MODA IN ITALIA. 150 ANNI DI ELEGANZA

MATERIALI PER LA VISITA

1 SCHEDA DI PRESENTAZIONE

Moda in Italia 150 anni di eleganza Un viaggio nello stile italiano dal 1861 ad oggi, dalle donne del Risorgimento agli artisti del Futurismo, dalle dive del cinema agli stilisti contemporanei.

Dal 17 settembre 2011 all’8 gennaio 2012 Sale delle Arti della Reggia di Venaria (Torino)

Realizzazione Consorzio La Venaria Reale e Comitato Italia 150, con la Fondazione Tirelli – Trappetti di Roma

Direzione artistica Gabriella Pescucci, Franca Sozzani

Coordinamento storico-scientifico Clara Goria, Andrea Merlotti

Ricerca iconografica «La moda nel cinema italiano» Sergio Toffetti

Sezione olfattiva Laura Tonatto

Allestimento Michele De Lucchi

La moda: identità e specchio dell’Italia Una straordinaria, inedita e (con ogni probabilità) irripetibile mostra sulla storia della moda italiana in occasione delle celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia : si presenta così l’evento espositivo che dal 17 settembre 2011 all’8 gennaio 2012 si tiene nelle nuove Sale delle Arti della rinata Reggia di Venaria , ormai confermata quale quinto sito culturale più visitato d’Italia dal 2007, quando venne inaugurata dopo essere stata per otto anni il cantiere di restauro più rilevante d’Europa.

Una grande mostra sulla moda del Belpaese, in occasione della speciale ricorrenza del 150°, si spiega proprio perché la moda è stata e continua ad essere sicuramente uno degli elementi principali dell’identità

2 dell’Italia contemporanea , simbolo nel mondo della sua creatività, eleganza, stile e superba capacità industriale; non solo: perché sempre la moda è in grado di fornire chiavi di lettura e punti di vista privilegiati per osservare la nostra realtà nazionale: è infatti convettore di abitudini, attese, contrasti, ricerche, ma anche riflesso diretto di vicende storiche, sociali, politiche, culturali e di costume del nostro Paese.

Un itinerario di stile La mostra si dipana come un lungo e affascinante percorso tra storia e immaginario, tra cinema, romanzo e attualità presentando abiti autentici, appartenuti a personaggi storici che con il loro stile hanno segnato il gusto di un’epoca (come Gabriele d’Annunzio e le regine d’Italia, Eleonora Duse e Lina Cavalieri), ma anche celebri abiti di scena come le splendide creazioni di Piero Tosi per il genio di Luchino Visconti (il bianco abito da ballo di Angelica ne Il Gattopardo , interpretata da Claudia Cardinale, quello della tragica Livia Serpieri di Senso , cui diede volto Alida Valli, e le vesti di Silvana Mangano per Morte a Venezia ); il celebre e discusso “pretino” pensato dalle sorelle Fontana per Ava Gardner e poi reinterpretato da Piero Gherardi per l’Anita Ekberg de La dolce vita ; le scarpe realizzate da Ferragamo per Marilyn Monroe. Il nucleo principale dell’esposizione è costituito dagli abiti della storica Fondazione Tirelli- Trappetti di Roma : ad essi si aggiungono i prestiti provenienti da prestigiosi enti museali e le creazioni dei principali stilisti italiani contemporanei .

I quasi 200 abiti esposti raccontano la storia della moda in Italia dal 1861 ad oggi , anche se solo dal secondo dopoguerra si può parlare di “moda italiana” vera e propria, capace di coniugare antica tradizione artigianale e moderna industria. Prima di allora, durante il Regno, pur non mancando tentativi di affermazione di una moda nazionale, restava la Parigi del Secondo Impero di Napoleone III e di Eugenia il punto di riferimento ed il modello imprescindibile. Non a caso in quel periodo il più importante centro della moda in Italia fu proprio Torino , porta naturale verso la Francia. Nel ventennio fascista la volontà di emanciparsi dall’influenza transalpina fu notevole, ma con risultati contradditori tra nazionalismo propugnato e cosmopolitismo insito nell’essenza stessa della moda. Fu dunque con la Repubblica che nasce la vera moda italiana: determinanti in questo senso furono le sfilate organizzate a Firenze dal marchese Giovanni Battista Giorgini a partire dal 1951, dalle quali sarebbe scaturita un’autentica epopea di crescita e successo che continuerà a Roma , in straordinaria sinergia con il mondo del Cinema degli anni Sessanta, e poi a Milano , sede creativa del Made in e indiscussa capitale della moda italiana a partire dagli anni Settanta in poi. Per questi motivi il percorso espositivo descrive un secolo e mezzo di storia della moda secondo due macrosezioni che si sviluppano su due piani , inaugurando i nuovi spazi delle Sale delle Arti della Reggia , corrispondenti a due momenti diversi delle vicende della moda in Italia.

3 I SEZIONE La prima sezione concerne il periodo compreso dalla nascita dello Stato unitario a quella della moda italiana ed è messa in scena da Gabriella Pescucci , costumista cinematografica e premio Oscar, che ha attinto a piene mani da quel cilindro fantastico che è la collezione Tirelli-Trappetti di Roma. La sezione è a sua volta idealmente divisa in due parti. La prima occupa l'intero primo piano della mostra e racconta la moda durante il Regno d’Italia (1861-1946) : si tratta di una moda di alta qualità, ma non ancora configurata con un carattere identitario nazionale. Atelier e sartorie della penisola continuavano, infatti, a ispirarsi soprattutto alla Francia: ciò nonostante, diversi furono gli approcci per gettare le basi per una moda italiana, come viene messo in risalto dalla mostra. La seconda parte narra, invece, gli anni Cinquanta e Sessanta, quando si assiste finalmente alla nascita e all’affermarsi di una “moda italiana” . La Repubblica ha avuto nella moda uno dei suoi elementi identitari, un elemento di rilancio e riscatto dell’Italia dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale.

La sezione si apre, quindi, con un abito da sera probabilmente appartenuto alla contessa di Castiglione per approdare agli abiti di Pucci e delle sorelle Fontana, in quella che fu la gloriosa stagione della haute couture degli anni Sessanta: un avvincente viaggio sull’evolversi del gusto e dello stile, soprattutto femminile , con continui cambiamenti e ripensamenti (esempi emblematici su tutti: la parabola della crinolina e della tournure): i volumi si ampliano o si assottigliano sul corpo, il focus si sposta dal seno al punto vita, all’imbottitura del pouf posteriore, mutano le altezze degli orli, sbocciano i décolletés, si alternano busti, corsetti, strascichi… Una variazione perenne, pur con linee di continuità, che conduce nel tempo alla comparsa di veri e propri atelier nazionali in luogo delle vecchie sartorie locali.

II SEZIONE La seconda sezione va dagli anni Settanta del Novecento ai giorni nostri ed è il frutto delle scelte e del gusto di Franca Sozzani , direttore di Vogue Italia . Si tratta degli anni cruciali in cui nasce e si impone in tutto il mondo il fenomeno dell’ Italian e del Made in Italy che ha modificato fortemente l’immagine del Belpaese e ha reso la moda uno dei principali comparti dell’economia italiana. La sezione si sviluppa dunque dalla svolta degli anni Settanta spingendosi fino ai giorni nostri con le nuove generazioni di stilisti: il percorso inizia all’indomani dell’esplosiva spinta dinamica e dialettica impressa dal ’68 che aveva consentito il ribaltamento di codici e certezze anche in fatto di stile e gusto del vestire che sembravano prima di allora inscalfibili, continuando col prêt-à-porter degli anni Ottanta per arrivare fino a oggi tra spinte contrastanti di opulenza e minimalismo , mentre nel frattempo la moda diventa un fenomeno prettamente italiano e industriale caratterizzato dalla flessibilità applicata all’inventiva, alla serialità e appunto all’industria. Presenti ovviamente nella sezione tutti i grandi protagonisti dell’ Italian style come Walter Albini, Giorgio Armani, Valentino, Gianni Versace, Gianfranco Ferré, Krizia, Franco

4 Moschino, Dolce&Gabbana, Roberto Cavalli, Miuccia Prada, Alberta Ferretti e Max Mara per citarne alcuni. Le opere sono rappresentate nello spazio dell’antico Teatro delle Commedie della Reggia appena recuperato, trasformato in ambiente monocromatico e monomaterico, ispirato alle geometrie delle passerelle.

L’allestimento Lo spettacolare allestimento di Michele De Lucchi negli scenografici ambienti della Reggia elimina la distanza con gli abiti esposti attraverso una magica combinazione di specchi , così che il visitatore si può sentire parte della scena e della storia rappresentata. In principio il percorso prevede uno specchio incorniciato, quasi da camerino, che via via si farà più frammentato, destrutturato. Il suggestivo e coinvolgente gioco di rimandi tra arti figurative, fotografia, cinema e musica, in costante dialogo con gli abiti esposti, è arricchito inoltre da un percorso olfattivo, ideato da Laura Tonatto appositamente per questa mostra, che regalerà sensazioni d’altri tempi evocando ricordi, atmosfere e ambientazioni uniche.

Laboratori e workshop Sono previsti per la mostra appositi laboratori e workshop rivolti alle scuole di ogni ordine e grado , a cura dei Servizi educativi della Venaria Reale. Informazioni e prenotazioni: Gruppi scolastici: min 15 e max 28 studenti accompagnati da 2 docenti Prenotazione con pagamento anticipato entro 7 giorni dalla data di prenotazione Tel. +39 011 4992355 (dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 17) [email protected] www.lavenariareale.it

Le iniziative di Italia 150 godono dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica italiana.

5 Moda in Italia. 150 anni di eleganza Reggia di Venaria, Sale delle Arti dal 17 settembre 2011 all’8 gennaio 2012

Biglietti • Intero: 12,00 euro • Ridotto: 8,00 euro (over 65, under 18 anni e disabili accompagnati) • Ridotto gruppi: 8,00 euro (minimo 12 persone) • Ridotto scuole: 5,00 euro (minimo 15 studenti accompagnati da 1 docente)

Come arrivare Venaria dista circa 10 chilometri dal centro di Torino e si raggiunge con:

- Linea bus dedicata GTT “Venaria Express” - Autobus GTT: linee 72, 11 - Treno GTT: linea Torino Dora-Ceres (fermata Venaria, viale Roma) Numero verde: 800 019152 - www.comune.torino.it/gtt

- Auto: tangenziale di Torino-Nord, uscita Venaria (La Venaria Reale – Reggia e Giardini) o Savonera/Venaria (La Venaria Reale – Scuderie Juvarriane)

- Aereo: scalo aeroportuale “Sandro Pertini” di Caselle Torinese, poi via Superstrada per Torino o via ferrovia Torino Dora-Ceres servizio informazione voli: tel. +39 011 5676361 – www.aeroportoditorino.it

I principali PARCHEGGI a ridosso del complesso della Venaria Reale sono: - park di viale Carlo Emanuele II – PARCHEGGIO CARLO EMANUELE II (viale che conduce al Parco La Mandria, consigliato per i BUS PRIVATI, raggiungibile da tangenziale di Torino-Nord, uscita La Venaria Reale – Reggia e Giardini)

- park di via don Sapino – PARCHEGGIO JUVARRA (raggiungibile da tangenziale di Torino-Nord, uscita Savonera/La Venaria Reale – Scuderie Juvarriane)

Accessibilità La Reggia è accessibile ai disabili motori e offre supporti alla visita per non udenti e non vedenti.

Servizi disponibili Bookshop, caffetterie e punti ristoro, ristorante d’eccellenza, accessibilità diversamente abili, audioguide, visite guidate, attività didattiche, affitto location. La Reggia dispone di molte aree picnic attrezzate e di servizi di ristorazione di alto livello a costi contenuti: Il Caffè degli Argenti , la caffetteria con terrazza panoramica dove gustare panini e dolci Il Chiosco delle Rose , la caffetteria-gelateria sotto le pergole dei fiori vicino a un’area picnic Il Patio dei Giardini , il caffè-ristorante immerso nel verde con un’ampia selezione di panini e piatti caldi Gli Arconi , area al coperto con distributori automatici di bibite e snack Info. e prenotazioni: tel. +39 011 4598835 - [email protected]

Informazioni, prenotazioni e visite guidate: tel.: +39 011 4992333 [email protected] www.lavenariareale.it - www.italia150.it

6 I TESTI DI SALA

E LE DIDASCALIE DELLE OPERE

Pannello della Sezione 1 (sale 1, 2 e 3)

Sezione 1 – Verso l’unità, fra storia e romanzo Il Risorgimento è un periodo relativamente breve. Poco più di vent’anni, fra 1848 e 1870, in cui Stati regionali dalle vicende secolari cessarono la loro storia per dare origine a uno Stato unitario, liberale e moderno. Guidato da Casa Savoia e dal ministro Camillo Benso di Cavour, esso fu un grande movimento internazionale, appoggiato dagli intellettuali e dagli Stati più avanzati d’Europa, che ebbe come suoi principali avversari l’Impero degli Asburgo e la Chiesa cattolica. Nel processo di formazione di una nuova identità nazionale rientrano anche i primi tentativi per la creazione di una moda italiana, ma a lungo i modelli incontrastati di riferimento continuarono a essere la Francia e le creazioni di Charles Frederick Worth (1825- 1895), il primo couturier in senso moderno. La mostra racconta questo primo periodo attraverso i celebri abiti di tre donne, protagoniste intense della storia o dell’immaginario letterario e cinematografico. Le loro esperienze raccontano la difficoltà di un’unità densa di contraddizioni, vissuta da alcuni come liberazione da altri come conquista. Virginia, la contessa di Castiglione, si mette in gioco per l’Italia, ma poi non riesce a viverci. Livia Serpieri, la protagonista di Senso , si sente italiana, ma tradisce per amore. Angelica, nel Gattopardo , condivide gli ideali risorgimentali, ma finisce prigioniera, vittima, d’un matrimonio che è simbolo perfetto del paese dei Gattopardi, antitesi totale dell’Italia sognata da chi nel Risorgimento aveva creduto.

Risorgimento was relatively brief in duration, spanning just over 20 years, from 1848 to 1870. In that period and after centuries of trouble and strife, the regional states altered the course of history to form a free and modern unified State. Led by the and minister Camillo Benso di Cavour, it became a great international movement, supported by the intellectuals and ’s most advanced nations, its main adversaries being the Hapsburg Empire and the Catholic Church. The process of forming a new national identity also involved the first attempts to create an Italian fashion, nevertheless, France, along with the creations of Charles Frederick Worth (1825-1895), and hailed as the first modern couturier, continued to be the undisputed style leader. The exhibition tells the story of this initial period through the famous outfits of three women, powerful historical figures or characters of literary and cinematographic imagination. Their experiences speak of the arduous path to Unity, fraught with contradictions and difficulties, lived by some as liberation and by others as conquest. Virginia, the Countess of Castiglione, gave herself to Italy, but was then unable to live there. Livia Serpieri, the protagonist of Senso, feels Italian, but betrays it for love. Angelica, of The Leopard, shares the ideals of the Risorgimento, but ends up the prisoner and victim of a wedding that symbolizes only too well the country of the “Leopards”, the complete antithesis of the Italy dreamed of by those who believed in the Risorgimento.

7 Pannello di sala 1 (Sezione 1)

Sala 1 – Virginia. Lo Stato sabaudo La contessa Virginia Oldoini Verasis di Castiglione, nata a Firenze e naturalizzata piemontese, fu emissaria di Cavour alla corte di Francia per perorare la causa risorgimentale italiana presso Napoleone III. Famosa per la sua bellezza, ottenne i favori dell’Imperatore e l’appoggio nelle guerre d’indipendenza che si rivelò determinante per le vittorie sull’Austria e l’unificazione del Paese. Contribuì per prima ad alimentare il proprio mito con una ricca iconografia, anche attraverso il moderno mezzo fotografico, facendosi immortalare da Pierre Louis Pierson (1822-1923). L’abito da sera appartenutole è databile al 1867. Esso mantiene le caratteristiche fondanti dell’ultimo periodo romantico-aulico: la linea della vita dominata dal rigore del corsetto appare rialzata rispetto a qualche anno prima, per concedere alla volumetria della gonna un più ampio protagonismo; la crinolina, ormai completamente plasmata verso il retro, offre un ultimo spiraglio del profilo a corolla tipico della donna romantica e un accenno alla successiva moda della tournure che di lì a poco donerà un sensuale accento del derrière alla dama alla moda.

Countess Virginia Oldoini Verasis of Castiglione was a key figure of the Italian Risorgimento, sent by Cavour to the French court as his emissary to plead the cause for Piedmont and Italy with Napoleon III. The countess, a famous beauty, won the Emperor’s favor and his support for the Wars of Independence, a determining factor in the victory over Austria and for Italian Unification. The evening gown of 1867 preserves the features established in the last courtly- romantic period: the waistline dominated by the rigor of the corset appears higher than a few years earlier to enable the volume of the skirt to play a bigger role, while the wide crinoline, which by now had shifted almost completely to the rear, offers a last glimpse of the corolla profile typical of the romantic woman and a hint of the later fashion for the tournure , or bustle, which would soon add a sensual accent to the derrière of the woman of fashion.

Manifattura italiana Abito da sera probabilmente appartenuto alla contessa di Castiglione 1867 ca Velluto di seta, pizzo, rasatello di cotone Roma, Fondazione Tirelli Trappetti L’abito attribuito alla contessa, fu probabilmente usato dalla contessa durante il periodo di lutto seguito alla morte del marito Francesco Verasis di Castiglione (1826-1867), scudiere di Vittorio Emanuele II.

Giovanni Vela (sec. metà XIX sec.) La Vanità - Ritratto della contessa di Castiglione 1879 - 1880 Marmo Torino, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea

8 Pannello di sala 2 (Sezione 1)

Sala 2– Angelica. Le Due Sicilie Il Gattopardo è uno dei più celebri film di Luchino Visconti (1962-1963), tratto dal romanzo omonimo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. In mostra è esposto il celebre abito da ballo di Angelica Sedara, indossato da Claudia Cardinale per la scena finale ambientata a palazzo Valguarnera-Gangi a Palermo cent’anni prima, nel 1862. L’occasione di un ballo di debutto o di un fidanzamento necessita di un abito speciale che incarni perfettamente l’ideale della bellezza romantica. La fanciulla-fiore, una creatura fatata e quasi inavvicinabile nei toni leggeri della sua veste, avvolta dall’ampia crinolina e costretta dal busto, si caratterizza per gli elementi che la rendono più diafana ed eterea e che compongono la silhouette a clessidra tanto agognata. Sebbene il personaggio di Angelica non corrispondesse a questo canone ideale, l’abito e la postura che era richiesta a una fanciulla per poterlo indossare con eleganza contribuiranno a creare l’illusione della perfezione.

Il Gattopardo (The Leopard ) is one of Luchino Visconti’s most famous films; it was made in 1962 and is based on the novel of the same title by Giuseppe Tomasi of Lampedusa. Displayed in this room is Angelica Sedara’s ball gown as worn by Claudia Cardinale in the final scene of the film set in the Valguarnera-Gangi Palace, Palermo in 1862, 100 years earlier. A debutante’s ball or engagement is an occasion that demands a special dress, one that perfectly incarnates the ideal of romantic beauty. The girl-flower, an enchanted creature and almost unapproachable in a gown of such delicate hues, enveloped by the voluminous crinoline and constrained by the bodice, is characterized by the elements that make her more diaphanous and ethereal and that shape the much-coveted hourglass figure. Although the character of Angelica does not correspond to this ideal, the gown and the posture required of a young woman to be able to carry it off elegantly help to create the illusion of perfection.

Piero Tosi Abito da ballo indossato da Angelica Sedara (Claudia Cardinale) nel film Il Gattopardo (1962-63) di Luchino Visconti 2008 Organdis, taffetas di seta (rifacimento dell’originale del 1962) Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

9 Pannello di sala 3 (Sezione 1)

Sala 3 – Livia. Le Venezie Ancora il grande cinema italiano che racconta il Risorgimento. Senso del 1954 di Luchino Visconti, capolavoro del realismo storico tratto dal racconto di Camillo Boito, ci porta a Venezia durante la Terza guerra d’indipendenza (1866). La passione folle della contessa Livia Serpieri (Alida Valli) per il tenente austriaco Franz Mahler (Farley Granger) la condurrà alla perdizione e alla follia, dopo aver rinnegato i più sacri ideali dell’etica romantica: onore, patria, famiglia. L’abito da viaggio qui esposto è indossato nella drammatica scena finale, all’epoca oggetto di censure, in cui la contessa abbandona i patrioti e il marito per fuggire a Verona dall’amante in seguito alla vittoria austriaca di Custoza. Il destino le riserberà l’amara scoperta della natura fedifraga di lui, sino al climax finale di amore e morte. L’abito contribuisce di molto a conferire drammaticità alla figura dell’eroina romantica, perduta poiché artefice e vittima delle proprie violente passioni.

Once again, the great Italian Cinema tells the story of the Risorgimento. Senso , a masterpiece of historical realism based on the story by Camillo Boito, made in 1954 by the director Luchino Visconti, takes us to Venice during the third War of Independence (1866). The visceral passion of Livia Serpieri (Alida Valli) for the Austrian Lieutenant Franz Mahler (Farley Granger) drives her to perdition and madness after she rejects the most sacred ideals of romantic ethics: honor, country, and family. The traveling dress shown here is worn in the dramatic final scene, censored at the time, in which the Countess abandons the patriots and her husband to flee to her lover in Verona after the Austrian victory of Custoza. Her fate holds in store the bitter discovery of his treacherous nature through to the final climax of love and death. The dress greatly adds to the dramatic power of the character of the romantic heroine, lost because both author and victim of her own violent passions.

Piero Tosi Abito da viaggio indossato da Livia Serpieri (Alida Valli) (1921-2006) nel film Senso (1954) di Luchino Visconti 1960 Cordonato di seta, alpaca, jais di vetro Roma, Fondazione Tirelli Trappetti (rifacimento dell’originale del 1954)

10 Pannello della sezione 2 (sale 4, 5, 6 e 7)

Sezione 2 – L’Italia diventa regno Dall’impresa dei Mille (1860) all’assunzione di Roma capitale d’Italia (1870) si compì il sogno del Risorgimento nazionale. La lunga pace successiva permise ai governi di affrontare i numerosi problemi lasciati aperti dall’unificazione. La borghesia fu la grande protagonista di questi decenni. Umberto I e Margherita, prima coppia regale, diedero al Paese quella grande corte che non aveva mai avuto. Le imponenti trasformazioni urbanistiche di Roma e l’affermazione di Torino e Milano come capitali economiche dello Stato furono simbolo dello slancio di questi anni. Nelle sale della sezione, abiti di donne borghesi, che possiamo benissimo immaginare protagoniste nelle restituzioni pittoriche «dal vero» di Silvestro Lega, Telemaco Signorini o Giuseppe de Nittis, rivivono insieme alle riprese d’epoca dell’obiettivo dei Fratelli Alinari, in esterno o nella frequentatissima sala di posa dello storico stabilimento fotografico fiorentino. In mostra le opere del pittore Giovanni Boldini, grande ritrattista di signore della società mondana, evocano alcune delle protagoniste del tempo, come la palermitana donna Franca Florio, considerata una delle donne più belle, potenti ed eleganti d’Italia. Chiude la sezione una sala dedicata alla corte, con manti e abiti di cortigiani, valletti e sovrane: dalla prima regina d’Italia, Margherita (cui l’editore Emilio Treves, promotore di una moda italiana, dedicò nel 1878 «Margherita. Giornale delle Signore italiane»), a Elena di Montenegro, che regnò sul Paese dalla Belle Époque alla Seconda Guerra mondiale.

In the space of time between the expedition of the Mille (1860) to the decision to make the capital city of the (1870), the dream of national Unification was fulfilled. The long peace enabled the various governments to address the many issues left open by Unification. The middle classes played a key role in these decades. Umberto I and Margherita, the first royal couple, gave the country the great court it never had before. The impressive urban transformations of Rome and the establishing of and Milan as the State’s financial capitals epitomized the impetus of those years. The rooms of this section show the dresses of the bourgeois ladies – who we can well imagine as the protagonists of the “lifelike” pictorial works of Silvestro Lega, Telemaco Signorini and Giuseppe de Nittis – as, together, they come back to life in the photographs of the era, shot through the lens of the Alinari brothers, either outdoors or in the busy studio of the historic Florentine photographic firm. Shown here are the works of painter Giovanni Boldini, the great portraitist of the high society ladies, which evoke some of the notables of the time, such as Lady Franca Florio of Palermo, considered one of the most beautiful, powerful and elegant women in Italy. The section closes with a room dedicated to the Italian court, where the cloaks and gowns of courtiers, footmen and monarchs are displayed, from the first Queen of Italy, Margherita through to Helen of Montenegro, who ruled the country from the Belle Époque up to the Second World War.

11 Pannello di sala 4 (Sezione 2)

Sala 4 – Dal Romanticismo alla maniera Il nuovo decennio cambia la figura femminile e con essa muta, non drasticamente, l’approccio alla vita sociale. Pur rimanendo l’interno domestico l’ambiente privilegiato e consono dell’universo femminile, s’afferma uno stile di vita più dinamico, mentre le occasioni sociali offerte dai viaggi e dallo sport conducono a una moda più pratica. L’aspetto etereo della donna romantica cede spazio a quello della donna borghese, sinuosa e vitale grazie alla silhouette offertale dalla tournure , che punta la sua peculiarità su aspetti maggiormente sensuali della figura, come fianchi e retro. Questo poteva essere sostenuto da diverse forme di sostegno, quali sottogonne semicerchiate, sellini steccati fino a veri e propri cuscinetti imbottiti legati alla vita, già tornita nel corsetto. Il busto permane imperante, ma la gonna, lungi dal semplificarsi, in realtà si complica, in un gioco vibrante di panneggi, strascichi, fiocchi e volant che la produzione industriale garantisce a un pubblico sempre più ampio.

The new decade brought a change to the female silhouette along with a change, albeit not drastic, to the approach to social life. Even though the domestic sphere remained the privileged and consonant domain of the female universe, the arrival of a more dynamic way of life and the social occasions offered by travel and sport prompted fashion to become more practical. The ethereal look of the romantic lady made way for that of the society lady, curvaceous and vital thanks to the silhouette shaped by the tournure , or bustle, whose peculiarities enhanced the more sensual parts of the figure, such as hips and rump. Different kinds of support could be used to hold the bustle in place, such as semicircular petticoats, hoopskirts and actual padded cushions tied around a waist already tightly laced by the corset. The bosom continued to reign supreme but the skirt, far from becoming simpler, became more complicated in a game of drapery, trains, bows and flounces, while industrial production assured supply to an ever-expanding market.

Manifattura italiana Tailleur da passeggio 1874 ca Lino tramato, ricami in cotone e cordonetto di seta, pizzo meccanico di cotone Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da pomeriggio 1872 ca Seta cruda, guarnizioni, profili e bottoni in faille di seta Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da ricevimento 1876 ca Garza di seta indiana, raso di seta, rasatello di cotone Firenze, Collezione Massimo Cantini Parrini

Manifattura italiana Abito da ricevimento 1880 ca Garza di seta indiana, raso di seta, rasatello di cotone Firenze, Collezione Massimo Cantini Parrini

12 Pannello di sala 5 (Sezione 2)

Sala 5 – L'Italia umbertina Nel 1878 muore Vittorio Emanuele II. Ascende al trono la prima vera coppia reale italiana: Umberto I e Margherita di Savoia. Roma, nuova capitale, è ormai il centro nevralgico dello Stato e offre una scenografia perfetta alla prima corte del Regno d’Italia. L’aristocrazia riacquisisce un certo fascino assopitosi nel tempo e il suo stile di vita diventa un vero e proprio fenomeno della cultura letteraria mondana e decadente, trasposta mirabilmente nei romanzi di un giovane Gabriele d’Annunzio. La moda del decennio 1880 supporta l’eleganza cortigiana esprimendosi ancora con il linguaggio della tournure , con variazioni di forme e sinuosità atte a rendere più pratica una vita sempre più dinamica; la gonna s’accorcia, lo strascico si raccoglie accentuando il cosiddetto cul de Paris , ancora più provocante. Intorno al 1890 la tournure tende a semplificarsi, così come la stessa gonna esternamente, lasciando un flebile ricordo della sua ammiccante provocatorietà durata quasi un ventennio.

In 1878, King Victor Emanuel II died. The first real Italian royal couple, Umberto I and Margherita of Savoy, ascended the throne. Rome, the new capital, had already become the State’s pulsating heart and was the perfect stage for the Kingdom of Italy’s first court. The aristocracy regained the glamor that it had lost over time and its way of life became a true phenomenon of a worldly and decadent literary culture, admirably tran- sposed by young Gabriele D’Annunzio into his novels. The crisis at the end of the century, culminating in the riots of Milan (1898) and the assassination of King Umberto I (1900), shattered the illusion that national values alone were enough to ensure the country’s stability. The fashion of the 1880s endorsed the court’s elegance, continuing to speak the language of the bustle, varying its shape and sinuosity mainly to make more practical a life that was becoming increasingly dynamic: the hemline of the skirt inched up, while the train was gathered up to accentuate the so-called cul de Paris , making it even more provocative. Around 1890, the tournure generally became simpler, as did the overskirt itself, leaving a faint memory of its saucy provocation. It had endured for almost twenty years.

Manifattura italiana Abito da giorno 1882 ca Faille di seta moiré a pois, merletto meccanico di cotone, bottoni di passamaneria Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da giorno 1884 ca Taffetas di seta, ciniglia, bottoni in osso Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da pomeriggio 1886 ca Faille di seta moiré a pois, merletto meccanico e tulle di cotone, bottoni in filo laminato Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

13 Pannello di sala 6 (Sezione 2)

Sala 6 - Eclettismo e «fin de siécle» La fine del XIX secolo oscilla tra l’atteggiamento positivista della Belle Époque e le tensioni causate dalle nuove classi emergenti. L’Europa fin de sièclè è pervasa dall’ansia di vita, dal positivismo e dalla fiducia nella scienza, ma anche da un vitalismo tormentato con un approdo della sensibilità romantica a una maggiore, sinuosa sensualità. Anche in Italia l’alta società si rifugia nel suo mondo sfarzoso, ammantandosi di un culto esteta che accoglie nuovi canoni di bellezza, rifiutando i classici. La moda risponde con un atteggiamento tanto estetizzante quanto eclettico: la gonna si semplifica nelle forme, ma non nelle fogge, abolendo la tournure , accontentandosi del fagiolo (un piccolo cuscinetto legato sul retro) creando uno stacco con l’esilità del busto, che nel frattempo continua a stringere il corpo della donna senza requie. La parte superiore del vestito riacquisisce importanza e sfarzo; ricompaiono le maniche a gigot in voga nel 1830, d’ispirazione rinascimentale, mentre ricami e sete preziose, così come la moda del giallo, rimandano all’oriente, in particolar modo al Giappone, Paese emergente denso di suggestioni, creando un nuovo gusto, definito nelle arti applicate con il termine di Eclettismo.

The end of the 19th century saw the positivist attitude of the Belle Époque oscillate with the tensions caused by the new emerging classes. Fin de siè cle Europe was pervaded by enthusiasm for life, positivism and faith in science, but also by a tormented vital force that spurred the romantic sensibility to a greater, more curvaceous sensuality. Also in Italy, high society took refu- ge in its luxurious cocoon, cloaking itself in an aesthete cult that welcomed new canons of beauty and rejected the classics. Fashion responded in a way that was both aesthete and eclectic: the skirt became simpler in shape but not in style, the bustle was ousted by the kidney bean , a small cushion tied at the back to create a break with the slenderness of the corset, which, meantime, continued to hold the female body in its relentless grip. At the same time, the upper part of the dress regained luster and opulence. The Renaissance-inspired a gigot sleeves in vogue in 1830 made a comeback, while embroideries and precious silks, not forgetting fashionable yellow, echoed the orient, Japan in particular, an emerging country full of influences, creating a new taste, which the applied arts defined as eclecticism.

Manifattura italiana Abito da pomeriggio 1898 ca Duchesse di seta, ricamo in ciniglia e cordonetto di seta Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da pomeriggio 1892 ca Faille operato con velluto contro tagliato di seta, merletto meccanico in seta Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da pomeriggio 1890 ca Raso di seta ricamato in filo di cotone e seta Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Sartoria Ventura, Milano Abito da ballo 1894 ca Velluto di seta, ricami in jais, pizzo macramè di cotone, coccarde in velluto, chiffon plissé Firenze, Collezione Massimo Cantini Parrini

14 Manifattura italiana Abito da pomeriggio 1892 ca Raso di seta operato a fiori, merletto meccanico di cotone, jais di vetro, passamaneria Firenze, Collezione Massimo Cantini Parrini

Giovanni Boldini (Ferrara, 1842-Parigi, 1931) Ritratto della marchesa Adriana Franzoni 1892 olio su tela Collezione privata, Courtesy Galleria Bottegantica, Milano- Bologna

Giovanni Boldini (Ferrara, 1842-Parigi, 1931) Ritratto della signora Enrichetta Allegri 1894-1895 olio su tavola Collezione privata, Courtesy Galleria Bottegantica, Milano- Bologna

Giovanni Boldini (Ferrara, 1842-Parigi, 1931) Signora in abito lungo (Studio per il ritratto di Donna Franca Florio) 1899-1900 matita e carboncino su carta Collezione privata, Courtesy Galleria Bottegantica, Milano- Bologna

15 Pannello di sala 7 (Sezione 2)

Sala 7 - Il lungo Ottocento della corte Nella sua millenaria vicenda, Casa Savoia usò la corte per costruire consenso intorno alla propria politica. Nel 1849 Carlo Alberto ne ridisegnò cariche e figure, dandole un assetto rimasto poi immutato. I sovrani succedutisi fra 1861 e 1946 ebbero però atteggiamenti diversi verso la corte. Nel 1861 Vittorio Emanuele II era vedovo. L’assenza di una regina, lo scarso amore per i riti cortigiani, i trasferimenti della capitale (da Torino a Firenze e poi da questa a Roma) non permisero che la corte svolgesse in pieno il suo ruolo. Diversamente operò , invece, Umberto I. La moglie Margherita aprì la corte a intellettuali e artisti, i quali restarono affascinati dalla prima regina d’Italia. Carducci non esitò a definirla «splendida» manifestazione dell’«eterno femminino» regale; d’Annunzio osservò come avesse «nella sua eleganza un gusto originalissimo». Peraltro, nonostante la regina auspicasse la nascita d’una moda italiana, si servì soprattutto di sarti francesi. Suo figlio Vittorio Emanuele III (re da 1900 al 1946) non ne ereditò il gusto per la società : egli e la moglie Elena, soprattutto dopo il 1914, condussero una vita via via più ritirata, dai tratti borghesi.

During its thousand-year old history, the House of Savoy used the court to build consensus around its own policies. In 1849, Carlo Alberto redesigned the system of appointments and personages, forging a structure that remained unchanged. The kings that reigned from 1861 to 1946 differed in their attitudes to the court. In 1861, Victor Emmanuel II was widowed; without a queen, the King’s aversion to court rites and the relocation of the capital (from Turin to Florence and then to Rome) hindered the court from playing its proper role. However, Umberto I took a different approach. His consort Margherita opened the court to intellectuals and artists, who were captivated by the first Queen of Italy. Carducci described her as «magnificent», a manifestation of the «eternal feminine», regal. D’Annunzio observed that she had «a highly original taste in her elegance». Even so, despite the fact that the Queen hoped to see the birth of Italian fashion, she mostly used the services of French dressmakers. Her son, Victor Emmanuel III (king from 1900 to 1946) did not inherit her taste for society and he and his wife Helen retreated increasingly into seclusion, especially after 1914, to live a life that echoed that of the bourgeoisie.

Sartoria italiana Manto con strascico della regina d’Italia, Margherita di Savoia post 1878 Velluto ricamato in oro e argento dorato, canutiglia, lustrini Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo Fondazione Musei Civici di Venezia

Manifattura francese Abito di corte attribuito alla regina d’Italia, Elena del Montenegro 1905 ca Raso di seta, chiffon, ricami con filo metallico, strass e perline di vetro Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Uniforme da Maestro di cerimonie del re d’Italia prima metà del XX sec Panno di lana e ricami in cannottiglia Collezione privata

L’uniforme, con i caratteristici paramani rossi, fu del conte Alessandro Ricardi di Netro (1852- 1917), maestro di cerimonie presso il duca di Genova, e poi del figlio Federico (1894-1972) che ricoprì la stessa carica

Manifattura italiana Uniforme di cavaliere d’onore della regina d’Italia, Elena del Montenegro prima metà del XX sec Panno di lana e ricami in cannottiglia Collezione privata

16 La carica di cavaliere d’onore era la principale della corte della regina. L’uniforme esposta, dalla ricchissima decorazione floreale, appartenne al conte Vittorio Solaro del Borgo (1873- 1965).

Manifattura italiana Uniforme di cavaliere d’onore della principessa di Piemonte, Maria Josè del Belgio 1930-1940 Panno di lana e ricami in cannottiglia Collezione privata

L’uniforme, coi paramani bianchi, appartenne al marchese Alfredo Solaro del Borgo (1904- 1995), nipote del precedente.

Manifattura italiana Livrea estiva di mezza gala per Guardaportone seconda meta del XIX secolo Torino, Palazzo Reale Il vestiario dei Guardaportone del re rimanda all’uniforme e alla funzione svolta dalla Guardia svizzera, antico corpo militare destinato, fino al 1831, alla scorta personale del sovrano e dei palazzi reali

Manifattura italiana Paltò invernale di mezza gala per Guardaportone seconda meta del XIX secolo Torino, Palazzo Reale

17 Pannello della Sezione 3 (sale 8 e 9)

Sezione 3 – L’Italia della «Belle epoque» Nel 1911 l’Italia celebrò il cinquantennio della sua unità . Il Paese era una potenza riconosciuta e il giovane Vittorio Emanuele III nella non retoricità della sua figura incarnava bene un’Italia borghese, sicura di sé , segnata da una forte vivacità culturale. Ciò nonostante, nel Paese permanevano vaste fasce di miseria di cui la forte emigrazione verso le Americhe era solo una delle conseguenze. Nelle sale della sezione, abiti di signore della nobiltà e dell’alta borghesia mostrano quanto l’Italia nella moda restasse dipendente dai modelli della haute couture francese. Intanto nel 1906 la socialista Rosa Genoni (1867-1954) presentava una collezione ispirata ai maestri italiani del Rinascimento e a Venezia, Mariano Fortuny (1871-1949), famoso per le sue tuniche, come il delphos . A Torino le esposizioni del 1902 e del 1911 mostravano il rapporto sempre più stretto fra moda e industria. Alcuni tessuti e creazioni qui esposte ricordano il clima della città , con le sartorie e sartine torinesi rese eterne dalle poesie di Guido Gozzano. Il raffinato abito di Lina Cavalieri, «la donna più bella del mondo», ritratta da Boldini e lodata da d’Annunzio, scelto a simbolo della mostra, testimonia come accanto alle grandi aristocratiche dalla vita turbolenta, fossero ormai cantanti e attrici le nuove divine – le dive, appunto - prese a modello dalla società . La presenza di abiti usati per i film di Visconti, L’innocente e Morte a Venezia , riprende il gioco di specchi fra cinema e storia iniziato nella prima sezione.

In 1911, Italy celebrated 50 years of Unification. The country was a recognized and considered power and the unpretentious figure of young Victor Emmanuel III embodied an Italy that was bourgeois, self-confident and infused with strong cultural zest. Nevertheless, vast tides of poverty still dogged the country, and this, among other things, led, thousands of Italians to immigrate to the Americas. The rooms of this section show how the clothing of noblewomen and high society ladies still relied on French haute couture models. Meantime, the socialist Rosa Genoni (1867-1954) unveiled a collection inspired by the Italian Renaissance masters, and in Venice Mariano Fortuny (1871-1949) invented his famed plissé tunics, as delphos . In Turin, the International Exhibition (1902, 1911) highlighted the increasingly intimate reltionship between fashion and industry. Some fabrics and creations exhibited here recall the mood of the city, its ateliers and dressmakers rendered eternal in the poetry of Guido Gozzano. The elegant dress of Lina Cavalieri, «the most beautiful woman in the world», painted by Boldini and praised by D’Annunzio, chosen as the exhibition’s testimonial, attests to the fact that, by now, singers and actresses, the new divines – from which the word «Diva» derives – stood alongside the aristocratic nabobs on which society modeled itself. The costumes used by Luchino Visconti for his movies The Innocent and Death in Venice and shown here resume the game of mirrors between cinema and history that began in Section one.

18 Pannello di sala 8 (Sezione 3)

Sala 8 - Un'epoca di transizione I primi anni del nuovo secolo sono insieme gli ultimi anni dell’Antico Regime e i primi di una nuova epoca. Le arti applicate rifioriscono in una nuova ricerca del bello che parla diversi linguaggi. Il Liberty è uno stile internazionale che con nomi differenti attecchisce con successo in ogni Paese, Italia compresa. A teatro furoreggiano le opere di Puccini, portando all'attenzione del pubblico gusti e attitudini per l'esotismo dei luoghi lontani e misteriosi che rappresentano. Nella moda, come nelle altre arti applicate, si riscontra un punto di incontro tra l’atteggiamento passatista del secolo precedente e i nuovi gusti che prendono piede, riflettendo le nuove tendenze senza abolire gli antichi retaggi. L’eleganza borghese si esplica ancora nel rito della vestizione assistita del mattino e nei ripetuti cambi per le occasioni pomeridiane e serali. Nell’abito da giorno, che continua a serbare la morsa del busto, contribuiscono la preziosità dei tessuti e dei ricami fatti a mano, dei volant e dei merletti che ancora poco concedono alla sfera del pratico, mentre fanno la loro comparsa i primi tailleur moderni. Alla scenograficità dell’abito da sera si aggiunge il decorativismo simbolista di applicazioni e gioielli che vogliono evocare creature drammatiche ed esotiche, dense di fascinazioni misteriose.

The dawning of the new century embraced the final years of the Ancient regime and the first years of a new era. The applied arts flourished anew in a quest for beauty that spoke many languages. The Liberty style spread across the world, garnering success in every country, albeit under different names. But although its stated goal was to break with tradition, its feminine grace and decorative language kept it a style of 19th-century flavor. At the theater, Puccini’s operas were all the rage. Fashion, like the other applied arts, found itself straddling the outmoded attitudes of the old century and the new tastes that caught on, reflecting the latest trends without forsaking the old legacies. Bourgeois elegance still found expression in the morning rite of assisted dressing and the several changes required for afternoon outings and soirees. The day dress, which continued to rely on the corset’s vise, remained a concoction of precious fabrics and handcrafted embroideries, flounces and lace, conceding little as yet to practical considerations. The spectacular splendor of the evening gown was predominated by symbolist decorative applications and jewels that when worn sought to evoke dramatic and exotic creatures, full of mysterious charms.

Manifattura italiana Tailleur estivo, indossato da Silvana Mangano nel film Morte a Venezia (1972) di Luchino Visconti, 1908 ca Lino e cotone, ricami in pizzo e cordonetto di cotone Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Tailleur estivo, indossato da Silvana Mangano nel film Morte a Venezia (1972) di Luchino Visconti, 1908 ca Lino, merletto di cotone, merletto meccanico Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera appartenuto all’attrice e cantante Lina Cavalieri (1874-1944) 1906 ca Tulle e raso di seta, ricami in paillettes e jais, applicazioni in velluto di seta Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera, 1910 ca Raso di seta ricamato in perline, cannette e jais di vetro Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Sartoria “G. De Gaspari”, Torino Abito femminile di società in due pezzi, Inizio XX sec.

19 Organza di seta, merletto meccanico, crêpe satin, jais, paillettes Torino, collezione Roberto Devalle

Manifattura italiana Abito da sera, 1910 ca Lamé doppiato di tulle di seta, pizzo meccanico, nastri di seta, lamé cannette di vetro, velluto Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera, 1900 ca Tulle di seta su base di taffetas di seta, interamente ricamato in paillettes Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera, 1904 ca Taffetas di seta doppiato di tulle di seta, interamente ricamato con paillettes Roma, Fondazione Tirelli Trappetti L’avvento e la diffusione della luce elettrica - che faceva brillare jais, pailettes e ricami – favorirono l’introduzione del colore nero nell’abbigliamento da sera, prima esclusivo dei periodi di lutto

Manifattura italiana Abito estivo, 1905 ca Batista di cotone, merletto meccanico Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito estivo, 1910 ca Tulle e pizzo meccanico di cotone, merletto a tombolo Roma, Fondazione Tirelli Trappetti La diffusione di merletti e ricami ottenuti con macchine industriali permise e favorì a inizio Novecento l’uso di abiti in tessuti leggeri come lino e cotone

Manifattura italiana Tailleur da passeggio (la guimpe è una replica), 1912 ca Panno di lana, ricami in cordonetto di seta Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Tailleur da passeggio (guimpe e cravatta sono repliche), 1912 ca Panno di lana, velluto di seta Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

20 Pannello di sala 9 (Sezione 3)

Sala 9 - Torino 1911: l'Italia si celebra Nel 1911, cinquantenario dell’ Unità , si tiene a Torino l’Esposizione internazionale dell’industria e del lavoro. Il Liberty è lo stile imperante dell’avvenimento, e il suo gusto per l’orientalismo e il dé cor si intensifica attraverso nuove ispirazioni, importate talora dal neo-industrializzato Giappone, talaltra dalle vittorie coloniali in Libia e nel Dodecaneso. La moda è un catalizzatore di stilemi differenti e le produzioni di quegli anni serbano il gusto per l’esotico sempre più a discapito della tradizione vestimentaria, divenuta ormai pura forma e appannaggio delle classi più basse che non potevano permettersi di essere all’ultima moda. Per i ceti elevati si introducono innovazioni che anelano sempre più chiaramente a una riforma dei costumi; la gonna ad intoppo dal caratteristico profilo a ogiva, la jupe-culotte esemplificano tali istanze. A ciò si aggiunge la suggestione che la diffusione del cinematografo ebbe sull’immaginario contemporaneo. Le prime dive del muto, le cosiddette femmes fatales , dovevano affidare la loro espres sività totalmente al linguaggio del corpo e un costume drammatico e scenografico era condizione essenziale all’eloquenza del loro personaggio.

In 1911 Turin held the International Exhibition of Industry and Labor, to celebrate the jubilee of Italian Unification. Art Nouveau (in Italian Liberty) was the prevailing style of the fair, its taste for orientalism and dé cor sharpened by new inspirations, imported sometimes from the newly industrialized Japan and sometimes from the colonial victories in Libya and the Dodecanese. Fashion acted as a catalyst of diverse stylistic features and the outputs of those years retain the taste for the exotic, with the traditional dress code increasingly paying the price having by then become the pure form and privilege of the lower classes, who could not afford to dress in the latest fashions. The upper classes were introduced to innovations that clearly and increasingly yearned for a costume reform, including the hobble skirt with its characteristic ogee shape, the culottes or divided skirt. Not forgetting the influence of the cinema on contemporary imagination. The first silent screen stars, known as femme fatales, had to rely totally on their body language to express themselves and a dramatic and spectacular costume was a must to convey the eloquence of the character they interpreted.

Sartoria «Sacerdote», Torino Abito femminile da sera appartenuto alla signora Caterina Ratti Balloco, 1907 Raso e chiffon di seta, tulle, pizzo, plumetis, soutache, paillettes, cannette, jais, conterie Torino, Raccolta d’abiti d’epoca, Istituto Statale d’Arte «A. Passoni» L’abito fu indossato a Parigi dalla signora Caterina Ratti, moglie dell’ingegnere Alberto Balloco (1878-1944) progettista dell’auto «Itala», in occasione dei festeggiamenti per il raid Pechino-Parigi

Manifattura italiana Abito da sera, 1908 ca Charmeuse di seta avorio, velluto di cotone e ciniglia, rete in filo metallico Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera, 1912 ca Raso, tulle e chiffon di seta, merletto chimico, ricami in cannette, perline di vetro, paillettes Roma, Fondazione Tirelli Trappetti L’abito presenta elementi di esotismo che il successo della campagna di Libia del 1911 influenzò con motivi e decorazioni autoctone

Manifattura italiana Soprabito da sera, 1911/1912 ca Raso di seta doppiato di chiffon, ricami in cordonetto e coda di topo, alamari, nappe, frange in seta Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

21 Manifattura italiana Soprabito da giorno, 1912 ca Panno di lana Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Soprabito da giorno, 1910 ca Panno di lana, raso di seta, cordone di seta e filo metallico Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Soprabito da giorno, 1912 ca Panno di lana, ricamo in cordone di seta e filo metallico Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura lionese Tessuti Art Nouveau, 1910 - 1911 Tessuti lamé con disegni Jacquard in filati oro e argento su fondo di seta Collezione privata

22 Pannello della Sezione 4 (sala 10) Sezione 4– Il Futurismo Movimento poetico d’avanguardia fondato da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909, il Futurismo rappresenta l’apogeo di quell’atteggiamento di fiducia nel futuro e nel progresso che il Positivismo aveva cullato nei decenni precedenti. La tecnologia, sempre più presente nella società contemporanea, aveva cambiato per sempre la percezione tradizionale dello spazio-tempo; il culto della velocità , termine innovativo per l’epoca, per il pratico e l’utile mettono al bando per sempre tutti gli orpelli e i decori del passato. Tanto nell’arte così come nella produzione di moda, si esprimono i dettami del manifesto futurista (è del 1914 Il vestito antineutrale , del 1920 il Manifesto della moda femminile futurista ). Nel 1919 Thayat (Ernesto Michaelles) realizza a Firenze la tuta, pensata per tutte le occasioni, anche eleganti, determinando così quel percorso di sperimentazione intrinseca al binomio tra moda e arte, e che raggiunse esiti interessanti e di profonda lettura critica sui costumi del presente. Tripudio di colori nei panciotti sgargianti di Fortunato Depero e nei modelli di Giacomo Balla, libertà nel reinventare gli indumenti con l’applicazione dei colorati e geometrici «modificanti», dinamica praticità del taglio e irregolare modernità delle asimmetrie oltreché rifiuto delle costrizioni borghesi, si esplicano con giovanile freschezza in queste creazioni perché , come disse Balla, uno degli esponenti del Movimento: «Si pensa e si agisce come si veste».

Futurism, an avant-garde artistic movement founded by the poet Filippo Tomaso Marinetti in 1909, was the apogee of that attitude of faith in the future and progress that positivism had incubated in the preceding decades. In contemporary society, the growing inroads made by technology had changed forever the traditional perception of space/time; the cult of speed, a ground-breaking term for the time, and of the practical and useful banished forever the frothy decorations of the past. The dictates of the Futurist Mani- festo ( The Anti-Neutral Suit was written in 1914 and the Futurist Manifesto of Feminine Fashion in 1920) were expressed in art as much as in the production of fashion. In 1919, in Florence, Thayaht (Ernesto Michahelles) created the TuTa, coveralls in modern parlance, to be worn on any occasion, even elegant, thus determining that experimental journey intrinsic to the coupling of fashion and art, and that generated interesting results and a profound critical interpretation of the costumes of the period. The colorful triumph of the vibrant waistcoats of Fortunato Depero and Giacomo Balla’s models, the freedom to reinvent garments through the use of “modifying” colors and geometrics, the dynamic functionality of cut, and the uneven modernity of the asymmetries, as well as the rejection of bourgeois constraints are expressed with youthful freshness in these creations because, as one of the Movement’s members, Balla, said: «one thinks and acts as one dresses».

Giacomo Balla Studio di modificante, 1914 Acquerello su carta Guidonia (Roma), Fondazione Biagiotti Cigna La versatilità dei «modificanti» da applicare al vestito permetteva di reinventare l’abito futurista giorno dopo giorno

Giacomo Balla Bozzetto di vestito da uomo per mattino, 1914 Acquerello su carta Guidonia (Roma), Fondazione Biagiotti Cigna I bozzetti raffigurano gli abiti futuristi da uomo, colorati e asimmetrici, pensati per i diversi usi nel corso del giorno

Giacomo Balla Bozzetto di vestito da uomo per pomeriggio, 1914 Acquerello su carta Guidonia (Roma), Fondazione Biagiotti Cigna

Giacomo Balla Bozzetto di vestito da uomo per sera, 1914 Acquerello su carta Guidonia (Roma), Fondazione Biagiotti Cigna

Giacomo Balla

23 Studio di borsetta con linee di velocità, 1916 Acquerello su carta Guidonia (Roma), Fondazione Biagiotti Cigna

Fortunato Depero Panciotto futurista per Filippo Tommaso Marinetti (1), 1923-1924 Panno di lana cucito a mosaico su canovaccio di cotone Collezione Ugo Nespolo, Torino I panciotti esposti furono realizzati da Depero in occasione della tournée del Nuovo Teatro Futurista e del Congresso Futurista di Milano

Fortunato Depero Panciotto futurista per Filippo Tommaso Marinetti (2), 1924 Panno di lana cucito a mosaico su canovaccio di cotone Milano, Collezione Marinetti

Fortunato Depero Panciotto per Tina Strumia, 1923-1924 Tarsia di panni su tela di cotone Trento, Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni

Fortunato Depero Panciotto futurista per Umberto Notari, 1923-1924 Panno di lana cucito a mosaico su canovaccio di cotone Collezione Giancarlo Baccoli

Giacomo Balla Studio per vestito da donna, 1928-1929 Inchiostro, tempera e smalto su carta Guidonia (Roma), Fondazione Biagiotti Cigna

Giacomo Balla Vestito da donna, 1930 Stoffa cucita e legno dipinto a smalto (per la fibbia della cintura) Guidonia (Roma), Fondazione Biagiotti Cigna)

Giacomo Balla Modello di golf, 1930 ca Matita, inchiostro e tempera su carta Guidonia (Roma), Fondazione Biagiotti Cigna

Giacomo Balla Modello di prendisole per mare, 1930 ca Matita, inchiostro e tempera su carta Guidonia (Roma), Fondazione Biagiotti Cigna

Giacomo Balla Modello di gilet, 1930 ca Matita, inchiostro e tempera su carta Guidonia (Roma), Fondazione Biagiotti Cigna

24 Pannello della Sezione 5 (sale 11 e 12, più nicchia sala 11)

Sezione 5– Tra due guerre mondiali La Grande Guerra (1914-18) e il suo più triste ed emblematico simbolo, la trincea, rappresentano un solco netto di dolorosa separazione tra vecchio e nuovo ordine: con il 1918, infatti, l’Antico Regime concluse il suo lungo tramonto iniziato nel 1789. Ma per l’Italia la Grande Guerra fu la Quarta guerra d’Indipendenza, che compì il Risorgimento, unendo al Regno Trento e Trieste. La pace fu diversa da quanto sperato: fu, infatti, l’epoca della fine dello stato liberale e dell’ascesa del Fascismo. Dalla persecuzione degli oppositori politici a quella degli ebrei, la dittatura di Mussolini segnò per vent’anni un periodo fosco e drammatico, che trovò il suo destino nella Seconda Guerra mondiale (1939-45). Se nelle sale è stridente il contrasto fra le divise della Grande Guerra e gli sgargianti abiti degli anni Venti in stile charleston , successivi di solo pochi anni, ancora più violento è quello – implicito – fra gli stessi abiti e le violenze del fascismo. In questi decenni si riaprì la questione di una moda nazionale: negli anni Trenta fu fondato a Torino l’Ente Nazionale della Moda per certificare l’autentica italianità dei prodotti confezionati dalle sartorie della penisola. Gli abiti realizzati durante la Grande Guerra e, poi, nel periodo autarchico, con le nuove e italianissime fibre artificiali o con tessuti di riciclo, costituiscono una sorta d’ideale cornice entro cui è compresa l’intera sezione, che si apre e si conclude con il dramma della guerra.

The Great War (1914-18) and the trenches, its most poignant symbol, delineated the sharp and painful split between the old order and the new: infact, 1918 signaled the end of the long decline of the old regime that began in 1789. However, The Italians considered the Great War to be the fourth War of Independence, crowning the Risorgimento by bringing Trento and Trieste into Italy’s fold. Peace when it finally came dashed the people’s expectations, marking the end of the free state and the rise of Fascism. From the persecution of political opponents to that of the Jews, Mussolini’s dictatorship plunged Italy into 20 years of dramatic bleakness, which met its fate in Second World War (1939-45). If the contrast between the uniforms of the Great War and the bright and colorful attire of 1920s Charleston style shown in the exhibition rooms, which appeared only a few years later, is strident, the contrast between the same clothing and the violence of Fascism is even more violent in its implicitness. The decade was to reopen the question of a national fashion: at the beginning of the 1930s, the Ente Nazionale della Moda (Italian Fashion Council) was instituted in Turin to certify the authenticity of the Italian origin and make of the products crafted by the peninsula’s ateliers and dressmakers. The garments made during the Great War and then under autarky using the new all-Italian artificial fibers or recycled fabrics form a kind of ideal picture frame for the entire section, which opens and closes with the theater of war.

Pannello di sala 11 (Sezione 5)

Sala 11 - Un nuovo mondo: gli anni Venti La moda dopo la Grande Guerra impone una rottura con la tradizione non solo ottocentesca ma di tutta l’ età moderna. Dopo una tirannide sul corpo della donna durata quasi cinque secoli, il busto scompare e porta con sé gran parte della biancheria intima, che il vecchio mondo aveva dispensato in sovrabbondanza come garanzia di forma, pudore e decoro. I capelli femminili contemplano per la prima volta il taglio corto e il trucco diventa pesante, ispirato dalle dive del cinema muto. L’abito perde ogni punto vita e guadagna profonde scollature, si scopre la schiena e ci si barda affidandosi allo scintillio non sempre prezioso delle frange e degli strass; nuove ispirazioni e nuove tendenze portate dagli Stati Uniti, giovane Paese emerso grazie alla vittoria nella guerra e al suo straordinario potere economico, si scontrano con il rigore delle divise dei regimi totalitari, che impongono alle masse un ordine omologante e austero, indotto attraverso la disciplina e la violenza.

After the Great War, fashion forced a break not only with 19th-centu- ry tradition but the whole of the Modern era. After tyrannizing the woman’s body for almost five-hundred years, most of the underwear that the old world had lavishly dispensed to ensure form, modesty and decorum disappeared along with the bosom. For the first time, women’s hairstyles were cut short and makeup got heavier, inspired by the divas of the silent screen. The dress relinquished any semblance of a waistline, necklines plunged, and backs were bared, with the glam factor added by the not always

25 precious sparkle of fringes and rhinestones. New inspirations and new trends brought from the United States, a young nation that emerged thanks to the victory of war and its extraordinary economic power, clashed with the severity of the uniforms of the totalitarian regimes, which commanded the masses to conform to a standardizing and austere order, imposed through discipline and violence.

Manifattura italiana Abito da giorno, 1914 ca Panno di lana, cintura in charmeuse di seta, bottoni in legno rivestiti in filo di seta Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da giorno, 1916 ca Saglia di lana Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da giorno, 1915 ca Panno di lana, revers, polsi e centro giacca in pelliccia di lontra, bottoni in bachelite Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da giorno, 1918 ca Panno di lana, ricami in filo di seta, bottoni in metallo Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera, 1923 ca. Abito in georgette di seta, ricami in perline e cannette di vetro Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera, 1925 ca. Abito in seta operata laminata, ricamo in perline di vetro, filo metallico e strass, frangia in bachelite Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera, 1926 ca. Abito in chiffon di seta interamente ricamato in perline di vetro, pailettes, strass e filo metallico Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera, 1926 ca. Abito in tulle nero, interamente ricamato con filo metallico e perline di vetro Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera, 1923 ca. Abito in seta laminata e tulle di seta, ricami in perline di vetro e paillettes Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera, 1926 ca. Abito in crespo di seta, interamente ricamato in perline di vetro, paillettes e strass Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

26

Manifattura italiana Abito da sera, 1928 ca. Abito in tulle di seta, interamente ricamato in perline di vetro, fodera in charmeuse di seta Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera, 1926 ca. Abito in cotone, interamente ricamato in cannette di vetro Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera, 1926 ca. Abito in raso di seta interamente ricamato in cannette e perline di vetro come le frange Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sposa, 1928 ca. Abito in seta lurex laminata argento e oro Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera, 1922 ca. Abito in georgette di seta nero, interamente ricamato in perline e cannette di vetro Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Abito da sera, 1928 ca. Abito in tulle di seta, interamente ricamato in paillettes, fodera in crêpe di seta Manifattura italiana Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera, 1927 ca. Abito in tulle di seta e seta lurex, interamente ricamato in filo metallico Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

27 Pannello per la nicchia di sala 11 (Sezione 5)

La Diva e il Superuomo: Eleonora Duse e Gabriele d’Annunzio D’Annunzio e la Duse sono figure emblematiche della transizione tra XIX e XX secolo. Il «sommo poeta» e «la divina» – come erano definiti dagli idolatranti contemporanei - incarnano, nei loro gesti come nei loro abiti, un connubio di preziosismo esteta tardo ottocentesco e al contempo una forma di neodivismo compiaciuto tipico del primo Novecento. Celebratissimo scrittore già in vita e osannata attrice di palcoscenico, vissero una burrascosa relazione, che si riflette in un celebre romanzo autobiografico scritto dallo stesso d’Annunzio e che li condusse a sondare insieme nuove forme d’arte nello spirito giovanilista tipico del tempo, quale la neonata cinematografia. Le vestaglie della Duse ivi esposte, di ispirazione eclettica, dalle fogge medioevo-rinascimentali, confezionate dalla celebre Maria Monaci Gallenga con la sua tutt’oggi irriproducibile tecnica di stampa, sono un tipico esempio del gusto drammatico, storicista e simbolista che i due più celebri pro- motori del «vivere inimitabile» avevano così mirabilmente incarnato.

D’Annunzio and Duse are emblematic figures of the transition from the 19th to the 20th century. The gestures and clothing of the «supreme poet» and the «divine», as they were called by their contemporary fans, embodied late-19th century aesthete preciousness married to a form of smug modern celebrity status typical of the early 20th century. The writer already famous in his own lifetime and the acclaimed stage actress had a stormy relationship, later reflected in d’Annunzio’s renowned autobiographical novel, which led them to explore together, in the young-at-heart spirit typi- cal of the era, new art forms such as the just-born cinema. Duse’s dressing gowns of eclectic inspiration in medieval- renaissance style exhibited here were made by the renowned Maria Monaci Gallenga, using a printing method of her own invention that is still not reproducible today, and are typical of the dramatic, historicist and symbolist taste that the two most famous advocates of «inimitable living» had so admirably personified.

Manifattura italiana Divisa da tenente di fanteria dell’esercito italiano in uso nella Prima Guerra Mondiale 1919 ca Panno di lana, rasatello di cotone Gorizia, Musei Provinciali di Gorizia – Museo della Grande Guerra Berretto, gambali, scarponcini in pelle dalla Collezione Amici delle Dolomiti – Dolomitenfreunde

Manifattura italiana Divisa da colonnello dei Lancieri di Novara appartenuta a Gabriele d’Annunzio 1915-1918 ca Panno di lana, interno in rasatello di cotone Gardone Riviera (Brescia), Vittoriale degli Italiani I Lancieri di Novara sono il più prestigioso reparto di cavalleria italiano, eredi diretti dei Dragoni di Piemonte sabaudi. Con questa divisa d’Annunzio realizzò il volo su Vienna e l’impresa di Fiume.

Maria Monaci Gallenga (1880-1944) Tunica da ricevimento attribuita al guardaroba di Eleonora Duse 1920 ca. Velluto di seta, maniche-ali in georgette di seta, stampa in polvere oro e argento, bottoni in vetro di Murano Roma, Fondazione Tirelli Trappetti Da Gallenca si sperimentavano le tecniche di pittura, con stampaggi oro e argento, nei famosi motivi rinascimentali secondo lo stile della produzione Fortuny.

Maria Monaci Gallenga (1880-1944) Tunica da ricevimento attribuita al guardaroba di Eleonora Duse 1920 ca. Tunica in velluto di seta, stampa in polvere oro e argento Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

28

Manifattura italiana Vestaglia da giorno 1925-1930 ca. Panama di seta e fili di metallo dorato a fantasia Gardone Riviera (Brescia), Vittoriale degli Italiani (Zambracca IV, 109)

29 Pannello di sala 12 (Sezione 5)

Sala 12 - Fascismo e autarchia Gli anni Trenta vedono l’affermarsi, non solo in Europa, di uno stile gerarchico e militare che si esplicò nella silhouette della donna, virago dal profilo squadrato, di ispirazione teutonica, che adotta per la sera lunghi abiti scenografici a sirena e per il giorno abiti dall’ampio profilo delle spalle. L’avvento del sonoro e l’ascesa degli astri del grande cinema hollywoodiano e del nostrano cinema dei telefoni bianchi contribuiscono a creare una certa attitudine nel porsi, nel vestirsi, nell’atteggiarsi e nell’abbigliarsi, iniziando a influenzare così il grande pubblico. La stilista italiana Elsa Schiaparelli, fiera rivale di Coco Chanel attiva in Francia, (abito esposto in sala) è la migliore rappresentante di quel gusto fatale e aristocratico, estroverso e surreale, la cui eleganza distillata dale correnti artistiche del tempo, rappresenta un’onirica fuga dal reale . Negli anni della guerra le ristrettezze economiche e la scarsità di merci d’importazione costringono molte donne ad arrangiarsi come potevano pur di essere alla moda; la diffusione delle fibre sintetiche quali rayon o viscosa, promosse dal regime stesso sembra unire la modestia imposta dallo sforzo bellico con il desiderio di innovazione e modernità .

In the 1930s, the woman’s silhouette reflected the hierarchical and military style that swept Europe and elsewhere. A square-profiled virago of Teuto- nic inspiration, poured into long and spectacular siren gowns for the evening and donning wide-shouldered outfits for the day. The advent of the talking movies and the ascent of the Hollywood motion picture stars, as well as the divas of Italy’s «white telephone» cinema, helped to create role models and thus started to influence the mainstream through their poses, grooming, behavior and style of dress. During the war years, economic restrictions and the scarcity of imported goods forced many women to make the best of what they had to remain in fashion. The sale of artificial fibers, like rayon and viscose , promoted by the regime itself seems to sum up the life of moderation inflicted by the war effort with its desire for innovation and modernity. This room also showcases a gown by Elsa Schiaparelli (1890-1973), great Italian fashion designer living in France, rival of Coco Chanel and leader of international fashion.

Manifattura italiana Camicia da notte, 1936 ca. Seta con incrostazioni in pizzo negligè da notte attribuibile alla linea di lingerie di lusso «Domina», nome conferito da D’Annunzio alla prima collezione di Elvira Leopardi, in arte Biki. Gardone Riviera (Brescia), Vittoriale degli Italiani (Stanza delle Ospiti XXXI, 104)

Elsa Schiaparelli (1890-1973) Abito da sera, Parigi, 1937 ca. Abito in organza di seta operato con righe in raso, scollatura, maniche e orlo in organza, fodera in raso di seta, cintura formata da guanti in organza con dita incrociate e lungo nastro di raso in seta. Firenze, Collezione Massimo Cantini Parrini

Manifattura italiana Abito da sera, 1932 ca. Abito in tulle di seta, interamente ricamato in perline e cannette di vetro, fodera in raso avorio Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera, 1932 ca. Abito in tulle di seta interamente ricamato in jais di vetro, gonna con doppiatura di tulle di seta Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

30 Manifattura italiana Abito da sera, 1935 ca. Abito in tulle e pizzo meccanico di seta su base di taffetà, scollo ricamato con paillettes e cannette di vetro Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera appartenuto all’attrice Isa Miranda (1905-1982), 1935 ca. Abito in crêpe di seta nero, ricamo in paillettes oro e filo metallico con soutage oro Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura italiana Abito da sera appartenuto all’attrice Isa Miranda (1905-1982), 1938 ca. Abito in crêpe di seta, ricamo con applicazione in pelle dorata decorata con paillettes, perline di vetro e soutage oro, cintura in cordone di seta nero con nappe in filo metallico oro Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura tedesca Abito da sera con svastiche usate quale motivo decorativo, 1940 ca. Abito in crespo di seta, giacca in crespo di seta con ricamo in paillettes. La cintura è una replica Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Manifattura tedesca Abito da sera, 1938 ca. Roma, Fondazione Tirelli Trappetti Abito in velluto di viscosa, piccole foglie ricamate alle spalle in canottiglia, perline e strass

Sartoria torinese Abito da sera, 1929-1935 Chiffon di seta verde Torino, Raccolta d’abiti d’epoca Istituto Statale d’Arte «A. Passoni»

Sartoria italiana Uniforme di gala del conte di Valcismon (1884-1959) come governatore della Somalia (1923-28), 1923-1924 Panno di lana, seta, fregi ricamati in oro, gallone in oro, piuma di struzzo Torino, Collezione Roberto Devalle Di provata fede monarchica, De Vecchi nel 1922 fu quadrumviro della Marcia su Roma, primo ambasciatore italiano in Vaticano (1929) , ministro dell’educazione (1935) e governatore dell’Egeo (1936-40) .

Sartoria dell’Unione militare Uniforme ordinaria invernale in orbace del Partito Nazionale Fascista, 1932- 1937 Panno di lana, saia di lana, misto seta, tela di cotone Torino, Collezione Roberto Devalle L’orbace è un antico tessuto di lana, molto diffuso in Sardegna. Il Fascismo, durante l’autarchia, ne favorì l’uso, adottandolo per le uniformi di vari corpi.

Sartoria italiana Abito elegante, 1940 ca. Abito in velluto di viscosa e lurex di seta dorato Roma, Fondazione Tirelli Trappetti. La viscosa (o rayon) è una fibra tessile sintetica, simile alla seta per lucentezza e morbidezza. Di costo più economico, durante la Seconda Guerra mondiale fu usata sia per abiti ordinari sia da sera.

31 Manifattura italiana Abito elegante, 1942 ca. Abito in viscosa, ricamo in perline di vetro e filo di cotone Roma, Fondazione Tirelli Trappetti. Durante la guerra, quando riciclare significava risparmiare, un abito di sicura fattura ottocentesca fu riadattato secondo la moda moderna per creare questo elegante completo.

Manifattura italiana Completo da sera, 1944 ca. Roma, Fondazione Tirelli Trappetti. Abito e bolero in ottoman di seta operato con velluto controtagliato

Ente Nazionale della Moda Concessione del Marchio per un completo in stoffa nera, primavera - estate 1936 Torino, 19 febbraio 1936 Torino, Collezione Roberto Devalle

32 Pannello della Sezione 6 (sale 13 e 14)

Sezione 6– La Repubblica e la rinascita della moda italiana Il 2 giugno 1946 nacque la Repubblica italiana. Il 18 aprile 1948 la Democrazia Cristiana, partito di ispirazione cattolica, vinse le elezioni e prese stabilmente il potere, che mantenne per oltre quarant’anni. L’appartenza dell’Italia ai Paesi fondatori della Nato (1949) e della Comunità europea la ancorò stabilmente al blocco occidentale. Ciò fu la premessa necessaria per il boom economico che si realizzò progressivamente a partire dalla metà degli anni Cinquanta. Il Paese, specie il Nord, si trasformò in una grande realtà industriale: fu un periodo fra i più esaltanti della storia del nostro Paese. Fu allora che nacque la moderna moda italiana, tanto apprezzata da divenire, insieme al cinema e alla canzone, uno dei principali elementi d’ identità per la giovane Repubblica, che doveva far dimenticare al mondo l’Italia del ventennio fascista. Firenze, con le sfilate promosse dal marchese Giorgini a partire dal 1951, diviene il centro propulsore di un gruppo di brillanti stilisti destinati a grande fortuna. Roma divenne uno dei set preferiti per le star del cinema americano, le quali si vestivano nei principali ateliers della capitale (un mondo evocato dal pretino delle Sorelle Fontana per Ava Gardner alle scarpe di Ferragamo per Marilyn Monroe). La moda italiana inizia così il suo percorso storico che vide negli anni Sessanta l’affermazione del prê t-à-porter, e nei Settanta il passaggio a Milano del ruolo di suo centro principale con la nascita del cosiddetto Made in Italy.

The Italian Republic was born on 2 June 1946. On 18 April 1948, the Christian Democrats, the Catholic-based political party, won the election and settled into a stable period of power, retaining the reigns of government for more than 40 years. When Italy became a founding member of the NATO in 1949 and then the European Community, it anchored itself permanently to the Western bloc, laying the foundations for the economic boom that it would enjoy progressively starting the mid-1950s. The country, in particular Northern Italy, became a major industrial might: it was of one of the most exciting periods in Italy’s history. At the same time, modern Italian fashion was born, so acclaimed that, along with cinema and song, it became one of the young Republic’s marks of distinction; a Republic that had to urge the world to forget 20 years of . Florence and the fashion shows promoted by the Marquis Giorgini starting 1951 became the driving force of a group of brilliant fashion designers destined for fame and glory. Rome became the favorite place of American movie stars, who were dressed by the capital city’s leading ateliers (a world evoked by «Pretino» made by the Sorelle Fontana for Ava Gardner and by the shoes made by Ferragamo for Marilyn Monroe). Italian fashion thus embarked on its historic journey, which saw the arrival of prê t-a-porter in the 1960s and handed over the title role to Milan in the 1970s, which became the beating heart of what is now known as “Made in Italy”.

Pannello Primo di sala 13 (Sezione 6)

Sala 13 - Firenze e le sfilate della Sala Bianca

Il 12 febbraio 1947 Christian Dior trionfa a Parigi con il suo New Look riproponendo un canone estetico da tempo superato; la donna ritorna a essere preda del binomio vita stretta e gonna a corolla, mentre uno spreco benaugurante di tessuti sfarzosi e applicazioni pongono al bando l’ austerità auspicata in precedenza. Qualche anno più tardi, sempre il 12 febbraio, ma del 1951, a Firenze, nel salone di casa Giorgini, alcuni stilisti italiani destinati a divenire celebri e celebrati, presentarono le loro prime collezioni a dei selezionati compratori americani per i quali l’Italia divenne garanzia di buona qualità a prezzo conveniente: Marucelli, Simonetta, Fontana, Schuberth, Pucci, Gallotti, Noberasko, Carosa, Fabiani, Veneziani riscossero subito l’attenzione e l’ammirazione del pubblico internazionale. Da villa Torriggiani l’anno seguente, la sfilata di presentazione delle collezioni si spostò nel contesto più sfarzoso e meno privato della Sala Bianca di Palazzo Pitti; è la rinascita della Moda Italiana.

On 12 February 1947, Christian Dior’s new look triumphed in Paris, relaunching an aesthetic standard that had been surpassed a while ago. The woman once more became the victim of tiny waistlines and corolla skirts, while a much desired extravagance of rich textiles and applications disinherited the austerity favored earlier. A few years later, in 1951, again on 12 February, a group of Italian fashion designers destined to become celebrities and celebrated unveiled their first collections in the salon of the Giorgini residence in Florence to a select gathering of American buyers, for

33 whom Italy became an assurance of good quality and affordable prices. Names such as Marucelli, Simonetta, Fontana, Schuberth, Pucci, Gallotti, Noberasko, Carosa, Fabiani, Veneziani, instantly shot into the limelight and earned the admiration of the international market. The year following, the fashion shows moved from Villa Torriggiani to Palazzo Pitti, where the collections were presented in the more luxurious and less private venue of the Sala Bianca (White Room) to herald the renaissance of Italian Fashion.

Emilio Pucci (1914-1992) Abito da cocktail, collezione «Palio», Firenze, 1957 Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Sartoria romana Abito da sera appartenuto a donna Fiammetta Cavatorta, 1950 ca. Organdis di seta, nastri di velluto Roma Fondazione Tirelli Trappetti

Federico Emilio Schuberth (1904-1972) Abito da sera, 1948 ca. Tulle di seta, rouches in nylon, pizzo di cotone con strass Roma Fondazione Tirelli Trappetti

Elvira Leonardi, in arte Biki (1906-1999) Abito da cocktail, Milano, 1955 ca. Merletto meccanico di seta, fodera in tulle di seta, cintura in raso di seta Firenze, Collezione Massimo Cantini Parrini

Augusta, Carlotta e Fernanda Botti Abito da sera, 1952 ca. Organza di seta, fodera e sottogonna in taffettas di seta, all’orlo cerchio in metallo con doppio giro di nastro di seta a vista Firenze, Collezione Massimo Cantini Parrini

Fernanda Gattinoni (1906-2002) Abito da sera, 1952 ca. Organza di seta a pieghe, merletto meccanico in seta Firenze, Collezione Massimo Cantini

Giovanni Fercioni (1886-1961) Abito da cocktail, Milano, 1953 ca. Lino ricami in lino e cotone Firenze, Collezione Massimo Cantini Parrini

Sartoria Myricae Abito da sera, Roma, 1948 ca Crine con ricamo in crime, fodera in nylon Firenze, Collezione Massimo Cantini Parrini

34 Pannello Secondo di sala 13 (Sezione 6)

Sala 13 - Moda e arte Gli anni Sessanta furono un periodo di rapidissima e straordinaria evoluzione per le arti, e tra esse la moda non fu da meno. I fermenti culturali promossi dalle nuove istanze giovanili, l’affacciarsi della cultura pop e musicale, nonché l’accesso della fascia degli adolescenti al potere d’acquisto sul mercato, provocarono un desiderio di giovinezza che si diffuse in varie forme. Le gonne si accorciano e i tagli si semplificano, alla ricerca di forme più pure e rigorose, quasi geometriche. Molti artisti, così come vari stilisti italiani, applicarono le proprie teoriche per creare abiti ispirati alle nuove correnti, offrendo razionalità ed estro interdisciplinare all’eleganza definita sotto il nuovo, promettente termine di prê t-à-porter: dagli abiti creati dalle Sorelle Fontana e firmati da artisti contemporanei, come Carla Accardi, alle collaborazioni di Lucio Fontana e Arnaldo Pomodoro per l’atelier Bini-Telese (1961). Qui spiccano le creazioni di Germana Marucelli (1905- 1983), Getulio Alviani (n. 1939) e Alighiero Boetti (1940-1994).

The decade known as the Sixties was a time of fast-paced and extraordinary development in the arts, not least in fashion. The cultural shake-up sparked by the new needs and new spending power of the younger generation, along with the advent of the pop and music culture triggered a desire for youthfulness that was manifested in various ways. Hemli- nes shrank and cuts became simpler in a quest for purer, rigorous, geometrical forms. The new shapes led many artists and several Italian designers to apply their own theories in order to create clothes inspired by the new trends, offering rationality and interdisciplinary to the elegance defined by the new and promisingly coined prê t-à-porter, from the dresses created by the Sorelle Fontana with contemporaneus artists to the collaborations of Lucio Fontana and Arnaldo Pomodoro with the atelier Bini-Telese (1961). The creations of Germana Marucelli (1905-1983), Getulio Alviani (n. 1939) and Alighiero Boetti (1940-1994) are the key of this section.

Getulio Alviani (n. 1939) Abito «cerchio + quadrato», Milano, 1965 Alluminio e tessuto Milano, Collezione Getulio Alviani

Germana Marucelli (1903-1983) , su disegno di Giuseppe Capogrossi (1900-1972) Soprabito da cocktail, Milano 1961 ca. Tela di cotone dipinta Firenze, Collezione Massimo Cantini Parrini

Germana Marucelli (1905-1983) Abito da giorno, 1965 ca. Crêpe di lana stampato Firenze, Collezione Massimo Cantini Parrini

Germana Marucelli ispirata da Giacomo Manzù (1908-1991) Abito da giorno, 1960 ca. Crêpe di lana, bottoni in pasta di platica e bachelite Firenze, Collezione Massimo Cantini Parrini

Germana Marucelli su disegno di Giuseppe Capogrossi (1900-1972) Abito da sera, Milano, 1960 ca. Abito in garza di seta ricamato in paillettes Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Paolo Scheggi per Germana Marucelli Abito da giorno con brani di poesie di Giuseppe Ungaretti, Thomas Stearns Eliot e Juan Ramon Jiménez, 1958 ca. Cotone stampato e dipinto Firenze, Collezione Massimo Cantini Parrini

35

Alighiero Boetti (1940-1994) Abito, 1965 ca. Milano, Collezione Gallerie 1000eventi

36 Pannello primo di sala 14 (Sezione 6)

Sala 14 - Roma: Hollywood sul Tevere Negli anni Cinquanta e Sessanta Roma diventa centro di grandi produzioni hollywoodiane. I costi più contenuti e le bellezze della Città eterna rappresentano negli anni del boom un forte appeal per l’industria della celluloide. Torme di star, paparazzi, curiosi, comparse, e soprattutto aspiranti attrici e attori, affollano la capitale che vive una lunga stagione brillante di glamour. La moda, ormai divenuta un prodotto locale, non manca di dar sfoggio di sè nei luoghi di incontro della capitale divenuti celebri nel mondo, come via Veneto. La qualità sartoriale delle confezioni eguaglia ormai quella dei rivali francesi, le cui testate commentano preoccupate la crescente fortuna delle case di moda italiane. Il modello della haute couture tende a esaltare le figure delle pin-up, le maggiorate tutte curve che solleticano i sogni dell’italiano medio e che spesso è difficile rinvenire nella vita comune lontana dai riflettori dei set della capitale.

In the 1950s and 1960s, Rome became a major center of Hollywood movie productions. Lower costs and the eternal city’s beauty held great appeal for the celluloid industry in the years of the economic boom. Swarms of stars, paparazzi, the curious, bit actors and, above all, aspiring actors and actresses streamed into the capital, which then enjoyed a long season of sparkling glamour. Fashion, by now a local product, just had to display itself in the world-famous hotspots of Rome, such as Via Veneto. The sartorial quality of the clothing was by now on a par with its French rivals, whose magazines worriedly discussed the growing success of the Italian fashion houses. The haute couture model tended to enhance the curvy and busty figure of the pin-up girl, girls the average Italian man could only dream about, the type of girls so difficult to find in ordinary life, far from the spotlights of the Roman stage.

Sartoria Calabri Abito da sera, 1956 ca. Abito in tulle di seta e merletto meccanico di seta Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Sartoria italiana Abito da sera, 1955 ca. Abito in tulle di seta e organza di seta, applicazione di merletto meccanico Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Sartoria italiana Abito da sera, 1955 ca. Abito in tulle di seta e organza di seta, applicazione di merletto meccanico Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Sartoria italiana Abito da sera, 1955 ca. Abito in tulle, ricamo in filo metallico, perline, paillettes e piume di struzzo, cintura in raso di seta, fodera in taffettas di seta Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Federico Emilio Schuberth (1904-1972) Abito da sera, 1955 ca. Abito in tulle point d’esprit, merletto macramé Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Sartoria italiana Abito da sera, 1952 ca. Abito in merletto meccanico sintetico, bordato allo scollo e su un lato della gonna con tulle di nylon bicolore e raso di seta, fodera in raso sintetico Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

37 Sartoria italiana Abito da sera, 1954 ca. Abito in raso sintetico, tulle di nylon, ricami in paillettes e raso sintetico, fodera in nylon bicolore e raso di seta, fodera in raso sintetico Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Fernanda Gattinoni (1906-2002) Abito da sera appartenuto all’attrice Ingrid Bergman (1915-1982), 1948 ca. Abito in merletto di cotone, fodera in faille di seta Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Simonetta Colonna di Cesarò in arte Simonetta (n. 1922) Abito da sera, 1956 ca. Organza di seta, fodera in tafettas di seta, rouches in pizzo nero di cotone Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Sorelle Fontana Abito da cocktail, 1954 Abito in rafia nera lavorato a uncinetto con motivo a festoni e fiori Roma, Fondazione Micol Fontana

Sorelle Fontana Abito redingote, detto «il pretino», realizzato per l’attrice Ava Gardner , 1955 Tessuto lana-seta nera con profili e bottoncini in seta rossa. Cappello da monsignore rifinito con un cordone a nappe e una catena cardinalizia con croce Roma, Fondazione Micol Fontana Il modello, reinterpretato da Piero Gherardi (1909-1971) , fu poi usato da Anita Ekberg (n. 1931) ne La dolce vita (1960) di Federico Fellini (1920-1993)

Salvatore Ferragamo (1898-1960) Décolleté o scollata realizzata per l’attrice Marilyn Monroe (1926-1962), 1958-1959 Coccodrillo Firenze, Museo Salvatore Ferragamo

Salvatore Ferragamo (1898-1960) Décolleté o scollata realizzata per l’attrice Marilyn Monroe, 1958-1959 Camoscio nero e applicazioni in capretto Firenze, Museo Salvatore Ferragamo

Salvatore Ferragamo (1898-1960) Décolleté o scollata realizzata per l’attrice Marilyn Monroe, calzata nel film Bus stop (Fermata d’autobus) di J. Logan, 1956 Capretto dorato Firenze, Museo Salvatore Ferragamo

Giovanna Caracciolo-Ginnetti d’Avellino (1905-1983) , in arte Carosa Abito da sera indossato dall’attrice Gina Lollobrigida (n. 1927), 1963 ca. Chiffon di seta ricamato in filo metallico, perline, filo di cotone, piume di struzzo Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Maria Carmen Nutrizio (1919-2008) , in arte Mila Schön Abito da sera, Milano, 1966 Tulle di nylon ricamato in paillettes e cannette di vetro Lo stesso modello, ma con le righe ricamate in verticale, fu indossato da Caroline Lee Bouvier Radziwill (n.1933) , sorella di Jacqueline Lee Bouvier Kennedy (1929-1994) , per il ballo “black and white” organizzato dallo scrittore Truman Capote (1924-1984) all’Hotel Plaza di New York ( 1966) . Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

38

Federico Forquet (n. 1931) Abito da sera, Roma, 1968 ca. Seta goffrata, corpino ricoperto da violette in organza di seta Torino, Collezione privata

Roberto Capucci (n. 1930) Abito da sera, 1960 ca. Ottoman di seta, ricami in strasse, filo metallico e perline di vetro Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Fausto Sarli (1927-2010) Abito da sera creato per l’attrice Elisabeth Taylor (1932-2011), 1975 ca, Crepe di seta con stampa batique Roma, Archivio Fausto Sarli

39 Pannello secondo di sala 14 (Sezione 6)

Sala 14 - Dall'eleganza al pop A partire dagli anni Sessanta un pubblico giovane e differente impone un nuovo approccio alla vita, alle arti e alla moda stessa. La prima generazione che non rammenta la Guerra e le sue privazioni non accetta di sognare ma preferisce vivere e farlo con creatività . Mentre l’eleganza sartoriale si esprime ancora attraverso il lusso, la moda italiana manifesta un desiderio di giovinezza e si connette alla creatività internazionale; Parigi e Londra tornano a essere punti di riferimento per il design, mentre la moda si lascia ispirare dalle nuove tendenze concettuali e dai nuovi materiali. La creatività diventa il leit motiv di una costante ricerca di nuove forme e materiali applicati a un’evoluzione costante; le gonne si accorciano vertiginosamente per poi riallungarsi fino a terra; l’uso di colori sgargianti si alterna al culto del bianco e nero. Mentre le signore eleganti rimangono legate ai canoni dell’opulento, le giovani donne cercano per se stesse un look più fresco e che le allontani il più possibile dalla seriosità borghese della generazione precedente.

In the 1960s, the younger generation and a changing market imposed a new approach to life, the arts, and fashion itself. The first generation not to remember WW2 and its privations refused to dream, preferring to live life to the full. And to do so with creative zest. The Italian art scene connected with the international scene. Paris and London resumed their directional roles in the world of design, while fashion was inspired by the new conceptual trends and the new materials. Creativity became the leitmotif of an ongoing research into new shapes and materials applied in a continuum of development. The hemlines of skirts shot up to dizzy heights before dropping back down to the ground, the use of bright colors alternated with the black and white craze, and the waistline lost its headline status. New materials, including plastic, opened new horizons. Meantime, women claimed their right to wear trousers and men’s fashion shook off the traditional and unrelenting gravity that had persisted in much the same way as it had in the previous century.

Irene Galitzine (1916-2006) Abito da sera, 1958 ca. Abito in organza tripla di seta Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Sartoria Gori Abito da sera, 1965 ca. Chiffon di seta ricamato in paillettes Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Pierre Cardin (n. 1922) Abito da sera, 1960 ca. Faille di seta Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Alberto Fabiani (1910-1987) Abito da sera, 1963 ca. Tulle di nylon, ricamo in pailettes, perline e frange in filo metallico, fodera in taffetas di nylon Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Alberto Fabiani (1910-1987) Abito da sera, 1964 ca. Organza gialla interamente ricoperta da piume di struzzo, ricami in filo metallico e canottiglia alle spalle e fondo abito Roma, Fondazione Tirelli Trappetti

Enrica San Lorenzo Massei Abito da sera, 1971 Shantung di seta policroma Torino, Archivio San Lorenzo

40 Pannello della Sezione 7 (sala 15) (vale anche come Pannello di sala 15)

Sezione 7– Sartorialità La sartorialità italiana, il su misura per pochi eletti diventa una palestra creativa. Gli stilisti italiani del prê t-à-porter sono coloro che meglio comprendono il desiderio di modernità , di accompagnare con l’abbigliamento il nuovo stile di vita delle donne. Una ventata di freschezza spregiudicata che porta le firme, fra gli altri, di Roberto Capucci, Giorgio Armani, Gianni Versace, e il rosso inconfondibile di Valentino. Loro che a partire dagli anni Sessanta e con maggiore slancio tra gli anni Settanta, Ottanta e Novanta consolidano il neo-concetto del Made in Italy nella moda quale fenomeno internazionale, aggiungendo allo stile vitalità imprenditoriale, flessibilità ma soprattutto l’attitudine a sentire l’air du temps e a viaggiare sopra gli altri, prima di tutti gli altri.

The Italian tailoring, the to measure for the selected few becomes a creative scene. The Italian fashion designers of pret- à-porter were the ones who understood best the desire to be modern, to embody the new life style of women through the way one dresses. A care free breath of fresh air accompanied the brands of, to note a few, Roberto Capucci, Giorgio Armani, Gianni Versace, and the recognizable red of Valentino. The designers, since the 60’s, and with a major impact between the 70’s and 90’s created the concept of the Made in Italy. The concept, transformed into an international phenomenon, by adding to its style an entrepreneurial vivacity, flexibiliy, and above all the attitude to feel the air du temps, and travel above the others, before all others.

Valentino Haute Couture (Valentino Garavani, n. 1931 ) Completo da sera Autunno/inverno 1965-1966 Abito in crêpe cady; mantello in tulle con piume di struzzo e ricami in filo di seta e pietre rosse Roma, Archivio Valentino

Roberto Capucci (n. 1930) Oceano. Scultura tessile creata da Roberto Capucci per l’Expo Universale di Lisbona 1998 Taffetà di seta plissé in 37 gradazioni di azzurro Roma, Archivio Storico della Fondazione Roberto Capucci

Giorgio Armani (n. 1934) Abito lungo modello a pagoda 1998 Armani Privé 2005 Composto da ampia gonna in organza di seta nera, ricamata a disegni floreali d’ispirazione Coromandel a contrasto. Corpino interamente ricamato con paillettes laccate nere e perline bianche

Atelier Versace Ball gown in organza satin color grigio perla 2008

41 Pannello della Sezione 8 (sala 16) (vale anche come Pannello di sala 16)

Sezione 8– Moda 1970 - 2011 Dall’antimoda al post femminismo, dall’euforia degli anni Ottanta all’espiazione dei Novanta, fino alla rivalutazione del divertimento dei giorni nostri. Walter Albini, Roberta di Camerino, Valentino, Missoni, Krizia, Giorgio Armani, Gianni Versace, Fendi, Roberto Cavalli, Dolce&Gabbana, Prada: nomi illustri, ognuno dotato di personalità e caratteristiche individuali forti e differenti, accomunati però da una sorta di gene dell’armonia, che non si insegna, ma si eredita. A decretare il loro successo hanno contribuito fattori geografici, storici e culturali che vengono da lontano e che comprendono anche una impareggiabile sapienza artigianale. La flessibilità applicata all’inventiva, alla serialità e all’industria: questo il balzo in avanti che i creatori italiani hanno fatto compiere alla moda. Possiamo dire che tutti hanno saputo fondere tra loro proprio i concetti di moda, denaro, tempo. Hanno codificato lo stile, creato convenzioni semantiche, temporali, inciso in modo sostanziale non solo sul gusto, ma anche sull’economia del Paese. Hanno saputo intuire i cambia- menti sociali quando ancora non erano espliciti e, attraverso un linguaggio fatto di apparente frivolezza, tradurli in oggetti quotidiani, in possibilità illimitate di rappresentazione di identità che finivano con l’anticipare quanto il mondo avrebbe richiesto il giorno dopo. Oggi il contesto è radicalmente cambiato, spesso dietro ai grandi nomi ci sono giovani stilisti, ai quali si chiede di tener fede allo stile originale, arricchendolo però attraverso la propria visione. Nulla di nuovo, se pensiamo a Callaghan, che, nato come marchio di maglieria, si estese al prê t-à-porter e visse momenti gloriosi affidandosi alla creatività di stilisti importanti, tra questi Walter Albini e, in seguito, Gianni Versace e Romeo Gigli. Mentre prosegue la ricerca di nuovi talenti, l’ultima generazione di designer sta già ravvivando la scena e aggiungendo un altro capitolo al racconto di un’avventura iniziata una quarantina di anni fa.

From anti-fashion to post-feminism, from the euphoria of the 1980s to the expiation of the 1990s up to the reappraisal of modern-day entertainment. Illustrious names such as Walter Albini, Roberta di Camerino, Valentino, Missoni, Krizia, Giorgio Armani, Gianni Versace, Fendi, Roberto Cavalli, Dolce & Gabbana, and Prada, each with singular personalities connoted by diverse yet strong individual features but sharing a kind of gene of harmony, which isn’t taught but inherited. A success ruled by geographical, historical and cultural factors that come from afar and that also comprise a profound knowledge of craftsmanship. Flexibility applied to inventiveness, serializa- tion and industry is the quantum leap that the Italian creators have achieved in fashion. All of them can be said to have known how to merge between them fashion concepts, time, and money. They’ve coded style and created semantic and temporal conventions, leaving a significant imprint on taste, but also on the country’s economy. They’ve known how to intuit social changes when these were not yet explicit and, through a language made up of ap- parent frivolity, to then translate these into everyday objects, into unlimited possibilities of the expression of identity that ended up anticipating what the world was to request the day after. Today, the scenario has changed radically; often behind the big names are the young designers, who are asked to both remain faithful to the original style and to enrich it with their personal vision. Nothing new, if we think of Callaghan, originally a knitwear company who expanded into prê t-a-porter and enjoyed moments of glory, entrusting creativity to important designers like Walter Albini and, later, Gianni Versace and Romeo Gigli. While the search for new talent continues, the latest generation of designers is already rekindling the scene and adding an important chapter to the story of an adventure that began some 40 years ago.

Autunno-inverno 1971-1971 Dolcevita con maniche a coste, gonna e berretto di lana jaquard Missoni

Autunno-inverno 1972-1973 Abito di lana con stampa trompe l’oeil, borsa di velluto con catena “Ossi” Roberta di Camerino

Autunno-inverno 1972-1973 Abito di raso con top e manicotti di pizzo Krizia

42 Primavera-estate 1973 Completo di lana e camicia di jersey jaquard, berretto e cintura di lana con fibbia e broche in resina Missoni

Primavera-estate 1973 Collezione «Grande Gatsby». Chemisier di chiffon di seta con maniche stampate Walter Albini

Autunno-inverno 1973-1974 Cardigan di georgette, camicia di lamé e gonna plissettata di lamé a righe Walter Albini

Primavera estate 1975 Caftano di lino con collo alla marinara e grandi tasche Laura Biagiotti

Autunno-inverno 1977-1978 Collezione «Trell». Casacca di seta stampata, scialle e gonna di mussola di lana a stampa floreale Walter Albini

Autunno-inverno 1981-1982 Pull di lana jaquard bouclé, gonna pantalone di lana stampata, stivali di suede e velluto Callaghan

Autunno-inverno 1982-1983 Cappotto di beaver di lana e cashmere, abito di flanella con profili di camoscio Max Mara

Primavera-estate 1985 Top e leggings di jersey stampato, berretto di cotone stampato e sandali con zeppa di gomma Enrico Coveri

Autunno-inverno 1985-1986 Cappa con cappuccio e tuta di cashmere lavorato a rombi, coste e trecce con cintura elastica in vita Laura Biagiotti

Primavera-estate 1986 Abito ricamato all over di maxi paillettes Enrico Coveri

Autunno-inverno 1987-1988 Tailleur pantalone di twill con profili in raso a contrasto Trussardi

Primavera-estate 1989 Tailleur pantalone in fresco di lana gessato Dolce & Gabbana

Primavera-estate 1989 Top di nappa e gonna lunga di organza Trussardi

Autunno-inverno 1989-1990 Cappotto di beaver di lana e cashmere

43 Max Mara

Primavera-estate 1990 Camicia di pizzo e gonna a balze di macramècon cintura a fascia Callaghan

Primavera-estate 1990 Tailleur di stuoia di cotone con maxi bottoni Moschino

Autunno-inverno 1990-1991 Cappa di shantung doppiato di feltro intagliato, cuffia di shantung di seta ricamata di jais Romeo Gigli

Primavera-estate 1991 Abito di organza con lavorazione “onde” Maurizio Galante

Primavera-estate 1991 Abito di crêpe di seta stampata con ricamo in jais e strass, borsa stampata con manici a catene di metallo dorato con perline Gianni Versace

Primavera- estate 1991 Abito di lino e organza lavorazione «Origami» Maurizio Galante

Primavera- estate 1991 Tuta con gilet effetto cravatta di seta ricamata Giorgio Armani

Autunno-inverno 1992-1993 Abito di cady in seta con colletto e maniche ricamate Gianfranco Ferré

Primavera-estate 1993 Abito di fili di seta intrecciati e a frange Alberta Ferretti

Autunno-inverno 1993-1994 Bustier e gonna di velluto con profili di pizzo, fiori di crêpe applicati e lunghe frange di seta Dolce & Gabbana

Autunno-inverno 1993-1994 Cappotto «Pazzo» di suede con frange in pelle, pelliccia, montone e lana Fendi

Primavera-estate 1994 Abito di seta con spacchi profondi e spilloni di metallo Gianni Versace

Autunno-inverno 1994-1995 Lungo abito di maglia metallica, sandali di pelle dorata Gianni Versace

Primavera-estate 1995 Abito di raso di seta e tulle con ricami di filo di seta, paillettes e strass

44 Blumarine

Autunno-inverno, 1995-1996 Cappotto di beaver di lana e cashmere con collo di castorino, gonna a portafoglio di lana Max Mara

Primavera-estate 1996 Soprabito di gabardine e abito in voile stampato Prada

Primavera-estate 1996 Abito di pelle con cut-out laterali Iceberg

Primavera-estate 1996 Caftano in suede Costume National

Autunno inverno 1996-1997 Abito di raso stampato Autunno-inverno 2004-2005 Cappotto doppio petto di pelliccia weasel stampa leopardo Dolce & Gabbana

Primavera-estate 1998 Lungo abito di seta a teli stampa foulard con sottogonna ricamata di cristalli Salvatore Ferragamo

Primavera estate 1999 Abito di chiffon di seta plissettato e spalmato Krizia

Autunno-inverno 1999-2000 Abito di georgette stampata Roberto Cavalli

Primavera-estate 2000 Pelliccia di visone con lavorazione a intarsi e interno di seta stampata Fendi

Autunno-inverno 2000-2001 Camicia di chiffon stampato con collo di pelliccia, gonna di tulle ricamata con paillettes Prada

Autunno-inverno 2003-2004 Trench in check di lana, pull di lana e gonna di twill stampata Prada

Autunno-inverno 2005-2006 Lungo chemisier di taffetà di seta con volants arricciati e plissettati Gianfranco Ferré

Autunno-inverno 2005-2006 Chubby in piume di struzzo, abito bustier di raso di seta stampata e strascico di tulle plissé Roberto Cavalli

Primavera-estate 2006

45 Abito in chiffon con inserti a contrasto e decorazioni in gros grain Alberta Ferretti

Primavera-estate 2006 Abito in georgette di seta con ricami sangallo, paillettes e jais Gucci

Autunno-inverno 2007-2008 Abito con ricamo all over di paillettes a taglio diamante e baguette Roberto Cavalli

Primavera-estate 2008 Caftano in seta stampata Etro

Primavera-estate 2009 Giacca e shorts di camoscio stampa «Shibori», camicia di popeline stampa «Giungla» Gucci

Autunno-inverno 2009-2010 Dolcevita di lana mohair con logo di strass, abito di chiffon di seta ricamato con paillettes e strass Blumarine

Autunno-inverno 2009-2010 Abito di lana e seta con ampie maniche a palloncino decorato con origami Aquilano Rimondi

Autunno-inverno 2009-2010 Abito monospalla di tulle interamente ricamato con paillettes, perline e jais, Giorgio Armani

Autunno-inverno 2009-2010 Trench doppiopetto di panno tecnico con ricami «Torero» di paillettes Moschino

Primavera-estate 2010 Lungo abito di crêpe di viscosa con cut-out laterali a motivi “Horsebit” in metallo con applicazioni di strass Gucci

Autunno inverno 2010-2011 Blusa e gonna di crêpe Marni

Primavera-estate 2010 Abito di tulle con applicazioni di parti di sottovesti vintage, ricami, paillettes e pizzi Antonio Marras

Autunno-inverno 2010-2011 Abito di georgette di seta con applicazione di piume di struzzo

Autunno-inverno 2010-2011 Abito di tulle con ricamo all over Alberta Ferretti

Primavera-estate 2011 Abito monospalla di satin con fiocco e decorazioni di paillettes

46 Giorgio Armani

Primavera-estate 2011 Abito di mussola di cotone ricamato a filo con maniche ampie e gonna a balze Salvatore Ferragamo

Primavera-estate 2011 Giacca e gonna di gazar e organza di seta lavorata a petali Giambattista Valli

Primavera-estate 2011 Abito di pizzo chantilly e rafia con decorazione di cristalli Valentino

Primavera-estate 2011 Abito di garza di seta con incrostazioni in chiffon, couvette e micro braids coperte da rete di nylon Gabriele Colangelo

Primavera-estate 2011 Caftano in voile di cotone con decorazione sangallo, profonda scollatura e spacchi laterali Emilio Pucci

Autunno-inverno 2011-2012 Lungo abito di mousseline di seta stampata con decorazione di piume Valentino

47