Chiese, Ipogei, Fortezze, Ville, Opere D'arte, Musei E Giardini Segreti
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LE VIE DEI TESORI | I LUOGHI DI MESSINA 1. Basilica Cattedrale Non si può parlare del duomo di Messina che attraverso suggestioni, tante sono le vicissitudini che ha attraversato fin dalla sua edificazione, nel periodo normanno. Nel 1254 un incendio distrusse il soffitto a travature lignee; dal Seicento in poi fu la volta della lunga teoria di terremoti, seguita dai bombardamenti del 1943. Eppure, il duomo è tutto da riscoprire, a cominciare dalla facciata, un trionfo di marmi policromi e portali gotici. Tre, come le navate. Quello centrale, quattrocentesco, di Antonio Baboccio da Piperno, è un racconto scultoreo di santi, e in tutta la facciata si sviluppano suggestive scene di vita quotidiana. L’organo è il secondo più grande d’Italia, splendidi il ricco tesoro medievale e il campanile. Piazza Duomo | Visite: venerdì, sabato dalle 10 alle 18. 2. Chiesa di Gesù e Maria del Buon Viaggio al Ringo La chiesa è detta “del Ringo”, dal nome della contrada in cui si trova. Di origine medievale, deriva dal francese haranguer, che a quel tempo indicava il mettersi in riga dei cavalieri. Da lì, infatti, i cavalieri andavano a gareggiare nel vicino quartiere di Giostra, suddivisi in ténant (chi lanciava la sfida) e vénant (chi l'accettava). Tanto sangue fu versato e perfino la Chiesa si pronunciò per evitare che queste feste si trasformassero in occasione di morte, ma alla fine nacquero anche giostre poco cruente, spesso dedicate a una dama, di cui è rimasta traccia nella toponomastica di Messina. Edificata per volontà del signore messinese Lorenzo Abbate fra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento, questa chiesa serviva da conforto ai viaggiatori. Viale della Libertà |Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 17.40. 3. Chiesa di San Giovanni di Malta Prima di essere ucciso come martire cristiano, Placido era un giovane di ricca e nobile famiglia romana ma di origini messinesi per parte di madre, Faustina. Nacque nel 515, e presto rimase folgorato dalla nuova religione, ascoltando incantato Benedetto da Norcia. E proprio nella terra natale della madre, ormai abate, Placido viene inviato con l’ordine di fondare il primo monastero benedettino in Sicilia. Trova la morte, insieme alla sorella Flavia, ai fratelli Eutichio e Vittorino e a circa trenta monaci proprio in riva allo Stretto. Nel 1588 questa chiesa diventa meta di pellegrinaggi, con il ritrovamento delle reliquie dei martiri e, secondo la leggenda, la nascita di una sorgente d'acqua miracolosa. Da qui, nel 1608, passa anche Caravaggio in fuga da Malta, sotto la protezione di fra’ Antonio Martelli, priore dell’Ordine a Messina, durante la sua permanenza a Messina densa di misteri. Via San Giovanni di Malta, 2 | Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 18 4. Chiesa di san Tommaso il Vecchio Sembra una scatola colma di meraviglie e sorprese, questa chiesa piccola e preziosa a unica navata con volta a botte, dalla quale emergono l'abside e il tamburo sormontato dalla cupola. Profuma di Medioevo, di quel periodo in cui i normanni riempirono di meraviglie la città, ma è nel 1530 che viene dedicata a san Tommaso Apostolo. Ecco la ragione per cui, ancora oggi, viene chiamata “di San Tommaso il Vecchio”, quasi in ricordo di un passato ancora più lontano. È difficile pensare che questa chiesa, in cui ogni pietra sembra raccontare una storia, sia stata utilizzata anche come forno, eppure è così per un lungo periodo: dal 1866, con le leggi eversive e la vendita ai privati, fino al terremoto del 1908. Via Romagnosi, 3 | Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 18 5. Chiesa di Sant’Elia Pare che sia stato proprio Antonello da Messina a siglare, nel 1462, un atto notarile per la realizzazione di un gonfalone destinato alla Confraternita di Sant'Elia dei Disciplinanti. Così nasce, come luogo di culto a tutti gli effetti, la chiesa di Sant’Elia. Il nome del santo qui è tenuto in molta considerazione: durante la terribile epidemia di peste del 1743, il Senato messinese lo elesse compatrono della città. E la “protezione” funzionò anche per le non poche calamità a venire: questo edificio religioso è uno dei pochi sopravvissuti alle avversità di Messina, salvo qualche danno al soffitto durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Via Sant'Elia, 45 | visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 18 6. Chiesa di Santa Maria della Valle - Badiazza Poco fuori città, fu fondata nell'XI secolo da monache Benedettine che, accanto alla Badia, avevano anche un monastero. Nel Medioevo era chiamata Santa Maria della Scala per un’antica leggenda legata all'immagine sacra della Madonna omonima, trasportata a Messina da una nave. Si racconta che l’imbarcazione non riuscì a salpare fino a quando non venne scaricato a terra anche il quadro che venne messo su un carro tirato da giovenche senza guida, che si fermarono proprio nell’eremo di Santa Maria della Valle. Anche Guglielmo II il Buono amò profondamente questo luogo, tanto da farne, nel 1168, la Cappella reale. Nel 1282, durante la guerra del Vespro, le truppe di Carlo d'Angiò che assediavano la città la saccheggiarono e la incendiarono. Ricostruita e ampliata da Federico II d'Aragona, fu abbandonata dopo la peste del 1347. Cessato il pericolo, le monache decisero di trasferirsi in città, nel monastero di Santa Maria della Scala, ritornando alla Badiazza solo d’estate. Il recente restauro consente di respirare l’atmosfera medievale che ancora regna tra le mura. Villaggio Scala Ritiro, Contrada Badiazza | visite: venerdì, sabato e domenica 10-18 7. Chiesa della SS. Annunziata dei Catalani È una delle massime espressioni dell’arte arabo-normanna in Sicilia, una fusione affascinante di stili bizantino, romanico, arabo e normanno. Venne edificata nel XII secolo dove probabilmente sorgeva un tempio dedicato a Nettuno. Da ospizio per i trovatelli divenne sede dei chierici regolari teatini, poi dei domenicani e di altri ordini religiosi. Ma fu solo con la confraternita dei mercanti Catalani, da cui prende il nome, che raggiunse il suo massimo splendore. I catalani subentrarono quando la chiesa era sull’orlo del fallimento e la riempirono di bellezze, costruendo l’altare a Nostra Signora della Soledad e la cripta per la sepoltura dei confrati. La chiesa sorge a una quota più bassa del livello stradale: per l'ammasso delle macerie del terremoto del 1908, la città fu ricostruita a una quota di qualche metro più alta. Via Giuseppe Garibaldi, 111 | Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 18 8. Ex chiesa del Buon Pastore Una chiesa dal sapore antico e dalle linee semplici, il cui progetto originario risale agli anni Trenta. L'edificio avrebbe dovuto essere molto più grande, e completato con la costruzione di un orfanotrofio femminile. Ma la terra, a Messina, parla più che altrove, e visto che la natura del suolo non lo consentiva, si pensò di ridi- mensionare l'intero plesso. All'interno, tra decorazioni a tempera e “finti stucchi” con stampi a rosetta, si trovano i dipinti del “pittore delle chiese”, ma non fu solo questo, Michele Amoroso, che elesse Messina come suo luogo di residenza e di la- voro. Oggetto di lavori di recupero, dal 1989, il Buon Pastore è sede della Soprinten- denza per i beni culturali ed ambientali, ma anche scrigno in cui sono custoditi di preziosi reperti archeologici provenienti dagli innumerevoli scavi. Viale Giacinto | Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 18 9. Chiesa di Santa Maria di Gesù Superiore – Il Ritiro – Presunta Tomba Antonello È il luogo del mistero, su cui da secoli si affannano storici, archivisti, geologi, appassionati: la tomba di Antonello da Messina. Secondo un autorevole filone di studi, capitanato da Gioacchino di Marzo, il pittore quattrocentesco è sepolto nella cripta del convento accanto alla chiesa, sorto nel 1166 su preesistenti terme romane (primo dei frati Carmelitani in Europa), poi nel 1418 rifondato dai Frati minori osservanti in Sicilia con il titolo di Santa Maria di Gesù, e riemerso casualmente nel 1989 durante lavori di costruzione della corsia laterale di viale Giostra. Sarebbe questo il convento di S. Mariae de Iesu indicato nel testamento di Antonello – che era un terziario francescano - redatto il 14 febbraio del 1479 dal notaio Mangianti. Ma delle sue spoglie, nonostante lavori di scavo e indagini con georadar, non è mai stato trovato nulla. Restano il mistero, i ruderi struggenti, la chiesa sopravvissuta a tutte le piaghe della città: peste, alluvioni, terremoti. Resta l’incanto di immaginare il giovane Antonello seguire la messa con Eustochia Smeralda Calafato, nobildonna messinese destinata a diventare santa. Bellissima, si dice, tanto da prestare il suo volto all’Annunciata. Viale Giostra, accanto la Palestra Comunale | Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 18 10. Forte San Salvatore e Madonnina È il simbolo di Messina. Da qui lo sguardo abbraccia la costa della Sicilia e quella della Calabria. È la Madonnina del porto di Messina, collocata nel 1934 sul torrione del Forte San Salvatore che con la sua forma di falce protegge il porto. Proprio falce, Zankle, i greci chiamarono Messina nell’VIII secolo avanti Cristo. Una terra fertile, con un facile approdo verso il mare. Zankle era anche una zona sacra, che mantenne questa sua energia anche in periodo cristiano. Il forte deve infatti il suo nome al preesistente monastero del Santissimo Salvatore, voluto del Conte Ruggero nel 1086 in ricordo di alcuni suoi soldati uccisi. Il monastero diventò ben presto una fucina di cultura, con monaci dediti allo studio e ai testi sacri, classici e musicali; vi fu ospitato Papa Urbano VI e si ha notizia di una chiesa annessa decorata con mosaici, tra i primi utilizzati in Sicilia.