Testo M. ROSARIA BUCCARELLO
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AUTORE DEL TESTO : MARIA ROSARIA BUCCARELLO INDIRIZZO : Via Alessandro Manzoni, n. 33 – Taviano (LE) E-MAIL : [email protected] SCUOLA DI APPARTENENZA : ITE “ A. De Viti De Marco ” – CASARANO (LE) CLASSE : 5^ A Amministrazione Finanaza e Marketing DOCENTE COORDINATORE : Prof.ssa LAURA MARZO E-MAIL : [email protected] TRACCIA N. 2 TIPOLOGIA TESTUALE : SAGGIO BREVE TITOLO DELL’ELABORATO : “ I giovani…. le loro idee vincenti e “visionarie “ TITOLO E AUTORE DEI TESTI CONSULTATI : AA.VV., Legge 13 Luglio 2015, n. 107, testo integrale, pubblicato nella “ Gazzetta Ufficiale, Serie Generale, n. 162 , del 15 Luglio 2015. AA.VV., Siamo 7 miliardi. Troppi?, stime, statistiche e articoli vari pubblicati in : www.focus.it, 25 Ottobre 2011. BELLO A. , La regressione del Sud e i mantra dell’Impadania , in “ Apulia ”, III Rassegna, Settembre 2009. DOBICI F., Giovani e Mezzogiorno. La questione del lavoro , in “ Apulia ”, I Rassegna, Marzo 2006. MENGONI M., Parole in circolo , testo integrale della canzone, tratta dall’album “Le cose che non ho ”, Etichetta Sony Music, 4 Dicembre 2015. PRINCIPATO G., Il patrimonio delle competenze e il capitale intellettuale: una questione di sicurezza nazionale , in Il mondo dell’intelligence - www.sicurezzanazionale.gov.it, 15 Luglio 2014. I GIOVANI ……. LE LORO IDEE VINCENTI E “VISIONARIE” Testo di Maria Rosaria Buccarello “Giovani e lavoro”: al giorno d’oggi sembra quasi un ossimoro. Negli ultimi dieci anni, infatti, la percentuale di neolaureati italiani, che ha deciso di abbandonare il proprio nido per cercare fortuna nei Paesi del Nord Europa, è notevolmente cresciuta, fino a raggiungere il 49%. Questo fenomeno dilagante può essere appunto definito “fuga dei cervelli”, in quanto sono proprio i giovani più capaci a decidere di emigrare all’Estero, per ottenere un impiego conforme al proprio titolo di studio, non riuscendo ad accontentarsi dei comuni “lavoretti” che l’Italia offre. Contrariamente a quanto accade in Italia, i Paesi esteri dispongono infatti di maggiori tipologie di impieghi in vari campi, riuscendo così ad accogliere le idee innovative dei giovani, stimolandoli alla progettazione. I neolaureati italiani che emigrano per lavoro sono infatti sempre in crescita, proprio a causa della scarsità di posti e della “chiusura mentale”, nei confronti di impieghi non ancora introdotti nel mondo del business . All’Estero, ai giovani e brillanti lavoratori viene sempre offerta una retribuzione adeguata, ma, soprattutto, una gratificazione personale, derivante dalla possibilità di sfruttare le proprie conoscenze e tale da invogliarli ad impegnarsi di più nello svolgimento delle proprie mansioni occupazionali. Tutti i sacrifici fatti per conseguire i vari titoli di studio vengono finalmente ripagati e le competenze acquisite nel corso degli anni possono, finalmente, essere sfruttate e trasformate in gratificazioni professionali e remunerazione adeguata ad esse. Dal momento che l'efficienza di un Paese aumenta con l'aumentare della popolazione, come riporta il giornale scientifico Focus , con l'esilio volontario dei nostri “cervelloni”, perdiamo anche la possibilità di essere un Paese sviluppato e al passo con i tempi, proprio come sostiene il giornalista A.Bello nel contributo “La regressione del Sud e i mantra dell’Impadania ”, pubblicato nel Settembre 2009 sulla Rassegna “Apulia ”. Secondo Aldo Bello, in genere dalle nostre terre “si spostano gli intraprendenti e i capaci e si deteriora progressivamente il capitale umano del Sud”. Come si è detto, la migrazione giovanile è dovuta soprattutto alla scarsità di posti di lavoro e alla “chiusura mentale” nei confronti di impieghi non ancora inseriti nel mondo del business . I giovani italiani, tra l’altro, non sono poi inseriti nella globalizzazione mondiale ed economica in maniera tale da poter fare ciò che è perfettamente di loro competenza o che rientra negli interessi personali. Il sistema italiano non permette infatti ai giovani di esprimersi a fondo e, ad aggravare il tutto, contribuisce in misura determinante la crisi economica, che non mostra fasi di ripresa e che impedisce loro di intraprendere attività nuove. E come potrebbe lo Stato, con il solo uso dei propri mezzi, aiutare un neolaureato con la voglia di intraprendere un nuovo impiego o di mettersi in proprio, ma impossibilitato a realizzare un sogno, perché in possesso di un capitale iniziale troppo esiguo per avviare una qualsiasi attività ? Forse un modo ci sarebbe nel nostro moderno “villaggio globale”, per risolvere questo gravoso problema ed è rappresentato dalla sussidiarietà, principio regolativo già adottato in numerosi Paesi, che consiste nell’offerta, da parte dei singoli Governi, di una disponibilità economica che lo Stato, in quanto Istituzione, deve offrire per sostenere le iniziative dei cittadini che dimostrino l’intenzione di intraprendere un’attività economica, ma che inizialmente non dispongono dei mezzi sufficienti per farlo. Grazie a questo principio, si può parlare attualmente di Welfare State , ossia lo stato di benessere che dovrebbe essere alla base di ogni società civile e progredita, in modo che ogni cittadino possa condurre una vita serena. Non sempre, però, il principio di sussidiarietà è realizzato o realizzabile, un po’ per colpa della scarsa volontà dei Governi, un po’ per la paura dei giovani a “lanciarsi” in nuove esperienze. Basti pensare che, secondo recenti dati ISTAT, in Italia vi sono meno brevetti rispetto a quanti ne sono posseduti dai colleghi europei. Ciò accade a causa dello scarso interesse dei giovani nei confronti dello Start-Up , che in Italia non attecchisce, probabilmente per colpa della scarsa importanza che la popolazione attribuisce alle novità. Per questo motivo, i giovani più promettenti, ma anche più esigenti, si spostano verso nuove mete e nuovi Paesi, al fine di “internazionalizzare” le loro idee vincenti e “visionarie”, come spiega anche Fulvio Dobici in un articolo pubblicato sempre nella Rassegna “ Apulia “ nel Marzo 2006. Ma quand’è che lo Stato si ricorda di possedere dei talenti? Quando a questi viene riconosciuto un merito per qualche azione intelligente compiuta all’Estero! Ed è solo in quel momento che lo Stato ne rivendica la cittadinanza. Come fare, allora, a convincere i nostri giovani a non espatriare, portando le proprie idee e i propri talenti all’Estero, favorendo così lo sviluppo economico e culturale di altri Paesi ? Un modo ci sarebbe ed è quello di introdurre i giovani nel mondo del lavoro sin da scolari; proprio per questo, il Governo Renzi ha deciso di varare una Legge, la n.107 del 13 Luglio 2015 sulla “Buona Scuola”, che consente agli studenti, già dal terzo anno del secondo biennio, di sperimentare varie tipologie di impiego, alternandolo alle normali ore di scuola, sotto forma di tirocinio, per cominciare ad interagire con l’ambiente lavorativo ed iniziare ad integrarsi in esso, ma anche per poter acquisire una preparazione ed un orientamento per il futuro. Sarà questa la giusta strada per uscire da quest'oblio della disoccupazione giovanile? E’ questo indubbiamente un ruolo che la Scuola dovrebbe assumere insieme allo Stato, per garantire un futuro sicuro ai giovani italiani, compiendo un enorme passo in avanti, almeno per cercare di risollevare lo sviluppo del nostro Paese e, soprattutto, per aiutare i nostri giovani a sfruttare le proprie competenze nel territorio d’appartenenza. Ma è sufficiente questa riforma per cambiare la situazione attuale? Probabilmente, per il momento, ciò non è ancora sufficiente, dal momento che la percentuale di giovani emigrati all'Estero è restia a calare. O sarà forse ancora troppo presto per notare il cambiamento? Rimane un dato di fatto, la cui oggettività resta purtroppo indiscutibile, cioè che il cammino verso l’arresto della “fuga dei cervelli” è ancora molto lungo, ma non certo impossibile da intraprendere. Per il momento, sarebbe necessario almeno non mollare e, piuttosto, cercare di lottare per lo sviluppo dell'innovazione del proprio Paese. Probabilmente, però, non bisognerebbe pensare esclusivamente alla remunerazione del lavoro ma anche al suo reale valore e, soprattutto, all'interesse personale nei confronti di ciò che si sta facendo e che, nella maggior parte dei casi, accompagnerà l'individuo per gran parte della sua vita. Ogni giorno di lavoro deve costituire, per l'uomo, un motivo di orgoglio e non dovrebbe comportare tristezza o senso di costrizione. Per questo ogni persona dovrebbe scegliere il lavoro che più la rappresenta e, soprattutto, dovrebbe svolgere questo lavoro nel proprio Paese, accanto alla propria famiglia, senza arrendersi alle prime sconfitte, ma confidando sempre nelle proprie possibilità, perché un atteggiamento rinunciatario è il peggior deterrente per una motivazione che possa stimolare e coinvolgere le giovani generazioni e, come cita il cantante Marco Mengoni nel brano “ Parole in circolo ”, bisogna “…. crederci, per coltivare un sogno su questa terra spaventosamente arida……..”. Maria Rosaria Buccarello ITE “ A. De Viti De Marco ” - Classe 5^ A AFM .