COMUNI DI _ _ _ PROVINCIA DI

VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA condivisa dei Documenti di Piano dei PGT

Dir. 2001/42/CE D.Lgs. 152/06 - D.Lgs. 4/08 LR 12/2005, art. 4 DCR VIII/351 13.03.2007 DGR VIII/6420 27.12.2007

DOCUMENTO DI SCOPING

COMUNE DI CARNAGO DI CAVARIA CON PREMEZZO COMUNE DI JERAGO CON ORAGO COMUNE DI SOLBIATE ARNO

consulenza esterna:

Stefano Franco ingegnere STUDIO AMBIENTE E TERRITORIO 21021 (VA) - Vicolo Borromeo 9 T: 0331.960242 - F: 0331.932570 - E: [email protected]

L’elaborato contiene il Documento di Scoping relativo alla Valutazione Ambientale Strategica condivisa per i Piani di Governo del Territorio dei Comuni di Carnago, Cavaria con Premezzo, Jerago con Orago, Solbiate Arno.

Consulenza esterna conferita a: Stefano Franco ingegnere

STUDIO AMBIENTE E TERRITORIO 21021 Angera (VA) – Vicolo Borromeo 9 T: 0331.960242 / 338.3961800 - F: 0331.932570 - E: [email protected]

Elaborato a cura di:

Ing. Stefano Franco con Arch. Silvia Ghiringhelli Arch. Alessandro Oliveri Arch. Cristina Serra

dicembre_2009_agg_00

PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

S O M M A R I O

1. PREMESSE ...... 3

1.1. SPECIFICITÀ DEL CONTESTO...... 3

1.2. LA VAS: RIFERMENTI GENERALI E NORMATIVI ...... 4

1.2. FINALITÀ DEL DOCUMENTO DI SCOPING ...... 5

2. IL PROCESSO METODOLOGICO DELLA VAS ...... 6

2.1. STRUTTURA METODOLOGICA E FASI DELLA VAS ...... 6 2.1.1. Riferimenti generali ...... 6 2.1.2. La struttura del processo di VAS condivisa ...... 10 2.1.3. Integrazione con la formazione dei Piani ...... 12

3. ANALISI DI CONTESTO ...... 14

3.1. SISTEMA INSEDIATIVO ...... 14

3.2. VIABILITÀ E TRAFFICO ...... 22

3.3. ATTIVITÀ ECONOMICHE ...... 28 3.3.1. Il settore agricolo ...... 28 3.3.2. Il settore produttivo artigianale e industriale ...... 34

3.4. PAESAGGIO ...... 43

3.5. FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI ...... 49

3.6. SISTEMA IDRICO SUPERFICIALE E SOTTERRANEO ...... 53 3.6.1. Acque superficiali ...... 53 3.6.2. Sistema idrico sotterraneo ...... 56 3.6.3. Consumi ...... 58 3.6.4. Rischio idrogeologico ...... 60

3.7. SUOLO E SOTTOSUOLO ...... 63

3.8. ATMOSFERA ...... 68 3.8.1. Inquadramento meteoclimatico ...... 68 3.8.2. Emissioni in atmosfera ...... 71 3.8.3. Lo stato di qualità dell’aria ...... 76

3.9. INQUINAMENTO ACUSTICO ...... 82

3.10. INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO E LUMINOSO ...... 86 3.10.1. Inquinamento elettromagnetico ...... 86 3.10.2. Inquinamento luminoso ...... 87

3.11. RIFIUTI ...... 89

3.12. CONSUMI ENERGETICI ...... 96

Documento di Scoping 1 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

4. GLI SCENARI DI PIANO COMUNALI ...... 99

4.1. GLI ORIENTAMENTI GENERALI DEI NUOVI PGT ...... 99 4.1.1. CARNAGO: il documento di intenti ...... 99 4.1.2. CAVARIA CON PREMEZZO: gli obiettivi strategici di Piano ...... 106 4.1.3. JERAGO CON ORAGO: gli orientamenti del Piano ...... 111 4.1.4. SOLBIATE ARNO: gli orientamenti del Piano ...... 114

4.2. GLI OBIETTIVI GENERALI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE ...... 117 4.2.1. I criteri di sostenibilità ambientale sovraordinati ...... 117 4.2.1.1. I criteri di sostenibilità del manuale UE ...... 117 4.2.1.2. Gli obiettivi di rilevanza ambientale del PTR e del PTCP ...... 120 4.2.2. I criteri generali di sostenibilità ambientale per l’area di studio ...... 122

4.3. LE TEMATICHE PRIORITARIE CONDIVISE TRA I COMUNI DELL’AREA DI STUDIO ...... 123

5. EFFETTI SUI SITI DELLA RETE NATURA 2000 ...... 126

5.1. RIFERIMENTI NORMATIVI ...... 126

5.2. LA RETE NATURA 2000 NELL’AREA DI STUDIO ...... 126

Documento di Scoping 2 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

1. PREMESSE

1.1. SPECIFICITÀ DEL CONTESTO

Il quadro normativo ad oggi vigente in regione Lombardia non prevede la possibilità che gli strumenti urbanistici generali, Piani di Governo del Territorio, siano sviluppati integralmente in forma intercomunale; al tempo stesso la legge urbanistica regionale, LR 12/05, promuove forme di cooperazione tra i Comuni di minori dimensioni al fine di addivenire a strumenti di pianificazione comunali coerenziati in relazione alle specificità degli ambiti territoriali di appartenenza. Analogamente non sono contemplati in forma specifica procedimenti di valutazione ambientale dei piani interamente condivisi tra più enti locali. Nell’intenzione di addivenire ad un quadro di pianificazione locale coerenziato, i Comuni di Carnago, Cavaria con Premezzo, Jerago con Orago e Solbiate Arno, in provincia di Varese, hanno tuttavia deciso di sviluppare il percorso di Valutazione Ambientale Strategica dei propri PGT secondo un modello operativo condiviso, assegnando a tal fine un incarico di consulenza specialistica esterna. Il Piano di Lavoro (settembre 2008) a tale scopo formulato, ha previsto un’articolazione in due fasi principali di lavoro: • una valutazione ambientale di carattere preliminare, estesa simultaneamente a tutti i territori interessati (il presente elaborato); • una valutazione specifica sui singoli Documenti di Piano comunali, contestuale al processo di formazione di ciascun PGT a livello comunale, e che dovrà contenere i criteri per la successiva valutazione ex-post degli effetti dell’attuazione dei singoli PGT.

Questo Documento di Scoping, all’interno del quale si riportano considerazioni e valutazioni che afferiscono contestualmente degli orientamenti dei singoli PGT, restituisce quindi un quadro di coerenze sovraordinate cui si farà riferimento nelle prossime fasi di valutazioni, in relazione ai contenuti specifici ed ai singoli avanzamenti dei PGT. Valicando le finalità più specifiche della valutazione ambientale dei Piani, nell’ambito dei lavori propedeutici alla redazione del presente Documento di Scoping sono stati inoltre avviati dei tavoli di confronto con gli amministratori locali e gli estensori dei singoli PGT, al fine di addivenire ad una definizione unanime delle principali tematiche territoriali per l’area di studio e favorire così un approccio pianificatorio condiviso rispetto alle criticità evidenziate. In relazione alla prossimità territoriale ed all’appartenenza al medesimo contesto d’area vasta, i confronti in questo senso sono stati estesi anche al Comune di Oggiona con Santo Stefano. La sezione 4.3. del documento riporta gli esiti di questa prima fase di confronti, a cui faranno seguito approfondimenti specifici relativi alle tematiche evidenziate.

Documento di Scoping 3 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

1.2. LA VAS: RIFERMENTI GENERALI E NORMATIVI

La Valutazione Ambientale Strategica di piani e programmi (VAS) è stata introdotta dalla Direttiva Europea 2001/42/CE del 27/06/01 con l’obiettivo “di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione e dell'adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile” (Art. 1). Nello spirito del provvedimento comunitario, la procedura di VAS si configura come un processo continuo che si integra nel parallelo processo di pianificazione a partire dalle fasi iniziali di elaborazione del nuovo piano o programma, fino alla sua fase di attuazione e monitoraggio, coniugando la dimensione ambientale con quella economica e sociale. La direttiva prevede che la VAS trovi espressione nel Rapporto Ambientale, elaborato che costituisce parte integrante degli atti di pianificazione e riporta gli esiti dell’intero percorso di valutazione ambientale. In particolare, il Rapporto Ambientale indica le modalità di integrazione dell’ambiente nel Piano e le alternative considerate, individua, descrive e valuta gli effetti significativi che l’attuazione del piano potrebbe avere sull’ambiente alla luce degli obiettivi prefissati, indicandone le eventuali misure di mitigazione e/o compensazione, ed infine presenta un opportuno sistema di monitoraggio dello stato dell’ambiente nel tempo. A livello nazionale, alla VAS dei piani e programmi è dedicato il Titolo II del D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006, come successivamente modificato dal Titolo II del D.Lgs. n. 4 del 16 gennaio 2008. In Regione Lombardia la VAS trova riferimento normativo nella L.R. 11 marzo 2005 n. 12, all’articolo 4, a cui hanno fatto seguito, per gli aspetti procedurali, gli Indirizzi Generali per la Valutazione Ambientale di Piani e Programmi approvati con DCR n. VIII/351 del 13/03/2007, ulteriormente specificati con DGR n. VIII/6420 del 27/12/2007.

Con riferimento a tali provvedimenti normativi, la procedura di VAS si sviluppa secondo la seguente articolazione generale: informazione al pubblico dell’avvio del procedimento fase di scoping, con la definizione dell’ambito di influenza del Piano e della portata delle informazioni da inserire nel Rapporto Ambientale (cfr. paragrafo successivo) elaborazione del Rapporto Ambientale consultazione del pubblico e delle autorità competenti in materia ambientale valutazione del Rapporto Ambientale e dei risultati delle consultazioni messa a disposizione delle informazioni sulle decisioni monitoraggio

Documento di Scoping 4 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

1.2. FINALITÀ DEL DOCUMENTO DI SCOPING

Ai fini della consultazione istituzionale che caratterizza la procedura di Valutazione Ambientale Strategica, un primo momento di confronto è previsto attraverso la condivisione del Documento di Scoping, rivolto in prima istanza alle Autorità con specifica competenza in materia ambientale che vengono consultate per contribuire a definire l'ambito di influenza del PGT e la portata delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale. Il documento deve illustrare, inoltre, la verifica delle eventuali interferenze con i Siti della Rete Natura 2000 (SIC e ZPS, ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE), le quali, ove individuate, saranno opportunamente approfondite nel corso della valutazione ambientale. Ai fini della consultazione il documento viene messo a disposizione dei soggetti istituzionali ed ai settori del pubblico coinvolti nel procedimento di VAS e presentato in occasione della prima seduta della Conferenza di Valutazione. Questa prima fase di confronto persegue l’obiettivo di uno scambio di informazioni e la raccolta di suggerimenti ed osservazioni in relazione agli aspetti di pertinenza ambientale del nuovo strumento urbanistico, al fine della condivisione del quadro conoscitivo e delle tematiche da approfondire nelle successive fasi della valutazione ambientale.

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2. IL PROCESSO METODOLOGICO DELLA VAS

2.1. STRUTTURA METODOLOGICA E FASI DELLA VAS

2.1.1. Riferimenti generali

Le metodologie generali che vengono normalmente utilizzate per la valutazione ambientale dei progetti (studi di impatto ambientale) possono, in linea di principio, essere utilizzate solo per alcuni passaggi della valutazione circa le decisioni strategiche; si rendono necessari, inoltre, specifici adattamenti per tenere conto della diversa articolazione temporale del processo e pertanto non è ipotizzabile una semplice trasposizione metodologica. Una VAS deve infatti porre particolare attenzione ad identificare le dimensioni e la significatività degli impatti a livello di dettaglio appropriato, a stimolare l'integrazione delle conclusioni della VAS nelle decisioni circa i piani e programmi in esame, e ad assicurare che il grado di incertezza sia sempre sotto controllo in ogni momento del processo di valutazione. La VAS non è solo elemento valutativo, ma si integra nel percorso di formazione del piano e ne diventa elemento costruttivo, gestionale e di monitoraggio. È importante sottolineare come i processi decisionali riferiti ai piani e programmi siano fluidi e continui, e quindi la VAS, per essere realmente efficace ed influente, deve intervenire nella fase e con le modalità di volta in volta più opportune. A tale riguardo, si evidenzia come gli Indirizzi generali per la VAS della Regione Lombardia già richiamati dichiarino espressamente come (punto 3.2, primo comma) “il significato chiave della VAS è costituito dalla sua capacità di integrare e rendere coerente il processo di pianificazione orientandolo verso la sostenibilità”. Ricordando dunque che la VAS è uno strumento e non il fine ultimo, occorre certamente approfondire gli aspetti conoscitivi, ma senza fare del rigore analitico o procedurale un requisito fine a se stesso, con il rischio di vanificare il processo complessivo. In questo senso, con il consolidarsi delle esperienze sempre di più l‘attenzione si è spostata dalla ricerca della metodologia perfetta alla comprensione del percorso decisionale, per ottenere risultati che – come la stessa norma richiede - siano innanzitutto efficaci. La VAS permette di giungere ad un processo in cui il piano viene sviluppato basandosi su di un più ampio set di prospettive, obiettivi e costrizioni, rispetto a quelli inizialmente identificati dal proponente. Questo rappresenta uno strumento di supporto sia per il proponente stesso che per il decisore: inserendo la VAS nel processo lineare “proponente-obiettivi-decisori-piano“, si giunge infatti ad una impostazione che prevede il ricorso a continui feedback sull’intero processo. La VAS deve essere intesa dunque più come uno strumento di aiuto alla formulazione del piano/programma, che non un elaborato tecnico autonomo. La preparazione del documento, ossia del rapporto finale è la conseguenza del percorso di VAS che si è espletato. Tale rapporto dovrebbe essere visto soprattutto come una testimonianza, del processo utilizzato e dei contenuti che ne sono scaturiti, resa disponibile per future revisioni.

Documento di Scoping 6 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

In questo senso, il rapporto finale di VAS deve essere un documento conciso, con indicazioni chiare sui seguenti argomenti:

la proposta ed il contesto programmatico e pianificatorio di riferimento, le alternative possibili, le loro conseguenze ambientali e la loro comparazione, le difficoltà incontrate nella valutazione e le incertezze dei risultati, le raccomandazioni per l’attuazione della proposta, ordinate secondo una scala di priorità, le indicazioni per gli approfondimenti e per il monitoraggio dopo che la decisione è stata presa.

Relativamente al processo di pianificazione, appaiono estremamente importanti i seguenti elementi: la VAS deve essere inserita nei punti strategici del processo decisionale, se si vuole che sia efficace per il processo; si deve iniziarne l’applicazione fin dalle prime fasi e deve accompagnare tutto il processo decisionale; la VAS ha tra i suoi fini principali quello di mostrare le conseguenze delle azioni previste, dando pertanto importanti informazioni ai decisori.

In una situazione ottimale la VAS deve potere intervenire fin dalle prime fasi del percorso di pianificazione, quando si delineano le prime opzioni strategiche alternative sulla base della prefigurazione di uno o più scenari futuri. Proprio sulla comparazione tra alternative si possono meglio esplicare le potenzialità della valutazione strategica. Le prime applicazioni della VAS dovrebbero dunque anticipare la formulazione del disegno di piano. Si tratta di quella fase della VAS che in gergo tecnico viene denominata appunto come valutazione “ex ante”. Nella prassi applicativa, tuttavia, accade spesso che le prime applicazioni di valutazione siano avviate quando il piano ha già assunto una sua configurazione di base; si tratta comunque di un‘applicazione che può essere di grande aiuto per il decisore e che può, almeno in parte, portare a ripensare o meglio affinare alcune delle decisioni prese a monte. L’applicazione in questa fase, che viene denominata in gergo tecnico valutazione “in itinere“, svolge comunque un importante compito di suggerire azioni correttive per meglio definire il disegno del piano, e di proporre misure di mitigazione e compensazione da inserire nel piano per garantirsi un‘applicazione successiva, fase di attuazione e gestione, oppure in piani di settore o in altri strumenti programmatori o a livello progettuale. In una situazione ideale il processo di pianificazione dovrebbe assumere la forma di un ciclo continuo e, come si accennava in precedenza, inserire la VAS in corrispondenza del momento di avvio di un nuovo percorso di aggiornamento del piano costituisce ovviamente la situazione più favorevole per massimizzarne i possibili effetti.

Documento di Scoping 7 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

Tuttavia, in un ciclo continuo l‘importante è introdurre la VAS, qualsiasi sia il punto di ingresso, affinché possa mostrare al più presto i benefici della sua applicazione. In particolare nelle Linee Guida per la valutazione ambientale di piani e programmi, pubblicate nell‘ottobre 2004 nell’ambito del progetto europeo ENPLAN, vengono definite quattro fasi principali: Fase 1 - Orientamento e impostazione;

Fase 2 - Elaborazione e redazione;

Fase 3 - Consultazione/adozione/approvazione;

Fase 4 - Attuazione e gestione.

Queste fasi sono comuni al processo di pianificazione e a quello di valutazione, per una piena integrazione della dimensione ambientale nella pianificazione e programmazione che implica un evidente cambiamento rispetto alla concezione derivata dalla applicazione della Valutazione di Impatto Ambientale dei progetti. Tali Linee Guida sottolineano come questo cambiamento sia soprattutto nell’integrazione della dimensione ambientale nel piano a partire dalla fase di impostazione del piano stesso fino alla sua attuazione e revisione. Ciò comporta che l‘integrazione debba essere continua e che si sviluppi durante tutte le sopra citate quattro fasi principali del ciclo di vita di un piano. L’elaborazione dei contenuti di ciascuna fase è coerentemente integrata con la Valutazione Ambientale, a prescindere dalle articolazioni procedurali e dalle scelte metodologiche operate dalle norme e dalla prassi operativa delle amministrazioni.

La figura alla pagina seguente esplica la concatenazione delle fasi che costituisce la struttura logica del percorso valutativo proposto dalle Linee Guida. Il “filo” rappresenta la correlazione e continuità tra i due processi, di analisi/elaborazioni del piano e operazioni di Valutazione Ambientale, e la stretta integrazione necessaria all’orientamento verso la sostenibilità ambientale. Da ciò ne deriva che le attività del processo di valutazione non possono essere separate e distinte da quelle inerenti il processo di piano. La validità dell’integrazione è anche legata alla capacità di dialogo tra progettisti di piano e valutatori ambientali e alla rispettiva capacità di calarsi nelle reciproche tematiche, aspetti che in realtà dovrebbero essere già presenti nei processi pianificatori di qualità.

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Rapporto tra processo di piano e processo di valutazione

L’integrazione della dimensione ambientale nei P/P deve essere effettiva, a partire dalla fase di impostazione fino alla sua attuazione e revisione, sviluppandosi durante tutte le fasi principali del ciclo di vita del P/P

Fonte: Regione Lombardia, Indirizzi generali per la valutazione ambientale di piani e programmi, dicembre 2005

Documento di Scoping 9 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

2.1.2. La struttura del processo di VAS condivisa

Il processo di VAS condivisa potrà strutturarsi in due momenti di lavoro principali: la prima fase dell’iniziativa sarà finalizzata a definire gli elementi conoscitivi dell’ambiente- territorio in esame, le modalità operative e gli strumenti tecnici condivisi tra i quattro Comuni nello sviluppo dei processi integrati di VAS e di formazione dei PGT. Le attività proseguiranno in una seconda fase con il completamento dei processi di VAS per i singoli PGT, secondo i contenuti previsti dalle norme vigenti, in relazione agli eventuali aspetti che non si fossero conclusi secondo modalità condivise. Allorché i PGT saranno entrati in vigore, lo sviluppo della VAS proseguirà attraverso il monitoraggio ambientale dei territori interessati dall’attuazione dei nuovi strumenti urbanistici, al fine di individuare tempestivamente eventuali effetti imprevisti e poter attivare le necessarie misure correttive.

FASE 1] – Elaborazione metodologie e strumenti di valutazione ambientale condivisi 1) Avvio delle attività istruttorie e predisposizione degli atti amministrativi di competenza di ciascuna Amministrazione Comunale; 2) Definizione delle modalità di coinvolgimento del pubblico e di convocazione delle sedute della Conferenza di Valutazione; 3) Elaborazione del quadro conoscitivo ambientale e definizione/condivisione degli elementi di opportunità e criticità sotto il profilo ambientale. La funzione di questa analisi sarà quella di fare emergere i fattori di criticità e di sensibilità che connotano il territorio dei quattro Comuni e l’area geografica di appartenenza. Il quadro conoscitivo finale sarà articolato in due sezioni: l’analisi di contesto e l’analisi di dettaglio; la prima sarà relativa al contesto territoriale d’area vasta, e guarderà al territorio dei quattro Comuni come partecipe dell’area vasta della Valle dell’Arno; la seconda – da completarsi nel Rapporto Ambientale - riguarderà ciascun territorio comunale e specificherà con maggior dettaglio gli elementi distintivi a scala locale. Componente essenziale nella valutazione ambientale, l'analisi di contesto sarà rappresentata da una disamina ad ampio spettro delle questioni ambientali, socioeconomiche e territoriali che formano il contesto nel quale il nuovo strumento urbanistico viene a collocarsi. La definizione degli indicatori utili per l'analisi di contesto potrà assumere come riferimento quelli già disponibili negli strumenti di pianificazione sovraordinati (in particolare Piano Territoriale Regionale della Lombardia e Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Varese) ed in letteratura, derivanti dalle attività di analisi/monitoraggio delle diverse componenti ambientali. In base alla successiva analisi di dettaglio potranno essere individuati, per ciascun indicatore definito nella fase di scoping, sia valori di riferimento (soglie di attenzione e di allarme, benchmark per il confronto con analoghe realtà territoriali), sia traguardi (valori che ci si propone di raggiungere). L'impostazione dell'analisi di dettaglio e il livello di approfondimento – da condividersi in sede di Conferenza di Valutazione – varieranno in funzione degli esiti dell’analisi di contesto. L'analisi di dettaglio non toccherà necessariamente tutte le tematiche ambientali già affrontate nell'analisi di contesto, né tutta l'estensione dell'area

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pianificata, ma selezionerà temi ed aree strategiche concentrando e finalizzando lo sforzo di analisi. 4) Presentazione del Documento di Scoping unitario, contenente la valutazione preliminare sullo stato dell’ambiente, la definizione dell’ambito di influenza dei PGT e la proposta di metodologia VAS, e svolgimento della prima seduta (collegiale) della Conferenza di Valutazione per la condivisione delle tematiche prioritarie da considerare sotto il profilo ambientale nel territorio dei quattro Comuni e per la presentazione degli orientamenti pianificatori iniziali; 5) Definizione congiunta di un pacchetto di obiettivi e strategie relativi alla pianificazione urbanistica e territoriale all’interno dell’area vasta dei quattro Comuni, anche in relazione al quadro programmatico di livello sovracomunale (piani provinciali, regionali, grandi progetti infrastrutturali, ecc.) 6) Definizione degli obiettivi di sostenibilità ambientale con riferimento ai quali verranno valutati gli obiettivi specifici e le linee di azione previste dai PGT, corredati dei relativi indicatori 7) Presentazione report intermedio VAS contenente la Carta delle Sensibilità e Criticità Ambientali, gli obiettivi ambientali generali e analisi di coerenza esterna per gli scenari di Piano relativi ai quattro Comuni, in occasione della seconda seduta (collegiale) Conferenza di Valutazione.

FASE 2] - Completamento attività VAS per i singoli PGT 1) Individuazione delle eventuali alternative di progetto per i singoli PGT coerenti con gli obiettivi strategici e di sostenibilità ambientale condivisi; 2) Redazione dei Rapporti Ambientali di corredo a ciascun PGT, secondo i contenuti di legge; 3) Presentazione della proposta di Piano definitiva per ciascun Comune e del relativo Rapporto Ambientale VAS in occasione dell’ultima seduta (eventualmente singola per ciascun Comune) della Conferenza di Valutazione.

FASE 3] – Monitoraggio ambientale del territorio durante l’attuazione dei PGT Secondo le prescrizioni di legge, i Rapporti Ambientali VAS saranno accompagnati da riferimenti tecnico-operativi per il monitoraggio ambientale del territorio durante l’attuazione dei nuovi strumenti urbanistici. Al fine di una necessaria coerenziazione tra le modalità di intervento nell’intero ambito territoriale in esame, anche il sistema di monitoraggio verrà sviluppato secondo una visione ed un approccio condiviso; le stesse informazioni raccolte con il quadro conoscitivo potranno essere successivamente implementate in appositi pacchetti applicativi informatizzati, su base GIS, in grado di gestire secondo modalità avanzate i progressivi aggiornamenti delle basi conoscitive e correlarli ai contenuti delle previsioni urbanistiche al fine di individuare gli eventuali profili di criticità.

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2.1.3. Integrazione con la formazione dei Piani

Le attività di formazione dei nuovi Piani di Governo del Territorio e quelle proprie della VAS condivisa daranno luogo a esiti che si potranno integrare reciprocamente secondo un processo complessivo attraverso il quale giungere con efficacia alla scelte finali ed ai contenuti necessari per l’adozione dei PGT. La prima fase della VAS, con le attività in precedenza descritte, potrà generare primi orientamenti a scala territoriale relativamente alle strategie di pianificazione. Nel frattempo saranno avviate le azioni per la formazione dei quattro Documenti di Piano, secondo le modalità e contenuti definiti puntualmente dai provvedimenti attuativi della L.R. 12/2005 (cfr. D.G.R. Lombardia n. 8/1681 del 29/12/2005 “Modalità per la pianificazione comunale”). Elemento determinante per la riuscita del processo complessivo sarà la definizione degli obiettivi strategici ai quali la pianificazione è chiamata a rispondere: espressamente richiesti tra i contenuti del Documento di Piano (cfr. citata D.G.R. n. 8/1681, punto 2.1.2), tali obiettivi sono da correlarsi alle analisi conoscitive a livello locale che gli stessi Documenti di Piano sono chiamati ad esporre (Quadro Conoscitivo e Orientativo) e da essi discenderanno le scelte di Piano specifiche attraverso il percorso logico: problematiche ► obiettivi strategici ► obiettivi specifici ► azioni di Piano

Lo schema sinottico che segue illustra le principali relazioni logico-temporali tra le attività di formazione dei PGT ed il processo di VAS condivisa.

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Schema logico per la VAS condivisa

Fonte: Stefano Franco, VAS condivisa per i PGT di Carnago, Cavaria con P., Jerago con O., Solbiate A._Piano di Lavoro, settembre 2008

Documento di Scoping 13 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

3. ANALISI DI CONTESTO

3.1. SISTEMA INSEDIATIVO

Il territorio dei comuni di Carnago, Cavaria con Premezzo, Jerago con Orago e Solbiate Arno appartiene all’area centrale del territorio provinciale, caratterizzato dal sistema dei rilievi collinari e delle incisioni vallive dei fiumi. La struttura insediativa dei 4 comuni poggia quindi su un’area collocata tra l'alta pianura e la zona centro-settentrionale incisa dalla Valle e dalla Valle dell'Arno. Il territorio è connotato dai rilievi morfologici quali la Montagnetta (Cavaria con Premezzo), il Monte Rovate (Carnago), il Colle Martino (Jerago con Orago), la cui presenza ha indirizzato le dinamiche insediative di lunga durata. L’ambito territoriale in oggetto intrattiene uno stretto rapporto con a conurbazione urbana del Sempione, che rappresenta una delle zone più industrializzate e più densamente popolate dell’intera regione pedemontana, a sua volta tra le più conurbate dell’intero continente. Nelle dinamiche insediative storiche e in quelle più recenti ha avuto un grande rilievo il contestuale processo di infrastrutturazione stradale e ferroviaria, la cui maglia principale attuale è rappresentata dall'Autostrada dei laghi, A8 e A9, dalla Strada Statale 33 del Sempione e dalle linee ferroviarie Milano- e -Novara oltre all'aeroporto internazionale di Milano-Malpensa. Veduta aerea – Fonte: http://maps.live.it/

Il territorio fa riferimento ad un’area geografica di antica urbanizzazione, grazie allo sviluppo delle attività industriali, nella quale già dalla fine dell’Ottocento era possibile identificare gli assi preferenziali di sviluppo.

Documento di Scoping 14 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

L’ambito si contraddistigue per l’elevato grado di urbanizzazione, riconducibile sia alla componente residenziale sia a quella produttiva, con un alto valore di densità demografica. Tale connotazione fa riferimento ai caratteri intrinseci del territorio, localizzato nella parte pianeggiante da sempre più favorevole agli insediamenti. Le peculiarità paesistico – ambientali che connotano il contesto sono strettamente articolate ed eterogenee nel loro rapporto con il tessuto insediativo. Anche a fronte delle energie di rilievo meno ostacolanti, questo ambito geografico continua a sostenere processi insediativi significativi attraverso il consolidamento dei nuclei urbani storicamente diffusi, per mezzo di dinamiche fino a pochi decenni fa molto intense, che hanno dato origine a forme insediative diversificate dagli aspetti dimensionali consistenti. Gli elementi di lettura più significativi dell’articolazione spaziale del sistema insediativo sono infatti la forte densità abitativa a “macchia di leopardo”, associata alla presenza diffusa di infrastrutture e strutture produttive, che hanno progressivamente eroso il territorio agricolo e le aree verdi, in modalità molto evidenti soprattutto soprattutto nella fase post-bellica. La crescita del tessuto urbano ha dato luogo a forme insediative che nel tempo hanno saturato gli spazi interclusi tra i nuclei originari storici e le direttrici di collegamento tra i nuclei preesistenti, ad oggi quasi del tutto colmate, tali processi sono ancora in atto. L'esito di tale sviluppo ha comportato fenomeni di conurbazioni che si sono espansi e spesso fusi creando un effetto di continuo edificato, soprattutto lungo l'asse del Sempione. Da ciò ne consegue una netta tendenze degli insediamenti a gravitare verso i settori centro e sud-orientali del territorio, in cui si concentrano la maggior parte degli agglomerati urbani e della popolazione nonché delle aree industriali.

La Val d’Arno, all’interno di queste dinamiche, e proprio in ragione delle condizioni orografiche, ha manifestato dinamiche significative ma non così pesanti come lungo l’asse del Sempione; in generale, il sistema urbano della Val d’Arno è caratterizzato da una discreta qualità insediativa e da una buona dotazione di servizi alla popolazione e alle imprese, con una forte gravitazione su Gallarate per i servizi di rango più elevato e la conseguente dipendenza per l’offerta qualificata. Attualmente sono in corso azioni

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di qualificazione, anche se episodica, dei tessuti storici, riqualificazione condizionata dalla forte commistione con le funzioni produttive; sono in corso anche rilevanti processi di rifunzionalizzazione delle aree produttive dismesse, molto spesso collocate a ridosso dei tessuti residenziali. Gli interventi residenziali degli ultimi decenni hanno privilegiato forme insediative a densità medio-basse, in quanto tali diffusive. La densità demografica dei comuni, elemento connotativo del sistema insediativo, si attesta sopra la media provinciale, dato fortemente influenzato dalle dinamiche di sviluppo legate alle peculiarità morfologiche dell’alta pianura ma soprattutto dalla maglia infrastrutturale, con l’asse del Sempione, che rappresenta il fattore di sviluppo preferenziale. Densità di popolazione – Fonte: Studio di Incidenza e Valutazione Ambientale del PTCP di Varese

Il sistema insediativo presenta una quota di superficie territoriale occupata da costruzione piuttosto elevata, con una punta massima pari al 53,4 % (m2 di superficie urbanizzata/ m2 di territorio al netto delle superfici lacustri) nel comune di Solbiate Arno. In tutti i comuni, il dato appare sopra la media provinciale, che sostanzialmente conferma il dato sulla densità di popolazione e sul gradiente che vede più favorevoli gli insediamenti localizzati nella fascia collinare – alta pianura. Il dato implica una qualità del sistema insediativo riconducibile all’uso razionale del suolo (compattazione del perimetro urbanizzato) e alla netta prevalenza di suolo permeabile, anche questo aspetto avvalora il fenomeno di saturazione attualmente in corso.

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Stato attuale edificato – Fonte: Studio di Incidenza e Valutazione Ambientale del “Piano Territoriale di Coordinamento Provinciali” della Provincia di Varese.

Il grado di occupazione del patrimonio edilizio, che si attesta tra il 94,2% e il 96,7%, è superiore al dato già elevato della media provinciale. Questo fenomeno scaturisce dalla stretta vicinanza all’asse del Sempione, che poggia sulla fitta conurbazione -Gallarate. Infatti, i quattro comuni rappresentano un’interessante alternativa insediativa, sia a livello economico sia a livello di qualità della vita, rispetto alle vicine polarità urbane. Riguardo alle dinamiche insediative del comparto industriale, il territorio ha da sempre sfruttato il privilegio di essere toccato dal sistema idrografico, che ha avuto un ruolo determinante quale forza motrice per gran parte della nascente industria lombarda. I solchi vallivi di quest’area sono stati, infatti, lo scenario della fase proto-industriale che ha interessato fondamentalmente la Valle Olona ma anche la Valle del torrente Arno. Questa fase ha interessato l’intera area con forme più o meno intense, che hanno

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generato processi insediativi diffusivi e consistenti. A testimonianza di questi fenomeni, sono tutt’ora evidenti i manufatti di archeologia industriale e paleoindustriale. Gli elementi di lettura più significativi inerenti alla composizione spaziale del sistema produttivo sono quelli che rimandano alle relazioni che tale composizione ha stabilito con la rete infrastrutturale portante, con un denso sistema urbano e con un contesto paesistico-ambientale che conserva elementi di significativo valore. Le dotazioni di infrastrutture su ferro, quali le aste delle FNM, e le direttrici viarie principali sono state alcontempo condizione e causa del processo storico dello sviluppo del sistema produttivo e della sua articolazione. Questi contesti manifestano un’alta frammentazione delle aree produttive esistenti, comunque disposte in modo fitto lungo le direttrici infrastrutturali, mentre le nuove aree si inseriscono negli spazi di risulta, prevalentemente in contiguità a quanto esistente, consolidando il fenomeno diffusivo del sistema. In colore viola, il sistema produttivo

In questo contesto le dinamiche più frequenti sono quelle di saturazione dei “tasselli” liberi (infilling) all’interno o comunque a ridosso della trama insediativa e infrastrutturale più o meno densa. Questo approccio/modalità localizzativa si misura con una maglia infrastrutturale portante che presenta potenziali crititcità in ordine alla capacità di carico residua. L’area centro-meridionale della provincia registra un’alta densità del comparto produttivo, e nello specifico, degli ambiti più a ridosso del sistema metropolitano gallaratese, si evidenziano livelli di densità elevati rispetto alle previsioni della strumentazione urbanistica comunale. Infatti la quota di superficie urbanizzata a destinazione produttiva oscilla tra il 9,58% e il 16,6% con valori nettamente sopra la media provinciale e riconducibili alle caratteristiche intrinseche del territorio, ovvero accessibile, pianeggiante e appartenente all’asta dell’Olona e dell’Arno. Il comune di

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Carnago si discosta dagli altri comuni per valori più contenuti di superficie urbanizzata a destinazione produttiva pari al 3,94% e di riflesso più vicino alla media provinciale. Il sistema insediativo produttivo fa parte di quella porzione di territorio provinciale, centrale e sud-orientale, maggiormente interessata dalla presenza di aree dismesse. La distribuzione geografica delle aree mostra come la maggior parte dei siti dismessi siano localizzati in prossimità dei corsi d’acqua principali (fiume Olona, torrente Arno) e degli assi ferroviari, fattori storici della localizzazione industriale. Si può evidenziare come, dal punto di vista della localizzazione rispetto ai centri urbani dei comuni di appartenenza, i siti dismessi risultino in maggioranza localizzati in zone periferiche e solo uno nel centro urbano. Rispetto alle superfici dismesse, l’area collocata in posizioni centrale rappresenta un sito con dimensioni più contenute rispetto a quelle in posizione periferica. A una prevalenza numerica di siti dismessi ubicati nelle periferie, si somma una maggiore superficie dislocata in ambito periferico. Tra le industrie a rischio di incidente rilevante (IRIR) sono da segnalare, nel territorio dei quattro comuni, due industrie galvanotecniche presso i comuni di Carnago e di Cavaria con Premezzo, e due acciaierie e impianti metallurgici nei comuni di Jerago con Orago e di Cavaria con Premezzo. Come si evince dallo stralcio cartografico, riportato qui sotto, il comune di Solbiate Arno risulta interessato da ipotetico scenario incidentale causato da attività pericolose localizzate nei comuni confinanti. Rischio industriale - Fonte PTCP di Varese

Per quanto concerne la dotazione di superficie a verde pubblico, ovvero il verde dedicato al gioco, allo svago e al tempo libero, in generale si evidenzia una certa corrispondenza con i valor relativi alla densità demografica, com’è logico pensare, gli ambiti territoriali connotati da maggiore densità di abitanti presentano, tendenzialmente, una ridotta dotazione di verde pubblico.

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Superficie a verde pubblico – Fonte: Studio di Incidenza e Valutazione Ambientale del “Piano Territoriale di Coordinamento Provinciali” della Provincia di Varese.

Nel caso dei comuni oggetto dell’analisi, si registrano valori sotto la media provinciale, che confermano quanto si è precedentemente ipotizzato, ad eccezione del comune di Solbiate Arno che manifesta una discreta dotazione di verde pubblico. Questa condizione è compensata dalla qualità paesistico–ambientale del territorio di appartenenza e in parte dalla discreta dotazione di superficie boschiva presente nei comuni, ovvero aree a bosco e destinate a colture legnose. Questo dato oscilla tra il 23,2% e il 43,3%, con valori comunque al di sotto della media provinciale ma migliori della conurbazione del Sempione. Mentre per quanto concerne il rapporto tra sistema insediativo e sistema del commercio, i comuni appartengono, secondo quanto definito all’interno del Piano di settore del commercio, all’ambito urbano dei capoluoghi di provincia vista la

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contiguità e la forte connessione alla rete commerciale del capoluogo e dell’asse del Sempione. Quest’area è strettamente legata al polo gallaratese, che rappresenta uno degli ambiti di addensamento commerciale metropolitano, dalla forte capacità attrattiva a scala provinciale e regionale. Telaio portante della grande distribuzione organizzata – ambiti territoriali – Fonte: Piano di settore del commercio 2004.

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3.2. VIABILITÀ E TRAFFICO

Il territorio della provincia di Varese è innervato da una fitta rete infrastrutturale sia su gomma che su ferro, la maglia delle strade statali e le due linee ferroviarie, (una gestita dalle Ferrovie dello Stato, RFI e una dalle Ferrovie Nord Milano Esercizio, FNME), conferiscono all’area un buon livello di accessibilità sovralocale e locale. La matrice ferroviaria è di antica formazione e ha condizionato e guidato la dinamica insediativa. La rete viaria provinciale è problematica in quanto si denota squilibrio tra una domanda di mobilità articolata in diverse componenti di traffico di pari rilevanza e un’offerta infrastrutturale insufficiente a sostenerla. L’ambito considerato comprende una porzione di territorio che da Varese va ad insistere a sud sul nodo infrastrutturale di Gallarate e sulla prima fascia metropolitana milanese, a ovest sull’asse del Sempione e sull’area dello scalo aeroportuale di Malpensa. Schematizzazione impianto infrastrutturale dell’area della Val d’Arno. Fonte Progetto Complessità

Tra le province lombarde Varese è quella che gravita maggiormente sul capoluogo regionale, mentre considerando i rapporti con le altre province i maggiori spostamenti avvengono verso la provincia di Como. Per quanto riguarda il traffico entrante il flusso maggiore di pendolari proviene dalla provincia di Milano seguita dalla provincia di Como, mentre per quanto riguarda i flussi extraregionali l’apporto più considerevole proviene dalla provincia di Novara e dalla Svizzera, in minor numero dalla provincia del Verbano-Cusio-Ossola.

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Gli spostamenti all’interno della provincia confluiscono soprattutto verso il comune di Varese seguito da , Gallarate, , e . Altri poli interessati da flussi di spostamento considerevoli sono anche Busto Arsizio e Saronno. Il 70.8% delle persone in provincia di Varese si muove utilizzando l’auto, il trasporto pubblico urbano è preferito dall’8.9% delle persone, il 4.3% usa il treno, il 4.1% il trasporto pubblico extraurbano mentre il restante 12% si sposta usando la moto, la bici o a piedi (7%). Dall’analisi del grado di saturazione della rete infrastrutturale si evidenziano come nodi critici principali la SP233-SP527 a Saronno, SS33-SP527 a , SP1-SP50 a , SP20-SS33 a Busto Arsizio e SP12-SP20 a .

Figura 0-1 Carta Mobilità 1 Fonte PTCP di Varese

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L’area della Val d’Arno è caratterizzata da un’elevata dotazione infrastrutturale di rilievo sovralocale. L’autostrada A8 Gallarate-Varese la attraversa verticalmente, rappresentando un elemento di cesura all’interno del territorio e discretizzando i rapporti tra i centri urbani. Dalla città di Gallarate parte la ramificazione dell’A8 verso il Piemonte e Genova e l’asse del Sempione. Procedendo verso sud sempre tramite l’A8 c’è un collegamento diretto con l’hinterland e con la città di Milano. Dall’Autostrada A8 è possibile anche il collegamento con la SS336 per l’aeroporto di Malpensa. Le altre arterie infrastrutturali che innervano l’ambito della Val d’Arno sono i tratti della SP 20 della Pianura Padana, che collega Gazzada, a nord, con Busto Arsizio a sud, e del Tenore (Carnago-Castelseprio), la SP 26 dei Castelli dell’Arno (-Gallarate). La SP 341 Gallaratese collega la Città di Gallarate con il capoluogo provinciale sviluppandosi parallelamente all’autostrada A8. Il territorio della Val d’Arno è attraversato dal tratto Gallarate-Varese della ferrovia RFI Gallarate-. Il tronco Gallarate-Varese è in doppio binario mentre da Varese a Porto Ceresio si passa al binario singolo. Lungo la stessa linea ferroviaria è instradato il passante ferroviario della linea S5 Varese- Gallarate-Pioltello, che collega direttamente il territorio all’area milanese. La dotazione infrastrutturale in essere sia su gomma che su ferro conferisce un ottimo profilo di accessibilità alla Val d’Arno. Lo scenario programmatico infrastrutturale tende a potenziare l’accessibilità all’area e a migliorare i collegamenti sia sulle lunghe vie di comunicazione che nel contesto locale. I progetti della Pedemontana e della superstrada Varese-Como introducono una flessione nelle linee di tensione nord-sud e possono rafforzare i legami con la zone della Brianza e con il nord di Milano. Rispetto all’area della Val d’Arno, la Pedemontana va ad innestarsi con la A8 a sud tagliando orizzontalmente il territorio. Il progetto della Pedemontana prevede due corsie per senso di marcia e per diminuire l’impatto sul territorio un corridoio ciclabile di 90 Km denominato “green way” oltre a diverse opere di riqualificazione ambientale.

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Tracciato della Pedemontana. Fonte http//www.lombardiaineuropa.it/foto/foto_dossier/Pedemontana.gif

Carta Mobilità 1 Fonte PTCP di Varese

La superstrada Varese-Como invece va ad innestarsi a nord della Val d’Arno tagliando anch’essa orizzontalmente il territorio.

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Figura 0-2 Carta Mobilità 1 Fonte PTCP di Varese

Per l’area della Val d’Arno è importante la proposta di progetto di un collegamento tra la città di Gallarate e il comune di Solbiate Arno come anche le proposte di collegamento tra SP12 e SP20 e tra SP12 e SP22 che andrebbero a migliorare i collegamenti sovralocali. Un altro progetto che potrebbe influire sui flussi di mobilità tra la direttrice del Val d’Arno e il vicino territorio della Valle Olona e dell’asse Varese- è quello della variante alla SS223 Varesina con un nuovo collegamento Saronno-- Vedano. Mentre per i collegamenti con Malpensa è da segnalare il progetto della tangenziale di Gallarate che va ad innestarsi nella SS336 dell’Aeroporto della Malpensa. Per quanto riguarda i trasporti su ferro è in programma un nuovo ramo ferroviario di gestione delle Ferrovie dello Stato (RFI) che colleghi Jerago con Orago a Malpensa con lo scopo di migliorare l’accessibilità all’aeroporto di Malpensa.

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Figura 0-3 Carta Mobilità 3 Fonte PTCP di Varese

In sintesi la maglia infrastrutturale dell’area della Val d’Arno è sufficientemente sviluppata per sostenere la domanda sia insediativa che del sistema produttivo e il quadro programmatico permette di operare un potenziamento dei nodi infrastrutturali dotati di maggior accessibilità sovralocale, senza però andare ad interferire con la rete viaria più minuta e con i centri urbani. Le principali criticità sono date dalla presenza degli svincoli autostradali nei comuni di Solbiate Arno e di Cavaria con Premezzo che collegano direttamente l’autostrada A8 a strade locali congestionandole con il traffico in uscita; gli interventi compiuti per migliorare la rete infrastrutturale sono caratterizzati da un’elevata frammentazione, si nota cioè la mancanza di uno scenario condiviso sul potenziamento selettivo di alcune direttrici strategiche. Si nota anche un aumento diffuso del carico passivo di attraversamento nei centri urbani. Una politica integrativa suggerita è quella di operare una gerarchizzazione della rete infrastrutturale in essere e in programma, in modo da separare i flussi locali da quelli sovralocali. La dotazione di piste ciclabili non è ancora elevata (densità provinciale pari a 0.2 Km/Km2) ma ci sono molti progetti già parzialmente realizzati o in corso di realizzazione e/o completamento. Questa tipologia di infrastrutture può rappresentare un’opportunità per la promozione di forme di fruizione turistica a basso impatto ambientale.

Jerago con Orago Dal Piano Urbano del Traffico del comune di Jerago con Orago si desume che l’asse viabilistico di primaria importanza per il comune è la SS341 Gallaratese che funge da collegamento con i centri limitrofi più importanti (Varese a nord e Gallarate a sud).

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L’Autostrada A8 Gallarate-Varese lambisce il territorio comunale ed è raggiungibile dal vicino comune di Cavaria con Premezzo, dall’A8 sono velocemente raggiungibili sia Varese che Malpensa ma anche l’area del Sempione, il lago Maggiore e il ramo autostradale in direzione di Genova. La SS341 Gallaratese è il bacino di raccolta della maglia stradale extraurbana secondaria, infatti dalla suddetta si diramano la SP26 che collega il comune a e al braccio della A8, la SP20 che lo collega a Oggiona con Santo Stefano e Cassano Magnago, la SP34 che si sviluppa in direzione ovest e sulla quale si interseca la SP34 che crea un collegamento con Varese procedendo parallelamente alla SS341. Si riscontrano criticità nel progressivo caratterizzarsi dei principali assi viari come assi urbani di attraversamento, effetto della gravitazione dell’area gallaratese su questi tracciati. Il PTCP prevede infatti un percorso di collegamento tra Albizzate e Gallarate alternativo alla SS341 e che attraversi la valle dell’Arno in direzione nord-sud parallelamente alla A8. Il comune di Jerago con Orago è servito da due linee ferroviarie, la linea 165 Porto Ceresio-Varese-Gallarate-Milano gestita dalle Ferrovie dello Stato e la linea S5 del passante ferroviario Pioltello-Gallarate-Varese che dal 1 luglio 2008 è gestita da un’ Associazione Temporanea d’Impresa (ATI) formata da Trenitalia, le Nord e ATM. E’ in previsione un nuovo tratto ferroviario che colleghi Jerago con Orago a Malpensa. Sia il numero di incidenti che il rischio di incidenti per il comune di Jerago con Orago sono inferiori alla media provinciale. Da uno studio sui flussi di traffico emerge che la maggior parte dei movimenti in entrata e in uscita sono verso l’A8 e che la SS341 è soprattutto utilizzata per spostamenti di medio raggio.

3.3. ATTIVITÀ ECONOMICHE

3.3.1. Il settore agricolo

Negli ultimi decenni il ruolo e il peso dell’agricoltura sono radicalmente mutati, e in questo contesto, come più in generale nella fascia pedemontana lombarda, l’agricoltura è cambiata non solo sulla base delle trasformazioni interne del settore, riconducibili ai metodi, modi e tecnologie produttive agricole, ma anche e soprattutto a causa delle esternalità generate dai processi di urbanizzazione crescente. L’evoluzione del tessuto insediativo ha infatti innescato significativi fenomeni di consumo di suolo e pertanto una crescente frammentazione dei fondi agricoli e di riflesso una inevitabile perdita di efficienza dell’attività agricola. Il territorio in esame si connota per un’ormai limitata superficie a destinazione agricola, riconducibile sostanzialmente a un’agricoltura tipica dei contesti fortemente urbanizzati. Il ridotto numero di aree agricole evidenzia comunque uno stato di buona fertilità. La capacità d’uso del suolo, ovvero le potenzialità produttive dal punto di vista agro-silvo- pastorale, rappresentata nella figura seguente non manifesta limitazioni. Indicativamente le colture sono costituite in prevalenza da seminativi.

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Carta degli ambiti agricoli – Fonte PTCP di Varese

LEGENDA Ambiti agricoli Ambito agricolo su macro classe F (Fertile) Ambito agricolo su macro classe MF (Moderatamente Fertile) Ambito agricolo su macro classe PF (Poco Fertile)

Capacità d’uso del suolo (LCC) Macro classe F (classe da 1 a 3) Macro classe MF (classe 4) Macro classe PF (classi da 5 a 7)

Nella provincia il 63% delle aziende agricole ha una dimensione inferiore a 5 ettari di superficie agricola utile (SAU) ed il 46% ha una redditività inferiore di 1 UDE (Piano agricolo triennale Provinciale 2003 - 2006); l’azienda media presenta sempre una dimensione inferiore rispetto alla media lombarda. Sono evidenti i limiti e le difficoltà di questo sistema agricolo nel misurarsi, in termini di redditività, con altri contesti diversamente strutturati.

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L’articolazione territoriale e le dinamiche in corso Nel contesto provinciale di Varese, l’ISTAT individua e definisce, a livello provinciale, sei regioni agrarie. Quest’articolazione territoriale è condivisa dal Piano agricolo Triennale provinciale 2003–2006. L’area dei comuni in oggetto, ricade nella Regione Agraria 5_Colline di Strona.

Suddivisione delle Provincia in regioni agrarie - Fonte: PTCP di Varese

La superficie delle Colline dello Strona, è caratterizzata da un impianto morfologico favorevole alla conduzione agricola, rappresenta il 20% della superficie territoriale complessiva destinata ad agricoltura. L’ambito presenta i caratteri specifici del sistema agricolo periurbano, ovvero fenomeni di frammentazione fondiaria e una conduzione con prevalenza dell’affitto. In base alla classificazione regionale, il territorio ricade nel sistema territoriale agricolo delle aree periurbane, che connota quella porzione di territorio interposto tra la pianura, a elevato reddito agricolo, e la montagna. Gli ambiti agricoli dell’area periurbana sono caratterizzati da un’attività agricola dal ruolo marginale sotto l’aspetto socio–economico e territoriale. Il sistema agricolo, nei suoi aspetti spaziali, risulta evidentemente depotenziato dalle dinamiche di sviluppo urbanistico, infrastrutturale e non ultimo produttivo, che implicano una progressiva erosione di suolo e una frammentazione della continuità dei fondi, il tutto a discapito della superficie agricola e pertanto della disponibilità di risorse fondiarie che mantengano sufficienti profili di redditività.

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Suddivisione delle Provincia secondo le unità territoriali individuate dal Piano di Sviluppo Regionale - Fonte: PTCP di Varese.

Dal punto di vista delle dinamiche, i fenomeni di abbandono delle campagne si sono da tempo fermati e gli operatori agricoli che sono rimasti hanno costruito delle nicchie qualificate e con una buona produzione di reddito. Il quadro programmatico di riferimento Le politiche di riorganizzazione, a scala globale ed europea, del settore agricolo, implicano un’evoluzione significativa del sistema produttivo e di riflesso nuove forme di organizzazione territoriale del settore primario, anche in relazione ai fenomeni di dismissione. Tra i principali asset strategici delle politiche sovra locali risulta determinante un’attenta e specifica politica di ricomposizione e “compattazione” del reticolo fondiario al fine di contrastare la progressiva frammentazione delle aree agricole. Tale strategia può essere sviluppata attraverso due approcci; il primo mira in senso stretto alla riorganizzazione radicale della distribuzione della proprietà, mentre il secondo si focalizza sui contratti di affitto o comodato, usufrutto così da operare una ricomposizione temporale negoziale a livello gestionale. Quest’ultimo approccio non influenza l’assetto proprietario delle aziende e può essere applicato a diversi livelli, da quello individuale a quello cooperativo o consortile. Una politica complementare alle precedenti, è quella di perseguire azioni di tutela della destinazione agricola dei terreni nell’ambito dei processi di pianificazione territoriale. Pertanto risulta strategica una tutela attiva, ove valorizzare le attività attraverso la permanenza degli addetti sul territorio (presenza con funzione di presidio),

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integrare il reddito attraverso l’agriturismo e qualificare e valorizzare i prodotti locali (artigianali e/o di nicchia) e l’orticoltura. Non ultimo, il fenomeno diffuso d’integrazione del reddito extra-agricolo con il reddito proveniente da attività agricola a tempo parziale, cioè quelle aziende rivolte al mercato o, in quota rilevante, destinate all’autoconsumo. In questo panorama risulta efficace sostenere la crescita delle dimensioni aziendali, il miglioramento della produzione, l’attività di promozione, il marketing e l’ottenimento/adesione al marchio per la condizione di mercato, o comunque la valorizzazione della funzione ambientale e il presidio del territorio nel caso dell’autoconsumo. A livello regionale, il PTR affronta il tema dell’assetto economico/produttivo dell’agricoltura attraverso una serie di politiche più generali e altre contestualizzate al sistema pedemontano. Tra le indicazioni più generali vi sono: • il miglioramento della competitività del sistema agroalimentare e delle politiche di innovazione; • la valorizzazione della produzione agricola ad elevato valore aggiunto; • il sostegno delle pratiche agricole a maggiore compatibilità ambientale e territoriale, riducendo l’impatto ambientale dell’attività agricola, in particolare di carattere intensivo. Nello specifico, per quanto riguarda gli obiettivi territoriali sui quali il sistema agricolo può giocare un significativo ruolo, per il sistema territoriale pedemontano si individua: • la tutela e la valorizzazione del paesaggio caratteristico attraverso la promozione della fruibilità turistico-ricreativa e il mantenimento dell’attività agricola (ob. PTR 10, 14, 21); • incentivare l’agricoltura e il settore turistico-ricreativo per garantire la qualità dell’ambiente e del paesaggio caratteristico.

A livello provinciale, il PTCP ha raccolto le sollecitazioni dell’UE e, in termini d’indirizzi, segnala la necessità di un rinnovamento radicale del ruolo dell’agricoltura, atto a difendere e promuovere il ruolo produttivo attraverso l’incremento e la salvaguardia delle aree agricole, la promozione e riscoperta delle colture passate, di nuovi mercati e nuove forme di organizzazione. Al fine di trovare un equilibrio tra attività agricola, tutela ambientale, conservazione attiva del paesaggio agrario e salvaguardia del territorio, si reputa necessario promuovere e sostenere le forme di agricoltura multifunzionale. Sempre il PTCP, all’interno delle proprie valutazioni, ritiene strategica l’individuazione degli ambi agricoli a maggior vocazione, affinché siano risparmiati da utilizzi edificatori e da alterazioni della qualità; al contempo è segnalato come a livello locale siano possibili azioni di potenziamento e quindi di valorizzazione a livello economico, ambientale e paesistico di tali aree agricole. Tra gli indirizzi puntuali, relativi alla capacità d’uso del suolo e di riflesso alla classe di valore produttivo presente nei 4 comuni dell’area di indagine, sono esplicitate politiche atte a conservare e valorizzare, non solo per scopi produttivi ma anche per l’intrinseca valenza paesaggistica, le aree rurali in aree densamente urbanizzate. In questa ottica

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è sottolineata la particolare attenzione che va posta nel mantenimento e/o gestione delle zone agricole situate, ad esempio, nelle aree a margine degli abitanti, maggiormente sollecitate dall’espansione urbana. L’analisi SWOT del settore agricolo Al fine di definire le opportunità di sviluppo dell’area, che derivano da una valorizzazione dei punti di forza e da un contenimento dei punti di debolezza alla luce del quadro di opportunità e rischi che scaturiscono dagli elementi di stock e dalle dinamiche in corso, di seguito si riporta in via sintetica l’analisi sviluppata dall’approfondimento settoriale del PTCP. In particolare si fa riferimento alla Regione Agraria 5_Colline di Strona.

punti di forza punti di debolezza

Presenza di florovivaismo e zootecnia da Pressione del sistema insediativo e latte produttivo - consumo suolo

opportunità minacce

Valorizzazione delle produzioni locali e Progressiva riduzione delle realtà agricole rafforzamento della filiera del latte non operanti nel settore florovivaismo e l’unicità del mercato legato alla filiera del latte

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3.3.2. Il settore produttivo artigianale e industriale

Il sistema economico dell’area varesina si connota di un tessuto imprenditoriale articolato in piccole e medie imprese “associato”, sviluppatesi nel tempo come risultato di una dinamica evolutiva e configurabili sia con collegamenti inter-aziendali di tipo rigido (gruppi di imprese), ovvero di tipo flessibile (reti di imprese). (DAISSIL, 2005) Si tratta di un territorio interessato a scala sovralocale da direttrici transfrontaliere rilevanti per il trasporto merci, il Corridoio dei due mari per il Sempione e l’asse transfrontaliero attraverso il Gottardo, ma caratterizzato da difficoltà di relazione con il sistema Malpensa e quello milanese lungo l’asse Rho–Pero. A scala locale, la relativa marginalità rispetto agli assi viabilistici principali nonché la vocazione turistico ricreativa hanno tradizionalmente scoraggiato l’insediamento di poli produttivi di rilievo sovralocale. In provincia di Varese si trovano alcune aree di più antica industrializzazione della Lombardia e più in generale del nord Italia: il distretto industriale Valle dell’Arno ed il distretto Gallaratese. I primo è specializzato nella produzione e lavorazione di metalli e interessa 11 comuni. Il secondo integra l’intera filiera della lavorazione tessile, dalla preparazione delle fibre, passando per la tessitura dei filati e il finissaggio sino al confezionamento degli articoli in tessuto e interessata 9 comuni. In provincia di Varese sono inoltre presenti ben 4 Metadistretti o distretti tematici individuati nell’ottobre 2001 dalla Regione, ovvero aree tematiche d'intervento non limitate territorialmente e caratterizzate da una forte integrazione fra i diversi settori. I 4 Metadistretti sono: • moda (22 comuni) , , Besnate, Busto Arsizio, , , Carnago, , Cassano Magnago, Cavaria con Premezzo, , , Gallarate, , , Jerago con Orago, , , , , Somma Lombardo, • materiali (24 comuni) , , Brunello, , Castelseprio, , , Gavirate, , Gornate Olona, , Lonate Ceppino, , , , Oggiona con Santo Stefano, Saronno, Tradate, , , Varese, , , • biotecnologie alimentari (2 comuni) Luino, • biotecnologie non alimentari (7 comuni) Busto Arsizio, Cairate, , Gerenzano, Ispra, , Varese L’analisi delle attività produttive presenti in provincia di Varese e condotta in termini di numero di addetti, evidenzia che l’industria pesa per 43% degli addetti sul totale provinciale, seguono il terziario ed il commercio con rispettivamente 28% e 18%. L’agricoltura ha un ruolo marginale solo 1% mentre il settore delle costruzioni ha un ruolo significativo ben 10% degli addetti provinciali. Entrando nel dettaglio del settore manifatturiero le principali attività sono quelle del tessile e abbigliamento con il 10% degli addetti e della metallurgia con l’8% del totale provinciale degli addetti.

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Carta dei distretti industriali della provincia di Varese.

Elementi di stock L’evoluzione storica del sistema produttivo ha visto il passaggio da una struttura a monodistretto tessile a uno sviluppo multidistretto, in cui si sono affermati il settore metalmeccanico, tessile/abbigliamento e il settore di trasformazione e lavorazione della gomma-plastica. Appare significativo l’emergere di nuovi settori avanzati e qualificati, sia nel terziario (servizi alle imprese, di trasporto e finanziari) sia nel manifatturiero (strumenti di precisione, macchine elettroniche ed ottiche), con trend positivi anche per quanto riguarda l’offerta occupazionale. Dalla lettura del Progetto Complessità Territoriale della Provincia di Varese si evince che le grandi reti di connessione infrastrutturale, con particolare riferimento alle connessioni di rilevanza europea, connotano il territorio quale “catchment area” per la riduzione dei tempi di percorrenza e per l’aumento delle possibilità di relazione tra attori economici e istituzionali. Di riflesso l’area è fortemente attrattiva dal punto di vista della vocazione internazionale, prevalentemente per la vicinanza all’aeroporto di Malpensa e per il peso delle esportazioni. Queste considerazioni sono consolidate dall’elevato grado di apertura agli scambi con l’estero, dato dalla sua posizione geografica di confine. Questa condizione appare strategica poiché favorisce, attraverso la circolazione di risorse umane, di merci, di mobilità dei capitali, dei servizi e delle innovazioni/idee, il

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riequilibrio e la ridistribuzione dello sviluppo in un tessuto economico allargato, rendendo più omogenea la crescita del reddito e dell’occupazione.

Perimetrazione dell’ambito di studio - Fonte: Progetto Complessità Territoriale, 2007

L’ambito dei 4 comuni che ricadono nel distretto industriale della Val d’Arno ricade in un’area sovralocale che manifesta la presenza di numerose imprese legate alla produzione e lavorazione dei metalli in particolare specializzate nello stampaggio a caldo dell’acciaio. Circa il 14% delle imprese della Provincia che operano nel settore della produzione e lavorazione dei metalli si trova nel distretto della Valle dell’Arno. Circa il 21% degli addetti totali della Provincia nel settore di produzione e lavorazione dei metalli opera nel distretto della Valle dell’Arno, con un tasso di specializzazione classico (addetti settore di produzione e lavorazione metalli/addetti manifatturiero) che supera il 32%.(dati aggiornati al Censimento 2001) Unità locali e addetti nel settore manifatturiero e della lavorazione dei metalli, 2007

Provincia Val d’Arno %

Unità locali industria manifatturiera 12328 952 8% Unità locali Produzione e lavorazione 2342 340 15% metalli Addetti Imprese manifatturiere 124779 11745 9% Addetti Produzione e lavorazione 17628 3763 21% metalli

A questa complessiva strategicità si contrappone però una situazione di parziale carenza nell’intercettazione delle opportunità, derivabili dalla dotazione delle infrastrutture. L’ambito, circoscritto da direttrici rilevanti in essere e in divenire, presenta difficoltà di relazione/dialogo con le polarità, e il rischio è quello di un effetto di marginalizzazione.

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Dall’elaborazione cartografica dei dati Istat, estratti dal documento DAISSIL, si evince che: • il settore tessile, manifesta una congiuntura negativa, con calo degli addetti nel settore. Se un tempo, rappresentava il punto di forza della provincia, ora il tessile sembra attraversare una crisi diffusa su tutto il territorio, anche in ragione dell’internazionalizzazione delle produzioni; • differente se non opposto il trend del settore high tech, che presenta tassi di crescita degli addetti abbastanza elevati in molti comuni con una forte concentrazione proprio lungo il confine occidentale della provincia. Il settore, in crescita in tutta la provincia, diviene elemento propositivo per la competitività futura del territorio; • il settore dei servizi di trasporto è strettamente e fortemente catalizzato dalla polarità di Malpensa, e ciò è dimostrato dalla crescita degli addetti di questo settore nell’area sud-occidentale della provincia. Un aumento occupazionale si ha anche nell’area sud-orientale della provincia, lungo la linea di collegamento con Milano. A livello di aggregazioni comunali, risulta ancora più evidente la maggiore forza della crescita occupazionale nell’area di Malpensa; • non ultimo il settore dei servizi alle imprese, che manifesta una crescita diffusa su tutto il territorio provinciale, con un fenomeno di crescita particolarmente evidente nelle aree lungo il confine occidentale della provincia e meno significativo nell’area metropolitana poiché già dotata di questo tipo di servizi. I fenomeni di trasformazione delle attività economiche hanno portato a profondi cambiamenti anche sotto il profilo localizzativo ed infrastrutturale. Tra questi, la chiusura di attività storiche per “esaurimento” ed il trasferimento in altre zone di attività hanno dato luogo ad una ingente dismissione di aree a destinazione produttiva. Distribuzione percentuale delle superfici dismesse per comune – Fonte DAISSIL 2005

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Gran parte di queste aree sono collocate in contesti oggi densamente edificati e radicalmente trasformati in senso residenziale, nei quali, sia le caratteristiche logistiche e di accessibilità delle aree, che elementi di opportunità economica connessi al valore immobiliare delle trasformazioni, rendono sempre più improbabili le ipotesi di riutilizzo ai fini produttivi. Attualmente è in atto un fenomeno di riconversione che vede il progressivo diffondersi delle aree commerciali che vanno sostituendo quelle produttive. L’analisi del trend degli addetti evidenzia un incremento complessivo nel periodo 2003-2006 del 5% pari a 13,700 unità, con una diminuzione dei settori primario e secondario (agricoltura ed industria) rispettivamente di -7% e - 3% a cui si contrappone un forte aumento del settore terziario e delle costruzioni entrambi cresciuti del + 16%. Anche il commercio ha osservato una crescita degli addetti del +5%. Il processo di deindustrializzazione in atto può infatti determinare problemi occupazionali e di competitività del sistema nel suo complesso. Anche in relazione alle opportunità di riqualificazione del territorio sarebbe opportuno puntare su settori a elevato contenuto tecnologico e a forte ricaduta occupazionale, attività che possono trovare dimora in strutture edilizie di pregio che consentirebbe, unitamente alla riqualificazione di aree dismesse, di decongestionare il territorio e di riqualificarlo sia paesaggisticamente che funzionalmente. A livello provinciale, sulla base dei dati 2006 presenti nel PTCP di Varese, sono presenti 40 stabilimenti a rischio di incidente rilevante sottoposti agli obblighi previsti dal D.Lsg. 334/99. Le principali attività svolte all’interno degli stabilimenti sono riconducibili alla lavorazione di sostanza chimiche, in particolare polimeri per la produzione di materiali plastici, al deposito di oli minerali e/o combustibili, al deposito e produzione di farmaci. Nei 4 comuni oggetto di indagine troviamo 4 aziende classificate a rischio di incidente rilevante, in particolare uno stabilimento galvanotecnico nel comune di Carnago, un acciaieria e impianti metallurgici nel comune di Jerago, un’azienda galvanotecnica e un acciaieria e impianti metallurgici nel comune di Cavaria. Si riporta di seguito un estratto del DAISSIL Documento di Analisi e Indirizzo per lo Sviluppo del Sistema Industriale Lombardo che evidenzia le principali dinamiche in atto a livello economico produttivo nell’area della Val d’Arno.

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Quadro riassuntivo economico ambientale delineato dal DAISSIL per l’ambito territoriale dei 4 comuni. DINAMICHE IN CORSO CARATTERIZZAZIONE IN variabili rilevanti / CRITICITÀ / RISCHI LA VAL D’ARNO ESSERE SCENARIO NATURALE Dinamica Delocalizzazione delle occupazionale produzioni mature, negativa, in ragione Indebolimento del processo di profonda della significativa settore manufatturiero, ristrutturazione, DINAMICHE ristrutturazione del progressiva prevalenza incapacità di DI SETTORE sistema produttivo, del terziario (crescita assorbimento, da parte tradizionalmente del settore high tech) dei settori emergenti, basato sul tessile, del calo significativa occupazionale Tessuto imprenditoriale consolidato e diffuso, legato ad una Depauperamento del Progressivo isolamento, MILIEUX dimensione aziendale tessuto relazionale, percezione pessimista SOCIALE medio-grande, scarsa chiusura difensiva alle delle dinamiche in capacità innovativa e sollecitazioni esterne corso, chiusura di adattamento alle mutevoli situazioni di mercato Elevata dotazione Significativo Elevata infrastrutturale di rilievo potenziamento del frammentazione degli sovralocale, ottimo profilo di accessibilità interventi SISTEMA profilo di accessibilità dalle reti lunghe e infrastrutturali, INFRASTRUTTUR (anche su ferro) dalla risoluzione di alcuni mancanza di uno ALE reti lunghe di rilievo nodi critici della scenario condiviso sul sovralocale. viabilità locale potenziamento Rete locale selettivo di alcune attraverso interventi di scarsamente by-pass direttrici, aumento del Armaturai urbana di Aumentoiii della Qualificazione discreta qualità dipendenza da episodica dei tessuti insediativa, buona Gallarate per l’offerta urbani storici, SISTEMA offerta di servizi di base di servizi qualificati, condizionata URBANO alla persona e alle banalizzazione della dall’elevata imprese, significativa nuova offerta commistione con le gravitazione su residenziale (diffusiva, funzioni produttive Gallarate per servizi di a bassa densità, Discreta qualità delle risorse paesistico- Erosione e Progressiva ambientali, che marginalizzazione degli compromissione, COMPONENTI nonostante il carico spazi aperti depauperamento dei AMBIENTALI insediativo elevato compensata da istituti valori ambientali hanno mantenuto un di tutela d’area profilo migliore rispetto al vicino contesto

Elevato impatto delle addizioni insediative in Potenziamento degli ragione della densità PIANIFICAZIONE Saturazione degli spazi insediamenti produttivi in essere della trama COMUNALE liberi esistenti urbanizzata e della commistione con i tessuti residenziali

Rifunzionalizzazione Impatti rilevanti sulla prevalentemente capacità di carico AREE DISMESSE Presenza significativa produttiva e della rete commerciale infrastrutturale

Per quanto concerne il trend complessivo degli addetti nell’area dei 4 comuni nell’arco temporale 2003 – 2006, questo manifesta una diminuzione del -3% associata a significative variazioni all’interno dei diversi settori.

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Il settore industriale, che detiene il maggior peso in termini di numero di addetti, evidenzia nel periodo di osservazione una diminuzione del numero di addetti del -7% concentrati principalmente nel comune dei Solbiate Arno. Il settore che presenta fenomeni di maggiore crescita è quello del commercio con +9%. La densità di addetti rispetto alla superficie comunale al 2006 è minima per il comune di Carnago con 229 addetti/km2 e massima per il comune di Solbiate Arno con 662 addetti/km2 valore nettamente superiore rispetto alla media provinciale che si attesta intorno ai 256 addetti/km2.

Numero di addetti nei 4 comuni negli anni 2003 – 2006. Fonte SMAIL Camera Commercio.

Il quadro programmatico di riferimento Il documento Progetto Complessità Territoriale manifesta quale azione strategica quella di intercettare le opportunità offerte dall’asse infrastrutturale Nuova Fiera di Milano– Aeroporto di Malpensa. Oltretutto il territorio varesino può presentare alcune potenzialità di rilievo inerenti al trasporto di persone e merci attestato su Novara. Infatti, gli interventi di potenziamento dei valichi alpini non riguardano solamente il Sempione ma anche il Gottardo, più nello specifico il progetto Alptransit che prevede la realizzazione delle gallerie del San Gottardo e del Monte Ceneri. Tali interventi, di cui si prevede la realizzazione tra il 2015 e il 2017, consentiranno il trasporto secondo modalità Alta Velocità/Alta Capacità delle persone tra Zurigo e Milano, e delle merci tra il Centro Europa e il Nord Italia. Il territorio varesino potrà quindi rappresentare il nodo di passaggio tra il Gottardo e Novara, consentendo a quest’ultima di fruire di un ulteriore valico alpino oltre al Sempione. Sulla base delle considerazioni evidenziate nel Documento di Piano del Ptr e nel Progetto Complessità Territoriale della Provincia di Varese, si evince che lo scenario

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evolutivo delineato per questa polarità emergente prevede sia di sfruttare il ruolo dell’aeroporto di Malpensa e della Nuova Fiera quali attrattori di altre funzioni, sia di potenziare ed rendere più performante l’accessibilità del sistema nel suo complesso. Queste indicazioni hanno come fondamento la realizzazione/potenziamento d’infrastrutture programmate, e in particolare quelle di livello europeo, quale presupposto per conseguire un maggiore grado di accessibilità e di connessione con l’esterno, ma ancor prima di percorribilità interna. Nell’ambito industriale il sistema insediativo della Valle del Torrente Arno, già densamente urbanizzata, i piani comunali rendono disponibile una quantità significativa di nuove aree produttive. Tali nuove aree, sia per le condizioni orografiche particolari che per i delicati equilibri con il sistema urbano, si inseriscono nei tasselli possibili e prevalentemente in contiguità a quanto esistente, consolidando una certa diffusività del sistema e dovendone verificare i profili di accessibilità adeguati in relazione ad una maglia infrastrutturale con margini non alti di sopportazione di carichi aggiuntivi Al fine di perseguire in modo efficace e sostenibile questo scenario, andrà attuato un governo delle trasformazioni capace di non compromettere la qualità ambientale presente, quale presupposto per attrarre e insediare funzioni di rango elevato come ad esempio l’insediamento di attività produttive ad elevato valore aggiunto e il potenziamento del turismo rivolto sia alle risorse naturali che ai viaggi d’affari. Infatti, complementare a questa strategia, andrà ricucita e valorizzata l’estesa area metropolitana con il sistema dei laghi lombardi, quale binomio in grado di offrire anche qualità ambientale e paesaggistica. Quindi a fronte di una dinamica occupazionale negativa e di una terziarizzazione significativa, le linee di azione per il sistema produttivo possono puntare ad una coalizione d’area che definisca le possibili modalità di relazione con i sistemi forti provinciali e con gli effetti indotti del potenziamento di Malpensa. Ad un probabile spostamento a sud-ovest della domanda localizzativa, un progetto condiviso d’area può individuare gli strumenti di valorizzazione del contesto ambientale e localizzativo funzionale ad offrire condizioni insediative di profilo diverso da quanto offerto dal contesto più meridionale. È proprio l’”alterità” dei questa area (buoni profili di accessibilità in un contesto paesistico-ambientale che presenta ancora elementi di valore) che può fare le differenza per la localizzazione di imprese innovative e con capacità di indotto, potenziando l’emergente specializzazione nel settore high tech. Opportune economie gestionali di scala d’area sono da ricercare nel campo delle utilities per le imprese così come è da valorizzare la vicinanza (per i servizi più qualificati) con il nodo Busto-Gallarate. Il DAISSIL individua, quale scenario intenzionale, il potenziamento del sistema locale, attraverso interventi funzionali al rafforzamento delle polarità produttive esistenti e attraverso una verifica della possibilità di trattenere ed interagire con le esternalità positive dei sistemi/polarità limitrofi, verificandone da prima l’impatto sulla rete infrastrutturale (da potenziare in modo selettivo), il sistema ambientale e le condizioni territoriali complessive, che se mantenute come attualmente si presentano, qualificano l’ambito di studio. Stante un processo di valorizzazione turistica del contesto paesistico-ambientale, il sistema produttivo manifatturiero può sostenere, attraverso politiche selettive sul fronte della formazione e del rafforzamento delle competenze, una qualificazione del proprio tessuto territoriale, che sappia agganciare le esternalità positive dei sistemi limitrofi,

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verificandone l’impatto sulla maglia infrastrutturale (potenziabile in modo selettivo) e il sistema ambientale. L’analisi SWOT del settore artigianale e industriale Al fine di definire le opportunità di sviluppo dell’area della Val d’Arno, che derivano da una valorizzazione dei punti di forza e da un contenimento dei punti di debolezza alla luce del quadro di opportunità e rischi che scaturiscono dagli elementi di stock e dalle dinamiche in corso, di seguito si riporta in via sintetica l’analisi sviluppata dal documento DAISSIL e dal Progetto Complessità.

Elementi di forza Elementi di debolezza

- Imprenditorialità diffusa, anche nei - Piccola dimensione dei settori di settori di specializzazione specializzazione Struttura - Vocazioni industriali definite - Specializzazione decrescente nei produttiva - Elevato grado di apertura verso settori tradizionali l’estero - Modernizzazione dell’economia

- Crescita del valore aggiunto e - Crescita del valore aggiunto dell’occupazione nei settori terziari inferiore alla media nazionale nel avanzati periodo più recente - Forte crescita dell’imprenditorialità - Tassi di crescita occupazionale nel terziario avanzato inferiori alla media nazionale e alle - Crescita della specializzazione in aree limitrofe settori avanzati - Diminuzione della produttività - Maggiore presenza di settori complessiva degli occupati dinamici a livello locale - Imprenditorialità Performance - Crescita del settore delle complessivamente in calo produttiva macchine elettriche ed ottiche - Scarsa dinamica delle piccole e - Crescita delle aree di medie imprese specializzazione nel settore delle - Perdita di competitività relativa macchine elettriche ed ottiche dei settori di specializzazione - Crescita dell’apertura verso l’estero inferiore alla media italiana in quasi tutti i settori - Dinamica poco marcata delle aree di specializzazione nel settore tessile

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3.4. PAESAGGIO

I tratti paesistici del territorio, per come ad oggi si manifestano, sono il risultato dei processi di stratificazione e sedimentazione dei caratteri fisico-naturali e di come questi vengono usati e trasformati dall’attività antropica. Il paesaggio percepito rappresenta dunque un sistema di segni dinamici, ove alcuni dei quali permangono, diventando capisaldi e di riflesso identità del territorio. L’ambito dei quattro comuni appartiene al sistema dell’alta pianura a confine con la zona centro-settentrionale collinosa incisa dalla Valle fluviale dell’Arno, è parte integrante di quella fascia di territorio che è stata oggetto di significative trasformazioni antropiche, anche in ragione delle condizioni orografiche in essere, e che è tutt’ora influenzata da fenomeni legati alla dimensione metropolitana del sistema Castellanza- Busto Arsizio-Gallarate sviluppato lungo l’asse del Sempione. Il recente Piano Paesaggistico Regionale1 ricomprende l’area nell’ambito paesaggistico della Valle Olona, racchiuso tra gli ambiti delle Colline del varesotto, e del Comasco. Ambiti geografici e unità tipologiche di paesaggio – Fonte: Piano Paesaggistico Regionale della Lombardia

I caratteri fisici dell’area sono stati determinanti per lo sviluppo storico; poiché la morfologia prevalentemente pianeggiante ha facilitato gli insediamenti, le relazioni e gli scambi che hanno a loro volta permesso l’affermarsi di una struttura economica rilevante. Questo paesaggio, dalla forte connotazione urbana, evidenzia la netta distinzione che intercorre tra la fascia nord, zona alto collinare - montana, e quella sud dell’alta pianura, ove si registra un basso grado di naturalità, una contenuta dotazione di spazi agricoli di carattere residuale e un elevato grado d’impermeabilizzazione del suolo quale effetto del processo di urbanizzazione.

1 PTR con valenza di Piano Paesaggistico, adottato con Delibera di Consiglio Regionale n. 874 del 30 luglio 2009

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Lo stesso Piano Paesaggistico Regionale ricomprende infatti l’intera area di studio, ad eccezione del comune di Carnago, all’interno dell’ambito di criticità delle Colline del Varesotto individuato a nord dell’autostrada A8. Quadro di riferimento della disciplina paesaggistica regionale. Fonte: Piano Paesaggistico Regionale_Tav. D

Il PTCP di Varese ha definito gli ambiti paesaggistici proprio sulla concezione di paesaggio quale realtà determinata dalle peculiarità naturalistiche e dalle trasformazioni che su queste si attuano. Infatti, il territorio è morfologicamente “disegnato” dai rilievi geomorfologici, dalla presenza del sistema idrografico, dalla geometria agraria, dalla maglia infrastrutturale e dalla viabilità storica ma anche dalla componente vegetazionale, dalla monumentalizzazione territoriale, dalla relazione morfologica con il tessuto insediativo e dai valori simbolici e storico-architettonici.

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Carta dei poli attrattori– Fonte: PTCP Provincia di Varese

Più nel dettaglio, il territorio ricade nell’ambito di Gallarate, che presenta molteplici direttrici di definizione longitudinali e trasversali, sia naturali sia antropiche, ove si percepisce la forte appartenenza al sistema fluviale e alla matrice infrastrutturale. La valle del torrente Arno costituisce un’importante via di penetrazione dalla pianura verso la zona delle colline moreniche, ospitando la strada statale e provinciale, l'autostrada e la ferrovia, che da Gallarate a Varese seguono un tracciato pressoché parallelo.

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Ambiti paesaggistici – Fonte: PTCP Provincia di Varese.

La rete infrastrutturale presenta inoltre una testimonianza legata alla viabilità storica romana, sulla quale si è sviluppato in passato il territorio. Si presume, infatti, che l’ambito sia attraversato dalla rete della Novaria – Comun, l’attuale SS 341, che nel tratto tra Gazzada e Gallarate fiancheggia il Torrente Arno. Riguardo al rapporto con l’ambito fluviale, il territorio è morfologicamente “disegnato” anche dal sistema delle acque superficiali attraverso l’evidente capillarità del reticolo idrografico e dei segni della Val d’Arno che appaiono armoniosi e dotati di una discreta rilevanza paesistico-ambientale. Il torrente Arno, come il Tenore e il Rile, non sfociano direttamente in un altro fiume o in un lago, ma le acque "spagliano", cioè si disperdono nei permeabili terreni dell'alta pianura e sono parte integrante del bacino del fiume Ticino. Questo sistema presenta esternalità dovute alle sostanze inquinanti, che hanno contribuito in parte all’impermeabilizzazione dei terreni sui quali si disperdevano le acque, con il risultato di allungarne il corso e di creare in passato vaste zone paludose. Alla fine degli anni sessanta è stato costituito il Consorzio volontario per la tutela, il risanamento e la salvaguardia delle acque dei tre torrenti con lo scopo di migliorare gli aspetti idraulici e quelli di risanamento ecologico-ambientale.

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Carta del Sistema Informativo Beni Ambientali – Fonte: PTCP Provincia di Varese

Questa ricchezza d’acqua associata alla forte accessibilità hanno qui favorito il sorgere di un’intensa industrializzazione e di riflesso un rilevante sviluppo insediativo ed economico. Grazie alla produzione di energia idraulica, la Val d’Arno come la Valle Olona sono state lo scenario della fase proto-industriale. A testimonianza di questi fenomeni, sono tutt’ora visibili resti dell’archeologia industriale e paleoindustriale. L'ambito è inoltre parte integrante dell’area metropolitana focalizzata sullo storico triangolo industriale Varese-Lecco-Milano, convergente sul capoluogo regionale. Riguardo al sistema agricolo, questo continua a essere per la maggiore parte completamente urbanizzato, ad esclusione di alcune superfici marginali e/o a ridotta vocazione. Carta delle aree agricole principali – Fonte: PTCP Provincia di Varese

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Nel tempo, il progressivo ampliamento del tessuto insediativo, composto da aree residenziali, da grandi industrie in parte dismesse, da una forte rete infrastrutturale e non ultimo da aree residuali attualmente libere, ha inglobato i vecchi ambiti agricoli, le cui tracce sono sporadiche, e discontinue. Le vecchie cascine e i centri rurali, un tempo autonomamente identificabili, sono oggi divenuti satelliti di un unico organismo. La geometria agraria manifesta una certa complessità orografica, vegetazionale, idrica e antropica in cui l’orditura non appare omogenea ed è di difficile lettura. Tale complessità deriva dalla compresenza dell’asta verticale del Torrente Arno e dalla percorrenza storica della direttrice verso Como e Varese-Bellinzona-Coira. Nella fascia che va da Albizzate a Gallarate, il territorio della Valle dell’Arno appare molto stretto e compresso dai versanti laterali delle colline, ad eccezione di un tratto sul lato sinistro del torrente a sud di Cavaria che si estende sino alla biforcazione delle autostrade A8. Da ciò ne consegue che l’ambito ha preso forma proprio dalla matrice direzione del corso del torrente Arno che ne ha determinato la giacitura agraria. Le dimensioni delle aree agricole principali non superano i trenta ettari di superficie, sono contenute, relativamente compatte e con una discreta/buona valenza naturalistica. Tali ambiti agricoli presentano margini “positivi”, ovvero il perimetro dell’area è a contatto, per più del 50%, con elementi naturaliformi, quali siepi-filari, corsi d’acqua, fasce boscate, boschi,... . Le peculiarità geomorfologiche e i diversi sistemi che compongono il tessuto insediativo insieme concorrono nel determinare anche il livello di fruizione visiva del contesto territoriale. Nello specifico dei quattro comuni, l’ambito manifesta un discreto livello di percezione visiva, dato dalla sua posizione tra l'alta pianura e la zona centro- settentrionale collinosa, caratterizzata da rilievi morfologici quali la Montagnetta (Cavaria con Premezzo), il Monte Rovate (Carnago), il Colle Martino (Jerago con Orago). Il PTCP di Varese assegna inoltre un valore d’interesse paesistico, per la rilevanza della percezione e della fruibilità, ad una infrastrutture che tange il territorio nella parte orientale: la strada nel verde SP20 dir del Tenore-Carnago-Castelseprio. Paesaggio, Carta di sintesi – Fonte: PTCP Provincia di Varese

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Lo stralcio cartografico, riportato qui sopra, evidenzia inoltre tra gli elementi di rilevanza paesistico-ambientale il Monte del Laghetto, localizzato nel comune di Cavaria con Premezzo con quota inferiore ai 500 m, e l’Area di rilevanza naturale e ambientale del "Medio Olona" ( ai sensi della L.R. 86/83) che in piccola parte ricade nel territorio dei quattro comuni e in particolare in quello di Carnago. Nel territorio non sono presenti siti appartenenti alla Rete Natura 2000 (Siti di Importanza Comunitaria - SIC o Zone di Protezione Speciale – ZPS); è tuttavia da segnalare come il PTCP individui in questo territorio fortemente antropizzato e densamente urbanizzato una possibile maglia della rete ecologica, questo a manifestare le potenzialità naturalistiche – ambientali del sistema delle valli fluviali. Rete ecologica, Carta di sintesi – Fonte: PTCP della Provincia di Varese

L’ambito presenta evidenti segni di cesura sul territorio, generati dall’attraversamento verticale della matrice infrastrutturale su ferro e su gomma. A queste infrastrutture si aggiunge il torrente Arno, un potenziale corridoio fluviale da riqualificare, che sottopassa l'autostrada per poi svilupparsi a lato della strada SS 341, e della ferrovia Gallarate-Varese ove poi riceve

3.5. FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI

Il territorio ricade ed è parte integrante, secondo quanto evidenziato nella carta di sintesi del PTCP, della progettualità della rete ecologica. In particolare sono stati identificati alcuni elementi progettuali sulla base degli ambiti preesistenti a maggiore idoneità quali le Core areas di secondo livello, corridoi ecologici e aree di completamento, le fasce tampone di primo livello e non ultimi i varchi, fondamentali per la riduzione degli effetti della frammentazione e pertanto strategici per aumentare il grado di connettività tra le parcelle/frammenti (patches).

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Carta della rete ecologica – Fonte: PTCP della Provincia di Varese

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I varchi sono principalmente localizzati nell’arco nord-est dell’area di analisi, a ridosso dei tessuti urbani e della relativa maglia infrastrutturale. Uno dei due varchi, quello localizzato ad est del territorio, è l’ambito dal Parco Rile Tenore Olona, un’area di significativa rilevanza paesistico-ambientale. Nello specifico quest’area è un Parco di Interesse Sovracomunale (PLIS), è circondato dai parchi Pineta di Tradate Appiano, Campo dei fiori, Ticino, PLIS Lanza, PLIS Medio Olona e PLIS Bosco del Rugareto, occupa un territorio ai piedi delle Prealpi Varesine ed è fondamentale nello sviluppo e nel potenziamento della "rete ecologica". Il PLIS RTO assume un ruolo importante da questo punto di vista poichè rappresenta un altro tassello del naturale corridoio fornito dalla Valle Olona, per completarsi in quanto area protetta e contigua, parallela al Parco del Ticino. Il territorio del PLIS Rile Tenore Olona è formato in gran parte dal pianalto occidentale, mentre quello orientale costituisce il Parco Pineta di Tradate Appiano e la parte dei PLIS corrispondente a Lonate Ceppino. Il Parco si sviluppa sul pianalto morenico, che terrazza ad ovest la media valle Olona, ed è limitato a sud dal comune di Carnago, unico dei quattro comuni ad essere parte integrante del PLIS. PLIS Rile Tenore Olona, nel territorio comunale di Carnago – Fonte: PTCP della Provincia di Varese e http://www.castiglioneolona.it/Parco_RTO/PlisRTO/index.html

Le dorsali collinari e i pianalti, prevalentemente a destinazione agricolo-boschiva, coprono il 60% della superficie totale dell'area protetta. Questa inoltre si configura come corridoio ecologico che si estende dal confine di stato fino in prossimità della fascia periurbana milanese. A livello locale, la compattezza e la intrinseca solidità strutturale di questo segmento boschivo, consentono di ipotizzare il ruolo di asse portante dell' area del PLIS. Oltre a questa funzione di tipo strutturale, possiamo assegnare alla grande fascia vegetata in oggetto anche la funzione di riserva di biodiversità, in relazione alla varietà delle sue componenti floristiche ed alla fauna che vi trova sostegno. La vegetazione è quella tipica della brughiera lombarda, costituita prevalentemente dal pino silvestre e latifoglie, tra cui farnia, quercia rossa, castagno, robinia, carpino, betulla, olmo, acero, frassino, nocciolo, platano, pioppo nero e ontano nero.

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Mentre per quanto concerne le parti marginali esterne al bosco, prevalentemente costituite da coltivi o distese prative, queste fungono da fasce protette ed da elemento locale di raccordo e di interfacciamento con i nuclei antichi del sistema insediativo ai suoi margini. L’ambito territoriale dei quattro comuni appartiene al bacino del torrente Arno che è caratterizzato, nella fascia meridionale, dalla zona umida dei "Fontanili" che si estende ad est dalla strada provinciale per Gallarate fino al Monte Pino in territorio di Gallarate e fino ai piedi dei rilievi morenici su cui poggia parte del territorio di Jerago e di Cavaria. Il fenomeno dei fontanili è causato dalle acque che, scendendo dalle Alpi ed essendo assorbite dai terreni permeabili, riemergono quando incontrano suoli impermeabili, affiorando in polle e zampilli numerosissimi dando origine a sorgenti. L’esistenza, sul territorio, di una complessa rete idrografica, determina le condizioni per lo sviluppo e il consolidamento della vegetazione autoctona e alloctona e non ultimo della fauna. Queste preesistenze apportano un discreto grado di naturalità e biodiversità che in alcuni casi, come evidenziato nella carta ecologica del PTCP di Varese, richiedono degli interventi di riqualificazione allo scopo di diventare elementi di riconnessione importanti se non unici della rete ecologica. L’ambito presenta tratti d’infrastruttura che generano interferenze in corrispondenza delle Core areas di secondo livello, dei corridoi ecologici e delle aree di completamento e delle fasce tampone di primo livello, in queste condizioni tali esternalità necessitano di interventi mitigativi.

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3.6. SISTEMA IDRICO SUPERFICIALE E SOTTERRANEO

3.6.1. Acque superficiali

La provincia di Varese è attraversata longitudinalmente dal Ticino, principale affluenti del Fiume Po per volume d'acqua e in assoluto il secondo fiume italiano per portata d'acqua dopo quest'ultimo. Secondo fiume per importanza nella Provincia di Varese è il fiume Olona che nasce nel comune di Varese e attraversa longitudinalmente l’area ad est della Provincia. Le caratteristiche di portata del fiume sono tipicamente prealpine: portata elevata in Autunno e Primavera e periodi di magra in inverno. Il fiume ha un regime perenne. In provincia di Varese sono presenti altri corsi d’acqua secondari che sebbene abbiano poca rilevanza in termini di portata di acqua sono significativi per gli alti livelli di inquinamento misurati: il fiume , il fiume Tresa, i torrenti Strona, Boesio ed Arno. Il torrente Arno si inserisce geograficamente nell'area a sud di Varese compresa tra il fiume Ticino e il fiume Olona in una zona, cioè, fortemente industrializzata per la quale i problemi relativi alle acque superficiali e sotterranee assumono un'importanza capitale sia per l'approvvigionamento idrico, sia per lo smaltimento delle acque reflue, sia infine per la regolazione delle acque superficiali. Le aree di spagliamento del Torrente Arno, all'inizio del secolo scorso localizzate su circa 50 ettari, si sono ampliate nel tempo ad oltre 300 ettari minacciando l'abitato di Castano Primo, interrompendo la viabilità minore (strade Turbigo-Lonate e Castano-Lonate) e, causa la pessima qualità chimica e biologica delle stesse, creando devastazione ambientate nelle aree impaludate. Per descrivere la qualità delle acque superficiali sono stati presi in considerazione i tradizionali indicatori previsti dal D.lgs 152/99 (livello di inquinamento da Macrodescrittori2, IBE3, Stato Ecologico4 delle acque superficiali - SECA, Stato Ambientale5 delle Acque superficiali - SACA). La valutazione della qualità dei corsi d’acqua provinciali è stata fatta considerando i risultati delle campagne di monitoraggio eseguite dall’ARPA dipartimento di Varese negli anni 2001-2002 - 2003 (fonte: ORS – Osservatorio Servizi di Pubblica utilità). Nella Tabella seguente sono riportati i risultati delle campagne di monitoraggio e la relativa classificazione ai sensi del d.lgs 152/99. Campagne di monitoraggio dei principali corpi idrici della provincia di Varese. Fonte ORS – Osservatorio Servizi di Pubblica utilità. Stato Stato Classe Punteggio Corpo Idrico Data Ambientale Ecologico Comune misura LIM IBE SACA SECA Olona 2000/2001 4 5 4 Varese

2 Livello di Inquinamento da Macrodescrittori, definisce un livello di qualità sulla base di parametri chimico, fisici e biologici (ossigeno disciolto, BOD5, COD, azoto ammoniacale, azoto nitrico, fosforo totale ed Escherichia coli), la scala procede dal livello 1 (il migliore) fino al livello 5 (il peggiore). 3 IBE: Indice Biotico Esteso, è un indicatore della qualità biologica delle acque e ne misura la presenza/assenza di specie di macroinvertebrati. La migliore condizione ha il valore di 10 mentre la peggiore corrisponde al valore 1 4 Stato Ecologico: è un indicatore di sintesi tra il LIM e l’IBE, la classe migliore la 1, mentre la peggiore è la 5. 5 Stato Ambientale: derivato dall'incrocio dello stato ecologico con i risultati dei parametri previsti in tabella 1 dell'allegato 1 del D.Lgs 152/99. Si tratta delle sostanze pericolose (o sostanze prioritarie come vengono definite nella direttiva quadro europea per le acque 2000/60/CE), che comprendono gli inquinanti chimici inorganici (metalli pesanti) e organici (aldrin, dieldrin, DDT, ecc.). Si misura in Elevato, Buono, Sufficiente, Scadente, Pessimo.

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Stato Stato Classe Punteggio Corpo Idrico Data Ambientale Ecologico Comune misura LIM IBE SACA SECA Olona 2001/2002 4 5 4 Varese Olona 2003 3 6 sufficiente 3 Varese Olona 2000/2001 3 6 3 Lozza Olona 2001/2002 4 6 4 Lozza Olona 2003 4 6 scadente 4 Lozza Olona 2000/2001 4 6 4 Fagnano Olona Olona 2001/2002 4 6 4 Fagnano Olona Olona 2003 4 6 scadente 4 Fagnano Olona Bardello 2000/2001 3 6 3 Besozzo Bardello 2001/2002 3 6 3 Besozzo Bardello 2003 3 6 3 Besozzo Laveno- Boesio 2000/2001 3 6 3 Mombello Laveno- Boesio 2001/2002 3 6 3 Mombello Laveno- Boesio 2003 3 6 3 Mombello Lavena Ponte Tresa 2000/2001 3 8 3 Tresa Lavena Ponte Tresa 2001/2002 3 7 3 Tresa Lavena Ponte Tresa 2003 2 7 3 Tresa Tresa 2000/2001 2 7 3 Luino Tresa 2001/2002 2 6 3 Luino Tresa 2003 2 7 3 Luino Arno 2000/2001 4 3 5 Ferno Arno 2001/2002 4 2 5 Ferno Arno 2003 4 4 4 Ferno Ticino 2000/2001 2 8 2 Ticino 2001/2002 2 8 2 Golasecca Ticino 2003 2 9 buono 2 Golasecca Ticino 2000/2001 2 8 2 Lonate Pozzolo Ticino 2001/2002 2 8 2 Lonate Pozzolo Ticino 2003 2 8 buono 2 Lonate Pozzolo Somma Villoresi 2000/2001 2 2 Lombardo Somma Villoresi 2001/2002 2 2 Lombardo Somma Villoresi 2003 2 2 Lombardo Brabbia 2000/2001 3 3 Brabbia 2001/2002 3 3 Biandronno Brabbia 2003 3 3 Biandronno

Gli indicatori dello stato di qualità fluviale evidenziano per il fiume Arno livelli molto scadenti in termini di qualità delle acque: • Il LIM Livello di Inquinamento da Macrodescrittori su una scala da 1 a 5 (dove 1 è il livello migliore) raggiunge livelli pari a 4, ovvero un livello di inquinamento molto significativo.

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• L’IBE Indice Biotico Esteso in una scala da 1 a 10 (dove 10 è il livello migliore) è molto basso, si osserva un valore di IBE pari a 2 nel 2001/2002 dato il peggiore di tutti i valori misurati nella rete fluviale della provincia di Varese; tale valore rappresenta addirittura un peggioramento rispetto all’anno precedente. • Lo stato Ecologico SECA, indicatore riassuntivo degli indici di LIM e IBE su una scala da 1 a 5 (dove 1 è il livello migliore), negli anni 2001 e 2002 ha il livello peggiore. Nel 2003 si è registrato un miglioramento rispetto all’anno precedente con un livello pari a 4. È da rilevare che la campagna di monitoraggio della qualità delle acque è stata condotta nel comune di Ferno ad una distanza di circa 20 km a sud rispetto ai 4 comuni della Val d’Arno e quindi i valori di qualità delle acque sono sicuramente peggiori rispetto l’area di indagine in quanto soggetti ai carichi di inquinamento aggiuntivi dei comuni posti a fondovalle. Tuttavia l’analisi del quadro pressorio in termini di numerosità di scarichi idrici comunali, evidenzia come all’interno dei 4 comuni siano presenti ben il 32% degli scarichi pubblici di tutti i comuni interessati dall’asta fluviale. La presenza significativa di scarichi è in parte connessa al fatto che la rete di depurazione delle acque è completa nel solo comune di Solbiate Arno, mentre negli altri tre comuni la rete di depurazione è parziale. Scarichi fognari pubblici nel torrente Arno suddivisi per tipologia di scarico, fonte PAI. Acque Acque da Acque Totale Comune bianche sfioro miste scarichi ALBIZZATE 4 7 6 17 BESNATE 3 3 BRUNELLO 3 3 CAIRATE 0 CARDANO AL CAMPO 1 1 CARNAGO 13 13 2 8 1 11 CASSANO MAGNAGO 1 1 CASTELSEPRIO 0 CASTRONNO 3 6 9 CAVARIA CON PREMEZZO 2 3 2 7 FAGNANO OLONA 0 GALLARATE 10 7 17 2 4 5 11 JERAGO CON ORAGO 6 6 MORAZZONE 1 1 2 OGGIONA CON S. STEFANO 4 4 1 1 SOLBIATE ARNO 17 17 SUMIRAGO 6 4 10 TOTALE 10 70 53 133 TOTALE 4 COMUNI 2 26 15 43

Ultima valutazione relativa allo stato ambientale del torrente Arno è l’analisi di funzionalità fluviale, un metodo di valutazione dello stato di salute ecologica degli ambienti fluviali basato sull'analisi speditiva dei parametri morfologici, strutturali e biotici dell'ecosistema preso in considerazione. L’indice è calcolato sulla base di 14 domande che riguardano le principali caratteristiche ecologiche di un corso d’acqua. I metadati

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richiesti riguardano il bacino, il corso d’acqua, la località, la larghezza dell’alveo di morbida, la lunghezza del tratto omogeneo in esame, la quota media del tratto... L’analisi ha evidenziato tre diversi settori del fiume: • Una prima parte dalla sorgente sino al confine tra i comuni di Cavaria con Premezzo e Oggiona con Santo Stefano è caratterizzata da un giudizio buono soprattutto per la riva sinistra, anche se non mancano giudizi di tipo sufficiente e scarso al confine tra i comuni di Solbiate Arno e Jerago con Orago e a nord del comune di Albizzate dove il fiume ha perso gran parte della sua funzionalità sia perché privo di quegli elementi natura come le fasce riparie, che lo qualificano come sistema naturale di connessione con il territorio circostante, sia perché inserito in un contesto urbanizzato e in particolare tra la linea ferroviaria e l’autostrada A8. • La parte centrale, dove il torrente attraversa il cento abitato di Gallarate e di Cavaria con Premezzo, è risultata quella con giudizio più scarso, a causa dell’assenza della fascia perifluviale sostituita dalle canalizzazioni. • La parte finale dal comune di Samarate sino all’immissione nel Ticino il torrente riacquista un grado di funzionalità più elevato con giudizio discreto grazie alla presenza di una fascia ripariale più consistente e omogenea.

3.6.2. Sistema idrico sotterraneo

Le acque sotterranee e di falda rappresentano una risorsa fondamentale per l’approvvigionamento idrico sia di tipo industriale che domestico. L’area di indagine appartiene al sottobacino delimitato dai Fiumi Ticino, Po e Adda rispettivamente a ovest, sud ed est. A nord il suo confine è determinato dalla comparsa dei primi corpi morenici delle provincie di Varese. Complessivamente per il sottobacino Ticino - Adda è stato calcolato un afflusso da falda di 10.4 m3/s, un prelievo idrico da pozzo di 32,5 m3/s e una ricarica, dovuta a piogge e irrigazioni, pari a circa 60.02 m3/s: ciò indicherebbe nel complesso, un buono stato delle risorse idriche sotterranee: in realtà, a scala dei singoli settori, sono state individuate situazioni ad elevato squilibrio idrico o con problemi sotto il profilo della qualità delle acque sotterranee. A livello provinciale si possono distinguere due condizioni: quella delle aree industriali, situate lungo il F. Olona, dove il recupero piezometrico è stato sensibile e quello delle aree poste al centro della pianura e in prossimità del F. Ticino, dove le condizioni di deficit del bilancio idrico sotterraneo sono ancora presenti. Particolare attenzione è da rivolgere all’area della Val Morea a Varese e nell’alta valle del fiume Olona dove si osserva un sovrasfruttamento delle risorse idriche locali. L’equilibrio del bilancio per il futuro, ove si determinassero necessità per un maggiore sfruttamento, potrebbe essere garantito incentivando i prelievi nella fascia prossima al F. Ticino, a ovest di Gallarate e di Samarate. L’aumento del prelievo potrebbe corrispondere al 50% dell’attuale sfruttamento, dando così luogo all’utilizzo massimo di circa 2,5 m3/s. E’ invece opportuno evitare incrementi dei prelievi nei centri industrializzati (Gallarate, Busto e Castellanza soprattutto). Il settore dei quattro comuni si ubica in corrispondenza dell’area pedemontana, ad una quota topografica compresa tra 400 m s.l.m. a Nord e 300 m s.l.m. a Sud. In quest’area si ritrova un unico acquifero indifferenziato monostrato, la cui base si pone

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tra i 240 e i 120 m s.l.m, con spessori medi variabili tra 60 e 150 m. La trasmissività media di questo settore varia tra i 3·10-2 m2/s e 7·10-3 m2/s nella zona morenica e dei terrazzi. In termini quantitativi il settore appartiene alla classe quantitativa “A” ovvero con rapporto prelievo/ricarica pari a 0.4 mentre il prelievo medio areale è 3.42 l/s km2. L’analisi sui consumi evidenzia quindi una sostanziale compatibilità tra uso e disponibilità della risorsa acqua. Per il monitoraggio della qualità delle acque di falda è presente una rete provinciale che comprende 16 pozzi così ubicati: • 8 relativi agli acquiferi nella zona di pianura di cui 6 superficiali e 2 profondi; • 4 relativi agli acquiferi locali delle valli prealpine e della valle del Ticino; • 4 relativi agli acquiferi delle colline moreniche e dei terrazzi. Le analisi hanno evidenziato dal punto di vista qualitativo la seguente situazione (indice dello stato chimico): • 1 pozzo capta acque di qualità 1 (livello superiore in assoluto su una scala da 1 a 4) • 12 pozzi captano acque di qualità ascrivibile alla classe 2; • 2 pozzi captano acque di qualità ascrivibile alla classe 3; • 1 solo pozzo raccoglie acque di classe 4 a causa della presenza di composto organo-clorurati. I monitoraggi delle acque di falda condotti nel comune di Albizzate nel 2003 ad una profondità di circa 50 metri dal piano campagna (punto rappresentativo dei 4 comuni di studio) hanno restituito un quadro “buono” circa lo stato ambientale delle acque (vedi tabella seguente). In particolare lo stato chimico evidenzia un impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo e con buone caratteristiche idrochimiche; analogamente lo stato quantitativo restituisce una condizione di equilibrio idrogeologico, con alterazioni antropiche nulle o trascurabili.

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Dati sintetici di qualità della falda sotterranea. Fonte ORS – Osservatorio Servizi di Pubblica utilità. Comune Data Stato Stato Stato Chimico6 Quantitativo7 Ambientale8 ALBIZZATE 2003 2 A Buono ARCISATE 2003 4 Scadente BUSTO ARSIZIO 2003 2 A Buono CARONNO PERTUSELLA 2003 4 B Scadente 2003 2 A Buono 2003 2 A Buono 2003 2 Buono GALLARATE 2003 4 A Scadente GALLARATE 2003 1 A Elevato LONATE POZZOLO 2003 2 A Buono LONATE POZZOLO 2003 2 A Buono LUINO 2003 2 Buono MORNAGO 2003 2 A Buono SAMARATE 2003 3 A Sufficiente SESTO CALENDE 2003 0 Particolare VENEGONO INFERIORE 2003 3 B Sufficiente

3.6.3. Consumi

L’analisi specifica delle utenze e dei prelievi attraverso i dati forniti dal CUI (Catasto utenze idriche) della Regione Lombardia, evidenzia una prevalenza nei 4 comuni di utenze da pozzo, e quindi prelievi idrici da falda. I maggiori prelievi sono nel comune di Jerago, con circa 25 l/s. L’uso principale è di tipo potabile con circa 42 l/s (complessivi per i 4 comuni), seguono gli usi industriali con 28.5 l/s. Come evidenziato dai bilanci idrici della falda, tali prelievi sono compatibili con la ricarica naturale dell’acquifero. A livello procapite i dati riportati nella VAS del PTCP evidenziano consumi compresi tra 119 litri/abitante*giorno per il comune di Solbiate e 319 l/abitante*giorno per il comune

6 Classificazione dello stato chimico CLASSE 1 Impatto antropico nullo o trascurabile con pregiate caratteristiche idrochimiche; Impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo e con buone caratteristiche CLASSE 2 idrochimiche; Impatto antropico significativo e con caratteristiche idrochimiche generalmente buone, ma CLASSE 3 con alcuni segnali di compromissione; CLASSE 4 Impatto antropico rilevante con caratteristiche idrochimiche scadenti; Impatto antropico nullo o trascurabile ma con particolari facies idrochimiche naturali in CLASSE 0 (*) concentrazioni al di sopra del valore della classe 3.

7 Classificazione dello stato Ambientale L’impatto antropico è nullo o trascurabile con condizioni di equilibrio idrogeologico. Le Classe A estrazioni di acqua o alterazioni della velocità naturale di ravvenamento sono sostenibili sul lungo periodo. L’impatto antropico è ridotto, vi sono moderate condizioni di disequilibrio del bilancio idrico, Classe B senza che tuttavia ciò produca una condizione di sovrasfruttamento, consentendo un uso della risorsa e sostenibile sul lungo periodo. Impatto antropico significativo con notevole incidenza dell’uso sulla disponibilità della risorsa Classe C evidenziata da rilevanti modificazioni agli indicatori generali sopraesposti Impatto antropico nullo o trascurabile, ma con presenza di complessi idrogeologici con Classe D intrinseche caratteristiche di scarsa potenzialità idrica.

8 La sovrapposizione delle classi chimiche (classi 1, 2, 3, 4, 0) e quantitative (classi A, B, C, D) definisce lo stato ambientale del corpo idrico sotterraneo. Si misura in Elevato, Buono, Sufficiente, Scadente, Particolare

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di Carnago. Tali consumi sono contenuti se rapportati alla media dei consumi provinciali pari a circa 300 l/ab*giorno. Numero di derivazioni per tipologia e per comune. Fonte CUI Lombardia. CAVARIA CON JERAGO CON SOLBIATE CARNAGO PREMEZZO ORAGO ARNO N° Derivazioni superficiali 0 0 1 0 N° Pozzi 7 2 4 4 N° Sorgenti 0 0 0 1 TOTALE 7 2 5 5

Portate di acqua consumate per tipologia di uso e per comune espresse in l/s. Fonte CUI Lombardia. CAVARIA CON JERAGO CON SOLBIATE CARNAGO PREMEZZO ORAGO ARNO Industriale 8.75 10.0 4.0 5.75 Irriguo 1.30 0 1.50 0.00 Piscicolo 0 0 0 0.00 Potabile 0 10.0 19.68 12.50 TOTALE 10.05 20.0 25.18 18.35

Per restituire un quadro sinottico dello stato della componente acqua in termini di consumi rispetto al quadro di riferimento provinciale, si riporta il DASHBORD contenuto nella VAS del PTCP e relativo all’ambito territoriale in cui rientrano i 4 comuni. In particolare i comuni di Cavaria, Solbiate Arno e Jerago rientrano nell’ambito 7 ed il comune di Carnago nell’ambito 8. I dati comunali sono coerenti rispetto ambito territoriale definito nella VAS del PTCP restituendo una valutazione eccellente sul tema del consumo di acqua

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Quadro riassuntivo di DASHBOARD relativo al sistema delle risorse ambientali primarie degli indicatori previsti nella valutazione ambientale del PTCP. Fonte VAS PTCP.

3.6.4. Rischio idrogeologico

Il torrente Arno assieme al Rile ed al Tenore sono classificati dal PAI (Piano per l’Assetto Idrogeologico) come nodi critici ovvero aree del bacino idrografico dove si localizzano condizioni di rischio idrogeologico particolarmente elevate; esse sono generalmente determinate dalla rilevante importanza sociale ed economica degli insediamenti e delle attività antropiche presenti, dall’elevata vulnerabilità degli stessi torrenti e dalla pericolosità e gravosità potenziale dei fenomeni di piena connessi. Il PAI ha stimato il livello di rischio complessivo comunale connesso ai fenomeni di dissesto in atto e potenziali, al valore socio-economico e alla vulnerabilità locale attraverso indicatori parametrici con riferimento all’intera unità territoriale, indipendentemente dalla distribuzione dei diversi parametri all’interno del comune. Le condizioni di dissesto idraulico e idrogeologico del territorio sono state rappresentate con riferimento alle seguenti cinque categorie di fenomeni prevalenti: • frane; • esondazioni; • dissesti lungo le aste dei corsi d’acqua (erosioni di sponda, sovralluvionamenti, sovraincisioni del thalweg);

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• trasporto di massa sui conoidi; • valanghe. Tale metodologia classifica i comuni in 4 classi di rischio da 1 - 4 dove 1 rappresenta un rischio marginale e 4 un rischio molto elevato. Nella tabella seguente sono riportati i rischi di dissesto idrogeologico individuati dal PAI per i 4 comuni e le superfici di rischio interessate. I rischi individuati sono relativi all’evento esondazione. Il livello di rischio più alto si ha nel comune di Cavaria con la presenza di una classe di rischio 3 caratterizzata da problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici ed alle infrastrutture, interruzione delle attività socioeconomiche. Il rischio è connesso alla presenza di una fascia di esondazione di 0.6 km2 e alla presenza della fascia di esondazione di tipo B del PAI per una superficie di 0.2 km2. Dati sintetici di rischio idrogeologico stimati dal PAI e superficie delle aree di esondazione. Fonte PAI. Classe Sup fascia B Esondazione di Tipologia comunale del PSFF pianura km2 rischio km2 km2 CARNAGO 2 Esondazione 6.2 1.8 <0.1 CAVARIA CON PREMEZZO 3 Esondazione 3.2 0.6 0.2 JERAGO CON ORAGO 1 Esondazione 4 <0.1 <0.1 SOLBIATE ARNO 2 Esondazione 4.9 0.2 0.2

Ricadono in classe di rischio 2 i comuni di Carnago e Solbiate. Tale classe prevede danni minori agli edifici e alle infrastrutture senza pregiudicare l’incolumità delle persone e la funzionalità delle attività economiche. Il comune di Jerago ricade in classe 1 che prevede rischi danni solo marginali.

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Estratto della carta del rischio dal PTCP. Fonte PTCP

Estratto della carta del PAI relativa ai corsi d’acqua interessati da dalle fasce fluviali. Fonte PAI.

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3.7. SUOLO E SOTTOSUOLO

Il territorio della provincia di Varese è caratterizzato da una forte presenza di acqua, per la presenza di numerosi laghi e fiumi. La parte del territorio non coperta da acque è caratterizzata dalla presenza di boschi (51%), aree urbanizzate (29%) e suolo agricolo (13%). Le aree boscate sono concentrate a nord nella zona prealpina ed alpina mentre le aree urbanizzate si trovano nei comuni a sud della provincia nella fascia pedecollinare e di pianura. In alcuni comuni il peso dell’urbanizzato sulla superficie comunale raggiunge valori superiori al 70%. L’analisi delle tipologie di uso del suolo per le principali attività agricole significative (>1% del suolo provinciale) evidenzia la prevalenza di seminativi con 141 km2 e di prati e pascoli con 45 km2 di suolo provinciale.

Distribuzione percentuale dell’uso del suolo e delle principali attività agricole di utilizzo del suolo in Provincia di Varese (non sono stati inclusi gli specchi d’acqua). Fonte carta DUSAF – ERSAL.

L’analisi dei dati comunali di uso del suolo evidenzia come il comune di Solbiate Arno è quello caratterizzato da un uso del suolo ad elevatissima connotazione urbana: circa il 70% del suolo comunale è urbanizzato. In generale i 4 comuni sono comunque caratterizzati da una superficie urbanizzata significativa e paria in media al 50 % del suolo comunale contro una media del 29% a livello provinciale. L’urbanizzato sottrae quota di superficie ai boschi, solo il 34% contro il 51% provinciale.

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Distribuzione percentuale dell’uso del suolo nei 4 comuni Olona (non sono stati inclusi gli specchi d’acqua). Fonte carta DUSAF – ERSAL.

Un'altra fonte informativa sul tema di uso del suolo è la carta pedologica, che definisce l’idoneità di un suolo all’utilizzo per attività agricole. La carta è elaborata sulla base di un set di parametri qualitativi come la situazione di tessitura dell’orizzonte, il contenuto di scheletro (ghiaie, ciottoli e pietre) nell'orizzonte superficiale la fertilità chimica legata a caratteri del suolo… La carta pedologica definisce la maggiore o minor capacità di un suolo di essere adatto all’utilizzo per attività agricole. I suoli sono classificati in 8 differenti classi: Suoli adatti all'agricoltura Classe I: Suoli che presentano pochissimi fattori limitanti il loro uso e che sono quindi utilizzabili per tutte le colture. Classe II: Suoli che presentano moderate limitazioni che richiedono una opportuna scelta delle colture e/o moderate pratiche conservative. Classe III: Suoli che presentano severe limitazioni, tali da ridurre la scelta delle colture e da richiedere speciali pratiche conservative. Classe IV: Suoli che presentano limitazioni molto severe, tali da ridurre drasticamente la scelta delle colture e da richiedere accurate pratiche di coltivazione

Suoli adatti al pascolo e alla forestazione Classe V: Suoli che pur non mostrando fenomeni di erosione, presentano tuttavia altre limitazioni difficilmente eliminabili tali da restringere l'uso al pascolo o alla forestazione o come habitat naturale. Classe VI: Suoli che presentano limitazioni severe, tali da renderle inadatte alla coltivazione e da restringere l'uso, seppur con qualche ostacolo, al pascolo, alla forestazione o come habitat naturale. Classe VII: Suoli che presentano limitazioni severissime, tali da mostrare difficoltà anche per l'uso silvo pastorale.

Suoli inadatti ad utilizzazioni agro-silvo-pastorali Classe VIII: Suoli che presentano limitazioni tali da precludere qualsiasi uso agro-silvo-pastorale e che, pertanto, possono venire adibiti a fini creativi, estetici, naturalistici, o come zona di raccolta delle acque. In questa classe rientrano anche zone calanchive e gli affioramenti di roccia.

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Carta pedologica relativa alla capacità d’uso dei suoli per attività agricole. Elaborazioni della carta pedologica ERSAL.

100%

90%

80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

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La distribuzione percentuale delle classi di capacità di utilizzo dei suoli della provincia di Varese ad esclusione dei suoli urbanizzati e le acque evidenzia che la maggior parte dei suoli classificati si trovano in classe 3 ovvero suoli che sebbene adatti all’agricoltura presentano severe limitazioni nel tipo di coltura e nelle specie coltivabili. Solo 1% dei suoli classificati sono utilizzabili per tutte le colture. L’8% dei suoli classificati non sono adatti alle attività agricole ma bensì a pascolo e alla forestazione (calassi 5 e 6). I dati ISTAT circa la SAU (Superficie Agricola Utilizzata) evidenziano la presenza in provincia di Varese di 14,431 ha di SAU paria al 70% della superficie agricola totale che ammonta a 20,614 ha. L’analisi comunale evidenzia che il massimo utilizzo della superficie agricola è nel comune di Cavaria con una SAU pari al 83.7% della superficie agricola totale, mentre il comune di Solbiate ha in % una SAU minore rispetto alla superficie agricola totale. Superficie agricola totale e SAU. Fonte ISTAT. Superficie Superficie agricola % SAU totale utilizzata SAU CARNAGO 149.5 101.0 67.5% CAVARIA CON PREMEZZO 52.1 43.6 83.7% JERAGO CON ORAGO 45.9 34.6 75.3% SOLBIATE ARNO 16.1 8.0 49.8% PROVINCIA 20,613 14,431 70.0%

Le ultime informazioni che si riportano circa l’uso del suolo sono la percentuale di superficie comunale delle aree protette e la superficie a verde pubblico per abitante. Queste informazioni sono state raccolte dagli indicatori della Valutazione ambientale del PTCP dove sono descritte attraverso il sistema di rappresentazione del DASHBOARD. Percentuale di superficie comunale delle aree protette e superficie a verde pubblico per abitante. Fonte VAS PTCP. superficie a verde pubblico procapite % aree protette m2/abitante CARNAGO 0 56.5 CAVARIA CON PREMEZZO 0 0 JERAGO CON ORAGO 0 0 SOLBIATE ARNO 12.7 0

Si osserva che nel solo comune di Carnago è presente un’area protetta con una porzione significativa del territorio comunale. Tale valore è in linea rispetto all’ambito a cui appartiene il comune che assume una valutazione accettabile dell’indicatore. I tre comuni rimanenti analogamente all’ambito di riferimento hanno una valutazione critica. L’analisi circa la superficie a verde pubblico procapite per il comune di Solbiate Arno e pari a 12.7 m2/abitante restituisce una dotazione buona rispetto al contesto provinciale. I rimanenti tre comuni evidenziano una superficie a verde pubblico procapite nulla, dato in linea rispetto all’ambito locale.

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Quadro riassuntivo di DASHBOARD relativo al sistema delle risorse ambientali primarie degli indicatori previsti nella valutazione ambientale del PTCP. Fonte VAS PTCP.

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3.8. ATMOSFERA

3.8.1. Inquadramento meteoclimatico

La situazione meteorologica della pianura padana è particolarmente svantaggiata: un contesto che presenta caratteristiche uniche, dal punto di vista climatologico, determinate in gran parte dalla conformazione orografica dell'area. Le principali caratteristiche fisiche sono la spiccata continentalità dell'area, il debole regime del vento e la persistenza di condizioni di stabilità atmosferica. Il clima della pianura padana è, pertanto, di tipo continentale, ovvero caratterizzato da inverni piuttosto rigidi ed estati calde, l’umidità relativa dell'aria è sempre piuttosto elevata. Le precipitazioni di norma sono poco frequenti e concentrate in primavera ed autunno. La ventilazione è scarsa in tutti i mesi dell’anno. Riassumendo i dati rilevati nel corso del 2006 nella stazione di Varese e riportati nei grafici e nelle tabelle seguenti si ha che: La velocità del vento presenta normalmente i valori più alti nei mesi primaverili ed estivi, per poi diminuire fino ai minimi dei mesi autunnali ed invernali. Nel 2006 il vento è stato spesso inferiore ai valori medi decennali, soprattutto nel periodo autunnale ed invernale. Il regime pluviometrico è stato di circa 316 mm inferiore rispetto a quello medio dell’ultimo decennio, con rilevanti carenze di precipitazione in quasi tutti i mesi, mentre le piogge sono state superiori alla media solo nei mesi di febbraio, settembre e dicembre. Il campo termico è stato difforme da quello tipico della media decennale, con anomalie positive nei mesi di luglio, settembre, ottobre, novembre e dicembre, ed anomalie negative nei mesi di gennaio, febbraio, marzo ed agosto. L’andamento igrometrico mostra il tipico andamento stagionale, con valori più alti nei mesi invernali, primaverili ed autunnali e valori più bassi nei mesi estivi; rispetto a quest’andamento decennale, nel 2006 si nota una significativa diminuzione dell’umidità nel mese di giugno, e valori relativamente più alti nei mesi di febbraio e di dicembre. La radiazione solare ha mostrato il tipico andamento annuale a campana, con valori significativamente inferiori alla media solo nel mese di febbraio, mentre è stata superiore alla media nei mesi di aprile, giugno e luglio.

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Valori medi mensili dei principali parametri meteorologici misurati nel corso del 2006 dalla stazione meteo di via Manin, nel comune di Varese. Fonte ARPA.

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Grafici medi mensili dei principali parametri meteorologici misurati nel corso del 2006 dalla stazione meteo di via Manin, nel comune di Varese. Fonte ARPA.

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3.8.2. Emissioni in atmosfera

Il contesto emissivo provinciale presenta una notevole complessità dovuta alla presenza di numerose tipologie produttive, spesso inserite nel contesto urbano. Sul territorio della provincia di Varese infatti sono presenti circa 3.000 aziende aventi emissioni in atmosfera: dalle attività più tradizionali come quella tessile e chimica a numerose più recenti come l’elettronica e la lavorazione di materie plastiche. La fascia di confine con il comune di Milano risulta la più ricca di insediamenti (le zone industriali di Origgio e Caronno Pertusella), così come storicamente le valli Olona e del torrente Arno. In particolare, il quadro emissivo della provincia di Varese, desunto dall’Inventario Regionale delle Emissioni in Atmosfera INEMAR aggiornato al 2005, è caratterizzato da una forte prevalenza delle emissioni dovute al trasporto su strada e alle combustioni di tipo non industriale. Il trasporto su strada è il maggiore responsabile delle emissioni di NOx ma non delle altre emissioni tipiche di tale macrosettore, infatti CO2 e PM10 sono dovuti principalmente alla combustione non industriale (rispettivamente: il 32% di CO2 e 45.8% di PM10 dovuti al macrosettore 2 dovuta alla combustione di legna in ambito civile, contro il 23.9% e 26.7% del macrosettore 7); la combustione non industriale è anche la maggiore responsabile delle emissioni di CO e N2O. Le emissioni di NOx da traffico sono dovute principalmente al trasporto di veicoli pesanti e autobus su strade urbane, e in secondo luogo su autostrade e strade extraurbane; mentre le emissioni da combustione non industriale derivano soprattutto dagli impianti residenziali, in particolare, le caldaie con potenza termica minore di 50 MW sono responsabili delle emissioni di CO2 ed N2O e le stufe tradizionali per il PM10 e il CO. La combustione nell’industria è invece la maggiore responsabile per le emissioni di SO2, mentre per il COV e CH4 rispettivamente l’uso dei solventi e il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti e le emissioni di NH3 sono dovute naturalmente all’agricoltura (provenienti soprattutto dalla gestione dei reflui riferita ai composti azotati derivanti da bovini).In questo caso l’SO2 deriva soprattutto dalla combustione nelle caldaie, turbine e motori a combustione interna, mentre l’emissione di COV da uso di solventi è da attribuire alle vernici per uso domestico e per rivestimenti; le emissioni di CH4 invece dipendono primariamente dall’interramento dei rifiuti solidi. Emissioni atmosferiche della provincia di Varese suddivise per 11 macrosettori secondo la nomenclatura CORINAIR SNAP’97 per gli inquinanti SO2, NOx, COV, CH4, CO, CO2, N2O, NH3 e PM10, nell’anno 2005. Fonte INEMAR (INventario EMissioni Aria), Regione Lombardia 2007. I dati sono espressi in t/anno, tranne per il biossido di carbonio espresso in migliaia di tonnellate annue.

MACROSETTORE SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM10 Produzione di energia 1 0.92 104.68 6.35 6.35 57.16 141.62 0.25 0.00 0.51 elettrica 2 Combustione non industriale 279.36 1839.68 4562.88 1264.86 18468.82 1784.18 173.94 36.32 856.42 3 Combustione nell’industria 411.87 5938.79 220.14 103.17 2298.46 1733.57 116.00 1.44 44.04 4 Processi produttivi 626.76 103.40 1799.70 5.81 588.78 890.02 2.86 0.32 130.47 Estrazione e distribuzione 5 0.00 0.00 961.29 10822.24 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 combustibili 6 Uso di solventi 0.20 2.40 17879.29 0.00 0.22 0.00 0.00 2.21 16.17 7 Trasporto su strada 49.62 7575.50 5155.30 246.70 17619.82 1602.97 62.80 235.97 598.87 Altre sorgenti mobili e 8 120.95 2387.10 1052.47 5.62 2768.56 400.30 35.00 0.04 137.76 macchinari Trattamento e smaltimento 9 113.24 249.21 49.09 23620.74 180.05 140.47 27.54 9.68 4.04 rifiuti 10 Agricoltura 0.00 7.06 1.45 1586.30 5.13 0.00 110.28 845.23 6.97

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MACROSETTORE SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM10 11 Altre sorgenti e assorbimenti 3.01 13.16 2345.35 858.00 446.95 0.00 0.45 3.01 73.86 Totale complessivo 1605 18220 34033 38518 42433 6693 529 1134 1869

Distribuzione percentuale delle emissioni atmosferiche della provincia di Varese suddivise per inquinante.

L’analisi del quadro emissivo dei 4 comuni al 2005 sulla base dei dati dell’inventario INEMAR della Regione Lombardia, evidenzia in termini di distribuzione delle diverse attività emissive un quadro sostanzialmente analogo. Le principali attività emissive sono: la combustione residenziale, macrosettore 2, il trasporto su strada e le combustioni industriali. La combustione residenziale è la maggiore responsabile delle emissioni di SO2, PM10, CO e N2O. L’elevato peso che assumono le emissioni residenziali di PM10 ed SO2 evidenzia un utilizzo significativo di combustibili poco raffinati come gasolio e legna. Il trasporto su strada ha un peso predominante sulle emissioni di NOx e CO2. Le emissioni di NOx sono dovute principalmente ai veicoli pesanti e autobus su strade extraurbane; le emissioni di CO2 invece provengono maggiormente dalla circolazione delle sole automobili su strade extraurbane. La combustione industriale rappresenta il terzo macrosettore emissivo per quanto riguarda le emissioni da combustione. Atri macrosettori significativi sono l’uso di solventi per le emissioni di COV e la distribuzione di combustibili per le emissioni di NH4. A livello comunale alcune discrepanze significative si osservano per le emissioni si SO2 dalla combustione non industriale nel comune di Carnago, caratterizzata da un peso emissivo di quasi il 70% contro una media degli altri comuni del 50%.

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Inoltre si osserva una diversa distribuzione del peso delle emissioni agricole sulle emissioni di NH3. Dal 82.5% nel comune di Carnago a solo 4% nel comune di Solbiate. Tale variabilità si osserva essere correlata alla distribuzione del suolo agricolo e boschivo nei diversi comuni, massimo nel comune di Carnago e minimo in quello di Solbiate Arno. Emissioni atmosferiche dei 4 comuni suddivise per 11 macrosettori secondo la nomenclatura CORINAIR SNAP’97 per gli inquinanti SO2, NOx, COV, CH4, CO, CO2, N2O, NH3 e PM10, nell’anno 2005. Fonte INEMAR (INventario EMissioni Aria), Regione Lombardia 2007. I dati sono espressi in t/anno, tranne per il biossido di carbonio espresso in migliaia di tonnellate annue.

MACROSETTORE SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM10 2 Combustione non industriale 1.6 14.3 32.3 9.0 130.9 13.9 1.2 0.3 6.0 3 Combustione nell’industria 0.4 14.3 0.8 0.4 7.2 7.3 0.4 0.0 0.2 4 Processi produttivi 0.0 0.0 11.9 0.0 0.0 0.2 0.0 0.0 0.0 Estrazione e distribuzione 5 0.0 0.0 2.8 88.1 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 combustibili 6 Uso di solventi 0.0 0.0 82.6 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 7 Trasporto su strada 0.2 32.7 32.5 1.5 101.6 7.5 0.3 1.2 3.0 Altre sorgenti mobili e CARNAGO 8 0.1 6.2 1.4 0.0 3.6 0.5 0.2 0.0 0.8 macchinari 10 Agricoltura 0.0 0.0 0.0 15.1 0.0 0.0 0.9 7.1 0.0 11 Altre sorgenti e assorbimenti 0.0 0.0 14.7 0.0 0.5 0.0 0.0 0.0 0.3 TOTALE 2.4 67.5 179.0 114.1 243.7 29.4 3.1 8.6 10.4 2 Combustione non industriale 1.3 11.5 50.9 13.6 202.5 9.6 1.2 0.4 9.5 3 Combustione nell’industria 0.7 20.1 0.6 0.5 4.2 10.1 0.6 0.0 0.3 4 Processi produttivi 0.0 0.0 10.1 0.0 0.0 0.2 0.0 0.0 0.0 Estrazione e distribuzione 5 0.0 0.0 4.6 63.9 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 combustibili 6 Uso di solventi 0.0 0.0 136.1 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 7 Trasporto su strada 0.4 69.3 30.7 1.6 125.8 13.1 0.5 1.9 4.9 Altre sorgenti mobili e 8 0.1 9.6 1.7 0.0 4.8 0.7 0.3 0.0 1.2 macchinari 10 Agricoltura 0.0 0.0 0.0 3.3 0.0 0.0 0.3 1.9 0.0

CAVARIA CON PREMEZZO 11 Altre sorgenti e assorbimenti 0.0 0.0 4.5 0.0 0.4 0.0 0.0 0.0 0.3 TOTALE 2.6 110.5 239.3 83.0 337.7 33.7 2.8 4.2 16.2 2 Combustione non industriale 1.2 11.2 49.8 13.4 198.2 9.4 1.1 0.4 9.3 3 Combustione nell’industria 0.6 16.4 1.0 0.4 10.3 8.3 0.5 0.0 0.3 4 Processi produttivi 0.0 0.0 9.8 0.0 0.0 0.2 0.0 0.0 0.0 Estrazione e distribuzione 5 0.0 0.0 4.2 61.4 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 combustibili 6 Uso di solventi 0.0 0.0 148.4 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 1.4 7 Trasporto su strada 0.2 35.1 27.8 1.3 88.1 7.2 0.3 1.2 2.9 Altre sorgenti mobili e 8 0.1 7.2 1.4 0.0 3.8 0.5 0.3 0.0 0.9 macchinari 10 Agricoltura 0.0 0.0 0.0 3.4 0.0 0.0 0.3 1.9 0.0 JERAGO CON ORAGO 11 Altre sorgenti e assorbimenti 0.0 0.0 6.3 0.0 0.4 0.0 0.0 0.0 0.3 TOTALE 2.0 70.0 248.8 79.9 300.8 25.6 2.4 3.5 15.2 2 Combustione non industriale 1.3 10.0 42.8 11.5 170.4 8.4 1.0 0.3 8.0 3 Combustione nell’industria 0.6 19.1 0.8 0.5 7.4 9.7 0.5 0.0 0.3 4 Processi produttivi 0.0 0.0 8.3 0.0 0.0 0.2 0.0 0.0 0.0

ARNO Estrazione e distribuzione 5 0.0 0.0 8.5 54.6 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 SOLBIATE combustibili 6 Uso di solventi 0.0 0.0 84.1 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0

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MACROSETTORE SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM10 7 Trasporto su strada 0.4 70.6 27.7 1.5 120.0 13.9 0.5 2.0 5.0 Altre sorgenti mobili e 8 0.1 8.0 1.4 0.0 4.0 0.6 0.3 0.0 1.0 macchinari 10 Agricoltura 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.1 0.0 11 Altre sorgenti e assorbimenti 0.0 0.0 3.0 0.0 0.3 0.0 0.0 0.0 0.2 TOTALE 2.4 107.7 176.7 68.2 302.2 32.8 2.4 2.4 14.5

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Distribuzione percentuale delle emissioni atmosferiche nei 4 comuni suddivise per inquinante.

CARNAGO CAVARIA CON PREMEZZO

JERAGO CON ORAGO SOLBIATE ARNO

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3.8.3. Lo stato di qualità dell’aria

La qualità dell’aria della provincia di Varese risulta tendenzialmente collegata alla presenza delle maggiori conurbazioni, con particolare riferimento all’area del capoluogo e all’asse del Sempione (agglomerato “Busto Arsizio – Castellanza – Gallarate“), in subordine al comprensorio di Saronno. Ai sensi del decreto legislativo 351/99 e della legge regionale 24/06 per l'attuazione delle misure finalizzate al conseguimento degli obiettivi di qualità dell'aria, i 4 comuni fanno parte della Zona A2 - zona urbanizzata caratterizzata da: • concentrazioni più elevate di PM10, in particolare di origine primaria, rilevate dalla Rete Regionale di Qualità dell'Aria e confermate dalle simulazioni modellistiche • più elevata densità di emissioni di PM10 primario, NOX e COV • situazione meteorologica avversa per la dispersione degli inquinanti (velocità del vento limitata, frequenti casi di inversione termica, lunghi periodi di stabilità atmosferica caratterizzata da alta pressione) • alta densità abitativa, di attività industriali e di traffico con caratteristiche di densità abitativa ed emissiva minori rispetto alla zona A1, zona che caratterizza gli agglomerati urbani. È qui che spesso si riscontrano valori di inquinanti superiori ai limiti di pericolosità per la salute umana (come ossidi di carbonio e polveri sottili), la cui fonte è riferibile soprattutto alla combustione dei motori a scoppio (traffico veicolare). Sul territorio provinciale è attiva una rete di monitoraggio della qualità dell’aria costituita da 9 stazioni fisse: 8 stazioni sono di proprietà dell’ARPA Lombardia, di alcuni comuni e del Parco Lombardo della Valle del Ticino, una sola stazione è privata, di proprietà del consorzio ACCAM. Mappa di localizzazione delle stazioni della rete di monitoraggio di qualità dell’aria nelle provincia di Varese e zonizzazione del territorio provinciale ai sensi della legge regionale 24/06.

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Allo scopo di presentare l’evoluzione temporale degli inquinanti più significativi, si mostrano i trend relativi all’ultimo decennio. In particolare, si hanno le serie storiche degli inquinanti CO, NO2, SO2 e O3dal 1996 al 2007 per la stazione di Varese Vidoletti, mentre il parametro PM10 si mostra solo negli ultimi quattro anni per la stazione di Varese Copelli; non si hanno invece serie storiche significative per il benzene (dati di Regione Lombardia). Come mostra, per nessuno degli inquinanti sopra citati si hanno trend di crescita, in particolare nell’ultimo triennio. Serie storiche delle concentrazioni medie mensili di CO, NO2, SO2, O3 relative alla stazione di Varese Vidoletti (1996-2007) e PM10 nella stazione di Varese Copelli (2003-2007).

Nella tabella seguente si riportano le analisi effettuate da ARPA Lombardia nel corso del 2006 nelle centraline che gravitano attorno l’area di indagine: Varese Vidoletti (stazione urbana da fondo) e Varese Copelli (stazione urbana da traffico) e Gallarate (stazione urbana da traffico); in tabella 2 e 3 invece si riportano i limiti normativi di qualità dell’aria al fine di rendere più chiara l’analisi. In sintesi quanto emerge dall'analisi delle concentrazioni misurate in atmosfera dalle tre centraline per gli l’anno 2006, evidenzia come fra gli inquinanti analizzati i più critici dell’area siano il PM10 e l’O3. La stazione di Gallarate registra anche il superamento della concentrazione media annua di NO2.

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Entrambi gli inquinanti, PM10 e O3, infatti mostrano fenomeni di inquinamento di breve periodo: per il PM10 si verificano superamenti del limite giornaliero per 45, 56 e ben 113 giorni all’anno rispettivamente per la stazione Vidoletti, Copelli e Gallarate, valori superiori al numero di superamenti previsto dalla normativa e pari a 35 giorni all’anno. Per quanto riguarda l’inquinamento di lungo periodo solo a Gallarate si evidenzia il superamento sulla media annua. Tuttavia il problema del PM10 non è specifico della sola area di indagine ma è una caratteristica di tutto il territorio lombardo ed in effetti di tutto il bacino della Pianura Padana. Anche l’O3, misurato solo presso la stazione Varese Vidoletti, presenta episodi di esposizione acuta: supera il livello di informazione per 42 giorni l’anno e supera il livello di protezione per la salute umana per 76 giorni l’anno ben superiori al numero di superamenti previsto dalla normativa e pari a 25 giorni all’anno; viene anche superata 8 volte la soglia di allarme. Gli altri inquinanti non presentano episodi di inquinamento né di breve né di lungo periodo; il benzene non viene rilevato dalle stazioni prese in considerazione. Analisi dati di esposizione acuta e cronica di CO, NO2, SO2, PM10 e O3 per le stazioni di Varese Vidoletti e Varese Copelli.

MONOSSIDO DI CARBONIO superamenti concentrazione concentrazione massima media su 8 ore Anno Stazione dati validi media annua media su 8 ore (mg/m3) (10 mg/m3 al (mg/m3) 2005) VARESE 99% 0.7 2.5 0 VIDOLETTI VARESE 2006 96% 0.7 3.1 0 COPELLI GALLARATE 99% 0.9 4.3 0 BIOSSIDO DI AZOTO superamenti 98° Superamento concentrazione limite orario percentile limite annuale Anno Stazione dati validi media annua (200 µg/m3 al orario (200 (40 µg/m3 al (µg/m3) 2010) µg/m3) 2010) VARESE 99% 34 0 85 no VIDOLETTI VARESE 2006 95% 44 0 93 no COPELLI GALLARATE 99% 47 0 112 si BIOSSIDO DI ZOLFO concentrazione superamenti superamenti limite orario Anno Stazione dati validi media annua limite giornaliero (350 µg/m3 al 2005) (µg /m3) (125 µg/m3) VARESE 99% 4 0 0 VIDOLETTI VARESE 2006 - - - - COPELLI GALLARATE - - - - PARTICOLATO SOTTILE superamento concentrazione superamenti limite limite annuale Anno Stazione dati validi media annua giornaliero (40 µg/m3 al (µg/m3) (50 µg/m3 al 2005) 2005) VARESE 97% 30 45 no VIDOLETTI 2006 VARESE 95% 34 56 no COPELLI

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GALLARATE 97% 49 113 si OZONO superamento superamenti superamento concentrazione livello di media su 8 soglia di Anno Stazione dati validi media annua informazione ore allarme (µg/m3) (180 µg/m3) (120 µg/m3) (240 µg/m3) VARESE 99% 59 42 76 8 VIDOLETTI VARESE 2006 - - - - - COPELLI GALLARATE 100% 43 23 64 2

Tabella 1: Limiti di legge per l’esposizione acuta a SO2, NO2, PM10 ed O3.

VALORE INQUINANTE TIPOLOGIA VALORE NORMATIVA AL 2007 Limite sulla massima media 1/1/2005 CO DM 60/02 giornaliera su 8 ore 10 mg/m3 SO2 Soglia di allarme (9) 500 µg/m3 DM 60/02 Limite orario da non superare più di 1/1/2005: SO2 DM 60/02 24 volte per anno civile 350 µg/m3 Limite sulla media di 24 h da non 1/1/2005: SO2 superare più di 3 volte per anno DM 60/02 125 µg/m3 civile NO2 Soglia di allarme 400 µg/m3 DM 60/02 Limite orario da non superare più di 1/1/2010: 230 NO2 DM 60/02 18 volte per anno civile 200 µg/m3 µg/m3 Limite sulla media di 24 ore da non 1/1/2005: PM10 superare più di 35 volte per anno DM 60/02 50 µg/m3 civile O3 Soglia di allarme (Media di 1 ora) 240 µg/m3 D.lgs 183/04 Limite sulla massima media di 8 h O3 da non superare più di 25 volte per 120 µg/m3 D.lgs 183/04 anno civile come media su 3 anni

Tabella 2: Limiti di legge per l’esposizione cronica SO2, NO2, PM10 ed O3 e Benzene.

VALORE INQUINANTE TIPOLOGIA VALORE NORMATIVA AL 2007 98° percentile delle concentrazioni DPCM NO2 medie di 1 ora rilevate durante 200 µg/m3 28/03/83 l’anno civile Valore limite annuale per la 1/1/2010: NO2 protezione della salute umana. DM 60/02 46 µg/m3 40 µg/m3 Media anno civile Valore limite annuale 1/1/2005: PM10 DM 60/02 Anno civile 40 µg/m3 Valore limite annuale per la 1/1/2010: Benzene DM 60/02 8 µg/m3 protezione della salute umana. 5 µg/m3

Per un analisi di dettaglio della qualità dell’aria dei 4 comuni in studio sono disponibili i dati della campagna di misura condotta nel periodo dicembre 2005 – gennaio 2006

9 Misurato per 3 ore consecutive in un sito rappresentativo della qualità dell’aria in un’area di almeno 100 Km2, oppure in un’intera zona o agglomerato nel caso siano meno estesi.

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nel comune di Jerago con Orago in piazza Michaud. I dati raccolti sono accomunati per la validazione a quelli di una stazione urbana di fondo. Posizionamento della campagna di misura nel comune di Jerago con Orago.

Analisi dati di esposizione acuta e cronica di CO, NO2, SO2, PM10 e O3 per la campagna condotta nel comune di Jerago con Orago.

MONOSSIDO DI CARBONIO superamenti media su dati concentrazione concentrazione massima Stazione 8 ore (10 mg/m3 al validi media (mg/m3) media su 8 ore (mg/m3) 2005) JERAGO 100% 1.1 2.5 0 BIOSSIDO DI AZOTO superamenti superamento limite dati concentrazione limite orario max media Stazione annuale (40 µg/m3 al validi media (µg/m3) (200 µg/m3 al ora (µg/m3) 2010) 2010) JERAGO 100% 49 0 136 si BIOSSIDO DI ZOLFO concentrazione superamenti limite dati Stazione media max media 24 ore (µg/m3) giornaliero validi (µg /m3) (125 µg/m3) JERAGO 88% 2 5 0 PARTICOLATO SOTTILE Stazione dati concentrazione superamenti limite superamento limite

Documento di Scoping 80 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

validi media (µg/m3) giornaliero annuale (40 µg/m3 al (50 µg/m3 al 2005) 2005) JERAGO 100% 71 27 Si OZONO superamento superamenti superamento soglia dati concentrazione livello di media su 8 Stazione di allarme validi media (µg/m3) informazione ore (240 µg/m3) (180 µg/m3) (120 µg/m3) JERAGO 100% 7 0 0 0

Dall’analisi dei dati della campagna locale emerge che fra gli inquinanti analizzati i più critici dell’area siano il PM10 NO2. Nel limitato periodo di osservazione le concentrazioni di PM10 ed NO2 superano il valore limite annuale (rispettivamente 40 µg/m3 al 2005 per il PM10 e 46 µg/m3 al 2007 per l’NO2); è necessario tuttavia tener conto che il periodo in cui è stata effettuata la misura rappresenta il momento dell’anno in cui si registrano le concentrazioni massime poiché è caratterizzato, a livello meteorologico, da una scarsa circolazione delle masse d’aria.

Per il PM10 si osserva inoltre un numero di superamenti della media giornaliera, calcolati rispetto al limite di 50 µg/m3, pari a 27. Il dato è molto prossimo al limite normativo delle di 35 volte l’anno previsto dal D.M. 60/02, che se rapportato alla durata della campagna presuppone un superamento dei limiti normativi. Per quanto riguarda gli altri inquinanti misurati, le concentrazioni medie di 8 ore del monossido di carbonio, sempre non superiori a 2.5 mg/m3 sono rimaste largamente al di sotto del valore limite per la protezione della salute umana (10 µg/m3); anche per il biossido di zolfo le concentrazioni medie giornaliere non hanno mai superato il valore di 5 µg/m3 restando inferiori al valore limite per la protezione della salute.

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3.9. INQUINAMENTO ACUSTICO

L’analisi delle criticità acustiche di tipo locale connesse all’esercizio dell’infrastruttura autostradale è stata condotta sulla base delle informazioni contenute nel piano degli interventi di contenimento ed abbattimento del rumore elaborato dalla società Autostrade per l’Italia per adempiere a quanto previsto dal Decreto del Ministero dell’Ambiente 29 novembre 2000. Lo studio è articolato in due parti, di cui la prima è finalizzata all’individuazione delle “aree critiche”, ovvero le zone dove l’inquinamento acustico provocato dal traffico autostradale supera i limiti fissati dal D.P.R. n. 142 del 30 marzo 2004. Nella seconda parte dello studio sono invece definiti gli interventi di mitigazione acustica e le relative priorità. Nelle carte seguenti sono riportati in giallo ed arancione gli edifici che sono soggetti ad un livello di pressione sonora superiore al limite normativo. Per i comuni in oggetto il piano di contenimento predisposto da Autostrade per l’Italia prevede la realizzazione di una serie di interventi come la realizzazione di barriere fonoassorbenti lungo l’asse stradale in prossimità degli edifici caratterizzati un livello di pressione sonora superiore ai limiti di legge. Gli intervanti previsti nella maggior parte dei casi risolvono le criticità evidenziate, riducendo la pressione acustica al di sotto dei limiti di legge.

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CAVARIA CON PREMEZZO

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SOLBIATE ARNO

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JERAGO CON ORAGO

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3.10. INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO E LUMINOSO

3.10.1. Inquinamento elettromagnetico

Tutti i conduttori di alimentazione elettrica, dagli elettrodotti ad alta tensione fino ai cavi degli elettrodomestici, producono campi elettrici e magnetici dello stesso tipo. Mentre il campo elettrico di queste sorgenti è facilmente schermato, il campo magnetico prodotto invece, è poco attenuato da quasi tutti gli ostacoli per cui la sua intensità si riduce soltanto, in maniera solitamente abbastanza ben prevedibile, al crescere della distanza dalla sorgente. Per questo motivo gli elettrodotti possono essere causa di un'esposizione intensa e prolungata di coloro che abitano in edifici vicini alla linea elettrica. L'intensità del campo magnetico è direttamente proporzionale alla quantità di corrente che attraversa i conduttori che lo generano pertanto non è costante ma varia di momento in momento al variare della potenza assorbita (i consumi). La lunghezza degli elettrodotti in Lombardia è di circa 10,000 km; la loro densità sul territorio è pari però a più del doppio di quella italiana. In provincia di Varese sono presenti circa 469 km di elettrodotti per una densità media di 4.3 metri di elettrodotto per ettaro. Nel comune di Carnago e Jerago con Orago non sono presenti elettrodotti, anche se nel comune di Oggiona con S.S. è presente un elettrodotto in prossimità del confine con il comune di Jerago. Nei comuni di Cavaria e Solbiate sono presenti rispettivamente 2614 e 1003 metri di elettrodotti; la densità di elettrodotti per ettaro calcolata a livello comunale è rispettivamente di 7.9 e 3.3 m/ha evidenziando che nel comune di Cavaria la densità è maggiore rispetto alla media provinciale.

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Carta della rete di elettrodotti ad alta tensione della provincia di Varese.

Altre sorgenti emettitrici di onde elettromagnetiche sono gli impianti radiobase, ovvero gli impianti adibiti a telecomunicazioni e radiotelevisione, tra questi si annoverano anche le antenne dei cellulari. I confronti provinciali evidenziano che la provincia di Milano è quella con una densità territoriale maggiore. I controlli ARPA circa l’inquinamento elettromagnetico in provincia di Varese hanno accertato in due punti il superamento dei limiti dei livelli di esposizione ai campi elettromagnetici generati da impianti di telecomunicazione e radiotelevisione di cui in uno è già stata conclusa l’attività di risanamento. Complessivamente a livello Regionale nel 75% dei casi si tratta del superamento del solo valore di attenzione (6 V/m), mentre nel 25% dei casi del limite di esposizione (20 V/m). Tutti i casi vedono la presenza di diversi impianti radiotelevisivi su un unico traliccio o su più sostegni adiacenti, mentre in nessun caso sono stati rilevati superamenti causati esclusivamente dal campo elettromagnetico generato da stazioni radio base per la telefonia mobile. All’interno del catasto nazionale sulle misure di campi elettromagnetici è presente una misura di intensità del campo elettrico nel comune di Solbiate Arno in via chinetti. La misura non rileva superamenti del valore di attenzione di 6 V/m.

3.10.2. Inquinamento luminoso

L’inquinamento luminoso costituisce oggi un elemento di significativa attenzione. La L.R. 17/2000 definisce l’inquinamento luminoso dell’atmosfera come “ogni forma d’irradiazione di luce artificiale che si disperda al di fuori al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata e, in particolar modo, se orientata al di sopra della linea

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dell’orizzonte” e prevede, tra le sue finalità razionalizzare e ridurre i consumi energetici con iniziative ad ampio respiro che possano incentivare lo sviluppo tecnologico, ridurre l’inquinamento luminoso sul territorio regionale e conseguentemente salvaguardare gli equilibri ecologici sia all’interno che all’esterno delle aree naturali protette e proteggere gli osservatori astronomici ed astrofisici e gli osservatori scientifici, in quanto patrimonio regionale, per tutelarne l’attività di ricerca scientifica e divulgativa. In provincia di Varese è collocato l’Osservatorio G.V. Schiapparelli di Campo dei Fiori che con la relativa fascia di rispetto (raggio pari a 15 km) comprende 99 comuni. Altri 22 comuni della provincia di Varese sono all’interno della fascia di rispetto (raggio pari a 10 km) dell’osservatorio New Millennium Observatory di (Co) e l’osservatorio astronomico della città di Legnano comprende all’interno della propria fascia di rispetto (raggio pari a 10 km) e gli ultimi 20: tutti i 141 comuni della provincia di Varese fanno quindi parte di una fascia di rispetto, garantendo così un impegno costante nella diminuzione dell’inquinamento luminoso. I 4 comuni di studio non appartengono alla fascia di rispetto dell’ Osservatorio G.V. Schiapparelli di Campo dei Fiori, ma il comune di Carnago rientra nella fascia di rispetto dell’Osservatorio di Mozzate. Allo scopo di avere ulteriori informazioni sull’inquinamento luminoso dei comuni, si è fatto riferimento alla mappa di brillanza artificiale a livello del mare riportata nella figura successiva. Queste mappe mostrano la brillanza artificiale del cielo notturno allo zenith in notti limpide normali nella banda fotometrica V, ottenute per integrazione dei contributi prodotti da ogni area di superficie circostante per un raggio di 200 chilometri da ogni sito. Ogni contributo è stato calcolato tenendo conto di come si propaga nell’atmosfera la luce emessa verso l’alto da quell’area e misurata con i satelliti DMSP. Tengono anche conto dell’estinzione della luce nel suo percorso, della diffusione da molecole e aerosoli e della curvatura della Terra. Le mappe sono state calcolate a livello del mare così da evitare l’introduzione di effetti dovuti all’altitudine. Le mappe della brillanza artificiale del cielo notturno a livello del mare sono utili per confrontare i livelli di inquinamento luminoso in atmosfera prodotti dalle varie sorgenti o presenti nelle varie aree, per determinare quelle più o meno inquinate e per identificare le porzioni di territorio più inquinanti e le maggiori sorgenti. Brillanza artificiale del cielo notturno a livello del mare (in µcd/m2) da The artificial night sky brightness mapped from DMSP Operational Linescan System measurements P. Cinzano (1), F. Falchi (1), C.D. Elvidge (2), Baugh K. (2) ((1) Dipartimento di Astronomia Padova, , (2) Office of the director, NOAA National Geophysical Data Center, Boulder, CO), Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, 318, 641-657 (2000). <11%

11-33%

33-100%

1-3

3-9

>9

I 4 comuni appartengono ad una zona caratterizzata da un valore di brillanza artificiale a livello del mare pari a 20 µcd/m2 (colore arancio) su una scala che va dal valore 0 (mare, ovvero assenza di inquinamento luminoso) a 255 µcd/m2, cioè pari a circa un l’8% del totale.

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3.11. RIFIUTI

La provincia di Varese produce ogni anno 419,682 tonnellate di rifiuti urbani, con una produzione pro capite annua di quasi 490 kg. La quota di raccolta differenziata, è prossima al 54% con circa 226,000 tonnellate di rifiuti raccolti. Analizzando gli indicatori principali di raccolta, sinteticamente raffigurati nella tabella seguente, possono essere evidenziate alcune linee di tendenza. La più importante è l’aumento della produzione complessiva di rifiuti urbani dal 2005 al 2006, in controtendenza rispetto a quanto rilevato tra il 2004 ed il 2005, con un incremento sia livello assoluto (+2.7%) sia a livello pro-capite (+1.7%). Questo aumento significativo della produzione di rifiuti va è in controtendenza rispetto al trend degli anni precedenti che aveva portato ad una riduzione dei rifiuti complessivamente intercettati. Variazioni 2005-2006 dei dati di produzione e raccolta dei rifiuti urbani. Fonte Osservatorio Provinciale Rifiuti “Sintesi sulla gestione dei rifiuti urbani” anno 2006.

Analizzando i dati di raccolta differenziata si riscontra un aumento complessivo della quantità raccolta +8.1%. In particolare si ha un consistente aumento nella raccolta della frazione umida +23.7%, ma anche di altre frazioni come plastica +9.7%, vetro +6.2% e ingombranti +8.2%. L’umido domestico rappresenta ormai la frazione chiave per il raggiungimento degli obiettivi legislativi e di efficienza complessiva del sistema, con un peso sul totale dei rifiuti raccolti in maniera differenziata superiore al 30% (fonte: Osservatori Provinciale Rifiuti “Sintesi sulla gestione dei rifiuti urbani” anno 2006). Per valutare i diversi sistemi di gestione dei rifiuti urbani, adottati dai Comuni, nel loro complesso l’Osservatorio provinciale dei rifiuti di Varese ha sviluppato e introdotto uno strumento di valutazione multiparametrica definito “Indice di efficienza”. Tale metodo consente il superamento della percentuale di raccolta differenziata quale unico parametro di riferimento per valutare l’efficienza dei sistemi di gestione dei rifiuti urbani. Tra i parametri presi in considerazione per la definizione dell’indice di efficienza sono presenti: la produzione totale di rifiuti urbani e la variazione nel tempo; i costi del sistema di raccolta, trasporto, smaltimento o recupero/riciclaggio dei rifiuti; la tipologia di gestione del servizio; le frazioni raccolte in modo differenziato e le specifiche rese di intercettazione nel tempo.

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Distribuzione dell’indice di efficienza per i comuni della provincia di Varese, la freccia segnala la posizione dei quattro comuni. Fonte Osservatorio Provinciale Rifiuti “Sintesi sulla gestione dei rifiuti urbani” anno 2006.

Jerago Jerago Carnago Carnago Cavaria Cavaria Solbiate Arno Arno Solbiate

I quattro comuni nel 2006 hanno una produzione procapite di rifiuti rispettivamente di 448 kg/anno nel comune di Carnago, 463 kg/anno nel comune di Cavaria, 438 kg/anno nel comune di Jerago e 451 kg/anno nel comune di Solbiate. La produzione di tutti i comuni è al di sotto della media provinciale di 491 kg/anno. Rispetto al 2005 si è registrato un aumento della produzione procapite del 1.4% nei comuni di Carnago e Jerago, in linea rispetto alla media provinciale che è del 1,7%, mentre i comuni di Solbiate e Cavaria registrano un aumento rispettivamente del 3.5% e del 6.4% evidenziando una dinamica comunale di crescita della produzione di rifiuti più consistente rispetto alla media provinciale. La percentuale di raccolta differenziata per i quattro comuni nel 2006 supera il 55% del totale dei rifiuti raccolti, raggiungendo quindi l’obiettivo del 45% di raccolta differenziata previsto per il 2008. I valori di raccolta differenziata sono quindi superiori alla media provinciale pari al 54% circa. La variazione di raccolta differenziata 2005- 2006 evidenzia aumento significativo del 10% circa per tutti e 4 i comuni. Il sistema di raccolta comunale è caratterizzato da un modello di raccolta di tipo porta a porta con cadenza settimanale per le frazioni indifferenziate e l’umido domestico mentre carta, plastica e vetro sono raccolte con frequenza bisettimanale. Solo i comuni di Solbiate e Carnago sono dotati di isola ecologica comunale. L’indice di efficienza comunale di raccolta è pari a 5.4 per il comune di Solbiate, 5.5 per il comune di Cavaria, 5.7 per il comune di Carnago e 5.6 per il comune di Jerago che posiziona i sistema di raccolta dei quattro comuni al di sopra della media provinciale. Raccolta differenziata nei comuni di Cavaria con Premezzo, Jerago con Orago, Solbiate Arno e Cavaria

Documento di Scoping 90 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

70%

57.5% 59.2% 59.6% 58.2% 60%

50%

40% RD

RD Obiettivo RD 2008 30% Obiettivo RD 2012

20%

10%

0% Cavaria Carnago Jerago Solbiate Arno Comune

Documento di Scoping 91 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

Quadro di sintesi sulla produzione e raccolta dei rifiuti urbani nel comune di Cavaria con Premezzo. Fonte Osservatorio Provinciale Rifiuti “Sintesi sulla gestione dei rifiuti urbani” anno 2006.

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Quadro di sintesi sulla produzione e raccolta dei rifiuti urbani nel comune di Carnago. Fonte Osservatorio Provinciale Rifiuti “Sintesi sulla gestione dei rifiuti urbani” anno 2006.

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Quadro di sintesi sulla produzione e raccolta dei rifiuti urbani nel comune di Jerago con Orago. Fonte Osservatorio Provinciale Rifiuti “Sintesi sulla gestione dei rifiuti urbani” anno 2006.

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Quadro di sintesi sulla produzione e raccolta dei rifiuti urbani nel comune di Solbiate Arno. Fonte Osservatorio Provinciale Rifiuti “Sintesi sulla gestione dei rifiuti urbani” anno 2006.

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3.12. CONSUMI ENERGETICI

L’analisi sui consumi energetici è stata condotta attraverso il Sistema Informativo Regionale ENergia Ambiente (S.I.R.EN.A.) che è lo strumento con cui la Regione fornisce la conoscenza aggiornata delle informazioni relative al sistema energetico regionale e locale, in termini di domanda, emissioni e politiche energetiche. Relativamente alla domanda, il sistema riporta i consumi energetici, specificati per i diversi settori d’uso (civile, agricoltura, industria e trasporti) e per i diversi vettori impiegati (gas naturale, energia elettrica, ecc.). Le informazioni attualmente disponibili sono ottenute a partire dai dati del Bilancio Energetico Regionale, disaggregati secondo opportuni indicatori specifici per ciascun vettore-settore. Il trend 2000 – 2005 evidenzia per la provincia di Varese un consumo energetico pressoché costante: la variazione è dello 0.3% contro una variazione regionale del 6.1%. L’aumento dei consumi nel settore civile e dei trasporti è stato compensato da una diminuzione dei consumi nel settore industriale che si sono ridotti nel periodo 2000 – 2005 di circa il 10%. Il settore più energivoro è il settore civile con quasi 1 milione di TEP pari al 44% dei consumi provinciali. Seguono l’industria ed i trasporti con rispettivamente il 35% e 21%. Consumi energetici per provincia e distribuzione regionale dei consumi per settore e vettore negli anni 2000 e 2005 fonte dati S.I.R.EN.A. Anno 2005 Settore civile

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Agricoltura Industria

Trasporti

A livello comunale i dati a disposizione e relativi all’anno 1999 circa i consumi di gas ed energia elettrica, riportati nel grafico precedente, evidenziano che più del 70% dei consumi energetici procapite è di tipo industriale. Addirittura nel comune di Solbiate i consumi procapite industriali ammontano al 90% dei consumi comunali. Al secondo posto troviamo i consumi domestici con una media del 20% circa dei consumi. Il settore dei servizi occupa poco meno del 10%. Nell’analis dei valori assoluti di consumo energetico, mente i consumi procapite domestici sono simili nei 4 comuni, a livello industriale i consumi procapite del comune di Solbiate sono tra le 4 e 5 volte superiori rispetto agli altri comuni.

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Consumi comunali procapite di energia elettrica e gas espressi in Migliaia di Kwh / abitante, suddivisi 4 settori al 1999. Fonte ISTAT.

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4. GLI SCENARI DI PIANO COMUNALI

4.1. GLI ORIENTAMENTI GENERALI DEI NUOVI PGT

Al fine di una valutazione di coerenza nelle strategie generali di piano definite per ciascun Comune e nell’intento di favorire un confronto rispetto alle tematiche territoriali emergenti verso le quali assumere eventuali linee di pianificazione condivise, vengono di seguito esposti gli orientamenti strategici individuati per ciascuna realtà comunale. Tali orientamenti potranno essere confermati, perfezionati o variati, nell’intento di addivenire a scenari di piano finali nei quali venga raggiunta una coerenza reciproca tra i quattro nuovi strumenti di pianificazione, nonché tra questi e gli scenari programmatici sovralocali.

4.1.1. CARNAGO: il documento di intenti

La fase di impostazione generale del Piano di Governo del Territorio di Carnago ha dato vita ad un “Documento di Intenti” nel quale sono individuati gli indirizzi programmatici e le linee generali d’azione del nuovo strumento urbanistico, di seguito richiamate. Quale orientamento per i lavori di elaborazione del Piano sono state individuate tre linee metodologiche fondamentali, intese quali assunzioni di metodo che ne determinano le priorità e le azioni concrete; tali linee metodologiche, già frutto di un lavoro di approfondimento in relazione alle specificità del contesto territoriale di Carnago, sono così enunciate10:

I. I limiti e le condizioni dello sviluppo. Questo è un tema chiave, i cui presupposti e ragioni ideali fanno riferimento ad una precisa scelta di campo: quella della sostenibilità dello sviluppo. Anche se ormai abusata, vale la pena di citare l’originaria definizione contenuta nel rapporto Brundtland: “lo Sviluppo sostenibile è uno sviluppo che garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri”. Dunque non si tratta di aderire ad una visione genericamente “ambientalista”, ma di procedere ad una utilizzazione delle risorse saggia e prudente, soprattutto capace di confrontarsi criticamente con le vere e proprie emergenze ambientali che il territorio“impone”: il dissesto idrogeologico, l’utilizzo delle fonti energetiche, l’inquinamento atmosferico e delle acque, il consumo del suolo, ecc. Il concetto che vorremmo trovasse piena e autentica interpretazione nello spirito del PGT è quello di “tutela”, in contrapposizione a quello di mero “vincolo”. Riteniamo di attribuire al concetto di “tutela” un valore positivo – contenuto nell’etimologia del rendere sicuro, del salvaguardare – alla cui base sta il riconoscimento da parte della collettività di un sistema di valori condivisi; si stabilisce di “aver cura” con un insieme di atti positivi (la conoscenza, la condivisione, l’incentivo, la protezione) promossi appunto

10 Testi tratti dal Documento di Intenti; si rimanda all’elaborato per le formulazioni originarie.

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da un percorso di condivisione della comunità, anziché imporre una “restrizione” o “vincolo”, intesi come atti meramente coercitivi. Naturalmente – è bene sottolineare – ciò non significa allentare le maglie della normativa, laddove essa è necessaria e deve garantire l’interesse generale; anche il rispetto delle regole si deve interpretare come fatto di cultura. Per altro verso, lo slogan corrente della riduzione del consumo di suolo – peraltro costantemente contraddetto dalla realtà dei fatti – deve essere ribaltato nell’affermazione della “tutela” del suolo non urbanizzato come risorsa irrinunciabile della collettività. Il mantenimento di una condizione di sostenibilità passa quindi attraverso la necessità di riconoscere le risorse di un territorio che viene delineata con un “approccio in negativo”: nel senso che, invece di procedere alla individuazione delle direttrici di sviluppo, vengono prioritariamente individuate le cosiddette invarianti intese come quegli ambiti che si ritiene di dover considerare soggetti a tutela e salvaguardia nonché quegli ambiti sottoposti a vincoli di diversa natura che impediscono o limitano le possibilità di trasformazione che rappresentano appunto le risorse del sistema ambientale – insediativo di Carnago.

II. Valorizzare l’identità locale e ricostruire la città pubblica È questo un tema complesso che coinvolge aspetti culturali, sociali e politici di grande rilevanza. Da un punto di vista generale, si riconosce come obiettivo fondamentale quello di ritrovare una più precisa identità della collettività locale a partire dalle sue tradizioni ed allo stesso tempo dalla consapevolezza della chiusura del ciclo di sviluppo industriale– manifatturiero – drammaticamente vissuta negli anni ’90 e, sul piano strettamente economico, ormai compiuta –, crisi che non ha prodotto “modelli di sviluppo alternativi” chiaramente percepiti. Sul piano più precisamente urbanistico, il perseguimento della identità locale passa per una scelta strategica che vorrebbe divenire carattere originale del piano: il riconoscimento della pari dignità, ovvero specifica e paritaria attenzione: il sistema urbano consolidato costituito dalla “città costruita” e il sistema paesaggistico ambientale del parco del Rile – Tenore – Olona che interessa il territorio comunale. Per un verso, i primi risultati di riqualificazione del centro ad oggi ottenuti, possono essere estesi dal PGT ai principali percorsi – connessioni tra i caposaldi della vita civile. Ma al di là di pur suggestive ipotesi di disegno urbano - ancora da approfondire - il piano assume l’obiettivo di ridare dignità e visibilità alle sedi istituzionali ed allo spazio pubblico, come manifestazione tangibile del ritrovato senso di identità locale. Per altro verso, il nuovo PGT dovrà individuare opportunità e debolezze del sistema paesaggistico ambientale, cogliendone e specificandone al massimo l’originalità. Si tratta di un piano per così dire “a due velocità”, capace di supportare politiche territoriali differenziate ed innovative.

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III. Migliorare la qualità dei servizi sul territorio I compiti fondamentali del Comune consistono nell’assicurare i servizi primari dell’istruzione di base e dell’assistenza alle fasce deboli della popolazione, nonché di certe attrezzature per gli sport di massa che favoriscono integrazione e coesione sociale. In questo senso il piano deve trovare la massima sinergia con le politiche sociali e con le istituzioni pubbliche e private che operano nel settore sociale. In particolare viene assunto l’obiettivo della riqualificazione delle strutture scolastiche nell’ambito di un complessivo potenziamento dei servizi pubblici. È opportuno sottolineare che soprattutto nel campo dell’offerta dei servizi pubblici, si impone oggi la massima sinergia tra strutture operanti sul territorio, sia tra pubblico–pubblico che tra pubblico–privato, integrando l’offerta in un sistema “a rete” con opportune economie di scala. Il concetto della dimensione “a rete”, di scala anche sovracomunale, dei servizi e delle dotazioni pubbliche, costituisce un concetto di fondo del PGT, che vuole razionalizzare, ma estendere, il livello dei servizi territoriali disponibili. Viene altresì assunta la questione del completamento e dell’ammodernamento delle reti tecnologiche.

Definite le linee metodologiche fondamentali del PGT sopra richiamate, lo stesso Documento di Intenti individua come segue le linee generali d’azione e gli obiettivi programmatici del Piano.

La tutela dei caratteri del paesaggio Il valore paesaggistico del territorio di Carnago è senza dubbio l’elemento a cui dedicare maggiore attenzione sotto il profilo della tutela in accordo alle previsioni sovraordinate del Piano territoriale di coordinamento provinciale ed al costituito Parco locale di interesse sovracomunale del Rile, Tenore e Olona. A tal fine la Tavola 06 “Carta dei temi e dei problemi” del documento di intenti del PGT,come evidenziato nella trattazione teorica della modalità di redazione dello strumento urbanistico generale, è stata costruita a partire da un approccio in negativo tramite l’identificazione prioritaria delle “Aree di particolare rilevanza ambientale”. La carta individua in via preliminare le aree che sono da preservare e tutelare includendo le aree del PLIS, le aree boscate, le aree di tutela dei fiumi, le aree agricole con anche valore paesaggistico e di passaggio tra aree “naturali” ed “antropizzate”. Le aree così individuate si configurano in parte come ambiti rilevanti per dimensione e continuità ed in parte come aree di “Continuità ambientale fondamentale”; queste ultime insieme ai “Margini da preservare” costituiscono le zone nelle quali il paesaggio trova ancora dei varchi all’interno degli insediamenti dando loro valore. Queste aree sono peraltro anche quelle dove la pressione antropica è di maggiore rilievo per cui risulta sostanziale individuare, e dove assenti, meglio definire i margini che siano limite dell’edificato.

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Un ulteriore tema da affrontare in questo ambito è quello della fruibilità degli spazi di elevata naturalità che spesso vengono percepiti come luoghi non sicuri in assenza di percorsi ciclo – pedonali strutturati e di luoghi di sosta e fruizione del paesaggio nelle sue diverse componenti.

I Nuclei di Antica Formazione e le cascine storiche La Tavola 06 “Carta dei temi e dei problemi” individua le zone NAF, nuclei di antica formazione, per le quali sono state sviluppate le successive considerazioni. A partire dagli anni Settanta, coerentemente e similmente a quanto avveniva in altri centri in Lombardia e non solo, una distorta idea di miglioramento degli standard abitativi, ha indotto molti cittadini a preferire insediamenti residenziali di nuova costruzione collocati in zone di nuova urbanizzazione, all’esterno del tradizionale perimetro costitutivo della città, e in genere caratterizzati dall’essere indifferenti (per forme, posizione, tessuto) al nuovo contesto di insediamento e senza alcun legame con la città storica. Poiché Carnago è un centro di piccole dimensioni, le funzioni residenziali nel centro storico non sono state rimpiazzate da attività di tipo terziario ma, dopo una fase di abbandono, si è assistito all’insediamento di fasce economicamente più deboli che più facilmente si adattano a vivere in un contesto non adeguato dal punto di vista funzionale e igienico. Il fenomeno è palese e vivo anche nella attuale fase. I nuovi orientamenti normativi e culturali inducono a considerare il nucleo storico quale elemento portatore di significati che travalicano il loro perimetro per diventare identità per tutto il paese e per essere considerato parte integrante e fondante di tutto il tessuto, costruito e non costruito. Pertanto il suo recupero e la sua valorizzazione sono da considerare obbiettivi che, a pieno titolo e fondatamente, sono alla base di una pianificazione dove la passata definizione di centro storico si fonde in una nuova visione integrata di pianificazione del paesaggio, al quale il centro è indissolubilmente legato dalla viabilità, storica e moderna, dalle reti idrografiche, dalle tessiture delle aree verdi private e pubbliche, dalle visuali e vedute, etc. Le proposte per il nucleo storico fanno quindi parte di un processo generale che ha come scopo quello di un rinnovato riequilibrio territoriale. Le linee guida per il nucleo storico faranno riferimento anche ad un punto nodale della questione: quello inerente le funzioni compatibili con il tessuto e le caratteristiche del costruito. La convinzione, affermatasi da non molti anni, che i centri storici debbono essere restituiti soprattutto alle funzioni residenziali dovrà comunque essere misurata in una prospettiva di riequilibrio territoriale: solo così potrà essere formulata una pianificazione tesa ad una maggiore e migliore utilizzazione del capitale di abitazioni esistenti. Riequilibrio territoriale che pure passa dalla necessità di annullare il reale divario tecnologico dei centri storici, non solo agendo sull'adeguamento tecnologico ma anche sui potenziali vantaggi socio – economici che il centro storico offre o può essere ricondotto a offrire. Occorre, di fronte all'impossibilità di garantire straordinari requisiti costruttivi, valutare gli aspetti positivi dei nuclei antichi nella considerazione globale del

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bene-città, riconducibili al complesso fisico delle attrezzature collettive e pubbliche, all'insieme di relazioni ed opportunità sociali e culturali che Carnago con Rovate e le sue cascine in particolare esprimono al più alto livello. Oltre alla definizione delle linee guida di intervento, è di interesse riuscire a indirizzare uno o più interventi di iniziativa pubblica nei due nuclei antichi (in analogia a quanto già fatto nel nucleo di Carnago), finalizzati alla diffusa ricaratterizzazione delle strade, delle piazze e dove possibile dei cortili tramite proposte che promuovano la qualità architettonica e urbana degli spazi pubblici anche con riguardo al sistema di illuminazione pubblica. Tali interventi di iniziativa pubblica, ovviamente calibrati sulla capacità di spesa dell’Amministrazione Comunale, possono divenire stimolo per i privati che potrebbero adeguare la singola proprietà alla migliorata qualità degli spazi pubblici. Non bisogna comunque dimenticare che gli insediamenti antichi costruiti dalla collettività per ospitarvi le proprie attività sono un vero e proprio prodotto sociale, un patrimonio collettivo, sono la forma più concreta della cultura della comunità e in questa forma la comunità si riconosce ancora oggi. Difendere tale patrimonio sociale, tale identità, significa anche difendere l'autonomia delle attività che in esso si svolgono e a misura delle quali questa antica parte di città sembra essere stata costruita, dimostrandosi così attualissima. Gli obiettivi che informeranno le linee di intervento nel nucleo storico possono essere sintetizzate nei seguenti punti: • considerare il Nucleo Antico nel quadro del PGT parte essenziale per le specifiche funzioni per tutto l'organismo della città, in rapporto al dimensionamento, coordinamento ed ubicazione degli altri insediamenti e servizi urbani; • riportare la parte urbana antica ad assolvere compiti adeguati alle sue caratteristiche; • assicurare al nucleo antico la permanenza di quelle sedi ed attività che ne determinano la fisionomia e ne definiscono, insieme ai valori storico – formali, il ruolo di centro ideale e "cuore" della città; • affiancare una politica attiva e programmatica di pieno intervento che tenda a superare la tradizionale politica dei vincoli e la conseguente azione di repressione.

L’assetto viabilistico Con riferimento al quadro sovracomunale delineato dal PTCP ed alle prime considerazioni sullo stato della rete comunale, nella fase di indirizzo del PGT più che fornire soluzioni affrettate ai problemi individuati (ed agli altri che risulteranno dal confronto), pare utile indicare alcuni criteri delle politiche infrastrutturali per Carnago. Nella Tavola 06 “Carta dei temi e dei problemi” allegata, si sono individuati con apposito tratteggio, quei percorsi/connessioni viabilistiche da

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sottoporre a verifica, ma che non possono essere elusi dalla discussione sul piano. I criteri metodologici e le indicazioni programmatiche in tema di mobilità veicolare sono: a) Problema dell’attraversamento. Si tratta di trovare soluzioni “equilibrate” tra esigenze viabilistiche (livello gerarchico e caratteristiche geometriche) e vincoli di carattere insediativo ed ambientale; sono pertanto da evitare i percorsi eccessivamente “esterni” con consumo di suolo e maggiore impatto, in favore di tracciati “aderenti” all’abitato con spiccate caratteristiche di “viale urbano” (moderate velocità di progetto). L’attraversamento della valle del Rile deve essere sottoposto ad un’accurata valutazione ambientale; nel medio periodo, tuttavia, il tema non è eludibile: la connessione ad est con la SP20 costituisce l’unica alternativa all’attraversamento del centro b) Gerarchia della rete. Si deve perseguire una maggiore chiarezza nella identificazione della gerarchia di rete, anche a livello di quartiere, con individuazione delle “isole ambientali”, vale a dire di aree residenziali potenzialmente assimilabili a “Zone 30”. In questo senso, la corretta attribuzione di livello gerarchico riguarda: l’asse Lazzaretto-Kennedy l’eventuale connessione con via Garibaldi la viabilità di connessione tra via Pascoli e via ; le problematiche di via Dante Alighieri; le problematiche di connessione al Cimitero. c) Moderazione del traffico. In un centro urbano delle dimensioni di Carnago, le politiche di moderazione devono essere affrontate con realismo e flessibilità; non è opportuno creare esasperati vincoli amministrativi, quanto piuttosto migliorare qualitativamente le aree a pedonalità privilegiata (pavimentazioni) e procedere a limitazioni orarie o per particolari giorni della settimana. d) Percorsi sicuri casa-scuola e ciclabilità. Questo tema, apparentemente secondario coinvolge un gran numero di utenti deboli (alunni ma anche anziani) ed è una delle chiavi per procedere ad una capillare riqualificazione delle “urbanizzazioni primarie” partendo dai problemi più concerti: barriere architettoniche, continuità dei percorsi e della segnaletica, manutenzione dei manufatti stradali e di arredo, illuminazione, ecc.

La questione dei servizi Il Piano dei Servizi delineato dalla Legge Regionale 12/2005 si è arricchito di nuove valutazioni; fino al passaggio dal Piano Regolatore al Piano di Governo del Territorio la determinazione e attuazione dell’“interesse pubblico” era affidata al rispetto di alcuni valori numerici riguardanti principalmente la determinazione della capacità insediativa e la dotazione di aree per servizi ed attrezzature pubbliche (i cosiddetti “standard”).

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In passato, la mera “contabilità degli standard” ha prodotto una diffusa politica di acquisizione di aree al demanio comunale; e simultaneamente, l’obbligo di vincolare ad attrezzature pubbliche una parte consistente del territorio. Nello specifico del Comune di Carnago le scelte della pianificazione generale a partire dal PRG vigente e delle sue successive varianti, come portate in attuazione con la pianificazione particolareggiata, hanno visto prevalere, a fronte di una estesa individuazione di aree a standard, una politica di contenimento delle acquisizioni. La scelta di misurare la quantità di aree da “mettere” a bilancio in considerazione anche dei successivi costi di manutenzione vede oggi la necessità, in fase di stesura del PGT, di procedere con una verifica della necessità di individuare o riconfermare alcuni ambiti di possibile localizzazione di servizi fondamentali con al contempo l’obbiettivo di ricalibrare lo “standard” sotto il profilo qualitativo. Il Piano dei servizi dovrà poi trattare i temi individuati nella verifica preliminare dello stato dei servizi: • verifica ed eventuale implementazione dei servizi socio – sanitari ed assistenziali per l’infanzia, i giovani e gli anziani; • individuazione e realizzazione di aree pubbliche verdi attrezzate al diretto servizio degli insediamenti; • incremento della dotazione di parcheggi pubblici al servizio delle aree urbane “centrali” dense; • verifica della stato dei cimiteri di Carnago e della domanda connessa con eventuale avvio del Piano cimiteriale.

Le azioni sulla struttura urbana Nella Tavola 06 “Carta dei temi e dei problemi” sono stati individuati alcuni ambiti parte interni e parte marginali della struttura urbana dove risulta necessario operare per attuare politiche di riqualificazione e ricomposizione degli insediamenti: • “Aree strategiche di interesse pubblico e privato”, prioritarie per l’integrazione dei servizi pubblici; • aree con “Problematiche di attraversamento e consolidamento degli insediamenti”, intese come quelle aree dove è necessario risolvere i problemi di rapporto con la maglia stradale fondamentale ed al contempo risolvere il problema del passaggio tra le aree urbane e le aree a maggiore naturalità; • “Aree di ricucitura dei margini urbani” dove, in parte in analogia con il punto precedente, risulta necessaria una migliore definizione della frangia urbana; • “Margini da preservare” per salvaguardare la “Continuità ambientale fondamentale” di cui si è già trattato parlando di tutela del paesaggio; • “Zone produttive esistenti” per le quali il PGT dovrà prevedere azioni di riqualificazione per aumentare la compatibilità tra residenza ed

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attività produttive e per incrementare la“competitività” localizzative di attività ad elevato valore innovativo anche tramite l’individuazione di servizi alle aziende.

4.1.2. CAVARIA CON PREMEZZO: gli obiettivi strategici di Piano

Nella fase iniziale di impostazione del Piano, gli estensori del PGT di Cavaria con Premezzo hanno formulato una prima elencazione di macro-obiettivi da porre a base della nuova pianificazione11, rispetto ai quali i confronti in corso potranno portare a revisioni e riformulazioni, ma che possono essere assunti come riferimento generale circa gli orientamenti del nuovo strumento urbanistico.

Note introduttive Cavaria Con Premezzo mostra di essere un territorio altamente congestionato in cui la qualità dell’abitare deve essere ritrovata e posta quale fondamento di primaria importanza; tale prerogativa dovrebbe essere mantenuta come vocazione per lo sviluppo futuro. Questo carattere è la naturale conseguenza dell’insieme di diversi fattori che sono stati individuati quali obiettivi di carattere generale e che improntano tutti gli atti costituenti il PGT. A partire dall’identificazione delle risorse, dei problemi e delle aspettative, illustrati e confrontati pubblicamente, il Documento di Piano individua quattro obiettivi di carattere generale che vengono posti alla base delle scelte territoriali generali nonché dell’elaborazione del Piano dei Servizi e del Piano delle Regole. In sintesi, si rileva come l’identificazione del territorio di Cavaria con Premezzo quale ambito avente importanti elementi naturali rappresentati dalla valle fluviale dell’Arno e dalla valle del Boia, ma altamente frammentato e congestionato dalle infrastrutture primarie della mobilità su gomma e ferro aventi rilevanza regionale, può sviluppare interessanti ipotesi da salvaguardia ambientale in grado contestualmente di caratterizzare un modello abitativo di qualità portando a proprio favore la connessione con assi cardini appartenenti alla maglia principale della mobilità lombarda. Nonostante l’alta congestione del sistema urbano, la giusta rivisitazione dei processi pianificatori può sviluppare ancora interessanti ipotesi di valorizzazione e salvaguardia ambientale, grazie anche al processo pianificatorio attualmente vigente che ha preservato vaste aree appartenenti e/o riconducibili agli elementi naturali presenti. In particolare occorrerà definire e circostanziare nel nuovo processo pianificatorio gli ambiti appartenenti al bacino dell’Arno ricercando una ricucitura dei vari episodi presenti e cercando di ricondurre l’ambito ad una sorta di “parco fluviale” percorso da infrastrutture di interesse pubblico. L’obiettivo essenziale può risultare quindi quello di evitare la ricorsa a modelli pianificatori impropri che vedano in Cavaria con Premezzo la saturazione degli ormai esigui ambiti del tessuto consolidato, se non legati a fattori di

11 Testi tratti dal documento di presentazione degli Obiettivi strategici a cura degli estensori del PGT, a cui si rimanda per le formulazioni originarie.

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sviluppo tendenti a ridare una identità locale in grado di individuare il territorio non più quale elemento di “passaggio” tra gli ambiti posti sull’asse NORD-SUD del sistema provinciale, ma quindi essere in grado di porre alla base delle scelte pianificatorie la rivisitazione delle necessità locali in grado di elevare la qualità delle interrelazioni sociali dei fruitori territoriali. Porre quindi grande attenzione sulla necessità di connettere al meglio le parti edificate rispetto ai servizi primari e secondari presenti nella fascia centrale che si estende dalla collina di Premezzo fino alla valle dell’Arno, e privilegiare connessioni EST-OVEST tra i due grandi sistemi naturali presenti che rappresentano un punto di contatto tra il territorio comunale ed il sistema naturale a vasta scala. Parallelamente si dovrà necessariamente intervenire a mitigare alcuni impatti negativi costituiti da un lato dalle infrastrutture della mobilità extraterritoriale e dall’altro da trasformazioni del suolo con tipologie discutibilmente consone rispetto ai punti di visuale introspettivi. Lo sviluppo locale non deve quindi essere esclusivamente legato a nuove trasformazioni, bensì può essere perseguito attraverso la definizione dei modelli tipologico-compositivi, occorre dare regole a cui riferirsi, dare ordine (piano delle regole) e sostenibilità ai vari insediamenti, contrastando modelli che prevedano nuovi insediamenti ad alto “sovraccarico” ambientale. L’attenzione dovrà essere quindi rivolta ad elevare lo standard qualitativo locale, individuare e fare comprendere quali siano le reali necessità e quali siano le attrezzature di riferimento e di eccellenza già presenti nel bacino territoriale di appartenenza, senza incorrere nell’errore di condividere “false” proposte di miglioramento prospettate da singoli episodi immobiliari che basano le proprie fattibilità sull’ambito d’intervento slegate dalla realtà locale ed extraterritoriale. L’ampia analisi già svolta a supporto del P.R.G. vigente, cosiccome l’approfondimento effettuato per l’approntamento del Piano dei Servizi, unitamente al riscontro delle azioni di piano che costituiscono “invarianti” per la pianificazione, portano a considerare l’indubbia necessità affinché con il nuovo P.G.T. si delineino politiche di conservazione/ricostruzione e riqualificazione dell’ambiente urbano che per Cavaria corrisponde ad oltre il 70% del territorio, volto a dare o ridare identità spaziale ed aggregativa sia rispetto alle frange come delimitate dalle infrastrutture primarie presenti (A8 MI-VA/SS 341/S.P.20/Ferrovia dello Stato), sia rispetto alle frange esterne (EST ed OVEST) appartenenti al sistema naturale territoriale. Occorre comunque comprendere che tutto quanto sopra brevemente accennato deve confluire in scelte e previsioni che passano prima di tutto attraverso una oggettiva lettura, critica e ampiamente articolata: la sostenibilità. Tutti i processi di uso o trasformazione territoriale è auspicabile che supportino concretamente il principio della sostenibilità ambientale, attraverso: • Uso dei materiali e concezioni ispirate alla bioedilizia nelle modalità e nelle forme del costruire • Riduzione delle fonti di inquinamento presenti nel territorio

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• Incentivazione nell’uso di fonti di energia pulite • Contenimento nel consumo di energia e nell’uso di risorse ambientali • Utilizzo di sistemi di produzione di energia alternativi

Quindi, considerato che è in atto un rapporto collaborativo tra le Amministrazioni a scala ampia (Solbiate Arno, Carnago, Jerago con Orago,…, Oggiona con S.Stefano) occorrerà congiuntamente individuare gli obiettivi od elementi programmatici condivisi come quello che attualmente si sta delineando relativo al sistema della mobilità; quale ulteriore obiettivo potrebbe essere quello di ricercare elementi di tutela e connessione nei vari ambiti naturali esistenti in questi territori. L’individuazione degli obiettivi a livello territoriale risulta ancora di più evidente necessità considerato che con la recente entrata in vigore del PTCP non ritroviamo per il nostro ambito punti di riferimento strategici tali da imporre e quindi poter realizzare strategie intercorrente a cui riferire le singole azioni pianificatorie; elemento ecclatante in tale senso risulta essere l’assoluta mancanza di indicatori certi sullo sviluppo del sistema della mobilità sull’asse Varese-Milano, obiettivo fondamentale come detto per quanto riguarda un’appropriata scelta che veda Cavaria non più penalizzata dai flussi in attraversamento. Occorre quindi evitare di entrare in contrapposizione con le realtà limitrofe, mantenere con esse un dialogo di confronto e possibilmente interagire sui processi pianificatori pur salvaguardando le diversità e le peculiarità poste alla base delle singole identità locali. È soprattutto in questa direzione che dovranno auspicabilmente confluire le dinamiche economiche, inquadrarsi in una sintesi che tenga insieme le attività ammesse e necessarie all’interno degli urbanizzati, rafforzando nel contempo gli episodi naturali posti nelle zone di frangia in parte già tutelati (parco intercomunale della valle del Boia) aggregando e riqualificando gli ormai esigui ambiti agricoli ed evitando di voler forzatamente attribuire disgiuntamente vocazioni territoriali non sostenibili.

I principali obiettivi generali della pianificazione si possono così riassumere:

A – Sistema della mobilità • Razionalizzare il sistema distinguendo i transiti di penetrazione ed attestamento rispetto alla necessaria riqualificazione della maglia veicolare locale; • Ricercare una maggior connessione trasversale tra gli ambiti EST- OVEST; • Ricercare e rafforzare la maglia dei transiti ciclo/pedonali, individuando anche percorsi il più possibile protetti in grado di connettere il sistema delle aree naturali poste all’interno dell’ambito di riferimento.

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B – Individuazione, delimitazione e conferma del tessuto edilizio consolidato e gli insediamenti storici Se si condivide l’ipotesi di calmierare l’espansione dell’abitato, che per Cavaria con Premezzo ha ormai ambito le aree boschive di OVEST e le aree agricole di SUD-EST, occorrerà quindi concentrarsi maggiormente sugli ambiti di completamento, puntare su interventi capaci di migliorare l’interconnessione interna, ricercando la ricomposizione di un tessuto in grado di valorizzare qualitativamente il territorio rispetto a quelli più significativi e attrattivi presenti. Non bisogna dimenticare che rispetto alla tensione abitativa in ambito locale gli interventi compiuti od in corso di esecuzione negli ultimi anni costituiscono e continueranno a costituire per almeno un ulteriore triennio un’abbondante offerta locativa, basti pensare agli interventi “ex Filiberti”, “TIGROS”, “ex tintoria”, “corte San Quirico” che da soli stanno immettendo nel mercato immobiliare oltre 60 mila metri cubi di nuova edificazione residenziale, alla quale corrisponderanno quasi certamente tra i 400 ed i 600 nuovi abitanti nella sola fascia del pianoro di Cavaria, ai quali si sommano l’ampia edificazione in corso ai confini con Jerago in località “Pinciorina”, tutta la fascia collinare tra Via Mattia e Via Fermi recentemente edificata, i consistenti interventi lungo la via Macchio e il recente recupero di gran parte del nucleo antico di Premezzo. Obiettivo del P.G.T. non sarà quindi quello di privilegiare ulteriore ed imminente espansione, bensì quello di ricercare l’ottimizzazione dei servizi e di tutto ciò che sia in grado di elevare lo standard qualitativo della vita; parallelamente si tratta di favorire ulteriormente il riuso del patrimonio edilizio esistente sia a completamento dei nuclei, sia attraverso concessione di adeguamenti funzionali-architettonici e di ottimizzazione energetica agli edifici di più recente realizzazione. Dalle verifiche preliminari eseguite è apparso in maniera evidente che le regole della pianificazione attualmente vigente (come sconvenientemente disarticolata da varianti puntuali postume introdotte nelle pianificazioni attuative) si è particolarmente impegnata ad imporre regole morfologiche/tipologiche per le nuove edificazioni tese essenzialmente ad evitare l’uso di talune scelte attraverso l’imposizione di regole soggettive non validamente dimostrabili e decontestualizzate. Sotto diverso profilo si dovrebbero invece introdurre indicatori a cui riferirsi che prevedano parametri attinenti la qualità edilizia in rapporto alla sostenibilità ambientale. Risulta sufficiente guardare il paesaggio dai punti di vista esistenti per comprendere che, come per la vista del paesaggio all’orizzonte, analoga considerazione sarebbe dovuta esserci per le aree poste nel sottostante acclivio, non più visibili nella loro continuità spaziale e occluse da elementi edilizi altamente impattanti e tipologicamente disomogenei. L’utilizzazione degli esigui ambiti di trasformazione dovrà quindi necessariamente essere legata al raggiungimento di obiettivi strategici che, se raggiunti, permetterebbero la realizzazione di nuovi insediamenti o rivisitazione del tessuto residenziale esistente.

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Attribuire quindi al territorio comunale un indice “perequativo” a cui sommare possibilità utilizzative (incentivi) diversificate ed articolate rispetto ai tre principali ambiti che compongono il territorio comunale: l’ambito centrale racchiuso tra la ferrovia e l’autostrada; l’ambito OVEST tra la ferrovia e la Valle del Boia; l’ambito di EST tra l’autostrada ed il sottocosta di Cedrate. Analoghe considerazioni valgono per gli ambiti produttivi, per i quali occorrerà agire su tre distinti livelli: a) Ammettere l’implementazione con razionalizzazione all’uso delle aree produttive già in essere; b) Mantenere le aree produttive di prevista trasformazione condizionatamente al trasferimento in esse di attività ora esistenti all’interno di ambiti impropri; c) Valutare la necessità di mantenimento e trasformazione di consistenti ambiti produttivi all’interno dell’ambito di Premezzo.

C - Individuazione, preservazione e conservazione degli ambiti naturali. Il territorio di Cavaria con Premezzo risulta altamente congestionato, all’interno del tessuto consolidato ritroviamo alcune aree strategiche già in precedenza salvaguardata per le quali si dovrà riconfermare alcune strategie generali legate alla valorizzazione dell’ambito fluviale del torrente Arno, perseguendo obiettivi strategici attraverso elementi di perequazione, incentivazione ed anche di compensazione laddove si è edificato impropriamente. Ulteriore elemento qualitativo risiede nell’individuazione e valorizzazione dell’ambito naturale che dai margini di Premezzo si estende nella Valle del Boia verso Besnate e più a NORD verso Jerago; implementare l’idea del parco intercomunale, renderlo attivo, dedicare le necessarie attenzioni e risorse considerando che l’intero ambito congiuntamente al pianoro alto a SUD di Premezzo rivestono un importante ruolo oltre che naturalistico anche dal punto di vista paesaggistico. Oltre agli ambiti precedentemente citati non ritroviamo in Cavaria con Premezzo ulteriori elementi naturali di rilievo, l’esigua frangia posta a NORD dell’attuale sede civica risulta compressa tra l’edificazione di recente attuazione tra Cavaria e Jerago, è un’ area a fragile equilibrio idrologico e geologico e sebbene esigua, può assolvere ad un possibile “varco” di connessione tra il sistema naturale di OVEST e le aree presenti in area vasta percorrendo la Valle dell’Arno in territorio di Oggiona- Solbiate Arno sino a Carnago e da lì immettersi nelle aree naturali appartenenti al parco intercomunale R.T.O., occorre evidenziare che Cavaria e Jerago possono generare, con il nodo ferroviario, un importante punto di interscambio tra i sistemi.

D – I servizi: riorganizzazione e riqualificazione Benché densamente urbanizzato l’ambito comunale risulta deficitario di aree ed attrezzature secondarie di rilievo; stante l’esiguità delle aree e la sua vocazione subalterna rispetto ai centri maggiori di Varese e Gallarate, Cavaria con Premezzo non può pensare ad offrire servizi primari di rilievo. Risulterà quindi strategico ancora una volta ricercare con i Comuni viciniori strategie congiunte che possano evidenziare e connettere sia i servizi già

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presenti, sia ricercare la soluzione per nuovi servizi laddove vi siano le condizioni necessarie.

Gli obiettivi perseguibili a scala locale si possono così riassumere: • Individuare aree idonee ad essere attrezzate per il verde e lo svago (parco fluviale del Torrente Arno) attraverso l’intervento dei privati, delocalizzando eventualmente i diritti edificatori assegnati con la perequazione; • Mantenere l’obiettivo di aggregare il numero maggiore di aree disponibili in adiacenza al plesso scolastico di via Fermi attraverso sistemi perequativi già accennati al punto precedente; • Portare a termine la definizione del nuovo centro civico nelle aree “ex Filiberti “ al fine di poter giungere alla necessaria organizzazione dei servizi fondamentali in capo alla Pubblica Amministrazione; • Definire la destinazione più consona per l’edificio e le aree dell’attuale centro civico, verificando preliminarmente se lo stesso può assolvere a servizi intercomunali. • Ridefinire compiutamente quale sia lo standard minimo a cui le are di interesse generale debbono riferirsi evitando la realizzazione di nuovi piccoli episodi generati per lo più da atti convenzionati, incapaci di assolvere ad esigenze generali; in alcuni casi si potrebbe ripensare a reimmettere tali aree nel mercato immobiliare puntando ad ottenere benefici , economici o infrastrutturali, da aggregare e pilotare su servizi di maggior respiro: verde attrezzato; percorsi ciclo- pedonali; arreso urbano; miglioramento dei servizi già presenti.

Quanto precedentemente esposto può costituire i macro-obiettivi a cui la nuova pianificazione dovrà tendere attraverso l’ausilio delle modalità attuative introdotte dalla L.R.12/2005, ribadendo la necessità affinché, come in parte già impostato per gli aspetti viabilistici, vengano implementati i rapporti intercomunali in atto in quanto si ritiene che alcune priorità e necessità del territorio comunale debbano necessariamente riferirsi all’esterno dei limiti territoriali comunali.

4.1.3. JERAGO CON ORAGO: gli orientamenti del Piano

Il processo decisionale che presiede alla costruzione del PGT di Jerago con Orago si sviluppa secondo un modello articolato in politiche ► strategie ► azioni, il cui primo esito si è configurato con la proposta di Orientamenti del Piano (luglio 2009). Il documento definisce un “insieme di valori e disvalori del territorio, di problematiche da risolvere e di opportunità da cogliere”, intesi quali spunti da cui muovere il processo decisionale; tali orientamenti vengono così sintetizzati, in forma di enunciato, per ciascun tema territoriale12.

12 Si rimanda al documento originale per ogni ulteriore trattazione e per gli elaborati grafici di accompagnamento.

Documento di Scoping 111 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

Residenza • Sviluppo demografico compatibile con i caratteri del territorio, con la capacità delle infrastrutture e dei servizi, coerente con i trend demografici del bacino territoriale di appartenenza, in linea generale stimabile nell’1% annuo su scenario di riferimento decennale. • Elevare la vocazione residenziale di Jerago con Orago, puntando sulla salvaguardia della qualità degli insediamenti, attuando politiche di tutela dei caratteri tipologici e morfologici propri del paesaggio edificato locale. • Valorizzare i centri storici quali importanti risorse per la conservazione dell’urbanità e della capacità di aggregazione del territorio, favorendo il recupero delle aree degradate e delle aree prossime al centro storico per le quali si rende necessaria la riconversione. • Favorire l’integrazione tra servizi, residenza, altre funzioni urbane, in particolare nelle zone centrali del paese, così da confermare adeguati livelli di opportunità offerte ai cittadini.

Economia locale • Salvaguardare l’economia locale, pur riconoscendo i fenomeni di deindustrializzazione in atto, mediante l’elevazione del grado di flessibilità funzionale delle aree meglio infrastrutturate e con minima interazione con i brani edificati ad alta valenza residenziale. • Riconoscere l’assenza di specifiche vocazioni industriali del territorio comunale, escludendo dunque sensibili consumi di suolo per insediamenti a carattere produttivo. • Confermare la struttura commerciale delle aree urbane centrali, anche mediante azioni volte a favorire l’insediamento di esercizi di vicinato e di pubblici esercizi, nonché mediante il recupero della qualità dello spazio pubblico. • Elevare la polifunzionalità delle aree centrali, favorendo l’insediamento di attività economiche compatibili con la residenza e con i caratteri infrastrutturali, migliorando l’insieme delle opportunità offerte ai cittadini.

Paesaggio e identità locale • Rafforzare l’identità locale di Jerago e di Orago, ricercando al tempo stesso elementi identitari comuni, in grado di connotare la qualità del paesaggio rispetto al generale contesto territoriale del quale il comune è parte. • Tutelare e valorizzare il verde territoriale quale elemento di connessione e di valorizzazione del paesaggio, mediante strumenti finalizzati alla conservazione della naturalità e al miglioramento della fruibilità. • Conservare e valorizzare i luoghi monumentali, naturali e antropici, che connotano il paesaggio locale e che possono rappresentare attualmente i luoghi di riferimento per una migliore fruizione del territorio. • Elevare la qualità dello spazio pubblico, valorizzando i luoghi centrali del paese, così da costruire una rete di nodi e percorsi qualificati in grado di migliorare le opportunità di fruizione per i cittadini.

Documento di Scoping 112 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

• Rafforzare i caratteri del paesaggio urbano mediante l’elevazione di una generale sensibilità estetica nei processi di costruzione e trasformazione edilizia, così da confermare la vocazione di sito per residenza di qualità. • Attribuzione allo spazio pubblico del ruolo di contenitore / incubatore di manifestazioni e opportunità di aggregazione in genere, con il fine principale di migliorare le opportunità di fruizione territoriale offerte ai cittadini.

Ambiente • Tutelare i valori ambientali del territorio, in particolare salvaguardando la continuità delle aree a verde, la biodiversità, secondo una visione di scala sovralocale, confermando e rafforzando le azioni già avviate mediante i parchi locali di interesse sovracomunale. • Favorire il ricorso a fonti energetiche alternative e rinnovabili, nonché l’applicazione di tecnologie in grado di migliorare i rendimenti energetici, riducendo nel contempo le emissioni in ambiente. • Contenere i consumi energetici e idrici, mediante specifiche azioni volte a modulare i potenziali insediativi del piano in ragione della capacità di incidere positivamente sulle tematiche ambientali in genere.

Mobilità e infrastrutture • Studiare il sistema della viabilità locale secondo una visione di scala vasta, dunque estesa ai comuni contermini ed appartenenti al medesimo bacino, al fine di prospettare soluzioni in grado di ridurre i flussi di traffico di attraversamento. • Risolvere le puntuali problematiche della rete stradale interna, in particolare con lo scopo di razionalizzare i flussi tenuto conto delle diverse origini- destinazioni interne al comune. • Rafforzare i sistemi di mobilità dolce, favorendo la realizzazione di una rete ciclopedonale finalizzata in primo luogo ai collegamenti interni e alla connessione con il territorio in stato di naturalità. • Confermare il ruolo dell’ex strada statale quale asse portante delle attività economiche prevalenti.

Servizi, spazi pubblici, socialità • Rafforzare la capacità di aggregazione degli spazi pubblici, mediante azioni volte all’elevazione della qualità dei caratteri del paesaggio urbano e mediante lo sviluppo di attività aventi capacità attrattiva. • Localizzare una nuova sede municipale in posizione quanto più possibile baricentrica tra Jerago e Orago, così da avviare un processo di lungo periodo per la definizione di una nuova identità che possa accomunare i due centri. • Avviare la realizzazione di una rete di mobilità dolce (ciclopedonale) con finalità di connessione dei principali servizi, centrali e periferici, incardinata sul sito destinato alla nuova sede municipale.

Documento di Scoping 113 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

• Valorizzare i luoghi centrali di maggiore interesse e qualità, quali gangli della rete ciclopedonale urbana, riconosciuta la potenzialità di tali nodi anche per lo sviluppo di attività e opportunità a vantaggio dei cittadini. • Rafforzare la dotazione di servizi esistente valutando i reali fabbisogni su scala d’area vasta, nota la dotazione esistente e prevista nei comuni territorialmente omogenei.

4.1.4. SOLBIATE ARNO: gli orientamenti del Piano

Analogamente a quanto esposto per Jerago con Orago, la formazione del PGT di Solbiate Arno si sviluppa secondo il modello di elaborazione progressiva di politiche ► strategie ► azioni; anche il questo caso è disponibile la proposta di Orientamenti del Piano (luglio 2009), documento nel quale sono esposti gli spunti su cui sviluppare il processo decisionale, così sintetizzati per ciascun tema territoriale13.

Residenza • Contenimento dello sviluppo residenziale del comune entro parametri minimi possibili dipendenti prevalentemente dalla domanda interna, riconosciuta l’elevata densità delle aree oggetto di insediamento rispetto alla superficie del territorio comunale. • Confermare la vocazione delle aree caratterizzate dalla presenza della sola funzione residenziale, orientando le eventuali azioni di sviluppo verso il completamento di tali comparti omogenei. • Escludere ogni possibile incremento del grado di commistione esistente tra attività produttive e attività residenziali, impedendo nuove edificazioni volte all’incremento delle superfici potenzialmente interessate da negatività ambientali derivanti dalla vicinanza con altre diverse destinazioni d’uso. • Correlare efficacemente ogni opportunità di significativo sviluppo del sistema insediativo con effetti di interesse pubblico o generale quali lo sviluppo del sistema dei servizi, il completamento delle infrastrutture, la tutela e la riqualificazione dell’ambiente.

Economia locale • Riconoscere il significato ed il ruolo delle attività economiche per la definizione dell’identità locale di Solbiate Arno, ovverosia riconoscerne il rango di elementi portanti e caratterizzanti dello sviluppo territoriale dell’intero secolo XX. • Determinare le condizioni affinché, ferme restando le dinamiche di mercato non governabili a scala comunale, siano mantenuti ed innalzati i valori del prodotto interno lordo locale e dell’occupazione. • Riconferma della vocazione a carattere economico delle aree esistenti destinati alle attività industriali ed artigianali, anche a fronte di dismissione, escludendone di norma la riconversione in residenza.

13 Si rimanda al documento originale per ogni ulteriore trattazione e per gli elaborati grafici di accompagnamento.

Documento di Scoping 114 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

• Elevazione della competitività dell’economia locale, favorendo lo sviluppo di nuove attività che possano determinare il recupero dei siti dismessi o potenzialmente in dismissione. • Favorire nuove iniziative nel settore terziario (del commercio, delle attività direzionali, delle attività ricettive), quali possibili forme di stabilizzazione e di rilancio dei valori dell’economia locale.

Paesaggio e identità locale • Riconoscere e valorizzare l’identità di “Solbiate Arno paese industriale”, stante il significato e il ruolo ricoperto dall’industria nel corso dell’ultimo secolo, sia mediante azioni di conferma della vocazione produttiva, sia mediante azioni volte al miglioramento della qualità ambientale. • Definire il significato e il ruolo di Solbiate Arno nel territorio d’area vasta al quale appartiene, identificando gli elementi strutturali del paesaggio: il sistema dell’Arno, il verde territoriale, gli elementi del paesaggio storico. • Riconoscere il valore fondamentale del verde territoriale, mediante un sistema di tutela volto a conservare ogni brano in stato di naturalità avente pur minimo valore ecologico, salvaguardando in primo luogo la continuità delle aree a verde. • Elevare la qualità del costruito, sia nell’occasione di nuova edificazione, sia nel recupero degli insediamenti esistenti, mediante strumenti volti all’orientamento degli esiti qualitativi dei processi di edificazione secondo canoni coerenti con i caratteri del paesaggio urbano. • Valorizzare i centri storici mediante azioni di tutela e di sviluppo, rivolti alla conservazione dei valori di eccellenza e al riuso di ogni superficie esistente, anche mediante l’istituzione di idonei strumenti in grado di rendere economicamente competitivi gli interventi sul patrimonio edilizio esistente. • Riconoscere il ruolo dell’agricoltura ai fini della tutela del verde territoriale, pur nella consapevolezza dell’esiguità dei suoli con tale destinazione (reale o potenziale) all’interno del territorio comunale.

Ambiente • Intraprendere strategie e azioni finalizzate alla riduzione delle problematiche acustiche indotte dalle relazioni di vicinanza tra residenza e industria. • Favorire il ricorso a fonti energetiche alternative e rinnovabili, nonché l’applicazione di tecnologie in grado di migliorare i rendimenti energetici,riducendo nel contempo le emissioni in ambiente. • Contenere i consumi energetici e idrici, mediante specifiche azioni volte a modulare i potenziali insediativi del piano in ragione della capacità di incidere positivamente sulle tematiche ambientali in genere. • Riduzione del volume del traffico di attraversamento per effetto dell’attuazionedi interventi sul sistema della viabilità valutati a scala territoriale, con conseguente innalzamento della qualità ambientale delle aree urbane.

Documento di Scoping 115 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

Mobilità e infrastrutture • Studiare il sistema della viabilità locale secondo una visione di scala vasta,dunque estesa ai comuni contermini ed appartenenti al medesimo bacino, al fine di prospettare soluzioni in grado di ridurre i flussi di traffico di attraversamento. • Risolvere le puntuali problematiche della rete stradale interna, in particolare con lo scopo di razionalizzare i flussi tenuto conto delle diverse origini- destinazioni interne al comune. • Valutare i termini di fattibilità delle diverse previsioni di integrazione e sviluppo del sistema infrastrutturale stradale, conferendo piena cogenza alle previsioni compatibili con l’arco temporale di riferimento del piano e garantendo le condizioni per la futura attuazione delle previsioni realizzabili oltre l’arco temporale assunto dal piano. • Distinguere il livello dell’azione di piano in ragione delle competenze operative (Comune, accordo tra comuni, provincia), tenuto conto della gerarchia delle problematiche riscontrate (problemi puntuali risolvibili con interventi locali di competenza comunale, problemi, pur puntuali, risolvibili solo con interventi di ampio spettro di portata sovralocale). • Coordinare l’azione di incremento di dotazione di posti auto per la sosta dei veicoli con la revisione del sistema dei flussi, affinché ciascun nuovo parcheggio possa assolvere pienamente a specifiche funzioni (parcheggio locale, parcheggio al servizio di funzioni urbane particolarmente attrattive, etc.).

Servizi, spazi pubblici, socialità • Rafforzare la dotazione di servizi esistente valutando i reali fabbisogni su scala d’area vasta, nota la dotazione esistente e prevista nei comuni territorialmente omogenei. • Mantenimento dell’equilibrio tra il potenziale insediativo previsto dal piano e la dotazione di servizi, verificando la sostenibilità economica dello sviluppo dei servizi, ricorrendo in primo luogo all’applicazione di procedimenti di programmazione integrata (correlazione tra servizi previsti e attuazione delle previsioni insediative a carattere privato). • Prevedere nuove aree di sosta al servizio della residenza laddove la dotazione risulta deficitaria e migliorare l’accessibilità urbana delle aree maggiormente dotate di funzioni tali da attrarre spostamenti. • Rafforzare la capacità di aggregazione degli spazi pubblici, mediante azioni volte all’elevazione della qualità dei caratteri del paesaggio urbano e mediante lo sviluppo di attività aventi capacità attrattiva. • Valorizzare i luoghi centrali di maggiore interesse e qualità, quali gangli della rete pedonale urbana, riconosciuta la potenzialità di tali nodi anche per lo sviluppo di attività e opportunità a vantaggio dei cittadini.

Documento di Scoping 116 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

4.2. GLI OBIETTIVI GENERALI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

4.2.1. I criteri di sostenibilità ambientale sovraordinati

In relazione all’analisi di contesto ambientale in precedenza esposta, nella fase preliminare di scoping si introduce un set di obiettivi ambientali generali: questi obiettivi, opportunamente declinati a livello tematico e territoriale, consentiranno di verificare il grado di rispondenza delle diverse opzioni di piano e dunque di orientare la selezione delle scelte pianificatorie finali. La scelta degli obiettivi ambientali considera gli analoghi obiettivi introdotti dal quadro di riferimento programmatico a scala sovralocale, procedendo ad una successiva rielaborazione in considerazione delle specificità del contesto e delle prime risultanze dei processi di partecipazione pubblica per la formazione del piani. 4.2.1.1. I criteri di sostenibilità del manuale UE Gli obiettivi di sostenibilità ambientale rispetto ai quali rivolgere i piani e programmi urbanistici trovano una prima definizione già a livello europeo, attraverso i numerosi indirizzi programmatici e linee guida per le politiche territoriali che la Comunità Europea ha formulato nell’ultimo decennio. Tra questi viene di frequente richiamato il Manuale per la valutazione ambientale redatto dall’Unione Europea14, il quale individua 10 criteri di sviluppo sostenibile: si tratta di una elencazione di carattere ancora generale, che tuttavia fornisce una prima definizione delle tematiche rispetto alle quali confrontare le scelte di pianificazione.

1. Ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili

L’impiego di fonti non rinnovabili, quali i combustibili fossili, i giacimenti minerari e gli aggregati, riduce le risorse disponibili per le future generazioni. Uno dei principi di base dello sviluppo sostenibile è un uso ragionevole e parsimonioso di tali risorse, rispettando tassi di sfruttamento che non pregiudichino le possibilità riservate alle generazioni future. Lo stesso principio deve applicarsi anche a elementi geologici, ecologici e paesaggistici unici nel loro genere e insostituibili, che forniscono un contributo sotto il profilo della produttività, della biodiversità, delle conoscenze scientifiche e della cultura (cfr. anche i criteri nn. 4, 5 e 6).

2. Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione

Quando si utilizzano risorse rinnovabili in attività di produzione primaria come la silvicoltura, l’agricoltura e la pesca, ogni sistema presenta un rendimento massimo sostenibile superato il quale le risorse cominciano a degradarsi. Quando l’atmosfera, i fiumi, gli estuari e i mari vengono usati come “serbatoi” per i materiali di scarto, essi sono trattati anche come fonti rinnovabili, nel senso che si conta sulle loro naturali capacità di autorecupero: nel caso in cui si sovraccarichino tali capacità, si assisterà al degrado delle risorse sul lungo periodo. Occorre pertanto fissarsi l’obiettivo di utilizzare le risorse rinnovabili ad un ritmo tale che esse siano in grado di rigenerarsi naturalmente, garantendo così il mantenimento o anche l’aumento delle riserve disponibili per le generazioni future.

3. Uso e gestione corretta, dal punto di vista ambientale, delle sostanze e dei rifiuti pericolosi/inquinanti

14 Commissione Europea, DGXI Ambiente (1998), Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei Programmi di Fondi Strutturali dell’Unione Europea

Documento di Scoping 117 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

In molte situazioni è possibile utilizzare sostanze meno dannose per l’ambiente ed evitare o ridurre la produzione di rifiuti, in particolare quelli pericolosi. Tra gli obiettivi di un approccio sostenibile vi è l’utilizzo di materie che producano l’impatto ambientale meno dannoso possibile e la minima produzione di rifiuti grazie a sistemi di progettazione dei processi, digestione dei rifiuti e di riduzione dell’inquinamento.

4. Conservare e migliorare la stato della fauna e della flora selvatiche, degli habitat e dei paesaggi

In questo contesto il principio fondamentale è mantenere e arricchire le riserve e la qualità delle risorse del patrimonio naturale affinché le generazioni attuali e future possano goderne e trarne beneficio. Tra le risorse del patrimonio naturale si annoverano la flora e la fauna, le caratteristiche geologiche e fisiografiche, le bellezze naturali e in generale altre risorse ambientali a carattere ricreativo. Del patrimonio naturale fanno dunque parte la topografia, gli habitat, la flora e la fauna selvatiche e i paesaggi, nonché le combinazioni e le interazioni tra di essi e il potenziale ricreativo che presentano; non vanno infine dimenticate le strette relazioni con il patrimonio culturale (cfr. il criterio n. 6).

5. Conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche

Il suolo e le risorse idriche sono fonti naturali rinnovabili essenziali per la salute e il benessere umani, ma che possono subire perdite dovute all’estrazione o all’erosione o, ancora, all’inquinamento. Il principio fondamentale cui attenersi è pertanto la tutela delle risorse esistenti sotto il profilo qualitativo e quantitativo e la riqualificazione delle risorse già degradate.

6. Conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali

Il patrimonio storico e culturale è costituito da risorse finite che, una volta distrutte o danneggiate, non possono più essere sostituite. Come accade per le fonti non rinnovabili, i principi che ispirano il concetto di sviluppo sostenibile prevedono che vengano preservate tutte le caratteristiche, i siti o le zone in via di rarefazione, rappresentativi di un determinato periodo o aspetto, che forniscano un particolare contributo alle tradizioni e alla cultura di una zona. L’elenco annovera edifici di valore storico e culturale, altre strutture o monumenti di qualsiasi epoca, reperti archeologici non ancora riportati alla luce, architettura di esterni (paesaggi, parchi e giardini) e tutte le strutture che contribuiscono alla vita culturale di una comunità (teatri, ecc.). Anche stili di vita, usi e lingue tradizionali costituiscono un patrimonio storico e culturale che può essere opportuno preservare.

7. Conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale

Nell’ambito di questo lavoro, per qualità dell’ambiente locale si intende la qualità dell’aria, il rumore, l’impatto visivo e altri elementi estetici generali. La qualità dell’ambiente locale assume la massima importanza nelle zone e nei luoghi residenziali, teatro di buon parte delle attività ricreative e lavorative. La qualità dell'ambiente locale può subire drastici cambiamenti a seguito delle mutate condizioni del traffico, delle attività industriali, di attività di costruzione o minerarie, del proliferare di nuovi edifici e infrastrutture e di un generale incremento delle attività, ad esempio quelle turistiche. E' inoltre possibile dare un forte impulso ad un ambiente locale danneggiato con l’introduzione di un nuovo sviluppo (cfr. anche il criterio 3 sulla riduzione dell’uso e delle emissioni di sostanze inquinanti).

8. Protezione dell’atmosfera

Una delle principali forze trainanti dell’emergere di uno sviluppo sostenibile è consistita nei dati che dimostrano l’esistenza di problemi globali e regionali causati dalle emissioni nell’atmosfera. Le connessioni tra emissioni derivanti dalla combustione, piogge acide e acidificazione dei suoli e delle acque, come pure tra clorofluocarburi (CFC). distruzione dello strato di ozono ed effetti sulla

Documento di Scoping 118 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

salute umana sono stati individuati negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta . Successivamente è stato individuato il nesso tra anidride carbonica e altri gas serra e cambiamenti climatici. Si tratta di impatti a lungo termine e pervasivi. che costituiscono una grave minaccia per le generazioni future (cfr. anche il criterio 3 sulla riduzione dell’uso e delle emissioni di sostanze inquinanti).

9. Sensibilizzare alle problematiche ambientali, sviluppare l’istruzione e la formazione in campo ambientale

La partecipazione di tutti i partner economici per raggiungere lo sviluppo sostenibile è un elemento basilare dei principi fissati alla conferenza di Rio per l’Ambiente e lo Sviluppo (1992). Per realizzare uno sviluppo sostenibile diventa fondamentale sensibilizzare ai temi e alle opzioni disponibili; elementi altrettanto cruciali sono le informazioni, l’istruzione e la formazione in materia di gestione ambientale. Tale obiettivo può raggiungersi attraverso la divulgazione dei risultati della ricerca, inserendo programmi in materia ambientale a livello di formazione professionale, nelle scuole nelle università o nei programmi di istruzione per adulti e creando reti all’interno di settori e raggruppamenti economici. Va infine ricordata l’importanza di accedere alle informazioni in campo ambientale dal proprio domicilio e da luoghi ricreativi.

10. Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno sviluppo sostenibile

La dichiarazione di Rio stabilisce tra i fondamenti dello sviluppo sostenibile, che il pubblico e le parti interessate vengano coinvolte nelle decisioni che riguardano i loro interessi. Il meccanismo principale è la consultazione pubblica nella fase di controllo dello sviluppo, ed in particolare il coinvolgimento di terzi nella valutazione ambientale. Il concetto di sviluppo sostenibile prevede inoltre un coinvolgimento più ampio del pubblico nell’elaborazione e nell’attuazione di proposte di sviluppo, che dovrebbe consentire di far emergere un maggiore senso della proprietà e della condivisione delle responsabilità.

Come affermato dallo stesso Manuale, è opportuno che tali criteri generali siano contestualizzati in relazione alle specificità amministrative e territoriali della realtà locale in cui si opera ed alla tipologia di strumento di pianificazione. A tale scopo vengono di seguito richiamati gli analoghi obiettivi definiti a livello di Regione Lombardia e di Provincia di Varese.

Documento di Scoping 119 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

4.2.1.2. Gli obiettivi di rilevanza ambientale del PTR e del PTCP A scala regionale, i principali riferimenti di sostenibilità ambientale verso cui rivolgere le politiche territoriali locali sono oggi rappresentati dagli obiettivi tematici individuati dalla proposta di PTR (gennaio 2008) in relazione ai temi Ambiente e Assetto territoriale. Per quanto riguarda il primo tema, gli obiettivi sono così individuati:

TM 1.1 Migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni climalteranti ed inquinanti

TM 1.2 Tutelare e promuovere l’uso razionale delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili, per assicurare l’utilizzo della “risorsa acqua” di qualità, in condizioni ottimali (in termini di quantità e di costi sostenibili per l’utenza) e durevoli

TM 1.3 Mitigare il rischio di esondazione

TM 1.4 Perseguire la riqualificazione ambientale dei corsi d’acqua

TM 1.5 Promuovere la fruizione sostenibile ai fini turistico-ricreativi dei corsi d’acqua

TM 1.6 Garantire la sicurezza degli sbarramenti e dei bacini di accumulo di competenza regionale, assicurare la pubblica incolumità delle popolazioni e la protezione dei territori posti a valle delle opere

TM 1.7 Difendere il suolo e la tutela dal rischio idrogeologico e sismico

TM 1.8 Prevenire i fenomeni di erosione, deterioramento e contaminazione dei suoli

TM 1.9 Tutelare e aumentare la biodiversità, con particolare attenzione per la flora e la fauna minacciate

TM 1.10 Conservare e valorizzare gli ecosistemi e la rete ecologica regionale

TM 1.11 Coordinare le politiche ambientali e di sviluppo rurale

TM 1.12 Prevenire, contenere e abbattere l’inquinamento acustico

TM 1.13 Prevenire, contenere e abbattere l’inquinamento elettromagnetico e luminoso

TM 1.14 Prevenire e ridurre l’esposizione della popolazione al radon indoor

I riferimenti regionali, ulteriormente specificati negli elaborati del Documento di Piano del PTR, assumono un livello di pertinenza già di grande supporto rispetto alle determinazioni di scala comunale; in relazione alla VAS dei Documenti di Piano dei PGT, appare tuttavia utile considerare gli obiettivi di rilevanza ambientale individuati a scala provinciale dal PTCP, e che a loro volta, attraverso la VAS, saranno ri-declinati in relazione alle specificità locali. I settori di riferimento e gli obiettivi generali di sostenibilità ambientale individuati dalla VAS del PTCP sono indicati nel prospetto che segue.

Documento di Scoping 120 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

SETTORI DI RIFERIMENTO OBIETTIVI GENERALI

A - Ridurre o eliminare l’esposizione all’inquinamento 1 ARIA B - Ridurre o eliminare le emissioni inquinanti C - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Ridurre o eliminare l’inquinamento in funzione degli usi potenziali B - Ridurre il consumo o eliminare il sovrasfruttamento o gli usi impropri 2 RISORSE IDRICHE C - Migliorare la qualità ambientale degli ecosistemi acquatici D - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Ridurre o eliminare l’esposizione al rischio idrogeologico 3 SUOLO E SOTTOSUOLO B - Ridurre o eliminare le cause di consumo di suolo C - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Aumentare il patrimonio naturale, conservare e migliorare la qualità di ecosistemi e paesaggio ECOSISTEMI E 4 PAESAGGIO B - Ridurre o eliminare le cause di impoverimento e degrado C - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Perseguire un assetto territoriale ed urbanistico equilibrato B - Promuovere una strategia integrata tra città e territorio extraurbano C - Tutelare e migliorare la qualità dell’ambiente di vita 5 MODELLI INSEDIATIVI D - Promuovere un uso sostenibile delle risorse ambientali (acqua, suolo, ambiente e paesaggio) E - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Contenere la mobilità ad elevato impatto ambientale 6 MOBILITÀ B - Migliorare l’efficienza (ecologica/energetica) degli spostamenti C - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Tutelare e riqualificare il paesaggio e le aree agricole 7 AGRICOLTURA B - Promuovere la funzione di tutela ambientale dell’agricoltura C - Adeguare le politiche pubbliche

A - Tutelare le risorse ambientali e la salute delle persone INDUSTRIA E 8 B - Aumentare iniziativa nell’innovazione ambientale e nella sicurezza COMMERCIO C - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Tutelare le aree sensibili e la qualità ambientale diffusa 9 TURISMO B - Promuovere la funzione di tutela ambientale del turismo C - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Ridurre o eliminare l’esposizione delle persone all’inquinamento 10 RUMORI B - Ridurre le emissioni sonore C - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Minimizzare uso fonti fossili ENERGIA (EFFETTO 11 B - Ridurre o eliminare costi ed effetti ambientali SERRA) C - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Minimizzare la quantità e il costo ambientale dei beni consumati e dei rifiuti prodotti 12 CONSUMI E RIFIUTI B - Aumentare il riuso, il recupero e migliorare il trattamento C - Adeguare le politiche pubbliche

Documento di Scoping 121 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

4.2.2. I criteri generali di sostenibilità ambientale per l’area di studio

In relazione a quanto precedentemente espresso, e con particolare riferimento agli obiettivi di rilevanza ambientale espressi dai piani territoriali sovraordinati (PTR e PTCP), si propone di seguito un set preliminare di obiettivi ambientali da considerare nella formulazione degli strumenti urbanistici in esame:

SETTORI DI RIFERIMENTO OBIETTIVI AMBIENTALI

ƒ Mettere in atto interventi di adeguamento funzionale della viabilità principale di attraversamento ƒ Attuare politiche ed interventi per favorire e promuovere la 1 MOBILITÀ mobilità ciclo-pedonale

ƒ Risolvere le situazioni di criticità legate ai flussi veicolari pesanti in ambito urbano

ƒ Favorire il recupero dei tessuti urbani dismessi o sottoutilizzati ƒ Contenere la nuova espansione insediativa entro ambiti del tessuto consolidato salvaguardando gli spazi liberi lungo le frange più esterne 2 SISTEMA INSEDIATIVO ƒ Creare condizioni di riequilibrio tra il tessuto urbano e gli ambiti esterni non urbanizzati ƒ Favorire interventi di riqualificazione ambientale degli ambiti produttivo

ƒ Valorizzare il contesto naturalistico e boschivo e ripristinare gli ecosistemi compromessi 3 ECOSISTEMI ƒ Promuovere reti ecologiche a scala comunale integrate con quella di livello provinciale

ƒ Conservare gli elementi di qualità architettonica ed edilizia dei nuclei di antica formazione e le emergenze storico- monumentali PAESAGGIO URBANO ED 4 EXTRAURBANO ƒ Tutelare la naturalità residua degli ambiti extraurbani e le caratteristiche morfologiche del sistema collinare e vallivo ƒ Tutelare gli elementi costitutivi del paesaggio con i relativi ambiti di pertinenza ƒ Valorizzare il contesto naturalistico del torrente Arno e del sistema idrico minore nel suo complesso 5 SISTEMA IDRICO ƒ Salvaguardare la disponibilità di risorsa idrica

ƒ Garantire adeguate condizioni di smaltimento dei reflui

Documento di Scoping 122 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

4.3. LE TEMATICHE PRIORITARIE CONDIVISE TRA I COMUNI DELL’AREA DI STUDIO

Nell’ambito del processo di VAS condivisa sono stati avviati dei tavoli di confronto con gli amministratori locali e gli estensori dei PGT, al fine di addivenire alla definizione delle principali criticità territoriali relative all’intera area di studio ed alle relative ipotesi di soluzione da affrontare con criteri unanimi all’interno dei singoli PGT. In relazione alla prossimità territoriale ed all’appartenenza al medesimo contesto d’area vasta, i confronti sono stati estesi anche al Comune di Oggiona con Santo Stefano. Coerentemente con i principi che hanno dato avvio all’iniziativa originaria di VAS condivisa, i comuni di Carnago, Solbiate Arno, Jerago con Orago, Cavaria con Premezzo e Oggiona con S. Stefano riconoscono infatti la necessità di sviluppare studi congiunti e comuni finalizzati alla comprensione dei temi territoriali di scala sovralocale, ed in particolare per la definizione degli aspetti pianificatori attinenti: • la mobilità, • il verde territoriale e la rete ecologica, • i servizi.

In occasione dei tavoli di confronto sopra citati è emerso quale prioritario il tema relativo alla mobilità, in particolare con riferimento alle criticità riferite ai transiti di attraversamento correlati agli ingressi ed uscite dal sistema autostradale. Per quanto attiene questo tema, i Comuni riconoscono in particolare l’esistenza delle seguenti problematiche specifiche15: • attraversamento del centro abitato di Carnago per le provenienze/destinazioni nord-sud, • attraversamento del centro abitato della frazione Monte di Solbiate Arno per le provenienze/destinazioni nord-sud, • attraversamento del centro abitato di Oggiona per le provenienze/destinazioni nord-sud, • esistenza di volumi di traffico ingenti che interessano il nodo autostradale di Cavaria-A8, • circolazione dei volumi di traffico in entrata/uscita dalla A8 nelle aree insediate di Orago e di Cavaria, • difficoltà di connessione tra la viabilità di rango intercomunale e l’asse della ex s.s. Gallaratese.

Fin dalle fasi di avvio dei rispettivi PGT i Comuni riconoscono che la risoluzione delle problematiche evidenziate deve essere condotta secondo un approccio sistemico e integrato, dunque mediante interventi modificativi ed integrativi della rete stradale esistente che possano dar luogo ad effetti migliorativi diffusi.

15 Testi ed elaborazioni grafiche a cura di Arch. Roberto Pozzi, estensore dei PGT di Solbiate Arno e Jerago con Orago

Documento di Scoping 123 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

In particolare i Comuni intendono definire un assetto infrastrutturale dei propri territori in forma condivisa e congiunta, dando corso ai necessari studi di fattibilità per la valutazione degli effetti attesi dalla realizzazione di dette opere; tale assetto infrastrutturale sarà fondato sui seguenti obiettivi di base: • ridurre il traffico di attraversamento delle aree urbane mediante opere in grado di determinare la separazione di due distinti “bacini di traffico”: un bacino nord gravitante sul nodo di Solbiate Arno ed un bacino sud gravitante sul nodo di Cavaria, • ridefinire il nodo autostradale di Cavaria A8 così da ridurre i transiti nelle aree urbane di Orago e di Cavaria, • migliorare puntualmente le interconnessioni tra la rete intercomunale e la ex s.s. Gallaratese.

Bacini di traffico dell’area di studio

Documento di Scoping 124 PGT COMUNI DI CARNAGO_CAVARIA CON PREMEZZO_JERAGO CON ORAGO_SOLBIATE ARNO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

In relazione a quanto sopra, i Comuni intendono integrare studi e soluzioni in materia di mobilità con i propri PGT in fase di redazione, affinché possano essere messi a punto i necessari modelli perequativi/compensativi operanti a scala intercomunale, finalizzati all’attenuazione dell’onerosità dell’investimento mediante i tradizionali strumenti della finanza locale. La sperimentazione di modelli perequativi/compensativi operanti a scala intercomunale, non frequente nella pianificazione comunale, costituisce inoltre l’opportunità di aprire un confronto con la Provincia di Varese e con la Regione Lombardia che, con propri atti e strumenti hanno sostenuto la necessità di sperimentare dette forme di governance locale.

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5. EFFETTI SUI SITI DELLA RETE NATURA 2000

5.1. RIFERIMENTI NORMATIVI

Con la Direttiva Habitat 92/42/CEE è stata istituita la rete ecologica europea “Natura 2000”, un complesso di siti caratterizzati dalla presenza di habitat e specie sia animali e vegetali di interesse comunitario, la cui funzione è quella di garantire la sopravvivenza a lungo termine della biodiversità sul continente europeo. L’insieme di tutti i siti definisce un sistema relazionato da un punto di vista funzionale, al quale afferiscono le aree ad elevata naturalità identificate dai diversi paesi membri ed i territori ad esse contigui indispensabili per garantirne la connessione ecologica. La Rete Natura 2000 è costituita da Zone di Protezione Speciale (ZPS), Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone Speciali di Conservazione (ZSC). Le ZPS sono istituite ai sensi della Direttiva Uccelli 79/409/CEE al fine di tutelare i siti in cui vivono le specie ornitiche di cui all’allegato 1 della Direttiva e per garantire la protezione delle specie migratrici nelle zone umide di importanza internazionale (Convenzione di Ramsar). I SIC sono istituiti ai sensi della Direttiva Habitat al fine di mantenere o ripristinare un habitat naturale (allegato 1 della Direttiva) o una specie (allegato 2 della Direttiva) in uno stato di conservazione soddisfacente. Le ZSC sono l’evoluzione dei proposti SIC (pSIC) e ZPS individuati a seguito della redazione dei piani di gestione predisposti e approvati dalle comunità locali attraverso le deliberazioni dei Comuni in cui ricadono le zone. Per la conservazione dei siti, l’art. 6 della Direttiva 92/42/CEE e l’art. 5 del D.P.R. 357/97 prevedono la procedura di Valutazione di Incidenza, finalizzata a tutelare la Rete Natura 2000 da possibili perturbazioni esterne negative: ad essa sono sottoposti tutti i piani o progetti che possono avere incidenze significative sui siti di Rete Natura 2000. La D.G.R. della Lombardia n. 6420 del 27/12/2007 in materia di Valutazione Ambientale Strategica di Piani e Programmi ha ulteriormente precisato (cfr. Allegato 2 della D.G.R.) l’esigenza di un raccordo tra le procedure di VAS e di Valutazione di Incidenza, definendo le modalità per lo svolgimento di un unico procedimento coordinato. L’eventuale esigenza di svolgimento della Valutazione di Incidenza è previsto che venga esaminata congiuntamente alle più generali attività di scoping di cui al presente elaborato.

5.2. LA RETE NATURA 2000 NELL’AREA DI STUDIO Il territorio comunale dei Comuni di Carnago, Cavaria con Premezzo, Jerago con Orago e Solbiate Arno non è direttamente interessato dalla presenza di siti appartenenti alla Rete Natura 2000 (SIC e ZPS, ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE). Anche in relazione alla prima formulazione degli obiettivi generali di Piano è possibile assumere che gli effetti dei PGT non coinvolgano, in forma diretta o indiretta, alcun sito appartenente alla Rete Natura 2000; non si ravvisa pertanto occorrenza di raccordo tra la Valutazione Ambientale Strategica in oggetto e le procedure di Valutazione di Incidenza di cui alle norme di settore vigenti (cfr. direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE, DPR 357/97, DGR Lombardia 8 agosto 2003 n. 7/14106, DGR 15 ottobre 2004 n. 7/19018 e s.m.i.).

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