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UNIVERSITA’ LUMSA Master in «Psicologia forense e criminologia» "Criminalità organizzata e violenza". Roma, 8 aprile 2016 La violenza come fondamento del c.d. metodo mafioso Art. 416-bis c.p. L'associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per: commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici; per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri. 2 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI La violenza come fondamento del c.d. metodo mafioso Gli elementi essenziali della definizione sono due: il primo riguarda le finalità o gli scopi dell’associazione (commissione di delitti, controllo malavitoso del territorio, infiltrazione nell’economia e nella pubblica amministrazione); il secondo si riferisce alle modalità con cui si raggiungono tali scopi: è quello che viene definito come METODO MAFIOSO e che di caratterizza per l’uso dell’intimidazione della violenza. 3 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI La violenza come fondamento del c.d. metodo mafioso PERSONE BENI AMBIENT VIOLENZA AMBIENT MAFIOSA PRIVATI E SETTORE ECONOMIC O - FINANZIARI O 4 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI 1 - La violenza sulle persone – L’omicidio di mafia L’omicidio (a volte anche di due o più persone contemporaneamente) è la forma più grave di violenza posta in essere dalle organizzazioni mafiose. L’omicidio di mafia, a differenza dell’omicidio comune o di altri contesti criminali, è il frutto di una "violenza programmata", s'inquadra cioè in un programma complessivo delle organizzazioni criminose, mirando ad una ridefinizione delle egemonie interne e, all'esterno, abbattendo gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione del piano di arricchimento e di dominio. 5 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI La violenza sulle persone – L’omicidio di mafia Conflitti tra cartelli o federazioni di Strumento Strumento Conflitti clan violento di Conflitti violento di esterni Conflitti regolamentazio esterni O regolamentazio bilaterali o O Conflitti bilaterali o ne dei conflitti Conflitti faide m ne dei conflitti m interni e m m tra clan scissioni i i c c a a i i d Sanzione d f Sanzione f i i i i punitiva a punitiva a o o d d Manifestazione di i i potere e/o di potere e/o di reazione nei confronti dello Stato 6 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come strumento di regolamentazione dei conflitti tra clan Le due guerre di ‘ndrangheta: Conflitti esterni la prima (1974-1977) e la Conflitti tra cartelli o seconda (1985-1991). federazioni di clan La guerra tra la N.C.O. di Raffaele Cutolo e la N.F (1979- Caratterizzati dalla 1983); contrapposizione di due Il conflitto tra i BARDELLINO- schieramenti compositi su un ALFIERI contro i NUVOLETTA- territorio molto vasto. GIONTA (1984-1988); Le guerre tra cartelli tendono ad Il conflitto tra l’ALLEANZA DI assumere i tratti dello scontro SECONDIGLIANO (Licciardi- totale; l’intero tessuto criminale si Mallardo-LoRusso) e il scinde in due fazioni contrapposte, sodalizio MISSO- inglobando anche le organizzazioni MAZZARELLA-SARNO (1998- più ridotte, le quali si vedono 1999). costrette a prendere posizione per l’una o per l’altra parte. 7 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come strumento di regolamentazione dei conflitti tra clan la faida di San Luca (1991-2007) Conflitti esterni fra la cosca dei Nirta-Strangio e la Conflitti bilaterali o cosca dei Pelle-Vottari, culminata faide con la famosa strage di Duisburg dell’agosto del 2007; Si tratta di scontri che la prima faida di Scampia o di generalmente avvengono tra due Secondigliano (2004-2005) tra il clan, a volte con il rinforzo di alcuni clan DI LAURO e i c.d. Scissionisti alleati, che si contendono di uno (clan AMATO-PAGANO); specifico territorio (uno o più la seconda faida di Scampia quartieri, uno o più comuni). Il (agosto-dicembre 2012) tra il clan territorio può essere comune ad degli Scissionisti e il Gruppo della entrambi i clan o si può trattare di VANNELLA-GRASSI. un territorio terzo o di confine. 8 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come strumento di regolamentazione dei conflitti tra clan Conflitti esterni Conflitti bilaterali o faide La Prima faida di Scampia (anche faida di Secondigliano) è stata una guerra di camorra combattuta soprattutto nel quartiere napoletano di Scampia, che ha coinvolto una serie di clan napoletani: da una parte i Di Lauro di via Cupa dell'Arco a Secondigliano (capeggiati da Paolo Di Lauro), dall'altra la frangia dei cosiddetti "scissionisti", gruppo nato da una costola degli stessi Di Lauro (capeggiati da Raffaele Amato). 9 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come strumento di regolamentazione dei conflitti tra clan Conflitti esterni Conflitti bilaterali o faide Attualmente nella città di Napoli sono in corso numerose faide che vedono tra loro contrapposti diversi clan (alcuni storici altri emergenti) generate dalla ricerca di nuovi assetti criminali sul territorio e dalla conquista degli spazi operativi per la gestione delle attività delittuose (controllo delle estorsioni, traffico di droga e t.l.e., controllo del mercato del falso). 10 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come strumento di regolamentazione dei conflitti tra clan Conflitti interni Si tratta di eventi che pur potendo essere ricondotti alla violenza manifestata all’esterno del clan (inteso come nucleo originario che ruota per lo piò intorno ad una famiglia leader, da cui il clan mutua il nome), si rivelano in definitiva interni a coalizioni, alleanza, federazioni di famiglie ecc.. Possono trovare la loro ragione in fatti contingenti legati alla valutazione negativa di un certo comportamento tenuto da un esponente (di solito di primo piano) del clan alleato: sospetto che si mantengano contatti non episodici o intese nascoste con clan avversari; la non dovuta considerazione – nell’ambito della distribuzione delle risorse economiche – dei familiari detenuti appartenenti alla propria specifica famiglia; un comportamento irriguardoso che, pur essendo stato manifestato nell’ambito di relazioni di carattere privato, sia però indicativo del venir meno di un rispetto e di una fiducia reciproca; 11 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come strumento di regolamentazione dei conflitti tra clan Conflitti interni – Le scissioni Particolari forme di conflitti interni sono rappresentate dalle c.d. scissioni in cui non si realizza la rottura di una coalizione di famiglie di pari rango criminale, ma una ribellione verso la famiglia leader di gruppi malavitosi tradizionalmente ad essa satelliti, mai per il passato in grado di esprimere un’autonoma capacità operativa e che però, da un certo momento, decidono di sovvertire le gerarchie interne. In questi casi, la ribellione alla famiglia-leader comporta per il gruppo scissionista la necessità di realizzare una sequenza ravvicinata di azioni violente e feroci che siano in grado di disorientare l’avversario e di annientarlo senza dargli la possibilità di reagire con il proprio apparato militare. 12 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come strumento di regolamentazione dei conflitti tra clan Conflitti interni – Le scissioni Scissione di Scampia L'organizzazione, capeggiata Clan protagonista Amato-Pagano da Raffaele Amato e separatasi Aree di influenza Secondigliano, Scampia, nel 2004 dal clan Di Lauro (da Piscinola, Miano, Melito di qui il nome "scissionisti"), ha Napoli, Mugnano di Napoli iniziato un'attività camorristica Periodo 2004 parallela nell'ambito del Boss Raffaele Amato Cesare Pagano territorio cittadino. Sottogruppi Amato-Pagano Alleati Clan Abbinante Clan Pariante Clan Prestieri Clan di derivazione Di Lauro 13 Lezioni Ten.Col. Giuseppe FURCINITI L’omicidio di mafia come strumento di regolamentazione dei conflitti tra clan LA CONFLITTUALITA’ TIPICA DEI CLAN CAMORRISTI In alcune realtà criminali (es. la camorra), i conflitti interni sono una conseguenza della natura stessa e delle strategie operative delle organizzazioni malavitose. I clan camorristici, e in particolare quelli del capoluogo, per loro intrinseca natura, sono caratterizzati da notevole frammentarietà e fluidità, soffrono la condivisione prolungata delle strategie a lungo termine e degli stessi obiettivi immediati; desiderano, in definitiva, muoversi con ampi margini di autonomia e fluidità, senza sentirsi vincolati – se non per periodi limitati – di luoghi decisionali più ampi di quelli della famiglia leader. Per questo, preferiscono ingaggiare scontri armati, rischiare di perdere risorse umane, ma alla fine restare con le mani libere nella gestione dei propri affari criminali. L’omicidio di mafia come sanzione punitiva La seconda tipologia è rappresentata dall’omicidio di mafia come strumento punitivo per ristabilire (spesso al proprio interno, ma talvolta anche all’esterno) l’ordine nel sistema di regole mafiose che lo sorregge e governa. Violare una regola interna al vincolo associativo significa tradire dell’essenza stessa dell’organizzazione e dei suoi scopi. La violenza assume, quindi, una funzione sanzionatoria e costituisce la risposta alle violazioni: delle regole di fedeltà, onore e rispetto sulle quali si fonda l’associazione mafiosa; dei codici mafiosi di cui sono intrise le condotte degli appartenenti al clan; del

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