Master

Un mulatto sindaco di Parigi e ministro della III Repubblica. Storia di nelle pubblicazioni degli Archives de

MORELLI, Mafalda

Abstract

Severiano de Hérédia, homme politique français d'origine cubaine, est élu Président du Conseil municipal de la Ville de en 1879, et Ministre des Travaux publiques en 1887. Malgré l'importance de ses fonctions, cet éclectique personnage, complètement ignoré par l'Histoire, est aujourd'hui inconnu même des Français. À partir de l'analyse et de la traduction de ses écrits, et des publications présentes dans les Archives de France, le travail vise à faire le point sur l'importance et l'originalité de cette singulière figure, afin d'expliquer les possibles causes du silence qui l'entoure. Un silence que l'on peut qualifier d'assourdissant tant que Hérédia a activement participé à la réforme de la société française de l'époque, et à la bataille pour l'affirmation des idéaux qui encore aujourd'hui sont parmi les piliers de la République française : la laïcité et la démocratie.

Reference

MORELLI, Mafalda. Un mulatto sindaco di Parigi e ministro della III Repubblica. Storia di Severiano de Heredia nelle pubblicazioni degli Archives de France. Master : Univ. Genève, 2017

Available at: http://archive-ouverte.unige.ch/unige:96072

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MAFALDA MORELLI

Un mulatto sindaco di Parigi e ministro della III Repubblica. Storia di Severiano de Heredia nelle pubblicazioni degli Archives de France

Directeur : Luisa Blanchut Juré : Mauro Ferraresi

Mémoire présenté à la Faculté de traduction et d’interprétation (Département de traduction, Unité d’italien) pour l’obtention de la Maîtrise universitaire en traduction, mention Traduction spécialisée

Année académique : 2016 – 2017

Session de Printemps 2017

Indice

Introduzione II

Capitolo I

I. 1. Dall’Avana a Parigi 2 I. 2. Severiano de Heredia, poeta e critico letterario 7 I. 3. La naturalizzazione e Paix et plébiscite 13

Capitolo II

II. 1. Gli albori della III Repubblica 23 II. 2. L’avventura del generale Boulanger 32 II. 3. La crisi e il governo Rouvier 44

Capitolo III

III. 1. La carriera politica 49 III. 2. La laicità, l’insegnamento e il riformismo sociale 63 III. 3. Severiano de Heredia, un personaggio controverso e contraddittorio 80

Allegato cap. I 90 Allegato cap. II 100 Allegato cap. III 114

Bibliografia 135

I Introduzione

Il nostro lavoro si propone di presentare la figura di Severiano de Heredia, eclettico uomo politico francese di origini cubane, vissuto nel diciannovesimo secolo e completamente ignorato dalla Storia. Partendo dall’analisi e la traduzione di alcuni dei suoi scritti e di articoli tratti dalla stampa dell’epoca, la ricerca mira a fare il punto sull’importanza e l’originalità del personaggio, interrogandosi sulle possibili cause di un vuoto storico reso ancora più ingombrante dal fatto che Severiano de Heredia partecipò attivamente alla battaglia per l’affermazione di quelli che oggi sono i capisaldi della repubblica francese: la laicità e la democrazia. Abbiamo scoperto Severiano de Heredia grazie a un articolo pubblicato su un sito internet del gruppo Le Monde1, che affrontava soprattutto la questione del colore della sua pelle e del primato non reclamato dalla Francia di aver avuto tra le fila dei suoi governanti, già nel XIX secolo, un uomo di colore. L’articolo faceva riferimento al lavoro di Paul Estrade, storico francese e professore dell’Università di Parigi VIII-Saint Denis, che nel 2011 pubblica il libro intitolato Severiano de Heredia - Ce mulâtre cubain que Paris fit “maire”, et la République, ministre: una biografia completa della vita del personaggio inedita in italiano e praticamente introvabile nelle librerie svizzere e francesi. Il titolo del libro dà tre informazioni che dovrebbero indurre il più distratto dei lettori, francese e non, a chiedersi perché un simile personaggio sia stato dimenticato: Severiano de Heredia è un mulatto di origine cubana, che fu presidente de Consiglio municipale di Parigi, carica che attualmente corrisponde a quella di sindaco, nonché ministro della Repubblica francese; più precisamente, come spiega Estrade, è stato presidente del Consiglio municipale di Parigi, in quanto l’incarico di sindaco non esisteva ancora in quel periodo. Queste poche informazioni hanno suscitato la nostra curiosità ed abbiamo così acquistato il saggio per constatare che, al di là del colore della pelle e degli incarichi citati nel titolo, molti altri elementi rendono notevole questa personalità dalle mille sfaccettature, all’avanguardia e piena di risorse, la cui originalità da sola sarebbe sufficiente a garantirne il riconoscimento da parte della Storia. Dopo un’approfondita ricerca su internet e dopo aver consultato una buona parte dei libri di storia disponibili nella Biblioteca di Ginevra abbiamo potuto confermare la quasi totale

1 Le Huffington Post. http://www.huffingtonpost.fr/selene-agape/histoire-de-severiano-de-heredia- homme-politique-de-la-3e-republique_b_7926228.html.

II assenza di qualsiasi informazione su Severiano de Heredia. Senza voler entrare nel merito della questione di cosa significhi essere francese oggi, l’interrogativo che ci siamo posti è stato: come mai un paese cosmopolita come la Francia, che considera la laicità uno dei tratti distintivi della propria identità nazionale, lo ricorda così raramente e succintamente nei suoi manuali di storia? Per quale motivo gli storici francesi non hanno dato lo spazio che merita a questo singolare cubano naturalizzato francese della seconda metà del XIX secolo che, sulla scia di grandi uomini come , si è battuto instancabilmente raggiungendo importanti risultati nella battaglia per la diffusione di grandi ideali la cui modernità per l’epoca è indiscutibile? Per rispondere in maniera esauriente a queste domande, andando al di là del discorso razziale che gioca comunque un ruolo di primaria importanza, il lavoro cerca per prima cosa di indagare se si tratta di una dimenticanza storica voluta e se siamo, quindi davanti all’intento degli studiosi di escludere dalla storia un personaggio contraddittorio, difficilmente catalogabile e per molti versi scomodo. Lo studio si è svolto in tre fasi distinte: ricerca bibliografica, rilettura e organizzazione delle fonti e, infine, la stesura. Partendo dalla constatazione che è impossibile indagare sulla vita del personaggio senza conoscere la successione degli eventi storici e senza capirne le dinamiche, abbiamo orientato la prima fase di ricerca bibliografica, la più importante e quella che ha richiesto più tempo, su due assi paralleli: il primo, relativo al personaggio, alla sua vita e alla sua attività, ha avuto come campo d’indagine la collezione Gallica online, disponibile sul sito della Bibliothèque Nationale de France (BNF). Abbiamo così potuto consultare una buona parte della stampa della III Repubblica, i documenti ufficiali dell’amministrazione municipale e nazionale dell’epoca e, soprattutto, gli scritti dei quali il nostro è l’autore. La ricerca del materiale relativo al personaggio nella stampa dell’epoca è stata complicata dall’omonimia del nostro con il cugino poeta, José Maria de Hérédia, non sempre riconosciuta dal motore di ricerca, e dal formato dei documenti, spesso ridotto e, quindi, di non agevole lettura. Il secondo asse di ricerca sulla storia di Francia, per il quale abbiamo consultato le monografie disponibili in biblioteca, ha rappresentato un momento di fondamentale importanza ai fini della comprensione del reale valore del personaggio, in quanto ci ha permesso di elaborare un quadro chiaro della complessa situazione storica della III Repubblica, permettendoci di collocarlo facilmente rispetto agli altri personaggi importanti. Gli inizi della III Repubblica sono infatti anni rocamboleschi, ricchi di eventi che si susseguono rapidamente e di personaggi a metà strada tra il tragico e la pantomima, dei quali il generale Boulanger, che nella seconda metà del XIX secolo era il personaggio simbolo dell’orgoglio patriottico francese, rappresenta

III sicuramente l’esempio più eclatante. Quando abbiamo iniziato le nostre ricerche, sapevamo poco o niente del generale e la prima cosa che abbiamo constatato è che tutti i libri di storia della III Repubblica dedicano almeno un capitolo a quella che viene definita “l’avventura del generale Boulanger”. La lettura delle fonti ci ha permesso di scoprire un uomo la cui “avventura” ricorda un fuoco d’artificio inesploso e che ha avuto un’importanza fondamentale nel determinare le sorti del nostro: le vite dei due personaggi si sono incrociate in un momento preciso della loro carriera politica e il successo dell’uno ha determinato la rovina dell’altro. Già nella prima fase di raccolta delle fonti, abbiamo constatato lo squilibrio evidente esistente dal punto di vista della quantità materiale reperibile nella stampa e nei libri di storia per l’uno e per l’altro personaggio; questo è risultato raro e, soprattutto, concentrato durante gli anni in cui era in vita, a parte qualche articolo apparso negli inizi del 1900, per de Heredia; abbondante e accessibile per Boulanger, sia nei libri di storia che nella stampa, la quale ha scritto di lui per un lungo periodo in seguito alla sua morte. Abbiamo quindi deciso di concentrare la ricerca storica sul generale, al fine di fornire un ritratto preciso dell’uomo in voga in quegli anni, importante per capire il silenzio che aleggia sul nostro. Il lavoro del Prof. Estrade è stato il filo conduttore indispensabile alle nostre ricerche, in quanto ci ha fornito la cronologia esatta di una vita ricca di eventi, altrimenti difficilmente collocabili, aiutandoci a definire meglio i numerosi aspetti di una personalità incredibilmente poliedrica e a selezionare quelli più pertinenti alle nostre ricerche. Durante la seconda fase di rilettura, selezione e organizzazione delle fonti è stato deciso l’assetto definitivo da dare al lavoro, che esporremo subito dopo la descrizione della terza e ultima fase. La struttura finale, quindi, non è il frutto di una decisione a priori, bensì il risultato di un processo graduale: mano a mano che abbiamo approfondito la conoscenza del personaggio, abbiamo anche preso coscienza dell’epoca in cui ha vissuto e dei suoi protagonisti principali, cogliendo la giusta importanza da dare a quel determinato evento o personaggio storico. Le fonti raccolte sono state minuziosamente selezionate e, dopo qualche tentativo preliminare, organizzate nel modo che si è rivelato più rapido per quanto riguarda l’accesso e la consultazione: dopo averne fatto una copia (operazione di una semplicità estrema grazie al computer), le fonti relative a Severiano de Heredia sono state organizzate secondo due percorsi: il primo basato sull’anno di edizione, il secondo sul mandato che il nostro svolgeva al momento della pubblicazione della fonte o a cui lo scritto si riferisce; le fonti storiche generali sono state invece organizzate sulla base della tematica (eventi, principi e ideali, uomini importanti, ecc.), così come quelle relative al generale Boulanger, al quale abbiamo riservato file a parte. L’organizzazione e, soprattutto, l’archiviazione delle fonti giornalistiche è stato il lavoro più

IV lungo e complesso, per la mancanza ricorrente delle informazioni necessarie a indentificarle, come i numeri d’edizione dei giornali. La terza fase di stesura ha richiesto un attento lavoro di compilazione e traduzione. Infatti, dopo la lettura della stampa dell’epoca e degli scritti del nostro, che si è rivelata molto interessante e spesso divertente, abbiamo deciso di adottare una tecnica di scrittura che includa nel corpo del testo la traduzione Verbatim delle citazioni tratte dalle fonti, al fine di riprodurre l’atmosfera dell’epoca racchiusa nella lingua e nelle espressioni impiegate. Determinante per la scelta di questo metodo è stata la lettura degli articoli scritti dai detrattori del nostro, intrisi di un razzismo esplicito e crudele, scioccante per la nostra epoca, ma che danno modo al lettore di rendersi conto dell’evoluzione dei costumi nell’ultimo secolo e mezzo. A livello linguistico, per esempio, l’autrice si è spesso ritrovate a dover impiegare termini alla cui durezza non siamo più abituati, come “negro” o “bingo bongo”; altre volte, a livello stilistico invece, si è ritrovata alle prese con espressioni talmente cariche e ridondanti da rendere la traduzione in italiano pomposa e pedante. In linea di massima, in questa fase del lavoro, la difficoltà più grande è stata data dall’introduzione nel flusso del discorso degli estratti tradotti, senza però appesantire la narrazione. Prezioso è stato il contributo apportato dal dizionario monolingue francese a cura di Emile Littré, che ci ha permesso di scoprire le antiche accezioni dei termini che, oggi in francese, hanno un significato diverso e senza il quale non avremmo avuto la possibilità di apprezzare a pieno le sfumature e i toni del linguaggio di una volta. Va precisato che la nostra ricerca cerca di mettere in luce gli aspetti secondo noi più rilevanti della vita del personaggio, che sono stati raccontati esclusivamente sulla base della nostra visione degli eventi, precisando di volta in volta quando i punti di vista e i pareri riportati provengono da una fonte diversa. Il lavoro si divide in tre capitoli, ciascuno dei quali è a sua volta suddiviso in tre sottocapitoli. I tre capitoli affrontano ciascuno un argomento specifico compenetrandosi per offrire un ritratto completo del personaggio e mettendo in risalto le contraddizioni della sua personalità, e del contesto storico. Il primo capitolo, che copre gli anni della vita del nostro dalla nascita alla naturalizzazione, ha lo scopo di presentare il personaggio negli anni della gioventù, con la descrizione del suo percorso familiare, la presentazione e la traduzione di alcuni dei suoi scritti: nel primo sottocapitolo si cerca di far luce sulle circostanze poco usuali della sua nascita, sull’affettuosa relazione che lo lega al padre e alla matrigna e sulla partenza per Parigi in compagnia di quest’ultima; il secondo sottocapitolo si concentra sulla gioventù del nostro, impegnato nella poesia e nella critica letteraria, e si sofferma sull’analisi di una delle due

V cronache letterarie; il terzo sottocapitolo tratta degli eventi relativi alla sua naturalizzazione e delle circostanze nelle quali questa è ottenuta, fornendo preziose informazioni sull’orientamento del nostro e il suo temperamento spesso contradditorio, grazie all’analisi della suo scritto Paix et plébiscite. Il secondo capitolo interrompe la narrazione della vita del personaggio per concentrarsi sugli eventi storici in corso negli anni successivi alla naturalizzazione; fornisce informazioni altrettanto importanti per capire cosa significava essere repubblicano in quel periodo, descrivendo il panorama politico del tempo: il primo sottocapitolo presenta quelli che sono gli ideali fondatori della III Repubblica, dei quali il nostro è uno dei più grandi fautori; il secondo sottocapitolo si concentra sulla figura del generale Boulanger, dalla sua ascesa fino al suo allontanamento dal potere, al fine di fornire al lettore materiale sufficiente per comprendere gli eventi che hanno condotto Severiano de Heredia al governo, offrendo al contempo un termine di paragone ideale per un confronto con la carriera del nostro; il terzo sottocapitolo spiega in quali circostanze si è formato il governo Rouvier, al quale Severiano partecipa in qualità di ministro dei Lavori pubblici, mettendo il evidenza il valore politico che ha avuto nonostante la sua breve permanenza in carica e fornendo un quadro nel quale inserire l’attività politica del nostro durante quel periodo. Il terzo capitolo riprende il filo della vita di Severiano de Heredia per concentrarsi sulla sua attività politica e sociale all’indomani della naturalizzazione e fornire gli elementi necessari per rispondere alla domanda iniziale: il primo sottocapitolo fornisce un rapido excursus del suo percorso politico, discutendone le tappe importanti per capire quali sono state le sue eventuali colpe o errori e le motivazioni delle sue apparenti contraddizioni; il secondo sottocapitolo analizza il contributo apportato alla promozione della laicità, dell’insegnamento e della riforma della società; il terzo sottocapitolo illustra quelli che secondo noi sono i motivi che hanno condannato Severiano de Heredia al dimenticatoio della Storia, da cui solo negli ultimi anni ha iniziato a fare capolino. Nelle conclusioni finali, abbiamo cercato di aprire nuove piste di ricerca sul personaggio e, dopo aver rapidamente fatto il punto sullo stato delle nostre ricerche, abbiamo cercato di capire quel che resta oggi di quest’uomo illustre e cosa rappresentano i timidi riconoscimenti che ha iniziato a ricevere. Le traduzioni presenti nel lavoro, i cui originali sono stati riportati negli allegati alla fine dello scritto con il riferimento di numero di nota e pagina, sono state tutte effettuate dall’autrice.

VI

Disegno di André Gill pubblicato in Les hommes d’aujourd’hui-Dessins d’André Gill, Parigi, vol. 3, n. 113, 1878- 1879. (http://positivr.fr/severiano-de-heredia-maire-noir-de-paris/).

1 Capitolo I

I. 1. Dall’Avana a Parigi

Parigi, sabato 9 febbraio 1901: alla rue de Courcelles 177 bis, si spegne Severiano de Heredia, secondo alcuni giornali in seguito a una meningite1. Nei giorni seguenti, quasi tutti i quotidiani riportano la notizia della sua morte, ma nella maggior parte dei casi si tratta di qualche sbrigativo trafiletto. Indipendentemente dalla loro lunghezza, in tutti i necrologi appaiono le seguenti parole: , suddito spagnolo, naturalizzazione, presidenza del Consiglio municipale di Parigi2, ministro dei Lavori pubblici. Molto poco è stato scritto su di lui prima del saggio di Paul Estrade. Una rapida ricerca su internet permette di rendersi conto di questo vuoto, soprattutto se si pensa che il più delle volte gli Heredia a cui fanno riferimento articoli e scritti sono i cugini, entrambi chiamati Josè Maria e letterati: il primo, poeta della scuola parnassiana3, è noto grazie ai suoi Trophées; il secondo è «considerato il primo poeta romantico di Cuba e dell’America ispanofona»4. La famiglia de Heredia di Cuba costituisce il ramo della casata spagnola originaria d’Aragona e trapiantata nel Nuovo Mondo in seguito alla conquista dell’America del XVI secolo5. L’iniziatore della discendenza sarebbe Pedro de Heredia, un vero e proprio conquistador a cui la Corona spagnola attribuisce un’immensa proprietà sull’isola

1 Estrade, Paul. Severiano de Heredia – Ce mûlatre cubain que Paris fit «maire» et la République, ministre. Parigi: Les Indes savantes, 2011, p.143. 2 Carica che corrisponde a quella dell’attuale sindaco. 3 Movimento letterario che si sviluppa verso la metà del XIX secolo, attorno alla figura di Leconte de Lisle. Ostili a qualsiasi tipo di espressione personale e impegno politico, i poeti della scuola pubblicano le loro opere nella raccolta Parnasse contemporaine e portano avanti una visione della poesia come arte pura: l’artista è sottomesso a una severa disciplina della forma e trova la sua ricompensa solo nella contemplazione del bello. (Pierre FLOTTES, « PARNASSE, mouvement littéraire ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 20 luglio 2016. Disponibile su http://www.universalis-edu.com/encyclopedie/parnasse-mouvement-litteraire/ - http://www.treccani.it/enciclopedia/scuola-parnassiana/). 4 Estrade, Paul. Op. cit., p.13. 5 Estrade, Paul. Op. cit., p.13.

2 d’Hispaniola6, che passerà di padre in figlio per più di due secoli7. Sull’isola si pratica l’agricoltura, l’allevamento e l’estrazione di minerali preziosi, attività basate esclusivamente sul lavoro forzato8. In seguito alla rivoluzione degli schiavi del 1791 e all’occupazione francese iniziata nel 1796, la famiglia Heredia abbandona l’isola per stabilirsi a Cuba9. Inizia così una nobile discendenza di proprietari terrieri e proprietari di schiavi. La nascita di Severiano rappresenta un evento che mal si sposa con l’orgoglio di una famiglia fondata da un impavido conquistador: figlio di Ignacio, avvocato e proprietario di piantagioni, e di Brigida, una schiava affrancata di origini africane, Severiano nasce l’8 novembre 1836 all’Avana, nella proprietà di Matanzas, in data precedente al matrimonio di Ignacio con la francese Madeleine Godefroy, da cui non avrà figli10. Nel certificato di battesimo del 4 gennaio 1837, l’unico documento ufficiale che riguarda la nascita del nostro, Severiano risulta il figlio legittimo di Enrique de Heredia e Brigida de Cardenas: Enrique al pari di Brigida è uno schiavo affrancato di origini africane11 e entrambi portano il nome di famiglie creole altolocate, secondo l’usanza diffusa in quel periodo di dare agli schiavi lo stesso cognome dei padroni12. Ignacio de Heredia risulta essere il padrino del bambino ma, assente per l’occasione, è rappresentato da Manuel Bernal13. Il Mercure de France14 parla dei suoi natali nei seguenti termini: «Quali erano esattamente le origini di questo Heredia? Senza conoscerle con sicurezza, si sospettano un po’. Come tanti neri, i genitori o i nonni avevano probabilmente preso in prestito il cognome ai loro vecchi padroni in seguito all’affrancamento.»15. Il Mercure non fa alcun riferimento alla paternità di Ignacio anzi, esclude qualsiasi tipo di parentela tra Severiano e i due cugini poeti16.

6 Isola delle Grandi Antille, situata tra Cuba e Portorico e oggi politicamente divisa tra Haiti, ad ovest, e la Repubblica Dominicana, a est. Il nome le fu attribuito da Cristoforo Colombo, ma in seguito prevarrà il nome Santo Domingo dall’omonima città che diventerà la capitale dell’isola. Dal 1697, l’isola fu divisa in due colonie, la francese e la spagnola, e soltanto nella prima metà del XIX secolo si verificherà la sua temporanea unificazione (http://www.treccani.it/enciclopedia/hispaniola/). 7 Estrade, Paul. Op. cit., p.12. 8 Ibid. 9 Ibid. 10 Estrade, Paul. Op. cit., p.18. 11 Estrade, Paul. Op. cit., p.19. 12 Estrade, Paul. Op. cit., p.18. 13 Estrade, Paul. Op. cit., p.19. 14 Rivista fondata alla fine del XIX secolo da Alfred Vallette, che pubblica promesse della letteratura e che deve il suo successo alla sua posizione al di sopra delle scuole letterarie, alla sua libertà di espressione e allo spazio che dedica alle altre arti. (http://www.mercuredefrance.fr/unepage- historique-historique-1-1-0-1.html). 15 Mercure de France-Revue de la quinzaine, Tomo 184, 15 novembre 1925, p.795. 16 Ibid.

3 La nascita di Severiano è motivo d’imbarazzo per Marie de Regnier17, la prima ad aver tentato di stilare una genealogia della famiglia de Heredia: figlia di Josè Maria, il poeta francese, e moglie di Henri de Regnier, poeta e romanziere, Marie è una raffinata donna di lettere, che frequenta i grandi poeti della Belle Époque, tra i quali Marcel Proust e Gabriele D’Annunzio, e che scrive romanzi sotto lo pseudonimo di Gerard d’Houville. Marie cita la data di nascita di Severiano, ma non esita a concludere il breve paragrafo che gli dedica con la sentenza di una «parenté de la main gauche»18, ovvero illegittima19, che conferma il ruolo di “pecora nera” 20 attribuito a Severiano. Se si guarda più da vicino la storia della vita di Marie, si capisce che il suo giudizio non riguarda tanto l’illegittimità della relazione tra Ignacio e Brigida, quanto il fatto che da questa unione sia nato un bambino che della madre porta lo stesso colore di pelle, marchio di una discendenza in netto contrasto con la nobiltà della famiglia paterna. Infatti, durante il suo matrimonio con Henri de Regnier, dà anch’essa alla luce un figlio illegittimo, all’anagrafe Pierre de Regnier, soprannominato Tigre21, ma figlio di Pierre Louys, poeta, romanziere e marito della sorella Louise22. Un’ulteriore conferma del rifiuto di parentela di cui è vittima Severiano, è data dall’assenza di qualsiasi riferimento o prova di una relazione con José Maria, «malgrado il fatto che siano contemporanei, formati in Francia nella stessa scuola, diventati cittadini francesi, borghesi facoltosi, che portino lo stesso cognome e siano parenti, […]»23. Alla morte della madre Brigida, avvenuta il 16 giugno 1841 all’Avana, il padre Ignacio accoglie il bambino per crescerlo come figlio suo24 e farne uno dei suoi tre eredi universali, insieme alla moglie Madeleine, madre adottiva del giovane, e al nipote25 Santiago Garay y Heredia26. La partenza per la Francia di Severiano in compagnia della matrigna Madeleine, intorno al 1846, è documentata dal fascicolo sulla carriera scolastica dello studente «Sévère de

17 http://chroniques.bnf.fr/archives/janvier2004/numero_courant/evenement/marie_de_regnier.htm 18 Estrade, Paul. Op. cit., p.15. 19 Le Petit Robert, (http://pr.bvdep.com/robert.asp). 20 Estrade, Paul. Op. cit., p.15. 21 http://chroniques.bnf.fr/archives/janvier2004/numero_courant/evenement/marie_de_regnier.htm 22 Antoine COMPAGNON, « LOUYS PIERRE LOUIS dit PIERRE - (1870-1925) ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 9 luglio 2016. Disponibile su http://www.universalis-edu.com/encyclopedie/louys-pierre-louis-dit-pierre/ 23 Estrade, Paul. Op. cit., p.14. 24 Estrade, Paul. Op. cit., p.19. 25 Estrade, Paul. Op. cit., p.23. 26 Estrade, Paul. Op. cit., p.27.

4 Hérédia, nato all’Avana»27, presente negli archivi del liceo parigino Louis-le-Grand, presso il quale Severiano effettua nove anni di studi brillanti28. Le ragioni della partenza da Cuba sono da ricercare nei pregiudizi insiti nella società cubana dell’epoca per la quale un individuo che discende da schiavi mulatti, anche se liberi da più generazioni, rimane vittima di discriminazioni e maltrattamenti29. Come spiega Estrade «Se Severiano fosse rimasto a Cuba, non gli sarebbe stata risparmiata una simile discriminazione»30. Ai pregiudizi della società coloniale, si aggiungono gli eventi verificatisi tra il 1840-45, che sconvolgono la provincia di Matanzas31, tra i quali il più violento è senza dubbio la conspiración de la Escalera: il coincidere di cospirazioni diverse, verificatesi in vari momenti tra il 1841 e il 1844, i cui artefici sono bianchi, pardos (mulatti affrancati), morenos, o schiavi; questi, in seguito alla denuncia della cospirazione da parte di uno schiavo di Matanzas nel dicembre 1843, diventano l’oggetto di una violenta repressione, torturati e giustiziati senza alcun tipo di processo, al pari dei personaggi di colore più in vista nella società dell’epoca32. La relazione che unisce Severiano e Madeleine è molto affettuosa: per Madeleine Severiano è un figlio adottivo, il suo unico figlio, anche se legalmente non esistono documenti che ne attestano l’adozione; Severiano ricambia tale sentimento33. Ma chi è Madeleine Godefroy, come si è ritrovata a Cuba e quando ha conosciuto Ignacio? Queste domande restano senza risposta34. Ciò che si sa è che è nata nella regione francese del Calvados il 27 dicembre 1810, in una famiglia di coltivatori da cui eredita alcune proprietà in Francia, e che si è sposata con Ignacio senza dote, ciò che fa pensare a una donna colta, bella e dalle buone relazioni35. All’eredità lasciata dai genitori, si aggiunge l’eredità ricevuta in seguito alla morte del marito Ignacio, avvenuta il 5 maggio 1848 all’età di 54 anni36, mentre Severiano e Madeleine sono già in Francia: tale situazione le permette di vivere di rendita e di crescere Severiano senza alcuna preoccupazione finanziaria37. Tra l’inizio 1849 e il 1850, Madeleine affronta due viaggi a Cuba per occuparsi della lunga successione di Ignacio, finalizzata il 1

27 Estrade, Paul, Op. cit., p.25. 28 Estrade, Paul, Op. cit., p.25. 29 Estrade, Paul. Op. cit., p.19. 30 Estrade, Paul. Op. cit., p.20. 31 Ibid. 32 Ghorbal, Karim. Réformisme et esclavage à Cuba: 1835-1845. Paris: Publibook, 2009. 33 Estrade, Paul. Op. cit., p.27. 34 Estrade, Paul. Op. cit., p.26. 35 Ibid. 36 Estrade, Paul. Op. cit., p.22. 37 Estrade, Paul. Op. cit., p.27.

5 giugno 1850, data in cui «riceve in liquidi ciò che le spetta in virtù del testamento di suo marito»38. Il testamento di Ignacio de Heredia, redatto il 13 maggio 1847 a Matanzas e aperto il 23 maggio 1848, è lungo sessanta pagine e rappresenta «il riconoscimento implicito di una filiazione ammessa con dignità e addirittura fierezza»39. Ignacio scrive a proposito di Severiano: «Lo amo come un figlio, perché l’ho cresciuto»40, e la sua più grande preoccupazione è di preservarlo da ogni contatto con la schiavitù: «Avverto [i curatori dei beni] che proibisco loro di condurre Severiano in qualsiasi paese in cui esiste la schiavitù, e voglio che sia messo al corrente del mio desiderio che continui a vivere in Europa»41. Per quanto riguarda Madeleine, Ignacio le lascia due rendite annuali, delle quali una destinata a coprire le spese d’istruzione di Severiano e a provvedere alle sue necessità42. La morte di Madeleine Godefroy, avvenuta il 9 maggio 188843 costituisce l’ultima prova d’affetto della madre adottiva per il figliastro, istituito legatario universale e esecutore testamentario insieme a Marie Le Chesne, una lontana cugina; Madeleine li considera «due figli che non mi devono la vita materna, ma ai quali ho prodigato cure materne, per le quali sono stata ricompensata con dimostrazioni e attenzioni di un amore assolutamente filiale»44. Come riporta il Figaro, le esequie di Madeleine hanno luogo il 13 maggio 1888, con la partecipazione di «un gran numero di amici e personalità politiche»45; Madeleine è definita una «benefattrice»46 che «lascia ai poveri numerose donazioni, tra le quali una specialmente destinata ai poveri della Plaine-de- Monceau47, quartiere che abitava da molti anni»48. L’eredità del padre, a cui si aggiunge quella della madre adottiva, garantiscono così la posizione sociale di Severiano e gli permettono di portare avanti studi caratterizzati da «una vasta cultura umanistica e una rigorosa disciplina di lavoro»49; tale disciplina di lavoro è l’elemento della sua personalità che più caratterizzerà il futuro uomo politico.

38 Estrade, Paul. Op. cit., p.27. 39 Estrade, Paul. Op. cit., p.22. 40 Estrade, Paul. Op. cit., p.23. 41 Ibid. 42 Estrade, Paul. Op. cit., p.27. 43 Estrade, Paul. Op. cit., p.93. 44 Ibid. 45 , n. 134, 13 maggio 1888. 46 Ibid. 47 Quartiere di Parigi situato nel XVII arrondissement. (https://it.wikipedia.org/wiki/Plaine_de_Monceaux). 48 Le Figaro, n. 134, 13 maggio 1888. 49 Estrade, Paul. Op. cit., p.29.

6 I. 2. Severiano de Heredia, poeta e critico letterario

Durante gli ultimi anni di liceo, nonostante l’impegno continuo e infaticabile dedicato agli studi, Severiano trova il tempo d’interessarsi prima alla poesia, che gli permette di «esprimere i suoi stati d’animo»50, e poi alla critica letteraria, che lo impegna fino alla data di naturalizzazione, momento che segna l’inizio della carriera politica. Il Dictionnaire international des écrivains du jour lo definisce: «[…] uomo politico e pubblicista spagnolo, […] la poesia è stata uno dei suoi primi passatempi. […] è stato pubblicato nella Tribune […], nella Revue de Paris […], con poemi notevoli e notati;»51. Solo due poemi appaiono nella Revue de Paris52: nel primo, Mendiantes et courtisanes53, il giovane Severiano, che s’ispira a Hugo e Sue «[…] ma in modo abbastanza convenzionale e con il tono declamatorio e moralizzatore di un certo romanticismo sociale,»54, presenta «un appello non ignoto alla compassione degli uomini per la povera donna abbandonata, gettata sulla strada con il suo marmocchio, disprezzata»55; nel secondo, Paresse56, «proclama il diritto di non venire coinvolto nelle vicissitudini e avversità mondane. Rivendica il diritto all’amore, al sogno ad occhi aperti e all’ozio, supremi diletti»57. La carriera di Severiano come poeta è breve: ai poemi sopra citati, si aggiunge un sonetto riportato dalla Revue anecdotique des lettres et des arts, intitolato Prix de calvitie, del “poeta creolo” Severiano de Heredia, e pubblicato anche sulla Voix des écoles58, mentre il Figaro del 4 giugno 1922, in un articolo che tratta dell’importanza di ristabilire alcuni premi letterari, fa riferimento al Prix Crinière, attribuito al de Heredia, specificando che «questo Heredia non ha niente in comune con il poeta dei Trophées: si tratta di Severiano de Heredia il quale, prima di fare politica scriveva versi folgoranti sulla Revue de Paris»59; per concludere, il critico Max Henriquez Ureña60, pubblica un altro suo sonetto intitolato

50 Estrade, Paul. Op. cit., p.29. 51 De Gubernatis, Tomo secondo, Parigi, 1890, p.1169-1170. 52 Estrade, Paul. Op. cit., p.32. 53 Revue de Paris, Tomo 34, 1856, p.124. 54 Estrade, Paul. Op. cit., p.32. 55 Ibid. 56 Revue de Paris, Tomo 36, 1857, p.595. 57 Estrade, Paul. Op. cit., p.31. 58 Revue anecdotique des lettres et des arts, 1857, p.228. 59 Le Figaro, n. 165, 04 giugno 1922. 60 Max Henriquez Ureña, (1885-1968). Diplomatico, letterato dominicano e fondatore della Sociedad de conferencias, fu molto influente nell’ambiente intellettuale cubano. Ministro e ambasciatore in vari paesi, fu inoltre delegato permanente alla Società delle Nazioni e all’ONU (http://www.treccani.it/enciclopedia/max-henriquez-urena/).

7 Défaillance61. L’assenza di altre pubblicazioni, al di fuori di quelle citate, insieme al fatto che nelle fonti raccolte non si fa mai riferimento alla sua attività di poeta, ci portano a concludere che la sua carriera di poeta è stata non soltanto breve, ma anche abbastanza infelice. Severiano passa così dalla poesia alla critica: L’Harmonie-Journal de l’époque del 22 novembre 1857 pubblica quella che, secondo le fonti raccolte, dovrebbe essere la prima critica letteraria firmata da Severiano de Heredia e nella quale, come vedremo più avanti, traspare il temperamento appassionato e lo spirito innovativo del giovane critico letterario; nel 1859, a 22 anni, collabora come critico d’arte alla rivista culturale illustrata, Le Gaulois62; nel 1865, La Revista Hispano-Americana pubblica la rubrica “Courrier de Paris”, firmata da Severiano de Heredia che, in spagnolo, racconta gli avvenimenti più importanti della vita parigina, elogiando Parigi, i suoi abitanti e lo spirito parigino63. Severiano sfoggia una grande cultura e, nonostante la sua giovane età, ha le idee chiare per quanto riguarda l’arte e la letteratura. Da critico d’arte a critico teatrale il passo è breve: nel 1868, anno del suo matrimonio con Henriette Hanaire64, diventa redattore della rivista letteraria settimanale La Chronique ancienne et nouvelle, per la quale cura la rubrica teatrale65; nel 1869, la rivista diventa La Chronique Universelle, come riporta il Figaro del 6 maggio dello stesso anno: « Una rivista settimanale che abbiamo avuto occasione di citare in più occasioni, la Chronique ancienne et nouvelle, si è appena trasformata, sotto la direzione di Severiano de Heredia, in una raccolta di tutte le curiosità letterarie che si potranno estrarre da libri, riviste, collezioni speciali, per non parlare dei giornali e degli inediti, di cui ecco un botta e risposta esemplare: Dalla polizia correzionale: -Imputato, avevate mezzi di sussistenza, che cosa ne avete fatto? -Che domanda! Ci ho sussistito!»66. «Esteta raffinato»67, «critico esigente»68, Severiano si allontana sempre più dal «poeta evanescente»69 della prima giovinezza, e inizia a affinare il suo pensiero sociale e politico. La sopracitata “Cronaca letteraria” pubblicata nel giornale L’Harmonie nel 185770, nella quale

61 Estrade, Paul. Op. cit., p.32. 62 Estrade, Paul. Op. cit., p.33. 63 Estrade, Paul. Op. cit., p.34. 64 Estrade, Paul. Op. cit., p.43. 65 Estrade, Paul. Op. cit., p.34. 66 Le Figaro, n. 125, 06 maggio 1869. 67 Estrade, Paul. Op. cit., p.35. 68 Ibid. 69 Ibid. 70 Querelle letteraria che, durante il regno di Luigi XIV, coinvolge i partigiani dei grandi autori dell’Antichità e i loro avversari, partigiani del progresso nelle arti. (Milovan STANIC, François

8 Severiano esprime il suo parere sulla famosa disputa che oppone antichi e moderni ponendosi decisamente in favore di questi ultimi, costituisce una fonte importante di notizie sul carattere, il pensiero del giovane Severiano e su quella che sarà l’ideologia del futuro uomo politico, caratterizzata da ottimismo, progresso, innovazione, dovere, alti ideali e generosità. È interessante notare che il punto di vista con cui inizia l’articolo è applicabile non solo alla letteratura, ma anche alla politica e alla sua futura esperienza di politico bistrattato dai suoi contemporanei e dimenticato dai suoi successori. «Quando studio la storia della letteratura, in tutte le epoche ritrovo un fatto curioso: lo sdegno che ogni secolo ha per i propri poeti e pensatori. Pensate agli animi ispirati di tutti i tempi; sono stati ignorati, sono stati paria o martiri.»71 Severiano parla della situazione dei grandi uomini che aprono la strada ad esperienze nuove e che sono respinti e rifiutati dalle vecchie generazioni, secondo le quali dovrebbero limitarsi a imitare e non inventare. Inneggia così alla tolleranza e denuncia la neofobia tipica degli uomini, che soffoca il pensiero e limita l’azione dei più audaci. «Sono finiti i tempi in cui si faceva bere la cicuta a Socrate, o s’inchiodava Gesù alla croce. Siamo più tolleranti dei nostri padri; fa parte della nostra grandezza. Ma succede ancora troppo facilmente che alcune novità ci spaventino; temiamo ancora troppo le nuove strade, è troppo difficile per noi metterci in cammino e smantellare le vecchie tende per andare più lontano, a innalzarne più nuove, sulle orme dei sognatori. Tutto ciò che non somiglia a ciò che ci è già noto è troppo facilmente denigrato.»72 Alla tolleranza, Severiano aggiunge una buona dose d’ottimismo e la necessità d’innovazione, affinché i poeti trovino l’ispirazione nelle opere antiche senza per questo restare imprigionati nel passato. «Sono come l’ottimista di Candido73: penso che ogni cosa sia buona, e che ogni cosa abbia la propria ragion d’essere. Le opinioni più stravaganti, le teorie più esagerate

TRÉMOLIÈRES, « ANCIENS ET MODERNES ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 19 luglio 2016. Disponibile su http://www.universalis- edu.com/encyclopedie/anciens-et-modernes/) 71 L’Harmonie, Journal de l’époque, n. 1, 22 novembre 1857. 72 Ibid. 73 Riferimento al racconto filosofico di Voltaire Candido, o l’ottimismo, che rappresenta una critica all’ottimismo di Leibnitz, secondo il quale tutto va per il meglio e l’uomo vive nel migliore dei mondi possibili. Una serie di sventure convincono il protagonista del contrario e lo spingono a lavorare concretamente, per migliorare sé stesso e la società in cui vive. (http://www.treccani.it/enciclopedia/candido_%28Dizionario-di-filosofia%29/).

9 meritano, secondo me, di essere ascoltate. […]: voglio parole nuove, voglio che lo spirito lavori senza riposo, che si avvalga delle opere antiche, che le rispetti, ma aggiungendo qualcosa. Soffro nel vedere continuamente il passato nel presente.»74 Severiano critica il pensiero di M. H. Rigault75, secondo il quale le scienze esatte possono perfezionarsi, mentre la poesia e la retorica nascono già perfette, e afferma il suo disaccordo spiegando il suo concetto di bene, intimamente legato al concetto del bello, entrambi destinati al progresso. «L’idea del bene, lo ammettiamo tutti, è migliorata con i secoli: la morale moderna è migliore della morale antica. Ora, non è il bello legato al bene? talmente legato che negare il progresso da un lato per ammetterlo dall’altro significa in realtà contraddirsi? Il bello non è altro che lo splendere del bene; lo ha affermato un antico la cui parola è autorevole. Se quindi le religioni e le leggi modificano abbastanza il cuore da migliorare i costumi, sostengo che allo stesso modo modifichino abbastanza lo spirito da epurare l’idea di bello. Alla fine, va detto, il progresso è continuo nelle lettere così come nelle scienze.»76 Il progresso rende forti e liberi e fornisce gli strumenti necessari per valutare i poeti dell’epoca moderna, senza sottomettersi ai canoni dei poeti antichi: è questo l’appello di un uomo del suo tempo, per il quale la prospettiva del futuro rappresenta la sola condizione per forgiare un pensiero libero. «Dobbiamo essere uomini del nostro tempo; dobbiamo soprattutto essere uomini dell’avvenire. È a questa unica condizione che i pensatori potranno liberamente pensare. Il nostro è probabilmente un grande secolo; certo ha avanzato più velocemente dei secoli precedenti; ha un’illustre discendenza, reca molte glorie, quelle della scienza e della poesia, in sessant’anni ha accolto un numero di grandi uomini maggiore rispetto a quello dei secoli più belli. Ebbene, non è sufficiente: senza sembrare oltremodo esigente, voglio ancora di più. Possiamo; si deve osare: questa è la soluzione.»77

74 L’Harmonie, op. cit. 75 M. H. Rigault, (1821-1858). Professore di retorica presso il liceo Louis-le-Grand e autore dell’opera Histoire de la querelle des anciens et des modernes, pubblicato a Parigi nel 1856, oltre che di un gran numero di altre opere. (http://pages.textesrares.com/index.php/Rubriques/Rigault-Hippolyte-1821- 1858-professeur-de-rhetorique-a-Louis-le-Grand.html). 76 L’Harmonie, op. cit. 77 Ibid.

10 Il giovane Severiano è ben cosciente dei cambiamenti in corso nel suo secolo e nutre una fiducia totale nel potenziale della gioventù: la «felice sfortuna»78 che rappresenta il frammentarsi del pensiero unico e delle credenze dei secoli precedenti, dà la possibilità ai giovani di mettere in atto e concretizzare le proprie speranze e aspirazioni, nell’unica fede del dovere e dell’ideale. «Questa tormenta degli animi non è propizia per tutti? A ognuno è permesso di prendere posto in questo gigantesco concerto di sognatori e poeti. I nostri maestri hanno distrutto invece di costruire. È ai giovani d’oggi che spetta l’onore di spazzar via le rovine e sostituirle con qualcos’altro. L’opera è sufficientemente nobile da tentare i più forti. La poesia e la filosofia aspettano. […] Invece di fare delle geremiadi seduti sulle nostre rovine, leviamoci e avanziamo. Sognare non significa avere! Cerchiamo di riunirci tutti attraverso le nostre opere, nell’unica fede del dovere e dell’ideale.»79 L’esigenza di agire e di costruire lo porta ad allontanarsi sempre più dall’ideale dell’arte per l’arte dei primi tempi della sua attività poetica. Alla dimensione puramente estetica dell’arte, si aggiunge la dimensione sociale, che le attribuisce lo scopo di essere utile all’uomo affinché possa realizzare i suoi sogni. Cambia anche l’immagine del poeta, che non è più soltanto un letterato, ma una figura cosciente degli sviluppi in corso nelle altre discipline. «Il vero poeta, […], sarebbe il privilegiato capace di seguire il triplice movimento scientifico, industriale e filosofico del proprio tempo. Ma questo poeta non esiste ancora; forse si prepara nell’ombra. Il nostro compito è di non scoraggiare gli innovatori, di non disdegnare i tentativi, per piccoli che siano.»80 Severiano fa quindi appello ad una gioventù che si avvalga di «parole elevate»81 e che sia dedita «alle cose dell’anima»82, e i cui ideali di base siano l’entusiasmo e la generosità. «Lavoriamo per uguagliare i nostri maestri, e quando le vecchie glorie se ne vanno, cerchiamo di erigerne delle nuove. Cerchiamo di avere l’entusiasmo che è una virtù, e la generosità che è una grandezza!»83

78 L’Harmonie, op. cit. 79 Ibid. 80 Ibid. 81 L’Harmonie, op. cit. 82 Ibid. 83 Ibid.

11 Con il passaggio dalla poesia alla critica s’inizia a delineare la personalità dell’uomo politico di domani, una personalità che avrà modo di esprimere in modo più esplicito i propri ideali repubblicani e patriottici, in seguito alla finalizzazione dell’iter per la sua naturalizzazione.

12 I. 3. La naturalizzazione e Paix et plébiscite

La naturalizzazione di Severiano rappresenta il momento cruciale della sua vita: il giovane cubano vive ormai da venticinque anni in Francia84, un paese che ama e di cui riconosce come suoi la cultura e le tradizioni, gli usi e i costumi. Tuttavia, al di là delle considerazioni prettamente sentimentali, il nostro «probabilmente ritiene che allora godrà di maggiori libertà e potrà muoversi più liberamente se il suo statuto di straniero residente, tutto sommato transitorio, può essere convertito in modo legale e irreversibile in quello di cittadino francese.»85. E non ha torto, poiché il decreto di naturalizzazione sancisce l’inizio di una carriera politica (e non solo) che, come vedremo, sarà lunga e fruttuosa. La richiesta di naturalizzazione, inoltrata all’inizio del mese di marzo del 1870, riceve un esito positivo il 28 settembre 187086, nonostante il fatto che Severiano abbia tutti i requisiti necessari: il suo domicilio è legalmente stabilito in Francia da più di tre anni, in più è proprietario di un bene immobiliare, marito di una francese proveniente da una famiglia borghese e redattore di una rivista culturale parigina molto nota87. È probabile che sia proprio la sua partecipazione alla rivista a non giocare a suo favore. Come spiega Estrade, l’autorità allora competente all’accettazione delle domande di naturalizzazione è Emile Ollivier88, personaggio «che Severiano aveva messo alla berlina qualche mese prima nella Chronique Universelle!»89. Gli eventi storici di questo periodo precipitano il processo di naturalizzazione del nostro: con lo scoppio della guerra franco-prussiana e la caduta dell’Impero il 4 settembre 187090, in seguito alla catastrofe di Sedan del 2 settembre che sancisce l’inizio della III

84 Estrade, Paul. Op. cit., p.45. 85 Ibid. 86 Estrade, Paul. Op. cit., p.47. 87 Estrade, Paul. Op. cit., p.45. 88 Emile Ollivier, (1825-1913). Personaggio serio e brillante, innovativo e privo di qualsiasi tipo di settarismo politico e religioso, la cui massima ambizione è quella di conciliare l’autorità e il potere. Nato a Marsiglia, cresce in ambiente repubblicano. Si avvicina poco a poco all’Impero, in seguito al colpo di Stato del 2 dicembre 1851, persuaso dai grandi progetti di Napoleone III, che fa di lui la personalità più in vista del governo formato nel 1870. Ostile alla guerra del 1870, è disposto ad accettarla pur di restare in accordo con Napoleone. (Pierre GUIRAL, « OLLIVIER ÉMILE - (1825- 1913) ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 14 settembre 2016. Disponibile su http://www.universalis-edu.com/encyclopedie/emile-ollivier/). 89 Estrade, Paul. Op. cit., p.45. 90 Estrade, Paul. Op. cit., p.45.

13 Repubblica91, «allora tutto si accelera e si risolve per il nostro cubano che fa tutt’uno con la Francia e la Repubblica»92. Agli eventi storici, si aggiunge quello che per Estrade non è per niente un caso: la presenza a Tours di Severiano, allo stesso tempo di Adolphe Cremieux93, il nuovo Guardasigilli e ministro della Giustizia, inviato nella provincia occidentale, lontano dai pericoli che incombono sulle frontiere dell’est. Il suo compito è di rappresentare il nuovo governo di Difesa Nazionale costituitosi a Parigi il 4 settembre94. Ufficialmente Severiano si trova a Tours per passare l’estate in famiglia: suo cognato, Lazare Thibault, sindaco di Larçay, abita nella regione dove possiede un castello e dei vigneti95. Al pari d’Estrade possiamo chiederci se il suo soggiorno non sia motivato dalla volontà di «rifugiarvisi per sfuggire all’esercito prussiano?»96. Una volta rifugiatosi a Tours e essere venuto a conoscenza della presenza di Cremieux, Severiano approfitta della situazione per inviargli due lettere, scritte lo stesso giorno97. Nella prima proclama la sua appartenenza patriottica alla nazione e afferma che lo statuto di francese gli permetterà finalmente di servirla, autorizzandolo a difenderla «alla luce del sole, senza tregua né pietà, e per essa, ve lo giuro sarò disposto a qualsiasi sacrificio»98; nella seconda lettera, Severiano proclama i suoi alti ideali repubblicani, il suo amore per la libertà e insiste sulla sua amicizia con la figlia di Cremieux99. Le belle parole patriottiche, l’amicizia con la signorina Cremieux, la parentela con il sindaco di Larçay, che è chiamato a

e 91 Sylvain VENAYRE, « DU PREMIER EMPIRE À LA III RÉPUBLIQUE - (repères chronologiques) ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 14 settembre 2016. Disponible sur http://www.universalis-edu.com/encyclopedie/du-premier-empire-a-la-iiie-republique- reperes-chronologiques/ 92 Estrade, Paul. Op. cit., p.45. Traduzione nostra. 93 Adolphe Cremieux, (1796-1880). Personaggio rappresentativo della generazione dei grandi borghesi repubblicani fondatori della III Repubblica, cerca di organizzare la difesa a Tours; è ben presto raggiunto da Gambetta, che prenderà in mano la situazione. È a Cremieux che si deve il decreto proposto e adottato il 24 ottobre 1870, con il quale viene sancita la cittadinanza francese agli israeliti indigeni dei dipartimenti d’Algeria. Ugualmente firmato da Gambetta, il decreto Cremieux provoca il malcontento dei musulmani esclusi da questa misura di naturalizzazione collettiva, che sfocia in una sanguinosa guerra. Il decreto sarà applicato in Algeria fino alla data dell’indipendenza, tranne negli anni 1940 e 1943. Paul CLAUDEL, « CRÉMIEUX ISAAC MOÏSE dit ADOLPHE - (1796- 1880) ». (In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 14 settembre 2016. Disponibile su http://www.universalis-edu.com/encyclopedie/cremieux-isaac-moise-dit- adolphe/). 94 Estrade, Paul. Op. cit., p.45-46. 95 Estrade, Paul. Op. cit., p.46. 96 Ibid. 97 Ibid. 98 Ibid. 99 Ibid.

14 dare informazioni sul candidato, vanno decisamente a suo favore e, finalmente, il 28 settembre 1870, Severiano de Heredia diventa a tutti gli effetti cittadino francese100. Ma come può Severiano combattere, difendere la patria e essere pronto a qualsiasi sacrificio, così lontano da Parigi e dal fronte? Come spiega Estrade «da settembre 1870 a giugno 1871, nonostante il sussulto libertario della Comune101, rassegnarsi a vivere a Parigi, città bombardata, assediata, affamata, significa soltanto cercare di sopravvivere»102. Severiano e famiglia scelgono così quello che Estrade chiama un «ripiegamento salutare»103, atteggiamento diffuso all’interno della piccola comunità cubana parigina: «all’avvicinarsi del pericolo, i più agiati dei suoi membri sceglieranno di lasciare Parigi per mettersi a riparo lontano dal fronte»104. Severiano difenderà la sua nuova patria e lo farà nella maniera a lui più consona, che non contempla le armi convenzionali: «combatterà con tutte le sue energie, ma con la penna»105. In seguito alla naturalizzazione, Severiano può finalmente esprimere le sue idee politiche sulla guerra in corso e dare libero sfogo al suo spirito patriottico. Nell’ottobre 1870, redige così un primo opuscolo, intitolato Appel au peuple, di cui oggi non resta alcun esemplare, in cui si rivolge ai dirigenti repubblicani del momento «che ammira e che sono responsabili della repubblica ristabilita anche se gravemente minacciata»106, consigliando loro di dar fiducia al popolo e affidarsi alla volontà della nazione107. Nel gennaio 1871, con l’aggravarsi della situazione politica e il clima d’incertezza sull’esito della guerra, Severiano redige un altro opuscolo intitolato Paix et plébiscite108, nel quale ipotizza i comportamenti da assumere in caso di vittoria o sconfitta e propone di indire immediatamente un plebiscito allo scopo di legittimare il Governo di Difesa Nazionale109. Secondo Estrade, «le sue valutazioni

100 Estrade, Paul. Op. cit., p.46-47. 101 Insurrezione popolare che scoppia nella capitale il 18 marzo 1871 e che combina repubblicanesimo radicale e vari orientamenti del socialismo francese. La Comune si conclude con la famosa semaine sanglante del 21-28 maggio, durante la quale l’esercito neutralizza l’insurrezione, con il tragico bilancio di circa 25.000 morti. (Sylvain VENAYRE, « COMMUNE DE PARIS, en bref ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 24 ottobre 2016. Disponibile su http://www.universalis-edu.com/encyclopedie/commune-de-paris-en-bref/). 102 Estrade, Paul. Op. cit., p.47. 103 Ibid. 104 Ibid. 105 Estrade, Paul. Op. cit., p.47. 106 Ibid. 107 Ibid. 108 de Heredia, Severiano. Paix et Plébiscite. Tours: Imp. Mame, 1871, p.2. 109 Estrade, Paul. Op. cit., p.48.

15 sono forse pessimiste e le soluzioni che propone irrealistiche, ma la sua analisi è indicativa delle difficoltà e delle incertezze del momento»110. In Paix et plébiscite ritroviamo «tutto il nazionalismo del neo-naturalizzato […]»111; l’opuscolo fornisce una dimostrazione perfetta dello stato d’animo del nostro, nel momento storico in cui si giocano le sorti delle province di Alsazia e Lorena. Come afferma Estrade: «dal 1870 fino alla sua morte, Heredia si presenterà all’attenzione generale come un difensore intransigente dell’integrità nazionale e, quindi, del ritorno alla Francia delle due province orfane»112. Un fervore e un entusiasmo simili lo rendono «fiero di brandire il tricolore»113 e gli valgono la più nota delle immagini che si conservano di lui: la caricatura di André Gill114 del 1880, anche immagine di copertina del lavoro d’Estrade, che lo vede raffigurato «davanti ad una bandiera nazionale ampiamente spiegata che lo avvolge come una cappa»115. L’importanza dell’opuscolo risiede nel fatto che questo ripropone e conferma gli ideali che hanno caratterizzato le cronache del giovane critico letterario, ma questa volta applicati a una situazione concreta. Ritroviamo così le idee di moderazione, giustizia, scienza, progresso, modernità, umanità, fratellanza, civiltà e patriottismo, accompagnate da una buona dose di pacifismo e utopia. Il lavoro si apre con una lettera a Cremieux, al quale Severiano si presenta come un «ignoto soldato, confuso nella mischia»116, in riferimento alla sua situazione di “esule” parigino, desideroso di ricevere l’approvazione di una delle figure più autorevoli della Repubblica. «Voi siete uno dei veterani più venerati del partito repubblicano. Sarei felice e fiero se qualcuna delle idee che [l’opuscolo] contiene ottenessero la vostra approvazione e il vostro appoggio.»117

110 Estrade, Paul. Op. cit., p.48. 111 Estrade, Paul. Op. cit., p.49. 112 Ibid. 113 Ibid. 114 Louis André Gosset de Guines Gill, (1840-1885). Pittore e disegnatore francese, autore di numerose caricature rappresentanti i personaggi illustri dell’epoca. Gill esercita un’intensa attività politica alla fine del II Impero e molte delle sue caricature, nelle quali la ricerca dell’effetto comico è accompagnata da una grande ricerca tecnica, sono state censurate. Pierre GEORGEL, « GILL LOUIS ANDRÉ GOSSET DE GUINES dit ANDRÉ - (1840-1885) ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 24 ottobre 2016. Disponibile su http://www.universalis- edu.com/encyclopedie/gill-louis-andre-gosset-de-guines-dit-andre/). 115 Estrade, Paul. Op. cit., p.49. 116 de Heredia, Severiano. Op. cit., p.2. 117 Ibid.

16 Severiano presenta a Cremieux le sue preoccupazioni riguardo all’esito dell’assedio di Parigi, punto centrale della sua analisi. «Ma permettete […], di temere, per la causa repubblicana, l’esultanza smodata, se la fortuna ci concede la vittoria, e la disperazione spropositata, se ci volta le spalle. Temo degli esaltati che vorranno compromettere la Libertà con avventure inutili, e gli ingrati stizziti che cercheranno di soffocarla.»118 In tutta sicurezza e lontano dai tumulti della battaglia, Severiano prodiga consigli alla nazione e fa appello all’onore e alla responsabilità: questo è il fine del suo opuscolo! «Così lo scopo di questo opuscolo è di consigliare alla nazione una politica di giustizia, moderazione, ragione e di chiedere di associarla in modo solenne e indissolubile all’onore nonché alle responsabilità della lotta.»119 Il testo si apre con una descrizione del tragico momento che sta vivendo Parigi: l’esercito della Repubblica sta per iniziare la battaglia decisiva e il risultato è incerto. Severiano sottolinea l’esigenza di prefissare un programma che sia fondato sui veri interessi della Repubblica, sul buon senso e la giustizia. «Questo è il programma che quivi propongo. Lo riassumo in tre parole: MODERAZIONE in caso di vittoria; RASSEGNAZIONE in caso di sconfitta; PLEBISCITO immediato, per conferire al Governo della Difesa Nazionale i regolari poteri che gli mancano e privare le recriminazioni interessate di ogni base legale.»120 In caso di vittoria, Severiano invita alla moderazione: inutile voler dimostrare a tutti i costi alla Germania e all’Europa la propria eroicità e invincibilità, inutile attraversare il Reno, soprattutto viste le circostanze121 che hanno portato alla guerra. La sola cosa da fare è offrire la pace immediata alla Germania. A una parte iniziale di attribuzione delle responsabilità, in primis al governo imperiale e poi al governo repubblicano per la sua indifferenza, segue un paragrafo che rappresenta un

118 de Heredia, Severiano. Op. cit., p.2. 119 Ibid. 120 de Heredia, Severiano. Op. cit., p.4. 121 Severiano riporta la versione integrale della lettera dell’ambasciatore di Francia a Berlino, datata novembre 1870, che spiega come si sono svolti gli eventi che hanno condotto alla guerra: in un primo momento, la Francia richiede e ottiene dalla Prussia la rinuncia del principe di Hohezollern alla corona di Spagna. A tale richiesta, la Francia aggiunge poi la pretesa della rinuncia di tutti i membri del casato; una richiesta inutile per l’ambasciatore, che avrà come risultato lo scoppio della guerra.

17 vero e proprio condensato dei principi morali che dovrebbero spingere i francesi ad una forma evoluta di moderazione pacifica e che, in modo più o meno attenuato, saranno il filo conduttore di tutta la sua carriera politica. «I principi superiori di progresso, di cui da sempre ci siamo proposti come i propagatori generosi, ci ordinano anche la moderazione. Ad ogni occasione propizia dobbiamo affermare la nostra avversione per la guerra, il nostro disprezzo per la forza. Costi quel che costi, la Repubblica deve restare fedele alle idee sovrane d’umanità e fraternità. Troppo sangue è stato versato, troppa barbarie commessa. Non dobbiamo credere che la vittoria ci autorizzi le rappresaglie; […], meritiamo qualcosa di meglio dalla storia e dal diritto proponendo la fine dei massacri che disonorano la nostra società moderna. La Repubblica ha due compiti da svolgere: il primo è di ridare pace e libertà alla Francia; il secondo è d’inaugurare e diffondere nel mondo nuove regole di politica e di giustizia. Il rifiuto di qualsiasi idea di vendetta le farà onore e darà così un grande esempio ai popoli e ai ministri del diritto brutale.»122 La moderazione pacifica a cui fa appello Severiano si spiega non solo con «ragioni d’ordine morale che devono unire i popoli e gli individui»123, ma anche con ragioni di tipo pratico, relative alla situazione militare della Francia e della Germania. Severiano passa in rassegna le misure adottate dal governo francese per riorganizzare l’esercito: misure eccellenti che «fanno il più grande onore al Governo»124, ma che sono il frutto di un’organizzazione improvvisata che non può tenere il confronto con quella tedesca, basata sul progresso scientifico, la coordinazione, la disciplina e un formidabile arsenale. Ecco perché nonostante la vittoria, la Francia deve rimanere sulla difensiva. Severiano prosegue esprimendo quello che rappresenta il suo timore più grande: il despotismo militare. Per tutta la sua vita e la sua carriera politica, si batterà contro il pericolo del “bonapartismo” e dell’imperialismo che, come vedremo nel secondo capitolo, s’incarnerà nella figura del generale Boulanger. Solo la pace può scongiurare questo pericolo e, senza dubbio, la moderazione nelle condizioni da imporre ai nemici sconfitti. «Temo infine, e sopra ogni cosa, l’entusiasmo per la spada.

122 de Heredia, Severiano. Op. cit., p.7-8. 123 de Heredia, Severiano. Op. cit., p.8. 124 de Heredia, Severiano. Op. cit., p.9.

18 La Francia ha il cuore generoso: apprezza l’eroismo e la gloria dei campi di battaglia. Non induciamola in tentazioni inutili. All’ora attuale, tutti i nostri generali fanno a gara in fatto di patriottismo e nobile disinteressamento. È l’epoca degli Hoche125 e dei Marceau126. Stiamo attenti a non spianare la strada più tardi a un Bonaparte inatteso. […]. Il despotismo militare ha quasi sempre fatto seguito alle grandi guerre di salvezza nazionale. Ai popoli piace gettarsi tra le braccia dei propri salvatori. […]. Facciamo attenzione e pensiamo alle nostre libertà. Quindi la pace! La pace! La pace! fin dalla nostra prima vittoria decisiva. […]. Alle condizioni più ampie e più accettabili.»127 Il desiderio di Severiano di mettere un termine alla «ferocia della guerra»128, è realizzabile soltanto attraverso delle concessioni ai nemici. Per quanto riguarda la questione dell’Alsazia e la Lorena, Severiano propone una soluzione molto all’avanguardia, nella quale l’Europa, «nel ruolo d’arbitro»129, compare già come un’entità al di sopra delle nazioni. Il voto è il modo più onorevole per decidere le sorti delle regioni contese, senza abbandonarle a sé stesse né obbligarle a seguire una sorte non desiderata. Severiano continua insistendo sull’importanza di far valere fino in fondo la ragione, la giustizia e la moderazione, per agire conformemente alla morale e adempiere così al «nostro contratto sociale»130. Una visione ancora una volta molto moderna della politica, che preannuncia colui che sarà il futuro sostenitore del suffragio universale e che opera una rottura con la politica del passato: l’individuo esce dalla massa per affermare la propria volontà e decidere del proprio destino.

125 Lazare Hoche, (1768-1797). Caporale della Guardia nazionale francese e ardente patriota, è un personaggio di spicco durante la Rivoluzione francese. Dotato di notevoli capacità politiche, è stato il solo uomo capace di ostacolare l’ascesa del futuro imperatore, grazie al suo genio militare e alla sua sincerità rivoluzionaria. Jean MASSIN, « HOCHE LAZARE - (1768-1797) ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 16 settembre 2016. Disponible sur http://www.universalis-edu.com/encyclopedie/lazare-hoche/. 126 François Severin Marceau-Desgraviers, (1769-1796). Sergente nel 1789, si arruola nella Guardia nazionale subito dopo la presa della Bastiglia. È ricordato per il suo eroismo e la sua rettitudine, che lo hanno reso un perfetto uomo di guerra. (Jean MASSIN, « MARCEAU FRANÇOIS SÉVERIN MARCEAU-DESGRAVIERS dit (1769-1796) ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 24 ottobre 2016. Disponibile su http://www.universalis- edu.com/encyclopedie/marceau/). 127 de Heredia, Severiano. Op. cit., p.11-12. 128 de Heredia, Severiano. Op. cit., p.12. 129 de Heredia, Severiano. Op. cit., p.13. 130 Ibid.

19 Severiano conclude la parte dedicata all’ipotetica vittoria, cosciente del fatto che gli esaltati giudicheranno il suo punto di vista alquanto “borghese”, sinonimo per lui del rispetto della vita umana, del rifiuto «dei bassi istinti di vendetta e delle gioie guerriere»131. L’opuscolo prosegue con l’analisi dell’ipotetica sconfitta: un caso da esaminare con calma, poiché la capitolazione di Parigi significherebbe la fine per la Francia. Per Severiano il problema è quello dell’attribuzione delle responsabilità, che ricade senza dubbio su un’amministrazione impreparata e antiquata, che sottovaluta l’importanza e l’esigenza d’innovazione. «Il coraggio individuale non basta: la scienza, il numero e l’artiglieria sono i soli elementi che oggi decidono il successo delle battaglie.»132 Dopo la capitolazione di Parigi, il pericolo è quello dell’anarchia e di una guerra civile che darà il colpo di grazia alla nazione. A una simile situazione sarebbe utopico pensare di rispondere con un nuovo slancio nazionalista, poiché il popolo non è più il popolo che si era battuto nel 1792133. Si potrebbe definire poco lusinghiera la descrizione che Severiano ne fa e si potrebbe pensare che Severiano guardi alle masse dall’alto in basso, giudicandole scellerate e ingovernabili; ma, proseguendo nella lettura, ci rendiamo conto che lo scopo del nostro è solo quello di mettere in luce i danni arrecati dall’imperialismo sul mondo contadino, mettendo in luce il contrasto esistente tra il fervore e l’audacia del movimento del 1792, rispetto alla situazione attuale. «Oggi il contadino è il grande proprietario terriero. È indipendente, elettore e sovrano. Ha il senso eccessivo di ciò che gli appartiene, il culto egoista del proprio campo. L’impero ha sfruttato e fortificato a proprio favore tali sentimenti meschini. Invece di diffondere e sviluppare l’insegnamento nelle scuole, invece d’introdurre nelle campagne l’idea generale di solidarietà, ha represso con ogni mezzo l’espansione di sentimenti generosi […].

131 de Heredia, Severiano. Op. cit., p.15-16. 132 de Heredia, Severiano. Op. cit., p.18. 133 La Comune del 1792 rappresenta la municipalità insurrezionale che ha presieduto all’Hotel de Ville di Parigi, dal 10 agosto al 2 dicembre; prima di piegarsi di fronte alla Convenzione, il movimento porta al rovesciamento della monarchia e all’attuazione di varie misure rivoluzionarie tra le quali: la sostituzione della parola cittadino alla parola signore (monsieur), l’eliminazione dei re dalla lista dei funzionari pubblici, la distruzione delle statue di Luigi XVI et Enrico IV, l’arresto dei giornalisti monarchici e l’attribuzione dei loro giornali ai patrioti, la creazione di un Tribunale criminale straordinario per giudicare i crimini controrivoluzionari. (Jean DÉRENS, « COMMUNE DE PARIS (1792) ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 24 ottobre 2016. Disponibile su http://www.universalis-edu.com/encyclopedie/commune-de-paris-1792/).

20 Capiamo alla fine che i due mali che un popolo deve temere di più sono il despotismo e l’indifferenza politica.»134 In caso di sconfitta la sola cosa da fare è rassegnarsi e prepararsi alla grande rivincita, attraverso una politica abile, ma soprattutto rinunciando alla guerra e ai massacri in nome di un pacifismo ideale. Lo scopo della Francia deve essere la creazione di una costituzione realmente libera, che si fondi sull’epurazione dei costumi e delle istituzioni, e che le permetta di sopportare la sconfitta e le fatalità della guerra135. Severiano passa infine alla parte dedicata al plebiscito, che secondo Estrade è caratterizzata da un «surrealismo sconcertante»136. La sezione si apre con una sorta di professione di fede alla Repubblica che, instaurata di punto in bianco in seguito alla caduta della dinastia napoleonica, ha bisogno di essere legittimata da un plebiscito. Tale plebiscito deve essere effettuato in nome della sovranità nazionale affinché, in seguito, non si possa accusarla di aver voluto approfittare delle circostanze, per sottrarsi «alle condizioni indispensabili di una discussione ragionata, pacata e esauriente»137. Severiano esprime quindi il suo parere per quanto riguarda i diversi cambi di costituzione susseguitisi negli anni precedenti, ad opera o di un solo uomo o di un’assemblea; questi sono due punti importanti che, come vedremo in seguito, daranno occasione ai suoi avversari di muovere delle accuse contro di lui per ostacolarne la candidatura alle elezioni municipali del 1873. «Un governo non può arrogarsi il diritto, attraverso la propria autorità privata e per decreto, d’annullare tre plebisciti solenni come quelli del 1851, 1852, 1870. Le decisioni sovrane del suffragio universale, benché deprecabili e detestabili, devono essere sempre rispettate. Volerle annullare con sotterfugi, o addirittura per deroga, significa dare un cattivo esempio. Solo un plebiscito può annullare un plebiscito precedente. Nessuno ha diritto di agire contro la nazione, la cui ratifica è indispensabile al verificarsi di qualsiasi cambiamento. […]. Ma, nell’attesa del plebiscito supremo che consacrerà legalmente il disastro del passato, perché non ricorrere a un plebiscito puramente consultativo e delegatizio, l’unico modo per mettere fine in pochi giorni alle irregolarità

134 de Heredia, Severiano. Op. cit., p.19. 135 de Heredia, Severiano. Op. cit., p.25. 136 Estrade, Paul. Op. cit., p.49. 137 de Heredia, Severiano. Op. cit., p.27.

21 presenti, tutelare l’avvenire della Repubblica e dare al governo la consacrazione e la legittimità necessaria al suo operato?»138 A questo punto, al pari di Estrade, possiamo chiederci: «Come fare ad organizzare un plebiscito in piena guerra mentre Parigi è assediata e una parte del territorio nazionale vive sotto la dominazione straniera?»139. È proprio nella risposta a questo interrogativo che traspare tutto il surrealismo della proposta di Severiano. «Solo settanta dipartimenti potranno votare. Cosa importa? […] Per quanto riguarda i soldati accampati di fronte al nemico, perché non potrebbero votare? È allora così lungo e difficile scrivere SI o NO su una scheda, anche se sotto le cannonate?»140 «Solidale a Parigi, ma da lontano»141, pronto al sacrificio e alla lotta, Severiano torna nella capitale soltanto tra il mese di giugno e luglio del 1871, quando l’ordine è stato ormai ristabilito. In “Pace e plebiscito” si delinea così la prima di una serie di contraddizioni di un personaggio fervido e patriottico, che rifiuta «il bonapartismo, i despoti e i salvatori inviati dalla provvidenza142», e per la quale «le libertà vanno garantite, il diritto di voto esercitato e la democrazia costruita anche in tempo di guerra»143. Questi sono i pilastri di una carriera politica che per essere capita deve essere inserita nel contesto storico in cui si è sviluppata, ovvero l’inizio della III Repubblica in Francia, argomento centrale del secondo capitolo.

138 de Heredia, Severiano. Op. cit., p.30-31. 139 Estrade, Paul. Op. cit., p.49. 140 de Heredia, Severiano. Op. cit., p.32. 141 Estrade, Paul. Op. cit., p.47. 142 Estrade, Paul. Op. cit., p.50. 143 Ibid.

22 Capitolo II

II. 1. Gli albori della III Repubblica

Severiano de Heredia è un personaggio controverso: alle contraddizioni del neo- naturalizzato che “combatte” lontano dal fronte, ben presto si aggiungono quelle dell’uomo politico che, in nome della Repubblica, è pronto a cambiare direzione e orientamento. Da questo punto di vista, Severiano è senza dubbio un uomo del suo tempo, un figlio della III Repubblica, istituzione dai natali altrettanto controversi e contradditori, con la quale cresce e si evolve, restando sempre fedele ai suoi ideali: progresso, scienza, civiltà, laicità, uguaglianza, giustizia, patriottismo. Sfogliando i manuali di storia in lingua francese, ci rendiamo conto che la nascita della III Repubblica non costituisce un evento ex-novo, che rompe con il passato; la sua nascita non è il risultato di alcuna rivoluzione o sconvolgimento, ma è il frutto di una situazione complessa e racchiude in sé una grande contraddizione: nel momento in cui l’Impero smette di esistere, il 4 settembre 1870, in seguito alla capitolazione di Sedan1, «fu l’indignazione popolare a proclamare la Repubblica»2. La situazione è complicata dal fatto che, il nuovo regime3 è composto da una destra imponente di monarchici, bonapartisti e legittimisti, che rifiutano in modo assoluto il sistema repubblicano, e una sinistra che difficilmente riesce ad imporlo, costretta a scendere a compromessi con l’opposizione per mantenerlo in vita4. Una Repubblica che si presenta quindi come un prolungamento della Monarchia, non ancora dedita alle riforme e ai cambiamenti, ma alle concessioni, sia dal punto di vista dei poteri politici che delle scelte che opera5.

1 Combattuta il 1° settembre 1870 tra 120.000 soldati francesi contro 200.000 soldati tedeschi, la battaglia di Sedan ha condotto alla caduta del II Impero. (Universalis, « SEDAN BATAILLE DE (1er sept. 1870) ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato l’11 ottobre 2016. Disponibile su http://www.universalis-edu.com/encyclopedie/bataille-de-sedan/). 2 De Coubertin, Pierre. L’évolution française sous la troisième République. Parigi: E. Plon, Nourrit et Cie, 1896, p.3. 3 I partiti non esistono ancora, possiamo parlare di orientamenti politici. 4 Cuderc-Morandeau, Stéphanie. Philosophie républicaine et colonialisme-Origines, contradictions et échecs sous la troisième République. Parigi: L’Harmattan, 2008, p.93. 5 Cuderc-Morandeau, Stéphanie. Op. cit., p.94.

23 La sinistra è composta da radicali e moderati: i primi vogliono continuare la guerra contro l’invasore prussiano, mentre i secondi vogliono la pace. Va notato che, il radicalismo a cui facciamo riferimento non è identificabile con le correnti estreme della sinistra ma, è specifico a questo momento storico ed è incentrato in particolar modo sul dibattito che riguarda il funzionamento della Repubblica democratica e sulle strutture sociali adatte a reggerla6. Per i radicali, le elezioni del febbraio 1871, con il quale è eletto un governo moderato e conservatore, rappresentano la prima di una serie di delusioni che porteranno alla rottura tra i due gruppi; la seconda è la pace di Francoforte7 che, firmata nel mese di maggio dello stesso anno, darà il via ai sanguinosi eventi della Comune8, di cui saranno ferventi sostenitori. La tragica conclusione della Comune costituisce la terza delusione che subiscono9: «[i]l fallimento della Comune, significa il fallimento della Repubblica sociale e il rafforzamento della Repubblica conservatrice, diametralmente opposta alle idee radicali»10. Il “tradimento” di Gambetta11, capofila dei radicali, è la delusione più grande: Gambetta è eletto

6 Mollenhauer, Daniel. A la recherche de la «vrai République»: quelques jalons pour une histoire du radicalisme des débuts de la Troisième République. In: Revue Historique [on-line], 1998, T. 300, Fasc. 3, p.583. http://www.jstor.org/stable/40956237 (consultato il 22 settembre 2016). 7 Firmata il 10 maggio 1871, la pace di Francoforte sancisce la fine della guerra franco-prussiana. Negoziata da Thiers, le sue condizioni sono molto svantaggiose per la Francia e prevedono l’annessione, da parte della Prussia, dell’Alsazia, eccetto Belfort, una parte della Lorena e il pagamento di cinque miliardi di franchi per la liberazione del territorio. (Sylvain VENAYRE, « FRANCFORT TRAITÉ DE (1871) ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 24 ottobre 2016. Disponibile su http://www.universalis- edu.com/encyclopedie/traite-de-francfort/ ) (Louis GIRARD, « TROISIÈME RÉPUBLIQUE ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 24 ottobre 2016. Disponibile su http://www.universalis-edu.com/encyclopedie/troisieme-republique/). 8 La Comune, che si rifà alle rivoluzioni di 1830 e 1848, ma allo stesso tempo preannuncia le rivoluzioni vittoriose del XX secolo, indica una tendenza di governo «del popolo attraverso il popolo», fonte di un potere che non è più quello delle leggi preparate da un Parlamento, ma quello delle masse popolari: la polizia e l’esercito sono sostituiti dall’armamento diretto di tutto il popolo; così come gli alti funzionari sono o rimpiazzati dal potere del popolo o sottoposti al suo controllo. (Édith THOMAS, «COMMUNE DE PARIS». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato l’11 ottobre 2016. Disponibile su http://www.universalis-edu.com/encyclopedie/commune-de-paris- 1871/). 9 Huard, Raymond. De Gambetta à Boulanger: les radicaux face à la République opportuniste. In: Berstein, Serge e Ruby, Marcel (ed.). Un siècle de radicalisme. Villeneuve d’Ascq: Presses Universiraires du Septentrion, 2004, p.32. 10 Ibid. 11 Leon Gambetta, (1838-1882). Personaggio dominante degli inizi della III Repubblica, di cui per molti francesi è l’incarnazione, il 4 settembre 1870 è alla testa dei «legalisti», che vogliono instaurare la nuova Repubblica nell’ordine e fa parte dell’Assemblea conservatrice eletta nel febbraio 1871. Politico attento alle diverse realtà e dinamico, democratico lungimirante e organizzato, è il «commesso viaggiatore» della Repubblica: nel corso dei suoi molteplici viaggi in provincia, cerca di disciplinare e unire le forze repubblicane, facendo prova di una saggezza prudente e di un opportunismo accorto, diventando così il principale capo repubblicano. Allontanato dal potere dall’invidia degli altri capi repubblicani, ma soprattutto da Jules Grévy, vi accede per poco tempo tra il 1881 e il 1882, con il «grande ministero», che è minato fin dall’inizio dall’ostilità sia degli opportunisti, che dei radicali, i suoi

24 nel giugno 1871 e, dopo aver richiamato i repubblicani alla disciplina, richiede loro di accettare un programma politico moderato e conservatore12. Sarà proprio Gambetta a diventare il «teorico dell’opportunismo, che raccomanda l’adozione progressiva delle riforme previste dal programma repubblicano, ma al momento opportuno»13. Nel gennaio del 1879, Clemenceau14, capofila dei radicali, decide di rompere definitivamente con il «capo dei repubblicani», Gambetta15. Per salvaguardare la giovane Repubblica, i radicali sono comunque pronti a mettere da parte il loro dissenso e ad allinearsi alla strategia opportunista. La Repubblica è quindi un regime caratterizzato da contrasti e contraddizioni, che cerca di costruirsi sulle rovine dell’Impero16 e che, pur restando in continuità con il regime precedente, è fiero del suo passato rivoluzionario e della sua democrazia finalmente stabilita17. Il nuovo regime non è un concetto monolitico, ma un concetto multiforme18, che porta avanti una politica di moderazione, una «politica dei piccoli passi, che conduce lentamente alle grandi leggi liberali dell’inizio degli anni 1880»19, al di là delle concessioni, i compromessi e le spaccature interne. «La Repubblica va letta come un regime in divenire. Definita da progetti rivali e a volte addirittura contraddittori, è il luogo geometrico in cui agiscono forze contrarie e di natura diversa»20.

fratelli d’arme, che lo accusano di tradire la Repubblica. Gambetta muore in seguito a un banale incidente, lasciando il ricordo di un grande oratore che scomparso troppo presto (a 44 anni) non è riuscito a dare prova del suo talento. (Henri LERNER, « GAMBETTA LÉON - (1838-1882) ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato l’11 ottobre 2016. Disponibile su http://www.universalis-edu.com/encyclopedie/leon-gambetta/). 12 Huard, Raymond. Op. cit., p.33. 13 Ibid. 14 Geroges Clemenceau, (1841-1929). Sindaco di Montmartre nel settembre 1870, poi del XVIII arrondissement, nel 1871 è eletto deputato dell’estrema sinistra all’Assemblea nazionale, da cui si dimette durante gli eventi delle Comune. Eletto consigliere municipale nello stesso anno, poi presidente del consiglio municipale nel 1875 e deputato del XVIII arrondissement nel 1876, dopo il 1877 dirige il piccolo gruppo d’estrema sinistra da cui nascerà il Partito radicale. Presidente del consiglio nel 1906 e nel 1917, soprannominato prima Tigre poi Père la victoire, nel 1918 riesce ad ottenere la restituzione dell’Alsazia e della Lorena dalla Germania. Personaggio di fama universale, allontanato dalla Presidenza della Repubblica nel 1920, si dimette dal suo governo per ritirarsi nel suo villaggio di Vandea, dopo aver lasciato il segno con cinquant’anni di attività politica. (Armel MARIN, « CLEMENCEAU GEORGES - (1841-1929) ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato l’11 ottobre 2016. Disponibile su http://www.universalis- edu.com/encyclopedie/georges-clemenceau/). 15 Huard, Raymond. Op. cit., p.35. 16 Petiteau, Natalie. L’Empire dans la IIIe République. In: Fontaine, Marion; Monier, Frédéric; Prochasson, Cristophe. Une contre-histoire de la IIIe République. Parigi: La Découverte, 2013, p. 211. 17 Petiteau, Natalie. Op. cit., p. 211. 18 Mollenhauer, Daniel. Op. cit., p.583. (http://www.jstor.org/stable/40956237,consultato il 22 settembre 2016). 19 Huard, Raymond. Op. cit., p.33. 20 Fontaine, Marion; Monier, Frédéric; Prochasson, Cristophe. Conclusions. Op.cit., p.381.

25 La base della sua evoluzione sono le idee di progresso e scienza. Il concetto di progresso è fondamentale nel XIX secolo per le sue implicazioni politiche e morali: si tratta di «un progresso universale, inteso come fattore essenziale per lo sviluppo della democrazia»21 e che permette il sussistere dell’ordine politico e sociale22; è un atto di volontà, non una necessità storica, che va di pari passo con l’idea di libertà, intesa come la capacità dell’uomo di sottrarsi alla determinazione sociale e storica23. «La libertà rappresenta l’autonomia. L’uomo deve diventare autonomo. L’istruzione è il principio fondamentale»24. I repubblicani si presentano come gli eredi dell’Illuminismo e considerano l’ignoranza l’unica fonte dei mali sociali e individuali; soltanto «l’istruzione garantisce l’emancipazione personale»25. Il progresso riporta al concetto di scienza che per i repubblicani è «una costruzione teorica: un metodo, un’istituzione sociale che produce autorità e un modo di procedere, la ricerca della verità, che essi identificano a una morale»26. Attraverso la ragione scientifica, il popolo può sottrarsi alle influenze rivoluzionarie e agli eccessi politici27. La civiltà permette di promuovere l’alleanza tra scienza e progresso a livello universale, a favore della collettività umana. Per i repubblicani il concetto di civiltà include la giusta ripartizione delle ricchezze nella società28; «l’idea di civiltà corrisponde a un processo di apprendimento che cambia l’uomo dall’interno, un processo di progresso e di miglioramento della società»29. Il concetto di laicità procede da quello di progresso. «[L]aico significa neutro, non confessionale»30 ma, soprattutto nell’ambito dell’istruzione, assume il significato di anticlericale31 e antireligioso32, marcando una netta distinzione tra politica e religione. «La laicità è l’affermazione della scienza sulla religione. La laicità è neutralità perché costituisce l’eco della voce della ragione, dell’obiettività. […] è un principio che non riguarda solo le religioni nel senso storico e sociologico del termine, ma che si estende all’ambito del credo in generale. Non spetta al potere pubblico trasmettere le opinioni come se fossero verità»33. La

21 Cuderc-Morandeau, Stéphanie. Op. cit., p.11. 22 Anne Rasmussen. Op. cit., p.263. 23 Anne Rasmussen. Op. cit., p.261. 24 Cuderc-Morandeau, Stéphanie. Op. cit., p.16. 25 Anne Rasmussen. Op. cit., p.261. 26 Anne Rasmussen. Op. cit., p.262. 27 Anne Rasmussen. Op. cit., p.263. 28 Anne Rasmussen. Op. cit., p.263. 29 Cuderc-Morandeau, Stéphanie. Op. cit., p.16. 30 De Coubertin, Pierre. Op. cit., p.319. 31 Cuderc-Morandeau, Stéphanie. Op. cit., p.14. 32 De Coubertin, Pierre. Op. cit., p.319. 33 Cuderc-Morandeau, Stéphanie. Op. cit., p.14-15.

26 fondazione della scuola laica è la fondazione della Repubblica, ne è il cemento e il fattore fondamentale di promozione sociale, che favorisce l’uguaglianza e sconvolge le gerarchie sociali tradizionali, poiché libera le coscienze34. La scuola laica ha la missione d’insegnare a pensare con la propria testa, rendere accessibile l’insegnamento alle ragazze e prestare continuamente attenzione alle novità scientifiche35. A partire dal 1871, Gambetta si adopera per attuare un programma d’istruzione laica, gratuita e obbligatoria; tale programma sarà realizzato più tardi da Jules Ferry36, che afferma: «Signori, […], il governo pensa che la neutralità religiosa della scuola, dal punto di vista del culto positivo, dal punto di vista confessionale, come si dice negli altri paesi, il principio necessario che giunge al momento opportuno e la cui applicazione non può essere rimandata ancora a lungo»37 Laicità non significa assenza di spiritualità: Dio è ancora presente, non serve più a spiegare il mondo e a giudicarlo, ma rientra invece in una sfera della spiritualità più personale e privata38. Le questioni sociali acquistano importanza nel XIX secolo. Una società, per essere democratica, deve avere come obiettivo l’uguaglianza civile, politica e economica dei cittadini, di cui lo Stato è garante, e la libertà; nell’ambito dell’istruzione, è il progresso che rende possibile l’uguaglianza, in quanto l’istruzione contribuisce a diminuire le rivalità tra le classi sociali e all’uguaglianza politica39. L’idea d’uguaglianza tra i popoli trova il suo limite nell’applicazione colonialista che ne fa la Repubblica, secondo la quale il dovere dei popoli più avanzati nel progresso dell’animo umano dovrebbe essere quello di aiutare quelli che lo sono meno40. Dal principio di uguaglianza derivano il diritto alla giustizia e alla libertà: affinché il progresso perduri, i cittadini di una repubblica democratica devono essere liberi di evolvere intellettualmente e materialmente, nonché liberi delle proprie idee politiche; il diritto alla giustizia è possibile solo attraverso un’azione concreta e legittima dello Stato, che partecipa

34 Mayeur, Jean-Marie. Les débuts de la IIIe République 1871-1898. Parigi: Editions du Seuil, 1973, p.111, 113, 114. 35 Cuderc-Morandeau, Stéphanie. Op. cit., p.15. 36 Jules Ferry, (1832-1893). Considerato una delle grandi figure della storia repubblicana francese, Ferry è stato incompreso e molto criticato mentre era in vita. Meno carismatico di Gambetta e Clemenceau, è oggi una delle icone maggiori della storia di Francia, in quanto uno dei padri fondatori della III Repubblica, nonché fondatore della scuola laica e iniziatore dell’avventura coloniale francese. (Jean GARRIGUES, « FERRY JULES - (1832-1893) ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato l’11 ottobre 2016. Disponibile sur http://www.universalis- edu.com/encyclopedie/jules-ferry/). 37 Cuderc-Morandeau, Stéphanie. Op. cit., p.75. 38 Cuderc-Morandeau, Stéphanie. Op. cit., p.15. 39 Cuderc-Morandeau, Stéphanie. Op. cit., p.79. 40 Cuderc-Morandeau, Stéphanie. Op. cit., p.16.

27 attivamente alle iniziative sociali e ha dei doveri nei confronti dei cittadini41. L’animo repubblicano fa suoi i concetti di giustizia sociale e morale, una morale stretta secondo la quale l’uomo possiede diritti e doveri e che incita il cittadino a essere libero e responsabile dei propri atti42. Il patriottismo rappresenta l’ideale più forte e condiviso della nuova Repubblica, il comune denominatore per quasi tutti i francesi, che si esprime attraverso la generalizzazione del servizio militare43. In questo periodo, la Francia è impegnata a riprendere le forze, passare in rassegna il proprio armamento e tentare di migliorare la propria organizzazione militare. Il sentimento patriottico non è accompagnato da un vero e proprio bellicismo; la maggior parte dei francesi restano pacifici e sperano che la Francia riconquisti il posto che merita nel panorama internazionale, grazie alla sua ricchezza e al suo lavoro44: «ci accontentiamo di colorare sugli atlanti la cara Alsazia e la cara Lorena con un colore che non è né quello della Francia né quello della Germania, veliamo devotamente di nero la statua di Strasburgo, nella piazza della Concordia, facciamo fare esercizio fisico ai bambini delle scuole e contiamo molto sulla “giustizia immanente”»45. L’idea della Revanche, come vedremo in seguito, si farà strada solo a partire dal 1886. La preparazione militare e l’esaltazione patriottica trovano posto nell’insegnamento laico della scuola pubblica e un numero crescente di giovani provenienti dalle famiglie conservatrici decidono di dedicare la propria carriera all’esercito46. Dall’epoca dei greci, fino a quella della Rivoluzione, passando per quella dei grandi re patrioti, il concetto di patriottismo si è trasformato e durante la Repubblica diventa una sorta di religione nazionale47. Secondo De Vogüé48, il vero patriota onora la patria quotidianamente: durante ogni giorno della sua vita, e non soltanto nei momenti nei quali è necessario, è pronto al sacrificio di un atto di pigrizia, di un’intolleranza, di un desiderio, per contribuire con gratitudine alla grandezza, alla forza, all’unione e alla pace interna della sua amata patria49. Questo tipo di patriottismo, la cui forza è incalcolabile, diventa dogma nella

41 Cuderc-Morandeau, Stéphanie. Op. cit., p.80. 42 Cuderc-Morandeau, Stéphanie. Op. cit., p.81-82. 43 Chastenet, Jacques. Histoire de la IIIème République-La République des républicains 1879-1893. Parigi: Librairie Hachette, 1954, p.20. 44 Ibid. 45 Ibid. 46 Chastenet, Jacques. Op. cit., p.21. 47 De Coubertin, Pierre. Op.cit, p.354-359. 48 Eugene Melchior De Vogüé, (1848-1910). Visconte, diplomatico e uomo di lettere membro dell’Académie française, ha collaborato con la Revue des deux mondes e il Journal des débats ;ha contribuito all’avvicinamento tra Leone III e la III Repubblica, ha favorito il movimento del cattolicismo sociale e le iniziative francesi nelle colonie. (https://fr.wikipedia.org/wiki/Eugène-Melchior_de_Vogüé). 49 De Coubertin, Pierre. Op. cit., p.361-362.

28 Francia della Repubblica50 e trova la sua massima espressione nell’instaurazione del servizio militare obbligatorio. Dedizione, abnegazione e spirito di sacrificio, ma soprattutto amore della patria51: «Marianna è il suo nome e tutti si riuniscono attorno a lei: il suo nome è la somma dei nomi di tutti i francesi. È la Repubblica, scaturita dalla Rivoluzione […]: una comunità formata da cittadini liberi e con pari diritti, in altre parole la nazione sovrana»52. Le idee, i valori, gli usi, i costumi e i dibattiti di questo periodo di fermento trovano espressione nella stampa, uno dei principali strumenti disponibili, per affermare i punti di vista dei vari orientamenti politici e dare voce ai loro protagonisti. La stampa dell’epoca risulta particolarmente vivace e attiva53: è proprio in questo periodo, tra il 1870 e il 1880, che il giornalismo si costituisce progressivamente come un universo professionale relativamente autonomo; la stampa popolare si diffonde velocemente e fa emergere nuovi contenuti e nuove pratiche, che restano però fortemente legate alla tradizione letteraria e politica54. Due tipi di giornalismo si fanno strada: da una parte il giornalismo d’opinione che privilegia i commenti politici e letterari e propone una critica politica e culturale rispettosa gli interessi delle classi superiori, dall’altra il giornalismo che mira all’obiettività dei fatti e che, invece d’influire sulla vita politica, cerca di attirare il maggior numero di lettori55. Tra i quotidiani esistenti già durante l’Impero troviamo: Le Temps56, mentore del regime e nettamente anticlericale; Le Journal des Débats57, un po’ più a destra del primo, è più letterario e gode di un prestigio particolare grazie ai nomi che vi collaborano; Le Siècle58, appartenente alla borghesia volteriana e alla massoneria, cerca di essere l’omologo di sinistra del Temps; La Presse59, giornale piuttosto conservatore, venduto a metà prezzo rispetto ai concorrenti e che, grazie al ricorso alla pubblicità e all’inserzione di romanzi feuilleton,

50 De Coubertin, Pierre. Op. cit., p.362. 51 De Coubertin, Pierre. Op. cit., p.372. 52 Bertherat, Bruno. In: Liberté, égalité, identité: l’identification républicaine en question, . In: Fontaine, Marion; Monier, Frédéric; Prochasson, Cristophe. Une contre-histoire de la IIIe République. Parigi: La Découverte, 2013, p.298. Traduzione nostra. 53 Chastenet, Jacques. Op. cit, p.31. 54 Dominique MARCHETTI, « PRESSE - Journalisme et journalistes ». In Universalis éducation [on- line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 12 ottobre 2016. Disponibile su http://www.universalis- edu.com/encyclopedie/presse-journalisme-et-journalistes/. 55 Ibid. 56 Chastenet, Jacques. Op. cit, p.31. 57 Chastenet, Jacques. Op. cit, p.32. 58 Ibid. 59 Universalis, « GIRARDIN ÉMILE DE - (1806-1881) ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 25 ottobre 2016. Disponibile su http://www.universalis- edu.com/encyclopedie/emile-de-girardin/.

29 diventa uno dei quotidiani più letti; Le Rappel60, nettamente di sinistra, conta tra le sue file i migliori giornalisti del radicalismo; Le Figaro61, monarchico, è sicuramente il giornale di destra più letto; Le Gaulois62, prima bonapartista poi monarchico. A partire dal 4 settembre 1870 appaiono altri quotidiani, tra i quali: La Lanterne63, anticlericale e anti-reazionario; Le Petit Journal, popolare e il primo a utilizzare la macchina rotativa; Le Petit Parisien64, popolare, ha lo scopo difendere le posizioni dei radicali; Le Gil Blas65, redatto da scrittori rinomati, vagamente di centro-sinistra, ma soprattutto mondano; L’intransigeant66, d’Henri Rochefort67 tornato dall’esilio e di cui avremo modo di parlare; La Croix68, diretto dai monaci dell’Assunzione e diffuso nei presbiteri; La Justice69, fondato dal repubblicano radicale Clemenceau70; Le Matin71, concepito da un giornalista inglese sul modello del britannico The Morning News; L’Aurore72, celebre per aver pubblicato nel gennaio 1898 il J’accuse di Emile Zola. I giornali fin qui citati sono tutti stampati a Parigi e, per la maggior parte, sono giornali d’opinione, che i lettori acquistano per leggere gli articoli di un determinato leader politico73. I giornalisti della capitale, che siano cronisti, critici o articolisti politici, sono tutti

60 Chastenet, Jacques. Op. cit, p.32. 61 Ibid. 62 Ibid. 63 Ibid. 64 Ibid. 65 Ibid. 66 Chastenet, Jacques. Op. cit, p.33. 67 Henri de Rochefort, (1831-1913) Discendente da una famiglia nobile, decaduta in seguito alla Rivoluzione, Henri de Rochefort è l’autore di cronache irrispettuose che scrive per diversi giornali come il Figaro e La Lanterne. scrive di lui: «Rochefort, il fiero arciere, l’audace sagittario/La cui freccia è nel fianco dell’Impero battuto»67. Condannato all’esilio prima nel 1871 poi nel 1873, l’amnistia gli permette di tornare a Parigi l’11 luglio 1880, e il 14 luglio pubblica L’intransigeant, il suo nuovo giornale a tendenza nettamente socialista. Sostenitore del Generale Boulanger, lo segue in esilio nell’aprile del 1889, anno in cui è condannato ancora una volta alla deportazione; torna in Francia nel febbraio del 1895: l’Intransigeant, diventato giornale antisemita, antiparlamentare e antinazionalista, continua a essere pubblicato; lo sarà fino al 1931 sotto la direzione di Léon Bailby. (Pierre ALBERT, «ROCHEFORT HENRI DE - (1831-1913)». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 13 luglio 2016. Disponibile su http://www.universalis- edu.com/encyclopedie/henri-de-rochefort/). 68 Chastenet, Jacques. Op. cit., p.33. 69 Armel MARIN, « CLEMENCEAU GEORGES - (1841-1929) ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 25 ottobre 2016. Disponibile su http://www.universalis- edu.com/encyclopedie/georges-clemenceau/. 70 Cfr. nota 17. 71 https://fr.wikipedia.org/wiki/Le_Matin_(France). 72 Henri MITTERAND, « ZOLA ÉMILE - (1840-1902) ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 25 ottobre 2016. Disponibile su http://www.universalis- edu.com/encyclopedie/emile-zola/. 73 Chastenet, Jacques. Op. cit., p.32-33.

30 uomini di spirito e passano il tempo tra le sale affumicate delle redazioni e i caffè del Boulevard dove, attenti, rapidi, incisivi anche se spesso superficiali, non sempre molto fini e poco precisi, raccolgono «dicerie, malignità, aneddoti, facezie, frecciate, dettagli piccanti o vanno semplicemente di palo in frasca»74. Accanto ai giornali parigini appaiono i giornali regionali, per la maggior parte giornali d’informazione a tendenza repubblicana. Fra questi citiamo La Cravache75, giornale satirico con sede a Lyon. Non solo quotidiani, ma anche riviste e settimanali. Tra le riviste troviamo: La Revue des Deux Mondes76, la più nota e considerata l’anticamera dell’Académie française e Les Annales politiques et littéraires77, rivista popolare a cui partecipano nomi prestigiosi della letteratura.

74 Chastenet, Jacques. Op. cit., p.34. 75 http://presselocaleancienne.bnf.fr/ark:/12148/cb32751958x/. 76 Chastenet, Jacques. Op. cit., p.33. 77 http://www.imec-archives.com/fonds/les-annales-politiques-et-litteraires/.

31 II. 2. L’avventura del generale Boulanger

Il primo ventennio della III Repubblica, regime integralmente parlamentare78, è caratterizzato da una grande instabilità politica: i presidenti, i governi e i ministri si succedono con un ritmo frenetico; permangono e si inaspriscono le rivalità tra i vari gruppi repubblicani i quali, attraverso alleanze, patti e complotti cercano di affermare gli ideali repubblicani. «[…] la Repubblica fu proclamata in un momento in cui il cuore di molti apparteneva ancora alla monarchia ed erano troppo pochi ad essere repubblicani, […], nonostante le divisioni e le dispute, seppe salvaguardare l’unità della nazione tra i francesi»79. La politica estera del periodo è caratterizzata da «isolamento e astensione»80, motivati dalla delusione della sconfitta della guerra franco-prussiana e dalle monarchie vigenti nei paesi limitrofi81, totalmente opposte all’«annullamento dell’uomo davanti all’istituzione, che è il dogma fondamentale della Repubblica»82. L’Europa monarchica guarda con sospetto e sorpresa alla Francia repubblicana dell’elezione del civile Grévy83, caratterizzata dall’«incostanza dei ministri degli Esteri, le aggressioni verbali dei deputati, l’epurazione dei funzionari, l’espulsione delle confraternite, senza trovare una spiegazione razionale a tutto questo; per l’Europa il governo si stava lasciando andare, gli animi smarrivano la retta via e l’audacia inopportuna del Consiglio municipale di Parigi84 lasciava intravedere la minaccia di una seconda Comune, più temibile e più rispettata»85. Anche i francesi sono «ancora poco abituati alla pratica di un regime impersonale e sono inclini a credere negli uomini provvidenziali»86; si aspettano grandi cose da Gambetta e

78 Basset, Pierre. La Troisième République-Une République qui n’a pas su se faire aimer, 1870-1940. Saint-Germaine-en-Laye: In Octavo, 2003, p.7. 79 Basset, Pierre. Op. cit., p.8-9. 80 De Coubertin, Pierre. Op. cit., p.79. 81 Ibid. 82 De Coubertin, Pierre. Op. cit., p.82. 83 Jules Grevy, (1807-1891). Avvocato e esperto di giurisprudenza, è eletto presidente dell’Assemblea nazionale (1871-1873), poi della camera dei deputati dal 1876. Diventa presidente della Repubblica in seguito alle dimissioni del maresciallo Mac-Mahon nel 1879 ed è rieletto nel 1885. Nel 1887 è costretto a dimettersi in seguito a uno scandalo nel quale è coinvolto suo genero, il generale Daniel Wilson. (Armel MARIN, « GRÉVY JULES - (1807-1891) ». In Universalis éducation [en ligne]. Encyclopædia Universalis, consulté le 7 novembre 2016. Disponible sur http://www.universalis- edu.com/encyclopedie/jules-grevy/). 84 Gli anni a cui fa riferimento De Coubertin sono gli anni in cui il radicale Severiano de Heredia è consigliere municipale a Parigi. In particolar modo, l’anno della prima elezione di Jules Grevy, 1879, corrisponde con l’elezione di de Heredia alla presidenza del consiglio municipale (come vedremo nel capitolo seguente). 85 De Coubertin, Pierre. Op. cit., p.104. 86 De Coubertin, Pierre. Op. cit., p.132.

32 da quello che definiscono già il «grande ministero»87. Ma, due mesi dopo la sua formazione, Gambetta «lasciò il ministero senza aver potuto agire, per non tornarci mai più»88 e il popolo in preda a una grande disillusione. È un momento di grande incertezza: «tutte le parti politiche manifestavano il desiderio di stabilità, di rifuggire agli intrallazzi, di avere una politica da seguire, anche se mediocre»89. Iniziano così i due anni del ministero Jules Ferry, al quale segue un grande periodo di crisi, caratterizzato da programmi politici vaghi e liste elettorali eterogenee: gli elettori, sconfortati, iniziano a perdere la fiducia nell’istituzione repubblicana; disorientati e allo sbando, hanno sempre più bisogno di una mano ferma che li guidi. Nei giornali tedeschi si può leggere: «Per quanto riguarda il bilancio totale della situazione politica in Francia, non si può non constatare il declino costante di questo paese una volta così prospero e potente e prevedere difficoltà sempre più grandi per la Repubblica. All’estero, la totale perdita di credibilità; all’interno, l’emergenza economica e nel partito repubblicano, uno sconforto che trova solo brevi attimi di tregua»90. In questo clima di disfatta, entra in scena il generale Georges Boulanger, l’antitesi perfetta di Severiano de Heredia, la cui ascesa politica, come vedremo, condurrà il nostro al governo. Negli anni in cui partecipa alla vita politica francese, Boulanger, il cui nome rima con “riforma e rivincita”, incarna l’uomo del destino che renderà all’amata patria lo splendore di un tempo. La sua popolarità diventa grandissima e fa temere a un ritorno della dittatura. La sua fine è tragica e patetica, un colpo di scena inaspettato che conclude un’avventura di «breve durata. Pochi anni soltanto, che si sarebbero conclusi con un totale fallimento e il suicidio del generale Boulanger, nel 1891, al cimitero d’Ixelles, a Bruxelles»91. Ma chi è il generale Boulanger? Cosa rappresenta? Quali sono le reali cause del suo successo e della sua popolarità o quelle che hanno portato alla fine della sua carriera politica e al suo suicidio? Georges Boulanger è un militare bretone nato a Rennes il 29 aprile 1837,92 da padre avvocato e bonapartista intransigente93, e da madre di origini inglesi94. Dopo la scuola militare, «la sua carriera militare fu molto rapida»95. I giornali degli inizi del 1886 lo descrivono «di statura media, dal colorito in origine roseo, ma abbronzato dal sole d’Italia,

87 De Coubertin, Pierre. Op. cit., p.133. 88 De Coubertin, Pierre. Op. cit., p.135 89 De Coubertin, Pierre. Op. cit., p.139. 90 La Croix, n.801, 21 gennaio 1886. 91 Le Front, n.16-17, 22-29 febbraio 1936. 92 La Croix, n.2563, 2 ottobre 1891. 93 Le Figaro, n.259, 16 settembre 1885. 94 La Croix, n.1350, 1° novembre 1887. 95 La Croix, n.2563, 2 ottobre 1891.

33 d’Algeria e Tunisia, presente, […], il generale Boulanger non dimostra i suoi quarantanove anni, un’età del resto molto precoce per un generale»96. Il generale è sposato con una delle sue cugine, Lucie Renouard, con cui avrà due figlie: «Lucie è colta, parla correntemente inglese con suo marito, ma il suo carattere freddo, chiuso, quasi bigotto e fermamente reazionario contrasta in modo singolare con l’ardore e la voglia di vivere che fremono in Boulanger. […] Lui sposa il denaro, la sicurezza. Lei sposa l’ufficiale, l’ambizione. Potrebbero completarsi. In realtà, saranno opposti in tutto, sempre più. Non sarà un matrimonio felice»97. L’epopea del generale Boulanger inizia nel gennaio 1886: chiamato a dirigere il ministero della Guerra, la sua nomina è il risultato della pressione esercitata dal capo dei radicali Clemenceau sul capo del Governo98; «la vera ragione della sua nomina è che deve rappresentare al governo il radicalismo trionfante»99. In più, il generale non è un politico, ma un soldato. Per Boulanger, «assetato di gloria»100, l’incarico è un’occasione per diventare popolare, per farsi strada, e inizia a dedicarvisi con zelo: «il generale Boulanger è giovane, attivo, un lavoratore instancabile, che è al corrente di tutto quello che riguarda il suo incarico e segue con attenzione meticolosa i progressi introdotti nell’arte della guerra; ardente patriota, trascinatore di folle, dai consigli preziosi, ha ancora, grazie a Dio, una lunga carriera da percorrere e grandi servigi da rendere al paese, che può confidare in lui»101. Il Generale è l’uomo dalle mille relazioni e dalle mille riforme: i giornali dell’epoca riportano che «fra tutti i ministri attuali, il generale Boulanger è, di sicuro, quello che si riposa meno. Da quando è al potere, non è passato un giorno senza che abbia fatto qualcosa. I suoi progetti di riforma non hanno avuto tutti un esito ugualmente felice; qualche volta, alcuni hanno addirittura suscitato l’ilarità generale»102; e ancora che «il nuovo ministro sembra animato da un’esigenza d’attività a dir poco frenetica. Ogni giorno è caratterizzato da una nuova circolare; non si può aprire un giornale senza leggere che il generale Boulanger ha riformato qualcosa»103. Gli articoli fanno riferimento alla proposta di un progetto di riforma globale dell’esercito, che contiene una serie di misure tecniche, nonché l’instaurazione del servizio militare “uguale per tutti”104, della durata di tre anni ma, con numerose eccezioni a

96 Le Figaro, n.8, 8 gennaio 1886. 97 Garrigues, Jean. Le général Boulanger. Parigi: Olivier Orban, 1991, p.17. 98 Le Figaro, n.11, 11 gennaio, 1886. 99 La Croix, n.801, 21 gennaio 1886. 100 Garrigues, Jean. Op. cit., p.46. 101 Les Annales, n.135, 24 gennaio 1886. 102 Les Annales, n.152, 23 maggio 1886. 103 Les Annales, n.161, 25 luglio 1886. 104 Garrigues, Jean. Op. cit., p.54.

34 favore dei borghesi e degli ecclesiastici105; a questi si aggiungono altri cambiamenti i quali, anche se «forse molto importanti per l’esercito, non coinvolgono direttamente il pubblico, […]. Altri, al contrario, colpiscono facilmente l’immaginazione»106. Ne sono un esempio la modifica del sistema d’arruolamento107, l’istituzione del servizio regionale108, il dislocamento dei reggimenti109, la soppressione del saluto alla bandiera e l’adozione dell’inno dei girondini Mourir pour la patrie!110, la rinomina delle caserme e dei forti militari111, la riforma della Gendarmerie112, nonché riforme più futili, come l’autorizzazione per i soldati di portare la barba. Quest’ultima, in particolare, offre ai cronisti l’occasione di redigere articoli ironici e addirittura ilari nei quali, per esempio, si chiedono se «è meglio che il soldato porti la barba o i baffi? È meglio che sia rasato? Oh! Su questo, non c’è figlio di buona madre che non possa parlarne per diciassette eternità di seguito, e scorrono fiumi di inchiostro; perché tutti i cronisti, a corto di argomenti, si buttano su questa grossa preda. Uno è per la barba, l’altro per i baffi. […] Inizia una polemica con attacchi e contrattacchi. […] Ah! Questa faccenda, questa grave faccenda della barba e dei baffi, quante volte ha portato sotto gli occhi della folla il nome del generale Boulanger!»113. Il Général Réforme è ovunque: alacre e zelante, la sua iperattività irrita i suoi colleghi che iniziano a trovarlo «davvero molto ingombrante»114, definizione ripresa poi da molti giornali. «Il generale Boulanger qua, il generale Boulanger là, ormai si pensava solo a lui. Non c’era inaugurazione di caserma o di statua, distribuzione di premi, senza che pronunciasse un discorso. Non nascondo l’irritazione nervosa provata nei primi tempi. Si pensava che si prodigasse troppo, è un ministro ingombrante, la parola è diventata famosa. […] Era diventato alla moda parlare di lui, dei fatti che lo riguardano e dei suoi atti, delle sue parole»115. Ed è proprio quello che il generale vuole: a parte provare la sua autorità, «vuole soprattutto che si conosca il suo nome, che ci si abitui a sentir parlare di lui»116. A questo scopo, Boulanger va ancora più lontano: per provare il suo repubblicanismo radicale, riprende l’articolo di legge sull’esilio «che stipula che “i membri delle famiglie che

105 Le Gaulois, n.1358, 16 maggio 1886. 106 Les Annales, n.161, 25 luglio 1886. 107 Le Figaro, n.110, 20 aprile 1886. 108 Ibid. 109 Le Gaulois, n.1329, 17 aprile 1886. 110 La Croix, n.993, 4 settembre 1886. 111 Le Figaro, n.351, 17 dicembre 1886. 112 Le Figaro, n.98, 8 aprile 1886. 113 Les Annales, n.161, 25 luglio 1886. 114 Ibid. 115 Les Annales, n.161, 25 luglio 1886. 116 Le Figaro, n.180, 30 maggio 1887.

35 hanno regnato in Francia non potranno entrare nell’esercito di Terra e di Mare”» 117 e senza consultare il presidente del Consiglio lo applica in modo retroattivo, radiando così i più alti esponenti della monarchia del vecchio regime dai posti di dirigenza dell’esercito118. L’iniziativa provoca lo sdegno del capo del Governo e crea una certa tensione tra repubblicani e monarchici; per il grande patriota, invece, è «l’ora del trionfo»119, confermato in occasione della rivista delle truppe e della sfilata militare del 14 luglio 1886. La parata militare, momento culminante della festa del 14 luglio, sancisce l’inizio del boulangismo120: tutti i giornali del 15 luglio ne parlano soffermandosi sulla maestosa apparizione del generale, a cavallo del suo splendido purosangue nero, Tunis; nella tribuna d’onore è presente tutta l’alta società parigina e «ci si aspetta uno spettacolo grandioso»121. Il Matin racconta che «tutta la mattina, una pioggia battente non smette di scrosciare su Parigi ma, verso mezzogiorno, un raggio di sole fa capolino tra le nuvole […]. Alle due e mezza, […], vediamo il generale Boulanger, seguito da tutto lo stato maggiore spuntare dal ponte. Il corteo del ministro della Guerra è davvero molto impressionante. […]. Il ministro monta un superbo purosangue nero»122. Le Figaro, più critico scrive che «tutti i binocoli […] si concentrano sul generale Boulanger che sembra inaugurare un’uniforme nuova di zecca. È salito su un superbo cavallo nero, un purosangue che scalpita, ma che sa tenere sotto controllo. Tutti ripetono che il generale Boulanger è un cavallerizzo provetto. Tuttavia, non mi piace il suo stile a dir poco manierato di restare in sella»123. La Croix, in un tono polemico e quasi profetico afferma che «il generale, che come sappiamo è un grande attore, si è procurato un cavallo magnifico, pagato 6000 franchi. […] Ha caracollato con molta eleganza e ha avuto un vero successo nelle vesti di cavaliere. È l’uomo delle parate; non sappiamo ancora se questo è un avvertimento di colpi di Stato»124. Inizia così la consegna delle decorazioni e, come riporta il Figaro, «il generale Boulanger[…] si mette in riposo davanti al Presidente della Repubblica. La sfilata sta per iniziare»125. Si tratta di un momento molto suggestivo, in quanto il generale «si è riservato un corteo di più di cento ufficiali ed è seguito da una nutrita scorta di truppe corazzate»126. Il

117 Garrigues, Jean. Op. cit., p.60. 118 Ibid. 119 Garrigues, Jean. Op. cit., p.62. 120 Garrigues, Jean. Op. cit., p.63. 121 Garrigues, Jean. Op. cit., p.63. 122 Le Matin, n.872, 15 luglio 1886. 123 Le Figaro, n.196, 15 luglio 1886. 124 La Croix, n.950, 15 luglio 1886. 125 Le Figaro, n.196, 15 luglio 1886. 126 La Croix, n.950, 15 luglio 1886.

36 ministro della Guerra prende posto davanti la tribuna presidenziale, per rendere omaggio al Presidente e dare il via al corteo: «saluta, non senza ostentazione, […]. Una voce: Viva la Repubblica! Due voci: Viva Grévy! Cento voci: Viva Boulange…e…er! Il Presidente continua a salutare ma Freycinet127 è pallidissimo»128. L’imbarazzo è totale e anche La Croix riporta che «quando si grida: viva Boulanger! Accanto a Grévy, Freycinet impallidisce»129. È il generale la vera étoile del 14 luglio: tutti gli occhi sono puntati su di lui che, più acclamato del Presidente della Repubblica, esercita un fascino esagerato su uomini e donne, per i quali questa giornata rappresenta «il primo passo verso il risveglio del patriottismo, che era assopito, ma non spento»130. Parigi si è risvegliata e «ha applaudito allo strumento della grandezza o della sicurezza nazionale personificato dall’esercito e dal suo capo, al di fuori delle dispute di partito»131. Boulanger, dal canto suo, è al settimo cielo poiché con questa giornata riesce finalmente a imporsi sulla scena politica e sull’opinione pubblica. Da questo momento in poi, il boulangismo diventa un vero e proprio fenomeno di massa. Boulanger è frivolo e per lui «si scrivono componimenti poetici, si compongono canzoni alla sua gloria, gli s’inviano lettere profumate, fiori, regali e, onore supremo, fa il suo ingresso al museo Grevin»132. Eroe acclamato dalla folla, il generale e il boulangismo sono consacrati dalle canzoni popolari di Paulus, compositore e cantante di café-concert, che diventa famoso grazie alla canzone En r’venant de la r’vue. Il boulangismo dilaga e ispira la produzione degli articoli più disparati: dal sapone al cioccolato, dall’amaro al cognac. Quest’ultimo, per esempio, è accompagnato dal testo che segue: «in questo momento in cui il patriottismo francese si risveglia e in cui abbiamo bisogno di uomini che amano la patria, che lavorano per preservare le nostre istituzioni repubblicane, […], e brandiscono la bandiera

127 Charles Louis de Saulces de Freycinet, (1828-1923). Nel 1870, a Tours con Gambetta, è nominato il delegato personale del Ministro della guerra e assume un ruolo importante nell’organizzazione della difesa nazionale. Durante la III Repubblica, nominato spesso ministro e quattro volte presidente del Consiglio, è l’uomo della conciliazione e dei compromessi. In qualità di Ministro dei lavori pubblici, lancia un ampio programma di costruzione di ferrovie e canali per favorire il progresso economico ed è proprio con lui che i repubblicani iniziano ad essere associati al mondo degli affari. Nel 1887, con Ferry, è candidato alla presidenza della Repubblica poi attribuita a ; diventa allora per cinque anni ministro della Guerra e sarà il primo civile a occupare la posizione dopo molto tempo. (Pierre BARRAL, « FREYCINET CHARLES LOUIS DE SAULCES DE - (1828-1923) ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 23 novembre 2016. Disponibile su http://www.universalis-edu.com/encyclopedie/freycinet-charles-louis-de-saulces-de/). 128 Le Figaro, n.196, 15 luglio 1886. 129 La Croix, n.950, 15 luglio 1886. 130 Le Figaro, n.199, 18 luglio 1886. 131 Le XIXe siècle, n.5301, 15 luglio 1886. 132 Garrigues, Jean. Op. cit., p.63.

37 francese, ho pensato di rendere omaggio al generale Boulanger, per la sua devozione al paese…introducendo sul mercato un cognac con la sua effigie»133. Una tale popolarità e il radicalismo estremo di Boulanger preoccupano gli opportunisti134 e il loro capo, Jules Ferry, che lo definisce un «generale di stampo boliviano, demagogo audace, oratore seducente, politico presuntuoso, commediante pericoloso che percorre la Francia come un trionfatore, […], che si fa chiamare cittadino-ministro dai comunardi più incalliti… Un’immensa vanità, […], un compiacimento piramidale, una smania di parole e popolarità: questa è solo una metà del personaggio. L’altra metà è costituita da una rara intelligenza al servizio di un’ambizione senza limite. […] Gli Stati vicini, anche i più bendisposti, non accorderanno mai né fiducia né credito a un governo che tollera che un capo dell’esercito che ostenta pubblicamente le sue simpatie per la demagogia civile e militare… Boulanger cerca la popolarità all’interno e non si accorge della diffidenza che semina all’esterno… È solo un sprovveduto»135. Ma questo è il momento del Général Revanche che «sul suo superbo destriero nero, appare fin dall’inizio alle folle come il vendicatore delle umiliazioni del 1870»136. Il Figaro analizza bene la situazione e afferma che «possiamo trattare il generale Boulanger come ci fa comodo, definendolo, se volete, un ciarlatano e un avventuriero; resta il fatto che non è uno stupido e che non possiamo prenderlo per un imbecille. […], egli si rende perfettamente conto del valore dei suoi mezzi e delle necessità che richiede la situazione. Ha capito che la Francia, umiliata […] e abituata a guardare a sé stessa con orgoglio […], vuole un principe o quantomeno un soldato; e poiché la nazione ama il pennacchio, si è messo a sventolare il suo davanti alla folla; […]. Non ha avuto bisogno di riflettere molto per capire che il solo generale capace d’imporsi definitivamente alla Francia è quello che darà al patriottismo in lutto la rivincita di Metz et Sedan!»137. Infatti, la sconfitta del 1870 rimane una ferita ancora aperta nel cuore dei francesi, che sognano di riprendere il controllo dell’Alsazia e della Lorena. Boulanger è acclamato dai giovani della Lega dei Patrioti e sostenuto da alleati che lo invitano al colpo di Stato138: più volte nel corso della sua avventura, si offre a lui la possibilità di appropriarsi il potere e più volte il generale respinge l’opportunità, preferendo crogiolarsi nella gloria istantanea che gli procurano i suoi successi; questo rifiuto, insieme al complotto

133 La Croix, n.1284, 14 agosto 1887. 134 Cfr. Cap. II.1, p.25. 135 Garrigues, Jean. Op. cit., p.71-72. 136 Garrigues, Jean. Op. cit., p.73. 137 Le Figaro, n. 206, 25 juillet 1886. 138 Garrigues, Jean. Op. cit., p.76.

38 che ordirà con la destra, saranno la causa della sua rovina e lo costringeranno ad esiliarsi volontariamente all’estero. Per il momento, Boulanger non si preoccupa, vive pienamente il suo momento di gloria, non solo nella vita politica ma, anche nella vita privata, non rinunciando alla mondanità. Come abbiamo già detto, il suo non è un matrimonio felice, ma il Generale ha una grande voglia di vivere e di amare e la sua grande passione sono le donne. Ha molte amanti e, secondo la mentalità decisamente maschilista dell’epoca, si pensa che «il fallimento del generale Boulanger va attribuito, in buona parte, alle donne. Queste erano infatuate dal prode Generale. Fantasticavano su di lui, come su Bonaparte o Napoleone III. La politica femminile è raramente impersonale. I principi non c’entrano per niente, né tanto meno la legalità. Conosco molte donne che vedevano in lui il pacificatore della Francia e il conquistatore dell’Alsazia. Questo impennacchiato, sul suo cavallo di battaglia, le aveva conquistate soddisfacendo in un colpo solo il loro istinto per l’ordine e per la patria. Fu il signore di tutti i cuori e di alcuni di questi il carnefice»139. È facile attribuire alle donne che lo ammirano e lo amano, le debolezze e le colpe dell’uomo che si crede invincibile e senza paura. La storia dell’amore di Boulanger lo dimostra. Una sera, a casa di un’amica, il Generale incontra la donna che amerà fino alla fine dei suoi giorni: si tratta di Marguerite de Bonnemains che giovane, bella e ricca, vive separata dal marito, il cavaliere Pierre de Bonnemains, dal 1881140. Difficile immaginare il Generale nelle vesti dell’amante appassionato e devoto, lui, il prode cavaliere della parata del 14 luglio 1886. Ma ormai «prima di qualsiasi cosa, prima degli onori, prima dell’esercito, della politica, farà passare sempre Marguerite»141. Grazie a lei il generale non ha paura di nessuno ed arriva fino a sfidare Bismark142, rafforzando così la sua reputazione di Général Revanche. L’influenza della giovane donna sul generale è innegabile, ma non si sa bene che ruolo abbia avuto nell’avventura boulangista e nella vita del generale, in quanto solo con l’esilio del generale la loro relazione diventa pubblica143. Arthur Meyer, il direttore del Gaulois, afferma tuttavia che «il generale Boulanger aveva un’amica che esercitava su di lui un potere assoluto»144. La loro è una relazione che lascia interdetti, non solo per la differenza d’età, ma

139 Les Annales, n.529, 13 agosto 1893. 140 Garrigues, Jean. Op. cit., p.77. 141 Garrigues, Jean. Op. cit., p.80. 142 Ibid. In seguito alle riforme dell’esercito e all’aumento degli armamenti della Francia, la Germania utilizza Boulanger come pretesto per giustificare l’aumento gli effettivi del proprio esercito (La Croix, n.1100, 11 gennaio 1887). 143 Le Figaro, n.201, 2 luglio 1891. 144 Le Matin, n.9709, 27 settembre 1910.

39 soprattutto perché mette in evidenza l’umanità di Boulanger, le sue passioni e, come vedremo le sue infauste scelte. «Marguerite resterà nella legenda boulangista, forse prima di tutto come la causa della sconfitta, poiché le si possono attribuire le debolezze dell’uomo»145. Marguerite, dal canto suo, in risposta a una lettera di un amico afferma di essere pronta a sacrificarsi pur di non diventare motivo di debolezza per il Generale146; una responsabilità che non possiamo attribuirle, poiché «i consigli che diede a Boulanger furono sempre quelli che gli diedero i suoi amici più fidati»147. Il Figaro spiega che «la collera dei membri del famoso “Consiglio nazionale”148 fu immensa quando credettero che un’influenza femminile gli avesse fatto completamente perdere le forze e ostacolato le loro; ed è per questo che attribuirono a Marguerite de Bonnemains gli errori che loro stessi avevano fatto commettere al generale Boulanger. Addossarono tutti i peccati d’Israele a una donna che aspirava soltanto a essere un’amante anonima e devota e che non intervenne mai nelle decisioni di colui che amava come un sovrano»149. Neanche la responsabilità del rifiuto del ritorno in Francia dall’esilio150, che Boulanger s’impone per non essere arrestato, può essere attribuita a Marguerite, in quanto «lei volle sempre tornare in Francia, cosa che il generale rifiutò sempre per paura di essere separato da lei»151. In realtà la causa di tutta questa debolezza è il Generale stesso che, completamente succubo della giovane donna e delle sue scollature, dichiara all’amica Marie Quinton152: «Da che la conosco, non mi riconosco più. […] L’uomo che ero prima che arrivasse lei e l’uomo che sono da quando mi ha preso anima e corpo non hanno niente in comune»153. Il brave général Boulanger è un sentimentale che vive un matrimonio infelice, si rende conto delle frustrazioni che pesano sulla sua indole appassionata e quando trova l’amore lo vive in modo

145 Le Journal, n.229, 14 maggio 1893. 146 Ibid. 147 Le Petit Journal, n.22943, 10 novembre 1925. 148 Comité républicain de protestation nationale. Consiglio repubblicano di protesta nazionale, fondato dal generale Boulanger nel 1888, riunisce numerosi dissidenti del radicalismo come Naquet, Laisant, Laguerre, Vergoin, Laur, Le Hérissé, Laporte, Susini ou Michelin. (Huard, Raymond. De Gambetta à Boulanger: les radicaux face à la République opportuniste. In: Berstein, Serge e Ruby, Marcel (ed.). Un siècle de radicalisme. Villeneuve d’Ascq: Presses Universiraires du Septentrion, 2004, p.42). 149 Le Figaro, n.201, 20 luglio 1891. 150 Boulanger è accusato di aver complottato con i monarchici contro il Governo e fugge all’estero per non far più ritorno in Francia. 151 Le Journal, n.229, 14 maggio 1893. 152 Detta «la Belle Meunière», è la proprietaria della locanda l’auberge des Marronniers che, per un certo periodo sarà il teatro degli incontri clandestini del generale Boulanger e Marie de Bonnemains, durante il suo soggiorno a Clermont-Ferrand. Maria diventa l’amica e la confidente della coppia e li seguirà fino in Inghilterra. Marie Quinton pubblica il suo diario di ricordi di quel periodo con il titolo Le Journal de la Belle Meunière intorna al 1895. 153 Garrigues, Jean. Op. cit., p.79.

40 tragico; è talmente vittima dei suoi sentimenti, che quando Marie de Bonnemains muore, non riesce a trovare più alcun senso alla propria vita e vede nel suicidio la sola via d’uscita al suo dolore. Siamo molto lontani dall’immagine dell’eroe dei primi tempi del boulangismo. Tuttavia, la passione che il Generale nutre per Marie de Bonnemains spiega solo in parte il suo fallimento. La causa fondamentale della sua disfatta politica è rappresentata dal fatto che Boulanger non è un politico, ma un soldato che il Gaulois definisce un «dittatore da caserma»154. Secondo il quotidiano monarchico, il problema principale è che «mancò al generale il contenuto di una qualsiasi idea politica e, allo stesso tempo, il vigore nel carattere»155; infatti, dal punto di vista del carattere, «contrariamente all’opinione comune, il generale Boulanger non è un ambizioso. […] il potere supremo […] lo intravide in modo vago e sfocato, […] questa immagine non lo attirò mai come una calamita irresistibile. […] la sua ambizione, […] era relativamente modesta, si accontentava del ruolo di capo di partito e di pretendente, nel quale si crogiolava»156. Per la stampa anti-boulangista, invece, «è il coraggio che è mancato al generale, ma la sua ambizione è quella di un Cesare»157. Paul Déroulède158, uno dei suoi amici della prima ora, afferma che «l’eroico soldato non ebbe tutto lo spirito di decisione e d’iniziativa indispensabile alle lotte politiche»159. Ecco il perché del suo successo effimero, della «incredibile negligenza con la quale ne ha approfittò e l’apparente indifferenza con la quale la guardò allontanarsi»160. Theodore Cahu, autore del libro Georges et Marguerite, nonché amico di Boulanger, afferma che il Generale «fu semplicemente un galantuomo la cui politica si fece lungimirante solo all’epoca dell’esilio»161. Secondo Jean Garrigues, professore dell’Università di Orleans, una tale onestà e una certa coerenza di pensiero sono confermate dal fatto che «durante la sua breve avventura politica, per tre volte il generale Boulanger ha avuto la possibilità di accedere al potere manu militari. In nessun

154 Le Gaulois, n.1458, 26 agosto 1886. 155 Le Gaulois, n.6068, 16 luglio 1898. 156 Le Gaulois, n.2810, 9 maggio 1890. 157 Garrigues, Jean. Le Général Boulanger et le fantasme du coup d’Etat. In: Parlament[s], Revue d’histoire politique, 2009, n.12, p.47. (http://www.cairn.info/revue-parlements1-2009-2-page-43.htm) 158 Paul Déroulède, (1846-1914). Fondatore della Lega dei Patrioti nel 1882, l’idea della rivincita contro la Germania l’ho accompagna per tutta la vita. Deputato nel 1889 e fautore di una Répubblica «pura e dura», è uno dei sostenitori del generale Boulanger. È conosciuto soprattutto come l’autore di poemi che esprimono un patriottismo intransigente e glorioso, tra i quali i più noti sono i Chants du soldat del 1872. (Joël SCHMIDT, « DÉROULÈDE PAUL - (1846-1914) ». In Universalis éducation [en ligne]. Encyclopædia Universalis, consulté le 12 novembre 2016. Disponible sur http://www.universalis-edu.com/encyclopedie/paul-deroulede/). 159 Garrigues, Jean. Le Général Boulanger et le fantasme du coup d’Etat. Op. cit., p.47. 160 Le Gaulois, n.2810, 9 maggio 1890. 161 Le Journal, n.229, 14 maggio 1893.

41 momento ha ceduto a questa tentazione, nonostante le pressioni esercitate dai suoi fedeli sostenitori e le opportunità reali che si presentavano a lui. Lui, che i suoi avversari repubblicani definivano un apprendista dittatore, si è comportato come un legalista. Per alcuni questo ha confermato la debolezza di un generale da operetta, preoccupato più dai segreti della sua alcova che dal destino del paese. Tuttavia, se esaminiamo il suo discorso politico e quelle che erano le sue convinzioni, il rifiuto del colpo di Stato ci sembra più coerente che incomprensibile»162. I pareri e le opinioni sul generale sono discordanti e spesso in conflitto tra loro; un articolo apparso sul Gaulois, all’epoca della crisi ministeriale che porterà alla costituzione del governo Rouvier, cerca di spiegare la popolarità del generale nel suo modo di essere: il Generale è un uomo «che possiede l’arte di speculare sulla credulità pubblica, così fertile d’immaginazione disordinata, e sulla vanità umana, la miglior leva possibile nelle mani di un ambizioso. […], è un politico […] che sa dire agli uomini le sciocchezze che si addicono al loro rango sociale, ai soldati la parola che li mette in marcia, non si sa perché; alle donne, la parola che fa sognare; alle folle, il grido che scatena le apoteosi dello sciovinismo. […]; non ha bisogno di più per essere ciò che è, il furore di Parigi, la speranza dei troni e delle barricate, l’amico dei principi e dei banchieri, l’oggetto dell’ammirazione dei gavroche163 e delle giovani operaie dalle guance rose dal cloro; una composizione strana e divertente, a volte ridicola, di tutte le ambizioni, di tutte le restaurazioni, di tutte le demolizioni, di tutte le speranze, di tutte le platealità. […]: un uomo intelligente e ferocemente egoista attorno al quale ognuno ha costruito le leggende più contraddittorie e che, sorridendo nella sua barba regolamentare, ha lasciato fare alla buona volontà degli uomini»164. Sempre nel Gaulois, qualche anno dopo, si legge che «l’impopolarità dei suoi avversari fu il fattore principale della sua popolarità. Il generale Boulanger era arrivato quando, negli animi, regnava il malcontento e quando fu colpito dai novecento piccoli despoti, senatori o deputati, che esasperavano il paese, gli elettori si rivolsero al lui esclamando: “Poiché è il nemico dei nostri nemici, allora è nostro amico!”»165. Per riassumere in tono romanzesco, «questa è la storia del “prode general Boulanger”, della sua barba bionda, del suo cavallo nero e del cuore pulsante della Francia; è la storia di un uomo senza idee, senza dottrine che conquista la Francia grazie alla forza del suo

162 Garrigues, Jean. Le Général Boulanger et le fantasme du coup d’Etat. Op. cit., p.47. 163 Secondo il Petit Robert, si tratta dei ragazzini delle strade di Parigi, ribelli e beffardi, (http://pr.bvdep.com/robert.asp), probabilmente gli omologhi francesi degli scugnizzi napoletani. 164 Le Gaulois, n.1725, 20 maggio 1887. 165 Le Gaulois, n.2810, 9 maggio 1890.

42 entusiasmo; è la storia di un “feticcio”, […], che si ritrova tra due amori: quello della Patria che soffre e quello della sua amante morta. Ha preferito la tomba di una donna al futuro di una nazione; ha tradito l’entusiasmo di un popolo, ma gli ha dato, senza saperlo, […] il desiderio di una dottrina. Gli ha mostrato la follia della violenza al servizio della passione e, confusamente, gli ha fatto intravedere la grandezza della violenza al servizio della ragione»166.

166 L’Etudiant français, n.23, gennaio 1942.

43 II. 3. La crisi e il governo Rouvier

Nel suo ruolo di ministro della Guerra, il generale Boulanger rappresenta un duplice pericolo: interno, con il rischio di un colpo di stato e l’instaurarsi della dittatura militare, e esterno, con il rischio di riaccendere le ostilità tra Francia e Germania. Si pone quindi il problema di allontanarlo dal potere e la soluzione più efficace è il rovesciamento del governo Goblet,167 che trascini il generale nella sua caduta168, cosa che avviene tra il 17 e il 18 maggio, a causa di una questione di bilancio169. La crisi che segue è lunga e complessa170; le questioni fondamentali sono due: chi costituirà il nuovo governo? «Il generale Boulanger farà parte nel nuovo governo o no?»171. Una situazione intricata, poiché i radicali e una buona parte dei francesi esigono che Boulanger resti al potere; la destra, gli opportunisti e i più moderati non vogliono neanche sentirne parlare: Boulanger deve essere escluso a tutti i costi dal nuovo governo172. I giornali testimoniano di tutti i dubbi e le incertezze di questo momento: il Journal des débats riassume la situazione spiegando che «il governo Goblet è caduto trascinato dal peso del generale Boulanger. Se ne è dovuto nominare un altro. Il Presidente della Repubblica ha fatto appello successivamente a Freycinet, Floquet173, di nuovo a Freycinet ma, nessuno dei due è riuscito nell’intento di formare il nuovo governo. Il Presidente della Repubblica si è rivolto allora a Rouvier, che ha cercato di formare un governo […] con esponenti progressisti»174. Il problema fondamentale alla base del fallimento di tutte le soluzioni proposte per il nuovo governo, resta il generale Boulanger «che la sinistra radicale vuole imporre al governo, indipendentemente dal suo orientamento, di cui in sostanza sarebbe il capo, ma del quale l’Unione delle Sinistre non vuole sentir parlare in nessun modo»175.

167 René Goblet, (1828-1905). Deputato all’Assemblea nazionale nel 1871, sostenitore di Thiers, rieletto deputato nel 1877, è stato ministro dell’Interno con Freycinet (1882), ministro dell’Istruzione (1885-1886), presidente del Consiglio (1886), ministro degli Esteri (1888) e senatore dal 1891 al 1898. (http://www.treccani.it/enciclopedia/rene-goblet/). 168 Chastenet, Jacques. Op. cit., p.189. 169 Ibid. De Coubertin, Pierre. Op. cit., p.217. 170 De Coubertin, Pierre. Op. cit., p.218 171 Le Gaulois, n.1725, 20 maggio 1887. 172 Chastenet, Jacques. Op. cit., p.189. 173 , (1828-1896). Deputato repubblicano di Parigi (1876), presiede alla Camera dal 1885 al 1888 e dal 1889 al 1893. È nominato presidente del consiglio nel 1888-1889; è un fervente oppositore di Boulanger, che ferisce in duello nel 1888. (http://www.larousse.fr/encyclopedie/personnage/Floquet/119712). 174 Le Journal des débats, n.30, 31 gennaio 1905. 175 La Croix, n.1217, 28 maggio1887.

44 La crisi governativa dura tredici giorni e si conclude con la proposta dell’incarico a che, finalmente, lo accetta a condizione di avere totale libertà d’azione176. Dal punto di vista politico, Rouvier «è stato membro della sinistra radicale, poi si è calmato e ha quasi abbandonato le discussioni irritanti per dedicarsi allo studio delle questioni finanziarie, commerciali e industriali»177. Infatti, «Rouvier era il Presidente del comitato delle Finanze che aveva intrapreso l’assalto al bilancio presentato da Goblet; ex ministro del Commercio di Jules Ferry, aveva inaugurato la politica protezionista della Francia […] così, Rouvier rappresenta per Clemenceau esattamente ciò che Boulanger rappresentava per Jules Ferry un anno e mezzo prima: un nemico personale, simbolo di una politica d’opposizione»178. In modo decisamente colorito e poco imparziale, l’Univers lo descrive come un «personaggio singolare […]. Incarnava un tipo di Mefistofele melanconico, appassionato e inquieto. Alto e forte, […]. La sua fisionomia era caratterizzata da due occhi da miope, nei quali si concentrava chissà quale ostinazione penosa. Ma la sua estrema originalità proveniva dalle sopracciglia, che cambiavano continuamente di forma […]. Il binocolo aveva un ruolo importante nella mimica di Rouvier. Questo Mefistofele portava il binocolo in mano tanto quanto sul naso […], soprattutto perché da oratore si esibiva quasi sempre gesticolando […]. E la voce! O piuttosto le voci; poiché Rouvier ne aveva davvero due: una di gola, secca e sibilante; l’altra di petto, che all’improvviso rimbombava, grave ma sonora. […] [Ne]l suo discorso l’intonazione esile e l’accento patetico, esasperato, soprattutto disperato, quello di un uomo che lotta per il conto suo e in circostanze tragiche»179. Dopo gli inizi della sua carriera politica, il giornale racconta che Rouvier «in qualità di ministro, aveva debuttato a trentanove anni sotto l’egida di Gambetta che per lui creò il ministero del Commercio. Nel 1887, presidente del Consiglio, intraprese la lotta a oltranza contro il generale Boulanger. […], Rouvier si era dedicato ad una politica di conciliazione»180. Alcuni giornali riportano che «Maurice Rouvier apparteneva a quella falange di repubblicani d’élite che, all’indomani delle nostre sciagure, hanno presto capito che il nuovo regime non poteva vivere e svilupparsi senza la pace sociale, il risanamento delle finanze e il rispetto delle leggi, necessarie per realizzare riforme democratiche»181.

176 La Croix, n.1217, 28 maggio1887. 177 Le Figaro, n.151, 31 maggio 1887. 178 Rudelle, Odile. La République absolue – Aux origines de l’instabilité constitutionnelle de la France des Républicains 1870-1889. Parigi: Publications de la Sorbonne, 1982, p.181. 179 L’Univers, n.15361, 9 giugno 1911. 180 Ibid. 181 Ibid.

45 Nel 1887, Rouvier rappresenta una vittoria per gli opportunisti e, «dopo tre giorni di negoziati dei più faticosi è infine riuscito a trovare colleghi disposti ad unirsi al suo destino. […], sconosciuti chiamati a far parte di un accordo politico del quale sarebbe avventato prevedere la durata»182. Inizialmente, Rouvier cerca di ottenere la fiducia del gruppo radicale capitanato da Clemenceau che però, a causa degli intenti antiboulangisti del suo governo, gli rifiuta la collaborazione; «allora, ha formato il suo governo con elementi moderati e ha escluso il generale Boulanger, senza tener conto delle proteste, della collera e delle minacce radicali […]. È stato un atto di coraggio di cui allora solo lui è stato capace. […] le circostanze lo avevano obbligato a fare opera di conciliazione a destra per avere la possibilità di sbarazzarsi del generale Boulanger, nonostante la pressione esercitata dall’estrema sinistra»183. Dal punto di vista dei radicali, la sua opera di conciliazione si traduce in un complotto con la destra, in un’intesa monarchica, nonostante Rouvier insista sullo scopo dell’accordo, ovvero «creare un vero “partito nazionale”, che comprenda tutti i francesi di buona volontà uniti nell’ambito della Repubblica… La nostra maggioranza è aperta su due fronti: da una parte, ai vecchi repubblicani ai quali non chiediamo nessuna abdicazione e dell’altro, a coloro che, accettando la Repubblica, vogliono farne parte senza secondi fini»184. Rouvier invita «tutti i repubblicani, tutti i patrioti a partecipare all’attuazione di questo programma di lavoro nella conciliazione»185, guadagnandosi così la reputazione di «uomo della “conciliazione”, […] per la quale aveva ricevuto il supporto dei nemici della Repubblica»186. Per tutta la durata del governo di conciliazione, Rouvier è accusato dai radicali di essere un uomo della destra e un traditore. Sui giornali si riversano fiumi di accuse nei confronti del Presidente del Consiglio e i suoi uomini, soprattutto sull’Intransigeant che si attribuisce la missione di far sapere al paese intero «che il governo è un governo di destra e che tutti i deputati che gli hanno dato la maggioranza, indipendentemente dalla maschera dietro la quale si celano, sono dei perfetti reazionari, complici dei cospiratori monarchici, contro i quali si deve agire senza mezze misure»187. Rouvier si difende affermando «che non può governare contro la Destra, in quanto questa rappresenta una parte della nazione francese»188 e aggiunge che «il governo, […], non è un governo di opposizione; non vuole né

182 La Croix, n.1219, 31 maggio 1887. 183 Le Journal des débats, n.30, 31 gennaio 1905. 184 L’Aurore, n.2660, 30 gennaio 1905. 185 Ibid. 186 Ibid. 187 L’Intransigeant, n.2555, 13 luglio 1887. 188 Ibid.

46 provocare né perseguitare nessuno, non più a destra che all’estrema sinistra. Perché allora questi attacchi contro un governo repubblicano che promette d’applicare la legge con fermezza?»189. Anche Goblet, l’ex presidente del Consiglio, si scaglia contro Rouvier e l’opportunismo che, secondo lui, «ha governato grazie e per gli interessi, per le grandi Compagnie, le grandi banche, la Finanza, la sua politica si riassumeva in una sola parola, il denaro. Goblet accusa Rouvier d’aver compromesso l’onore e la dignità della Francia allontanando dal governo il generale Boulanger»190. Negli anni che seguono, sui giornali si parla di un vero e proprio «patto che sarebbe stato concluso tra la destra e Rouvier, […]. Per trovare un compromesso con la destra, Rouvier le avrebbe accordato “tutte le soddisfazioni possibili i immaginabili”»191. Alcuni giornali parlano addirittura di un documento firmato da Rouvier192, mentre per altri, «quanto a un patto che sarebbe stato firmato tra Rouvier e i membri della suddetta destra, questo non è mai esistito. Tutto si è limitato alle conversazioni di cui abbiamo appena indicato il carattere e il tenore e la portata»193. Quella di Rouvier con la destra è un’intesa che si prefigge la «conciliazione all’interno, la vigilanza all’esterno»194; un’intesa che, a seconda dell’orientamento politico, può essere considerata un tradimento o un esempio di lungimiranza ma che, in virtù del suo fine, diventa comprensibile e per molti versi giustificabile. Malgrado le critiche negative che si è attirato e la forte opposizione di una parte della sinistra, possiamo riconoscere che «a Rouvier va l’onore d’essere stato il primo, almeno al governo, ad essersi accorto che il generale Boulanger costituiva un pericolo per l’intera società e che ci si doveva sbarazzare della sua persona a tutti i costi»195. Per quanto riguarda l’opinione dell’Europa, gli Annales riportano che «l’ascesa del governo Rouvier e, soprattutto, l’esclusione del generale Boulanger, sono accolti positivamente»196. Il programma proposto da Rouvier, «quello dell’economia e del risanamento del bilancio»197, rappresenta la garanzia di una politica estera pacifica, incentrata sull’equilibrio interno piuttosto che sull’espansione oltreconfine; inoltre, il tanto vituperato “patto con la destra” rappresenta «una prova del consolidamento della Repubblica; se i

189 L’Intransigeant, n.2555, 13 luglio 1887. 190 La Croix, n.2949, 27 dicembre 1892. 191 Le Rappel, n.8466, 15 maggio 1893. 192 Ibid. 193 Ibid. 194 Rudelle, Odile. Op. cit., p.182. 195 Ibid. 196 Les Annales, n.207, 12 giugno 1887. 197 La Croix, 1221, 2 giugno 1887.

47 radicali non fossero così ciechi, riconoscerebbero che questa elezione è espressione del grande progresso fatto dall’ideale repubblicano. Oggi, la stampa può solo dire che per la Francia, il nuovo governo […] è la garanzia di un periodo di pace e riconciliazione, poiché il suo programma è totalmente pacifico»198. Il governo Rouvier è un momento importante dei primi vent’anni della terza Repubblica, in quanto esprime il tentativo delle forze politiche di «introdurre strutture politiche totalmente nuove, che riuniscano eletti provenienti da orizzonti diversi, per preservare l’ordine sociale e la proprietà»199. L’intento di «concentrare la sua propria azione sugli affari e le finanze, prima di tutto»200, serve a continuare «il progresso e lo sviluppo dell’opera patriottica»201 iniziata dai precedenti governi. Nonostante le critiche, le polemiche e gli ostacoli «dappertutto, si manifestavano l’attività, lo zelo e l’iniziativa; si assisteva a una vera e propria rinascita del governo»202. Purtroppo, nel mese d’ottobre, uno scandalo provocato dalla vendita di medaglie della Legione d’onore nel quale è coinvolto Daniel Wilson, genero del presidente Grévy, obbliga quest’ultimo a dimettersi, provocando la caduta del governo Rouvier e le dimissioni dei suoi ministri203. Il governo di conciliazione dura pochi mesi — 30 maggio, 4 dicembre 1887 —, ma sono numerose le opere intraprese dagli uomini che lo compongono; “uomini di buona volontà”, le cui iniziative non sono dettate esclusivamente dal ruolo politico, ma sono spesso il frutto dell’impegno e della passione civica al servizio del benessere di tutti i cittadini. A questa categoria di politici, uomini d’affari intraprendenti e illuminati, appartiene il ministro dei Lavori pubblici, Severiano de Heredia, della cui attività politica e sociale tratteremo nel capitolo seguente.

198 Ibid. 199 Mollier, Jean-Yves ; George, Jocelyne. La plus longue des République : 1870-1940. Paris: Fayard, 1994, p. 200 Le Figaro, n.151, 31 maggio 1887. 201 Gil Blas, n.2832, 20 agosto 1887. 202 De Coubertin. Pierre. Op. cit., p.220. 203 Rudelle, Odile. Op. cit., p.187-188.

48 Capitolo III

III. 1. La carriera politica

Severiano de Heredia inizia la sua carriera politica nel clima di fermento e instabilità caratteristico del primo ventennio della III Repubblica. Come abbiamo visto, l’esperienza della Comune si è conclusa nel sangue e sta per iniziare la lunga successione di governi repubblicani, più o meno moderati, che condurranno alla Repubblica opportunista, alla spaccatura tra moderati e radicali e alla crisi boulangista. A Parigi, l’elettorato non ha molta fiducia negli uomini al potere, spesso scelti per esigenze di partito e non per l’impegno politico; dopo la guerra franco-prussiana, la fine dell’Impero sancita il 4 settembre e le barricate della Comune l’opera di riorganizzazione da portare avanti è colossale e necessita della partecipazione di uomini nuovi, che rispondano concretamente alle esigenze degli elettori, con iniziative mirate all’effettivo miglioramento delle condizioni di vita dell’intera società. Quando nel 1871 ritorna a Parigi, nel quartiere di Ternes, de Heredia è un giovane uomo, colto, ricco, elegante e originale, cosciente della situazione politica attuale e sicuro di poter apportare un contributo prezioso al consolidarsi della nascente Repubblica. Nonostante la fisionomia e il colore della pelle ne confermino le origini d’oltremare, si sente più francese dei francesi — si è addirittura “francesizzato” il nome e il cognome accentandone “acutamente” tutte le “e”1 — ed è ispirato dai grandi ideali repubblicani che iniziano a farsi strada in Europa2. I suoi scritti ci hanno mostrato una personalità ottimista, curiosa e aperta ai cambiamenti in corso, volta al futuro e lungimirante, ma anche calcolatrice e contraddittoria, se pensiamo alle circostanze in cui si è svolta la naturalizzazione (il soggiorno “disinteressato” a Tours, il patriottismo smodato di Paix et plébiscite) e al comportamento che assume durante l’assedio di Parigi da parte dei prussiani (pronto a combattere, ma da lontano). Fautore del libero pensiero, dell’azione sociale e del suffragio universale, de Heredia è un repubblicano convinto ed entusiasta che, durante tutta la sua carriera, si schiera con i radicali, presentandosi nelle loro liste. Il suo, tuttavia, è un tipo di radicalismo che non sbarra la strada al dialogo, se necessario, ma non per questo meno convinto o meno sentito. La

1 Estrade, Paul. Op. cit., p.9. 2 Cfr. cap. II.1.

49 moderazione di cui dà prova in Paix et plébiscite, che secondo Estrade si accentua con il passare degli anni3, rappresenta forse uno degli aspetti apparentemente più contradditori della sua personalità politica, che lo condurrà ad accettare la nomina al governo, con il biasimo dei radicali. La sua carriera politica è lunga e ricca di nomine, ma nelle grandi linee possiamo riassumerla cronologicamente in quattro momenti importanti: - gli anni della partecipazione al Consiglio municipale di Parigi, durante i quali iniziano le grandi battaglie per la laicità e la riforma della società, a partire dall’elezione del 13 aprile 18734 (nello stesso periodo, diventa anche Consigliere generale della Senna), fino alla data delle dimissioni, presentate il 28 novembre 18815 in seguito all’elezione alla Camera. L’anno della presidenza al Consiglio municipale, il 18796, rappresenta una pausa nella sua carriera di consigliere7; - gli anni della partecipazione alla Camera dei deputati come rappresentante del dipartimento della Senna, dal 1881 al 1887, presso la quale svolge due mandati; - il 1887, anno in cui riceve l’incarico di ministro dei Lavori pubblici del governo Rouvier8, durante il quale cambiano i suoi centri d’interesse, viste le attività imposte dalla carica, ma non per questo gli ideali che le sostengono; - gli anni successivi al mandato ministeriale, durante i quali è impegnato nella lotta antiboulangista, fino al 1891, anno in cui si ritira dalla vita politica. Vent’anni di attività politica che diventano trenta se sommati agli anni successivi al 1891, durante i quali si occupa di numerose iniziative, soprattutto private, e colleziona le nomine più disparate. Gli inizi non sono di tutto riposo e de Heredia deve affrontare le proteste relative alla validità della sua candidatura, motivate dalla procedura non del tutto conforme alla legge, con la quale ha ottenuto la naturalizzazione. Per una serie di cavilli giuridici, infatti, l’accusa è fondata ma, la fortuna è dalla sua parte poiché «fortunatamente per lui, i suoi avversari hanno omesso un punto importante: formulare la loro richiesta nei tempi legali. Sono stati in ritardo di un giorno, quegli sprovveduti! […]. È questo l’unico motivo per il quale il Consiglio della

3 Estrade, Paul. Op. cit., p.75 4 Le Rappel, n.1712, 17 novembre 1874. 5 Gil Blas, n.744, 1°dicembre 1881. 6 La Lanterne, n.14, 3 agosto 1879. 7 L’Intransigeant, n.171, 1° gennaio 1881. 8 L’intransigeant, n.2513, 31 maggio 1887.

50 prefettura della Senna è stato così costretto a respingere la protesta degli elettori del quartiere di Ternes, senza neanche appurare se de Heredia sia cubano o francese»9. Il nostro diventa presto il candidato ideale del Comitato repubblicano del quartiere Ternes10: è lui l’«uomo sicuro, attivo, incorruttibile e rispettoso»11 di cui hanno bisogno per attuare il loro programma e che diventerà il consigliere devoto, impegnato nella difesa degli «interessi generali della città di Parigi e gli interessi particolari del quartiere Ternes»12. Da questo momento il suo nome è annoverato tra i «consiglieri modello che non si limitano alle questioni di viabilità e bilancio municipale; hanno la tendenza a dare al loro mandato un’estensione tale che questo eguaglia, quando non lo supera, il mandato legislativo»13. Il programma «radicalmente repubblicano» del Comitato, al quale aderisce durante tutta la sua carriera politica, offre a Severiano de Heredia una buona base per mettere in atto le sue iniziative e portare avanti le sue battaglie coerentemente alle proprie idee; questo si basa su «2° rispetto assoluto di tutti i diritti individuali: diritto di manifestare il proprio pensiero, di riunirsi e associarsi liberamente; 3° il diritto per tutti all’istruzione elementare laica che dovrà essere obbligatoria e gratuita; 4° la maggior diffusione possibile dell’insegnamento secondario e superiore, mediante l’apporto e la creazione di borse; 5° L’autonomia municipale e dipartimentale; 6° La separazione irrevocabile tra le Chiese e lo Stato; […] 9° Lo studio paziente e la soluzione progressiva della questione sociale e operaia»14. In questi anni de Heredia si impegna in mille «progetti sull’urbanistica e la viabilità che mirano a modernizzare il quartiere. […] Nello studio della documentazione relativa agli alloggi insalubri»15, vista «l’urgenza di apportare soluzioni a situazioni catastrofiche dal punto di vista dell’igiene e della sicurezza»16. Crea la prima commissione di bilancio, della quale sarà anche il presidente nel 187817 e nel 187918, che permette alla città di fare consistenti economie. Nel 1878, redige un inventario completo delle opere di Parigi, l’Inventaire des œuvres appartenantes à la Villle de Paris, composto da cinque volumi che, come spiega Estrade, sono ancora oggi consultabili nella biblioteca del quartiere di Ternes e, anche se non

9 Le Figaro, n.130, 10 maggio 1873. 10 Le Rappel, n.1712, 17 novembre 1874. 11 Le Rappel, n.2226, 14 aprile 1876. 12 Le Rappel, n.1712, 17 novembre 1874. 13 Le Gaulois, n.2221, 13 novembre 1874. 14 Le Rappel, n.2226, 14 aprile 1876. 15 Estrade, paul. Op. cit., p.76. 16 Ibid. 17 Le Rappel, n.1583, 11 luglio 1874. 18 Estrafe, Paul. Op. cit., p.78.

51 sono mai stati aggiornati, hanno un grande valore storico19. L’Inventaire conferma il suo spiccato senso della collettività e la sua comprensione di una città che, secondo lui, «oltre a numerosi beni immobili, possiede grandi ricchezze artistiche disseminate nei monumenti pubblici e negli edifici religiosi»20; da qui scaturisce l’«interesse incontestabile» di «conoscere con esattezza la parte di patrimonio comune […] di queste ricchezze parigine»21. Nell’agosto del 1879, Severiano è eletto Presidente del Consiglio municipale di Parigi22. Il neopresidente è un politico che ha già «fatto esperienza nel segretariato del Consiglio municipale (1874); nel segretariato e poi nella presidenza di una commissione importante (la 2a, dal 1876 al 1879, responsabile degli affari della prefettura e dell’amministrazione comunale centrale); nella presidenza della Commissione speciale per il bilancio (1878, durante la quale ha dato prova di essere metodico e trasparente) e anche nella vicepresidenza del Consiglio municipale (1878) […], si è fatto conoscere dai suoi colleghi come un repubblicano deciso, dallo spirito laico e dalle innegabili competenze amministrative»23. De Heredia svolge con estrema coscienziosità gli «ardui doveri»24 e le «serie responsabilità»25 che comporta la carica presidenziale; Estrade racconta che «nel corso di questi [dibattiti], ha fatto rispettare il principio di equità tra maggioranza e minoranza. È intervenuto poco nelle discussioni, […], se non per questioni procedurali. […], per principio, per scrupolo di neutralità, si è molto spesso astenuto dal voto»26. Nel febbraio del 1880, il nostro conclude il suo incarico: solo sei mesi, come prevede il regolamento, che rappresentano una pausa nella sua instancabile attività, ma anche una svolta decisiva per la sua carriera politica. Estrade spiega che «questo passe-partout gli ha spalancato le porte della finanza e della politica. Poteva ambire alla carica di deputato»27. Quando nel 1881 fa il suo ingresso alla Camera, de Heredia è ormai un politico affermato e popolare, che la presidenza ha reso più esperto e riflessivo28 e portavoce di numerose associazioni e società. Se la prima volta, il candidato proposto dal Comitato repubblicano per la prima circoscrizione del XVII arrondissement29 è eletto «senza una vera

19 Estrade, Paul. Op. cit., p.78. 20 Le Rappel, n.1983, 15 agosto 1875. 21 Ibid. 22 La Lanterne, n.14, 3 agosto 1979. 23 Estrade, Paul. Op. cit., p.81-82. 24 Le Rappel, n.3433, 4 agosto 1879. 25 Ibid. 26 Estrade, Paul. Op. cit., p.84. 27 Estrade, Paul. Op. cit., p.86. 28 Estrade, Paul. Op. cit., p.88. 29 Le Rappel, n.4167, 7 agosto 1881.

52 opposizione»30, la seconda elezione si rivela meno scontata, soprattutto a causa del cambiamento del sistema elettorale il quale dal voto uninominale passa al voto di lista31. Come racconta Estrade, nel 1885, il Comitato radical socialista della Senna rifiuta la sua candidatura e, per farsi includere nelle liste, de Heredia deve trovare altri organismi che lo rappresentino32. Decisivo è l’intervento del quotidiano la Lanterne che, il 4 ottobre, lo presenta in prima pagina tra i suoi candidati dichiarando con stupore a proposito della sua esclusione che «de Heredia ha servito con grande efficacia il Consiglio municipale, nell’ambito del quale ha fatto parte del gruppo per l’autonomia comunale. È stato presidente del Consiglio municipale, presidente della Commissione di bilancio e, più volte, relatore generale per il bilancio. Alla Camera dei deputati ha continuato a promuovere i diritti di Parigi […] nella discussione sulla legge municipale. Si è interessato, soprattutto dal punto di vista politico, alle istituzioni popolari. Presidente dell’Association philotechnique, ha dato un forte impulso alla diffusione dell’insegnamento professionale. Si è occupato delle società di mutuo soccorso e delle associazioni operaie di pensionamento. Grazie a lui sono stati organizzati i controlli sul lavoro dei bambini nelle officine. È stato fondatore […] di scuole professionali e commerciali per ragazze. De Heredia ha votato quasi sempre con la sinistra radicale. Impossibile capire perché sia stato escluso da alcune liste. Per quanto ci riguarda, lo iscriviamo senza esitare nelle liste della Lanterne tra i deputati uscenti»33. Siamo nel 1886 e, come abbiamo visto nel capitolo precedente, il generale Boulanger è ministro della Guerra. Sulle prime pagine dei giornali i nomi dei due uomini iniziano ad apparire l’uno accanto all’altro: il nostro è impegnato nella commissione di bilancio, che la stampa definisce l’«anticamera del potere per i repubblicani»34, mentre il generale Boulanger, tra riforme e leggi35, è impegnato a costituirsi l’immagine di simbolo del patriottismo nazionale e futuro dittatore della Repubblica, conducendo, nel 1887, alla formazione del “governo di conciliazione” di Rouvier36 e alla nomina di Severiano de Heredia a ministro dei Lavori pubblici. I giornali dell’epoca raccontano versioni diverse degli eventi che hanno condotto il nostro ad accettare l’incarico. Il quotidiano radicale l’Intransigeant del 30 maggio, riporta con orgoglio e soddisfazione che «Rouvier […] aveva creduto che la Sinistra radicale avrebbe

30 Ibid. 31 Estrade, Paul. Op.cit., p.89. 32 Ibid. 33 La Lanterne, n.3088, 4 ottobre 1885. 34 Le Gaulois, n.1308, 27 marzo 1886. 35 Ibid. 36 Cfr. Cap. II.2, p.46.

53 accettato di partecipare alla sua compagine ministeriale. De Heredia, Jullien et Bysset […], hanno rifiutato l’“onore” di decorare la galleria ministeriale e per questo facciamo loro i nostri più sinceri complimenti»37. Il 31 maggio, la Lanterne modera i toni del rifiuto e riferisce che de Heredia, «del quale tuttavia è stato dato per certo il consenso, rifiuta definitivamente qualsiasi incarico. De Heredia, deputato radicale di Parigi, si era impegnato esclusivamente alla condizione espressa di consultare i suoi amici. Dopo averli consultati, ha preso l’unica decisione che gli sembrò adatta alla sua lealtà. Siamo autorizzati a dichiarare il suo rifiuto ufficiale»38. Lo stesso giorno, l’Intransigeant parla di un dubbio di de Heredia ad accettare l’incarico e scrive che «dopo lunghe riflessioni, de Heredia ha definitivamente rifiutato di far parte del governo»39. Che sorpresa, quindi, leggere sul Figaro dello stesso giorno, «de Heredia ha rifiutato il ministero dei Lavori pubblici, che il presidente del Consiglio ha deciso di annettere a quello del commercio. Ma de Heredia ha finito per decidersi e ha reso noto a Rouvier che è pronto a far parte del governo»40. Il Journal des débats, addirittura, racconta che il nostro avrebbe cambiato idea più di una volta e spiega che «per dare un posto alla Sinistra radicale, il presidente […] ha lasciato separati i due ministeri e ha proposto quello dei Lavori pubblici a de Heredia, deputato della Senna. De Heredia ha accettato e, domenica, è anche stato presentato al Presidente della Repubblica da Rouvier […]. Ma, ieri mattina, il deputato della Senna ha cambiato idea e ha comunicato a Rouvier che non poteva far parte del governo. […] Rouvier è tornato all’idea iniziale di unire i due ministeri […]. Abbiamo saputo che, all’ultimo momento, cambiando idea una seconda volta, de Heredia ha informato il Presidente della Repubblica e Rouvier che è d’accordo ad accettare il ministero dei Lavori pubblici»41. È in questo modo che de Heredia, «lavoratore instancabile, pieno di risorse nella gestione degli affari e nell’economia politica. […] un uomo di cinquant’anni che sembra più giovane della sua età; dal colorito più che olivastro; portamento e maniere da gentleman»42, fa il suo ingresso al governo. Il Gaulois scrive che «il colore della sua pelle ha la tonalità di un sigaro colorado […], sembra preferisca gli affari alla politica. […] È prima di tutto un uomo pratico cha trovato il proprio posto in un governo che sostiene di essere esclusivamente un governo d’affari»43. Rouvier, infatti, lo conosce bene, in quanto ha collaborato con lui nella

37 L’Intransigeant, n.2511, 30 maggio 1887. 38 La Lanterne, n.3692, 31 maggio 1887. 39 L’Intransigeant, n.2512, 31 maggio 1887. 40 Le Figaro, n.151, 31 maggio 1887. 41 Le Journal del débats, n. ?, 31 maggio 1887. 42 Le Figaro, n.151, 31 maggio 1887. 43 Le Gaulois, n.1736, 31 maggio 1887.

54 commissione di bilancio alla Camera ed è cosciente delle sue doti e capacità; sa che, più o meno felicemente, ha già intrapreso diverse attività finanziarie, tra le quali la fondazione della Compagnie Générale de correspondance aux chemins de fer44, nel 1881 o la partecipazione al Consiglio d’amministrazione della società assicurativa La République, «impresa a metà strada tra la politica e la finanza […] caratterizzata da una delle forme di repubblicanismo più militanti»45, nel 1879. La reazione della sinistra radicale è violenta: in occasione della prima riunione ufficiale del nuovo governo, durante la quale il più imbarazzato è proprio de Heredia che, «per quanto sia un uomo di colore, arrossisce visibilmente»46, questa richiede di votare per una «nota di biasimo destinata a de Heredia e la sua esclusione dal gruppo per aver accettato un incarico nel governo Rouvier»47. La proposta è rifiutata ma i radicali decidono che «il suddetto de Heredia sarà solo invitato a dimettersi»48. Il Comitato repubblicano del quartiere di Ternes, «ritenendo che de Heredia, nell’accettare un incarico ministeriale […] ha violato l’impegno preso con i suoi elettori radicali del dipartimento della Senna; che in questo modo ha servito i nemici della Repubblica, incoraggiando la reazione nel suo odio contro il generale Boulanger […]. Dichiara quindi di voler ritirare la fiducia a de Heredia e esige le sue dimissioni dall’incarico di deputato»49. Allo stesso modo, il Comitato repubblicano socialista dell’XI arrondissement discute della sua esclusione e decide all’unanimità «che tutti i gruppi radicali socialisti della Senna si riuniscano in un’azione comune per intimare a de Heredia di rassegnare le dimissioni»50, alla quale aderiscono tutti gli altri arrondissement51. Anche la stampa di sinistra si scaglia contro colui che definisce l’«uomo dalle rapide conversioni»52, «il radicale pronto a convertirsi»53. Tutti i giornali parlano del suo voltafaccia, quando Severiano de Heredia solo il mese prima aveva inveito contro «gli pseudo- repubblicani che hanno detenuto il potere fino ad oggi e che si accaniscono ancora per un incarico ministeriale prolungando, con la loro ambizione spudorata, una crisi tanto dannosa per il bene della cosa pubblica»54. Per sminuirne il prestigio politico, si racconta che al

44 Estrade, Paul. Op. cit., p.134. 45 La Croix, n.570, 1° aprile 1885. 46 Le Matin, n.1193, 1°giugno 1887. 47 Ibid. 48 L’Intransigeant, n.2514, 2 giugno 1887. 49 L’Intransigeant, n.2517, 5 giugno 1887. 50 La Justice, n.2699, 5 giugno 1887. 51 L’Intransigeant, n.2526, 14 giugno 1887. 52 La Lanterne, n.3695, 3 giugno 1887. 53 Ibid. 54 Ibid.

55 momento dell’attribuzione del ministero dei Lavori pubblici, a Rouvier sarebbe stato consigliato da un amico di prendere «chiunque, anche un negro». Rouvier, credendo di riconoscere nel tenore delle parole del suo amico un riferimento a de Heredia, il solo deputato di colore allora alla Camera, è andato a trovarlo e gli ha offerto l’incarico vacante, che egli ha accettato»55. De Heredia è definito «il più bel ornamento»56 del governo, si dice che «rappresenta […] così poco, che è stato totalmente ignorato»57. Il nostro non si dimette e, con il passare delle settimane, le acque si calmano58; imperterrito, si lancia nell’avventura ministeriale. Sono anni di grandi lavori e grandi opere che cambiano l’assetto delle città francesi. A Parigi, in particolare, Severiano de Heredia è annunciato come «il ministro della Metropolitana»59. Il progetto tecnico del famoso metró parigino, in attesa da ormai trent’anni60, è infatti finalizzato durante il suo incarico61; sfortunatamente, il governo Rouvier cade prima che de Heredia riesca a portarne a termine la realizzazione. Questo è il suo secondo tentativo: il primo progetto che presenta è infatti rifiutato dalla Camera per le difficoltà tecniche che presenta62. Il ministro non demorde, riesce ad ottenere la formazione di una commissione che studi un nuovo progetto63 e si reca addirittura in Inghilterra64 per studiare la Metropolitana e l’organizzazione delle ferrovie65. Di ritorno dal suo viaggio, annuncia la conclusione del progetto nel quale «ha abbandonato la linea circolare che doveva passare per i boulevard esterni. L’ha sostituita con un'altra linea ferroviaria che si avvicina di più al centro della città e che passa per il boulevard Magenta e il boulevard Saint-Germain, attraversando la Senna verso Châtelet»66; un percorso che ricorda il percorso dell’attuale linea 4 del metró parigino. Il ministro lavora senza sosta e viaggia molto, tanto da ricordare Gambetta, «il commesso viaggiatore della Repubblica»67: si reca in Normandia, per ispezionare i lavori in corso lungo la Senna68; a Dieppe, per l’inaugurazione del nuovo bacino del porto69; a Le

55 Gil Blas, n.6008, 29 aprile 1896. 56 L’Intransigeant, n.2525, 13 giugno 1887. 57 Le Figaro, n.255, 12 settembre 1887. 58 Estrade, Paul. Op. cit., p.97. 59 Le Gaulois, n.1736, 31 maggio 1887. 60 Estrade, Paul. Op. cit., p.97. 61 La Croix, n.1329, 7 ottobre 1887. 62 Le Figaro, n.203, 22 luglio 1887. 63 Le Figaro, n.205, 24 luglio 1887 64 Gil Blas, n.2869, 26 settembre 1887. 65 La Croix, n.1321, 28 settembre 1887. 66 Le Figaro, n.281, 8 ottobre 1887. 67 Le Petit Journal, n.5844, 26 dicembre 1878. 68 Gil Blas, n.2787, 6 luglio 1887. 69 Le Journal des débats, n. ?, 19 luglio 1887.

56 Havre, per l’apertura alla navigazione del canale di Tancarville e del bacino di Bellot, annunciando in questa occasione la presentazione di un progetto di legge per il completamento dei grandi lavori sulla Senna e nel porto di Le Havre70; a Dreux, per l’inaugurazione della ferrovia71. I viaggi e gli eventi pubblici, in alcuni casi, danno a de Heredia l’occasione di svolgere quello che, ai suoi occhi, è il compito per il quale ha accettato l’incarico: la battaglia contro il boulangismo e tutto quello che il generale rappresenta. Mentre è impegnato a Tancarville, Boulanger è ormai partito da Parigi alla volta di Clermont-Ferrand ma, anche da lontano, rappresenta un pericolo per la Repubblica. Il nostro sa che i suoi accoliti sono sempre più numerosi, che anche negli ambienti rurali più isolati si acclama il nome del generale e che tale notorietà è sempre più pericolosa e cerca di arginarne l’irruenza con i discorsi e la presenza attiva. È il caso del discorso pronunciato a Dieppe nel quale, facendo appello «a tutti gli uomini di buona volontà, a tutti gli uomini dotati di discernimento»72, il ministro invita i repubblicani all’unione insistendo sul fatto che il tempo delle «eroiche battaglie»73 è finito: la profonda frattura che separa la sinistra rafforza e incoraggia il sentimento di sfiducia dell’elettorato, spingendolo verso il Napoleone di turno. L’unica soluzione possibile è la concordia, per la quale sono necessarie «riflessione e maturità ai fini dell’opera di pace sociale e politica che portiamo avanti»74. Qualche giorno dopo, de Heredia torna all’attacco a Senlis, in occasione dell’inaugurazione del museo municipale, dove è accolto dalle grida «Viva Boulanger!»75. Il nostro non batte ciglio e durante il banchetto serale, apre il suo discorso insistendo sull’impersonalità della sua carica: a proposito dei ringraziamenti ricevuti dal sindaco di Senlis afferma: «La gioia con la quale accolgo le sue parole amichevoli è accresciuta dal fatto che queste sono rivolte non tanto alle nostre persone, quanto alla politica che rappresentiamo»76. Questa politica è quella che ha già definito a Dieppe e che ora proclama «a voce alta, pubblicamente e davanti a tutto il paese […] una politica esclusivamente repubblicana […]. Abbiamo voluto a tutti i costi e per il bene stesso della Repubblica,

70 Le Gaulois, n.1793, 27 luglio 1887. 71 Gil Blas, n.2835, 23 agosto 1887. 72 Le Rappel, n.6340, 20 luglio 1887. 73 Le Journal des débats, n. ?, 19 luglio 1887. 74 Le Rappel, n.6340, 20 luglio 1887. 75 Gil Blas, n.2806, 25 luglio 1887. 76 De Heredia, Severiano. Discours prononcé le 24 juillet 1887, par M. de Heredia au banquet organisé à Senlis par la municipalité et le comité républicain de l'arrondissement. Paris: A. Hennuyer, 1887, p.3.

57 inaugurare un periodo di concordia e di lavoro»77. Non ci sono dubbi sulla fiducia che nutre nella capacità del suo paese di scongiurare il pericolo boulangista quando afferma che «un paese che dispone di due strumenti come la sovranità nazionale e l’istruzione universale è assolutamente pronto a emanciparsi definitivamente»78. Ricordando che l’ammirazione e il rispetto che il resto d’Europa nutre per la Francia sono dovuti al suo esercito nazionale nato dalla Repubblica, de Heredia attacca direttamente la riforma militare di Boulanger, in particolare l’articolo 49 che prevede l’esonero degli studenti borghesi e degli ecclesiastici79, quando dichiara che «la preoccupazione principale della nostra democrazia è sempre stata quella di dare al paese un vero esercito nazionale […]. L’esercito che vogliamo costituire dovrà comprendere tutti gli uomini, chiunque essi siano e indipendentemente dalla carriera alla quale sono destinati. […] Avremo il privilegio di far trionfare il grande principio del servizio obbligatorio e uguale per tutti iscritto in ogni programma repubblicano»80. Gli inizi della Repubblica sono per il nostro un esempio di condotta in questi tempi di divisione e odio, «in quelle ore lontane, durante le quali il partito repubblicano costituiva una minoranza nel paese, capivamo la necessità di restare uniti. […] Da allora, […] ci siamo creduti al riparo da ogni pericolo, […] abbiamo fatto sgorgare correnti nuove dalle fonti più profonde della nostro democrazia; abbiamo assistito al moltiplicarsi delle scuole di pensiero all’interno del partito repubblicano, sono sorte sette, visioni individuali e sono emersi innumerevoli programmi. Ci siamo dispersi e frantumati. Ci siamo spesso battuti sulla base di equivoci, preferenze personali, infatuazioni infondate, nomi e parole! […] Un odio inspiegabile e una collera inconfessabile sono esplose. Moderati e progressisti […] le violenze sono state le stesse da una parte come dall’altra»81. De Heredia attribuisce la responsabilità del successo di Boulanger proprio a questi aspri conflitti quando afferma: «Avevamo davanti […] tutta una schiera di uomini indecisi senza un pensiero ben definito, eppure disposti a aderire alla Repubblica. Le nostre lotte li hanno spaventati. Le nostre dispute hanno ispirato loro un’irresistibile avversione»82; è a queste persone che si rivolge, «a questa massa alquanto disorientata che, senza entusiasmo, senza alcun fanatismo prestabilito per l’uno o l’altro dogma politico, fluttua indecisa tra i partiti. […] Preghiamo tutti gli amici moderati e radicali di dimenticare la loro animosità»83. Il discorso pronunciato a Senlis non piace ai radicali e la

77 De Heredia, Severiano. Op. cit., p.4. 78 De Heredia, Severiano. Op. cit., p.5. 79 Le Gaulois, n.1358, 16 maggio 1886. 80 De Heredia, Severiano. Op. cit., p.7. 81 De Heredia, Severiano. Op. cit., p.8-9. 82 De Heredia, Severiano. Op. cit., p.10. 83 De Heredia, Severiano. Op. cit., p.12-13.

58 Lanterne, che fino a qualche tempo prima lo presentava tra i suoi favoriti, fa circolare la notizia, non confermata, che il governo procederà alla censura di alcune parti del discorso, nelle quali l’oratore si esprime contro la Germania e che i giornali parigini si sono astenuti dal pubblicare84. La notizia delle dimissioni del nostro inizia a circolare ma, il Gil Blas cerca di fare chiarezza dichiarando che «le voci sulle dimissioni di de Heredia non hanno alcun fondamento. Contrariamente alle affermazioni di un giornale serale, a Senlis, il ministro dei Lavori pubblici non ha fatto alcuna dichiarazione ostile a una potenza straniera»85. Il campo militare è senza dubbio quello in cui Severiano de Heredia si sente più in dovere d’intervenire. L’occasione è offerta dalla mobilitazione del XVII corpo d’armata à Tolosa86, nel settembre 1887, organizzata dal governo «per contrastare le turbolente manifestazioni dei falsi patrioti del boulangismo […]. Fino a quel momento, nessun governo francese aveva osato eseguire un’operazione di una tale portata»87. Il nostro corre ad assistere alle operazioni di trasporto delle truppe, «fiero di dimostrare che l’intero governo, contrariamente a quanto insinua il “candidato plebiscitario”, non è indifferente al pericolo straniero»88. L’accoglienza non è delle migliori e la stampa radicale fa di tutto per discreditarlo e umiliarlo: il Gaulois riferisce che «si pensa a una manifestazione contro de Heredia»89 e per questo gli dedica un articolo intitolato «Un arrivo furtivo» nel quale, facendolo apparire vulnerabile e timoroso, riporta che «de Heredia è appena arrivato col treno da Parigi; nessun giornale lo ha annunciato […]. È salito immediatamente nella sua vettura»90, un pretesto per concludere con la domanda: «si temeva allora una manifestazione ostile alla stazione?»91. Tra insinuazioni e insulti, qualche giorno dopo, nella cronaca della mobilitazione, il giornale riporta che «de Heredia ha inizialmente avuto l‘effetto più deplorevole possibile sulle poche persone che hanno avuto la sfortuna d’incontrarlo. Per noi, sembra un commesso di una bottega vestito a festa. Il meglio a cui riesco a paragonarlo sono quei mercanti che contano i boccali di zucchero al momento del carico delle nostre navi nelle colonie»92.

84 La Lanterne, n.3751, 29 luglio 1887. 85 Gil Blas, n.2812, 31 luglio 1887. 86 Gil Blas, n.2844, 1° settembre 1887. 87 Dreyfous, Maurice. Ce qu’il me reste à dire: un demi-siècle de choses vues et entendues (1848- 1900). Paris: Librairie Paul Ollendorff, 1913, p.219. 88 Estrade, Paul. Op. cit., p.111. 89 Le Gaulois, n.1828, 1° settembre 1887. 90 Le Gaulois, n.1835, 8 settembre 1887. 91 Le Gaulois, n.1835, 8 settembre 1887. 92 Le Gaulois, n.1839, 12 settembre 1887.

59 Alla mobilitazione si collega uno strano aneddoto di documenti sottratti e restituiti, raccontato dal suo amico Dreyfous93 e al quale fa riferimento anche Estrade, la cui importanza risiede nel fatto che indirettamente conduce alle dimissioni del presidente della Repubblica. Dreyfous racconta che de Heredia riceve dal ministro della Guerra i documenti segreti relativi alle operazioni e li conserva al sicuro, in un cassetto della sua scrivania del quale è il solo ad avere la chiave. «Il giorno dopo, […] rimase esterrefatto. Il fascicolo Ferron era scomparso. Rimase ancor più incredulo quando, il giorno seguente, poté leggere sul Figaro, un articolo che rivelava nei dettagli l’intero piano di manovre […]. Ne seguì uno scandalo increscioso […]. La sera dello stesso giorno, come per magia, de Heredia ritrovò il fascicolo allo stesso posto in cui lo aveva messo, allo stesso posto in cui lo aveva cercato invano nelle ultime ventiquattro ore. […] Da questo furto di documenti e dalla falsa direzione data alla ricerca dei suoi autori si scatena, nel momento in cui nessuno ne sospettava l’esistenza, lo scandalo Limouzin-Caffarel-Wilson94 che condusse alla caduta di Grévy con tutte le sue conseguenze»95. Ironia della sorte, è proprio l’indagine sul generale Boulanger, ritenuto responsabile del furto dai suoi avversari, e sulla sua relazione con Madame Limouzin a scatenare lo scandalo. Il governo Rouvier resta operativo fino all’11 dicembre 1887, dopodiché è formato un nuovo governo, dal quale de Heredia è però escluso. Secondo Estrade e sempre per ironia della sorte, il nuovo capo del governo «aveva una buona ragione per allontanare l’ex presidente del Consiglio municipale di Parigi. [De Heredia] era favore all’autonomia della Città, tanto quanto Tirard ne era contrario»96. Il nostro ritorna alla Camera ma continua la sua battaglia contro il boulangismo. Nel 1889, riappacificatosi con il Comitato repubblicano radicale del quartiere Ternes, ormai disilluso dal grande Boulanger che complotta con la destra, aderisce alla Lega d’azione repubblicana antiboulangista e diventa il candidato del Comitato repubblicano radicale antiboulangista alle elezioni legislative97. Anche per i giornali radicali è il favorito e il nostro si lancia nella nuova campagna elettorale. In un appello agli elettori, de Heredia definisce la sua candidatura, una «candidatura di concordia e concentrazione repubblicana»98 e il programma che porta avanti, oltre alla

93 Maurice Dreyfous,(1843-1924). Giornalista, scrittore e editore parigino. (http://data.bnf.fr/12789032/maurice_dreyfous/) 94 Cfr. Cap.II.3., p.50. 95 Dreyfous, Maurice. Op. cit., p.220-221-222. 96 Estrade, Paul. Op. cit., p.100. 97 Estrade, Paul. Op. cit., p.112. 98 La Justice, n.3538, 21 settembre 1889.

60 realizzazione di riforme economiche e sociali previste dal programma radicale, cerca soprattutto di affrontare la minaccia che rappresenta il partito boulangista con la sua politica espansionistica volta alla distruzione e violenza, alla quale « contrappone la politica tollerante e pacifica di una Repubblica basata sul lavoro e la riorganizzazione sociale»99. Partendo dai grandi eventi del passato che hanno condotto alla grandezza della Repubblica, nel suo messaggio agli elettori il nostro insiste sul rischio che comporta votare per gli avversari che «significherebbe voler trascinare il nostro paese nella guerra civile e esporlo a tutte le peripezie della guerra straniera»100. La campagna elettorale consacra Severiano de Heredia come il più grande nemico del boulangismo e unico candidato repubblicano, attorno al quale si riconcilia finalmente tutta la sinistra. Proprio per questo, sono continui i tentativi dei boulangisti di boicottare i suoi interventi durante le riunioni aperte al pubblico, perturbandone lo svolgimento. Il Figaro racconta, ad esempio, che durante una di queste riunioni, «i pochi boulangisti presenti in sala […] decidono d’impedire a de Heredia di prendere la parola. […] per opera dei boulangisti fedeli al loro programma, le interruzioni si susseguono. I repubblicani rispondono gridando “Abbasso Boulanger”! Il teatrino dura una buona mezz’ora. Eppure de Heredia riesce a spiegarsi […] e per farla finita con quel pugno di boulangisti che vorrebbero far fallire la riunione, questa, nella sua stragrande maggioranza, acclama la candidatura di de Heredia»101. Da parte sua, il nostro non si abbassa al livello dei suoi avversari e quando espone il programma antiboulangista quello che colpisce è «la distinzione dell’oratore, che ha disdegnato gli attacchi personali mantenendosi sempre sul piano più elevato dei principi e delle dottrine»102. Il primo turno è un trionfo e con orgoglio de Heredia dichiara: «monarchici e boulangisti hanno cercato di farsi eleggere. Era nel loro diritto, ma la Francia nella sua immensa maggioranza ha appena condannato per sempre le loro teorie. Hanno fallito perché la loro è una politica disfattista e affidata al caso»103. La vittoria sembra assicurata ma, al secondo turno, il nostro non è eletto, come spiega la Lanterne «a causa della strana coalizione creatasi […] tra monarchici e boulangisti»104. In un discorso di qualche mese prima, quasi a spiegare profeticamente le cause del fallimento, de Heredia afferma che «i risultati non

99 La Lanterne, n.4550, 5 ottobre 1889. 100 La Justice, n.3539, 22 settembre 1889. 101 Le Figaro, n.258, 15 settembre 1889. 102 La Justice, n.2537, 20 settembre 1889. 103 La Justice, n.3545, 28 settembre 1889. 104 La Lanterne, n.5963, 18 agosto 1893.

61 rispondono ancora alle nostre aspettative. La causa va attribuita all’inevitabile brancolare di una democrazia giovane e inesperta ma, soprattutto, alle abitudini accumulate da lungo tempo in questo paese, agli incessanti complotti di tutte le fazioni reazionarie coalizzate. […] I nostri avversari […] sfruttano il malcontento e l’impazienza. Sono riusciti a disorientare le nostre fila. Sotto la direzione sovrana del generale da loro scelto come capo, repubblicani smarriti si prestano a compromessi equivoci con i reazionari»105. La sua carriera politica si conclude ufficialmente nel 1891: come spiega Estrade «dal giorno in cui è stato certo che la Repubblica era ormai consolidate e la sua sorte in buone mani, quando il paese […] aprendo gli occhi ha detto no all’avventura boulangista, ha saputo che poteva fidarsi dei repubblicani; con loro la Repubblica avrebbe prosperato e lui, anche se sempre disponibile a servirla, poteva dedicarsi senza rimorsi ad altre occupazioni pubbliche e private»106.

105 La Justice, n.3538, 21 settembre 1889. 106 Estrade, Paul. Op. cit., p.114-115.

62 III. 2. La laicità, l’insegnamento e il riformismo sociale

La laicità, l’insegnamento e la riforma della società sono i principi fondamentali attorno ai quali Severiano de Heredia organizza il suo programma di lavoro: un progetto organico, inglobante iniziative di natura non solo politiche e sociali, ma anche culturali, economiche e finanziarie, necessarie al progresso e allo sviluppo della società. Secondo il suo punto di vista, la laicità rappresenta la condizione imprescindibile soggiacente alla realizzazione di qualsiasi tipo di iniziativa privata e di qualsiasi riforma, in assenza della quale la società non potrebbe evolversi. Nella sua battaglia per la laicità, Severiano de Heredia è profondamente ispirato dall’ideologia di Jules Ferry, l’uomo che ha «cercato di strappare Dio dal cielo»107, il «fondatore»108, il cui «principio era semplice e fecondo: credeva nella Scienza e nella Democrazia, […] voleva sottrarre lo sviluppo intellettuale e morale di tutti i cittadini francesi, […] al giogo esclusivo e settario delle confessioni religiose, secolarizzare l’insegnamento pubblico, perché la nostra società è una società libera e laica»109; è lui che ha introdotto principi quali la «laicizzazione dell’insegnamento elementare»110, la «neutralità religiosa della scuola»111, facendoli includere nel diritto positivo112; sempre lui l’ideatore della legge del 30 ottobre 1886, il cui articolo 17 prescrive la laicità del personale docente di qualsiasi tipo di scuola pubblica, grazie alla quale il principio di laicità è pienamente realizzato113. La legge rappresenta, infatti, il coronamento di un processo di riforme innescatosi con la legge del 9 agosto 1879 e che conduce corpus di leggi comunemente note come «leggi scolastiche di Ferry»114 e destinate a rendere «l’insegnamento elementare […] obbligatorio, gratuito e

107 Robiquet, Pierre. Discours et opinions de Jules Ferry. Parigi: Armand Colin & Cie, 1895, vol.3, p.VII. 108 Robiquet, Pierre. Op. cit., p.VI. 109 Ibid. 110 Robiquet, Pierre. Op. cit., p.VII. 111 Ibid. 112 Ibid. 113 Ibid. 114 Possiamo dividerle le leggi in due gruppi. Al primo gruppo appartengono le leggi che vanno nella direzione della laicità, l’affermano e cercano di epurare la scuola dalle influenze religiose: la legge del 9 agosto 1879, che prevede l’istituzione, in ogni dipartimento, di Ecoles normales primaires, (scuole per la formazione dei docenti), allo scopo è di sostituire il personale docente religioso con insegnanti laici anche donne, la legge del 27 febbraio 1880, che prevede l’esclusione dei rappresentanti della Chiesa dal Consiglio superiore dell’istruzione pubblica e quella del 18 marzo 1880, che all’articolo 7, cerca di escluderli anche da qualsiasi tipo d’insegnamento114. Al secondo appartengono le leggi che si concentrano sulla questione della diffusione dell’insegnamento laico, quali la legge del 16 giugno 1881, che stabilisce «la gratuità assoluta dell’insegnamento elementare nelle scuole pubbliche» e l’attestato d’idoneità per insegnare nelle scuole elementari, e la legge del 28 marzo 1882114 che

63 laico»115. Il nostro si conforma alla concezione della laicità di Ferry, intesa come un valore appartenente ad «una patria morale, un insieme d’idee e aspirazioni che il governo deve difendere in quanto patrimonio delle anime di cui ha la responsabilità»116. Se la missione del governo è difendere la laicità, quella degli insegnanti è di trasmettere ai bambini un’educazione morale e civica; una fase fondamentale per preparare gli individui ad essere buoni cittadini, sulla quale si basa la nuova repubblica per il suo consolidamento. In una lettera indirizzata al corpo docente in occasione dell’applicazione della legge de 28 marzo 1882, sull’obbligo di frequenza, Ferry spiega che «la legge del 28 marzo è caratterizzata da due provvedimenti che si completano senza contraddirsi: da una parte, esclude l’insegnamento di un qualsiasi dogma particolare dal programma obbligatorio; dall’altra, mette al primo posto l’educazione morale e civica. L’educazione religiosa appartiene alla famiglia e alla Chiesa, l’educazione morale alla scuola. […] l’insegnante, mentre insegna a scrivere ai bambini, insegna loro anche le regole di base della vita morale che sono universalmente accettate quanto quelle della lingua e del calcolo […] in ogni insegnante, c’è un collaboratore o una collaboratrice naturale del progresso morale e sociale, […], limitatevi all’incarico che la società vi ha assegnato e che ha ugualmente la sua nobiltà: porre le prime e solide basi della semplice moralità»117. La grande responsabilità di cui sono investiti gli insegnanti ne cambia il ruolo nella società che, da ora in poi, assume un’importanza centrale; allo stesso tempo, l’importanza della loro missione educativa, pone la questione fondamentale della loro formazione. Severiano de Heredia inizia la sua attività esattamente negli anni delle grandi battaglie e riforme che hanno condotto all’attuazione di queste leggi ed è innegabile che, a livelli diversi secondo gli incarichi, municipale o dipartimentale, ha fortemente contribuito alla loro applicazione. Come conferma Estrade, «è stato uno degli artefici dell’avvento di queste leggi che hanno fondato e consolidato la nostra repubblica»118 e aggiunge che, già tra il 1871 al 1873, de Heredia è impegnato «nella diffusione dell’insegnamento elementare e professionale e nella crociata che si prepara in vista dell’insegnamento laico, gratuito e obbligatorio»119.

sancisce l’obbligo di frequenza dai 6 ai 13 anni, per i bambini dei due sessi. http://www.senat.fr/evenement/archives/D42/. 115 Robiquet, Pierre. Discours et opinions de Jules Ferry. Parigi: Armand Colin & Cie, 1895, vol.3, p.VII. 116 Ibid. 117 Ferry, Jules. In: Robiquet, Pierre. Op. cit., vol. VII, p.259-262. 118 Estrade, Paul. Op. cit., p.54. 119 Estrade, Paul. Op. cit., p.74.

64 Quando è eletto consigliere municipale del quartiere di Ternes nell’aprile del 1873120, Severiano de Heredia è già «membro fondatore e rappresentante delegato della Società delle scuole laiche»121 e ha le idee chiare e all’avanguardia in materia scolastica. Attento alla situazione internazionale, efficace termine di paragone per individuare i miglioramenti da attuare nel paese, conosce il sistema americano ed è convinto della necessità, in Francia, di «un intervento più energico da parte dello Stato e delle municipalità»122. È l’orgoglioso consigliere di un Consiglio che, come egli stesso dichiara durante una cerimonia ufficiale presso la scuola laica per ragazze del I arrondissement, stanzia a favore dell’istruzione molto più di quanto l’Impero abbia mai fatto, confermando il suo reale impegno nella diffusione dell’insegnamento laico123. La prima grande battaglia della sua «crociata»124 e quella per la separazione tra la Chiesa e lo Stato: una lotta lunga alla quale partecipa con risoluzione, senza però riuscire ad assistere alla grande vittoria rappresentata della legge definitiva sulla separazione Chiesa- Stato, del dicembre 1905125. Secondo Estrade siamo davanti a un precursore: la questione assume per lui un’importanza fondamentale a tal punto che, nella sfera privata, «agli inizi degli anni [18]70, de Heredia ha preso le distanze dalle pratiche religiose del cattolicesimo […]. Il suo unico credo è il libero pensiero. […] Questa scelta di rompere con i sacramenti e le convenzioni cattoliche, la applica a sé stesso e ai suoi figli. Infatti, nella sua esistenza di uomo libero non c’è alcuna traccia di matrimonio religioso, battesimo, comunione o rito religioso»126. Il nostro è un uomo d’azione e diventa il portavoce degli abitanti del quartiere di Ternes, per denunciare episodi di abusi da parte del clero e aprire inchieste, come nel caso seguente, nel quale «in nome di alcuni padri di famiglia, de Heredia lamenta il fatto che il clero del XVII arrondissement interviene nelle scuole e minaccia i bambini che non vanno a messa o che non si confessano, violando le prescrizioni della legge; a volte, addirittura, confessano i bambini all’interno della scuola»127. Secondo de Heredia, «la Chiesa è troppo

120 Le Rappel, n.1142, 12 aprile 1873. 121 Le Journal des débats, n.?, 26 marzo 1873. 122 Le Rappel, n.1280, 28 agosto 1873. 123 Ibid. 124 Estrade, Paul. Op. cit., p.74. 125 Legifrance. Le sérvice publique pour la diffusion du droit. (https://www.legifrance.gouv.fr/affichTexte.do?cidTexte=LEGITEXT000006070169&dateTexte=20080 306). Severiano de Heredia muore nel febbraio 1901, cfr. cap. I.1, p.1. 126 Estrade, Paul. Op. cit., p.52-53. 127 Le Rappel, n.2186, 5 marzo 1876.

65 potente»128 e la sua propaganda va limitata in tutti i modi possibili: il modo più efficace per ostacolarla è smettere di finanziarla. Nell’amministrazione municipale, tale punto di vista si traduce in una forte opposizione alla parte di bilancio da destinare ai culti religiosi, direttamente o indirettamente. Infatti, non sono pochi i casi di associazioni e società vicine agli ambienti clericali, che richiedono finanziamenti pubblici e il nostro dimostra molta vigilanza nel dare il suo accordo. Questo è il caso, ad esempio, dell’Association pour l’éducation de la jeunesse ouvrière i cui membri, secondo il rapporto presentato al Consiglio municipale da Severiano de Heredia, «appartengono per la maggior parte al partito legittimista e […] il Consiglio non può riconoscere un istituto di utilità pubblica in un’associazione che non presenta garanzie sufficienti di tolleranza»129; anzi, «sembra, invece, che questa Società promuova molte opere di propaganda clericale non solo a Parigi, ma anche nei dipartimenti»130. Il dibattito è acceso: siamo nell’epoca in cui la questione operaia s’impone con tutta la sua urgenza, gli operai rivendicano il diritto di associarsi liberamente e, anche se li affianca nella loro lotta, il nostro non è meno risoluto nelle sue posizioni. La sua vigilanza lo porta ad indagare, fare ricerche, parlare con la gente e le prove che raccoglie sono schiaccianti: la richiesta dell’Associazione è respinta131. Questo è solo un esempio della determinazione di cui Severiano de Heredia dà prova nelle questioni che reputa fondamentali: è tra i primi ad esprimere le sue opinioni, considerate molto importanti non solo dagli elettori, ma anche dai suoi colleghi. Come spiega Estrade, insieme sono animati da uno spirito d’iniziativa che va fino a superare i limiti imposti dalla loro carica132. Questo è il caso del voto presentato al Consiglio municipale dalla maggioranza dei suoi membri, tra i quali de Heredia, a proposito della questione cruciale della parte di bilancio da destinare al culto religioso: «Il Consiglio, considerando che la città di Parigi è la principale interessata all’abolizione dei privilegi del clero […] ritenendo sia contrario al principio di equità che le persone non praticanti siano tenute a contribuire alle spese occasionate dal bilancio dei culti religiosi; esprime il seguente auspicio: “Che i privilegi ecclesiastici siano aboliti e che i ministri dei diversi culti siano soggetti al diritto comune; […] che il Parlamento, separando la Chiesa dallo Stato, si astenga dal destinare ai culti il minimo stanziamento nel 1880»133.

128 Le Rappel, n.2216, 4 aprile 1876. 129 Le Temps, n.4846, 22 giugno 1874. 130 Le Journal des débats, n.?, 21 giugno 1874. 131 Ibid. 132 Estrade, Paul. Op. cit., p.53. 133 Le Rappel, n.3347, 10 maggio 1879.

66 La questione della separazione ha un’importanza tale che, durante l’incarico presidenziale, nonostante l’imparzialità che esige la carica, il nostro interviene eccezionalmente in occasione del dibattito sugli stanziamenti da destinare ai culti religiosi nel bilancio dell’anno 1880134: il Consiglio rifiuta di votare a favore e nel braccio di ferro con l’autorità centrale, prima del secondo voto, de Heredia dichiara: «Da quando ho avuto l’onore di essere a capo di questa assemblea, ho creduto fosse mio dovere astenermi dal prender parte alle diverse votazioni che hanno avuto luogo, esprimendo così attraverso questa astensione, l’imparzialità del vostro presidente. Ma oggi, la questione è troppo importante per non dichiarare che, da consigliere municipale, voterò a favore delle decisioni della Commissione; inoltre, se in virtù delle misure previste dall’articolo 27 della legge del 18 luglio 1837135, la mia decisione è decisiva per il Consiglio, è in questo senso che deciderò»136. Siamo nel 1879: il 1°agosto Severiano de Heredia è eletto presidente e il 9 agosto è varata la legge che prevede la laicità del personale docente, con la grande novità dell’inclusione delle donne all’interno della categoria. L’impegno del nostro in questa direzione è completo e il discorso d’elezione alla presidenza del 2 agosto lo conferma: approfittando della solennità dell’occasione, il nostro dichiara che «la grande riforma della laicità della categoria degli insegnanti è iniziata e continuerà nonostante le proteste disperate dei nostri nemici. (Molto bene, molto bene!)»137. La legge è immediatamente applicata e una delle prime misure adottate dal Consiglio municipale è proprio quella di «procedere, per la fine delle vacanze estive, alla sostituzione generale dei frati e delle suore con maestri e maestre laiche in tutte le scuole elementari del comune»138. Come abbiamo detto, la formazione degli insegnanti laici diventa di primaria importanza e, al di fuori del Consiglio municipale, il nostro partecipa e promuove l’attività della Société des instituteurs et institutrices laïques libre de la Seine. Come egli stesso spiega, in occasione della cerimonia di consegna dei diplomi che è chiamato a presiedere nel 1883, il ruolo della Société è estremamente importante in quanto, oltre a formare i futuri insegnanti, sovviene alle loro necessità per quanto riguarda la previdenza sociale e la pensione e porta avanti una vera e propria campagna per la diffusione della cultura; infatti, «dal punto di vista

134 Estrade, Paul. Op. cit., p.55. 135 La legge attribuisce una personalità giuridica ai comuni e nuove funzioni ai sindaci, che si aggiungono a quelle tradizionali di funzionario di Stato. In particolare, l’articolo 27 stabilisce che, in caso di parità di voti, il voto del Presidente è decisivo. (https://www.senat.fr/rap/r07-074/r07- 0741.html). 136 Estrade, Paul. Op. cit., p.55. 137 Le Rappel, n.3433, 4 agosto 1879. 138 Le Lanterne, n.240, 9 agosto 1879.

67 individuale, stanza aiuti in caso d’infortunio e malattia, la pensione agli insegnanti anziani o malati; dal punto di vista professionale, grazie ai suoi corsi normali, prepara ogni anno numerosi giovani, ragazzi e ragazze, alla carriera dell’insegnamento; si occupa di studi pedagogici, esamina i lavori che le vengono sottoposti, incoraggia gli autori di libri, dispositivi e metodi utili; gestisce una biblioteca e un museo scolastico»139. La battaglia per la diffusione dell’insegnamento laico e gratuito, «affermazione solenne del diritto del libero pensiero»140, prosegue con la laicizzazione delle scuole esistenti141 e continua con l’istituzione di numerosi licei142 e istituti, soprattutto tecnici e professionali, indispensabili per l’inserimento dei cittadini nel complesso mondo del lavoro moderno in quanto sono quelli che meglio rispondono all’esigenza di «un orientamento chiaro per le nuove generazioni che crescono in preda all’indecisione. Sì, si devono introdurre nozioni esatte in questi giovani cervelli, che si fondino sulla ragione […], sulle percezioni ben nette della coscienza umana liberamente consultata. […] dobbiamo impegnarci con più determinazione di quanto abbiamo mai fatto sulla via della ragione e dell’analisi. […] È in gioco la felicità di tutti questi bambini che vengono a voi. È in gioco soprattutto il futuro della nostra democrazia francese»143. Se la questione della diffusione dell’insegnamento tecnico e professionale rappresenta il punto principale del suo programma, l’inclusione delle donne di tutte le età in suddette scuole ne rappresenta il punto di forza. Sostenitore entusiasta di qualsiasi decisione del Consiglio di stanziare somme di denaro in borse di studio destinate alle scuole superiori d’insegnamento professionale e manuale per giovani ragazze144, Severiano de Heredia tiene due conferenze sul ruolo fondamentale delle società laiche d’insegnamento popolare a Parigi. La prima, addirittura con ingresso a pagamento, a favore della Scuola commerciale per giovani ragazze145si rivela un successo: il nostro gode di un’ottima reputazione, è noto per la sua serietà e il suo elettorato gli è fedele, non sono poche le persone pronte a pagare per ascoltare i suoi discorsi; la seconda, presso il Salon de l’Etoile, sull’istruzione delle donne, a favore della scuola professionale per giovani ragazze della rue Vernier146, uno dei primati attribuibili al nostro in materia d’insegnamento: fondata nel 1880, grazie alla sua

139 Le Rappel, n.4974, 23 ottobre 1883. 140 Gil Blas, n.832, 27 febbraio1882. 141 Le Rappel, n.4049, 11 aprile 1881. 142 Ibid. 143 Journal officiel de la République française. Débats parlementaires. Sénat: Compte rendu in- extenso, a.1886, p.501-502. 144 La Lanterne, n.807, 7 luglio 1879. 145 Le Temps, n.6168, 8 marzo 1878. 146 Le XIXe siècle, n.4427, 17 febbraio 1884.

68 collaborazione, dalla sua stessa moglie147, «è la sola di Parigi ad essere totalmente gratuita. […] Il suo scopo, tanto nobile quanto pratico, è avviare le giovani ragazze alle attività professionali, fornendo loro allo stesso tempo un’istruzione solida e un’educazione civica»148. Il verbale della seduta del Consiglio municipale del 23 ottobre 1883, conferma che la scuola, oltre a essere «assolutamente gratuita», è anche «esclusivamente laica»149 e, interessante per capire il suo funzionamento, aggiunge che «è specialmente destinata a preparare le giovani ragazze a lavorare nel commercio e nei mestieri dell’industria. I corsi si dividono in corsi generali e professionali. Comprendono tre anni di studi. I corsi generali includono: la lingua francese, l’aritmetica, la storia, la geografia, l’igiene, le scienze, l’insegnamento morale e l’educazione civica. I corsi professionali includono: il disegno industriale, l’inglese, taglio e cucito, la confezione, la lingerie, la contabilità, ecc. Le basi della stiratura, delle faccende domestiche e della cucina sono proposte indistintamente a tutte le allieve, allo scopo di prepararle ai doveri e alle esigenze della famiglia»150. Come dichiara la fondatrice in occasione dell’Assemblea generale dell’aprile 1882, la scuola ha lo scopo principale di «fornire brave operaie e impiegate intelligenti alle nostre industrie e, alla famiglia, donne solidamente temprate, convinte del loro dovere, coscienti del ruolo che devono svolgere nella nostra società repubblicana»151. Il successo è immenso e le prime donne iniziano ad occupare posizioni di rilievo: «nel 1886, due studentesse della scuola ricevono un attestato in ragioneria al concorso della città di Parigi, in seguito a questo esame, una entra a far parte dell’Unione delle Donne di Francia e l’altra del Credito lionese»152. In un rapporto redatto nel 1889, si legge che il successo della scuola è dovuto al fatto che «l’abile direttrice che la dirige non cerca solo di munire le studentesse di un valore professionale medio; […] in altre parole, non cerca di fare eccezioni dal punto di vista intellettuale. Credo che il suo successo derivi anche dal suo impegno nello sviluppare nelle allieve le qualità

147 Le Radical, n.37, 6 febbraio 1889. A questo proposito, è il caso sottolineare una piccola imprecisione del Prof. Estrade il quale attribuisce la fondazione della scuola professionale della rue di Vernier alla collaborazione di Severiano e la creazione, nello stesso periodo, di un’altra scuola professionale alla rue di Bayen per iniziativa di sua moglie. In realtà secondo le nostre ricerche, si tratta della stessa scuola professionale, fondata nel 1880 dalla moglie e trasferitasi il 6 febbraio 1889 dalla rue de Vernier alla rue Bayen. 148 La Justice, n.261, 2 ottobre 1880. 149 Rapport – Conseil municipal de Paris. Annexe au procés-verbal de la séance du 22 octobre, a.1883, n.81, p.136-137. 150 Rapport – Conseil municipal de Paris. Annexe au procés-verbal de la séance du 22 octobre, a.1883, n.81, p.137. 151 Bulletin/Société de protection des apprentis et des enfants des manufactures, a.23, 1889, p.509. 152 Bulletin/Société de protection des apprentis et des enfants des manufactures, a.23, 1889, p.507.

69 morali più elevate: l’integrità, la giustizia, la coscienza, il rispetto di sé stessi, il senso della responsabilità»153. Accanto alle scuole professionali, Severiano de Heredia difende anche le scuole specializzate, ovvero destinate ad una certa categoria di ragazze, come la scuola destinata alle figlie dei Legionari154; la loro specialità risiede nel fatto che offrono un tipo particolare d’istruzione, che si adatta alle esigenze d’inserzione delle giovani nella società. «Cifre alla mano», de Heredia dichiara che le studentesse ricevono «un’eccellente istruzione professionale e che imparano anche a cucinare, una grande innovazione da non disdegnare per la stabilità del loro futuro; […] [d]al punto di vista dei programmi e dei metodi d’insegnamento, in questo ambito, conviene mantenere alcune differenze»155e, secondo lui, «è positivo moltiplicare gli esperimenti nella questione così delicata dell’istruzione delle donne»156; in quest’ottica, le scuole speciali vanno salvaguardate dalli imposizione «del programma comune dello Stato»157. La battaglia per la diffusione dell’insegnamento non si ferma alle donne e ai bambini, ma continua nella direzione dei sordomuti, con proposte la cui utopia, evidenziata dall’ironia dei giornali dell’opposizione, ricorda i tempi di Paix et plébiscite: nel 1882, il nostro collabora ad una commissione di ricerca il cui scopo è di «studiare il modo di rendere accessibili a tutti i bambini sordomuti i vantaggi dell’istruzione»158. Per due anni di seguito, sfortunatamente senza successo, Severiano de Heredia propone un progetto di legge destinato a modificare lo statuto degli istituti per sordomuti, fino a quel momento istituti di beneficenza, in vere e proprie scuole. Secondo il Figaro, la legge non comporterebbe alcun beneficio ai sordomuti, ma solo un semplice cambiamento d’amministrazione; facendo il verso a chi ne afferma l’utilità e fa progetti, il giornale ne cita il punto di vista secondo il quale i sordomuti «avrebbero qualcosa da guadagnare da questo cambio di competenze. Lo conferma il fatto che sarebbe istituita una scuola normale speciale per la formazione d’insegnanti a loro destinati; inoltre, numerosi ispettori, sempre speciali, andrebbero ogni anno a verificare i loro progressi nelle lettere e nelle scienze. Il regime universitario permetterebbe a questi poveri bambini di ricevere la stessa istruzione degli studenti delle altre scuole; addirittura, dicono i più svegli, ce ne sarebbero già alcuni che sono stati elevati come piccoli prodigi grazie a un metodo che, per

153 Bulletin/Société de protection des apprentis et des enfants des manufactures, a.23, 1889, p.510. 154 Le Gaulois, n. ?, 12 dicembre 1884. 155 Ibid. 156 Ibid. 157 Ibid. 158 Le Figaro, n.360, 26 dicembre 1882.

70 esser stato condannato in tutti i congressi e da tutte le personalità competenti, gode ancora di del grande favore degli uffici della rue de Grenelle159. Davvero, non devono aver mai visto un sordomuto per essersi fatti un’idea così utopistica dell’intelligenza di questi poveri infermi»160. Grazie all’impegno costante e alla dedizione assoluta dimostrata alla causa dell’insegnamento tecnico e professionale, nel 1881 Severiano de Heredia riceve la prestigiosa carica di Presidente dell’Association philotechnique ed è l’unico ad aver svolto tale mandato tre volte di seguito161. L’Association, come si legge nell’introduzione di un discorso di Jules Ferry del 1891, è fondata nel 1848 ed è una dei soli tre istituti di Parigi destinati a «volgarizzare tra gli operai le nozioni più indispensabili […] dando all’insegnamento un carattere più particolarmente professionale»162. I nomi associati alla storia dell’Association sono importanti e in alcuni casi molto noti, «ha avuto per fondatore Lionnet, professore presso il liceo Louis-le-Grand163 […]. Napoleone III ha voluto appropriarsene, ma l’Association ha resistito alle allettanti proposte del sovrano […]. Victor Hugo ne è stato presidente, Carnot164, de Hérédia, e per finire Jules Ferry»165. Oggi l’Association, «fiera dei suoi padri, è ancora viva ed efficace. Grazie alla devozione dei suoi professori volontari, elargisce una formazione […] a circa 5.500 adulti. L’Association riunisce tutti coloro che cercano una migliore formazione e un perfezionamento della cultura»166. Concetti ovvi ai giorni nostri, che nascono proprio dal fermento di questa epoca di totale riassetto della società, durante la quale un’istituzione come l’Association rappresenta «una vera e propria falange sacra, sempre pronta a contribuire all’opera di rinnovamento intellettuale e sociale che preoccupa, in modo più che legittimo, le autorità pubbliche»167. Sono le parole che il nostro pronuncia durante un discorso e che confermano

159 Strada nella quale è sito il Ministero dell’Education nationale. (https://fr.mappy.com/poi/50aeae9684aec948e5dfa708 - /1/M2/TGeoentity/F50aeae9684aec948e5dfa708/N151.12061,6.11309,2.32076,48.85661/Z8/). 160 Le Figaro, n.360, 26 dicembre 1882. 161 Estrade, Paul. Op. cit., p.56. 162 Robiquet, Pierre. Op. cit., vol.7, p.366. 163 Presitgioso liceo parigino presso il quale, ricordiamo, ha studiato anche Severiano de Heredia (Cfr. Cap. I.1, p.5). 164 Lazare-Hippolyte Carnot, (1801-1888). Sostenitore della repubblica durante i moti del 1848, diventa Ministro dell’istruzione nello stesso anno, ma si dimette a causa delle ostilità provocate dalla sua riforma scolasticat ra i cattolici e i conservatori. (http://www.treccani.it/enciclopedia/lazare- hippolyte-carnot/). 165 Robiquet, Pierre. Discours et opinions de Jules Ferry. Parigi: Armand Colin & Cie, 1893-1898, vol.7, p.366. 166 Association philotechnique. (http://www.philotechnique.fr/index.asp). 167 Journal officiel de la République, a.18, n166, 21 giugno 1886, p. 2783.

71 l’attenzione che presta alle dinamiche in atto in Europa in quel momento preciso: «ovunque […] la stessa preoccupazione abita gli animi; in Inghilterra, in Germania e in Italia, in tutti i paesi che fino ad oggi erano sembrati rimanere indietro nel nuovo movimento intellettuale, industriale e commerciale; in tutti questi paesi, assistiamo sempre più al manifestarsi della buona volontà; giorno dopo giorno, assistiamo alla nascita di nuove società. Innanzi a una tale coalizione d’intelligenze che si risvegliano ovunque, a nostra volta, dobbiamo […] fornire al Governo della Repubblica, […], all’insegnamento ufficiale, una collaborazione sempre più grande. L’evoluzione a cui assistiamo è delle più grandiose. Intendiamo costituire nel nostro paese, definitivamente, uno nuovo stato intellettuale e morale»168. Anche all’interno dell’Association svolge un’attività instancabile per ampliarne le sezioni professionali, farla riconoscere e darle prestigio169; il nostro si fa onore e al ministero dell’Istruzione si dice che «con la sua energia, con la sua profonda conoscenza delle esigenze degli abitanti di Parigi, con il senso delle realtà pratiche di cui è un grande conoscitore, è lui che ha progressivamente stabilito, senza mai fermarsi, l’insegnamento professionale che completa così felicemente i corsi d’istruzione elementare e superiore»170. La promozione dell’insegnamento continua e le collaborazioni a società e associazioni, nonché le presidenze, non finiscono qui. Per citare gli eventi più importanti: oltre alla Société des écoles laïques, della quale abbiamo già parlato, il nostro è membro della Ligue de l’enseignement171 e assume un ruolo importante in occasione del gran congresso che mira a dare alla Ligue la sua forma federale; nel maggio del 1883, Severiano de Heredia diventa presidente onorario della Société de l’Ecole d’horlogerie di Parigi, «gruppo fondatore della prima Ecole professionnelle indépendante française»172; qualche anno dopo, il suo nome appare nella lista dei membri del Comitato d’organizzazione del congresso internazionale sull’insegnamento elementare173. In una sua succinta biografia a lui dedicata si legge che è membro della Société pour l’instruction primaire e della Société pour l’instruction républicaine, nonché vicepresidente della Ligue internationale pour l’enseignement, sezione

168 Journal officiel de la République, a.18, n166, 21 giugno 1886, p. 2783. 169 Estrade, Paul. Op. cit., p.56. 170 Spuller, Eugène. Au Ministère de l’Instruction publique: discours, allocutions, circulaires. Paris: hachette, 1888-1895, vol.2, p.45. 171 Le Gaulois, n.584, 19 aprile 1881. La Ligue, fondata dal giornalista Jean Macé, è una delle più importanti organizzazioni culturali e una delle più antiche società repubblicane e laiche francesi. (http://www.laligue.org/qui-sommes-nous/). 172 Revue chronometrique, a.28, vol.12, n.321, p.353. 173 Revue des sciences et des lettres, n.1, 1°gennaio 1889.

72 sud-americana (1890) e membro del comitato per il perfezionamento del Conservatoire nationale des arts et des métiers174. Fautore della «diffusione dell’istruzione attraverso la scuola e i libri»175, l’istituzione delle prime biblioteche municipali, a Parigi e nel dipartimento della Senna, è forse il suo successo e primato più importante: luoghi d’incontro privilegiati per la circolazione delle idee, le biblioteche sono accessibili a tutti e, soprattutto, gratuite. Il nostro propone numerose iniziative per trovare nuovi locali, svilupparne e migliorarne il funzionamento e propone l’attuazione di grandi novità, come il prestito a domicilio176 che, poco a poco, iniziano a diffondersi suscitando ulteriormente l’interesse dei lettori. La sua perseveranza è premiata e, come conferma la Justice, «il successo delle biblioteche municipali è sempre più grande; tale movimento ha raggiunto i comuni più piccoli della periferia. Presto, ogni arrondissement di Parigi, ogni comune del dipartimento della Senna avrà la propria biblioteca municipale»177. E anche di più, perché nel corso degli anni si moltiplicano a tal punto, che ormai, come afferma de Heredia, in molti quartieri, non c’è più abbastanza spazio per accoglierle: la soluzione a questo problema, secondo de Heredia, sono le scuole, ovvero «che per ogni quartiere, una sala in una delle ottanta scuole laiche a disposizione sia destinata all’allestimento di una biblioteca municipale»178. Nel dibattito sulla loro utilità pubblica e sul loro stato generale, il nostro non si risparmia nella loro difesa, senza per questo perdere lo spirito critico che gli permette di avanzare sulla via del progresso. L’iniziativa del prefetto della Senna di organizzare uno scambio internazionale di documenti, destinato alla creazione di una biblioteca unica delle amministrazioni del mondo intero, gli dà la possibilità di esprimere il suo parere sullo stato delle biblioteche a Parigi nel 1878 e metterlo a confronto con quello degli altri paesi: il nostro conferma che «le biblioteche municipali sono molto frequentate, i cataloghi ben compilati»179, la scelta dei libri lontano dall’essere effettuata «con spirito antiliberale e arretrato»180; ma, estremamente esigente e attento, aggiunge però che «la concorrenza in questo campo non può inoltre che essere feconda e dobbiamo riconoscere che Parigi, rispetto ad alcune città straniere, si trova in uno stato d’inferiorità deplorevole»181.

174 Mayeur, Jean-Marie. Les parlementaires de la Seine sous la Troisième République-II. Dictionnaire biographique. Paris: Publications de la Sorbonne, 2001, p.308. 175 La Justice, n.87, 11 aprile 1880. 176 Ibid. 177 Ibid. 178 Le Journal des débats, n. ?, 14 agosto 1876. 179 Le Temps, n. 6454, 22 dicembre 1878. 180 Ibid. 181 Ibid.

73 Nel giugno del 1883, «l’amministrazione municipale di Parigi decide che in ogni quartiere della città saranno istituite biblioteche popolari gratuite per la consultazione sul posto e il prestito di libri a domicilio»182; in quell’occasione, il consigliere Abel Hovelaque183 ricorda che «lo sviluppo delle biblioteche municipali è dovuto all’iniziativa di de Heredia, attualmente deputato di Parigi»184, attribuendogli definitivamente il merito di questo straordinario successo. Questo è un risultato importante per Severiano de Heredia e i suoi colleghi, che continuano a lavorare ai miglioramenti necessari per offrire un servizio utile e efficace, sia per i lettori che per le amministrazioni. Interessante a questo proposito, è la proposta relativa alla riforma del sistema di fornitura dei libri che, fino a quel momento, avviene tramite invio da parte della Mairie centrale. Tenuto conto che le «spese di trasporto assorbono una parte del credito»185 destinato alle biblioteche, la riforma mira a ridurle dando, allo stesso tempo, una maggiore autonomia alle amministrazioni, attraverso lo stanziamento di una somma di denaro messa a loro disposizione. Con la riforma, la fornitura di testi compete direttamente alle biblioteche, ciò che conduce ad un miglioramento della qualità della scelta in quanto, «gli amministratori delle biblioteche conoscono meglio di chiunque altro le necessità degli abitanti del quartiere»186. L’esito finale è più che positivo e «nel 1877, a Parigi, per 5 biblioteche c’erano 16.000 lettori, oggi, con il loro moltiplicarsi, di lettori ce ne sono 250.000»187. Grandi vittorie, sicuramente, sulle quali il nostro non si sofferma: de Heredia passa da un’inaugurazione di biblioteca nel I arrondissement188 all’altra nel VIII189, fino al 1887, anno in cui inaugura la Biblioteca d’arte Industriale190, nel III arrondissement. Le biblioteche specializzate nell’insegnamento professionale presentano nella maggior parte dei casi collezioni imponenti; come specifica il Gil Blas, in questo caso, la collezione, «oltre alle numerose opere specialistiche, include almeno ottomila disegni che non solo saranno consultabili sul posto ma che gli abitanti del quartiere potranno addirittura portare a casa»191. Anche nelle biblioteche specializzate è introdotto il prestito a domicilio che rappresenta un

182 Journal officiel de la République, a.15 n.165, 18 giugno 1883. 183 Abel Hovelacque, (1843-1896). Consigliere municipale di Parigi dal 1878 a 1886 e deputato del XII arrondissement nel 1889, ha scritto importanti opere di antropologia e linguistica. (http://www.parisrues.com/rues13/paris-13-rue-abel-hovelacque.html). 184Journal officiel de la République, a.15 n.165, 18 giugno 1883. 185 Le Rappel, n.4651, 4 dicembre 1882. 186 Ibid. 187 Ibid. 188 La Justice, n. 87, 11 aprile 1880. 189 Ibid. 190 Gil Blas, n.2625, 25 gennaio 1887. 191 Ibid.

74 ulteriore traguardo alla lunga lista di successi del Consiglio municipale, con il quale il deputato de Heredia non perde occasione di condividere i suoi meriti; nel suo discorso, con orgoglio, «ricorda che è al Consiglio municipale che si deve la creazione delle biblioteche popolari, di prestito gratuito e insegnamento professionale il cui sviluppo, negli ultimi anni, è stato straordinario. […] nel 1886, sono stati contati un milione cento lettori, mentre solo un anno prima erano seicentocinquanta mila»192. In linea con l’ideale di progresso e coerentemente alla sua visione di una società libera e riformata, l’attività di Severiano de Heredia diventa molto incisiva anche nell’ambito delle questioni sociali193, soprattutto per quanto riguarda l’affermazione e la tutela dei diritti delle donne, dei bambini e dei lavoratori. Anche nel campo delle riforme sociali, i cambiamenti e i miglioramenti hanno come punto di partenza l’insegnamento professionale, in questo caso l’apprendistato, che favorisce l’inserzione nel mondo del lavoro e nella società e deve quindi essere accessibile a tutti anche, se non soprattutto, ai meno abbienti. A questo scopo, nel 1883, fonda e presiede la Société de patronage des apprentis (ragazzi e ragazze) del XVII arrondissement194 la quale, come spiega il Figaro, «è molto solidamente organizzata. Oltre ai consiglieri, al sindaco e agli assessori dell’arrondissement, appartengono al suo Comitato di direzione molti altri uomini di buona volontà […]. Dalla data di fondazione, la Société ha inserito 840 giovani, ragazzi e ragazze, in vari laboratori e società commerciali. Questa opera estremamente generosa e moralizzatrice rende onore a de Heredia e servirà sicuramente da modello alle società di tutela sul lavoro delle donne e dei bambini nell’industria, la cui creazione è prevista dalla nuova legge dello scorso 2 novembre»195. Nel 1876, il nostro, già impegnato a risolvere la questione del lavoro dei bambini e dell’ispezione nelle industrie, segna un punto importante su entrambi i fronti: ai fini del bilancio del Consiglio generale della Senna, presenta un rapporto sulle spese destinate all’ispezione, prescritte dalla legge del 19 marzo 1874 sul lavoro dei bambini e delle ragazze minorenni impiegati nell’industria196. Insoddisfatto dei risultati del rapporto, fa pressione sull’amministrazione affinché rispetti più rigorosamente la legge197 e, nella seduta finale,

192 Gil Blas, n.2625, 25 gennaio 1887. 193 Estrade, Paul. Op. cit., p.79. 194 La Lanterne, n.4609, 3 dicembre 1889. Le Sociétés de patronage indica un’organizzazione che fornisce aiuto morale e materiale ai più poveri, provvede all’istruzione,alla formazione e all’inserimento nel mondo del lavoro dei gruppi più emarginati. (http://www.cnrtl.fr/definition/patronage). 195 Le Figaro, n.48, 17 febbraio 1893. 196 http://travail-emploi.gouv.fr/IMG/pdf/Loi_du_19_mai_1874.pdf. 197 Le Petit Journal, n.5078, 20 novembre 1876.

75 riesce ad ottenere l’istituzione di «28 commissioni […] nel dipartimento preposte all’applicazione della legge […]; ogni commissione sarà composta da sette membri»198. Nel 1878, torna all’attacco: per incrementare il numero delle commissioni oberate da troppo lavoro, propone di retribuire la funzione per «motivare i membri delle commissioni»199 ma, soprattutto, propone con successo la partecipazione delle donne, fino ad allora escluse dalle commissioni e dal ruolo d’ispezione200. De Heredia pone le seguenti questioni: «Le donne devono essere rappresentate nell’ispezione? Una volta introdotte nelle commissioni locali, non è logico ammetterle anche alla funzione d’ispettrice? Non ci sono forse due interessi importanti da rispettare e far prevalere? In primo luogo, quello delle giovani apprendiste, alle quali la sorveglianza di una donna offrirà una garanzia di sicurezza più completa, poi, quello della donna stessa che, a torto, allontaniamo troppo sistematicamente dalle cariche pubbliche. Penso che le donne vanno coinvolte sempre più nella nostra vita pubblica, dobbiamo condividere con loro nella nostra società democratica le responsabilità serie e riservar loro, quando possiamo, alcune agevolazioni e situazioni»201. L’impegno è continuo: alla fine del 1881, il nostro è membro della Commissione d’inchiesta sulla situazione degli operai202 e, nel 1882, partecipa alla Commissione sul lavoro dei bambini e delle minorenni impiegati nelle industrie203. Come ricorda il Journal officiel de la République, «quando è stata votata la legge del 1874, c’era già un ispettore di dipartimento a Parigi; molto presto un solo ispettore è sembrato insufficiente e, nel 1878, in seguito al rapporto di uno di noi, de Heredia, il Consiglio generale ha nominato sette ispettori e sette ispettrici. Il loro numero è progressivamente aumentato negli anni seguenti e, attualmente, il servizio dell’ispezione dipartimentale della Senna è composto da […] 27 persone e funziona con efficienza […]. Siamo anche felici di rendere omaggio alla liberalità del consiglio generale della Senna che, per garantire la protezione totale dell’infanzia che lavora, iscrive nel bilancio dipartimentale una somma […] che supera […] quella che compare nel bilancio dello Stato alla stessa voce»204.

198 Le Petit Journal, n.5688, 30 novembre 1876. 199 Le Petit Journal, n.5688, 30 novembre 1876. 200 Le Petit Journal, n.5664, 29 giugno 1878. 201 Ibid. 202 Journal officiel de la République, a.13 n.357, 31 dicembre 1881. 203 Ibid. 204 Journal officiel de la République, a.16 n.250, 11 settembre 1884.

76 Dal 1883 in poi, Severiano de Heredia fa parte della Ligue française pour les droits des femmes205 e, come afferma Estrade, «è da tempo un femminista ante litteram»206. Ben presto la sua preoccupazione più grande, riguarda la questione del loro diritto alla protezione sociale, ovvero all’assistenza sanitaria e al pensionamento. Il nostro presiede alle riunioni dell’Avenir, Société de prévoyance et de secours des dames et des demoiselles de commerce207, che promuove e finanzia, convinto dell’importanza dell’iniziativa privata ai fini del progresso208. Come spiega Estrade, il nostro «pensa in termini di solidarietà, non di carità. […] L’associazione, la mutualità e la cooperazione sono le forme di collaborazione che incoraggia»209. S’impegna nella riforma delle Sociétés de secours mutuels210, simbolo della vittoria dell’iniziativa privata, e partecipa attivamente, non solo in qualità di presidente, al grande congresso che riunisce le mutue e i fondi pensionistici di più dipartimenti 211, nel 1881: il nostro fa notare che «le Sociétés de secours mutuels non non sono mai state così prospere […] È quindi il momento giusto per attuare le riforme. È con questo spirito che è stato convocato il congresso»212. Il numero delle società è infatti molto elevato e il loro capitale è addirittura raddoppiato rispetto a qualche anno prima213. I primi punti all’ordine del giorno durante la prima giornata di congresso sono proprio «1° Ammissione delle donne e dei bambini nelle Sociétés. 2° Degli orfani nelle Società»214. Come conferma Le Figaro, «dopo due ore di deliberazioni, la risposta è stata affermativa»215. Le Société prendono altre decisioni importanti, «ispirate da de Heredia, il Presidente, […] si si sono associate al sindacato parigino e alla camera consultiva di previdenza; ha sottoscritto alla Cassa de réassurance, il cui scopo è di ampliare il diritto ai sussidi fino alla fine della malattia, indipendentemente dalla sua durata e dalla sua natura»216.

205 Mayeur, Jean-Marie. Les parlementaires de la Seine sous la Troisième République-II. Dictionnaire biographique. Paris: Publications de la Sorbonne, 2001, p.308. 206 Estrade, Paul. Op. cit., p.61. 207 Le Temps, n.8027, 18 aprile 1883. 208 Ibid. 209 Estrade, paul. Op. cit., p.61. 210 La Société nasce in seguito alla Rivoluzione, per aiutare i lavoratori a coprire i rischi d’incidente sul lavoro e malattia; fino al 1871, nonostante l’instaurarsi della Repubblica, rimane sottoposta al regime di “libertà vigilata” dell’epoca imperiale ; un regime molto restrittivo che le impedisce di prestare soccorso in altri casi oltre a quelli citati e limita il numero di aderenti per ogni società. Ci vorranno quasi 30 anni, per modificare il regime e varare la legge di libertà della Société dalla tutela politca dello Stato. (Musée de la Mutualité, http://www.musee.mutualite.fr/musee/musee- mutualite.nsf/PopupFrame?openagent&Etage=theme&Piece=4&Nb=1&Ref=ssm). 211 La Lanterne, n.1518, 11 giugno 1881. 212 Ibid. 213 La Lanterne, n.1518, 11 giugno 1881. 214 Ibid. 215 Le Figaro, n.160, 9 giugno 1881. 216 Le Rappel, n.5902, 8 maggio 1886.

77 Nel 1886, Severiano de Heredia è ancora presidente delle Sociétés, riconfermato per altri cinque anni217, e annuncia l’apertura di un nuovo congresso a Marsiglia al quale aderiscono migliaia di società: parla «con una competenza e una sicurezza d’opinione che gli hanno valso l’acclamazione dell’intera assemblea»218. Allo stesso tempo è membro del consiglio superiore per la Caisse nationale de retraite pour la vieillesse219. De Heredia è molto attento anche alla situazione degli operai e come conferma Le Rappel «ha già trattato in altre riunioni precedenti le grandi questioni relative agli interessi dei lavoratori»220. «Fautore della trasformazione progressiva della società e, di conseguenza, nemico dei metodi rivoluzionari»221, favorevole all’amnistia degli operai condannati all’indomani della Comune e alla loro inserzione nella società, il nostro appoggia la formazione dei sindacati operai e ritiene che «uno dei modi più sicuri di ottenere un buon risultato in materia di associazione operaia, è di continuare a rivendicare la libertà di riunione, la libertà di associazione e la libertà di stampa»222. Secondo il suo punto di vista, infatti, è necessario «dotare la Francia di istituzioni realmente liberali, le sole che possano garantire la salvezza della Repubblica»223: nel 1884, vota a favore della legge sulle associazioni che legalizza quelle operaie224, anche se sarà sempre contrario alla costituzione di un vero e proprio partito operaio225. Il suo scopo è elargire i vantaggi della cooperazione e della solidarietà anche agli operai e numerose sono le iniziative che intraprende in questa direzione226. Tutte idee all’avanguardia quelle che abbiamo visto fino ad ora, che mirano al miglioramento della società a tutti i suoi livelli e necessarie per promuovere il progresso nazionale. Questo è lo scopo ultimo di Severiano de Heredia nella sua campagna per la promozione della laicità e dell’insegnamento; egli, che ha ricevuto un’ottima istruzione senza alcuna preoccupazione economica e senza doversi battere per il diritto allo studio, cerca di andare nella direzione dei giovani e dei lavoratori che, negli inizi turbolenti della III

217 Ibid. 218 Le Rappel, n.5902, 8 maggio 1886. 219 Journal officiel de la République, a.18 n.322, 27 novembre 1886. 220 Le Figaro, n.160, 9 giugno 1881. Le Rappel, n.2222, 10 aprile 1876. 221 Estrade, Paul. Op. cit., p.62. 222 Le Rappel, n.2222, 10 aprile 1876. 223 Ibid. 224 Estrade, paul. Op. cit., p.63. 225 Ibid. 226 Severiano collabora alla costituzione del Credito cooperativo di Francia per lo sviluppo delle associazioni cooperative operaie, (Estrade, paul. Op. cit., p.61.); partecipa alla creazione e allo sviluppo delle banche popolari, per risolvere il problema del poco credito a disposizione delle società operaie, (La Justice, n.894, 27 giugno 1882.); contribuisce al progetto di creazione di una camera del lavoro per gli operai, (Journal officiel de la République, a.17 n.159, 13 giugno 1885).

78 Repubblica, sono disarmati davanti ai grandi cambiamenti in corso e cercano una direzione da seguire. L’importanza di un’istruzione laica e di un’educazione civica risiede esattamente nel fornire questa direzione, primo passo verso l’emancipazione personale e l’indipendenza. Nella visione di de Heredia, una società istruita nel libero pensiero tende, dal punto di vista politico, alla partecipazione e da quello economico, all’iniziativa, entrambe fondamentali per il progresso. Questa è la società che sogna, una società lontana il più possibile dai sudditi dei Napoleone del passato, pronti a gettarsi ai piedi dell’eroe inviato dalla provvidenza a risolvere i mali del paese.

79 III. 3. Severiano de Heredia, un personaggio contestato e contraddittorio

Quelle che abbiamo appena ripercorso sono le grandi linee di una carriera troppo ricca e varia. Le pubblicazioni analizzate, gli articoli e gli eventi riportati dimostrano l’importanza del contributo apportato da Severiano de Heredia alla diffusione di ideali importanti per l’identità e la cultura francese come, ad esempio, la laicità. Possiamo quindi affermare con sicurezza che non è stato un politico ordinario, ma un protagonista della sua epoca e che, pur ammettendo la possibilità che il suo apporto alla società francese non abbiano avuto un’eco così forte da risuonare a livello nazionale, è stato un personaggio molto popolare e apprezzato nell’ambito della municipalità di Parigi e del dipartimento della Senna. A questo punto, il silenzio che l’avvolge e l’assenza di qualsiasi riconoscimento ufficiale, anche a livello della città di Parigi, è per noi ancora più sconcertante. Contrariamente alla stampa contemporanea, secondo la quale la causa principale di questa dimenticanza va ricercata nel razzismo della società dell’epoca, secondo noi, il fattore razziale costituisce una spiegazione solo parziale all’esclusione di de Heredia. Ad avvalorare la nostra tesi, il fatto che fino al 1887 nei giornali non si fa quasi mai riferimento al colore della sua pelle, se non all’inizio della sua carriera politica e il fatto che la società dell’epoca, anche se probabilmente non era del tutto pronta ad accogliere un ministro mulatto, era comunque abituata a vedere uomini di colore nelle alte sfere dello Stato, come gli ambasciatori delle colonie e altri alti funzionari; le sue origini non gli hanno quindi impedito di fare carriera. Dopo una lunga riflessione e dopo aver più volte riletto le fonti, siamo giunti alla conclusione che tale omissione è stata determinata dalla combinazione e dalla correlazione di tre fattori principali: la stampa dell’epoca e l’immagine di lui che ha contribuito a trasmettere; il particolare momento storico, durante il quale il favore dell’opinione pubblica andava ancora a figure molto più appariscenti della sua, come quella del generale Boulanger; la comprensibile difficoltà degli storici di capire il reale valore di un personaggio che è stato innegabilmente un protagonista degli inizi della III Repubblica, ma la cui immagine è stata irrimediabilmente compromessa da ideali e scelte politiche e sociali, forse troppo all’avanguardia per la sua epoca. La stampa dell’epoca è stata la fonte primaria che ci ha permesso di documentare la cronologia degli eventi, tratta dal lavoro di Estrade. Anche se non mancano i giornali che

80 lodano il lavoro svolto dal nostro, la maggior parte degli articoli letti ha suscitato in noi grande stupore e indignazione: stupore per l’infondatezza delle critiche e delle calunnie che gli sono mosse, soprattutto quando diventa ministro, non solo dai suoi detrattori ma, in molti casi, dalle stesse testate giornalistiche; indignazione per il fatto che, tra tutti gli articoli letti, quelli che restano più impressi sono proprio quelli in cui piovono più insulti — e non sono pochi — e che, anche se motivati in buona parte dal razzismo del loro autore o dalla volontà esplicita dell’opposizione politica d’infangarlo, hanno contribuito in modo decisivo a sminuirne il valore politico e umano. Nonostante la scarsità di notizie attualmente disponibili su Severiano de Heredia, i giornali dell’epoca, soprattutto parigini, hanno scritto più volte di questo ricco repubblicano dalle origini esotiche e, fin dal suo ingresso nella vita politica parigina, hanno riportato le contestazioni che ha suscitato. Come abbiamo visto, la stampa riferisce le proteste relative alla validità della sua prima candidatura227, così come si fa la portavoce delle accuse, come vedremo più avanti infondate, di bonapartismo, motivate da «un opuscolo politico da lui pubblicato»228 — Paix et plébiscite — nel quale de Heredia contesta la politica della guerra a oltranza di Gambetta, opponendole una politica volta alla moderazione229; Le Temps riferisce che i suoi avversari gli attribuiscono la redazione di «tre pubblicazioni incontestabilmente ambigue, se non monarchiche, nelle quali paragona la rivoluzione del 4 settembre ad un colpo di Stato e intima al governo di Difesa nazionale, irregolare e senza mandato, d’indire immediatamente non un’Assemblea, ma un Plebiscito»230. Molto più gravi sono le accuse di schiavismo mosse contro de Heredia da Le Figaro che, nel 1873, è il primo giornale ad accusarlo apertamente in un articolo intitolato: «De Heredia, consigliere municipale, cubano e schiavista»231. Il giornale si rivolge ai lettori del quartiere di Ternes e sostiene «che de Heredia è cubano e, in più sappiate, per vostra norma e regola, che è uno schiavista. L’uomo onesto che avete eletto perché favorevole all’instaurarsi della Repubblica radicale e alla fine di tutte le tirannie — un giovanotto affabile, del resto — è uno schiavista a Cuba»232; nel 1881, a proposito della sua nascita all’Avana, Le Figaro afferma che «possiede un terzo di un grande zuccherificio sull’isola di Cuba. È un liberale che

227 Cfr. cap. III.2, p.69, nel quale si fa riferimento alle proteste relative alla validità della sua prima candidatura. 228 Le Rappel, n.132, 2 aprile 1873. 229 Estrade, Paul. Op. cit., p.74. 230 Le Temps, n.4375, 6 aprile 1873. Per quanto riguarda le altre due pubblicazioni, una delle due è probabilmente l’Appel au peuple, scritto poco prima di Paix et plébiscite, ma del quale non rimane alcuna traccia, mentre l’altra rimane non indentificata. 231 Le Figaro, n. 130, 10 maggio 1873. 232 Le Figaro, n. 130, 10 maggio 1873.

81 possiede schiavi»233. Lo stesso anno, anche il Gil Blas fa riferimento alle accuse mosse contro «il simpatico deputato del quartiere di Ternes […] di esercitare la professione di negriero»234 e, nel 1883, il Gaulois riporta che de Heredia «aveva ancora degli schiavi al suo servizio a Cuba, dove suo padre possedeva un nutrito “bestiame negro”»235; nel 1887 il Petit Parisien, dichiara che è «nato sull’isola di Cuba, nel 1836. È un proprietario di schiavi.»236. De Heredia si difende con calma e fermezza, affermando che, «contrariamente a quanto insinuato, non possiede nessuno schiavo in America; […], non avrebbe mai commesso un atto così contrario ai principi repubblicani»237. Affermazioni coerenti con la personalità, il buon senso e i gli ideali del nostro; tuttavia la questione non è ancora del tutto chiara. Secondo Estrade, le proprietà e gli schiavi ereditati da Severiano de Heredia alla morte del padre sono stati risparmiati dalla guerra del 1868238; nonostante il nostro affermi di aver emancipato i propri schiavi nel 1876, l’assenza dell’atto notarile relativo alla rinuncia rende difficile collocare temporalmente l’evento che si sarebbe verificato in segreto e in data successiva al 1876239. A confermarlo sarebbe un documento ufficiale pubblicato nel 1877 all’Avana dalla Direzione generale delle Finanze di Cuba sui dati dell’anno 1876, che recensisce a fini fiscali tutti gli zuccherifici attivi sul territorio, tra i quali appare quello di Cabezas, nella provincia di Matanzas, proprietà di Don Santiago Garay, erede universale di Ignacio de Heredia insieme a Severiano de Heredia240. La veemenza della stampa, soprattutto di sinistra, si scatena quando de Heredia accetta l’incarico di ministro, un momento cruciale in quanto, se da un lato rappresenta una vittoria, dall’altro colpisce duramente la sua reputazione di uomo integro e disinteressato, soprattutto negli ambienti nei quali è stato più favorito e ammirato. Da questo momento in poi, il nostro diventa il «nègre du Ministère», dal titolo di un articolo di Henri Rochefort241 pubblicato

233 Le Figaro, n.3, 24 agosto 1881. 234 Gil Blas, n. 713, 31 ottobre 1881. 235 Le Gaulois, n.303, 15 maggio 1883. 236 Le Petit Parisien, n. 3867, 31 maggio 1887. 237 Le Rappel, n.2213, 1°aprile 1876. 238 Prima guerra d’indipendenza cubana che termina con la concessione di alcune riforme da parte della Spagna, tra le quali la graduale abolizione della schiavitù. (http://www.treccani.it/enciclopedia/cuba/) 239 Estrade, Paul. Op. cit. p.2, p.124. 240 Estrade, Paul. Op. cit. p.2, p.124. 241 Pierre Albert Henri de Rochefort, (1831-1913). Discendente di una famiglia nobile decaduta in seguito alla Rivoluzione, Rochefort è l’autore di cronache irriverenti che scrive per diversi giornali come il Figaro e La Lanterne. Victor Hugo scrive di lui: «Rochefort, il fiero arciere, l’audace sagittario/La cui freccia è nel fianco dell’Impero battuto»{ Rochefort, l’archer fier, le hardi sagittaire/Dont la flèche est au flanc de l’Empire abattu)241. Condannato all’esilio prima nel 1871 poi nel 1873, l’amnistia gli permette di tornare a Parigi l’11 luglio 1880, e il 14 luglio pubblica L’intransigeant, il suo nuovo giornale a tendenza nettamente socialista. Sostenitore del generale

82 dall’Intransigeant, e lo resterà per tutta la vita. L’articolo definisce de Heredia un negro «rappresentante delle “razze inferiori” […] che ha nelle vene un sangue del nero più cupo e che conosce bene le “razze inferiori” da cui discende, poiché è stato (forse lo è ancora?) proprietario di schiavi»242. Il giornalista critica duramente tutto il suo percorso e a tale scopo si serve di informazioni non del tutto esatte, come per esempio, la data di naturalizzazione che abbiamo fatto risalire al 1871, durante l’assedio di Parigi e non dopo la guerra: «figlio di una negra cubana e, di conseguenza, cittadino spagnolo, de Heredia, eletto deputato di Parigi per una serie di errori riprovevoli è francese d’adozione solo dal 1873; si è fatto naturalizzare solo tre anni dopo la guerra, alla quale si è ben guardato dal partecipare. Per prudenza è addirittura giunto ad esibire la bandiera della Spagna alla finestra della sua residenza […] durante tutta l’occupazione prussiana»243. Come sappiamo, durante l’assedio prussiano Severiano de Heredia lascia Parigi per recarsi a Tours, ma l’impassibile Rochefort continua con le informazioni inesatte e afferma che «non c’è bisogno di dire che non ha alcuna parentela con il poeta dello stesso nome, il quale sembra sia molto seccato — e lo capiamo benissimo — quando lo si ritiene il cugino, anche se molto lontano, di questo negro-negriero»244. L’informazione non coincide con quanto abbiamo osservato nel primo capitolo245 è la conferma dei tentativi della stampa radicale di discreditare a tutti i costi il nuovo ministro, definito una delle «derrate coloniali più allettante»246 del governo che, «tornato ad essere uno schiavo in una piantagione, porge la schiena alla frusta, con suppliche da negro sorpreso a rubar banane»247. L’Intransigeant non è l’unico giornale a non aver apprezzato la manovra politica del nostro: anche La Croix esprime tutto il suo disaccordo e ritiene che, con la nomina del ministro esotico «che i maligni chiamano negro, nonostante il colorito ramato»248, «la patria è diventata un’azienda la cui ragione sociale è […] all’estero»249; in un’altra occasione fa riferimento a «un negro originario del paese cubano» il quale, insieme ad un suo collega «non

Boulanger, lo segue in esilio nell’aprile del 1889, anno in cui è condannato ancora una volta alla deportazione; torna in Francia nel febbraio del 1895: l’Intransigeant, diventato giornale antisemita, antiparlamentare e antinazionalista, continua a essere pubblicato; lo sarà fino al 1931 sotto la direzione di Léon Bailby. (Pierre ALBERT, « ROCHEFORT HENRI DE - (1831-1913) ». In Universalis éducation [on-line]. Encyclopædia Universalis, consultato il 13 luglio 2016. Disponibile su http://www.universalis- edu.com/encyclopedie/henri-de-rochefort/) 242 L’intransigeant, n.2514, 2 giugno 1887. 243 Ibid. 244 Ibid. 245 Cfr. cap. I.1, p.4. 246 L’intransigeant, n.2523, 11 giugno 1887. 247 La Croix, n. 1359, 12 novembre 1887. 248 La Croix, n.1337, 17 ottobre 1887. 249 La Croix, n.1250, 6 luglio 1887.

83 hanno una goccia di sangue francese nelle vene; hanno tuttavia parlato in nome della Francia e hanno prodigato consigli e moniti»250. Le Gaulois, parlando del neoministro, non trova niente di meglio da dire sul suo conto a parte che «continua ad essere negro»251, al pari de La Lanterne che non si priva del piacere di chiamarlo «il negro de Heredia»252, aggiungendo in seguito che «ha una voce esotica molto sgradevole; quando parla, sembra di sentire un gong»253. Questi sono solo alcuni esempi degli attacchi di cui è vittima Severiano de Heredia, mossi da una stampa molto spesso sottomessa alle esigenze di partito. Nonostante quasi quindici anni di brillante attività politica, di grandi campagne e successi, sempre fedele al suo schieramento, la reazione ad una scelta politica, secondo noi incompresa e per molti versi lungimirante, non è stata né la fiducia, né la collaborazione, bensì la condanna e la calunnia. Secondo la stampa di quel periodo, Severiano ha dimostrato di essere nient’altro che l’ennesimo opportunista pronto a rinnegare i propri ideali pur di ottenere incarichi prestigiosi, pronto a tradire per il proprio interesse personale, confermando così i sospetti che la sua candidatura aveva suscitato; una figura totalmente diversa da quella che abbiamo avuto modo di scoprire e che aggiunge alla controversa reputazione del nostro, l’immagine di un voltagabbana contraddittorio nelle sue scelte, dettate esclusivamente dal calcolo personale e dalla sete di potere e prestigio. Il secondo fattore che ha contribuito a condannare Severiano de Heredia al dimenticatoio della Storia è stato il particolare momento storico in cui ha vissuto, del quale il generale Boulanger è la figura più rappresentativa. Nel susseguirsi di governi e uomini politici, tra i quali l’elettorato non riesce più a fare la differenza, la figura suggestiva del generale, simbolo del patriottismo e del potere, mette facilmente radici nell’immaginario collettivo di un popolo non ancora abituato all’impersonalità del potere e ancora legato a personaggi autoritari che rimandano alla stabilità e alla sicurezza. Sono molti gli elementi che accomunano i due uomini ma, ancor più numerose, sono le differenze che li allontanano: come Severiano de Heredia, anche Boulanger è un uomo dei radicali, un «uomo energico […] [che] agisce in qualità di ministro repubblicano»254, e come lui ad un certo momento della sua carriera fa scelte che gli procurano l’odio del partito che lo ha portato alla ribalta; ma, mentre il cubano naturalizzato è un uomo politico che ha molta

250 La Croix, 1268, 27 luglio 1887. 251 Gil Blas, n.2794, 13 luglio 1887. 252 La Lanterne, n.4076, 29 aprile 1888. 253 La Lanterne, n.4242, 1° dicembre 1888. 254 L’Humanité, n.14506, 7 settembre 1938.

84 esperienza, al militare bretone la politica interessa solo per il prestigio che può apportare. All’origine anche della loro più grande differenza, risiede il fatto che le colpe, secondo noi ingiustamente attribuite a Severiano de Heredia (il voltafaccia politico, la brama di potere e prestigio, l’interesse personale), sono le stesse che macchiano la carriera del generale Boulanger e che, nonostante gli siano state riconosciute, non hanno impedito che la sua fama giungesse fino a noi. Una possibile spiegazione di questo stato di cose ci è fornita dal Journal des débats che, in occasione del suicidio del generale, scrive un’analisi molto obiettiva del particolare malessere politico di quegli anni, affermando che «i costumi più esecrabili si erano instaurate da noi. […], il governo aveva perso ogni potere a causa dell’obbligo che aveva creduto di avere di soddisfare tutte le fazioni del partito repubblicano. Mai, come in questo periodo, è stato più debole. […] Pochi anni di questo tipo di regime […] avevano finito per provocare nel paese un movimento molto naturale di reazione e protesta generale. Il generale Boulanger è arrivato in quel momento. […] Il malessere politico […], l’ha incarnato e esagerato fino a dargli proporzioni preoccupanti»255. Il Gaulois aggiunge che Boulanger «rappresentava lo stato d’animo di una grande parte del paese. Due cose dominavano questo stato d’animo: da una parte, l’insoddisfazione causata dall’impotenza del regime parlamentare, […]; dall’altra, un certo senso d’umiliazione nazionale, dovuto al nostro isolamento. Il popolo pensò che il generale Boulanger, in un modo o nell’altro avrebbe messo fine a questo stato di cose. Perché lui piuttosto che un altro? […] Il “prode generale” aveva dalla sua parte la sua prestanza e il famoso cavallo nero, sfoggiato un giorno di sfilata del 14 luglio, ma anche la dissolutezza ben lontana dalla rettitudine di un bravo giovane e la reputazione della sua galanteria che faceva di lui il rivale del più popolare dei nostri Re, […]»256. In un clima simile, non stupisce che la sobrietà e la complessità del progetto politico e sociale del nostro siano passate paradossalmente inosservate o siano state semplicemente incomprese; anche quando la sua lungimiranza è stata confermata dagli errori politici del generale Boulanger, Severiano de Heredia è rimasto il nègre du Ministère e come tale è passato ai posteri. Con questo giungiamo al terzo elemento che ha contribuito al silenzio su di lui: ciò che gli storici non sono riusciti a cogliere del valore di un uomo estremamente all’avanguardia per i suoi tempi e con un progetto politico così ampio e complesso, da essere difficilmente catalogabile; un uomo le cui scelte diventano contraddittorie e incomprensibili

255 Le Journal des débats, 1 ottobre 1891. 256 Le Gaulois, n.6068, 16 luglio 1898.

85 se lette al di fuori da tale progetto, ma all’interno del quale trovano tutto il loro senso e la loro logica; un uomo del quale hanno ricevuto un’immagine distorta dalla stampa di partito dell’epoca, che ne ha messo in risalto gli aspetti più discutibili. Le contraddizioni che abbiamo potuto osservare fin dall’epoca di Paix et plébiscite non sono poche e l’esigenza di una ricerca approfondita s’impone se si vogliono realmente comprendere le ragioni che hanno mosso il nostro ad assumere determinati comportamenti: ad esempio, abbiamo parlato dello sconcertante comportamento del combattente «solidale a Parigi, ma da lontano»257, del patriota pronto a difendere la patria ma al sicuro e lontano dal fronte; visto lo stato delle ricerche in quella fase, abbiamo anche insinuato che Severiano de Heredia si sia trovato a Tours esclusivamente per riuscire nel suo intento di ottenere la naturalizzazione e che questa spiega in buona parte l’entusiasmo repubblicano del quale trabocca il suo scritto. Tuttavia, dopo aver approfondito la conoscenza del personaggio, del suo carattere e della sua visione, siamo giunti alla conclusione che tali insinuazioni sono prive di ogni fondamento: de Heredia scrive Paix et plébiscite subito dopo aver ottenuto la naturalizzazione, evento che, effettivamente, dà origine ad un grande slancio patriottico, dal quale scaturisce la piena fiducia nel successo della Repubblica. Tale stato d’animo lo rende audace nelle parole e, da neonaturalizzato grato alla Repubblica per l’onore concesso, è talmente sicuro della legittimità del nuovo regime, da essere pronto a correre il rischio di sottoporlo all’opinione del popolo. Anche la sua presenza a Tours è giustificabile se si pensa che, in quel momento, Severiano de Heredia è giovane, di sicuro non è un uomo di guerra, ma un pacifista che aspetta con impazienza il verdetto relativo alla sua la sua naturalizzazione, dalla quale dipende tutto il suo futuro: scrivere rappresenta il solo modo per lui di partecipare attivamente alla crisi in corso e gli permette di dar voce alle idee che secondo lui possono effettivamente contribuire al consolidarsi della Repubblica e dimostrano la sua fede nella Repubblica. Sempre in Paix et plébiscite abbiamo avuto modo di scoprire il tratto più contraddittorio della sua personalità 258: la moderazione di cui dà prova in diverse occasioni, nonostante il radicalismo progressista delle sue idee, che può essere considerata il tratto più controverso e meno comprensibile della sua personalità politica. Il Gaulois riporta che «de Heredia appartiene all’estrema sinistra ma, allo stesso tempo, è redattore presso il giornale opportunista Le Globe»259, mentre La Lanterne, in occasione della sua candidatura alla

257 Cfr. Cap. I.3, p.22. 258 Cfr. Cap. III.3, p.83. 259 Le Gaulois, n.817, 8 dicembre 1881.

86 Camera, riferisce che «è stato radicale al Consiglio municipale; speriamo che lo sarà alla Camera e che non soccomba alla malattia dell’opportunismo»260. Secondo noi, tale aspetto non può essere identificabile con l’opportunismo politico, in voga negli anni 1880, del quale lo accuseranno i suoi detrattori, ma va considerato come una vera e propria peculiarità del suo carattere, del quale è cosciente e che s’iscrive perfettamente nel particolare frangente politico, senza pregiudicare né mettere in discussione l’ideologia radicale. Ricordiamo, infatti, che questi sono gli anni che seguono la rottura definitiva tra i radicali e i moderati all’interno della sinistra, capeggiati da Clemenceau e Gambetta, il teorico dell’opportunismo261 e le posizioni non sono ancora del tutto nette tra i due campi. Come fa notare Estrade, né il Comitato repubblicano, né il deputato repubblicano si sono presentati alle elezioni in qualità di radicali alla deputazione262, anche se il loro programma è quasi la copia conforme di quello del partito radicale, di cui abbiamo visto i punti per noi più interessanti263. Ad una prima analisi, il culmine della contraddizione de Heredia lo raggiunge, evidentemente, quando accetta di diventare ministro, atto che ne ha compromesso irrimediabilmente la reputazione, offuscando il reale valore politico di cui aveva dato prova fino a quel momento. Tuttavia, l’esitazione che manifesta nell’accettare l’incarico ministeriale264, mette in luce la battaglia interiore che si deve essere svolta dentro di lui, lacerandolo tra la coerenza ai propri ideali e gli interessi politici del suo schieramento. Dal nostro punto di vista, la nomina di Severiano de Heredia è il risultato logico di un’ascesa costante e riconosciuta, ben progettata e laboriosa, che mira a fare di lui al momento opportuno, la persona più adatta, per quanto riguarda l’esperienza e le competenze, a vedersi attribuire tale incarico265. È proprio la moderazione che gli permette di cogliere un’occasione importante per riuscire finalmente ad accedere ai “piani alti” e finalmente poter attuare nazionalmente le riforme radicali alle quali ha dedicato tutta la sua carriera e per le quali è pronto ad andare contro al suo stesso partito; da questo punto di vista è forse il più radicale dei radicali. Se interesse personale c’è stato, questo si è limitato alla normale ambizione di una personalità intraprendente come la sua. Non possiamo dire che sia stata una scelta felice anzi, questa ha irrimediabilmente fatto perdere credibilità alla sua figura e al suo

260 La Lanterne, n.1584, 22 agosto 1881. 261 Cfr. Cap. II.1, p.25. 262 Estrade, Paul. Op.cit., p.89. 263 Cfr. cap. III.2, p.70. 264 Cap. III.1, p. 54. 265 Estrade, Paul. Op. cit., p.82.

87 progetto politico, ma è stata una scelta coraggiosa delle cui conseguenze de Heredia era verosimilmente cosciente. Altri elementi hanno contribuito ad aggiungere spessore alla complessità e all’originalità del nostro, rendendo ancora più arduo il compito degli studiosi d’inquadrare nella giusta prospettiva il personaggio e spingendo i suoi contemporanei a guardarlo con sospetto. Tra questi, il più interessante è senza dubbio il suo spirito colonialista. Durante la III Repubblica, infatti, si sviluppa il programma coloniale immaginato da Jules Ferry e che Severiano de Heredia promuove con entusiasmo, dando prova di tutto il suo liberalismo e di tutta la fiducia che nutre nell’opera civilizzatrice della cultura francese: «È nostro dovere […] dirigere lo sguardo delle nuove generazioni che crescono verso paesi nuovi, nei quali i nostri industriali possano trovare sbocchi che diventano sempre più indispensabili. Dobbiamo crearci una nuova clientela, fin nell’ultimo angolo del mondo, e per questa colossale opera di lungimiranza e salvezza, dobbiamo essere più forti e rinvigorire la nostra intelligenza. […] Oltreatlantico esistono paesi giovani, repubbliche latine che amano la Francia e che attualmente hanno una sola preoccupazione: sfuggire al despotismo, alla sovranità commerciale dello Yankee, l’uomo del Nord. […] In questi luoghi è facile conquistare un mondo pieno di meraviglie e di futuro»266. Ancora una volta, cosa pensare di un mulatto cubano figlio di schiavi che inneggia ai meriti della colonizzazione? Tale orientamento, che può sicuramente risultare sconcertante, non è il risultato della cieca osservanza dei precetti del proprio schieramento politico ma, coerente con le idee e le attività del nostro, rientra anch’esso nel suo programma di riforma e progresso della società. Quando pronuncia il discorso appena citato, infatti, de Heredia è Presidente dell’Unione latina e il suo scopo è quello di aprire alla grande potenza coloniale francese nuove orizzonti, al fine di portare a termine un disegno di collaborazione e cooperazione, non subordinazione, tra l’Europa e l’America latina. «Fondata esclusivamente per stabilire un’unione completa e indissolubile tra i popoli latini dei due mondi» in occasione dell’Esposizione universale del 1889, l’Unione cerca infatti di preparare i popoli latini a partecipare attivamente alla futura alleanza, come spiega il suo Presidente, grazie ad «un piano […] di azione politica, economica, industriale e morale che possa stabilire relazioni sempre più strette tra tutti i popoli della stessa origine, a vantaggio dell’idea generale di civiltà… […] è importante stabilire una stretta correlazione tra la totalità dei nostri interessi

266 La Justice, n.4570,19 luglio 1892.

88 francesi e americani… Ho il coraggio di affermare che si udirà oltreatlantico la voce della Francia che dice a queste giovani nazioni sudamericane: Sono con voi…»267. Ma cosa pensare di un paese che ha tra le fila dei suoi dirigenti un mulatto cubano discendente di schiavi? Secondo Estrade, la sua rovina è stata proprio il colonialismo268 e aggiunge che «era piuttosto contraddittorio avere un mulatto nel governo francese, mentre si legittimavano le conquiste in Africa volte a civilizzare le popolazioni di colore»269. Le Figaro riporta che «il colonialismo e la Prima guerra mondiale faranno cadere nell’oblio colui che fu il primo ministro “non bianco d’Europa”. Severiano de Heredia muore […] senza aver mai ricevuto la Legione d’onore. Il suo nome non appare neanche sulla stele dei personaggi illustri del cimitero di Batignolles, dove è sepolto»270.

267 Le Journal, n.161,7 mars 1893. 268 Le Figaro, 28 aprile 2013, http://www.lefigaro.fr/culture/2013/04/28/03004- 20130428ARTFIG00123-en-1879-le-maire-de-paris-etait-noir.php. 269 Estrade, Paul. Op. cit., p. . 270 Le Figaro, 28 aprile 2013, http://www.lefigaro.fr/culture/2013/04/28/03004- 20130428ARTFIG00123-en-1879-le-maire-de-paris-etait-noir.php.

89 Allegato I

Capitolo I

I. 1. Dall’Avana a Parigi

Nota 4, p. 2: […] considéré comme le premier poète romantique de Cuba et de l’Amérique hispanophone.

Nota 15, p. 3: Quelle était au juste l’origine de ce Heredia ? Sans le savoir au juste, on la soupçonne un peu. Comme tant de noirs, après leur affranchissement, ses parents ou grands- parents avaient sans doute emprunté leur nom à leur anciens maîtres.

Nota 23, p. 4: Quoique contemporains, quoique formés en France à la même école, quoique devenus citoyens français, quoique bourgeois cossus, quoique porteur du même nom, quoique parents, […].

Nota 27, p. 5: Sévère de Hérédia, né à La Havane.

Nota 30, p. 5: Si Severiano avait vécu à Cuba, il n’aurait pas pu échapper à cette discrimination.

Nota 38, p. 6: […] elle reçoit en espèces tout ce qu’il lui revient en vertu du testament de son mari.

Nota 39, p. 6: […] la reconnaissance implicite d’une filiation assumée avec dignité et même fierté.

Nota 40, p. 6: […] «je l’aime comme un fils pour l’avoir élevé».

90 Nota 41, p. 6: «Je préviens [les curateurs aux biens et aux causes] que je leur interdit d’emmener Severiano dans tout pays où l’esclavage existerait, et je veux qu’ils lui fassent savoir que mon désirest qu’il continue à vivre en Europe».

Nota 44, p. 6: […] «deux enfants qui ne me doivent pas la vie matérielle mais auxquels j’ai donné des soins tout à fait maternels et qui m’en ont récompensée par des démonstrations et des soins d’un amour tout à fait filial».

Nota 45, p. 6: Un grand nombre d’amis et personnalités politiques […].

Nota 46, p. 6: […] femme de bien.

Nota 48, p. 6: […] laisse aux pauvres un grand nombre de legs dont un spécialement destiné aux indigents du quartier de la plaine Monceau, qu’elle habitait depuis de longues années.

Nota 49, p.6: […] une ample culture humaniste et une rigoureuse discipline de travail.

91 I. 2. Severiano de Heredia, poeta e critico letterario

Nota 50, p. 7: […] exprimer ses états d’âme.

Nota 51, p. 7: […] homme politique et publiciste espagnol, […] a consacré ses premiers loisirs à la poésie. […] il a publié dans la Tribune […], la Revue de Paris […], des poèmes remarquables et remarqués ; […].

Nota 54, p.7: […], mais de façon assez conventionnelle et sur le ton déclamatoire et moralisateur d’un certain romantisme social, […].

Nota 55, p.7: […], un appel déjà entendu à la compassion des hommes à l’égard de la pauvre femme abandonnée, jetée à la rue avec son marmot, méprisée : […].

Nota 57, p. 7: Il proclame le droit de ne point se mêler des tracas et des combats du monde. Il revendique le droit à l’amour, à la rêverie et l’oisiveté, suprêmes plaisirs.

Nota 59, p. 7: Mais ce Heredia n’a rien en commun avec le poète des Trophées : c’est de Severiano de Heredia qu’il s’agit et qui, avant de faire de la politique écrivait des vers fulgurants à la Revue de Paris.

Nota 66, p. 8: Un journal hebdomadaire que nous avons eu souvent l’occasion de citer, la Chronique ancienne et nouvelle, vient de se transformer, sous la direction de M. Severiano de Heredia, en un répertoire de toutes les curiosités littéraires qu’elle pourra extraire des livres, des revues, des recueils spéciaux, sans parler des journaux et sans compter l’inédit, dont voici deux mots-spécimen : En police correctionnelle : - Prévenu, vous aviez des moyens d’existence, qu’en avez-vous fait ? - C’te bêtise ! J’ai existé avec !

Nota 67, p. 8: […] esthète raffiné.

Nota 68, p. 8: […] exigeant critique, […].

92

Nota 69, p. 8: […] poète évanescent […].

Nota 71, p. 9: Lorsque j’étudie l’histoire des lettres, je trouve à toutes les époques un fait curieux : c’est le dédain que chaque siècle a pour ses poètes et ses penseurs. Voyez les inspirés de tous les temps ; ils ont été méconnus, ils ont été parias ou martyrs.

Nota 72, p. 9: Ils sont passés les temps où l’on faisait boire la cigüe à Socrate, où l’on clouait Jésus sur un gibet. Nous sommes plus tolérants que nos pères ; c’est une de nos grandeurs. Mais encore est-il que certaines nouveautés nous effarouchent trop aisément ; nous craignons encore trop les chemins nouveaux, nous avons trop de peine à nous mettre en marche, et à plier les vieilles tentes pour aller plus loin, derrière les rêveurs, en élever de plus neuves. Tout ce qui ne ressemble pas à ce que nous connaissons déjà est trop facilement dénigré.

Nota 74, p. 10: Je suis comme l’optimiste de Candide : j’estime que tout est bien, et que tout a sa raison d’être. Les opinions les plus extravagantes, les théories les plus exagérées, méritent, selon moi, d’être écoutées. […] : je veux des paroles nouvelles, je veux que l’esprit travaille sans repos, qu’il profite des œuvres anciennes, qui les respecte, mais qu’il y ajoute. Il me peine de voire sans cesse le passé dans le présent.

Nota 76, p. 10: L’idée du bien, nous l’admettons tous, s’est améliorée à travers les siècles : la morale moderne vaut mieux que la morale ancienne. Or le beau n’est-il pas lié au bien ? et ne lui est-il pas tellement lié, qu’en vérité c’est se contredire que de nier le progrès d’une part pour l’admettre de l’autre ? Le beau n’est que la splendeur du bien ; un ancien dont la parole fait autorité l’a dit. Si donc les religions et les lois modifient assez l’esprit pour épurer le sentiment du beau. Il faut enfin le dire, le progrès est continu dans les lettres comme dans les sciences.

Nota 77, p. 10: Soyons les hommes de notre temps ; soyons surtout les hommes de l’avenir. C’est à cette condition seule que les penseurs pourront librement penser. Notre siècle est grand sans doute ; il a certe marché plus vite que ses ainés ; il a d’illustres enfants, il porte bien de gloires, celles de la science et de la poésie, il compte en soixante ans plus de grands hommes que les plus beaux siècles. Eh bien, ce n’est pas assez : sauf à paraître d’une exigence immodérée, je veux encore plus. Nous pouvons ; il faut oser : tout est là.

93 Nota 78, p. 11: […] heureux malheur […].

Nota 79, p. 11: Cette tourmente des esprits n’est-elle pas propice à tous ? Il est permis à chacun de prendre part à ce concert gigantesque de rêveurs et de poètes. Nos maîtres ils ont détruit plutôt qu’ils ont bâti. C’est aux jeunes d’aujourd’hui qu’est réservé l’honneur de balayer les ruines et de mettre quelque chose à leur place. L’œuvre est assez pour qu’elle puisse tenter les plus forts. La poésie et la philosophie attendent. […]. Au lieu de pleurer comme des Jérémies assis sur nos ruines, levons-nous et marchons. Rêver n’est pas avoir ! Tâchons par nos œuvres de nous réunir tous dans une seule foi, celle du devoir et de l’idéal.

Nota 80, p. 11: Le vrai poète, […], serait le privilégié capable de suivre le triple mouvement scientifique, industriel et philosophique de son temps. Mais ce poète n’existe pas encore ; il se prépare peut-être dans l’ombre. C’est à nous de pas décourager les novateurs, à ne jamais dédaigner les essais, quelque petits qu’ils soient.

Nota 81, p. 11: […] paroles élevées.

Nota 82, p. 11: […] les choses de l’esprit.

Nota 83, p. 11: Travaillons pour égaler nos maîtres, et, alors que les vieilles gloires s’en vont, tâchons d’en élever des nouvelles. Ayons l’enthousiasme qui est une vertu, et la générosité qui est une grandeur !

94 I. 3. La naturalizzazione

Nota 85, p. 13: […] sans doute estime-t-il alors qu’il jouira de davantage de libertés et aura les coudées plus franches si son statut d’étranger résident, somme toute transitoire, peut être troqué de façon légale et irréversible en celui de citoyen français.

Nota 89, p. 13: […] que Severiano n’avait pas manqué d’épingler quelques mois plus tôt dans la Chronique Universelle !

Nota 92, p. 14: Tout se précipite et s’arrange pour notre Cubain qui fait corps avec la France et la République.

Nota 96, p. 14: […] s’y réfugier pour fuir l’armée prussienne ?

Nota 98, p. 14: […][…] au grand soleil, sans trêve ni merci, et pour elle, je vous le jure, tous les sacrifices me seront faciles.

Nota 102, p. 14: De septembre 1870 à juin 1871, en dépit du sursaut de la Commune, se résigner à vivre à Paris, ville bombardée, assiégées, affamées, c’est tout simplement tenter de survivre.

Nota 103, p. 15: […] repli salutaire.

Nota 104, p. 15: […] à l’approche du danger les plus aisés de ses membres choisiront de quitter Paris pour se mettre à l’abri loin du front.

Nota 105, p. 15: Il va combattre de toute son énergies mais avec sa plume.

Nota 106, p. 15: […] qu’il admire et qui ont la charge la république rétablie quoique gravement menacée.

Nota 110, p. 16: Son diagnostic est peut-être pessimiste et ses solutions irréalistes, mais son analyse est significative des difficultés et des incertitudes du moment.

95

Nota 111, p. 16: Tout le nationalisme d’un naturalisé de fraîche date […].

Nota 112, p. 16: De 1870 à sa mort, Heredia se signalera à l’attention générale comme un défenseur intransigeant de l’intégrité nationale et donc du retour à la France des deux provinces orphelines.

Nota 113, p. 16: […] fier de brandir le drapeau tricolore.

Nota 115, p. 16: […], devant un drapeau nationale largement déployé qui l’enveloppe comme une cape, […].

Nota 116, p. 16: […] soldat obscur, perdu dans la mêlée […].

Nota 117, p. 16: Vous êtes un des vétérans les plus vénérés du parti républicain. Je serais heureux et fier si quelques-unes des idées qu’elle [la brochure] contient obtenait votre approbation e votre appui.

Nota 118, p. 17: Mais permettez […], de redouter, pour la cause républicaine, les ivresses exagérées, si la fortune nous donne la victoire, et les désespoirs outrés, si elle nous accable. J’ai peur des enthousiastes excessifs qui voudront compromettre la Liberté dans des aventures inutiles, et des ingrats irrités qui chercheront à l’étrangler.

Nota 119, p. 17: Aussi le but de cette brochure est-il de conseiller à la nation une politique de justice, de modération, de raison, et de demander son association solennelle et indissoluble à l’honneur comme aux responsabilités de la lutte.

Nota 120, p. 17: C’est ce programme que je propose ici. Je le résume en trois mots : MODERATION en cas de victoire ; RESIGNATION en cas de défaite ; PLEBISCITE immédiat, afin de conférer au Gouvernement de la défense nationale les pouvoirs réguliers qui lui manquent, et ôter tout motif légal aux récriminations intéressées.

Nota 122, p. 18: Les principes supérieurs de progrès dont nous nous sommes faits de tout temps les généreux propagateurs, nous commandent aussi la modération. Nous devons

96 affirmer à chaque occasion propice notre horreur pour la guerre, notre mépris pour la force. La République doit rester fidèle, coûte que coûte, aux idées souveraines d’humanité et fraternité. Il y a eu assez de sang versé, assez de barbaries commises. Il ne faut pas que nous nous croyons autorisés par la victoire à des représailles ; […], nous méritons mieux de l’histoire et du droit en proposant la fin de massacres qui déshonorent notre civilisation moderne. La République a deux tâches à remplir : la première est de rendre à la France la paix et la liberté ; la seconde est d’inaugurer et de propager dans le monde des règles nouvelles de politique et de justice. Elle s’honorera en rejetant toute idée de vengeance, et elle donnera ainsi un grand exemple aux peuples et aux ministres du droit brutale.

Nota 123, p.18: […] raisons d’ordre moral qui doivent lier les peuples comme les individus, […].

Nota 124, p. 18: […] font le plus grand honneur au gouvernement.

Nota 127, p. 19: Je crains enfin, et par-dessus tout, les engouements pour l’épée. La France a le cœur généreux : elle aime l’héroïsme et la gloire des champs de bataille. Ne la poussons pas inutilement aux tentations. A l’heure qu’il est, tous nos généraux rivalisent de patriotisme et de noble désintéressement. Nous sommes au temps des Hoches et des Marceau. Prenons garde d’ouvrir plus tard les voies à un Bonaparte inattendu. […]. Le despotisme militaire a presque toujours suivi les grandes guerres de salut national. Les peuples aiment à se jeter dans les bras de leurs sauveurs. […]. Méfions-nous, et songeons à nos libertés. Donc la paix ! la paix ! la paix ! dès notre première victoire décisive. […]. Aux conditions les plus larges, les plus acceptables.

Nota 128, p. 19: […] sauvageries de la guerre […].

Nota 129, p. 19: […], prise pour arbitre, […].

Nota 130, p. 19: […], à notre contrat social, […].

Nota 131, p. 20: […] des instincts supérieurs de vengeance et des joies guerrières, […].

97 Nota 132, p. 20: Le courage individuel est insuffisant : la science, le nombre et l’artillerie décident seuls aujourd’hui du succès des batailles.

Nota 134, p. 21: Aujourd’hui le paysan est le grand propriétaire du sol. Il est indépendant, électeur et souverain. Il a le sens excessif de la conservation, le culte égoïste de son champ. L’empire a exploité et fortifié à son profit ces sentiments étroits. Au lieu de répandre et d’élever l’enseignement dans les écoles, au lieu de faire pénétrer dans les campagnes des idées générales de solidarité, il a étouffé par tous les moyens l’expansion des sentiments généraux. […]. Nous comprenons enfin que le despotisme et l’indifférence politique sont les deux maux les plus à redouter pour un peuple.

Nota 137, p. 21: […] aux conditions indispensables d’une discussion raisonnée, calme, complète.

Nota 138, p. 22: Un gouvernement n’a pas le droit, de son autorité privée, et par décret, d’annuler trois plébiscites aussi solennels que ceux de 1851, 1852, 1870. Les décisions souveraines du suffrage universel, quelque fâcheuses, quelque détestables qu’elles soient, doivent toujours être respectées. C’est donner un mauvais exemple que de vouloir les détruire par subterfuge, ou même par délégation. Un plébiscite seul peut anéantir un plébiscite antérieur. Nul n’a droit contre la nation, dont la ratification est indispensable à tous les changements survenus. […] Mais, en attendant le plébiscite suprême qui consacrera légalement la ruine du passé, pourquoi ne pas recourir à un plébiscite purement consultatif et délégatoire qui seul peut mettre fin en quelques jours aux irrégularités présentes, sauvegarder l’avenir de la République, et donner au gouvernement la consécration et légitimité nécessaires à son œuvre ?

Nota 139, p. 22: Comment organiser un plébiscite en pleine guerre alors que Paris est assiégé et qu’une partie du territoire national vit sous la domination étrangère ?

Nota 140, p. 22: Soixante-dix départements pourront seuls voter. Qu’importe ? […] Quant aux soldats qui campent devant l’ennemi, pourquoi ne pourraient-ils pas voter ? Est-ce donc si long et si difficile d’écrire, même sous le feu des canons, OUI ou NON sur un bulletin ?

Nota 141, p. 22: Solidaire de Paris, mais de loin.

98

Nota 142, p. 22: […] le bonapartisme, les despotes et les sauveurs providentiels ; […].»

Nota 143, p. 22: […] ; les libertés sont à garantir, le droit au suffrage est à exercer et la démocratie est à bâtir même en temps de guerre.»

99

Allegato II

Capitolo II

II. 1. Gli albori della III Repubblica

Nota 2, p. 23: Ce fut l’indignation populaire qui proclama la République.

Nota 10, p. 24: L’échec de la Commune, c’est celui de la république sociale, et c’est le renforcement de la république conservatrice, diamétralement opposée aux idées radicales.

Nota 13, p. 25: […] théoricien de l’opportunisme, qui préconise l’adoption progressive des réformes prévues par le programme républicain, mais au moment opportun.

Nota 19, p. 25: […] politique des petits pas, qui conduit lentement aux grandes lois libérales du début des années 1880, […].

Nota 20, p. 25: […] la République est à lire comme un processus. Définie par des projets rivaux et parfois même contradictoires, elle est le lieu géométrique où agissent des forces contraires et de nature différentes.

Nota 21, p. 26:[…] un progrès universel, compris comme un facteur essentiel du développement de la démocratie.

Nota 24, p. 26: La liberté, c’est l’autonomie. L’homme doit devenir autonome. La formation de soi est le principe fondamental.

Nota 25, p. 26: L’éducation est gage de d’émancipation personnelle, […].

100 Nota 26, p. 26: […] une construction théorique : une méthode, une institution sociale productrice d’autorité, et une démarche, la recherche de la vérité, démarche qu’ils identifient à une morale.

Nota 29, p. 26: L’idée de civilisation est un processus d’apprentissage qui change l’homme de l’intérieur, un processus de progrès et d’amélioration de la société ; […].

Nota 30, p. 26: […] laïque signifie neutre, non confessionnel, […].

Nota 33, p. 26: La laïcité est l’affirmation du scientifique sur le religieux. Elle est neutralité parce qu’elle est l’écho de la voix de la raison, de l’objectivité. […] c’est un principe qui ne concerne pas seulement les religions au sens historique et sociologique du terme, mais, qui s’étend au domaine de la croyance en général. La puissance publique n’a pas le droit […] d’enseigner des opinions comme des vérités.

Nota 37, p. 27: Messieurs, […], le gouvernement pense que la neutralité religieuse de l’école, au point de vue du culte positif, au point de vue confessionnel, comme on dit en d’autres pays, est un principe nécessaire qui vient à son heure et dont l’application ne saurait être retardée plus longtemps.

Nota 45, p. 28: […] on se satisfait de teinter, dans les atlas, la chère Alsace et la chère Lorraine d’une couleur qui n’est ni celle de la France ni celle de l’Allemagne, on entretient pieusement de crêpe, sur la place de la Concorde, la statue de Strasbourg, on fait faire l’exercice aux enfants des écoles et on compte beaucoup sur la «justice immanente».

Nota 52, p. 29: Marianne est son nom et tous se rassemblent autour d’elle son : son nom est la somme des noms de tous les Français. C’est la République, issue de la Révolution, […] : une communauté formée de citoyens libres et égaux en droit, autrement dit la nation souveraine.

Nota 74, p. 31: […] potins, « rosseries », anecdotes, facéties, bons mots, traits piquants ou simples coq-à-l’âne.

101 II. 2. L’avventura del Generale Boulanger

Nota 79, p. 32: […] la République fut proclamée alors que le cœur de beaucoup allait encore à la monarchie , et que trop peau étaient déjà républicains, […], en dépit de leurs divisions et de leurs querelles, elle sut tenir entre les Français l’unité de la nation.

Nota 80, P. 32: […] recueillement et abstention […].

Nota 82, p. 32: L’effacement de l’homme devant l’institution qui est le dogme de la République, […].

Nota 85, p. 32: […], l’instabilité des ministres des affaires étrangères, les violences de langage des députés, l’épuration des fonctionnaires, l’expulsion des congrégations ; elle ne trouva a tout cela aucun motif rationnel ; il lui parut que le gouvernement s’abandonnait, que les esprit se dévoyaient, et dans les audaces intempestives du conseil municipal de Paris elle entrevit la menace d’une seconde Commune, plus redoutable e mieux obéie.

Nota 86, p. 32: […], encore peu habitués à la pratique d’un régime impersonnel et enclins à croire aux hommes providentiels, […].

Nota 88, p. 33: Il quitta le ministère sans avoir pu agir et pour n’y jamais revenir.

Nota 89, p. 33: De tous côtés se manifestait le désir de sortir du provisoire, d’échapper aux « combinaisons », d’avoir une politique à suivre, fût-elle médiocre.

Nota 90, p. 33: Quant au bilan de la situation politique en France, on ne peut que constater le déclin constant de ce pays, naguère si prospère et puissant, et prévoir les plus grandes difficultés pour la République. À l’extérieur, l’effacement ; à l’intérieur, la détresse économique, et parmi le partit républicain, un désarroi qui ne peut être arrêté que pour un temps limité.

Nota 91, p. 33: […] de courte durée. Quelques années seulement qui devaient se terminer par un effondrement total et par le suicide du général Boulanger, en 1891, au cimetière d’Ixelles, à Bruxelles.

102 Nota 95, p. 33: Sa carrière militaire fut très rapide.

Nota 96, p. 34: De taille moyenne, d’un teint naturellement rosé, mais qu’ont bruni les soleils d’Italie, d’Algérie et de Tunisie, alerte d’allures, […], le général Boulanger ne porte pas l’âge, du reste très peu avancé pour un général […].

Nota 97, p. 34: Lucie est cultivée, parle couramment anglais avec son époux, mais son caractère froid, étriqué, presque bigot et farouchement réactionnaire, contraste singulièrement avec l’ardeur et l’appétit de vivre qui bouillonnent en Boulanger. […] Il épouse l’argent, la sécurité. Elle épouse l’officier, l’ambition. Ils pourraient se compléter. En fait, tout les opposera, de plus en plus. Ce ne sera pas un mariage heureux.

Nota 99, p. 34: […] la véritable raison de sa nomination, c’est qu’il doit représenter dans le cabinet dans le cabinet le radicalisme triomphant.

Nota 101, p. 34: Le général Boulanger est jeune, actif, travailleur acharné, n’ignorant rien de ce qui touche à son métier et suivant avec un soin jaloux tout progrès nouveau apporté dans l’art de la guerre ; patriote ardent, entraînant dans l’action, précieux au conseil, il a, Dieu merci, une longue carrière à parcourir encore, et des grands services à rendre au pays qui peut se confier à lui.

Nota 102, p. 34: De tous les ministres actuels, le général Boulanger est sans contredit celui qui se repose le moins. Depuis qu’il est au pouvoir, il ne s’est pas passé un jour où il n’ait fait quelque chose. Tous ses projets de réforme n’ont pas été également heureux ; quelques-uns ont même quelquefois prêté à rire.

Nota 103, p. 34: Le nouveau ministre parait animé d’un besoin d’activité, quelque peu trépidant. Chaque jour est marqué par quelque circulaire nouvelle ; on ne peut ouvrir un journal sans y lire que le général Boulanger a réformé quelque chose.

Nota 106, p. 35: […], quelques-uns, qui sont peut-être de grande importance pour l’armée, ne touchent pas sensiblement le public, […]. D’autres, au contraire, frappent aisément l’imagination […].

103 Nota 113, p. 35: […] vaut-il mieux que le soldat porte la barbe ou la moustache ? Est-il préférable qu’il soit rasé ? Oh ! là-dessus, il n’est fils de bonne mère qui ne puisse parler dix- sept éternités de suite, et l’ancre court à flots ; car tous les chroniqueurs, à court de copie, se jettent sur cette grosse proie. L’un tient pour la barbe, l’autre pour la moustache. […] Une polémique s’engage ; on s’attaque, on se répond. […] Ah ! cette question, cette grave question de la barbe et de la moustache, combien de fois n’a-t-elle pas raméné sous les yeux de la foule le nom du général Boulanger !

Nota 115, p. 35: Le général Boulanger par-ci, le général Boulanger par-là, il n’y en avait plus que pour lui. Il n’y avait pas d’inauguration de caserne ou de statue, pas une distribution de prix, où il ne prononçât son discours. Les premières heures, je ne le cache pas, furent d’agacement nerveux. On trouva qu’il se prodiguait trop, c’est un ministre encombrant, le mot fit fortune. […] Il devint à la mode de s’occuper de lui, de ses faits et gestes, de ses mots, […].

Nota 116, p. 35: […], il veut surtout qu’on connaisse son nom, qu’on s’habitue à entendre parler de lui.

Nota 117, p. 36: […] stipulant que les « membres des familles ayant régné en France ne pourront entrer dans les armées de Terre et de Mer » […].

Nota 121, p. 36: On attend un spectacle grandiose, […].

Nota 122, p. 36: Toute la matinée une pluie violente n’avait cessé de tomber sur Paris, mais, vers midi, un rayon de soleil perçait les nuages […]. À deux heures et demie, […], nous voyons déboucher du pont le général Boulanger, suivi de tout son état-major. Le cortège du ministre de la guerre est véritablement fort beau. […]. Le ministre monte un superbe pur-sang noir.

Nota 123, p. 36: Toutes les lorgnettes […] sont fixées sur le général Boulanger qui a l’air d’étrenner un uniforme tout neuf. Il est monté sur un cheval noir superbe, un pursang qui piaffe, mais qu’il sait maîtriser. Tout le monde répète que le général Boulanger est un très brillant cavalier. Je n’aime pourtant pas la façon tant soit peu exagérée dont il roule sur sa selle.

104 Nota 124, p. 36: Le général, qui est très comédien, comme on sait, s’était procuré un cheval magnifique, payé 6,000 fr. […] Il a caracolé avec beaucoup d’élégance et a eu comme cavalier un vrai succès. C’est l’homme des parades ; on ignore encore si cela prépare des coups d’Etat.

Nota 125, p. 36: […], le général Boulanger, […], il se tient au repos devant le Président de la République. Le défilé va commencer.

Nota 126, p. 36: […] ; il s’était assuré un cortège de plus de cent officiers et il était suivi d’une nombreuse escorte de cuirassiers.

Nota 128, p. 37: Le ministre de la guerre salue, non sans ostentation, […]. Une voix : Vive la République ! Deux voix : Vive Grévy ! Cent voix : Vive Boulangé…é…er ! Le Président continue à saluer, mais M. de Freycinet est tout blême.

Nota 129, p. 37: Quand on criait : Vive Boulanger ! M. de Freycinet, placé à côté de M. Grévy, devenait blême.

Nota 130, p. 37: […] le premier pas vers le réveil du patriotisme, qui était endormi, mais non pas éteint.

Nota 131, p. 37: […] a applaudi dans l’armée et dans son chef l’instrument de la grandeur ou de la sécurité nationale, en dehors des querelles de parti, […].

Nota 132, p. 37: On fait des poèmes, on compose des chansons à sa gloire, on lui envoie des lettres parfumées, des fleurs, des cadeaux, et, honneur suprême, il entre au musée Grévin.

Nota 133, p. 38: Au moment où le patriotisme français se réveille et l’où on a besoin d’hommes aimant leur patrie, travaillant au maintien de nos institution républicaines, […], et tenant haut le drapeau français, j’ai cru, en raison de son dévouement au pays, rendre hommage au général Boulanger… en lançant dans la consommation un cognac à son effigie.

Nota 135, p. 38: […] ce général à la bolivienne, démagogue audacieux, orateur séduisant, politicien infatué, comédien dangereux qui parcourt la France en triomphateur, […], se faisant

105 appeler citoyen-ministre par les pires communards… Une immense vanité, […], une suffisance pyramidale, un prurit de parole et de popularité ; ce n’est que la moitié du personnage. L’autre moitié est faire d’une rare intelligence mise au service d’une ambition sans limite. […] Les Etats qui nous entourent, même les plus bienveillants, n’accorderont jamais ni confiance ni crédit à un gouvernement qui tolère que le chef de l’armée soit en coquetterie publique avec la démagogie civile et militaire… Boulanger cherche la popularité au-dedans et il ne s’aperçoit pas qu’il sème la méfiance au-dehors… Ce n’est qu’un étourdi.

Nota 136, p. 38: […], sur son vaillant cheval noir, apparaît d’emblée aux foules comme le vengeurs des humiliations de 1870.

Nota 137, p. 38: Traitons tout à notre aise le général Boulanger, en le qualifiant, si vous voulez, de charlatan et d’aventurer ; il n’en reste pas moins que ce n’est pas un sot et que nous ne pouvons le prendre pour un imbécile. […], il se rend certainement compte de la valeur de ses moyens et des nécessités de la situation. Il a compris que la France, humiliée […], et accoutumée à se regarder avec orgueil […], avait soif d’un prince ou tout au moins d’un soldat ; et puisque la nation aime la panache, il s’est mis à agiter le siens devant la foule ; […]. Il n’a pas eu besoin de réfléchir pour comprendre que le seul général en mesure de s’imposer définitivement à la France est celui qui donnera au patriotisme en deuil la revanche de Metz et de Sedan !

Nota 139, p. 39: […] l’échec du général Boulanger a été dû, pour beaucoup, aux femmes. Elles s’étaient terriblement emballées sur le compte du brav’ général. Leur imagination s’était montée pour lui, comme pour Bonaparte, comme pour Napoléon III. La politique féminine est rarement impersonnelle. Les principes n’y sont de rien, pas plus que la légalité. Je sais un grand nombre de femmes qui voyaient en lui le pacificateur de la France et le conquérant d’Alsace. Cet empanaché, sur son cheval de bataille, les avait prises d’un coup, satisfaisant leur instinct d’ordre et leur instinct patriotique. Il fut le maître de tous les cœurs et le bourreau de quelques-uns.

Nota 141, p. 39: Avant tout chose, avant les honneurs, avant l’armée, avant la politique, il fera toujours passer Marguerite.

Nota 144, p. 39: Le général Boulanger avait une amie qui exerçait sur lui un empire absolu.

106 Nota 145, p. 40: […] Marguerite, elle restera dans la légende boulangiste, peut-être tout d’abord comme la cause de la défaite, car on peut lui attribuer les faiblesses de l’homme, […].

Nota 147, p. 40: Les conseils qu’elle donna à Boulanger furent toujours ceux qu’ils lui donnèrent ses plus sûrs amis, […].

Nota 149, p. 40: La colère des gens du fameux « Comité national » fut extrême quand il crurent qu’une influence féminine lui avait fait perdre toute puissance et contrecarrer la leur ; et c’est pour cela qu’ils attribuèrent à Mme de Bonnemains les fautes qu’ils firent commettre eux-mêmes au général Boulanger. Ils chargèrent de tous les péchés d’Israël une femme qui n’aspirait qu’à être une amante obscure et dévouée, et qui jamais n’intervint dans les décisions de celui qu’elle aimait comme un maître.

Nota 151, p. 40: Elle voulut toujours rentrer en France , ce que lui refusa constamment par peur d’être séparé d’elle.

Nota 153, p. 40: Depuis que je la connais, je ne me connais plus moi-même. […].L’homme que j’étais avant sa venue et l’homme que je suis depuis qu’elle m’a pris tout entier n’ont rien de commun ensemble.

Nota 155, p. 41: […] il manqua au général, à la fois, le fond d’une idée politique quelconque et la vigueur du caractère.

Nota 156, p. 41: […] contrairement à l’opinion commune, le général n’est pas un ambitieux. […] le pouvoir suprême […] il l’aperçut sous une forme flottante et vague, […] il ne fut jamais attiré par cette image comme par un irrésistible aimant irrésistible. […] son ambition […] était relativement modeste, elle se tenait pour satisfaite dans ce rôle de chef de parti et de prétendant, dans lequel il se complaisait et se reposait […].

Nota 157, p. 41: […], c’est le courage qui a manqué au général, mais son ambition est celle d’un César.

107 Nota 159, p. 41: […] l’héroïque soldat n’eut pas tout l’esprit de décision et d’initiative indispensable aux luttes politiques.

Nota 160, p. 41: […] la négligence incroyable qu’il y mit à en profiter et l’apparente indifférence avec laquelle il la vit s’éloigner.

Nota 161, p. 41: […] ce fut tout simplement un parfait honnête homme dont la politique ne devint clairvoyante qu’à l’époque de son exile, […].

Nota 162, p. 42: À trois reprises dans sa brève venture politique, le général Boulanger a eu la possibilité d’accéder au pouvoir par la force. À aucun moment il n’a cédé à la tentation, en dépit des pressions exercées par ses fidèles et des opportunités réelles qui se présentaient à lui. Lui que ses adversaires républicains désignaient comme un apprenti dictateur s’est comporté comme un légaliste. Certains y ont vu l’aveu de faiblesse d’un général d’opérette, préoccupé de ses secrets d’alcôve plus que du destin du pays. Pourtant, si l’on examine le discours politique et les convictions qui étaient les siennes. Le refus du coup d’Etat nous apparaît plus cohérent qu’incompréhensible.

Nota 164, p. 42: […] possédant l’art de spéculer sur la crédulité publique, si fertile en imaginations désordonnées, et sur la vanité humaine, le meilleur levier qui soit aux mains d’un ambitieux. […], c’est un politique […] qui sait dire aux hommes la bêtise qui convient à leur rang social, aux soldats le mot qui fait marcher, on ignore pourquoi ; aux femmes, le mot qui fait rêver ; aux foules, le cri qui détermine les apothéoses chauvines. […] ; il ne lui en faut pas davantage pour être ce qu’il est, la folie de Paris, l’espoir des trônes et des barricades, l’ami des princes et des banquiers, l’admiration des gavroches et des petites ouvrières, aux joues chlorotiques ; un composé étrange et amusant et parfois ridicule de toutes les ambitions, de toutes les restaurations, de toutes les démolitions, de toutes les espérances, de tous les cabotinismes. […] : un homme intelligent et férocement égoïste autour duquel chacun a bâti les légendes les plus opposées, et qui a laissé faire, en souriant dans sa barbe réglementaire, la bonne volonté des hommes.

Nota 165, p. 42: […] l’impopularité de ses adversaires fut le facteur principal de sa popularité. Le général Boulanger était arrivé à l’heure psychologique du mécontentement et, quand il fut frappé par les neuf cents petits despotes, sénateurs ou députés qui fatiguaient le pays, les

108 électeurs se tournèrent vers lui et s’écrièrent : « Puisque il est l’ennemi de nos ennemis, il est notre ami ! ».

Nota 166, p. 43: Cela c’est l’histoire du « brave général Boulanger », de sa barbe blonde, de son cheval noir et du cœur en folie de la France ; c’est l’histoire d’un homme, sans idées, sans doctrine, qui conquiert une France en puissance d’enthousiasme ; c’est l’histoire d’un « fétiche », […], qui se trouve placé entre deux amours : celui de sa Patrie qui se meurt et de sa maîtresse qui est morte. Il a préféré la tombe d’une femme à l’avenir d’une nation ; il a trompé l’enthousiasme d’un peuple, mais il lui a donné, sans le savoir, […] le désir d’une doctrine. Il lui a montré la folie de la violence au service de la passion, et lui a fait confusément entrevoir la grandeur de la violence au service de la raison.

109 II. 3. La crisi ministeriale e il governo Rouvier

Nota 171, p. 43: Le général Boulanger rentrera-t-il dans le nouveau cabinet ou n’y rentera-t-il pas ?

Nota 174, p. 44: Le ministère Goblet est tombé sous le poids du général Boulanger. M. le Président de la République a fait appelle successivement à M. de Freycinet, à M. Floquet, de nouveau à M. de Freycinet. NI l’un ni l’autre n’a réussi parce que M. Clemenceau , dont l’influence était alors prépondérante, leur imposait des conditions qu’ils ne pouvaient pas accepter ; une d’elles c’était de conserver le général Boulanger. M. le Président s’est adressé alors à M. Rouvier. Celui-ci a cherché à composer un ministère […] avec des éléments avancés ; […].

Nota 175, p. 44: […] que l’extrême gauche veut imposer au ministère quel qu’il soit, et dont il serait au fond le chef, et que l’Union des gauches ne veut à aucun prix.

Nota 177, p. 45: […] , il a siégé à l’extrême gauche, puis il s’est calmé et a presque complétement abandonné les discussions irritantes pour se livrer à l’étude des questions financières, commerciales et industrielles.

Nota 178, p. 45: […], Rouvier était le Président de la commission des Finances, qui avait mené l’assaut contre le budget présenter pas Goblet ; ancien ministre du Commerce de Jules Ferry, il avait inauguré la politique protectionniste de la France […] Rouvier est donc à Clemenceau exactement ce qu’était Boulanger à Jules Ferry dix-huits mois plus tôt : un ennemi personnel, symbolisant une politique contraire.

Nota 179, p. 45: Singulier personnage […]. Il incarnait un type de Méphistophélès mélancolique, ardent et inquiet. Grand et vigoureux, […]. Sa physionomie était caractérisée par des yeux de myope où se concentrait on ne sait quel acharnement pénible. Mais l’extrême originalité provenait des sourcils, qui changeaient de forme continuellement : […]. Dans la mimique de Rouvier, le binocle jouait un rôle important. Ce Méphistophélès avait le binocle à la main aussi souvent que sur le nez, […], d’autant plus que l’orateur se dispensait presque toujours en mouvements désordonnés. […]. Et la voix ! Ou plutôt les voix ; car, vraiment, Rouvier en avait deux : l’une, de gosier, sèche et sifflante ; l’autre, de poitrine, qui grondait

110 soudain, grave, mais sonore. […]. Son discours […]. Là se mélangeaient l’intonation maigre et l’accent pathétique, exaspéré, surtout désespéré, celui d’un homme qui lutte pour son compte personnel et au milieu de circonstances tragiques.

Nota 180, p. 45: Comme ministre, il avait, à trente-neuf ans, débuté sous l’égide de Gambetta qui créa pour lui le ministère du Commerce. En 1887, président du Conseil, il engagea la lutte à outrance contre le général Boulanger. […], Rouvier s’était donné à la politique d’apaisement. […] !.

Nota 181, p. 45: Maurice Rouvier appartenait à cette phalange de républicains d’élite qui, au lendemain de nos désastres, ont vite compris que le régime nouveau ne pouvait pas vivre et se développer et que les réformes démocratiques ne pouvaient se réaliser qu’avec la paix sociale, l’ordre dans les finances et le respect des lois.

Nota 182, p. 46: […], après trois jours de négociations laborieuses, est enfin parvenu à trouver des collègues disposés à s’associer à son sort. […] des inconnus appelés à faire partie de cette combinaison, dont il serait imprudent de prédire la durée.

Nota 183, p. 46: Alors, il a fait son ministère avec des éléments modérés, et, sans tenir compte des objurgations, des colères et des menaces radicales, il a renvoyé le général Boulanger […]. C’était alors un acte de courage dont lui seul s’est trouvé capable. […] les circonstances l’obligeaient à faire œuvre d’apaisement à droite pour pouvoir se permettre de se débarrasser, malgré l’extrême-gauche, du général Boulanger, […].

Nota 184, p. 46: […] créer un vrai « parti national », comprenant tous les Français de bonne volonté unis sur le terrain de la République… Notre majorité est ouverte sur deux ailes : d’une part aux vieux républicains auxquels nous ne demandons aucune abdication, et de l’autre, à ceux qui, acceptant la République, veulent y entrer sans aucune arrière-pensée.

Nota 185, p. 46: […] tous les républicains, tous les patriotes à cette œuvre de travail dans l’apaisement.

Nota 186, p. 46: […] l’homme de l’« apaisement », d’un « apaisement » pour lequel il avait le secours des ennemis de la République […].

111 Nota 187, p. 46: […] que le ministère est un ministère de droite. Et que tous les députés qui lui ont donné la majorité, quel que soit le masque dont ils s’affublent, sont des parfaits réactionnaires, complices des conspirateurs monarchistes, envers qui il n’y a plus à garder aucun ménagement.

Nota 188, p. 46: […] qu’il ne peut gouverner contre la Droite, parce que celle-ci représente une partie de la nation française.

Nota 189, p. 47: Le ministère, […], n’est pas un gouvernement de combat ; il ne veut provoquer ni persécuter personne, pas plus à droite qu’à l’extrême gauche. Pourquoi donc ces attaques contre un cabinet républicain qui promet d’appliquer fermement la loi ?

Nota 190, p. 47: […] a gouverné par et pour les intérêts, pour les grandes Compagnies, la haute Banque, la Finance, sa politique se résumait en ce seul mot, l’argent. M. Goblet accuse M. Rouvier d’avoir compromis l’honneur et la dignité de la France en renversant du ministère le général Boulanger ».

Nota 191, p. 47: […] un pacte qui aurait été conclu entre la droite et M. Rouvier, […]. Pour se concilier la droite, M. Rouvier lui aurait accordé « toutes les satisfactions désirables » ; […].

Nota 193, p. 47: Quant à un pacte qui aurait était signé entre M. Rouvier et les membres précités de la droite, il n’en est jamais existé. Tout s’est borné aux conversations dont nous venons d’indiquer le caractère et la portée.

Nota 194, p. 47: Apaisement à l’intérieur, vigilance à l’extérieur : […].

Nota 195, p. 47: Le grand honneur de M. Rouvier est d’avoir aperçu le premier, au moins dans le ministère, que le général Boulanger était un péril social, et qu’il fallait à tout prix se débarrasser de sa personne.

Nota 196, p. 47: L’avènement du ministère Rouvier, et surtout la retraite du général Boulanger, sont accueilli favorablement […].

Nota 197, p. 47: […] celui de l’économie et du rétablissement de l’équilibre budgétaire […].

112 Nota 198, p. 48: La presse peut seulement dire aujourd’hui que le nouveau cabinet, […], est pour la France le gage d’une période de paix et d’apaisement, car son programme est entièrement pacifique.

Nota 199, p. 48: […] mettre en place des structures politiques complétement neuves qui réuniraient des élus venus d’horizons divers au nom de la conservation social et de la propriété.

Nota 200, p. 48: […] concentrer son action personnelle sur les affaires, sur les finances avant tout.

Nota 201, p. 48: […] le progrès et le développement de l’œuvre patriotique […].

Nota 202, p. 48: Partout l’activité, le zèle, l’initiative se manifestait : on assistait à une véritable renaissance gouvernemental.

113 Allegato III

Capitolo III

III. 1. La carriera politica

Nota 9, p. 51: Heureusement pour lui, ses adversaire avaient omis un point important: c’était de formuler leur demande dans le délai légal. Ils étaient d’un jour en retard, les étourdis ! […] Le timbre de la poste constate. Le conseil de la préfecture de la Seine a donc été forcé, pour ce fait seul, de repousser la protestation des électeurs des Ternes, sans même vouloir examiner si M. de Heredia est Cubain ou Français.

Nota 11, p. 51: […] un homme sûr, actif, incorruptible et respectueux […].

Nota 12, p. 51: […], les intérêts généraux de la ville de Paris et les intérêts particuliers des Ternes ; […].

Nota 13, p. 51: […], conseillers modèles qui ne s’en tiennent pas aux questions de voirie et de budget municipal ; ils ont la tendance de donner à leur mandat une extension si considérable qu’il égale, quand il ne l’excède pas, le mandat législatif.

Nota 14, p. 51: 1° […] ; 2° Le respect absolu de tous les droits individuels : droit de manifester sa pensée, de se réunir et s’associer librement ; 3° Le droit pour tous à l’instruction primaire laïque qui devra être obligatoire et gratuite ; 4° La diffusion aussi large que possible pour tous de l’enseignement secondaire et supérieur, par le concours et la création de bourse ; 5° L’autonomie municipale et départementale ; 6° La séparation irrévocable des Eglises et de l’Etat ; […] ; 9° L’étude patiente et la solution progressive des questions sociales et ouvrière.

Nota 15, p. 51: […] des projets d’urbanisme et de voirie tendant à moderniser le quartier. […] Dans l’études des dossiers des logements insalubres […].

114 Nota 16, p. 51: […] l’urgence d’apporter des solutions à des situations catastrophiques au point de vue de l’hygiène et de la sécurité : […].

Nota 20, p. 52: […] Paris possède, outre un domaine immobilier considérable, des grandes richesses artistiques éparses dans ses monuments publiques et édifices religieux […].

Nota 21, p. 52: […] connaître exactement cette portion de notre fortune commune ; […] de ces richesses parisiennes […].

Nota 23, p. 52: Il a […] l’expérience du secrétariat du Conseil (1874) ; du secrétariat puis de la présidence d’une commission importante (la 2ème, de 1876 à 1879, chargée des affaires de la préfecture et de la mairie centrale) ; de la présidence de la commission spéciale du budget (1878, où il a fait preuve de méthode et transparence). […], il s’est fait connaître de ses collègues pour sa fermeté républicaine, son esprit laïque, ses compétences de gestionnaire.

Nota 24 e 25, p. 52: […] graves devoirs et [l]es sérieuses responsabilités […].

Nota 26, p. 52: Au cours de ceux-ci, il a fait respecter un principe d’équité entre majorité et minorité. Il est peu intervenu dans les discussions, […], si ce n’est sur des questions de modalités. […], par souci de neutralité, il s’est très fréquemment abstenu dans les votes.

Nota 27, p. 52: […] ce sésame lui a grand ouvert les portes de la finance et de la politique. Il pouvait briguer la députation.

Nota 33, p. 53: M. de Hérédia a rendu les plus grands services au conseil municipal, où il appartenait au groupe de l’autonomie communale. Il a été président du conseil municipal, président de la commission du budget, rapporteur général du budget à plusieurs reprises. A la Chambre des députés, il a continué à soutenir les droits de Paris […] dans la discussion sur la loi municipale. Il s’est préoccupé, surtout du point de vue politique, des institutions populaires. Président de l’Association philotechnique il y a donné une forte impulsion à l’enseignement professionnel. Il s’est préoccupé des sociétés de secours mutuels, des sociétés ouvrières de retraite. C’est lui qui a organisé la surveillance du travail des enfants dans les ateliers. Il a fondé […] des écoles professionnelles et commerciales de filles. M. de Hérédia a voté presque toujours avec c’extrême gauche. Il est impossible de s’expliquer pourquoi il a

115 été exclu de certaines listes. Quant à nous, nous n’avons pas hésité à le porter sur la liste de la Lanterne parmi les députés sortants.

Nota 37, p. 54: M. Rouvier, […], s’était imaginé que les membres de la Gauche radicale consentirait à entrer dans sa combinaison ; […]. MM. De Hérédia, Jullien et Boysset, […], ont décliné l’«honneur» d’orner la galerie ministérielle, et nous les en félicitons très chaleureusement.

Nota 38, p. 54: […] dont on annonçait cependant l’acceptation comme acquise, refuse définitivement tout portefeuille. M. de Hérédia, député radicale de Paris, n’avait pris d’engagements que sous la condition expresse qu’il en référerait à ses amis. Et après s’être consulté avec eux, il a pris la seule décision qui convint à sa loyauté. Nous sommes autorisés à affirmer son refus formel.

Nota 39, p. 54: Après mûre réflexion, M. de Hérédia a définitivement refusé de faire partie du ministère; […].

Nota 40, p. 54: […] ; M. de Hérédia avait refusé le portefeuille des travaux publiques et le président du conseil était décidé à rattacher les travaux publiques au commerce. Mais M. de Hérédia finissait par se décider faisait savoir à M. Rouvier qu’il était prêt à faire partie de la combinaison.

Nota 41, p. 54: […], pour donner dans sa combinaison une place à la Gauche radicale, le président […] avait maintenu les deux départements isolés et avait offert le portefeuille des travaux publiques à M. de Hérédia, député de la Seine. M. de Hérédia avait accepté et avait même était présenté dimanche par M. Rouvier à M. le Président de la République […]. Mais le député de la Seine est revenu hier matin sur sa détermination et a fait savoir à M. Rouvier qu’il ne pouvait entrer dans sa combinaison. […] M. Rouvier est revenu à la première idée de fondre les deux ministères […]. Au dernier moment, nous apprenons que M. de Hérédia, revenant une seconde fois sur sa détermination, a avisé M. le Président de la République et M. Rouvier qu’il consentait à accepter le portefeuille des travaux publiques.

116 Nota 42, p. 54: […] travailleur infatigable, un débrouillard en matière d’affaires et d’économie politique. […], un homme de cinquante ans qui paraît plus jeune que son âge ; teint plus qu’olivâtre ; tenue et façons de gentleman.

Nota 43, p. 54: Son teint a la nuance d’un cigare colorado. […] il paraît avoir plus de goût pour les affaires que pour la politique. […]. C’est un homme pratique avant tout, et sa place était marquée dans un cabinet qui ne prétend être qu’un cabinet d’affaires.

Nota 45, p. 55: […] entreprise mi-partie politique mi-partie financière […] d’un républicanisme des plus militants.

Nota 46, p. 55: […], tout homme de couleur qu’il est, avait le visage fort rouge.

Nota 47, p. 55: […] un blâme à M. de Hérédia et son exclusion du groupe, pour avoir accepté un portefeuille dans le cabinet Rouvier ; […].

Nota 48, p. 55: On invitera seulement ledit Hérédia à donner sa démission.

Nota 49, p. 55: Considérant que M. de Hérédia, en acceptant un portefeuille ministériel […], a violé les engagements pris auprès de ses électeurs radicaux du département de la Seine, qu’il a servi de cette façon les ennemis de la République en favorisant la réaction dans sa haine contre le général Boulanger […]. Déclare, en conséquence, retirer sa confiance à M. de Hérédia et demande sa démission de député.

Nota 50, p. 55: Que tous les groupes radicaux socialistes de la Seine se reunissent dans une action commune pour demander à M. de Hérédia sa démission […].

Nota 52, p. 55: […] un homme à conversions rapides.

Nota 53, p. 55: […] un radical prêt à se convertir.

Nota 54, p. 55: […] les pseudo-républicains qui jusqu’à ce jour ont détenu le pouvoir, s’acharnant encore après les portefeuilles ministériels et prolongeant, par leur ambition éhontée, une crise si préjudiciable à la fortune publique.

117 Nota 55, p. 56: […] n’importe qui, même un nègre. M. Rouvier, croyant que son ami avait voulu désigner en style convenu par ces mots M. de Hérédia, le seul député de couleur qui fût alors à la Chambre, alla trouver celui-ci et lui offrit le portefeuille vacant, qui fut accepté.

Nota 57, p. 56: Il représente […] si peu, qu’il a été totalement ignoré.

Nota 66, p. 56: […] a abandonné la ligne circulaire qui devait passer par les boulevards extérieurs. Il la remplace par une autre voie ferrée se rapprochant davantage du centre de la ville et passant par le boulevard Magenta et le boulevard Saint-Germain en traversant la Seine vers le Châtelet.

Nota 67, p. 56: […] le commis voyageur de la République.

Nota 72, p. 57: […] à tous les hommes de bonne volonté, à tous les hommes réfléchis […].

Nota 74, p. 57: […] de la réflexion et de la maturité pour l’œuvre de paix sociale et de paix politique que nous poursuivons.

Nota 76, p. 57: Ses paroles amicales, je les recueille avec autant plus de bonheur, qu’elles s’adressent moins à nos personnes qu’à la politique que nous représentons.

Nota 77, p. 58: […] hautement, publiquement, devant le pays tout entier. […] une politique exclusivement républicaine […]. Nous avons voulu à tout prix et pour le bien même de la République, inaugurer une période de concorde et de travail […].

Nota 78, p. 58: Un pays qui dispose de deux instruments pareils : la souveraineté nationale et l’instruction universelle, est absolument préparé aux émancipations définitives.

Nota 80, p. 58: La préoccupation maîtresse de notre démocratie a toujours été de donner à ce pays une armée véritablement nationale, […]. L’armée que nous voulons constituer devra comprendre tous les hommes, quels qu’ils soient, à quelque carrière qu’ils se destinent. […] nous tiendrons à honneur de faire triompher le grand principe inscrit dans tous les programmes républicains du service obligatoire et égal pour tous.

118 Nota 81, p. 58: […] à ces heures lointaines, où le parti républicain constituait dans le pyas une minorité, on comprenait la nécessité de rester uni. […]. Depuis, […]. On s’est cru à l’abri de tout péril, […]. On a fait jaillir des sources les plus profondes de notre démocratie des courants nouveaux ; on a vu se multiplier les écoles dans le parti républicain, des sectes on surgi, des conception individuelles, des programmes innombrables se sont fait jour. On s’est dispersé et émietté. On s’est battu souvent sur des équivoques, sur des préférences personnelles, sur des engouements, sur des noms, sur des mots ! […] Des haines inexplicables, des colères inavouables ont éclaté. Modérés et avancés, […]. Les violences ont été égales de part et de l’autre.

Nota 82, p. 58: Nous avions, […], toute une légion d’hommes indécis sans doctrines bien arrêtées, mais disposés pourtant à venir à la République. Nos luttes les ont effrayés. Nos querelles leurs ont inspiré des répugnances invincibles.

Nota 83, p. 58: […] vers cette masse quelque peu désorientée qui, sans passion, sans fanatisme déterminé pour l’un ou l’autre dogme politique, flotte indécise au milieu des partis. […], nous supplions tous les amis, modérés et radicaux, d’oublier leurs animosités.

Nota 85, p. 59: Le bruit de la démission de de Hérédia est dénué de tout fondement. Contrairement aux assertions d’un journal du soir, le ministre des travaux publiques n’a fait, à Senlis, aucune déclaration hostile à une puissance étrangère.

Nota 87, p. 59: Pour faire pièces aux tapageuses manifestations des faux patriotes du boulangisme, […]. Jamais jusqu’à ce jour-là aucun gouvernement français n’avait osé exécuter une si grosse opération.

Nota 88, p. 59: […], fier de montrer que tout le gouvernement, contrairement aux allégations du «candidat plébiscitaire», n’est pas indifférent au péril étranger[…].

Nota 89, p. 59: On croit à une manifestation contre M. de Hérédia […].

Nota 90, p. 59: Une arrivé en cachette – De Hérédia vient d’arriver par le train de Paris ; aucun journal ne l’avait annoncé ; […]. Il est immédiatement monté en voiture […].

119 Nota 91, p. 59: Redoutait-on donc une manifestation hostile à la gare ?

Nota 92, p. 59: […] de Hérédia a commencé par produire le plus déplorable effet sur les quelques personnes qui ont eu la malchance de le rencontrer. Ici, on lui a trouvé l’allure d’un calicot endimanché. Je ne saurais mieux le comparer qu’à ces commis marchands qui compte les boucaux de sucre au chargement des navires dans nos colonies.

Nota 95, p. 60: Le lendemain, […] il demeura stupéfait. Le dossier Ferron avait disparu. Il fut bien plus stupéfait encore lorsque, le jour suivant, il vit paraître dans le Figaro un article des plus complets qui révélait tout le plan de manœuvres […]. Ce fut alors un scandale abominable […]. Et c’est de ce vol de documents et de la fausse direction donnée à la découverte de ses auteurs que naquit, au moment où personne n’en soupçonnait l’existence, l’affaire Limouzin-Caffarel-Wilson qui amena la chute de Grévy avec toutes ses conséquences.

Nota 96, p. 60: […] Tirard avait une bonne raison d’écarte l’ancien président du conseil municipal de Paris. Autant celui-ci était favorable à l’autonomie de la Ville, autant Tirard y était opposé.

Nota 99, p. 61: […] lui a opposé la politique tolérante et pacifique d’une République de travail et de réorganisation sociale.

Nota 100, p. 61: […], ce serait vouloir entrainer notre pays dans la guerre civile et l’exposer à toutes les aventure de la guerre étrangère.

Nota 101, p. 61: Les quelques boulangistes présentes dans la salle […] décident d’empêcher M. de Hérédia de prendre la parole. […] les boulangistes, fidèles à leur programme, font succéder interruption sur interruption. Les républicains y répondent en criant : A bas Boulanger ! Ce manège dure bien une demi-heure. Pourtant, M. de Hérédia parvient à s’expliquer […], et, pour en finir avec la poigné de boulangistes qui voudraient faire avorter la réunion, celle-ci, à une très forte majorité, acclame la candidature de M. de Hérédia.

Nota 102, p. 61: […] l’attitude distinguée de l’orateur, qui a dédaigné les attaques personnelles, pour se tenir constamment sur le terrain élevé des principes et des doctrines.

120 Nota 103, p. 61: Monarchistes et boulangistes ont voulu se compter. C’était leur droit. Mais la France en immense majorité vient de condamner à tout jamais leurs doctrines. Ils ont échoué parce que leur politique est une politique de destruction et d’aventures.

Nota 104, p. 61: […] grâce à la coalition étrange qui s’est faite […] entre monarchistes et boulangistes.

Nota 105, p. 62: Les résultats n’ont pas encore répondu à toutes nos espérances. La faute en est aux tâtonnements inévitables d’une démocratie jeune et inexpérimentée, mais surtout aux routines longuement accumulées dans ce pays, aux intrigues incessantes de toutes les réactions coalisées. […] Nos adversaires […] exploitent tous les mécontentements et les impatiences. Ils sont parvenus à jeter la confusion dans nos rangs. Des républicains égarés, sous la direction souveraine du général qu’ils se sont donné pour maître, se prêtent à des compromissions étranges avec la réaction.

Nota 106, p. 62: Du jour où il a eu la conviction que la République était assurée et en de bonnes mains, quand le pays […], réveillé, disait non à l’aventure boulangiste, il a su qu’il pouvait faire confiance aux républicains ; la République, ils la feraient prospérer et lui, bien que toujours disponible à la servir, il pouvait se livrer sans remords à d’autres occupations publiques et privées.

121 III. 2. La laicità, l’insegnamento e il riformismo sociale

Nota 107, p. 63: […] tenté d’arracher Dieu du ciel, […].

Nota 109, p. 63: Son principe était simple et fécond : il croyait à la Science et à la Démocratie, […], il voulait soustraire le développement intellectuel et morale de tous les citoyens français, […], au joug exclusif et sectaire d’une confession religieuse, séculariser l’instruction publique, parce que notre société est une société libre et laïque, […].

Nota 110, p. 63: […] laïcisation de l’école primaire.

Nota 111, p. 63: […] neutralité religieuse de l’école […].

Nota 115, p. 64: l’enseignement primaire […] obligatoire, gratuit et laïque.

Nota 116, p. 64: […] une patrie morale, un ensemble d’idées et d’aspirations que le Gouvernement doit défendre comme le patrimoine des âmes dont il a la charge.

Nota 117, p. 64: La loi du 28 mars se caractérise par deux dispositions qui se complètent sans se contredire : d’une part, elle met en dehors du programme obligatoire l’enseignement de tout dogme particulier ; d’autre part, elle y place au premier rang l’enseignement moral et civil. L’instruction religieuse appartient aux familles et à l’église, l’instruction morale à l’école. […] l’instituteur, en même temps qu’il apprend aux enfants à lire et à écrire, leur enseigne aussi ces règles élémentaires de la vie morale qui ne sont pas moins universellement acceptées que celles du langage et du calcul. […] il y a dans chaque instituteur, dans chaque institutrice, un auxiliaire naturel du progrès moral et social, […], bornez-vous à l’office que la société vous assigne et qui a aussi sa noblesse : poser dans l’âme des enfants les premiers et solides fondements de la simple moralité.

Nota 118, p. 64: […] Severiano de Hérédia a été un artisan de l’avènement de ces lois fondatrices et stabilisatrices de notre république.

122 Nota 119, p. 64: Dans le développement de l’enseignement primaire et professionnel et dans la croisade qui se forme en vue de l’instruction laïque, gratuite et obligatoire […].

Nota 121, p. 65: […], membre fondateur et délégué de la Sociétés des écoles laïques.

Nota 122, p. 65: […] une intervention plus énergique de l’Etat et des municipalités.

Nota 126, p. 65: […], au début des années 70, il s’est détaché des pratiques religieuses du catholicismes, […]. Il n’a d’autre credo que la libre pensée. […] Ce partis pris de rupture avec les sacrements te les conventions catholiques, il s’est appliqué à lui-même et à ses enfants. Nulle trace en effet de mariage religieux, de baptême, de communion, d’office religieux n’apparaît dans son existence d’homme libre.

Nota 127, p. 65: [D]e Hérédia se plaint, au nom d’un certain nombre de pères de familles, de ce que le clergé du XVII arrondissement, excédant les prescriptions de la loi, intervient dans les écoles et menace les enfants qui ne vont pas à la messe ou à confesse ; il arrive même qu’il confesse les enfants à l’intérieur de l’école.

Nota 128, p. 66: L’Eglise est trop puissante.

Nota 129, p. 66: […] les membres […] appartiennent en majorité au partit légitimiste et […] le conseil ne peut pas reconnaître comme établissement d’utilité publique une association qui ne présente pas des garanties suffisantes de tolérance.

Nota 130, p. 66: […] ; il semble, au contraire, que cette Société patronne un grand nombre d’œuvre de propagande clérical non seulement à Paris, mais dans les départements.

Nota 133, p. 66: Le conseil, considérant que la ville de Paris est essentiellement intéressée à la disparition des privilèges du clergé, […] ; Considérant qu’il est contraire à toute équité que les personnes qui ne pratiquent aucun culte soient tenues de contribuer aux dépenses qu’occasionne le budget des cultes ; Emet le vœu : « Que les privilèges ecclésiastiques soient abolis, et que les ministres des différents cultes soient soumis au droit commun ; […] que le Parlement, séparant les Eglises de l’Etat, n’inscrive au budget de 1880 aucun crédit pour les cultes».

123 Nota 136, p. 67: Depuis que j’ai l’honneur de présider cette assemblée, j’ai cru devoir m’abstenir de prendre part aux divers scrutin qui ont eu lieu, affirmant ainsi par cette abstention l’impartialité de votre président. Mais aujourd’hui, la question est trop importante pour que je ne déclare pas, que comme conseiller municipal, je voterai les conclusions de la commission ; et si, d’après les dispositions de l’article 27 de la loi du 18 juillet 1837, j’ai à départager le conseil c’est dans ce sens que je le ferai.

Nota 137, p. 67: La grande réforme de laïcité dans le personnel enseignant a commencé, elle continuera malgré les cris désespérés de non ennemis. (Très bien ! très bien !)

Nota 138, p. 67: […] procéder, pour l’époque de la prochaine rentrée scolaire, à la substitution générale de maîtres et maîtresses laïques aux frères et aux sœurs dans toutes les écoles de la commune.

Nota 139, p. 68: […] : au point de vue individuel, elle alloue des secours en cas de malheurs, de maladie ou la pension de retraire aux membres de l’enseignement vieux ou infirmes ; au point de vue professionnel, elle prépare, chaque année, par ses cours normaux, un grand nombre de jeunes gens et de jeunes filles à la carrière de l’enseignement ; elle s’occupe d’études pédagogiques, examine les ouvrages qui lui sont soumis, encourage les auteurs de livres, d’appareils et de méthodes utiles ; elle entretient une bibliothèque et un musée scolaire.

Nota 140, p. 68: […] affirmation solennelle des droits de la libre-pensée […].

Nota 143, p. 68: […] donner une direction définitive aux générations hésitantes qui grandissent. Oui, il faut introduire dans ces jeunes cerveaux des notions exactes, des notions fondées sur la raison. […] sur les perceptions très nettes de la conscience humaine librement consultée. […] : il convient de nous engager plus virilement que jamais dans les voies de la raison et l’examen. […]. Il y va du bonheur de tous ces enfants qui viennent à vous. Il y va surtout de l’avenir de notre démocratie française.

Nota 148, p. 69: Elle est la seule entièrement gratuite qui possède la ville de Paris. […]. Spn but aussi élevé que pratique est d’initier les jeunes filles aux arts professionnelles, tout en leur donnant une instruction solide et une éducation civique.

124 Nota 150, p. 69: Elle est spécialement destinée à préparer les jeunes filles à des emplois dans le commerce et à des professions dans l’industrie. Les cours se divisent en cours généraux et en cours professionnels. Ils comprennent trois années d’études. Les cours généraux comprennent : la langue française, l’arithmétique, l’histoire, la géographie, l’hygiène, les sciences, l’éducation morale et l’enseignement civique. Les cours professionnels comprennent : le dessein industriel, l’anglais, la coupe et la couture, la confection, la lingerie, la comptabilité, etc. Des notions de repassage et de cuisine sont indistinctement données à toutes les élèves dans le but de le préparer aux devoirs et aux exigences de la famille.

Nota 151, p. 69: […] fournir à nos industries des ouvrières habiles, des employées intelligentes et à la famille des femmes solidement trempées, pénétrées de leur devoir, conscientes du rôle qu’elles ont à remplir dans notre société républicaine.

Nota 152, p. 69: En 1886, nous voyons deux élèves de l’école recevoir le certificat de comptabilité au concours de la Ville de Paris, et, à la suite de cette épreuve, l’une d’elles entrer à l’Union des Femmes de France, et l’autre au Crédit Lyonnais.

Nota 153, p. 70: […], l’habile directrice, qui la dirige, ne cherche à doter ses élèves que d’une valeur professionnelle moyenne ; […] ; qu’elle ne cherche pas, en un mot, à en faire des exceptions au point de vue intellectuel. Sa réussite me paraît provenir encore de ce qu’elle s’attache à développer dans ses élèves les plus hautes qualités morales : la probité, la justice, la conscience, le respect de soi, le sentiment de la responsabilité ; […].

Nota 155, p. 70: […] une excellente éducation professionnelle, et qu’on leur apprenait même à faire la cuisine, excellente innovation qui ne sera pas à dédaigner pour leur établissement futur ; […] au point de vue des programmes et des méthodes d’instruction, il y a des grandes avantages à maintenir, en cette matière, certaine diversités […].

Nota 156, p. 70: […] il est bon de multiplier les expériences dans la question si délicate de l’enseignement de femmes.

Nota 158, p. 70: […] pour étudier les moyens de procurer à tous les enfants sourds-muets le bienfait de l’instruction.

125 Nota 160, p. 71: […] [ils] n’auraient pas tout à perdre à ce changement d’attributions. Et la preuve, c’est qu’il serait créé une école normale spéciale chargée de leur former des professeurs ; en outre, des nombreux inspecteurs, toujours spéciaux, iraient chaque année constater leurs progrès dans les lettres et dans les sciences. Le régime universitaire permettrait à ces pauvres enfants de recevoir la même instruction que les élèves des autres écoles : déjà même, disent les malins, il en est qui sont élevés comme des petits prodiges, grâce à une méthode qui, pour avoir été condamnée par tous les congres et tous les hommes autorisés, n’en jouit pas moins d’une faveur marquée dans les bureaux de la rue de Grenelle. Vraiment, il faut n’avoir jamais connu un sourd-muet pour se faire de l’intelligence de ces pauvres informes un si bel idéal.

Nota 162, p. 71: […] vulgariser parmi les ouvriers les notions plus indispensables ; […].

Nota 165, p. 71: L’Association philotechnique a eu pour créateur M. Lionnet, professeur à Louis-le-Grand, […]. Napoléon III avait voulu l’accaparer, mais elle résista aux avances dorées du souverain, […]. Elle a eu pour président Victor Hugo, Carnot, de Hérédia, enfin Jules Ferry […].

Nota 166, p. 71: […], fière de ses aïeux, est toujours vivante et efficace. Grâce au dévouement de ses professeurs bénévoles, elle prodigue un enseignement […] à environ 5.500 adultes. Elle réunit, sans distinction de conviction et dans le respect mutuel, tous ceux et celles qui recherchent une meilleure formation et une amélioration de leur culture.

Nota 167, p. 71: […], une véritable phalange sacre, toujours prête à apporter son concours à l’œuvre de rénovation intellectuelle et sociale qui préoccupe si légitimement les pouvoirs publiques.

Nota 168, p. 72: De toutes parts, […], la même préoccupation hante les esprits ; en Angleterre, en Allemagne, en Italie, dans tous les pays qui, jusqu’ici, avaient paru rester en arrière dans le mouvement intellectuel, industriel et commercial nouveau ; dans tous ces pays nous voyons s’accuser de plus en plus les bonnes volontés ; nous voyons des organisations nouvelles naître de jour en jour. Devant cette coalition des intelligences qui s’éveillent de toutes parts, nous devons, à notre tour, […], apporter au Gouvernement de la République, […], à l’enseignement officiel, une part de plus en plus large de collaboration. L’évolution à

126 laquelle nous assistons est des plus grandioses. Nous entendons constituer définitivement dans notre pays un état intellectuel et morale nouveau.

Nota 170, p. 72: […] avec l’énergie qui lui appartient, avec sa connaissance profonde des besoins de la population parisienne, avec le sens des réalités pratiques qui le distingue si éminemment, c’est lui qui a établi progressivement, sans jamais s’arrêter, cet enseignement professionnel qui complète si heureusement vos cours d’enseignement primaire supérieure.

Nota 172, p. 72: […] groupe fondateur de la première Ecole professionnelle indépendante française, […].

Nota 175, p. 73: […] la diffusion de l’instruction par l’école et par le livre.

Nota 177, p. 73: Le succès des bibliothèques des mairies s’accentue de plus en plus ; ce mouvement d’ailleurs se propage jusque dans les plus petites commune de la banlieue. Dans peu de temps, chaque arrondissement de Paris, chaque commune du département de la Seine aura sa bibliothèque municipale.

Nota 178, p. 73: […] pour qu’une salle par quartier soit réservée dans une des quatre-vingts école laïque pour l’installation des bibliothèques municipales.

Nota 179, p. 73: […] les bibliothèques des mairies sont très fréquentées, et les catalogues bien composés : […].

Nota 180, p. 73: […] avec un esprit antilibérale et arriéré.

Nota 181, p. 73: La concurrence en cette matière ne peut d’ailleurs qu’être féconde, et Paris, il faut bien le reconnaitre, est par rapport à certaines ville de l’étranger, dans un état d’infériorité regrettable.

Nota 182, p. 74: L’administration municipale de Paris a décidé la création, dans chaque quartier, de bibliothèques populaires gratuites pour la lecture sur place et le prêt de livre à domicile ; […].

127 Nota 184, p. 74: […] le développement des bibliothèques populaires était dû à l’initiative prise par M. de Hérédia, aujourd’hui député de Paris.

Nota 185, p. 74: Des frais de transport absorbent une partie du crédit ; […].

Nota 186, p. 70: […], les administrateurs des bibliothèques connaissent mieux que personne les besoins des habitants de la localité.

Nota 187, p. 74: En 1877, il y a 16.000 lecteurs pour 5 bibliothèques à Paris ; il y en a aujourd’hui 250.000 depuis que les établissements se sont multipliés.

Nota 191, p. 74: En dehors des nombreux ouvrages spéciaux, elle ne comprend pas moins de huit mille dessins qui, non seulement seront communiqués sur place, mais encore pourront être emportés à domicile par les habitants de l’arrondissement.

Nota 192, p. 75: […] l’on devait au conseil municipale la création de ces bibliothèques populaires de prêt gratuit et d’enseignement professionnel qui, depuis quelques années, ont pris un si extraordinaire développement. […], en 1886, il y a eu onze cent mille lecteurs, alors qu’un an plus tôt on en avait compté que six-cent cinquante mille.

Nota 195, p. 75: La Société est très puissamment organisée. Elle compte dans son Comité de direction, non seulement les conseillers municipaux, le maire et les adjoints de l’arrondissement, mais encore plusieurs hommes de bonne volonté […]. La Société a placé depuis sa fondation plus de 840 jeunes gens et jeunes filles dans diverses ateliers et maisons de commerce. C’est là une œuvre éminemment généreuse et moralisatrice, qui fait le plus grand honneur à M. de Hérédia et qui servira certainement de modèle aux patronages, dont la création est prévue par la loi nouvelle du 2 novembre dernier, sur le travail des femmes et des enfants dans l’industrie.

Nota 198, p. 76: […] 28 commissions […] dans le département pour veiller à l’exécution de la loi […] ; chacune de ces commissions sera composées de sept membres.

Nota 201, p. 76: Les femmes doivent-elles être représentées dans l’inspection ? Si nous les introduisons dans les commissions locales, n’est-il pas logique de les admettre également aux

128 fonctions d’inspectrices ? N’y a-t-il pas là deux intérêts considérables à respecter et à faire prévaloir ? D’abord celui des jeunes apprenties auxquelles la surveillance d’une femme offrira des garanties plus complètes, puis celui de la femme elle-même que nous avons le tort d’écarte trop systématiquement des fonctions publiques. Je crois qu’il faut de plus en plus mêler les femmes à notre vie extérieure, leur faire dans notre société démocratique une part de responsabilité sérieuse, leur réserver, chaque fois que nous le pouvons, certains avantages et certaines situations.

Nota 204, p. 76: Lorsque fut votée la loi de 1874, un inspecteur départementale existait déjà à Paris ; mais on trouva bien tôt ce nombre insuffisant et, en 1878, le conseil général, sur le rapport de l’un de nous, M. de Hérédia, nomma sept inspecteurs et sept inspectrices. Leur nombre fut successivement augmenté pendant les années suivantes, et actuellement le service de l’inspection départementale de la Seine est composé […] de 27 personnes, fonctionne efficacement […]. Aussi sommes-nous heureux de rendre hommage à la libéralité du conseil général de la Seine qui inscrit au budget départemental, pour assurer de façon complète la protection de l’enfance laborieuse, une somme […] dépassant […] celle figurant au budget de l’Etat pour le même objet.

Nota 206, p. 77: Severiano de Hérédia est depuis longtemps un féministe avant la lettre.

Nota 209, p. 77: Il pense en termes de solidarité, non de charité. […] L’association, la mutualité, la coopération sont les formes d’entraide qu’il encourage.

Nota 212, p. 77: […] la situation des Sociétés de secours mutuels n’a jamais été plus prospère […] Le moment est donc bien choisi pour accomplir les reformes. C’est dans cette esprit que le congrès a été convoqué.

Nota 214, p. 77: 1° Admission de la femme et de l’enfant dans les Sociétés. 2° Des orphelins dans les Sociétés.

Nota 215, p. 77: Après deux heures de délibérations, la réponse a été affirmative.

Nota 216, p. 77: Sous l’inspiration de M. de Hérédia, son président, […] elle s’était associée au syndicat parisien, et à la chambre consultive de prévoyance ; elle avait souscrit à la Caisse

129 de réassurance, laquelle avait pour but d’étendre le droit au secours jusqu’à la fin de la maladie, quelle qu’en fût la durée, et quel qu’en fût le caractère.

Nota 218, p. 78: […] avec une compétence et une sûreté de vues qui l’ont fait acclamer par l’assemblée toute entière.

Nota 220, p. 78: […] a déjà traité dans diverses réunions précédentes les grandes questions relatives aux intérêt des travailleurs.

Nota 221, p. 78: Partisan de la transformation progressive de la société et par conséquent ennemi des procédés révolutionnaires, […].

Nota 222, p. 78: Un des moyens les plus sûrs d’arriver à un heureux résultat en fait d’association ouvrière, c’est de ne cesser de réclamer et la liberté de réunion, et la liberté d’association, et la liberté de la presse : […].

Nota 223, p. 78: […] faire à la France des institutions vraiment libérales qui seules peuvent assurer le salut de la République.

130 III. 3. Severiano de Heredia: tra controversia e contraddizione

Nota 228, p. 81: […] une brochure politique publiée par lui, […].

Nota 230, p. 81: Espagnol de Cuba, naturalisé depuis deux ans à peine, et auteur de trois brochures incontestablement équivoques, sinon monarchiques, où il traite de coup d’Etat la révolution du 4 septembre, et somme le gouvernement irrégulier et sans mandat de la défense nationale d’en appeler immédiatement non à une Assemblée mais à un Plébiscite.

Nota 231, p. 81: M. de Heredia, conseiller municipal, Cubain et esclavagiste.

Nota 232, p. 81: […] que M. de Heredia est Cubain, et, de plus, apprenez pour votre gouverne qu’il est esclavagiste. Le pur que vous avez nommé parce qu’il veut l’avènement de la République radicale et la fin de toutes les tyrannies – un aimable garçon, du reste – possède et exploite à Cuba des esclaves.

Nota 233, p. 82: […], il possède le tiers d’une vaste sucrerie dans l’île de Cuba. Ce libéral a des esclaves.

Nota 234, p. 82: Le sympathique député des Ternes […] d’exercer la profession de négrier.

Nota 235, p. 82: […] avait encore des esclaves à son service, à Cuba, où son père possédait un important et nombreux « cheptel nègre ».

Nota 236, p. 82: […] né à L’Île de Cuba, en 1836. C’est un propriétaire d’esclaves.

Nota 237, p. 82: […] contrairement à ce qu’on avance, il ne possède en Amérique aucun esclave ; […], jamais il se serait rendu coupable d’un acte aussi contraire aux principes républicains.

131 Nota 242, p. 83: […] représentant de ces « races inferieures » […] qui a dans les veines un sang du plus beau noir et qui connaît bien les “races inferieures” dont il est issu, puisqu’il a été (peut-être l’est-il encore ?) propriétaire d’esclaves.

Nota 243, p. 83: Fils d’une négresse cubaine et, par conséquent, de nationalité espagnole, M. de Hérédia, élu par une suite d’erreurs regrettables député de Paris, n’est Français d’adoption que depuis 1873 ; il ne s’est fait naturaliser que trois ans après la guerre, à laquelle il se garda bien de prendre part. Sa prudence alla même jusqu’à lui faire arborer aux fenêtres de son hôtel […] le pavillon de l’Espagne, pendant la durée de l’occupation prussienne.

Nota 244, p. 83: Il va sans dire qu’il n’a aucune parenté avec le poète du même nom, lequel est très vexé, paraît-il — et nous le comprenons sans peine — quand on le suppose cousin, même très éloigné, avec ce nègre-négrier.

Nota 246, p. 83: […] une des plus séduisantes des denrées coloniales […].

Nota 247, p. 83: […] redevenu esclave dans une plantation, tendait le dos sous le bambou avec des supplications de nègre surpris en train de voler des bananes.

Nota 248, p. 83: […] que les méchants appellent nègre, quoiqu’il ait une mine de cuivre […].

Nota 249, p. 83: La patrie, c’est devenu une exploitation dont la raison sociale […] à l’étranger.

Nota 250, p. 84: Un nègre originaire du pays cubain […], ils n’ont pas une gouttelette de sang français dans les veines ;ils ont parlé cependant au nom de la France et ont prodigué des conseils et des admonestations.

Nota 251, p. 84: M. de Hérédia continue à être nègre.

Nota 253, p. 84: M. de Hérédia est doué d’un organe très assez désagréable. Lorsqu’il parle, on croit entendre un gong.

Nota 254, p. 84: […] homme énergique […] agît en ministre républicain.

132 Nota 255, p. 85: Les plus détestables mœurs politiques s’étaient établies chez nous. […], le gouvernement avait perdu sa force virile dans l’obligation où il s’était cru de satisfaire toutes les fractions du parti républicain. Jamais il n’a été plus faible qu’à cette époque. […] Quelques années de ce régime avaient fini par provoquer dans le pays un mouvement très naturel de réaction et de protestation générale. Le général Boulanger est venu alors. […] Le mal politique […], il l’a incarné et exagéré dans des proportions redoutables.

Nota 256, p. 85: Il représentait l’état d’âme d’une grande partie du pays. Deux choses dominaient cet état d’âme : la lassitude que causaient l’impuissance du régime parlementaire, […]; et, d’autre part, un sentiment d’une certaine humiliation nationale, due à notre isolement. Le peuple s’imagina que le général Boulanger, d’une façon ou d’une autre, mettrait fin à cet état de choses. Pourquoi lui plutôt qu’un autre ? […] Le « brave général » avait pour lui sa belle présence et son fameux cheval noir, inauguré un jour de Revue du 14 juillet, aussi bien que le déraillé de son bon garçonisme et sa réputation de galanterie qui faisait de lui le rival du plus populaire de nos Rois, […].

Nota 259, p. 86: M. de Hérédia siège à l’extrême gauche, mais il est, en même temps, rédacteur au journal opportuniste Le Globe.

Nota 260, p. 87: Il fut radical au conseil municipal ; nous espérons qu’il le sera à la chambre, et ne succombera pas à la maladie de l’opportunisme.

Nota 266, p. 88: Il nous appartient, […], de diriger les yeux des jeunes génération qui grandissent vers les pays nouveaux où nos industriels puissent trouver des débouchés de plus en plus indispensables. Il faut créer à notre usage, jusque dans les derniers recoins du monde, toute une clientèle nouvelle, et pour cette œuvre colossale de prévoyance et de salut, il convient de multiplier nos forces et d’aviver nos intelligences. […] Il existe au-delà de l’Atlantique des pays jeunes, des républiques latines qui adorent la France qui n’ont une préoccupation à l’heure actuelle : fuir le despotisme, échapper à la souveraineté commerciale du Yankee, de l’homme du Nord. […] Il est aisé de conquérir là tout un monde plein de merveilles et d’avenir.

Nota 267, p. 89: L’Union latine franco-américaine […] n’a pas été fondée pour un autre motif que celui d’établir entre les peuples latins des deux mondes un union complète et indissoluble.

133 […] un plan […] d’action politique, économique, industrielle et morale, qui pût établir entre tous les peuples d’origine commune, des relations de plus en plus étroites, et, cela, au grand bénéfice des idées de civilisation générale… […] ; il importe d’établir, entre nos intérêts français et ceux de l’Amérique, une intimité absolue… J’ose affirmer que la voix de la France sera entendue par delà de l’Atlantique. Elle dit à ces jeunes nations sud-américaines : Je suis avec vous….

Nota 269, p. 89: Alors que l’on justifie les conquêtes africaines pour civiliser les populations noires, il était assez contradictoire d’avoir un mulâtre au sein du gouvernement français.

Nota 270, p. 89: Le colonialisme et la Première Guerre mondiale font alors tomber dans l’oubli celui qui fut le premier ministre « non blanc européen ». Il meurt […], sans avoir jamais été décoré de la Légion d’honneur. Il n’est même pas mentionné sur la stèle des célébrités du cimetière des Batignolles, où il est enterré.

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