Valori Umani Per L'economia E La Politica

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Valori Umani Per L'economia E La Politica BPS_Einaudi_Print.qxd 20.2.2008 12:39 Pagina I LUIGI EINAUDI ..................................................................................................................................................................................................................... Valori umani per l’economia e la politica introduzione di Carlo Azeglio Ciampi testi di Roberto Einaudi, Francesco Forte e Giuliana Limiti BPS_Einaudi_Print.qxd 20.2.2008 12:39 Pagina II BPS_Einaudi_Print.qxd 20.2.2008 12:39 Pagina III Valori umani per l’economia e la politica ..................................................................................................................................................................................................................... Luigi Einaudi: una memoria viva di Carlo Azeglio Ciampi 1 Presidente Emerito della Repubblica Italiana Non ho conosciuto personalmente Luigi del bilancio dell’Istituto di emissione” e Einaudi, anche se è stato “mio Governato- subito dopo aggiungeva che “importa ora re” dal 1946, anno del mio ingresso in Banca compiere dei fatti accaduti un’analisi che d’Italia, fino al maggio del 1948, anno della direi economico-morale”: è l’atto di nascita sua elezione a Presidente della Repubblica. delle Considerazioni finali. Da allora, con Per chi come me ha trascorso in Banca questo documento, ogni anno il Governato- d’Italia quasi mezzo secolo, Einaudi è stato, re presenta al Paese la sua analisi sull’an- e pour cause, riferimento costante, pietra damento dell’economia; illustra la “visione” angolare. della Banca d’Italia. La cultura della Banca d’Italia è profonda- Cessato l’ufficio di Governatore, Einaudi mente intrisa del pensiero einaudiano, attese sempre la relazione della Banca ispirata ai suoi valori. Einaudi è il modello “come raro dono”, da leggere, commentare, di servitore delle istituzioni al quale i suoi postillare, e poi rinviare al Governatore, che successori hanno guardato per orientare teneva in gran conto quelle osservazioni. la propria azione, pur nella diversità di La prosa chiara e asciutta delle sue annota- situazioni. Ma modello Einaudi lo fu per zioni era anche una testimonianza di tutto il personale della Banca: ricordo “amore per la limpidezza delle idee e dell’e- ancora nel racconto di vecchi impiegati spressione, che si rivela dettato dal piacere che lo avevano conosciuto il sentimento di di pensare, dall’onestà nel seguire la logica, ammirazione per quell’uomo sobrio e dal rispetto per la persona cui ci si rivolge, discreto, rigoroso fino alla severità; una chiunque sia”. severità che trovava temperamento in una La lezione einaudiana ha costituito per me umanità profonda che sapeva farsi solleci- – come ho già ricordato – un riferimento tudine quasi paterna di fronte alle diffi- costante: da Governatore, nelle responsa- coltà dei suoi collaboratori, soprattutto di bilità di governo, da Presidente della quelli in posizione e di condizione più Repubblica. modeste. Chiamato al più alto magistero della La figura di Einaudi in Banca d’Italia resi- Repubblica ho guardato a Einaudi, non ste alla tirannia del tempo. E non potrebbe solo come all’illustre predecessore del essere diversamente: la stabilità moneta- quale, per singolare coincidenza, ripetevo ria è scritta nei geni di una banca centrale in qualche modo il percorso. Ricordandone e la manovra di “stabilizzazione”, attuata la figura in occasione del quarantennale nel 1947 da Einaudi e Menichella, le con- della scomparsa, osservavo che egli “nell’e- vinzioni e i riferimenti culturali che la ispi- sercitare il primo mandato settennale di rarono appartengono alla memoria collet- Presidente della Repubblica Italiana ha tiva dell’Istituto. Un legame ricambiato da avuto la responsabilità di gestire la transi- Einaudi. Antonio d’Aroma, il più stretto zione dalla forma monarchica a quella collaboratore di Luigi Einaudi dai tempi repubblicana al più alto livello dello Stato. della Banca d’Italia fino alla Presidenza Egli ha in tal modo delineato lo stile istitu- della Repubblica, ricordava che egli “non zionale della magistratura presidenziale, cessò mai, fino all’ultimo giorno di vita, dal tracciando un modello di riferimento desti- ragionare come governatore della banca nato a durare nel tempo”. Per me Einaudi è centrale”. stato, soprattutto, modello di imparzialità Consapevole del ruolo che la Banca avreb- e di discernimento. A pagina I: Ritratto di Luigi Einaudi be potuto svolgere nel processo di rico- Egli concentrò la sua azione sulle funzioni Presidente della struzione del Paese, il 31 marzo del 1947, che la Costituzione gli assegnava. Ce ne dà Repubblica. presentando all’assemblea dei partecipanti conto egli stesso, nella prefazione a Lo scrit- A sinistra: la relazione sull’esercizio 1946, Einaudi toio del Presidente, spiegando, quasi punti- Einaudi Governatore esordiva precisando che essa conteneva gliosamente, la sua lettura degli articoli 74, della Banca d’Italia (1945-46). “l’analisi contabile delle principali partite 87 e 95 della Costituzione. Con riferimento III BPS_Einaudi_Print.qxd 20.2.2008 12:39 Pagina IV Luigi Einaudi ..................................................................................................................................................................................................................... a quest’ultimo articolo, in particolare al causa del bene comune non ha mai temuto passaggio “il Presidente del Consiglio dei di fare Prediche inutili. ministri dirige la politica generale del Un altro punto per il quale sento di avere un Governo”, dichiara di averne dato “una inter- debito con Einaudi è l’Europa. La mia fede pretazione […], forse più larga della lettera nell’Europa unita ha tratto forza dall’euro- della Costituzione, ma che ritengo conforme peismo di Einaudi. Una convinzione che al sistema voluto dalla Costituente: la politica giovanissimo, appena ventitreenne, egli del Paese spetta al governo il quale abbia esponeva con grande lucidità sulle colonne avuto la fiducia del Parlamento e non invece della “Stampa”, affermando che solo in al Presidente della Repubblica”. una Europa unita “si giungerà a poco a Non volle, quindi, mai andare oltre i poteri poco ad un punto in cui la maggioranza che in una repubblica parlamentare sono potrà imporsi alla minoranza, e questa ne accordati al presidente, senza per questo accetterà i deliberati senza ricorrere rinunciare all’esercizio delle prerogative all’ultima ratio della guerra”. che gli spettavano. Assolse al suo mandato Esule in Svizzera, nel 1944, mentre si consu- con mano ferma e con autorevolezza; con mava tragicamente l’epilogo della Seconda discrezione ma senza risparmio, quando Guerra mondiale, indicava come passaggio necessario, intervenne con la forza persua- ineludibile per il futuro dell’Europa l’aboli- siva del consiglio, del suggerimento, della zione del “diritto dei singoli Stati federati esortazione. di batter moneta propria con denominazio- Tuttavia si fece scrupolo di precisare che ni, pesi e titoli propri e di istituire banche “anche quando il tono può apparire vivace” centrali con diritto di emissione indipen- le sue osservazioni non avevano mai “indole dente di biglietti”. Occorreva abolire “la di critica, sibbene di cordiale cooperazione sovranità dei singoli Stati in materia mone- o di riflessioni comunicate da chi, anche taria”; le ragioni di questa sua convinzione per ragioni di età, poteva essere considera- era la storia stessa a fornirle. “La svaluta- to un anziano meritevole di essere ascolta- zione della lira italiana e del marco tedesco to”. Era la sua vocazione pedagogica, la - ricordava a mo’ di ammonimento -, che stessa che lo aveva animato da giornalista rovinò le classi medie e rese malcontente le della “Stampa” e del “Corriere della Sera”; classi operaie, fu una delle cause da cui da docente, nelle aule universitarie; da nacquero le bande di disoccupati intellet- Senatore, in Parlamento. Insomma, dovun- tuali e di facinorosi che diedero il potere ai que lo portassero il suo ruolo e la sua fun- dittatori. Se la Federazione europea toglierà zione, dovunque ritenesse di dover far sen- ai singoli Stati federati la possibilità di […] tire forte e chiara la sua voce per servire la far gemere il torchio dei biglietti […] avrà, per ciò solo, compiuto opera grande”. Quell’opera è stata compiuta: la moneta unica, che l’Italia ha tenacemente voluto anche a costo di sacrifici, è una realtà, così come lo è la Banca Centrale Europea. Il disegno che Einaudi ventenne aveva abboz- zato nello scorcio del XIX secolo, all’inizio del terzo millennio ha assunto contorni e contenuti precisi. L’Europa deve ora saper accelerare il suo cammino verso l’unificazione politica. Mi piace concludere questa breve testimo- nianza su Luigi Einaudi ricordandone il saldo legame con la Confederazione Elvetica, di cui ammirava le istituzioni, il sistema parlamentare, le forme di demo- crazia diretta, le università, le scuole, insomma “tutto [ciò che] rispondeva ai suoi In Sicilia nell’aprile del 1940. gusti, alle sue inclinazioni, ai suoi ideali”. IV BPS_Einaudi_Print.qxd 20.2.2008 12:39 Pagina V Valori umani per l’economia e la politica ..................................................................................................................................................................................................................... uomini seguono ai vecchi, lentamente; le parti mutano nome e fini, non metodi”. Ecco, nel mio ricordo, questo era Luigi Einaudi, lo statista, l’uomo al quale ancora guardiamo
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