Sottoceneri Carta comini O O u_ CATTEDRALE NEL DESERTO Emigrante: Carlo Martinetti Pare che nel progettare la chiesa l'architetto incarica­ :||;|§|ftt Emigrazione: Algeria to dei lavori, Costantino Maselli. si sia ispirato al di­ Costruzione: 1895-1905 segno di una cattedrale vista dal giovane Carlo in Al­ Slittili^ geria. Dal 1895 al 1905 a spese del cavalier Ricordiamo che questo paese di fede musulmana fu. Carlo Martinetti venne eretta a Cerne- fino agli inizi degli anni Sessanta, colonia francese e sio di Barbengo la monumentale chie­ ospitava una folta comunità di cattolici. Dell'architet­ sa dedicata a San Carlo. In stile preva­ to Maselli si sa che aveva progettato una ventina di per ehi transita per la prima volta su questa stra-i lentemente neoromanico, fu disegnata chiese, di cui però soltanto dieci furono edificate. da* Per îa sua postzione solitaria, che le conferH Barbengo dall'architetto Costantino Maselli, ni­ IlllIB^ pote del Martinetti. chitetttira ha ricevuto coi tempo l'appellativo dt: "Cattedrale nel Desetto". E' nota come la "Cattedrale nel deserto": per la sua imponenza, ma anche per l'ubicazione, decisamente Ispirata all'architettura ecclesiastica rnedioeyale, fuori mano. Per questo era spesso chiusa e comunque la chiesa è impostala su uno stile che fa riferì-; scarsamente frequentata, fino al 1982, quando ospitò mento a caratteri romanici contaminati da eie-; addirittura un affollatissimo concerto. mentì tìpici dell' archi lettura gotica. Ha un im­ pianto a croce con una navata allungata e due: La chiesa, già di proprietà della Curia vescovile, nel­ grandi cappelle laterali In fondo alla navata si er­ l'arco di sessantanni è andata degradandosi per ge la facciata principale davanti alla quale si apre; mancata manutenzione. un sagrato. La navata è lunga ben 89 metri; l'alta­ re principale è in pregiato marmo di Carrara. E' poi passata alla parrocchia di Barbengo, che ha provveduto alla sistemazione del tetto e delle gron­ L'edificio è iscrìtto nell'elenco dei monumenti daie e posato un organo, fabbricato a Curio. stori ci e artistic t del Cantone Ti eìno. Originario di Barbengo, Carlo aveva soltanto sedici anni quando, con altri compaesani, decise di partire per l'Algeria. Quell'allontanamento aveva indotto il ragazzo a ritirarsi in preghiera e a fare un voto a San Carlo: elevare un tempio in suo onore, in quel di Cer- nesio, qualora avesse trovato in Africa la fortuna che andava cercando. Secondo un'altra versione dei fatti Carlo non era esattamente un angelo e ad Algeri fece fortuna so­ prattutto con la gestione di case a "luci rosse". Avreb­ be quindi deciso di far costruire la chiesa soltanto per tacitare la propria coscienza e rifarsi una reputazione. Motivo che indusse un abitante di Cernesio a dire che "non erano tutte rose...". 1? CASAALBERTOLLI Emigrante: Giocondo Albertolli 1742-1839 Giocondo vi studiò per dieci anni. Nel 1768 ritornò a Emigrazione: Italia Bedano per sposare una ragazza del paese. Maria Ca­ Costruzione: 1797-1799 terina De Giorgi. La coppia ebbe numerosi figli, di cui soltanto cinque sopravvissero. Nel 1770 Giocon­ do fu di nuovo in Italia, chiamato alla corte di Leo­ I X j La costruzione di Casa G. Albertolli, poldo d'Austria, granduca di Toscana. Qui si dedicò inserita nel nucleo storico di Bedano, ad opere di ornato con il fratello Grato. Si recò poi a JSpL risale al periodo 1797-1799. L'edifi- Roma, per approfondire lo studio dell'arte antica, e \ 1, / ciò, composto da due piani e da una quindi a Napoli, Pompei ed Ercolano. Era solito spo­ stipulato nei J?97, ^-—S grande loggia aperta, fu eretto sulla ba- starsi con maestranze di Bedano e della regione: mu­ Bedaoo se di minuziose e precise direttive im­ ratori, stuccatori e decoratori ai quali affidava la rea­ partite per iscritto da Giocondo Alber­ lizzazione dei propri progetti. tolli all'architetto Vittorio Fraschina. Questi apparteneva alla famiglia Fraschina di Man­ no, che in seguito divenne proprietaria della casa e mate. La pianta è rettangolare con distribuzione tramite pronipoti lo rimase fino al 1962, anno di ven­ Éimmlffi dita all'architetto Aurelio Galfetti. Oggi è di proprietà di Solange Galfetti. gresso principale sul lato sud dell'edificio, ï sof~; fini a piano terreno sono a volta. Nato a Bedano nel luglio dei 1742 Giocondo Alber­ tolli è considerato uno dei maggiori artisti svizzeri. Un giardino sostenuto da un muro dì contenimen­ Nell'aprile del 1996 il Museo cantonale d'arte gli ha to lavorato a bugnato circonda la casa con una! dedicato un'importante mostra antologica. Francesco forma a mezza luna centrata sull'ingresso. Da no­ Saverio Albertolli avrebbe voluto fare del proprio fi­ tare l'elegante soluzione della scala d'accesso in­ glio Giocondo un uomo di lettere. Vi rinunciò quan­ serita all'intento del muro di contenimento. do il ragazzo, giunto all'età di tredici anni, fu invece inviato all'Accademia delle Belle Arti di Parma. Caratteristica essenziale di Casa Albertolli è il loggiato all'ultimo piano Ottenuto con delle fitte bucature in facciata in corrispondenza delle fine­ stre sottostanti, che permettono dì liberare quasi tutto il sottotetto creando così un affascinante spazio aperto. Questa soluzione formale allegge- it-ee ti «...lume della ..-MIu/iinie. ni p.uti^.Iaie nell'articolazione con il tetto, senza diminuirne la cuinpaile'/a e Li suuMidila Vi i_ J.i nulaie come questa soluzione sìa presente in molte case anche; mollo vecchie di Bedano. Viene così spontaneo chiedersi se l'Alberfolli non abbia sviluppato un tema architettonico che da sempre caratterizza il 118 A partire dal 1775 insegnò per trentotto anni a Mila­ Milano, di villa Melzi con annesso oratorio a Bella- no, presso l'Accademia di Belle Arti di Brera. Pub­ gio (1805), del monumento a Napoleone Bonaparte BIBLIOGRAFIA blicò quattro saggi dedicati alla tecnica dell'ornato. In di Lodi (1809) e il restauro a Lugano della cappella Tarcisio Casari, Giocondo Albertolli, cronaca di una seguito a gravi problemi di vista dovette rinunciare al di Sant'Antonio da Padova, poi smontata e ricostruita vita al servizio dell'arte, Bedano-Gravesano-Manno, disegno, ma continuò ad essere attivo in altri campi. a Brugherio vicino a Monza ( 1833). Ed. Banca Raiffeisen, 1991 Giocondo Albertolli morì nel 1839 a Milano. Fu tu­ Oltre alla propria casa di Bedano, che probabilmente mulato nel cimitero di Porta Comasina, ora distrutto, Angelo Somazzi, Cav. Giocondo Albertolli di Beda­ non ha mai abitato, si deve all'architetto Albertolli accanto alla salma della moglie morta quattro anni no, cenni biografici, Bellinzona, Tipo-litografia un'altra casa a Lugano e la cosiddetta Palazzina Al­ prima e a quella del figlio Raffaele deceduto nel cantonale, 1983 bertolli, attuale sede della Banca Nazionale. Tra le al­ 1812. A Milano Albertolli è ricordato con una statua Franca Cleis, Lorenza Noseda, Adriana Ramelli, tre realizzazioni che portano la sua firma troviamo: la sotto i portici di Brera, menlre a Lugano una sua effi­ Una via milanese per Pietroburgo..., Bellinzona, Ed. progettazione e la decorazione di palazzo Melzi a gie si trova a Palazzo Civico. Casagrande, 1996 A cura di Maddalena Fraschina, "Bollettino storico della Svizzera italiana", 1945, p. 163-169 119 CASA TENCALLA 68 16 Bissone Emigrante: Giovanni Pietro Tencalla nelle mani di un antiquario, che la usò come deposi­ Gasp Emigrazione: Austria to. Nel 1948 fu acquistata dall'ingegnere Giuseppe Costruzione: 1600 Ferrazz.ini. Era periodo in cui nel Canton Ticino si te­ pOrtißatO:^ meva seriamente una vera e propria svendita del pa­ trimonio locale agli stranieri. Sul sedime dell'attuale Casa Tencalla 4 sorgeva presumibilmente un castello, L'ing. Ferrazzini procedette al restauro, senza incide­ l'architetto Giovanni Pietro Tencalta. le cui robuste fondamenta medioevali re sulla struttura e conservando intatti i pavimenti ed sono tuttora visibili. Si trova un primo i pregevoli soffitti. Conoscitore dell'arte in tutte le Casa Tencalla si sviluppa su (re piani; al piano accenno di questa costruzione in un sue espressioni, arredò la casa con mobili, quadri e terreno un piccolo atrio» con una scala ripida che Bissone documento del 1054 inerente alla ven­ suppellettili di valore, ticinesi e lombardi, trovandosi porta ai piani superiori, dà sullo spazio esterno; dita di possedimenti fatta dal presbite­ porticato; al primo piano un vestibolo conduce ad; ro Arnolfo al prete Rodolfo della Chie­ un grande salone con camino monumentale e ad sa milanese. Un altro accenno al castello, in un docu­ una saletta adibita a tinello menlre nella patte am­ mento del 1439, in cui si precisa che il castello si tro­ pliata dal Tencalla si apre un'ampia sala in cui si va in prossimità della chiesa di San Carpoforo. trova attualmente un maestoso dipinto; al secon­ do piano vi è infine, oltre al vestibolo, una lumi­ Nel Medioevo le case bissonesi erano fabbricale sen­ nosa camera da letto che dà sul lago e, nella parte za portici. Quando iniziarono ad arrivare i primi ampliata, un salone con soffitto a volta e grande commercianti dalla vicina Lombardia si pensò di co­ vetrata. L'edificio è stato trasformato negli ultimi struire i porticati a scopo di offrire un valido riparo anni in museo. dalle piogge. Infatti in caso di maltempo, il lago non poteva essere attraversalo facilmente con le imbarca­ Tra le sue particolarità si può segnalare un antico zioni e, quindi, chi era in attesa depositava tutta la pozzo nell'atrio d'entiata e, nel cantinato, una va­ merce sotto i portici. Vi trovavano così rifugio bestie sta cucina con un camino rustico circondalo da un e viandanti. muro a nìcchia: sui muri vi sono dei pìccoli affrc-i ^ii^SBIiii^ÂËBBPIlllIllISÂHÂîli Casa Tencalla è inserita in questo complesso di ca­ seggiati. E uno dei palazzi rinascimentali di Bissone e f soffitti 8 cassettone e ìt museo privato dì Casa; rappresenta l'ambiente caratteristico di un'abitazione Tencalla sono iscritti nell'elenco dei monumenti del Sei-Settecento.
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