollo serio, ci vorranno almeno 3 o 4 anni e ripetute micro alla Botrytis. Vinificato in purezza, ha mostrato un luminoso mente difficile, caratterizzata dalle cosa che mi preme sottolineare è che tutte le aziende dell’isola si sono fatte coinvolgere vinificazioni. E poi, soprattutto, trovare uomini di buona volontà. giallo paglierino e, nonostante in degustazione presentasse bacche disomogenee nel colore: con entusiasmo e a queste va il mio ringraziamento: dalle più tradizionali come D’Am- Sinora, uno su tutti c’è ed è stato l’Ing. Carriero, un personaggio ancora aromi di fermentazione, ha espresso timide note mento- acini verdi che danno acidità, acini rosati e altri rossi, più maturi, che in vinificazione bra, Mazzella e Cenatiempo, a quelle relativamente più recenti come Pietratorcia e Tom- veramente straordinario, che definisco un sognatore e, tra i produtto- late e una sorprendente acidità, sapidità e freschezza, tali da hanno rilasciato i pochi antociani che hanno colorato il vino. Una “contro-enologia”, masone, sino all’ultima nata, Giardini Arimei, sorta sul sito di un’antichissima azienda. ri, Nicola Mazzella, che si è impegnato tantissimo nell’attuazione del renderlo ideale per l’abbinamento al cibo. così è stata definita, la sorpresa regalata da questa varietà, dal colore elegante e, perché E siccome volevamo anche una certificazione universitaria di livello più alto possibile, no, con un futuro da bollicine tutto in rosa. progetto, allestendo velocemente un centro di micro vinificazione». siamo riusciti a coinvolgere il prof Moio, dando così al progetto una svolta importante».