UNIVERSITA’ LUMSA Master in «Psicologia forense e criminologia»

"Criminalità organizzata e violenza".

Roma, 8 aprile 2016 La violenza come fondamento del c.d. metodo mafioso

Art. 416-bis c.p. L'associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per:  commettere delitti,  per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici;  per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri.

2 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI La violenza come fondamento del c.d. metodo mafioso

Gli elementi essenziali della definizione sono due:  il primo riguarda le finalità o gli scopi dell’associazione (commissione di delitti, controllo malavitoso del territorio, infiltrazione nell’economia e nella pubblica amministrazione);  il secondo si riferisce alle modalità con cui si raggiungono tali scopi: è quello che viene definito come METODO MAFIOSO e che di caratterizza per l’uso dell’intimidazione della violenza.

3 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI La violenza come fondamento del c.d. metodo mafioso

PERSONE

BENI AMBIENT VIOLENZA AMBIENT MAFIOSA PRIVATI E

SETTORE ECONOMIC O - FINANZIARI O

4 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI 1 - La violenza sulle persone – L’omicidio di mafia L’omicidio (a volte anche di due o più persone contemporaneamente) è la forma più grave di violenza posta in essere dalle organizzazioni mafiose.

L’omicidio di mafia, a differenza dell’omicidio comune o di altri contesti criminali, è il frutto di una "violenza programmata", s'inquadra cioè in un programma complessivo delle organizzazioni criminose, mirando ad una ridefinizione delle egemonie interne e, all'esterno, abbattendo gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione del piano di arricchimento e di dominio.

5 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI La violenza sulle persone – L’omicidio di mafia

Conflitti tra cartelli o federazioni di Strumento Strumento Conflitti clan violento di Conflitti violento di esterni Conflitti regolamentazio esterni O regolamentazio bilaterali o O Conflitti bilaterali o ne dei conflitti Conflitti faide m ne dei conflitti m interni e m m tra clan scissioni i i c c a a i i

d Sanzione d

f Sanzione f i i i i punitiva a punitiva a o o

d d Manifestazione di i i potere e/o di potere e/o di

reazione nei confronti dello Stato

6 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come strumento di regolamentazione dei conflitti tra clan

 Le due guerre di ‘ndrangheta:  Conflitti esterni la prima (1974-1977) e la  Conflitti tra cartelli o seconda (1985-1991). federazioni di clan  La guerra tra la N.C.O. di e la N.F (1979- Caratterizzati dalla 1983); contrapposizione di due  Il conflitto tra i BARDELLINO- schieramenti compositi su un ALFIERI contro i NUVOLETTA- territorio molto vasto. GIONTA (1984-1988); Le guerre tra cartelli tendono ad  Il conflitto tra l’ALLEANZA DI assumere i tratti dello scontro SECONDIGLIANO (Licciardi- totale; l’intero tessuto criminale si Mallardo-LoRusso) e il scinde in due fazioni contrapposte, sodalizio MISSO- inglobando anche le organizzazioni MAZZARELLA-SARNO (1998- più ridotte, le quali si vedono 1999). costrette a prendere posizione per l’una o per l’altra parte. 7 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come strumento di regolamentazione dei conflitti tra clan

 la faida di San Luca (1991-2007)  Conflitti esterni fra la cosca dei Nirta-Strangio e la  Conflitti bilaterali o cosca dei Pelle-Vottari, culminata faide con la famosa strage di Duisburg dell’agosto del 2007; Si tratta di scontri che  la prima faida di o di generalmente avvengono tra due Secondigliano (2004-2005) tra il clan, a volte con il rinforzo di alcuni clan DI LAURO e i c.d. Scissionisti alleati, che si contendono di uno (clan AMATO-PAGANO); specifico territorio (uno o più  la seconda faida di Scampia quartieri, uno o più comuni). Il (agosto-dicembre 2012) tra il clan territorio può essere comune ad degli Scissionisti e il Gruppo della entrambi i clan o si può trattare di VANNELLA-GRASSI. un territorio terzo o di confine.

8 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come strumento di regolamentazione dei conflitti tra clan

 Conflitti esterni  Conflitti bilaterali o faide La Prima faida di Scampia (anche faida di Secondigliano) è stata una guerra di combattuta soprattutto nel quartiere napoletano di Scampia, che ha coinvolto una serie di clan napoletani: da una parte i Di Lauro di via Cupa dell'Arco a Secondigliano (capeggiati da ), dall'altra la frangia dei cosiddetti "scissionisti", gruppo nato da una costola degli stessi Di Lauro (capeggiati da Raffaele Amato).

9 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come strumento di regolamentazione dei conflitti tra clan

 Conflitti esterni  Conflitti bilaterali o faide

Attualmente nella città di Napoli sono in corso numerose faide che vedono tra loro contrapposti diversi clan (alcuni storici altri emergenti) generate dalla ricerca di nuovi assetti criminali sul territorio e dalla conquista degli spazi operativi per la gestione delle attività delittuose (controllo delle estorsioni, traffico di droga e t.l.e., controllo del mercato del falso).

10 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come strumento di regolamentazione dei conflitti tra clan  Conflitti interni Si tratta di eventi che pur potendo essere ricondotti alla violenza manifestata all’esterno del clan (inteso come nucleo originario che ruota per lo piò intorno ad una famiglia leader, da cui il clan mutua il nome), si rivelano in definitiva interni a coalizioni, alleanza, federazioni di famiglie ecc.. Possono trovare la loro ragione in fatti contingenti legati alla valutazione negativa di un certo comportamento tenuto da un esponente (di solito di primo piano) del clan alleato:  sospetto che si mantengano contatti non episodici o intese nascoste con clan avversari;  la non dovuta considerazione – nell’ambito della distribuzione delle risorse economiche – dei familiari detenuti appartenenti alla propria specifica famiglia;  un comportamento irriguardoso che, pur essendo stato manifestato nell’ambito di relazioni di carattere privato, sia però indicativo del venir meno di un rispetto e di una fiducia reciproca;

11 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come strumento di regolamentazione dei conflitti tra clan  Conflitti interni – Le scissioni Particolari forme di conflitti interni sono rappresentate dalle c.d. scissioni in cui non si realizza la rottura di una coalizione di famiglie di pari rango criminale, ma una ribellione verso la famiglia leader di gruppi malavitosi tradizionalmente ad essa satelliti, mai per il passato in grado di esprimere un’autonoma capacità operativa e che però, da un certo momento, decidono di sovvertire le gerarchie interne. In questi casi, la ribellione alla famiglia-leader comporta per il gruppo scissionista la necessità di realizzare una sequenza ravvicinata di azioni violente e feroci che siano in grado di disorientare l’avversario e di annientarlo senza dargli la possibilità di reagire con il proprio apparato militare.

12 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come strumento di regolamentazione dei conflitti tra clan  Conflitti interni – Le scissioni Scissione di Scampia L'organizzazione, capeggiata Clan protagonista Amato-Pagano da Raffaele Amato e separatasi Aree di influenza Secondigliano, Scampia, nel 2004 dal clan Di Lauro (da Piscinola, Miano, Melito di qui il nome "scissionisti"), ha Napoli, Mugnano di Napoli iniziato un'attività camorristica Periodo 2004 parallela nell'ambito del Boss Raffaele Amato territorio cittadino. Sottogruppi Amato-Pagano Alleati Clan Abbinante Clan Pariante Clan Prestieri

Clan di derivazione Di Lauro

13 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come strumento di regolamentazione dei conflitti tra clan

LA CONFLITTUALITA’ TIPICA DEI CLAN CAMORRISTI

In alcune realtà criminali (es. la camorra), i conflitti interni sono una conseguenza della natura stessa e delle strategie operative delle organizzazioni malavitose. I clan camorristici, e in particolare quelli del capoluogo, per loro intrinseca natura, sono caratterizzati da notevole frammentarietà e fluidità, soffrono la condivisione prolungata delle strategie a lungo termine e degli stessi obiettivi immediati; desiderano, in definitiva, muoversi con ampi margini di autonomia e fluidità, senza sentirsi vincolati – se non per periodi limitati – di luoghi decisionali più ampi di quelli della famiglia leader. Per questo, preferiscono ingaggiare scontri armati, rischiare di perdere risorse umane, ma alla fine restare con le mani libere nella gestione dei propri affari criminali.

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L’omicidio di mafia come sanzione punitiva

La seconda tipologia è rappresentata dall’omicidio di mafia come strumento punitivo per ristabilire (spesso al proprio interno, ma talvolta anche all’esterno) l’ordine nel sistema di regole mafiose che lo sorregge e governa.

Violare una regola interna al vincolo associativo significa tradire dell’essenza stessa dell’organizzazione e dei suoi scopi. La violenza assume, quindi, una funzione sanzionatoria e costituisce la risposta alle violazioni:  delle regole di fedeltà, onore e rispetto sulle quali si fonda l’associazione mafiosa;  dei codici mafiosi di cui sono intrise le condotte degli appartenenti al clan;  del potere intimidatorio e delle condizioni di assoggettamento e di omertà esercitato sul proprio territorio dal gruppo criminale.

15 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come sanzione punitiva Ipotesi principali 1. fuoriuscita di un membro dall’organizzazione per dissociazione o collaborazione con la giustizia: sono frequenti, in questi casi, le vendette trasversali e le ritorsioni nei confronti dei familiari, soprattutto quando questi non aderiscono ai programmi di protezione; 2. violazione delle regole associative (c.d. sgarro) da parte di uno degli affiliati in relazione alla gestione di determinate attività che sono incompatibili con le strategie complessive del clan (es. negoziare in segreto l’acquisto e la vendita di partite di stupefacente, compiere azioni estorsive in maniera autonoma e senza il placet della dirigenza dell’organizzazione, ecc.);

16 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come sanzione punitiva Ipotesi principali 3. minacce al clan provenienti dall’esterno attraverso una violazione delle regole di assoggettamento e di omertà da parte di chi dovrebbe soggiacere a queste regole (es. denunce di atti estorsivi, testimonianze giudiziarie, ecc.). Si tratta di una forma di violazione molto temibile per l’organizzazione poiché è in grado di generare comportamenti emulativi che – se a loro volta sorretti dalla presenza delle istituzioni – rischiano di erodere gran parte del potere esercitato sul territorio; 4. Punizione di azioni o comportamenti che vengono ritenuti particolarmente lesivi dell’onore, del prestigio e dell’autorevolezza del clan o di uno dei suoi principali affiliati (es. aver avuto una relazione o aver insidiato la donna del boss; campagne giornalistiche contro un clan o di un suo membro autorevole, ecc.). In questi casi, la violenza tracima oltre le regole delle logiche del clan in quanto serve a risolvere vicende private del singolo, il quale incapace di misurarsi secondo regole di comportamento comuni, la usa nei suoi momenti di crisi.

17 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come manifestazione di potere e/o di reazione nei confronti dello Stato

In alcuni casi, l’organizzazione criminale mafiosa ricorre all’omicidio per colpire uomini delle Istituzioni (magistrati, esponenti delle forze di polizia, pubblici amministratori, ecc.) come forma di manifestazione di aperta contrapposizione ai poteri dello Stato e/o di reazione verso provvedimenti o azioni repressive di particolare entità.

18 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio nel sistema dei valori mafiosi

Il prestigio del mafioso nasce dall’omicidio In un sistema di valori come quello mafioso, fondato sulla violenza, l’onore, il coraggio e la lotta per la supremazia, non esiste un modo più definitivo di affermare la propria eccellenza del togliere la vita di un altro uomo. Data l’importanza del conflitto d’onore nella strategia dei valori mafiosi, il togliere la vita, l’uccidere competitori temibili, è onorevole al più alto grado. L’uso della violenza omicida, anche per una sola volta, è indispensabile per l’uomo d’onore. Senza avere mai ucciso nessuno non si può sperare di incutere paura, né di venire riconosciuti e rispettati come mafiosi.

19 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio nel sistema dei valori mafiosi

L’atto omicida – specie se effettuato nel corso di una competizione per la supremazia, di qualunque genere questa possa essere – indica coraggio, capacità di imporsi come uomo e comporta un’automatica attribuzione di maggiore peso e valore all’interno dell’organizzazione. Ad esempio, nella ‘ndrangheta se l’atto compiuto è particolarmente rilevante, può essere assegnata all’affiliato una «sopra- dote», ovvero un’attribuzione di merito Sgarrista che gli consentirà di svolgere particolari di incarichi o funzioni (es. far parte sangue stabilmente del gruppo di fuoco del clan).

20 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI La violenza sulle persone – Il sequestro di persona a scopo di estorsione

 Negli anni 70, la ‘ndrangheta utilizza i sequestri di persona per acquisire soldi necessari per entrare nel grosso giro del traffico di droga e degli appalti.  Furono nei mirino dei sequestratori in quegli anni tutti i professionisti e imprenditori più benestanti del reggino (soprattutto della Locride).  Le persone sequestrate venivano nascoste nel territorio aspromontano, le 'ndrine coinvolte erano quelle di Platì e San Luca che operavano in Piemonte, quelle del reggino e del lametino in Pianura Padana e infine quelle di Gioia Tauro e della Locride a Roma.  Dei 180 riconducibili alla ‘ndrangheta 124 sono stati effettuati in Calabria 56 in altre regioni del Paese. 21 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI 2 - La violenza sui beni

La violenza connessa alla presenza e alle attività illecite della criminalità organizzata su un determinato territorio si esplica molto spesso anche verso i beni e il patrimonio delle vittime determinandone:  la perdita definitiva o il danneggiamento (es. attentati dinamitardi, incendi, ecc.);  il trasferimento coattivo dal titolare all’organizzazione criminale (es. estorsioni, usura, ecc.) La violenza sui beni – Gli attentati intimidatori Gli attentati intimidatori (danneggiamenti, incendi, minacce di morte, ecc.) costituiscono espressioni di violenza utilizzate in maniera strumentale dalla criminalità organizzata per il perseguire i propri scopi illeciti, fra cui:  convincere gli imprenditori al pagamento del pizzo o a sottostare ad altre imposizioni di tipo economico;  intimorire gli amministratori locali o imporre loro il compimento di atti nell’interesse del clan.

23 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI La violenza sui beni – Le estorsioni di denaro

Le estorsioni (c.d. “pizzo”) costituiscono il reato tipico della criminalità organizzata finalizzato a sostenere le famiglie, i clan, le ‘ndrine, assicurare uno stipendio agli affiliati, assistere i carcerati, pagare gli avvocati. Il “pizzo” accresce il dominio dell’organizzazione, conferisce un sempre maggiore prestigio ai clan, misura il tasso di omertà di una zona, di un quartiere e di una comunità. Il pagamento avviene, di norma, dopo una fase di “avvicinamento” e intimidazione, e si conclude con un accordo, più o meno volontario, tra vittima ed estortore. 24 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI La violenza sui beni – Le estorsioni di denaro Le estorsioni costituiscono una delle maggiori fonti di reddito delle organizzazioni criminali, nonché una forma di controllo del territorio e di perpetrazione del proprio potere economico, politico e sociale. Nello stesso tempo, rappresentano una delle principali “forme di trasferimento coattivo” di ricchezza dall’economia legale a quella criminale.

25 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI La violenza sui beni – Le estorsioni di denaro La violenza sui beni – Le estorsioni di denaro

Fonte Rapporto SOS impresa - 2010 I.S.E. (Indice sintomatico di fatti estorsivi). Si ottiene incrociando i dati delle denunce di estorsione con quelli di altri reati sintomatici di intimidazioni alle aziende e di richieste di pizzo, quali gli incendi dolosi e gli attentati dinamitardi, danneggiamenti. La violenza sui beni – L’usura

Fenomeno economico: imposizione, sui prestiti di denaro, di un tasso eccessivo rispetto alle condizioni di mercato.

Reato: art. 644 codice penale L'usura è un reato che consiste nel concedere un prestito a un tasso d'interesse superiore al cosiddetto "tasso soglia", che si calcola aumentando del 50% il tasso effettivo globale medio (TEGM) relativo ai vari tipi di operazioni creditizie, rilevato ogni tre mesi dal Ministero del Tesoro e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. 28 La violenza sui beni – L’usura

Le organizzazioni non sono interessate solamente a percepire gli utili derivanti dai finanziamenti concessi a tassi usurai ma anche e, soprattutto, a pervenire al progressivo controllo di attività imprenditoriali lecite, esautorando, in modo coercitivo, i legali proprietari.

(compartecipazione nel capitale di controllo imposto dalla stessa organizzazione criminale o la sua surrogazione nell’assetto proprietario originale). 3 - La violenza sul sistema economico–finanziario

“… la criminalità organizzata può sfibrare il tessuto di una società; può mettere a repentaglio la democrazia, frenarla dove debba ancora consolidarsi […]. Nel nostro Mezzogiorno, le organizzazioni di stampo mafioso spiccano per longevità storica, radicamento territoriale, capillarità […]. Se gli effetti sociali e politici del crimine organizzato sono riconosciuti e studiati, quelli economici lo sono meno. Ma non sono meno pericolosi.”

(Intervento di Mario Draghi - presso l’Università degli Studi di Milano, 11 marzo 2011) La violenza sul sistema economico–finanziario

La presenza della criminalità organizzata in un determinato territorio produce notevoli danni al sistema economico- finanziario legale:  inquinando il mercato legale con i capitali provenienti dalle attività illecite (riciclaggio e reimpiego);  costituendo o acquisendo il controllo di attività economiche e commerciali (imprese mafiose);  erogando alle imprese mafiose flussi finanziari a costi ben inferiori a quelli (in genere più alti) praticati dalle banche;  imponendo i fornitori o la manodopera;  impedendo ad alcuni soggetti di accedere a determinati mercati;  determinando coattivamente i prezzi di materie prime o prodotti, ecc. La violenza sul sistema economico–finanziario

32 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI La violenza sul sistema economico–finanziario

33 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI La violenza sul sistema economico–finanziario

L’IMPRESA MAFIOSA L’impresa mafiosa gode dei vantaggi monopolistici della struttura criminale di riferimento, sia nella forma del mafioso – imprenditore, sia in quella della impresa collusa, contigua o collegata con le mafie. La superiorità economica sulle altre imprese viene garantita, a parità di tutte le altre condizioni, da diversi vantaggi competitivi che interessano le tre macroaree fondamentali dell’economia legale di mercato:  la concorrenza;  la forza lavoro e i costi ad essa connessi;  le risorse finanziarie. 34 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI società 

società 

I vantaggio - Scoraggiamento della concorrenza 35 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI La violenza sul sistema economico–finanziario

SCORAGGIAMENTO DELLA CONCORRENZA

Il primo vantaggio competitivo consiste nella creazione di un “ombrello protezionistico” intorno al mercato di pertinenza dell’impresa mafiosa tramite lo scoraggiamento della concorrenza. L’impresa mafiosa riesce ad assicurarsi merci e materie prime a prezzi di favore, nonché commesse, appalti e mercati di vendita senza essere esposta alla stessa pressione concorrenziale di cui devono tenere conto le altre imprese. La capacità di intimidazione del metodo mafioso è tale da agire come una vera e propria barriera doganale (mercati commerciali chiusi a terzi dalla pratica della violenza mafiosa)

36 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI La violenza sul sistema economico–finanziario

FORZA LAVORO  Utilizzo di mano d’opera in nero;  controllo con metodo mafioso del capitale umano impegnato nell’azienda;  pagamento della retribuzioni degli operai solo formalmente secondo i parametri del contratto sindacale (compressione salariale);  sistematica evasione degli obblighi previdenziali e contributivi.

37 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI La violenza sul sistema economico–finanziario

RISORSE FINANZIARIE L’ultimo dei tre vantaggi competitivi dell’impresa mafiosa consiste nella sua maggiore disponibilità di risorse finanziarie rispetto a un’impresa legale. Tale maggiore disponibilità deriva da:  illimitato accesso al credito attraverso l’uso di capitali di provenienza illecita;  nessuna o limitata richiesta di garanzie di natura patrimoniale per l’accesso al credito;  basso costo del denaro da riciclaggio da reimpiegare nell’attività imprenditoriale;  immediata disponibilità delle somme richieste, con procedure molto semplificate.

38 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI La violenza sul sistema economico–finanziario

Oltre a produrre costi alle singole vittime, le attività criminali provocano una serie di costi “indiretti” che incidono notevolmente sullo sviluppo economico. Ad esempio, le estorsioni, oltre a sottrarre direttamente risorse agli imprenditori assoggettati al racket, disincentivano gli investimenti nella economia locale.

1. le imprese locali tendono a mantenere di dimensioni ridotte, a mostrare tassi di produttività e di innovazione tecnologica relativamente bassi e a restare in settori tradizionali, anche per evitare o contenere le “attenzioni” delle cosche; 2. si verifica uno scoraggiamento agli investimenti esteri e una fuga di capitali dal territorio. La violenza sul sistema economico–finanziario

In definitiva, la presenza della criminalità mafiosa contribuisce a realizzare quel fenomeno che gli economisti chiamano adverse selection:

 le imprese legali che in condizioni diverse potrebbero reggere la concorrenza, espandersi e innovare, vengono danneggiate, crescono meno di quanto potrebbero e, ove possono, tendono a spostarsi in territori più sicuri;  gli investimenti esterni, così come le risorse umane dotate di talento, tendono ad andare altrove;  le imprese colluse che rimangono sul territorio (e che spesso sono anche quelle meno efficienti), invece, vengono “premiate” e crescono più di quanto avverrebbe in condizioni di normalità. 4 – La violenza sull’ambiente

«Basta essere furbi, aspettare delle giornate di mare giusto, e chi vuoi che se ne accorga?». "E il mare? Che ne sarà del mare della zona se l'ammorbiamo?". "Ma sai quanto ce ne fottiamo del mare? Pensa ai soldi che con quelli, il mare andiamo a trovarcelo da un'altra parte..." » (Dialogo fra due capi 'Ndrangheta)

Le organizzazioni criminali, generalmente di tipo mafioso dedite al traffico di rifiuti e allo smaltimento illegale degli stessi, arrecano gravissimi danni all'ambiente (ecomafia). La violenza sull’ambiente

Il ruolo giocato dalle mafie "tradizionali" è generalmente molto importante nelle attività «ecomafiose». Esse compiono reati ambientali grazie alla compiacenza di imprese private, amministratori locali e organi di controllo corrotti. Lo smaltimento illegale di rifiuti tossici o di scorie nucleari da parte di aziende che hanno ricevuto l'appalto per la loro depurazione, gestione e messa in sicurezza è considerato uno dei campi di attività delle ecomafie più lucroso e pericoloso. La violenza sull’ambiente

In Italia lo smaltimento illegale di rifiuti tossici ha riguardato in particolar modo la Campania e la Calabria; alcune zone geografiche sono state denominate con appellativi specifici ad indicare la gravità delle conseguenze dello sversamento illegale (Triangolo della morte Acerra- Nola-Marigliano, Terra dei fuochi). La violenza sull’ambiente

44 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI La violenza sull’ambiente

Metodi illegali di smaltimento  Abbandono di rifiuti nel territorio o nelle acque (grotte, cave, boschi, fiumi, fondali marini,...);  Accumulo di rifiuti in vecchie imbarcazioni, che vengono poi affondate in alto mare;  Combustione illegale dei rifiuti, che provoca emissioni di sostanze tossiche tra cui le diossine;  Occultamento dei rifiuti in fondamenta di edifici in costruzione, terrapieni di infrastrutture stradali, scavi vari;  Miscelazione di rifiuti pericolosi con materiali ritenuti innocui da rivendere o riutilizzare, ad esempio terre e rocce per riempimenti, compost per uso agricolo,...;  Smaltimento di rifiuti pericolosi classificandoli fraudolentemente come non pericolosi, risparmiando sui costi;  Esportazione di rifiuti pericolosi nei paesi in via di sviluppo, in cui non esistono impianti di smaltimento o recupero adeguati. La violenza sull’ambiente La violenza sull’ambiente

47 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI GRAZIE PER L’ATTENZIONE

Ten. Col. Giuseppe FURCINITI Cell. 3294308936 E-mail: [email protected]

48 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI