Sottoceneri

Carta comini O O u_

CATTEDRALE NEL DESERTO

Emigrante: Carlo Martinetti Pare che nel progettare la chiesa l'architetto incarica­ :||;|§|ftt Emigrazione: Algeria to dei lavori, Costantino Maselli. si sia ispirato al di­ Costruzione: 1895-1905 segno di una cattedrale vista dal giovane Carlo in Al­ Slittili^ geria.

Dal 1895 al 1905 a spese del cavalier Ricordiamo che questo paese di fede musulmana fu. Carlo Martinetti venne eretta a Cerne- fino agli inizi degli anni Sessanta, colonia francese e sio di Barbengo la monumentale chie­ ospitava una folta comunità di cattolici. Dell'architet­ sa dedicata a San Carlo. In stile preva­ to Maselli si sa che aveva progettato una ventina di per ehi transita per la prima volta su questa stra-i lentemente neoromanico, fu disegnata chiese, di cui però soltanto dieci furono edificate. da* Per îa sua postzione solitaria, che le conferH Barbengo dall'architetto Costantino Maselli, ni­ IlllIB^ pote del Martinetti. chitetttira ha ricevuto coi tempo l'appellativo dt: "Cattedrale nel Desetto". E' nota come la "Cattedrale nel deserto": per la sua imponenza, ma anche per l'ubicazione, decisamente Ispirata all'architettura ecclesiastica rnedioeyale, fuori mano. Per questo era spesso chiusa e comunque la chiesa è impostala su uno stile che fa riferì-; scarsamente frequentata, fino al 1982, quando ospitò mento a caratteri romanici contaminati da eie-; addirittura un affollatissimo concerto. mentì tìpici dell' archi lettura gotica. Ha un im­ pianto a croce con una navata allungata e due: La chiesa, già di proprietà della Curia vescovile, nel­ grandi cappelle laterali In fondo alla navata si er­ l'arco di sessantanni è andata degradandosi per ge la facciata principale davanti alla quale si apre; mancata manutenzione. un sagrato. La navata è lunga ben 89 metri; l'alta­ re principale è in pregiato marmo di Carrara. E' poi passata alla parrocchia di Barbengo, che ha provveduto alla sistemazione del tetto e delle gron­ L'edificio è iscrìtto nell'elenco dei monumenti daie e posato un organo, fabbricato a Curio. stori ci e artistic t del Cantone Ti eìno. Originario di Barbengo, Carlo aveva soltanto sedici anni quando, con altri compaesani, decise di partire per l'Algeria. Quell'allontanamento aveva indotto il ragazzo a ritirarsi in preghiera e a fare un voto a San Carlo: elevare un tempio in suo onore, in quel di Cer- nesio, qualora avesse trovato in Africa la fortuna che andava cercando.

Secondo un'altra versione dei fatti Carlo non era esattamente un angelo e ad Algeri fece fortuna so­ prattutto con la gestione di case a "luci rosse". Avreb­ be quindi deciso di far costruire la chiesa soltanto per tacitare la propria coscienza e rifarsi una reputazione. Motivo che indusse un abitante di Cernesio a dire che "non erano tutte rose...". 1? CASAALBERTOLLI

Emigrante: Giocondo Albertolli 1742-1839 Giocondo vi studiò per dieci anni. Nel 1768 ritornò a Emigrazione: Italia Bedano per sposare una ragazza del paese. Maria Ca­ Costruzione: 1797-1799 terina De Giorgi. La coppia ebbe numerosi figli, di cui soltanto cinque sopravvissero. Nel 1770 Giocon­ do fu di nuovo in Italia, chiamato alla corte di Leo­ I X j La costruzione di Casa G. Albertolli, poldo d'Austria, granduca di Toscana. Qui si dedicò inserita nel nucleo storico di Bedano, ad opere di ornato con il fratello Grato. Si recò poi a JSpL risale al periodo 1797-1799. L'edifi- Roma, per approfondire lo studio dell'arte antica, e \ 1, / ciò, composto da due piani e da una quindi a Napoli, Pompei ed Ercolano. Era solito spo­ stipulato nei J?97, ^-—S grande loggia aperta, fu eretto sulla ba- starsi con maestranze di Bedano e della regione: mu­ Bedaoo se di minuziose e precise direttive im­ ratori, stuccatori e decoratori ai quali affidava la rea­ partite per iscritto da Giocondo Alber­ lizzazione dei propri progetti. tolli all'architetto Vittorio Fraschina. Questi apparteneva alla famiglia Fraschina di Man­ no, che in seguito divenne proprietaria della casa e mate. La pianta è rettangolare con distribuzione tramite pronipoti lo rimase fino al 1962, anno di ven­ Éimmlffi dita all'architetto Aurelio Galfetti. Oggi è di proprietà di Solange Galfetti. gresso principale sul lato sud dell'edificio, ï sof~; fini a piano terreno sono a volta. Nato a Bedano nel luglio dei 1742 Giocondo Alber­ tolli è considerato uno dei maggiori artisti svizzeri. Un giardino sostenuto da un muro dì contenimen­ Nell'aprile del 1996 il Museo cantonale d'arte gli ha to lavorato a bugnato circonda la casa con una! dedicato un'importante mostra antologica. Francesco forma a mezza luna centrata sull'ingresso. Da no­ Saverio Albertolli avrebbe voluto fare del proprio fi­ tare l'elegante soluzione della scala d'accesso in­ glio Giocondo un uomo di lettere. Vi rinunciò quan­ serita all'intento del muro di contenimento. do il ragazzo, giunto all'età di tredici anni, fu invece inviato all'Accademia delle Belle Arti di Parma. Caratteristica essenziale di Casa Albertolli è il loggiato all'ultimo piano Ottenuto con delle fitte bucature in facciata in corrispondenza delle fine­ stre sottostanti, che permettono dì liberare quasi tutto il sottotetto creando così un affascinante spazio aperto. Questa soluzione formale allegge- it-ee ti «...lume della ..-MIu/iinie. ni p.uti^.Iaie nell'articolazione con il tetto, senza diminuirne la cuinpaile'/a e Li suuMidila Vi i_ J.i nulaie come questa soluzione sìa presente in molte case anche; mollo vecchie di Bedano. Viene così spontaneo chiedersi se l'Alberfolli non abbia sviluppato un tema architettonico che da sempre caratterizza il

118 A partire dal 1775 insegnò per trentotto anni a Mila­ Milano, di villa Melzi con annesso oratorio a Bella- no, presso l'Accademia di Belle Arti di Brera. Pub­ gio (1805), del monumento a Napoleone Bonaparte BIBLIOGRAFIA blicò quattro saggi dedicati alla tecnica dell'ornato. In di Lodi (1809) e il restauro a della cappella Tarcisio Casari, Giocondo Albertolli, cronaca di una seguito a gravi problemi di vista dovette rinunciare al di Sant'Antonio da Padova, poi smontata e ricostruita vita al servizio dell'arte, Bedano-Gravesano-Manno, disegno, ma continuò ad essere attivo in altri campi. a vicino a ( 1833). Ed. Banca Raiffeisen, 1991 Giocondo Albertolli morì nel 1839 a Milano. Fu tu­ Oltre alla propria casa di Bedano, che probabilmente mulato nel cimitero di Porta Comasina, ora distrutto, Angelo Somazzi, Cav. Giocondo Albertolli di Beda­ non ha mai abitato, si deve all'architetto Albertolli accanto alla salma della moglie morta quattro anni no, cenni biografici, , Tipo-litografia un'altra casa a Lugano e la cosiddetta Palazzina Al­ prima e a quella del figlio Raffaele deceduto nel cantonale, 1983 bertolli, attuale sede della Banca Nazionale. Tra le al­ 1812. A Milano Albertolli è ricordato con una statua Franca Cleis, Lorenza Noseda, Adriana Ramelli, tre realizzazioni che portano la sua firma troviamo: la sotto i portici di Brera, menlre a Lugano una sua effi­ Una via milanese per Pietroburgo..., Bellinzona, Ed. progettazione e la decorazione di palazzo Melzi a gie si trova a Palazzo Civico. Casagrande, 1996

A cura di Maddalena Fraschina, "Bollettino storico della Svizzera italiana", 1945, p. 163-169

119 CASA TENCALLA 68 16 Bissone

Emigrante: Giovanni Pietro Tencalla nelle mani di un antiquario, che la usò come deposi­ Gasp Emigrazione: Austria to. Nel 1948 fu acquistata dall'ingegnere Giuseppe Costruzione: 1600 Ferrazz.ini. Era periodo in cui nel Canton si te­ pOrtißatO:^ meva seriamente una vera e propria svendita del pa­ trimonio locale agli stranieri. Sul sedime dell'attuale Casa Tencalla 4 sorgeva presumibilmente un castello, L'ing. Ferrazzini procedette al restauro, senza incide­ l'architetto Giovanni Pietro Tencalta. le cui robuste fondamenta medioevali re sulla struttura e conservando intatti i pavimenti ed sono tuttora visibili. Si trova un primo i pregevoli soffitti. Conoscitore dell'arte in tutte le Casa Tencalla si sviluppa su (re piani; al piano accenno di questa costruzione in un sue espressioni, arredò la casa con mobili, quadri e terreno un piccolo atrio» con una scala ripida che Bissone documento del 1054 inerente alla ven­ suppellettili di valore, ticinesi e lombardi, trovandosi porta ai piani superiori, dà sullo spazio esterno; dita di possedimenti fatta dal presbite­ porticato; al primo piano un vestibolo conduce ad; ro Arnolfo al prete Rodolfo della Chie­ un grande salone con camino monumentale e ad sa milanese. Un altro accenno al castello, in un docu­ una saletta adibita a tinello menlre nella patte am­ mento del 1439, in cui si precisa che il castello si tro­ pliata dal Tencalla si apre un'ampia sala in cui si va in prossimità della chiesa di San Carpoforo. trova attualmente un maestoso dipinto; al secon­ do piano vi è infine, oltre al vestibolo, una lumi­ Nel Medioevo le case bissonesi erano fabbricale sen­ nosa camera da letto che dà sul lago e, nella parte za portici. Quando iniziarono ad arrivare i primi ampliata, un salone con soffitto a volta e grande commercianti dalla vicina Lombardia si pensò di co­ vetrata. L'edificio è stato trasformato negli ultimi struire i porticati a scopo di offrire un valido riparo anni in museo. dalle piogge. Infatti in caso di maltempo, il lago non poteva essere attraversalo facilmente con le imbarca­ Tra le sue particolarità si può segnalare un antico zioni e, quindi, chi era in attesa depositava tutta la pozzo nell'atrio d'entiata e, nel cantinato, una va­ merce sotto i portici. Vi trovavano così rifugio bestie sta cucina con un camino rustico circondalo da un e viandanti. muro a nìcchia: sui muri vi sono dei pìccoli affrc-i ^ii^SBIiii^ÂËBBPIlllIllISÂHÂîli Casa Tencalla è inserita in questo complesso di ca­ seggiati. E uno dei palazzi rinascimentali di Bissone e f soffitti 8 cassettone e ìt museo privato dì Casa; rappresenta l'ambiente caratteristico di un'abitazione Tencalla sono iscritti nell'elenco dei monumenti del Sei-Settecento. L'architettura di questa casa e del­ storici ed artistici del Cantone Ticino. l'intero paese è rimasta intatta nel corso dei secoli.

Attuale sede di un musco, Casa Tencalla non è come si potrebbe pensare quella che diede i natali agli omonimi artisti. Si chiama così perché la parte verso il lago fu costruita attorno al Seicento dall'architetto Giovanni Pietro Tencalla, attivo in Austria. Alcuni particolari della precedente costruzione fanno presu­ mere origini mediocvali, riscontrabili nei dettagli di portali, camini, soffitti ecc.

Dopo la seconda guerra mondiale, l'edificio passò così proprietario di un piccolo museo che rischiava però di rimanere sconosciuto.

Negli anni '50 decise di aprirlo al pubblico, permet­ tendo quindi di Far conoscere una collezione di indubbio valore nel contesto culturale ticinese.

La famiglia patrizia Tencalla abitò questa casa dal principio del Seicento. Tra i suoi membri figurò Co­ stantino Tencalla, architetto del re di Polonia nel Sei­ cento, e Carpoforo Tencalla che dopo gli studi a Mi­ lano e a Bergamo emigrò a Vienna, dove avviò una scuola di pittura. Diede un nuovo impulso all'arte pittorica in Austria, Ungheria, Boemia e Bavaria. Trovò un valido collaboratore nel suo compatriota Busi di Bissone (1663-1737). Carpoforo operò so­ prattutto in Austria ed in Germania. Come suo capo­ lavoro, sia per l'alto valore artistico che per le di­ mensioni dell'opera, viene indicata la decorazione pittorica del Duomo di Passau in Baviera.

Questi grandi personaggi lasciarono anche nella loro terra l'impronta del loro genio. Degni di nota sono, nell'oratorio di San Rocco, la tela dell'altare maggio­ re con veduta di Bissone e, nella chiesa parrocchiale, il grande affresco sopra l'altare maggiore.

BIBLIOGRAFIA

"RivistaTerraTic.inc.se", La casa Tencalla a Bissone, Ed. Fontana, Prcgassona, marzo 1980.

Si veda anche bibliografia "Case Gaagini", Bissone CASE GAGGINI 68 16 Bissone

Emigranti: Famiglie Gaggini Emigrazione: Spagna, Italia, Francia Costruzione: 1600 l£ÒÌ|>|ad^ filiti^ ;-:lunga^ Il nucleo di Bissone è caratterizzato da Ancora oggi queste case abitate dalle famiglie Verda un rilevante numero di case civili, testi­ (l'avvocato luganese Carlo Verda), Gaggini e dagli monianza di un florido passato. Case eredi Pigazzini sono in buono stato di conservazione flifflB che, disposte in serie continua lungo il e contribuiscono all'aspetto caratteristico del piccolo larga nel senso dei portici, è tripartita: ti ria fascia1 lago, formano una sorta di palazzata. borgo lacustre. verso il lungolago contiene i portici al piano ter­ Bissone reno e, ai piani superiori, vanì ptö spaziosi di Non si può spiegare quell'abbondanza di edifici così importanti se non come frutto di grandi e piccole fortune accumulate da ge­ |Ìoi|Ì|ìoi|B^ nerazioni di artisti ed artigiani, che in ogni paese d'Europa avevano costruito edifici pubblici e privati La scala, a'pianta quadrata, sbocca in vestiboli a d'ogni genere, chiese e monasteri. volta: quello a! primo piano è riccamente decora­ to con stucchi finemente lavorati- Sempre al pri-; Dai documenti esistenti si ricavano purtroppo po­ mo piano, il locale sul retro dispone di un camino; chissime notizie sulla storia delle case civili di Bisso­ sovrastato anch'esso da stucchi di particolare pre­ ne. Prendiamo per esempio la casa costruita nel 1600 gio. Come particolarità segnaliamo ti localo rica-i da alcuni tra i più famosi rappresentanti della fami­ lllllflllfc glia di artisti Gaggini, quella detta Pigazzini, già Bor- romini-Gaggini.

BIBLIOGRAFIA Mancano tracce scritte, ma pare che sia stata abitata da gente benestante, forse da qualcuno degli stessi Luigi Augusto Cervetto, / Gaggini da Bissone e Gaggini. Oggi la casa appartiene agli eredi di Rosa le loro opere ~ Contributo aita storia d#Warte Pigazzini. lombarda, Milano, Bd, UlHoepH (Libraio editore: della real casa), 1903 Un'altra casa di proprietà Gaggini contiene opere del­ Eltern Masont, Bis son e ieri oggi domani, l'epoca barocca, di rilevante importanza per la storia Lugano, Ed. Efrem Masoni Arti grafiche SA, 1959: di questa regione. Pure degna di nota è la casa che fu del dottor Antonio Verda e che si trova in piazza al A cura di R Tencalla, Cenni biografici dei più numero 37. celebri artisti bissonesi, Lugano, Stamperia del Te.ssin-touriste, 1901 Costruita nel 1300, verso il 1800 apparteneva a Giu­ Società ticinese perla conservazione delle seppe Maria Gaggini, padre della bisnonna del dottor bellezze naturali ed artistiche, La Svìzzera Verda, Giovanna Gaggini. La casa venne restaurata italiana nell'arte e nella namm> Fascicolò XII nel 1877. "Bissone e alcune terre vicine", Tipografia Luganese Sanvito, 1922

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CASA PIETRO REALI

Emigrante: Pietro Reali Nel 1862 ebbe una figlia, Maria Ravetta, nata dall'u­ Emigrazione: Australia nione con la prima moglie che sposò però solo dieci llto|B^ Costruzione: 1873 anni più tardi, nel 1872. L'unico figlio maschio di primo letto, nato nel 1873, visse un solo giorno.

La casa fu costruita da Pietro Reali, La moglie Maria morì nel luglio del 1875. L'anno fjoililfW nato a Bogno nel 1833, al suo ritorno successivo Pietro si risposò con Apollonia Risi, dall'Australia dove emigrò nel 1854. bisnonna dell'avvocato Pozzi. La coppia ebbe sette Sempre proprietà dei Reali, fu utilizza­ figli, tra i quali Angelo, nonno materno dell'attuale ta come abitazione primaria fino agli proprietario. Bogno anni Trenta. Nel 1973 fu acquistata dall'avvocato Giovanni Pozzi, proni­ pote dei Reali. Attualmente è utilizzata a partire dal 1873 (data scolpita sull'architrave come abitazione secondaria. Sull'architrave del por- della porta di entrata) Pietro Reali ingrandisce e toncino di entrata troviamo l'iscrizione "L 1873 R". re&taura una casa ereditata dal padre, aumentan­ Presumibilmente si tratta delle iniziali del nome di done notevolmente la volumetria. Lucio, padre di Pietro, e della data di costruzione.

Pietro partì per l'Australia con altri tre compagni di bica e di carattere austero anche se la volumetria; Bogno e uno di Certara, che però decedette oltre o alcuni dettagli, come j mareapiano in granito,; oceano. A differenza di altri suoi corregionali so­ ne segnalano l'estrazione borghese e tuta certa: prattutto del Locarnese e della Valle Maggia, rien­ agiatezza dei proprietari. trati o rimasti poveri, Pietro Reali ebbe la fortuna di trovare oro nelle miniere australiane. Successiva­ L'edificio, spianta simmetrica, si sviluppa su due mente cedette il diritto di scavo e rientrò in Ticino, piani e un seminterrato ed è attualmente destinato nel 1861-1862. a residenza secondaria.

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Giorgio Clteda, L'migrazione ticinese in \ Australia - voi. t, Locamo, Ud. Dado, 197(y

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CHIESA MADONNA D'ONGERO 69 14 Caro n a

Emigrarne: Scala-Solari-Apri le-Adami-Petrilli con l'immagine miracolosa della Madonna. Ben pre­ Emigrazione: Italia sto divenne meta di pellegrini. Questa e altre chiese ? nria:Ä Costruzione: 1624-1640 venivano costruite e degnamente decorate con i mez­ |^ròJÌ|§Ì^ zi messi a disposizione dagli emigrati che periodica­ ili Täjpi|l;i;||js|||;| mente facevano ritorno al paese. Erano artisti e arti­ |§tst|||tö^ La Chiesa della Madonna d'Ongero, a giani delle cinque famiglie piti importanti di Carona i|pÌÌl|l|||ll||;!:|| Carona, è dedicata a Santa Maria di (Scala. Solari, Aprile, Adami, Petrini). Loreto. Una leggenda vuole che questa chiesa sia stata edificata come ex voto Alla piccola chiesa si arriva per una via crucis dispo­ ìa base dt una piccola cappella cinquecentesca. \ per grazia ricevuta. Si racconta di una sta lungo la salita. Portici di pilastri a tre campate La trasformazione ha imposto alla costruzione Carona donna che con la figlia sordomuta si fiancheggiano la navata. La facciata è costituita da era recata nel bosco in cerca di legna. due ordini ritmati di pilastri a coppie. Sopra il porta- ||u|M La figlia si smarrì e venne ritrovata so­ transetto voltate a botte. AI centro e impostata lo quattro giorni dopo vicino ad una cappella tra i ro- una cupola a pennacchi. All'esterno, la chiesa pre­ . vi. Aveva riacquistato l'udito e la parola. A quelle senta un portico sulla facciata principale; il sagra- venne considerato senza ombra di dubbio un mir lo seguì l'edificazione della chiesa. collina- Vero gioiello architettonico arricchito da decora; Edifìcìo barocco di parfìooiare pregio, la Citiesa barocche, la chiesa venne costruita durante il } della Madonna d'Ongero vanta un'interessantissi­ secolo, nello stesso luogo di una cappella del '. ma decorazione a stucco, opera in gran parte dì Alessandro Casella. Molto interessanti anche le sculture, le pale degli altari laterali, il primitivo ; affresco cinquecentesco raffigurante la Madonna ; e quelli settecenteschi dì Giuseppe Antonio Pe- trini.

la chiedi e i CIUM ncilelen^. dei mr .mintemi storici ed artistici del Cantone Ttemo.

1 le, una raffigurazione della Madonna Miracolosa di del XVIII secolo. Nella lunetta sono raffigurati due la pala settentrionale raffigura i santi Giuseppe e Te­ Loreto. L'interno risulta particolarmente armonioso. profeti seduti: Mosè e Davide. Sulla volta, stucchi or­ resa al cospetto della Madonna, quella a sud i santi Di notevole pregio sono le sculture in stucco, per la namentali a tre riquadri; sull'arco trionfale, un carti­ Gregorio e Ambrogio e le sante Margherita e Maria maggior parte eseguite da Alessandro Casella, che glio (motivo ornamentale raffigurante un rotolo di Maddalena. I dipinti singoli e le nicchie del taberna­ nel 1646 firmò la statua di Mosè nel coro. Sull'altare carta) con iscrizione e coppia d'angeli. colo, in marmo, risalgono alla metà del secolo XVIII. maggiore, l'affresco della Madonna del 1515, ancora Alcuni affreschi sono opera di Giuseppe Antonio Pe­ in buono stato di conservazione. Alle pareti laterali del coro si notano le statue dei ttini (1750). santi Geronimo ed Agostino, di proporzioni naturali; Notevole anche il paliotto (paramento che copre la sui pilastri d'angolo figure d'angeli, nei pennacchi le parte anteriore dell'altare) intarsiato di marmi con figure dipinte dei quattro evangelisti e nella cupola motivi floreali. Sulla parete frontale del coro si trova ricchissimi stucchi di ghirlande e putti. I due altari la­ un dipinto architettonico eseguito intorno alla mena terali sono incorniciati da cariatidi e timpani spezzati,

BIBLIOGRAFIA

Cristina Camponovo, Carona: un percorso artistico, Lugano, Ed. Gaggini-Bizzozzero, 1996

127 ALBERGO TOURING

Emigrante: Pietro Chiesa ( 1854-1940) All'origine della fortuna di Pietro c'è però l'altro fra­ Emigrazione: Argentina (Buenos Aires) tello, Achille, che a Rosario s'era messo in affari con Tourìn» si trova nel centro di e caratteriz- Costruzione: 1930 il ticinese Pietro Raspolli. Achille aveva comprato un negozio di ferramenta ben avvialo. Alla morte pre­ matura del socio, chiamò i due fratelli. Fu quindi mo­ Tra le numerose case che Pietro Chiesa dificata la ragione sociale della ditta, che divenne fece costruire a Chiasso, al suo ritorno "Hermanos Chiesa" (fratelli Chiesa). I tre emigranti metrico nel tessuto urbano di Chiasso e in parti­ dall'Argentina dove aveva fatto fortu­ chiassesi avevano un talento innato per il commercio colare un felice rapporto con la piazza: l'impo­ na, figura un imponente edificio del e il successo non si fece attendere. I clienti aumenta­ nente edificio sì arretra proprio in questo punto; 1930, ampliato nel 1938 dall'architetto vano a vista d'occhio. per meglio disegnarne il fronte. Inoltre, sull'angoH Chiasso Americo Marazzi. Chiamato "Touring" lo tra la piazza e l'importante corso San Gottardo: perché ospitò l'omonimo albergo, nel Pietro Chiesa era nolo per il suo carattere piuttosto si erge una torretta con la statua dì Madre Elve-: 1979 fu rilevato dalla catena MOven- scontroso, ma alla prova dei fatti dimostrò una zia, divenuta punto dì riferimento per t cittadini dì pick-Luganella. Lo stabile è ora di proprietà dell'U­ Chiasso. Sul retro, l'edificio segue l'andamento nione di Banche Svizzere (UBS). Conta 60 stanze, della strada che porta alla stazione ferroviaria, distribuite su quattro piani. L'interno dell'edificio è . olh.'.ut.i |MII in stato ristrutturato più volte.

I.V. li lu m e Min • u-li u/n.ne ih qu.uini punì Ju- -1 Pietro Chiesa nacque il 17 luglio 1854 a Chiasso. Fi­ sviluppa ad "li" adorno ad un cavedio interno, La; glio di Francesco e di Caterina, era discendente di complessità del lotto ne giustifica l'articolazione; uno dei numerosi ed antichi rami della famiglia Chie­ e l'aspetto differenziato in corrispondenza della: sa. A 19 anni Pietro decise di raggiungere i due fra­ situazione urbana contingente, II piano terreno è; telli Achille ed Antonio emigrali in Argentina nel circondato da un porticato sul corso e sulla piaz-: 1872. A Buenos Aires venne assunto presso la ditta /.i. ed e dt.-tmau' iu- decimali dll'abiU/umi >i-jgi dnuiU- Antonio. le L.UtH-ie d'.llheliV I 'aggetti.- ^ libidi ^liìla pi.l/.'.l e di puLO >uuivnn alia . ostiuzu'ne del eotp.i pimi ipalc. del quale nprendt ..i.mplelamenie le e.untieiisuche

grande disponibilità verso i suoi conterranei, collabo­ Nel 1881, all'età di 27 anni, si era sposato con Luisita rando alla fondazione di diverse istituzioni svizzere e Cobianchi. argentina d'origine ticinese. La coppia |ltS||ft|||lÌ||ìU: ticinesi. Già nel 1874, appena giunto a Buenos Aires, però non ebbe figli. Pietro e Luisila Chiesa fecero ri­ era entrato a far parte della sezione locale della So­ torno a Chiasso nel 1910. Si stabilirono a Vacallo, nel cietà filantropica svizzera, di cui divenne poi socio quartiere San Simone, dove fecero costruire una casa :lll|||||||§f benemerito. A Rosario fu tra i fondatori del Tiro particolarmente sontuosa: Villa Francesco Chiesa, Suizo e della Camera di commercio. dal nome del padre di Pietro. IlinulM fl|||f|(||p^ Dal 1896 al 1903 fu viceconsole svizzero a Rosario e Anche in patria Pietro Chiesa si distinse per la sua membro di consigli d'amministrazione di numerose generosità e per le numerose donazioni che permise­ lief |||^ società commerciali e bancarie, sia in Argentina che ro la costruzione di numerosi edifici: l'ambulatorio llflflH in patria. Tutte queste attività non gli impedirono di della Croce Verde (attuale Croce Rossa, 1920), la pa­ ::|i||;s||i||^ occuparsi con grande dedizione delle sue proprietà lazzina dell'azienda comunale AGE (1919), la casa ipllllllllÄ terriere. della Pro Infanzia di Chiasso, l'autorimessa (1936), la llìiillff^ Casa dei Gendarmi (1919).

Fece anche costruire, sempre a Chiasso, numerose case e villette: Ville Alfa ed Omega in via Galli (1930), Villa di via Argentina (1926), Villa Irene un via Franscini (1930), Villa Hcrmosa in via Argentina (1935), Villa Aurora in via Galli (1930), Villa Elena (1930) e Villa Eureka in via Camponovo (1935).

Pietro Chiesa morì il 14 giugno 1940 all'età di 86 an­ ni nella sua villa di Vacallo. Un anno dopo venne a mancare la moglie Luisita. Villa Francesco Chiesa fu distrutta una trentina d'anni fa per lasciare spazio ad un anonimo caseggiato.

BIÔLIOGRAFÏA

llliîlliÉiffi^

Albedo Lìenhard-Rìva, Annodale ticinese (Famiglia Chiesa), Losanna, I2tL Armoriale ticinese. 1945

•'La Propaganda", Oli uomini del liberalismo; Piertv Chìeva: 3.5.1913

Ì3Ì ORATORIO DELLA NATIVITÀ

Emigrante: Carlo Beccaria ( 1604-1695) la cura nell'esecuzione e per l'uso dei materiali, in Emigrazione: Italia (Roma) particolare il mattone arrotondato delle cornici. Qui Costruzione: 1675 ca. sono conservate le spoglie di Carlo e di Antonio, mentre quelle di Giacomo sono state sistemate nella Chiesa parrocchiale. Fra i Beccaria, emigrati a Roma nel cinque, sei e settecento, i piti noti so­ Le pareti e le volte della navata e del coro dietro l'al­ no i fratelli Giacomo (1598-1671), tare presentano affreschi che illustrano episodi della ranearaente attorno al 1675, Carlo ( 1604-1695) e Giambattista, che vita di Gesù, eseguiti quasi sicuramente da un segua­ operarono come capimastri al servizio ce di Isidoro da Campione, esponente della corrente Coldrcrio di signori, principi, cardinali e per Pa­ dei Maestri Campionesi. Nell'oratorio sono conser­ parenti, ha pianta con pìccola navata a due cam- pa Alessandro VII, per il quale so- vate diverse reliquie, armadi e paramenti per la mes­ vraintescro ai lavori dell'Acqua Paola. sa risalenti al XVII secolo. Intense furono anche le collaborazioni dei fratelli col L'oratorio è giunto a noi nella sua integrità, senza ag­ copertura a cupola. La facciata principale, orien-i Bernini. giunte né sottrazioni, anche se non mancano tracce di tata a nord, è Tunica che presenta qualelìe motivo ; danneggiamenti: in tempi remoti il campanile fu col- decorativo con ì doppi pilastri che incorniciano il L'Oratorio della Natività fu realizzato da Carlo Bec­ portale e il vistoso stemma della famìglia Beçca- caria, con la collaborazione del nipote Antonio, al suo ritorno da Roma. L'11 maggio del 1673 Carlo, unico superstite, sottoscrisse alla presenza del suo Tutto il pregio dell'edificio risiede all'interno, do­ notaio romano l'atto di fondazione e di dotazione ve troviamo degli ornamenti in stucco e una lu­ dell'oratorio. I disegni furono certamente eseguiti da netta dipinta sul soffitto a vela del coro oltre una Carlo, ma il progetto viene attribuito ad ambedue i serie di pilastri nella navata, con capitelli che raf­ fratelli Carlo e Giacomo, che vi posero mano quando figurano pìccole teste dt putti. L'architettura nel erano a Roma. .-no ctimple.^o predila cwknli ve pui Mandi-, caratteristiche barocche, in particolare nella fac­ L'oratorio nacque così con ornati, stucchi, dipinti e ciata, nella sommità del campanile e negli orna­ marmi secondo l'insegnamento barocco che i fratelli menti Mill.! Mill.'; .LI l..'!0 appresero durante il loro soggiorno romano. Signifi­ cative in questo senso sono la facciata e la lanterna S.-no sopì attinto sdì alludili m luionn -.um» e in del campanile. Al di sopra della porta, una lapide corniciati da lavori in stucco, che attirano f'ìnte- con una scritta in latino recita: "In onore della Nati­ u-.se dJ MMt.iture Sun.ili .n lati della n.u.it.i e vità di Nostro Signore Gesù, edificato nell'anno del del coro» presentano motivi religiosi legati alla vi*! Signore 1674, in giuspatronato della famiglia Becca­ M di GCMl COIIlC n'pd.llll.l 1.1 l'i. . ili Mulii-. l,t ria di Villa Coldrerio, appartenente alla Diocesi di Peiiti-eciNiL. 1 A .eiiMoiK Como".

L'edificio è iscrìtto nell'Elenco dei monumenti Oltre alla lapide, sulla facciata troviamo uno stemma - turici del C.uiif.ni: lì..in.i di famiglia in due varianti. All'interno una lapide in italiano ricorda alla famiglia, comprese le generazio­ ni future, taluni obblighi legati alla cura dell'oratorio, mentre un'altra lapide ricorda Carlo per la sua peri­ zia: "artis aedificatoriale magister peritissimus", per

11-1 pilo da due fulmini, menlre negli anni '30 si dovette procedere alla sostituzione della campana.

Gli affreschi sono in ottimo stato di conservazione, a parte i due sulla parete della navata est, divenuti il­ leggibili a causa delle infiltrazioni di umidità. Pur es­ sendo consacrato, l'oratorio viene utilizzato quasi soltanto per le ricorrenze di famiglia e per Natale. Gli obblighi della famiglia verso l'oratorio, che qua e là presenta evidenti segni di trascuratezza, sono meno pressanti di un tempo: oggi nessuno crede più di potersi guadagnare il paradiso con le indulgenze.

Secondo una leggenda, in un'incavatura del pavimento si troverebbe un tesoro, che ormai però nessuno cerca più.

BIBLIOGRAFIA

Giuseppe Martinola, Inventario delle cose d'arie e dì antichità del distretto di , vol. 1, Bellinzona, Ed. dello Stato, 1975

Sacerdote Giovanni Savinelli, Le Diocesi di Lugano, guida del Clero, Lugano, Tip. la Buona Stampa, 1931

Alfredo Lienhard-Riva, Annodale ticinese - Contribution à l'Armoriai du Tessiti (1934), Losanna, Ed. Armoriale ticinese, 1945

Baroffino-Equey, Dictionnaire biographique et historique de la Suisse, vol. 2, Neuchâtel, Ed. Victor Attinger, 1924

Bernhard Anderes, Guida d'arte della Svizzera italiana, Porza, Ed. Trelingue, 1980

Edmondo Luigi Vassalli, La Chiesa di San Giorgio e il culto di Sant'Antonio a Coldrerio, Bellinzona, Arti Grafiche Salvioni SA, 1968

133 VILLA PIERINA

Emigrante: Francesco Avanzini al periodo dal 1423 al 1649. Sorprendente il fatto Emigrazione: Argentina (Buenos Aires) che dal 1438 al 1649, quindi per oltre duecento anni, Costruzione: 1910 l'ufficio notarile rimase nelle mani di rappresentanti tiro di verde. Essa si trova in posizione superiore della famigliaAvanz.ini. I documenti conservati con­ iìlj§||f^ tengono dati su abitanti, acquisti e vendite di terreni: Le nipoti di Francesco Avanzini, Anni­ informazioni che consentono di ricostruire la struttu­ costruzione è stata iniziata nel 1910 su progetto ta Avanzini ed Emma Honnegger nata ra genealogica di molte famiglie. Questa ricca docu­ deif architetto Giuseppe Bordonxottt Avanzini, che vivono tuttora a Curio, mentazione si trova, a partire dal 1500, nell'abita­ ci informano che Villa Pierina fu co­ zione occupata'oggi dalla novantaseienne Annita L'edifìcio è caratterizzato dalla bipartizione del struita nel 1910 dall'architetto Bordon- Avanzini. suo impianto architettonico costituito da due vo­ Curio zotti per conto di Francesco, in ricordo lumi collegati sul retro tramite un corpo edilizio della figlia di quest'ultimo Pierina, Francesco Avanzini emigrò in Argentina, a Buenos parallelo alle curve di livello. I due volumi, per­ morta prematuramente in seguito a Aires, dove comprò una grande fattoria con bovini e pendicolari alia pendenza, del terreno, sì presenta­ complicazioni durante il parto. Qualche anno dopo la più di mille cavalli. Vi si stabilì per diversi anni. Poi no arrivando dalla scalinata coma una doppia tac­ villa fu venduta con il suo splendido giardino. nel 1910 decise di tornare a Curio per costruire la vil­ ciata principale. Infatti, essi sono indipendenti dal la che avrebbe dedicato alla figlia Pierina. punto di vista fürmale: quello a sinistra è una . Le prime tracce della famiglia Avanzini a Curio risal­ slanciata t.Mielta di vipoie quasi iin-i..umcntale gono all'anno 1394. Si tratta quindi di una delle fa­ Alcuni mesi dopo, un'invasione di cavallette distrus­ con un bei loggiato alla Scrljana, quello a destra miglie più antiche della Pieve di Agno. Impossibile se il raccolto dei terreni di Francesco Avanzini in Ar­ di ehi procede sulla scalinata è invece più basso e ; ricostruire la genealogia di questa famiglia per il pe­ gentina. Ormai a corto di risorse, il nostro emigrante sormontato da una copertura con capriata esterna riodo precedente al 1421. Il 9 novembre di quell'an­ decise allora di vendere tutti i suoi poderi e Villa a vista, quasi a richiamare tipici stilemi montani. no, la Vicinantia di Curio era composta da un conso­ Pierina alla cugina Maddalena. I 47 mila franchi in­ le, un vicinus e un notaio, Giorgio Avanzini. cassati gli permisero di mettersi di nuovo in viaggio I. mipnmu- di aiiitvdiie • * LI pi edilizi -i lu* a ai per l'Argentina. Secondo Annita Avanzini, France­ una forte simmetria. Per quanto riguarda la tipo- \ Fortunatamente sono ancora disponibili, seppur in­ sco s'imbarcò sul famoso Titanic, ma non morì du­

ìos'i.i. .ihbi.ur.n .ul .ÌÌÌIII punì- una sian/j in ngnu completi, un centinaio di protocolli notarili relativi rante il naufragio del transatlantico. Comunque, l'ef­ no dei due corpi sporgenti collegati dal corridoio fettiva presenza di Francesco a bordo non è mai stata nel corpo settentrionale. provata.

Diversi particolari rinviano allo stile liberty; più tiniid.micnU nei deti.ml) ci-stiunivi esterni, più mai calai) mite nelle finiture, in p.nti..i.laic iklk \etrate, nejdi stuelli e ini la\on> dei In M e del legno. Si pensi In p.uuc.-laie alia venata all'in gies.^i cou mo..iK.i a fctiine .11 . api lei li a tughe di .icant.) um festiuie ili truiti u .ili.- pjwmcnl.i /ioni in pi.mclle maiolicate BIBLIOGRAFIA l).i notare .incoia le ini/iah dell V..in/ini 111 lem. Augusto O. Pedrazzini, L'emigrazione ticinese battuti) supra la pnrla d'enir.ua e la stupenda \i-t.i nell'America del sud, Locamo, Tip. Pedrazzini 1962. che M può galere dal keimu'. Milla naoglii.-si, 11.1 tuia eir [.stante Casa Anita Avanzini: protocolli notarili periodo del 1423-1649.

VILLA ELENA

Emigrante: Giacomo Lepori Nel 1866 partì alla volta di Parigi, dove trovò un im­ Emigrazione: Egitto piego presso la Société des égouts, che stava co­ ffpElejllÄ Costruzione: 1888 struendo un canale sotterraneo. Un giorno il direttore della società ricevette la visita dell'amico Ferdinando §|£tön§;§Ä Lesseps, che aveva bisogno di alcuni architetti per la L'ingegner Giacomo Lepori fece co­ costruzione di baracche necessarie ai 9000 operai im­ struire nel 1888, a Dino, la casa che sa­ piegati nella realizzazione del canale di Suez. Anche ||nen^^ rebbe poi diventata Villa Elena, dal no­ Lepori fu chiamato a partecipare alla grande avven­ §§f|pj^ me della moglie del figlio Arnoldo. La tura. dimora stabile di Lepori era però Villa Dino Selvano, situata nel recinto di Villa Fa­ Nel novembre del 1869, all'inaugurazione del canale vorita a Castagnola. Costruita molto partecipò anche l'imperatrice Eugenia di Francia. tempo dopo Villa Favorita, che risale Unica donna tra i presenti, invitata ad esprimere un grafica rendeva molto difficile una soluzione dì ; alla fine del 17esimo secolo, Villa Selvano fu poi la­ desiderio suggerì la creazione di una scuola per le fi­ questo tipo. Lo spazio tra la casa, la strada e il ; sciata in eredità alla famiglia Ghirlanda, con la quale glie della nobiltà egiziana. Nel bel mezzo della notte torrente è Sitato adibito a parco. In cui sì può Irò- ; la vedova di Arnoldo, Elena Lepori-Anastasio, era vare una zönä verso la strada piantata a conifere, imparentata per aver sposato in seconde nozze l'av­ attualmente molto grandi, una limonaia (oggi tra­ vocato Marco Ghirlanda. Al momento di ricevere l'e­ sformata in ripostiglio), una fontana (forse «n ri­ redità i Ghirlanda, non potendo pagare le astronomi- . cordo d'oriente, omaggio della preziosità d'acqua) che tasse di successione, proposero alla città di Luga­ e sn particolare la scuderia, una curiosa costruzio­ no l'acquisto del demanio di Villa Favorita, riservan­ ne dì stile eclettico. dosi però l'usufrutto di Villa Selvano con il diritto di passaggio. La proposta fu però respinta. Per far fron­ Quest'ultima è collegata all'edifìcio principale; te all'impegno finanziario i Ghirlanda dovettero ven­ tramite un muto che, armoniosamente, crea mi dere la casa al padre dell'attuale barone Hans Flein- percorso che segue in modo precìso le curve dì 1t- ; rich Thyssen-Bornemizsa. vello. Una famiglia veramente particolare, quella in cui a L'edificio dì tre piani rispecchia la tipologia delle \ Dino il 13 maggio del 1843 venne alla luce Giacomo grandi ville padiiüiah 11 L.intuuM il qu.iL Lepori. Come scrive Marco Campana nell'opuscolo |M 1.; pendm/a hnine...e smin h lacuna elle da commemorativo per il cinquantesimo anniversario

•iil'u Mi.ìda, e vtaiu dallato ^nr.e un .-.nij.iii bLl-.i della Scuola maggiore e della Scuola di disegno di meni- a eiandi .neue conl.ieiid.i mm mag­ Dino, la famiglia Lepori era composta oltre che dai giore enfasi alla facciata principale e al suo rap* genitori da "quattro fratelli, tutti ammogliali e con fi­ [•. no OJÌI l- -.pa/iu [.ubi IKI- L.I tabula pina gli, sempre uniti nella stessa casa, alla stessa mensa, p;.L e Miildivi-.i in lie «udmi veni. ah. la pane alle stesse cure. I cugini crescevano fratelli, si stima­ centrale è costituita da due lile verticali di porte- vano fratelli e sorelle senza nessuna differenza mai". finestre; a sinistra e a destra della parte centrale sì Dopo la scuola dell'obbligo, dove si mise in eviden­ lumini" .mie due lde Normali di liiK-ire I v..i è za come vincitore di un premio come migliore allie­ iinp.MjU su una tiìMiosa -iimirli i.i ai ccahuia vo di disegno, Giacomo Lepori frequentò con note­ dalla presenza dei balconi inseriti nella parte cen­ vole profitto a Lugano i corsi liceali e quelli di dise­ trale. Le altre facciate sono una variante della fac-: gno. Poi, per completare gli studi, passò al Politecni­ co Federale di Zurigo. Lepori, che non era stato invitato alla festa, venne Per evitare che gli allievi fossero costretti, come lui svegliato. Il viceré aveva la ferma intenzione di pre­ tanti anni prima, a scendere e a risalire la valle di sentare il progetto del futuro collegio prima della Spada che portava alle scuole di Tesserete, in attesa partenza dell'imperatrice. delle nuove scuole da lui richieste mise a disposizio­ ne Villa Elena come sede provvisoria delle scuole Lepori accettò la sfida e il giorno dopo, alla prima che erano in una casa privata dei Mailand. Nel 1896 colazione, Eugenia trovò accanto al proprio piatto il vennero aperte le scuole da lui tanto attese. La costruzione possiede un tìpico carattere tardo- progetto desiderato. Presentato all'imperatrice, Gia­ ilSlllB como Lepori ricevette le lodi anche del viceré, che Giacomo Lepori morì il 23 febbraio 1898 nella terra chiese a Lesseps di cedergli questo giovane intra­ dei Faraoni. Un mese dopo la sua salma venne siste­ residenza a appartamenti La scuderia è un fabbri- ; prendente ingegnere. La carriera di Giacomo Lepori mata a Dino nella tomba da lui fatta costruire in stile lllficllOT^ raggiunse il suo apice qualche anno dopo, quando in egiziano. Oggi Villa Elena appartiene Fondazio­ stillile^ Egitto fu nominato direttore dei lavori e ricevette il ne Elena e Arnoldo Ghirlanda-Lepori, ci incendenti di titolo nobiliare di "bey", principe. Ormai ricco, fece Giacomo Lepori. Tuttora in ottimo stato, è stala tra­ ritorno in patria e si installò a Villa Selvano. sformata in residenza ad appartamenti. in puro stile liberty così come ti lucernario sopra-; Ì|||||||1II1|1||0 iiaiiuillliln illtlplS

137 VILLA LUCCHINI 6925 Gentilino

Emigrante: Pasquale Lucchini (1798-1892) Nel 1980 i fratelli Aldo e Roberto Lucchini, eredi e IIÉIIil^ Emigrazione: Italia. Francia (Ebrun) nipoti dell'ingegnere Pasquale Lucchini, donarono la IflllllS^ Costruzione: Metà del XIX sec. loro villa alla comunità di Gentilino. Nel 1987 il Mu­ nicipio trasmise al consiglio comunale la decisione di riattare Villa Lucchini, sulla base del progetto firma­ Villa Lucchini risale sicuramente alla to dall'architetto Maria Luisa Busolini. In questi ulti­ ln§ll}§§llg^ metà del XIX secolo, come indicalo mi anni sono state effettuate diverse modifiche, tra sulla Carla Siegfried del 1853. È una cui la soppressione della torretta, l'annessione della li villa, sona come residenza estiva che torre principale al corpo originario della villa e la manifestava nel disegno architettonico completa ristrutturazione interna. Queste modifiche llBlllllllH Gentilino le caratteristiche formali e costruttive della casa borghese. Composta da un una torretta costrutta nel 1917 come aggiunta di corpo principale e da un corpo se­ stile neogotico. condario aggiunto - una torre costruita nel 1917 in stile neogotico - si articolava su quattro livelli, con Donata nel 1980 dagli eredi al comune, la palaz- ; una torretta sul tetto utilizzata come osservatorio astronomico (specola). case del secolo scorso, che richiamavano opere ìrt gesso più costose anche la torretta; i locali interni sono stati adegnati aile necessità delfammtni s tra­ zione comunale, hanno trasformato Villa Lucchini da residenza bor­ In questi anni di miseria alternava il lavoro con lo stu­ in Italia lavorando alla strada dello Stelvio e conqui­ ghese estiva in edificio comunale. dio. Nei mesi invernali approfittava delle lezioni di standosi il posto di caporale, ossia di assistente del­ disegno impartite gratuitamente dai fratelli Adamini e l'ingegnere Carlo Donegani. Pasquale Lucchini nacque l'8 aprile 1798 ad Arasio. di quelle di lettere che poteva seguire nella scuola di Di famiglia povera, perdette il padre falegname in te­ Sant'Antonio a Lugano. All'età di vent'anni poteva Dopo aver fatto esperienza all'estero, nel 1839 decise nera età e così con la madre dovette vivere di espe­ considerarsi ormai un abile muratore. di rientrare definitivamente in patria. Non poteva dienti. Affrontò i primi studi con il curato di Agra, vantare studi regolari, ma grazie alla notevole pratica ma dopo soli tre anni dovette abbandonarli per co­ A questo punto decise di emigrare in Italia ed in Fran­ acquisita poteva lavorare come qualsiasi ingegnere. minciare a lavorare come garzone al servizio di un cia, ad Ebrun, dove svolse lavori di manutenzione e Così, nel 1844 il Governo lo nominò aggiunto alle capomastro del paese. di restauro. Il primo importante incarico se lo procurò pubbliche costruzioni e nel 1845 il Gran Consiglio lo designò ingegnere in capo.

Pasquale Lucchini diede ampia dimostrazione del suo notevole talento, firmando opere impegnative co­ me il ponte-diga di Melide (1847). Per quest'opera l'ingegnere ricevette dallo Stato un premio in denaro ed una medaglia d'argento da parte del distretto di Mendrisio. Nel 1854 rassegnò le dimissioni da inge­ gnere capo per avventurarsi in un altro genere di atti­ vità (cfr. scheda "Ex filanda" a Lugano). Insieme a Carlo Cattaneo, Carlo Battaglini e Pasquale Veladini si impegnò per la realizzazione della ferrovia del Gottardo. Nel 1874 ebbe la soddisfazione di essere chiamato a rappresentare il Consiglio di Stato per il collaudo. Pasquale Lucchini si spense il 12 febbraio 1892, al­ l'età di 94 anni.

BIBLIOGRAFIA

Bianchi, Gli Artisti ticinesi, Lugano, Libreria Bianchi, 1900

"Gentilino", pubblicazione semestrale della sezione liberale radicale, anno 3, n.5, Giugno 1990

Ì'V) CHIESA SANT'ABBONDIO

Emigrante: Diversi Lavorò pure con Ippolito Monighetti di . Di ri­ La Chiesa di Sant'Abbondio, che si trova» isolata, Emigrazione: Russia - Italia torno a Montagnola da una Russia che gli aveva ri­ lungo Li Mrad.i LIK- polla .i MoiiMeni'lu. e po.stj in Costruzione: XIV-XVIII sec. servato tutti gli onori, diventò deputato al Gran Con­ posizione panoramici ali eslieiiiit.'i di un sagralo siglio e collaborò al primo progetto della ferrovia del ben disegnalo e wiiaticiiz/.ilo d.i un Ivi viale di Gottardo. cipiesM Di ungine licveiilesca. e slafj inuanci: A chi da Sorengo si dirige verso Mon­ giala a partire dal Seicento iLi luila una sene di tagnola si presenta ad un certo punto Altri artisti lasciarono tracce nella Chiesa di auleti, molti dei quali di ritorno dall'emigrazione un paesaggio da favola, in cui spicca la Sant'Abbondio. Fu Giovanni Rodolfo Furlani a scol­ Chiesa di Sant'Abbondio di Gentilino pire gli stucchi che si trovano nella chiesa parroc­ Degli arclnteiti di cui abbiamo neostrtuio la sin con i suoi tre magnifici vialetti di ci- chiale e che provengono dalla Casa Furlani di Mon­ na. Antonin Camu/./i lece gli stucchi .stilla volta Gentilino pressi. Uno scenario naturale che ha tagnola. Operò a Siena, Firenze e Pisa. Di Bartolo­ dell'altare muggirne, (.infama Rodolfo l'uilam fatto di questa chiesa una tappa d'ob­ meo Rusca di Arosio si possono ammirare gli affre­ tVce gli MUCLIII della casa pan occhiale. Bartolo­ bligo per cerimonie nuziali in grande schi, datati 1732, sull'altare di S. Antonio e sulle pa­ meo Ru>c.i fece degli alTieselu .sull'Altare di S. stile. Le prenotazioni sono tali e tante da obbligare i reti esterne dell'ossario, sul sagrato della chiesa. Antimto, sulle pmeli esterne deU'u.-suiiu Giljidi futuri spósi ad attese che possono durare fino a due e della chiesa stessa Tutu opeiaiono nei Sette- anni. Il campanile, isolato dal resto, risale al XVIII secolo. Secondo le cronache dell'epoca, doveva essere come Incastonata in una fascia di terreno che presenta giar­ quello della chiesa del convento di S. Francesco a Il sagrato è u'jiamcnlc uno dei più notevoli del dini a perdita d'occhio, la facciata principale della Lugano, ma un fulmine lo danneggiò seriamente. La licmo e l'insieme di Sani'Abbondili con la Clue chiesa è quasi offuscata dal magnifico campanile, sua ricostruzione fu avviata e portata a termine da sa, l'ossario e lo svettante campanile isolato costi che si erge praticamente sul sagrato. In questa super­ Agostino Camuzzi verso la metà dell'Ottocento. Re­ tuisce uno dei complessi sacri più belli del Tienut ba chiesa hanno lasciato tracce della loro presenza duce dalla Russia, Camuzzi si ispirò in parte all'ar­ La Chiesa di Sant'Abbondio e una ammiistione diversi artisti della Collina d'Oro, che hanno trascor­ chitettura di quel paese aggiungendo, oltre ad un pia­ di stili dal ri-marmo al gotico lombaido alle ime so parte della loro vita all'estero. no, una guglia a forma di cipolla. gm/Moni barocche, con alcune cappelle di bella sagomatura tatdo baukca Degno di nota anche il Autore dei bellissimi stucchi sulla volta dell'altare glande portale, eseguito in pino noce. maggiore è Antonio Camuzzi. Padre di Agostino, nel 1808 si trovava a Bergamo. Nel 1820 si trasferì in Di bella Iattura l'ossario, costituito ila una capiti­ Russia. A Pietroburgo ricostruì un'antica villa alla la ud aula unica e a base mudi ala con portici cie­ Aptekarskij Ostrov. Nell'archivio di famiglia si con­ chi c tetto a padiglione. Nelle chiusure dei portici servano ancora il passaporto russo per lui, sua moglie sono state ricavate delle apemtrc rettangolari iim Maria, i figli Agostino, Maria, Olga e Demetrio, co­ belle comici. Gli angoli sono icah/./ati in granito me pure alcuni disegni riguardanti Czarkoye-Zelo e i BIBLIOGRAFIA inserito nella murami a piani dell'orfanotrofio di Gatschina, alla cui costru­ zione partecipò anche Agostino. Francesco Chiesa, Monumenti storici e opere d'arte esistenti nel Canton Ticino, Lugano, Ed. Grassi 1928 Nato a Bergamo nel 1808 e morto a Montagnola nel Mario Agliati, Mario Redaelli Storia e Storie della 1870, Agostino fu un abile architetto. Ancora giova­ Collina d'Oro voli e 2, Lugano, nissimo andò in Russia al seguito del padre e terminò Ed. Gaggini-Bizzozero 1978 i suoi studi a San Pietroburgo. Si stabilì nella città sulla Neva nel 1828 e fece ritorno in patria soltanto Elena Beletskaja, Sinaida K. Pokrovskaja Domenico nel 1854. Gilardi Lugano, Ed. Gaggini-Bizzozzero 1984

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MUSEO VELA ndio

Emigrante: Vincenzo Vela ( 1820-1891) seo fu aperto al pubblico, e per questo si resero ne­ Emigrazione: Italia cessari alcuni cambiamenti. Il più importante fu in­ ;!lî|||l|fl& Costruzione: 1863-65 dubbiamente quello della corte posteriore, che fu Ì|gjf|Jfl chiusa con l'erezione di un muro sul quale correva ;||fpïâiffi una balconata successivamente trasformala in una sa­ ;:pl|djK Casa Vela, diventata poi musco, fu co­ la d'esposizione dalla forma rotonda. Il pittore Luigi struita tra il 1863-65 su progetto del­ Rossi di Lugano e lo scultore Raimondo Pereda per­ l'architetto Cipriano Aimetti di Torino fezionarono l'allestimento delle opere nelle sale del Isidoro Spinelli in carica presso la casa reale dei Sa­ museo. voia, per conto dello scultore Vincenzo Ligorneiio Vela, emigrato in Italia. Tratta di una Nel 1913, essendo emersa la necessità di urgenti ri­ casa di campagna tipica dell'Italia set­ parazioni al letto e al soffino dell'atrio che minaccia­ nura sottostante del fiume Laveggio. La postata*! tentrionale. va di cadere, il pittore E. Berta, allora rappresentante ne preminente sull'intorno è rafforzata dalle tre! del Ticino nella Commissione federale delle belle ar­ facciate analoghe che si aprono sul paesaggio. La; Il proprietano intervenne sul progetto dell'Annetti, ti, propose che si approfittasse dell'occasione per villa è circondata da un vasto parco, a cui si acce­ affidandone l'elaborazione all'architetto ticinese Isi­ procedere al restauro di tutto il museo, allo scopo di de attraverso un cancello monumentale. doro Spinelli di Sagno. Lo chalet di portineria fu co­ rendere possibile un più dignitoso e razionale ordina­ struito nel 1881 dall'architetto milanese Augusto mento della preziosa raccolta. Si tratta di una grande villa suburbans, dì notevoli Guidini. I disegni della casa, per tradizione, erano dimensioni per la sua tipologia, il cui impianto e degli architetti Luigi Fontana di Muggio e Giuseppe Il Dipartimento federale dell'interno, in seguito ad al­ l'inserimento nel territorio ricordano temi palla­ Fraschina di Lugano, ma per quanto riguarda il pro­ tre analoghe sollecitazioni pervenutegli dalla sezione diani e ti progetto in genere rimanda ad un con­ spetto non si esclude l'intervento dell'amico del Vela, ticinese della Società svizzera dei pittori e scultori, trollato stile storicista. La pianta centrale con Antonio Croci di Mendrisio. dalla Commissione cantonale dei monumenti storici grande vestibolo ottagonale all'incrocio degli as­ Nel 1896, per volontà di Spartaco Vela la proprietà ed artistici e dal Municipio di Lugano, nel 1915 deci­ si, oltre alle facciate simili» richiama la tradizione passò alla Confederazione, che l'anno successivo de­ se di affidare ad una commissione composla dal pit­ dì certe ville padronali della campagna venezia­ cise di trasformare la casa in museo. Nel 1898 il mu­ tore E. Berta in qualità di presidente e dagli scultori na. La facciata principale guarda a sud-est, verso il paese e presenta un ampio atrio da cui sì accede al vestìbolo centrale che sì sviluppa sui due piani dell'edificio e termina in una grande lanterna dal­ la medesima pianta. Ai due lati le facciate minori risultano più sobrie e concludono una serie dì stanze, dì varia grandezza, organizzata ad U attor*: no al vestìbolo, Le stanze sono disposte "en enfi*; lade", senza corridoio dì distribuzione. Gli spigo-! li d.el \i.lume edilizio H-IK- suius-.m .011 K. cica zìone di un piccolo vano fincstrato nei locali d'atti - golö: in facciata si ottiene l'effetto di una cornice; laterale per ogni facciata.

Oltre il vestìbolo, racchiuso dalla parte conclusi-! va della corona esterna delle stanze, troviamo ili

142 BIBLIOGRAFIA

Florindo Bernasconi, Le maestranze ticinesi nella Storia dell'Arte, Lugano, Arti grafiche già Veladini e G. Chiattone e A. Pessina l'incarico di formulare pro­ CSA 1926 poste concrete per il restauro ed ampliamento dei lo­ cali. Si voleva offrire la possibilità di circolare da una Ricordo di Lorenzo Vela (1812-1897) nel centenario sala all'altra senza dover ritornare più volte sui propri della sua morte, Tipo Print Roncoroni e Sulmoni passi per compiere l'intero giro delle sale. Mendrisio lena che racchiude l'ambiente dallo studio. Que-i Spartaco Vela Si trasformarono in sala di esposizione la cucina e la sfultìmo elemento, sostenuto da un pìccolo co-i Giovanni Piffaretti, Cento anni fa decedeva S. Vela sala da pranzo poste nella parte sud-ovest del pianter­ flmflîll^ reno (attualmente sala XX) e i due ripostigli nella (1854-1895), pittore benefattore insigne, Municipio parte nord nel piano superiore (attualmente sale XI e di Ligornctto (s.d) XII). Fu anche costruita una galleria-corridoio (sala Vincenzo Vela Ifl!!!!!!!^ X), che ha messo in comunicazione diretta l'ala sini­ Romeo Manzoni, Vincenzo Vela l'homme, le patriote, facciata sud»ovest; un'ulteriore scaletta di servì­ stra con quella destra del piano superiore. Poi fu l'artiste, (con riproduzioni di quadri di Pietro zio è mserita nella muratura, nello spazio di rìsul- chiusa la grande apertura che dalla sala ottagonale Chiesa) Milano, Ed. Hoepli 1906 (sala I) immetteva nella cosiddetta rotonda (sala VII). stanze. Bernhard Anderes, Guida d'arte della Svizzera Nel 1960-61 si procedette ad un ulteriore restauro. Si italiana, Porza-Lugano Ed. Trelingue 1980 storici del Cantone Ticino. trattava di eliminare l'umidità delle mura, di ritingere "La Città" (periodico d'informazioni del Municipio le pareti di alcune sale e rinnovare la mobilia. Vi col­ di Lugano), Lo scultore Vinvenzo Vela, di N. Sutter, laborarono la Commissione federale delle belle arti aprile 1997 ed il signor Remo Rossi. La riapertura ufficiale del "Rivista storica ticinese" N. 6 (1941), Vincenzo Vela museo avvenne il 10 giugno del 1961 in presenza del nel cinquantenario della sua morte consigliere federale Pierre Tschudi. Nel 1983 si pro­ "Tiitt insema" 1990-1995, // grande rifiuto, ovvero cedette a ulteriori lavori di rinnovo, mentre una ri­ la storia del monumento Brunswich a Ginevra che strutturazione globale è iniziata nel 1997 sotto la gui­ Vincenzo Vela non potè realizzare, a cura di Giovanni da dell'architetto Mario Botta. Piffaretti, Ligornetto, Museo Vela 1995 "Casa d'artisti" (Quaderni del Museo Vela n. 1) Ricordo di Vincenzo, Vela Ligornetto (Società liberale di mutuo soccorso Mendrisio) (s.n)

Museo Vela Pubblicazione dall'Ufficio federale degli Affari culturali Berna, 1978 Francesco Chiesa, // Museo di Ligornetto, Dip. federale dell'interno in occasione della riapertura nel giugno 1961 Marc-Joachim Wasmer, Guide di monumenti svizzeri, Berna, Società di Storia dell'arte in Svizzera 1987

Restauri Museo Vela a Ligornetto 1913 / Documenti tratti dall'archivio Pessina, scatola 88/148 A mappetta 134. 1960-61 / Documenti tratti dall'archivio Pessina, scatola 88/148 A mappetta 140. "Gazzetta Ticinese" del 14.5.1919

1 4 Tt PALAZZI GARGANTINI

Emigrante: Gerolamo Battista Gargantini Nel 1911, dopo quasi trent'anni trascorsi in Argenti­ :IJ p^rJgeflO^ Emigrazione: Argentina (Buenos Aires, Mendoza) na, il nostro emigrante e costruttore Gerolamo Batti­ ;Gargàn^ Costruzione: 19Ï2-1931 sta Gargantini senior tornò in patria. Avendo fatto fortuna con un commercio di vini famoso in tutta l'Argentina, desiderò farne beneficiare la sua città. iÄhi|§!!|0 Nel cuore della Lugano turistica, si af­ Un giorno incontrò per caso nel cimitero di Sant'Ab­ faccia sul lungolago il famoso com­ bondio di Gentilino il noto architetto Giuseppe Bor- plesso dei Palazzi Gargantini. Si tratta donzotti. Questi progettò il famoso quartiere avva­ di cinque imponenti edifici costruiti lendosi della collaborazione del milanese O. Bongi. IlillllllltM^ nell'arco di vent'anni, a partire dal La scelta cadde sul tratto di lungolago tra Parco Ciani Lugano 1912. per volere dell'emigrante Gero­ e Riva Albertolli. go, quello verso ovest, sull'angolo opposto ilei fu- lamo Battista Gargantini e di suo fi­ glio. ;|§|||§Ä Canova, il quale inglobava anche una sala cine­ Nel corso del XX secolo i Palazzi Gargantini diven­ matografica, ora smessa, il disegno della facciata nero famosi per aver ospitato il noto ristorante fran­ cese Huguenin in Riva Albertolli 1, aperto nel 1918 e ya Albertolli è attribuito all'architetto Rino Tami. diventato qualche anno fa il locale "Ai Palazzi Gar­ gantini", oggi di dimensioni ridotte. I Palazzi Gar­ L'insieme dei Palazzi Gargantmi costituisce un gantini furono anche sede del primo importante cine­ quartiere di abitazioni civth dalla Corte orata ur- ma cittadino, il Supercìnema inaugurato nel 1933. L'edificio, in via Marconi 3, è attualmente di pro­ della palazzina Albertolli, situata all'angolo nord­ prietà della Corner Bank. 1 Palazzi Gargantini rap­ occidentale del complesso. Quest'area sì trova presentano l'ultima testimonianza di architettura pre- nella zona d'espansione d'mk'ta secolo del centro modernista dell'edilizia luganese.

urbanìstico. I Palazzi Gargantini caratterizzano tuttóra l'area tra il nucleo storico e il Parco Ciani per le sue qualità formali. In particolare si pensi al rapporto con il lago delle facciate meridionali, ehe risultano essere ancora oggi tra le più. maeslo- ; se di Lugano con ti colonnato unitario lungo la ri- ; va del lago e la fotte altezza degli ed il tei: la loro immagine dal lago è ormai diventata simbolica p.-i i UiMII'i

I tte edifìci a lago sono ì più impónenti sia per la loro altezza - un basamento di doppia altezza so­ vrastato da cinque piatti - sìa per la loro unità ti­ pologica e stilìstica. Sì tratta infatti di tre palazzi-; ne dì sapore storicistico con impostazione com-; positiva classica ma ricchi di dettagli, a volte an-;

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zioni, presentano tutti una fitta serie di grandi bal~; llijlllill^ Ì|1Ì|;§||^

minori della pianta.

L'impostazione planimetrica è costituita da uno; illllfhlIlK terna zenitale che distribuisce 4 lussuosi apparta­ menti per piano, il piano terreno è destinato ad uso commerciale. 1 due edifici laterali hanno medesi­ ma base planimetrica, mentre quello centrale è sensibilmente più grande. In uno degli atri degli editici, tutù dall'aspetto sontuoso, esìste ancora il gradevole gabbiotto ìn legno e vetro della portine­ ria. S»! fronte, che presenta alla sommità un attico;

arretrato, troviamo il porticato a doppia altezza, la: medesima del basamento, con soffitto stuccato.

L'edificio retrostante, sull'angolo nordorientale, è simile nell'impostazione stilistica e planimetrica a quelli prospicienti Î1 lago. Le uniche grandi diffe­ renze consistono nell'altezza minore e nell'assen­ za di porticato a pian terreno. L'edificio centrale, l'ultimo ad essere stato realizzalo, nonostante un impianto planimetrico simile agli altri, propone invece un'architettura c un trattamento delle fac­ ciate piti edenico, con meno accenti storicìstici e più. connotazioni moderne e liberty.

A liyello urbanistico, la connotazione di quartiere non era determinata unicamente dall'archìtetanai unitaria e dalla volumetria compatta e dissimile dall'intorno, ma anche dall'assetto viario. Sono slate create infatti ex novo sìa via Marconi che i due passaggi che dal quartiere Maghetfì portano; al colonnato; si era pure pensaio dì prolungare vtai Marconi fino a piazza Manzoni verso ovest e fino a piazza Indipendenza verso nord-est.

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Gargantini ricevette l'autorizzazione ad acquistare i a Gargantini senior e chiaramente riconoscibile nei Assieme all'amico friulano Giovanni Gioì. Gerolamo 4100 metri quadrati di proprietà Lepori ormai in stato suoi lavori argentini, si ritrova ancora oggi in diversi acquistò un terreno e avviò un'azienda viticola chia­ fatiscente. Alla base del progetto c'era l'idea di pro­ dettagli di costruzione quali lampade, statuette, oblò, mata "Collina d'Oro", che divenne in breve tempo la porre alla popolazione locale e ai turisti un quartiere porte d'entrata ad inferriate. più importante dell'Argentina, sia per quantità che di cinque palazzi "con abitazioni, sala cinematografi­ per qualità. Appassionato di cavalli e di corse, costruì ca, ristoranti e galleria di ritrovo con eleganti porti­ L'ideatore del quartiere, Gerolamo Battista Garganti­ inoltre una famosa scuderia nella città di Rivadavia ci". 11 progetto iniziale comprendeva un asse media­ ni, nacque a Gentilino nel 1861, figlio di quel Pietro dove la famiglia possedeva diversi terreni. no, in Vìa Marconi, mai costruito e che doveva rag­ che diresse il Partito liberale svizzero e fondò il Cir­ I due amici sposarono due sorelle d'origine friulana. giungere Piazza Manzoni. colo liberale della "Collina d'Oro". Grosse difficoltà Gerolamo ebbe otto figli, tra cui un solo maschio che economiche costrinsero Gerolamo Battista senior, al­ divenne il famoso "Don Bautista", nato in Argentina Durante le sue frequenti visite al municipio nel corso lorché era ancora un ragazzo, ad esercitare diversi degli anni, il futuro proprietario Gargantini era solito mestieri tra cui quelli di salumiere, imbianchino e ricordare un episodio che divenne oggetto di salaci manovale. Nel 1883, all'età di 22 anni, partì come commenti: a causa di un ritardo nell'inizio dei lavori molti altri in cerca di fortuna in Argentina. di costruzione del quartiere, gli era stata inflitta una multa di 20 mila franchi! Strada facendo, a Genova si fece rubare il biglietto per la nave. Deciso ad emigrare ad ogni costo, trovò I lavori cominciarono nel 1912: prima tappa in via lavorò e riuscì a ricomprarselo. Potè finalmente rag­ Canova 18 all'angolo di via Stauffacher, quindi nel giungere Buenos Aires, ma ben presto si rese conto 1915 si passò in via Albertolli 1. Fu in questo secon­ di essere stato ingannato con false promesse. Conti­ do palazzo che aprì le porte nel 1918 il ristorante Hu- nuò comunque il suo duro viaggio verso le Ande, per guenin con una capienza di 80 posti. Il locale diven­ fermarsi nella provincia di Mendoza, dove riuscì ad ne il luogo di ritrovo chic per festeggiamenti e serate inserirsi mettendo a frutto la sua esperienza di salu­ danzanti. Questi due edifici furono tra i primi della miere nella produzione di salsicce, cosa ancora igno­ città ad essere dotati di ascensori. ta nella regione. Il successo delle sue bancarelle al mercato fu grande. II piano regolatore, giunto a scadenza nel 1917, cau­ sò la sospensione dei lavori lino al 1927. Il cantiere riaprì nel 1929 e i lavori si conclusero finalmente nel 1933. Con gli architetti collaborarono allora i nipoti di Bordonzotti, i fratelli Carlo e Rino Tami. Quest'ul­ timo inizierà poi la sua brillante carriera intervenen­ do nella realizzazione dell'ultimo palazzo centrale, quello di fronte al lago in Via Marconi 2. Si ispirò al­ l'architettura più sobria del Piacentini di Roma.

Anche se tutti e cinque i palazzi si ispirano a stili di­ versi, i tre che sorgono sul lungolago si distinguono per lo stile caratteristico delle località lacustri lom­ barde, con le arcate ariose, una particolarità che la città di Lugano non conosceva ancora. Nel corso de­ gli anni successivi il complesso subì varie ristruttura­ zioni, soprattutto all'interno. Ma lo stile Liberty, caro nel 1891. Uomo politicamente molto impegnato nel­ A livello politico nel 1943, dopt) anni di lotta. Gar­ la sua terra natia. Gerolamo jun. ebbe contatti con gantini jun. ottenne un riconoscimento ufficiale del BI8LIOG RAFIA tanti personaggi importanti dell'Argentina, paese in suo impegno: il presidente Juan Peròn gli propose la cui cercò di propugnare il sistema democratico, con carica di governatore di Mendoza, che però il ticine­ particolare riferimento alla storia e alle istituzioni se si guardò bene dall'accettare. Infatti non lo con­ svizzere. Affettuosamente chiamato dagli argentini vincevano certe affinità tra lo stesso Peròn ed il ditta­ "Don Bautista dal grande cuore", lottò su lutti i fronti tore fascista Benito Mussolini. per una società più giusta. Finanziò tra l'altro impor­ tanti infrastrutture destinate ad un paesino andino che Intanto lontano, dall'Argentina, a Gentilino moriva divenne "Villaggio Gargantini." nel 1910 l'anziano padre di Gerolamo senior, Pietro. :p||è|fillllllll Un anno dopo Gerolamo senior, all'età di 50 anni, preso dalla nostalgia decise di tornare in Ticino. Fu così che affidò al figlio allora diciottenne una parte della proprietà, mentre vendette il resto all'amico Gioì. A Lugano comperò quindi il terreno sul lungo­ lago, per la realizzazione della gigantesca opera nella cui realizzazione fu poi affiancato dal figlio.

Uomo socialmente impegnato, nel 1925 fece edifica­ re a Gentilino la "Bora da Besa". L'edificio fu donato all'asilo infantile e alla Filarmonica della "Collina d'Oro". Si spense a Lugano nel 1937 nella sua pro­ Lacoste "La union civica radical en Mendoza,.," prietà "Villa Florida". Costruita nel 1913 dall'archi­ che ringraziamo. tetto Americo Marazzi, era una magnifica casa nel quartiere di Loreto, oggi scomparsa. PALAZZINA ALBERTOLLI 6900 Limano

Emigrante: Giocondo e Grato Albertolli mento della demolizione (1817) fu scoperto un affre­ illlllllIB Emigrazione: Italia sco di Bernardino Luini. Grato Albertolli realizzò Costruzione: 1813-1815 un'impresa quasi impensabile a quei tempi, facendo ricorso a una tecnica molto avanzata per l'asportazio­ iilfgllillidlM ne e il trasporto dell'affresco noto come "Cristo in Grato Albertolli, figlio di Francesco, croce" dall'oratorio alla palazzina. Sulla cornice su­ nacque a Bedano nel 1745 e morì nel periore dell'affresco fu incisa con un chiodo nello ifmbffi 1835. Ebbe cinque figli, nati dal matri­ stucco ancora fresco l'iscrizione "Grato Albertolli e il §|||ol^ monio con Marta Maria de Giorgi di figlio Natale fecero tutu gli stucchi di questo loro pa­ |pl|||||Ä Bedano: Grato, Michele, Giocondo, lazzo l'anno 18 18". Lugano Giovanni e Luigi. Non è dato di sapere con certezza se fra questi ci fosse anche sco, la palazzina si trovava allora all'estremità i un Felice. orientale del centro di Lugano ed occupa oggi una posizione tuttora centrale ma leggermente di­ Era una dinastia di artisti stuccatori: Grato lavorò con scosta dal grande traffico. La facciata principale, il fratello più famoso. Giocondo, dal 1772 al 1775 a ||||||lli|||inltK Firenze, dove eseguì gli stucchi del Palazzo Reale iniziati dal fratello nel 1770. eo, oggigiorno pedonalizzata. L'edificio si basa su una pianta simmetrica con La Palazzina Albertolli fu costruita su disegno del corridoio centrale che sfocia sulla facciata meri­ proprietario Grato, architetto e decoratore neoclassi­ dionale in un grazioso portico aperto al pianterre­ co. Per l'esecuzione fu necessario lo smantellamento no e con le scaie poste lateralmente, Sviluppata dell'oratorio cinquecentesco, costruito su proposta su tre piani, la sezione fa emergere l'agio del prt-ì del conte G. Andreani di Moncucco (Monza). Al mo­ mo piano e un secondo piano d'i servizio. In. effet­ ti, i locali dì maggior pregio si trovano al piano i nobile, in particolare un lungo salone decorato ai ^II^pili^lli^^iil^Éi^SliiliiiiÉili cali sonmosi, La parte più interessante della costruzione sonoi gli alzati che nella loro semplicità sd eleganza esprimono delle esemplari facciate neoclassiche. 0 plano terreno è lavorato a bugnato di tufo e il ritmo delle aperture è composto da finestre chiuse da inferriate in ferro battuto, alternate a portoni. Quello centrale e principale è un solido portale, con Cornice di pietra, fregi e ghirlande di slucco,i ed è sormontato da un balconcino a sottolinearne i la centralità. AI primo piano troviamo delle fine-i strecon fregi alternati da intrecci di fogliame e uni balcone in ferro battuto, proprio sopra il portale,:

1 S l'i

GRAND HOTEL PALACE 6900 Luitano

Emigrante: Giacomo Ciani (1776-1868) L'Hotel du Parc aprì nel 1855 dopo quattro anni di la­ Emigrazione: Italia, Inghilterra, Francia voro. Primo vero albergo di Lugain) diede pratica­ ||OJ§}|fj|^ Costruzione-: 1848-1903 mente inizio all'era del turismo in questa zona. Il nuovo palazzo voluto da Ciani fu dato in affitto a Béha, intanto diventato cittadino luganese e chiama­ i|||fi£ìl|l|M Come tanti altri monumenti d'impor­ to, per la sua competenza unanimemente riconosciu­ tanza storica, inizialmente il Grand ta, il "Napoleone degli albergatori". Oggetto di parti­ ;i|Ìjì||j|Ì!||m Hotel Palace era strettamente legato al­ colare ammirazione erano i giardini dell'albergo. La |||||§I||i^ la chiesa e conosciuto fin dal 1499 co­ poetessa Dora distria ne fece una descrizione mae­ me Convento della Madonna degli An­ stosa nei suoi scritti. L'hotel si inserì di diritto nella li­ llil^iÔÊIIlIllill^ilPiiiilËpiiiipillI Lugano gioli. I frati francescani lo occuparono sta degli alberghi più lussuosi d'Europa nel perio­ i||||||§|g fino al 1848 e ne furono espulsi per ef­ do 1880-90: "120 camere da letto con parquet e riscal­ fetto delle turbolenze legate al movi­ damento, bagni caldi al pianterreno..., un servizio di sformazione sotto la supervisione di Bètta. mento risorgimentale. Dal 1848 al 1849 l'edificio ac­ barche, di omnibus per la stazione e di somari per re­ colse i rifugiati politici provenienti dall'Italia. In se­ carsi sui monti, sono a disposizione del viaggiatore". I! risultato fu un edificio classìchegglilante dì tre guito fu usato come magazzino militare. piani dall'elegante volumetria allungata, con l'e­ L'albergo fu ulteriormente ampliato con l'aggiunta di stesa facciata che guardava verso il lago e una Nel 1851 Alessandro Béha, ungherese stabilitosi a dépendances. Nel 1899 Antonio Gabrini, crede dei Berna, colpito dalla bellezza del paesaggio intravide Ciani, vendette parte della proprietà alla ditta Bu- l|lii|i|iiSÌlpilMÌisiiiÌlli^ìiBÌSÉl la possibilità di utilizzare al meglio il convento ab­ cher-Durrer. Nel 1901 morì il primo direttore Ales­ Santa Maria degli Angioli, rispettandone ferner" ; bandonato e convinse Giacomo Ciani (1776-1868) a sandro Béha. Due anni dopo, sotto la direzione dcl- gonza monumentale» A partire dal 1855 si potei comprarlo per farne un albergo di lusso. Quest'ulti­ l'ing. Bucher, l'edificio fu rialzato di due piani e cosi aprire il primo vero e proprio albergo di La* i mo se lo aggiudicò all'asta per 114 mila lire. quindi riaperto con il nome di Grand Hotel Palace. gano, inteso nel senso moderno del termine: ITîô-i Le modifiche apportate provocarono un parziale ce­ tel du Parc, dì cui Béha fu primo direttore. Legato al Ticino per via del nonno che era originario dimento della chiesa e furono necessari interventi di della valle di Blenio, Giacomo Ciani, impegnato poli­ Nel 1903, dopo la morte dì Béha, l'ingegnere Bu- \ ticamente a Milano, nel 1821 era stato condannato in­ cher alzò il fabbricato dì due piani; l'albergo ac~i sieme al fratello perché affiliato al movimento rivolu­ quisì allora l'attuale nome dì ömtd Botel Palace. \ zionario della Carboneria. Per evitare la deportazione La chiusura definitiva dell'esercizio alberghiero i perpetua, i due ripararono all'estero. Furono a Londra, avvenne nel 1969; da quel momento l'edificio,: Parigi, Ginevra e nel 1830 si spostarono in Ticino. abbandonato a se stesso, sì deterioro velocemente così da trovarsi attualmente in stato dì grave de- Per la trasformazione dell'antico convento, Giacomo Ciani si affidò all'architetto Cleriehctti, che eseguì i lavori di ristrutturazione con la supervisione di Béha, lì Palace é diviso nel suo insieme in due parti: ideatore del progetto. Gli affreschi della Madonna e una dì rappresentanza, costituita dalle due zone della Cena degli Apostoli di Bernardino Luini, che l'una prospiciente il lago allineata lungo via Riva,; decoravano l'entrata del refettorio, furono collocati e l'altra orientata verso sud, parallela a via Ada-i all'interno della chiesa. Sorsero polemiche sull'altez­ mini; la seconda parle é più semplice e di minore: za dell'hotel rispetto a quella della chiesa: sembrava importanza formale, in gran parte composta dal­ che superasse quella della Crocifissione situata all'in­ l'ex Convento e poi trasformata in camere per al-: terno ed emersero anche dubbi sulla stabilità della parete contigua.

1 Zd Il problema dell'attribuzione della paternità del pro­ BIBLIOGRAFIA dove si può notare l'iniziale "A" degli Albertolli- getto e della costruzione della Palazzina Albertolli Il secondò piatto si presenta più sobrio e semplice Giuseppe Pasqualino, Manuale ad uso forestiero in (1815-1818), ora Banca Nazionale Svizzera, ali­ del primo. Lugano, Lugano, Tip. Fioratti 1855 mentò non poche discussioni. Fu indicato a torto il ||Ìj§lt||§S^ nome di Giocondo, che però per una grave malattia Giuseppe Pasqualino, Guide di Lugano e dintorni, agli occhi aveva lasciato l'attività per dedicarsi solo Lugano, Tip. Fioratti 1855 (nuova ed. G. Topi neoclassici di ispirazione pompeiana. Il Palazzo all'insegnamento. Le divergenze coinvolsero anche Lugano 1962) possedeva anche un affresco dì Bernardino Loin: le autorità cittadine, in particolare per i trapassi di che Grato Albertolli strappo con una tecnica an­ Francesco Chiesa, Monumenti storici e artistici del proprietà. Natale Albertolli entrò in possesso della cora poco diffusa dalle mura del Convento dì San Cantone Ticino, Bellinzona, Ed. Grassi 1946 palazzina verso il 1820, anno in cui sposò Giuseppa Fi.me esc" in d.-iu.-h/inne 1 alti. .. •> e Man- ria Lepori, figlia del dottor Gerolamo di Castagnola, già Francesco Chiesa La casa borghese nella sferito in una cappella all'oratorio di S. .Nazzaro a vedova di Dietrich Stauffacher e madre di quattro fi­ Svizzera-Canton Ticino, Sottoceneri, Locamo, Dino. Sulla cornice superiore di questo affresco glie di cui solo Chiarina divenne erede universale del Ed. Dado 1984 stululÄ patrimonio della famiglia. Giacomazzi, Rebsamen, Ganahl INS A, (inventario svizzero d'architettura 1850-1920), voi.6 Berna, Chiarina sposò Angelo Vedani di Mortara, giunto a Î&18", Soc. dell'arte in Svizzera 1991 Lugano verso il 1830 dopo essere stato in Spagna e in Inghilterra, e comprò la palazzina che divenne così Mario Agliati, Lugano del buon tempo, Lugano, 1 a p iLiz/ma Albeitnlh e i^cntU iiellelciKu dei Palazzo Vedani. Questi visse in parte a Milano, ma Fondazione Ticino Nostro 1963 mi.numeiiU Menci d. I (..tri'.ne iicin. eil e oggi pressato da più parti, fu costretto a liquidare con tre sede della liliale iugan.-s.- della Banca N.i/n-:ialc vendite successive l'intero patrimonio. La palazzina Baroffio-Equey, Dictionaire historique et fu venduta all'ingegnere Giacomo Lepori dì Sonvico, bibliographique de la Suisse vol.1, Neuchâtel, che aveva fatto fortuna in Egitto con la costruzione Ed. Victor Attinger 1924 del canale di Suez ed era parente del dottor Girolamo Bernhard Anderes, Guida dell'arte della Svizzera Lepori, padre di Giuseppa. Dal 1928 è di proprietà italiana, Porza-Lugano, Ed.Trilingue 1980 della Banca Nazionale Svizzera. "Rivista Svizzera d'arte e di archeologia" vol. 8 Nella chiesa della Madonnetta due lapidi, provenienti (1943) Gli Albertolli a cura di Massimo Guidi dal vecchio cimitero adiacente alla chiesa, recano le "Rivista Banca Nazionale Svizzera" (giugno 1958, iscrizioni "Gratus Albertollius 22.3.1835" e "Madda­ aprile 1959, luglio 1959) a cura di R. Rossi lena Albertolli 20.4.1836". Nella sagrestia c'è un bassorilievo marmoreo di stile neoclassico disegnato da Ferdinando Albertolli, dedicato alle figlie defunte e scolpito dal Somaini, che realizzò pure la facciata del Palazzo Civico di Lugano.

consolidamento. Nel 1910 nacque la "Commissione ge, uno spregiudicato uomo d'affari. Con la sua Fi- della protezione dei monumenti" e nel 1916 il Gran ninvestim SA rilevò il Palace per 44 milioni di fran­ Consiglio concesse un credito per il necessario re­ chi. Come per le operazioni finanziarie precedenti stauro della chiesa che iniziò nel 1929. l'investimento fu garantito da un mutuo del Credito Svizzero. Wavre si attenne al progetto Gianola, affi­ Nel 1933 il Palace passò nelle mani di Max Briigger dando la direzione dei lavori a Giorgio Giudici. Ri­ per 1,7 milioni di franchi. L'albergo, più famoso che nacque la speranza, ma per poco. mai, ospitò i grandi di questo mondo, dai re ai divi dello spettacolo. Uno tra i più celebri degli anni Cin- Nel gennaio del '90 infalli spuntò un nuovo compra­ i|||||||^t|til .lilÉlBplililiiilli(l!llilil quanta-Sessanta rimarrà Farouk. ultimo re d'Egitto, tore che nel maggio successivo subentrò a Wavre, il che si recava dall'hotel al lago camminando su un quale aveva già investito un milione di franchi per la­ tic balaustrato per indicare l'entrata principale» tappeto rosso tra gli applausi della popolazione! La vori di consulenza. Il nuovo proprietario, partner vedova Briigger morì nel 1965 e la sua scomparsa Dettaglio interessante sono anche gli elementi portò alla chiusura dell'hotel nel 1969. Abbandonato, conclusivi delle pareti principali su via Riva e via l'edificio si deteriorò velocemente attirando l'atten­ Adamìni in forma dì sporgenza modanata e Ï1 co­ zione di predatori di ogni tipo. In quel periodo scom­ ronamento dì un parapetto cosdtuîtû da decora­ parvero mobili antichi e tappeti orientali. zioni a trame geometriche» Nel 1980 Giorgio Gianola rilevò la proprietà per 12,6 Nel dibattito attuale sulla futura destinazione del-: milioni di franchi. Sindaco di Bissone e imprenditore l'edificio deirBôtet Palace, o sulla sua demolizio­ multimilionario progettò di trasformarla in un com­ ne, spicca la proposta dell'architetto Tita Cartami plesso immobiliare. Tre anni dopo l'architetto Gior­ di riportare l'edificio allo stato progettato dall'ar­ gio Giudici, che diverrà poi sindaco di Lugano, firmò chitetto Clerìehettì, demolendo dunque i due pia­ i piani del futuro complesso immobiliare. Un viavai ni superiori aggiunti all'inìzio del secolo. di ordini e contrordini tra le autorità luganesi e Berna per via della Lex Friedrich (controllo dei fondi ceduti a stranieri) rallentò l'iter fino ad impedire ogni ope­ razione di restauro. Intanto nel 1984 Giudici fu eletto sindaco di Lugano e lasciò l'architettura per una so­ cietà di gestione.

Tra i contrari al progetto di riconversione del Palace si distinse in modo particolare il consigliere naziona­ le socialista Werner Carobbio. Ma le autorità lugane­ si erano giunte alla conclusione che non vi era viola­ zione della Lex Friedrich e decisero l'avvio dei lavo­ ri sul lungolago. In seguito ad una fattura non pagata di 7 mila franchi l'impero Gianola fu dichiarato falli­ to. La procedura di fallimento fu registrata nel feb­ braio del 1987: 340 creditori e debiti per 89 milioni! Il futuro del Palace sembrò nuovamente minacciato. Nel 1988 si fece avanti il ehiacchieralissimo avvoca­ to neocastellano Patrick Wavre: più che uomo di leg­ d'affari di Wavre, era il gestore d'immobili italo-sviz­ La malasorte si accanì ancora una volta contro il vec­ zero Mario Peca, amministratore della società Gede- chio albergo. Il 31 gennaio '93 un vasto incendio lo co SA di Neuchàtel. Nel frattempo Wavre creò un'al­ ridusse in condizioni miserevoli, nonostante l'inter­ HIHI lOt.k \) 1 \ tra società, la Palace au Lac SA, ma la truffa fu sco­ vento di una sessantina di pompieri rimasti sul luogo Giuseppe Pasqualino, Manuale ad uso del perta dalla stampa e nel giugno '91 il Credito Svizze­ del disastro per un giorno e mezzo. La facciata, cata­ forestiere in Lugano, Lugano Tip.F-iorattì 1855 ro, primo creditore, si attivò per mandarlo davanti a logata come monumento storico, venne comunque ri­ un tribunale. Wavre doveva rispondere di 400 milioni sparmiata. Si parlò di atto criminale, ma non venne a Mario Agitati, Lugano del buon tempo, Locamo, di franchi per malversazioni commesse in tutta la galla nessuna prova. 1 d D...K. !»*•> Svizzera. Pensò bene di cambiare aria e si stabilì in Oscar Camponovo. Virgilio Chiesa, Lugano, il Francia, paese della moglie. Non fece più ritorno in Successivamente la municipalità ed il Credito Sviz­ Borgo, la Città nell'iconografia del passato, Svizzera. Al suo processo, celebrato l'anno scorso a zero concordarono la demolizione del resto del Pala­ Bellinzona, Ed, Casagrande 1972 Neuchàtel, fu condannato in contumacia a quattro an­ ce, ma la decisione fu rinviata. Nel luglio dello stesso ni di detenzione. anno un secondo incendio, stavolta meno grave, Isidore Marcionellì, Chiesa e convento dì Santa scoppiò tra le rovine dello stabile ridotto già malissi­ Maria degli Angioli a Lugano, Lugano, Il 24 giugno '92 il Palace tramite una vendita aperta mo. Nel novembre del '93 il Credito Svizzero rilevò Ed.Bauca del Serapione 1975 al pubblico fu svuotato di quel che rimaneva dopo i il Palace per 54 milioni, dopo averne già investiti 55 Romeo Manzoni, / fratelli Ciani Lugano, furti degli anni Settanta: mobili antichi, quadri, tap­ in ipoteche concesse nelle precedenti operazioni. Poi I d Cullai,.! di I ii;\ino l'J** peti per un centinaio di oggetti. La vendita ebbe luo­ pensò di rivenderlo invece di distruggerlo. Lo offrì go in un magazzino di Viganello e gli acquirenti arri­ alla città di Lugano per un prezzo più che amichev.o- < .KLUIIKI.'/I. lieK.um n, G..nahl l.Vv\ varono da tutta la Svizzera, dalla Germania e dall'Ita­ le: soltanto trenta milioni. Il sindaco Giudici si fece (Inventario svizzero d'architettura ISSO- !920) lia. Che fare ora dell'edificio? Si affacciarono varie promotore di un progetto per un nuovo casinò, in vi­ filicina Ftl .S". di sU'irtdJl'aiU ipotesi, tra cui la demolizione oppure la vendita all'a­ sta dell'assegnazione della concessione al Ticino da in Svizzera 1991 sta. Intanto l'ipoteca aveva raggiunto i 50 milioni di parte della Confederazione. franchi. C.iiUinuatl d.tll Aj'cii/.aTeiegfatiCi S-../..'.la Nel marzo '94 le autorità cittadine accettarono le con­ , \l'Si. I ti-ai." dal*-: ai •)•' dizioni di cessione del Palace. Per farne che cosa? Due anni dopo furono avanzate diverse proposte: un nuovo albergo a 5 stelle, un casinò, negozi e parcheg­ gio sotterraneo. Investimento complessivo preventi­ vato: da 250 a 300 milioni di franchi. Il futuro della facciata dipenderà dalla decisione finale che a tutt'oggi non è stata ancora presa. Nel febbraio del 1997 diversi partiti cantonali (PPD, PRD e Lega dei Ticinesi), come pure il municipale Angelo Paparelli, chiesero la demolizione pura e semplice del Palace. Oggi sono ancora visibili gli "atlanti" (omenoni) ese­ guiti dallo scultore Marchesi all'entrata principale ed il chiostro con le arcate dell'antico convento. Lo stato di desolazione in cui versa il Palace ci spinge a men­ zionare un suo momento di gloria descritto nel libro di Grassi "Lugano et ses environs" (1883): "Si le géné­ reux Ciani vivait encore, il se réjouirait en voyant que les résultats ont surpassé l'attente générale". EX FILANDA LUCCHINI 6900 Limano

Emigrante: Pasquale Lucchini Giappone, entrato di prepotenza sul mercato proprio Emigrazione: Italia, Francia verso la line del secolo. Costruzione: I87l Perla biografìa di Pasquale Lucchini rimandiamo alla scheda storica di Villa Lucchini. L'ex filanda legala al nome di Pasquale löslfrjplö^ Lucchini si trova a Lugano in Corso |||||Ìi|Ii|||||r|l^ Pestalozzi, dietro il palazzo Alhambra, {Isolato la sì che non sta ben visìbile dalla strada anch'esso opera del Lucchini. Oggi l'edificio accoglie uffici e diverse Lugano strutture commerciali. Non rimane quindi nessuna traccia della sua fun­ produzione tn Italia dopo l'introduzione di una zione originaria, che segnò i primi im­ legge restrittiva sul lavoro minorile. In origine,! portanti passi dell'industria della seta a l'edifìcio doveva essere verosimilmente composto i Lugano. da grandi spazi per la lavorazione del filato di seta ! e per l'installazione dei macchinari lungo le due; Pasquale Lucchini diede ampia dimostrazione del funghe facciate, Il blocco era diviso da tre corpi \ suo talento ingegneristico, firmando opere impegna­ delle scale che spezzavano 11 ritmo nella lunghe?- \ tive come il ponte-diga di Melide (1847). Per que­ za del fabbricato, st'opera ricevette dallo Stato un premio in denaro e L'aspetto attuale, dovuto ad un recente restauro una medaglia d'argento da parte del distretto di Men­ dell'architetto Gianfranco Rossi, ha eliminato taf-i drisio. Nel 1854 rassegnò le dimissioni da ingegnere ta ana serre di elementi edilìzi aggiunti nel corso! capo per un progetto ambizioso che gli stava molto a del tempo e ripropone non solo la volumetria ori­ cuore: la creazione di una filanda. ginale dell'ex Filanda, ma anche una semplicità1 foratale austera tipica delle costruzioni industriali. Questa doveva sorgere inizialmente nei pressi di Muzzano, ma poi si optò per Lugano. Nel 1863 la fi­ BIBLIOGRAFIA landa aveva circa 250 dipendenti, vent'anni dopo esattamente il doppio. Si trattava di manodopera per­ Carlo Aglìatì, Un ingerirne semu i&litecnico, lopiù femminile, proveniente dall'Italia. Gli affari E Lucchini (1798-1892} Commissione culturale andavano bene, ma il nostro ingegnere ebbe non po­ della Collina d'Oro 199Ö chi problemi con l'amministrazione comunale, che doveva rispondere alle lamentele per i canti delle A. Rezzonìco, Memorie di un vecchia luganese, Lugano, F.d. Cantone-ito operaie, "immoderate" al punto da recare disturbo anche ai detenuti del vicino penitenziario. Ma non Bei nh.ud And. lev (/'•'/ /.; d'Ar.r

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