Palazzo Capponi Ringraziamenti Il volume è stato realizzato d’intesa tra l’Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici e l’Istituto Nazionale Archivio Notarile Distrettuale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro Archivio di Stato di Frosinone (sez. di Veroli) e con il contributo di: Archivio di Stato di Roma Associazione nazionale artigiani dell’edilizia, Archivio Storico del Vicariato dei decoratori, dei pittori ed attività affini Archivio Storico Capitolino Associazione nazionale costruttori edili Biblioteca Apostolica Vaticana Associazione nazionale imprese edili Biblioteca della fondazione Besso Associazione delle organizzazioni di ingegneria, Biblioteca della Camera dei Deputati di architettura e di consulenza tecnico-economica Biblioteca dell’Istituto Storico della Compagnia di Gesù Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, Collegio Internazionale degli Agostiniani paesaggisti e conservatori di S. Monica, Archivio degli Agostiniani Consiglio nazionale geometri in S. Maria del Popolo Consiglio nazionale degli ingegneri “La Civiltà Cattolica” San Paolo Unipol Assicurazioni

Trascrizione dei documenti Alessandra Camerano

Referenze fotografiche Roma, Fondazione Besso Roma, Archivio Storico Capitolino Roma, Biblioteca dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte © Biblioteca Apostolica Vaticana (Vaticano), pp. , , , , , , -, , , , - C. Benocci, , G. Sale, , G. De Rosa,  Giorgio Rossi, pp. -, , , , , -, , -

In copertina: Prospetto di Palazzo Capponi, , disegno a china su carta. Roma, Archivio Capitolino

Progetto grafico di Gianni Trozzi

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Palazzo Capponi a Roma

Casa vicino al Popolo, a man manca per la strada di Ripetta

Campisano Indice

pag.  Presentazione Francesco Garri, Vincenzo Mungari  Introduzione Sandro Benedetti  Premessa Maria Letizia Papini

ORIGINI E SVILUPPO DELL’AREA URBANA INTORNO A PALAZZO CAPPONI  L’area intorno al Palazzo Capponi in epoca medioevale  L’area intorno al Palazzo Capponi in epoca moderna Da Niccolò V a Sisto V. La via di Ripetta e la prima urbanizzazione del quartiere. Da Paolo V a Clemente X. La trasformazione barocca del quartiere. Le ultime trasformazioni tra Otto e Novecento.

LA STORIA DEL PALAZZO NEL XVI SECOLO  Premesse ad uno studio sulle origini del palazzo  Il palazzo dei Serroberti

ILPALAZZO E LA FAMIGLIA CAPPONI NEL XVII SECOLO  Il ramo romano della famiglia Capponi: Amerigo  Il palazzo di Amerigo Capponi  Il giardino  Le fontane e l’Acqua Vergine  Le vicende del palazzo fino alla fine del XVII secolo  Mecenatismo e collezionismo della famiglia Capponi a Roma nel XVII secolo

PALAZZO CAPPONI NEL XVIII SECOLO  Alessandro Gregorio Capponi  La residenza di Alessandro Gregorio  Alessandro Gregorio, collezionista e bibliografo La “Libraria”. La collezione moderna: dipinti, disegni, stampe e sculture. La collezione di antichità.  Il palazzo e le collezioni: l’allestimento delle opere

LA STORIA DEL PALAZZO FRA XIX E XX SECOLO  Il palazzo nel XIX secolo: le famiglie Crespi, Koebel, Mencacci e Campanari  Il palazzo nel XX secolo: dalla Civiltà Cattolica all’Istituto Nazionale Assistenza Infortuni sul Lavoro

 Tavole APPARATI  Nota sulle indagini diagnostiche eseguite sugli affreschi esistenti nel palazzo  La cappella Capponi in San Giovanni dei Fiorentini  La villa Capponi fuori Porta del Popolo  Regesto dei documenti  Documenti  Fonti manoscritte  Bibliografia  Indice dei nomi Il recupero di Palazzo Serroberti-Capponi, anche l’Autorità, istituzione voluta dal Parlamento italiano. noto come Campanari, voluto dall’Istituto Nazionale All’Autorità è affidata la funzione di garantire l’osser- per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro vanza delle norme dei principi dell’Unione Europea e (INAIL), quale proprietario dell’immobile, e dall’Auto- delle Leggi italiane in materia di appalti, nonché di rità per la vigilanza sui lavori pubblici, che qui ha la sua assicurare, con la sua azione, la qualità delle opere, an- sede, è stato accompagnato dalla convinzione che con che in termini di sicurezza sul lavoro, la rispondenza tale restauro non solo si riconsegnasse alla città un alle esigenze della collettività, la coerenza dell’attività palazzo dalla recuperata e manifestata bellezza, ma si delle amministrazioni pubbliche e del mercato ai prin- consentisse anche di restituirlo a funzioni coerenti con cipi di concorrenza, di efficienza e di economicità. quelle originarie. Al recente restauro dell’immobile hanno collaborato, Il libro che qui presentiamo è la storia puntuale, con convinta e sinergica determinazione, professiona- ripercorsa anche grazie alla consultazione di fondi lità di entrambe le Istituzioni; si è così recuperata una archivistici, di questo edificio, testimonianza particolar- testimonianza storico-artistica affacciata su quella via di mente interessante dell’architettura del secondo Cin- Ripetta, voluta da Leone X all’inizio del Cinquecento, quecento e delle sue aggiunte e trasformazioni nei seco- nell’ambito del piano leonino e disegnata forse da li successivi. Raffaello, quale più rapido accesso alla Basilica di San Inoltre, l’accurato lavoro storico-critico di Letizia Pa- Pietro per i pellegrini provenienti dal nord. pini, ha evidenziato come il palazzo sia stato da sempre Negli ambienti dell’edificio così restaurato, trovano legato alla vita di personaggi pubblici con importanti oggi ordinata e funzionale collocazione, grazie anche ad ruoli civili e culturali, spesso impegnati in funzioni di una moderna tecnologia, rispettosa dell’esigenza di pubblici amministratori. salvaguardare l’originaria architettura, gli uffici del- E in questo segno la sua storia è proseguita anche nel l’Autorità. più recente XX secolo: acquistato dall’INAIL, fu inizial- mente sede di alcune strutture della Direzione generale Francesco Garri Vincenzo Mungari Presidente dell’Autorità per Presidente INAIL dell’Istituto. La destinazione attuale lo vede gestito dal- la vigilanza sui lavori pubblici

 Introduzione

L’architettura nella sua motivazione basale nasce per cinquecentesca e casa contigua sulla sinistra – lasciate dare risposta alle esigenze di vita di chi ne promuove la accostate da Francesco e Geronimo Serroberti, poi ag- costruzione o di chi, dopo la sua prima realizzazione, la giungendo un gruppo di case a schiera con orti sull’origi- usa adeguandola alle proprie esigenze. Non solo a quelle naria via delle Scalette (oggi via Brunetti), anche al fine di puramente funzionali, ma soprattutto a quelle di livello ampliare l’area del giardino preesistente. Un intervento superiore di tipo rappresentativo; legate al ruolo che il che, iniziato nel 5 e finito nel , determinerà l’esten- committente o le famiglie rivestono nella città, nella sione della facciata cinquecentesca sulla sinistra ingloban- società, nel mondo culturale. do la “domuncula” acquistata da Serroberti, la rifazione Di qui la notevole importanza giuocata dalla commit- totale del tetto, una nuova copertura a cupola alla torre tenza rispetto alla qualità della singola architettura soprat- esistente posta su via delle Scalette, una massiccia ristrut- tutto nei tempi precedenti l’avvento della Modernità. turazione interna con la creazione di una fila di mezzanini Cosa sagacemente messa in evidenza da Letizia Papini – nella facciata tra piano terra e piano nobile, la trasforma- attraverso il notevole risultato conseguito col presente li- zione della parte finale dei cantonali da bugnati a lesene, bro – intrecciando le scoperte sulla stratificata realtà edili- l’inserimento di statue agli angoli della balaustra sommita- zia dell’edificio studiato alla illustrazione del mondo e le al di sopra del cornicione preesistente e ai fianchi del della vita dei suoi committenti. Primo tra tutti quell’Ales- balcone posto sul portale di ingresso. Col risultato di una sandro Capponi, che fece assurgere il Palazzo ad impor- intensificazione rappresentativa dell’immobile, fatta docu- tante luogo di incontro e di studio nella Roma del primo mentare espressamente a tal fine da Giacomo Lauro in Settecento. In effetti mentre l’originario edificio “palazzo un’incisione datata . A cui aveva fatto seguire tra il o casa grande”, fatto costruire da Geronimo Serroberti  e  una completa riprogettazione e qualificazione “speziale di origine perugina” intorno alla metà del XVI del giardino del Palazzo con tre fontane, di cui una gran- secolo tra il  ed il  poi incrementato con acquisto de a tre vasche, con alberi, con siepi, riquadri, aiuole, di una casetta contermine nel  divenendo “domum melangoli, cedri e così via. Un giardino purtroppo forte- magnam”, resta quasi sconosciuto nelle rappresentazioni mente manomesso dalle costruzioni del XX secolo. iconografiche di Roma del ’, esso comincia a compari- Quindi con l’ulteriore trasformazione settecentesca re nella pianta di Roma del Maggi del ; cioè successi- fatta intraprendere da Alessandro Capponi, che vissuta la vamente al passaggio nel  dell’immobile dai Serroberti propria giovinezza presso il Palazzo occupato dalla Regi- ad Amerigo Capponi. Il quale era divenuto nel  Vice na Cristina di Svezia alla Lungara e nominato Conservato- Castellano di Castel Sant’Angelo. re della Camera Capitolina nel , aveva maturato uno Con i Capponi l’edificio tra ’ e ’ si evidenzia co- spiccato interesse per gli studi eruditi unita alla passione me luogo di vita di una famiglia con un importante ruolo per la raccolta di oggetti d’arte, l’antiquaria, i libri, i civile e culturale. Al punto che nella Pianta planimetrica manoscritti: finalizzata alla costituzione nel Palazzo di via di Roma di Matteo Gregorio De Rossi del , nella Ripetta di una Biblioteca di Letteratura Italiana ed un quale non sono rappresentate le volumetrie edilizie ma Museo privato di Antichità. Membro dell’Accademia soltanto sono evidenziati i luoghi più importanti della degli Arcadi, di quella dei Quirini, di quella della Crusca città con scritte, viene individuato il sito del Palazzo con e di altre prestigiose strutture culturali non solo italiane, la scritta “Pal. Capponi”. Mettendone in emergenza la Alessandro diventerà nel  consigliere personale di presenza rispetto all’anonimo tessuto degli isolati residen- Papa Clemente XII Corsini, oltre ad occupare ulteriori ziali circostanti. cariche pubbliche. Tra cui quella conseguita nel  di In effetti saranno i Capponi che arricchiranno trasfor- Presidente antiquario del nuovo Museo Capitolino, realiz- meranno in maniera decisa l’originario organismo cinque- zato nel Palazzo Nuovo del Campidoglio con la definizio- centesco. Non solo realizzando un giardino interno di ne museale del Barigioni. Per adeguare il Palazzo di particolare importanza, ma incrementando l’organismo Ripetta alle notevoli utilizzazioni culturali e di studio deri- stesso con più interventi. Dapprima – come sagacemente vanti dai suoi molteplici interessi il Capponi sottoporrà il ha ricostruito la Papini – da Amerigo Capponi all’inizio Palazzo a revisioni, trasformazioni e adattamenti. Sia per del Seicento, dopo l’acquisto dai Serroberti, con l’omoge- arricchirlo di spazi di rappresentanza, che per accogliere nizzazione formale, la rifusione funzionale e formale tra le la sua “singolarissima Libreria”, lo “scelto Museo” di due parti costituenti l’insieme su via Ripetta – costruzione “cammei e pietre intagliate”, i reperti di antichità celebra-  ti enfaticamente nel  da una Guida di Roma. strettamente addossate al portale; inserisce tra i: “doi fine- Una serie di lavori, ottimamente documentati dalla strati di  finestri”, segnalati nella descrizione nel Tomei Papini; con interventi murari al secondo piano, ai mezza- del , un nuovo piano di mezzanini formati da 6 fine- nini sottostanti, per i quali compare l’architetto Francesco stre quadrate; conclude la cornice superiore con una Bianchi; di realizzazione tra il  ed il  di una “nuova balaustra a balaustrini cadenzati da pilastrini; evidenzia fabbrica” verso il giardino nel secondo piano, in cui è atti- sulla destra una gigantesca altana larga un terzo della vo dal  Francesco Ferruzzi con “l’aggiunta di nove facciata ed alta quasi tre piani, a due arcate, chiusa supe- stanze al piano superiore del Palazzo”, trasformazioni nei riormente da una lanterna. Elementi tutti che ricompaio- “primi mezzanini”, nei due piani nobili, nell’androne, nei no – a parte una fila di ulteriori mezzanini sopra al piano cortili, nel rinnovo della preesistente scala a chiocciola terra, dell’altana ricondotta a meno preminente torretta, posta a sinistra dell’androne; oltre a notevoli interventi di della rifusione conseguente all’allargamento a sinistra con stucchi, costruzioni di nuove librerie e credenzoni, un altro piccolo portone – nell’incisione fatta eseguire dal nonché decorazioni pittoriche ad opera di Antonio Capponi a Giacomo Lauro nel . Bicchierari e Onofrio Avellino. Sul tono severo e sintetista, che caratterizza la composi- Lavori rinnovati nel  dopo le distruzioni causate da zione dei finestrati di questa facciata, che nel disegno del un incendio, che aveva colpito l’area urbana compresa tra Fondo Cardelli sembrerebbero disposti in modo da isola- via Ripetta ed il Tevere. re l’asse del portale principale rispetto alle altre finestre – Un edificio quindi di particolare importanza, documen- cosa che invece scompare nei disegni successivi e nella tato dettagliatamente da una stima di Ferdinando Fuga costruzione eseguita, dove le finestre sono cadenzate in connessa alla morte nel  di Alessandro. ritmo omogeneo –, spicca il vistoso portale a risonante In ombra rispetto all’efficacissima definizione delle bugnato plastico. Ad esso si aggiunge la balaustrata posta vicende architettoniche, culturali e rappresentative del a chiudere superiormente la composizione. Circa questa Palazzo nella fase Capponi, così attentamente sviluppate conclusione a balaustrini, poco usuale elemento per i dall’Autrice, è rimasta invece, nonostante l’impegno palazzi, va segnalato che essa introduce un richiamo auli- profuso, la conoscenza delle sue vicende cinquecentesche co nel tema residenziale, e – come accenna l’Autrice – al tempo dei Serroberti prima della vendita ai Capponi. sembra evocare la terminazione superiore dei Palazzi La cui costruzione, avvenuta in più interventi tra il  Capitolini. ed il , aveva consegnato un organismo, che – ancorché Il portale a bugnato nel contesto della sintetica confor- impiantato su preesistenze edilizie - tuttavia aveva mazione della parete è elemento speciale: caratterizzato raggiunto una sua definizione efficace: quale quella forse da lunghe bugne cuneiformi poste a raggiera intorno documentata dal disegno presente all’Archivio Capitolino all’arcata del portone, fuse a quelle laterali dell’ordine nel Fondo Cardelli, sagacemente ritrovato e riportato nel architettonico tuscanico. L’incertezza interpretativa, non testo della Papini. Esso è testimonianza preziosa, perché risolvibile allo stato attuale delle conoscenze, del disegno ci documenta una prima definizione dell’immagine del Fondo Cardelli – che l’autrice propone come possibile Palazzo su via Ripetta, che costituirà accordo base nelle “stato dell’edificio al momento dell’acquisto” o come trasformazioni successive. Importante, in carenza di altri “primo sommario progetto di ristrutturazione”, oltre che documenti che consentano di valutare l’opera cinquecen- la mancanza di rilievi attuali del pluristratificato organi- tesca, è anche la sintetica descrizione pubblicata dal smo costruttivo – non consentono di avanzare un’ipotesi Tomei nel  in un elenco di palazzi di Roma dei primi sull’autore del palazzo. Visto il silenzio al riguardo dei anni del XVII secolo e citata nel libro. “Casa …. vicino al documenti archivistici cinquecenteschi fin qui ricercati e Popolo, a man manca per la strada di Ripetta: ha la faccia- ritrovati. Considerando anche che l’unico tentativo attri- ta dinanti di passi  et fianchi di passi . Ha doi finestra- buzionistico, quello di riferire l’opera al Vignola, compare ti di  finestre l’uno. La porta non è nel mezzo”. Il dise- dopo due secoli dalla realizzazione, soltanto nel  nella gno dell’Archivio Capitolino sopra richiamato evidenzia Guida di Roma del Roisecco. questa sintetica descrizione, cui però aggiunge qualche Circa il carattere dell’architettura documentata dal ulteriore indicazione. Caratterizza “la porta” come riso- foglio Archivio Cardelli esso si può individuare in una nante Portale bugnato facente sistema con il balcone estrema semplicità compositiva; cosa che lo affianca a superiore; colloca tre finestre al piano terra, di cui due modi di orchestrazione parietale propri della lezione di  Antonio da Sangallo il Giovane, sviluppati dopo la sua Donde la possibilità di scalare in qualche modo la morte nelle modalità più sintetiche, dai suoi seguaci: in sequenza dei disegni stessi e la possibile precisazione delle particolare Nanni di Baccio Bigio, Guidetto Guidetti, due fasi progettuali; quella del disegno Archivio Cardelli Mangone. A cui però si contrappone l’intensa caratteriz- centro cinquecentesca e quella rappresentata dall’incisio- zazione plastica del portale bugnato, facente sistema con ne del Lauro primo seicentesca. La cui enfatica allungata il balcone superiore. Su questo elemento che si evidenzia caratterizzazione plastica del portale nelle bugne di chia- in modo speciale nel contesto formale del Palazzo sarà ve, sembrerebbe alludere a modi da ricercare nell’area opportuno un breve cenno, circa la sua immagine finale in espressiva primo Seicento, di cui fu partecipe attore tra confronto a quella dei disegni ritrovati e riportati dall’Au- altri Orazio Torriani. trice. È facile constatare come la parte superiore del Di qui l’interesse di questo Palazzo, così efficacemente Portale – quella che media il passaggio tra l’arcatura del restituito al suo valore dal lavoro dell’Autrice condensato portone ed il balcone superiore – rappresentata nel dise- in questo volume. Un edificio che, nonostante le aggiunte gno dell’Archivio Cardelli sia diversa da quanto riportato e le trasformazioni introdotte nel XX secolo sulle sue parti nell’incisione del Lauro o negli ulteriori disegni connessi a originarie, è testimonianza particolarmente interessante questo: documentanti sviluppi appena antecedenti o della ricerca nei primi decenni del secondo Cinquecento. successivi. A ciò va aggiunta l’altra diversità, di uno La quale si stava evolvendo da quel sintetismo che la sviluppo orizzontale del piano del balcone fungente da scuola di Sangallo il Giovane aveva consolidato, verso cornice rispetto all’ordine bugnato inferiore, il quale aperture ed arricchimenti compositivi e plastici. Nelle fuoriesce vistosamente dall’allineamento delle finestre linee evolutive del Vignola romano o dell’Ammannati soprastanti e sottostanti; con un allargamento maggiore fiorentino: poi particolarmente integrate dalle rielabora- nel disegno del Lauro, rispetto a quello molto più com- zioni degli architetti della “Transizione al Barocco”, attivi patto limitato al filo delle finestre del disegno Cardelli, ed nel primo Seicento romano. in quello titolato “Palazzo della famiglia di Capponi”. Sandro Benedetti

 Premessa

Nel momento in cui fu intrapresa la ricerca i cui risulta- necessarie, in particolare, alla sistemazione delle sue ti si offrono in questo volume, poche e frammentarie raccolte di libri e d’arte. Dai documenti è risultata la par- erano le notizie sul palazzo di via di Ripetta n. . Nessu- tecipazione al cantiere settecentesco da lui promosso di na pubblicazione se n’era espressamente occupata in artisti di un certo rilievo, come i pittori Antonio Bicchie- precedenza, e solo poche righe erano ad esso riservate rari, Giacomo Cennini, Annibale Rotati e Onofrio Avelli- nelle Guide rionali di Roma o nei principali repertori dei no – della cui opera nella residenza del marchese Cappo- palazzi romani. Incerto era, in qualche misura, il nome ni, purtroppo, non si conserva oggi più nulla –, nonché stesso con cui designare l’edificio: benché indicato come dell’architetto Francesco Ferruzzi, per il quale l’incarico Palazzo Campanari nell’atto di notifica della Soprinten- ricevuto da Alessandro Gregorio nel , inedito e prima denza, alcune delle antiche Guide di Roma pubblicate fra d’ora non rilevato nella sua biografia, segna probabilmen- la fine del XVII e la prima metà del XVIII secolo lo traman- te una tappa significativa della carriera, caratterizzata, fra davano come palazzo de’ signori Capponi. Un primo ed il  e il , da numerosi incarichi provenienti dall’en- utile spunto si è potuto ricavare dalla pianta di Roma del tourage di Clemente XII Corsini. Lanciani, che nella tavola prima designa l’area dell’edifi- Alcune carte conservate presso l’Archivio Capitolino, cio come Palazzo Campanari già Capponi – Cardelli: indi- in particolare gli inventari dei dipinti posseduti da Ameri- cazione preziosa, sulla cui base l’indagine ha potuto pren- go, Gino Angelo e Francesco Ferdinando Capponi, dere avvio dall’Archivio Capitolino, tra i cui fondi sono hanno inoltre consentito una prima indagine sulla consi- conservate, all’interno di quello della famiglia Cardelli, le stenza della raccolta d’arte e sul gusto della famiglia in carte del ramo romano della famiglia Capponi. relazione ai generi e alle scuole, significativo anche per le Qui è stata ritrovata la parte più cospicua dei documen- indicazioni che possono trarsene circa le concezioni esteti- ti concernenti le vicende del palazzo fra il XVII e la prima che allora in voga. La ricerca ha potuto assumere un metà del XVIII secolo. Le carte più antiche risalgono agli maggiore sviluppo per gli anni relativi ad Alessandro anni in cui Amerigo Capponi, esponente romano della Gregorio Capponi, grazie all’inventario della collezione nota famiglia fiorentina, ben accreditato presso la Curia redatto alla sua morte () e al Diario di acquisti di pontificia, acquistò il palazzo e cominciò ad ampliarlo quadri, oggetti, iscrizioni da lui meticolosamente tenuto in attraverso l’accorpamento di alcuni edifici minori esistenti vita, conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana: in via di Ripetta e nel vicolo delle Scalette. Le note sulle dalle due fonti si sono potuti ricavare utili elementi per spese per i lavori, di mano dello stesso Amerigo, consen- ricostruire, in una visione d’insieme, la tipologia delle tono di ripercorrere i momenti salienti dell’evoluzione opere possedute e i criteri del loro allestimento negli dell’edificio: dalle opere murarie a quelle eseguite per ambienti del palazzo. condurvi, dalle pendici del Pincio, l’acqua dell’acquedot- È sempre il fondo Capponi dell’Archivio Capitolino a to Vergine; dalla creazione di un giardino nella corte del fornire i dati da cui prendere le mosse per risalire alle palazzo alla sistemazione, sulla facciata, delle statue fatte vicende più antiche del palazzo e alla sua origine: l’atto realizzare dallo scultore Francesco Caporale. Fra il  e d’acquisto stipulato fra Amerigo Capponi e Francesco il  – questi gli anni del cantiere di Amerigo – il palazzo Valeriani Serroberti e i documenti allegati hanno consen- raggiunse la sua forma definitiva, documentata all’epoca tito, previo il riscontro con le carte di alcuni fondi notarili da Giacomo Lauro in alcune incisioni e mantenutasi pres- dell’Archivio di Stato di Roma, di formulare un’ipotesi soché inalterata fino agli anni Trenta del Novecento. circa la costruzione dell’edificio e di ricavare notizie sulla Dal medesimo fondo d’archivio si sono tratte le notizie famiglia dei Serroberti, di provenienza perugina, cui essa sugli interventi eseguiti dai discendenti di Amerigo e, è da attribuire. soprattutto, dal marchese Alessandro Gregorio Capponi, La fondazione del palazzo Serroberti, poi Capponi, che vi risiedette nella seconda metà del XVIII secolo. s’inquadra infatti nel particolare contesto di febbrile Foriere maggiore del pontefice Clemente XII e primo sviluppo urbanistico ed edilizio che, a partire dal secondo Presidente antiquario del neocostituito Museo Capitolino, decennio del XVI secolo, fece seguito alla costruzione della corrispondente con celebri personalità della cultura del nuova via di Ripetta e interessò l’area compresa fra il tempo ed erudito di consolidata reputazione a sua volta, Mausoleo di Augusto e la piazza del Popolo, dove nume- bibliofilo e collezionista, Alessandro Gregorio si preoc- rosi lotti di terreno, perlopiù di proprietà della Compa- cupò di apportare al palazzo di Via di Ripetta le migliorie gnia di S. Maria del Popolo e di S. Giacomo degli Incura-  bili, vennero concessi ai privati contro l’impegno di edifi- l’Archivio Capitolino, per aver agevolato la lunga ricerca carvi. Ad una prima lottizzazione, che riguardò soprattut- archivistica e per aver concesso la riproduzione fotografi- to estesi appezzamenti, fra i quali si evidenziano quelli ca di alcuni documenti; si ringraziano la Direzione del- ottenuti nel  dalla famiglia di Agostino Chigi e da l’Archivio e, in particolare, Michele Franceschini, Elisa- monsignor de’ Gaddis, seguì una ulteriore partizione negli betta Mori e, per la “sala studio”, Anna Maria La Pica, anni immediatamente successivi. È in questa fase – tra il Piero Santoni, Daniela Ronzitti, Alessandra Marrone,  e il  – che Francesco e Geronimo Serroberti, spe- Gloria Ludovisi; ziali, ottennero la concessione in enfiteusi di due proprie- la Biblioteca della Fondazione Marco Besso, per l’ampia tà poste in angolo fra via di Ripetta e via delle Scalette; su disponibilità offerta nella consultazione delle fonti e per le queste edificarono (negli anni tra il  e il ) una “do- riproduzioni fotografiche; mum magnam” che già presentava le caratteristiche di un l’Archivio di Stato di Roma – e in particolare Maria Anto- vero e proprio palazzetto di città, nella sua veste architet- nietta Quesada, assieme a Marina Pieretti e a Angela tonica ispirato a modelli coltivati dalla scuola di Antonio Lanconelli – per la costante disponibilità e assistenza nelle da Sangallo, e dagli stessi proprietari definito con orgoglio fasi più difficili della ricerca archivistica; come la “Casa de’Serroberti”. la Biblioteca Apostolica Vaticana, per aver concesso le Alquanto più complessa è stata la ricostruzione delle riproduzioni fotografiche dal fondo Capponi, e in partico- vicende successive alla morte di Alessandro Gregorio lare il Prefetto don Raffaele Farina, il Vice-Prefetto Capponi, a partire dalla controversia fra gli eredi Cardelli Ambrogio Piazzoni, e Giovanni Morello; e il ramo fiorentino di Ferrante Capponi per giungere fino la Biblioteca della Camera dei Deputati, per aver con- all’acquisizione del palazzo da parte de “La Civiltà Catto- sentito la consultazione del fondo Kissner e alcune ripro- lica” nel 1885. Per questo lungo periodo, durante il quale duzioni fotografiche; diverse personalità e famiglie di rilievo dimorarono nel la Biblioteca dell’Istituto Storico della Compagnia di palazzo Capponi – i Crespi, i Koebel, i Mencacci ed infine Gesù, e in particolare P. Thomas Reddy; i Campanari –, la ricerca si è svolta prevalentemente sui “La Civiltà Cattolica”, e in particolare P. Giovanni Sale; documenti catastali conservati presso l’Archivio di Stato l’Archivio di Stato di Frosinone, sezione di Veroli, e in e, in particolare, presso il Cessato Catasto Urbano, che particolare il Direttore della Biblioteca Giovardiana, Pao- hanno consentito di ricostruire, senza soluzione di conti- lo Scaccia Scarafoni. nuità, i passaggi di mano dell’edificio dal  al . È in Si ringraziano in ultimo, ma certo non in ordine di im- questo torno d’anni, mentre “La Civiltà Cattolica” vi ebbe portanza, il Presidente dell’Autorità di Vigilanza sui Lavo- la propria sede, che il palazzo subì l’ultima significativa ri Pubblici, Francesco Garri – che ha promosso questa fase di ampliamento e assunse, attraverso l’accorpamento pubblicazione –, e il Consiglio dell’Autorità, nonché il suo di altri due immobili contigui, la configurazione attuale. personale, che ha fattivamente contribuito alla realizzazio- L’arco temporale considerato – di circa cinquecento ne di questo volume. anni –, se da un lato ha offerto spunti per approfondire Si ringraziano inoltre, dell’INAIL, Marco Stancati, Maria aspetti che si sono ritenuti di particolare interesse, ha d’al- Pedroli, e in particolare Andrea Dardano e Raffaele D’Ascia. tra parte richiesto che ad ogni parte della ricerca fosse Un ringraziamento particolare va ad Antonella Pampa- dato sviluppo per quanto possibile omogeneo, con sacrifi- lone per gli utili suggerimenti in corso d’opera e ad Ales- cio, forse, di profili anch’essi meritevoli di esame più sandra Camerano per l’assistenza archivistica. Ringrazio attento. Nessun aspetto saliente, tuttavia, si ritiene di aver inoltre, per le fruttuose conversazioni e i preziosi commen- trascurato: al punto che la vicenda del palazzo, nella sua ti, Aloisio Antinori, Sandro Benedetti, Elisabetta Campo- lunga durata, potrebbe riassumersi con formula sintetica longo, Adriana Capriotti, Laura Laureati, Angela Negro, nel tentativo, mai pienamente riuscito benché queste Giancarlo Pani. fossero le aspettative dei suoi proprietari, di acquisire Non posso non ricordare infine Alessandro e Federico, quel risalto che altri palazzi, di famiglie patrizie romane, che con pazienza hanno saputo aspettare il tempo neces- avevano conseguito. sario a questo lavoro, e Roberto, che mi ha incoraggiato e Nel congedarmi da questo lavoro è doveroso ringrazia- sostenuto nel portarlo a conclusione. re le persone e le istituzioni che in vario modo hanno con- tribuito al suo svolgimento: Maria Letizia Papini  Palazzo Capponi a Roma

Origini e sviluppo dell’area urbana intorno al Palazzo Capponi

Palazzo Capponi, sito in via di Ripetta al civico , avanzavano fino alle rive del fiume –, ricordava come sorge nel lembo settentrionale dell’antico rione di Campo questa parte periferica della Città fosse considerata in Marzio, all’estremo di uno degli assi viari del tridente antico alla stregua di “luogo religiosissimo”, in cui venne- sistino posto a collegamento della piazza del Popolo con il ro per tale ragione edificati “monimenti e sepolture centro dell’Urbe. d’huomini e donne nobilissimi” 2. L’origine del palazzo e le sue vicende architettoniche La pianta restitutiva della Roma antica eseguita da O- furono fin da principio connesse allo sviluppo del circo- nofrio Panvinio nel , Antiquae Urbis Imago, ne evoca i stante tessuto cittadino, interessato prima dai progetti di salienti aspetti urbanistici e i principali edifici (fig. ). risanamento e di ripopolamento avviati nel primo venten- Compresa nella parte settentrionale della regio IX, quest’a- nio del XVI, durante il pontificato di Leone X, e poi dagli rea urbana vi appare delimitata ad occidente dal corso del interventi di riqualificazione qui effettuati fra XVII e XIX Tevere e ad oriente da un’altura destinata ad orti e giar- secolo, che riguardarono soprattutto i principali poli ur- dini, denominata Collis hortolorum, sul quale dovevano banistici da cui l’area è delimitata: la porta del Popolo, la sorgere diverse ville romane, fra cui, come le guide mo- piazza con la chiesa omonima, i singoli assi del tridente – derne non mancavano di segnalare ai visitatori, quelle di via del Babuino, via del Corso, via di Ripetta – con le Sallustio e di Lucullo 3. chiese di S. Maria in Montesanto e S. Maria dei Miracoli, Sulle pendici di questo colle transitava l’acquedotto e il porto fluviale. dell’Acqua Vergine, una delle principali opere pubbliche Una delle più note tra le antiche guide di Roma, quella costruite nella zona in epoca antica; secondo la tradizione del Martinelli che una certa fortuna editoriale ebbe fra (Frontino) ripresa da Flavio Biondo alla fine del ’, XVII e XVIII secolo, dedicava alla visita del Campo Marzio l’acquedotto, fatto costruire da Agrippa nel  a.C., sareb- un unico capitolo, coincidente con la giornata nona, se- be stato così denominato “perché cercando certi soldati condo la consueta scansione in giornate della descrizione de l’acqua una fanciulla vergine ne mostrò loro qui certe della Città e dei relativi percorsi; e suggeriva al visitatore vene dove quelli cavando, vi trovarono un gran gorgo un itinerario che da Palazzo Borghese, dopo aver fian- d’acqua” 4. cheggiato il porto sul Tevere, giungeva a piazza del Popo- A settentrione le mura aureliane cingevano l’area urba- lo percorrendo la via di Ripetta. Lungo questo itinerario na; qui si apriva l’antica Porta Flaminia, all’epoca costitui- erano di volta in volta segnalati, uno dopo l’altro, i princi- ta da due fornici fiancheggiati da due torri rotonde, così pali edifici, civili e di culto, che vi erano allineati: la chiesa denominata dal censore Caio Flaminio che ne promosse di S. Girolamo degli Schiavoni, l’ospedale e la chiesa di la costruzione intorno al  a.C. 5 (figg. , ). San Rocco, la casa del marchese Correa, l’ospedale e la Lungo la linea dell’antico pomerium, che giungeva chiesa di S. Giacomo degli Incurabili. Superata la chiesa di all’altezza dell’attuale via Condotti e di Largo Goldoni, S. Maria in Porta Paradisi e il Conservatorio di Donzelle, correva il confine meridionale contrassegnato, sulla via denominato della Divina Provvidenza, si additava all’os- Lata (attuale via del Corso), da un arco originariamente servatore il palazzo Capponi, ritenuto degno di nota forse eretto nel II secolo d.C. in onore di Marco Aurelio 6, noto per i suoi pregi architettonici, oppure per la reputazione fino al  – allorché venne demolito – con il nome di della famiglia che vi dimorava, i cui esponenti – come Arco di Portogallo, e più volte descritto nelle guide mo- vedremo in prosieguo – ebbero parte di rilievo nella vita derne della città, per il suo rivestimento “di belli marmi, cittadina: “poi segue il palazzo de’ Sig. Capponi (che con quattro bellissime colonne di colore mischio” 7 (fig. ). stimasi architettato dal Vignola)” 1. Questa parte della città, considerata in origine quale Lo stesso quadrante della Città moderna di cui il Marti- area extraurbana, rimase per lungo tempo inedificata. Le nelli censiva le cose notevoli era stato da altri autori, fin fonti tramandano che la zona fu destinata a luogo di pub- dal XVI secolo, immaginato quale doveva apparire in età blica sepoltura, dapprima – come riferisce Appiano – sol- antica, e idealmente riportato, sulla base dell’interpreta- tanto dei re, e difatti Servio sostiene che vi fosse il sepol- zione delle fonti storiche e delle emergenze archeologiche, cro di Tarquinio il Superbo; successivamente, lotti di que- all’epoca romana. Già nel  Andrea Fulvio, nella sua sta parte dell’ager publicus vennero assegnati anche a citta- guida alle Antichità della città di Roma, dopo essersi dini benemeriti, che si erano distinti nella vita pubblica 8. soffermato sulla bellezza naturale che del luogo si traman- Numerosi sepolcri erano allineati, come riportano le dava – per il suolo erboso e per la corona di colline che fonti, lungo questo tratto della via Lata e dovevano carat-  . Onofrio Panvinio, Antiquae Urbis Imago, , particolare dell’area di Campo Marzio. Roma, Fondazione Besso . Rodolfo Lanciani, Forma Urbis Romae, -, tav. I, particolare dell’area di Piazza del Popolo con l’inizio di via di Ripetta e la localizzazione di “Palazzo Capponi, Cardelli poi Campanari”. Roma, Fondazione Besso . Rodolfo Lanciani, Forma Urbis Romae, -, tav. VIII, particolare dell’area di via di Ripetta fino al Mausoleo di Augusto. Roma, Fondazione Besso

terizzarne l’aspetto: tra i più antichi, quello dei due Scipioni, caduti in Spagna nel corso della seconda guerra punica; quello di Silla, che secondo Lucano doveva trovarsi in medio campo (probabilmente nell’area odierna di Montecitorio), e il tumulus Iuliorum, che custodiva le spoglie di Cesare e di sua figlia Giulia 9. Altre due importanti sepolture, risalenti al periodo augusteo, si trovavano al termine della via Lata, nell’area corrispondente alla piazza del Popolo: le due costruzioni funerarie, erette in forma piramidale su basamento quadrato – e simili per forma e dimensioni alla tomba di Caio Cestio e alla piramide ora distrutta del Vaticano –, avevano forse funzione anche monumentale, disposte com’erano all’ingresso del Campo Marzio, in modo analo- go alle attuali chiese di S. Maria dei Miracoli e S. Maria in Montesanto 10. I resti di una delle tombe, quella situata fra la via Lata e l’attuale via di Ripetta, rimasero visibili sulla piazza del Popolo almeno fino all’epoca del pontificato di Clemente VII quando, come riferiva al visitatore la guida del Martinelli, “fu principiata a smantellare un’antica, e gran fabbrica a guisa di un gran quadro alto, e massiccio, che alcuni dicevano fosse il sepolcro di Marcello” 11. Nei pressi dell’ansa del Tevere la pianta del Panvinio riporta la presenza del monumentale sepolcro di Augusto, l’unico in quest’area a preservarsi attraverso i secoli e per tale motivo ricordato costantemente nelle guide medioe- vali della Città e in quelle più tarde: “Veggonsi hoggi grandissime reliquie – scrive ancora Andrea Fulvio nel  – di esso Mausoleo. È il detto edificio ritondo, e di forma sferica, murato a mattoncini quadrati, in guisa di una rete intorno intorno” 12 (fig. ). Fatto edificare dall’imperatore nel  a.C., dopo la conquista dell’Egitto, sul modello della tomba di Alessan- dro Magno, il Mausoleo era formato da una serie di alte mura concentriche sulla cui sommità si stagliava la statua bronzea dell’imperatore. La porta dell’edificio era prece- duta da due obelischi, mentre su due pilastri a lato del- l’ingresso erano apposte le tavole bronzee su cui erano incise le Res Gestae; dietro il Mausoleo, come riferisce Strabone, si apriva un grande recinto alberato con splen- didi porticati. Sul Colle degli ortuli, rilevato da tutti i topografi della Rinascenza, si ergeva, in ultimo, il sepolcro dei Domizi; qui, in un’urna di porfido sormontata da un altare di marmo di Carrara, sarebbero state deposte le ceneri dell’imperatore Nerone 13 (fig. ). Una diceria popolare, raccolta da più fonti fino a tramutarsi in leggenda, sosteneva che la presenza “dell’in-  . Giacomo Lauro, Arco di Portogallo, in Splendore dell’antica e moderna Roma, . Roma, Fondazione Besso . Giacomo Lauro, in Mausoleo di Augusto, in Splendore dell’antica e moderna Roma, . Roma, Fondazione Besso

 . Il Colle degli Ortuli con il Sepolcro di Nerone, da Ercole Trivulzio, Ritratto di Roma Antica, . Roma, Biblioteca della Camera dei Deputati, Fondo Kissner

felice cadavero di Nerone, (...) riposto poi nel sepolcro bitato, e perlopiù coltivato a vigne e orti. Sparsi fra i po- de’ Domitij suoi Antenati, situato alle radici del colle degli deri potevano scorgersi numerosi resti antichi, come quel- Ortuli accanto alla Porta Flaminia”, fosse stata foriera di li del monumento circolare che sorgeva nei pressi della eventi nefasti per il luogo e per le genti che vi capitavano piazza, noto alle fonti e più volte menzionato come mole a transitare. “Divenne quel sito” – scrive nel  il padre del “trullo”, e da cui la stessa area della piazza sarebbe agostiniano Ambrogio Landucci – “quasi un vero Inferno; stata per lungo tempo denominata del Trullo 15. ivi una caterva innumerabile di Demonij havevano eletto Lungo le sponde del Tevere, caratterizzate, come si os- per loro trono un’arbore di Noce, che nato nelle rovine serva nelle antiche vedute della Città, da una ricca vegeta- dette Neroniane, era tanto venuto alto, e sublime, che di zione naturale di alberi e cespugli, si trovavano alcuni gran segno qualsivoglia altra pianta eccedeva (...). Con approdi per le imbarcazioni. Tali approdi erano posti in particolar permissione dunque d’Iddio li Demonij guar- corrispondenza di porte o posterule che si aprivano lungo diani delle sagrileghe ossa, con crudeltà e ferocità corri- la cinta delle mura aureliane, presso le quali si riscuoteva spondente alla di loro natura, pieni di rabbia, e furore il dazio sulle derrate giunte in città attraverso il trasporto continuamente cercavano di sperimentare la loro forza à fluviale. Esistenti già in epoca romana, molte di esse furo- danni della Città di Roma. Non poteva, fusse pure stato di no murate, nel corso degli anni, a scopo difensivo; all’epo- qualsivoglia grado, età, sesso, e conditione, chi passava ca erano ancora in funzione quella detta di S. Agata pres- per la propinqua Porta detta Flaminia, schifar di non ri- so l’odierna chiesa di S. Rocco, quella della Pigna all’altez- manere offeso; alcuni restando spaventati, e indemoniati, za dell’odierno ponte Cavour, e, poco più a sud, quella di altri crudelmente percossi, e feriti; alcuni quasi, che soffo- S. Lucia dinanzi alla chiesa di S. Lucia della Tinta 16. Fin gati, altri miserabilmente uccisi. Da sì fiero spettacolo, dal Medioevo, inoltre, erano attivi sia i porti di Ripa gran- dall’orribil voci, da tremendi voli, dalle voraci fiamme, de, a Trastevere, che quello di Ripetta, non distante dal dalle visibili apparitioni di brutte larve, spaventata Roma, monumento augusteo, e perciò denominato, per un certo non solo quel sito si rendé subito inabitabile, ma essa periodo, “porto Augusta” 17. Mentre il porto di Ripa gran- tutta à pena, si assicurava da tanta rovina potersi salva- de serviva principalmente il traffico delle merci prove- re” 14 (fig. ). nienti dal mare, quello di Ripetta costituiva l’approdo Si tramanda che la soluzione al problema, ritenuto or- urbano per le merci trasportate dall’alto Lazio, dall’Um- mai tale da poter minacciare le sorti della città intera, bria e dalla Toscana; vi giungevano, in particolare, le fosse offerta dalla Vergine apparsa in sogno al pontefice barche di scarso tonnellaggio adibite al trasporto della Pasquale II: per sollevare la città da quel terribile malefi- legna da “abbrugiare” e da costruzione, del vino e del cio era necessario abbattere l’albero, gettare nel Tevere le travertino, quest’ultimo proveniente da Tivoli tramite profane ossa ed edificare sul sito un Tempio. Cosa che l’Aniene 18. puntualmente Pasquale II fece, costruendo sul posto, nel Prospiciente il porto fluviale si ergeva ancora, soprav- , una cappella dedicata alla Madonna, il nucleo più vissuto al trascorrere dei secoli, il Mausoleo di Augusto. antico della chiesa di S. Maria del Popolo. All’epoca esso doveva apparire spoglio del travertino e dei preziosi marmi che lo avevano rivestito in passato 19, e circondato di nuovi edifici costruiti in appoggio; sulla L’area intorno al Palazzo Capponi in epoca medievale sommità e attorno – come riporta l’Adinolfi – v’erano “degli alberi piantati a guisa di bosco che incominciavano Quando Pasquale II edificò alle pendici del Colle degli a piè del mausoleo e protendeansi verso la moderna piaz- ortuli la piccola cappella dedicata alla Vergine, questa za del Popolo” 20. Al boschetto, secondo la tradizione parte della Città era quasi del tutto spopolata. Lungo il costituito prevalentemente da pioppi, i ben noti populi, tracciato della via Lata e appena superato l’Arco di Porto- sarebbe stata per lungo tempo attribuita la denominazio- gallo, le case diradavano fino a scomparire; verso il fiume, ne di tutta questa zona e della piazza 21. Davanti al monu- le ultime costruzioni erano quelle addossate ai resti del mento si poteva ancora vedere uno dei due obelischi Mausoleo di Augusto – allora chiamato anche Agosta o egiziani, che lì erano stati posti per ornamento in epoca Aosta. Il territorio restante, compreso all’incirca tra que- augustea, disteso a terra e con “il fusto rotto in tre pezzi; ste poche case e la Porta Flaminia – ora ridotta ad un solo (...) il compagno – prosegue l’Adinolfi – sen giaceva negli fornice fiancheggiato da torri –, era completamente disa- orti dietro l’Aosta” 22. Nel corso del Medioevo anche la  . La leggenda delle origini di S. Maria del Popolo sul sepolcro di Nerone, dalle incisioni dell’Alberici (): Il noce di Nerone sul Pincio, stanza di spiriti maligni; Demonj che accoppano i passeggeri a porta del Popolo; La B. Vergine ordina in sogno a Pasquale II di edificare la Chiesa di S. Maria del Popolo; Pasquale II dà il primo colpo di scure al Noce. Roma, Fondazione Besso, Fondo Consoni

destinazione del monumento mutò, ed esso fu trasforma- to in fortilizio, prima di proprietà della famiglia Colonna e successivamente di quella degli Orsini 23. D’attorno, l’area urbana fino alla piazza del Popolo, secondo indicazioni offerte dalle fonti, doveva essere pun- teggiata di cappelle e piccole pievi. Una prima chiesetta intitolata a S. Angelo de Agosto sorgeva sulla sommità stessa del Mausoleo, come è riportato in un diploma del  marzo  di Agapito II 24. Nei pressi del monumento si trovavano altre tre piccole chiese oggi perdute: la chiesa di S. Marina, quella di S. Giorgio 25 e quella di S. Tommaso de Vineis. Quest’ultima, secondo l’Armellini, era stata edificata vicino ai ruderi dell’Augusteo e fra i vigneti che si estendevano nel Medioevo fra questo e la porta Flami- nia; da ciò discenderebbe la denominazione de Vineis o Vinearum 26. Altri edifici di culto sono ricordati nei pressi delle po- sterule, fra i varchi detti di S. Agata e della Pila; nei pressi del porto si trovava la chiesa di S. Martino, che dalla de- scrizione datane dal Martinelli s’intuisce assai vicina al fiume: “nella contrada di Posterula possedeva il monaste- ro di S. Ciriaco la chiesa di S. Martino iuxta flumen” 27. Risalendo verso piazza del Popolo, presso il Tevere, nel luogo già allora detto Ripetta si incontrava una chiesa sa- cra a S. Orsola 28. Poco distante da questa sorgeva il primi- tivo nucleo dell’antico ospedale di S. Giacomo con annes- sa una chiesa 29; quest’ultima, che inizialmente ebbe il tito- lo di Nostra Signora, aveva all’epoca dimensioni assai più contenute delle attuali e vi si accedeva da una stradina secondaria nota come vicolo delle “Tre Colonne”. Sulla piazza, l’unica costruzione di rilievo era la chiesa di S. Maria del Popolo. Dopo la prima fondazione ad ope- ra di Pasquale II nel  30, la cappella era stata trasfor- mata e consacrata come chiesa nel  sotto il pontificato di Gregorio IX. A poca distanza di tempo, intorno al , il papa fece qui traslare l’antica immagine della Vergine, “creduta dipinta da S. Luca”, che all’epoca si venerava nella cappella del SS. Salvatore nel Laterano 31; secondo il D’Onofrio l’immagine miracolosa, risalente in realtà ai primi del XIII secolo, sarebbe stata collocata sull’altare maggiore in occasione di una crociata promossa da Gregorio IX e non, come riporta la leggenda, per allonta- nare la peste da Roma 32. Alla chiesa era annesso un convento, all’epoca retto dai frati Minori, che successiva- mente, nel , per volere di Innocenzo IV passò assieme alla chiesa alla congregazione Lombarda. La chiesa e il convento erano già all’epoca proprietari di buona parte dei terreni circostanti occupati da orti e da  vigne, fra cui la Vigna del Trullo situata sul lato sinistro di grande che per la sua dispietanza si doveva chiamare il piazza del Popolo e un grande orto che dalla chiesa si crudele, vennero a cercar di rifugio nella contrada quasi espandeva sulle pendici del Pincio, e si ricongiungeva ad vuota di abitatori sul porto di Ripetta. Quivi intorno ad un’altra vigna posta verso la sommità del colle. una chiesa detta di S. Marina, per ricoverarsi al coperto, a somiglianza delle stanze di frasche e di paglia e quasi mendicando un tozzo di pane sel guadagnarono col vile L’area intorno al Palazzo Capponi in età moderna mestiere di caricare legname od altra mercanzia che lo fiume veniva condotta al porto sottostante” 33. La comu- Da Niccolò V a Sisto V. La via di Ripetta e la prima urba- nità croata talmente si consolidò nel quartiere che da essa nizzazione del quartiere. tutta la zona venne ben presto denominata Schiavonia. Le trasformazioni dell’area urbana di nostro interesse Trascorsi pochi anni, nel , Sisto IV concesse alla subirono una progressiva accelerazione fra il XV e il XVI nazione dei Lombardi residenti in Roma e che si compo- secolo, sotto l’impulso dell’accresciuta importanza acqui- neva, come riporta l’Adinolfi, perlopiù “di garzoni e di sita dalla Porta del Popolo, con la vicina chiesa omonima, molti maestri in arte murale” giunti in Città per lavorare e dall’attracco commerciale sul Tevere nei pressi del nei numerosi cantieri avviati dallo stesso pontefice 34, l’an- Mausoleo di Augusto. tica chiesa di S. Nicola de Tofo, sulla via del Corso, con fa- La Porta del Popolo gradualmente divenne, infatti, il coltà di fondare una confraternita e un ospedale; a seguito principale ingresso nella Città per i forestieri, viaggiatori o dell’acquisto dei terreni limitrofi appartenenti ai fratelli pellegrini, che vi giungevano da settentrione, attraverso la Orsini, la chiesa fu poi riedificata fra il  e il  e via Cassia e la via Flaminia; da qui essi potevano raggiun- dedicata al santo milanese, Ambrogio 35. gere il centro dell’Urbe, allora dislocato sull’asse urbani- Nel  venne ad insediarsi nel rione anche la confra- stico compreso fra il Campidoglio, il Rione Ponte e il Va- ternita di S. Rocco, dotata della chiesa omonima – edifica- ticano, e proseguire verso le grandi basiliche situate in ta sull’antica chiesa di S. Martino – e dell’annesso ospeda- periferia. La stessa chiesa di S. Maria del Popolo era ormai le; composta di osti e barcaroli del vicino porto di Ripetta, diventata una importante stazione del percorso devozio- la confraternita molto si adoperava per l’assistenza dei nale dei pellegrini, per la presenza della venerata immagi- poveri durante le inondazioni del Tevere e le pestilenze 36. ne della Vergine che vi era stata traslata nel . Il graduale ripopolamento della zona intorno a Ripetta Un certo incremento delle attività commerciali favorì, fu il risultato non di scelte casuali ed episodiche, bensì nel contempo, lo sviluppo del porto di Ripetta e dell’area perseguite all’interno di un più generale progetto di am- adiacente destinata alle relative attività di servizio, quali le pliamento e di sviluppo dell’Urbe che prese l’avvio du- dogane, i magazzini, le botteghe per la riparazione di rante il pontificato di Sisto IV, e con cui si intese spostare barche, le taverne e le locande; ciò portò ad un graduale verso il rione Ponte il centro cittadino, fino a quel mo- stanziamento di artigiani, di piccoli commercianti e di mento gravitante sui tradizionali quartieri medioevali quanti erano occupati nelle faccende portuali, e al conse- (Regola, S. Angelo, Ripa, Campitelli, Pigna, S. Eustachio, guente intensificarsi dell’attività edilizia nei dintorni. Parione). Verso la seconda metà del XV secolo, in particolare Il rilievo acquisito da questo quadrante urbano era, sotto il pontificato di Niccolo V (-) e di Sisto IV d’altra parte, conseguenza a sua volta delle trasformazioni (-), fu agevolato in questa zona l’insediamento di avvenute nella prospiciente area vaticana già nel corso del corporazioni e di comunità di forestieri. Al  risale, in precedente pontificato di Niccolò V, che del rione di particolare, il formarsi attorno all’ospedale di S. Giacomo Borgo aveva voluto fare una sorta di “fortezza pontificia”, di una colonia di Croati, che ottenne da Nicolò V la sede del papa e della curia. Talché il rione Ponte, colloca- costruzione di un ospedale dedicato a S. Girolamo e di to strategicamente tra l’area di Borgo e quella del Campi- una chiesa annessa, divenuta poi la chiesa di S. Girolamo doglio, divenne il nuovo polo della vita cittadina: qui degli Schiavoni. Gruppi di croati dovevano, in realtà, esse- venne spostato il mercato cittadino (dalle pendici del re già da tempo presenti nella zona, come riferiscono le Campidoglio a piazza Navona), e si concentrarono le fonti: “Molti della gente illirica e Schiavonia, trasmigrati nuove residenze di banchieri, di mercanti forestieri curiam dalle proprie regioni in Roma dopo la presa di Costanti- sequentes 37, di cardinali e nobili famiglie strettamente nopoli fatta da Maometto II sopracchiamato Bajuc, cioè il legati alla vita della corte pontificia; in via dei Banchi, in  . Chiesa di S. Maria del Popolo, da Prospero Parisio, Le cose meravigliose dell’alma città di Roma, o. Roma, Fondazione Besso

L’ambizioso progetto urbanistico non poteva trascurare la riqualificazione della piazza del Popolo, dove infatti, negli stessi anni, il pontefice promosse importanti lavori di restauro e ammodernamento. Nel  la chiesa di S. Maria del Popolo venne assegnata con l’annesso convento alla Congregazione lombarda degli Agostiniani, che si preoccuparono di riedificarla avvalendosi di maestranze lombarde, e in particolare della bottega del celebre scul- tore e architetto . Ne risultò un tempio a tre navate con quattro cappelle pentagonali su ogni lato, un transetto absidato e un lungo coro fiancheggiato da altre due cappelle; l’altare maggiore venne decorato dal- l’ancona con la nota immagine della Madonna, fatta ap- porre dal cardinal Rodrigo Borgia, futuro Alessandro VI, ed eseguita dal Bregno nel , mentre altri artisti rino- mati intervennero nella decorazione interna e nella siste- mazione delle singole cappelle: Bernardino Pinturicchio, particolare, si insediarono rappresentanze ed uffici di Mino da Fiesole e, all’inizio del Cinquecento, Bramante e numerose banche nonché, all’inizio del Cinquecento Raffaello, il primo incaricato di completare l’architettura durante il pontificato di Giulio II, la sede della nuova della zona absidale, il secondo del progetto della Cappella Zecca pontificia 38. Chigi (fig. ). Il collegamento tra l’area urbana di Borgo e quella del Nel contempo, il pontefice avviò a scopo difensivo rione Ponte, assicurato all’epoca dal ponte S. Angelo, fu opere di consolidamento dell’adiacente cinta muraria e da Sisto IV potenziato mediante la ricostruzione dell’anti- della porta del Popolo: le antiche torri circolari furono co ponte romano di Valeriano, ribattezzato ponte Sisto, trasformate in solidi bastioni quadrati rivestendole di mentre per facilitare il transito sul ponte S. Angelo si fece- spessi blocchi di marmo ricavati dalla spoliazione dei resti ro demolire le botteghe che ne restringevano l’accesso. degli antichi sepolcri romani che fiancheggiavano la via Ai puntuali interventi di riqualificazione del rione non Flaminia 41. erano estranei più generali piani di espansione della città Con questi due importanti interventi di restauro si nella direzione di Ripetta e di Porta del Popolo. posero le premesse di quel più ampio piano di sviluppo Ne è prova, in primo luogo, la progettata costruzione di urbanistico ed edilizio ideato per tutta l’area urbana. In un nuovo asse viario che da ponte S. Angelo, attraverso via particolare il restauro della chiesa di S. Maria del Popolo, i di Montebrianzo, giungesse fino alla Porta del Popolo per cui frati dalla metà del XV secolo detenevano il controllo facilitare il collegamento fra il Vaticano e quello che era della maggior parte delle proprietà immobiliari e dei ormai divenuto uno dei principali ingressi alla “Città terreni della zona 42, doveva avere anche l’obiettivo di dar Santa”. Di questo sviluppo viario, rimasto incompiuto, di- lustro e adeguato risalto alla sede dell’istituzione che ce l’Adinolfi: “Esistendo ab antico una via sul Porto di Po- maggiormente avrebbe dato impulso a tale sviluppo 43; fu sterula o di Ripetta, Sisto IV fu preso dal desiderio di voler- in quegli stessi anni, infatti, che per favorire l’insediamen- la far congiungere alla via Sistina o di Borgo Angelico e di to di nuovi abitanti e l’edilizia nelle vicinanze, la Compa- due formarne una acciocché fosse più agevole il passaggio gnia di S. Maria del Popolo cominciò a rilasciare le prime dal Borgo di S. Pietro e dalla Basilica di quell’apostolo alla concessioni in enfiteusi di terreni e abitazioni a privati Chiesa della Madonna del Popolo e per tal convenente la con l’impegno di costoro a edificarvi o ad apportarvi si- fé dirizzare” 39. Oltre a collegare i due quartieri e le chiese gnificative migliorie 44. che vi si trovavano, la via sistina avrebbe consentito, negli Nel solco del predecessore, papa Leone X (-) intenti del pontefice, un più rapido e comodo collegamen- diede impulso ai cantieri sorti lungo la via dei Banchi – a to tra il porto di Ripetta e il mercato di piazza Navona, riprova del consolidato ruolo dei banchieri nella società così agevolando l’afflusso entro la Città delle derrate che romana –, e rafforzò il legame con il quartiere papale oltre attraverso il Tevere provenivano da nord 40. Tevere attraverso la concessione, ad esponenti della nazio-  ne fiorentina, di appezzamenti posti alla testata di via ai lavori, il pontefice congegnò una leva fiscale consistente Giulia, dove venne avviata la costruzione della chiesa di S. nell’imposizione di una tassa straordinaria dovuta in Giovanni dei Fiorentini. Contemporaneamente, abbando- proporzione alle migliorie che la realizzazione della nuova nando il programma di Giulio II (-) che vedeva strada avrebbe apportato ai fondi privati; colpite dalla nello sviluppo urbanistico ed edilizio di via Giulia il tassa furono, soprattutto, le cortigiane che si concentrava- nuovo centro del potere romano e pontificio 45, egli riprese no nella zona, le quali vennero tassate sulla base dei loro l’idea sistina di promuovere l’ampliamento urbano verso consistenti guadagni 51. nord attraverso la formazione di un asse viario diretto ver- Contemporaneamente all’apertura del nuovo asse so la porta del Popolo; la realizzazione della strada avrebbe viario furono in vario modo incoraggiati il popolamento promosso nel contempo lo sviluppo edilizio delle aree cir- dell’area e la riqualificazione delle proprietà che affaccia- costanti, così favorendo la formazione di un nuovo quar- vano sulla nuova via. Sull’esempio di quanto era stato tiere destinato all’insediamento della emergente classe fatto sotto Sisto IV allorché si volle incentivare l’attività borghese che si andava formando all’ombra del papato 46. edilizia e promuovere l’espansione residenziale in aree Nel , quando era ancora cardinale, Leone X aveva urbane periferiche, venne prospettata, ai privati che in- preso a dimora l’attuale palazzo Madama, il cui fronte tendevano acquistare una casa o un terreno nel nuovo principale era all’epoca rivolto verso il Pantheon; è su quartiere, la cessione in enfiteusi dei fondi con il vincolo, questo lato che nel , una volta divenuto papa, promos- per i terreni, di edificarvi entro un termine stabilito. Con se l’apertura del lungo asse di via Leonina, comprendente apposite misure legislative si agevolarono coloro che, già le attuali via della Scrofa e via di Ripetta, che avrebbe proprietari di una prima abitazione sulla via, acquistavano finalmente unito il rione Ponte con la porta del Popolo co- una casa o un terreno contigui per ingrandire la propria steggiando l’area portuale. abitazione o riedificare “ob decorem Urbis” 52; analoga- Il progetto del rettifilo leonino fu affidato dal pontefi- mente, a quanti avevano in locazione una vecchia abitazio- ce, come si può evincere da alcuni documenti, a Raffaello ne o fossero intenzionati ad apportarvi migliorie o a riedi- Sanzio e ad Antonio da Sangallo il Giovane. Ai magistri ficarla, fu concesso di ottenere la trasformazione dell’affit- viarum Bartolomeo Della Valle e Raimondo Capodiferro, to o del censo annuo in enfiteusi perpetua, e così di conse- affiancati dall’architetto Antonio da Sangallo, venne asse- guire, almeno di fatto, la proprietà dell’immobile 53. gnata la direzione dei lavori con l’impegno di portare a Tali provvedimenti, oltre ad incrementare gli insedia- termine quanto fissato nel progetto approvato da Leone menti lungo la via Leonina, favorirono il formarsi in zona X, affinché si realizzasse uno spazio pubblico conveniente di una nuova categoria di proprietari immobiliari e di a chi lo aveva commissionato e adeguato alle esigenze piccoli costruttori, dapprima esponenti prevalentemente cittadine: “di perpetua gloria ed onore a papa Leone e di di ceti e corporazioni già presenti nel rione, fra cui si gradita soddisfazione a tutti” 47. annoveravano – oltre alle cortigiane – i barcaioli, locan- La nuova strada veniva, con ogni probabilità, a sovrap- dieri e, in particolare, gli architetti 54. porsi ad una precedente via pubblica che partiva da S. La concessione dei terreni, iniziata qualche anno prima Rocco, presso il Mausoleo di Augusto, e si dirigeva verso della realizzazione del nuovo rettifilo, coinvolse in un S. Maria del Popolo 48. L’intervento cinquecentesco, doven- primo tempo – secondo quanto è possibile trarre dalle do provvedere a raddrizzare e allargare il vecchio e irre- fonti 55 – gli appezzamenti confinanti con il Tevere e quelli golare tracciato viario, comportò l’occupazione di alcuni più prossimi all’area portuale, e solo successivamente fondi preesistenti e l’interruzione della loro continuità; quelli collocati nella parte alta della strada, verso la piazza sicché nel tratto verso piazza del Popolo, in particolare, del Popolo. Fra quanti ottennero in concessione una vennero espropriati terreni 49 delle famiglie Orsini e Chigi proprietà già prima dell’inizio dei lavori della “strada nonché dell’Ospedale di S. Giacomo, che erano all’epoca nova”, figura lo stesso Antonio da Sangallo, che, già nel – assieme ai frati della Chiesa di S. Maria del Popolo – i , acquistò dall’architetto Giorgio da Coltre, consen- maggiori proprietari della zona 50. ziente la Compagnia di S. Maria del Popolo, “una casa Come avvenuto già ai tempi di Alessandro VI in occa- cominciata, ma senza solai e senza tetto con muri commu- sione della costruzione del rettifilo di Borgo (), si ni d’ambe le parti”; costruito su un terreno della Compa- cercò di ripartire il costo dell’operazione urbanistica tra gnia situato “in conspectu molis de Augusta prope sanc- finanze pubbliche e private. Nel , prima di dare inizio tum Roccum”, l’edificio confinava sul retro con il Tevere  . Leonardo Bufalini, Pianta di Roma, , particolare dell’area di Campo Marzio con via di Ripetta. Roma, Fondazione Besso

e sul fronte con la via pubblica che andava verso S. Maria I lavori della nuova via di Ripetta, ancora lungi dall’es- del Popolo 56. sere completati al momento della morte di Leone X, furo- Che l’esito complessivo dell’operazione urbanistica sia no proseguiti e portati a definitivo compimento sotto il stato infine coronato da successo, e fosse perciò rispon- pontificato di Clemente VII (-) 58. Negli stessi anni, dente agli intenti dei suoi promotori, appare evidente se si probabilmente prima dell’anno santo del , il pontefice pongono a paragone i dati ricavabili da un censimento avrebbe progettato anche l’apertura del rettifilo di via voluto da Leone X prima del  con altri acquisiti suc- Clementina (attuale via del Babuino), poi realizzato sotto cessivamente, fra il -. Il rione di Campo Marzio Paolo III (-) 59, così predisponendo il complesso appare, dopo pochi anni, assai più popolato: se si conteg- viario sulla cui impronta si sarebbe sviluppato il futuro giano i “fuochi” e le “bocche”, com’era uso degli antichi tridente di Sisto V (-). censimenti, esso risulta il terzo per densità di popolazione La nuova configurazione urbanistica e lo sviluppo im- dopo i rioni Ponte e Regola. È, inoltre, il primo fra i rioni presso al quartiere sono nitidamente documentati dal- romani per la presenza di cittadini appartenenti alla nazio- la coeva cartografia, a partire dalla pianta del Bufalini del ne lombarda, mentre significativa è anche la presenza di  (fig. ). quella fiorentina, maggiore soltanto nel rione Ponte dove La piazza, denominata Forum Populi, si presenta nella sorgeva la chiesa di S. Giovanni de’ Fiorentini 57. sua tradizionale forma trapezoidale che resterà invariata  . Chiesa di S. Giacomo degli Incurabili, da fra’ Santi (Solinori), Le cose meravigliose dell’alma città di Roma, . Roma, Fondazione Besso . Chiesa di S. Rocco, da fra’ Santi (Solinori), Le cose meravigliose dell’alma città di Roma, . Roma, Fondazione Besso . Mario Cartaro, La grande pianta di Roma, , particolare dell’area di Campo Marzio con via di Ripetta, qui denominata “via Rocchi”. Roma, Fondazione Besso fino all’Ottocento; sul lato delle mura aureliane si apre la porta Flumentana sive Flaminia. A ridosso delle mura so- no indicati la chiesa di S. Maria Populi e il convento an- nesso, tra l’iscrizione “hic fuit sepulcru Neronis” e i terre- ni lungo il colle del Pincio, di cui si riporta la nota deno- minazione di Collis hortulorum. Dalla chiesa si diparte un lungo muraglione che delimita le proprietà dei frati fino all’inizio di via del Babuino; sull’opposto lato della piazza, anch’esso in parte occupato da orti, è indicata una piccola chiesa nei pressi della cinta muraria, S. Maria dei Miracoli. La chiesa fu eretta dall’arciconfraternita di S. Giacomo degli Incurabili nel  per custodirvi un’immagine mira- colosa della Vergine, che in origine era stata dipinta all’in- terno di uno degli archi delle mura aureliane 60 (fig. ). Le guide dell’epoca non mancano di narrare la vicenda leggendaria dell’icona, particolarmente venerata dai fede- li: “Sotto d’un arco vicino alle mura verso del Tevere – racconta Ottavio Panciroli – era dipinta un’immagine del- la Gloriosissima Vergine, che miracolosa essa volle dimo- strarsi, quando una povera donna con un figlio di sette anni andando per quelle rive cogliendo legne, il semplice Garzonetto sdrucciolando cadè nell’acqua, ne potendogli dar soccorso la madre, che tardi se ne avvide, si rivoltò alla dett’Imagine, pregandola a non abbandonare il per- duto fanciullo. E fù esaudita, perché non molto di poi riebbe il suo figlio, che disse non essere mai andato al fondo, per averlo sostenuto sempre trà le braccia una donna vestita di bianco, perciò fu quella immagine levata dalla Compagnia di S. Giacomo degl’Incurabili, e gli fabbricarono questa chiesa il ” 61. Dalla piazza si dipartono i tre rettifili di via del Babui- no, via Lata e via di Ripetta, qui denominata via Populi. Nella spina compresa fra via Lata e via di Ripetta appare nitidamente la sagoma della Meta, che funge da cantonale fra le due vie e la piazza. Tutta la zona risulta, dalla descri- zione del Bufalini, aver assunto un assetto compiuto: non solo la via di Ripetta appare terminata, ma anche le vie traverse risultano tracciate e tutti i terreni compresi fra via Lata e il Tevere appaiono divisi in grandi lotti. Gli edifici principali di quest’area urbana sono ancora quelli di un tempo: il Mausoleo di Augusto, la chiesa di S. Rocco (fig. ), ampliata e rinnovata di recente 62 e la chiesetta di S. Giro- lamo che appare ancora contenuta nelle modeste dimen- sioni medioevali 63. Accanto al Mausoleo, verso il Tevere, si scorgono gli obelischi giacenti a terra; fra il Mausoleo e la chiesa di S. Ambrogio si svolge, fra la miriade di viuzze, l’ampio tracciato di via Longobarda nel cuore del quartie- re della nazione lombarda.  Risalendo verso la via di Ripetta, l’unico edificio di varono guasti li condutti, come nelle guerre sempre si suol rilievo riportato nella pianta è l’ospedale di S. Giacomo, fare, non hanno mancato li Pontefici di soccorrere la lor che vi è raffigurato nella sua nuova struttura architettoni- Città in un tanto bisogno, però l’anno  Pio IV tirò ca, ampliata e munita di un’ulteriore piccola chiesa rivolta lontano da otto miglia fra la via di Tivoli, e Palestrina verso la via Leonina e denominata S. Maria in Porta Para- un’acqua la qual vogliono, che sia composta di due disi, la cui costruzione, promossa da Leone X negli stessi dell’antiche, l’una detta Alsietina da un lago così detto anni in cui si realizzava il rettifilo viario, era stata affidata (...) e l’altra hebbe il nome di Vergine. Quest’ultima, all’architetto Giorgio da Coltre 64, sin da principio coadiu- prosegue la guida, “ si vede sboccare da tre parti e di qua vato da Antonio da Sangallo; a pianta ottagonale, la chie- per diversi condutti è tirata ad ornare à belle fontane la setta fu portata a termine nel , come ricorda l’iscrizio- nuova Roma, come a S. Maria del Popolo...” 67. ne ancora oggi visibile sulla porta, sotto un’immagine La medesima fontana assume una conformazione diver- scolpita della Vergine 65. sa, e probabilmente più fedele all’originale, nella pianta Ulteriori elementi riguardo alle successive trasformazio- del Du Perac, quasi coeva alla precedente () (fig. ). ni dell’area di cui ci occupiamo possono trarsi dalla pianta Raffigurato anche in una nota incisione di G.B. Falda di Mario Cartaro del  (fig. ). Soffermandoci sulla (), il manufatto risulta composto da una vasca ottago- piazza del Popolo si nota, per la prima volta, la presenza nale, leggermente sopraelevata su di una base, e sormon- di una fontana centrale, che può identificarsi con quella tata da due catini da cui l’acqua zampillava (fig. ). Nella progettata da Giacomo della Porta 66 e collocatavi nel  stessa descrizione non figurano ancora, invece, poiché per volontà di Gregorio XIII (-). Alla realizzazione realizzati solo fra il  e il  ad opera di Pietro Guc- della fontana si pose mano dopo la riattivazione dell’anti- ci 68, il lavatoio che Gregorio XIII volle per “le povere co acquedotto romano dell’Acqua Vergine, evento che donne che non avevano dove lavare le biancherie”, e il Ottavio Panciroli non manca di mettere in evidenza nella fontanile destinato a “beveratoio di animali che stanchi ed sua guida: “Hora perché di tutte l’acque antiche si ritro- assetati entravano dalla Porta...” 69. Alimentati dal medesi-  . Etienne Du Perac - Antonio Lafréry, . G.B. Falda, Fontana di Piazza del Popolo La pianta di Roma prima di Sisto V, , di Domenico Fontana realizzata nel , . particolare dell’area di Campo Marzio Roma, Fondazione Besso con via di Ripetta. Roma, Fondazione Besso . Giacomo Lauro, Mausoleo di Augusto con il giardino pensile del carinal Soderini, in Splendore dell’antica e moderna Roma, . Roma, Fondazione Besso

mo condotto dell’Acqua Vergine, essi furono collocati, ti, compresa l’area dove sarebbe più tardi sorto palazzo come documenta la successiva pianta del Tempesta, su un Capponi. Le abitazioni, di dimensioni modeste, sembre- lato della piazza, verso il fiume. rebbero appartenere tutte ad una medesima tipologia, Il restauro dell’acquedotto Vergine diede un ulteriore alquanto comune a Roma fra XV e XVI secolo: casette a impulso allo sviluppo edilizio della zona: ben presto il lato schiera perlopiù destinate a singoli nuclei famigliari, di sinistro di piazza del Popolo, ancora in gran parte lasciato uno o due piani e con due affacci contrapposti, l’uno su ad orti, magazzini e fienili, venne occupato da abitazioni strada l’altro sulla retrostante area di pertinenza, general- che si spingevano fin verso il Tevere, come è nitidamente mente adibita ad orto o giardino. All’interno gli edifici descritto nella pianta del Du Perac. Il quartiere dell’Oca, erano strutturati in modo da poter conciliare vita dome- come venne denominato, era delimitato verso nord anco- stica e lavoro: al piano terreno si conducevano in preva- ra da un unico grande fondo dei padri di S. Maria del lenza le attività commerciali o artigianali e si abitava al Popolo che giungeva fin sotto la cinta aureliana, noto piano superiore 70. come Vigna del Trullo. Quasi al termine della via di Ripetta si staglia fra le Anche lungo la via di Ripetta, tutti i lotti di terreno piccole costruzioni circostanti il Mausoleo di Augusto; compresi fra la via Lata e il Tevere risultano ormai edifica- sulla sua sommità, libera da precedenti aggiunte, è ora   . Antonio Tempesta, La pianta di Roma al tempo di Clemente VIII, , particolare dell’area di Campo Marzio con via di Ripetta. Roma, Fondazione Besso

raffigurato un elegante giardino pensile, che, dettagliata- Sisto V. Il principale fra questi, fu certamente la colloca- mente riprodotto in numerose stampe cinquecentesche, si zione sulla piazza del Popolo, nel marzo del , dell’anti- connotava per la ripartizione geometrica degli spazi, tipica co obelisco egiziano proveniente dal Circo Massimo; della del giardino all’italiana: la parte centrale era occupata da delicata operazione fu designato responsabile, come è aiuole riquadrate da basse siepi e da vialetti circolari de- noto, l’architetto Domenico Fontana. stinati al passeggio; all’interno delle aiuole erano piantati La corretta sistemazione dell’obelisco, secondo le in- alcuni alberi, mentre sulle pareti una vegetazione rampi- tenzioni dell’architetto e del suo committente, doveva tro- cante avvolgeva l’antica muratura. Ideatore di tale destina- varsi in asse con i tre rettifili: esso venne infatti centrato in zione del monumento doveva essere stato monsignor Fran- rapporto non alla piazza, bensì agli assi viari che da essa si cesco Soderini, che ne era allora proprietario 71 (fig. ). irradiavano, e così posto a guisa di elemento unificante fra Le successive trasformazioni subite dal quartiere si la piazza medesima e il tridente. Per tale ragione fu neces- evincono dalla pianta di Antonio Tempesta del , che sario allontanare di poco la fontana del Della Porta, che, documenta alcuni degli importanti interventi promossi da come risulta dalla pianta del Tempesta (figg. ), fu messa  davanti all’obelisco, e perciò privata della funzione pro- polo, elevata a basilica proprio da Sisto V al posto della spettica che aveva fino a quel momento avuto rispetto al- periferica S. Sebastiano – avrebbero dovuto essere fra loro l’ingresso di porta del Popolo (fig. ). collegate da assi viari diritti, e all’inizio e alla fine di ogni Con la collocazione dell’obelisco nella piazza prendeva rettifilo doveva sorgere un obelisco, che da lontane segna- corpo, rappresentandone uno dei più significativi inter- lasse loro la meta. venti, lo straordinario piano urbanistico di Sisto V, il pri- Alla via retta e all’obelisco – una sorta di faro posta ad mo ad essere ispirato da una visione dell’Urbe come “Cit- indicare la giusta direzione al fedele – era così assegnato tà Santa”, espressione dei valori promossi dalla Contro- anche valore simbolico, allusivo alla disposizione d’animo riforma. Il progetto prevedeva, in vista dell’anno santo del con cui il percorso doveva affrontarsi. Tema, questo, più , di dotare la Città di un impianto viario che facilitas- volte sottolineato in alcune guide per l’anno santo del se il percorso dei pellegrini. Le basiliche che dovevano , nelle quali richiamandosi il pellegrino al corretto essere visitate dai fedeli – S. Pietro, S. Paolo, S. Giovanni, contegno interiore con cui procedere nel giubileo, gli si S. Maria Maggiore, S. Croce, S. Lorenzo e S. Maria del Po- suggerivano spunti per la meditazione lungo il cammino e  . Piazza del Popolo con l’obelisco e la chiesa di S. Maria del Popolo nel XVII secolo, dalla Descrizione di Roma antica, . Roma, Fondazione Besso

nella pianta del Tempesta, prese il nome di via Felice. Nell’ambito di questa visione della città, alla piazza del Popolo veniva assegnato il ruolo di atrio alla “Città San- ta”, una sorta di polo liturgico, dal quale il fedele “avreb- be potuto percepire quasi l’influsso diretto delle basili- che” verso le quali si sarebbe avviato 73. La realizzazione di questo progetto urbanistico favorì la valorizzazione, non solo delle sette basiliche principali, ma anche degli altri edifici sacri che s’incontravano lungo il percorso dei rettifili. Sulla via di Ripetta, divenuta ora uno dei principali rami del percorso devozionale dei fede- li, Sisto V promosse, a partire dal , la ricostruzione dell’antica chiesa di S. Girolamo degli Schiavoni, amplian- dola e orientandola da levante a ponente, su progetto dell’architetto Martino Longhi il Vecchio 74 (fig. ); con la facciata ora rivolta verso lo slargo antistante il porto di Ripetta, la nuova chiesa si presentava all’epoca come l’edi- ficio religioso di maggior rilievo di quel tratto viario. Il crescente afflusso di pellegrini, inoltre, unito a quello di viaggiatori e commercianti, favorì un incremento delle strutture ricettive della zona e il concentrarsi di un maggior numero di locande e alberghi in questa parte della città, nonché una complessiva crescita dell’attività economica del quartiere. Se si torna con lo sguardo sulla pianta di Roma del si sollecitava la sua immaginazione devota: “tutti li viaggi Tempesta, a sud del porto di Ripetta, si può notare un al- che faremo si da casa alla prima Chiesa, come anco da tro importante asse viario del quartiere, voluto da Paolo III una Chiesa all’altra, potremo tener la memoria svegliata nel , la via Trinitatis, che dal porto fluviale giungeva intorno a qualche viaggio de li sette che Cristo fece nel fino alla piazza omonima, attuale piazza di Spagna; su giorno della sua passione (...). Nella qual cosa doveremo questa strada, alla fine del Cinquecento, si ergeva la mole aver cura di andar nella meditazione cogliendo come di palazzo Dezza, di lì a poco acquistato dalla famiglia tante rose le attioni di Cristo, quali arrivati che saremo Borghese e da questa ampliato tanto da occupare tutto alla Chiesa, insieme con noi stessi (...) offeriremo”; e una l’isolato fino a Ripetta. volta “arrivati che saremo alla Chiesa, immaginiamoci che il Santo di quella ci vien incontro a riceverci fin fuori della Da Paolo V a Clemente X. La trasformazione barocca del porta, e con molta cortesia ci pigli per la mano per con- quartiere. durci in casa sua...” 72. La costruzione del palazzo Borghese, all’inizio del seco- Se da piazza del Popolo, attraverso l’asse viario di via lo XVII, fu indubbiamente uno degli eventi che più qualifi- di Ripetta e di via della Scrofa, si poteva facilmente carono l’ulteriore sviluppo del quartiere, sottraendolo raggiungere il ponte S. Angelo e dunque la basilica vati- definitivamente alla sua connotazione periferica e promo- cana, meno lineare era, all’epoca, il percorso per le altre vendone il carattere residenziale a favore dei ceti di più basiliche. Per questa ragione Sisto V progettò un nuovo recente affermazione i cui interessi ruotavano intorno alla tratto viario, corrispondente con l’attuale via Sistina, che corte pontificia. Sono questi gli anni in cui la stessa fami- avrebbe dovuto collegare via del Babuino con via Quat- glia di Amerigo Capponi, legata al pontefice Paolo V tro Fontane e attraverso l’odierna via Depretis raggiun- (-) e ai Borghese, come si vedrà in prosieguo, si gere la basilica di S. Maria Maggiore e da qui, proseguen- insedierà nella zona costruendovi il proprio palazzo, che do sull’attuale via Merulana, quella di S. Giovanni. Que- in facciata esponeva, oltre allo stemma Capponi, l’aquila e sto nuovo asse cittadino, perfettamente evidenziato già il drago dei Borghese (fig. ).  . Chiesa di S. Girolamo degli Schiavoni, da Fioravante Martinelli, Roma antica e moderna, . Roma, Fondazione Besso . Palazzo Borghese, da Fioravante Martinelli - Francesco Valesio, Roma ricercata nel suo sito, . Roma, Fondazione Besso

“Qui vicino alla detta chiesa di S. Rocco – scrive il Martinelli –, dove ritrovuarete che risponde a Ripetta questo palazzo molto grande, e molto comodo, già del Cardinal Deza Spagnolo principiato, e da Paolo V, dopo per sua habitatione mentre era Cardinale, comperato, il quale assonto che fù al pontificato, lo lasciò a’ suoi Fratel- li, i quali l’anno molto ampliato e ornato come si vede, e anco finito, nel quale vedrete statue bellissime, e fonti” 75. La costruzione del palazzo incise in modo significativo sull’impianto urbanistico dell’area. Per costruirlo, come hanno messo in luce alcuni studi, i Borghese rasero al suolo molte piccole abitazioni tra via di Ripetta, via del Clementino, vicolo della Torretta e via dell’Arancio, e ampliarono l’edificio esistente fino a via della Scrofa. Di fronte ad esso fu realizzata un’ampia piazza, e un largo fu ricavato lateralmente lungo la via Trinitatis; al di là della piazza venne contemporaneamente edificato l’altro edifi- cio, prospiciente il primo, dove avrebbe risieduto la fami- glia. Fu in questo modo creato un vero e proprio “quar- tiere Borghese”, secondo una formula del tutto nuova che, come è stato evidenziato, abbandona il modello della corte cardinalizia come complesso chiuso ed unitario, discendente diretto del palazzo-fortezza medioevale. La piazza antistante, a guisa di filtro, separava ed univa, da un lato, il palazzo dal resto della città, e dall’altro serviva da luogo di incontro: essa si apriva, infatti, lungo uno dei principali assi viari pontifici, quello che dal Vaticano attraverso il rione Ponte conduceva a piazza Trinitatis, al quartiere delle ambasciate e degli stranieri, e si prestava pertanto al transito, ai traffici e agli affari, data anche la vicinanza al porto di Ripetta 76. L’insediamento della famiglia Borghese, come è facile immaginare, ebbe ripercussioni in tutta l’area attorno il palazzo e diede impulso ad interventi di restauro e valo- rizzazione. Un primo significativo rinnovamento riguardò lo spostamento della chiesa dell’ospedale di S. Giacomo degli Incurabili; un nuovo tempio di maggiori dimensioni, e dedicato allo stesso S. Giacomo, fu edificato sulla via del Corso; la costruzione, avviata alla fine del secolo prece- dente da Francesco da Volterra, fu portata a termine da Carlo Maderno e la nuova chiesa fu consacrata nel  77. A partire dal , con l’obiettivo di conferire aspetto di maggiore ordine e decoro all’ingresso dell’Urbe, fu pro- gettata la pavimentazione di piazza del Popolo (avviata in realtà solo nel ): “Dicono che siano stati chiamati detti Consoli [delle Arti] per trattare di trovar modo, che Roma si mantenghi netta, rissolvendo Sua Santità far mattonare  . Giovanni Maggi - Paolo Maupin - Carlo Losi , La pianta di Roma al tempo di Urbano VIII, , particolare dell’area di Campo Marzio con via di Ripetta. Roma, Fondazione Besso

la piazza del Popolo et anco quella di S. Pietro...” 78. data nuova sistemazione ai due depositi di legname Nel , sulla via di Ripetta (nell’isolato adiacente a esistenti nei pressi del porto di Ripetta, uno di legna da quello di Palazzo Capponi), fu fondata la chiesa di S. ardere e l’altro da costruzione. La confusione e il rumore Orsola, successivamente inclusa all’interno del Conserva- che tali traffici provocavano nella zona indusse il pontefi- torio delle Zitelle, edificatovi nel , per volontà di ce a decretare lo spostamento in altro luogo più a monte Clemente X, e denominato della Divina Provvidenza e di S. di parte delle attività commerciali concernenti il legname: Pasquale, come riportano molte guide del XVII secolo fra con il chirografo del  novembre  fu istituito un cui quella del Baglione. “Avanti l’anno santo del  si nuovo porto, denominato la “Nuova Ripetta o Legnara”, mossero alcuni di varie nationi a fare una Compagnia destinato alla sola legna da ardere, ben visibile nella pian- sotte l’ invocazione di S. Orsola, (...) e si congregarono in ta di Roma del Maggi del  (fig. ), mentre per il S. Maria della Pietà a piazza Colonna, e mantenevano in commercio della legna da costruzione continuò ancora ad essa la Cappella di S. Caterina. Ma per essere liberi nell’e- essere utilizzato per lungo tempo il porto di Ripetta 80. sercitio delle opere loro ad honore di S. Orsola, compra- Fra il  e il  venne ricostruita la chiesa della rono questo sito nel  e le dedicarono questa piccola nazione Lombarda ad opera di Onorio e Martino Longhi, chiesa, dove hanno della sua spalla, e fanno festa di S. con la nuova intitolazione ai SS. Ambrogio e Carlo, mentre Caterina e di S. Orsola, nel cui giorno maritano zitelle, e a partire dal  vennero eseguiti i lavori di ampliamento liberano un prigione per la vita” 79. della chiesa di S. Rocco sotto la guida, in un primo tempo, In quegli stessi anni Paolo V si preoccupò che fosse dell’architetto Pietro Maraldi e, successivamente, di Gio-  . Veduta di Porta del Popolo dal lato di via Flaminia, . Roma, Fondazione Besso

vanni Antonio De Rossi 81. Ma le più significative opera- zioni urbanistiche, che attribuirono al quartiere il caratte- re barocco proprio del secolo, furono quelle concepite nel quadro dei piani del pontefice Alessandro VII Chigi (- ), che si concentrarono nell’area del tridente confe- rendogli un assetto unitario e definitivo. I lavori presero avvio in occasione di un evento straor- dinario: l’arrivo a Roma della Regina Cristina di Svezia, il  dicembre , dopo la sua conversione al cristianesimo; e, nella prima fase, si concentrarono nuovamente sulla porta e sulla chiesa di S. Maria del Popolo (figg. -). Sul lato nord della porta, rivolto verso la via Flaminia, furono collocate due statue raffiguranti i santi Pietro e Paolo, opere di Francesco Mochi (-), a completa- mento del restauro di questo lato già eseguito, fra il - , con l’apporto di Nanni di Baccio Bigio e forse anche di Michelangelo e del Vignola. Il restauro del lato interno della porta fu eseguito da Gian Lorenzo Bernini; il suo intervento si concentrò principalmente sulla parte di co- ronamento della porta, dove l’artista inserì un fastigio formato da due timpani spezzati e arricciati a voluta, reggenti un festone con fronde di quercia, emblema dei Chigi, e spighe, emblema della casa Wasa regnante in Svezia; al centro, su di un fondale sagomato, campeggia- vano i monti e la stella di casa Chigi. Lo stesso motivo dei semitimpani incurvati venne applicato dal Bernini sulla facciata della chiesa di S. Maria del Popolo in luogo delle preesistenti volute quattrocente- sche, in modo da conferire coerenza stilistica all’insieme formato dalla porta e dal tempio adiacente 82. La scalinata d’accesso alla chiesa venne arrotondata agli angoli e stac- Per la realizzazione di questo effetto prospettico fu ne- cata completamente dalla porta per far sì che questa, pur cessario riprendere l’opera di raddrizzamento e di riqua- restando collegata alla chiesa attraverso una serie di lificazione della via Lata, tagliando sporgenze e riallinean- elementi formali, assumesse una propria autonomia che le do facciate, promovendo il restauro di edifici esistenti o la consentisse di entrare direttamente in relazione con la costruzione di nuovi; nel corso di questi interventi fu piazza e con il resto della città. decisa, nel , la demolizione dell’antico arco di Porto- La nuova Porta Flaminia assumerà, infatti, un ruolo gallo che in quel punto restringeva la strada. Per lo stesso centrale nel più generale piano di sistemazione della piazza motivo fu necessario intervenire alla testata della via Lata, che sarà affidato di lì a poco a Carlo Rainaldi. Nel proget- dove nel  fu progettata la costruzione di due chiese to dell’architetto, non interamente eseguito, la tradizionale gemelle, che, attraverso i loro volumi architettonici, dove- conformazione trapezoidale della piazza veniva resa vano uniformare le due diverse spine urbanistiche all’al- geometricamente regolare attraverso l’ideazione di due tezza di piazza del Popolo e, nel contempo, mediante l’in- pareti laterali simmetriche, costituite probabilmente da clinazione delle rispettive facciate, sottolineare la conver- edifici, che da via di Ripetta e via del Babuino dovevano genza degli assi viari verso la Porta del Popolo 83. proseguire fino alla porta del Popolo. In tal modo gli assi La realizzazione delle due chiese, insieme alla sistema- viari del tridente venivano guidati a convergere, non più zione degli assi viari, furono l’unica parte del progetto verso l’obelisco, come era accaduto nel piano cinquecente- realmente eseguita; per gli interventi relativi alla piazza, sco della piazza, bensì verso la porta d’ingresso alla Città. dovrà attendersi l’inizio del XIX secolo. Le chiese di S.   . Giovan Battista Falda, Veduta di piazza del . Giovan Battista Falda, La pianta Popolo con l’obelisco e la chiesa di di Roma al tempo di Clemente X, , S. Maria del Popolo, in Il nuovo teatro particolare dell’area di Campo Marzio delle fabriche, . Roma, Biblioteca della con via di Ripetta. Camera dei Deputati, Fondo Kissner Roma, Fondazione Besso . Pierre Mortier, Veduta di piazza del Popolo con la torretta di Palazzo Capponi, menzionato nella legenda, . Roma, Palazzo Capponi, Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici

Maria dei Miracoli e di S. Maria in Montesanto furono marino, non è formata per modi di civile architettura ma progettate e avviate alla costruzione dallo stesso Carlo alla marinaresca, di conchiglie e di scogli, ammassati insie- Rainaldi; successivamente i progetti furono sospesi, e poi me”; da una prima vasca bassa si ergeva un gran masso portati a termine da Carlo Fontana e da Gian Lorenzo tagliato a scoglio, su cui era posta una seconda vasca di Bernini 84. minori proporzioni a forma di conchiglia, con due delfini Se il nuovo assetto barocco del quartiere appare già “che gettando acqua dalle loro bocche, fanno contrasto compiutamente nella pianta di G.B. Falda del  (fig. all’altro gettito degli scogli slargato a vela” 86 (fig. ). ), che tra gli altri edifici riporta, ben delineato nell’an- In prossimità del porto, fra il  e il , lo Specchi golo fra via di Ripetta e vicolo delle Scalette, anche il realizzò anche un nuovo edificio per la Dogana “con tutti palazzo della famiglia Capponi, già edificato da tempo, è quelli comodi che si ricercano, sia per la custodia delle solo nella successiva pianta del Nolli () (fig. ) che mercanzie che in esso Porto si tengono, come per abita- appare documentato l’ultimo grande intervento di que- zione de Ministri e custodi di essa Dogana”. La costruzio- st’ampia stagione di rinnovamento urbanistico: la costru- ne del nuovo porto comportò non solamente la razionaliz- zione del porto di Ripetta promossa da papa Clemente XI zazione degli spazi di lavoro e di servizio destinati alle (fig. ). attività correlate, ma fu anche occasione di una più ampia Qui il porto esisteva da secoli, ma l’attracco era posto riqualificazione urbanistica dell’area: la gradinata, se da sulla riva naturale: fu perciò opportuno che, fra il luglio un lato fungeva da raccordo fra il piano stradale e quello  e il maggio , Alessandro Specchi costruisse la della riva facilitando gli spostamenti delle merci verso il nuova struttura portuale, costituita da una piazza centrale centro della città, dall’altro poteva costituire anche un fiancheggiata dalle due ali con scalinate che digradavano elemento di separazione tra l’attività portuale e la vita verso il fiume, raggiungendo le banchine per l’approdo cittadina che si svolgeva al livello della piazza. Da quel delle imbarcazioni. Per la costruzione del nuovo porto momento il porto divenne, accanto ai monumenti antichi, vennero utilizzati i travertini del Colosseo e i resti dell’Ac- alle chiese e ai palazzi, una delle bellezze della città mo- quedotto dell’Acqua Vergine, venuti in luce nelle fonda- derna, dalle guide segnalata ai visitatori: “Ha quivi N.S. zioni del Palazzo Serlupi in via del Seminario 85. Papa Clemente XI fatto formare dal celebratissimo Archi- La piazza venne arredata con una fontana centrale, tetto Alessandro Specchi un vago Porto ornato con fonta- eseguita dallo scalpellino Filippo Bai,“la qual fontana per ne, e con due comode cordonate, che vengono fiancheg- adattarsi alla proprietà del luogo, che si figura in lido giate da gradini di travertino con tal vaghezza, che

 . Giovan Battista Nolli, Roma . Prospetto del Porto di Ripetta al tempo di Benedetto XIV, , nel XVII secolo. particolare dell’area di Campo Roma, Fondazione Besso, Marzio con via di Ripetta. Fondo Consoni Roma, Fondazione Besso . Prospetto del Porto di Ripetta dopo i lavori di Alessandro Specchi, da Fioravante Martinelli, Roma ricercata nel suo sito, , Roma, Biblioteca della Camera dei Deputati, Fondo Kissner rassembra all’occhio de’ riguardanti un nobil teatro: go nel , quando un imponente incendio si sviluppò termina questo ne’ lati in una vaga fabbrica eretta per nel deposito della legna da ardere posto poco distante da comodo de’ ministri della Dogana, essendo stato dicontro Ripetta, nell’isolato ove all’epoca sorgeva il Conservatorio ornato anco il prospetto d’altra casa. Quivi si vede nella delle Zitelle. L’incendio, che danneggiò diversi edifici contrada già de’ Lombardi, e Schiavoni, che perciò si limitrofi, fra i quali parte dello stesso palazzo Capponi e trova nominata Lombardia, e Schiavonia, la bella Chiesa della Biblioteca del marchese Alessandro Gregorio in esso fabbricata da Sisto V in onore di S. Girolamo per la conservata, indusse il pontefice Clemente XII Corsini a Nazione Illirica, che a canto vi ha fatto costruire un bel spostare altrove, per la sicurezza del quartiere, il traffico palazzetto, che accresce ornamento alla facciata di quella della legna e a creare un nuovo deposito fuori della cinta Chiesa” 87 (fig. ). muraria. Un’ulteriore assestamento dell’area portuale ebbe luo- “Fece lacrimevole strage l’anno  – racconta G.B.

 Gaddi nella sua guida di Roma del  quando descrive il diversi progetti, a partire da quello del  di G. Valadier “recinto dei legnami fuori Porta del Popolo” – un Incen- per il Nuovo Campo Marzio, a cui seguirono quello di dio, che casualmente attacatosi dentro la Città dalla parte Pietro Sangiorgi del , intitolato Pubblico giardino di del Fiume verso Ripetta nelle strade, e vicoli denominati abbellimento alla piazza del Popolo di Roma, e quello del Vantaggio, delle Scalette, e dell’Oca, passò ad intro- progettato per ordine del conte Miollis Governatore dursi ne’ Magazeni, e luoghi, ove conservavansi accatasta- Generale, dal titolo Pianta della proposta Deliziosa pubbli- ti i legnami per uso pubblico. Tale, e tanta fu la rovina ca Passeggiata sulla Riva destra del Tevere dal Porto di causata dall’orribilissimo fuoco, che un tratto considera- Ripetta alla Piazza di Ponte S. Angelo. bile di quell’Isola restò affatto desolato per moltissime Fra questi progetti – la cui realizzazione avrebbe avuto Case che convenne atterrare, a fine d’interromper per le conseguenze per il palazzo oggetto del nostro studio, fiamme che minacciavano un universale esterminio. Ripa- poiché ne avrebbe modificato quanto meno la vista verso il ratosi poscia con nuove Fabbriche il danno, giudicò la Tevere –, quello del Valadier, redatto intorno al , addi- Santità Sua necessario ritrovare altro sito, che non avendo rittura prevedeva, a quanto si legge dalla pianta allegata, comunicazione coll’abitato rendesse più cauta, e sicura la l’espropriazione di una parte del giardino di pertinenza del Mercanzia de’ Legnami, e liberasse nello stesso tempo la palazzo Capponi, al fine di destinarla alla pubblica passeg- Città dal timore di simili infortunj. Si stabilì il luogo giata 90. Tali progetti rimasero, comunque, lettera morta a immediatamente fuori Porta del Popolo dalla banda del favore di un ulteriore progetto dello stesso Valadier che Fiume; e nel primo fianco delle mura della Città si fab- prevedeva la sistemazione a parco pubblico di tutta l’area bricò un ben spazioso, e vasto Recinto, che comunica per un comodo declivio col Fiume, di dove possono agevol- mente introdursi tutti i Legnami, e Tavole, che giungono per Barca” 88 (fig. ). Le ultime trasformazioni fra Otto e Novecento È Francesco Milizia, nel suo trattato Principi di architet- tura civile (-), che lamentando la mancanza nel- l’Urbe di “un vago e arioso passeggio per l’estate” e pro- ponendo di destinare a tale scopo l’area lungo il Tevere oltre Ripetta, prefigura le trasformazioni che il quartiere subirà nel corso dell’Ottocento. L’idea di realizzare un pubblico passeggio, caratterizza- to da logge, filari d’alberi, fontane e panchine, nel tratto che va da piazza del Popolo a via di Ripetta, via del Vantaggio fino alla riva del Tevere – idea legata ad una nuova dimensione borghese della città –, si affermò negli anni della dominazione francese 89 e venne sviluppata in  . Domenico De Rossi, Veduta del Porto da via di Ripetta, inizio del XVIII secolo. Roma, Fondazione Besso . Deposito della Legna fuori Porta del Popolo, in Il quinto libro del novo teatro delle fabriche et edifici fatte fare in Roma (...) a cura di Gio. Domenico Campiglia, . Roma, Biblioteca della Camera dei Deputati, Fondo Kissner

 intorno a Piazza del Popolo, sia sul lato occidentale del arti, e col quartiere dei carabinieri pontifici, ogni cosa fiume che su quello orientale del colle del Pincio 91. edificata con architetture del cav. Valadier; a sinistra poi I lavori presero l’avvio, nel dicembre del , dalla si- trovasi la bella chiesa della Madonna del Popolo, già da stemazione del Pincio che, in onore all’imperatore Napo- noi descritta. Le due ali di muro in semicerchio che leone, avrebbe dovuto denominarsi “Jardin du Grand circondano la piazza contengono al centro due fontane e Cesar”. Varie furono le modifiche e le varianti apportate alle quattro estremità ammiransi altrettante statue esegui- ad una prima versione del progetto, il cui punto debole te in marmo bianco, che rappresentano le stagioni: nel era dato dalla mancata previsione di interventi significati- semicerchio a sinistra di chi entra veggonsi la Primavera vi nella piazza, che avrebbe mantenuto la sua antica forma del Guaccherini, e l’Estate del Labourer; in quello a irregolare. Nel , in un clima di attrito con i rappresen- destra scorgonsi l’Inverno del Baini, e l’Autunno dello tanti dell’amministrazione francese, il Valadier fu affianca- Stocchi. Il semicerchio a sinistra da’ adito alla passeggiata, to, oltre che dall’architetto Giuseppe Camporesi, dai fran- così detto, o villa del Pincio; quello a sinistra finora serve cesi Guy de Gisors e Louis Martin Berthault, architetto di a contenere nella parte posteriore de’ folti cipressi, che Napoleone. In particolare l’intervento del Barthault, inca- coprono la deforme veduta di alcuni fienili; ma in seguito ricato di provvedere alla questione della piazza e di dise- pare che darà l’adito ad un ameno passeggio sul fiume gnare la planimetria del giardino sul Pincio, fu risolutivo: Tevere (...). Nei lati estremi della piazza, dopo i due semi- nel nuovo piano della zona pinciana, firmato dagli archi- cerchi, ergansi due edifizi di simile architettura, i quali tetti francesi, fu inclusa la configurazione in forma ellittica hanno aspetto di due palazzotti; quello a sinistra, di chi dell’area della piazza 92. entra la città, spetta ai signori Torlonia, quello a destra a La direzione dei lavori tornò nuovamente al Valadier Clemente Lovatti: tutti e due furono innalzati co’ disegni nel gennaio del , dopo il rientro del pontefice a Roma. del Valadier...” 94. Ma lo stato di avanzamento che i lavori avevano raggiunto Al momento in cui il Nibby svolgeva la sua descrizione, era tale da non permettere all’architetto di tornare indie- la progettata sistemazione dell’area occidentale della piaz- tro rispetto alla soluzione perseguita dal Berthault; sicché za e di quella prospiciente il Tevere non era ancora stata egli si sforzò, nel suo nuovo progetto, di ridisegnare le compiuta; tali interventi avrebbero poi avuto luogo, anche rampe di salita al Pincio e di sistemare, soprattutto, i se in maniera molto ridotta rispetto alle idee iniziali, nel quattro angoli che delimitavano la piazza. Al Valadier si corso del pontificato di Gregorio XVI (-). deve infatti la realizzazione degli edifici che raccordano, Come i suoi predecessori, anche papa Gregorio XVI si da un lato, la via di Ripetta con le costruzioni verso il fece scrupolo di trasferire la residua legnaia esistente sul Tevere e, sul lato opposto, la via del Babuino con il fiume al di fuori della cinta muraria, e di dislocarla tra la Pincio, nonché di quelli posti simmetricamente ai lati Porta del Popolo e il fiume in corrispondenza del macello della Porta del Popolo. Inoltre, egli si preoccupò di siste- pubblico, secondo un progetto del  attribuito a Pietro mare l’arredo monumentale della piazza: la fontana attor- Camporesi il giovane. Lo stesso Camporesi fu coinvolto, no all’obelisco, che viene ora a trovarsi al centro dell’inva- soprattutto, nella realizzazione della passeggiata di Ripetta so, le statue e i bassorilievi che adornano le fontane sugli e nella costruzione della piazza che in un tratto vi si apre a emicicli, le colonne rostrate collocate sul lato della colli- guisa di ferro di cavallo, come di frequente riportato nelle na 93 (figg. -). guide coeve: “La via di Ripetta (...) è abbellita da buone e Una descrizione accurata della piazza nel suo rinnovato cospicue fabbriche, delle quali una oggi si va erigendo co’ aspetto, ed ancora considerata come ingresso più impor- disegni del cav. Pietro Camporese nel luogo ove in passa- tante alla Città (funzione poi perduta con il consolidarsi to era la legnara: di qui si uscirà, per un portico che occu- della ferrovia), si ritrova nella guida di Roma del Nibby pa il mezzo dell’edificio, alla riva del Tevere, lungo la del . “Questa piazza trovasi subito dopo entrati nella quale si formerà un ameno passeggio” 95. Entro il  sarà città per porta flaminia, e certamente può a ragione chia- inoltre completato, su progetto di Antonio Sarti, la sede marsi il più nobile e magnifico ingresso che abbia Roma. dell’Accademia di Belle Arti affacciata sulla medesima Amplissima è la piazza che si allarga imponentemente, piazza, mentre lo stesso Camporesi portò a termine, fra il pigliando forma ellittica, da levante a ponente. Appena  e il , la ricostruzione del moderno ospedale di S. entrati la porta si trova a dritta l’edifizio delle dogane, Giacomo degli Incurabili. congiunto colle sale per l’esposizione di opere di belle Sempre nella prima metà dell’Ottocento venne comple-  . Zona del Campo Marzio, -, . Giuseppe Valadier - Luigi Valadier - particolare dell’area di Piazza del Giovan Battista Cipriani, Popolo con palazzo Capponi (n.), Pianta topografica della piazza Catasto urbano di Pio VII. del Popolo in Roma con nuova ASR, Congregazione del Censo, Pubblica Passeggiata sul Monte Pincio. Rione IV, ff.- Roma, Fondazione Besso, Fondo Consoni

tata la chiesa di S. Rocco, finalmente dotata della sua Comune di Roma, venne trasformato a cura della Reale facciata; la chiesa, che aveva subito importanti restauri nel Accademia di S. Cecilia divenendo il celebre Augusteo. corso della metà del XVII secolo, per volontà prima del “Gli avanzi del Mausoleo di Augusto che noi osserveremo cardinal Vecchierelli e poi del cardinal Francesco Barberi- diligentemente – scrive il Melchiorri nel  – diedero ni, era infatti rimasta “fino al  (...) senza facciata; ma campo alla famiglia Correa di formare un anfiteatro di in quel tempo l’ebbe per un lascito di un capomastro quelle costruzioni circolari e solidissime. Ivi s’alzò una muratore di nome Giuseppe Vitelli, al quale venne poscia fabbrica che corona le antiche sostruzioni, e venne questa posta un monumento sepolcrale sopra la porta minore a disposta in arena, gradinate, loggie chiuse, e loggiato o destra, scolpito dal cav. Giuseppe Fabris. Architetto della ringhiera scoperta, per cui vi si può allocare comodamen- facciata fu Giuseppe Valadier, il quale trovandosi obbliga- te un numero di più di migliaia di spettatori. Gli spettaco- to dal sito, e dalla quantità del denaro che si poteva spen- li che vi si danno sono di vario genere”: “fuochetti”; dere, copiò a un incirca, quella di una chiesa di Venezia, giostre o caccie di tori, buoi e bufali, spettacoli di equita- architettata dal Palladio” 96. zione; concerti di orchestre e bande militari e feste Scorrendo la descrizione del nostro quartiere contenuta danzanti, fra le quali la guida ricorda “la sontuosa festa da nelle guide ottocentesche, risalta un’ ulteriore innovazio- ballo per Francesco I Imperatore d’Austria allorché fu a ne avvenuta in quell’epoca, concernente il Mausoleo di Roma nel ” 97. Augusto. Fin dalla seconda metà del XVIII secolo l’edificio Il percorso di visita dedicato a questa parte della Città aveva subito un significativo, diremmo oggi, cambio di non rivela, nell’edizione di fine Ottocento della guida di destinazione, poiché tramutato da giardino di privata resi- Roma del Nibby, particolari novità, salvo quanto vi si denza ad anfiteatro; funzione, questa, che avrebbe conser- riporta con riguardo al tratto prospicente il Tevere che al vato fino all’inizio del XX secolo, quando, passato al momento in cui lo si descrive “è ora tutto ingrombo per i  lavori di sistemazione del fiume, e nell’esecuzione di questi Mercandetti, conservando le primitive architetture. Ai lati farà del Lungo Tevere” 98. La costruzione degli argini, defi- sono stati aperti due fornici essendo ormai insufficiente al nitivamente deliberata dopo la disastrosa piena del  transito l’arco centrale” 101 (fig. ). dicembre , e del Lungo Tevere 99 comportò la demoli- Il nuovo piano regolatore del , con cui venne avvia- zione del Porto di Ripetta: “Esso fu demolito – illustrava ta la realizzazione del nuovo quartiere ai prati di Castello ai visitatori il Nibby nella sua guida del  – per costruire (con il grande asse viario di Cola di Rienzo orientato verso l’attuale ponte di ferro” che avrebbe dovuto favorire il Piazza del Popolo), promosse anche una nuova espansione collegamento con il nuovo quartiere di Prati e il Vaticano edilizia dell’area urbana compresa fra la piazza del Vala- (fig. ). “Questo peraltro è puramente provvisorio – anti- dier e il Tevere, e la costruzione di due nuovi ponti (ponte cipava la guida – e sarà sostituito dal ponte Cavour (...). Margherita e Cavour), che avrebbero fatto da cerniera fra Quando questo ponte sarà fatto verrà rimesso al posto il la parte antica e quella nuova della città. Nell’ambito di prospetto [del porto di Ripetta] di Clemente XI” 100. questi interventi scomparve il vecchio quartiere dell’Oca Pochi anni prima, il Consiglio comunale aveva deciso dove sorgevano le “pubbliche beccherie” 102. di porre mano, ancora una volta, ad una sistemazione In questi stessi anni, ai lavori di demolizione, scavo e dell’ingresso nord della città, ed approvato un progetto al ricostruzione che si svolsero in quest’area urbana si af- riguardo. La porta del Popolo, “oggi atterrati i torrioni che fiancò una frenetica attività di indagine archeologica, che la fiancheggiavano all’interno, – come illustrava, nelle sue quasi in gara con i cantieri edilizi, con tempi e mezzi brevi note storiche, la Guida Monaci al viaggiatore nel ristrettissimi, cercò di documentare quanto andava via via  – venne ampliata e ridotta ad arco trionfale in memo- emergendo e nuovamente scomparendo dei quartieri ria dell’ingresso delle truppe italiane nel , dietro i della Roma antica. Nel corso di queste ricerche, che coin- disegni e sotto la direzione del valente architetto Agostino volsero le due chiese gemelle in piazza del Popolo e alcuni  . Veduta di piazza del Popolo dal Pincio, . Roma, Fondazione Besso, Fondo Consoni

tratti della via di Ripetta fino all’area del Mausoleo, furo- Corso, piazza di Spagna, il Pincio, via Flaminia, via di no effettuati degli scavi anche nel cortile di palazzo di Ripetta e, tramite ponte Cavour, il quartiere Prati. Capponi, dai quali emersero alcune iscrizioni e parte di Per la realizzazione di questa moderna area urbana, che un sarcofago “comprendente il clipeo con le immagini da luogo di residenza tendeva a divenire luogo di attività acefale dei due Giunii” 103. terziarie – una sorta di city dell’Urbe –, fu necessario e- Le ultime due grandi sistemazioni urbanistiche del quar- spropriare e demolire tutti quegli edifici che, nel corso dei tiere risalgono ai decenni successivi e sono legate, com’è secoli, si erano stratificati intorno al Mausoleo e alle chiese noto, al piano del Governatorato di Roma per la celebra- di S. Rocco e di S. Girolamo degli Schiavoni negli antichi zione del decennale della marcia su Roma, che riguardò, quartieri degli Illirici e dei Lombardi 104. tra l’altro, l’area intorno al Mausoleo di Augusto. Il proget- Il progetto di nuova sistemazione della piazza attorno to aveva il fine di isolare e valorizzare il monumento anti- all’antico mausoleo fu affidato, a partire dal , all’ar- co, sepolcro del primo imperatore e simbolo dei fasti chitetto Vittorio Morpurgo. La piazza venne delimitata su imperiali, e di adeguare la piazza ad una nuova spazialità, tre lati da nuove architetture, che in parte andarono a oltre che alle esigenze del traffico veicolare, in armonia compensare gli antichi proprietari delle aree espropriate: con il mito d’impronta futurista della città moderna, effi- sul lato meridionale il nuovo palazzo sede del Collegio ciente e comoda, e con l’intento pratico di creare un agile degli Illirici, su quello settentrionale ed orientale i palazzi collegamento fra le principali direttrici viarie come via del dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, con  . Il nuovo ponte al posto di Ripetta, -’. Roma, Fondazione Besso, Fondo Consoni . La Porta del Popolo restaurata secondo il disegno dell’architetto Mercandetti, , Roma, Fondazione Besso, Fondo Consoni

 facciate scandite da loggiati decorati con elementi sculto- della Britannia; su di esso passava l’acquedotto dell’acqua Vergine. In argo- rei e musivi desunti dal repertorio della romanità. mento si vedano COARELLI F., 1974, p. 234; ADINOLFI P., 1881, p. 38. 7 La descrizione è tratta da LAURO G., 1641, p. 67. Con l’intento di radicare in tale quadrante cittadino le 8 COARELLI F., 1997, pp. 591-602; Id., 1974, p. 232. memorie augustee, fra il  e il , vi venne inoltre 9 La destinazione sepolcrale dell’area è confermata anche dalla presenza collocata l’Ara Pacis, per la quale lo stesso Morpurgo degli ustrini, luoghi destinati alla cremazione degli imperatori. Qui fu 105 rinvenuto nel 1703, nei pressi di via degli Uffici del Vicario, l’ustrino di progettò la nota teca in cristallo, ferro e bronzo . I lavori Antonino Pio, mentre fra il 1907 e il 1910, durante i lavori per la costruzio- di sistemazione della piazza e dei suoi monumenti si ne della nuova aula parlamentare presso Palazzo Montecitorio, vennero concluderanno definitivamente nel ; proprio in quegli alla luce i resti di quello di Marco Aurelio. Cfr. COARELLI F., 1974, p. 270. 10 Per le notizie storiche sui sepolcri in Campo Marzio cfr. COARELLI F., anni, anche per Palazzo Capponi, si sarebbe avviata una 1997, pp. 591-602. nuova stagione. 11 MARTINELLI F., (1644), 1725, pp. 125-126. Secondo quanto riportato in CIUCCI G., 1974, pp. 30-33, n. 57, i resti di questo antico sepolcro, noto nei secoli successivi come Meta, furono definitivamente demoliti nel corso dei lavori di sistemazione della piazza e di via del Babuino promossi da Paolo III nel 1542. Nel 1551 la Meta risulta ancora segnalata sulla pianta di NOTE Roma di Leonardo Bufalini, che fu con ogni probabilità – come sostiene lo stesso CIUCCI G., 1974, pp. 24 e 33, n. 46 – redatta negli anni precedenti e 1 Della guida di Fioravante Martinelli furono stampate diverse edizioni a con l’ausilio di fonti letterarie. partire dal XVII secolo; in tutte ricorre la segnalazione del palazzo de’ Sig. 12 FULVIO A., (1513), 1543, p. 200. Capponi, ma solo a partire dal 1769 vi è aggiunta la notizia che individua 13 COARELLI F., 1974, p. 235. nel Vignola il suo probabile architetto: MARTINELLI F., (1644), 1769, pp. 14 LANDUCCI A., 1646, p. 7. La leggenda medioevale venne anche raffigu- 166. Sul peculiare “genere letterario” costituito dalle guide dell’Urbe può rata all’interno della chiesa di S. Maria del Popolo in cinque decorazioni a vedersi la Bibliografia a cura di SICARI G., 1991. stucco dorato poste nell’arcone sopra l’altare maggiore, fatte eseguire dal 2 FULVIO A., (1513), 1543, p. 200. cardinal Antonio Sauli fra il 1625 e il 1627. Cfr. HOFFMANN, 1981, p. 70. 3 “Fu questo Colle degl’Ortuli, imminente alla piazza di Spagna, chiama- 15 Secondo quanto afferma lo Gnoli, “nel Medioevo in Roma si chiama- to degl’Ortuli, da gli orti di Sallustio, che avea sul dorso, e potessimo anche vano trulli i monumenti a pianta circolare o centrale o curvi, quali i teatri, i aggiungervi, quelli di Lucullo”: così DONATI A., 1638, p. 143. È noto che le circhi, le absidi”. La costruzione doveva trovarsi sulla piazza anche se non pendici del Pincio cominciarono a popolarsi di ville verso la fine dell’età se ne conosce l’esatta collocazione; lo stesso studioso riferisce della presen- repubblicana; è però incerto se fossero in questa zona quelle di Scipione za di un trullo nella piazza del Popolo, senza però offrire indicazioni circa Emiliano e Pompeo. Nessun dubbio, invece, circa la presenza in loco di l’identificazione dei suoi resti con le numerose rovine esistenti in loco: cfr. quella di Lucullo, costruita subito dopo il trionfo del 63 a.C. su Mitridate GNOLI U., (1939), 1984, pp. 339-340. Secondo l’Adinolfi la mole doveva con le immense ricchezze tratte dal bottino; la villa con parchi ed esedre si trovarsi nei pressi della chiesa di S. Maria de’ Miracoli: “Un avanzo d’edifi- estendeva sin nei dintorni di piazza di Spagna. Nella parte settentrionale zio somigliante ad una meta circense e consistente in un gran masso di selci del colle, verso il cosiddetto muro Torto, possedevano ville e giardini le giacente innanzi alla moderna Chiesa di S. Maria de’ Miracoli”. ADINOLFI famiglie degli Acilii, dei Anicii e dei Pinci (da cui il nome moderno del F., 1881, p. 11. Dall’edificio prendeva nome anche una vasta vigna dei colle). Vedasi in tema COARELLI F., 1974, pp. 232-233. padri di S. Maria del Popolo che si estendeva sul lato sinistro della piazza. 4 BIONDO F., (1481), 1558, p. 37. Raccolta alla sorgente nei Colli Albani, 16 Cfr. HOFFMANN P., 1981, p. 10. nei dintorni di Marino, l’acqua era condotta a Roma sul colle Pincio e 17 La notizia è tratta da Gregorovius, VI, p. 629, e riportata in GNOLI U., proseguiva verso i giardini di Lucullo; da qui la conduttura, finora sotterra- (1939), 1984, p. 241. nea, continuava su arcate che traversavano la via Lata sopra l’Arco di Clau- 18 Sulla navigazione del Tevere e sull’evoluzione delle magistrature a ciò dio nei pressi dell’attuale piazza Sciarra, per terminare il suo percorso nelle deputate nel corso dei secoli, si vedano NARDI C., 1989; AMICARELLI SCALI- Terme di Agrippa. Cfr. COARELLI F., 1974, p. 35. SI A., 1994, pp. 220-221. 5 La porta, come riporta la pianta di Panvinio, venne successivamente 19 È in questo periodo che dovette avere inizio la spoliazione del monu- anche denominata Flumentana; talune fonti antiche – tra cui il BIONDO, mento; l’abbondanza di tali materiali, che venivano ridotti in calce, unita (1481), 1558, p. 2 – ricondussero la denominazione alla vicinanza del Tevere. alla comodità con cui si poteva reperire la legna da ardere nel vicino porto, 6 La datazione dell’arco è controversa; secondo Coarelli dovrebbe essere favorirono lo sviluppo nell’area della “calcara dell’Agosta”. Cfr. BENOCCI posteriore alla seconda metà del II secolo d.C. Da esso provengono i due C., 1995, p. 37; CORTONESI A., 2002, pp. 109-136. rilievi che raffigurano l’allocuzione di Adriano e l’apoteosi di sua moglie 20 ADINOLFI F., 1881, pp. 28-31. Sabina, ora al Museo dei Conservatori. Nel Liber pontificalis la costruzione 21 Diversi significati sono stati attribuiti nel corso del tempo al termine è denominata “tres Falcidas”, e successivamente “Trefoli”; dal Quattrocen- populus. L’interpretazione che esso discenda dal boschetto di pioppi che to è conosciuta col nome di Arco di Portogallo (in riferimento ad un cardi- circondavano il mausoleo, come sosteneva la tradizione antica – fra cui nale portoghese che abitò nei pressi). L’Arco di Marco Aurelio, fatto poi ANDREA FULVIO (1513) –, non è condivisa dall’Armellini il quale ritiene che demolire da Alessandro VII per migliorare la viabilità del Corso, era uno sia da ricondurre ai termini “plebs, pievi e populi” con cui si designavano dei tre archi che in epoca romana sorgevano sulla via Lata: il primo, all’al- all’epoca “le prime parrocchie massime campestri”, cosicché “la ragione di tezza della chiesa di S. Maria in via Lata, era l’Arcus Novus, eretto da quella denominazione proviene da un primo gruppo di case e di abitazioni Diocleziano nel 303-304 in occasione del ventennale del suo imperio, i cui populus, formato non appena edificata la chiesa [di S. Maria del Popolo] resti furono demoliti nel 1491; alcune sculture tratte dall’arco, risalenti in quel luogo già deserto e campestre”. ARMELLINI M., 1941, p. 339. all’epoca di Antonino Pio, furono collocate nella facciata posteriore di Secondo studi successivi la denominazione discenderebbe invece dal fatto Villa Medici. Più avanti, subito dopo l’attuale via del Caravita, sorgeva che la chiesa di S. Maria del Popolo fu edificata, come attesterebbero le l’Arco di Claudio, eretto tra il 51 e il 52 d.C. per commemorare la conquista fonti, a spese del “Popolo Romano”, “cioè del Comune che volle avocare a  sé l’iniziativa di una chiesa in onore della Vergine”. Per questa tesi si veda mercantili italiane che non garantivano soltanto l’approvvigionamento HOFFMANN P., 1981, p. 72. all’Urbe di merci di vario genere, ma fornivano le risorse finanziarie per 22 ADINOLFI F., 1881, p. 51. I due obelischi, come è noto, furono riutiliz- molteplici iniziative pubbliche, assunte dall’amministrazione pontificia in zati da Sisto V per gli interventi urbanistici realizzati nel corso del suo campo annonario, militare, artistico. Dal canto loro, i “mercatores Roma- pontificato: uno venne posto di fronte alla chiesa di S. Maria Maggiore, e nam curiam sequentes” erano attratti a Roma dalla politica di progressiva l’altro nella piazza del Quirinale. espansione della fiscalità curiale e del debito pubblico, che offriva loro 23 BENOCCI C., 1995, p. 37. occasioni straordinarie di investimento e di affari. Sull’argomento si veda- 24 La notizia è tratta da ARMELLINI M., 1941, p. 396. no, fra gli altri, PECCHIAI P., 1948; DELUMEAU J., 1957; SPEZZAFERRO L., 25 Sulle due chiese si veda ARMELLINI M., 1941, pp. 396-397 e LOMBAR- 1973; PALERMO L., 1979. DI F., 1996, p. 159. La chiesa di S. Marina, in particolare, antico nucleo 38 INSOLERA I., 1981, p. 28. della futura chiesa di S. Girolamo degli Schiavoni, è ricordata nelle fonti fin 39 ADINOLFI F., 1881, p. 43. dall’XI secolo, quando essa dipendeva dalla diocesi di Porto. 40 L’importanza della via Sistina anche come arteria commerciale è 26 ARMELLINI M., 1941, p. 398. evidenziata in SPEZZAFERRO L., 1973, pp. 41-42. 27 La chiesa di S. Martino, inglobata nella successiva chiesa di S. Rocco, è 41 HOFFMANN P., 1981, pp. 70-78; CIUCCI G., 1974, p. 24. menzionata nella bolla del 962 di Giovanni XII: ARMELLINI M., 1941, pp. 42 Sin dalla metà del XV secolo, Niccolò V, nell’ambito di un più ampio 397-398. La posizione della chiesa ravvicinata al fiume è confermata dalla progetto di politica pontificia volto ad ampliare le proprietà ecclesiastiche pianta di Roma del Lanciani, tav. VIII. per consolidare il controllo sul territorio dell’Urbe (e contenere nel 28 Per le origini di questa piccola chiesa si veda ARMELLINI M., 1941, pp. contempo il potere dei baroni romani sulla Città), aveva concentrato nelle 551-552 mani della chiesa di S. Maria del Popolo il controllo della zona; alla chiesa e 29 L’ospedale fu fondato nel 1399. Il cardinal Pietro Colonna, che ne alla Compagnia di S. Maria del Popolo, che già possedevano buona parte promosse e sovvenzionò la costruzione, volle che in ricordo del cardinal degli appezzamenti di terreno compresi fra il Mausoleo e la piazza, affidò, Jacopo suo zio l’ospedale fosse intitolato a S. Giacomo. Secondo il nel 1451, il governo e l’amministrazione dell’Ospedale di S. Giacomo allo Pecchiai, all’origine del lascito per l’ospedale stava l’espiazione di casa scopo di riunire in un solo organismo il controllo sullo sviluppo delle zone Colonna nei confronti del conflitto con Bonifacio VIII culminato con l’af- circostanti. Sulla nascita della Compagnia di S. Maria del Popolo e sul fronto di Anagni. La scelta di questo luogo per la fondazione del nuovo ruolo da essa sostenuto nello sviluppo urbanistico si veda BIANCONI A., ospedale fu favorita dal fatto che questa parte della città, pur essendo di 1914; CIUCCI G., 1974, pp. 9-10. transito per forestieri e pellegrini, era all’epoca completamente sguarnita di 43 Sulla sussistenza di ragioni anche “politiche” – ovvero sul riconosci- strutture per il ricovero di malati; nel contempo il luogo, posto fuori dall’a- mento in tal modo operato del ruolo “pubblico” assolto dalla Compagnia – bitato, consentiva la costruzione ex novo di un ospedale ampio e ben nella vicenda del restauro della chiesa di S. Maria del Popolo cfr. CIUCCI G., attrezzato. Sull’argomento si veda ADINOLFI F., 1881, p. 49; e più diffusa- 1974, pp. 9-10. mente DE ANGELIS P., 1955; PECCHIAI P., 1948; MONTINI R.U., 1958. 44 La notizia di queste prime concessioni in enfiteusi risalenti all’aprile 30 In realtà, sulle origini di S. Maria del Popolo vi è carenza di documenti, “dell’anno V del pontificato di Sisto IV” (Archivio Vaticano, Suppliche, e la stessa tradizione circa Pasquale II – come osserva Cecchelli nelle note vol. 730, p. 46), è riportata da ROMANO P., 1945, p. 7. al testo dell’Armellini – non rimonta oltre il XV secolo. Su tali origini si 45 Sul progetto di Giulio II si veda ampilius SPEZZAFERRO L., 1973, pp. 46-62. vedano LANDUCCI A., 1646; LAVAGNINO E., 1925; ROTONDI G., 1930; 46 INSOLERA I., 1981, pp. 71-73. CANNATÀ R., CAVALLARI A., STRINATI C. ( a cura di), 1981. 47 Sulla costruzione della via Leonina si conoscono due “motu proprio” 31 ADINOLFI F., 1881, pp. 12-14. di Leone X non datati, ma da collocarsi cronologicamente fra la seconda 32 La notizia, riportata da D’ONOFRIO (), è tratta da HOFFMANN P., metà del 1517 e la prima metà del 1519, momento in cui i lavori dovevano 1981, p. 74. essere in gran parte conclusi. Nel primo documento vengono menzionati i 33 ADINOLFI F., 1881, p. 54. due magistri stratarum e i due chierici di camera, Cristoforo Barozzi e 34 ADINOLFI F., 1881, p. 44. Nicolò Gaddi, che li coadiuvarono nel sovrintendere all’esecuzione dei 35 Accanto a questa fu costruita a partire dal 1610 la nuova chiesa ba- lavori. Nel secondo vengono invece indicati, come aventi parte alle delibe- rocca che prese il titolo di SS. Ambrogio e Carlo. L’edifico cinquecentesco razioni e al progetto per i lavori “sulla disposizione della piazza davanti la fu demolito intorno al 1682. Vedasi ARMELLINI M., 1941, p. 410; HOFF- chiesa di S. Maria del Popolo, la strada Leonina e la via Lata”, accanto ai MANN P., 1993, p. 54. presidenti della Camera Apostolica e ai maestri delle strade, i nomi di 36 ARMELLINI M., 1941, p. 399; BENOCCI C., 1995, p. 68. “Raffaele da Urbino ed Antonio di Sangallo”. La medesima fonte attribui- 37 Nel corso del XV secolo i “mercatores Romanam curiam sequentes” sce la responsabilità dell’esecuzione dei lavori assegnata al solo Antonio da assunsero gradualmente un ruolo preponderante nell’ambito della politica Sangallo insieme ai presidenti della Camera Apostolica e ai maestri delle pontificia. Come è stato indagato in diversi studi, la fortuna delle grandi strade. Entrambi i documenti, conservati presso l’Archivio vaticano (Arma- case mercantili italiane (specialmente liguri e toscane) fu dovuta a diversi dio 29, t. 70, f.24) sono stati pubblicati da MERCATI A., 1923, pp. 122-124. fattori: principalmente la necessità del pontefice di controllare e ridimen- Cfr. anche PASCHINI P., 1925, pp. 213-215. sionare il potere delle antiche famiglie nobiliari romane, che attraverso le 48 La presenza di un preesistente tracciato viario si ricava da alcuni numerose proprietà immobiliari nell’Urbe e i feudi nelle diverse regioni documenti relativi alle proprietà della Compagnia di S. Maria del Popolo, dello Stato pontificio, e in virtù delle importanti cariche rivestite nella precedenti al 1518, nei quali, per indicare i confini di appezzamenti di Curia, avevano fino ad allora avuto modo di condizionare e di interferire terreno situati nei pressi del Tevere e di fronte all’Ospedale di S. Giaco- nell’amministrazione dello Stato stesso. A ciò si aggiunga che il progressivo mo, si parla espressamente di “via pubblica”. I documenti sono riportati impoverimento del Municipio romano a vantaggio della Camera apostoli- in BIANCONI A., 1914, pp. 94-102. Cfr. anche PASCHINI P., 1925, pp. 211- ca, organo amministrativo-finanziario della Curia pontificia, comportò per 220. quest’ultima un’organizzazione amministrativa e uno sforzo finanziario che 49 Sotto il profilo normativo queste operazioni urbanistiche furono possi- essa non era più in grado di sostenere direttamente. Da questi fattori, bili in base al principio dell’espropriazione saldamente affermato nella legi- congiunti anche ad una certa decadenza delle forze mercantili locali, derivò slazione in materia edilizia promulgata sotto Sisto IV, e ampiamente appli- il ricorso, sempre più frequente fra XV e XVI secolo, alle grandi case cato a partire dal 1480 in caso di costruzione di edifici sacri o pubblici o di  apertura di nuove strade. Si fa riferimento, in particolare, alla Bolla Am- 58 Sebbene i lavori della via di Ripetta furono, con ogni probabilità pliatio Jurisdictionis Sanctae Romanae Ecclesiae Camerarii, et Magistrorum portati a termine da Clemente VII (cfr. INSOLERA I., 1981, p. 75; CIUCCI viarum Urbis circa aedificia ad eius ornatum construenda, una cum privilegiis G., 1974, p. 26), è certo che la via fu praticabile almeno fin dal 1520, quan- ejusmodi aedificia construentium, vel amplientium, promulgata da Sisto IV do vi passò il solenne corteo funebre di Agostino Chigi, che dalla villa di il 30 giugno 1480 (in “Bull.Coll.”, t. III, parte III, pp. 179-182). Sull’argo- via della Lungara procedeva verso la chiesa di S. Maria del Popolo, dove mento si veda il saggio di SCAVIZZI C.P., 1969, pp. 160-171. anni addietro il banchiere senese aveva avviato la costruzione della cappel- 50 Come è noto gli Orsini, appartenenti ad una delle più antiche casate la di famiglia. Cfr. CIUCCI G., 1974, p. 14. della nobiltà romana, possedevano proprietà nel rione fin dall’epoca 59 Al compimento del tridente di Campo Marzio, nella sua forma conclu- medioevale: oltre al palazzo in piazza dei Prefetti, la famiglia possedeva siva, attese il Maestro di strade Latino Giovenale Manetti, il quale fu in alcuni edifici in piazza Nicosia e vari terreni fra via di Ripetta e via del carica fin dal 1535. A partire dal 1542 i lavori si concentrarono sulla via del Babuino. Ad essa, all’inizio del secolo XVI, si era affiancata la famiglia Corso, nel tratto compreso fra l’Arco di Portogallo e la piazza del Popolo, Chigi, fra le prime grandi case mercantili italiane ad insediarsi nella zona; ampliandosi poi alla sistemazione di via del Babuino e al livellamento della apparteneva ai Chigi il celebre “Giardino di Ascanio”di cui non è nota piazza. L’intervento urbanistico, quasi completato alla morte di Paolo III, l’esatta collocazione. Una proprietà su via di Ripetta, verso il Tevere e quasi nel 1549, fu portato a termine dal Manetti nel 1551. Sull’argomento vedasi di fronte a S. Giacomo degli Incurabili, è invece documentata da un atto di CIUCCI G., 1974, pp. 29-33. vendita da parte del cardinal Franciotto Orsini ad Alessandro e Lorenzo, 60 Il titolo della chiesa sarà trasferito nel XVII secolo alla nuova chiesa rispettivamente fratello e figlio di Agostino Chigi e alla madre di questi edificata sulla piazza del Popolo, tra la via di Ripetta e via del Corso. In “Andreozza de Chigi”, riportato in ADINOLFI F., 1881, p. 47. Fra i proprie- tema v. ARMELLINI M., 1941, pp. 392-393; LOMBARDI F., 1996, p. 158. tari appartenenti ad ordini religiosi o confraternite, figurano anche, oltre 61 PANCIROLI O., 1600, p. 457. alla Compagnia di S. Maria del Popolo e di S. Giacomo, l’Ospedale degli 62 La chiesa di S. Rocco venne ricostruita fra il 1499 e il 1502 (anno della Illirici, la Confraternita del SS. Crocifisso di Marcello e il monastero di S. consacrazione del nuovo edificio) sull’area dell’antica chiesa di S. Martino, Silvestro in Capite. con l’approvazione di Alessandro VI. Sulla storia della chiesa di S. Rocco 51 Fu nel 1517, in seguito al primo motu proprio di Leone X diretto ai cfr. SALERNO L., SPAGNESI G., 1962. due maestri di strada Bartolomeo Della Valle e Raimondo Capodiferro, che 63 Il primo nucleo della chiesa di S. Girolamo coincideva con la chiesa venne istituita una tassa straordinaria per il nuovo tracciato della futura via medioevale di S. Marina, a pianta rettangolare divisa in tre navatelle come è di Ripetta; la notizia è riportata in CIUCCI G., 1974, p. 17; INSOLERA I., riportata nella pianta del Bufalini. Cfr. LOMBARDI F., 1996, p. 159. 1981, pp. 71-73. 64 “Il 10 dicembre 1519 i guardiani della compagnia dell’ospedale di S. 52 Si tratta ancora della Bolla Ampliatio Jurisdictionis Sanctae Romanae Giacomo in Augusta facevano un contratto con Giorgio da Coltre architec- Ecclesiae Camerarii, et Magistrorum viarum Urbis circa aedificia ad eius tor in Urbe, col quale questi si obbligava a condurre a termine tutto l’ospe- ornatum construenda, una cum privilegiis ejusmodi aedificia construentium, dale incominciato da poco, cioè sul luogo dove erano già gettate le fonda- vel amplientium, promulgata da Sisto IV il 30 giugno 1480 (in “Bull.Coll.”, menta, ad unirlo e continuarlo coll’ospedale vecchio fino alla nuova via t. III, parte III, pp. 179-182). Per ulteriori approfondimenti sulla normati- Leonina per la quale si andava a S. Maria del Popolo (...); ed a costruire va in materia edilizia fra XV e XVI secolo si rimanda ancora, al saggio di una cappella nuova davanti al detto ospedale verso la nuova via Leonina SCAVIZZI C.P., 1969, pp. 160-171. cum pertinenti ante se a scelta e designazione di detti signori guardiani”. In 53 Il secondo provvedimento venne introdotto con la costituzione PASCHINI P., 1925, p. 216; v. anche BIANCONI A., 1914, p. 125. emanata da Leone X nel 1516, che andava ad ampliare la già vigente 65 Il Paschini ritiene che Giorgio da Coltre, architetto di una certa peri- normativa di tutela del decoro urbano proprio negli anni immediatamente zia tecnica, ma forse meno brillante progettualmente, si rivolse al Sangallo precedenti all’avvio dei lavori per la via di Ripetta: Confirmatio et extensio che era all’epoca già architetto rinomato e di gran credito. I due, con ogni jurisdictionis S. R. E. Camerarii et Magistrorum Viarum Almae Urbis del 2 probabilità, dovevano essere anche in buoni rapporti fra di loro; il Sangallo novembre 1516 (“Bull. Coll”, t. III, parte III, pp. 427-429) in SCAVIZZI infatti, come già anticipato, aveva pochi anni prima acquistato dal da C.P., 1969, pp. 164-165. Coltre la propria abitazione su via di Ripetta. PASCHINI P., 1925, pp. 216- 54 Già presenti in misura cospicua dalla fine del XV secolo, gli architetti 218. Per quanto attiene alla storia della chiesetta, che fu ristrutturata nel crebbero ulteriormente di numero come risulta già dal censimento di XVII secolo grazie anche ad un ricco legato del medico Matteo Caccia, Leone X (ante 1518) e da molti documenti di concessione di proprietà sepolto nella chiesa stessa, si veda ARMELLINI M., 1941, p. 397. della Compagnia di S. Maria del Popolo almeno a partire dal 1511, pubbli- 66 La fontana fu eseguita ad opera dello scalpellino francese Giovanni cati in BIANCONI A., 1914, pp. 94-102. Sull’argomento confronta anche Leminard, coadiuvato dall’intagliatore Melchiorre della Porta da Settigna- PASCHINI P., 1925, pp. 211-220 e CIUCCI G., 1974, p. 17 e n.30. no. Secondo una notizia tratta da una Memoria di Flaminio Vacca, i mate- 55 BIANCONI A., 1914, passim. Cfr. anche CIUCCI G., 1974, pp. 14-17. riali con cui la fontana fu realizzata provenivano da un “gran colonnato di 56 Giorgio da Coltre, architetto di origine comasca, aveva a sua volta marmi saligni” ritrovato in quel tempo; dalla base di una colonna fu ricava- acquistato il fondo nel 1511, con l’impegno di edificarvi, per la somma di ta la vasca “del fonte del Popolo”. In tema v. ROMANO P., 1945, pp. 53-54. duecento ducati. I documenti relativi alle due successive compravendite 67 PANCIROLI O., 1600, p. 595. sono riportati in Bianconi A., 1914, pp. 94 e 102. La notizia che Antonio 68 L’attribuzione al Gucci è riferita da CIUCCI G., 1974, p. 42. da Sangallo risiedeva nel quartiere di Schiavonia trova conferma anche dal 69 Lo riporta HOFFMANN P., 1981, p. 116. censimento indetto da Leone X prima del 1518, che annovera, fra molti 70 Sulle caratteristiche delle case a schiera romane fra XV e XVI secolo si “maystri muratori”, il Sangallo col titolo di “fabbricatore”. Il documento è veda VACCARO P., AMERI M., 1984, pp. 39-53. Nella prevalente tipologia pubblicato in ARMELLINI M., 1882, pp. 35-41. Un disegno che riproduce la della casa a schiera, rispetto al modello della costruzione isolata, alcuni proprietà del Sangallo sulla “strada nova”, conservato presso il Gabinetto studiosi ravvisano la conseguenza della stessa normativa in materia edilizia dei disegni e delle stampe degli Uffizi, e dal quale si evince che l’abitazione che – come abbiamo già visto – favoriva l’unione fra proprietà confinanti doveva trovarsi più o meno sul sito dell’attuale Accademia di Belle Arti, è per la realizzazione di un’abitazione o di un palazzo di maggiori dimensio- pubblicato in CIUCCI G., 1974, p. 18. ni. SCAVIZZI C.P., 1969, p. 166. 57 Per i due censimenti si veda ARMELLINI M. 1882, pp. 35-41 e INSOLE- 71 Sul monumento in epoca moderna si veda BENOCCI C., 1995, p. 43. RA I., 1981, p. 83. 72 PANCIROLI O., 1600, p. 9.  73 Sull’interpretazione della “Città Santa” di Sisto V si veda FAGIOLO M., di Archeologia e Storia dell’Arte, non è datato, ma è riferibile a poco 1984, p. 35. tempo prima che il Berthault intervenisse nei lavori di piazza del Popolo. È 74 MARTINELLI F., (1644), 1653, p. 100. Sulla storia della chiesa di S. pubblicato in MATTHIAE G., 1946, t. XIII e CIUCCI G., 1974, p. 99. Girolamo degli Schiavoni, vedasi KOKSˇA G., 1971. 91 Questo ultimo progetto del Valadier “è la variante di una proposta già 75 MARTINELLI F., (1644), 1653, p. 407. redatta dall’architetto nel 1810, senza incarico, forse nel tentativo – come 76 Cfr. INSOLERA I., 1981, pp. 227-228. ipotizza Ciucci – di superare il Sangiorgi nella candidatura a progettista di 77 Per la storia della fondazione della nuova chiesa di S. Giacomo degli quella passeggiata di cui da tempo si andava parlando. Il progetto del Vala- Incurabili si veda HOFFMANN P., 1993, pp. 24-34. dier, inviato dal Maire di Roma a Parigi per l’approvazione, viene accettato 78 Notizie sulla pavimentazione della piazza sono riportate in ROMANO nelle sue linee generali l’11 luglio del 1811 e inserito quindi nel decreto del P., 1945, p. 10. Lo studioso segnala un primo intervento affidato a mastro 27 luglio 1811”. Cfr. CIUCCI G., 1974, p. 99. Francesco de Fratis, il quale avrebbe ricevuto l’incarico di provvedere alla 92 Nel momento in cui il Berthault prese la direzione dei lavori della “mattonata” della piazza fra il 1586-88 (Archivio Capitolino, Patente dei piazza, il Valadier aveva elaborato, fra il settembre e l’ottobre 1812, un’ul- maestri della Strada). A questo seguono gli interventi promossi da Paolo V teriore modifica al progetto iniziale che prevedeva, sul versante del Pincio, (Biblioteca Apostolica Vaticana, Codice Urbinate lat. 1073, p. 416) e da la soluzione di due rampe fra giardini per superare il dislivello della collina Urbano VIII (Biblioteca Apostolica Vaticana, Codice Urbinate 1094 ). a cui corrispondeva, sul versante occidentale, un’esedra semicircolare, 79 BAGLIONE G., 1645, p. 350. Sulla costruzione della chiesa di S. Orsola quale ingresso al parco verso il Tevere. Questa nuova proposta del Valadier si veda anche ARMELLINI M., 1941, pp. 551-552 e BENOCCCI C., 1995, p. 8. preluderebbe, secondo la lettura che ne dà il Ciucci, alla successiva solu- 80 Sullo spostamento del deposito della legna si vedano BAGLIONE G., zione ellittica dell’architetto francese. Cfr. CIUCCI G., 1974, p. 104. 1642, p. 91, e GNOLI U., 1939, pp. 241-267. 93 Le notizie sul nuovo progetto del Valadier sono state tratte da CIUCCI 81 Sull’argomento confronta SALERNO L., SPAGNESI G., 1962. G., 1974, p. 109. 82 Il Bernini coordinò anche i lavori di rinnovamento all’interno della 94 NIBBY A., 1839-1841, II vol., p. 857. chiesa, che ne mutarono l’assetto originario: vi furono inserite decorazioni 95 NIBBY A., 1839-1841, II vol., p. 881. con stucchi e dorature, i pilastri vennero rivestiti con intonaco dipinto ad 96 NIBBY A., 1839-1841, II vol., pp. 685-687. imitazione del marmo; sopra gli archi della navata centrale furono collocate 97 MELCHIORRI G., 1840, pp. 659-660. pesanti statue in stucco bianco raffiguranti martiri, eseguite, su disegno del 98 NIBBY A., 1891, p. 244. Bernini, dai principali scultori barocchi della bottega dello stesso Gian 99 La costruzione degli argini del Tevere, avvenuta fra il 1877 e il 1926, Lorenzo e di Alessandro Algardi; la cupola con i pennacchi fu nuovamente come è noto, se da un lato rappresentò un importante miglioramento per la affrescata da Raffaele Vanni; il transetto venne vivificato con l’inserimento città, non più soggetta alle piene del fiume, d’altro canto stravolse l’antico di due nuovi altari barocchi, sormontati dalle grandi tele di Bernardino impianto urbano e il paesaggio degli antichi rioni rivieraschi da ponte Mei e Giovanni Maria Morandi. Per l’argomento, sul quale esiste una Margherita a ponte Sublicio; in particolare nel tratto di nostro interesse, ampia serie di studi, si veda sinteticamente HOFFMANN P., 1981, pp. 78-88 compreso fra ponte Margherita e ponte Umberto, comportò l’arretramento e relativa bibliografia, pp. 162-163. della riva di circa cinquanta metri, con un significativo taglio di parte del 83 Per l’interpretazione complessiva del progetto del Rainaldi su piazza quartiere che si sviluppava sulle sponde del fiume. Sull’argomento cfr. del Popolo, vedasi CIUCCI G., 1974, pp. 65-71. SANFILIPPO M., 1992, p. 62; MOCCHEGIANI CARPANO C., 1984, pp. 64-69. 84 Nella chiesa in angolo con via di Ripetta fu trasferita l’antica S. Maria 100 NIBBY, 1891, p. 245. Il ponte di ferro fu realizzato fra il 1877 e il dei Miracoli, in origine presso il Tevere: nel 1661, Alessandro VII firmò il 1878. Nel 1902 venne sostituito da quello definitivo denominato ponte decreto che ordinava ai Francescani che avevano la chiesa di trasferirsi a Cavour. Cfr. CIUCCI G., 1974, pp. 136-141. piazza del Popolo “per la malissima qualità dell’aria” e per il luogo “dove 101 Guida Monaci, 1893, p. 303. ordinariamente stava una densissima nebbia”. La chiesa gemella, S. Maria 102 Cfr. CIUCCI G., 1974, pp. 136-141. in Montesanto, fu invece assegnata ai frati carmelitani di Montesanto (in 103 Le notizie sugli scavi archeologici compiuti nella zona fra il 1874 e il Sicilia) in sostituzione di una piccola chiesa, dedicata alla Beatissima Vergi- 1892 circa si rinvengono nella pianta del Lanciani alle tavole I e VIII. I dati ne, che essi avevano all’inizio di via del Babuino. Cfr. ARMELLINI M., 1941, sul materiale archeologico rinvenuto nel corso degli scavi effettuati all’in- pp. 322-323; HOFFMANN P., 1981, pp. 144 e 154. terno di Palazzo Capponi sono riportati in LANCIANI R., 1892, pp. 271-304. 85 BENOCCI C., 1995, p. 17. 104 Sulla nuova destinazione del tessuto urbano intorno al Mausoleo, crf. 86 La descrizione della fontana è di Agostino Maria Taja, 1705, riportato CIUCCI G., 1974, p. 144; SANFILIPPO M., 1993 (1), pp. 116-119; BENOCCI in BENOCCI C., 1995, p. 20. C., 1995, pp. 23-30. 87 MARTINELLI F., (1644), 1725, p. 124. Sull’argomento si veda anche la 105 Come riporta ampiamente COARELLI F., 1974, pp. 270-271, la prima descrizione del porto di Ripetta di CECCONI G.F., 1725, p. 282. scoperta dell’Ara Pacis risale al 1568, al di sotto di palazzo Peretti. Essa era 88 GADDI G.B., 1736, p. 125 posta accanto alla via Flaminia, probabilmente in prossimità del limite del 89 Con l’occupazione francese si ebbe un rilancio dell’attività edilizia pomerio; quando, nel II secolo d.C., il livello del Campo Marzio si innalzò come parte integrante di un più generale rilancio economico ritenuto indi- notevolmente a causa di grandiosi interri, si dovette isolare il monumento spensabile. Le difficoltà che il gran numero di disoccupati (conseguenza dalla zona circostante a mezzo di un muro di mattoni che sosteneva il diretta della crisi del commercio e dell’artigianato) crearono al nuovo terreno, sicchè l’ara emergeva solo a partire dai fregi figurati. Nel 1859 governo francese vennero affrontate promovendo una serie di lavori di furono scoperti il rilievo di Enea e la testa di Marte del rilievo col Luperca- pubblica utilità tali da consentire l’impiego di una notevole quantità di le. Nel 1879 il von Duhn per primo identificò il monumento con l’Ara manodopera non qualificata per opere di sbancamento, riporti di terra, Pacis. Nel 1903 furono intrapresi i primi scavi regolari che portarono alla lavori di generica manovalanza. L’operazione venne messa a punto con il scoperta delle strutture dell’ara; gli scavi furono conclusi nel 1937-38, in decreto imperiale del 27 luglio 1811, nel quale era previsto, fra gli altri, un occasione del bimillenario augusteo. capitolo interamente dedicato alla sistemazione dell’area urbana di piazza del Popolo (articoli n.3, 4, 7) Sull’argomento si veda, diffusamente, CIUCCI G., 1974, pp. 93-95 e INSOLERA I., 1981, pp. 319-342. 90 Tale progetto, conservato presso la Biblioteca dell’Istituto Nazionale  . Prospetto di Palazzo Capponi al momento dell’acquisto dalla famiglia Serroberti, , disegno a china su carta. Roma, Archivio Capitolino

 La storia del palazzo nel XVI secolo

Premesse ad uno studio sulle origini del palazzo Convento di S. Agostino e fiorentino anch’egli, di “un sito da fabbricare di  can.(ne) in circa che saranno da Sebbene non sia noto, allo stato delle ricerche, l’anno misurarsi dopo finita la strada nuova del Popolo compre- di fondazione dell’edificio che sarebbe poi divenuto sa la mole del Trullo (...) con l’obligo di fabricarvi in tre palazzo Capponi, le sue origini sono da ricollegarsi, con anni” 1. tutta probabilità, al piano di sviluppo urbanistico e edili- Monsignor de’ Gaddis, da identificarsi con Niccolò zio che interessò l’area compresa tra il Mausoleo di Augu- Gaddi 2, era nato nel  da un’importante e ricca fami- sto e la piazza del Popolo, dopo la costruzione della nuo- glia di banchieri fiorentini. I Gaddi, già ben introdotti va via di Ripetta, a partire dalla fine del secondo decennio negli ambienti della Camera apostolica fin dal Quattro- del secolo XVI; piano che si intese realizzare, come si è già cento, avevano ottenuto ulteriori privilegi durante i ponti- anticipato, anche attraverso la concessione in enfiteusi di ficati Medici – segnatamente di Leone X e di Clemente VII lotti di terreno, per la maggior parte di proprietà della –, che sovente a Roma favorirono la propria nazione Compagnia di S. Maria del Popolo e di S. Giacomo degli rispetto ad altre. In quegli anni il fratello di Niccolò, Lui- Incurabili, con l’impegno da parte dei beneficiari di edifi- gi, dalla famiglia destinato agli affari, si era stabilito nella carvi entro un certo tempo. città pontificia per dirigere la filiale romana del banco. Lo spoglio sistematico dei documenti risalenti al secolo Impegnandosi progressivamente in operazioni finanzia- XVI e conservati presso l’archivio degli Agostiniani di S. rie con la Curia pontificia, Luigi Gaddi era divenuto uno Maria del Popolo non ha consentito di individuare, tra i dei principali finanziatori della politica dapprima di numerosi fondi dei quali è riportata la proprietà dei Padri Leone X, per il quale tenne la Tesoreria delle Marche dal in quell’area urbana, nessuno che sembri coincidere, con  al , e successivamente di Clemente VII, contri- buona certezza, con quello su cui venne costruito il più buendo, nel , con ingenti prestiti alle spese della antico nucleo architettonico, situato nell’angolo fra via di spedizione contro i Turchi vagheggiata dal pontefice, e Ripetta e il vicolo delle Scalette; né, d’altra parte, la de- nel , quando nell’imminente pericolo della calata delle scrizione degli edifici, troppo generica e con riferimenti truppe di Carlo V verso Roma si tentò, con la raccolta di topografici oggi difficili, nella gran parte dei casi, da iden- forti somme da offrire in riscatto, di scongiurare il sac- tificare, né i nomi delle persone a vario titolo menzionate cheggio della città e la prigionia del papa in Castel S. hanno potuto fornire utili spunti per ricostruire gli inizi Angelo 3. del palazzo oggetto della nostra indagine. La proficua attività finanziaria di Luigi contribuì note- È il fondo Cardelli dell’Archivio Capitolino, in cui volmente a consolidare la posizione economica e sociale confluirono i documenti del ramo romano della famiglia della famiglia e a porre le basi per la brillante carriera Capponi, che abitò il palazzo nel periodo di suo maggior ecclesiastica del fratello Niccolò. Questi giunse a Roma splendore, ad offrire una chiave interpretativa al riguardo, probabilmente intorno al , allorché entrò a far parte se deve darsi peso ad un documento che vi è conservato del collegio degli scrittori dell’Archivio della Curia roma- tra le carte racchiuse nel plico intitolato alle “Scritture na, i cui compiti istituzionali lasciano supporre una buona spettanti al Palazzo Capponi” e relativo all’acquisto della preparazione giuridica del nostro; che, nominato nel  proprietà immobiliare nel . Il documento, che contie- vescovo di Fermo da Leone X, fu nel , per i servigi – ne il riferimento alla celebre famiglia fiorentina dei soprattutto finanziari – resi alla Chiesa, elevato alla por- Gaddi, e la sua risalente collocazione d’archivio, tale da pora cardinalizia da Clemente VII, con il titolo di S. Teo- mettere detta famiglia in rapporto di pertinenza con le doro, appena tre giorni prima del funesto evento del Sac- prime vicende dell’edificio, fanno pensare che, nel passa- co di Roma. In quella occasione fu preso in ostaggio dagli to, qualcuno si sia già interrogato circa le origini dell’edi- imperiali a garanzia degli impegni assunti dal pontefice, e ficio sorto alcuni secoli prima, e che abbia forse inteso liberato solo dopo il versamento del congruo riscatto pat- addirittura nobilitarle, ponendole in relazione con tali tuito 4. illustri ascendenze. Fra il  e il  monsignor Gaddi assunse un ruolo di Il documento di cui si tratta, datato  aprile , attesta primo piano nell’ambito del progetto per la realizzazione la concessione in enfiteusi perpetua a monsignor de’ della nuova via di Ripetta: nei due motu propri di Leone X Gaddis, chierico della Camera Apostolica di origine relativi a tali lavori Niccolò Gaddi figura, in qualità di fiorentina, da parte di Tommaso de Bacchellis, priore del chierico di camera, insieme a Cristoforo Barozzi e ai pre-  sidenti della Camera Apostolica, quale rappresentante presso l’Archivio di Stato di Roma); tale data, registrata della Curia deputato al controllo dell’esecuzione dei lavo- sul verso, chiama in causa quale possibile committente ri per l’apertura della nuova via pubblica, affidata ai mae- della trascrizione il marchese Alessandro Gregorio stri delle strade Bartolomeo della Valle e Raimondo Capo- Capponi, proprietario in quegli anni del palazzo, e induce diferro 5. anzi ad ipotizzare che lo stesso marchese, alla ricerca di Può, dunque, ipotizzarsi che nell’ambito di questa sua notizie circa le origini e le prime vicende della sua responsabilità il Gaddi, che già aveva ricevuto in dono da proprietà – le quali dovevano essere già al suo tempo Leone X un terreno “in directione stratarum novarum” in alquanto indistinte –, le avesse individuate tra quelle rela- ricompensa per l’incarico assolto 6, non trascurasse l’op- tive al patrimonio di monsignor Gaddi e ne avesse ricer- portunità di acquistare ulteriori diritti di proprietà o di cata la conferma attraverso la lettura dei documenti anti- godimento nella zona, al fine di compiervi un proficuo chi. Di certo il Capponi, se l’antica ed illustre provenienza investimento in previsione dello sviluppo che essa avreb- del suo palazzo fosse risultata plausibile, l’avrebbe molto be presto avuto con la realizzazione del nuovo asse viario gradita poiché da ciò sarebbero derivati valore e prestigio destinato a porre in collegamento il rione Ponte, quartiere alla residenza che egli in vario modo si sforzò, come rinomato per le numerose residenze di banchieri e di vedremo, di elevare al rango di altre più celebri. nobili famiglie vicine alla corte pontificia, con il porto di Ripetta, sede di attività mercantili, e piazza del Popolo, monumentale ingresso in Città per chi proveniva da Il palazzo dei Serroberti Settentrione. Gli elementi contenuti nell’atto di concessione in enfi- Il primo documento che attesta con certezza l’esistenza teusi del  aprile  non consentono, purtroppo, di iden- di un nucleo abitativo, definito “casa”, nell’area compresa tificare con sufficiente certezza la precisa collocazione del fra la nuova via pubblica e il vicolo delle Scalette è il testa- fondo; in particolare, la menzione che vi viene fatta della mento di Francesco Serroberti, con data del  ottobre “mole del Trullo”, di cui non si conosce oggi più l’esatta  8. La casa, appartenente al monastero di S. Agostino posizione (se non che si trovava genericamente sulla piaz- in S. Maria del Popolo, fu acquistata in quote uguali da za del Popolo), accresce, anziché delimitare, l’area in cui Francesco e da suo fratello Geronimo, “speziali”, discen- il sito in questione potrebbe rintracciarsi. D’altro canto, i denti di una notabile famiglia di origine perugina 9. documenti non dicono se il cardinal Gaddi effettivamente Francesco e Geronimo dovevano aver già da tempo edificò nei tempi stabiliti, né appare plausibile, se mai ciò raggiunto una consolidata posizione economica attraverso accadde, che potesse trattarsi di un palazzo o di una resi- la loro attività commerciale ed essere, nel contempo, ben denza patrizia destinata allo stesso cardinale. Non solo, inseriti nella società romana, come attesta il matrimonio infatti, nessuna costruzione di rilievo nell’ultimo tratto di del primo dei due con Violante de Mattheis, appartenente via di Ripetta appare evidenziata nelle piante di Roma del ad un affermata famiglia della Città. Essi possedevano una secolo XVI, ma lo stesso Niccolò Gaddi, nel censimento casa e un’avviata bottega o “spetiaria” in Parione, nonché del , risulta ancora residente nel prestigioso palazzo la proprietà di una seconda bottega di “pizzicaria” in che la famiglia possedeva nel rione Ponte, commissionato piazza S. Lorenzo in Damaso 10. da Luigi all’architetto fiorentino Jacopo Sansovino 7. È forse proprio alla luce della conseguita affermazione Se non è possibile affermare, sulla base di indizi così sociale che i due fratelli decisero all’inizio degli anni vaghi, che palazzo Capponi fu edificato su un fondo Cinquanta di trasferirsi nel nuovo quartiere di Ripetta con precedentemente appartenuto a monsignor de’ Gaddis, è la ferma volontà, come traspare dai documenti, di edificare tuttavia lecito domandarsi per quale singolare ragione l’at- qui una casa che attestasse lo status raggiunto dalla fami- testato a lui relativo fosse conservato fra le carte del fondo glia: che “sempre resti e se dica la casa de Serroberti” 11. Capponi concernenti l’acquisto della proprietà di via di Nel quartiere di Ripetta, destinato fin dall’inizio all’in- Ripetta, disposte in tal ordine come se si fossero voluti sediamento della nuova classe borghese che andava documentare i momenti salienti della storia dell’edificio. formandosi attorno della Curia romana, i Serroberti pote- Si aggiunga il particolare, anch’esso significativo, che il rono certamente acquistare fondi e costruirvi usufruendo documento non è l’originale, ma una sua copia fedele di quelle agevolazioni che le leggi dell’epoca concedevano trascritta nell’ottobre  (da quello oggi conservato a quanti comperavano allo scopo di edificare una casa  . Mario Cartaro, La grande pianta di Roma, , particolare dell’area di via di Ripetta su cui sorgeva il palazzo all’epoca della famiglia Serroberti. Roma, Fondazione Besso

maggior pregio rispetto a quelle con unico prospetto alli- neato lungo la via, in ragione del più esteso sviluppo planimetrico, dell’affaccio sul duplice fronte stradale, della più ampia disponibilità di spazio per il cortile e per le pertinenze poste sul retro, e, di conseguenza, della maggiore visibilità dell’edificio, tale da riflettersi certa- mente, in termini di status e prestigio sociale, sulla fami- glia che ne era proprietaria 14. Nell’autunno del , come si apprende dal testamento di Francesco, la casa di Campo Marzio non era ancora abitabile a causa di lavori che vi erano in corso. Sebbene non sia specificato nei documenti di che genere fossero tali lavori, se relativi ad una costruzione ex-novo o ad un ampliamento e restauro di una costruzione preesistente, essi dovevano essere di considerevole entità e lontani dalla conclusione. Lo stesso Francesco, temendo forse per le sue condizioni di salute di non riuscire a portarli a termine, ma volendo comunque assicurarne il completa- mento, dispose che tutti i suoi denari “da esigerse dalli soi crediti se debbiano depositare appresso qualche persona idonea delli quali se debbia finire la casa di esso testatore posta verso S. Maria del Popolo”. nuova o un palazzo ob decorem Urbis; la casa dei Serro- In un secondo testamento del  ottobre  è sempre berti era infatti di proprietà del monastero di S. Agostino Francesco che, per preservare la casa dei Serroberti, isti- e concessa loro in enfiteusi perpetua, secondo una formu- tuì sulla sua quota un fedecommesso e nominò suo erede la, come si è già detto, in voga a quel tempo e che trovò il primo figlio maschio della nipote Flaminia, primogenita particolare applicazione in tale area urbana, a partire dal del fratello Geronimo, “il quale figliolo maschio debba pontificato di Leone X, nella prospettiva di favorirne lo pigliar sempre il nome della casata dei Serroberti”, e sviluppo edilizio 12. stabilì che i suoi successori “non debbano mai vendere o In quegli anni il quartiere, dopo la sistemazione del alienare ne in alcun modo disponere per qualunque causa tridente viario (formato da via di Ripetta, via del Corso, di detta mia casa”. In questo documento, dove non si fa via del Babuino) per opera del maestro di strade Latino più cenno a dei lavori così da far pensare che questi fosse- Giovenale Manetti che vi attese fra il  e il , si avvia- ro stati intanto portati a termine, l’edificio viene per la va ad assumere una più definita configurazione urbanisti- prima volta definito “palazzo o casa grande” 15. ca, ed era anzi interessato, grazie al completamento dei A distanza di qualche anno, nel , Geronimo incre- suddetti assi viari, da una ulteriore espansione nella parte mentò la proprietà immobiliare della famiglia nella zona delimitata tra la via del Corso e la via del Babuino, fino a acquistando una seconda casetta dal monastero di S. Ago- quel momento meno sviluppata ed ancora occupata pre- stino, confinante su un lato con la precedente, davanti con valentemente da orti e vigne, e nel tratto di via di Ripetta la via pubblica e sul retro con i beni degli eredi del “fu prossimo alla piazza del Popolo 13 (figg. -). Biondo fiorentino”: “domum terrinea soleratam et tecta- Qui i Serroberti, stando alla descrizione che della casa è tam cum discoperto puteo et aliis eiusdem iuribus sitam in riportata nei documenti, ottennero un lotto posto in Urbe Regione Campi Martis” 16. Nel  anche Geronimo, angolo fra due strade: “...sita in Roma nel Rione Campo come il fratello Francesco, istituì un fedecommesso sulla Martio alla quale confina da una parte et di dietro la casa sua metà della domum magnam lasciandola in eredità al dell’arciprete (...) et dall’altro sono le vie pubblice...”. figlio di Flaminia 17, e riunendo così tutta la proprietà dei Nell’ambito della tipologia della casa a schiera, modello Serroberti nelle mani del nipote Francesco Valeriani Ser- caratteristico di quasi tutta l’edilizia di via di Ripetta, la roberti (figlio di Flaminia e Claudio Valeriani) 18. casa disposta in posizione angolare si presentava di L’attaccamento di Francesco e Girolamo verso la resi-  . Etienne Du Perac - Antonio Lafréry, La pianta di Roma prima di Sisto V, , particolare dell’area di via di Ripetta su cui sorgeva il palazzo all’epoca della famiglia Serroberti. Roma, Fondazione Besso

mente descritto, possiamo tuttavia farci un’idea meno vaga grazie al prospetto raffigurato in un disegno allegato all’atto di vendita del , quando i Serroberti lo cedette- ro ad Amerigo Capponi (fig. ). Esso vi figura con una facciata quadrata, delimitata da un bugnato angolare il cui spessore andava degradando verso l’alto, e completata alla sommità da una balaustra composta da colonnette alternate a blocchi rettangolari riquadrati da specchiature. Due semplici fasce marcapia- no, che sopravanzavano negli angoli il bugnato, scandiva- no orizzontalmente la facciata e collegavano tra loro le finestre dei due piani principali dell’edificio. Le finestre del secondo piano consistevano di un vano rettangolare riquadrato da una cornice liscia e continua, mentre una diversa cornice, sormontata da una trabeazione modana- ta, era riservata a quelle del piano nobile; sei finestre di forma quadrata, con incorniciature sagomate ai quattro angoli, erano invece allineate al livello del mezzanino. Al piano terreno si apriva un portale monumentale ad arco e bugnato, coronato dalla balaustra di una terrazza, simile nel modello a quella posta all’apice della facciata; lo fian- denza in via di Ripetta non trovò corrispondenza da parte cheggiavano tre finestre, due da un lato ed una dall’altro, dei discendenti della famiglia Valeriani Serroberti; è sostenute da mensole con volute, mentre al piano nobile e probabile, stando alla lettura delle carte d’archivio, che al secondo piano si intravedevano le aperture di aerazione negli ultimi anni del Cinquecento il palazzo non sia stato delle cantine. Per la posizione eccentrica rispetto all’asse abitato dai componenti della famiglia e che, per certi di facciata e per le grandi dimensioni, il portale rompeva periodi, non sia stato neanche dato in locazione. Certo è il ritmo regolare delle finestre, che nei piani superiori e al che gli eredi Serroberti tentarono ben presto di liberare il di sopra di esso si distanziavano maggiormente l’una palazzo dal fidecommesso al fine di potersene disfare od dall’altra, imprimendo alla facciata un effetto lievemente almeno alienare i propri diritti su di esso. In una lettera dinamico e “pulsante”. Sul lato sinistro del palazzo, quel- inviata al Pontefice da Francesco, Silverio e Annibale lo rivolto verso il vicolo delle Scalette, si ergeva, infine, Serroberti-Valeriani, l’edificio viene descritto come una una torre con grandi finestre centinate e sormontata da casa vecchia, con diversi problemi legati alle frequenti una piccola cupola arricchita da plastiche volute 21. inondazioni del Tevere, sfitta e piena di spese gravosissi- Il disegno, una china su carta, è accluso alla documen- me, fra cui il mantenimento della strada su due lati e il tazione del fondo Capponi – successivi proprietari – rela- pagamento di un canone di  scudi ai frati del Convento tiva all’acquisto dell’edificio. Sebbene lo stemma apposto di S. Agostino 19. sul portone sia già quello dei Capponi (uno scudo trincia- Una descrizione del palazzo, risalente a quegli anni, to in nero e bianco od argento 22), i caratteri cinquecente- può forse individuarsi nel manoscritto conservato nella schi dell’edificio, quali le finestre del piano terreno, il Biblioteca Vittorio Emanuele, redatto fra il  e il , bugnato angolare e il modello del portale, inducono a che riporta un elenco di ottantacinque palazzi signorili ritenere che tale rappresentazione grafica ne rispecchiasse romani – ad uso, probabilmente, di nobili o di cardinali lo stato al momento dell’acquisto, oppure costituisse un forestieri che avessero bisogno di trovare dimora in Roma primo e sommario progetto di ristrutturazione, poco – tra i quali è censito un edificio collocato verso la fine di elaborato e dunque più prossimo alle condizioni origina- via di Ripetta: “Casa... vicino al Popolo, a man manca per rie che alle modifiche poi effettivamente realizzate. È la strada di Ripetta; ha la facciata dinanti di passi  et dunque plausibile che il documento, quale che ne fosse il fianchi di passi . Ha doi finestrati di  finestre l’uno. La movente, attesti in buona parte lo stato del palazzo porta non è nel mezzo” 20. Dell’edificio, così sommaria- cinquecentesco appartenuto ai Serroberti.  . Antonio Tempesta, La pianta di Roma al tempo di Clemente VIII, , particolare dell’area di via di Ripetta su cui sorgeva il palazzo all’epoca della famiglia Serroberti. Roma, Fondazione Besso

cinquecentesca dell’edificio è talmente lacunoso da non consentire, senza l’apporto di basi testuali, sicure attribu- zioni. Pare, in ogni caso, potersi dubitare che la famiglia dei Serroberti, per quanto benestante, potesse pensare di commissionare la propria dimora direttamente ad un architetto negli stessi anni impegnato a realizzare per il pontefice Giulio III la Villa sulla via Flaminia; e se ciò an- che potesse ritenersi plausibile, risulterebbe invero inspie- gabile che Francesco e Geronimo, i quali con impegno ed orgoglio si diedero pensiero per la “casa de’ Serroberti”, non ne abbiano mai fatto cenno nei loro documenti. Sul piano stilistico, inoltre, non meno peso sembrano avere alcuni caratteri architettonici dell’edificio, quali i cantonali in bugnato che ne delimitano la facciata, le fasce marcapiano lineari e le finestre riquadrate da cornici di estrema semplicità, che inducono a riconoscervi una versione sintetica e semplificata del modello di palazzo cittadino ideato da Antonio da Sangallo il Giovane e ripreso, in forme interpretative di poco variate, negli anni immediatamente successivi alla sua morte (), da alcuni suoi allievi ed epigoni. Sull’architetto o sul “mastro” muratore che eseguì i la- A questo ambito culturale e, presumibilmente, ad un vori del palazzo per la famiglia Serroberti non risulta, architetto minore della metà del Cinquecento pare dover- dalle fonti d’archivio che si sono consultate, alcuna indi- si ricondurre la progettazione del palazzo. L’occasione cazione. Solo nel Settecento, a distanza di circa duecento della presente ricerca e la sua particolare impostazione anni, comincia ad essere riportata in alcune guide di Ro- non hanno consentito l’esplorazione di fondi archivistici ma, assieme alla brevissima descrizione del “palazzo de’ ulteriori rispetto a quelli che si sono sistematicamente Sig. Capponi”, la notizia, non suffragata però dalla indagati, i quali potrebbero forse contenere altre notizie menzione della fonte, che fosse stato “architettato dal sulla cui base formulare una più precisa attribuzione. Vignola” 23. L’ipotesi relativa ad un’intervento del Vignola nella progettazione dell’edificio non appare contrastante, in linea generale, con alcune sue caratteristiche architetto- NOTE niche di matrice cinquecentesca e tipologicamente ricon- ducibili agli schemi edilizi che, nella Roma della metà del 1 Scritture diverse spettanti al Palazzo Capponi, in AC, Archivio Cardelli, XVI secolo, si erano venuti consolidando per i palazzi Div. I, vol. 70, f.12. 2 VAN GULIK G. - EUBEL C., 1923, III, pp. 19, 183, 196. cittadini ad opera di grandi architetti come il Sangallo, o 3 Gli ingenti prestiti per le due imprese ammontarono, rispettivamente, a lo stesso Vignola. Il tradizionale riferimento a quest’ulti- 30000 e a 40000 ducati. mo del progetto originario deve, tuttavia, intendersi forse 4 LITTA P., 1819-1899, fascicolo 18, tav. III. Per la biografia di Niccolò e alla stregua non di una vera e propria attribuzione, ma di Luigi Gaddi si veda ARRIGHI V., 1998, pp.161-164. Su Niccolò Gaddi si veda anche MORONI G., 1840-1879, vol. XXVIII (1844), pp. 91-92, e un’indicazione di scuola, di una maniera esecutiva ispirata PROSPERI A., 1981, vol. XIX, pp. 598-602. a diffusi moduli vignoleschi, evocati, nel caso del nostro 5 I due motu propri di Leone X sono pubblicati in MERCATI A., 1923, pp. palazzo, ad esempio dalla balaustra, di modello non trop- 122-123. 6 Un documento datato 13 febbraio 1520 attesta la donazione di un po dissimile da quello della Villa di Caprarola e del terreno, avvenuta già da qualche tempo, da parte di Leone X, a Niccolò Ninfeo di Villa Giulia, dall’ordine dorico delle lesene Gaddi, Bartolomeo Della Valle e Raimondo Capodiferro. Per questo docu- interne al cortile e all’androne, oppure dal bugnato “rusti- mento, conservato in Archivio Vaticano, Arm. 29, T. 70, f.24, cfr. MERCATI A., 1923, pp. 125-126. co” impiegato per il portale che ne fa quasi un’autonoma 7 Il Sansovino, architetto del palazzo nel Rione Ponte (oggi palazzo 24 struttura . Piccolini-Amici in via del Banco di S. Spirito), fu presumibilmente legato Del resto, l’odierno stato delle conoscenze sulla genesi alla famiglia Gaddi da vincoli di amicizia, avendo in precedenza lavorato  anche per il fratello Giovanni. Non è forse inutile tratteggiare qui la sua notaio L. de Ricchis, vol.1443, 23 marzo 1563. Cfr. anche AC, Archivio personalità di collezionista e di erudito, se ciò può aver influito su presumi- Cardelli, Div. I, T. 70, f. 7 (M). bili attribuzioni alla sua illustre famiglia del palazzo, successivamente 12 SCAVIZZI C.P., 1969, pp. 162-165. operate da altri proprietari. Di Giovanni Gaddi, fratello minore di Luigi e 13 Sull’argomento si veda CIUCCI G., 1974, pp. 30-33. Niccolò e, come quest’ultimo, avviato alla carriera ecclesiastica, è infatti 14 Sullo sviluppo delle casa a schiera nel rione di Campo Marzio si veda data notizia, nelle Vite del Vasari, delle frequentazioni avute fin dalla giovi- VACCARO P., AMERI M., 1984, pp. 39-56. nezza con diversi artisti e con l’ambiente dei collezionisti fiorentini: “Aveva 15 Testamento di Francesco Serroberti, ASR, Collegio dei Notai Capitolini, preso dimestichezza grande con Andrea (del Sarto) per le virtù sue notaio G. Nichilchini, vol.1160, 18 ottobre 1559. Cfr. anche AC, Archivio Giovanni Gaddi, che fu poi chierico di camera, il quale per delettarsi de Cardelli, Div. I, T. 70, f. 7 (L). l’arte del disegno, faceva del continuo operare Iacopo Sansovino. E così 16 Compra di casa di Girolamo Serroberti, ASR, Collegio dei Notai Capito- piacendoli la maniera di Andrea, gli fece fare per sé un quadro d’una lini, notaio Curzio Saccoccia, vol. 1519, 27 ottobre 1561. Nostra Donna, bellissimo; il quale per avervi fatto intorno e modegli et 17 Testamento di Girolamo Serroberti, ASR, Collegio dei Notai Capitolini, altre fatiche ingegnose, fu stimato la più bella pittura che infino allora notaio L. de Ricchis, vol. 1443, 23 marzo 1563. Cfr. anche AC, Archivio Andrea avesse dipinto”. Sempre dal Vasari apprendiamo che Giovanni Cardelli, Div. I, T. 70, f. 7 (M). acquistò diverse “anticaglie” provenienti dalla collezione di sculture anti- 18 Per alcune notizie sulla famiglia dei Serroberti a partire dal XVI seco- che di Lorenzo Ghiberti, fra cui un torso di Satiro, oggi agli Uffizi, e che la lo si veda AC, Archivio Cardelli, Div. I, vol. 70, f. 3. sua raccolta d’arte – pare lecito ipotizzarne l’esistenza - comprendeva un 19 Memoriale di Francesco Silverio e Annibale Valeriani da Serroberti al disegno di Leonardo da Vinci, avuto in dono da Fabio Segni, raffigurante Papa per poter vendere la loro Casa per la Strada di Ripetta, AC, Archivio Nettuno. Alcune lettere a Michelangelo, inoltre, testimoniano l’interesse Cardelli, Div. I, vol. 70, f. 4. culturale del Gaddi e lasciano anche supporre una frequentazione di 20 Secondo Piero Tomei, che rinvenne e pubblicò il documento nel 1939 questo artista durante il suo soggiorno romano (VASARI G., (1550), 1986, (conservato presso la Biblioteca Nazionale, Fondo Vittorio Emanuele Ms. pp. 258, 549, 704). La competenza artistica e il gusto raffinato di Giovanni 721), se da un lato non è chiaro lo scopo per il quale esso fu redatto, d’al- contribuirono a procurargli compiti prestigiosi anche nella carriera eccle- tro canto se ne può intuire, da alcune frasi che ricorrono nel testo, la fina- siastica: se il fratello Niccolò era stato elevato, dal grato Pontefice, alla lità divulgativa, a guisa di catalogo, delle residenze all’epoca disponibili per porpora cardinalizia, alcuni anni dopo Giovanni veniva dal Pontefice desi- nobili o prelati in cerca di dimora. Cfr. TOMEI P., 1939, p.169. gnato, come si legge in una coeva descrizione della visita di Carlo V, a 21 Disegno del Prospetto, ò Sie Facciata del Palazzo Capponi, in AC, Archi- disporre gli apparati per una degna accoglienza a Roma dell’Imperatore. A vio Cardelli, Div. I, vol. 70, f.15. Sulla definizione di “facciata a composi- tali interessi culturali ed artistici non dovette essere estraneo lo stesso Luigi zione pulsante” e sulla sua diffusa applicazione nella seconda metà del Gaddi, poiché il Vasari menziona in suo possesso un’importante dipinto Cinquecento si veda BENEDETTI S., 1995, pp. 441-470. del Parmigianino nel quale erano raffigurati “una Madonna con un Cristo, 22 Lo scudo trinciato, ossia suddiviso da una linea diagonale da destra a con alcuni angioletti et un S. Giuseppo, mirabilmente finiti d’arie di teste, sinistra in parti uguali di due diversi smalti, nell’araldica simboleggia la di colorito, di grazia e di diligenza” (VASARI G., (1550), 1986, p. 795). Ben virtù, la concordia, la purità d’animo, e, di norma, la nascita guelfa. presto l’abitazione romana della famiglia nel Rione Ponte, nella quale 23 Una delle prime guide di Roma in cui compare l’attribuzione al Vigno- Giovanni aveva formato anche una cospicua biblioteca, divenne luogo la per il palazzo è quella del Roisecco del 1750, a cui seguono quella di d’incontro e di riunione di una vasta cerchia di letterati ed umanisti, gli Fioravante Martinelli nell’edizione del 1769 e la Nuova descrizione di Roma stessi che formavano il circolo letterario denominato “Società delle Virtù”, antica nell’edizione del 1775. che annoverava cultori e studiosi dei classici, quali Annibal Caro e L. 24 Della vasta bibliografia sul Vignola ci si limita, in questa sede, a segna- Fabbri da Fano, poeti berneschi, come il Franzesi e il Boni, e petrarchisti lare il recente ed approfondito contributo di TUTTLE R.J. - ADORNI B. - di diverso valore come il Martelli e l’Allegretti. La residenza romana dei FROMMEL C.L. - THONES C., 2002, passim. Gaddi finì per costituire quasi un punto di riferimento obbligato per i fiorentini e i toscani di passaggio a Roma, soprattutto se artisti e letterati; tra questi vi furono Benvenuto Cellini, Pietro Aretino, Benedetto Varchi e lo stesso Jacopo Sansovino. Diversi artisti impegnati nelle committenze ponteficie figuravano, inoltre, fra i clienti del banco romano; lo stesso Michelangelo, nel periodo in cui era dedito alla realizzazione della sagrestia della Chiesa di S. Lorenzo in Firenze, ricevette da Clemente VII i paga- menti attraverso il banco dei Gaddi (ARRIGHI V., 1998, pp. 156-161). 8 Testamento di Francesco Serroberti, ASR, Collegio dei Notai Capitolini, notaio G. Nichilchini, vol. 1160, 17 ottobre 1554. 9 Notizie sulla famiglia dei Serroberti a Roma sono risalenti alla metà del XV secolo. Alcune fonti riferiscono di un certo Giuliano Serroberti, appal- tatore di cave e trasporti che nel 1452 possedeva alcune fornaci per la cottura della calce nei pressi del Mausoleo di Augusto; lo stesso Giuliano, nel 1563, è ricordato per il trasporto sul Tevere, con i bufali, di alcuni marmi che vennero impiegati nella costruzione del pulpito delle Benedizio- ni. La sporadicità di queste informazioni, tuttavia, e l’assenza di un preciso albero genealogico della famiglia non consente di mettere in certa relazione tale Giuliano Serroberti con Francesco e Geronimo “speziali”. Cfr ADINOLFI, 1881, p. 45; BENOCCI C., 1995, p. 38. 10 Testamento di Francesco Serroberti, ASR, Collegio dei Notai Capitolini, notaio G. Nichilchini, vol.1160, 17 ottobre 1554. 11 Testamento di Girolamo Serroberti, ASR, Collegio dei Notai Capitolini,  Il palazzo e la famiglia Capponi nel XVII secolo

Il ramo romano della famiglia Capponi: Amerigo la Curia pontificia. Il primo a stringere significativi rapporti con la città fu Lodovico (-), il quale, Un momento saliente nelle vicende del palazzo di via di come tramanda il Litta, “fu mandato a Roma ad istruirsi Ripetta coincise con la sua acquisizione da parte di Ame- nella pratica commerciale nel banco di Giovanni Martel- rigo Capponi. Amerigo, nato a Firenze nel  e stabilito- li” 5. Qui egli dovette conseguire una cospicua fortuna, si a Roma al seguito del cardinale d’Este, discendeva da divenendo presto socio del Martelli, del quale, nel , una delle famiglie più importanti e tradizionalmente sposò la figlia Marietta; ed ebbe un certo rilievo anche influenti della politica fiorentina del secolo XV. A Firenze, nella vita civile, giacché fu eletto nel  console della fin dal Trecento, i componenti della famiglia Capponi si Nazione fiorentina in Roma e figurò tra i promotori della erano distinti ricoprendo prestigiose magistrature della costruzione della chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini, di Repubblica fiorentina; attraverso imprese militari e diplo- cui – tramandano le fonti – “pose la prima pietra” 6, matiche, essi avevano contribuito alle maggiori conquiste precorrendo i suoi discendenti che un secolo dopo vi di Firenze che posero le basi per la costituzione del Gran- avrebbero edificato la cappella di famiglia. ducato. Di questo erano consapevoli gli stessi Medici, che Di Ludovico e di suo fratello Francesco, anche lui negli apparati eseguiti per le nozze di Francesco I avevano trasferitosi a Roma negli stessi anni, le fonti evidenziano la fatto raffigurare Gino, Neri e Piero Capponi in un arco grande familiarità con i pontefici Leone X e Clemente VII, effimero dedicato ai cittadini che più si erano distinti a cui li legavano, oltre alle comuni origini toscane, l’antica nelle guerre fiorentine: Gino (-) e poi Niccolò fedeltà dei Capponi al casato mediceo. “Lodovico e Fran- (-) avevano contribuito alla conquista di Pisa 1, cesco Cavalier Gerosolimitano servitori accettatissimi a i Neri (-), oltre che della conquista della Garfagna- pontefici Leone X e Clemente VII – come si legge in una na, era stato artefice della vittoria di Anghiari 2, mentre nota manoscritta conservata fra le carte di Alessandro Piero (-) era stato ambasciatore e mediatore per il Gregorio Capponi – fecero la loro stanza in Roma viven- 7 popolo fiorentino presso Carlo VIII, nel tentativo di scon- doci splendidamente” ; e sebbene Ludovico fosse rientra- giurare il pericolo francese 3. to nuovamente a Firenze intorno al , sia lui che il figlio All’impegno politico cittadino la famiglia tradizional- Gino (-), favoriti dagli stretti legami con la Curia mente affiancava un’importante attività mercantile, da pontificia, continuarono a mantenere e curare i loro inte- principio legata al commercio della lana e della seta, ressi finanziari in Roma, tanto da lasciare – come prose- grazie al quale i Capponi avevano conseguito fin dal gue la stessa fonte – “un ottimo indirizzo a i figlioli per Duecento una posizione preminente nell’economia stabilirvisi se non tutti almeno alcuno” 8. fiorentina. Di un ulteriore consolidamento finanziario i Fu Amerigo, primogenito di Gino, a fissare stabilmente Capponi si giovarono nel corso del XV secolo, quando a Roma la propria dimora dopo esservi giunto negli anni alcuni loro esponenti, fra cui soprattutto Gino di Neri del pontificato di Clemente VIII 9. Sull’esempio di un ramo (-) 4, a tal punto incrementarono gli affari e gli della tradizione familiare egli si dedicò alla carriera milita- investimenti fondiari da costituire quasi un impero econo- re; Clemente VIII poté così nominarlo nel  Vice Castel- mico: la famiglia giunse infatti a possedere un banco colle- lano di Castel S. Angelo, “carica che egli amministrò con gato con i maggiori centri commerciali italiani e europei – pari fedeltà e diligenza, – scrive Teodoro Amayden – e Roma, Napoli, Ancona, Milano, Lione, Anversa e Londra nella medesima se ne servirono i successivi Pontefici –, e a detenere la partecipazione, e talvolta il controllo, in finché visse, il che non suole avvenire per essere carica di diverse compagnie finanziarie delle quali condividevano somma confidenza e gelosia” 10. Negli stessi anni anche il gli interessi con le altre principali famiglie mercantili fratello di Amerigo, Orazio, risolutosi ad abbracciare la fiorentine, come i Guicciardini, i Sassetti, i Mannelli, i carriera ecclesiastica, si trasferì a Roma, dove nel  Sacchetti, i Martelli, gli Strozzi, alle quali erano uniti ricevette il titolo vescovile di Carpentras in Francia 11. sovente, in virtù di un’accorta politica matrimoniale, La fedeltà al Pontefice, tante volte sottolineata dalle anche da stretti legami familiari. fonti, si alimentava anche della convinzione con cui È all’inizio del Cinquecento che gli interessi finanziari Amerigo si proponeva di consolidare la presenza e il di un ramo della famiglia Capponi, in linea con la tradi- prestigio della famiglia in Roma, anche ricercando entra- zione dei grandi mercanti Romanam Curiam sequentes, ture e sostegni all’interno della Curia e beneficiando dei vennero gradualmente concentrandosi su Roma e presso relativi privilegi, come lui stesso lascia intendere nel passo  del suo testamento in cui esplicitamente invita i suoi botteghe, e tenendolo forte i soldati dalla banda loro, si discendenti a rimanere stabilmente nella Città, per “segui- fecero passare con le mani attaccati à detto Canapo, tare la Corte di Roma a poter presentialmente godere reggendosi quasi à noto sopra l’acqua, la quale benché detti beni et la servitù et amorevolezza di tanti padroni rapidissima non potè impedire, che tutti per scampare la acquistati in questa corte e città di Roma” 12. morte non passassero dall’altra banda per detto Canapo. Il legame con Castel S. Angelo, l’attaccamento alla vita E se bene molte volte si vedeano tutti tuffati nell’acqua militare che al suo interno si svolgeva ed ai compagni per lo smorzamento della corrente, non però abbandona- d’arme – ad alcuni dei quali avrebbe destinato per testa- vano con le mani il Canapo, tanto gli uomini con le mento lasciti in denaro –, così come il senso di responsa- donne, e donne vecchie, e padri che haveano i figli legati bilità e la dirittura morale che lo contraddistinsero, sono sopra le spalle. E così niuno ne morì (...). Meritano infini- tratti di Amerigo cui è dato forte risalto da Giacomo ta lode i soldati, che con grandissimo lor rischio gettono, Castiglione, il quale, narrando i fatti della disastrosa inon- e tenerno il Canapo, e per liberare della morte altri non dazione del Tevere del , vividamente illustra, come stimorno così gran pericolo, essendosi così comandato dal una pagina eroica della cronaca cittadina, “del modo Signor Americo Capponi Vice Castellano degno certa- stupendo col quale si salvarono molte famiglie in Castel S. mente di immortal gloria” 13. Angelo” grazie al senso di umanità e all’ardimento del Dalla moglie fiorentina Lucrezia Bardi Amerigo ebbe Vice Castellano. “E memorabile – scrive il Castiglione – il due figli: Maddalena, sposata prima a Marzio Nari e in modo con che si salvarono molte povere famiglie intorno seconde nozze a Marcello Crescenzi, e Gino Angelo, Castello in quello Diluvio. Il Baloardo che rifece il Papa sposato ad Anna Mignanelli e poi ad Anna Maria Millini. Gregorio XIII sotto il Ponte di Castello lungo il fiume è L’imparentamento con famiglie romane di primo piano è diviso dalla strada che và diritto a Palazzo. Sopra detto l’evidente segnale della raggiunta integrazione dei Cappo- Baloardo, di qua, e di là della strada erano molte botte- ni nella classe dirigente cittadina, che successivamente ghe, e casette d’artigiani. La notte innanzi la Vigilia di avrebbe loro aperto le porte non solo agli incarichi di Natale, quivi si trovarono tutti assediati dalla crescenza Curia, ma anche a quelli municipali 14. del fiume senza speranza di uscirne, non potendovisi In questa prospettiva si inquadrano anche gli acquisti accostar barche per la rapidezza della corrente. Ora tutti immobiliari effettuati da Amerigo, da porre sicuramente cacciati dalla piena si erano rifuggiti sopra i tetti con le in relazione ai requisiti prescritti dagli statuti cittadini ai loro robbe, donne, e figli, ancor fino à quelli che si ritro- forestieri che volessero naturalizzarsi, consistenti nel vavano in fascie. Ma perché tuttavia più si alzava l’acqua, possesso di un palazzo e di una vigna in Roma: talché egli e crescea il pericolo della vita, quelli della banda di acquistò il palazzo di via di Ripetta, in seguito divenuto Castello si salvorno, camminando sopra i detti tetti, finchè residenza della famiglia, e ancor prima (nel ) una arrivorno sopra la muraglia della Cortina del fosso della vigna fuori Porta del Popolo. Alla sua morte, avvenuta il fortificazione di Papa Pio Quarto, sopra la quale si calò  luglio del , entrambe le proprietà, sottoposte a una gran scala fatta di due scale dal Corridore, e per fedecommesso nel testamento del  settembre , questa salirono nel corridore, e quindi in Castello. Quelli vennero lasciate in eredità all’unico figlio maschio, Gino poi dall’altra banda verso il fiume, perché non vi era rime- Angelo, all’epoca ancora nella minore età: “Al quale sign. dio humano allo scampo loro, stavano adolorati, e Gino Angelo suo figlio per li beni che possiede in Roma veggendosi l’orrenda morte innanzi a loro: gridavano, e lascia et deputa per tutore et per tempo curatore l’Ill.mo piangendo chiedevano soccorso: il Signor Americo et Rev.o Mons. Horatio Capponi vescovo di Carpentras Capponi Vice Castellano dotato di ogni sorte di onorate suo fratello quale debba deputare per l’administratione di qualità, come aveva salvati quelli della banda di Castello, questi suoi beni di Roma li Signori Girolamo Tecci e così voltò il pensieri à una grande invenzione di scampar Francesco Sebecchi fiorenti mercanti in Roma” 15. questi, che stavano in pericolo evidentissimo di affogarsi in breve. Fece dunque calare dal Corridore parecchi animosi soldati, sopra i tetti delle botteghe della banda di Il palazzo di Amerigo Capponi Castello, e quindi gettare un Canapo à quelli, che erano restati abbandonati sopra li tetti delle botteghe de l’altra Il  marzo del  Amerigo acquistò i diritti sulla banda, i quali legando detto Canapo à un camino di dette proprietà immobiliare di via di Ripetta dei Serroberti 16, i  quali avevano poco prima ottenuto, il  gennaio , lo deva infine possesso dell’ultima casa allineata nello stesso scioglimento del vincolo del fidecommesso a fronte del- vicolo delle Scalette. Ad inizio di febbraio dello stesso l’impegno di reinvestire la somma ricavata in nuovi beni anno era già stato firmato l’acquisto della casa della stabili o in investimenti di “luoghi di Monte” – come Confraternita del S.S. Crocifisso, descritta come “casa espressamente si dichiara negli allegati all’atto di vendita 17 attaccata con la mia casa grande a Ripetta”; le casette, tre – per la considerevole somma di  scudi, cui si aggiun- di proprietà del Convento degli Agostiniani ed una della geva il canone annuo di scudi . da pagarsi in rate Confraternita del Santissimo Crocifisso, erano sottoposte semestrali al Convento degli Agostiniani di S. Maria del ad un canone annuo di complessivi  scudi 19. Popolo. In questo modo gli edifici acquistati da Amerigo si Può immaginarsi che la preferenza di Amerigo si rivol- disponevano, gli uni accanto agli altri, a guisa di una gran- se al palazzo dei Serroberti non solamente per la sua de “L” inscritta tra i due fronti di via di Ripetta e del vi- collocazione in una parte residenziale della Città e non colo delle Scalette, con un spazio destinato ad orto e giar- distante da Castel S. Angelo, ma anche perché posto su dino incluso all’interno. Ciò fa supporre, anche sulla scor- un asse viario che idealmente puntava verso il palazzo ta della normativa allora vigente che favoriva l’acquisto di della famiglia Borghese, alla quale il Capponi doveva unità immobiliari confinanti se finalizzato a costruirne sentirsi legato per diverse ragioni, non ultima la sua nomi- una di maggiori dimensioni 20, che vi fosse già in origine na a vicecastellano, rinnovatagli nel corso del pontificato l’intenzione di riunirli in un unico e più ampio edificio. In di Paolo V, e la costante frequentazione con Giovan Batti- effetti i lavori promossi da Amerigo Capponi portarono sta Borghese, fratello del pontefice e all’epoca Castellano ad un ampliamento del palazzo preesistente, realizzato di Castel S. Angelo. L’affidamento e la devota riconoscen- soprattutto sul lato di via di Ripetta mediante l’annessione za di Amerigo nei confronti della famiglia del pontefice della domuncula acquistata dai Serroberti insieme alla Borghese traspaiono nitidamente dal suo testamento, nel domum magnam, mentre la casa del S.S. Crocifisso e quel- quale raccomanda al cardinal nipote Scipione e al princi- le situate sul vicolo delle Scalette vi furono accorpate solo pe Marcantonio Borghese, figlio di Giovan Battista, la in parte allo scopo di ampliare il giardino; le abitazioni a protezione del suo primogenito: “la persona del detto schiera nel vicolo, private degli orti retrostanti, rimasero, Signor Gino la raccomanda alla protetione che spera per come rivelano documenti successivi, nuclei abitativi sepa- la sua si lunga et fidele servitù di Nostro Signore et alla rati e dati in locazione (figg. -). sede apostolica et dell’Ill. et Rev. Signor Cardinal Borghe- Le opere di ampliamento e di restauro furono avviate se et dell’Ill. et Rev. Sign. Principe di Sulmona” 18. molto presto, e lo stesso Amerigo si preoccupò di annota- Al momento dell’acquisto di Amerigo, la proprietà dei re di suo pugno le relative spese in un apposito libretto: Serroberti si componeva di un Palatium o domum ma- Conti delle Case cioè per compra e spesa per la Fabrica 21. gnam, con giardino, cortile, cantine e altre pertinenze, e di I lavori ebbero inizio, tra il maggio ed il giugno del , una casetta contigua; mentre sul fronte stradale i confini con interventi di “svuotamento e pulitura” delle cantine, dell’immobile erano ancora quelli noti, da un lato la via dei piani terreni e del pozzo che si trovava accanto alla pubblica di Ripetta e dall’altro la via delle Scalette, su stalla, affidati ad operai detti “aquilani” 22. Il  maggio quello retrostante esso veniva ora a confinare con un’altra dello stesso anno il “maestro Dionigi Guidotti scalpelli- casetta di proprietà dell’Arciconfraternita del SS. Croci- no” – al quale saranno poi affidati, assieme al fratello fisso di S. Marcello, che Amerigo non avrebbe tardato ad “mastro Giovanni Battista”, quasi tutti gli incarichi relati- acquisire nei mesi successivi. vi al reperimento e all’acquisto dei materiali lapidei – rice- Intento di Amerigo doveva esser quello di ampliare e di vette i primi pagamenti per “cavar le pietre” e fornire dare un nuovo assetto all’edificio, realizzando una resi- “pietre peperini” che dovevano servire per la costruzione. denza adeguata alla condizione sociale della famiglia e al Più volte è indicato nelle fonti che le pietre da costruzione rango che essa aveva conseguito presso la corte pontificia. erano “cavate nell’arco e pilastro antico” vicino al “Ponte Nello stesso anno, infatti, a pochi mesi di distanza dal della Marana”, e che il tufo proveniva dalla “Rovina di primo rogito Amerigo acquistava dalla “Sig.ra Lucia de Monte Savello”, così lasciando presumere che il materiale Grottis” altre due casette attigue al palazzo sul fronte del impiegato, come non era affatto infrequente a Roma vicolo delle Scalette; nel luglio del  veniva rogato l’at- anche nel XVII secolo, fosse tratto da rovine antiche o da to della terza casa, e nell’ottobre del  Amerigo pren- cave in aree periferiche o in abbandono 23.  . Facciata di Palazzo Capponi,  c., in Pianta del condotto dell’Acqua Vergine per il palazzo Capponi, disegno a china e tempera su pergamena. Roma, Archivio Capitolino

Gli altri materiali da costruzione, come la calcina e la gran quantità di operai e garzoni rimasta anonima nei pozzolana – di due tipi e destinate a diverso impiego nella documenti, prestarono la loro opera in parte sulla base di fabbrica –, vennero acquistati da fornitori diversi, identifi- contratti a lunga scadenza, in parte a cottimo o a giornata, cati spesso con il solo nome di battesimo: “Biagetto e furono saldati sia in contanti che, talvolta, in natura, pozzolanaro”, che fornì la pozzolana rossa, “Ambrogio soprattutto con grano, olio e vino. fornaciaro” da cui vennero acquistati i mattoni, “Bernar- I lavori di costruzione, eseguiti dal muratore “mastro dino di Bastiano di Stefano pozzolanaro che portò certe Antonio Mazzantini”, si concentrarono innanzitutto sulla carrettate di pozzolana dalla riva del fiume”; “Pietro facciata, allineando ad essa il prospetto della casetta, e sul Chino” che fornì la calcina di Tivoli, mentre quella ricava- tetto, che fu rifatto integralmente con cordolo e copertura ta dai materiali archeologici proveniva dalla fornace del in muratura 25; l’angolo settentrionale del palazzo fu rin- “Sig. Duca Conte” 24. Del trasporto di questi materiali al forzato con “due catene di travi sopra la cantonata della palazzo ebbero cura “mastro Giovanni Derra”, “Pasquale muraglia” compresa fra la via maestra e il vicolo. Bolini” o “Girolamo Crespi”, tutti e tre “carrettieri”. I Un intervento apposito riguardò la torre preesistente, capomastri, spesso identificati più con il sito ove avevano dove venne realizzata una nuova lanterna a forma di bottega che con il loro cognome (“mastro Urbano chiava- piccola cupola con volute laterali, eseguita integralmente ro a piazza Madama”, “Giovan Battista stagnaro in in legno dal falegname Benedetto Infragliati da Cortona 26 Borgo”, “mastro Cintio vetraro alla scrofa”), assieme alla e rivestita in piombo all’esterno dallo “stagnaro Giovanni

 . Fontane del giardino di Palazzo Capponi,  c., in Pianta del condotto dell’Acqua Vergine per il palazzo Capponi. Roma, Archivio Capitolino . Pianta del palazzo con il giardino,  c., in Pianta del condotto dell’acqua Vergine per il palazzo Capponi. Roma, Archivio Capitolino

Bertacchini” 27, mentre all’interno fu dipinta di bianco da Giuseppe Mattei, come risulta dalle note di pagamento per “l’olio di lino et biacca per il bianco” 28. Per opera dello stesso Bertacchini fu costruita anche una grande grondaia in piombo che girava su tutto il fron- te del palazzo passando sotto la balaustra “ per ricevere l’acqua di tutto il tetto che pende nella strada maestra con due doccioni uno che esce sotto la scala delle scalette et uno sopra la strada maestra” 29. Nei documenti d’archivio i lavori all’interno del palaz- zo non vengono specificati in modo particolareggiato, forse non avendo questi comportato modifiche sostanziali all’assetto e alla ripartizione degli ambienti, se non nel punto di giuntura dei due corpi di fabbrica: nelle stanze corrispondenti il muratore fu pagato per eseguire “molti rappezzi”, ingrandire la porta di una camera, rifare gli stipiti di porte e finestre, restaurare due camini in peperi- no, mentre furono eseguiti lavori di falegnameria e di vetreria per restaurare i telai delle finestre e i riquadri vetrati con legatura in piombo (figg. , ). Le stanze così restaurate furono tutte imbiancate da “mastro Giovanni”, i pavimenti e i pianerottoli della scala furono rivestiti, com’era consuetudine nelle dimore patrizie, con mattoni rossi arrotati 30. Dai documenti si apprende, infine, che il palazzo era servito da una scala principale a rampe a cui si accedeva dall’androne sul lato destro e da un’altra, più propriamente di servizio, “a lumaca”, collocata nell’ala opposta del palazzo 31 (figg. -). Una volta completati i lavori, il palazzo si presentava con la facciata principale su via di Ripetta articolata su tre file principali di otto finestre, corrispondenti al piano terreno, al piano nobile e al secondo piano, alternate a quelle dei mezzanini. Le finestre del piano terreno, rialza- te rispetto all’edificio cinquecentesco, erano provviste di una soglia sporgente sorretta da mensoloni, al di sotto dei quali si aprivano pertugi per l’aerazione delle cantine; il medesimo ritmo era ripetuto sul lato più corto di via delle Scalette (figg. -). Molti degli elementi architettonici, caratteristici del prospetto cinquecentesco, non vennero sostituiti ex novo bensì subirono un’evoluzione, come nel caso dei marca- piani orizzontali a fascia semplice e delle finestre che conservarono le medesime tipologie di incorniciature; ai lati della facciata i cantonali in bugnato furono mantenuti fino alla quota dell’ultimo piano, dove vennero rimpiazza- ti da lesene di ordine classico. Al di sopra del cornicione, la stessa balaustra rinascimentale posta a coronamento dell’edificio si arricchì di statue, sul modello michelangio-  . Roma, Palazzo Capponi, . Roma, Palazzo Capponi, particolare di una delle porte particolare della porta di una delle sale dell’androne, oggi murata del piano nobile che affacciano sul fronte di via di Ripetta

lesco del palazzo dei Conservatori (figg. -). Roma fin dal primo decennio del secolo e prossimo all’en- L’edificio aveva dunque raggiunto, nell’insieme, una tourage dello scultore Stefano Maderno e di Flaminio più regolare e ordinata scansione fra spazi pieni e vuoti; Ponzio, architetto di corte del pontefice Paolo V Borghe- tutte le membrature architettoniche, realizzate in peperi- se 32. Il  marzo  fu acquistato “un pezzo di peperi- no grigio, avevano assunto un maggiore risalto plastico e no... da mastro Giovanni Carrettiere al vicolo deli Orsini chiaroscurale sottolineato anche dal contrasto fra il colore per fare la seconda statua che va nel canto sopra li balau- della pietra e quello dell’intonaco della facciata. La deco- stri della facciata”; il  aprile lo stesso blocco di pietra razione del prospetto era inoltre arricchita dall’inserimen- venne portato a casa di “mastro Francesco Caporale scul- to di alcune sculture, anch’esse eseguite in peperino: tore”. Il  novembre del  vennero pagati con denaro quattro statue raffiguranti figure maschili recanti ciascuna e vino “otto facchini per il porto di dette due statue uno scudo, due delle quali, poste ai lati estremi della condotti da casa ms. Francesco sino al tetto della mia casa balaustra alla sommità dell’edificio, sostenevano l’arme in dove sono messe” 33. bianco e nero dei Capponi, mentre le altre, sulla balcona- L’immagine di palazzo Capponi, con tale fisionomia, ci ta sovrastante il portale maggiore, portavano lo stemma è nota attraverso un disegno e due incisioni dell’epoca, della famiglia Borghese (figg. -). che ne ritraggono la facciata e parte dell’angolo su via Le quattro statue, rispondenti a modi accademici in delle Scalette. La prima riproduzione, una china su perga- armonia con il gusto tardo manierista, furono eseguite da mena, è allegata alla Pianta del condotto dell’acqua Vergine Francesco Caporale, scultore di origine lombarda attivo a dal giardino di Capodiferro al Palazzo Capponi, redatta in  . Roma, Palazzo Capponi, . Roma, Palazzo Capponi, veduta scala nobile del palazzo seicentesco dell’androne dal cortile interno . Roma, Palazzo Capponi, . Roma, Palazzo Capponi, particolare del capitello dorico di veduta del cortile interno una delle lesene del cortile interno

 . Roma, Palazzo Capponi, particolare del corpo centrale della facciata . Roma, Palazzo Capponi, particolare del portale principale

occasione dei lavori voluti da Amerigo ed oggi conservata presso l’Archivio Capitolino 34 (figg. , ). Le due incisioni furono invece realizzate da Giacomo Lauro su incarico dello stesso Amerigo, il quale annota fra le sue spese, in data  di maggio , quando i lavori erano a buon punto ma certamente non ancora conclusi, il pagamento di “sc. pagati contanti a Jacomo Lauro intagliatore in rame del libro dell’antichità di Roma et delle cose moderne più celebri”, relativo ad incisioni che appariranno “nel libro che stamperà per il disegno della mia casa et della casa della vigna et perchè mi dia uno di detti libri quando gl’hara stampati” 35. Una prima incisione è datata  36, mentre la seconda, con lievi differenze rispetto alla prece- dente, è riprodotta assieme al prospetto della Vigna Capponi, come puntualmente indicato nei pagamenti, nel volume di Giovan Battista de Rossi, Palazzi diversi nell’al- ma città di Roma, del  37 (figg. , ). Nelle piante di Roma, invece, il palazzo di Amerigo Capponi compare per la prima volta nell’edizione del  della Urbis Romae Novissimae dello stesso Giacomo Lauro 38 (figg. -). Se ancora si osserva il prospetto del palazzo raffigurato nel disegno a china dell’Archivio Capitolino si può scor- gere in prospettiva, attraverso il portone principale, una grande fontana a tre vasche degradanti verso l’alto con acqua zampillante. Entrando, infatti, nel palazzo si per- correva un lungo corridoio voltato, detto nei documenti “entrone”, che conduceva ad un cortile quadrato con portici al piano terreno e con pavimentazione in “selci”; sul fondo di questo era posta la fontana descritta, a segna- re l’ingresso nel giardino che si apriva sul lato sinistro (fig. ).

Il giardino

Dall’atto d’acquisto del  l’edificio risulta già all’epo- ca munito di un retrostante giardino, com’era del resto frequente per le residenze di quel Rione, le quali, come si evince dalle piante cinquecentesche della Città, tutte rispondevano ad una medesima tipologia edilizia, costitui- ta da un edificio di varia dimensione o altezza sul fronte stradale e da un orto o da un giardino sul retro. I lavori e le spese annotate da Amerigo, dal novembre  alla primavera del , sono talmente ingenti da far ritenere che egli abbia profondamente rinnovato lo spazio verde del palazzo, conferendogli un diverso aspetto. Fu abbattuto, innanzitutto, un preesistente muro divi- sorio, forse corrispondente all’antico confine del giardino  . Roma, Palazzo Capponi, particolare della facciata dall’angolo di via Brunetti . Roma, Palazzo Capponi, particolare delle finestre del primo piano nobile e del mezzanino . Roma, Palazzo Capponi, particolare di una finestra del piano terra

 . Francesco Caporale, Efebo con scudo raffigurante lo stemma Borghese, . Roma, Palazzo Capponi . Francesco Caporale, Efebo con scudo raffigurante lo stemma Borghese, . Roma, Palazzo Capponi

 . Francesco Caporale, Efebo con scudo raffigurante lo stemma Borghese, particolare del volto, . Roma, Palazzo Capponi . Francesco Caporale, Efebo con scudo raffigurante lo stemma Borghese, particolare del volto, . Roma, Palazzo Capponi

dei Serroberti, e lo spazio destinato a verde fu pressoché raddoppiato in profondità, fino a lambire l’ultima casetta su via delle Scalette acquistata da Amerigo. Subito dopo iniziarono i lavori per preparare il terreno: più volte ricor- rono note di pagamento agli operai per “scassare il giardi- no della casa”, per “carreggiare la terra del giardino”, “per portare la terra al giardino”, “per lavorare in detto giardino”, finché, nel gennaio del , l’area fu ripartita, secondo l’uso dell’epoca, in aiuole e vialetti geometrica- mente delineati: “uno spago rinforzato per farne il filo con il suo aspo per disegnare li viali e tirar li fili nel giardi- no”. Le prime piante giunsero al palazzo nel marzo del- l’anno seguente:  piante di melangoli fatte venire da Gaeta via mare e giunte al porto cittadino di Ripa; ad ottobre del  a queste si aggiunsero “de Cedri melogra- nati et Cotogne” 39. Al termine dei lavori il giardino doveva presentarsi per due lati delimitato da mura a ridosso di altre proprietà, e per gli altri due confinante con i prospetti interni delle case di proprietà del Capponi (con ingresso dal vicolo delle Scalette) e dello stesso palazzo. Il passaggio dagli spazi architettonici del palazzo al giardino era mediato da un porticato, aperto sul cortile e sormontato forse da una log- gia o galleria aperta con balaustra in legno, come si po- trebbe supporre combinando i dati relativi alle spese so- stenute 40 con quelli ricavabili da una pianta del piano terre- no conservata all’Archivio Capitolino – benché alquanto lacunosa 41 – e da un’immagine del prospetto posteriore del palazzo tratta dalla carta del Falda del  42 (figg. , ). Il giardino era di forma rettangolare (la lunghezza es- sendo quasi il doppio della larghezza), diviso in quattro grandi riquadri anch’essi rettangolari, da due vialetti orto- gonali che incontrandosi al centro formavano un piccolo largo occupato da una seconda grande fontana, mentre una terza fontanella era situata sulla parete di fondo del giardino, in asse con quella centrale. Nelle aiuole gli alberi di melangoli erano disposti regolarmente su tre filari per ogni riquadro, mentre i cedri e le mele vennero impiegati come “spalliere” lungo i muri perimetrali; otto piante di melangoli in vaso erano, inoltre, disposti circolarmente attorno alla fontana centrale 43. Benché di impianto regola- re, il giardino non figurava in perfetta simmetria con l’in- tero palazzo, a causa dello spazio occupato sul retro dalle abitazioni del vicolo delle Scalette, né appariva allineato all’ingresso, essendo il portale maggiore decentrato rispet- to alla facciata. Per tale ragione, per poter comunque ot- tenere un effetto di prospettiva centrale entrando dall’in- gresso principale, la fontana più grande era stata collocata  . Giacomo Lauro, Facciata di Palazzo Capponi, in Giovan Battista de Rossi, Palazzi diversi nell’alma città di Roma, . Roma, Bibiblioteca dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte

sul fondo del cortile; superato questo e lasciando a destra alla spontaneità, singolarità e mutevolezza della natura la grande fontana, il visitatore accedeva al giardino attira- stessa, quanto piuttosto come un ambiente di residenza to dai vialetti regolari, con cui era recuperato il senso di all’aria aperta, adeguato alla magnificenza della casa e simmetria e di centralità dello spazio tanto ricercato nei perciò, come questa, obbediente a norme architettoniche. giardini dell’epoca. Le parti edificate estendevano il proprio ritmo al giardino La struttura del giardino di palazzo Capponi, delimita- mediante le propaggini murarie, mentre gli elementi arbo- ta da mura e con una scansione regolare degli spazi, non rei comparivano sempre subordinati ai motivi architetto- doveva apparire molto diversa da quella del hortus conclu- nici dominanti, e modellati nelle forme volute; per tale sus, o del “giardino di delizia” diffuso in Italia fra Rinasci- ragione si preferivano le piante sempreverdi alle piante mento e Manierismo, ma rimasta in auge almeno fino all’i- minute o a quelle fiorite, i cui colori vivi avrebbero potuto nizio del XVIII secolo e documentata da diverse fonti stori- generare confusione e disturbo alle cadenze controllate e che. Alla stregua del gusto dell’epoca si considerava il regolari di un giardino essenzialmente geometrico 44. giardino non tanto come libero spazio naturale, lasciato “I giardini – scriveva Vincenzo Scamozzi nel suo tratta-  . Giacomo Lauro, Pianta della città di Roma . Giacomo Lauro, Pianta della città di Roma, con indicazione del palazzo di Amerigo in Splendore dell’antica e moderna Roma, , Capponi al n.75 della legenda, particolare del palazzo di Amerigo Capponi, in Splendore dell’antica e moderna Roma, . Roma, Fondazione Besso Roma, Fondazione Besso

to sull’architettura del  – quanto più sono grandi e spaciosi, rendono maggior honorevolezza alla Casa: e massime se vi sono fonti d’acque vive, e pergolati, o spal- liere di Lauri silvestri, e di Mortelle, e altre sorti di piante ben compartite: e in capo ad esse belle Cedrare” 45. Gli agrumi, scelti fra “Cedri varij, Aranzij di varij generi, le specie de’ Limoncelli”, sono, fra gli alberi, le piante da preferirsi sia per lo Scamozzi che per altro trattatista, il Pona, poiché “sono pretiosissimi frutti e rendono gratissi- mo odore”, mentre “non è ingrato vedere anche il Mela- grano, la Melacotogna, la Nocciola, la Vite e la Rosa” 46. I vialetti che ripartivano in settori rettangolari il giardino erano probabilmente pavimentati, secondo l’uso, “con  . Giovanni Maggi - Paolo Maupin - Carlo Losi, La pianta di Roma al tempo di Urbano VIII, , particolare dell’area di via di Ripetta con Palazzo Capponi. Roma, Fondazione Besso . Giovan Battista Falda, La pianta di Roma al tempo di Clemente X, , particolare dell’area di via di Ripetta con Palazzo Capponi. Roma, Fondazione Besso

giaretta minuta, ovvero con pesto di mattoni, e scagli, o finalmente far come uno abbozzamento di grosso di Ciot- tolini de torrenti di vari colori, o intere , o spezzate: o selciate di pietre cotte, e poste in malta”; e si raccomanda- va di mantenerli puliti dalla crescita di eventuali erbe estranee “che turberebbero l’ordine, e confonderebbero la vista distinta dal partimento, e perciò si dovranno spar- ger ogn’anno nella Vernata di sabbia, e di cenere” 47. Oltre alle piante, si raccomandavano ad ornamento del giardino alcune statue moderne “di qualche lascivo Fauno, di qualche Venere addormentata, di qualche Diana alla caccia intesa”, oltre a “torsi d’antiche figure, o frammenti di fregi, di Capitelli, o d’altre parti marmoree, reliquie delle Romane grandezze” 48. La pratica di inserire esemplari della statuaria classica nell’elemento vegetale, che aveva origine nella tradizione delle grandi ville dell’antichità, venne recuperato in epoca rinascimentale: le raccolte di oggetti antichi, inizialmente conservate all’interno degli studioli, cominciarono, sulla scorta delle fonti classiche, ad essere disposte anche nei cortili e nei giardini di palazzi e ville: Poggio Bracciolini, ad esempio, fra i primi ipotizzò un allestimento all’aperto delle scultu- re antiche per la sua villa a Terranova, ad imitazione di quella di Cicerone a Tuscolo; analogamente nel cortile del Belvedere voluto da Giulio II la collezione di statue anti- che trovava posto nella cornice vegetale del giardino. Sul modello rinascimentale, anche fra e Sei e Settecento, giar- dini, orti, cortili e vigne si popolarono di statue antiche – pezzi originali con ingenti restauri integrativi o copie – od iscrizioni, talvolta anche affiancate a opere moderne. Le antiche vestigia stavano a rappresentarvi le elevate inclina- zioni del proprietario, ma servivano anche, esposte sullo sfondo della natura, a suscitare il senso dell’honesta volup- tas, del piacere onorevole offerto a visitatori e amici me- diante il sottile equilibrio fra meditazione intellettuale e gradevole contemplazione estetica. L’esposizione delle antichità – dei marmi eruditi, degli antiqua signa – o di esempi moderni della recuperata tradizione classica, inoltre, accentuava il prestigio sociale della famiglia, simboleggiandone la supremazia culturale e ponendosi quale elemento di richiamo e di risonanza mondana nell’ambito cittadino: a tale requisito risponde- vano indubbiamente alcuni celebri giardini delle famiglie della buona società romana, come quello, fra i tanti, di proprietà del banchiere Jacopo Galli in cui era esposto il Bacco di Michelangelo, o quelli delle ville Carafa, Giulia e Medici, o, ancora, di Ciriaco Mattei o della villa Ludovisi Boncompagni 49.  . Giacomo Lauro, Facciata . Giacomo Lauro, Facciata di Palazzo Capponi, di Palazzo Capponi, in Splendore particolare della fontana del giardino dell’antica e moderna Roma, . posta in asse con il portale principale, in Splendore dell’antica e moderna Roma,  . Roma, Palazzo Capponi, fontana sul muro di fondo del giardino, particolare dell’affresco raffigurante la Vergine

Anche il giardino di Amerigo, sebbene in più modesta misura a confronto degli altri appena menzionati, doveva contenere qualche esemplare classico: lo scultore France- sco Caporale fu infatti pagato per restaurare un busto antico raffigurante una figura femminile “fatta di marmo e con l’adornamento dell’occhio di stucco, con il peduc- cio scrittovi Roma messa nel cortile sopra la porta del giardino della mia casa” 50, mentre un’altra testa antica si trovava nello stesso cortile verso la scala di destra 51; altri pezzi erano stati forse previsti, ma non vennero realizzati per tempo, come la testa dell’imperatore Adriano che avrebbe dovuto fondere in bronzo il maestro fonditore Frangucci e che però non fu mai portata a termine, come si evince dagli atti della controversia fra l’artigiano e gli eredi di Amerigo, risoltasi solo nel marzo del  52. L’impressione di continuità tra la struttura architettoni- ca del palazzo e quella dell’annesso spazio messo a verde era inoltre ricercata, nel giardino Capponi, mediante decorazioni pittoriche di soggetto architettonico eseguite sia sulle pareti del cortile che sui muri del giardino, come suggerivano, anche in questo caso, i trattatisti dell’epoca: “anco notabil prerogativa di ben inteso Giardino, le Prospettive diverse, ch’empiano l’occhio, le quali, quando non siano offerte dalla Natura, dovransi procurare dalla forza di buon pennello” 53. Lì dove, infatti, lo spazio non consentiva di creare ampie e svariate architetture verdi era possibile sopperire con pitture prospettiche sulle pareti, così producendo l’effetto di una maggiore apertu- ra; cosicché nel settembre del  un pittore detto nei documenti Mircurio Soldato “fu incaricato di restaurare e  . Pianta del condotto dell’Acqua Vergine dal giardino Capodiferro a palazzo Capponi,  c., china e tempera su pergamena Roma, Archivio Capitolino

 . Roma, Palazzo Capponi, prospetto della terza fontana sul muro di fondo del giardino

rifare li pitturi di prospettiva alla Casa nella loggia del giardino”, nonché “pe dipignere la prospettiva sopra la fontana nel giardino incontro à la porta” 54. Una conferma ulteriore dell’esistenza di tali pitture almeno fino alla prima metà del XVIII secolo, e della loro continuativa manutenzione od integrazione, si trae da due documenti successivi, redatti in occasione di nuovi lavori di restauro del palazzo. Il primo, datato  ottobre , annota il pagamento al pittore Pietro Tosetti per “haver dipinto una prospettiva nel giardino del suo palazzo” 55; il secon- do, dell’agosto , è intestato al pittore Annibale Rotati e riferito all’incarico di dipingere e restaurare parzialmen- te alcune preesistenti decorazioni architettoniche: “per havere fatto il disegno o spolvero per la prospettiva in Faccia al Cortile tutta antica” e “ritoccare in molti loci l’antico che è di fianco e fatte di porte finte”. Di queste opere oggi non rimane purtroppo che una figura della Vergine inscritta in un arco, dipinta a monocromo sul muro di fondo del giardino, in asse con la prospettiva centrale definita dai vialetti 56 (fig. ).

Le fontane e l’Acqua Vergine

Elemento fondamentale, inoltre, di un giardino confor- me al gusto dell’epoca era una fontana, preferibilmente collocata nel suo centro, che fosse “non solo d’ornamento notabile, ma etiando a gl’innaffiamenti delle Piante neces- saria”, o in mancanza di essa, almeno la presenza di un pozzo, che garantisse l’approvvigionamento idrico 57. Il giardino dei Capponi, come già detto, era fornito di ben tre fontane: la più grande, e la prima a vedersi entrando con il tazzino et piedi a balaustra per la seconda fontana nel palazzo, era una fontana antica e dovrebbe coincidere del mio giardino”; intorno ad essa erano stati costruiti con quella che i documenti riferiscono comprata da Mel- “quattro muricciuoli murati nilli quattro angoli intorno” chiorre Valerio. Essa si trovava “ritta nel cortile della casa rivestiti con pietra di peperino per poter sedere e sostare della sua vigna sopra il Tevere, rincontro a Tor di Nona”, nel giardino 59. La terza fontana, di minor rilievo, era posta ed era formata da una tazza grande circolare (del diametro a parete sul muro di fondo del giardino (fig. ). di circa un metro e mezzo) “di marmo di granito durissi- Esisteva, inoltre, una quarta piccola fontana collocata mo”, posta su una base di “marmo bigio mistio a balau- sulla facciata del palazzo, come documentano le incisioni stro” e sormontata da una seconda tazza più piccola “di del Lauro, formata da una vasca pensile a forma di con- marmo gentile bianco”; il  gennaio del  fu prelevata chiglia e completata da una lastra di marmo la cui iscri- dalla proprietà del Valerio e trasportata “con due viaggi zione ricordava l’arrivo dell’acqua Vergine in casa Cappo- con due cavalli” al palazzo di Amerigo Capponi 58 (fig. ). ni per concessione di Paolo V, e che il munificente Ameri- La seconda fontana, apparentemente di minori dimen- go aveva a sua volta voluto offrire al viandante: “per aver sioni secondo la pianta del giardino conservata all’Archi- disegnato et intagliati nel Marmo dilla fontanina dilla mia vio Capitolino, era analogamente composta da più vasche casa nilla strada dove getta l’acqua nilla nicchia in tutto il di marmo circolari sovrapposte, e fu installata nel suo sito distico et il mio nome et il Millesimo” 60 (figg. , , ). nel giugno del : “una tazza grande di marmo bianco Per poter alimentare d’acqua le fontane del giardino e  la stessa residenza, Amerigo aveva infatti provveduto a fiche conseguenze anche per altre residenze del quartiere, presentare istanza per la concessione di due once d’acqua i cui proprietari domandarono negli anni successivi di dall’acquedotto dell’Acqua Vergine al pontefice Paolo V. I potersi collegare al condotto di Palazzo Capponi. Degni di documenti sono al riguardo lacunosi, e della richiesta è nota, a tal proposito, alcuni documenti riferiti a due cele- conservata solo la minuta, di mano di Amerigo e priva di bri pittori dell’epoca residenti nella zona: il Cavalier d’Ar- data. Si evince però, da altre annotazioni dello stesso pino, che aveva dimora in via del Corso – ove si trova oggi Amerigo, che la concessione dell’acqua fu per una sola palazzo Rondinini –, ottenne il consenso da parte di Ame- oncia, che i lavori delle condutture ebbero inizio nel rigo Capponi “per imboccar il ritorno dell’acqua della sua gennaio del , e che dopo pochi mesi l’acqua zampillò fontana che ha nel suo Palazzo al Popolo nel condotto”; e finalmente dalle fontane: “Ricordo come addì  di Carlo Procaccini, che aveva ottenuto analoga concessione maggio si cominciò a nettar le canne di piombo per il dal figlio di Amerigo, Gino Angelo, si impegnò “a concor- condotto della mia acqua nel giardino di Capo di Ferro. rere (...) nelle spese che potranno occorrere per servizio e Et addì primo di giugno in giovedì la mattina venne l’ac- mantenimenento” della suddetta conduttura 64. qua nel giardino della mia casa” 61. La concessione dell’ac- qua fu poi rinnovata agli eredi di Amerigo in data  novembre  62. Le vicende del palazzo fino alla fine del XVII secolo I lavori per predisporre l’arrivo dell’acqua furono al- quanto complessi, e sono documentati, oltre che nelle no- Dopo la morte di Amerigo Capponi il palazzo subì una te di spesa, da una bellissima Pianta del condotto dell’Ac- fase di declino. Il figlio Gino Angelo, suo erede 65, sebbe- qua Vergine per il palazzo Capponi, realizzata per l’occa- ne avesse riservato per sé una parte del palazzo (tre came- sione e oggi conservata presso l’Archivio Capitolino (fig. re dell’appartamento nobile) 66, forse non vi abitò mai ). In una grande pergamena, di cm.  per , si vede stabilmente almeno fino al , come attestano le note riprodotto l’intero tracciato delle condutture: la congiun- sulle spese sostenute per le diverse residenze prese in tura all’acquedotto di Trevi, che passava all’altezza dell’at- locazione nel corso della sua vita: dal  al  egli tuale Via del Muro Torto e attraversando ville e vigne abitò in una casa vicino alla Chiesa di S. Agostino, nel scendeva fino alle spalle di Villa Medici, avvenne presso la  risulta residente in una casa “ai Catinari”, dal  al derivazione del Giardino dei Capodiferro, posto nei pressi  in una casa in piazza Fiammetta, ed infine, dal  al dell’odierna via Margutta. Qui fu posta una prima chiave , in una “casa sul Corso vicino al Convento de’ mona- di derivazione “per aprire et serrarla (...) per mettere nel ci Camaldolesi padroni della medesima” 67. condotto grande che viene a Roma con l’acqua vergine del Il  maggio del , inoltre, Gino Angelo aveva già Trevi”; sopra questa chiave fu apposta l’arma dei Cappo- dato in locazione il palazzo all’ambasciatore di Malta 68, e ni, gettata in metallo, come segno di riconoscimento. Da fin dal , egli ebbe la chiara intenzione di vendere l’im- qui la conduttura attraversava via del Babuino, percorreva mobile, come si evince da alcune carte dell’archivio di via Laurina, via del Vantaggio e giungeva all’ingresso del famiglia. Nel novembre di quell’anno egli richiese al palazzo di Ripetta. All’interno del giardino l’acqua giun- marchese Bernardino di Lodovico Capponi e al “nobile geva prima alla fontana più grande, poi a quella centrale e fiorentino” Ottavio di Giuliano di Girolamo Capponi, en- al muro di confine. I lavori di muratura e di scavo dalle trambi discendenti del ramo principale della famiglia, il strade al giardino furono svolti dai muratori “Mastro consenso affinché fossero avviate le procedure per la Giuliano Carabelli” e “Mastro Antonio Petraglia”, all’in- dissoluzione del fedecommesso, finalizzata alla vendita circa dal febbraio ; “mastro Giovanni Bertacchini del palazzo e delle attigue casette “per rinvestire il prezzo stagnaro” impiantò nei mesi seguenti “li canni di piombo in altri stabili più fruttiferi, o in luoghi di Monti” 69. per il condotto dell’acqua”, mentre “Francesco Beltrami Ottenuto tale consenso, già il  febbraio del  Gino ottonaro in Borgo” predispose le chiavi del circuito inter- Angelo era in grado di firmare una prima scrittura privata no al giardini fra cui quella “che serve a dar acqua a zam- concernente la vendita del palazzo – per la somma di pilli”, e “mastro Dionigi scalpellino”, che aveva posto in diecimila scudi – con il prelato “D. Cornelio Hornegrario opera le fontane, intervenne quando si trattò di congiun- Presidente del Coll. o di San Norberto dell’ordine gere la conduttura dell’acqua alle fontane 63. Premonstratense in Roma”, col “patto di liberarlo dal Aver portato l’acqua di Trevi a via di Ripetta ebbe bene- fidecomesso e dal canone di sc.” che si dovevano ai  padri di S. Agostino. Tra le carte d’archivio sono conser- come si potrebbe forse supporre in base ad una ricevuta vate anche alcune minute di mano di Gino Angelo, il per lavori di manutenzione della strada antistante il palaz- quale per l’estinzione del canone si risolse ad offrire al zo del luglio , in cui si specifica: “dove abita il sig. Convento di S. Agostino la somma di  scudi 70. Igino Capponi” 82. Un inventario “delli mobili, argenti, ed L’accordo evidentemente non ebbe seguito, poiché di lì altro, che si è trovato alla morte del marchese Gino Ange- a poco il palazzo risultava nuovamente affittato, questa lo Capponi” 83, redatto il  gennaio , documenta la volta a Giovanni Filippo Pallavicini 71, e nel  fu dato in presenza di beni di proprietà del defunto presso il palaz- locazione per una parte all’abate Giovanni Domenico zo, anche se come residenti vengono menzionati esplicita- Orsi, e per un’altra al Duca Sforza 72. Nel frattempo il co- mente soltanto la “Sig.ra Lucrezia” e il “sig. Comendato- stante proposito di vendere o permutare l’immobile spin- re”, da identificarsi con ogni probabilità con la figlia Lu- se Gino Angelo a prendere accordi con un altro possibile crezia e il consorte Giovan Pietro Testa. acquirente, monsignor Brunengo, definendo ancora una Con la scomparsa di Gino Angelo il palazzo di via di volta il prezzo in diecimila scudi, ma avvertendo “che lo Ripetta passò in eredità al figlio primogenito Francesco darebbe anche per ottomila, e forse anche per meno” 73. Ferdinando. Questi, dopo aver rivestito le cariche di Prio- Negli anni in cui il palazzo fu sotto la gestione di Gino re dei Caporioni nel  e di Conservatore della Camera Angelo esso non subì nuovi lavori di particolare rilievo. Capitolina nel , aveva, nel , sposato Ottavia di Nei primi tempi la maggior parte delle uscite riguardaro- Francesco Giustiniani di Pesaro, dama della regina Cristi- no saldi di lavori intrapresi al tempo di Amerigo e portati na di Svezia, la quale le aveva munificamente assegnato a termine dopo la sua morte: ad esempio, al vetraio Aldi- una dote di ottomila scudi 84. Da quel momento la sovrana gieri per le finestre il  giugno  74; allo stuccatore ebbe un’attenzione particolare verso Francesco Ferdinan- Giovan Domenico per alcune dorature il  febbraio  do e i suoi congiunti: il  ottobre del  Cristina lo 75; per una serie di lavori in travertino, in particolare soglie nominò Gentiluomo di camera e il  marzo del  di porte e finestre, saldati all’architetto Giovan Paolo dispensò il pagamento di  scudi a favore del figlio del Ferreri il  agosto del  76. Negli anni successivi furono marchese, Alessandro Gregorio, da lei tenuto a battesi- eseguiti numerosi lavori, svolti da maestranze diverse, ma mo 85. Una notizia del  lascia supporre, inoltre, che la tutti di ordinaria manutenzione sia del palazzo che delle famiglia abbia abitato, in un primo momento, forse fino casette e della Vigna fuori porta del Popolo: alcune ripa- alla morte di Cristina di Svezia (), presso il palazzo in razioni ai vetri delle finestre effettuate dall’artigiano Paris Trastevere dove la stessa regina aveva eletto la propria Ballano 77; costanti lavori di pulizia delle cantine, resi residenza (palazzo Riario a via della Lungara, in seguito necessari anche dalle frequenti inondazioni del Tevere 78 e dei Corsini), come sembrerebbe attestato da una ricevuta di manutenzione delle grondaie e delle condutture di pagamento al pittore Pietro Tosetti per “soffitti dipinti dell’acqua sia del palazzo che delle fontane del giardino, et altri lavori nell’appartamento del marchese Ferdinando compiuti dagl’idraulici Giovanni Gimini e Francesco Capponi nel palazzo della Regina di Svezia” 86. Nanni 79; riparazioni e parziali rifacimenti di parti del tetto Anche questi anni non sono caratterizzati che da minuti e della “selciata” del cortile interno nonché della strada e costanti lavori di manutenzione per le condutture antistante il palazzo; piccoli interventi di muratura esegui- dell’acqua e del tetto, per il rifacimento della pavimenta- ti dai muratori Stefano Frigia e Paolo Lovisone in varie zione della strada, o per altri piccoli interventi di muratu- stanze del palazzo, così come nella cucina, nel cortile e ra, come già evidenziato per il periodo precedente 87. È nelle stalle 80. L’unico lavoro di un certo rilievo potrebbe soltanto a partire dal dicembre , quando si rintraccia esser quello documentato da due ricevute in cui si fa rife- una ricevuta di pagamento per “due tavolini di pietra rimento alla realizzazione di un muro “che tiene la scala mischia da farsi (...) per servitio del Palazzo di Ripetta” 88, nuova “ e all’acquisto e posa in opera di cinquanta scalini a cui ne seguono altre dello stesso tenore fra il  e il di peperino in data  marzo  81.  89, che si iniziano a registrare delle spese che, per tipo- Malgrado i tentativi messi in atto nei primi tempi da logia (doratura di mobili e di cornici), lascerebbero presu- Gino Angelo per liberarsi del palazzo, questo non solo mere un prossimo trasferimento del marchese e della sua non fu mai venduto, ma è possibile che lo stesso proprie- famiglia nella residenza avita. Nel , le uscite per la tario avesse col tempo avesse mutato opinione al riguardo sistemazione del palazzo subiscono un ulteriore incre- e vi sia tornato ad abitare negli ultimi anni della sua vita, mento in coincidenza con un più radicale rinnovo degli  ambienti del palazzo. In quell’anno furono effettuati e di metterne in più chiara luce gli interessi culturali, sulla pagamenti al falegname Domenico Baronci che, oltre a base dei dati ricavabili dalle carte d’archivio e nel quadro restaurare porte, finestre e la scala a chiocciola, eseguì del più ampio contesto delle committenze private e del nella sala grande del piano nobile un soffitto ligneo “con collezionismo nella Roma del XVII secolo. n. rose sverzate e poi stucate su tutto dove era di biso- Figura di rilievo fu quella di monsignor Orazio, al gno acciò che il pittore potesse dipingere” 90; il pittore quale è certamente da attribuire la decisione di acquisire Pietro Tosetti avviò la doratura e la pittura del soffitto una cappella nella Chiesa in cui solevano radunarsi i Fio- nobile, nonché le decorazioni dei parapetti, nell’ottobre rentini di Roma 96. Dai documenti si evince che il prelato del  91, mentre nel  dipinse, come già detto, delle volle curare direttamente i rapporti con gli artisti incarica- “prospettive” nel giardino del palazzo 92. Tra il maggio e ti, prendendo i primi accordi con lo scalpellino Tullio So- l’ottobre del  si susseguirono le commissioni per l’in- lari, con lo stuccatore e soprattutto con il pittore Astolfo tagliatore di mobili Pietro Antonio Pellegrino, il corni- Petrazzi. La committenza al Petrazzi appare, fra le altre, ciaio “Giovan Battista Intagliatore”, il doratore di cornici quella meno vincolata nel contenuto e al risultato, non ri- Antonio Maria Novelli, il restauratore Gregorio Pier sentendo delle condizioni poste dall’architetto che sovrin- Antonio, l’ebanista Giovanni Falgher, il marmista Giovan tendeva ai lavori, e può per tale ragione ritenersi più delle Battista Orta e l’orologiaio Giovanni Maria Chiari “alli altre rivelatrice del gusto artistico del monsignore. coronari”, che dovevano servire ad approntare un elegan- La scelta del Petrazzi, pittore di origine senese recatosi te mobilio rispondente al gusto tardo barocco: tavolini e a Roma per aggiornarsi – com’era consuetudine da tempo consolle intagliati e dorati con fogliami, fiori e putti, una invalsa presso gli artisti – sui nuovi orientamenti pittorici tavola in “diaspro di Sicilia” o “pietra mischia”, cornici di che si delineavano nell’ambito della corte pontificia, pare varie dimensioni sia nere che dorate, una specchiera con indicativa della volontà del committente di volgersi ad un cornice intagliata “con fogliami con girasoli e fronde contesto culturale noto e, per il credito acquisito dal messe tutte intorno in oro fino imbronito” 93. Busti e pittore presso i conterranei, anche prossimo alle origini statue, copie od originali antichi, furono trasportati al familiari. Il Petrazzi si era infatti formato alla scuola di palazzo dal facchino Giuseppe Bonifatij il  luglio  ambito senese dell’ultimo quarto del Cinquecento, epigo- per completare l’arredo delle sale nobili 94. no di Francesco Vanni e di Ventura Salimbeni, per avvici- L’ultimo intervento nel palazzo, al cadere del secolo – narsi poi alla pittura riformata fiorentina, nella quale era tra il  e il  –, fu diretto a ristrutturare, con opere forte la spinta a superare l’accademismo della tarda ma- di muratore, falegname e imbianchino, la casa contigua al niera perseguendo la “via al naturale”. Tale ricerca di un palazzo “dove abita il Sigr Tarquinio” per destinarla al nuovo equilibrio, fra regole codificate dell’arte pittorica giovane figlio del marchese 95, Alessandro Gregorio, il ed osservazione diretta della natura, si coglie nell’opera quale, diversamente dai suoi ascendenti, manterrà stabil- eseguita per monsignor Capponi e destinata alla Cappella mente la propria dimora nel palazzo di Ripetta arricchen- – una Santa Maddalena in gloria –, ed è ancor più chiara- dolo, nel tempo, di una cospicua biblioteca e preziosa mente enunciata nei propositi metodologici espressi collezione d’arte e di antichità. dall’artista al momento di assumere l’incarico: “la qual pittura io prometto (...) farci tutti li studi che possino giovare e che sieno necessari conforme all’arte e vedere Mecenatismo e collezionismo della famiglia Capponi quanto sarà necessario dal Naturale”. La ricerca del a Roma nel XVII secolo “naturale”, appunto, più che del “vero caravaggesco” certamente conosciuto dall’artista durante il soggiorno La consistenza dei lavori promossi nel palazzo di via di romano, ma che non pare aver lasciato traccia nelle opere Ripetta e nella villa suburbana, e le importanti opere fatte romane né in quelle eseguite al suo ritorno a Siena 97, è eseguire nella Cappella di S. Giovanni dei Fiorentini – le fortemente indicativa di una maggiore propensione del uniche, di quelle volute dai Capponi, ad essersi conserva- Petrazzi, nella Roma degli anni Trenta, per la pittura di te intatte fino ai nostri giorni – offrono lo spunto per svol- indirizzo classicistico della scuola bolognese – dei Carrac- gere alcune brevi considerazioni sul mecenatismo di alcu- ci, del Domenichino, di Guido Reni – piuttosto che per la ni componenti della famiglia (segnatamente Amerigo, corrente realista avviata dal Caravaggio; verso una rappre- monsignor Orazio, Gino Angelo e Francesco Ferdinando) sentazione idealizzata della Natura, e all’occorrenza  emendata dall’artista, anziché verso raffigurazioni veriste famigliari e ancor più di personalità legate alla vita e alla ispirate ad una cruda oggettività. carriera ecclesiatica di monsignor Orazio (come Pietro La concezione artistica del Petrazzi non è dunque forie- Strozzi, il Cardinal Cesi, il Cardinal Aldobrandini, il ra di posizioni rivoluzionarie, bensì esprime il tentativo di Cardinal Bellarmino, il granduca Cosimo II e l’arciduches- conseguire un personale rinnovamento, attraverso l’opzio- sa sua moglie). Oltre che a finalità decorative, i quadri di ne per un ponderato classicismo, bilanciato fra la tradizio- tal genere, che secondo l’uso degli allestimenti seicente- ne e la rappresentazione del naturale; come già precedenti schi dovevano essere probabilmente esposti in una Came- studi hanno messo in luce, il Petrazzi si presenta, sotto ra d’udienza, assolvevano anche ad una funzione celebra- questo profilo, come un artista né precoce né innovativo, tiva del proprietario: “Le pitture di attioni civili et politi- ma come un pittore provinciale aggiornato, in grado di che, siano di pace o di guerra, si devono mettere nelle sale soddisfare richieste formulate sulla base di un gusto a et camere dove è il passaggio de’ forestieri et di quelli che quel tempo meno ricercato ed esigente 98. vogliono negoziare et haver udienza; ... così anco i ritratti L’indole artistica del pittore concorre dunque a lumeg- di personaggi illustri o di pace o di guerra o di contempla- giare le inclinazioni culturali di monsignor Orazio, rivolte a zione, così i ritratti di pontefici, cardinali, imperatori, re sostenere non tanto artisti d’avanguardia, quanto artisti di et altri prencipi si devono mettere in questi luoghi dov’è accreditata formazione toscana, aperti alle innovazioni lecito venir ad ognuno, dove ancora si possono mettere eppure capaci di coniugarle con la tradizione ed orientati l’imprese, gl’emblemi e simil pitture” 100. verso un equilibrato classicismo, secondo un modello di A queste opere si aggiungevano – come è riportato nel- mecenatismo che non debordava da una cornice ufficiale e l’inventario – un dipinto con “più donne nude”, proba- convenzionale, ancora privo di uno spiccato interesse o di bilmente di tema mitologico o allegorico, e cinque dipinti un’autonoma e matura sensibilità artistica del committente. di paesaggio, due di grandi dimensioni “a guazzo”, ed Tali caratteri trovano riscontro nella raccolta privata del altri di minori dimensioni raffiguranti “paesi”, con scene prelato, quale è possibile ricostruire attraverso i docu- di caccia o di vita quotidiana, forse di matrice fiamminga menti. Come si apprende da un inventario “di diverse o di genere prossimo alla pittura di paesaggio che verso la robbe, parati, abiti, biancaria, Stagni ed altro” redatto al fine del Cinquecento, con l’affermazione dell’aristocrazia momento della sua morte, Orazio possedeva infatti una fondiaria ed il revival neomedioevale, privilegiò i temi piccola raccolta di dipinti – ventiquattro in tutto –, che si cortesi legati alle occupazioni del nobile in villa: “un possono immaginare esposti nelle stanze del palazzo a paese ed la caccia del Orso senza cornice” o “un paese piazza Sciarra, di proprietà di Flaminia Colonna Princi- dove si mangia a tavola senza cornice” 101. pessa di Bozzolo, dove Orazio ebbe dimora negli ultimi I documenti d’archivio danno notizia di due ulteriori anni 99. Oltre ad essere di consistenza alquanto esigua a committenze artistiche di Orazio: la prima (del  luglio paragone di coeve collezioni di ecclesiastici, la raccolta ) a Giovanni Matteo, il quale avrebbe dovuto stampa- non pare contenesse dipinti di cospicuo valore, se la re una figura di S. Carlo “fatto intagliare dal Greuter” 102, mancanza nell’inventario di indicazioni sul nome degli e la seconda al pittore aquilano Francesco Setti, lo stesso autori può farsi dipendere non dal carente criterio di artista che fra il  e il  eseguì alcune pitture, non redazione, ma dal trascurabile valore artistico ed econo- ben definite nei documenti, per la facciata del palazzo di mico dei dipinti: i quali, nell’insieme, compongono la via di Ripetta 103; l’incarico riguardava un dipinto su tavola raccolta privata di un ecclesiastico di buon rango, radica- “d’albuccio” che avrebbe dovuto raffigurare S. Carlo, to nella Città – ne è indice una Città di Roma riprodotta forse lo stesso menzionato nell’inventario del . Il lavo- in incisione – e nella Curia, come attestano i numerosi ro del Setti si svolse presso l’abitazione di monsignor ritratti di papi ed uomini di Chiesa, senza lasciar trapelare Orazio tra il giugno e l’agosto del , con documentate uno specifico orientamento artistico, di pittori o scuole. spese per la tavola e per i colori, e si concluse dopo una La collezione pare piuttosto rispondere ad una prevalente causa intentata dal vescovo contro l’artista: quest’ultimo, finalità decorativa e di arredamento, poiché i dipinti che infatti, ritenendo che il committente non apprezzasse ne fanno parte sono di soggetto religioso (una Pietà, una abbastanza la sua opera – come in effetti ebbe a dichiara- S. Barbara della Traspontina, “una donna ed un Agnellino re il monsignore nel corso della causa – aveva deciso, a canto e sue cornice”, probabilmente un’immagine di S. dopo aver completato il quadro ed essere stato pagato Agnese, e un S. Carlo) e, in maggior misura, ritratti, di quasi per l’intero prezzo, di lasciare la casa del prelato  portandosi via “con astuzia” il dipinto 104; gli atti di causa Madonna piccola di Loreto con la cornice nera”. I quadri – conclusasi con l’inevitabile condanna dell’artista a resti- di questo genere dovevano, secondo i criteri d’uso nei tuire il quadro ad Orazio – aprono un vivido spiraglio sui palazzi nobili del XVII secolo, essere in parte distribuiti peculiari rapporti che potevano crearsi fra committente nelle camere da letto (“Quelle di Christo, della Vergine, ed esecutore. dei Santi, et insomma le sacre si metteranno per l’antica- Analoghe considerazioni possono farsi sugli interessi mera e camera ove si dorme, et a capo il letto le miniature artistici e sul collezionismo di Amerigo Capponi, anche e quadri piccoli di nobil ornamento” 106) e in parte esposti perché i due fratelli, forse più spesso di quanto non risulti in altri ambienti, come le camere d’udienza, insieme ai espressamente dai documenti, si affidarono agli stessi arti- ritratti dei pontefici, dei cardinali e dei regnanti. sti o comunque ad esecutori appartenenti ad un medesi- Due ulteriori inventari redatti in anni successivi, rispet- mo entourage, come nel caso del pittore Francesco Setti. tivamente per Gino Angelo nel  e per il figlio France- Se, da un lato, la scarsa notorietà degli artisti di cui sco Ferdinando nel , consentono di cogliere un’evolu- Amerigo si avvalse per i lavori del palazzo di Ripetta non zione nel collezionismo della famiglia, maturata probabil- consente di ricostruire appieno i suoi interessi in questo mente nella seconda metà del Seicento. Se la raccolta di ambito, d’altro lato le opere realizzate per suo conto, Gino Angelo appare di poco più cospicua di quella del siano esse le sculture del Caporale o la stessa architettura padre Amerigo e da questa non dissimile per la tipologia del palazzo rinnovato ed ampliato, rivelano un gusto dei generi, essa pare meritare una più attenta considera- aderente ad una produzione artistica di stampo tradizio- zione nei documenti, in quanto i dipinti che ne fanno nale, nella quale persistono tratti del manierismo tardo parte, benché privi di attribuzione, vi vengono indicati di cinquecentesco, o ad un classicismo tanto equilibrato “bona mano”, così lasciando trasparire un maggior ri- quanto convenzionale, come nel caso dell’allestimento del guardo al loro valore artistico. Inoltre, accanto ai consueti giardino del palazzo di Ripetta e delle sculture fatte dipinti di soggetto religioso e ai ritratti “ufficiali” 107, figu- eseguire per la palazzina della villa suburbana. rano nella collezione undici “quadri de fiori con cornice Anche la sua raccolta di dipinti, documentata nell’In- ordinaria” di chiara funzione decorativa, che rivelano, ventario delli Beni e mobili lasciati dalla bo. Me. d’Amerigo assieme ad alcuni arazzi con soggetti di “boscaglia” e ai “ Capponi 105, non suggerisce notazioni diverse da quelle fin paesi delle stagioni copia del Bassano” descritti in un qui svolte. Lievemente più cospicua di quella del fratello, precedente inventario 108, un più spiccato interesse per la la collezione di Amerigo consisteva di trentatre opere, tra pittura di soggetto naturale, sia di genere che legata alla cui un “Crocifisso di bosso con la Croce d’ebano”, un tradizione veneta. “Salvatore di marmo bassorilievo in Campo rosso” e una La consistenza della raccolta, le sue finalità e i criteri di allegorica “Roma di gesso con lo sgabello alto bianco e allestimento di questa nel palazzo di via di Ripetta assu- nero”. Come Orazio, anche Amerigo possedeva una stam- mono una più nitida configurazione nei documenti relati- pa di Roma di mano del Greuter, qualche ritratto dei figli vi a Francesco Ferdinando. L’entità della sua quadreria si ed alcuni ritratti di “rappresentanza”, come quelli dei ricava da un inventario di mobili e arredi da questo inviati papi toscani Leone X e Clemente VIII e del cardinale Luigi a Firenze in occasione di un suo trasferimento in quella d’Este, ai quali era legato, nonché di Paolo V Borghese, città nel , dove soggiornò fino al . Gli oggetti, sotto il cui pontificato aveva ricoperto, come si sa, la cari- imballati in casse, vennero spediti a Livorno dopo essere ca di Vice Castellano di Castel S. Angelo. Il legame con stati caricati al Porto fluviale di Ripa sulla “Madonna del Castel S. Angelo era ribadito dalla presenza nella raccolta Carmine”, “Barca di Patro Valerij”, il  settembre : di un “San Michele Arcangelo di Castello grande in tela”, del carico fanno parte “ quadri tra grandi e piccoli”. di un secondo dipinto più piccolo di analogo soggetto Un secondo elenco di oggetti , datato ° agosto , che “con la cornice di pero” e di un “Disegno dell’Angelo di dovevano invece compiere il percorso inverso ed essere Castello”. Per la parte restante i dipinti erano perlopiù di inviati a Roma, comprende anch’esso quadri di varie soggetto religioso: “una Maddalena con la cornice nera, dimensioni, cornici e qualche arazzo, in quantità non ben una Madonna con l’ornamento dorato, una Santa Barba- specificata ma certamente cospicua a giudicare dalla ra”, una Sacra Famiglia con S. Giovanni, “un’altra descrizione: cinque balle “di quadri con cornice dorate”, Maddalena piccola, un S. Francesco della medesima gran- “due credenzoni pieni di quadri”, “altra balletta di carte dezza, un Carlo, un Giudicio (...) con cornice nera, una geografiche, cinque grandi e dieci piccole”. In entrambi  gli elenchi non si fa cenno né agli autori né al tipo di analoghi tra una parete e l’altra. quadri, ma il considerevole numero e il premio assicurati- L’assenza – a quanto risulta dalla sommaria descrizione vo dell’intero trasporto, pari a ben . scudi, fanno – di un ordinamento delle opere per tipologia – scultura e agevolmente supporre una collezione d’arte di considere- pittura – o per temi – religiosi, mitologici, storici, di gene- vole valore 109. re –, induce ad immaginare una collezione con i caratteri Un indizio sulla tipologia di opere e sugli autori che propri dell’estetica barocca, alla cui stregua l’allestimento dovevano figurare nella raccolta del marchese Francesco dei dipinti si fondeva armonicamente con quello dell’arre- Ferdinando è forse ricavabile dalla descrizione dell’appar- damento: parati e portiere in “velluto verde” o “damasco tamento nobile del primo piano redatta nel marzo , in verde e bianco”, tavoli e console intagliati e dorati infram- occasione della sua locazione a monsignor Rinaldo degli mezzati da “busti di pietra marmo con panneggiature di Albizzi per il periodo in cui il marchese soggiornò nello marmo diversi con suoi piedistalli”, “studioli in tartaruga Stato fiorentino 110, sebbene la maggior parte dei dipinti, finta con ornamenti di metallo dorato con due colonne di come sappiamo, fosse stata trasferita al seguito del tartaruga”, e “tavolini d’ebano” con sopra piccole statue proprietario. Nell’appartamento lasciato all’Albizzi, rappresentanti “un Nettuno con il tridente et un cavallo composto da sei camere (“sala dei servitori, seconda anti- marino” o “una Venere con amorini e putti” 111. Un allesti- camera grande, terza camera, terza camera interiore, mento siffatto, fastoso e scenografico, sottendeva funzioni quarta camera, quinta camera e libraria”), erano rimasti decorative e celebrative, miranti ad esaltare il prestigio del circa trentacinque dipinti, tutti esposti nella terza camera proprietario e della sua casata. presumibilmente destinata a quadreria, ad eccezione di una Pietà, considerata opera del Caravaggio, che si trova- va, invece, nella quinta camera, impiegata forse come camera da letto, situata nella parte più riservata del palaz- NOTE zo, alla fine di una serie di stanze e vicina alla biblioteca. 1 Sulla biografia di Gino e Niccolò Capponi si veda MALLET M., 1976, In questa stanza erano esposti prevalentemente dipinti pp. 26-29; 79-83. di soggetto naturale: “boscareccie” di grandi dimensioni 2 Per le notizie sulla vita di Neri Capponi v. MALLET M., 1976, pp. 70-74. 3 Per la biografia di Piero Capponi si veda, ancora, MALLET M., 1976, con figure e animali attribuite a “Monsù Rosa”, meglio pp. 88-92. La consapevolezza dell’importanza della propria famiglia nella noto come Rosa da Tivoli, a Gaspard Dughet e in altri storia cittadina è aspetto che emerge nella decorazione del palazzo Cappo- casi definite, più genericamente, di maniera fiamminga; ni di Firenze voluta da Ludovico Capponi (1533-1601) e fatta eseguire da alcuni quadri raffiguranti “fiori” o “vasi di fiori” ritenuti Bernardino Poccetti fra il 1583 e il 1589. In tema può vedersi lo studio di VASETTI S., 2001, pp. 61-141. di “Mario”, da identificarsi con buona probabilità con il 4 Per la biografia di Gino di Neri Capponi si veda MALLET M., 1976, pittore Mario Nuzzi specializzato in soggetti floreali; due pp.29-31. Rilevante, per la fortuna finanziaria della famiglia, l’attività di dipinti con allegorie delle stagioni, la “Primavera” e Francesco di cui è data ricostruzione in MALANIMA P., 1976, pp. 22-25. 5 LITTA P., 1819-1899, fasc.165, tav. XVII. l’“Estate”, attribuite al “Buccarelli”. A questi si univano 6 La notizia è riportata sia in LITTA P., 1819-1899, fasc.165, tav. XVII, alcuni dipinti di soggetto religioso, fra cui due grandi tele che in AMAYDEN T., 1979, pp. 264-265. che raffiguravano la “Cena di Canna Gallelea” e la “Cena 7 BAV, Ms. Capp. 294, c.113. 8 Ibidem del Salvatore”, quest’ultima ritenuta opera del Lanfranco, 9 La notizia è tratta da BERTI A.P. - GIORNI D., 1747, p. VI. un “Sacrificio d’Abramo” di Pietro da Cortona, una “S. 10 AMAYDEN T., 1979, pp.264-265 Caterina d’Alessandria” del Guercino, un “S. Stefano 11 Sulla biografia di Orazio Capponi si veda LITTA P., 1819-1899, lapidato” e la “conversione di S. Paolo” entrambi di ma- fasc.165, tav. XVIII e BARBICHE B. - AGOSTINI F., 1976, pp. 86-87. 12 Testamento di Amerigo Capponi, in ASR, Notai del Vicario, notaio no di Giacinto Gimignani. Date le dimensioni della sala e Michelangelo Cesi, Uff.33, III parte, 1619, c.929 . Non è forse secondario quelle dei dipinti si può senz’altro ipotizzare un allesti- aggiungere, ai fini del felice inserimento di Amerigo presso la Curia roma- mento “a incrostazione”, tale cioè da ricoprire interamen- na, che in questi anni Niccolò di Piero e Francesco Capponi, appartenenti ad un altro ramo della famiglia, sono menzionati in altri studi come te le pareti, secondo il criterio prevalente nelle gallerie banchieri di fiducia di Clemente VIII. Sull’argomento cfr. PASTOR (VON) barocche: i quadri maggiori occupavano la parte centrale L., 1929, p. 729; BELLONI C., 1951. della parete, mentre i restanti dipinti si disponevano, 13 CASTIGLIONE G., 1599, pp. 73 ss. 14 Per la biografia di Amerigo Capponi si veda anche FRANCESCHINI M., senza cesure spaziali, incolonnati ai lati, con giochi di 1997, pp. 61-62. simmetria basati, di norma, sul formato dei quadri e sulla 15 Testamento di Amerigo Capponi, in ASR, Notai del Vicario, notaio corrispondenza visiva tra quadri di dimensioni o soggetti Michelangelo Cesi, Uff. 33, 1619, parte III, c. 950.  16 Vendita di un Palazzo con casetta (...), in AC, Archivio Cardellli, Div. I, 47 SCAMOZZI V., (1615) 1982, vol. I, p. 325; PONA F., op. loc. cit. T. 70, f. 7; v. anche ASR, Notai del Vicario, notaio Michelangelo Cesi, Uff. 48 PONA F., op. loc. cit. 33, I parte, 30 marzo 1615. 49 Sull’allestimento all’aperto delle opere antiche fra XV e XVII secolo si 17 Breve o sia commissione papale al Cardinal Vicario per la deroga del veda DE BENEDICTIS C., 1991, pp. 45-55; FRANZONI C., 1984, vol. I, pp. fidecommesso (25 gennaio 1615), in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.7, 301-360. lettera C. 50 Questi lavori sono menzionati nell’elenco delle spese alle date del 16 18 Testamento di Amerigo Capponi in ASR Notai del Vicario, notaio maggio e 10 luglio 1617, in Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Michelangelo Cesi, Uff. 33, 1619, III parte, c. 950v. Div. I, T.70, f.6 , c. 59. 19 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 70, f. 13, 34. 51 Inventario antico del palazzo Capponi, sportelli, statue, chiavi ed altro in 20 Tale normativa, in gran parte vigente dall’epoca del pontificato di tempo d’Amerigo quando l’affittò all’arcidiacono di Toledo, in AC, Archivio Sisto IV, era stata di recente rinnovata dalla bolla Aedificiis et Iure congrui, Cardelli, Div. I, T.70, f.18. ac jurisdictione, et facultatibus S. R. E. Camerarii, et Magistrorum Viarum 52 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.18; e Lite e concordia di gino Urbis emanata da Gregorio XIII il 1° ottobre 1574. Sull’argomento si veda Angelo Capponi con maestro Franguccio Frangucci ottonaro, ò sia Fonditore SCAVIZZI C.P., 1969, pp. 161, 168. de Metalli (...), in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.58, f.18 21 Conti delle Case cioè p.a compra e spesa per la Fabbrica, in AC, Archivio 53 PONA F., op. loc. cit. Poche sono le notizie fin qui note sulle pitture dei Cardelli, Div. I, T. 70, f. 6. giardini: oltre al trattato di F. Pona, si veda anche quello di A. GALLO, Le 22 Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 70, f. 6, c. 18 venti giornate della villa, seconda metà del XVI secolo, in POZZANA M., 23 Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 70, f. 6, cc. 19, 1989, p. 17: “Ed i muri che cingono il giardino possano essere dipinti con 21, 23, 47. ragione e nel muro ‘habbia una ben fatta porticella con la sua cappelletta 24 Dopo Roma, una delle principali fornitrici di calce da costruzione era ben dipinta all’incontro, che corrisponde in capo per prospettiva, nella all’epoca Tivoli, dove veniva ricavata da rocce sedimentarie. In tema si quale si possa stare a leggere, a cantare, a suonare, a ragionare e a mangiare veda, diffusamente, CORTESI A., 2002, p. 119. con gli amici”. Sullo stesso argomento si vedano anche, di Batty Langley, i 25 Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.6, c. 26. New Principles of gardening pubblicati a Londra nel 1728 e riportati in 26 Ibidem AZZI VISENTINI M., 1992, p. 89, n. 6. 27 Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.6, c. 28. 54 Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.6 , cc. 75-76. 28 Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.6, c. 27. 55 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.74, f.8, c.8. 29 Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.6, c. 30. 56 Conto delli Lavori fatti di Pittura nel Palazzo dell’Ill.mo Sig.re Marchese 30 Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.6, cc. 32, Capponi fatti da Annibale Rotati, in AC, Archivio Cardelli, Filze dei paga- 33, 57. menti, vol. 94, n. 87. 31 Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.6, cc. 39, 67. 57 PONA F., op. loc. cit. 32 Lo scultore è documentato fra il 1606 e il 1608 nel cantiere della 58 Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.6 , c. 58. Cappella Paolina in S. Maria Maggiore. Nel 1608 gli venne commissionato 59 Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.6 , c. 65. da Paolo V il busto in marmi policromi dell’ambasciatore del Congo Anto- 60 Si tratta del pagamento del 18 dicembre 1617 “a mastro Cesare Domi- nio il Nigrita; nello stesso anno se ne dà notizia come assistente di Stefano nichi, alias battiloro romano”, in Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Maderno con il quale esegue le statue in travertino di Sant’Epafra e S. Cardelli, Div. I, T.70, f.6, c. 83. Mattia. Nel 1611 sono documentati dei pagamenti, con stima di Flaminio 61 Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.6, c. 66. Ponzio, per la realizzazione di due putti con delfini in marmo per una 62 Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.36-37. fontana collocata ai piedi delle scale dell’appartamento nuovo nel palazzo 63 Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.6, cc. 58; pontificio di Monte Cavallo. Cfr. THIEME-BECKER, 1907-1950, vol. V, p. 66; 72; 80; 81. 544; PAMPALONE A., 1975, pp. 671-672; CORBO A.M. - POMPONI M., 1995, 64 Obligo del Cav. Gios.e Cesare d’Arpino à favore di Gino Angelo Cappo- pp. 35, 41, 63, 147, 161, 174. ni per l’imbocco del ritorno dell’acqua, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, 33 I pagamenti per le sculture del Caporale sono riportati in Conti delle f.39; Obligo di Carlo Procaccini à favore di Gino Angelo Capponi per l’im- Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.6, cc. 22, 23, 45, 52. bocco concessogli, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.41. 34 Pianta del condotto dell’Acqua Vergine dal Giardino Capodiferro al 65 Gino Angelo, primogenito di Amerigo, presi i primi ordini sacri nel Palazzo Capponi, 1615-1619 circa, in AC, Archivio Cardelli, Cassettiera. 1619, ottenne l’assegnamento di una pensione ecclesiastica di 60 ducati 35 Conti delle Case, op. cit., in AC, Archivio Cardelli Div. I, T.70, f.6, c. 52. d’oro annui, che continuò a godere anche dopo il secondo matrimonio con 36 Lauro G., Facciata del Palazzo Capponi, 1618, in BENOCCI C., 1995, p. 7. Anna Maria Millini avvenuto nel 1636 (in prime nozze, nel 1627, aveva 37 Palazzo della famiglia di Capponi e Porta vinea nobilis familiae Cappo- sposato Anna Mignanelli). Da Urbano VIII ottenne per sé e per i suoi di- nae, in G.B. DE ROSSI, 1638, frontespizio e tav. 44. scendenti il titolo meramente onorifico di marchese di Pescia nell’Umbria; 38 LAURO G., Roma 1641, tav. 148. e per decreto del senato romano fu ammesso al grado di patrizio della Città 39 Conti delle Case, op. cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.6, pp. dove la sua famiglia aveva fissato il domicilio. Nel 1643 fu nominato 33; 55; 56; 88. conservatore della Camera Capitolina, e Caporione nel 1646 e nel 1656. 40 Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.6, cc. 46, Gino Angelo ebbe fama di valente musicista, come attestano anche nume- 50, 56, 74-76, 89. rose spese per strumenti musicali e la presenza di “due cimbali uno grande 41 Pianta del condotto dell’Acqua Vergine, cit., in AC, Archivio Cardelli, l’altro piccolo” e di “un organo con sua cassa di legno dipinta di valore” Cassettiera. nel suo palazzo di Ripetta. Morì il 30 gennaio del 1688 e fu sepolto nella 42 G.B. FALDA, 1676, tav. I. Cappella gentilizia in S. Giovanni dei Fiorentini. Cfr. Inventario delli mobi- 43 Inventario antico, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.18. li, argenti, ed altro che si è trovato alla morte del marchese Gino Angelo 44 FARIELLO F., Roma 1967, p. 74. Capponi nel suo Palazzo al Popolo che seguì li 30 gennaro 1688, in AC, 45 SCAMOZZI V., (1615), 1982, vol. I, p. 327. Archivio Cardelli, Div. I, t.61, f.40; FRANCESCHINI M., 1997, p. 62; LITTA P., 46 SCAMOZZI V., op. loc. cit.; PONA F., (1622), riportato in AZZI VISENTI- 1819-1899, tav. XVIII. NI M., 1992, pp. 83-90. 66 Inventario delle robbe, che si mandano nelle tre stanze riservate nella  Casa del S.r Gino Angelo Capponi affittata al S.r Ambasciatore di Malta, e fuora della Porta del Popolo, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.74, f.62. posta a Ripetta, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.61, f.7. 91 Ricevuta di pagamento al pittore Pietro Tosetti in data 30 ottobre 67 Dal 1624 al 1654. Locazioni, Conti e ricevute delle piggioni pagate da 1692, Ricevuta a saldo al medesimo pittore in data 23 giugno 1693 per la- Gino Angelo Capponi per varie Case da lui abitate in Roma, in AC, Archivio vori “di pittura quanto di indoratura come soffitti e parapetti”, in AC, Archi- Cardelli, Div. I, T.61, f. 63. vio Cardelli, Div. I, T.74, f.8. 68 Inventario delle robbe, cit., AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.61, f.7. 92 Ricevuta a saldo per il pittore Pietro Tosetti in data 7 ottobre 1699, in 69 Le istanze di Gino Angelo furono inviate ai fiorentini rispettivamente il AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.74, f.8. 21 e il 27 novembre del 1630, in AC, Archivio Cardelli, Div I, T.70, ff.20 e 21. 93 Conti e ricevute di vari artisti dal marchese Francesco Ferdinando 70 Apoca duplicata sine inde obbligo di comprare, e vendere respettivamen- Capponi per lavori di vari mobili di casa (...), in AC, Archivio Cardelli, Div. te il Palazzo à Ripetta per scudi X m.(...), in AC, Archivio Cardelli, Div. I, I, T.64, f.20. T.70, f.22. 94 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.74, f.6. 71 Inventario del Palazzo Capponi in occasione d’affittarsi da Gino Cappo- 95 Per i lavori di ristrutturazione eseguiti tra il 1698-99, si vedano le rice- ni a Giovanni Filippo Pallavicini, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.24. vute per gli imbianchini Bernardo e Giacomo Bazzi, per i muratori 72 1637. Pianta di Scrittura con tutti li Capitali spettanti à Gino Capponi, e Giovanni Baldelli e Giovanni Pedrone, e per il falegname Giacomo Cicci, con l’esazz.e dell’entrata corr.e, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.61, f.61H. in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.74, f.2. 73 Viglietto di Gino Angelo Capponi, che trattando di vendere o permutare 96 Sulle vicende della Cappella Capponi in S. Giovanni dei Fiorentini si il suo palazzo con Monsignor Brunengo lo asserisce libero da ogni peso (...), veda, amplius, Appendice, I. in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.25. 97 Per la tesi del “caravaggismo” del Petrazzi come riflesso della pittura 74 Conti e ricevute di diversi vetrai per lavori fatti nel Palazzo, e case di del Manetti si veda AVANZATI E., 1987, p. 64. Roma de SS.ri Capponi, AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.74, f.7. 98 AVANZATI E., 1987, p. 64. 75 Dal 1627 al 1699. Conti e ricevute di diversi artisti, cioè pittore, stucca- 99 Il palazzo in piazza Sciarra fu probabilmente l’ultima residenza di tore e indoratore per lavori fatti nel Palazzo, e suoi soffitti, in AC, Archivio monsignor Ottavio, come sembrerebbe risultare da alcune fonti d’archivio Cardelli, Div. I, T.74, f.8. (AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.60, f.106). Da altra fonte sappiamo invece 76 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.74, f.6. Altri piccoli pagamenti di Gino che il cardinale, dal 1622, avrebbe abitato nel palazzo del Cardinal Antonio Angelo all’architetto Ferreri sono documentati anche nel T.61, passim. Santorio, arcivescovo di S. Severina, presso la Chiesa di S. Biagio a Monte- 77 Questo elenco di lavori, datato 21 marzo 1651, riguarda riparazioni citorio: TOMEI P., 1939, p. 220, n. 49. eseguite sia nel Palazzo di via di Ripetta, sia nel Palazzo “dove ora abita 100 MANCINI G., (1617-1621), 1956, p. 144. l’Ill.mo Sig. Ginangelo”. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.74, f.7. 101 Inventari di diverse robbe, parati, abiti, biancaria, stagni ed altro che si 78 Dal 1621 al 1703. Votatura di Cantine di terra, Creta ed altre immon- crede di Mons.r Orazio Capponi vescovo di Carpentras, in AC, Archivio dezze dalle loro case à spese de SS.ri Capponi, AC, Archivio Cardelli, Div. I, Cardelli, Div. I, T.60, f.115. T.74, f.9. 102 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.60, f.19. 79 Dal 1614 al 1714. Conti e ricevute di diversi stagnari, e muratori per li 103 Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.70, f.6, 49. condotti dell’acqua di Trevi dall’Orto di Napoli al Palazzo Capponi, e per la 104 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.60, f.9. loro manutenzione, AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.74, f.5. 105 Inventario dell Beni e mobili lasciati dalla bo.Me.d’Amerigo Capponi 80 Conti e ricevute di diversi muratori per lavori fatti nel Palazzo, e case di vice castellano di Castel S. Angelo di Roma morto in detto Castello nel dì et Roma delli SS.ri Capponi, AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.74, f.2. anno detto (22 settembre 1619), in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.58, f.41. 81 Due Conti di Mro Stefano Friggi muratore per i lavori di sua arte fatti per 106 MANCINI G., (1617-1621), 1956, pp. 143-144. l’Ill.mo S.r Gino Angelo Capponi, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.74, f.2. 107 La raccolta comprendeva numerosi dipinti di soggetto religioso, fra 82 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.74, f.2. cui una “Madonna in piedi con più puttini attorno”, un’Adorazione dei 83 1688, 14 maggio. Inventario delli mobili, op. cit., in AC, Archivio Magi, “una S. Cecilia che rifiuta saggrifichare avanti il tiranno”, una Pietà, Cardelli, Div. I, T.61, f.40. un S. Francesco, una Strage degli Innocenti, una Madonna con Bambino e 84 FRANCESCHINI M., 1997, p. 62. una S. Barbara; “tredici quadri da testa la maggior parte retratti”, il ritratto 85 Patenti della Regina di Svezia a favore del marchese Francesco Ferdinan- della moglie Anna Maria Millini e due ritratti “del Cardinale Mazzarino e do Capponi, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.63, f.57. del Re di Francia con cornice di oro all’antica”, che attestano i profondi 86 Ricevuta di pagamento ai pittori Pietro e Gabriele Tosetti in data 2 legami che il Capponi ebbe con la Francia: nel 1659, infatti, egli ottenne, novembre 1685, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.74, f.8. Un’ulteriore per interessamento del cardinal Mazzarino, una pensione annua di 200 lire conferma potrebbe ricavarsi anche da una nota di spesa di Alessandro dal re di Francia Luigi XIV. 1688, 14 maggio.Inventario delli mobili, argenti Gregorio Capponi, del 22 marzo 1725, nella quale il giovane marchese et altro che si è trovato alla morte dello Ill.mo Sign. Marchese Gino Angelo nell’annotare il restauro di un quadro raffigurante la “Carità e due putti Capponi nel suo Palazzo al Popolo, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.61, figure sane”, lo definisce “di quelli della Regina di Svezia tornati in casa”. f.40. BAV, Ms. Capp. 293, c. 11v. 108 10 maggio 1622. Inventario delle robbe che si mandano nelle tre stanze 87 Per i pagamenti relativi ai lavori di manutenzione eseguiti prima del riservate nella casa del S. Gino Angelo Capponi affittata al S.r Ambasciatore 1692, si veda AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.74, ff.2 e 8. di Malta, e posta in Ripetta, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.61, f.7. 88 AC, Archivio Cardelli, Conti e ricevute di vari artisti dal marchese Fran- 109 Ricevute ed altro e concernenti al trasporto della Robba da Roma à cesco Ferdinando Capponi per lavori di vari mobili di casa (...), in AC, Archi- Firenze in occasione del viaggio del marchese Francesco Ferdinando Capponi, vio Cardelli, Div. I, T.64, f.20. in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.63, f.19. 89 Conti e ricevute di vari artisti dal marchese Francesco Ferdinando 110 1703, 7 marzo. Inventario de Mobili del Palazzo Capponi consegnati a Capponi per lavori di vari mobili di casa (...), in AC, Archivio Cardelli, Div. Mons.r Rinaldo degl’Albizzi inquilino del med.o in tempo che il Marchese I, T.64, f.20. franc.o ferdinando Capponi si tratteneva nello Stato fiorentino e fe’ l’obbligo 90 I lavori del falegname durarono dal 25 marzo al 26 settembre 1692. di renderne conto, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.63, f.24. Conto di lavori di legname per servizio dell’Ill.mo Sig.re Marchese Capponi 111 Si veda il documento citato alla nota precedente. fatti alli suo Palazzo dove abita posto a Ripetta e al Casino alla Vigna posta  . Michel - Ange Slodtz, Ritratto di Alessandro Gregorio Capponi, particolare del monumento funerario del marchese in S. Giovanni dei Fiorentini a Roma, 

 Palazzo Capponi nel XVIII secolo

Alessandro Gregorio Capponi proposito di costituire presso il palazzo di via di Ripetta un’esemplare biblioteca di letteratura italiana e un museo Quando nel , alla morte di Ferdinando Capponi, la privato di antichità: due documenti in particolare, la Nota proprietà in via di Ripetta passò in eredità al figlio Ales- della spesa de Libri...cominciando da Giugno  e il sandro Gregorio, quest’ultimo aveva appena compiuto Diario di acquisti di quadri, oggetti, iscrizioni dal  settem- ventisette anni, e già da tempo risiedeva nel palazzo con la bre  al settembre , di mano dello stesso Alessandro famiglia (fig. ). Gregorio 5, recano l’impronta degli interessi culturali del Nato a Roma, il  marzo del , da Ferdinando marchese e dello zelo con cui egli perseguì il suo progetto. Capponi e Ottavia Giustiniani, Alessandro Gregorio ave- La ricerca appassionata dei libri lo portò in questi anni va ereditato dal padre, oltre al titolo di marchese, tutte le a svolgere alcuni viaggi a Firenze, nel  e nel , e ad proprietà della famiglia in Roma, costituite, oltre al palaz- avere così occasione di stringere più diretti rapporti con i zo di via di Ripetta e alle casette annesse sul vicolo delle maggiori letterati ed eruditi fiorentini del tempo, come Scalette, dalla villa fuori Porta del Popolo, da una casa Biscioni, Marmi, Zeno e Salvini 6. I legami con tali figure con bottega nella contrada dell’Olmo, da due case in Tra- animatrici della vita culturale si intessevano, oltre che nel stevere e tre fienili subito fuori la Porta Flaminia 1. corso di queste visite, attraverso un costante scambio Al momento della nascita di Alessandro, la famiglia epistolare, animato dal reciproco interesse dei corrispon- probabilmente ancora risiedeva presso la dimora della denti ad aggiornarsi su nuove pubblicazioni o scoperte, a regina Alessandra Cristina di Svezia, nel palazzo Riario di confrontarsi su temi dibattuti durante qualche convegno via della Lungara (poi palazzo Corsini); Ottavia Giustinia- d’accademia, a dare o ricevere notizie sulla ricerca o sulla ni era infatti dama della regina e Ferdinando Capponi ne trascrizione di testi rari, ad arricchire le proprie bibliote- era stato nominato gentiluomo di corte nel  2. Dai che di libri pregiati. Frutto di tali corrispondenze, ad documenti dell’archivio Capponi si apprende che il  esempio, fu la proposta di inserire le Cronache di Neri e marzo del  Alessandro fu battezzato nella cappella Gino Capponi, illustri antenati del marchese, all’interno domestica di Cristina di Svezia e che la regina, in qualità della Rerum Italicarum Scriptores cui attendeva a Milano il di madrina, donò al bambino la somma di ottocento Muratori: ve n’è traccia nelle lettere scambiate tra il scudi; pochi anni dopo – il  gennaio del  – la stessa Capponi e l’editore Argelati, ed anche la trascrizione dei Cristina assegnò al marchesino la patente di paggio 3. Dei manoscritti (eseguita dal Biscioni), l’invio a Milano dei primissimi anni di vita del piccolo Capponi può dunque medesimi, e le due incisioni in rame fatte preparare a immaginarsi il trascorrere nelle nobili ed eleganti sale Roma per corredare l’edizione milanese, furono operazio- della villa Riario, sede di una prestigiosa collezione d’arte ni curate da Alessandro Gregorio e portate a compimento e di una considerevole biblioteca, a contatto con l’am- mediante un fitto carteggio che impegnò il Muratori, lo biente colto e raffinato della corte romana, e sotto la stesso marchese e il Marmi, che da Firenze fece da inter- protezione di una delle più eminenti personalità della mediario fra i due 7. Roma di fine Seicento. A partire dall’anno  cominciano ad essere registrati Alquanto frammentarie sono invece, allo stato attuale nei documenti anche gli acquisti di quadri e stampe, scelti degli studi, le notizie sugli anni successivi fino al , e all’interno della produzione di artisti appartenenti sia alla pochi sembrerebbero esser stati gli eventi di rilievo nella scuola italiana che a quella nordeuropea fra XVI e XVIII fase centrale della vita di Alessandro Gregorio: nel  è secolo, con particolare predilezione per i dipinti di gene- documentata la sua nomina a Conservatore della Camera re, paesaggi e vedute; è del novembre del , invece, il Capitolina, carica che già suo padre aveva rivestito anni primo acquisto annotato di “un intaglio in corniola da addietro, mentre nel  divenne console dell’Arte Anello rappresentante un Nettuno con testa e busto di dell’Agricoltura 4. tutta perfezione tanto di pietra che d’intaglio”, che rivela Sappiamo per certo che proprio in quel torno d’anni il il nuovo interesse del Capponi per l’antiquaria. Invero, la marchese venne maturando l’interesse verso gli studi sensibilità del marchese verso l’antico deve farsi risalire, eruditi e la passione, da quel momento coltivata con dedi- presumibilmente, indietro negli anni, se può esserne indi- zione crescente, per la ricerca e l’acquisizione di testi, a zio la licenza di scavo ottenuta il  febbraio  con cui, stampa e manoscritti, e per la raccolta di oggetti d’arte – per la durata di un intero anno, il “Commissario delle dipinti, disegni, incisioni e materiale archeologico – con il cave et antichità di Roma”, Francesco Bartoli, gli conce-  deva di eseguire scavi “nel giardinetto e cantine del signor attraverso la donazione di alcune opere d’arte antica al marchese Capponi posto nella strada di Ripetta verso il Campidoglio affinché fossero collocate nell’atrio del Popolo” con l’obbligo, qualora fossero rinvenute “in palazzo Nuovo (), iniziativa questa che prefigurava la detta cava marmi, statue, colonne, stucchi, pitture et ogni nascita del primo museo pubblico romano, evento di cui altra sorte d’antichità” di darne notizia, secondo la nor- sarà protagonista, poco più tardi, lo stesso marchese mativa vigente, alle preposte autorità 8. Capponi 11. Se le acquisizioni di manufatti ed opere d’arte da parte Se gli interessi per l’antiquaria di Alessandro Gregorio del marchese avevano, certamente, una prima ragion d’es- nacquero in un clima culturale e politico favorevole al sere nella consuetudine delle famiglie patrizie – tra cui recupero e alla tutela delle memorie del passato, essi si quella Capponi era annoverata già dal secolo precedente alimentarono e consolidarono mediante la conoscenza di – di formarsi una collezione d’arte, che fosse motivo di celebri antiquari ed eruditi, quali Ficoroni, Fontanini, prestigio sociale e culturale per la casata, la passione per P.L. Ghezzi e Gori (fig. ), e attraverso la frequentazione gli studi antiquari trasse notevole impulso e si radicò fra di Accademie e circoli, ossia di istituzioni di consolidato gli interessi di Alessandro Gregorio, grazie al nuovo clima prestigio culturale e sociale nel cui ambito si svolgevano, culturale, proteso alla restitutio della Roma antica, in quell’epoca, i più qualificati dibattiti culturali, favoren- promosso da Clemente XI Albani (-) nel corso del do gli scambi fra studiosi laici ed ecclesiastici nonché il suo pontificato. In quegli anni si svolse, infatti, nell’Urbe reclutamento di intellettuali da parte della curia romana. un’intensa attività di scavi patrocinati da patrizi ed anti- Nel corso della sua vita Alessandro Gregorio fu onorato quari con il fine più o meno velato di reperire opere d’ar- della cooptazione in numerose Accademie, come attesta te antica, sicché la licenza concessa al marchese Capponi, un documento dell’archivio familiare che ne riporta più sopra menzionata, non rappresenta, a scorrere rapida- l’elenco: egli fu membro degli Arcadi (con il nome di Sofi- mente il Registro della Presidenza delle Strade, un unicum leo Cefisio), dei Quirini, dell’Accademia della Crusca ( neanche per la sola area di Campo Marzio e Ripetta: fra il luglio ), dell’Accademia Reale di Parigi dell’Iscrizioni  e  vennero eseguiti gli scavi che riportarono alla e Belle Lettere, dell’Etrusca Accademia di Cortona, di luce la colonna di Antonino Pio, nel  fu aperta una quella del Disegno di Roma, dell’Istituto di e cava sulla via Flaminia all’altezza di piazza Sciarra, nel dell’Accademia dei Dissonanti di Modena ( luglio ) 12.  si eseguirono scavi nei pressi del Torrione di Porta Non tutti questi circoli ebbero lo stesso peso nella vita del del Popolo, mentre nel settembre del  venne vistata marchese e per l’affermarsi della sua figura pubblica: se una licenza di “scavare, e levare dal fiume Tevere tanto infatti l’aggregazione ad alcuni di essi o il conferimento di dentro che fuori di Roma...qualunque sorte di Materiale cariche particolari – ad esempio, la nomina di membro che potessimo essere dentro il medesimo Fiume, e che onorario dell’Académie des Inscriptions del  e quella a rendono difficile la di Lui navigazione, purché le Ripe e Lucumone dell’Accademia Etrusca del  13 – giunsero in sponde d’esso restino illese; con condizione però che in età matura o furono il riconoscimento datogli a posteriori simile operazione trovandosi dentro fiume Statue, Colon- per la sua costante dedizione agli studi, l’appartenenza ad ne, lastre, Casse, Pietre di valore, Barche affogate, Gioie, una delle Accademie allora più in voga, quella dei Quiri- Oro, Argento monetato, e non monetato, e simil robbe, ni, servì da trampolino ad Alessandro per affermarsi in ne debbano dar subito avviso” 9. ambito culturale e istituzionale. Il pontificato di Clemente XI si caratterizzò inoltre per La sua partecipazione alle riunioni dell’Accademia una serie di atti nei quali venne concretandosi una precisa romana si può far risalire forse già agli anni Dieci del politica di tutela delle antichità. Oltre ad introdurre, fra il Settecento, come sembra potersi evincere da una lettera  e il , una legislazione in materia di beni archeolo- del  agosto  inviata dal Capponi a Ludovico Antonio gici finalizzata ad impedirne l’esportazione e – potremmo Muratori, anche lui Quirino, in cui il marchese riferisce di dire con termine moderno – la “fuga” all’estero 10, il frequentarla già da lungo tempo, “per lo spazio di pontefice, in ciò differenziandosi dai suoi predecessori vent’anni (...) tutte le sere senza mancar mai” 14. L’Accade- interessati soprattutto all’accrescimento delle collezioni mia, voluta dal cardinal Lorenzo Corsini, futuro Clemente familiari, promosse l’acquisizione pubblica di tali beni, XII, si era riunita per la prima volta il  gennaio del  e dapprima tentando di costituire in Vaticano un nuovo gli incontri avevano luogo in palazzo Pamphili a piazza museo di antichità nel cortile del Belvedere (), e poi Navona, nuova residenza del cardinale in Roma 15; a quegli  . Pier Leone Ghezzi, Caricatura del marchese Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Ottob.lat. , c. r.

Albani e futuro Commissario per le antichità di Roma 17, Giovanni Gaetano Bottari fine erudito e bibliotecario presso il cardinal Neri Corsini 18, e l’antiquario e mercante d’arte Pietro Forier 19. Un evento che influì in modo determinante sul cursus honorum del marchese fu l’elezione al soglio pontificio di Clemente XII Corsini, il  luglio . Da quel momento, grazie ai legami personali con Lorenzo Corsini e ad una certa notorietà nel frattempo conseguita nella cerchia degli eruditi e degli antiquari, Alessandro Gregorio iniziò a ricoprire cariche pubbliche di rilievo. Il  ottobre del , all’età di quarantasette anni, egli fu nominato Foriere maggiore dei palazzi apostolici e ottenne la dignità di cameriere segreto connessa a tale titolo 20. L’incarico, conferitogli per la personale fiducia di cui godeva presso il Corsini, consisteva tra l’altro nel so- vrintendere alle fabbriche, acque e suppellettili del Palaz- zo, e comportava una frequentazione quasi quotidiana e diretta col pontefice, che portò il Capponi ad assumere il ruolo di suo consigliere personale per quel che atteneva alle questioni archeologiche ed antiquarie. Un primo ufficiale riconoscimento delle competenze assunte dal Capponi in tale ambito giunse nell’autunno del  21, allorché le Autorità Capitoline gli affidarono, assieme al marchese Girolamo Theodoli, il compito di provvedere al “Ristauramento dell’Antico Arco di Co- stantino Magno vicino al Colosseo” 22. L’intervento con- servativo, scrupolosamente riportato nelle sue diverse fasi da Alessandro in alcune note manoscritte e nella Memoria 23 presentata ai Conservatori di Roma a lavori ultimati, nel giugno del , fu compiuto dall’architetto Filippo Barigioni e dallo scultore Pietro Bracci, e consi- stette principalmente nel rifacimento di alcune parti del- l’ornamentazione scultorea. Bracci, come è noto, eseguì anni e a quelle frequentazioni risaliva, con ogni probabi- una serie di restauri integrativi sia delle lastre scolpite a lità, la reciproca stima tra i due, legati, oltre che dalle bassorilievo che delle statue di barbari a figura intera; comuni origini toscane, dal culto appassionato dei classici nelle prime furono scolpite le teste dell’imperatore, di della letteratura toscana, di cui erano ben fornite le loro alcuni soldati e donne; le statue furono completate delle biblioteche. Ed è proprio Alessandro Gregorio che nel braccia, delle mani e della testa, mentre una delle figure , insignito intanto della carica di edile, si preoccupa, isolate (quella “che manca nella facciata dell’Arco di anche in onore dei Corsini, di far rivivere questa Accade- Costantino verso S. Gregorio”) fu rifatta integralmente mia le cui riunioni non si tenevano da tempo. in marmo acquistato da tal G.B. Vacca, “Mercante di Sotto l’influsso del marchese Capponi, la rinnovata Marmi in Massa di Carrara” 24. Dal chirografo di Cle- Accademia aprì i suoi incontri, oltre che ai temi consueti mente XII del  agosto del  si apprende che la som- di storia letteraria, agli studi sull’antichità ed incluse fra i ma stanziata per tale lavoro, di circa  scudi, non fu suoi corrispondenti alcuni noti studiosi, come Gianfran- interamente spesa e che  scudi residui servirono a cesco Baldini fondatore dell’Accademia Etrusca di Corto- pagare il “trasporto e la collocazione rispettivamente nel na 16, Ridolfino Venuti auditore del cardinal Alessandro nostro Palazzo di Campidoglio, delle statue vendute dal  Reverendissimo Card. Alessandro Albani” 25. mento, operazioni nelle quali il marchese si fece assistere Negli stessi anni in cui coordinava l’intervento di da antiquari e maestranze di sua fiducia. restauro dell’arco di Costantino, il marchese Capponi si Le sale dell’appartamento del palazzo Nuovo furono era infatti adoperato presso il pontefice per l’acquisto individuate come sede adeguata; i lavori di trasformazione della prestigiosa collezione di sculture che il cardinale e gli adattamenti necessari alla loro nuova destinazione Alessandro Albani aveva formato nel corso del ventennio furono affidati dal marchese all’architetto Filippo Barigio- precedente e che ora, per far fronte a sopraggiunte diffi- ni 30, già sperimentato nel restauro dell’arco di Costantino, coltà finanziarie, veniva posta in vendita. L’operazione, e al suo “primo giovane, mastro Pavolo de Rossi”, nonché conclusasi con successo il  dicembre del , portò al pittore Giuseppe Zannini e allo scalpellino Pietro Blasi, Alessandro Gregorio, per le sue risapute qualità di cono- già noti al Capponi per aver eseguito alcuni interventi di scitore ed esperto d’arte antica, a ricoprire un nuovo e ristrutturazione all’interno della sua residenza di via di ancor più prestigioso incarico: il  dicembre del  fu Ripetta 31. Le opere furono sottoposte a restauri, prima di dal papa nominato, a vita, Presidente antiquario del essere traslocate, e l’incarico fu assegnato a Carlo Antonio neocostituito Museo Capitolino 26. Napoleoni, noto scultore e mercante d’arte 32, al quale più Nella fase di transizione dal collezionismo privato al volte il marchese si era rivolto negli anni precedenti per museo pubblico la costituzione dei Capitolini segna certa- l’acquisto, la stima e il restauro di opere della sua collezio- mente una tappa fondamentale, e il marchese Alessandro ne privata 33. Gregorio Capponi vi ebbe un ruolo determinante. Dalla Gli antiquari Francesco Ficoroni e Francesco Palazzi 34 lettura dei documenti che descrivono le vicende dell’ac- assistettero, invece, il marchese nella sistemazione delle quisto della collezione Albani appare in modo evidente opere, e nella definizione di criteri espositivi che, come che l’operazione fu da subito concepita in raccordo alla già messo in luce dagli studiosi 35, rispecchiavano l’intento formazione di una raccolta pubblica di antichità insediata didattico e divulgativo ed erano di tenore perlopiù illu- in Campidoglio, ed è altrettanto certo che fu proprio il strativo e storico-documentario. L’allestimento delle Capponi ad aver chiare, di tale iniziativa, le implicazioni opere era, pertanto, scandito da raggruppamenti tipologi- di ordine conservativo e connesse alla divulgazione della ci e tematici e, mentre nella parte alta delle pareti erano cultura 27. “Acquistare e collocare in Campidoglio una murate le iscrizioni antiche, quella inferiore era “cinta raccolta di statue e di iscrizioni” come quella – riteneva il intorno da una nobile gradinata a tre ordini di fino Capponi – avrebbe consentito di far rimanere a Roma marmo bianco” 36, su cui erano collocate le statue, i busti e un’importante collezione evitandone la dispersione all’e- le teste. Sia le iscrizioni che le statue erano, inoltre, dispo- stero, come era già accaduto per “quella di Bracciano, ste in modo omogeneo: se le prime erano raccolte in base colla quadreria andata in Spagna che già fu della regina di alla provenienza (come quelle esposte nella Galleria, tutte Svezia e quella di casa Chigi andata in Polonia” 28. L’aspet- provenienti dal Colombario di Livia), o in base al conte- to maggiormente innovativo di questa sensibilità che nuto (come quelle contenenti titolature imperiali e conso- animava il marchese verso la conservazione delle cose lari esposte nella Stanza prima), o al carattere sacro, istitu- d’arte è però da cogliersi non tanto nella sua preoccupa- zionale, militare e professionale (concentrate nella Stanza zione di mantenere la collezione intatta e custodita seconda assieme ad una piccola raccolta di bolli laterizi), nell’Urbe, quanto piuttosto nel proposito di affidarne la le sculture erano raggruppate in base al soggetto raffigu- tutela ad una pubblica istituzione con finalità di promo- rato, a seconda che si trattasse di ritratti di imperatori ed zione e di divulgazione culturale: “che restino conservate imperatrici, di busti di filosofi o di oratori. La stessa e rese pubbliche le opere più segnalate degli Antichi Arte- disposizione lungo le pareti era tale da suggerire al visita- fici (...) quali tanto conferiscono a promuover la Magnifi- tore un esame sobrio delle opere, offerte alla vista in ordi- cenza e lo splendor di Roma appresso alle Nazioni stra- ne razionale, ed un percorso di valenza didattica, da niere; come pure mirabilmente contribuiscono a coltivar seguire da sinistra verso destra per poi proseguire nella l’esercizio e l’avanzamento della Gioventù studiosa sala successiva. dell’Arti Liberali” 29. Negli anni a seguire, l’attività di Alessandro Gregorio si In qualità di Presidente, Alessandro Gregorio fu incari- concentrò sempre più sugli studi antiquari, condotti sia cato di scegliere le sale capitoline destinate ad accogliere nella sua veste di Presidente del Museo Capitolino che la collezione, e di sovrintendere al suo trasporto ed allesti- privatamente, allo scopo di ampliare la raccolta privata.  . Domenico Giorgi, Interpretatio veteris . Domenico Giorgi, Interpretatio veteris monumenti, monumenti, , Frontespizio. , Immagine raffigurante l’Archigallo. Roma, Biblioteca della Camera Roma, Biblioteca della Camera dei Deputati, Fondo Kissner dei Deputati, Fondo Kissner

Durante la presidenza del Capponi il Museo si arricchì lo con l’oca rinvenuta nello scavo per la realizzazione della di molti pezzi di rilievo, provenienti da scavi o da raccolte strada che doveva collegare S. Giovanni in Laterano alla patrizie; fra le opere reperibili sul mercato antiquario, il chiesa di S. Croce in Gerusalemme, il Bassorilievo con marchese selezionò quelle che, per qualità, potevano iscrizione palmirena proveniente dalla villa Giustiniani a S. considerarsi confacenti alla dignità scientifica della sede Giovanni 38. Fra il  e il  il Capponi volle inserire fra cui erano destinate; opere che fossero rilevanti non sola- le opere del Capitolino anche un altorilievo raffigurante mente sotto il profilo artistico, bensì anche storico e un “Archigallo” ritrovato nella Vigna dei Canonici di documentario, ed idonee perciò a connotare il Museo Lanuvio, e tutta l’operazione fu illustrata in una pubblica- quale luogo deputato alla conoscenza e allo studio zione curata da Domenico Giorgi, Interpretatio Veteris dell’antico 37. Conformemente ai criteri così delineati Monumenti, corredata da un’incisione dell’opera eseguita entrarono a far parte del Museo il Gladiatore Ludovisi e il dal Frezza su disegno del Campiglia 39 (figg. , ). Nel  Gladiatore ferito, l’Apollo citaredo pervenuto dallo studio vennero acquisiti i frammenti marmorei dell’antica Forma di C. Napoleoni, la statua colossale del Pirro, proprietà Urbis 40, recuperati in Palazzo Farnese dove giacevano da avita di casa Massimo, il gruppo di Ercole in lotta con anni in completo abbandono, e un grande vaso di metallo l’Idra di Lerna ed altre sculture di Casa Verospi, il Fanciul- ritrovato al Porto di Anzio sul quale “vi era la iscrizione  . G. Lucatelli Museo Capitolino o sia descrizione delle Statue, Busti, Bassorilievi (…), , Iscrizione che ricorda la donazione di un bassorilievo da parte di Alessandro Gregorio Capponi al Museo Capitolino. Roma, Biblioteca della Camera dei Deputati, Fondo Kissner . Giovanni Marangoni, Memorie sacre e profane dell’Anfiteatro Flavio (…), , Frontespizio con dedica al marchese Alessandro Gregorio Capponi. Roma, Biblioteca della Camera dei Deputati, Fondo Kissner greca di Mitridate re di Ponto”, che lo stesso pontefice Benedetto XIV inviò al Capponi perché “io lo ponga in Campidoglio colle altre cose” 41. In questi anni il museo si arricchì anche di alcune opere provenienti dalla collezione privata del marchese e da lui destinate al Capitolino: una lastra di marmo scolpita, collocata sul pavimento dell’atrio del museo – come segnala la guida del Lucatelli 42 – e raffigurante “l’Istro- menti architettonici antichi con il Piede Geometrico” 43 (fig. ); e la statua in marmo rosso antico raffigurante un Fauno, riportata alla sua interezza da un importante inter- vento di restauro, – che ebbe luogo nel palazzo di via di Ripetta – eseguito da Clemente Bianchi e Bartolomeo Cavaceppi, i quali, sotto la supervisione dello stesso marchese e di esperti da lui incaricati (i pittori Pannini, Campiglia, Costanzi e lo scultore Slodtz), collazionarono insieme le diverse parti della scultura provenienti dalla collezione Capponi e Furietti 44. Alessandro Gregorio seguì con grande attenzione, inol- tre, l’attività delle cave archeologiche, da cui potevano trarsi nuove opere per il Capitolino, ma anche qualche reperto per la sua privata collezione: vigilò sulla cava nella Vigna Cicolini presso la catacomba dei SS. Pietro e Marcellino 45 e sul ritrovamento di un colombario nella villa del marchese Magnani di Bologna nel , sulla cava di A. Santarelli al Circo Massimo, su quelle di S. Giovanni a Porta Latina e presso S. Sisto vecchio, fra il  e il ; nella decade successiva – fra il  e il  – fece esegui- re egli stesso degli scavi nella sua vigna fuori Porta del Popolo, da cui trasse diverso materiale che fece collocare nel cortile del palazzo in via di Ripetta 46. Nel contempo, diverse operazioni di scavo furono avviate dal marchese per volontà dello stesso Clemente XII, anche se non sempre con l’obiettivo di un’indagine propriamente archeologica. Anche nella Roma di Clemen- te Corsini, come già era accaduto nei secoli precedenti e in ultimo persino nel corso del pontificato di Clemente XI 47, molte cave venivano aperte con lo scopo di procurar- si materiali da costruzione. Fra il  e il  Alessandro Gregorio, “per la singolare cognizione che hà dell’anti- co”, fu incaricato dal pontefice della “direzione” e “so- printendenza” di nuovi scavi archeologici da aprirsi “ne’ luoghi di Roma che stimerà propri”, il cui scopo era prin- cipalmente quello di ricavarne materiali di pregio ad uso delle fabbriche pontificie: “Volendo la Santità di Nostro Signore che si faccino quelle cave di sassi, marmi e di ogni altro materiale, che occorvino, e possino in avvenire occorrere per servigio della Santità Sua” 48. Fra gli scavi  avviati in quel torno d’anni, ve ne è uno documentato tenne un discorso, di cui si conserva la minuta 54, con il nella proprietà del Signor Calzoletti presso Isola Farnese, quale, congedandosi da edile, propose di proseguire e affidato al “capo mastro cavatore” Domenico Ergeret, che rinnovare l’attività dell’Accademia trovando un nuovo è seguito con particolare cura anche dal cardinal nepote mecenate e sostenitore, che egli individuava nel cardinale Neri Corsini 49. Nell’ambito di questi lavori potevano facil- Neri Corsini. mente emergere anche opere di un certo interesse artisti- Alla sua morte, avvenuta a Roma il  settembre del co, come accadde nel  nel corso dello scavo presso i , per testamento la sua raccolta di libri fu destinata padri Olivetani, “dove io A.G.C. cavai già otto anni per la alla Biblioteca Vaticana, con disposizione che essa fosse S. M.a di Clemente XII e trovai quella Venere che ora sta sistemata in un’ala nuova che lo stesso marchese aveva nella Galleria Corsini con altri marmi” 50; o nel marzo del avuto modo di attrezzare anni prima; la collezione di , “nello scavare a S. Giovanni Laterano nel sito dove oggetti di scavo fu lasciata al padre Contucci affinché la si fabbrica adesso la Cappella che N.S. Papa Clemente XII unisse al museo Kircheriano; il palazzo con le statue, i fà fare di pianta in onore di S. Andrea Corsini, dove già fu quadri e le iscrizioni furono lasciati alla sorella Maria il Palazzo di Laterano la Casa di Marco Aurelio Imperato- Anna, moglie di Antonio Cardelli 55. re”, dove venne rinvenuta la “sedia di marmo con bassori- Sebbene avesse ricoperto diversi incarichi istituzionali, lievi”, identificabile con il seggio romano ancora oggi stretto rapporti con studiosi e circoli eruditi importanti, posto nel Museo Nazionale d’Arte Antica di Palazzo conosciuto e frequentato con regolarità molti degli artisti Corsini, nella sala detta “del trono”. L’opera, ritenuta attivi nei principali cantieri romani (come lo scultore subito di grande valore, fu fatta riprodurre in disegno dal Pietro Bracci, gli architetti Ferdinando Fuga e Nicola pittore Nugarini, allievo del Masucci, ed una copia più Salvi 56, e numerosi pittori e incisori suoi contemporanei piccola dello stesso fu inviata dal Capponi “a Parigi come Pannini, Amorosi, Campiglia, Vasi), costituito all’Accademia Reale delle Iscrizioni e belle lettere a un’importante collezione di famiglia e contribuito, soprat- Monsieur de Boze Segretario di quell’Accademia” 51. tutto, alla nascita del primo museo pubblico, al Capponi All’inizio del  un colpo apoplettico compromise la giunse solo nel  l’ambito riconoscimento in forma di salute del marchese Capponi: “Comincio male questa mia epistola dedicatoria che era d’uso tributare nell’ambiente – scriveva il  gennaio il Chiappini a Ludovico Antonio accademico. Gli fu rivolta dal Marangoni (in esordio della Muratori –, perché da una disgrazia, quale spero che si sua opera dal titolo Delle Memorie sacre, e profane del- riparerà. Andato questa mattina per riverire il signor l’Anfiteatro Flavio di Roma volgarmente detto il Colosseo) marchese Capponi, mio padrone et amico, (...) ho trovato (fig. ), con espressioni che appaiono non ritualmente che ieri mattina fu colpito d’accidente, non già de’ più elogiative, ma dettate da sincera gratitudine intellettuale: feroci, ma che gli replicò ieri sera; non gli ha però tolto il “Non v’ha, chi non sappia, Illustrissimo Signore, a quanto conoscimento e solo da una parte è offeso” 52. Ripresosi in più alto pregio, e lustro siasi sollevata, la Nobilissima “tollerabil maniera” 53 dalla sua malattia, negli anni succes- Vostra Famiglia, per l’eccellente Vostro Studio, e cogni- sivi il marchese si dedicherà con nuova lena ad una gran- zione delle cose antiche, così Sacre, come Profane, e per de opera di riordinamento delle sue raccolte, che doveva quella premurosa vostra sollecitudine sì nel rintracciare, culminare con la compilazione di un nuovo catalogo della come nel conservare, à pubblica utilità, e beneficio della biblioteca, la pubblicazione della raccolta epigrafica, Repubblica tutta degli Eruditi, i Monumenti della sempre numismatica e della dactilioteca, di cui aveva da tempo Venerabile antichità, con quell’innato, e nobile genio, che avviato la riproduzione grafica facendo eseguire una al conoscimento delle medesime, v’hà sempre portato” 57. prima parte delle incisioni. Di tali progetti soltanto il cata- logo della biblioteca sarebbe stato portato a termine, postumo, nel . La residenza di Alessandro Gregorio Nel  un evento ancora, di un certo rilievo, si regi- stra nella vita del marchese e del suo palazzo: il  ottobre Negli anni in cui fu di proprietà di Alessandro Grego- Alessandro Gregorio volle dare impulso, dopo un inter- rio, dal momento dell’eredità paterna () fino a quello vallo di dieci anni, all’attività dell’Accademia dei Quirini, della sua morte, il palazzo conobbe, come già all’epoca di a cui molta parte della sua esistenza e fortuna erano legati, Amerigo Capponi, una fase di migliorie e di abbellimenti, con una riunione, nel suo palazzo; in quell’occasione egli che traevano motivo non semplicemente dalle cure neces-  . Prospetto di Palazzo Capponi, . Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. A, c.r

sarie ad una antica dimora o al rango dei residenti, ma ornamenti antichi. Possiede questo Cavaliere una singola- anche da peculiari esigenze del dominus. Divenuto colle- rissima Libreria, particolarmente di libri Italiani, ed uno zionista e bibliofilo, egli volle mettervi mano affinché gli scelto museo ornato di camei, pietre intagliate, metalli, e ambienti fossero meglio confacenti ad esigenze di rappre- altre antichità Etrusche, Egizie, e Romane e particolar- sentanza e di studio, e idonei ad ospitare la cospicua mente un celebre Menologio Moscovito, che in breve biblioteca e la raccolta di dipinti e di reperti antichi da lui uscirà alla luce con dottissime osservazioni” 58 (fig. ). formate. La duplice esigenza, di rappresentanza e di allestimento Della riuscita di tali sue iniziative il marchese potè avere delle collezioni private, Alessandro Gregorio intese soddi- pubblico riconoscimento, se anche in una guida coeva la sfare mediante la committenza di una fitta serie di inter- sua residenza veniva segnalata per quanto vi si poteva venti piccoli e grandi di restauro e di ammodernamento ammirare: “Tornandosi dunque dentro la Città, prenden- del suo palazzo. dosi la strada, che riguarda la riva del Fiume, vedesi al suo Un primo gruppo di documenti, tutti relativi all’anno principio il Palazzo del Marchese Alessandro Gregorio , riguarda soprattutto lavori di imbiancatura e di Capponi, ornato da lui non solo di prospettiva, ma ancora pittura, affidati a Giuseppe Zannini, e dà notizia dei colo- internamente di copiose iscrizioni, bassorilievi, ed altri ri impiegati, di tonalità chiara così come nelle residenze  settecentesche si prediligeva per le parti murarie e per gli concerneva probabilmente l’elevazione di un piano arredi, a differenza del gusto barocco imperante nel seco- dell’angolo interno del palazzo verso il porto di Ripetta, lo precedente e dominato dal cremisi e dall’oro 59: sicché, l’unico che potesse affacciare sia sul giardino che sul oltre al bianco per le camere di servizio, si adoperarono il cortile delle stalle; poiché tale cortile e la rimessa con le torchino per le pareti della scala e il rosa mezza tinta per carrozze erano stati ricavati dalla casetta aggiunta al palaz- tinteggiare sei stanze dell’appartamento nobile al secondo zo al tempo di Amerigo, è da supporre che dei diversi piano, mentre il color di travertino fu impiegato per corpi dell’edificio fosse stata resa uniforme soltanto la evidenziare le membrature architettoniche costituite da comune facciata sul fronte stradale, e che Alessandro pilastri, capitelli, archi, porte e finestre. intendesse fare altrettanto sul fronte interno, colmando il A questi lavori più ordinari se ne affiancarono altri di dislivello tra gli ultimi piani dei due nuclei di fabbrica 64. decorazione pittorica, eseguiti da un gruppo di artisti – La “nuova fabrica” fu presa in carico dal Fedele il  Pietro Bozzolani, Ferdinando Vernelli e Carlo Daveroli, o giugno , ancora sotto la supervisione dell’architetto talvolta indicati col solo nome di battesimo, Giovanni, Francesco Bianchi: “Con la presente da valere come Gaetano – incaricati di eseguire “li novi solari e spalete di pubblico... Io sottoscritto prometto e m’obligo d’alzare e porte e finestre e fusti di telai et altro nell’appartamento murare alcune stanze del Palazzo dell’Ill.mo Sig. Marche- di Cima del nostro palazzo”. Le note di incarico e di se Alessandro Gregorio Capponi ad uso di mia arte di pagamento enumerano, a questo riguardo, i prodotti muratore à tutte mie spese e fattura nella presente stagio- utilizzati da artisti ed artigiani, aprendo un vivido spira- ne d’Estate, e m’obbligo renderle terminate nel mese di glio sulla “cultura materiale” dell’epoca e sulle tecniche Agosto con l’infrascritti patti, capitoli e convenzioni” 65. artistiche allora in voga: gesso di Gaeta, terra nera, biacca Una prima parte dei lavori avrebbe dovuto concludersi di Genova o di Venezia, olio di lino crudo o cotto, terra entro l’estate, mentre per il completamento di una più gialla chiara e scura, giandolino in polvere, colori a olio, ampia serie di interventi fu previsto il termine di tre anni; smalto, “pile diverse fra grande e piccole per li colori”, ma nel dicembre dello stesso anno, per ragioni che i do- guanti, pennelli di diverse dimensioni e “due mastelli per cumenti tacciono, il Fedele firmò una lettera di rinuncia scagliare e tenere il suddetto gesso e colla” 60. all’incarico 66, che passò il  gennaio  al muratore Lavori di muratura non particolarmente consistenti, Paolo De Rossi, sotto la supervisione dell’architetto Fran- affidati al mastro Ambrogio Stacchini e limitati quasi cesco Ferruzzi 67, e fu portato a termine probabilmente esclusivamente al secondo piano nobile e ai mezzanini entro il  68. sottostanti, furono eseguiti – eccettuati minori interventi Nei nuovi ambienti furono ricavati principalmente la di manutenzione – per modificare la distribuzione degli “nuova Alcova”, la “Stanza avanti l’Alcova” e il “Gabinet- ambienti, mediante la tramezzatura di alcune stanze e to contiguo” che affacciavano verso il giardino: queste l’apertura di nuove finestre o la tamponatura di altre stanze furono, con ogni probabilità, tra quelle che il Fede- preesistenti; interventi, questi, forse dettati dal gusto le dichiarò, prima del suo abbandono, di aver realizzato invalso nel XVIII secolo per gli ambienti di piccole dimen- mediante “l’aggiunta di nove stanze al piano superiore del sioni, raccolti e confortevoli, come non erano le grandi Palazzo”. sale di rappresentanza secentesche 61. I lavori condotti nel  dal De Rossi interessarono il Per gli anni a seguire i volumi contenenti le filze di piano terreno, i primi mezzanini, il primo e il secondo pagamento non riportano che lavori di piccola manuten- piano nobile, il cortile e l’androne; alcuni appaiono, dai zione, talora affidati con incarichi rinnovati annualmente documenti, perlopiù di manutenzione e di consolidamen- – così fu dal  al  – al muratore Francesco Dolfini to, come quelli, ad esempio, di restauro di porte e finestre sotto la supervisione dell’architetto Francesco Bianchi 62. o dei solai mediante la posa in opera di “diversi legnami È nel  che il Capponi avvia una seconda e più consi- nella stanza grande del primo piano a causa di stabilirla”; stente serie di lavori, stavolta finalizzati ad ampliare il altri interventi, compiuti soprattutto al secondo piano no- secondo piano nobile del palazzo e, in particolare, a “rial- bile, furono invece di completamento di costruzioni che il zare li due stanzoni che guardano verso il Giardino e Fedele doveva aver già portato a buon punto, e consistet- cortile delle stalle di detto palazzo al pari del piano tero in pavimentazioni di mattoni rossi “rotati a acqua”, dell’ultimo appartamento” 63. L’intervento, così descritto come nelle altre stanze del palazzo, e nella predisposizio- nel capitolato sottoscritto dal mastro Francesco Fedele, ne dei ponteggi per i pittori 69. Ulteriori lavori riguardaro-  no – fra il settembre del  e l’aprile del  – una scala ti da Antonio Bicchierari e Onofrio Avellino, pittori all’e- a chiocciola, probabilmente preesistente, di cui furono poca abbastanza affermati. Il primo, che aveva esordito in interamente rinnovati i gradini in travertino dallo scalpel- giovane età vincendo il secondo premio di pittura nel lino di palazzo Giovanpietro Berrettoni 70. primo concorso clementino indetto dall’Accademia di S. Nell’estate del  ancora il De Rossi venne incaricato Luca nel , nell’anno in cui intraprese i lavori nel di eseguire interventi sistematici di riparazione e consoli- palazzo di via di Ripetta, aveva già un’avviata carriera di damento delle casette poste sul vicolo laterale al palazzo, decoratore ad affresco e di inventore di macchine sceni- compresi i tetti, i solai, le scale e le cantine 71; mentre nella che, con committenze significative nel , quando aveva primavera dell’anno seguente furono eseguite, com’era ri- eseguito un ovato per S. Pietro in occasione della beatifi- corrente, riparazioni della strada antistante il palazzo sot- cazione di Giacinta Marescotti, e nel  quando realizzò to la supervisione “della Congregazione delle Strade”, con gli affreschi per la chiesa di S. Prassede raffiguranti le modalità riportate nei documenti che ci informano sulle figure di S. Pietro e S. Paolo sull’arco trionfale e la Gloria tecniche costruttive stradali dell’epoca: “selciata di angelica nella cupoletta del ciborio 78. Il secondo, di forma- Quadrucci à secco lavorata in Arena, con suo letto di zione napoletana (legato alla scuola di Luca Giordano e Breccia, Guide e traverse di Selci grossi con accompagna- di Francesco Solimena), si era trasferito a Roma nel ; ta di selci ordinaria fatta di nuovo nella strada, che da l’incarico affidatogli dal marchese Capponi ricade nell’u- Ripetta, tende alla Piazza del Popolo (...) avanti il palazzo nico periodo documentato della produzione artistica del dell’Ill.mo Sig. Marchese Capponi” 72. maestro nel corso del suo soggiorno romano: nel  Tra il  e , quando i lavori di muratura erano l’Avellino è ricordato per aver eseguito la tela con S. Fran- ormai in fase avanzata, l’imbianchino Giuseppe Zannini, cesco di Paola attraversa lo stretto di Messina per la chiesa che aveva già lavorato per il marchese nel , venne di S. Maria della Luce in Trastevere, mentre nel  incaricato di tinteggiare alcune sale ed altri ambienti con i avrebbe realizzato la pala d’altare raffigurante S. Giovanni medesimi colori impiegati in precedenza: celestino, bian- Napomuceno per la cappella omonima in S. Lorenzo in co e color travertino 73. Negli stessi anni furono realizzati Lucina 79. L’assenza di ulteriori informazioni nei documen- cospicui lavori di falegnameria dall’artigiano Domenico ti e la perdita completa di tali pitture non consentono di Strombelli, sia per le parti strutturali, quali le scale e i conoscere molto di più dell’intervento di questi due pitto- parapetti o le travature dei solai o del tetto, sia di arredo, ri, anche se la coeva attività da essi svolta altrove – legata consistenti nella realizzazione di credenzoni e di librerie, alla più impegnativa produzione di dipinti di tema sacro e ma anche di porte e finestre, nel palazzo e nelle casette 74. a committenze pubbliche –, potrebbe lasciare aperta Il nuovo quartiere del palazzo al secondo piano venne l’ipotesi dell’esecuzione, nei soffitti di alcune delle nuove decorato, com’era tipico degli interni eleganti settecente- sale, di pitture di maggiore ricchezza e complessità rispet- schi, con stucchi e pitture: è del  aprile  la nota to alle comuni decorazioni d’ambiente. dell’acquisto di “tela pagliara compra in Dogana per Più dettagliate sono invece, grazie alle descrizioni posta ai solari delle stanze per dipingevi”, ovvero di tele contenute nel capitolato dei lavori, le notizie sulla decora- da dipingere e da applicare ai soffitti ad imitazione della zione di pareti, porte e finestre del medesimo apparta- pittura ad affresco 75. Di questi interventi decorativi è fatta mento del palazzo consistenti in stucchi e pitture, esegui- vaga menzione nei documenti, che riferiscono di lavori ti, fra la primavera e l’estate del , rispettivamente da eseguiti nell’autunno del  dal pittore P. Antonio Francesco Ruggeri (o Auggeri) 80 e da Annibale Rotati, un Bicchierari in due stanze, e di compensi saldati ad pittore che sembra essere stato attivo in quegli anni come Onofrio Avellino il  ottobre  “per una soffitta dipin- decoratore d’interni in diverse dimore patrizie romane 81. ta” e a Giacomo Cennini il  dicembre  per una Nell’alcova, decorata con stucchi dal Ruggeri, il Rotati “Pittura di fiori fatti nella nuova fabrica” 76. Se per que- dipinse lo zoccolo, decorò le porte con “fogliame di olivo st’ultimo, meno noto 77, è probabile che l’assenza di più scuro giallo” su fondo “verdetto” e con una cornice attor- dettagliati riferimenti stia ad indicare il carattere pura- no al profilo delle bussole, pure questa come il fogliame mente ornamentale delle pitture da lui eseguite, destinate “lumeggiata d’oro”. Nel cabinet, poco distante, il partito ad abbellire parapetti di finestre, sguinci di porte e fine- decorativo prescelto era invece costituito da pilastri ornati stre con motivi decorativi floreali di genere, più difficile è con fiori e stipiti “venati di paonazzo”, mentre le finestre ipotizzare quale possa essere stato il tipo di dipinti esegui- risultavano “scorniciate di chiaro scuro” su fondo verde 82.  . Decorazione a grottesca, da Disegni di diverse pitture ritrovate nello scavamento delle stanze sotterranee delle Terme di Costantino al Monte Quirinale, . Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , c.r

Nella stanza successiva “dove è il camino”, così individua- ta per la presenza di un nuovo camino decorato a stucco dal Ruggeri e sormontato da uno specchio con cornice dorata 83, la tela sul soffitto presentava “ornati di chiaro scuro giallo” con rifiniture in oro; analogo motivo ricorre- va nel fregio, nello zoccolo e negli anditi delle finestre, affiancato da “vani d’ornati gialli con suo fondo di torchiane” o semplicemente ripreso con un profilo azzur- ro come nel vano della porta. Se fino a questo punto la decorazione degli ambienti appare in linea con il gusto del Settecento romano carat- terizzato da elementi vegetali e floreali su fondi incorni- ciati da motivi mistilinei, nei colori più tenui tipici dell’e- poca, maggiormente innovativa appare invece la scelta di decorare un intero ambiente con motivi a grottesca come nel caso della camera attigua all’alcova, che per tale ragio- ne è definita nei documenti “camera de Groteschi”. In questa sala i motivi a grottesca si sviluppavano su sette pi- lastri in stucco di circa un metro e ottanta di altezza, di- stribuiti sulle quattro pareti della camera e sormontati da Natoire fra il  e il  86. Anche se la perdita di tali capitelli dipinti di giallo e bianco; i medesimi colori pitture eseguite in palazzo Capponi non ci permette, vennero impiegati nelle cornici dipinte ad inquadrare purtroppo, di sapere nulla di certo sul tipo di “grottesca” pannelli di color “paonazzo”, ad imitazione presumibil- che fu preferito per la decorazione delle sale, la datazione mente del marmo, e ricorrevano nello zoccolo, nella porta dei lavori e l’esecuzione delle grottesche lungo le fasce rifinita in oro, negli sguinci delle finestre e delle porte, verticali dei pilastri – come descritto nel capitolato dei con l’inserimento talvolta di motivi decorativi a fogliame lavori –, consentono di ipotizzare, con buona probabilità, o a vasi dipinti. Anche nella tela incastonata nel soffitto che i temi ornamentali prescelti fossero ispirati al modello dovevano essere riprodotti motivi decorativi, senza ulte- classicista delle Logge Vaticane di Raffaello, in cui gli riori inserimenti – almeno per quanto riguardava la com- elementi di gusto archeologico romano si fondevano con missione affidata al Rotati – di temi mitologici, allegorici o quelli rinascimentali. Contemporaneamente, alla luce storie sacre: “per havere dipinto il soffitto con la Balau- degli interessi antiquari del Capponi, sembrerebbe plausi- strata di verde e cartelle di paonazzo con li suoi ornati e bile immaginare che la scelta di tale tema decorativo non fregio tutto ornato attorno a trave e sotto trave li suoi or- fosse casuale, quanto piuttosto ispirata dal desiderio, nati con il suo fondo pavonazzo” 84. “Groteschi coloriti” almeno nelle intenzioni del committente e nei limiti delle furono impiegati dal Rotati anche in alcune parti della conoscenze archeologiche dell’epoca, di recuperare un “Camera del Camino”, accanto ai più comuni motivi na- genere decorativo tipicamente antico 87. L’ipotesi pare turalistici: nella decorazione delle bussole e delle porte, tanto più verosimile ove si consideri come il tema della dove vennero eseguiti a guazzo, e negli anditi delle fine- grottesca, sia di matrice rinascimentale sia archeologica, stre e sugli sportelli di queste, “dipinti a olio” 85. fosse, nel corso degli anni, oggetto di una particolare La presenza dei motivi decorativi a grottesca rappre- attenzione e di studi da parte del marchese Capponi, il senta un aspetto significativo delle scelte decorative attua- quale già nel luglio del  aveva acquistato “da Carlo te nel palazzo Capponi anche alla luce degli interessi anti- Antonio Merciaio (...) diverse carte in folio è n. con quari coltivati dallo stesso Alessandro Gregorio. Essi figure diverse colorite Istoriate a Grottesche ricavate dalle costituiscono, innanzitutto, uno dei rari esempi di questo Terme di Costantino fatte l’anno ” (figg. , ), a cui genere documentati a Roma nella prima metà del secolo, seguirono, nel settembre del , i volumi di “D. Nicolao accanto a quelli eseguiti da Ginesio del Barba nelle volte Simoncello figure delle stanze di Raffaelle cioè dei di un braccio della galleria di palazzo Doria-Pamphili nel Fregi...” e “Le Pitture antiche delle grotte di Roma e del  e quelli per la galleria di palazzo Mancini voluta da Sepolcro dei Nasoni di Santi Bartoli descritte da P. Bello-  . Motivi decorativi a grottesca, da Disegni di diverse pitture ritrovate nello scavamento delle stanze sotterranee delle Terme di Costantino al Monte Quirinale, . Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , c.r

no alli Pantani colonnetta di verde antico massiccia alta p.mi cinque tutta di un pezzo; venne questa già mesi sono da Ancona ove fu sbarcata da gente che la trafugò con  altri pezzi e colonne più grosse parimenti di verde da un Isola dell’Arcipelago in mano de Turchi avanzo di qual- che tempio de’ Gentili” 92. Nel  nuovi lavori si resero necessari a causa di un incendio che colpì gran parte del quartiere compreso fra la via di Ripetta e il Tevere, ed in particolare, come ricor- dano le cronache del tempo, nei “vicoli denominati del Vantaggio, delle Scalette e dell’Oca”. Dall’archivio Cap- poni risulta che il palazzo fu attaccato dall’incendio alle ore  circa del  maggio, e che questo “continuò per molti giorni benché atterrato il fuoco” 93. La prima spesa sostenuta, rivelatrice dell’attaccamento che il marchese aveva per i suoi libri, fu quella del compenso al “Sig. Paolo Berretta libraro” convocato il  maggio ad effettua- re una ricognizione dei danni subiti dalla biblioteca; a questa seguirono, oltre al costo di “ secchi di legno per portare l’acqua per estinguere il fuoco da ogni parte del Giardino”, le spese per ulteriori lavori di muratura, fale- gnameria e tinteggiatura delle sale più colpite, eseguiti dalle maestranze di fiducia di Alessandro Gregorio 94. ri” e pubblicate a Roma nel  88. Oltre ai disegni e ai Degli ultimi e più significativi interventi disposti dal libri, il repertorio figurativo della grottesca era documen- Capponi, dei quali vi sono annotazioni per gli anni - tato, all’interno della raccolta del marchese, anche da , relativi ad opere asseverate dall’architetto Francesco alcune ceramiche attribuite alla scuola di Raffaello: “un Ferruzzi e concernenti il consolidamento del palazzo (co- piatto di maiolica antica fatto a triangolo (...) quale forma me la posa in opera di una “catena” di rinforzo nel primo tre conchiglie e nel mezzo di esso un ovato, dove sono appartamento nobile 95, lo “stabilimento di Facciata e dipinti due soldati latini col loro paludamento militare ed parte di Fondamento”, il controllo dell’ancoraggio delle il resto è lavorato tutto di grottesca di gusto assai squisito statue che stavano sulla balaustra, e la costruzione di un della Scola di Raffaelle (...)” 89. nuovo cornicione lungo tutto l’edificio 96), si può pensare Questo gusto per il recupero dell’antico trovava riscon- che non fossero stati prima previsti e che si siano resi in tro anche in altre scelte operate relativamente alla decora- seguito necessari per sopravvenuti problemi di statica, zione e all’arredamento delle sale del palazzo, come, ad poiché per loro natura avrebbero potuto più opportuna- esempio, un certo interesse per il recupero di marmi anti- mente essere effettuati prima delle opere interne di tinteg- chi: sia quelli che ricoprivano tavoli o consolles dell’appar- giatura e decorazione. tamento di Alessandro Gregorio, da lui ricercati con In quel torno d’anni fu anche rinnovata ad opera del particolare cura, come rivelano alcune ricevute d’archivio capomastro Paolo Rossi la scala principale posta sul lato relative, ad esempio, al trasporto di una “pietra da tavoli- destro dell’ingresso, “ch’era in regolare di diversi pezzi di no di giallo antico dalla piazzetta del Fico al Palazzo” 90, scalini di peperino fatti all’antica, e portato a basso nela oppure al restauro “di una tavola di verde antico fatto per Strada con corde, e messi dà parte, com’anche levato il servizio del marchese Alessandro Gregorio Capponi” Calcinaccio”; i gradini furono rifatti in “peperino nuovo dallo scalpellino Pietro Blasi, “lustrata con pomice, cera e tutti di un pezzo in forma più comoda, più larga et equale stucchi” 91; sia quelli che componevano intere colonne, di pedata della presente”, per tutte e quattro le rampe 97. provenienti da scavi archeologici e impiegate nell’arredo Al termine del lavoro la scala fu ridipinta interamente con del palazzo, come quella di verde antico collocata nel i colori già impiegati nel resto dell’edificio: i muri e le cabinet: “Finalmente ebbi da Nicola Macineschi Scalpelli- volte furono imbiancati, l’aggetto dei pilastri e delle altre  . Giovan Battista Nolli, Roma al tempo di Benedetto XIV, , particolare dell’area di via di Ripetta con palazzo Capponi, menzionato al n.. Roma, Fondazione Besso

membrature architettoniche in “color di travertino”, mentre uno zoccolo di “color Torchino” alla base delle pareti correva, a partire dall’ingresso principale del palaz- zo, lungo tutto il perimetro della scala e dei ripiani 98. Questa spesa figura, insieme ad altre, in un elenco di lavo- ri pagati all’imbiancatore Giacomo Bazzi in data settem- bre . È in questo stesso elenco di spese che si rintrac- cia, infine, la commissione per la tinteggiatura della facciata principale del palazzo, senza, purtroppo, alcuna indicazione sul colore impiegato; il documento recita semplicemente che il Bazzi fu incaricato di dare il “colore antico alla facciata di d.o Palazzo sulla Strada maestra tanto alli fondi quanto agli aggetti del cornicione e fine- stre” 99, lasciando presumere soltanto che la colorazione prescelta coincise con quella già esistente. Fra le ricevute d’archivio di questo periodo, accanto alle uscite per la fabbrica del palazzo compaiono, saltua- riamente, anche alcune spese sostenute per la manuten- zione del giardino: pagate “al Vignarolo”, probabilmente lo stesso che si occupava della vigna fuori Porta del Popo- lo, “che lavorò due giorni e mezzo nel giardino”, “a una donna che poti e capi l’erba nel giardino” e “alli Giardi- nieri di S. Pietro per essere venuti ad aggiustare li vasi, e spalliera delli agrumi del giardino di casa” 100. Dalle stesse ze 104. Il Fuga passa in rassegna i diversi ambienti, al fine di carte, ed anche da alcune coeve piante di Roma nelle determinare il canone di un’eventuale locazione: al piano quali il palazzo compare dettagliatamente raffigurato, terreno, all’incirca in corrispondenza dell’attuale civico come quella del Nolli del , si ricava che l’assetto gene- , si apriva l’ingresso secondario del palazzo, da cui si rale del giardino fu mantenuto in quegli anni inalterato accedeva ad un cortile nel quale si trovavano due rimesse nella struttura e nelle essenze, fra cui ancora prevalevano per carrozze, tali da contenere complessivamente otto gli agrumi; sappiamo inoltre che queste piante, in partico- “legni”, e due ambienti ad uso di stalla fra loro comuni- lare, venivano regolarmente poste al riparo nella stagione canti per i cavalli. Passando invece per l’ingresso princi- fredda: quelle nei vasi venivano forse trasportate in una pale (attualmente il civico ), si percorreva un corridoio piccola serra interna al giardino, mentre quelle in terra voltato, detto nei documenti “entrone”, sul quale affaccia- venivano coperte, come peraltro già istruivano i trattati vano quattro stanze, due per lato. Dal piano terreno si dell’inizio del Seicento 101: “pagati quattro uomini, che mi- accedeva ai primi mezzanini suddivisi in piccoli quartieri sero dentro li vasi al giardino e coprirono la spalliera degli occupati dalla “Famiglia”: “Quartiere di n. due stanze agrumi” e successivamente per “far mettere dentro del una con finestra in Strada, e l’altra verso li cortili, ove medesimo [giardino] la serra da porre nelli Vasi portata abita il Sig. Alessandro; Quartiere di n. due Stanze una da Monte Cavallo” 102. Un ultimo intervento, infine, riguar- con finestra verso il Giardino e l’altra verso li cortili, ove dò il restauro della vasca della fontana maggiore del giar- abita il Cocchiere. Dall’entrone, sul lato destro, si diparti- dino, eseguito da un giovane della bottega dello scultore va la prima rampa della scala principale del palazzo: al Antonio Napoleoni 103 (fig. ). primo piano si aprivano un “quartiere di n. quattro stan- Una complessiva descrizione dello stato del palazzo a ze, ed una Loggetta a man sinistra del Sud.o Ripiano, metà del Settecento ci è pervenuta grazie ad una stima compresavi la stanza della Comp[utister]ia con finestre dell’edificio formulata, dopo la morte di Alessandro corrispondenti nel vicolo, e nel giardino, ove abita il Sig. Gregorio, dall’architetto Ferdinando Fuga il  novembre Luca” Peruzzi, maestro di casa. del , su commissione dell’abate Guido Bottari a sua Il piano nobile si componeva, secondo il resoconto del volta incaricato dal senatore Ferrante Capponi di Firen- Fuga, “di n. dodici stanze ed un vestibolo ad uso di Salet-  . Francesco Bartoli (attr.), Nereide sul carro, in Raccolta di disegni eseguiti nel bagno di Augusto agli orti farnesiani, . Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , c.r . Francesco Bartoli (attr.), Corteo marino, in Raccolta di disegni eseguiti nel bagno di Augusto agli orti farnesiani, . Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , c.r

cariche prestigiose da lui ricoperte a partire dal , furo- no d’altra parte dettate, come si è detto, dall’esigenza di predisporre adeguati spazi per la biblioteca e per la colle- zione di quadri ed antichità che il marchese non smise mai di incrementare con nuove acquisizioni. I lavori di ampliamento fatti eseguire a partire dal  vennero infat- ti dallo stesso Capponi annotati come “Lavori fatti nella rialzatura delle stanze per la Libbraria”, e portarono alla contemporanea creazione di un cabinet per la conserva- zione degli oggetti d’antichità; essi coincisero con una serie di interventi di catalogazione e riordino dei materiali ta per li Servitori con sua Cucina a pian terreno. Segue a librari e artistici tesi a promuovere il riordino della “libra- mezza scala, che dal primo piano nobile sale al Secondo, ria”, della quadreria di famiglia e della collezione da lui un quartiere di mezzanini di n. tre stanze con finestre formata, così come la pubblicazione dei cataloghi delle corrispondenti nel vicolo, e nel Giardino, ove abitano le rispettive raccolte, come era proprio delle più celebri bi- Donne.” Al secondo piano nobile erano “n. tredici stanze blioteche e collezioni di marmi eruditi. con vestibolo ad uso di saletta per li servitori, con cappel- la et cucina al pari. Sopra detto seguono diverse soffitte e una loggia coperta ed al pian terreno il giardino con Alessandro Gregorio collezionista e bibliofilo fontana, e Stanza delle vasche per lavare, e diverse cantine La “Libraria” sotto” 105. Le consistenti spese sostenute dal Capponi per amplia- Il maggior interesse di Alessandro Gregorio – priorita- re e migliorare il palazzo, se da un lato possono certamen- rio per il suo precoce manifestarsi, e per la preminenza te ricondursi ad esigenze di rappresentanza dovute alle assegnatavi dal marchese – fu verso i libri: fino agli ultimi

 anni della sua vita egli considerò la sua biblioteca come dor Urbis del Lauro nell’edizione post , e l’opera Vete- “la cosa più gelosa, e cara” che egli possedesse e “che rum Etruscorum Monumenta, tabulis areis incisa sine loco, tanto mi ha sollevato l’anima, e le passioni dalli primi anni anno et typographo. Essi si aggiunsero a una raccolta di della mia gioventù”, come egli stesso scrisse nel suo testa- “pitture fatte a penna e colorite al naturale come stavano mento del  settembre del . La “raccolta di libri”, av- nel Bagno di Augusto che fu scoperto nello scavare cin- viata dal  e costantemente incrementata nel corso del que anni fa nel Monte Palatino agli orti Farnesiani”, attri- tempo fino a raggiungere il numero di tremilatrecentodue buite a Francesco Bartoli, e acquistate dal Ficoroni nell’a- volumi e il consistente valore di oltre duemila scudi – prile del  (figg. , ). Nell’autunno del  il mar- come risulta dalla stima fattane da Carlo Barbiellini il  chese annotava ancora un consistente acquisto di opere, gennaio del  106 –, fu dal Capponi lasciata in legato alla tra cui diverse di carattere antiquario, provenienti dalla Biblioteca Vaticana, “perchè resti ivi custodita in sua biblioteca dell’abate Pascoli: venne così in possesso de Le memoria” 107. pitture antiche delle grotte di Roma e del Sepolcro de’ I primi acquisti, secondo un Diario da lui stesso scru- Nasoni di P. Santi Bartoli descritte da P. Bellori e stampate polosamente redatto 108, furono indirizzati verso opere di a Roma nel , delle Figure delle stanze di Raffaello del autori relativamente moderni, dal Tasso al Marino, per Simoncello, dei Nuovi disegni di Architetture e piante de poi allargare progressivamente la cerchia dei suoi interessi Palazzi di Roma disegnate da G.B. Falda, dei Palazzi di dai grandi classici del Trecento toscano, con una partico- Roma di Pietro Ferrerio 111. lare predilezione per il Boccaccio, alla letteratura volgare L’acquisizione bibliofila era sovente preceduta da dei secoli d’oro, a cui venne invitato dai maggiori letterati lunghe e pazienti ricerche delle edizioni più antiche o fiorentini del tempo, Biscioni, Marmi, Salvini e Zeno, con pregiate, come avvenne per quella giuntina del  del i quali si mantenne, come sappiamo, in contatto attraver- Decameron comprata nel  “dopo tanto tempo speso in so alcuni viaggi a Firenze e un costante scambio episto- cercare e far cercare per tutta Italia” 112; tali indagini erano lare 109. sostenute da una solida rete di relazioni personali con altri A questo tipo di opere si aggiunsero anche, a partire bibliofili, come testimonia tra l’altro la lettera del settem- dal  e in linea con i suoi interessi di collezionista, di- bre del  di G. Bottari, il quale da Firenze rassicurava versi libri d’arte. Fra questi figurano alcuni capisaldi della il Capponi “che quando trovassi qualcosa degna della sua letteratura artistica, come le Vite del Vasari, nell’edizione preziosissima libreria, non mancherei di porgerle avvi-  per i tipi di Giunti, “I dieci libri dell’Architettura di so” 113; nella primavera del  il marchese poté annotare Vitruvio tradotti da Daniel Barbaro” nell’edizione del nel suo Diario di essersi procurato grazie a Francesco Fi- , l’opera di F. Baldinucci Notizie de’ Professori del Di- coroni l’Historia utriusque belli dacici a Traiano Cesare segno, la “Vita di Benvenuto Cellini orefice e scultore da gesti Autore F. Alphonzo Ciacomo, mentre “La Roma anti- lui medesimo scritta”, il Riposo del Borghini del , le ca di Antonio Bosio” nella ristampa del  gli “fu prov- Vite de’ Pittori scultori et Architetti di G. Baglione nella veduta dal Cav. Marmi”. ristampa del , Le vite de’ Pittori Scultori et Architetti Per ragioni di studio e per la completezza della sua di G.B. Bellori nell’edizione del , l’Historia naturalis raccolta, il Capponi, come attestano i documenti d’archi- di Plinio tradotta dal Domenichi del , nonché testi di vio datati fra il  e il , si rivolse di tanto in tanto al autori contemporanei, come le Osservazioni sopra i cimite- pontefice per esserne autorizzato a “leggere e ritenere li- ri de’ santi ed antichi cristiani di Roma di M. Boldetti bri proibiti”: “Alessandro Marchese Capponi romano edito nel , e il manoscritto di Nicola Pio, Le vite di d’anni ventidue, quale ha terminati tutti i suoi studij, a- pittori scultori et architetti del , acquistato dal Cappo- vendo bisogno per sua maggiore erudizione della Lic.za ni nel  110. di leggere i Libri proibiti... ()” 114; o ancora nel , Diversi sono anche i testi e le raccolte di stampe sulla “supplicando l’espone essersi già per diciotto anni impie- Roma antica, da ricondurre agli interessi antiquari di gato con molta fatica e spesa in far raccolta di Libri, i più Alessandro Gregorio: fra questi figurano I Vestigi della rari, e de’ Migliori dilettanti, particolarmente in lingua Antichità di Roma raccolti e ritratti in prospettiva da Stefa- italiana, e perciò facendole di bisogno per il suo studio, no du Perac del , l’Antiquarum Statuarum urbis Romae servizio, e compimento della sua Libreria di un’ampla Tabulae  di F. Perrier nell’edizione romana del , licenza di qualunque libro” 115. Admiranda romanorum Antiquitatum del De Rossi, Splen- Nel , a seguito dei danni provocati dall’incendio al  . Giuseppe Vasi, Nuovo braccio aggiunto . A. P. Berti - D. Giorgi, Catalogo della alla gran Biblioteca Vaticana con sue scanzie Libreria Capponi,, Frontespizio con ornate di sopra con vasi etruschi, incisione raffigurante le sale della Biblioteca in Il Quinto libro del novo teatro delle fabriche del marchese Alessandro Gregorio Capponi, et edifici fatte in Roma (...) a cura di Gio. Biblioteca Apostolica Vaticana, Domenico Campiglia, . Vaticano, Ms. Capp.  Roma, Biblioteca della Camera dei Deputati, Fondo Kissner

palazzo e che si estesero in parte alla biblioteca, il marche- se intraprese una serie di viaggi, tra Viterbo, Perugia, Siena e Firenze per ricercare e acquistare nuove opere manoscritte e a stampa, al fine di ricostituire l’organicità della raccolta; un ultimo cospicuo acquisto di libri avven- ne nel . Nello stesso anno il Capponi si dedicò all’in- ventario della biblioteca: appose su ogni volume il suo ex libris, fatto eseguire da “Ignazio Lucchesini Bolognese, eccellente intagliatore di legno” presente a Roma nel giu- gno del  116, e avviò la compilazione di un nuovo cata- logo, volendosi presumibilmente ispirare al modello delle celebri raccolte bibliofile, giacché annotava nel Diario l’acquisto, presso G.L. Barbiellini, dell’“Index Biblioteca Cardinalis Imperialij Josephis Gonzaghe  (...) in occa- sione che presentemente sto facendo un indice completo e ben ordinato di tutta la mia libreria” 117. Il catalogo, infi- ne, fu redatto prima con l’ausilio del padre A.P. Berti 118, e poi – almeno dal  – del padre Giulio Viviani 119. La biblioteca doveva aver raggiunto una certa consi- stenza già alla fine degli anni venti, in modo da rendere necessari, nel , nuovi lavori nel palazzo per dare più

 adeguati spazi alla raccolta. Secondo quanto riporta lo serrature e chiavi”. Si osserva la scaffalatura composta di stesso marchese nel suo testamento, la collezione libraria una base chiusa da sportelli decorati con cornicette e di fu sistemata al secondo piano nobile del palazzo, nell’ap- quattro ripiani superiori a vista; un ballatoio, decorato da partamento detto “della libreria toscana” che dovrebbe pilastrini con erme lignee, correva lungo tutto il perimetro coincidere con quello posto nell’ala nord dell’edificio, fra della sala, e su di esso si trovavano ventidue vasi etruschi via di Ripetta e il vicolo delle Scalette, corrispondente, della raccolta di antichità del marchese, esposti secondo il con buona probabilità, con quello occupato dal giovane criterio da lui già utilizzato nel braccio nuovo della Biblio- Alessandro Gregorio prima della morte del padre Ferdi- teca Vaticana, come si ricava, fra le righe, da alcune sue nando 120. Se si confronta questa notizia con quanto si può annotazioni 126 (fig. ). L’arredo della sala doveva essere, ricavare dalla lettura dell’inventario del palazzo redatto in infine, assai sobrio, costituito soltanto da un “tavoloncino occasione della morte del marchese, si evince che la da studio d’Albuccio svenato di radica d’acero con nume- maggior parte dei volumi era stata riunita in un’unica sala, ro sei tiratori e sei sediole” rivestite di panno verde 127; sul detta appunto della “libraria” 121. Questa sala, posta al se- tavolo stavano esposti due busti ed altre piccole sculture condo piano nobile, in angolo tra la via di Ripetta e il femminili. Sulla facciata della biblioteca, infine, il Cappo- vicolo suddetto, era illuminata da due finestre sul fronte ni aveva voluto apporre il motto senechiano “non refert principale e da una di lato; una prima porta la collegava quam multo, sed quam bonos habeas”, con il quale voleva con l’“Alcova gialla”, che dava sul vicolo, e una seconda sottolineare il carattere di particolare rarità dei volumi la metteva in comunicazione con le altre camere disposte contenuti nella raccolta 128. sul fronte di via di Ripetta, secondo il tradizionale schema La biblioteca del Capponi, considerata una raccolta di settecentesco dell’enfilade di sale. Un secondo e più pregio da intellettuali ed eruditi contemporanei, fu talvol- esiguo nucleo di libri era stato invece collocato in “due ta visitata da studiosi e viaggiatori, come apprendiamo scanzie” e in “un credenzino d’albuccio” posti nella dalle parole del Vandelli in una lettera a Ludovico Anto- seconda camera che affacciava sul vicolo delle Scalette, nio Muratori del  luglio : “Ho inteso che il secondo detta “delli canterani” 122. Mentre nella prima sala, come giorno dopo il suo arrivo (il marchese Maffei) si portò a annota lo stesso marchese, era stata radunata l’intera col- vedere la gran raccolta del Campidoglio, e vi stette da lezione di volumi toscani, nell’altra camera erano stati quattro ore, un’altra mattina, l’impiegò nella Vaticana, collocati i “libri di cose antiquarie e di autori di medaglie un’altra a vedere il museo Chircheriano, ed ora sento vada e trattanti di ogni erudita materia delle cose di Roma, tan- in giro a fare le scoperte de’ musei nelle case de’ particola- to sacre che profane, come anche di stampe di celebri ri: ieri mattina vide quello del signor marchese Capponi, e pittori”, non avendo “più luogo nelle scanzie e stanze vi dee tornare per vedere la sua rara e scielta libreria, e di delli libri toscani” e allo scopo “di tenere separata quella soli libri italiani e che è stata la miniera per l’Eloquenza raccolta più distinta” 123. del fu mons. Fontanini: vi ha  Decameroni in °e Un’idea di come fosse internamente sistemata la sala cinque in-foglio, e ve ne ha cinque del  tutti da me della Libraria è resa da un’incisione apposta sul frontespi- veduti” 129. zio del Catalogo della libreria Capponi 124, pubblicato a Ro- ma nel , che la raffigura 125 (fig. ). La sala della La collezione moderna: dipinti, disegni, stampe e sculture biblioteca vi è rappresentata racchiusa in una cornice di La dimora di via di Ripetta accoglieva, oltre alla biblio- forma ovale, circondata da fronde di lauro che si diparto- teca del marchese, la sua cospicua collezione d’arte, costi- no dallo stemma della famiglia posto più in basso, e che tuita da dipinti, disegni, stampe e sculture di epoca mo- reca in apice un cartiglio con il motto medicina animi. Il derna, dal Rinascimento all’età coeva. soffitto della sala appare voltato, e le membrature archi- Al momento della morte di Alessandro Gregorio la rac- tettoniche sottolineate da fasce dipinte, mentre il pavi- colta si componeva complessivamente di circa  dipinti, di mento s’intuisce rivestito da tarsie marmoree geometriche un consistente numero di disegni e stampe, e di un piccolo composte da quadrati e ottagoni intersecati fra loro, i cui gruppo di sculture, come si apprende dall’Inventarium colori però non appaiono; le pareti sono – come sappia- Bonorum interiorum bone memorie Marchionis Alexandri mo anche dagli inventari – interamente rivestite da scan- Gregorii Capponi 130, nel quale è riportato l’elenco delle opere sie lignee “d’albuccio con sue fermate d’ottone e spargi- sala per sala, con l’indicazione delle misure, del soggetto menti e pezzi di sopra compagni alle suddette scanzie con raffigurato, ma senza, purtroppo, il nome dell’autore.  . Anonimo, Strage degli Innocenti, XVII sec., Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola II, c.r . Astolfo Petrazzi (attr.), Ascensione di un santo, prima metà del XVII sec., Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola II, c.r

Dal confronto dell’inventario redatto post-mortem con piccole dimensioni, con soggetti che vanno dalla pittura il Diario di acquisti di quadri, oggetti, iscrizioni, tenuto dal di genere e di paesaggio, come i due quadretti “di marchese dal settembre  al settembre  131 (fonte monsieur Arnoldo rappresentanti villani” e la marina quanto mai preziosa per ricostruire gli interessi artistici “ritenuta di Breughel o Brugolo”, ai temi religiosi, come il del suo autore), si ricava che non tutte le opere presenti “S. Giovanni Battista che predica al deserto in rame di nel palazzo furono acquistate da Alessandro Gregorio, a maniera fiamminga stimato del Brugolo vecchio” oppure differenza dell’intero nucleo dei disegni e delle stampe, di il “Riposo nella fuga in Egitto con una piramide (...) e in un certo numero di sculture e di circa  quadri certa- lontananza la Strage degl’Innocenti di maniera fiamminga mente raccolti dal medesimo. Si deve pertanto supporre o piutosto tedesca” 132. Fra le tele di un certo rilievo, e che che le altre opere fossero pervenute al marchese in via sembrano avere un’attribuzione certa, figurano due dipin- ereditaria e che, con ogni probabilità, avessero già trovato ti di Rubens raffiguranti uno “mezza figura di un soldato collocazione nel palazzo. armato alla tedesca collo scudo grande ed una sciabola Scorrendo le minuziose annotazioni del Diario auto- colla quale vuole ammazzare un Putto che le stà avanti di grafo è possibile ricostruire i tempi, l’entità e il genere figura intera ed una Donna che lo ritiene per di dietro e degli acquisti effettuati da Alessandro Gregorio. Se si sono Marte, Cupido e Venere”, e l’altro S. Caterina d’A- prendono in esame gli anni dal  al , si osserva che lessandria, entrambi acquistati nel , nonché un picco- il prevalente interesse del marchese fu dapprima orientato lo ritratto di “Paolo Giordano Orsini” ritenuto “di mano verso opere di maniera fiamminga, sia di grandi che di di Vandinch” o “di qualche scolare perché è fatto e finito  . Filippo Lauri (attr.), Adamo ed Eva (?), XVII sec. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola I, c.r . Michelangelo Cerquozzi detto delle Battaglie (attr.), Soldato a cavallo, XVII sec. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola I, c.r

eccellentissimamente”, vendutogli dal pittore Antonio Amorosi nel febbraio del  133. A queste acquisizioni se ne aggiunsero, di tanto in tanto, altre di gusto classicista del secolo XVII, come il “paese con figure ignude chi dice del Posino chi del Mola”, le “Quattro carte grandi dei Sacramenti di Nicolò Posino” (acquistate rispettivamente nel marzo del  e nel giugno del ), il dipinto con un “Paese di Gasparo Pousin” nonché qualche opera della scuola bolognese fra cui una “Strage degli Innocenti” definita “della maniera del Guercino” 134. Nel  il marchese si procura, inoltre, da Napoli due opere di pittori caravaggeschi: “Due quadri grandi di Monsù Gherardo delle Notti rappresen- tanti uno S. Bastiano, e l’altro un Salvatore del Caravaggio o del Calabrese” 135. Accanto alla pittura del Seicento, figurano opere attri- buite ai grandi maestri del secondo Cinquecento italiano, di scuola fiorentina e veneta: “un quadro in tavola (...) rappresentante Loth colle figlie nude, originale di Giorgio Vasari”; un Concerto campestre “stimato di Tiziano”, un altro rappresentante “Europa con diverse figure di Donne che la vestono” ritenuto di mano di Paolo Veronese” 136 e “una mezza figura rappresentante la Maddalena con un vaso in mano in tavola (...) riconosciuta da professori originale di Jacopo Pontormo” 137. Sporadicamente compaiono, nei documenti, acquisti di opere di fattura rinascimentale, come le due tavole dette “della scuola di Perugino” raffiguranti, su fondo dorato, l’una “un Salvatore e l’altra un S. Giovanni assai belle e finite” 138. Se si pone mente al numero delle opere acquisite in questo torno d’anni, non superiore ai trenta pezzi, la raccolta risulta essere abbastanza esigua a confronto sia con altre coeve collezioni che con quelle dei suoi ascen- denti; nel biennio - gli acquisti risultano ancor più contenuti, fino a cessare nel , a vantaggio invece di un numero sempre crescente di acquisizioni di oggetti d’anti- chità. In questo periodo entrano a far parte della raccolta soltanto sei opere: un S. Girolamo su rame “originale del Cavalier d’Arpino”, un S. Girolamo su tavola “della Scola almeno di Pietro Perugino”, “quattro quadrucci (...) di- pinti sopra un legno nero da Luca d’Olanda e sono li quattro Evangelisti in mezza figura” e un quadro grande in orizzontale rappresentante “Gesù Cristo e la Samarita- na con altre figure al pozzo” attribuito a G. Francesco Bolognese 139. L’interesse del marchese verso la pittura pare riprende- re quota gradualmente, assieme a quello antiquario, dal  . Jaques Callot (attr.), Soldati, XVII sec. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola I, c.r . Antonio Tempesta (attr.), Scena di battaglia, seconda metà del XVI sec. - prima metà del XVII sec. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola II, c.r . Paul Brill (attr.), Paesaggio, ultimo quarto del XVI sec. - primo quarto del XVII sec. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola I, c.r . Nicolas Poussin (attr.), Paesaggio con figura, XVII sec. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola I, c.r

  . Jacopo Negretti detto Palma il Giovane (attr.), Deposizione, seconda metà del XVI sec. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola II, c.r

 . Copia da Raffaello Sanzio, Venere, Giunone e Cerere, Loggia di Psiche, Villa della Farnesina. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola II, c.r

 . Giorgio Vasari (attr.), Ultima Cena, metà del XVI sec. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola II, c.r

 fino all’anno della sua morte: in questa fase la colle- zione capponiana si arricchì in modo consistente, giun- gendo a comporsi di circa  opere, tra cui figura anche un nucleo di  ritratti provenienti da casa Medici, ricevu- ti in dono dall’Elettrice Palatina, Anna Maria Luisa de’ Medici, il  agosto del  140. Sebbene le acquisizioni di questo secondo periodo non si discostino molto, sotto il profilo delle scuole e dei gene- ri, da quelle precedenti, l’incremento numerico della raccolta consente di definire con maggior precisione i principali filoni seguiti dal marchese nella sua attività di collezionista. Per quel che concerne i generi prediletti, la quadreria si arricchì in quegli anni di un cospicuo numero di dipinti di soggetto religioso, che includeva diverse immagini di santi, episodi dell’infanzia di Cristo e nume- rose raffigurazioni della Madonna con il Bambino (figg. no”, “paese con figure”, “marina”, e diverse vedute (figg. , ), tra cui spiccano – come annotava il marchese – , -). È sulla pittura di paesaggio che pare concen- “due presepi cioè uno di Raffaele di Urbino assai bello et trarsi soprattutto il gusto personale di Alessandro Grego- altro di Pier.no del Vaga”, una Madonna con il Bambino e rio, il quale negli acquisti sembra soppesare con cura la S. Giovannino e da una parte il “monte dell’Avernia con qualità di esecuzione: “Presi dall’intagliatore attaccato al S. Francesco che riceve le stimate (...) e tutta la pittura è cardinal Marescotti due quadri di tela d’imperatore di bellissima e del tempo di Raffaele”, e una Madonna con Pavolo Brilli” uno dei quali raffigurante “diversi uomini Bambino dormiente del Sassoferrato “delle più belle e più che danno delle archibusate e svaligiano dei passeggeri. saporite cose che habbia fatte quell’autore” 141. Le figure non sono bellissime, ma li paesi sono di gusto e A queste opere si aggiunse un minor numero di tele di buona maniera” 144. Nell’ambito della produzione di que- soggetto mitologico o allegorico, tra cui un Ratto di sto genere, il marchese aveva una certa predilezione per Proserpina del Cavalier d’Arpino, un “Bagno di Diana l’opera di Filippo Lauri del quale possedeva una decina di con diverse figure nude e Atteone” ritenuto della prima pezzi, fra disegni e dipinti (fig. ), acquistati nel corso maniera di Poussin, e “un trionfo di Bacco con sileno degli anni, fra cui spicca un dipinto raffigurante “una sull’asino e molte figure che l’accompagnano (...) originale donna quasi a giacere sopra un cuscino rosso avanti la di Annibale Carracci”, tratto dagli affreschi per la Galle- quale è un Satiro in ginocchio e un amorino le lega le ria Farnese 142. Anche i ritratti acquistati dal Capponi non mani dietro la schiena et un altro lo saetta nel petto con sono numerosi e la loro acquisizione è concentrata fra il bel paesino” 145.  e il ; oltre a quelli di pontefici, come quello di La medesima predilezione per il genere del paesaggio Sisto V eseguito da Scipione Pulzone e quello di Urbano connota le scelte del Capponi riguardo alla pittura con- VIII con il cardinal Francesco Barberini (“che lo giudicano temporanea, poiché in tale ambito egli acquistò esclusiva- originale di Guido Reni e chi di Domenichino e chi di mente dipinti con vedute, e tutti tratti dalla produzione di Andrea Sacchi”), il marchese possedeva un ritratto del Gaspard van Wittel, del quale si procurò, a partire dal Duca di Toscana, diversi ritratti di cardinali e nobili non , sedici quadri rappresentanti varie località italiane e ben identificati, ed altri di artisti e letterati, come quello diversi soggetti archeologici, tra cui “il porto d’Ancona”, di Pietro Bembo, del Petrarca, del Boccaccio e l’autori- una “veduta di Napoli”, “il tempio della Sibilla a Tivoli”, tratto del pittore Viviano Codazzi 143. “l’arco di Tito”, “il Colosseo”, “Castel S. Angelo”, “l’arco Attenzione particolare era dedicata ancora alla pittura di Settimio Severo” 146. di genere, avendone il marchese acquistato esemplari in Per quanto concerne le scuole artistiche, il marchese numero consistente: alcune battaglie attribuite al “Borgo- Capponi cercò di ampliare la sezione dei dipinti stranieri gnone” e a “Pasqualino delle Battaglie”, alcune scene di ricercando opere dei principali maestri della pittura fiam- caccia, una “tavola con vivande”, ma soprattutto numerosi minga come Teniers, Brill, Bruegel e Rembrandt. Aumen- dipinti raffiguranti “bambocciata”, “stregoneria”, “paesi- tarono di numero anche i dipinti del Quattro e del Cin-  . Francesco Albani (attr.), Ercole e Deianira, prima metà del XVII sec., Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola II, c.r

quecento italiano, con l’acquisizione di opere di ambito sia La lettura del Diario di Alessandro Gregorio consente veneto che toscano – in particolare di tavole attribuite alla di attingere notizie anche sulla provenienza delle opere e cerchia del Perugino, del Pinturicchio e del Mantegna e di sui nomi dei mercanti d’arte con i quali il marchese ebbe a opere vicine alla maniera di Michelangelo, di Leonardo da trattare i suoi acquisti. Fra questi, alcuni sono definiti Vinci e di Correggio –, ma soprattutto di dipinti derivati propriamente “rivenditori di quadri”, come Giovanni da Raffaello o attribuiti ad artisti della sua cerchia, fra cui Riccioli, Giovan Battista Lovani e “un certo Pellegrini”, Daniele da Volterra, Perin del Vaga, Andrea del Sarto, altri sono indicati con il semplice nome, come “Girolamo Giulio Romano (fig. -). Nell’ambito della pittura del l’intagliatore”, altri ancora sono anonimi “rivendituglioli” Seicento gli artisti più apprezzati dal marchese paiono o rigattieri; in qualche caso erano gli stessi artisti impegna- quelli legati alla corrente classicista della scuola bolognese ti nel commercio dei propri e degli altrui quadri, come il e romana, come Guercino, Reni, Albani, Domenichino, pittore Girolamo Pesci, Antonio Amorosi, Nicola San- Sassoferrato e, in particolare, Poussin e Maratta, mentre marco, Antonio Bicchierari 147; altre volte si trattava di anti- egli sembra aver perduto l’iniziale interesse verso la pittura quari famosi, come Francesco Palazzi, dal quale il Cap- di Caravaggio e dei suoi epigoni (fig. ). poni acquistò una tavola di maniera fiamminga raffiguran-

 . Supplizio di Marsia. Riproduzioni di statue antiche. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola I, c.r

te “un paese annevato” 148, e Francesco Ficoroni, che gli procurò una Sacra Famiglia, per la verità di “maniera assai andante” 149, da porre nella Cappella vicina all’Alcova. Ad intenditori d’arte, ma soprattutto ad artisti, il mar- chese si affidò sovente per l’attribuzione e la valutazione di opere che intendeva acquistare. È Pier Leone Ghezzi il primo che, nel , gli fornisce la stima di un quadro di maniera fiamminga attribuito a Bruegel il vecchio 150; Gia- como Zoboli, nel , viene interpellato per verificare l’autenticità di un quadro attribuito a Carlo Maratta 151, mentre Benedetto Luti riconobbe di mano di Perin del Vaga un disegno inviatogli dal Capponi nel  152. Ma l’esperto di maggior reputazione presso il marchese fu certamente Giovanni Paolo Pannini, al quale egli fece più volte ricorso – come è annotato nel Diario – per l’attribu- zione di opere: “Mandai a donare al V. Gian Pavolo Pan- nini Pittore al vicolo di Spada n. botteglie di vino di San Loran e libre  di salsiccie fatte venire apposta da Frasca- ti; e questo per aver ritoccato il piatto di Raffaello che fu fatto accomodare e poter qualche volta sentire il suo pare- re sopra qualche quadro” 153. Nella sua fisionomia complessiva, la raccolta formata da Alessandro Gregorio denota innanzitutto l’intento di conseguire una certa completezza, insito nelle ragioni stesse del collezionismo e caratteristico di molte raccolte di famiglie patrizie; gli acquisti del marchese furono infat- ti orientati, per una certa parte, verso opere di maestri e scuole rappresentativi della produzione pittorica dei seco- li XV, XVI e XVII. Nella collezione si intrecciano, d’altra parte, due filoni particolari, rivelatori dei gusti personali del suo autore: quello della pittura fiamminga, segnata- mente di paesaggio, e quello classicista, rappresentato dalla produzione artistica che proseguiva la tradizione di Raffaello e di Annibale Carracci e aveva nell’opera di Carlo Maratta e dei suoi allievi gli esempi più noti e ricer- cati nella Roma fra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento. Il collezionismo del Capponi appare, in questo senso, allineato alle prevalenti tendenze della sua epoca, che miravano ad emanciparsi gradualmente dai forti condizionamenti della tradizione tardo barocca e si incamminavano verso concezioni estetiche che assegnava- no maggior pregio alla chiarezza del disegno e alla sempli- cità della composizione, di ascendenza classicista. Un indirizzo, questo, che si osserva in altre collezioni formate nello stesso periodo e di origine fiorentina, fra cui, in particolare, proprio quella dello stesso Clemente XII Corsini 154. Che fossero queste le prevalenti inclinazioni culturali  . Monumento equestre a Marco Aurelio. Riproduzione di sculture antiche. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola II, c.r

del marchese pare trovar conferma anche nelle frequenta- secondo, paesaggista di formazione emiliana, era giunto a zioni e nei contatti da lui avuti con gli artisti suoi contem- Roma per approfondire lo studio della pittura di figura poranei, scelti fra gli epigoni e i continuatori della pittura presso la bottega del Luti, dove aveva appreso il paesag- classicista di matrice bolognese e marattesca, quali furono gio di gusto classico e archeologico, ed era stato, nel , Giacomo Zoboli, di estrazione modenese ma attivo a “aggregato e ricevuto” all’Accademia di Francia, fonda- Roma dal , Benedetto Luti, di origine fiorentina, il mentale centro di irradiazione della cultura classicista romano Girolamo Pesci e Agostino Masucci, allievo ed della Roma del primo Settecento e secondo soltanto a erede ufficiale del Maratta; artisti i quali coltivavano quello marattesco. Da questo entourage proveniva anche anche il genere pittorico ispirato alla storia romana – basti lo scultore di origine francese Michel-Ange Slodtz, a cui il pensare all’Uccisione di Cesare e all’Uccisione di Pompeo marchese Capponi avrebbe affidato, nel , il proprio dello Zoboli –, e con ciò si rivelavano prossimi a quell’am- monumento funerario da collocare in S. Giovanni dei bito culturale del primo Settecento romano in cui erano Fiorentini. confluiti il rinnovato gusto antiquario e le correnti artisti- Della cerchia frequentata dal marchese facevano parte che classiciste. altri artisti, dei quali egli non possedeva opere, ma che Al medesimo contesto culturale erano in certa misura tuttavia in molte occasioni lo assistettero nella sua attività legate le figure di Pier Leone Ghezzi e Giovanni Paolo di ricerca e di raccolta antiquaria, fornendogli riproduzio- Pannini. Il primo, figlio di Giuseppe Ghezzi consigliere ni di materiali antichi e il proprio consiglio in occasione di artistico di Cristina di Svezia, fu pittore affermato della restauri: è il caso del lucchese Giovanni Domenico Camera Apostolica dal  al , e condivise del Campiglia, autore dei disegni che corredarono i volumi marchese Alessandro Gregorio la passione antiquaria; il dei Musei Capitolini curati da Giovanni Bottari e usciti fra il  e il , e del romano Placido Costanzi, allievo del Luti, che assieme al Campiglia, al Pannini e ad altri contribuirono a mettere a punto i criteri di restauro della scultura del Fauno rosso per i Capitolini 155; nonché del giovane Pietro Nugarini, allievo del Masucci, che ripro- dusse diverse opere antiche del Museo capponiano. Anche il nucleo cospicuo di stampe e disegni, che inte- grava la collezione del marchese, era composto da opere che, sia nei generi che nelle scuole, si conformavano al gusto già evidenziato per i dipinti. Accanto ad un volume di stampe del Raimondi ripro- ducenti la Passione di Dürer, comprendente anche scene di battaglia “da Bauer” e alcune riproduzioni di statue romane (si trattò di una delle prime acquisizione del Capponi nella sua veste di collezionista 156), figurano alcuni disegni e stampe di Luca d’Olanda, fra cui una Orazione nell’orto ed una Flagellazione di Cristo, entrambe compe- rate nell’estate del  157. Molte le riproduzioni da Raffaello e scuola, fra cui uno a penna ed acquarello dalla Trasfigurazione dell’Urbinate 158; del pari, la collezione comprende un certo numero di disegni eseguiti da maestri della corrente classicista del Seicento e del primo Settecento, in particolare di Domenichino e di Poussin, diverse grafiche dei Carracci – fra cui una “testa languen- te coll’occhi serrati di un Christo di Annibal” –; un picco- lo fregio con angeli e la Crocifissione di S. Andrea di Guido Reni; diverse opere di Carlo Maratta, fra cui Lucre- zia “sul letto che si definisce copiato del Maratti da un  . Bacco, Riproduzioni di statue antiche. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola I, c.r

 . Polidoro da Caravaggio (attr.), Soldati romani, prima metà del XVI sec. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola I, c.r

 . Anonimo, Muzio Scevola. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola II, c.r

suo primo allievo” e “Susanna nel bagno con due vec- si assicurò, “dopo lunga trattativa”, un bassorilievo di chioni originale autentico di Carlo Maratti di eccellente bronzo di notevoli dimensioni che rappresentava Bacco su maniera del suo buon fare” 159. Della maniera cinquecen- un carro tirato da due asini con molti satiri e figure; insie- tesca erano esempi, inoltre, una Venere ripresa da Tizia- me al rilievo il marchese acquisì anche una stampa raffi- no, una Crocifissione dal Tintoretto nella Compagnia di gurante un Baccanale opera di Giulio Romano, che nelle S. Rocco a Venezia “copiato di mano di Agostino Carrac- sue intenzioni doveva attestare la fonte iconografica e ci”, nonché una Annuziata con l’angelo da Michelangelo forse anche l’epoca della scultura 170. e un Giudizio ripreso da quello dello stesso Maestro del Dopo una lunga pausa, nel  il Capponi torna ad  160. acquistare altre due sculture moderne, le ultime del genere: V’erano inoltre molti disegni e stampe di soggetto anti- “due modelli in greta cotta, tondi (...) un S. Girolamo e co (figg. -, , ), alcuni legati in volumi come quelli Maddalena” che egli definisce “di assai buona maniera già menzionati nella raccolta libraria della Biblioteca, a quando non sieno del Bernino” 171. Anche le sculture mo- cui si devono aggiungere “un disegno col lapis rosso derne risultano in buona parte di soggetto classico, appar- rappresentante il Cavallo di Troia (...) datomi del Tempe- tenenti al filone classicista di Cinque-Seicento e in linea con sta” 161, “sei carte dell’Arco di Settimio Severo di quelle che il gusto collezionistico del primo Settecento, che non disde- vende il De Rossi” 162, un disegno con l’Arco di Costantino gnava le opere barocche se di mano di artisti capiscuola, di Stefano della Bella 163, un disegno raffigurante un Anfi- quale in ambito scultoreo era certamente il Bernini 172. teatro attribuito dal Capponi a Pietro da Cortona 164 e un Alla collezione formata direttamente dal marchese, disegno di grandi dimensioni “colorito rappresentante come si è detto, si aggiungeva un altro cospicuo gruppo di diverse figure in piedi con un fiume che esce dall’acqua opere, trecento circa, provenienti dalla raccolta di fami- fatto già dal famoso Pietro Santi Bartoli e copiato da una glia e con ogni probabilità già presenti in buona parte nel pittura trovata nelle fabriche dirute a S. Pietro in Vinco- palazzo di Via di Ripetta. Di questo più antico nucleo li”, e acquistato nell’agosto del  dal figlio di questi, della collezione, difficile da delimitare con precisione per Francesco 165. Di questo gruppo fanno parte anche alcune i criteri diseguali con cui ne furono redatti i diversi inven- stampe con temi di storia romana, come quella raffiguran- tari (privi, in particolare, di indicazioni circa il nome degli te Coriolano di Santi Bartoli 166 o quella con Brenno duce autori), non dovevano far parte, almeno sotto il profilo dei Galli, che pervenne al marchese insieme ad altre dalla dei generi, opere tra loro molto diverse, giacché l’intera Sicilia 167. collezione risulta nel suo complesso, secondo i dati del Assai esiguo fu invece il numero di sculture moderne , alquanto omogenea. acquistate da Alessandro Gregorio. Poiché il primo e più In base al soggetto raffigurato e alle dimensioni del consistente nucleo di opere fu incamerato fra l’estate del quadro è tuttavia possibile, in qualche caso, stabilire la  e il gennaio del , si può affermare che l’interesse provenienza delle opere acquisite dai predecessori del per la scultura moderna prese piede più tardi rispetto a marchese. Fra quelle giuntegli da Gino Angelo è da iden- quello per la pittura, e fu quasi subito scavalcato da quel- tificare, con buona probabilità, un piccolo gruppo com- lo per le opere antiche, che avrebbe avuto il suo culmine prendente i dipinti con le Quattro stagioni, l’Adorazione negli anni che vanno dal  al . Le prime opere dei Magi, la Strage degli Innocenti, definite nell’inventario acquistate furono due tondi scolpiti a bassorilievo attri- del  “di bona mano”; originariamente collocate nella buiti all’Algardi e alla sua scuola, “belli assai”, rappresen- prima stanza del piano nobile, esse furono successivamen- tanti l’uno un’Annunciazione e l’altro una Madonna col te esposte da Alessandro Gregorio, rispettivamente, nella Bambino in braccio e S. Giuseppe, in cambio dei quali il Galleria del primo piano e nell’Alcova gialla al secondo 173. Capponi rese indietro un Paese attribuito a Poussin acqui- L’antico nucleo comprendeva, anche la S. Barbara esposta stato dallo stesso rivenditore, Giovanni Riccioli, pochi nella Galleria, e, forse, le due tele dell’Annunciazione, giorni prima 168. A questi seguì, il  settembre, l’acquisto raffiguranti l’una la Vergine e l’altra l’angelo, conservate di un bassorilievo di marmo raffigurante la Lupa con i nella prima anticamera al primo piano nobile 174. gemelli ritenuta “del famoso scultore Fiammingo” per il Dall’eredità paterna pervennero, invece, i “due putti di quale, dal medesimo venditore, comperò anche il piedi- terracotta, con altro gruppo in mezo d’altri due con sua stallo moderno in bianco e nero e uno sgabellone di legno campana di cristallo ricoperti” esposti nella prima antica- filettato d’oro per esporlo 169. L’ gennaio  il marchese mera al piano nobile sopra ad un tavolino di cipresso  negro “con cascata davanti intagliata e dorata” 175; le due forse anche per i mutati gusti del tempo; fra gli oggetti tele di grandi dimensioni raffiguranti la “Cena di Canna acquistati dal marchese ricorre infatti una sola volta un Gallelea” e la “Cena del Salvatore”, identificabili con i arazzo, che doveva interessarlo forse più per l’attribuzio- dipinti di analogo soggetto e dimensione esposti, al tempo ne al Dürer che per il genere: “Da Antonio Capone riven- di Alessandro Gregorio, nella prima anticamera del piano ditore dl Monte di Pietà presi un pezzo di Arazzo (...) nobile 176; il dipinto raffigurante il Sacrificio di Abramo e il rappresentante la Resurrezione dl Signore fatto sul dise- Martirio di S. Andrea, l’uno collocato nella prima antica- gno di Alberto Duro o di Pietro Perugino, o di quel mera e l’altro nella Galleria al piano nobile 177. La medesi- tempo, di assai buona maniera, e con un festone attorno ma provenienza si può ipotizzare per il dipinto con “San- di fiori e frutti belli a maraviglia e d.o arazzo è tessuto in to Stefano lapidato” e quello rappresentante la “Con- oro di una ricchezza assai particolare” 182. versione di S. Paolo”, due opere pendant forse identifica- Altre volte, vecchi dipinti conservati nella “guardarob- bili nel “Martirio di S. Stefano” e nella “Caduta di S. Pa- ba” e considerati di minor pregio vennero barattati con volo” collocati al secondo piano nobile nell’ultima stanza elementi di arredo o con nuovi quadri: fu così acquistato, del palazzo verso il vicolo delle Scalette 178. ad esempio, il dipinto attribuito a Tiziano raffigurante un Dopo i lavori eseguiti nel palazzo il marchese dovette Concerto campestre, per il quale furono “dati in baratto provvedere ad una generale sistemazione della raccolta cinque quadri cattivi che stavano nella stanza dello Scar- nelle sale; a partire dal , a conclusione di una parte to: un Annunciata coll’Angelo in grande, un S. Filippo consistente degli interventi per la “nuova fabbrica”, sono Neri in grande, una Madonna col Bambino in grande, una documentate numerose ricevute di pagamento per l’ac- S.ma Mad. con due Angeli in piedi in grande et un cagno- quisto o la doratura delle cornici dei dipinti, di diverso lo in piccolo” 183. Opere provenienti dalle raccolte avite, in formato e stile 179, e per l’allestimento delle opere sulle altri casi, furono sottoposte a restauro e successivamente pareti delle camere: “pagati ad un huomo che aiutò mezza collocate negli appartamenti abitati dal marchese al giornata ad attaccare li quadri grandi” 180. secondo piano, quasi ad indicarne il particolare pregio In questa fase vennero sottoposte a restauro, ma in artistico o l’immediata consonanza con i suoi gusti perso- qualche caso anche eliminate, alcune opere del nucleo nali. È questo il caso del dipinto di Federico Barocci raffi- originario perché troppo rovinate o considerate di scarto. gurante l’Apocalisse, che fatto rifoderare e pulire da Do- È questo il caso, ad esempio, degli arazzi che, presenti in menico Michelini, pittore nonché “coloraro a Campo certo numero nell’inventario di Ferdinando Capponi, Marzo” e restauratore di fiducia del marchese, fu poi vennero selezionati e concentrati in due sole sale del collocato nella sua camera da letto. Lo stesso accadde per piano nobile, in parte perché molto invecchiati 181, ma i quattro dipinti provenienti dalla collezione paterna raffi-  . Giusto Fontanini, Achates Isiacus anularis (...), , . Girolamo Frezza, Incisione raffigurante Frontespizio del saggio pubblicato dal Fontanini il cammeo con Iside dalla collezione di gemme sul cammeo con Iside della collezione del marchese Alessandro Gregorio Capponi, del marchese Alessandro Gregorio Capponi, sul foglio è apposta la data del  giugno  Roma, Biblioteca della Camera dei Deputati, Biblioteca Apostolica Vaticana, Fondo Kissner Vaticano, Ms. Capp. A, c.r

guranti la Conversione di S. Paolo, Il martirio di S. Stefano, un’attenzione particolare sotto il profilo sia dei soggetti Antonio e Cleopatra, Didone ed Enea, attribuiti, nel Diario raffigurati – prevalentemente ritratti di imperatori, divi- del marchese, all’affermato pittore toscano Giacinto nità ed eroi classici –, sia sotto l’aspetto tecnico, con Gimignani 184. riguardo alla qualità dell’intaglio e alla varietà delle pietre: corniola, topazio, acqua marina, diaspro verde, agata nera La collezione di antichità venata di bianco, agata bianca venata, agata sardonica, Il collezionismo del marchese Capponi si connotò, a agata a fondo nero e rilievo bianco lattato, granata. partire dalla fine degli anni Dieci del secolo, per il più Una volta acquisite, le gemme erano oggetto di una marcato interesse verso le opere di arte antica, che lo por- certa cura da parte del marchese. In quanto oggetti da tò ad acquisire gradualmente una cospicua raccolta di collezione, e pertanto destinati ad essere raccolti e preser- materiale archeologico costituita da cammei, gemme, inta- vati, essi venivano riposti assieme in appositi contenitori, gli, monete, iscrizioni, bassorilievi e sculture. come lo studiolo “di ebano tutto guarnito di pietre dure I primi acquisti, tutti effettuati presso il mercato anti- come lapislazulo, calidonie et agate, contornate da corni- quario, sono documentati nel Diario a partire dal , e cette di metallo dorato assai bello”, acquistato dall’eredità riguardarono esclusivamente cammei e gemme intaglia- Savelli nel maggio del  186. Alcune gemme, quelle più te 185. A questo genere di oggetti il Capponi riservava adatte per forma e dimensione, vennero fatte montare in  . Disegno con Perseo e la Gorgone dalla collezione di gemme del marchese Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. A, c.r

cammeo, riuscendo ad ottenere un risultato soddisfacente soltanto nel luglio del : “finalmente dopo un anno e mezzo (...) e dopo aver impazzato con tre Intagliatori di Rami come si è detto qui di sopra Franceschini e Freij, oggi si è auto terminato da Girolamo Frezza il d.o intaglio del Cammeo Egizio colla testa di Iside, della quale me ne ha fatta una disertazione Mons. Giusto Fontanini (...) quale si farà stampare da me coll’istessa stampa e rame” 189. Quasi contemporaneamente, dal settembre del , iniziarono i primi acquisti di monete, sia antiche che mo- derne: “comprai dal pastore anticagliaro sei medaglie di Cesari di conio del Padovanino e due altri imperatori”; “ monete d’argento (...) con Arme de Papi e di altri principi d’Italia; “n. medaglie di argento piccole di fa- miglie di consoli”; “presi da Carlo Antonio Napoleoni una medaglia grande coll’effigie di Aldo Manuzio e nel rovescio l’Ancora col Delfino con lettere greche che dico- no “Festina lente” con cornicetta di pero nero” 190. Dal settembre del  l’interesse numismatico si concentrò verso le medaglie antiche, in particolare quelle con effigie imperiale: “Presi da Francesco Ficoroni due medaglie d’oro, una colla testa di Claudio (...) e l’altra colla testa di Tiberio” 191; mentre dallo “Studio antico di medaglie” del Principe Giustiniani “ebbi le otto seguenti medaglie d’oro: le XII Cesari cioè la famiglia di Giulio Cesare, Augusto, Claudio (...), Nerone, Tiberio, Tito, Ve- spasiano e Domiziano...” 192. Nel giugno del  doveva ormai esser stata completata la raccolta delle monete dei Cesari: in quel periodo, infatti, il marchese commissionò un “libretto con due tavole dentro di Fico d’India colli suoi buchi torniti da mettere medaglie e questo deve ser- vire per mettervi solamente li XII Cesari in oro e li XII oro in foggia di anello, allo scopo presumibilmente di Cesari in argento”; il libro “è stato coperto di marocchino indossarle, come nel caso di “una corniola bislunga bellis- rosso di levante filettato d’oro con l’Arme di casa” 193. sima di forma grande per anello coll’intaglio di un Perseo Le medaglie provenivano perlopiù da mercanti anti- figura sana in piedi in una mano tiene la Testa di Medu- quari, da artisti ed eruditi, ma in buona misura esse dove- sa”, trasformata in anello dall’orefice Giuseppe Rospiglio- vano essere proposte al marchese in acquisto da semplici si: “per legatura a tutt’oro suo in anello legato a giorno contadini a seguito di ritrovamenti occasionali. Non c’è per il dito anulare” 187 (fig. ). mese, difatti, che nelle filze di pagamento non figuri ac- Altre, considerate di peculiare valore artistico e storico- canto alle spese comuni – come quelle “per il manteni- documentario, erano oggetto di studio, riproduzione e mento de Gatti” o per i cavalli “Principino e Moscatello”, divulgazione da parte di Alessandro Gregorio. È questo il per le ostie o “la polvere di Cipro per le parrucche” –, caso del cammeo con la testa di Iside egizia, acquistato qualche mancia elargita ad “un villano che portò una me- dal noto antiquario Ficoroni nel gennaio del , e reso daglia” 194. celebre da una dissertazione scritta dall’erudito Giusto A partire dal , accrescendosi l’interesse del marche- Fontanini 188 (figg. -). Alla pubblicazione del saggio se verso gli scavi archeologici, la collezione antiquaria provvide lo stesso marchese, il quale in ogni modo si ado- cominciò ad includere affreschi, mosaici, vetri, bassorilie- però per ottenere una buona riproduzione grafica del vi, statue e iscrizioni, provenienti direttamente dalle  . Giuseppe Orazi, Incisione raffigurante l’immagine dell’architetto rinvenuto nello scavo archeologico presso un colombario nella Vigna Muggiani, . Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. A, c.r . Sarcofago antico murato su una parete nel cortile di Palazzo Capponi a Roma

numerose cave frequentate dal Capponi. La prima acquisizione di tal genere fu relativa ad un affresco ritrovato in un colombario sulla via Appia Antica poco prima di Porta S. Sebastiano, raffigurante, secondo i documenti dell’epoca, “l’architetto di quel Colombario, oppure la figura di Vitruvio”: “una figura in piedi alta due palmi con un panneggiamento lungo fino alli piedi di color verde tenendo in mano un istromento matematico e da uno de lati vi era dipinto un Archipendolo, e dall’altra parte un altro istromento”. Per poterlo trasportare nel pa- lazzo di via di Ripetta, l’affresco fu fatto staccare dal marchese, “e venne qui in casa felicemente” 195 (fig. ). Due anni più tardi è registrato l’acquisto di una delle prime sculture: una “statuetta di bronzo presa il  febbraio  rappresentante un mimo (...) cioè il Pulci- nella detto dagli antichi macens”, secondo l’interpretazio- ne che del pezzo fece monsignor Fontanini 196. A questa seguirono numerose sculture di piccole dimensioni, sia di marmo che di bronzo, come la “testa d’Ercole piccola”, il “Sileno in ginocchio sopra un otre”, “una dea con la testa voltata sopra la spalla”, “un giovine di quei detti Pucilla- tore di ottima maniera”, “una statuetta di Ippocrate”, “una Diana Efesina di metallo antico dorato” 197. Diversi anche i busti e le teste antiche: “una testa di filosofo con gran barba e occhi di ottima maniera”, una testa in marmo del giovane Marcello, “una testa di marmo nero rappresentante un moro, ossia schiavo” trovata nella vigna di S. Balbina, “una testa di marmo di donna con celata che può dirsi di Minerva et ancora di Roma”, “una testa di marmo veramente antica e di Seneca”, il busto di Settimio Severo e quello di Faustina 198. Dalla “cava sopra il monte in faccia alla Colonna dlla piazza di S. Cesareo” era proveniente, nel luglio del , la prima statua di grandi dimensioni acquistata dal Cappo- ni, raffigurante un giovane con un maialino, identificato poi dal Napoleoni come statua di un camillo: “di marmo pario di ragazzino coronato di lauro tenente colle due mani per gli piedi un porchetto a traverso il petto e nel tronco dl sinistro piede vi è scolpito un coltello et in dosso ha un bel panneggiamento in fino alle ginocchia” 199. Un altro gruppo di statue provenne invece dai ritrovamenti presso la cava “di Gabriele dei Padri di S. Sisto” nell’au- tunno del ; quasi sotto gli occhi del marchese, che si era recato al “suddetto orto per vedere se si era fatta altra scoperta”, emerse un busto “bellissimo et intatto non è d’Imperatore, et ha certa barba rada ma tutta sotto al mento e sotto le gote e li capelli sono bassissimi (...) e perché qualche goloso non vi andasse a fiutarlo me lo feci  mettere nella mia carrozza e adagio adagio lo portai in lui note, sistematicamente ordinandole in classi 206. casa”. Qualche giorno dopo, nella stessa cava, dove il Dopo i primi acquisti il numero delle iscrizioni posse- marchese per prudenza aveva lasciato a guardia alcuni dute crebbe rapidamente, fino a raggiungere il cospicuo servitori, vennero ritrovati un “putto sopra il delfino” che numero di oltre duecento pezzi. Di queste, alcune erano secondo Alessandro Gregorio doveva essere, data la sua semplici lapidi e frammenti di iscrizioni – in maggioranza collocazione “una fontana che buttasse per la bocca del in latino –, altre erano completate da decorazioni a basso- delfino”, e successivamente una statua “con panneggia- rilievo; ad esclusione di alcune provenienti da collezioni mento senatorio e con testa di un giovinetto”, che lo stesso patrizie ed acquistate sul mercato antiquario, come i due Capponi identificò come Annio Vero 200. Nel ’ giunse da bassorilievi con iscrizione della collezione del “card. del Tivoli un “tronco di una statua (...) colla sua testa attaccata Pozzo” del gennaio  207, la maggior parte giunse diret- con grappolo d’uva e frutta” raffigurante un Fauno in tamente al Capponi dagli scavi in quegli anni effettuati marmo rosso antico, che nel  sarebbe stato donato al presso le catacombe di S. Sebastiano e di S. Urbano, dalli Museo Capitolino; nell’agosto del , infine, da Michele “monti di S. Paolo per andare a Ostia”, dalla zona del Castone scalpellino a Ponte Sisto, fu acquistata “un’ara di Testaccio e di Porta Portese, dalla cava del Circo Massimo marmo alta p.mi  con sopra un’Agnella sventrata in atto (nei pressi delle monache di S. Caterina da Siena), e da di sacrificio cavata tutta da un masso (...) soggetto raro” 201. una vigna fuori Porta S. Giovanni a Porta Latina 208. Un Sempre da scavi archeologici pervennero, negli stessi numero cospicuo fu estratto anche da terreni di proprietà anni, alcuni vasi di pregio, come una tazza d’alabastro con dello stesso marchese: due furono rinvenute occasional- manici doppi e un “vaso di marmo pario trasparente tutto mente nel  nel cortile del palazzo di via di Ripetta 209 lavorato e striato con coperchio”. Diversi frammenti di durante lavori di ristrutturazione dell’edificio, ed altre mosaici giunsero dagli scavi di villa Adriana a Tivoli, alcu- emersero dagli scavi intrapresi nella Vigna fuori Porta del ni tramite il cavatore Carmine Silvestri, altri tramite lo Popolo: “Avendo io A.G. Capponi come già notai qui scalpellino di fiducia Pietro Blasi 202; mentre da una vigna mesi or sono, per il genio che hò per le Antichità fu fatto fuori Porta Maggiore un contadino gli portò un “vetro fare nella mia vigna a un miglio fuori della Porta del Po- antico fatto a cammeo col fondo torchino et il rilievo polo diversi tasti dalla parte che confina colla P.P. di bianco rappresentante una donna e un Amorino” 203. Agostino appunto rasente il loro Tinello et il termine divi- Accanto alle piccole gemme dall’intaglio prezioso e alle sorio nella falda sotto il monte e viale che porta al mio sculture di grandi dimensioni, compaiono nella raccolta Casino di sopra (...) si scoprì esservi muri e macerie dirute Capponi oggetti rappresentativi della “cultura materiale” sotte le quali molte casse di marmo e tavoloni (...) già che attestano il volgersi del suo interesse antiquario agli rotte e spogliate e rivolte in altri antichi tempi, e fra li aspetti non solamente di carattere artistico ed estetico, frantumi si trovaron varie casse di marmo ossia sarcofagi e bensì anche storico e documentario. Fra gli acquisti del fra esse una sola se ne cavò sana di lunghezza lavorata e marchese figurano numerosi “marchi di tavoloni antichi scannellata e nel mezzo un ovato con un busto di homo di terracotta”, qualche lucerna, dei bicchieri fatti a corno giovane. (...) così ancora vari pezzi di fondi e prospetti di “che portavano in mano i pucillatori”, un gruppo di alcune casse et uno di questi feci portare qui in casa per vasetti di bronzo di varie dimensioni, “un Raschiatore di farla murare dove hò fatto e farò pure murare questa colle metallo antico non troppo grande”, alcuni “pesi di metal- iscrizioni parimenti trovate ivi come dirò” 210 (fig. ). lo”, un “Vaso da pigliare il sangue ne’ Sacrifici”, “un Accanto alle numerose opere di provenienza classica e piccolo condotto di piombo” 204. talvolta egizia – come il noto cammeo di Iside 211 –, si af- Tale concezione dell’oggetto antico quale fonte e docu- fiancavano nel museo capponiano reperti di origine etru- mento di conoscenza storica dovette esser di guida al sca e paleocristiana, che, ancora una volta, rivelano una marchese anche per quanto riguarda la sua cospicua concezione dell’antico assai estesa e di spirito quasi enci- raccolta epigrafica. Benché le acquisizioni in questo clopedico, protesa com’era a documentare, in modo che campo fossero cominciate relativamente tardi (la prima si intendeva razionale ed esaustivo, ambiti storici e cultu- iscrizione da lui ottenuta, il  aprile del , fu una rali tra loro distanti. proveniente dalla cava di S. Balbina sull’Aventino 205), il La cultura etrusca era rappresentata, oltre che dai di- Capponi vi si dedicò con particolare cura ed impegno versi vasi collocati nella Biblioteca, in parte provenienti dacché avviò la trascrizione di tutte le principali epigrafi a dal mercato antiquario – soprattutto dal Ficoroni e dal  . Nicola Sanmarco, Veduta di un porto, riproduzione dell’affresco antico raffigurante un porto, ritrovato nel novembre del  presso la cava di S. Sisto. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , c.r

Napoleoni – e in parte da scavi, da una serie di oggetti tra cui “patere” di metallo, un’olla cineraria, un tripode bronzeo, due statuette raffiguranti “due uomini etruschi et uno tiene in pugno un putto che suona et una piccola statua d’un Marte mezzo dorato” 212. Tra le opere di archeologia cristiana figuravano nella raccolta alcune lastre di sarcofago scolpite a bassorilievo, alcuni “vetri antichi colle figure graffite messe a oro, che parte, è noto come la riscoperta dell’antico non si limitas- si trovano nelli cimiteri”, “un pezzo di madreperla quadro se all’arte greca e romana, ma guardasse all’aspetto “tanto largo quanto una pietra dove è incavato il Presepe con sacro quanto profano” – come scrivevano il Marangoni e Angeli e Pastori de tempi della primitiva Chiesa e disse lo stesso Capponi – come a due facce di una sola meda- essere stato trovato presentemente nella Cava che si fa agli glia; ed è con tale spirito, crediamo, che il marchese colse Orti Farnesiani” e “una crocetta d’oro antico con lavorini l’occasione di esplorare una catacomba assieme al Boldet- sulla maniera della primitiva chiesa con un buco in mezzo ti, nominato da Clemente XI Custode delle reliquie e dei alla crociata forse per porvi una reliquia” 213; il Capponi cimiteri, e a Giovanni Marangoni, suo collaboratore dal non disdegnava, inoltre, le opere della tarda antichità . Elevato modello di riferimento di tale approccio cristiana oppure alto medioevali, e aveva acquistato fram- culturale era la Roma sotterranea del Bosio, Sculture e menti di rivestimenti pavimentali, antichi portali di chie- pitture sacre, estratte dai cimiteri di Roma, nuovamente se, tavole greco-mosche (figg. -). pubblicata a cura di Giovanni Bottari. In questa visione a largo spettro dell’antico, il collezioni- Da tali premesse, il collezionismo del marchese non si smo del marchese Capponi rispecchia in modo quasi em- esauriva nel mero reperimento e nella tesaurizzazione blematico le inclinazioni caratteristiche dei circoli antiquari degli oggetti, ma si esplicava in una collaterale ricerca romani e toscani. Se, infatti, l’apprezzamento per la cultura erudita, volta a verificarne l’autenticità, il valore, l’inter- egizia si può ricollegare, da un lato, ai noti studi che aveva pretazione tematica (quasi mai una precisa collocazione ad essa dedicato il gesuita Athanasius Kircher e, dall’altro, cronologica), che spesso vedeva il Capponi avvalersi del ad eventi significativi quale la donazione di Clemente XI al parere di esperti e corrispondenti, e tendeva ad assicurare Campidoglio delle cinque statue colossali egizie, prove- la documentazione e la divulgazione delle relative notizie nienti dagli scavi degli Horti Sallustiani, l’interesse per le storico-artistiche. L’aspetto documentario, in particolar antichità etrusche è certamente riconducibile alla contem- modo, era curato mediante un’attenta opera di riprodu- poranea riscoperta di quel popolo avviata in ambito tosca- zione grafica dell’oggetto e talvolta con l’esecuzione di no, di cui fu animatore quegli anni l’erudito Francesco calchi, nel chiaro intento di preservarne il modello. Gori. Fu infatti il nostro marchese a sovvenzionare la pub- Emblematica, a questo riguardo, la vicenda dell’affresco blicazione del Museum etruscum 214 del Gori, con cui fu raffigurante “un porto con architettura e prospettiva all’u- spesso in contatto per lo scambio di notizie e materiali. Nel so poco ben inteso dagli antichi con due barche con luglio , ad esempio, il Capponi inviava a Firenze “una uomini” che il marchese vide nel corso di un sopralluogo corniola coll’intaglio di un bue o Toro che guarda il Cielo alla cava di S. Sisto, nel novembre del , e che imme- et hà una pianta di erba con fiore o spiga come di grano diatamente ordinò di riprodurre in copia; già il  del (...) con un lavoro fino intorno alla corniola tanto che lo mese il pittore Nicola Sanmarco era in grado di consegna- giudicherei lavoro a tempo degli Etruschi; onde l’ho preso re ad Alessandro Gregorio il cartone con la riproduzione per mandarlo come ho fatto di molti altri a Firenze al dell’affresco, di guisa che il committente poteva annotare Dottor Gori che scrive presentemente sopra ciò” 215. nel Diario, nel registrare il relativo pagamento, “che la Analogamente, all’interesse del Capponi per le anti- pittura che io feci disegnare oggi l’ho veduta tutta caduta chità cristiane non furono certo estranei la coeva rinascita a terra per l’umidità di questi giorni” 216 (fig. ). degli studi intorno alla cultura paleocristiana e la campa- Il valore documentario della riproduzione grafica di gna di esplorazione, in quegli anni avviata, delle antiche opere antiche era già stato, d’altra parte, anche legislativa- aree cimiteriali e degli edifici di culto, nonché il fiorire di mente riconosciuto all’inizio del secolo 217, e si era afferma- pubblicazioni in materia già dagli inizi del XVIII secolo. ta, con innovative disposizioni, la necessità di eseguire un Nella concezione in voga presso la Curia romana, d’altra disegno di quelle cose che, rinvenute nel corso di uno  . Pietro Nugarini e Pietro Pinga, Rara tavola Greco-Mosca della Collezione Del Marchese Alessandro Gregorio Capponi, ritenuta all’epoca del XI sec., . Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. A, c.r . Pietro Nugarini e Pietro Pinga, Icona Greco-Mosca della Collezione del Marchese Alessandro Gregorio Capponi, . Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. A, c.

 . Centauro con Deianira. Disegno di un fondo di Tazza Etrusca disegnata grandezza; Roma ex Museo Capponiano  febb. . Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. (), c.r

scavo, non avrebbero potuto essere conservate 218. L’intento documentario e conservativo ispirò infatti la riproduzione di molte opere del Museo Capponi effettuate nel corso degli anni: il cammeo con Iside, intagliato da Girolamo Frezza (-) 219; l’affresco raffigurante l’archi- tetto proveniente dal colombario sull’Appia Antica, dise- gnato da Pier Leone Ghezzi e riprodotto in incisione dall’intagliatore Giuseppe Orazi con successivi ritocchi ad opera dello stesso Frezza, fra il dicembre del  e il feb- braio del  220; la statuetta del mimo, acquistata dall’anti- quario Francesco Palazzi, disegnata e intagliata da Giaco- mo Piccini nel gennaio del  221; le tavole lignee raffigu- ranti il “Menologio greco-mosco” disegnate nel  dal Nugarini 222 (figg. , ); il medaglione con l’effige di Anto- nino Eliogabalo, e sul rovescio una quadriga con l’aquila, di cui fu affidata la riproduzione a “Pietro Nucarini Coraz- za bravo disegnatore” nel novembre del  223; la tazza etrusca con dipinto sul fondo un “centauro con Deianira in groppa” (fig. ); altri due vasi etruschi di bronzo dise- gnati “da Domenico pittore” nel febbraio del  224. marchese, appunto quello del “pubblico beneficio” deri- A corredo della riproduzione grafica si metteva mano vante dalla riproduzione da lui promossa di alcune opere solitamente ad una breve dissertazione esplicativa, perlo- nonché dalla costituzione, e dalla accessibilità agli eruditi, più affidandone l’incarico ad esperti: il Fontanini si occu- del suo privato Museo: “Roma però, e tutti gli studiosi pò di studiare l’Iside Capponiana e, successivamente, la delle sue antichità, più a Voi, che ad ogn’altro distinte statuetta del mimo 225; ancora il Fontanini, nel marzo del professano le obbligazioni: ed in primo luogo, pel Vostro , dedicò un saggio ad un altro cammeo raffigurante la domestico, ed insigne Museo, doviziosissimo di rarissimi Gallina di Numidia 226; il Ghezzi aggiunse al disegno Monumenti antichi, di Medaglie d’oro, d’argento, e di dell’architetto una didascalia illustrativa, mentre una metallo, di Statue, di Cammei, di pietre scolpite, vasi, e dissertazione sul Menologio greco-mosco avrebbe dovuto somiglianti anticaglie, del quale Voi così liberamente fate esser data alle stampe con “la spiegazione di Monsignor copia ad ogni dilettante, e studioso, sicche quasi non Assemani”, Primo Custode della Biblioteca Vaticana 227. Il Vostro, ma comune a tutti assembra: anzi, per tutti invita- Capponi si faceva carico di pubblicare i testi e le relative re a goderne l’aspetto, ed ammirarlo, nel portico, e nel immagini 228 e anche della loro diffusione presso studiosi cortile di questo Vostro Palagio, affissa avete una gran ed esperti, con chiaro intento di divulgare l’opera nell’am- serie di antiche Iscrizioni le più erudite, e singolari, da Voi bito della “Repubblica degli eruditi” 229. Così, ad esempio, con sommo studio, si può dire, da loro sepolcri scavate, il Muratori poteva apprendere dal Marmi, il  marzo , delle quali, non pochi scrittori ne han dato saggio nelle di una imminente pubblicazione del Capponi, da identifi- Opere loro. Io però fra tutti gli monumenti di questo carsi con ogni probabilità, per la data della missiva, con la vostro Museo, un sommo pregio ho conceputo di quel stampa dell’affresco raffigurante l’architetto –: “il signor rarissimo, e che non ha pari, Menologio Greco Mosco in marchese Capponi mi scrive d’aver fatto stampare un tavola di Cedro delineato eccellentemente con piccole certo monumento d’antichità per donare a gli amici, e che figurine, esprimenti ciascheduna il Santo, che corre ogni in breve l’avrebbe trasmesso ancora a me; onde ne sto in giorno per tutto l’anno, che da Voi, a pubblico beneficio, curiosità” 230. al presente, si è già fatto incidere in rame, per darlo alla La risonanza di simili operazioni editoriali presso la pubblica luce alle continuate richieste di molti eruditi” 231. comunità degli studiosi, e la loro utilità per le conoscenze Nella medesima prospettiva, di documentazione sull’antico vennero, del resto, riconosciute a chiare lettere dell’antico, è forse da interpretarsi anche il desiderio dal Marangoni, il quale, nella nota epistola dedicatoria, espresso dal marchese Capponi di riprodurre in catalogo potè sottolineare, tra i pregi delle molteplici attività del completo sia le medaglie che le gemme 232 da lui raccolte,  come in effetti cominciò a fare nel gennaio del  e, con Nelle sale, la distribuzione delle opere era guidata da nuova lena, nel . criteri che in qualche misura riflettevano le distinzioni Al pari della biblioteca, anche il Museo di antichità tipologiche formulate dallo stesso marchese nei propri esistente nel palazzo di via di Ripetta fu meta di visitatori, scritti e adottate nella redazione dei cataloghi. Talché la eruditi, artisti e studiosi, che ne riferiscono talvolta in raccolta di gemme e cammei, quella di monete, quella propri scambi epistolari 233, e come lo stesso Capponi oc- delle monete con i XII Cesari e quella dei piccoli oggetti casionalmente riporta, forse per le visite più prestigiose, antichi in oro, vennero conservate in mobili ad hoc che nel suo Diario; sotto la data del  marzo del  il mar- consentivano di tenerle separate; anche le iscrizioni, che chese annota la visita del cardinale Quirini, a cui seguì nel collezionismo antiquario erano considerate di genere quella del principe di Craon nel marzo del  e quella più omogeneo, furono raggruppate con metodo analogo a del noto scultore Pietro Bracci nel settembre del  234. quello impiegato dal Capponi nella raccolta manoscritta Le visite potevano rappresentare una preziosa occasione dei testi epigrafici; allo stesso modo i disegni e le stampe per lo scambio di conoscenze relativamente alle antiche furono esposti assieme in un’unica sala del palazzo. I opere, come avvenne nel corso dell’incontro col Bracci 235, dipinti e le sculture ebbero, invece, collocazione nelle sale o per fare omaggio di un’opera gradita ad un ospite di senza rigide distinzioni, mantenendo l’eterogeneità dei prestigio, quale il cardinal Quirini che ricevette in dono generi e delle epoche. dal Capponi quattro medaglie provenienti dalla collezio- All’interno delle sale i dipinti, come è facile presumere ne di Paolo II Barbo: “Essendo stato qui in casa a favorir- dal loro numero censito nelle singole camere e in base ai mi et a vedere il mio piccolo Museo il V. Card. Quirini criteri di allestimento all’epoca in voga, dovevano essere nel vedere la raccolta delle medaglie di huomini illustri le disposte a rivestire interamente le pareti, e le sculture piacquero quattro medaglie di bronzo di Papa Pavolo Se- collocate su basamenti e appositi “sgabelloni”. condo veneto e fra quale una che aveva un cerchio bellis- Il canone estetico della varietas governava infatti, nella simo e grande ad uso de medaglioni dl buon secolo degli maggior parte dei casi, la distribuzione dei dipinti nelle Imperatori romani, onde pregai sua E. a prenderli, quali sale: ai soggetti religiosi si affiancavano quelli mitologico- molto gradì” 236. allegorici, ai ritratti le bambocciate e le pitture di paesag- gio; siffatto criterio di allestimento delle opere d’arte, propugnato già nella trattatistica del secolo precedente, Il palazzo e le collezioni: l’allestimento delle opere aveva lo scopo di dilettare l’osservatore, attraverso l’acco- stamento e il confronto erudito di temi e di maniere La collezione di Alessandro Gregorio, sebbene costitui- diversi 237. ta da oggetti eterogenei per epoca e fattura, si presentava Di questo stile doveva essere esempio alquanto fedele all’epoca a guisa di raccolta unitaria, contenuta tutta nel l’allestimento della Galleria, collocata al primo piano palazzo di via di Ripetta; alle opere, sia quelle di gusto nobile, nella grande sala che affacciava verso il giardino antiquario che quelle moderne, era stata assegnata collo- interno, dove infatti erano accostati, alle tele di soggetto cazione nelle numerose sale e nel cortile del palazzo, religioso rappresentanti S. Anna con S. Gioacchino e la secondo un ordine che tendeva in parte ad accostare le Madonna, S. Barbara e S. Girolamo, il dipinto di grandi une accanto alle altre, in parte ad accorparle per generi ed dimensioni con Marte, Venere e Cupido e quello rappre- epoche. sentante “diverse figure di putti”; accanto al Martirio di S. Ad eccezione di poche camere di servizio, le opere Andrea e alla Conversione di S. Paolo erano esposte alcune erano disposte in ogni sala del palazzo ed in maggior tele rappresentanti le Quattro stagioni, “due cucine ed numero negli appartamenti del secondo piano nobile, una vendemmia”. Nella Galleria, data la sua funzione di quelli abitati dal marchese, ove vennero ad accumularsi rappresentanza, erano collocati anche un certo numero di circa  dipinti, oltre  disegni e gran parte della ritratti di cardinali, vescovi e personalità illustri, fra i quali raccolta di antichità. In questo piano dell’edificio il dominava, anche per le grandi dimensioni, il ritratto della marchese preferì collocare le opere da lui direttamente Regina Cristina di Svezia, protettrice della famiglia di acquistate ed altre scelte fra quelle di provenienza fami- Alessandro Gregorio; una sola scultura, “un amorino”, gliare, con ciò volendo evidentemente caratterizzare con il posto su un piedistallo di pietra, vi era presente 238. gusto personale i propri ambienti di vita. Se al canone della varietas doveva principalmente con-  formarsi la disposizione dei dipinti, in alcune camere Capponi (ad eccezione del gruppo di “putti in creta” sembra, invece, prevalere l’uniformità, ottenuta radunan- proveniente dalla collezione paterna, del Crocifisso dorato do nei singoli ambienti opere dello stesso genere pittori- con croce e base in ebano posto nella seconda stanza, e co. Tale diverso criterio espositivo, suggerito già dal Mari- della “statua di amorino” collocata nella Galleria), furono no nella sua Galeria immaginaria – che l’autore aveva disposte nelle camere del secondo piano nobile 240, a picco- ordinato in quattro sezioni dedicate alle “favole”, alle li gruppi o come pezzi isolati; quelle di piccole dimensio- “historie”, ai “ritratti” e ai “capricci” –, aveva avuto una ni, poste sul mobilio accanto a qualche vaso etrusco o ad certa fortuna in alcune raccolte private, quale la collezio- altri suppellettili, si fondevano con l’arredamento. Tra ne Martelli, in cui le opere erano ripartite in base al gene- queste opere e i dipinti esposti sulle pareti non emerge, re pittorico, o quelle Rinuccini e Corsini, che avevano dalle descrizioni, la ricerca di un collegamento specifico, entrambe una sala destinata prevalentemente alla pittura ad eccezione della sola camera d’angolo verso il vicolo di paesaggio. È possibile che tale più razionale e sistemati- delle Scalette, in cui le diverse opere sembrano accomu- co criterio espositivo, oltre a perseguire una varietà icono- nate da temi mitologici e celebrativi della Roma antica 241. grafica sul medesimo tema, rispondesse al fine di stimola- In questa sala, l’ultima dell’ala destra del palazzo, erano re nell’osservatore – così sospinto verso una più consape- esposti sedici dipinti di diverso genere, fra cui si impone- vole fruizione delle opere d’arte – il confronto fra scuole e vano all’attenzione, sia per la mole che per il soggetto, le maniere; se una simile impronta, di tenore storico-docu- quattro tele di Giacinto Gimignani provenienti dalla colle- mentario, fosse presente, e in quale misura, anche nella zione di famiglia e che il marchese aveva fatto restaurare, collezione del marchese Capponi è, purtroppo, oggi non due delle quali raffiguranti, rispettivamente, Enea e Dido- più verificabile a causa della carenza di notizie circa gli ne e Marcantonio e Cleopatra. Gli antichi fasti romani autori delle opere da lui possedute. erano, inoltre, richiamati da due sculture, “una Cleopatra Di certo, un qualche criterio di uniformità fu osservato giacente” e “una Lupa e Romolo e Remo”, quest’ultimo nell’allestimento della stanza “contigua verso il cantone di identificabile con il bassorilievo moderno acquistato dal Ripetta”, l’ultima sala del palazzo verso il vicolo del marchese nel settembre del , “creduto del famoso Vantaggio, dove vennero concentrati  dipinti di paesag- scultore Fiammingo” 242. Lungo le pareti della stanza, su gio di diverse dimensioni scelti fra “paesini”, “paesi e altrettanti “sgabelloni d’albuccio intagliati, traforati, inges- figure”, “marine”, “tempeste” e “prospettive”. Nella terza sati, e imbruniti”, erano disposti dieci antichi busti camera su via di Ripetta, dove l’omogeneità dei dipinti era marmorei raffiguranti Antonino, “Augusta, creduta Fau- tale da farla denominare camera “delle Madonne”, il stina”, Seneca, Settimio Severo, Pertinace ed altri, opere ac- marchese aveva inoltre fatto riunire gran parte dei quadri quisite dal marchese sia presso i mercanti che dagli scavi 243. raffiguranti la Vergine; la concentrazione di tante opere Le effigi di imperatori, imperatrici e filosofi contribuivano simili nella stessa sala fu tale, forse, da mettere in diffi- ad esaltare l’intento celebrativo della Roma vetus e dei coltà anche l’estensore dell’inventario, il quale fu costretto suoi protagonisti; fra le opere antiche era esposto in que- a soffermarsi in modo più accurato sulla descrizione di sta sala anche il gruppo scultoreo del Delfino con il putto ciascun quadro, tentando di evidenziarne le lievi differen- che gli siede sul dorso, rinvenuto dal marchese nel corso di ze: “Madonna con Bambino per mano, S. Giovannino, S. uno dei suoi sopralluoghi alla cava di S. Sisto 244. Elisabetta”, “Madonna bagiata dal Bambino”, “Madonna Il tema della classicità proseguiva idealmente nella sala con Bambino in braccio e S. Girolamo e S. Giovanni adiacente, in cui erano conservati “i libri di cose antiqua- Battista”, “Vergine con le mani giunte, il Bambino, S. rie e di autori di medaglie e trattanti di ogni erudita mate- Giovanni e S. Francesco che riceve le stimmate” 239, ria delle cose di Roma”; per la presenza di due grandi “Madonna col Bambino e quattro angeli”, “l’Assunta”, cassettoni di legno “con numero quattro tiratori”, essa era “Madonna col Bambino e S. Giuseppe”, “Presepe”, detta “dei canterani”. Sappiamo che il primo mobile “Madonna e Gesù Cristo”, “Madonna ed il Bambino, S. conteneva, oltre ad abiti del marchese, alcune stampe su Pietro e S. Paolo con altre figure nell’atto di supplicare”, carta; vi era al di sopra poggiato un tabernacolo di noce “Visitazione di S. Elisabetta”. con colonnine di pietra bianca e nera, con capitelli e base Assieme ai dipinti, nelle sale trovarono spazio sculture di rame dorato, sfingi e protomi di metallo ai lati, in cui di piccole dimensioni, statue e bassorilievi, sia antichi che erano conservati “scarti di medaglie falze”; accanto vi moderni. Tutte le opere scultoree possedute dal marchese erano alcuni vasi etruschi. Nel secondo canterano erano  custodite le medaglie degli uomini illustri di vari metalli, e porre nelle camere da letto, le più private, opere di sog- sopra v’era una copia della statua equestre di Marco getto religioso 253. Aurelio, acquistata dal marchese nell’estate del  245. Da questo ambiente si passava nella sala della Libraria, Alle pareti, dipinti di vario genere: battaglie, bambocciate, la prima stanza d’angolo fra via delle Scalette e via di prospettive, ritratti, nature morte. Ripetta, dove non v’erano dipinti; a seguire, sul fronte Nella stanza seguente – la terza sul vicolo delle Scalette principale, si giungeva in un’altra stanza che prendeva il –, detta dei “setini verdi” per il colore dominante nei pa- nome dalla principale scultura antica che vi era collocata, rati e nell’arredo, risultano disposti, fra i dipinti, il ritratto “un piedistallo di pietra con zoccolo di porta santa con di Sisto V e quello del Pontormo raffigurante Maddalena sopra una pecora sventrata” 254, che corrisponde alla scul- Capponi Benci. Anche qui era una certa quantità di opere tura di cui il Capponi registra l’acquisto il  agosto del di soggetto classico, fra cui il bassorilievo di bronzo con il , e da lui ritenuta di pregio per la resa naturalistica e Trionfo di Bacco (identificabile con quello di fattura per la rarità del soggetto: “una seconda simile era nella moderna acquistato dal marchese nel  246), e un secon- collezione Mattei alla Navicella, ma – annota il Nostro nel do bassorilievo di marmo grigio, raffigurante un Bacca- suo Diario – assai di minor prezzo di questa presa da me”. nale. V’erano anche quattordici teste marmoree di varie L’opera venne affidata per il restauro a Carlo Napoleoni, grandezze, e l’antica statua di Annio Vero ritrovata dallo il quale gli rifece una zampa e ritoccò le altre, lucidò la stesso marchese nella cava di S. Sisto vecchio nel novem- base e vi fissò un perno di metallo che consentiva di farla bre  247. Qui il Capponi aveva riunito, inoltre, cinque ruotare per osservarla da ogni lato 255. Accanto erano espo- scudi di diversa fattura ed epoca, di cui uno identificabile sti due bassorilievi e una testa di Baccante con due putti con quello così descritto nel Diario: “Finalmente sotto in terracotta. detto giorno presi da Abram Segni ebreo un clipeo o Alla stanza della pecora seguivano quella delle Madonne scudo da Guerriero di ferro istoriato a Bassorilievo con e quella in cui erano stati riuniti i dipinti di paesaggio, Oratio a Cavallo sopra il Ponte Sublicio che combatte l’ultima sull’angolo verso via del Vantaggio 256; sopra la armato con molte figure” 248. porta v’erano, come è descritto nel Diario, due busti anti- Nel passetto contiguo dominava la statua di marmo chi “di pietra uno de quali rappresentante Settimio Seve- antica raffigurante “chierico coronato di lauro con por- ro e l’altro incognito” 257. chetto in mamo in atto di sagrificare” 249, anch’essa prove- Di fronte a questa stanza, ma verso il lato interno del niente dalla cava di S. Sisto già dal luglio del  250; palazzo, si apriva l’Alcova nobile, caratterizzata da un questa, assieme a quella di Annio Vero, valutate rispettiva- prezioso apparato in velluto cremisi e “lama d’oro” e da mente  e  scudi l’una, risultano essere le sculture di un camino con una specchiera con cornice dorata sopra. maggior valore della raccolta. Fra i mobili v’era una scrivania “ottangolata” con diversi Superato il passetto si entrava nell’Alcova gialla che fu cassettini: al loro interno, al momento dell’inventario forse, delle tre esistenti nel palazzo, la camera da letto redatto post mortem, vennero rinvenuti il Diario degli solitamente utilizzata dal marchese negli ultimi anni di acquisti dei libri e quello delle opere d’arte. Due cantera- vita, in ragione della sua vicinanza alla cappella, quando, a ni di noce intarsiati di radica d’acero e “filettati d’Agro- causa delle condizioni di salute, aveva difficoltà a muover- foglio” contenevano, inoltre, molte stampe sia in rame si. In questa camera, così denominata per la presenza di che in legno 258, mentre fra i dipinti il marchese qui ne una elaborata tappezzeria in damasco giallo, erano radu- conservava uno di grandi dimensioni raffigurante papa nati più di venti quadri tutti di soggetto religioso: alcuni Clemente XII, al quale doveva le sue principali investiture di grandi dimensioni che arredavano le pareti maggiori pubbliche 259. della sala – fra cui Cristo alla colonna, l’Adorazione dei L’Alcova nobile era collegata mediante un “passetto” Magi, la Strage degli Innocenti 251, S. Giovanni che scrive con il Gabinetto, col quale formava il nucleo principale l’Apocalisse 252 e un S. Girolamo –, ed altri più piccoli, forse del nuovo quartiere che il marchese aveva voluto realizza- con più netta funzione devozionale e posti, com’era uso, a re nel palazzo con i lavori eseguiti dopo il . capo del letto. L’uniformità di genere dei dipinti è in Il Gabinetto si affacciava verso il giardino e costituiva, questo caso da ricondurre non tanto ai criteri di allesti- secondo un gusto tipicamente settecentesco, il luogo più mento, come si è osservato a proposito di altre sale del raccolto degli appartamenti privati del marchese: lontano palazzo, quanto alla tradizione invalsa fin dal Seicento di dal rumore, destinato alla meditazione, alla lettura, allo  -. Inventario topografico delle iscrizioni e bassorilievi del cortile di palazzo Capponi contenente l’elenco e la posizione delle singole opere redatto all’epoca di Alessandro Gregorio. Roma, Archivio Capitolino

studio o alla conversazione con persone intime. L’arreda- paesaggio. Di alcuni di essi v’è traccia nel Diario degli mento della camera era costituito da alcuni tavoli di acquisti, come il dipinto su tavola raffigurante Loth con le legno, di cui uno “impellicciato di Fico d’India” con figlie, “originale di Giorgio Vasari” acquistato dal Cappo- diversi cassetti, contenenti “diverse stampe in carta”; un ni nell’aprile del  264; i piccoli quadretti con i quattro secondo tavolo, detto “a toletta impellicciato di verde Evangelisti a mezza figura, corrispondenti ai “quattro antico”, ed uno in pietra di foggia triangolare erano quadrucci (...) di Luca d’Olanda” acquistati nell’aprile del disposti in angolo nella camera 260; dipresso si trovavano  265; i due disegni a penna raffiguranti uno la Veduta di una colonna, anch’essa di verde antico con il suo capitel- S. Pietro e l’altro quella di S. Maria Maggiore “con le lo, sormontata da un vaso di alabastro orientale 261, e un cornici negre e dorate”, acquistati nel febbraio  da “Burò di noce con piedi a piramide con tre tiratori e cala- Costantini senese e che Alessandro Gregorio riteneva di tora con suoi sportelli e cristalli avanti con serrature e mano di Giacinto Gigli 266; il “paese annevato con molte chiavi e scudetti di rame dorato”, su cui erano disposte persone et figure di maniera olandese assai bella e traccia- tre statuette di figure “alla cinese” 262. Completavano, infi- ta delicatamente” avuto da Francesco Palazzi nel  267; il ne, l’arredo della sala un inginocchiatoio e “sei sediole da piccolo rame rappresentante S. Benedetto, acquistato nel camera” 263. , e definito di mano di P. Brill 268. Fra i molti ritratti Alle pareti erano esposti ben  quadri, quasi il triplo presenti nella stanza sono altresì individuabili quello del di quelli presenti in ciascuna delle altre sale, di vario Bembo, acquistato nel marzo  269, e quelli di Neri e soggetto: temi religiosi e mitologici, ritratti, pitture di Gino Capponi, suoi antenati.  In questa stanza erano altresì conservate le opere e gli gennaio : “di Fico d’india con suoi piedi grandi oggetti della collezione ai quali il marchese più teneva e dell’istesso bellissimo legno tutti torniti con n. tiratori quelli ritenuti di maggior valore; in particolare, le gemme per ciascuno con borchie e scudetti traforati e dorati, con e i cammei (per i quali, già nel maggio del , il marche- maniglie e cantonate da tutte le bande assai ben fatte se aveva acquistato, dalla liquidazione dell’eredità Savelli, valutati trenta scudi”, per i quali diede “in baratto n. “uno studiolo piccolo per tenere i miei Camei e intagli, pezzi di quadri fra grandi e piccoli assai dello scarto che (...) di ebano tutto guarnito di pietre dure come lapislazu- ho fatto per ripulire e modernare la casa e per accomoda- lo, calidonie e agate, contornate da cornicette di metallo re tutto assieme il mio piccolo Museo per lo qual caso gli dorato assai bello” 270); le monete dei XII Cesari, custodite studioli o stipi sono a proposito 273”. È degno di nota che in un libretto “ricoperto di marocchino rosso di Levante di tutta la collezione, solo questa parte conservata negli filettato d’oro con l’Arme di Casa” appositamente esegui- studioli fosse definita nell’Inventarium con il termine di to 271, e gli oggetti in oro di piccole dimensioni, riposti in “Museo”: “nelli quali fu ritrovato tutto il museo lasciato una cassetta rivestita fuori di marocchino e di velluto per legato al detto Collegio romano e fatto stimare da all’interno, fatta fare “allo Stucciaro di Parione” nell’au- Padre Contucci custode del Museo Chircheriano esisten- tunno del  272. te in detto Collegio romano e stimato ascendere a scudi Anche questi oggetti dovevano essere custoditi all’in- quattromila” 274. terno di “due studioli” del Gabinetto, forse gli stessi ac- In questo ambiente, infine, era esposto il Menologio quistati dal “Guercio Rigattiere a Strada Ferratina” nel greco-mosco, lasciato in legato alla Biblioteca Vaticana 275.  Tornando verso lo scalone principale, si poteva accede- due bassorilievi su cui erano scolpite due teste; entrando re alla Saletta che conduce all’appartamento superiore (da nel cortile s’incontravano due ulteriori rilievi, raffiguranti identificarsi con la prima stanza d’accesso agli apparta- il primo un’Architettura e l’altro un Baccanale. Nel cortile menti dopo il pianerottolo delle scale), dov’era sistemata grande, accanto ad una fila di iscrizioni allineate l’una buona parte dei disegni e delle stampe,  fra “disegni, sull’altra in modo verticale, si sviluppava una seconda prospettive, battaglie e stampe di diverse misure e specie “filara” con nove rilievi che rappresentavano, tra l’altro, di figure” esposti sulle pareti con cornici bianche e oro, ancora un Baccanale, un Centauro 283, un Mercurio e “figure secondo un uso poco consueto di conservare questi mate- con simboli nelle mani”; sulla parete vicino alla fontana riali, normalmente raccolti tutti in volumi o custodie por- era esposto un bassorilievo raffigurante un contadino con tafogli 276. Nella stessa sala, forse al centro, era esposta “una l’aratro, forse quello acquistato nel novembre del  e statua di pietra rappresentante una donna nuda che sta a decorato con “un aratro con due Bovi et il bifolco che ara sedere di scurcio”, identificabile, forse, con la “figura di la terra” 284. Sempre nel cortile, sopra al cancello che im- donna al naturale di marmo assai buono in atto di sedere metteva nel giardino vi era “una nicchia in tondo con un tutta raccolta tenendosi la mano al petto, di lavoro antico busto di una Roma” 285, forse disposta a pendant di quella moderno” acquistata dal Capponi nell’agosto del  277. contenente il busto di Alessandro Magno. Nel giardino, La parte rimanente della raccolta, consistente di iscri- di fronte alla fontana, v’erano due busti, uno di Bacco e zioni, lapidi, bolli, bassorilievi e alcuni busti, era conser- l’altro di un Satiro; in mezzo a questi, un “Giove à sede- vata al piano terreno del palazzo 278. Le epigrafi erano re”, da identificarsi con la statua ritrovata nella cava dei perlopiù murate nelle pareti dell’androne principale, dei Padri di S. Sisto nel novembre del  286. cortili e del giardino, come si apprende da un inventario Se la scelta del criterio espositivo, quale risulta dai topografico delle stesse 279 (figg. -); i rilievi, nel documenti, è certamente in linea con la consuetudine complessivo numero di  pezzi, erano incorniciati con tardo cinquecentesca, particolarmente in voga a Roma, di modanature in stucco di stile uniforme: “Per haver sparti- ornare le facciate e i cortili dei palazzi patrizi con reperti to in diversi luoghi dell’Entrone n.  Lapide di diverse archeologici, disposti a fondersi armonicamente con l’ar- misure fatto l’incastro nel muro con diligenza doppo chitettura moderna e ad alludere, nel contempo, alla empito di gesso il fondo, e fiancate, messe e murate...”; magnificenza degli interni nonché allo status sociale e “...per l’aggetto di calce incollata della cornicetta attorno culturale della famiglia che vi risiedeva, le motivazioni del dette Lapidi, ...modellata con piano, gola, ovitta simile marchese sembrano muovere da un diverso concetto del all’altre che si erano fatte prima”, oppure modanate “con reperto archeologico. Il criterio espositivo da lui adottato, piano, gola roversa, bastoncino e intacca” 280. Le lapidi infatti, non poteva non risentire di altri modelli ed in- furono ritoccate con “gesso, biacca, colori e oglio con fluenze, tra cui, soprattutto, quelli cui s’ispirò il progetta- lustro” stesi a pennello “per uniformare li marmi”, oppu- to allestimento di un museo di antichità del Cortile del re con “carniccia et altri colori serviti da accompagnare li Belvedere, affidato da Clemente XI al Bianchini 287. Nel fondi delle lapidi”; i testi delle iscrizioni furono ripassati suddetto Cortile dovevano, come in quello di palazzo con vernice rossa: “per ginapro, lacca, et altri colori serviti Capponi, essere murati gli antichi reperti nelle pareti, in per dare due mani à tutte le lettere delle lapidi poste nel un’alternarsi di iscrizioni, bolli e regesti cronologici, do- cortile dell’Ill.mo Sig.re Marchese” 281. All’interno degli cumenti eloquenti della storia antica provenienti sia specchi delimitati dalle cornici di stucco potevano trovar- dall’ambito romano che paleocristiano. si gruppi di bolli riuniti insieme ad una o più iscrizioni. Pare indicativo di un, pur non ancora pienamente ma- A questi riquadri si alternavano, di tanto in tanto, i turo, intento storico-documentario che i diversi materiali, busti e i bassorilievi. Sulla parete sinistra dell’androne era come nelle più celebri collezioni pubbliche, fossero radu- esposto, fra le iscrizioni, il bassorilievo “in marmo statua- nati dal Capponi in piccoli gruppi e posti all’interno di rio (...) con un letto et una giovane a giacere colla testa cornici in stucco, così conferendo all’insieme un carattere sopra un guanciale et un amorino in piedi che la guarda et prossimo più alla sistematicità e all’ordine compositivo, un cane alli piedi”, proveniente da una vigna presso Porta che alla magnificenza cinquecentesca o al fasto barocco. Latina 282. Tra la fine dell’androne e l’ingresso nel cortile si In tal modo la finalità della raccolta, come si dimostra trovava una nicchia con il busto di Alessandro Magno consapevole anche il Marangoni, si allontanava dal con- (forse celebrativo dello stesso marchese), e sotto di esso sueto intento celebrativo del dominus, e si avvicinava  piuttosto a quella delle collezioni aperte al pubblico: “pel quella dei Riti, nonché teologo qualificatore del tribunale dell’Inquisizione. Vostro domestico, ed insigne Museo, doviziosissimo di Fu socio anche dell’Accademia dell’Arcadia, dell’Accademia di storia ecclesiastica e di quella di storia romana e antichità. In ambito antiquario, rarissimi Monumenti antichi, di Medaglie d’oro, d’argen- gli interessi del Baldini furono prevalentemente rivolti alla numismatica. È to, e di metallo, di Statue, di Cammei, di pietre scolpite, considerata una delle migliori opere del Baldini la riedizione da lui curata, vasi, e somiglianti anticaglie, del quale Voi così liberamen- nel 1743, dei Numismata imperatorum Romanorum praestantiora... di J. Vaillant, celebre numismatico e antiquario di Luigi XIV. Varie lettere del te fate copia ad ogni dilettante, e studioso, sicche quasi Baldini ad Alessandro Gregorio Capponi, datate fra il 1723 e il 1740, sono non Vostro, ma comune a tutti sembra assembra: anzi, per conservate presso la Biblioteca Vaticana. Sul punto cfr. MORETTI L., 1963, tutti invitare a goderne l’aspetto, ed ammirarlo, nel porti- pp. 482-483. 17 Ridolfino Venuti, membro e tesoriere dell’Accademia Etrusca di co, e nel cortile di questo Vostro Palagio, affissa avete una Cortona, si trasferì a Roma nel 1734 come auditore del cardinal Alessandro gran serie di antiche Iscrizioni le più erudite, e singolari, Albani; in quegli anni il giovane abate, favorito dalla conoscenza di alcuni da Voi con sommo studio, si può dire, da loro sepolcri celebri eruditi e dall’ufficio ricoperto presso il cardinale Albani, potè dedi- scavate, delle quali, non pochi scrittori ne han dato saggio carsi allo studio delle antichità. In questo campo egli si riteneva allievo di A.F. Gori, al cui insegnamento volle attenersi nella stesura delle schede del nelle Opere loro” 288. catalogo delle antichità di Antonio Borioni, pubblicato nel 1736 con il tito- lo di Collectanea Antiquitatum Romanarum, ricco di un apparato illustrati- vo di mano dei più affermati incisori e disegnatori, fra cui P.S. Bartoli, F. Bartolini, G. Rossi, G.G. Frezza. Fin dal maggio 1735 il Venuti iniziò a NOTE lavorare all’illustrazione della collezione di medaglioni del cardinal Albani, collezione venduta nel 1738 al papa Clemente XII, e pubblicata fra il 1739 1 L’asse ereditario paterno si evince dal testamento di Alessandro Grego- e il 1744. Nel 1744 venne nominato commissario delle antichità di Roma e rio Capponi del 15 aprile 1745, ASR, Trenta notai capitolini, notaio Genero- custode delle gallerie pontificie; nel 1750 fu autore di una guida del Museo so Ginnetti, uff.8, vol. 335, p. 293. Notizie sulle medesime proprietà, con Capitolino o sia Descrizione delle Statue, Busti, Bassorilievi, Urne Sepolcrali, puntuali annotazioni sulle casette al vicolo delle Scalette, sul nome degli Iscrizioni, ed altre ammirabili, ed erudite Antichità, che si custodiscono nel affittuari e sul valore della locazione, si rinvengono anche in un documento Palazzo alla destra del Senatorio vicino alla Chiesa d’Araceli in Campidoglio. (non datato, ma certamente di poco successivo alla morte di Alessandro Cfr. in argomento BAROCCHI P. - GALLO D., 1985, pp. 84-106. Gregorio) in Nota di Capitoli trovatisi nell’Eredità della Bo: Me. Alessandro 18 Al servizio dei Corsini di Firenze già dal 1718, il Bottari si era formato Gregorio Marchese Capponi esistenti in Roma, AC, Archivio Cardelli, T.68, f.9. sotto la guida di A.M. Biscioni e A.M. Salvini. La fama ottenuta presso i 2 Su Ferdinando Capponi e sua moglie Ottavia Giustiniani si veda supra, circoli intellettuali come eminente linguista e profondo conoscitore della capitolo III.4 e relative note. letteratura toscana (nel 1725 tenne una lunga serie di conferenze su 3 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 63, f. 57. Boccaccio), indusse l’Accademia della Crusca ad affidargli il compito di 4 Cfr. FRANCESCHINI M., 1997, 62. preparare una nuova edizione del Vocabolario. Nel 1730, dopo l’elezione di 5 Si tratta dei Manoscritti Capponi n. 313 e n. 293 conservati presso la Clemente XII, si trasferì a Roma presso il cardinal Corsini, nel palazzo alla BAV. Lungara, con diversi incarichi, fra i quali la cura della raccolta libraria e 6 PETRUCCI A., 1976, p. 11. d’arte di Neri Corsini, con il quale condividerà lo spirito giansenista del 7 Notizie sulle vicende di tale pubblicazione, relative agli anni 1723- circolo dell’“Archetto”. Sull’attività del Bottari a Roma si veda ancora 1724, si traggono da VIOLA C., 1999, pp. 370, 385-386 e da VIANELLO C., PIGNATELLI G. - PETRUCCI A., 1971, pp. 409-418; ALLOISI S., 1984, pp. 27- 1976, p. 163. I due rami raffiguranti i ritratti di Gino e Neri, fatti incidere 36; PAPINI M.L., 1998, pp. 29-43. dal Capponi a Roma, risultano anch’essi nell’Inventario dei beni redatto 19 DONATO M.P., 2000, pp. 79-80. dopo la morte del marchese 1746 e conservati in uno dei due canterani 20 Il Foriere maggiore, titolo che rimonta a Sisto V, era infatti insignito dell’Alcova nobile. ASR, Trenta notai capitolini, notaio Generoso Ginnetti, anche della dignità di Cameriere segreto. uff.8, vol. 335, p. 251. 21 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 66, f. 42. 8 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 70, f. 27; la stessa licenza, estratta dalla 22 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 66, f. 3. 23 Presidenza delle Strade. Lettere patenti, b. 58, c. 18v, è riportata in LANCIA- Il marchese Capponi redasse, ad illustrazione dei lavori, due libri inti- NI R., 1989-2000, p. 41. tolati: Libro mastro del ristauramento dell’Antico Arco di Costantino Ma- 9 Le notizie di questi interventi di scavo sono stati tratti da LANCIANI R., gno... e Registro de mandati de depositi, e pagamenti diretti al Sac. Monte 1989-2000, pp. 11-79. della Pietà per il ristauramento dell’antico Arco di Costantino Magno, in AC, 10 Si fa riferimento agli editti del cardinal Spinola del 18 luglio 1701 e del Archivio Cardelli, Div. I, T. 66, f. 42. L’intervento di restauro fu documen- 30 settembre 1704, in SPERONI M., 1988, pp. 14-17. tato anche attraverso l’apposizione di una iscrizione dedicatoria in alcune 11 Sulla politica di promozione e tutela dell’antico nel corso del pontifi- “Camere, ricavate dentro la parte superiore dell’Arco” come è riportato da cato di Clemente XI, si veda GASPARRI C., 2001, pp. 53-58. GADDI G., 1736, pp. 114-119. 12 Lettere di aggregazioni in varie Accademie Illustri connesse al Marchese 24 AC, Archivio Cardelli, T. 66, f. 42. Si veda anche il Diario di PIETRO Alessandro Gregorio Capponi, AC, Archivio Cardelli, T. 65, f.39. BRACCI in GRADARA C., 1918, pp. 161-164. 13 Sulla nomina a “Lucumone” del Capponi si veda BAV, Ms. Capp. 282 25 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.66, f.42. 26 II, c.176; cfr. anche DONATO M.P., 2000, p. 83. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.67. 27 14 La citazione è tratta da M.P. DONATO, 2000, p. 79; sull’argomento si Le vicende dell’acquisto della collezione Albani e quelle relative alla veda anche FRANCESCHINI M., 1993, p. 74. nascita del museo sono descritte dal Marchese Capponi nel volume intito- 15 CARACCIOLO A., 1982, p. 322. lato Statue di Campidoglio, AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 47. 16 Insegnante di teologia e poi di filosofia al Collegio Clementino di Sulla nascita del Museo Capitolino e il ruolo avuto dal Marchese Ales- Roma (1714), fu Consultore della Congregazione dell’Indice (1729) e di sandro Gregorio Capponi si veda VERNESI V., 2002, pp. 73-88; FRANCE-  SCHINI M., 1993, pp. 73-80. lino. Ibidem, f.2. 28 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.47, cc.1v-2r. 50 BAV, Ms. Capp. 293, c. 171. 29 I passi sono tratti dal Chirografo pontificio del 5 dicembre 1733 alle- 51 BAV, Ms. Capp. 293, c. 62v. Il de Boze rispose ringraziando il Capponi gato al contratto di compravendita della collezione Albani, ASR, Ufficio in una lettera del 21 luglio 1732. BAV, Ms. Capp. 278, cc. 105-106, in RCA, t. 918, f. 909. DONATO M.P., 1993, II, 1, p. 147. 30 Dal 1736 al 1740 l’architetto Francesco Ferruzzi risulta incaricato 52 CASTIGNOLI P., 1975, pp. 93, 94, 96, 97, 99, 102. degli ultimi piccoli lavori di finitura del palazzo, come riportato in BENE- 53 CASTIGNOLI P., 1975, p. 102. Sulle condizioni di salute del marchese DETTI S., 2001, p. 129. Anche in questo caso la scelta non fu casuale: il negli ultimi anni si veda anche AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.65, f.38. Ferruzzi risulta infatti responsabile dei lavori del palazzo di via di Ripetta 54 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.65, f.39. già dal 1732. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.69, f.5. 55 PETRUCCI A., 1976, p. 12. 31 AC, Archivio Cardelli, T. 67. Cfr., in tema, VERNESI V., 2002, pp. 73- 56 F. Fuga e N. Salvi risultano nell’elenco di coloro che in occasione di 88; Franceschini M., 1993, pp. 73-80. festività, come Ferragosto e Natale, offrirono doni al marchese Capponi, 32 Riguardo agli interventi di restauro si veda AC, Archivio Cardelli, T. 66 ogni anno dal 1734 al 1745. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.66, f.10. e 47; BARBERINI M.G., 1993, pp. 23-31 57 MARANGONI G., 1746, p. III. La notizia della dedica fu anticipata a 33 Dalle pagine del Diario di Alessandro Gregorio i primi rapporti con il voce dal Marangoni in occasione di una sua visita al marchese Capponi Napoleoni sembrerebbero risalire almeno al 1726, anno in cui il marchese insieme a M. Boldetti, come annota il marchese nel suo Diario in data 20 acquistò dallo stesso una medaglia con l’effigie di Aldo Manuzio, a cui gennaio 1746: “Venne qui da me il Padre Gio. Marangone deputato alle seguirono nel 1729 “n. 8 carte disegnate e colorite di cimiteri e mosaici” e, Catacombe insieme col Can.co Boldetti e già noto quale sue varie opere dal 1730 in poi, tutti i restauri per le sculture della sua collezione privata. date alle stampe e venne a dirmi come aveva pensato, e risoluto di dedicar- BAV, Ms. Capp. 293, cc. 14 v, 35r, 45, 104, 133. ne a me A.G.C. una sua nuova opera o dissertazione sopra il Colosseo o 34 Anche la conoscenza e i rapporti con il Ficoroni e il Palazzi risalivano Anfiteatro Flavio”. BAV, Ms. Capp. 313, c. 343 v. indietro negli anni; con loro il marchese aveva avuto modo di trattare 58 Roma moderna distinta per rioni... 1741, p. 225. diversi acquisti a partire dal 1723. BAV, Ms. Capp. 293, cc. 6, 8, 18v, 19, 20, 59 Ottobre 1717. Conto dell’Illustrissimo Sig. Marchese Capponi, in AC, 22v, 24, 26, 38v. Archivio Cardelli, Div. I, T. 91, c. 18. 35 Sul primo allestimento della collezione antiquaria del Museo Capitoli- 60 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 70, f. 28. Cfr. TABAK G., 1993. no si vedano: VERNESI V., 2002, pp. 73-88; ARATA F.P., 1994, pp. 45-94; 61 26 giugno 1717. Misura e stima delli lavori di muro e simili fatti per FRANCESCHINI M., 1993, pp. 73-80. servizio dell’Ill.mo Sig.re Marchese Alessandro Gregorio Capponi nel risarci- 36 GADDI G., 1736, pp. 137-138. mento et accrescimento fatto del suo palazzo dove abita vicino la piazza di S. 37 Sui criteri di scelta delle acquisizioni successive del Capitolino si veda Maria del Popolo, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 92, c. 33. Ai lavori di FRANCESCHINI M., 1993, pp. 73-80. muratura seguirono quelli del falegname Domenico Strombelli in data 11 38 Sulle ulteriori acquisizioni del Museo Capitolino negli anni della presi- settembre 1717, in Misura e stima delli lavori di legname per servizio del- denza del Capponi si veda, ARATA F.P., 1994, pp. 45-94; FRANCESCHINI M., l’Ill.mo Sig. Marchese Alessandro Gregorio Capponi nel resarcimento et 1993, pp. 73-80; BARBERINI M.G., 1993, pp. 23-31; PIETRANGELI C., 1964, accrescimento del suo palazzo, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 92, c. 17. pp. 49-54. 62 Lavori d’artisti, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 69, f. 5. 39 GIORGI D., 1737. Della dissertazione il marchese provvide a far stam- 63 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 94, c. 256. pare 500 copie dall’editore Giuseppe Lazzarini come risulta da una ricevuta 64 La tipologia dei lavori è confermata anche dalla lettura di una pagina di pagamento datata 13 aprile 1737. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.69, f.5. del Diario di Alessandro Gregorio, nella quale lo stesso marchese riferisce 40 Per la ricomposizione dei frammenti il Capponi ricorse sia al confron- della necessità di “alzare le soffitte al paro dell’Appartamento e farvi l’Al- to con le fonti (Bellori, Vestigia di Roma) che all’aiuto di Giovanbattista cova”. BAV, Ms. Capp., 293, c. 54. Nolli; cfr. FRANCESCHINI M., 1993, p. 77. 65 L’accordo per i lavori sottoscritto da Francesco Fedele in data 25 41 BAV, Ms. Capp. 293, c. 164 giugno 1731 è conservato in Conti e ricevute di diversi muratori per li lavori 42 LUCATELLI G., 1750, p. 13. fatti nel Palazzo, e Case di Roma delli SS.ri Capponi, AC, Archivio Cardelli, 43 Fra le filze di pagamento, sottoscritte dall’architetto F. Ferruzzi e rela- Div. I, T. 74, f. 2. tive all’inverno del 1743, si ritrova la notizia del trasferimento del bassori- 66 La lettera con la quale Francesco Fedele lascia i lavori del cantiere lievo dal palazzo di via di Ripetta, dove era murato nel cortile, al Campido- Capponi a Paolo De Rossi, datata 4 dicembre 1731, è conservata in AC, glio: “Per aver smurato il Bassorilievo antico nel Portico dove erano scolpi- Archivio Cardelli, Div. I, T. 94, c. 166. ti l’Istromenti architettonici antichi con il Piede geometrico mandato 67 Gli anni in cui Francesco Claudio Ferruzzi, nato a Roma nel 1680, dall’Ill.mo in dono al Museo Capitolino e murato un altro Bassorilievo con eseguì i lavori di restauro e ampliamento del palazzo del marchese Alessan- le Baccanti”. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.95, c.105. dro Gregorio sono quelli in cui ebbe maggiore notorietà e fece parte del- 44 Il marchese acquisì nel 1736 il busto del Fauno dagli scavi di villa l’entourage del pontefice Clemente XII. Adriana; successivamente altri frammenti della statua passarono a monsi- In precedenza, l’attività del Ferruzzi si era limitata ad interventi di gnor Furietti, il quale nel 1744 ne fece dono al pontefice. Su proposta di portata alquanto modesta su incarico di ordini religiosi minori – come Benedetto XIV i frammenti furono affidati al Capponi perché provvedesse quello dei camillani per i quali egli realizzò l’altare della Madonna della a far restaurare la statua allo scopo di destinarla al Museo Capitolino. Le Salute nella Chiesa della Maddalena (1718), o quello dei minimi paolotti vicende del restauro del Fauno sono state ricostruite da BARBERINI M.G., che gli commissionarono il semplice altare antistante il coro della Chiesa di 1993, pp. 23-35. S. Andrea delle Fratte (consacrato nel 1728) -, e da numerosi incarichi 45 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 66, ff. 2; 4. peritali, fra cui uno, nel maggio 1724, per il cardinale Lorenzo Corsini, 46 BAV, Ms. Capp. 293, pp. 171; 202-203. futuro Clemente XII. 47 A tal proposito si veda GASPARRI C., 2001, p. 58. Fra il 1727 e il 1732 sono documentate le sue prime due opere di edili- 48 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.66, f.4. zia civile: un edificio a tre piani per l’Ordine dei ministri degli Infermi, 49 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.66, f.4. Nello stesso periodo è docu- posto fra via di S. Giacomo e via del Corso, e un casamento (oggi distrutto) mentato anche uno scavo nella vigna dei Sig. Cicolini a SS. Pietro e Marcel- per i Filippini in piazza della Chiesa Nuova. Nel 1734 il Ferruzzi conseguì  il primo importante riconoscimento allorché assunse la carica di architetto 82 Ulteriori interventi di pittura del Rotati nel gabinetto e nella cappella, sottomaestro presso il Tribunale delle Strade, per impulso, forse, dello stes- non ben specificati nell’entità, sono documentati fra la primavera e l’estate so Clemente XII. Da quel momento numerosi furono gli incarichi ricevuti del 1738, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 95, cc. 19 e 41; BAV, Ms Capp. dal Ferruzzi, tutti in qualche misura legati alla cerchia del pontefice Corsini 293, c. 97v. e forse anche, come può ipotizzarsi, per interessamento del marchese 83 I lavori per il camino sono documentati nella ricevuta del 4 aprile Capponi, dal 1730 Foriere maggiore di Clemente XII: la nomina di archi- 1733 intestata a Francesco Ruggieri e in quella del 3 settembre 1733 inte- tetto dell’importante Confraternita della Trinità dei Pellegrini (1731), posta stata al corniciaio “Carl’Antonio” per aver “dorato Cornice che sta intorno sotto la protezione del cardinal nepote Neri; la perizia eseguita per lo stes- allo specchio del Camino che sta in una delle stanze della nuova fabbrica”; so cardinale sui restauri da compiersi nel palazzo Riario alla Lungara entrambi sono conservati in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 94, cc. 39 e (luglio 1736); l’incarico per la ristrutturazione dell’ospedale della Trinità 101. Una ricevuta del 15 settembre 1733 intestata a “Simone Manzi cristal- dei Pellegrini, interamente finanziato da Clemente XII; quello per il laro” attesta invece la spesa “per il Cristallo servito per la luce del Specchio completamento dei lavori del Museo Capitolino, che rilevò nel 1736 da del Cammino”, in Spese della nuova Fabrica d’alcune stanze nel Palazzo Filippo Barigioni. Cfr. MANFREDI T., 1997, pp. 259-262. THIEME-BECKER, dell’Ill.mo Sig.Marchese, AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 69, f. 5. 1907, vol. XI, p. 495; AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.69, f.5. 84 Le decorazioni eseguite nella “Camera de’ Groteschi” sono documen- 68 Lavori di muratore fatti in occasione di accrescimenti di Stanze nel tate in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.94, c.87. Palazzo e Casetta contigue della bona memoria del marchese Alessandro 85 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.94, c.87. Gregorio Capponi, dal medesimo pagati ne tempi seguenti come appare da 86 A Roma il tema della grottesca aveva avuto un entusiastico consenso, Conti in filza e dalle Partite libro Mastro, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. dopo essere stato introdotto dalle Logge di Raffaello e proseguito negli 69, f.5. ambienti di Castel S. Angelo, nel corso di tutto il Cinquecento nella deco- 69 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.94, cc.136, 256. razione delle dimore gentilizie, ed un felice proliferare più o meno ininter- 70 Le spese per i gradini della scala a chiocciola sono in Ordini, e biglietti rotto fino all’inizio del Settecento, quando tale produzione, esposta a dello Scalpellino per li Scalini, ed in specie di una scala à lumaca per il Palaz- frequenti contaminazioni stilistiche, era andata via via declinando. Un zo, AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 74, f. 11 e T. 94, c. 300. nuovo rilancio del tema della grottesca avrebbe avuto luogo a partire dagli 71 Lavori di muratura affidati al Capo mastro Paolo de Rossi riguardanti le anni Ottanta del Settecento, favorito e rinvigorito dalla pubblicazione del Casette del vicolo delle Scalette migliorate e resarcite, AC, Archivio Cardelli, volume sulle Logge Vaticane di Volpato e da quello sulle Terme di Tito del Div. I, T. 94, c. 402. Mirri, nonché dai frequenti ritrovamenti archeologici. Sull’argomento 72 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.94, c.402. specifico del recupero della grottesca del XVIII secolo si veda CASALE V., 73 Lavori d’artista, AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.69, f.5 e T.94, c.295. 1985, pp. 73-118. Sulla storia della decorazione a grottesca si vedano 74 I lavori di falegnameria ricorrono in più documenti, fra i quali si veda anche: Acidini LUCHINAT C., 1982, pp. 159-200; CHASTEL A., 1989. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.94, cc.321, 332, 403. 87 Sebbene in studi precedenti sia stato evidenziato come il recupero 75 Spese della nuova Fabbrica d’alcune stanze nel Palazzo dell’Ill.mo Sig. della grottesca nella prima metà del Settecento a Roma vada interpretato Marchese, in Lavori d’artisti, AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.69, c.5. come persistenza di una tradizione, più che come sintomo di un risveglio, 76 I lavori di pittura sono rintracciabili sia in un elenco dei lavori eseguiti sembra che il caso di palazzo Capponi, per la peculiarità del committente, nel palazzo al tempo di Alessandro Gregorio, sia nelle singole ricevute si debba piuttosto annoverare fra quelli che in qualche misura preparano delle filze di pagamento relative all’anno 1732: Spese della nuova Fabrica allo sviluppo del gusto in chiave filologicamente più puntuale di fine Sette- d’alcune stanze nel Palazzo dell’Ill.mo Sig. Marchese, in Lavori d’artisti, AC, cento. Sull’argomento cfr. CASALE V., 1985, pp. 78-78. Archivio Cardelli, Div. I, T.69, f.5; e T.94, cc. 262, 310. 88 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 34v, 313, 316v. 77 Il nome di Giacomo Cennini non figura nella trattatistica dell’epoca. È 89 BAV, Ms. Capp. 293, c. 139v. Nel 1735, inoltre, il Capponi fece dise- possibile, forse, che egli fosse parente del più noto Pietro Paolo Cennini, gnare le decorazioni a grottesca ritrovate nella cava della vigna del Marche- nato a Roma nel 1662, e ricordato nelle vite di N. Pio come un valente se Magnani fuori Porta Maggiore: Ms. Capp. 293, c.103. pittore “tanto in fiori e frutti quanto in animali, vasi istoriati, bicchieri, 90 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 94, c. 91. bacili grotteschi, architetture et altre cose simili”, estremamente apprezzato 91 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 94, c. 40. Altre ricevute di pagamento come decoratore di interni delle dimore patrizie romane fra la fine del per la lavorazione di alabastro e verde antico, in parte forse legate ai lavori XVII e la prima metà del XVIII. PIO N., 1724, pp. 197-198. di decorazione di una cappella interna, si ritrovano in AC, Archivio Cardel- 78 BARROERO L., 1990, p. 626. li, Div. I, T.74, f. 6 e fra le spese sostenute per l’arredamento del palazzo in 79 COCCIA M., 1990, pp. 607-608. T.65, c.5. 80 I lavori di stucco per l’Alcova si trovano in Spese della nuova Fabrica 92 L’episodio risale al 4 dicembre 1734. BAV, Ms. Capp. 293, c. 89v, 90. d’alcune stanze nel Palazzo dell’Ill.mo Sig. Marchese, in Lavori d’artisti, AC, Un analogo acquisto di marmi è documentato nell’agosto del 1736: Archivio Cardelli, Div. I, T. 69, f. 5; e T. 94, c. 213. “Dall’orto del Duca Cesarini al vicolo della Serpe sotto il Priorato luogo 81 Le pitture eseguite da Annibale Rotati sono documentate in Spese detto la Marmorata dove cava Domenico Ergeret ebbi da questo un pezzo della nuova Fabrica d’alcune stanze nel Palazzo dell’Ill.mo Sig. Marchese, in di porfido verde”. BAV, Ms. Capp. 293, c. 112 v. Lavori d’artisti, AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 69, f. 5; e T. 94, cc. 6, 60, 93 Per tanti spesi nella Fabrica occorsa per l’Incendio, AC, Archivio Cardel- 76, 87, 186, 211, 224, 229, 233, 249, 252, 263. Di Annibale Rotati, il cui li, Div. I, T. 69, f. 5. nome è pressochè assente sia nei moderni repertori di artisti che in quelli 94 Spese occorse per causa dell’incendio, AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. dell’epoca, si hanno sporadiche notizie da altre fonti d’archivio che ne 69, f. 5. confermano il ruolo di decoratore d’interni: risulta attivo nel 1733 a Palaz- 95 Questa spesa è documentata nel conto dei lavori eseguiti da Paolo zo Chigi e, a partire dal 1724, è compreso fra gli artisti che decorarono Rossi nel luglio del 1736, AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 94, c. 96. Il lavo- Palazzo Rospigliosi Pallavicini a Zagarolo. In entrambi i casi i lavori sono ro è preceduto dalle spese sostenute per togliere i mobili, i quadri e i busti andati perduti. L’omonimia con Pietro Rotati, attivo nella decorazione a e poi rimetterli nel primo appartamento. grottesche di Villa Borghese negli anni Ottanta del Settecento, potrebbe, 96 I lavori eseguiti da Paolo Rossi ed asseverati dall’architetto Francesco forse, indicare un legame di parentela fra i due artisti specializzati nel Ferruzzi si rintracciano in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.94, c..96 e T.69, f.5. medesimo genere decorativo. 97 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 94, cc. 96 e 143.  98 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 94, c.172. 124 BAV, Ms. Capp. 287. 99 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 94, c.172. 125 Sebbene il Catalogo della biblioteca sia stato pubblicato dopo la mor- 100 Spese diverse. Aprile 1732 e Spese diverse. Luglio 1745, AC, Archivio te di Alessandro Gregorio, l’incisione apposta sul frontespizio doveva esse- Cardelli, Div. I, T. 94, c. 180 e T. 95, c. 32. re stata predisposta da lui stesso in precedenza; nell’inventario redatto alla 101 Cfr. ad esempio SCAMOZZI V., 1615, p. 326. sua morte, infatti, la matrice in rame risulta conservata in uno dei cassetti 102 Spese diverse. Novembre 1734 e Spese diverse. Luglio 1745, AC, Archi- della scrivania di noce posta nell’Alcova nobile al secondo piano del pa- vio Cardelli, Div. I, T. 94, c. 270 e T. 95, c. 32. lazzo: “un rame intagliato rappresentante un frontespizio di libro con mot- 103 Il lavoro porta la data del 6 luglio 1733. AC, Archivio Cardelli, Div. I, to medicina animi con arme della casa lasciato per legato a Ferrante Cappo- T. 94, c. 75. ni”. Inventarium Bonorum interiorum bone memorie Marchionis Alexandri 104 1746, 25 novembre. Perizia e stima della Pigg.ne da fissarsi al Palazzo Gregorii Capponi, in Testamento di Alessandro Gregorio Capponi, ASR, in caso di doversi affittare fatta per ordine del Senatore Ferrante Capponi, in Trenta notai capitolini, notaio Generoso Ginnetti, uff.8, vol. 335, c. 256v. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 68, f. 12. 126 L’undici di giugno del 1734, “venne qui in casa Mons. Gioseppe Assi- 105 Analoga descrizione del palazzo si ritrova nel testamento redatto in meno secondo custode della Vaticana assieme con Gio. Masmani di Dama- occasione della morte di A.G. Capponi: “Palazzo posto in Roma nel rione sco e mi portarono un disegno in lapis rosso di uno de vasi Etruschi che ho di Campo Marzo nella strada dritta di Ripetta che fa cantone al vicolo delle fatto mettere sulle scansie del nuovo braccio della Biblioteca Vaticana...” scalette vicino alla piazza del Popolo continente n. 2 appartamenti Nobili, Diario di acquisti di quadri, oggetti, iscrizioni, BAV, Ms. Capp. 293, c. 79 v. n. 2 mezzanini, n. 3 cortili, n. 2 scalle, n. 2 rimesse, n. 5 stanze terrene e 127 Testamento di Alessandro Gregorio Capponi, ASR, Trenta notai capito- cucina, cantine, giardino con fontana di Acqua di Trevi et altri annessi, lini, uff. 8, vol. 335, notaio Generoso Ginnetti, c. 237. connessi e pertinenze...”. Nel vicolo delle Scalette risultano ancora di 128 Ibidem, c. 157v. proprietà del marchese cinque casette contigue: la prima composta di 129 NICHETTI SPANIO M.L., 1978, vol. 44, pp. 393-394. piano terra e primo piano, le restanti di piano terra e due piani superiori; le 130 L’Inventarium Bonorum è allegato al Testamento di Alessandro Grego- abitazioni erano all’epoca tutte affittate. ASR, Trenta notai capitolini, rio Capponi, ASR, Trenta notai capitolini, notaio Generoso Ginnetti, uff. 8, notaio Generoso Ginnetti, uff. 8, vol. 335, c.293. vol. 335. 106 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 65, f. 33. 131 BAV, Ms. Capp. 293. 107 Copia del Testamento di Alessandro Gregorio Capponi, notaio Capitoli- 132 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 1, 2v. no Generoso Ginnetti, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 65, f. 33. 133 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 14, 14v, 19. 108 Il Diario che raccoglie la storia della formazione della biblioteca del 134 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 1, 3, 9v, 17v. Capponi è oggi conservato nella BAV, Ms. Capp. 313. 135 BAV, Ms. Capp. 293, c. 3. 109 Le notizie sulla formazione della raccolta di libri di Alessandro 136 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 3, 4v, 9v, 10. Gregorio, sono tratte dalla biografia del Capponi in PETRUCCI A., 1976, 137 L’acquisto del dipinto di cui al testo ebbe una vicenda particolare. pp. 10-13. Sulla corrispondenza di Alessandro Gregorio con eruditi e L’opera fu comperata dal Capponi il 4 settembre del 1729 da Girolamo bibliofili si veda anche DONATO M.P., 1993, II, 2, pp. 39-47. Vincenti “intagliatore al vicolo de’ Prefetti”. In un primo momento il 110 Sulla presenza di questi testi nella biblioteca Capponi si veda BAV, marchese fu attratto dalla possibilità di aver rintracciato un antico quadro Ms. Capp. 302, 312, 313. Sulla storia dell’acquisto del manoscritto del Pio di famiglia raffigurante Maddalena Capponi ritratta nelle vesti della santa si veda l’introduzione a cura di C. e R. ENGGASS in PIO N., (1724), 1977, omonima: un dipinto noto, di cui riportano notizia sia il Vasari che il pp. III-XV. Borghini, eseguito da Jacopo Pontormo. Già nel riportare la notizia sul suo 111 BAV, Ms. Capp. 287, cc. 406, 417; Ms. Capp. 293, c. 61; Ms. Capp. 313, Diario il marchese dubita che così possa essere: “il qual quadro io dubito c. 316v. che sia quello che il Vasari (...) e il Borghini (...) dicono che il Pontormo 112 BAV, Ms. Capp. 313, c. 24r, in PETRUCCI A., 1976, vol. XIX, p. 11. fece a Lodovico Capponi il Ritratto di una sua bellissima figliola nella testa 113 BAV, Ms. Capp. 276 (2), cc. 262-263. della Maddalena...”. Successivamente, un altro documento, rintracciato fra 114 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 65, f. 26. le carte dell’archivio di famiglia, sembrerebbe invece confermare l’origina- 115 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 65, f. 26. lità del quadro: “Tutto ciò di presente viene come or confermato da varj 116 Il marchese volle che l’ex libris, riproducente lo stemma di famiglia, Professori, i quali sono stati consultati dal Marchese Alessandro che anni fosse apposto su tutti i volumi della sua biblioteca dallo stesso Lucchesini, più di 200 che d.o quadro fu dipinto in questo anno 1729 ne ha fatto l’ac- cosa che avvenne in data 30 giugno 1744. Nota della spesa de’ Libri fatta da quisto in Roma coi suoi denari”. BAV, Ms. Capp. 293, c. 36; AC, Archivio me A.G.C., BAV, Ms. Capp. 313, c. 314v. Cardelli, Div. I, T.56, c.9. 117 Nota della spesa de’ Libri fatta da me A.G.C., BAV, Ms. Capp. 313, c. 138 Le due tavole furono acquistate dal Capponi nel maggio del 1729 322r. Un primo indice alfabetico per autore, “assai semplice, moderno e dalla raccolta di monsignor F. Bianchini. BAV, Ms. Capp. 293, c. 32. funzionale”, era stato già redatto nel 1725 da G. Fontanini, in PETRUCCI A., 139 BAV, Ms. Capp. 293, pp. 43v, 44v, 51v. 1976, p. 11. 140 Sebbene l’evento appaia di un certo rilievo, anche perché cronologi- 118 Nota della spesa de’ Libri fatta da me A.G.C., BAV, Ms. Capp. 313, c. camente esso accade poco tempo dopo il ben noto Patto di Famiglia di 322r. Anna Maria Luisa de’ Medici, la notizia è riportata nel Diario del marchese 119 12 febbraio 1746. “Il sacerdote Giulio Viviani, il quale ha servito fino senza ulteriori osservazioni. BAV, Ms. Capp. 293, c. 159. a questo tempo la Chiesa della SS.ma trinità de Pellegrini (...), atteso l’im- 141 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 115v, 124, 135v. piego ottenuto dal Sig.Marchese Capponi di dover fare l’Indice della di lui 142 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 37v, 118, 172. libraria, chiede di poter celebrare la messa nell’Oratorio di Palazzo Cappo- 143 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 23v, 113, 113v, 162, 161, 165, 168. ni”. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 65, f. 38. 144 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 13v. 120 Inventarium Bonorum (...), in ASR, Trenta notai capitolini, notaio G. 145 Le varie opere di Filippo Lauri sono menzionate in BAV, Ms. Capp. Ginnetti, uff.8, vol. 335, c. 158. 293, cc. 5v, 108, 117v, 118, 134, 157v. 121 Vedasi l’Inventarium Bonorum (...), cit., c. 237. 146 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 70, 122v, 123v, 136, 147v, 162, 163v, 178v. 122 Inventarium Bonorum (...), cit., cc. 224-225. 147 BAV, Ms. Capp. 293, passim. 123 Inventarium Bonorum (...), cit., c. 158. 148 BAV, Ms. Capp. 293, c. 117v.  149 BAV, Ms. Capp. 293, c. 97v. 176 Inventarium Bonorum (...), cit., cc. 188, 189. 150 Maggio 1719. “Un quadretto (...) rappresentante il S. Giovanni Batti- 177 Inventarium Bonorum (...), cit., cc. 188v, 194v. sta che predica al deserto in rame di maniera fiamminga stimato al Brugolo 178 Inventarium Bonorum (...), cit., c. 223. Vecchio, ma Ghezzi disse che le figure erano più delicate e che valeva 179 Fra le cornici presenti nella collezione convivono diverse tipologie: cento scudi, ma per essere poco subbolito si poteva pagare scudi cinquan- quelle intagliate alla maniera antica, interamente dorate o in nero e oro, e ta.” BAV, Ms. Capp. 293, c. 1v. Cfr. PAMPALONE A., Epistolario tra P.L. quelle di stile Salvator Rosa; queste ultime predominano fra quelle commis- Ghezzi e il marchese Gregorio Capponi, in MARTINELLI V., 1990, pp. 150- sionate ex novo dal marchese. È da notare, come emerge dagli acquisti 155. documentati nel Diario (BAV, Ms. Capp. 293, passim), che la maggior parte 151 Giugno 1736. “Lo volsi far rivedere e considerare di nuovo ben bene dei dipinti acquistati dal Capponi giungevano nella collezione già muniti di dall’ill.mo Zoboli pittore modenese molto intendente dal quale fu assicura- una loro cornice, che poteva successivamente essere modificata o semplice- to esser vero originale di Carlo Maratta fatto in sua gioventù”. BAV, Ms. mente ridorata. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.94, c.30, 40, 50, 78, 85, 86, Capp. 293, cc. 110 r e v. 97, 249, 260, 264, 270; T.95, c. 22, 49, 50, 63, 74, 116. 152 Aprile 1723. “Rispondo a tenore de’ comandamenti del Sig.r Marche- 180 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.94, c.65. se Capponi mio Sig.re che il disegno trasmessomi è della scuola di Pierin 181 Avanzi di arazzi dismessi risultano conservati in una stanza del piano del Vaga, e buono; parmi però che sia stato ritocco in molte parti dove hà mezzanino. Testamento di Alessandro Gregorio Capponi, ASR, Trenta notai patito.” BAV, Ms. Capp. 293, c. 6 r. capitolini, notaio Generoso Ginnetti, uff.8, vol. 335, c. 214v. 153 Il Pannini fu interpellato nel novembre 1733 per l’attribuzione a D. 182 L’acquisto è documentato nel Diario di Capponi alla data del 10 Calvaert di una Sacra Famiglia, nel maggio 1733 su un piccolo quadretto in dicembre 1727. BAV, Ms. Capp. 293, c. 23 v. rame dell’Albani, e nel dicembre del 1736 su alcuni dipinti di mano del 183 BAV, Ms. Capp. 293, c. 9v. Altri casi si segnalano alle cc. 5, 13v, 14 v, Lauri: “ È pregato il Gent.mo Sig. Gio. Pavolo Pannini di vedere li due 35, 41v e 124 del medesimo documento. quadrucci che si mandano, se tanto le figure, che li fiori sieno di mano di 184 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 15 v, 38. Per altri restauri di dipinti eseguiti Filippo Lauri, delle sue cose fatte in gioventù, e si riverisce devotamente. Il dal Michelini si vedano anche le pp. 9v, 15, 24, 30 v, 199. Altri due restauri giudizio fatto de sudetti due quadrucci non puole esse più giusto, sono furono eseguiti, invece, dai pittori Saverio Scilla e Antonio Crecolini. veramente originali di Filippo Lauri fatte in sua gioventù. Quello rappre- Ibidem, cc. 11v, 20. sentante l’Assunta è fatto con più lavoro, ma quello della Maddalena lo 185 Nelle more della pubblicazione del presente volume è apparso (nell’a- supera in beltà. Sono però bene accompagnati”. BAV, Ms. Capp. 293, cc. prile 2002) l’accurato studio di UBALDELLI M.L., 2001, al quale si rimanda 22 v; 70 v; 75; 117 v. per l’approfondimento degli aspetti legati alla dattilioteca capponiana. 154 Sia lecito rinviare, per approfondimenti sulla collezione Corsini, a Dedicato al corpus gemmarum raccolto da Alessandro Gregorio Capponi, il PAPINI M.L., 1998, passim. saggio – che purtroppo non si è potuto tenere in adeguata considerazione - 155 Per la partecipazione del Costanzi e di Campiglia al restauro del si segnala anche per la più estesa ricerca relativa agli interessi antiquari del Fauno rosso si veda BAV, Ms. Capp. 293, c. 190. marchese Capponi e per la completezza delle fonti e dei riferimenti biblio- 156 Il libro “in fogli” fu acquistato dal marchese nel novembre del 1720. grafici. Precedentemente il Capponi aveva acquistato un libro di xilografie di 186 BAV, Ms. Capp. 293, c. 9. maniera olandese di vario soggetto (luglio 1719), due libri di stampe 187 BAV, Ms. Capp. 293, c. 15v. In altri casi le gemme acquistate erano già rappresentanti “caccie di animali (...), due ritratti di Cesari con altri intagli montate ad anello, come risulta in diversi passi del Diario. Ibidem, cc. 8, antichi” (gennaio 1720), e “una stampa di Alberto Duro, cioè una Madon- 19v. na col Padre Eterno e lo Spirito Santo” (giugno 1720). BAV, Ms. Capp. 293, 188 FONTANINI G., 1730. cc. 2, 3, 4. 189 L’articolata vicenda della stampa dell’Iside Egizia è descritta dallo 157 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 131v, 146. stesso marchese nelle pagine del suo Diario: BAV, Ms. Capp. 293, cc. 14; 158 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 19v, 55, 163, 196. 21v e 22v. 159 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 3, 5, 13, 20, 77v, 113, 153, 177v. 190 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 5, 8, 9v, 14v. 160 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 13v, 21, 42, 48, 118v, 147, 150v. 191 BAV, Ms. Capp. 293, c. 15v. 161 BAV, Ms. Capp. 293, c. 3. 192 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 16, 16v. 162 BAV, Ms. Capp. 293, c. 72. 193 BAV, Ms. Capp. 293, c. 28. 163 BAV, Ms. Capp. 293, c. 73v. 194 AC, Archivio Cardelli, Div. I, TT.91-95, passim. In alcuni casi la 164 BAV, Ms. Capp. 293, c. 216v. provenienza delle monete era legata alla vendita di qualche famosa colle- 165 BAV, Ms. Capp. 293, c. 81v. zione del passato, ma in quel caso gli acquisti riguardarono solo monete di 166 BAV, Ms. Capp. 293, c. 145. epoca moderna. Il 29 marzo del 1728, ad esempio, il Capponi annota sul 167 BAV, Ms. Capp. 293, c. 76v. suo Diario, di aver partecipato, insieme al cardinal Albani e a Francesco 168 BAV, Ms. Capp. 293, c. 9v. Ficoroni, alla vendita delle medaglie provenienti dallo “studio del già Com. 169 BAV, Ms. Capp. 293, c. 9v. dl Pozzo”, da cui acquistò “solamente alcune monete de Granduchi di 170 BAV, Ms. Capp. 293, c. 11v. Toscana”; o “54 medaglie di metallo di Principi e Uomini Illustri” dalla 171 BAV, Ms. Capp. 293, c. 142. raccolta di Mario Piccolomini, messe in vendita da Giacomo Cassini servi- 172 L’argomento si può verificare in BOTTARI G., 1754, passim. tore del fu Piccolomini. BAV, Ms. Capp. 293, pp. 26, 38v. 173 Inventarium Bonorum (...), cit., cc. 194v, 235, 235v. Per il confronto 195 BAV, Ms. Capp. 293, c. 18v. con la collezione di Gino Angelo si veda Inventario delli mobili, argenti ed 196 BAV, Ms. Capp. 293, c. 30v. altro che si è trovato alla morte del marchese Gino Angelo Capponi (...), in 197 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 44v, 50v, 59v, 74v, 82. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.61, fasc.40. 198 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 75v, 89v, 103, 119, 146, 201. 174 Inventarium Bonorum (...), cit., cc. 189, 194. 199 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 45, 45v. 175 Ibidem, pp. 187v. Per il confronto con la collezione paterna si veda 200 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 84-86. Inventario de mobili dell’Ill.marchese Francesco Ferdinando Capponi (...), in 201 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 117, 132, 190. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.63, f.24. 202 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 80 v, 106, 108, 183, 203.  203 BAV, Ms. Capp. 293, c. 109. Ms. Capp. 293, c. 79v. Ancora nel febbraio del 1744 il marchese invia al 204 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 22 v, 33, 34 v, 186, 189, 190, 202 v. Gori alcuni disegni, da lui fatti eseguire, di due frammenti di vasi di bron- 205 BAV, Ms. Capp. 293, c. 32. zo e di un’olla con iscrizione etrusca, “il tutto mandato questo dì a Firenze 206 Il materiale d’archivio conservato presso la Biblioteca Vaticana al dr. Antonio Francesco Gori per il suo terzo Tomo”. BAV, Ms. Capp. 293, consente di lumeggiare le origini della passione epigrafica del Capponi, che c. 186 v. Sui rapporti di Alessandro Gregorio Capponi con A.F. Gori si ebbe inizio assai prima del formarsi della sua collezione. A partire dal 1706 veda, oltre al carteggio conservato presso la Biblioteca Vaticana (Ms. Capp. Alessandro Gregorio cominciò infatti ad annotare sistematicamente le 275, 279), DONATO M.P., 1993, II, pp. 41-42. iscrizioni che egli aveva potuto osservare in collezioni private, in edifici 215 BAV, Ms. Capp. 293, c. 111. diversi – cortili di abitazioni private, chiese, catacombe – e nel corso di 216 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 86-88r. restauri e scavi. La maggior parte delle iscrizioni trascritte provenivano 217 V. supra, nota 10. dall’Urbe, altre dalle città italiane – come Napoli, Caserta, Pozzuoli, 218 Analoga cura per la documentazione di oggetti antichi mediante la Capua, Minturno, Brindisi e Ravenna – presso le quali il marchese doveva riproduzione grafica si osserva, negli stessi anni, nell’attività di Pier Leone avere corrispondenti che gliele segnalavano. Le trascrizioni, che il Capponi Ghezzi, al quale si deve una cospicua e nota serie di disegni di antichità aveva forse pensato di pubblicare successivamente, furono ordinate in conservati nei manoscritti 3100-3104; 3106-3109 del Fondo Ottoboniano quattro volumi; il primo (BAV, Ms. Capp. 309) ha piuttosto l’aspetto di un della Biblioteca Vaticana. Sull’argomento si veda THEMELLY A., 1993, II, 1, taccuino su cui le iscrizioni sono annotate episodicamente per essere forse pp. 65-89. Dell’importanza documentaria attribuita al disegno in quegli poi trascritte altrove e in più compiuta forma. Negli altri tre volumi (BAV, anni sono testimonianza le considerazioni di Francesco Algarotti, riportate Ms. Capp. 306, 307, 308), la cui datazione va dal 1722 al 1745, le iscrizioni da PASQUALI S., 2000, pp. 159-166. – sia antiche che moderne –, sono riportate in modo alquanto sistematico, 219 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 14, 21v, 22v. con rispetto dei caratteri originali, delle lacune e della disposizione origina- 220 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 24, 24 v. le del testo; sono spesso incorniciate da un bordo lineare rosso e nero 221 BAV, Ms. Capp. 293, c. 30v. dipinto a mano, e sono corredate di una breve didascalia relativa al mate- 222 BAV, Ms. Capp. 293, c. 65v. riale, alle dimensioni, alla collocazione o al luogo di ritrovamento; accanto 223 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 197v, 198v, 200v. Il pittore Pietro Nucarini ad alcune è inoltre riportata la traduzione e, se già pubblicate, la corrispon- Corazza è forse da identificare con lo stesso Pietro Nugarini, detto allievo dente citazione bibliografica (ad esempio, A. Manuzio, De ortografia latina di Agostino Masucci. BAV, Ms. Capp. 293, c. 62v. o L. A. Muratori, Primo tomo delle Iscrizioni); per alcune è altresì specifica- 224 BAV, Ms. Capp. 293, c. 186. ta la destinazione al Museo Capitolino. Le epigrafi erano ordinate in base 225 Si ha notizia di questa aggiunta esplicativa redatta dal Fontanini dal ad un criterio tipologico, analogamente a quanto era stato da lui fatto nella Diario del Capponi: “come si legge sotto detto rame la spiegazione fatta da sistemazione delle iscrizioni nell’allestimento del Museo Capitolino, e Mons. Fontanini”. BAV, Ms. Capp. 293, c. 30v. suddivise in sette classi: Classis I, Imperatores, Mulieres Augustae, Cesares 226 Si apprende dal carteggio del Capponi che la dissertazione del Fonta- et Consules; Classis II, Sacra et Sacrorum Ministri; Classis III, Praefecti nini venne presentata dinanzi alla celebre Accademie des Inscriptions di Urbis, et Milites; Classis IV, Populi et Urbes; Classis V, Studia et Artes; Clas- Parigi (di cui il Nostro divenne membro): BAV, Ms. Capp. 276, f. 72, su cui sis VI, Pubblica, et privata Officia, ac Ministeria; Classis VII, Tituli Sephul- v. anche DONATO M.P., 1993, II, 1, p. 119. crales (BAV, Ms. Capp. 308). 227 La notizia è riportata nel testamento del marchese Capponi del 1745, 207 BAV, Ms. Capp. 293, c. 40v. sebbene il progetto di tale pubblicazione avesse origini più antiche, come si 208 Per le successive acquisizioni si veda BAV, Ms Capp. 293, cc. 49v, 50v, trae da una lettera del 5 gennaio 1734 inviata dal Marmi al Muratori: “... e 59, 66v, 67v, 76v, 79, 89, 93, 103. che di più faceva lavorare con calore l’intaglio delle sue Efemeridi greco- 209 “9 luglio 1731. Essendosi da qualche giorno messo mano a rifondare mosche, con intenzione di farle fuori in due tomi in foglio con la spiegazio- il muro del cortiletto della stalla dove stanno le vasche per alzare le soffitte ne fatta da persona dotta et eccellente in tal materia”. Per queste notizie si al paro dell’Appartamento e farvi l’Alcova nel fondamento di d.o muro vedano ASR, Trenta notai capitolini, notaio Generoso Ginnetti, uff.8, vol. dove si è trovata l’acqua nel cantone appunto dlle dd.e vasche, vi si sono 335, c. 118; VIOLA C., 1999, p. 487. Un saggio sull’opera (dal quale si evin- oggi trovate due iscrizioni antiche in marmo (...)”. “10 luglio 1731. Sotto li ce che il Menologio consisteva in cinque tavole di cedro dipinte risalenti stessi fondamenti a canto il pozzo fu trovato un mezzo busto di marmo di all’XI secolo) è conservato in un volume della Biblioteca Vaticana che forma piccola con un panno sopra il petto ad uso di Apollo”. BAV, Ms raccoglie diversi scritti collezionati dallo stesso Capponi. BAV, Ms. Capp. Capp. 293, cc. 54 e 54 v. 295, cc. 2-8. 210 BAV, Ms. Capp. 293, c. 171. Sullo stesso argomento si vedano anche le 228 Nel marzo del 1728 venne pagato “Patrizio stampatore alla Minerva” cc. 178v, 179, 196 per la pubblicazione di 200 rami raffiguranti l’architetto proveniente dal 211 Fra le varie opere di origine egizia, oltre al cammeo con Iside, il colombario dell’Appia Antica; nel febbraio del 1729 lo stesso fu pagato per Capponi possedeva anche una “statuetta egizia presa dall’eredità del famo- 52 copie della riproduzione del mimo detto anche “ Macco ossia Pulcinel- so antiquario Gotifredi in pietra di smeraldo raffigurante Orus seduto con la”; una ristampa “dl macco, dll’Architetto e Iside” fu saldata nell’agosto a lato due Leoni e diversi geroglifici”, da lui considerata di particolare del 1736. BAV, Ms. Capp. 293, cc. 26, 30v, 112. pregio e valore. BAV, Ms. Capp. 293, cc. 5, 16v, 20, 217. 229 L’espressione è tratta dalla dedica del Marangoni al marchese Ales- 212 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 19 v, 44, 68v, 76 v, 83v, 111, 113 v, 207. sandro Gregorio: MARANGONI G., 1746, p. III. 213 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 21v, 32, 33, 39. A questo interesse per la 230 VIOLA C., 1999, p. 132. primitiva cultura cristiana si possono forse ricondurre anche le due raccol- 231 MARANGONI G., 1746, p. III. te di disegni raffiguranti i mosaici pavimentali di alcune chiese di Roma, 232 In tema vedasi ora UBALDELLI, 2001, passim. non tutti in verità riferibili ad epoca paleocristiana, eseguiti per il Capponi 233 Si veda a tal proposito il già citato carteggio del Muratori in NICHETTI da Giuseppe Lucchesi nel 1745. BAV, Ms. Capp. 236 e 289; 293, cc. 21v, SPANIO M.L., 1978, vol. 44, pp. 393-394. 32, 33, 39. 234 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 78v, 155-155v, 199. 214 Per il Museum etruscum il Capponi concesse, su pressione dell’emi- 235 Lo scultore, in occasione della sua visita, suggerì al marchese l’identi- nente cardinal Neri Corsini, la riproduzione di alcuni vasi etruschi che il ficazione di un’Adorazione dei Magi ritenuta del tempo di Raffaello, collo- marchese aveva disposto nell’allestimento della Biblioteca Vaticana. BAV, cata nel suo Gabinetto, come opera del Peruzzi di cui il Bracci possedeva  la stampa antica. BAV, Ms. Capp. 293, c. 199. 1735, nel 1736 nel 1738; ritengo che quello esposto nel Gabinetto possa 236 BAV, Ms. Capp. 293, c. 78v. Nel marzo del 1740 avrebbe invece dona- identificarsi con il secondo in base alle misure; il dipinto del 1735 risulta to al principe di Craon un mosaico antico raffigurante dei cavalli, non infatti di dimensioni maggiori. BAV, Ms. Capp. 293, c. 117v. senza un certo rammarico: “...dispiacendomi fino al cuore di donare cosa 268 BAV, Ms. Capp. 293, c. 168. assai rara (...) tanto che la notte io non ci dormissi pensando a levarmi di 269 BAV, Ms. Capp. 293, c. 165. casa tale gioia finalmente la mattina mi feci forza e lo mandai a donare”. 270 BAV, Ms. Capp. 293, c. 8v. BAV, Ms. Capp. 293, c. 155v. 271 BAV, Ms. Capp. 293, c. 28. 237 Si veda a tal proposito il trattato di G.MANCINI, 1617-1621, p. 144. 272 BAV, Ms. Capp. 293, c. 100v. 238 Inventarium Bonorum (...), cit., cc. 193-195v. La statuetta potrebbe, 273 BAV, Ms. Capp. 293, c. 41. forse, essere quella acquistata nell’agosto del 1738 insieme ad un altro 274 Inventarium Bonorum (...), cit., c. 271v. gruppo di sculture: “un putto a sedere che rompe uno strale con le piccole 275 Inventarium Bonorum (...), cit., c. 269v. ali parimenti antico moderno”. BAV, Ms. Capp. 293, c. 132. 276 L’uso di esporre i disegni e le stampe sulle pareti è documentato dalla 239 Il dipinto fu acquistato dal marchese Capponi il 17 ottobre del 1737, fine del Cinquecento. Nel Seicento tale criterio risulta applicato nelle colle- barattandolo con un lampadario di cristallo non più di moda: “un quadro zioni veneziane Stroiffi e Savorgnan, e nel Settecento in quelle di Zaccaria in tavola squadrata di 4 p.mi, una Madonna a sedere con le mani giunte in Sagredo, del pittore Sebastiano Ricci e del maresciallo Schrelemburg, come braccio il Bambino che abbraccia S. Giovannino e da un canto il Monte attestano i rispettivi inventari; cfr. DE BENEDICTIS C., 1991, pp. 106-107. dell’Averna con S. Francesco che riceve le stimmate e dall’altra vi è una Un’altra consistente parte di disegni e stampe appartenenti al marchese era bella abitazione di maniera fiamminga e tutta la pittura è bellissima e del conservata, come già detto, nella Biblioteca e in alcuni mobili disposti in tempo di Raffaello”. BAV, Ms. Capp. 293, c. 124. varie sale, come il tavolino del Gabinetto e il canterano dell’Alcova nobile. 240 Inventarium Bonorum (...), cit., cc. 216-271. Inventarium Bonorum (...), cit., pp. 219-220v; 251; 260v. 241 Inventarium Bonorum (...), cit., cc. 221v-223v. 277 BAV, Ms. Capp. 293, c. 132. 242 BAV, Ms. Capp. 293, c. 11. 278 Gli interventi di sistemazione delle iscrizioni e dei rilievi avvennero in 243 Di queste opere è forse possibile identificare la testa di Seneca acqui- due tempi: il primo, fra il 1732 e il 1737, nel corso dei lavori per la nuova stata nel giugno del 1739, e quella di Faustina Juniore del 1745. BAV, Ms. fabbrica, e risultano affidati al capomastro Paolo Rossi e allo scalpellino Capp. 293, cc. 146; 201. Pietro Blasi (AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 94, cc.96, 168, 256). Il secon- 244 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 84v, 184. do nel 1743, dopo i numerosi ritrovamenti nella Vigna fuori Porta del 245 La statua è identificabile probabilmente con la “statua equestre di Popolo (AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.95, cc.60, 70, 105; T.65, c.31). Marco Aurelio che sta al Campidoglio di metallo antico”, acquistata dal 279 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.68, c.41. Nell’inventario i rilievi sono marchese presso Pio Spaghi “pittore giovane presso mons. Torrigiani”. numerati e i testi delle iscrizioni sono riportate abbreviate, come risulta dal BAV, Ms. Capp. 293, c. 157v. confronto con il Diario, dove sono invece riportate integralmente. 246 BAV, Ms. Capp. 293, c. 11v. 280 I lavori, affidati al capomastro Paolo Rossi, sono datati al settembre 247 BAV, Ms. Capp. 293, c. 86v. del 1736, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.94, f.96. Interventi analoghi 248 Lo scudo fu acquistato il 12 novembre 1726. BAV, Ms. Capp. 293, c. sono documentati anche nel 1732 in T.94, f.256, nel 1737 nel T.94, f.168, e 17v. nel 1743 in T.95, f.105. 249 Inventarium Bonorum (...),cit., c. 239. 281 Robbe spese per dare la vernice attorno alle fenestre dalla parte di Stra- 250 BAV, Ms. Capp. 293, p. 45v. Inventarium Bonorum (...),cit., c. 228. da si del primo come del secondo appartamento del Palazzo (...), in AC, 251 L’opera potrebbe forse essere identificata con quella acquistata dal Archivio Cardelli, Div. I, T.69, f.5; analogamente si veda anche T.95, f.60. marchese nel novembre del 1726 e attribuita al Guercino, alla quale corri- 282 BAV, Ms. Capp. 293, c. 59 e AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.68, 41, n. sponde in base al soggetto e alle misure. BAV, Ms. Capp. 293, c. 17v. 62. 252 Il dipinto si può identificare con quello che il marchese fece restaura- 283 Il bassorilievo può identificarsi, con buona probabilità, con quello re il 5 agosto del 1726 da Domenico Michelini e nel Diario descritto come acquistato dal Capponi nel luglio 1743 giacché lo stesso marchese annota quadro del Barocci “coll’Apocalisse”. Poiché il dipinto non risulta fra gli che lo fece porre nel suo cortile “al muro dalla parte del Pozzo”. BAV, Ms. acquisti del marchese esso potrebbe forse provenire dalle raccolte prece- Capp. 293, c. 178v. denti. BAV, Ms. Capp. 293, p. 15v. 284 BAV, Ms. Capp. 293, c. 89 e AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.68, 41, 253 MANCINI G., 1617-1621, pp. 143-144. n.204. 254 Inventarium Bonorum (...),cit., cc. 237v-239. 285 È possibile che questo busto rientri fra i molti acquistati dal marche- 255 BAV, Ms. Capp. 293, cc. 132-133. se, così come che esso fosse già presente nel cortile; dai documenti d’archi- 256 Inventarium Bonorum (...), cit., cc. 241v.-250v. vio sappiamo infatti che per primo Amerigo volle collocare qui una testa 257 BAV, Ms. Capp. 293, p. 104. raffigurante Roma. Cfr. Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. 258 Inventarium Bonorum (...), cit., cc. 250v-258. I, T. 70, f.6, c. 59. 259 Inventarium Bonorum (...), cit., c. 258. 286 La statua, alta 3 palmi e raffigurante Giove a sedere, fu ritrovata nella 260 Inventarium Bonorum (...), cit., cc. 261-261v. stessa cava da cui furono estratti la statua raffigurante Annio Vero e il Putto 261 Inventarium Bonorum (...), cit., c. 261v. La colonna, come risulta dal sopra al delfino. BAV, Ms. Capp. 293, c. 87v e AC, Archivio Cardelli, Div. I, Diario del marchese fu acquistata nel febbraio 1735. BAV, Ms. Capp. 293, T.68, 41, nn. 255-258. c. 99. 287 Sul progetto del Belvedere, che comprendeva 122 pezzi di diversa 262 L’acquisto di due statuette gialle dalla Cina è documentato nel Diario tipologia e provenienza, avviato dal Bianchini e successivamente abbando- del marchese nel marzo del 1738. BAV, Ms. Capp. 293, c. 126v. nato perché giudicata troppo costosa la realizzazione, si veda GASPARRI C., 263 Inventarium Bonorum (...), cit., cc. 261v, 269v. 2001, pp. 54-57. 264 BAV, Ms. Capp. 293, c. 3. 288 MARANGONI G., 1746, p. III. 265 BAV, Ms. Capp. 293, c. 51v. 266 BAV, Ms. Capp. 293, c. 91v. 267 Di tale soggetto il marchese acquistò tre dipinti, rispettivamente nel  La storia del palazzo fra XIX e XX secolo

Il palazzo nel XIX secolo: le famiglie monio familiare; e a tale scopo Gino Angelo – continua il Crespi, Koebel, Mencacci e Campanari documento – portò “giudizio avanti mons. Ariosto (...) ad oggetto di riscontrare e liquidare detti crediti (...) consi- Alla morte di Alessandro Gregorio, come prima si è stenti in tre partite cioè nella somma di scudi  dovuti detto, il palazzo con tutto ciò che vi era contenuto, ad da detta eredità per causa della restituzione della dote esclusione di quella parte delle collezioni e dei beni che della signora Lucrezia Bardi moglie di detto Amerigo e ebbero per testamento diversa destinazione, pervenne in madre rispettivamente di esso signore Gino Angelo e eredità alla sorella Maria Anna Capponi coniugata con nell’altra somma di scudi . (...), in adempimento Antonio Cardelli. Avendo inoltre disposto Alessandro testamentario di detto suo padre, pagati per dote della Gregorio che alla morte di Maria Anna “di tutta la mia Sig. Madalena Capponi sua sorella e finalmente nella universale eredità se ne debba formare una primogenitu- somma di scudi  pagati alla Compagnia di S. Marcello ra”, il patrimonio avrebbe dovuto pervenire al figlio di lei, per residuo del prezzo delle casette accanto al palazzo suo nipote Francesco Cardelli, e dopo di questo alla comprato dal suddetto Amerigo e così in tutto nella discendenza in linea maschile, secondo le regole della somma di scudi . per perizia del Lolli ora Martorelli, primogenitura 1. notaio dell’auditor Camerae prodotta li  dicembre Benché queste fossero le volontà del marchese, le ”. Successivamente, nel gennaio del , Gino Ange- vicende del palazzo seguirono un diverso corso ed esso in lo ricevette, per gli atti emanati dal Martorelli, “in isconto realtà non divenne mai di proprietà della famiglia Cardel- di detti suoi crediti la vigna posta fuori Porta del Popolo li: dai documenti apprendiamo come si svolsero le succes- per il valore di scudi  (...) come robba sua libera”. sive vicende 2. Queste motivazioni il ramo fiorentino si sforzò di Scomparso Alessandro Gregorio, accadde che “insor- confutare muovendo ulteriori obiezioni, talché la contro- gesse il suddetto sign. Sen. Conte Ferrante Capponi versia si protrasse ulteriormente fino al  novembre del [esponente del ramo fiorentino della famiglia] e preten- , quando, sopraggiunta la morte del conte Ferrante, desse che stante la morte del medesimo Marchese Cappo- le parti giunsero finalmente all’accordo così congegnato: ni senza figli maschi si fosse a di lui favore come proce- Anna Maria Capponi e suo figlio Francesco Cardelli “per dente della linea del signor Camillo Capponi”, in confor- via di concordia” avrebbero consegnato ai fratelli Camil- mità al fidecommesso istituito sul palazzo da Amerigo lo e Ferdinando, eredi del cavalier Ferrante, “per causa Capponi al momento della sua morte nel . del suddetto fidecommesso il Palazzo e le cinque casette La pretesa del conte Ferrante venne motivata ricordan- poste in Roma a Ripetta”; da parte loro, i fratelli Capponi do come “Amerigo col suo ultimo testamento col quale si impegnavano a “renunziare e cedere liberamente a morì istituisse suo erede naturale il Sign. Gino Angelo detta Signora Maria Anna Capponi e Sign. Conte Cardel- Capponi di lui figlio cui proibisse di poter vendere il suo li di lei figlio la suddetta vigna posta fuori Porta del Po- palazzo colle cinque casette contigue posto in Roma nella polo” 3. strada di Ripetta et insieme la vigna posta fuori Porta del Il palazzo rimase, pertanto, ancora nella proprietà dei Popolo, per andare à Ponte Molle, volendo che li suddetti Capponi, anche se in realtà nessun componente della corpi conservarsi dovessero nelli discendenti legittimi e famiglia vi risiedeva né vi avrebbe mai più abitato, così naturali maschi”, mancando i quali, i beni avrebbero contribuendo alla sua lenta decadenza. Ancor prima dovuto passare ai parenti più prossimi, il fratello monsi- dell’accordo tra i due rami della famiglia, infatti, il palaz- gnor Orazio o il fratello Cavalier Luigi, o il figlio di questi zo era stato concesso in locazione: il primo affittuario, tale Camillo; e, in mancanza di linea maschile, ad “altri colon- Odoardo Lopez Rosa, il  agosto del  firmò un nelli della famiglia Capponi come più diffusamente dicesi contratto per tre anni in cui era stabilito che egli ne avreb- costare nel riferito testamento”. E Ferrante Capponi, nato be preso possesso il primo ottobre dello stesso anno 4. a Siena nel  e figlio del senatore Camillo, discendeva Pressoché inesistenti sono le notizie relative agli anni proprio in linea diretta dal cavalier Luigi. successivi, durante i quali è ragionevole presumere che le Anna Maria Capponi e la famiglia Cardelli, dal canto locazioni siano state di volta in volta rinnovate alla loro, ponevano a motivo del testamento di Alessandro scadenza. Gregorio alcuni “crediti particolari” che Gino Angelo, Solo nelle guide della Città il palazzo continuò a meri- erede di Amerigo, avrebbe dovuto recuperare dal patri- tare una menzione, più sulla scia della tradizione prece-  dente e per la durevole fama del marchese Alessandro Vantaggio e situata all’ultimo piano del civico , come è Gregorio che per la effettiva notorietà dell’edificio nella riportato nel contratto stipulato il  marzo  tra lo seconda metà del secolo XVIII; esso vi è ricordato breve- stesso Koebel e Luigi Filipponi dinanzi al notaio Miglio- mente, con formule riprese dalle edizioni degli anni passa- rucci: “casa contigua (...) consistente in due stanze, cuci- ti, come “il palazzo del marchese Capponi ornato di vari na, due soffitte, cantina, mignano con uso di pozzo” 11. In marmi” 5, o come “il palazzo de’ Capponi, architettato dal tal modo il palazzo si ingrandì di tre camere al primo Vignola” 6. piano nobile: “ora unito al detto palazzo e formante tutto Il palazzo rimase di proprietà della famiglia Capponi un corpo confinante da un lato con il Sig. Domenico fino al . Il  gennaio di questo anno infatti, con atto Castaldi, l’Ing. Sig. Cometti” e un non meglio individuato rogato dal notaio capitolino Damiani, l’edificio, il giardi- “Sig. Salvi” 12. no e le casette annesse furono venduti dal conte Cavalier Malgrado l’interesse mostrato dal Koebel riguardo alla Ferrante, erede di Ferdinando Carlo Capponi – definito proprietà e al suo ampliamento, non è certo che egli l’ab- nell’atto “possidente domiciliato a Firenze” – e con il bia effettivamente utilizzata per abitarvi, giacché al mo- consenso dei padri di S. Agostino della Chiesa di S. Maria mento della successiva vendita, avvenuta solo due anni del Popolo, al sig. Tommaso Crespi per la somma di  dopo, il barone risultava domiciliato a palazzo Ruspoli in scudi 7. via del Corso 13. Da questo momento le notizie storiche sul nostro palaz- Il  giugno del  il palazzo fu infatti venduto dal zo diradano ancor di più e si riducono alle scarne infor- barone, per la consistente somma di scudi ., a mazioni, relative soprattutto ai passaggi di proprietà, che Giacomo, Francesco e Luigi Mencacci del quondam si possono ricavare dal Catasto urbano gregoriano. Lorenzo, esponenti di una nota e benestante famiglia Tommaso Crespi doveva probabilmente appartenere a romana 14. quella che il Dizionario storico-blasonico del Di Crollalan- Originaria forse di Urbino nel lontano XV secolo, la za individua come famiglia Crespi o Crispi di Roma, famiglia Mencacci, “benemerita per fedeltà, divozione e “un’antica e nobilissima famiglia diramata in molte città sincero attaccamento al governo pontificio”, ebbe del d’Italia e fuori” 8, e che nel  contò un importante ramo romano 15 l’esponente di maggior rilievo proprio in banchiere e giudice dallo stesso nome. Il palazzo rimase quel Lorenzo Mencacci, cittadino facoltoso vissuto fra la in possesso di questa famiglia per poco tempo: già il  fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, che fu il padre di agosto del  il barone Carlo Koebel 9 lo acquistava, rile- Giacomo, Francesco e Luigi acquirenti del palazzo di via vando e assolvendo un’ipoteca di  scudi gravante di Ripetta. sull’immobile e un debito contratto dai precedenti Lorenzo è più volte ricordato nelle fonti per gli atti di proprietari con la famiglia Coltellacci 10. fedeltà e devozione da lui tributati al pontefice, in parti- In questa fase l’edificio non dovette subire particolari colare negli anni dell’occupazione francese di Napoleone modiche nella struttura architettonica, se non forse nella I, durante i quali egli si preoccupò di mantenere le comu- sistemazione interna degli ambienti. Dagli atti notarili, nicazioni fra l’esiliato Pio VII e gli esponenti ecclesiastici infatti, che ne riportano una breve e succinta descrizione, rimasti a Roma. Per l’attaccamento alla Chiesa egualmen- la proprietà risulta ancora composta da un corpo princi- te si segnalarono, negli stessi anni, i suoi figli, tra i quali, pale, che si descrive come palazzo munito di giardino in particolare, Giacomo e Vincenzo si resero, nel , au- interno, situato in via di Ripetta ai civici -, e da tori di un atto di coraggio celebrato dalle fonti: “essi affis- cinque casette annesse, site ai civici da  a  del Vicolo sero pubblicamente in pieno giorno la bolla di scomunica delle Scalette. Al suo interno l’edificio continua a presen- contro l’invasore per ordine del cardinal Pacca seniore tarsi suddiviso in due piani nobili con dodici stanze segretario di Stato di Pio VII”. ciascuno, due mezzanini e, al piano terreno, sei stanze con Diversi furono i benefici che la famiglia conseguì dopo varia destinazione; le casette si distinguevano invece dal il ritorno di Pio VII a Roma, per la fedeltà e la devozione corpo principale del fabbricato in quanto costituite di soli verso di lui dimostrate. Nel  Lorenzo fu nominato, tre piani. assieme a Giacomo e Vincenzo, cavaliere dello Speron Negli anni in cui fu proprietario, il barone Koebel si d’Oro; nel contempo, in attestato di riconoscenza e a tito- adoperò per ampliare il palazzo mediante l’acquisto di lo risarcitorio per le perdite patite negli anni di occupa- un’ulteriore casetta, ad esso adiacente verso il vicolo del zione, fu concesso ai Mencacci dal pontefice l’appalto del  Macinato; nel , inoltre, volendo l’imperatore di Russia risalgono al , allorché compare in alcuni documenti Alessandro I partecipare della gratitudine del pontefice, d’archivio il nome di Andrea Campanarius, mentre già decorò Lorenzo del cavalierato di S. Anna. prima della metà del secolo suo figlio Antonio risulta Alla famiglia Mencacci i documenti d’archivio attribui- canonico di S. Erasmo. La famiglia venne gradualmente scono la proprietà in Roma di diversi beni, fra cui alcuni affermandosi nella cittadina laziale nel corso dei secoli immobili nella zona di S. Giovanni in Laterano e, in parti- successivi, rivestendo incarichi di rilievo nell’ambito della colare, una casa con giardino presso la chiesa dei Santi curia locale e svolgendo redditizie attività commerciali Quattro Coronati 16, ed altri nei dintorni dell’Urbe, tra cui che le consentirono di ampliare i propri possedimenti, fra una residenza di Anzio ed una tenuta di Castiglione. Nella cui il feudo di Massimo acquistato nel  21. Secondo la chiesa di S. Maria della Pietà in piazza Colonna la fami- storia tracciatane da Teodoro Amayden, la famiglia venne glia aveva la sua tomba gentilizia, mentre in quella di S. insignita del titolo nobiliare fin dal XV secolo; ascritta alla Carlo al Corso fu posto un sontuoso cenotafio in memoria nobiltà di Todi, di Orvieto e di Viterbo, ottenne quella dell’avo Lorenzo 17. romana nel  con Agostino Campanari. I legami con Al momento dell’acquisto del palazzo di Via di Ripetta, Roma erano dovuti principalmente agli incarichi ecclesia- nel , Lorenzo doveva essere già morto, ed erano i figli, tici rivestiti da alcuni componenti della famiglia: dopo che infatti ne figurano acquirenti, a detenere probabil- Francesco vescovo di Alatri nel , nel secolo successivo mente i beni famigliari. In quegli anni le vicende del Stefano fu nominato vicario generale della diocesi di palazzo si legano ad un particolare evento politico che Veroli, e Domenico fu prelato della curia romana. ebbe una certa risonanza e coinvolse la famiglia Mencacci. Nel , con Breve del  marzo, un altro Agostino, Nel  Michele I di Braganza, re del Portogallo, venne a discendente del primo, venne insignito dal pontefice Roma a rifugiarsi sotto la protezione del papa Gregorio Benedetto XIV del titolo di marchese di Castel Massimo di XVI, il quale affidò il sovrano all’ospitalità dei Mencacci Veroli. Da questi discende in linea diretta Vincenzo che godevano della sua piena fiducia 18. Così, scrive il Campanari, ricordato come maggiore di cavalleria ed Moroni che fu testimone di quegli eventi, “i fratelli appartenente alla guardia nobile di Sua Santità, padre di Giacomo, Luigi e Francesco Mencacci gli offrirono i loro Francesco 22, che al momento dell’acquisto del palazzo di servigi, e finchè il re dimorò in Roma per  anni li conti- via di Ripetta risultava residente con la sua famiglia in nuarono, ospitandolo nel proprio palazzo, già Capponi, piazza Poli al civico . non risparmiando affettuose cure e gravi sacrifizi, per La trascrizione del titolo di proprietà a favore del mar- divozione alla legittimità del monarca. Il re grato a tante chese Campanari risale al  giugno del : “Faccio istan- nobili e generose dimostrazioni, creò i fratelli Giacomo, za in infrascritto nuovo possessore affinchè da questa Can- Luigi e Francesco commendatori dell’ordine di Torre e celleria del censo sia seguita a mio favore la voltura dei Spada, ed uffiziali maggiori di corte col titolo di grandi di seguenti fondi: (...) palazzo e giardino in via di Ripetta nn. Portogallo, e come tali indossandone le divise accompa- -” 23; in tale documento, la residenza di via di Ripet- gnarono il re alle cappelle papali e nella corte pontificia. ta appare ancora invariata nella sua fisionomia rispetto agli Posso attestare, che col cavaliere Giacomo sono stato anni di Carlo Koebel, e costituita dal palazzo con il giardi- spesse volte intermediario per cose anche gravissime tra il no, dalle note casette e dall’annesso terzo piano del fabbri- re e il Papa, il quale finchè visse continuò a sovvenire lo cato adiacente, contrassegnato dal civico  24. sventurato sovrano” 19. Subito dopo l’acquisto il marchese Campanari fece ese- I Mencacci rimasero proprietari del palazzo fino al  guire consistenti lavori di restauro, dei quali non è stato settembre del , giorno in cui Francesco e Luigi insie- purtroppo possibile reperire alcuna utile traccia nei docu- me agli eredi di Giacomo, i figli Ludovico, Raffaele e menti 25. A testimonianza dei lavori svolti rimane, ancor Paolo, lo cedettero al marchese Francesco Campanari, oggi visibile, la data MDCCCLVIII scolpita a lettere capitali con rogito del notaio capitolino Filippo Malagricci, per la sull’architrave lapideo della porta che dà accesso all’ap- somma di . scudi e dopo aver estinto il vincolo del partamento nobile del primo piano (fig. ). La datazione fidecommesso da cui il bene era gravato 20. incisa sulla sommità della porta può presumersi riferita Francesco Campanari, figlio del marchese Vincenzo, proprio all’apertura di quell’ingresso, che non figurava apparteneva al ramo romano di una nobile famiglia origi- nella sistemazione settecentesca, e che fu forse realizzato naria di Veroli. Le prime notizie su quest’antica casata per accedere all’ampio pianerottolo e alla scala che scende  . Roma, Palazzo Capponi, particolare dell’ ingresso alla nuova scala nobile del palazzo,  . Roma, Palazzo Capponi, particolare della scala nobile del palazzo, 

al piano terreno, anche questi, probabilmente, fabbricati breve disposta specularmente dinanzi a quella più antica, ex novo giacché non risultano dalle precedenti descrizio- che da quel momento avrebbe assunto una funzione ni; originariamente il palazzo era servito da una scala a secondaria, e terminava su un piccolo ammezzato. Da qui, chiocciola, oggi non più esistente, e da una scala padrona- con una seconda rampa, proseguiva fino ad un pianerot- le collocata sul lato sinistro dell’edificio. tolo con grandi vetrate affacciate direttamente sul giardi- Si può ipotizzare, pertanto, che i lavori fatti eseguire da no, e con una terza ed ultima rampa raggiungeva gli ap- Francesco Campanari fossero finalizzati alla creazione di partamenti (figg. , ). una nuova scala di rappresentanza, forse costruita su una Allo stesso torno d’anni potrebbero risalire le decora- precedente struttura di servizio, e collocata sul lato oppo- zioni in stucco, raffiguranti motivi geometrici campiti da sto di quella antica. Questa scala, che raggiungeva solo il elementi vegetali di gusto classicheggiante, che ancora primo piano del palazzo, conduceva direttamente al oggi ricoprono le volte della scala: cassettoni con rosoni centro dell’appartamento nobile, occupato probabilmente centrali rappresentati in scorcio nelle volte a botte sopra- da un vestibolo intorno al quale si aprivano i diversi salo- stanti le rampe, delicati festoni composti da ornamenti ni, secondo il gusto dell’epoca che inclinava ad una dispo- vegetali trattenuti da nastri nell’intradosso degli archi, e sizione centrifuga degli ambienti, in luogo della sequenza grandi rosoni ripartiti in specchiature poligonali con al- di camere caratteristica delle grandi dimore settecente- l’interno piccoli putti, reggenti ora una ghirlanda, ora sche (fig. ). una palma o altri attributi, nelle volte dei pianerottoli La nuova scala era costituita da una prima rampa più (figg. -).  . Roma, Palazzo Capponi, particolare della nuova scala nobile del palazzo,  . Roma, Palazzo Capponi, particolare della nuova porta d’ingresso agli appartamenti del piano nobile, 

Il palazzo nel XX secolo: dalla Civiltà Cattolica na, il  settembre, forse per la paura di violenze anticleri- all’Istituto Nazionale Assistenza Infortuni sul Lavoro cali o per il timore non infondato che la rivista fosse sotto- posta alla censura del nuovo Governo, oppure che le La famiglia Campanari fu l’ultima delle nobili famiglie fosse negata l’autorizzazione alla pubblicazione, come era che dimorarono nel palazzo 26: a far data dall’ottobre del avvenuto per la stampa cattolica di quel tempo, si decise  esso divenne la sede del Collegio degli Scrittori della di trasferirla a Firenze” 29. Questo trasferimento costrinse Compagnia di Gesù, nonché dell’Amministrazione e a sospendere la pubblicazione per tre mesi; col gennaio dell’Ufficio centrale della rivista La Civiltà Cattolica 27 del , La Civiltà Cattolica uscì di nuovo stampata pres- (figg. , ). so il libraio Manuelli di Firenze, dove rimase fino al , L’insediamento dei Padri gesuiti nel palazzo di via di quando per volontà del papa Leone XIII il Collegio degli Ripetta coincise con un momento importante nella storia scrittori e la redazione fecero rientro a Roma così ponen- della celebre pubblicazione. do termine al volontario esilio fiorentino. Il primo fascico- Fondata nel  a Napoli col favore di Pio IX, la reda- lo pubblicato, dopo la pausa, nella “città eterna” reca la zione della rivista fu quasi subito trasferita a Roma, dove data del ° ottobre , e corrisponde all’insediamento ebbe sempre sede 28 ad esclusione della parentesi fiorenti- dell’amministrazione e della rivista in via di Ripetta, non na fra il  e il . Nel , infatti, dopo l’occupazio- lontano dal Vaticano. La stessa stampa tipografica della ne dell’Urbe “da parte delle truppe del re d’Italia, Vitto- rivista, dapprima effettuata presso la “Libreria di Roma” rio Emanuele II, al comando del generale Raffaele Cador- in via Celsa , presso piazza del Gesù, è dopo poco trasfe-  . Roma, Palazzo Capponi, particolare della decorazione a stucco della nuova scala nobile del palazzo,  . Roma, Palazzo Capponi, particolare della decorazione a stucco della nuova scala nobile del palazzo, 

rita nella sede nel Rione Campo Marzio. Alla scelta della nuova sede non furono forse estranee la vicinanza con il Vaticano e la facilità dei collegamenti; l’area intorno a via di Ripetta era stata infatti interessata da importanti interventi di riqualificazione urbana, quali, a partire dal , l’edificazione degli argini lungo il Teve- re, che liberarono la zona riparia dal pericolo ricorrente delle inondazioni, e (nel -) la costruzione di un ponte di ferro, sostituito nel  dall’attuale ponte Cavour, che rendeva più agevole il collegamento con il nuovo quartiere di Prati e con il Vaticano. Nei decenni in cui La Civiltà Cattolica ebbe sede in Via di Ripetta e dispiegò la sua influenza sulla vita politica ed intellettuale romana e nazionale, vi fu piena identificazio- ne tra il palazzo e la rivista, al punto che ad essa si poteva comunemente alludere come alla “rivista di via di Ripet-  . Roma, Palazzo Capponi, particolare della decorazione a stucco della nuova scala nobile del palazzo, stemma raffigurante una palma con cartiglio e iscrizione “Vincenti dabitur”, XIX sec.

ta”. Osservatorio critico del dibattito politico post-unita- ecclesiastici. Dagli atti il marchese Campanari risulta aver rio, la rivista fu polo di riferimento anche per la vita cultu- venduto l’immobile ai “Signori Carlo Ludovico Lavigne rale, grazie anche ad illustri membri del Collegio come del Pietro, Francesco Ehrle del vivente Francesco, l’archeologo Antonio Ferrua, il quale dall’antico palazzo Giuseppe Ampoulange fu Giovanni Battista, e Luigi trasse probabilmente ispirazione per dedicare alcuni dei Filippo Boussac fu Stefano”, tutti, come si ricava dal suoi studi alla collezione epigrafica di Alessandro Grego- Catalogo della Compagnia, Padri gesuiti; sia Lavigne, rio Capponi 30. allora segretario del Padre Generale, che Boussac, docen- Sebbene il  fu certamente l’anno d’insediamento te di Teologia presso il Collegio Pio Latino Americano, della rivista in via di Ripetta, il suo trasferimento in Roma come anche l’Ampoulange, lettore di lingua ebraica pres- e nella nuova sede doveva essere stato predisposto da so la Pontificia Università Gregoriana del Collegio Roma- almeno due anni; l’atto di acquisto dal marchese France- no, e, infine Ehrle. Quest’ultimo, all’epoca definito sco Campanari, stipulato presso i notai Antonio Torrioni soltanto “scrittore” 32, non è altri, con ogni probabilità, e Romualdo Cucchi, è infatti datato  maggio  31. che il cardinale Franz Ehrle, insigne medievalista e prefet- La Civiltà Cattolica non fu da principio intestataria to della Biblioteca Vaticana (-), al quale, oltre ad della proprietà, in ragione presumibilmente delle allora un’ampia produzione di studi storici, di archeologia vigenti restrizioni legislative poste alle proprietà degli enti cristiana e storia dell’arte dedicati alla città di Roma e alle  . Roma, Palazzo Capponi, particolare della facciata all’epoca in cui fu sede de “ La Civiltà Cattolica”. Roma, Fondazione Besso, Fondo Consoni . Roma, Palazzo Capponi, particolare del cortile all’epoca de “La Civiltà Cattolica”. Roma, Fondazione Besso, Fondo Consoni

sue trasformazioni topografiche, si deve un fondamentale contributo all’arricchimento e alla moderna riorganizza- zione della stessa Biblioteca, fra cui la realizzazione dei cataloghi a stampa dei manoscritti e delle grandi edizioni fotografiche nelle quali sono stati riprodotti i più impor- tanti codici vaticani 33. Nei decenni che seguirono – e dopo il Concordato – la proprietà passò, a partire dal , alla “Civiltà Cattolica” ditta Editrice Libraria 34, e, infine, con atto di donazione 35, nel  al Collegio degli Scrittori della “Civiltà Cattoli- ca”, che la mantenne fino al  dicembre del , quando questa fu acquistata dall’Istituto Nazionale Assistenza Infortuni sul Lavoro, al quale tuttora appartiene. Negli anni in cui il palazzo fu sede dell’autorevole isti- tuzione cattolica esso subì notevoli modifiche interne, necessarie ad adattarne gli ambienti alle esigenze di rappresentanza, di studio e di convitto dei Padri gesuiti. Gli interventi realizzati in questo periodo, quali si ricava- no dalla documentazione catastale e dagli atti relativi al successivo acquisto da parte dell’Inail, impressero all’edi- ficio la conformazione moderna 36. L’operazione più significativa fu certamente l’amplia- mento della proprietà con l’acquisizione, nel dicembre del , di due nuovi edifici, definiti nelle fonti semplice- mente come “Case”a tre piani, su via di Ripetta compresi fra i civici -, adiacenti l’antico palazzo Capponi, e di una terza “Casa” su via del Vantaggio ai nn. - 37. Fra il  e il  i due fabbricati su via di Ripetta vennero interamente demoliti e riedificati 38: la nuova ala del complesso architettonico, costituita da un unico lun- go corpo rettangolare che dal fronte di via di Ripetta si spinge verso il giardino e affaccia sia sul fronte principale che su via del Vantaggio, fu destinata ad ospitare la bi- blioteca del Collegio (fig. ); dei lavori effettuati a tale scopo è testimonianza una foto conservata presso l’archi- vio della Civiltà Cattolica che raffigura, assieme a nume- rosi componenti del Collegio degli Scrittori e a qualche muratore, il cardinale Eugenio Pacelli (all’epoca Segreta- rio di Stato di Pio XI e suo futuro successore) in visita al cantiere (fig. ). Il trasferimento nel nuovo fabbricato della biblioteca, che prima doveva aver trovato collocazione nel corpo centrale del palazzo – forse proprio al secondo piano nobile dove già Alessandro Gregorio Capponi aveva disposto la propria –, richiese una serie di interventi di ristrutturazione interna anche del nucleo più antico del- l’edificio, dove vennero ricavati alcuni appartamenti: uno al piano ammezzato sul lato destro (coincidente con quel-  lo oggi adibito a portineria); due al primo e altri due al propri uffici, decise di intraprendere lavori di ampliamen- secondo piano nobile. La suddivisione interna degli to e restauro che avrebbero dovuto riguardare soltanto la appartamenti posti ai singoli piani, ad eccezione dell’inse- parte del complesso architettonico orientata sulle vie del rimento di alcuni tramezzi necessari a create alcuni Vantaggio e Brunetti, senza investire il nucleo storico del ambienti di servizio, rispecchiava grosso modo l’antica palazzo. ripartizione settecentesca fra primo e secondo apparta- I sondaggi eseguiti dalla ditta incaricata dei lavori mise- mento nobile: il primo rivolto verso via di Ripetta e via ro però in luce la necessità di provvedere, innanzitutto, ad del Vantaggio, il secondo verso l’angolo fra via di Ripetta opere di consolidamento delle fondazioni e delle muratu- e il vicolo delle Scalette, all’epoca già denominato via re. L’accurata relazione tecnica redatta in quella occasione Angelo Brunetti 39. pose l’accento, in particolare, sulle condizioni dell’edifi- Un terzo intervento di rilievo riguardò il gruppo delle cio, individuando le cause della sua precarietà, oltre che cinque casette site in via Brunetti. Nelle planimetrie cata- nella vetustà delle fabbriche, nella peculiarità del terreno stali del  esse risultano trasformate in un unico edifi- su cui esse sorgono, composto da materiale di riporto e cio, al cui interno era tuttavia conservata l’antica suddivi- non distante dall’area golenale del Tevere. A conferma di sione delle stanze: cinque affacciate sulla via Brunetti e ciò che si era potuto intuire nel corso dei secoli e durante altrettante rivolte verso il giardino; le vecchie scale che le tormentate vicende dell’edifico, nell’indagine si eviden- davano accesso a ciascuna delle casette, originariamente ziava come le condizioni statiche del complesso dipen- indipendenti fra di loro, vennero eliminate a vantaggio di dessero dalla sua dislocazione e dal fondo geologico: un ingrandimento delle camere. Quanto all’altezza, il “I sondaggi da noi eseguiti hanno messo in evidenza un fabbricato venne sopraelevato sul fronte stradale fino alla terreno assolutamente inconsistente, con presenza di quota del terzo piano, mentre sul lato interno esso aveva acqua da quota , sino a circa a  mt. di profondità. due piani soltanto ed era coperto da una grande terrazza Segue un terreno più stabile, costituito da argilla gialla con affaccio verso il giardino 40. sabbiosa con tracce qua e là di torba. Sui - metri si L’ingresso principale del corpo di fabbrica così rinno- incontra invece un banco di argilla compatta, scura, vato si apriva all’interno del primo cortile; da qui una consistente” 43. scala moderna, più ampia e spaziosa, conduceva ai piani D’altra parte, le vecchie murature, eseguite in tempi superiori. Al piano terreno esso venne collegato con il diversi e con materiali eterogenei, presentavano numerose nucleo storico del palazzo mediante un porticato, esisten- lesioni “per schiacciamento e presumibilmente per cedi- te tuttora, formato da sei campate coperte con volta a mento delle fondazioni. Si può dire infatti – prosegue la crociera sostenute da pilastri rivestiti in mattoni, di modo relazione tecnica – che le fondazioni non esistono o sono che costeggiando il giardino, si poteva raggiungere la assai superficiali e del tutto insufficienti” 44. biblioteca (figg. , ). Date le condizioni generali, si consigliava di procedere All’interno del giardino verso il muro di fondo, già dal al consolidamento delle fondazioni, con l’applicazione di , era stata inoltre edificata ex novo una “casetta pali trivellati che avrebbero dovuto raggiungere lo strato formata dal primo piano e portico al piano terreno” 41. più profondo e compatto del terreno: “A prescindere da L’ultimo anno in cui il palazzo ospitò La Civiltà Cattoli- ogni considerazione di portata dei pali è indubbio che la ca è il : il  dicembre, presso il notaio Pierantoni, “il palificata di fondazione, che deve scaricare il peso sovra- complesso immobiliare in Roma, via Ripetta angolo via stante, debba scaricare questo carico sul banco compatto già vicolo Brunetti e via del Vantaggio”, composto, rispet- di argilla. Infatti il terreno sovrastante è talmente com- tivamente, di “casa e giardino” di cui ai civici - su pressibile che se i pali si fermassero prima, la torba, sotto via di Ripetta e n.  su via Angelo Brunetti, di “fabbrica- il carico, si assesterebbe e ciò porterebbe di conseguenza to per biblioteca ai piani superiori e bottega al piano il cedimento della fondazione.” Lo stato generale del terreno” al civico - della medesima via di Ripetta, fabbricato – prosegue la relazione – consigliava di usare, ed infine di “fabbricato per abitazione civile con botteghe per l’impianto dei pali, il sistema dei “pali con sonda a e cortile” di cui ai civici - di via del Vantaggio, fu rotazione”, escludendo, per maggiore tranquillità, altre venduto dal Collegio all’Inail 42. metodiche come quella dei pali costituiti da elementi Quando l’Istituto Nazionale entrò in possesso del infissi per pressione idraulica e a percussione 45. complesso immobiliare, prevedendo di destinarlo ai Nel contempo, la muratura avrebbe dovuto essere  . Il cardinale Eugenio Pacelli (all’epoca Segretario di Stato di Pio XI) visita il cantiere per la realizzazione della nuova biblioteca de “La Civiltà Cattolica” in palazzo Capponi, 6 c. . Roma, palazzo Capponi, Sala maggiore della biblioteca della Civiltà Cattolica

I lavori eseguiti in questa recente fase della storia del palazzo, per la loro entità paragonabili alle imponenti opere compiute nei secoli XVII e XVIII da Amerigo e da Alessandro Gregorio Capponi, possono certamente consi- derarsi l’ultimo intervento di ristrutturazione e consolida- mento del complesso architettonico, che per la sua porta- ta ne ha consentito la conservazione fino ai nostri giorni e lo hanno consegnato alla attuale configurazione. Sotto il profilo architettonico, l’intervento più rilevante riguardò la parte del complesso affacciata su via Brunetti: rispetto ai lavori già svolti negli anni dei Padri gesuiti, essa fu ulteriormente ampliata e sopraelevata nel lato rivolto verso il giardino, lasciando invece inalterato quello sul fronte stradale. Del pari fu ampliato il portico, che man- tenne comunque le caratteristiche architettoniche già attribuitegli negli anni Trenta. All’interno del nucleo più risalente del palazzo, i lavori di consolidamento comportarono, purtroppo, la demoli- zione di tutte le volte al piano terreno, al primo piano e a copertura dell’ammezzato, e la loro sostituzione con solai in ferro e tavelle. Per tale ragione fu necessario il distacco degli affreschi presenti al primo piano nobile, ricollocati al loro posto al termine dei lavori; così pure gli antichi solai in legno vennero rimossi e sostituiti con nuove strut- ture portanti in ferro rivestite degli antichi cassettonati lignei convenientemente riparati. Fra le opere di finitura eseguite in questi anni, e ancora visibili nelle sale del rafforzata con iniezioni di cemento, “provvedendo alla piano nobile, vi sono le ricche pavimentazioni in lastre accurata scarnitura dell’intonaco, alla ripresa con malta ottagone di pietra di Trani serpeggiante ed elementi di cementizia e all’immissione di boiacca nell’interno della marmo rosso porfirico, nella prima sala all’ingresso, e muratura a pressione dopo averla opportunamente ripuli- quelle di marmo porfirico rosso con elementi in marmo ta con acqua a pressione. Le lesioni più gravi della mura- nero del Belgio, nell’odierna “Sala del Presidente”; nel tura saranno legate a cuci scuci con tondini di ferro e medesimo ambiente si conserva il “lambris in noce con contemporaneamente iniettate con cemento” 46. pilastrini sagomati e corrimano, in massello, riquadri Dopo pochi giorni dall’inizio dei lavori, il  novembre bugnati e zoccolo” che fu posto a rivestimento della parte del , malgrado le precauzioni adottate, come è regi- inferiore del muro della stanza 49. strato agli atti, “si verificarono delle preoccupanti lesioni Negli anni successivi, mentre nel palazzo si erano già nel corpo di fabbrica centrale, tali da dover procedere insediati gli uffici dell’Istituto Nazionale, si resero neces- allo sgombero del fabbricato ed intervenire d’urgenza” 47. sari ulteriori lavori di restauro e decorazione. Nel , in L’evento imprevisto comportò un radicale cambiamen- particolare, si pose mano al restauro degli stucchi e delle to dei lavori programmati e, di conseguenza, dei tempi e pitture parietali a finto marmo presenti nello scalone di degli impegni di spesa preventivati. I lavori di rinforzo rappresentanza; più di recente, nel , si è provveduto delle fondamenta e della muratura e quelli di finitura ad un ulteriore restauro dei dipinti presenti nel fregio interna furono estesi a tutto il complesso immobiliare; la della sala principale del piano nobile. spesa ne risultò triplicata e addirittura superiore a quella Fra il  e il , quando nel palazzo si era già inse- sostenuta per il suo acquisto; i lavori, risoltisi “con esito diata l’Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici, furono particolarmente felice” come si puntualizza nel conclusivo promossi i restauri del portale principale, delle due statue Verbale di Collaudo, ebbero termine il  settembre  48. di Francesco Caporale – risalenti all’epoca di Amerigo  . Roma, Palazzo Capponi, portico che affaccia sul giardino realizzato negli anni Trenta fu in parte ampliato fra il -’ . Roma, Palazzo Capponi, particolare del portico che affaccia sul giardino, fine anni Trenta; -’

 Capponi e oggi poste entro due nicchie sulla facciata 15 Il ramo romano ebbe origine (1738) da Paolo, appartenente al ramo principale di via di Ripetta – e delle volte dell’androne del toscano e discendente di Lorenzo di Marco Antonio (1650). Da Paolo nacque Lorenzo. piano terreno. Nel corso di quest’ultimo intervento sono 16 ASR, Cancelleria del Censo, Catastini, reg. n. 60, c. 910; reg. 61, c. tornate alla luce alcune decorazioni geometriche dipinte 1195; reg. 62, c. 1132; reg. 63, c. 1195. lungo il perimetro delle due volte a botte che ricoprono 17 Cfr. ROMANO P., 1942-43, vol. 2, pp. 82-83. 18 Dell’ospitalità offerta al re di Portogallo rimane una lapide commemo- l’androne, nelle lunette e sui costoloni delle due piccole rativa nella residenza Mencacci di Anzio. La notizia è in TOMASSETTI G., volte a crociera del cortile; in corrispondenza dei costolo- 1979, vol. 2, p. 402. ni sono emerse otto lesene dipinte ad imitazione delle 19 Le notizie sulla famiglia Mencacci sono state rinvenute in MORONI G., 1840-1879, Indice, vol. 4, p. 349. altre due in granito rosso. È degna di nota la decorazione 20 ASR, Trenta notai capitolini, notaio Filippo Malagricci, uff. 12, 13 pittorica delle membrature architettoniche, realizzata settembre 1856. Il chirografo con cui fu estinto il fidecommesso dei mediante l’impiego principalmente di quattro colori che Mencacci riporta la data del 5 aprile 1857, come si evince dall’atto notarile sfumano dal nocciola chiarissimo al nocciola molto scuro; ASR, Collezione chirografi ad anno 5 aprile 1857. 21 Nel 1399 Giovanni Campanari è nominato abate della chiesa verolana siffatta decorazione, benché riconducibile – secondo la di S. Paolo; tra il 1459 e il 1469, Pietro è annoverato fra i canonici della relazione di restauro –, per l’esecuzione con tinte a calce, cattedrale e, nello stesso periodo, Giovanni figura con la qualifica di nobilis agli anni in cui il palazzo fu sede della Civiltà Cattolica, vir. Nell’ambito delle attività professionali e commerciali si segnalano come argentieri, negli anni Sessanta, Bartolomeo e Giovanni, mentre alla fine del probabilmente ricalca previe decorazioni, sia nell’androne secolo Girolamo viene creato notaio. Per queste ed ulteriori notizie sulla che nel cortile, databili almeno al secolo precedente. famiglia Campanari di Veroli si rinvia al saggio di SCACCIA SCARAFONI P., 1999, p. 152. Sulla famiglia Campanari si vedano altresì: AMAYDEN T., 1979, vol. II, p. 240; SPRETI V., 1928-1935, vol. II, p. 257. 22 Devo la ricostruzione del legame familiare esistente fra Agostino NOTE Campanari e Francesco, acquirente del palazzo di via di Ripetta, alla profonda conoscenza della storia della famiglia e alla cortese disponibilità 1 ASR, Trenta notai capitolini, notaio Generoso Ginnetti, uff. 8, vol. 335, del dott. Paolo Scaccia Scarafoni, direttore della Biblioteca Giovardiana di 1746, cc. 159-159v. Veroli, in cui è conservato, tra l’altro, un importante fondo archivistico 2 I documenti da cui sono tratte le notizie della controversia insorta fra relativo alla famiglia Campanari. Quanto alla discendenza, è utile precisare la famiglia Capponi e Cardelli si trovano in ASR, Notai del Vicario, notaio che da Agostino Campanari discende Andrea Felice; dal matrimonio di Bernardino Monti, uff. 30, vol. 327, 28. 11.1752, cc. 303-324. Andrea Felice con Giulia Battisti discende, fra gli altri, Francesco Maria 3 La transazione fu registrata, per volontà di entrambe le parti, “per che ebbe tre figli maschi: Agostino, Vincenzo e Giovanni. Vincenzo ebbe a pubblico strumento” presso il notaio Monti; Camillo e Ferdinando Cappo- sua volta due figli: Evangelista e Francesco. Quest’ultimo sposò in prime ni non furono presenti all’atto e delegarono come loro procuratore “l’abate nozze Caterina Polioctoff, e successivamente Barbara Polidonoff, da cui Guido Bottari fiorentino abitante in Roma”. ASR, Notai del Vicario, notaio ebbe i due figli Wladimiro e Demetrio. Bernardino Monti, uff. 30, vol. 327, 28.11.1752, cc. 303-324. 23 ASR, Cancelleria del Censo, Volture, n. 18487; cfr. anche Catastini, reg. 4 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 68, f. 18. 368, n. 928. 5 Vasi G., 1777, p. 217. 24 Negli atti del Catasto Urbano il marchese Campanari risulta proprieta- 6 Descrizione di Roma, 1787, p. 249. rio anche di un’altra casa con giardino in via Brunetti n. 11-14, articolata su 7 Copia dell’atto di compravendita si trova in ASR, Trenta notai capitoli- tre piani e composta di dieci stanze, acquistata il 16 giugno 1862. ASR ni, notaio Nicola Damiani poi Mario junior, uff. 3,16 gennaio 1818, c. 34. (sede succ.), Cessato Catasto Urbano, Catasto fabbricati Roma, Rione IV, 8 DI CROLLALANZA G.B., 1886-1890, vol. I, p. 337. Sulla famiglia romana Registro 5, partita 892; ASR, Trenta Notai Capitolini, notai Antonio Torrio- dei Crespi si veda anche AMAYDEN T., 1979, vol. I, p. 370, dove le origini ni e Romualdo Cucchi, uff.8, II parte, 30 maggio 1885. della famiglia si fanno risalire al 1488 nella cittadina di Viterbo. 25 Notizie concernenti la storia del palazzo nel periodo di riferimento 9 Le uniche notizie rinvenute su Carlo Koebel sono quelle contenute non si sono potute reperire né nel fondo dell’archivio Campanari a Veroli, negli stessi atti notarili, dai quali risulta figlio “del quondam Valentino di né, per quanto consta, nell’archivio romano della famiglia, confluito per via Magonza”e “consigliere antico del governo di Magonza”. ASR, Trenta ereditaria in quello personale della principessa Zinaida Wolkonsky, nipote notai capitolini, notaio Giuseppe Venuti, uff. 7, 30 maggio 1836. di Francesco Campanari, attualmente conservato presso la Biblioteca della 10 Notizia del debito e dell’ipoteca si trova in ASR, Trenta notai capito- Harvard University. Sull’archivio Wolkonsky cfr. BAGNATO A., 1993, p. 11. lini, notaio Giuseppe Venuti, uff. 7, 30.5.1836. 26 Le scarne notizie relative alla presenza della famiglia Campanari nel 11 ASR, Trenta notai capitolini, notaio Giuseppe Venuti, uff. 7, 30 maggio palazzo di via Ripetta negli anni Novanta del XIX secolo si sono ricavate 1836. Luigi Filipponi aveva a sua volta acquistato la casa dal marchese dalla consultazione della Guida Monaci, Roma 1883-1893. Lorenzo Felice Bottini il primo marzo del 1831 con rogito del notaio 27 Da indagini compiute da altri studiosi, l’ultima famiglia nobiliare ad Mannucci, e vi aveva svolto dei lavori di restauro, le cui spese gli vennero essere stata proprietaria del palazzo risulterebbe esser quella dei Serafini rimborsate dal Koebel. ASR, Trenta notai capitolini, notaio Vincenzo della Palma: “Dai Capponi passò ai Cardelli e nell’ottavo decennio dell’Ot- Mannucci, uff. 27, 1 marzo 1831, c. 139. tocento ai Serafini, che vi fecero apporre la palma dello stemma” (BENOCCI 12 ASR, Trenta notai capitolini, notaio Vincenzo Mannucci, uff. 27, 1 C., 1995, p. 8). Sebbene tale ipotesi sia stata presa nella dovuta considera- marzo 1831, c.139. zione nel corso della nostra ricerca – anche perché avrebbe consentito una 13 La notizia è tratta da ASR, Cancelleria del Censo, Volture, n. 8078. sicura attribuzione dello stemma apposto nel giunto di chiave del portale 14 Cfr. ASR, Trenta notai capitolini, notaio Giuseppe Venuti, uff. 7, 30 principale del palazzo –, le molteplici fonti d’archivio consultate per il maggio 1836. palazzo di via di Ripetta n. 246 non hanno fornito alcun riscontro docu-  mentale riguardante i Serafini. Resta dubbio, pertanto, se l’emblema, con dil, incaricata all’epoca di svolgere i lavori, datate rispettivamente 7 giugno una palma raffigurata con radici e frutti e in evidenza e sormontata dall’i- 1952 e 5 settembre 1952 e conservate presso l’Archivio dell’Inail di Roma, scrizione vincenti dabitur, sia da considerarsi lo stemma di una casata, per Fondo palazzo Capponi. qualche tempo residente nel palazzo, oppure alla stregua di più generico 44 Ibidem. attributo araldico (tipicamente espressivo della virtù ricompensata e della 45 Ibidem. perseveranza) apposto sul palazzo durante la seconda metà dell’Ottocento. 46 Ibidem. 28 In questa fase la Civiltà Cattolica ebbe sede nella casa di noviziato in via 47 Come riportato nella Relazione di Collaudo dei lavori svolti , con data del Quirinale, dove nel cortile fu impiantata anche la tipografia. La sede 29 febbraio 1956, il corpo centrale del palazzo era ancora abitato da inqui- amministrativa fu fissata in via San Romualdo. Cfr. SALE G., 2001, pp. 44-45. lini e ne fu disposto lo sgombero d’urgenza. A questo seguì la Dichiarazio- 29 DE ROSA G., 1999, p. 19. Sul periodo a Napoli cfr. DANTE F., 1990, ne di inabitabilità dell’edificio da parte del Comune, datata 12 dicembre pp. 57-71. 1952. Anche in questo caso la documentazione è conservata presso l’Archi- 30 Si veda, fra i molti scritti, FERRUA A., 1959, pp.3-12. vio dell’Inail di Roma, Fondo palazzo Capponi. 31 Il palazzo fu venduto per la somma di lire 400.000. ASR, Trenta Notai 48 Ibidem. Capitolini, Notai Antonio Torrioni e Romualdo Cucchi, uff.8, II parte, 30 49 L’elenco completo dei lavori è riportato, in modo sintetico nel Verbale maggio 1885. di Collaudo, e, in modo più analitico, nei quattro Verbali di concordamento 32 Catalogus , 1885, pp. 11; 17; 18; 21; 51; 52; 55; 58. dei nuovi prezzi, datati rispettivamente 26 maggio, 1 agosto e 9 ottobre 33 Sulla biografia del cardinale e per la sua vasta attività di studioso si 1953, e 20 giugno 1954 e relativi Libretti di misure. Roma, Archivio del- rinvia a OLIGER L., 1950, pp. 185-187. l’Inail di Roma, Fondo palazzo Capponi. 34 I passaggi di intestazione del complesso immobiliare fra il 1885 e il 1951 sono stati rintracciati presso ASR (sede succ.), Cessato Catasto Urba- no, Catasto fabbricati Roma, Rione IV, Reg. 5, part. 892-893; Reg. 47, part. 11609; Reg. 99, part. 21957; Reg. 177, part. 36661; Reg. 200, part. 40945; Reg. 200, part. 40982; Reg. 540, part. 100208- 100209; Reg. 579-580, part. 107866; Reg. 656, part. 119569; Reg. s.n., part. 193546; Reg. 1100, part. 200313 bis. 35 Rogato dal Notar Buttaoni l’11 maggio 1936 e trascritto presso la Con- servatoria dei Registri Immobiliari di Roma il 20 gennaio 1936, al n. 994. 36 Non è stato possibile, come pure ci si era ripromessi, compiere verifi- che presso l’archivio storico della stessa Civiltà Cattolica, essendo da tempo i relativi fondi in fase di riordino e sistemazione. 37 La compravendita avvenne il 5 dicembre 1934 per gli atti del notaio Claudio Pierantoni. Cfr. ASR (sede succ.), Cessato Catasto Urbano, Catasto fabbricati Roma, Rione IV, Reg.540, part. 100209. 38 Nel primo edificio, quello situato in via di Ripetta nn. 238-239 (identi- ficato alla particella 153) si intervenne fra il dicembre 1836 e l’ottobre 1838; nella seconda casa ai civici 240-242 (part.154) i lavori andarono dal dicembre 1938 al dicembre 1941. La nuova costruzione, soppressi i vecchi numeri delle particelle 153 e 154, venne accatastata con il numero 1656. ASR (sede succ.), Cessato Catasto Urbano, Catasto fabbricati Roma, Rione IV, Reg.656, part.119569, e Dipartimento del territorio, Catasto Urbano, Conservazione dei Catasti, partita n. 62368, foglio 469, n. 210, sub. 1. 39 I lavori interni al palazzo sono, almeno in parte, documentati al Dipar- timento del territorio, Catasto Urbano, Conservazione dei Catasti, partita n. 62368, foglio 469, n. 72, sub. 7, 8, 9, 10, 11, 12. 40 Per questi interventi cfr. Dipartimento del territorio, Catasto Urbano, Conservazione dei Catasti, partita n. 62368, foglio 469, s.n.; Roma, Archivio dell’Inail, Fondo palazzo Capponi, Planimetrie del complesso immobiliare, eseguite dall’Ufficio tecnico dell’Inail, che documentano lo stato del palaz- zo prima dell’esecuzione dei lavori del 1951. 41 L’edificazione della casetta e il suo accatastamento con il numero 1613 sono documentati in ASR (sede succ.), Cessato Catasto Urbano, Catasto fabbricati Roma, Rione IV, Reg. 579-580, part. 107866. 42 La vendita, per la somma di 234.000.000 di lire, fu stipulata dinanzi al notaio Pierantoni di Roma presso il suo studio in piazza di S. Ignazio, alla presenza del padre Giacomo Martegani, rappresentante del Collegio degli scrittori della Compagnia di Gesù, e del cavalier Luigi Giorgio Martini, Direttore Generale dell’Inail. Nello stesso atto (da chi scrive consultato nella copia conservata presso l’Archivio dell’Inail, in piazzale Pasteur a Roma) veniva fissava la consegna materiale del complesso immobiliare da concludersi entro il 31 gennaio del 1952, “libero da persone e da cose all’infuori dei locali regolarmente ad oggi affittati”. 43 Le informazioni sono tratte dalle relazioni presentate dalla ditta Cose-  . Prospetto di Palazzo Capponi al momento dell’acquisto dalla famiglia Serroberti, , disegno a china su carta. Roma, Archivio Capitolino

 . Pianta del condotto dell’Acqua Vergine dal giardino Capodiferro a palazzo Capponi,  c., china e tempera su pergamena. Roma, Archivio Capitolino

 . Francesco Calamo, Pianta della villa Capponi fuori Porta del Popolo, . Roma, Archivio Capitolino

 . Paesaggio con edifici antichi, seconda metà del XVI - inizio del XVII secolo, affresco con parti a calce e parti a secco. Roma, Palazzo Capponi, prima sala del piano nobile

 . Paesaggio con edifici religiosi e rovine sullo sfondo, seconda metà del XVI - inizio del XVII secolo, affresco con parti a calce e parti a secco. Roma, Palazzo Capponi, prima sala del piano nobile

  . Paesaggio con rovine antiche, seconda metà del XVI - inizio del XVII secolo, affresco con parti a calce e parti a secco. Roma, Palazzo Capponi, prima sala del piano nobile

 . Paesaggio con rovine antiche, seconda metà del XVI - inizio del XVII secolo, affresco con parti a calce e parti a secco. Roma, Palazzo Capponi, prima sala del piano nobile

 . Veduta di Castel S. Angelo, affresco interamente ridipinto negli anni Cinquanta. Roma, Palazzo Capponi, prima sala del piano nobile

 . Paesaggio con architetture antiche, seconda metà del XVI - inizio del XVII secolo, affresco con parti a calce e parti a secco. Roma, Palazzo Capponi, seconda sala del piano nobile . Paesaggio con architettura, seconda metà del XVI - inizio del XVII secolo, affresco con parti a calce e parti a secco. Roma, Palazzo Capponi, seconda sala del piano nobile

 . Paesaggio con borgo sullo sfondo, seconda metà del XVI - inizio del XVII secolo, affresco con parti a calce e parti a secco. Roma, Palazzo Capponi, seconda sala del piano nobile

 . Paesaggio con architetture antiche, seconda metà del XVI - inizio del XVII secolo, affresco con parti a calce e parti a secco. Roma, Palazzo Capponi, seconda sala del piano nobile

 . Paesaggio con architetture antiche, seconda metà del XVI - inizio del XVII secolo, affresco con parti a calce e parti a secco. Roma, Palazzo Capponi, terza sala del piano nobile . Decorazione a grottesca, particolare del fregio restaurato in epoca moderna, affresco. Roma, Palazzo Capponi, seconda sala del piano nobile

 . Paesaggio con scene di vita religiosa, seconda metà del XVI - inizio del XVII secolo, affresco con parti a calce e parti a secco. Roma, Palazzo Capponi, terza sala del piano nobile

 . Marina con scena di battaglia, seconda metà del XVI - inizio del XVII secolo, affresco con parti a calce e parti a secco. Roma, Palazzo Capponi, terza sala del piano nobile

 , . Decorazioni a grottesca, da Disegni di diverse pitture ritrovate nello scavamento delle stanze sotterranee delle Terme di Costantino al Monte Quirinale, , Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , c.r e r

 . Nicola Sanmarco, Veduta di un porto, . Francesco Bartoli (attr.), Nereide sul carro, riproduzione dell’affresco antico in Raccolta di disegni eseguiti raffigurante un porto, ritrovato nel nel bagno di Augusto agli orti farnesiani, . novembre del  presso la cava di S. Sisto. Biblioteca Apostolica Vaticana, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , c.r Vaticano, Ms. Capp. , c.r . Francesco Bartoli (attr.), Corteo marino, in Raccolta di disegni eseguiti nel bagno di Augusto agli orti farnesiani, . Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , c.r

  . Bacco, Riproduzioni di statue antiche. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola I, c.r

 . Copia da Raffaello Sanzio, Venere, Giunone e Cerere, Loggia di Psiche, Villa della Farnesina. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola II, c.r

 . Francesco Albani (attr.), Ercole e Deianira, prima metà del XVII sec., Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola II, c.r

 . Nicolas Poussin (attr.), Paesaggio con figura, XVII sec. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola I, c.r

 . Polidoro da Caravaggio (attr.), Soldati romani, prima metà del XVI sec. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola I, c.r

 . Michelangelo Cerquozzi detto delle Battaglie (attr.), Soldato a cavallo, XVII sec. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola I, c.r . Jacopo Negretti detto Palma il Giovane (attr.), Deposizione, seconda metà del XVI sec. Collezione dei disegni di Alessandro Gregorio Capponi. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano, Ms. Capp. , scatola II, c.r

 Apparati

Nota sulle decorazioni pittoriche presenti nel Palazzo Capponi

All’interno del Palazzo Capponi, in alcune sale del piano nobile lavori pubblici, in previsione di più organici interventi conser- che affacciano sul fronte principale di via di Ripetta, possono vativi; le rilevazioni strumentali hanno infatti consentito di indi- tuttora osservarsi antiche decorazioni pittoriche, risalenti con viduare con maggiore precisione le parti più antiche delle pittu- ogni probabilità alle prime fasi della storia dell’edificio, fra la re e fornito significativi elementi sui materiali impiegati nella seconda metà del XVI e l’inizio del secolo XVII. loro esecuzione 2. Le decorazioni, che oggi versano in precarie condizioni conser- Le decorazioni sono concentrate in quattro sale che affacciano vative, sia per l’entità del distacco dell’intonaco originale sia per sul fronte di via di Ripetta al primo piano nobile, ambienti ai i cospicui, ma non risolutivi, interventi di integrazione e restau- quali in passato doveva certamente essere stata assegnata una ro subiti nel corso del tempo, sono poste alla sommità della funzione di rappresentanza. parete delle sale e si sviluppano a foggia di fregio, scandito da Nella prima sala, quella posta in angolo fra via di Ripetta e via riquadrature fiancheggiate da cariatidi o da erme sormontate da Angelo Brunetti, lo schema delle cornici, poste a delimitare lo elementi floreali, al cui interno sono raffigurate scene di paesag- spazio occupato dal fregio, è più elaborato di quello esistente gio naturale con piccoli borghi, vedute di città, pievi e ruderi nelle altre sale e si connota per gli elementi stilistici ispirati ad antichi. una certa sontuosità: alle erme sostenenti sul capo ceste di fiori Di queste pitture non si è rinvenuta alcuna notizia nei docu- si alternano, al centro dei due lati maggiori, motivi con volute menti d’archivio fin qui indagati e relativi alle vicende del palaz- architettoniche e protomi leonine, mentre agli angoli figurano zo e dei suoi proprietari: tacciono, infatti, su di esse le fonti quattro grandi scudi, destinati in antico ad ospitare stemmi relative alla fase cinquecentesca dei Serroberti, e così anche il araldici. Questa fascia decorativa, pur replicando caratteri tipici Libretto in cui Amerigo Capponi annotò meticolosamente le di schemi decorativi diffusi nei palazzi romani sin dalla metà del spese sostenute per l’ampliamento dell’edificio (-); non Cinquecento 3, appare pesantemente rimaneggiata sia nelle figu- ve n’è traccia in documenti del secolo successivo, nei quali re delle cariatidi, che presentano un modellato proprio della interventi pittorici parietali avrebbero potuto essere menzionati pittura italiana degli anni Trenta del Novecento, sia nelle incor- nel quadro di più ampie ristrutturazioni, come fu, ad esempio, niciature che riquadrano le pitture di paesaggio, nelle quali per le pitture presenti nel cortile e nel giardino, più volte richia- generici stilemi decorativi seicenteschi, come il motivo a nastro, mate nelle note di spesa per gli artisti; né, infine, è fatto cenno a si fondono con altri più moderni, individuabili – ad esempio – tali pitture nelle guide settecentesche di Roma, che nella pur nella sovrapposizione fra cornici di formato ovale e rettangola- breve descrizione del Palazzo Capponi non tralasciano, talvolta, re, nei motivi floreali e negli intagli dipinti sul profilo delle di segnalare la pittura di “prospettiva” presente nel cortile e nel cornici, nei quali si riflette una mescolanza di stili appartenenti giardino, o la collezione del marchese Alessandro Gregorio ad epoche diverse. Le indagini scientifiche eseguite su queste conservata all’interno della residenza. parti del fregio hanno, d’altra parte, rilevato la presenza di uno Il primo riferimento all’esistenza di queste pitture murali è di stato preparatorio sottostante la pittura a base di calce e polvere epoca contemporanea, e compare nel preventivo delle spese che di marmo che conferma l’esecuzione moderna, riconducibile l’Inail dovette sostenere non appena si ravvisò, nel novembre con ogni probabilità al momento in cui le pitture furono ricol- del , il pericolo di crollo dell’edificio. In quell’occasione si locate nel palazzo dopo il  4. ritenne infatti necessario procedere al distacco integrale degli Risultano invece di fattura antica alcuni dei dipinti di paesaggio affreschi, al probabile scopo, da un lato, di evitarne l’ulteriore racchiusi all’interno delle cornici del fregio. Fra questi, sono di degrado se non la perdita completa, e dall’altro di poter esegui- maggiore interesse le due pitture ovali poste sulla parete lunga re con maggiore libertà le consistenti operazioni di consolida- della sala, al di sopra delle due porte che introducono all’inter- mento murario che si erano rese necessarie. Le pitture, conside- no del palazzo (figg.  e ). In entrambe è raffigurato un paesag- rate di “pregio artistico notevole”nel Verbale di collaudo, venne- gio naturale, percorso da un fiume con due sottili alberi in ro ricollocate al loro posto al termine dell’intervento. Sulla ditta primo piano che fanno da quinta ad un gruppo di ruderi anti- che eseguì i lavori, sui procedimenti e sui materiali adottati non chi, sullo sfondo dei quali è riprodotta la veduta di una città. è rimasto nulla di più della semplice indicazione riportata in Gli elementi archeologici sono frutto della fantasia dall’autore e uno dei preventivi di spesa: “Decorazione a tempera di soffitti e verosimilmente alludono, a guisa di citazione erudita, alle vedu- pareti con qualche ritocco agli affreschi riapplicati”; dal che si te di Roma antica; il tema archeologico ricorre anche in un altro evince solamente che i dipinti furono ricollocati al loro posto e pannello quadrato presente sulla stessa parete, nel quale, fra i subirono in quella fase delle integrazioni 1. vari monumenti di gusto classico, si potrebbe forse riconoscere L’analisi storico-artistica delle decorazioni in discorso deve una raffigurazione dell’anfiteatro Flavio (tav. ). L’esecuzione quindi svolgersi, allo stato, senza il sostegno delle fonti. Un pittorica degli elementi architettonici, in particolare nei due ausilio importante è però offerto da alcune indagini diagnosti- dipinti ovali, era stata predisposta dall’artista – come ha rivelato che fatte recentemente eseguire dall’Autorità di vigilanza per i l’esame diagnostico a luce radente – mediante un disegno pre-  paratorio ad incisione diretta sull’intonaco fresco. accogliere altri due religiosi sopraggiunti da un sentiero di Allo stesso periodo risalgono anche i due paesaggi collocati sui campagna (tavv. , ). lati corti della sala (tav. ). Essi presentano, come i tre preceden- Da quanto precede può concludersi che la parte antica delle ti, tracce dello stacco, avvenuto tagliando in due o quattro decorazioni pittoriche è oggi limitata alle sole prime tre sale, a porzioni i pannelli dipinti, nonché lo stesso tipo di intonaco a partire da quella in angolo con via Brunetti, e unicamente ad base di calce e pozzolana. Anche la tavolozza risulta essere alcuni dei pannelli con le scene di paesaggio; mentre le parti costituita dai medesimi pigmenti, a base di smaltino per l’azzur- restanti, costituite dal fregio, si devono agli interventi novecen- ro, di malachite per i verdi, di terre e terre d’ombra per le tona- teschi. Malgrado i rifacimenti moderni, pare plausibile che fin lità brune e ocra; analoga anche la stesura del tessuto pittorico, dall’inizio queste pitture fossero inserite in un continuum deco- caratterizzata da pennellate più corpose nei chiari e da velature rativo costituito da un fregio posto alla sommità della parete, liquide, spesso sovrapposte, per gli altri colori. I restanti quat- secondo il gusto ampiamente diffuso nei palazzi e nelle ville tro pannelli con paesaggi presenti nella stanza devono, invece, romane a partire dalla metà del Cinquecento, e che, nel corso ritenersi interamente ridipinti, come tutto il fregio, all’epoca dei della seconda metà dello stesso secolo, fu in voga anche nelle lavori eseguiti negli anni Cinquanta. committenze pontificie: basti pensare ai lavori per le logge Vati- Nelle tre sale adiacenti le caratteristiche delle decorazioni pitto- cane voluti da Pio IV (-); a quelli promossi da Gregorio riche non appaiono molto diverse. Ad eccezione di quelle XIII (-) in un nuovo settore delle Logge – nella Galleria presenti nell’ultima sala sul fronte stradale, che si possono delle Carte geografiche e nella Torre dei venti –; ai numerosi considerare, sia sotto il profilo stilistico che delle tecniche e dei affreschi con paesaggio commissionati da Sisto V (-) nel materiali impiegati, interamente riconducibili agli anni Cin- Palazzo lateranense; o, ancora, alle decorazioni eseguite per la quanta del Novecento, le decorazioni negli altri due ambienti Scala Santa o per la Sala grande del Palazzo alle Terme di Villa sono frutto anch’esse di due fasi esecutive: contemporanea per Montalto. quanto riguarda il fregio e le cornici, e antica per quanto con- Se ci si sofferma, inoltre, ad osservare con maggiore attenzione cerne i pannelli con le scene di paesaggio. alcuni elementi del fregio – in particolare le erme della prima Nella seconda sala affacciata su via di Ripetta, più piccola di sala, terminanti alla base con volute vegetali, o, nella seconda dimensioni di quella posta in angolo, le decorazioni a tema di sala, i motivi a grottesca con sirene, dal corpo formato da gran- paesaggio si presentano particolarmente deteriorate, con i segni di foglie da cui si dipartono girali –, e se è lecito supporre che i della perdita estesa della pittura originale maldestramente risar- restauri novecenteschi abbiano replicato, seppure in forma cita dopo lo stacco e la ricollocazione in loco. Qui i paesaggi, semplificata, i modelli preesistenti, pare plausibile l’accosta- alternati a poco elaborati motivi a grottesca, si caratterizzano mento di siffatti motivi decorativi a tipologie ancora in voga nei per la presenza di un’architettura principale, posta in primo cantieri sistini dell’ultimo quarto del Cinquecento, fra cui quel- piano centrale o lateralmente; le architetture, di fantasia e di lo del Portico del Pio Istituto di S. Spirito in Sassia, dove sche- gusto sia archeologico che moderno, dominano lo sfondo natu- mi analoghi vennero impiegati nelle pitture del Loggiato attri- rale che raffigura ora un paesaggio fluviale con un’imbarcazio- buite ad Ercole Perilli (tavv. , ). ne, ora una veduta di campagna con qualche viandante (tavv. Se, dunque, taluni elementi del fregio con scene di paesaggio , , ). inducono a collocare la sua esecuzione in un arco temporale Nella terza sala, dove il fregio moderno appare costituito da coincidente con una fase storica del palazzo compresa tra gli erme sormontate da ceste di fiori (di tipologia differente rispet- anni di Francesco e Geronimo Serroberti (-) e quelli di to a quanto si osserva nella prima stanza), i pannelli con le Amerigo Capponi (-), meno certa appare la datazione e pitture di paesaggio sono inseriti in cornici di formato rettango- l’attribuzione delle scene di paesaggio, per l’assenza di docu- lare sulle pareti lunghe, e sulle altre in clipei inscritti entro ulte- mentazione e per i pesanti interventi di restauro subiti. Sotto il riori cornici quadrate; anche questi ultimi, come rivelano tracce profilo tipologico e stilistico, tali dipinti potrebbero tuttavia – evidenti sulla muratura, dovevano essere in origine di formato ove il tessuto pittorico originario non fosse stato alterato dagli rettangolare, talché l’inserimento in cornici rotonde è da ricon- interventi successivi – ricondursi alla mano di più di un artista. durre alla fase moderna (tavv. , , ). Alcuni paesaggi, come quelli contenuti nei due ovali, la marina Accanto alle consuete vedute naturali con resti archeologici o e quelli presenti nella seconda sala, presentano infatti alcune con borghi di città e paesini, figurano in questa sala anche due comuni caratteristiche: l’elemento architettonico vi domina sul- scene di diverso tema: una marina, o forse una battaglia navale, la parte naturale, risolta con tratti alquanto sintetici; le architet- consistente nella veduta dall’alto di un gruppo di imbarcazioni ture, prevalentemente di gusto classico, sono creazioni di fanta- di varie dimensioni sulle quali sembrano avvolgersi nugoli di sia nelle quali convive la memoria di antiche vestigia con sugge- fumo; e una scena di vita religiosa, raffigurante una piccola stioni liberamente rielaborate; l’immagine architettonica è filtra- pieve posta su un’altura con un monaco od un eremita in atto di ta in primo piano da un sipario di alberi filiformi, dal fusto  sottile e dalle fronde rade e quasi spoglie; il punto di vista appa- NOTE re rialzato, i colori chiari, il tratto sottile e quasi grafico. 1 Elementi, questi, che denotano probabilmente la progettazione Verbale di concordamento dei nuovi prezzi, n.4, datato 20 giugno 1954, p. 14, e Verbale di collaudo del 29 febbraio 1956. Roma, Archivio dell’Inail, dei soggetti sulla base di modelli tratti dai repertori di incisioni Fondo palazzo Capponi. italiane e straniere che circolavano ampiamente nelle botteghe 2 Le indagini diagnostiche sono state eseguite nel 2002 a cura dello degli artisti (tavv. , , , , , ). studio associato EMMEBICI Metodologie di indagine per i Beni Culturali. Un altro gruppo di pitture, presenti in tutte e tre le stanze, ap- 3 Sull’evoluzione del fregio dipinti nei palazzi italiani fra XV e XVI seco- pare invece caratterizzato da una prevalenza dell’elemento na- lo si veda BOSCHLOO A.W.A., 1981, pp. 129-141. 4 Oltre alla composizione della malta a base di calce e polvere di marmo, turale. È il paesaggio il tema centrale, che occupa la parte prio- anche la presenza, nei pigmenti, di bianco di zinco e, per i toni di azzurro, ritaria del dipinto: alberi dall’ampia chioma sono disposti a di oltremare artificiale, entrambi commercializzati diffusamente a partire guisa di quinte laterali, tra cui si dischiude un ampio orizzonte, dal terzo decennio dell’Ottocento, costituiscono per queste parte delle sul quale si alternano in lontananza piccoli borghi circondati da pitture, un termine post-quem certo. 5 Il ciclo di pitture del Ligustri a palazzo Besso è documentato in GUER- una ricca vegetazione, piccole cascate e corsi d’acqua, catene RIERI BORSOI M.B., 2000, pp. 101-112, tav. IX. montuose (tavv. , ). Tipologicamente a sé stante, nella terza sala, è la scena raffigu- rante la piccola pieve, unico caso in cui ricorre accanto al tema paesaggistico un episodio - benché reso con tratti sommari – di vita religiosa. Peculiare, in questo pannello, pare anche l’inclu- sione nella scena di paesaggio di un costone di roccia e di un arco naturale, elemento forse ripreso da una maniera esecutiva di ambito nordico e osservabile anche in un affresco di analogo soggetto in Palazzo Paravicini (oggi Besso) a Roma, eseguito all’inizio del XVII secolo da Tarquinio Ligustri 5 (tav. ). In ragione dei loro caratteri stilistici le decorazioni di cui si trat- ta potrebbero dunque attribuirsi ad uno o più artisti, capaci di assorbire l’influenza di modelli diversi e di riversarli in nuove e fantasiose versioni; certamente legati alla tradizione romana, manierista e con influenze fiamminghe, e a sé stanti rispetto alle innovazioni del “paesaggio naturalizzato” proposto dai maestri bolognesi. Se esse siano poi da ricondurre al periodo dei Serro- berti o agli anni in cui Amerigo Capponi restaurò il palazzo, è arduo da stabilirsi nel silenzio dei documenti. Si può semplice- mente osservare che, nel primo caso, l’esecuzione delle pitture risulterebbe pressoché contemporanea a quella di altri e più importanti cantieri – come quello delle Logge di Pio IV –, e potrebbe pertanto ipotizzarsi l’incarico da parte di Francesco e Geronimo Serroberti ad un’artista alquanto aggiornato circa le tendenze del gusto più innovative. Diversamente, la stratifica- zione dei vari modelli tipologici, quale si riscontra nel ciclo decorativo, potrebbe far pensare ad un’esecuzione commissio- nata da Amerigo Capponi all’inizio del XVII secolo, con l’inter- vento di un maestro consolidato su modi tardo-manieristi, in linea con il gusto di stampo tradizionale che caratterizzò altre committenze della famiglia in quegli anni.

 La cappella Capponi in San Giovanni dei Fiorentini

La ricerca d’archivio effettuata sul fondo Capponi conserva- della Porta, con conseguenti cambiamenti del progetto in corso to presso l’Archivio Capitolino di Roma ha rivelato, fra le carte d’opera ed inevitabili rallentamenti durati quasi un secolo 3. relative al palazzo e alle altre proprietà del ramo romano della È nel , o poco prima, che il fratello di Amerigo Capponi, famiglia, l’esistenza di un nucleo omogeneo di documenti monsignor Orazio, ottenne, come altre famiglie toscane in quel concernenti l’acquisizione e la decorazione della Cappella in S. torno d’anni, il patronato di una cappella nella Chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini, in base ai quali è possibile ricostruire Giovanni: gli fu assegnata la Cappella della SS. Croce, posta nel le fasi esecutive dei lavori, precisare l’identità dei singoli pro- transetto sinistro, “concessagli ad effetto di ornarla, e dotarla motori rispetto a quanto già noto, confermare attribuzioni già alla quale lascia un censo di sc. , e vuole che si faccia dall’ere- avanzate circa la paternità delle opere, restituire una datazione de”, come apprendiamo dal suo testamento del  marzo  4. certa alla pala d’altare, e, in generale, lumeggiare i rapporti che Morto il  marzo di quello stesso anno 5, Monsignor Orazio fu intercorsero tra committenti ed esecutori. il primo della famiglia ad essere sepolto nella Cappella 6, sebbe- Poiché l’acquisizione della Cappella costituì, al pari dell’ac- ne i lavori avviati nel  non fossero ancora finiti e dovesse quisto del palazzo cittadino e della villa suburbana, il modo in portarli a termine, negli anni seguenti, Gino Angelo Capponi, cui la famiglia consolidò la propria posizione in Roma, ed figlio di Amerigo nonché nipote ed erede del prelato 7. essendo questa l’unica opera commissionata dai Capponi fino A quel tempo la Chiesa doveva avere, per i molti interventi ad oggi conservatasi pressoché intatta – a differenza della villa, di decorazione delle navate e delle singole cappelle, l’aspetto di oggi scomparsa, e del palazzo di Ripetta, profondamente altera- un alacre cantiere frequentato da artisti di gran nome: basti to nel corso del tempo –, è parso opportuno riportare le notizie pensare agli affreschi del Circignani nella Cappella di S.France- tratte dalle carte d’archivio, le quali potranno servire a mettere sco d’Assisi (ante ), agli affreschi del fiorentino Giovanni in più chiara luce gli interessi artistici dei Capponi e i caratteri Balducci nella Cappella dedicata a S. Maria Maddalena de’ del loro mecenatismo, con ciò aggiungendo un piccolo tassello Pazzi (-), ai quadri del Cigoli, originario di Castelvec- alla storia del collezionismo aristocratico nella Roma del XVII chio vicino Firenze, in quella dedicata a S. Girolamo (), agli secolo 1. affreschi del pisano Orazio Gentileschi nella Cappella di S. Contemporaneamente alla acquisizione del palazzo di Ripet- Filippo Benizi (), al rivestimento marmoreo della Cappella ta, fra il secondo e il terzo decennio del XVII secolo, la famiglia della Madonna eretta dalla Nazione fiorentina e decorata su Capponi volle dunque dotarsi anche di una cappella di famiglia progetto di Carlo Maderno e Matteo Castelli (-), ai dipinti nella Chiesa di S. Giovanni de’ Fiorentini, sita nel quartiere per la medesima Cappella di Agostino Ciampelli e Anastasio della Nazione fiorentina e punto di riferimento per tutti i Fontebuoni ( e ), alla pala d’altare del Ciampelli nella concittadini residenti in Roma. La vita della comunità che face- Cappella di S. Antonio Abate e S. Lorenzo (), alla decora- va capo alla Chiesa suddetta era infatti legata alla “Compagnia zione della Cappella Sacchetti con dipinti di Giovanni Lanfran- della Pietà dei Fiorentini”, poi divenuta Arciconfraternita, la co (tra  e ), al monumento funebre di Antonio Barberi- quale, istituita in occasione della pestilenza del , riuniva al ni (), e al progetto di Pietro da Cortona per l’altare maggio- suo interno banchieri, commercianti, artigiani e artisti fiorentini re su incarico di Orazio Falconieri () 8. trasferitisi nella Città (fig. ). I primi incarichi per i lavori da eseguire nella Cappella Appare certo, come si è detto in esordio, che tale decisione Capponi – che si volle dedicare a S. Maria Maddalena – risalgo- fosse dettata dall’intento dei componenti del ramo romano dei no al  e sono registrati fra i pagamenti di monsignor Orazio, Capponi di radicarsi nella Città che li aveva accolti, poiché la a riprova del fatto che le committenze provennero dal prelato e famiglia già possedeva una prestigiosa cappella a Firenze, nella solo in seguito, dopo la sua morte, da Gino Angelo Capponi. I Chiesa di S. Felicita, acquistata nel  dall’avo Ludovico, dedi- documenti relativi, assai dettagliati e di notevole interesse, cata alla SS. Annunziata e per intero nuovamente decorata, fra consentono di ricostruire le varie fasi degli interventi, di indivi- il  e il , dal Pontormo con affreschi ed olii su tavola duare gli artisti incaricati e di apprendere, in particolare, quali raffiguranti l’Annunciazione e i quattro Evangelisti, e una pala materiali siano stati impiegati per la decorazione della Cappella, d’altare con la Deposizione 2. conservatasi fino ai nostri giorni nel suo originario aspetto. La lunga edificazione di S. Giovanni de’ Fiorentini era stata Le opere commissionate dai Capponi riguardarono i rivesti- da poco completata, nell’estate del , dal Maderno (al quale menti marmorei, gli stucchi, una pala d’altare e alcuni arredi si devono l’abside, il transetto e la cupola), incaricato nel  liturgici, e furono eseguite sotto la supervisione del Maderno, dopo che su un primo progetto, risalente al Bramante e agli come risulta dalla lettera d’incarico destinata al marmista: la anni in cui per volontà di Giulio II fu realizzato il rettifilo di via balaustra, il pavimento, tutti i particolari architettonici, il colore Giulia (), si erano, per diverse vicende, cimentati alcuni fra i dei marmi, il disegno complessivo della cappella, “dovrà essere più famosi architetti del tempo, da Raffaello a Jacopo Sansovino conforme all’ordine che darà l’architetto Carlo Maderno” 9. Il a Giuliano da Sangallo il Giovane a Michelangelo a Giacomo celebre architetto, assieme a Bastiano Guidi, è altresì nominato  . Roma, Chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini, Cappella Capponi, -

nel documento quale arbitro di eventuali controversie insorte – come poi puntualmente avvenne – tra i committenti e il mastro scalpellino Tullio Solari 10, al quale il  marzo  furono affida- ti i lavori 11, che però ebbero inizio solo nel novembre del  e furono probabilmente completati dopo un anno, sebbene gli ultimi pagamenti risalgano al giugno del , successivamente alla morte di monsignor Orazio 12. Nel capitolato erano minuziosamente elencate le opere che il Solari avrebbe eseguito e il tipo, il colore e la provenienza dei marmi impiegati; l’artigiano si impegnava a mutare i colori delle pietre secondo la volontà dei “Sign. Padroni e Architetto”, e ad attenersi scrupolosamente “al Disegno del quale dovrà darne copia in mano al notaro o muratore come parrà a Mons. di Carpentras o all’Architetto” 13. Vi erano inoltre descritti, con attenzione posta al minimo dettaglio, gli interventi relativi alla realizzazione dell’altare, con il suo dossale architettonico rico- perto di intarsi marmorei policromi: di marmo bianco nuovo “delle cave di Carrara del Polvacio senza difetto alcuno eccet- tuato li scalini che si possono fare di marmoro saligno” per il disegno delle principali membrature architettoniche – basamen- to, cornice della predella, capitelli, architrave, timpano spezzato e cimasa – con intarsi di alabastro, di “cotognino”, di “brocatel- lo”, “di marmoro giallo” e di marmo“verde; di marmo “bianco e nero bello orientale” per il fregio che correva fra l’architrave e il timpano. Le colonne dovevano esser fatte con marmo prove- niente dalle cave di Verona, “delle medesime cave dove sono state cavate le colonne del Rev.mo Cardinal Barbarino che sonno nella sua cappella a S. Andrea della Valle”; marmo giallo e nero “ben lustro”, invece, sarebbe stato impiegato per i contropila- stri; la cornice in cui racchiudere la pala d’altare doveva realiz- zarsi in “portasanta bella e ben macchiata lostrata a tutto para- gone tutto massiccio e senza fodera con suoi orecchie”; l’altare, anch’esso tutto rivestito di marmi, avrebbe avuto sul davanti una croce di marmo giallo con raggi intarsiati di rosso; una balaustra in “portasanta” con “pilastrelli (...) commessi di Alabastri belli orientali con suoi listelli de marmoro nero”, avrebbe delimitato mosse e volti allungati, in una posa di torsione di matrice lo spazio della cappella rispetto al transetto. Ai lati della porta michelangiolesca e tipica di molta produzione manierista; al della balaustra, così come ai lati dell’altare, furono apposti gli centro una protome di cherubino chiudeva la chiave dell’arco. stemmi della famiglia Capponi in marmo bianco e nero, su Tutte le modanature architettoniche in stucco, compresa una fondo giallo e listello nero attorno. Il Solari si impegnava, infine, serie di “ fiori doppi con sua borchia nel mezzo”, diversi ad eseguire “detti lavori con ogni diligenza e ben alutorati senza fogliami, “doi teste di medusa” e la suddetta protome di cheru- tasselli o mistura e attaccati con stucco a foco e dove bisogna bino posta all’apice dell’arco furono eseguite dal Solari, così con panni e spranghe di ferro con piombo e mettere in opera come le rifiniture in oro degli stucchi medesimi 16; gli angeli, ogni cosa a sue spese e assistere quando si mette in opera”, e a invece, furono opera dello scultore Domenico de Rossi, origina- concludere il lavoro entro due anni 14. rio di Fiorenzano in Toscana, per i quali fu saldato nel giugno L’altare venne progettato per essere inscritto all’interno di un del  17. arcone decorato con rivestimenti marmorei fino alla trabeazio- Dello stesso arco di anni, dal  al ’, sono alcune ricevute ne, mentre la parte superiore, l’arco e l’intradosso, dovevano per l’argentiere Giovanni Castiglioni, che realizzò una lampada essere modellati in stucco, con decorazioni di foglie e volute a e due candelieri da altare in argento 18. rilievo, “per non idebolire la fabbrica” 15. Sull’estradosso dell’ar- La committenza di maggior rilievo, tuttavia, pare esser quella co si allungavano due grandi e muscolosi angeli, con ciocche di monsignor Orazio ad Astolfo Petrazzi, pittore senese al quale  . Astolfo Petrazzi, S. Maria Maddalena con angeli, . Roma, Chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini, Cappella Capponi.

La personalità artistica di Astolfo Petrazzi si formò nell’am- biente tardo manierista senese che aveva in Ventura Salimbeni e Francesco Vanni i suoi principali esponenti, dei quali il Baldi- nucci lo definisce allievo: “dalla scuola del cav. Francesco Vanni ... uscì Astolfo Petrazzi cittadino senese, il quale avendo di poi studiato molto appresso il cav. Ventura Salimbeni e Pietro Sorri, moltissime opere fece nella sua patria” 20. La sua attività si svolse pressoché interamente nell’ambito d’origine, ad eccezione di un soggiorno romano avvenuto all’incirca fra il  e il  21. In quegli anni Roma rappresentava, com’è noto, una meta obbliga- ta per un artista che volesse essere aggiornato sulle novità della pittura, in ragione della presenza nella Città dei maestri bolo- gnesi e di opere del Caravaggio o di suoi seguaci. Gli artisti che vi giungevano da fuori frequentavano le botteghe, i cantieri arti- stici, studiavano le opere, facevano apprendistato presso qual- che affermato artista per poi ritornare, dopo qualche tempo, nella loro città di origine con le acquisite competenze ed i nuovi orientamenti, al fine di proporli alla committenza locale più ricercata ed esigente; talché può dirsi che il viaggio a Roma del Petrazzi fosse conforme ad una consuetudine affermatasi già dalla fine del Cinquecento con i pittori senesi della precedente generazione – fra i quali Vanni, Salimbeni, Casolani, Sorri –, e che si rinnovava nel primo ventennio del nuovo secolo, oltre che con il Petrazzi, con Raffaello Vanni, apprendista fra il  e il  di Guido Reni e successivamente di Antonio Carracci, e Francesco Rustici, presente a Roma fra il  e il . Questi artisti, sovente incoraggiati a recarsi a Roma dalla presenza di un pontefice di origine toscana, una volta giunti nella Città tendevano a fare riferimento ai concittadini della loro Nazione, così come le famiglie patrizie di origine toscana, d’altra parte, preferivano commissionare lavori ai loro conterranei. Dell’ope- ra del Petrazzi, purtroppo, non ci è noto quasi nulla di questo periodo romano, se non proprio il dipinto della Cappella Capponi, ricordato per la prima volta dall’Ugurgieri e poi da tutte le fonti successive: “in Roma hà lavorato a fresco nella i documenti consentono di attribuire la pala d’altare raffiguran- vigna del Cardinal Mellini, ed in altri luoghi, e nella Chiesa di S. te la Maddalena portata in gloria dagli angeli, databile agli anni Giovanni de’ Fiorentini v’ha una tavola nella Cappella de’ immediatamente seguenti al contratto d’opera. Il  gennaio del Capponi, nella quale è una S. Maria Maddalena sostenuta da gli  il Petrazzi si accordava con il prelato per un dipinto su angeli” 22. tavola “con una S. Maria Maddalena sospinta in aria con Angeli La pala della Maddalena è ancora vicina, per il soggetto raffi- e gloria conforme al disegno del sottoscritto che ha da servire gurato, alle tematiche della controriforma tridentina: essa offre per la Cappella di detto Monsignore Capponi (...), la qual pittu- la visione della Santa mentre, già staccata dal piano terreno, ra io prometto di fare quanto prima potrò senza pigliare a fare ascende al cielo accolta da una schiera di angeli musicanti. La altr’opera finché sia finita questa, ed impiegarci tutta la mia composizione della scena è suddivisa in due parti: un semicer- industria, diligentia, e sapere e farci tutti li studi necessari che chio di angeli nella zona superiore della pala, cui corrisponde possino giovare e che sieno necessari conforme all’arte e vedere nella parte inferiore un secondo gruppo di angeli disposti attor- quanto sarà necessario dal Naturale per dar maggior sotisfatione no alla figura centrale; la torsione, ancora tutta manierista del a detto Monsignore non ostante detto disegno voglio anco corpo della Santa, sembra imprimere un sorta di moto rotatorio andar mutando quelle parti o membra che si giudicheranno al gruppo allo scopo di accentuare, con esito invero non del poter migliorare detta opera, la quale voglio sia tutta di mia tutto efficace, l’effetto ascensionale. mano e tutta per prezzo di scudi dugentoventicinque” 19 (fig. ). Le figure degli angeli e della Maddalena sono caratterizzati  . Incisione raffigurante il monumento . Stima di Carlo Maderno sui lavori funerario di Alessandro Gregorio Capponi eseguiti per la Cappella Capponi in S. Giovanni dei Fiorentini a Roma in S. Giovanni dei Fiorentini, . (Litta P., -) Roma, Archivio Capitolino

da una fisionomia dolce dei volti e da corpi saldamente plasma- di natura morta 25 costituito dall’armatura del santo, alla base ti, raffigurati con un morbido impasto cromatico derivato dalla della pala del S. Sebastiano, fa riscontro la caratterizzazione, pittura riformata fiorentina, che faceva capo al Cigoli e al quasi di genere, degli strumenti musicali suonati dagli angeli Commodi, e aggiornati sui modelli del classicismo bolognese, che accolgono la Maddalena. dai Carracci al Domenichino. Dominano i toni azzurro-violacei, Allorché i lavori per la cappella Capponi vennero completati, sostenuti dal nitore quasi marmoreo dei corpi, e interrotti da una controversia sorse fra le parti a proposito del compenso poche macchie di colore rosso-brunastre. Sullo sfondo le figure dello scalpellino. Esistono infatti fra le carte dell’archivio degli angeli sono quasi evanescenti, eseguite con una pennellata Capponi due perizie eseguite rispettivamente da Francesco più aperta, quasi una cifra ricorrente nelle opere del Petrazzi, Peparelli per conto della famiglia e da Orazio Torriani per parte come il S. Sebastiano della Collezione Chigi Saracini o l’Adora- dello scalpellino 26. Poiché i due periti, pur concordi sulle misu- zione dei Magi di S. Sebastiano in Vallepiatta, Oratorio della re e sui lavori eseguiti, non convenivano sul compenso, furono Contrada senese della Selva 23. L’atteggiamento languido e melo- chiamati – com’era previsto in contratto – a risolvere il conten- drammatico della Maddalena, espressione di quella volontà zioso l’architetto Carlo Maderno e il “Sig.r Dottore Bastiano controriformata protesa a suggestionare i fedeli, e il tono classi- Guidi”. I due espressero un primo parere nel marzo del  ed cheggiante di stampo bolognese avvicinano questo dipinto a un secondo il  di febbraio del  27; la loro perizia fu affianca- quello, già menzionato, del Martirio di S. Sebastiano, datato fra ta dall’ulteriore valutazione data dei lavori dall’architetto la fine degli anni trenta e l’inizio degli anni quaranta 24; al brano Giuseppe Ponzio, il quale, affiancato dallo scalpellino indicato  come Santi “de Gesuiti e della Cappella di S. Paolo” e da Fran- lavori, come risulta in Capitoli e patti con Tullio Solari scarpellino, in AC, cesco detto “delli Aldobrandini”, riconobbe che l’opera “è stata Archivio Cardelli, Div. I, Tomo 60, f.118 C. 12 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.60, f.118 C. messa più a prezzi bassi che alti et in coscienza di detta stima 13 Capitoli e patti con Tullio Solari scarpellino, in AC, Archivio Cardelli, non se ne può levare niente, dove che la cappella di S. Paolo Div. I, Tomo 60, f.118 C. fatta et alcuna cappelle fatte in S. Pietro di simili fatture di 14 Capitoli e patti con Tullio Solari scarpellino, in AC, Archivio Cardelli, pietre sonno apprezzate più alte che detta stima” 28. La contro- Div. I, Tomo 60, f.118 C. 15 versia alfine fu composta il  settembre del , quando Gino Capitoli e patti con Tullio Solari scarpellino, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, Tomo 60, f.118 C. Angelo Capponi e Giovanni Donato Solari, erede del padre 16 Misura e stima di lavori di marmo et mischi et altro per opere di scarpel- Tullio, si accordarono, di fronte al notaio Michelangelo Cesi, lo, con altri lavori de muro e stucchi et oro fatti a tutta robba di Mastro Tullio per la somma intermedia di scudi ., indicata nella seconda Solaro per servitio della Cappella fatta ad istantia della b.m. dell’Ill.mo perizia di Carlo Maderno 29 (fig. ). Mons. Horatio Capponi fatta fornire di tutto punto dall’Ill.mo Sig.Angelo Eginio Capponi, suo nepote, misuarato et stimato per noi cioè Francesco Peperelli per parte de SS. Ill.ma et Horatio Turriani per parte del detto Tullio Solaro et in presente fatta in S. Giovanni de’ Fiorentini, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.60, 118C. NOTE 17 Ricevute di Domenico de Rossi scultore o sia stucatore da Gino Angelo per lavori fatti alla cappella di S.Giovanni de fiorentini, in AC, Archivio 1 Sul tema si vedano, in generale, BAROCCHI P., 1979; POMIAN K., 1989; Cardelli, Div. I, T.62, f.93. 18 DE BENEDICTIS C., 1991; HASKELL F., 1985. Per un raffronto con altre ben I pagamenti per l’argentiere proseguono fino al 1622 e sono conservati più cospicue collezioni, romane e fiorentine, si vedano, tra gli altri, CIVAI in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.60, f.118A. 19 A., 1990; SPEZZAFERRO L., 1993, n. 3, pp. 13-36; SPARTI D., 1992; CAPPEL- Il documento fu sottoscritto da Stefano Lucchi, allievo del Petrazzi, ed LETTI F. - TESTA L., 1994. in presenza di due testimoni, Alessandro Frigoni Bazicaluna e Pellegrino 2 La Cappella Capponi, già Barbadori, era stata architettata dal Brunelle- Bargellini, “per non sapere scrivere (...) e da me sarà segnata con una croce schi e dedicata alla SS. Annunziata. Si vedano VASARI G., (1550), 1986, pp. obbligandomi come di sopra a far detta opera”. Convencione e ricevuta a 647 e 593, nota 11; BERTI L., 1973. conto di Astolfo Petrazzi senese pittore per il quadro della Maddalena in aria 3 La facciata della chiesa fu realizzata nel 1734, durante il pontificato di che gli fu accordato da Monsignor Orazio Capponi per scudi 225 pr la sua Clemente XII Corsini, ad opera di Alessandro Galilei e decorata con statue cappella, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.60, f.118B. Da un secondo allegoriche da Filippo Della Valle. Sulle complesse vicende costruttive e documento, contenuto in un elenco di spese sostenute da Gino Angelo decorative della Chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini v. D., 1997, Capponi, risulta che la pala sarebbe stata consegnata il 2 ottobre 1622, pp. 27-41. giorno del suo trasporto dalla Casa del pittore alla Chiesa di S. Giovanni 4 Testamento di Monsignor Orazio Capponi Vescovo di Carpentras, figlio dei Fiorentini. Dal 1619 24 settembre a tutto Dicembre 1623.Uscita, ed di Gino, fratello di Amerigo e del Cav.re Luigi, e Tutore testamentario e zio entrata di Gino Angelo Capponi tenuta da Perolo Peroli da Fabriano(...) di Gino Angelo Capponi, del 18 marzo 1622 presso il notaio Lorenzo Maestro di Casa, AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.61, f. 61HH, c.69v. Bonincontri, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.6o, f.106. 20 BALDINUCCI F., (1681-1728), 1974-1975, p. 330. 5 AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.60, f.106. 21 Sulla biografia e le opere di Astolfo Petrazzi si veda AVANZATI E., 6 Sappiamo infatti dai documenti d’archivio che Amerigo Capponi, 1987, pp. 59-82; BAGNOLI A., 1989, pp. 338-350. morto a Roma nell’ottobre del 1619 fu sepolto nella Cappella in S. Felicita 22 Ugurgieri Azzolini I., 1649, p. 386. a Firenze: “15 ottobre 1619. Apoca di convenzione con li padri della 23 AVANZATI E., 1987, pp. 59-82 passim. Traspontina per depositare nella loro Chiesa il cadavere di Amerigo Capponi 24 AVANZATI E., 1987, pp. 78-80. fino al di lui trasporto a Firenze”. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. 58, f.45. 25 AVANZATI E., 1989, vol. II, pp. 541-543. 7 I documenti relativi ai lavori svolti nella Cappella Capponi in San 26 Misura e stima di lavori di marmo et mischi et altro per opere di scarpel- Giovanni dei Fiorentini si trovano in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.60, lo, con altri lavori de muro e stucchi et oro fatti a tutta robba di Mastro Tullio f.118. Solaro per servitio della Cappella fatta ad istantia della b.m. dell’Ill.mo 8 Cfr. FERRARA D., passim. Mons. Horatio Capponi fatta fornire di tutto punto dall’Ill.mo Sig.Angelo 9 Capitoli e patti con Tullio Solari scarpellino, in AC, Archivio Cardelli, Eginio Capponi, suo nepote, misurato et stimato per noi cioè Francesco Pepe- Div. I, Tomo 60, f.118 C. relli per parte de SS. Ill.ma et Horatio Turriani per parte del detto Tullio Sola- 10 Capitoli e patti con Tullio Solari scarpellino, in AC, Archivio Cardelli, ro et in presente fatta in S. Giovanni de’ Fiorentini, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, Tomo 60, f.118 C. In quegli stessi anni il Solari è documentato in Div. I, T.60, 118C. alcune delle principali fabbriche dei Borghese, fra cui quella del palazzo di 27 Misura e stima de Lavori di marmi mischi per opera di scarpello con altri Monte Cavallo e la Cappella Paolina in S. Maria Maggiore, per lavori di lavori di muro stucchi e oro fatti in una Capella nel Altare della Croce in scalpellino e fornitura di marmi pregiati. Cfr. CORBO A.M. - POMPONI M. S.Giovanni de’ Fiorentini (...) da me Carlo Maderno et il Si.r Dottore Bastia- (a cura di), 1995, pp. 46, 94, 121, 152, 178. no Guidi, Roma marzo 1625 e Roma 3 febbraio 1626, in AC, Archivio 11 7 marzo 1619. Incarico a Tullio Solaro per l’acquisto di di due colonne Cardelli, Div. I, T.60, 118C. alte palmi 14 e mezzo di marmo nuovo di “Polvaccio, tutto tondo e senza 28 Parere di Giuseppe Ponzio architetto sopra la Cappella di S.Giovanni de’ tasselli e di tutta perfettione e bianchezza”, in Convenzioni,Conti, Ric.te à Fiorentini, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.60, f.118 C. Conto, e quietanza finale di Tullio Solarij, e di Gio.Donato Suo Figlio a 29 Quietanza finale fatta Gio: Donato Solarij figlio ed erede del quondam Monsignor Orazio Capponi, ed a Gin’ang.o suo nipote, ed er.e per li lavori di Tullio Scarpellino à favore di Gino Angelo Capponi per tutte le Pietre, e lavo- Scarpellino della Capp.a della Maddal.a in S.Gio. de Fiorentini di Roma ordi- ri della Cap.a di S.M.a Maddalena nella Chiesa di S.Giovanni de fiorentini nata dal Sudetto Prelato, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, Tomo 60, f.118 C. ordinata dalla B.Memoria di mons. Orazio Suo Zio, in AC, Archivio Cardelli, Il tipo di marmo delle due colonne sarà poi cambiato prima dell’inizio dei Div. I, T.60, f.118C.  La villa Capponi fuori Porta del Popolo

Si è già prima anticipato come, fra i requisiti richiesti dagli della collezione Borghese; sebbene la minuta e compendiaria statuti cittadini a chi, non romano di origine, volesse acquisire incisione del Lauro e l’assenza di pagamenti per l’acquisto o la cittadinanza, fosse prevista la proprietà di due fondi, precisa- l’esecuzione di queste sculture non consentano di valutare se si mente di un palazzo e d’una vigna in Roma (figg. , ). tratti di copie antiche o moderne, le statue rientrano tuttavia in In effetti l’acquisizione della vigna da parte del Capponi, un genere piuttosto frequente nelle più importanti collezioni conseguita fra il  e il , precedette quella del palazzo. La antiquarie dell’epoca. Le altre due statue, quelle eseguite dal villa, consistente in circa “pezze quaranta” di terreno, fu frutto Caporale e poste ai lati estremi del corpo architettonico centra- dell’acquisto di alcune proprietà fra loro confinanti: “negli anni le, rappresentavano figure maschili, la prima intenta a sorregge- , , , e  – come è riportato nello Stato ereditario di Ame- re una cornucopia, la seconda a suonare uno strumento a fiato, rigo Capponi redatto nel  – Amerigo Capponi per unire in- forse da identificarsi con quella descritta nei documenti di sieme questa vigna fece acquisto di  vigne tra loro contigue, e pagamento come “Pastore et lepretti” 6. Le due sculture alludo- compresa l’affrancazione de Canoni, la fabrica, e l’abbellimento no a generiche divinità bucoliche del mondo classico, o più di n.  case, li mobili fatte per le medesime” 1. precisamente ai temi della natura e della fertilità della terra, Dai documenti d’archivio relativi alla vigna risulta che il pri- mediante l’immagine della cornucopia, e dell’armonia dell’uo- mo acquisto, del  febbraio , riguardò l’appezzamento di mo con la natura, attraverso l’evocazione della musica. Assieme terreno comprendente il Casino e confinante con la proprietà del alla figura erculea, che simboleggia la virtus, e all’idea del marchese Colonna; nel dicembre del  fu acquisita la parte tempo suggerita dalle due meridiane, la decorazione della della vigna che affacciava su via Flaminia e nel  quella confi- facciata della Casa grande sulla via Flaminia sembrerebbe ri- nante con la chiesa di S. Andrea. La parte più cospicua, consi- spondere a un programma iconografico imperniato sull’allusio- stente in circa “venti pezze”, fu acquistata da Amerigo dai cre- ne ad un’atmosfera di appagamento, riflessione e riposo assai ditori di Giacomo Magoni, il quale a sua volta l’aveva avuta in vicina ai classici otia (figg. , ). vendita da Clelia Nari, nobildonna romana vedova di Alessandro A pochi mesi di distanza dall’inizio dei lavori nella Casa gran- Pellegrini, nel gennaio del ; sicché l’acquisto della villa costò de furono avviati anche gli interventi per la palazzina centrale: complessivamente al Capponi la somma di circa  scudi 2. gli acquisti di cospicue quantità di materiale da costruzione, Man mano che procedevano le operazioni d’acquisto delle come pozzolana, calcina e tufi, fanno supporre più consistenti varie proprietà, Amerigo aveva già avviato i primi lavori di opere di muratura volte ad ampliare questo edificio, come ristrutturazione della villa, con particolare riguardo alle due sembrerebbe confermare anche una successiva annotazione di principali costruzioni che in essa sorgevano: una palazzina pugno di Gino Angelo Capponi, in cui si ricordava come al all’ingresso di via Flaminia, detta anche Casa grande, e l’edificio momento dell’acquisto in questa palazzina non vi fossero “che collocato al centro della vigna, denominato Casino di sopra. due stanze o il vignarolo” 7. Al termine dei lavori questo edifi- Iniziati nell’ottobre del  3, i lavori interessarono dapprima cio, destinato a divenire la residenza nobile della famiglia, si la palazzina sulla via Flaminia con consistenti opere di riparazio- componeva di un primo piano di servizio con tre stanze, di cui ne all’interno dell’edificio e di decoro della facciata. In questa due destinate alla cucina e alla cisterna, e di un piano superiore fase l’ingresso centrale, probabilmente preesistente, fu trasfor- con cinque camere ed una loggia “depinta, Rabescata” 8, della mato in un grande portone ad arco rivestito con pilastri di tufo quale purtroppo non si conosce l’artista esecutore, non essen- scolpiti a bugnato; il medesimo materiale fu utilizzato nelle dovi traccia di pagamenti. Lo scalpellino di fiducia del Cappo- “cantonate della casa...et fatte rustichi con quattro smussi et la ni, Mastro Dionigi, è invece menzionato nei documenti per la faccia a diamanti”; al culmine della facciata furono posti una costruzione della una nuova scala centrale – a doppia rampa serie di “merli” in peperino intervallati da due “orologi” a meri- con gradini in peperino e “muriccioli attorno” – sulla facciata diana. Il  agosto del , riportano i documenti, furono collo- della palazzina, che consentiva di raggiungere direttamente la cate “infra i merli della loggia” due statue di travertino eseguite loggia del piano superiore. da Francesco Caporale, lo stesso scultore che l’anno seguente Il gusto per l’antico, sul quale ci si è già soffermati con avrebbe poi realizzato le sculture del palazzo di via di Ripetta 4. riguardo all’allestimento del cortile del palazzo cittadino e alla Al di sopra del portale principale era posta, in ripresa di un facciata della Casa grande della villa, costituiva il criterio cui si motivo che avrebbe caratterizzato anche l’ingresso del palazzo ispirò anche la decorazione della facciata della palazzina: anco- cittadino, una balaustra corrispondente alla finestra centrale; ai ra al Dionigi, infatti, fu affidato l’incarico di realizzare tre vasi lati della balaustra – come è possibile vedere nell’incisione della “alla foggia di un’urna antica che due per la vigna di sopra per Vigna Capponi di Giacomo Lauro 5 – erano collocate due statue accompagnare due antichi sopra al frontespizio alto della di soggetto classico, raffiguranti l’una Ercole, di foggia simile facciata...e altri due con li piedi e li zoccoli di tufi messi alle due all’Ercole Farnese, e l’altra una figura maschile vicina iconogra- cantonate sopra li merli della muraglia della casa da basso”; ficamente o al modello del “Satiro danzante” o del Dionisio mentre il  novembre del  il diario delle spese di Amerigo  . Villa Capponi fuori Porta del Popolo,  c., in Pianta del condotto dell’acqua Vergine per il palazzo Capponi, disegno a tempera su pergamena. Roma, Archivio Capitolino. . Giacomo Lauro, Villa Capponi fuori Porta del Popolo, in Giovan Battista de Rossi, Palazzi diversi dell’alma città di Roma, . Roma, Biblioteca dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte

 riporta l’arrivo di “un’urna scavata a Testaccio da Bombardierij parapetti delle finestre e delle porte sia della Casa grande che e condotta in Castello per portar alla Vigna” 9. della palazzina di sopra 14; e il secondo (del  novembre ) di Una pianta della vigna, redatta da Francesco Calamo il °lu- Giovanni de Alessandro, per generici ”lavori di pittura fatti alla glio del  su incarico di Gino Angelo Capponi, rende un’im- vigna del marchese” 15. magine complessiva della proprietà, delle varie costruzioni – anche minori – che vi sorgevano e della sistemazione degli spazi verdi 10 (tav. ). L’estensione della vigna aveva una forma simile ad un grande trapezio con il lato più lungo sulla via Flaminia; su NOTE tale fronte la proprietà era difesa dalla strada consolare da un 1 Stato ereditario di Amerigo Capponi fatto l’anno 1747, in AC, Archivio alto muraglione, al centro del quale si apriva il portone princi- Cardelli, Div. I, T.58, f.50. pale della Casa grande; ad un’estremità di tale confine si trovava 2 Informazione generale di tutta la Vigna Capponi al Popolo circa li varij la Chiesa di S. Andrea, il cui corpo posteriore era incluso acquisti delli varij pezzi della medesima, circa l’affrancazione de canoni, prez- nell’appezzamento. Sul lato settentrionale esso confinava con la zo, grandezza e fatta di mano di Gino Angelo Capponi, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.71, f.22 Vigna dei Padri Agostiniani e con “la Vigna di Carlo Martelli 3 I lavori per la ristrutturazione degli edifici esistenti nella vigna Capponi Raggi delli Em.mo Sig.re Cardinale Orsino”, mentre su quello sono documentati da un Conto di spese sostenute dal muratore Antonio meridionale, dal profilo alquanto frastagliato, con il fondo del Mazzantini, non datato ma riferibile senz’altro ai primissimi tempi, e dalla conte Colonna; sul lato orientale, infine, la villa affacciava sulla Nota di di spese fatte per fabricare nella Vigna del Popolo, riguardante gli interventi di varie maestranze dal 1613 al 1616, entrambi conservati in AC, “via dell’Arco Scuro”, dove si apriva un secondo ingresso. Da Archivio Cardelli, Div. I, T.71, f.32. Alcune spese per la Vigna, avvenute fra questo punto si dipartiva un lungo viale che raggiungeva la il 1616 e il 1617 contemporaneamente alla ristrutturazione del palazzo palazzina nobile e da qui proseguiva fino all’altro ingresso su via cittadino, sono riportate in Conti delle Case, cit., in AC, Archivio Cardelli, Flaminia; all’altezza della palazzina, ma spostata verso setten- Div. I, T.70, f.6, pp. 34, 47, 53, 54, 76. 4 trione, sorgeva anche la “casa che serve al vignarolo” formata da L’incarico a Francesco Caporale risale al 20 di luglio del 1615 e il 30 agosto del 1615 vennero pagati due facchini per portare le due statue fino due corpi di fabbrica, uno a due piani con quattro camere e alla Vigna e collocarle sulla facciata. Nota di spese fatte per fabricare nella loggia coperta, in cui risiedeva probabilmente il mezzadro, e Vigna del Popolo, AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.71, f.32. l’altro più lungo e più basso ad uso probabilmente di cantina, 5 Palazzo della famiglia di Capponi e Porta vinea nobilis familiae Capponae, stalla e cisterna. Al di sotto della palazzina nobile si apriva un in G.B. DE ROSSI, 1638, frontespizio. La facciata della Vigna Capponi è nota anche attraverso il disegno a china su pergamena riportato nella Pianta del boschetto, detto “de’ Tordi”, con una grotta fatta scavare da condotto dell’Acqua Vergine, cit., AC, Archivio Cardelli, Cassettiera. Amerigo durante i primi lavori di sistemazione della villa, utiliz- 6 Nota di spese fatte per fabricare nella Vigna del Popolo, AC, Archivio zata “per tener vino”. Una terza fabbrica più piccola, formata Cardelli, Div. I, T.71, f.32. da tre piani con due stanze, si trovava vicino alla chiesa di S. 7 Informazione generale di tutta la Vigna Capponi al Popolo, cit., in AC, Andrea. Sempre sul lato occidentale vi erano infine due pozzi e Archivio Cardelli, Div. I, T.71, f.22. 8 Pianta della Vigna Capponi a Porta del Popolo, disegno a china su carta, una vasca; il resto della proprietà, suddiviso in modo regolare 1663. AC, Archivio Cardelli, Cassettiera n. 2, Casetto n.4. da una serie di vialetti ortogonali, era destinato a vigneto. 9 Nota di spese fatte (...), cit., in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.71, f.32. I La vigna fuori Porta del Popolo, una volta completati i lavori “Bombardieri” sono quelli in servizio a castel Sant’Angelo, alle dipendenze di Amerigo nel periodo in cui questi ricoprì la carica di Vice Castellano. voluti da Amerigo Capponi, rimase pressoché inalterata – a 10 11 Pianta della Vigna Capponi a Porta del Popolo, disegno a china su parte sporadici interventi di manutenzione – fino a quando carta, 1663. AC, Archivio Cardelli, Cassettiera n. 2, Casetto n. 4. non passò a Francesco Ferdinando. Dopo un lungo periodo di 11 Gli unici lavori di manutenzione documentati fra Amerigo e France- abbandono la villa subì, tra il  e , notevoli interventi di sco Ferdinando furono quelli commissionati da Gino Angelo nell’autunno restauro, consolidamento e ampliamento, fra cui quelli consi- del 1644 al muratore Stefano Friggia per eseguire lavori di consolidamento stenti nella realizzazione di un nuovo appartamento formato da di parti murarie degradate che rischiavano di crollare: v. Lavori per Gino Angelo, AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.71, f.32. una sala e due camere “dove prima era il fienile”, eseguita da 12 Fra i documenti d’archivio esistono due capitolati di lavori intestati al mastro Cesare Mardiglia 12, e nel rifacimento della loggia, della muratore Cesare Mardiglia: il primo con data 24 giugno 1692 e il secondo scala a doppia rampa nella palazzina nobile e nell’ampliamento datato 1 maggio 1693, in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.71, f.32. 13 della stessa di tre stanze al piano superiore ad opera del mura- I capitolati dei lavori eseguiti da Antonio Monti, datati rispettivamente 13 13 febbraio 1696, 14 marzo 1697 e 13 settembre 1698, sono conservati in tore Antonio Monti . Dalla descrizione di alcuni interventi AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.71, f.32. realizzati al piano terreno della palazzina si ricava altresì la noti- 14 Le ricevute di pagamento intestate al pittore Pietro Tosetti, riguardan- zia che nella vigna doveva esservi anche un teatro all’aperto con ti i lavori eseguiti per la Vigna e datate rispettivamente 23 giugno 1693 e 12 sedili in peperino posto in prossimità della palazzina stessa. luglio 1693, sono conservate in Conti e ricevute di diversi artisti, cioè Pitto- Negli anni di Francesco Ferdinando sono, infine, documentati re, Stuccatore e Indoratore per lavori fatti nel Palazzo, e Suoi soffitti, AC,   Archivio Cardelli, Div. I, T.74, f.8. gli interventi di due pittori: il primo (del giugno ) di 15 La ricevuta di pagamento al pittore Giovanni de Alessandro è conser- Pietro Tosetti per lavori di pittura e doratura dei soffitti, dei vata in AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.71, f.31.  Regesto dei documenti

, Roma ottobre  Nel “Libro delle proprietà” il monastero degli Agostiniani di S. Maria ,  novembre del Popolo risulta proprietario di molti beni, e coinvolto in un’intensa Presa di possesso di Gerolamo Serroberti della casa più piccola confi- attività immobiliare, nell’area compresa fra Piazza del Popolo e nante con la domum magnam, già di sua proprietà, nella quale in quel l’Ospedale di S. Giacomo, e in particolare in quella prospiciente il momento abitava Bartolomeo di Pietrasancta aromatario: “iuxta aliam Tevere, a partire dal . domum magnam ipsius domini Hieronimi et ab alio bona heredum AA, Proprietari, Libro delle proprietà  (ms. n. ) blondi romana ante via publica vel siqui”. -, Roma ASR, Collegio dei Notai Capitolini, notaio Curzio Saccoccia, vol. ,  L’“Inventarium instrumentorum”, inventario delle proprietà del mo- novembre  nastero di S. Maria del Popolo all’inizio del XVI secolo, comprende ,  marzo, Roma una serie di atti notarili il cui esame consente di analizzare l’espansione Testamento di Geronimo de Serroberti aromatario perugino. Il testa- e il radicamento del monastero degli Agostiniani nell’area urbana di tore, che chiede di essere sepolto in S. Agostino, dispone “uno fide- via di Ripetta, dove, fra gli altri immobili, sorgerà Palazzo Capponi. commesso acciò detta casa sempre resti e se dica la casa de Serroberti,  AA, Inventario degli Instrumenti, M. per tanto vole et ordina che li suoi eredi non la possino alienare et per ,  aprile, Roma qualsivoglia vocabolo d’alienatione et che sopra ciò non sicce possa Copia dell’atto di concessione in enfiteusi perpetua a Monsignor expedir motu proprio alcuno delli pontifici”.  Nicola de Gaddis, fiorentino e chierico della Camera apostolica, di un ASR, Collegio dei Notai Capitolini, notaio Lorenzo de Ricchi, vol. ,    sito edificabile di circa  canne, da misurarsi una volta finita la marzo (Doc. n. ) nuova via di Ripetta da parte di Tommaso de Bachelli, fiorentino e ,  dicembre, Roma priore del Convento dei frati di S. Agostino al costo di un carlino la “Sponsalia” tra Silverio de Piccolomini e i tutori nominati da Serro- canna, con l’obbligo di edificarvi entro tre anni, per la somma com- berti per la figlia primogenita Giulia. L’atto risulta interessante ai fini plessiva di mille ducati di carlini di moneta vecchia. della ricerca in quanto esso fu redatto “in domo magna dictorum here- AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. dum posita in Regione Campi Marti”, alla presenza di Silverio Picco- ASR, Notai dell’Auditor Camerae, uff., , II parte (Doc. n. I) lomini che già vi abitava.   ASR, Collegio dei Notai Capitolini, notaio Luca Antonio Buzio, vol. , marzo    Atto di nascita di Orazio Capponi, fratello di Amerigo, poi divenuto , dicembre monsignore e vescovo di Carpentras (Avignone). ,  febbraio, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Atto di locazione stipulato fra Lorenzo Quarri e Filippo Peruzzi, “inquilino della casa degl’eredi Serroberti”; una nota successiva speci- ,  ottobre e ,  ottobre, Roma fica che tale abitazione corrisponde alla casa acquista da Amerigo Testamento di Francesco Serroberti nel quale il Serroberti fissa l’asse- Capponi dalla Compagnia di S.Marcello. gnazione in linea maschile del Palazzo in via di Ripetta. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. ASR, Collegio dei Notai Capitolini, notaio G. Nichilchini, vol. ,  -, Roma ottobre  (Doc. nn. -) “Conti, e ric.te di diversi artisti, Imbiancatori, pittori, verniciari, in- doratori, ferrari, chiavari, vetrari, sediari, per lavori fatti alla Vigna del   , ottobre, Roma Popolo”. “Compra di casa di Gerolamo Serroberti”: Melchiorre del fu Giovan- AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. ni Vicalis romano di Campo Marzio vende a Orazio Jacoboni romano, che a sua volta vende a Geronimo Serroberti, “domum terrineam sole- -, Roma ratam et tectatam cum discoperto puteo et aliis eiusdem iuribus sitam Apoche, conti e ricevute di diversi muratori per lavori fatti alla Vigna in Urbe in Regione Campi Martis”, per scudi . La casa, appartenen- fuori di Porta del Popolo e in specie in tempo del marchese Francesco te al monastero di S. Agostino, è soggetta ad un canone di  baiocchi Ferdinando Capponi.   a semestre. Essa risulta confinante da un lato con la casa dello stesso AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. Geronimo, aromatario, sul retro con i beni degli eredi del fu Biondo ,  settembre, Roma fiorentino e davanti con la via pubblica. Apoca della vendita del palazzo di via di Ripetta da parte di Annibale ASR, Collegio dei Notai Capitolini, notaio Curzio Saccoccia, vol. ,  Valeriani, a nome anche dei suoi fratelli Silverio e Francesco, ad ottobre  Amerigo Capponi per la somma di seimila scudi. Nello stesso docu- ,  ottobre mento sono contenute l’approvazione e sottoscrizione originale di Atto allegato alla compravendita fra Gerolamo Serroberti e Orazio Francesco e Silverio Valeriani Serroberti, fratelli del suddetto Anniba-   le datata  ottobre . Jacoboni ( ottobre ) da cui si apprende che la famiglia Ser-   roberti, composta da speziali benestanti, era proprietaria di diversi AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. ASR, Notai del Vicario, notaio Michelangelo Cesi, uff. ,  settembre beni in Parione e presso S. Lorenzo in Damaso. Si evince anche che la    famiglia aveva scelto in quegli anni di trasferirsi nella nuova zona di S. , c. (Doc. n. ) Maria del Popolo. Dal  al , Roma, ASR, Collegio dei Notai Capitolini, notaio Curzio Saccoccia, vol. ,  Il fascicolo contiene diversi conti e ricevute di pagamento a “Stagnari  e Muratori per li condotti dell’acqua di Trevi dall’orto di Napoli al , I parte, c. sg. (Doc. n. ) Palazzo Capponi [al giardino e alla Vigna fuori Porta del Popolo], e ,  aprile, Roma per la loro manutenzione”. Ricevuta di pagamento del notaio Michelangelo Cesi da parte di AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Amerigo Capponi di scudi  per “il processo derogationis fidec.i delli Documento non datato [ circa], Roma SerRoberti di Perugia, e per il rog.o della compra del Palazzo”. Albero genealogico dei Serroberti di Perugia in cui è annotata la AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. discendenza di Francesco da cui si evince come il palazzo di via di   Ripetta, vincolato dal fidecommesso, sia pervenuto in via ereditaria a , luglio, Perugia Francesco Valeriani Serroberti, figlio di Claudio Valeriani e Flaminia “Instrumento rogato in Perugia dilla Ratificatt.ne fatta dal sig.ri Serroberti, figlia a sua volta di Geronimo, fratello del primo France- fran.co Valeriani (...), dilla compra fatta a me Amerigo Capponi dilla Casa Grande et della piccola al ditto Sig.re franc.co (...)” Serroberti. sco. Il foglio è allegato alla documentazione relativa alla compravendi-   ta del palazzo di via di Ripetta fra la famiglia Valeriani-Serroberti e AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. Amerigo Capponi. ,  novembre, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Licenza di costruire un “poggiolo” attorno alla sua Casa, sul modello ,  febbraio, Roma del disegno presentato, concessa ad Amerigo Capponi da parte dei Atto di vendita, rogato dal notaio Celso Cusani, di due casette conti- Maestri di Strade Alessandro Muti e Lorenzo Altieri.   gue nel Rione di Campo Marzio in via delle Scalette, “duas domunculas AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. simul iunctas, cum viridarii, puteo et aliis suis membris et peertinentiis”, , , , Roma da parte di Lucia de Grottis moglie di Pietro Antonio Patelli ad Nota riassuntiva redatta probabilmente dopo la morte di Amerigo Amerigo Capponi per la somma di scudi ; dette casette pagavano Capponi, concernente gli acquisti fatti dal medesimo Amerigo e i ri- un canone annuo di scudi . ai frati del Convento di S. Agostino. spettivi canoni che gravano sulle medesime proprietà, da cui risultano, AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. oltre al palazzo e alla casetta contigua su via di Ripetta (atto del  ASR, Notai dell’Auditor Camerae, notaio Celso Cusani, uff. , vol. , marzo  rogato dal notaio Michelangelo Cesio), due case contigue c.  (atto del  febbraio , notaio Celso Cusani) di proprietà di Lucia , dal  gennaio al  agosto , Roma del quondam Domenico de Grottis, un’altra casetta anch’essa adiacen-   “Conti delle case cioè P.a Compra, e la spesa per la Fabrica”: elenco te (atto dell’ luglio , notaio Evaristo Bonifatio) di proprietà di autografo di tutte le spese sostenute da Amerigo Capponi per l’acqui- Giovanni Maria Sauli, con l’assenso dei padri del Convento di S.  sto, l’ampliamento e il restauro del palazzo in via di Ripetta, in cui Agostino per entrambe, ed un’ultima casetta contigua (atto del  figurano i nomi delle maestranze e degli artisti intervenuti. ottobre , notaio Michelangelo Cesi) di proprietà del Convento di AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (Doc. n. ) S. Agostino. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Documento non datato [ante marzo ], Roma Memoriale di Francesco Silverio e Annibale Valeriani da Serroberti al , , , Roma pontefice per poter sciogliere il vincolo del fidecommesso sul palazzo Raccolta di biglietti e altre scritture concernenti gli interessi e altre di via di Ripetta e procedere alla vendita. spese sostenute da Amerigo Capponi a causa dell’inquilino Monsignor Francesco Silverio e Annibale chiedono di poter liberare dal vincolo Giovan Battista Vines, “che fu da lui trovato inquilino della Casa e del fidecommesso la loro casa in Roma sita nella via di Ripetta vicino non trovava la Strada d’andarsene”. alla piazza del Popolo “nella quale è necessario di continuo farci gran- AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. dissima spesa si per esser’casa vecchia si acciò per racommodare la Documento non datato [ante ], Roma strada da doi bande et in raccionciare tetti et anco per stare tanto per Memoriale di Amerigo Capponi, vicecastellano di Castel S. Angelo, di mano e per essere vicina al fiume difficilmente si trova a locare et il riguardante la richiesta di concessione rivolta a Paolo V di due oncie  più del tempo sta sfittata, e (...) di più bisogna pagarne scudi l’anno d’acqua dall’acquedotto di Trevi per il palazzo di Via di Ripetta, per il di Canone alli frati di S. Agostino”. giardino “di dietro che hà accresciuto del doppio”, ma anche per il   AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. “Vicinato e tant’altra gente che magg.te frequentando adesso quella ,  marzo, Roma strada tanto nobilitata dalla V.B.ne e passando davanti a d.a Casa, Atto di vendita del palazzo con casetta adiacente, “ò sia rimessa e con potrà gustar di dett’Acqua”. giardino annessi, posti nel R. di C. Marzo per la Strada che da Ripetta AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (Doc. n. ) và alla piazza del Pop.o e Sul Cantone del Vic.o delle Scalette”, rogato    , luglio, Roma presso il notaio Michelangelo Cesi, per la somma di scudi. Il Atto di vendita, rogato dal notaio Evaristo Bonifacij, di una casa collo- palazzo risulta acquistato da Amerigo Capponi dagli eredi Serroberti, cata nel Rione di Campo Marzio in via delle Scalette contigua al giar- mentre la casetta annessa dalla Confraternita del SS.mo Crocifisso di dino del palazzo Capponi, da parte di Giovanni Mario Sauli ad Ameri- S. Marcello. Per il palazzo si doveva pagare un canone annuo di scudi go Capponi per la somma di scudi  e con un canone di scudi . ai     . al Convento di S. Agostino, mentre per la casetta di scudi . frati del Convento di S. Agostino. alla Confraternita. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. ASR, Notai del Vicario, notaio Michelangelo Cesi, Uff.,  marzo ,  novembre, Roma  “Misura e stima della Casa dell’arciconfraternita del SS.mo Crocifiso Dal  al , Roma di S. Marcello” affidata da Amerigo Capponi all’architetto Paolo Ricevute del canone, per scudi ., che la famiglia Capponi paga al Ferreri. Convento di S. Agostino per il palazzo e la casetta contigua, per la AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Casa di S. Marcello incorporata, ora giardino, e sopra quattro altre casette tutte contigue fra di loro. -, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. “Conto e ricevute di diversi vetrai per lavori fatti nel palazzo, e case di Roma de SS.ri Capponi”. Documento non datato [post settembre  - ante ], Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Nota riassuntiva e autografa delle principali spese sostenute da Ameri- go Capponi per l’acquisto del palazzo di via di Ripetta, di due casette ,  gennaio, Roma unite al Palazzo, e di altre quattro casette, di un giardino e per il Conto di lavori eseguiti dal vetraio Bastiano Aldigeri per “le sue vetra- “risarcimento e l’abbellimento” di detti edifici. te fatte”al palazzo Capponi in via di Ripetta su commissione di Ameri- AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. go Capponi; il saldo del  giugno , avvenuto dopo la morte di Amerigo, è firmato da Gino Angelo Capponi. Documento non datato [ante ], Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f (-; ). Inventario antico del Palazzo Capponi, “Sportelli, Statue, Chiavi, ed ,  febbraio, Roma altro per in tempo d’Amerigo quando l’affittò all’arcivescovo di Tole- Atto di vendita, rogato dal notaio Michelangelo Cesi, di una casa nel do”. Di mano dello stesso Amerigo. L’inventario è diviso in due parti: Rione Campo Marzio in via di Ripetta, “vicina al vicolo delle Scalette, la prima concernente l’inventario di “alcune cose dilla casa”, “del e contigua, e dietro al Palazzo” di Amerigo Capponi, da parte l’arcin- Giardino”, “dille Chiave dille Porte et d’alcuni altri mobili di Casa”; la confraternita del SS. Crocifisso in S. Marcello ad Amerigo Capponi seconda concernente l’elenco dei lavori svolti nel palazzo e delle spese    sostenute per poterlo affittare. per scudi . , “con obbligo di pagare la pigg.e annua di scudi ,    [...] al Conv.o e frati di S. Agostino”. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. (Doc. n. ) AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. ,  giugno, Roma ,  febbraio- luglio, Roma “Scritture diverse concernenti alla Querela data da Mons. Orazio Conto di lavori eseguiti dal vetraio veronese Cintio Comincioli per le Capponi contro francesco Setti Pittore Aquilano, che dipinse per il finestre del palazzo di via di Ripetta eseguite con “quadri [in vetro] di medesimo un S. Carlo in Tavola, e poi dopo essere stato pagato se lo portò via.” venetia” e legature in piombo su incarico di Amerigo Capponi; saldo   del  luglio . AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (-) ,  settembre, Roma ,  febbraio, Roma Testamento di Amerigo Capponi registrato dal notaio Michelangelo   Acquisto di una casa nella strada che va da S. Callisto a S. Francesco a Cesi in data settembre , un giorno prima della morte del testata- Ripa, proprio di fronte alla chiesa di S. Callisto, da parte di Amerigo rio. Con tale strumento Amerigo istituisce un fidecommesso sul palaz- Capponi di proprietà di Antonio Palazzi per la somma di scudi . zo di via di Ripetta e sulla villa fuori Porta del Popolo.   La casa fu acquistata da Amerigo per la Compagnia di S. Marcello in ASR, Notai del Vicario, notaio Michelangelo Cesi, Uff. , settembre     ricompensa della Casetta adiacente il palazzo di via di Ripetta vendu- , III parte, cc. - (Doc. n. ) tagli dalla medesima Compagnia. In una memoria di monsignor Dal  settembre  a tutto dicembre , Roma Orazio Capponi si legge che il prezzo fu da lui fissato talmente “alla “Uscita, ed entrata di Gino Angelo Capponi tenuta da Paolo Peroli da cieca che si corse un gran pericolo per la rata di settecento scudi” ed Fabriano, il quale nel sud.o giorno entrò al di lui servizio di esattore e infatti la Compagnia di S. Marcello per tale ragione non volle accettare maestro di Casa.” la suddetta casa. La casa fu data in locazione per sette anni allo stesso AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. venditore Antonio Palazzi. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. ,  novembre, Roma Ricevuta di pagamento all’architetto Giovanni Pietro Moralli per aver   , marzo, Roma eseguito la pianta “della Casa” su carta pecora, per conto del marche- Licenza per mettere due “termini à paro degli altri che vi sono davanti se Gino Angelo Capponi. alla Sua Casa” concessa ad Amerigo Capponi dal Maestro di Strada AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Lorenzo Altieri. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. -, Roma “Convenzioni, Conti, Ric.te à Conto, e quietanza finale di Tullio Sola-   , ottobre, Roma rij, e di Gio: Donato Suo Figlio e Mons.r Orazio Capponi, ed à Atto di vendita, rogato dal notaio Michelangelo Cesi, di una casa posta Gin’ang.o suo nipote, ed er.e per li lavori di Scarpellino della Capp.a nel Rione di campo Marzio in via delle Scalette e contigua al Palazzo della Maddal.a in S.Gio: de Fiorentini di Roma ordinata dal sudetto Capponi, da parte dei frati del Convento di S. Agostino ad Amerigo Prelato.”   Capponi per la somma di scudi e per il canone annuo di scudi . AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. C (Doc. n. ) ASR, Notai del Vicario, notaio Michelangelo Cesi, Uff. , parte IV, cc. , , ,  Documento non datato [post  - ante ], Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. “Inventario del Palazzo Capponi in occasione d’affittarsi da Gino  Angelo Capponi a Giovanni Filippo Pallavicini”. grafo di Paolo V, che la donò al sud.o Amerigo in data delli luglio AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. ”. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. ,  febbraio, Roma Ricevuta per un pagamento allo stuccatore Giovan Domenico per il Dal  al , Roma lavoro eseguito dal doratore, nel palazzo di via di Ripetta per conto Conti del “Calciarolo, e dell’Imbiancatore con ricevute delli med.mi alli del marchese Amerigo Capponi. SS.ri Capponi per le loro Case in Roma”, fra i quali ricorre, fra il  e AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. () il , il nome dell’imbianchino Bernardo Bazzi. Si tratta di lavori   parziali di tinteggiatura di alcune stanze, con tinta di colore bianco. , luglio, Roma   “Obbligo di Gio: Matteo di Stampatore per Mons. Orazio Capponi il AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f.  S. Carlo fatto intagliare dal Greuter, a giuli e mezzo il cento a carta Dal  al , Roma di Monsignore.” Conti e ricevute di diversi pagamenti per lavori di muratura eseguiti   AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. nel palazzo Capponi in via di Ripetta e in altre proprietà romane come , Roma le case esistenti nel vicolo delle Scalette e la vigna fuori Porta del Lettere e altre scritture concernenti la vendita delle proprietà del quar- Popolo. Si tratta di ricorrenti lavori di manutenzione e restauro, tiere Monti provenienti dal prezzo del Palazzo fatta da Francesco soprattutto di parti del tetto, dei camini, dei gradini delle scale, delle Valeriani Serroberti, investiti in terreni nel territorio di Perugia, e condutture dell’acqua nel palazzo e nel giardino, nonché della strada sottoposti a fidecommesso al posto del palazzo di via di Ripetta. antistante il palazzo, definita “selciata”, di competenza di chi vi abita-   AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. va. Dal al il mastro muratore di fiducia dei Capponi risulta essere tal Stefano Friggio; dal  al  gli subentra Paolo Lovisone; Dal  al , Roma nello stesso periodo ricorrono più sporadicamente altri muratori come Elenco delle locazioni, conti e ricevute degli affitti delle case site in via Filippo Pichini, Santi Mazzochi, Antonio Maria Piazza, Biagio Quat- delle Scalette di proprietà della famiglia Capponi. trocchi, Antonio Monti; nel  compare il nome di Giovanni Baldel- AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. li, che intorno al  sarà sostituito da Francesco Fedele e infine da   Dal  al , Roma Paolo Rossi. Una carta datata giugno , sottoscritta da Francesco Conti e ricevute di diversi “Ferrari, e Chiavari” per lavori fatti nel Fedele e Alessandro Gregorio Capponi, descrive i lavori di amplia- Palazzo e Case di Roma della famiglia Capponi. mento del palazzo voluti dal marchese Alessandro. In una Nota di AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. conti di “Artisti” che hanno eseguito lavori per il Palazzo del marchese Alessandro Gregorio Capponi, relativa a pagamenti dal  al , Dal  al , Roma risultano i nomi di Francesco Battaglini (vetraro), Domenico D’Anni- Conti e ricevute di diversi lavori di falegname per lavori fatti nel palaz- bale (chiavaro), Michele Bianchi (mercante di legname), Paolo Rossi zo e nelle Case della famiglia Capponi, fra i quali risultano lavori per (capomastro muratore), Francesco Fedele (già capomastro muratore), telai di finestre, porte, il portone d’ingresso, la stalla, la carrozza, Domenico Trombelli (falegname), Giuseppe e Stefano Zannini loggia verso il giardino, scala a chiocciola, ed elementi di mobilio (imbianchini) e Annibale Rotati (pittore). come tavolini, armadi e cornici per quadri. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Dal  al , Roma   , maggio, Roma Elenco di conti e ricevute per la ricorrente “votatura di Cantine da Ricevuta di pagamento a Giacomo Sebastiani “a conto di una cornice Terra, Creta, ed altre immondezze dalle loro case à spese de SS.ri di rame da dorarsi” Capponi”. AC I T   , Archivio Cardelli, Div. , . , f. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. e  ,  agosto, Roma ,  gennaio, Roma Lista di lavori in travertino, in particolare soglie per finestre e porte, e “Convenzioni, Ric.e à conto di Astolfo Petrazzi senese Pittore per il per un gradino in peperino, da effettuarsi nel Palazzo di via di Ripetta, quadro della Maddalena in aria che gli fu accordato da Mons.r Orazio firmata dall’architetto Giovan Paolo Ferreri. Capponi per sc. per la sua Cappella” in S. Giovanni dei Fiorentini a AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. () Roma. ,  settembre, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. B (Doc. n. ) Conto e ricevuta a saldo dell’architetto Paolo Ferreri per aver eseguito   la pianta della casa in Trastevere e la pianta del secondo piano del , marzo, Roma palazzo, nonché “per essere andato al Palazzo per insegnare a prende- Testamento di Monsignor Orazio Capponi, vescovo di Carpentras, re le misure”, su incarico del marchese Gino Angelo Capponi. figlio di Gino, fratello di Amerigo, e del Cavaliere Luigi, e tutore testa-   AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. mentario, e zio di Gino Angelo Capponi, morto il marzo . Nel testamento, fra le varie disposizioni, chiede di essere sepolto nella ,  novembre, Roma Chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini nella “Cappella della SS.ma “Patente del Card.Camerlengo a favore degli eredi del quaondam Croce, che è l’ultima à man sinistra concessagli ad effetto di ornarla Amerigo Capponi della Concessione d’una oncia dell’acqua ver.e, ò sia (...) quale lascia un censo di sc., e vuole che si faccia dall’erede”. di Trevi per il loro Palazzo nella Strada di Ripetta in vig.e di Chiro- AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.  ,  maggio, Roma Palazzo, e delle annesse Casette, che s’intende di fare da Gino Angelo “Inventario delle robbe, che si mandarono nelle tre stanze riservate Capponi per rinvestire il prezzo in altri stabili più fruttiferi, ò in nella Casa del S.r Gino Angelo Capponi affittata al S.r Ambasciatore di luoghi de Monti”. Malta, e posta a Ripetta, cioè letti, stigli, libri, biancaria et altro in casse AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. e forzieri”. L’inventario contiene anche un piccolo gruppo di dipinti. ,  novembre, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (Doc. n. ) Procura di Ottavio Capponi, “del quondam Giuliano di Girolamo ,  ottobre, Roma Capponi” nobile fiorentino, in qualità di beneficario del fidecommes- Ricevuta di pagamento al pittore “mastro Astolfo” [Petrazzi] per il so di Amerigo Capponi, con cui è dato il suo consenso alla vendita di quadro realizzato per la cappella di S. Giovanni dei Fiorentini della un palazzo e di alcune casette contigue che intende fare Gino Angelo famiglia Capponi. Capponi, purché il ricavato della vendita sia reinvestito in altri beni AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. stabili, o “Monti”. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. -, Roma “Inventari di diverse robbe, parati, abiti, biancaria, stagni ed altro che ,  febbraio, Roma si crede di Mons.r Orazio Capponi vescovo di Carpentras”. Negli “Apoca duplicata sine inde obbligo di comprare e vendere rispettiva- inventari compaiono sporadicamente, descritti in modo generico, mente il Palazzo à Ripetta per scudi diecimila” con l’impegno di libe- quadri con e senza cornici rarlo dal vincolo del fidecommesso e di estinguere il pagamento del AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. canone al Convento di S.Agostino, tra Gino Angelo Capponi e D.Cornelio Hornegrario Presidente del Collegio di San Norberto del- ,  aprile, Roma l’ordine Premonstratense in Roma. Ricevute di Domenico de Rossi scultore, incaricato da Gino Angelo AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Capponi di eseguire lavori in stucco, fra cui due angeli, nella Cappella di famiglia in S. Giovanni de’ Fiorentini a Roma. senza data [post ], Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (Doc. n. ) Lettera di Gino Angelo Capponi, che volendo vendere o permutare il suo palazzo con Monsignor Brunengo, asserisce che il bene è libero da -, Roma vincoli e canoni, e lo valuta diecimila scudi, ma si dice disposto a trat- “Locazioni, Conti e Ricevute delle piggioni pagate da Gino Angelo tare anche per ottomila e forse anche meno. Capponi per Varie Case da lui abitate in Roma: dal  al  prese AC, Archivio Cardelli, Div. I , T., f. in affitto da “Ottavio De Magistris una casa vicino alla Chiesa di S.Agostino; nel  la casa del Cardinal Vidoni [?] ai Catinari”; dal ,  febbraio, Roma  al  abitò nella Casa di C. Griso a Piazza Fiammetta; dal  Conto e ricevuta di lavori eseguiti dal vetraio Paris Ballano per finestre al , risiedette in una Casa sul Corso vicino al Convento dei Monaci del Palazzo “in vetro di Venezia e legature in piombo nero”. Si tratta Camaldolesi proprietari della medesima. di lavori di semplice manutenzione e la ricevuta è affiancata da altre AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. analoghe datate entro il . AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. ()  e , Roma Ricevute di Francesco Solari stuccatore incaricato da Gino Angelo , Roma Capponi di eseguire i lavori nella Cappella di famiglia in S. Giovanni Nota di Gino Angelo Capponi di alcune locazioni fatte in una casa sita de’ Fiorentini a Roma. nel vicolo del Pozzo vicino alla chiesa di S. Callisto. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.  - ; , Roma ,  gennaio, Roma Elenco di locazioni fatte della Casa sita in via di S. Francesco a Ripa. “Obligo del Cav. Gios.e Cesare d’Arpino a favore di Gino Angelo AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Capponi per l’imbocco del ritorno dell’acqua nel suo condotto accor- datogli dal Sud.o Gino”. ,  settembre, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Atto di acquisto di un’ulteriore abitazione nel rione di Trastevere nella strada detta “de’ Farinacci” da parte di Gino Angelo Capponi, notaio , Roma Giovan Battista Asinari. La casa venduta da Caterina Caldinelli insie- “Pianta di Scrittura con tutti li Capitali spettanti à Gino Capponi, e me al marito Giovan Battista Belasij per scudi  fu acquistata da con l’esazz.e dell’entrata con.e”, dalla quale risulta che una parte del Gino Angelo con atto di credito contro Federico Capponi “con il palazzo di via di Ripetta era affittata al “Abbati Gio: Domenico Orsi”, patto che per esiggerlo debba il sud.o venditore procedere fino all’ese- ad eccezione di  stanze, ed un’altra parte del palazzo dal “Duca Sfor- cuzione del mandato, ed in caso che non potesse esigerlo s’intenda za”; anche le casette del vicolo risultano tutte affittate. risoluto il contratto, ed il suddetto Gino Angelo non sia tenuto a A.C, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. supplire del suo”. ,  marzo, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Conto di lavori in vetro eseguiti dal vatraio Paris Bellano, parte per il ,  novembre, Roma “Palazzo in piazza del Popolo” e parte per il palazzo “dove ora abita” “Consenso del marchese Bernardino di Lodovico Capponi come Gino Angelo Capponi, per conto dello stesso marchese Gino Angelo. chiamato al fidecommesso d’Amerigo Capponi, alla vendita del AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. ()  ,  agosto, Roma madrina, essendo la madre del bambino Prima Dama e il padre Genti- Atto di acquisto di una Casa da parte di Gino Angelo Capponi in luomo di Camera della regina. Roma, angolo piazza dell’Olmo, notaio Mario Contucci. Venduta da AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Francesco de’ Polinoris per scudi .. ,  marzo, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Pagamento di scudi  da parte della Regina di Svezia a favore del -, Roma figlio del Marchese Francesco Ferdinando Capponi, Alessandro Gino Angelo Capponi acquista una Casa in piazza Mattei; l’acquisto Gregorio, tenuto a battesimo dalla regina. fu fatto parte il  agosto  (metà della casa, vendutagli da Francesco AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. e Antonio de’ Polinoris per  scudi); l’altra metà fu venduta da ,  settembre, Roma Francesco Martigiani il  settembre . Ricevuta di pagamento per la doratura di alcune cornici in nero e oro AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., ff. - intestata al doratore Antonio Maria Novelli su incarico del marchese ,  gennaio, Roma Francesco Ferdinando Capponi. Gino Angelo Capponi acquista una casa nel Ghetto sita nella piazzetta AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. delle tre cannelle da Paolo Vanni. Detta casa risulta ancora di ,  febbraio, Roma proprietà del marchese Alessandro Gregorio Capponi, e affittata, fra il Ricevuta di pagamento per la doratura di alcune cornici in nero e oro  e il .    intestata al doratore Antonio Maria Novelli su incarico del marchese AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , ff. - Francesco Ferdinando Capponi. -,  settembre -  luglio, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. “Registro di tutti gli atti fatti dal marchese Gino Angelo Capponi ,  agosto, Roma contro il fidecommesso d’Amerigo Suo Padre per le detrazzioni à lui Ricevuta di pagamento per la doratura di alcune cornici in nero e oro competenti con sentenza favorevole di mons. A.C. Areosto e coll’efet-  intestata al doratore Antonio Maria Novelli su incarico del marchese tiva vendita della Vigna al Cardinale Virginio Orsini per sc. ”. Francesco Ferdinando Capponi. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.   , luglio, Roma ,  agosto, Roma “Obligo di Carlo Procaccini a favore di Gino Angelo Capponi per Ricevuta di pagamento per la doratura di alcune cornici in nero e oro l’imbocco concessogli nella sua chiavica dal Sud, (...)” con l’impegno a intestata al doratore Antonio Maria Novelli su incarico del marchese concorrere nelle spese di servizio e manutenzione che potranno neces- Francesco Ferdinando Capponi. sitare. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. ,  novembre, Roma ,  ottobre, Roma Ricevuta di pagamento al pittore Pietro Tosetti per i lavori di pittura Patente di Gentiluomo di Camera della Regina di Svezia a favore del (“soffitti et altri lavori”) eseguiti nell’appartamento del Marchese Marchese Francesco Ferdinando Capponi. Ferdinando Capponi nel palazzo della Regina di Svezia, per conto del AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. marchese suddetto.    ,  dicembre, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. ( ) Ricevuta di pagamento a Giuseppe Cattaneo per l’esecuzione di due ,  agosto, Roma tavolini “di pietra mischia”, per il palazzo di via di Ripetta su incarico Ricevuta di pagamento per la doratura di una cornice intestata al dora- del marchese Francesco Ferdinando Capponi. tore Antonio Maria Novelli su incarico del marchese Francesco Ferdi- AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. nando Capponi.   ,  settembre, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. Ricevuta di pagamento a Silvestro Amico Ferdichini per la doratura di ,  maggio, Roma due piedi intagliati di tavolini, per il palazzo di via di Ripetta su incari- “Inventario delli Mobili, argenti, ed altro, che si è trovato alla morte co del marchese Francesco Ferdinando Capponi. del marchese Gino Angelo Capponi nel suo palazzo al Popolo che AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. seguì li  gennaio ”. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (Doc. n. ) ,  gennaio, Roma Nota di lavori fatti dal doratore Silvestro Amico Ferdichini, fra i quali ,  agosto, Roma figurano alcune cornici in nero e oro, alcune cornici in oro, un ingi- Ricevuta di pagamento per la pittura e la doratura di una cassa per un nocchiatoio e un parafuoco per conto del marchese Francesco Ferdi- Cembalo, intestata al pittore Pietro Tosetti, su incarico del marchese nando Capponi. Francesco Ferdinando Capponi. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. ,  marzo, Roma Documento non datato [post  - ante ], Roma “Fede del Battesimo di Alessandro Gregorio Capponi”, battezzato “Nota delli Beni di Roma, e di Firenze delli SS.ri Capponi di Roma nella cappella domestica della regina Alessandra Cristina di Svezia, sua fatta di mano del March.e Franc.o Ferdin.o Capponi”. Fra i beni  romano risultano il palazzo di Ripetta, sei casette nel vicolo delle Ferdinando Capponi. Scalette, due fienili fuori porta del Popolo, la Vigna fuori porta del AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Popolo con due casette, una casa con bottega “all’Olmo” e una in ,  luglio, Roma piazza Mattei, una casa in S. Francesco a Ripa con giardino, una casa Ricevuta di pagamento del facchino Giuseppe di Bonifatii di scudi  e al ghetto alla “Fontanella” e una casa al vicolo “del Fico della Pace”. dieci moneta a saldo, per il trasporto di busti e statue nel palazzo AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. dell’Ill.mo S.r Marchese Capponi. ,  gennaio, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. () Patente di Paggio della Regina di Svezia à favore del figlio del Marche- ,  luglio, Roma se Francesco Ferdinando Capponi, Alessandro Gregorio.   Ricevuta di pagamento per la realizzazione di un tavolino in legno AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. intagliato nero da parte dell’intagliatore Pietro Antonio Pelegrino su ,  maggio, Roma incarico del marchese Francesco Ferdinando Capponi. Licenza per realizzare una “Ringhiera alla fenestra del vic.o del secon- AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. do appartamento per il suo Palazzo, al cantone del vicolo delle Scalet- ,  agosto, Roma te”, con l’assistenza dell’architetto Giuseppe Leoncini, sottomastro Ricevuta di pagamento per la realizzazione di quattro cornicette in deputato per detto Rione, concessa al marchese Francesco Ferdinando nero e oro per quadri “Marinucci” eseguite dall’intagliatore Giovan Capponi. Battista su incarico del marchese Francesco Ferdinando. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.   , luglio, Roma ,  agosto, Roma “Polizza di convenzioni, e Patti tra la Marchesa Anna Maria Giovanna Ricevuta di pagamento per la realizzazione di due cornici nere inta- Mei Bottini, e tra il Marchese Francesco Ferdinando, che desidera di gliate eseguite dall’intagliatore Pietro Antonio Pellegrino su incarico fare una Ringhiera nella sua Casa posta à Ripetta verso il vic.o della del marchese Francesco Ferdinando. Civetta sopra il tetto d’una Casa Spettante alla Sud.a Marchesa”. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. ,  ottobre, Roma   , marzo, Roma Ricevuta di pagamento per la realizzazione di una tavola di diaspro di  “Ricevuta di pagamento in acconto di sc. per dall’Ill.mo Sig.r Sicilia eseguita da Giovan Battista Orta, su incarico di Francesco marchese Francesco Ferdinando Cappono, quali sono a bon conto di Ferdinando Capponi.  sc. moneta, a conto de hauta vendita di dui quadri e di dui scappel- AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. loni con sui busti di sopra e cinque medaglie di marmo. Filippo Viola”. ,  ottobre, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Ricevuta di pagamento per la riparazione di due tavolini di pero nero eseguite dall’intagliatore Pietro Antonio Pelegrino su incarico del , dal  luglio al  settembre, Roma marchese Francesco Ferdinando.  Ricevute di pagamento, per un totale di sc. , per i lavori di pittura AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. eseguiti dal pittore Pietro Tosetti, nel palazzo di via Ripetta, per incari-   co del marchese Francesco Ferdinando Capponi. , ottobre, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. () Ricevuta di pagamento per la decorazione con “pietre messe in un Crocifisso”, ad opera di Antonio Capozzi su incarico del marchese ,  maggio, Roma Francesco Ferdinando. Ricevuta di pagamento per alcuni lavori d’intaglio in legno per mobi- AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. lio fra i quali “un tavolino intagliato di fogliami con fiori e putti”   eseguiti da Pietro Antonio Pelegrino su incarico del marchese France- , ottobre, Roma sco Ferdinando Capponi. Ricevuta di pagamento al pittore Pietro Tosetti per i lavori di doratura AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. eseguiti al “soffitto nobile” del Palazzo di Ripetta per conto del marchese Francesco Ferdinando Capponi”. ,  giugno, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (). Elenco di lavori svolti dallo scalpellino Giuseppe Catani nel Palazzo   dell’Ill.mo S.r Marchese Capponi. , ottobre, Roma Ricevuta di pagamento per “una lettiera di noce con due statue da AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. () capo e il resto intagliato da Gio: Battista Milanese, coll’Arma del Sig.re ,  luglio, Roma Card.le Borghese”, ad opera di Francesco Pringerardi, su incarico del Ricevuta di pagamento per la doratura di due tavolini, uno intagliato marchese Francesco Ferdinando. d’oro e l’altro nero e oro ad uso di “Buffetto”, eseguiti dall’intagliatore AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Giovan Battista su incarico del marchese Francesco Ferdinando. ,  novembre, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Ricevuta di pagamento ad “Antonio Bonhomo Fustarolo” per “fusti di ,  luglio, Roma noce” per realizzare dieci sgabelloni per il primo appartamento nobile, Ricevuta di pagamento per la realizzazione di tre cornici da parte su incarico del marchese Francesco Ferdinando. dell’intagliatore Pietro Antonio Pelegrino su incarico di Francesco AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.  ,  dicembre, Roma fienili. La costruzione dei medesimi va dall’ agosto  all’ febraio Ricevuta di pagamento a “Gio: Falgher Ebanista (...) per lavori fatti ad , affidata al mastro Antonio Monti capo mastro Muratore: “fienili un Crocifisso” su incarico del marchese Francesco Ferdinando. posti dietro le mura di Roma fuori porta del Popolo nel sito della AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. vigna del marchese Livio Odescalchi, spesa di scudi . sottoscrita   da Antonio Cipriani architetto”. , gennaio, Roma    Ricevuta di pagamento al pittore Pietro Paolo Vegdi (?) per la realizza- AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , ff. - zione di due ritratti, uno del cardinal Mellin e uno del marchese Gino ,  ottobre, Roma Angelo, su incarico del marchese Francesco Ferdinando. Ricevuta di pagamento del pittore Pietro Tosetti “per haver dipinto AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. una prospettiva nel Giardino del suo palazzo come da cordo fra di ,  maggio, Roma noi”, su incarico di Francesco Ferdinando Capponi.    Ricevuta di pagamento per il muratore Filippo Laudi, da parte del AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. ( ) marchese Francesco Ferdinando, “per il muro fatto dentro la sepoltu- ,  settembre, Roma ra a S. Gio: de’ Fiorentini, e Lapide aggiustata”. “Ricevute ed altro e concernenti al trasporto della Robba da Roma à   AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. . Firenze in occas.e del viaggio del march.e Franc.o Ferdinando Cappo- ,  maggio, Roma ni”; all’interno si conserva un inventario di quadri e mobilio che Ricevuta di pagamento del pittore Pietro Tosetti “a bon conto di lavori vennero inviati a Livorno con la barca di Patron Valerj. fatti e da farsi”, su incarico del marchese Francesco Ferdinando. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (). ,  marzo, Roma ,  giugno, Roma “Inventario de Mobili del Palazzo Capponi consegnati à Mons.r Ri- Ricevuta a saldo dei lavori “fatti nel Casino da basso della Vigna e nel naldo degl’Albizzi inquilino del med.o tempo che il marchese France- suo Palazzo a Ripetta quanto di pittura quanto di Indoratura come sco ferdinando Capponi si tratteneva nello Stato fiorentino e fe’ l’ob- soffitti e parapetti et altre cose”, dal pittore Pietro Tosetti su incarico bligo di renderne conto.” del marchese Francesco Ferdinando Capponi. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (Doc. n. ) AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (). Dal  al , Roma ,  luglio, Roma “Varie Licenze richieste, ed ottenute dal Marchese Alessandro Gre- Ricevuta di pagamento al pittore Pietro Tosetti per “lavori di pittura gorio Capponi per leggere e ritenere libri proibiti.” per la Vigna ossia nel Casino di sopra nel monte cioè svenatura di AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.. soffitti e di porte di finestre e antiporte e porte finte tinture di nero tanto a olio e tanto a guazzo a una cartella di palme con iscrizione et Dal giugno  al  settembre , Roma altri lavori fatti sino al presente giorno”, su incarico di Francesco “Nota della spesa de Libri fatta da me Alessandro Gregorio Capponi Ferdinando Capponi. cominciando da giugno ”. Il testo contiene le annotazioni autogra- AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (). fe del marchese Capponi in relazione all’acquisto di libri e manoscritti   per la sua Biblioteca, con indicazioni sul contenuto, sulla provenienza - ca, marzo, Roma e il costo dei volumi. Conti e ricevute concernenti “la segatura di alabastro e verde antico” BAV, Ms. Capponi  per servizio del Marchese Alessandro Gregorio Capponi, da parte di Carlo Antonio Napoleone. Documento non datato [post  - ante ], Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. () Lista di spese sostenute dal marchese Alessandro Gregorio Capponi per diversi mobili nuovi della sua Casa. ,  ottobre, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Ricevuta di pagamento a “Giovanni Maria Chiari ottonaro alli coro- nari” per la realizzazione di un orologio in rame dorato e brunito e Documento non datato [post  - ante ], Roma cornice con due cascate con festoni, girasoli, fogliame, capitelli e arma “Notizie cavate dal ° libro scritto di mano d’Amerigo Capponi le della famiglia Capponi, su incarico del marchese Francesco Ferdinan- quali concernono gli acquisti da lui fatti della Vigna, della Casa ed altri do Capponi. suoi interessi, cioè della compra di alcuni beni in territorio di Firenze AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. e della Casa in Trastevere. Si credono di mano del Marchese Alessan- , Roma dro Gregorio Capponi.” Il marchese Francesco Ferdinando riceve “in solutum” per il valore di Il documento specifica che la Vigna includeva la Chiesa di S. Andrea scudi  in conto del Prezzo del Castello di Pescia, una Casa al vico- sulla via Flaminia, e che il vincolo del fidecommesso Serroberti sul lo del Fico che viene sottoposta alla primogenitura istituita da Gino palazzo di via di Ripetta fu sciolto da Paolo V Borghese. Angelo Capponi. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.   AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. ,  febbraio, Roma -, Roma Licenza del Cardinale Camerlengo a Filippo Corinaldi di cavare nel Il marchese Francesco Ferdinando prende in enfiteusi dal Duca D. giardinetto, e Cantina del Marchese Alessandro Gregorio Capponi. Livio Odescalchi un sito fuori porta del Popolo su cui edificare due AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (Doc. n. )  , Roma ,  gennaio, Roma “Elevazione della Cassetta divisoria dell’acqua tra li quattro condomi- “Nota de i denari che si andrà pagando al S.r Gaetano Piccini per l’in- ni, cioè tra il Conservatorio di Ripetta, tra la Compagnia di S. Angelo tagli in rame e disegni alle mie pietre intagliate e Cammei”. in Borgo, tra il Marchese Alessandro Gregorio Capponi, e tra France- AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. E.  sco Perla dal sito in cui fu posta l’anno in occasione d’essersi fatti   li nuovi condotti...” , marzo, Roma Accordo e condizioni stabilite fra Bernardo Manibor e il marchese AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Alessandro Gregorio Capponi, per realizzare un lucernario sopra il ,  agosto -  dicembre , Roma tetto della casa del Manibor. “Conti del pittore, falegname, e ferraro e pagamenti fattine al suo Mro Pianta delle due casette contigue di Bernardo Manibor confinanti su di Casa dal Marchese Greg.o Aless.o Capponi per il nuovo appartam.o un lato con il giardino di Palazzo Capponi, e convenzioni fissate con il in cima del suo Palazzo”. I pagamenti dei pittori, tra cui compaiono, marchese Alessandro Gregorio per la realizzazione della nuova fabbri- fra gli altri, i nomi di Giovanni Maria Svenatore, Carlo Daveroli, ca del Manibor. Pietro Bozzolani, Ferdinando Vernelli, vanno dal  agosto al  AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., ff.- dicembre .   AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (Doc. n. ) , luglio, Roma “Conto dell’Ill.mo Sig.r Marchese Capponi per lavori fatti di bianco” Dal  settembre  al  settembre , Roma da Giuseppe Zannini in alcune stanze del Palazzo di via di Ripetta. I Diario degli acquisti di quadri, stampe, disegni, monete, gemme e lavori sono asseverati dall’architetto Francesco Ferruzzi. sculture fatti dal marchese Alessandro Gregorio Capponi nell’arco AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (). della sua vita con brevi annotazioni sulla tipologia dell’oggetto, la qualità artistica, l’autore, la provenienza, la stima e il costo delle opere. ,  agosto, Roma BAV, Ms. Capponi  “Pagati al Sud.o [Gaetano Piccini], scudi sei per li due disegni e rami intagliati a tutte sue spese del Ganimede rapito dall’Aquila e dell’Ulis- -, Roma se figura sana” “Lavori fatti nella rialzatura delle stanze per la Libbraria”. I lavori AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. E. sono riportati in sintesi e rinviano alle rispettive filze di pagamento; le spese maggiori risultano essere quelle di muratura e falegnameria per Documento non datato [post  - ante ], Roma complessivi sc... “Nota di robbe compre per aggiustare li  solari delle stanze verso la AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. () Libreria,” fra cui “ pelle di guanti,  pennelli fra grandi e piccoli, per negro d’osso, per terra negra, per Gesso di Gaeta”.     Dal settembre al gennaio , Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (). Lavori eseguiti alla Vigna fuori Porta del Popolo sotto la guida dell’ar- chitetto Francesco Bianchi su incarico del marchese Alessandro , da gennaio a dicembre, Roma Gregorio Capponi. Conti e ricevute per lavori di muratura nelle diverse proprietà del AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. () Marchese Alessandro Capponi in Roma, eseguiti dal muratore Giovan  Battista Dolfini. I lavori nel Palazzo di via di Ripetta risultano di , dal primo gennaio a tutto dicembre, Roma semplice manutenzione. La spesa per questi lavori è asseverata dall’ar- Elenco di lavori e spese eseguiti dal capo mastro muratore Giovan chitetto Francesco Bianchi. Battista Dolfini nel Palazzo di via di Ripetta, nella Vigna e nei Fienili AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. () fuori Porta del Popolo. Si tratta di lavori di manutenzione compren- denti interventi nella pavimentazione a “mattoni rossi rotati ad Dal  luglio  al , Roma acqua”, nella “selciata” della strada antistante la Vigna e in parte “Lavori di muratore fatti in occasione di accrescimenti di Stanze nel davanti alla stalla del palazzo, asseverati dall’architetto Francesco Palazzo e Casetta contigua della bo: mem: March.e Aless.o Greg.o Bianchi. Capponi, dal medesimo pagati ne tempi seguenti come appare da AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (). Conti in filza e dalle Partite libro Mastro” commissionati a Francesco Fedele e Paolo Rossi. I lavori comportarono l’apertura di nuove stanze , Roma al secondo piano, di ampliamento delle casette, la realizzazione di un “Memoria d’un quadro dipinto da Jacopo da Pontormo col ritratto nuovo cornicione del palazzo, consolidamento delle fondamenta e d’una figlia di Lodovico di Gino Capponi, che rappresenta la Madda- rifacimento della facciata. Questo primo elenco di spese è seguito da lena, il quale nell’anno  dopo più di  anni capitò in Roma e ne un secondo elenco quasi identico a cui sono state aggiunte anche le fece acquisto il marchese Alessandro Gregorio Capponi”. spese sostenute per i lavori alla Vigna fuori Porta del Popolo “per AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. riparare all’eminente minacciata rovina” e per le riparazioni necessarie , dal primo gennaio a tutto dicembre, Roma “a causa dell’accampamento in essa seguito delle truppe Napolispa- Conto e valutazione dei lavori fatti dal muratore Giovan Battista ne”. In un terzo elenco di spese sostenute per l’ampliamento del palaz- Dolfini per servizio del marchese Alessandro Gregorio Capponi “nel zo compaiono i lavori di stucco, doratura e pittura, affidati rispetiva- suo Palazzo e case di Roma”. Sono lavori di semplice manutenzione mente a Francesco Ruggeri e Giovanni Orsini (doratore); i lavori di dei pavimenti, delle fornacelle della Cucina, dei condotti dell’acqua pittura furono affidati principalmente ad Annibale Rotati, Antonio della fontana. I lavori sono asseverati da Francesco Bianchi. Bicchierari, Onofrio Avellini, Giacomo Cennini. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (). AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (); T., f. (Doc. n. )  Documento non datato [post  maggio ], Roma ,  agosto, Roma Vari documenti concernenti incarichi assegnati ad artisti dal Foriere “Lavoro dell’Imbiancatore fatto nel Palazzo dell’Ill.mo Sig.re Marche- maggiore dei Palazzi Apostolici Alessandro Gregorio Capponi, fra cui se Capponi posto nella strada dritta che da Ripetta tende dritto all’Po- in particolare emergono un “Conto della ripulitura, e riattamento della polo detti Lavori fatti da’ Mro Giuseppe Zannini a’ tutte sue robbe Cappella Paolina”, e un “ordine del Foriere maggiore al Custode di spese” su incarico del marchese Alessandro Gregorio Capponi; i lavori Palazo di consegnare il modello della Sagrestia di S. Pietro”. riguardarono la pittura del “Solaro grande del primo appartamento AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.. con averlo venato e suoi travi che forma tre facce e suo Fregio attor- no” e i medesimi lavori nella stanza accanto. I lavori e la spesa furono Dal  settembre  al  aprile , Roma asseverati dall’architetto Francesco Ferruzzi. Diversi ordini di incarico per lo scalpellino Giovanpietro Berrettoni AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (). per l’esecuzione di complessivi  scalini alcune soglie e un lastrone per ripiano al piano secondo (non specifica il materiale, lo scalpellino -, Roma invia il materiele da Marino e si parla di indicazioni date da un archi- “Vari Viglietti concernenti à diverse Cave da farsi dal march.e Alessan- tetto di cui non fa il nome) necessari per realizzare una scala “à luma- dro Capponi come Deputato del Papa à a questo effetto, ed in Spiecie ca” nel palazzo. nella Tenuta dell’Isola Farnese ed altrove.” AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. f. (). AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Dal luglio del  al , Roma  - , Roma Lista di lavori di ampliamento del palazzo di via di Ripetta commissio- “Pagamenti fatti à diversi per il risarcimento dell’Arco di Costantino”, nati dal marchese Alessandro Gregorio Capponi; i lavori sono elencati contenentei pagamenti allo scultore Pietro Bracci, all’architetto Filip- in modo sintetico e rinviano alle rispettive filze di pagamento; la spesa po Barigioni e altri artigiani.”I lavori furono sovraintesi dai marchesi complessiva è di sc. .. Una seconda lista riporta una serie di lavori Alessandro Gregorio Capponi e Girolamo Theodoli. svolti nel  per riparare i danni causati da un incendio sviluppatosi AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.. dal giardino fin nel palazzo il giorno  maggio , e che continuò per Documento non datato [post  - ante ], Roma diversi giorni prima di estinguersi. Elenco di lavori e spese per la vernice delle finestre del primo e del AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. () secondo appartamento del Palazzo, le inferriate del pian terreno, e per ,  e  novembre, Roma ritoccare a colore le “armi” della famiglia poste nella facciata del “Scritture concernenti al Riattamento dell’Arco di Costantino fatto Palazzo; vernice rossa è utilizzata per le iscrizioni delle lapidi poste dalli Marchesi Alessandro Greg.o Capponi, e Girolamo Teodoli Depu- all’ingresso. tati delli Conservatori di Roma, e Confermati à tal effetto dal Papa”, AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (). dalle quali si apprende che la somma stanziata per tale lavoro fu di ,  giugno, Roma  scudi con Decreto della Camera del Campidoglio. “Memoria del riattamento dell’arco di Costantino registrata in Campi- AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. doglio, e di due libri concernenti alle Spese fatte per il medesimo ,  giugno, Firenze presentati alli Conservatori di Roma dal Marchese Capponi anche per Lettera di congratulazioni di Bartolomeo Corsini al marchese Alessan- parte del Marchese Teodoli assente da Roma.” dro Gregorio Capponi per la nomina di Provveditore delle Valli di AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Comacchio. ,  luglio, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. “Memoria di due libri concernenti alle Spese fatte per il riattamento , Roma dell’arco di Costantino riposti nell’archivio Segr.o della Camera Capi- “Conto dell’Ill.mo Sig.Marchese Capponi per i lavori fatti ad uso di tolina, ed Inventario delle Statue riposte nella Stanza nuovamente bianco nel Palazzo” affidati da Alessandro Gregorio a Giuseppe fabbricata per il Tribunale dell’agricoltura il tutto colla Sopraintenden- Zannini “imbiancatore”. I lavori furono eseguiti in sette stanze della za del Marchese Alessandro Gregorio Capponi”. “nuova fabbrica che gira” nel secondo e nel primo appartamento fra AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. cui “l’Alcova, il Corridorello, la stanza grande del primo Appartamen- ,  agosto, Roma to, la stanza accanto, la stanza accanto la scala grande, la scala a luma- “Chirografo di Clemente XII, nel quale fa finale quietanza alli Marchesi ca fatta di nuovo da capo a piedi a volta, Cucina al pian terreno”, e Alessandro Gregorio Capponi e Girolamo Teodoli di tutte le Spese da asseverati dall’architetto Francesco Ferruzzi. loro fatte per il riattamento dell’Arco di Costantino”. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (). AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.  e ,  giugno -  aprile, Roma -, Roma “Conto di dare, ed avere per la Cava fatta nella vigna de SS.ri Cicolini Il volume raccoglie una cospicua parte dei lavori fatti eseguire da Ales- a SS.Pietro e Marcellino (...): al capo cavatore Domenico Ergeret, a sandro Gregorio Capponi, durante il suo mandato di “custode e Presi- diversi lavoratori, a Matteo Getti affittuario della Cava di S.M.a Nuova dente antiquario delle statue e altre antichità del Campidoglio”, relati- per il danno del terreno (...), ad un huomo, che diede la notizia della vamente al palazzo e alla collezione fra il , ’ e ’. statua à Grotta Rossa, a Sebastiano Melone per il trasporto della statua AC, Archivio Cardelli, Div. I, T.. di Grotta Rossa, à Roma allo studio di Carlo Napulione.” AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Dal  a tutto l’anno , Roma  “Entrata ed uscita, avanzi e disavanzi, fruttato e spese del Sud.o Gregorio Capponi”, relative all’anno . novennio per il Marchese Alessandro Gregorio Capponi”, fra cui figu- AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.. rano le spese sostenute per la nuova Fabrica, per i mobili, per l’orna- ,  settembre, Roma mento delle lapidi nel cortile del Palazzo, e per il restauro del “palazzi- “Testamento del Marchese Alessandro Gregorio Capponi ad istanza no” della Vigna. dell’Ill.ma S.ra M.a Anna Capponi Cardelli Sua germana Sorella, ed AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. inserzione in d.o Instromento del Testamento Sud.o fatto lì  aprile , ottobre, Roma  nel quale ordina d’esser sepolto nella sua antica Cappella in S. “Lettere del Cardinale Corsini, del Secretario di Stato e in favore del Giovanni de’ Fiorentini. Fà molti legati à fav.e di diverse persone, Marchese Alessandro Gregorio Capponi in occasione di portarsi in lascia alla Biblioteca Vaticana il suo Menologio Greco, e la sua Libra- Firenze, ove dal Gran Duca viene aggraziato dell’onore della sua anti- ria, similmente il suo Museo alla Galleria del Coll.o Romano, altri libri camera in ossequio delle premure di Sua Santità.” duplicati al S.r Francesco Maria Cardelli suo nipote (...)”. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.. ASR, Trenta Notai Capitolini, notaio Generoso Ginnetti, uff. , vol. , cc.-. , Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. A. Elenco di artisti e avigiani al servizio di Alessandro Gregorio Capponi, fra i quali si menzionano: Bernardino Vaselli doratore, Ferdinando Documento non datato, [post  settembre ], Roma Ursenale pittore, Giuseppe Lazzarini stampatore, Giuseppe Menichini “Pretenzioni dell’archivista Urbano per la Tassa dell’Inventario dell’e- pittore. redità del q.m Marchese Aless.o Gregorio Capponi, e Risposte per AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (). parte del Sig.r Francesco M.a Cardelli suo erede”. All’interno è conte- nuta una “Nota delle Robe descritte nell’inventario e non apprezzate” ,  settembre, Roma che consente un’idea dei beni mobili di proprietà del marchese Ales- Ricevuta di pagamento per l’acquisto di due quadri: “Io sott.o ho rice- sandro Gregorio Capponi contenuti nel Palazzo. vuto dall’Ill. Sig. Marchese Alessandro Gregorio Capponi scudi AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.. settanta nota sono per prezzo di due quadri rappresentanti uno S.Anna che fa lezzione alla Madonna, con alcuni cherubini et altro con ,  ottobre, Roma S.Francesco et Angelo.” “Inventarium Bonorum interiorum bone memorie Marchionis Alexan- AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. K. dri Gregorii Capponi”, il quale contiene la descrizione del palazzo e di quanto in esso si trovava al momento della morte del marchese, inclu- ,  ottobre, Roma se le sue raccolte d’arte. Ricevuta per l’acquisto di un quadro “rappresentante la Vergine SS.ma ASR, Trenta Notai Capitolini, notaio Generoso Ginnetti, uff. , vol. , con Cristo in braccio” presso Alessandro Cellesi da parte di Alessan- cc.- (Doc. n. ) dro Gregorio. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. L. ,  novembre, Roma Biglietto di mons.r Guido Bottari, che assicurava all’Ill.mo S.r Fran- ,  luglio, Roma cesco Cardelli del consenso del senatore Ferrante Capponi, affinchè si Perizia e stima di una porzione della casa di Gaspare Mariotti contigua eseguissero i lavori necessari per il Palazzo e si assegnino le provvigio- al palazzo Capponi, “incontro il Forno del Vantaggio”, eseguita ni mensili al “Procuratore, al Computista ed all’Esattore”. dall’architetto Francesco Ferruzzi. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. ,  novembre ,  marzo, Roma “Perizia e stima della Pigg.ne da fissarsi al Palazzo in caso di doversi Ricevuta per l’acquisto da parte del marchese Alessandro Gregorio affittare fatta per ordine del Senatore Ferrante Capponi” dall’Architet- presso Michele Cartoni “di due busti e un medaglione di marmo”. to Ferdinando Fuga. Il documento offre una descrizione completa AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. M. dell’interno dell’edificio. , post  ottobre, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. (Doc. n. ) “Lettere di aggregazioni in varie Accademie Illustri connesse al Documento non datato [post  novembre ], Roma marchese Alessandro Gregorio Capponi” ed elenco delle Accademie: “Nota di capitali trovatisi nell’Eredità della Bo: Me: Alessandro Accademia Reale di Parigi delle Iscrizioni e belle lettere, della Crusca Gregorio Marchese Capponi esistenti in Roma”. Il documento elenca di Firenze, fiorentina, dell’Etrusca di Cortona, del Disegno di Roma, il Palazzo in Roma nel Rione Campo Marzio nella strada dritta che fa dell’Istituto di Bologna, Quirina, dei Dissonanti di Modena. cantone al Vicolo delle Scalette vicino alla Piazza del Popolo, una Casa AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.. contigua al Palazzo posta al vicolo delle Scalette, quattro Case conti- ,  gennaio, Roma gue alla precedente sempre nel vicolo delle Scalette, e la Vigna fuori Richiesta di autorizzazione a poter celebrare, per motivi di salute, più porta del Popolo. messe quotidiane nella Cappella del Palazzo, fatta dal marchese Ales- AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.. sandro Gregorio Capponi. Documento non datato [], Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.. “Nota d’Iscrizioni, Bassorilievi, Busti, et altro, che si contiene nel , Roma presente foglio”. Il documento consiste in un’inventario topografico “Assegna delle entrate annue a lui spettanti data dal march.e Aless.o della collezione di iscrizioni, bassorilievi e busti antichi conservati dal  marchese Alesandro Gregorio Capponi nell’ingresso e nel cortile del ,  agosto, Roma Palazzo di via di Ripetta. Atto di vendita del Palazzo di via di Ripetta da parte della famiglia AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f.. Crespi a Carlo Koebel, “consigliere antico del governo di Magonza”. ASR, Trenta Notai Capitolini, notaio Giuseppe Venuti, Uff. ,  , Roma maggio . “Stato ereditario di Amerigo Capponi fatto l’anno ”. Il documen- to riporta l’acquisto del Palazzo di via di Ripetta unito ad una Casetta ,  marzo, Roma della Compagnia del SS. Crocifisso di S. Marcello “incorporata nella Atto di acquisto da parte di Carlo Koebel di un’ulteriore casetta: di lui fabbrica”, e di altre quattro casette annesse sul vicolo delle “dell’ultimo piano della casa contigua allo indicato palazzo distinta dal scalette per la somma complessiva di sc. :; attribuisce ad Ameri- civico n. consistente in due stanze, cucina, due soffitte, cantina, go spese di “fabbrica, e ristorazione di detto Palazzo, e casa compresa mignano con uso di pozzo”. L’atto fu rogato dal notaio Migliorucci. la costruzione del nuovo Giardino, delle Fontane, condotti di piombo, ASR, Trenta Notai Capitolini, notaio Giuseppe Venuti, Uff. ,  Pitture e Canoni maturati nel tempo di d.a fabbrica per la somma di maggio  sc. :”. Riporta l’acquisto della casa in Trastevere “incontro a S.   Callisto”, di “due paia” di saline nel territorio di Cervia (altre “quattro , maggio, Roma paia” furono comprate dal fratello di Amerigo Capponi, monsignor Atto di vendita del palazzo di via di Ripetta da parte di Carlo Koebel a  Orazio nel ); e della Vigna fuori Porta del Popolo: “Negli anni Giacomo, Luigi e Francesco Mencacci, per scudi .   , ,  e  Amerigo Capponi per unire insieme questa Vigna fece ASR, Trenta Notai Capitolini, Notaio Giuseppe Venuti, Uff. ,  l’acquisto di  vigne tra di loro contigue, e compresa l’affrancazione de maggio Canoni, la fabrica, e l’abbellimento di n. case, li mobili fatti per le ,  giugno, Roma medesime (...)”, per l’ammontare di sc. . Atto contenente la voltura fra Carlo Koebel e la famiglia Mencacci. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T., f. Nell’atto la proprietà acquistata dai Mencacci risulta così suddivisa: un   ,  gennaio, Roma palazzo in via di Ripetta (con vani al primo piano, vani al secondo,     Stima di tre quadri, rappresentanti ritratti a mezzo busto di compo- vani + al terzo, vani al quarto e vani al quinto) e uno stabile su   nenti della famiglia Capponi, e un Crocifisso in metallo dorato con via delle Scalette (con vani al primo piano, vani al secondo piano e  statuette simili, eseguita dal pittore Giacomo Zoboli, per conto del al terzo piano).  conte Ferrante Capponi che li aveva ricevuti in eredità dal marchese ASR, Cancelleria del Censo, Volture, n. Alessandro Gregorio Capponi. ,  giugno, Roma   AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. . Registrazione catastale e censuale da cui risulta che il Palazzo con giar- ,  gennaio, Roma dino posto a via di Ripetta angolo via delle Scalette è stato venduto da “Stima della Libraria lasciata dalla bo. me. del marchese Alessandro Carlo Koebel, consigliere, a Giacomo, Francesco e Luigi Mencacci. Gregorio Capponi alla Biblioteca Vaticana”. La stima eseguita da ASR, Cancelleria del Censo, Catastini, reg.   Carlo Barbiellini risulta di essere di scudi. , Roma   AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. . Dall’analisi della documentazione catastale relativa alla famiglia ,  agosto, Roma Mencacci si evince che ad essa appartenevano molti altri beni immobi- Locazione del Palazzo in via di Ripetta per anni tre a partire dal ° liari fra cui diverse case a S. Giovanni in Laterano e una casa con giar- ottobre a Odoardo Lopez Rosa, da Francesco Maria Cardelli (figlio di dino ai SS. Quattro Coronati. Maria Anna Capponi e Antonio Cardelli), per la somma di sc.  ASR, Cancelleria del Censo, Catastini, regg. , , , . annui da pagarsi in rate semestrali.     , settembre, Roma AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. . Atto di vendita del Palazzo di via di Ripetta da parte della famiglia ,  settembre, Firenze - ,  novembre, Roma Mencacci al marchese Francesco Campanari. Transactio et concordia fra Maria Anna Capponi e il figlio Francesco ASR, Trenta Notai Capitolini, notaio Filippo Malagricci, Uff. ,  Cardelli, e il conte Camillo e Ferdinando Carlo Capponi sull’eredità settembre . del marchese Alessandro Gregorio Capponi. La transazione fra le , Roma parti avvenne per gli atti del notaio Monti in Roma.   Dalla mappa catastale la costruzione risulta così suddivisa: via di ASR, Trenta Notai Capitolini, notaio Michelangelo Cesi, Uff. , , III Ripetta: primo piano  vani; secondo piano  vani; terzo piano  vani; parte,  settembre , cc.-      quarto piano vani; quinto piano vani. La rendita annua è di scudi ASR, Notai del Vicario, notaio Bernardino Monti, Uff. , vol. , , l’estimo di scudi . novembre , cc.- (Doc. n. ) ASR, Cancelleria del Censo, Mappe, rione IV Campo Marzio ,  gennaio, Roma ,  giugno, Roma Atto di vendita del Palazzo di via di Ripetta da parte degli eredi del Nel registro dei trasporti temporanei di fabbricati del catasto urbano ramo fiorentino della famiglia Capponi a Tommaso Crespi “con istro- la proprietà del palazzo risulta intestata a Francesco Campanari. mento passato ne i rogiti del successore Damiani Notaio capitolino il ASR, Cancelleria del Censo, Volture, reg. , n.   gennaio ”. ASR, Trenta Notai Capitolini, notaio Nicola Damiani, Uff. ,  gennaio  c., Roma , c. Atto catastale dal quale risulta che il marchese Francesco Campanari  del fu Vincenzo è proprietario del bene immobiliare di via Ripetta - cesco. La voltura fu eseguita in data  gennaio .  e vicolo Brunetti -, descritto come “Casa con sotterra e Giardi- ASR (sede succ.), Cessato Catasto Urbano, Catasto fabbricati Roma, no”, composto di  piani e  vani, corrispondenti alla particella n.. Rione IV, Registro , partite  e  Dalla stessa documentazione si evince che il marchese era proprietario ,  gennaio, Roma anche di una “ Casa al secondo piano” in via di Ripetta n. A seguito della morte di Giuseppe Ampoulange, avvenuta il  marzo (part.n.), e di una “Casa e Giardino” in vicolo Brunetti n.- , la proprietà immobiliare sita in via Ripetta e vicolo Brunetti (part.n. ); quest’ultima fu venduta il  marzo  al sig. Mastai (particelle  e ), risulta intestata ai seguenti proprietari: Ehrle Ferretti per atto del notaio Ciccolini. Francesco fu Carlo, Ehrle Francesco del fu Francesco, Ehrle France- ASR(sede succ.), Cessato Catasto Urbano, Catasto fabbricati Roma, sco Carlo del fu Francesco e Marinai Ludovico del fu Francesco; Rione IV, Registro , partite - ciascuno è proprietario di un quarto. ,  maggio, Roma ASR (sede succ.), Cessato Catasto Urbano, Catasto fabbricati Roma, Atto di compravendita rogato dal notaio Antonio Torriani e dal notaio Rione IV, Registro , partita  coadiutore Romualdo Cucchi, fra il Marchese Francesco Campanari ,  febbraio, Roma del fu Vincenzo “domiciliato in via di Ripetta” e il signor Giovanni Notifica d’interesse artistico e storico, ai sensi della legge  giugno Maria Cornaldi, procuratore speciale dei Signori Carlo Ludovico Lavi-  n.  – e rinnovata ai sensi della legge ° giugno  n.  –, gne, Francesco Ehrle, Giuseppe Ampoulange e Luigi Boussac. Il  dell’immobile noto come “Palazzo già Campanari, con tutte le sue palazzo fu venduto per lire. L’atto ripercorre la storia dei decorazioni esterne e interne sito in via di Ripetta n. , via Brunetti precedenti proprietari sulla base del vecchio Catasto Urbano a partire    n. bis”. L’interesse storico e artistico dell’edificio, “il quale, pertan- dal gennaio , quando il palazzo era di proprietà di Crespi Stani- to, rimane sottoposto a tutte le disposizioni di tutela contenute nella slao e Achille del fu Tommaso. All’atto è allegata la Procura Speciale legge stessa”, fu nuovamente confermato dal Ministero della Pubblica fatta al Signor Giovanni Cornaldi, la quale contiene brevi cenni Istruzione in data  agosto . biografici sugli acquirenti. Archivio dell’INAIL, Fondo palazzo Capponi ASR, Trenta Notai Capitolini, notai Antonio Torrioni e Romualdo Cucchi, Uff.,  maggio  (Doc. n. ) ,  settembre, Roma A seguito della voltura eseguita il  settembre  i beni immobiliari   , maggio, Roma siti in via di Ripetta nn.- e vicolo Brunetti nn.- (particelle  Atto catastale che documenta il passaggio di proprietà del bene immo- 3 e ), risultano appartenere per /4 a Ehrle Francesco del fu Francesco biliare sito in via di Ripetta n.- e via Brunetti - (part. n.), 1 e per /4 a “La Civiltà Cattolica” ditta editrice libraria.   via di Ripetta n. (part. ), dal marchese Francesco Campanari ai ASR (sede succ.), Cessato Catasto Urbano, Catasto fabbricati Roma, signori Lavigne Carlo Ludovico del fu Pietro, Ehrle Francesco del fu Rione IV, Registro , partita  Francesco, Ampoulange Giuseppe del fu Giovanni Battista e Boussac Luigi Filippo del fu Stefano con atto del notaio Cucchi del  maggio , Roma . Atto catastale dal quale risulta, per la prima volta, che la proprietà     ASR (sede succ.), Cessato Catasto Urbano, Catasto fabbricati Roma, immobiliare di via Ripetta nn. - e vicolo Brunetti nn. - è inte- Rione IV, Registro , partita  ramente intestata alla “Ditta Editrice Libraria La Civiltà Cattolica”. Con rogito notarile del  dicembre  (notaio Pierantoni) la medesi- , Roma ma Ditta Editrice acquistò altre due proprietà confinanti: “Casa” in Atto catastale dal quale risulta la costruzione, nel giardino del Palazzo via di Ripetta nn.- e “Casa” in via del Vantaggio nn.-; rispet- di via di Ripetta n., di una “casetta formata dal primo piano e tivamente particella n. e n.. portico al piano terreno”, composta di un vano per ogni piano. La ASR (sede succ.), Cessato Catasto Urbano, Catasto fabbricati Roma, nuova costruzione è accatastata con il numero di particella . Rione IV, Registro , partita  ASR (sede succ.), Cessato Catasto Urbano, Catasto fabbricati Roma,   Rione IV, Registro -, partita  , dicembre, Roma A seguito della donazione da parte della Ditta Editrice Libraria “La ,  marzo, Roma Civiltà Cattolica” ( dicembre , notaio Pierantoni), la proprietà Atto catastale che documenta che, a seguito della morte di Lavigne dell’immobile passa al Collegio degli Scrittori della “Civiltà Cattolica” Carlo Ludovico avvenuta a Montpellier l’ luglio , la proprietà della Compagnia di Gesù. L’atto catastale attesta che tra il  dicembre immobiliare di via di Ripetta nn.- e di via Brunetti nn.-  e il  ottobre  venne eseguita la demolizione della casa sita in (particelle  e ) risulta intestata a Ehrle Francesco del fu France- via di Ripetta nn.- e fra il  ottobre  e il  dicembre  sco, Ehrle Francesco del fu Carlo, Ampoulange Giuseppe del fu quella della casa di via di Ripetta nn.-. A seguito di tali lavori le Giovanni Battista e Boussac Luigi Filippo del fu Stefano. La voltura fu particelle  e  vennero soppresse e la nuova costruzione fu accata- eseguita in data  marzo . stata con il n.. ASR (sede succ.), Cessato Catasto Urbano, Catasto fabbricati Roma, ASR (sede succ.), Cessato Catasto Urbano, Catasto fabbricati Roma, Rione IV, Registro , partita  Rione IV, Registro , partita  ,  gennaio, Roma ,  maggio, Roma Atto catastale dal quale si evince che Boussac Luigi Filippo del fu “Trasferimento d’immobile” degli stabili siti in via di Ripetta n. e Stefano muore in Francia il  aprile . Al suo posto, nell’atto -, via Brunetti n. , nonché via di Ripetta n. - e via del successivo, figura fra i proprietari Ehrle Francesco-Carlo del fu Fran- Vantaggio nn. -, dall’Editrice Libraria La Civiltà Cattolica, rappre-  sentata dal rev. Padre Orazio Monelli, al Collegio degli Scrittori della nale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro di svolgere i Compagnia di Gesù, rappresentata dal rev. Padre Felice Rinaldi. lavori. AND, notaio Girolamo Buttaoni, rep.  Archivio dell’INAIL, Fondo palazzo Capponi ,  gennaio, Roma ,  luglio, Roma “Deposito di documenti”, relativi al “Trasferimento di immobile” ( Planimetrie del complesso immobiliare di proprietà dell’INAIL sito in maggio , notaio Girolamo Buttaoni), presso il Notaio Agostino via di Ripetta angolo via Brunetti, eseguite dall’Ufficio tecnico dell’I- Balsi: stituto stesso, con indicazione dei lavori di restauro e parziali modifi- Riconoscimento della personalità giuridica del Collegio degli Scrittori che da eseguirsi. della Compagnia di Gesù. Autorizzazione al trasferimento di beni, ad Archivio dell’INAIL, Fondo palazzo Capponi accettare donazione e ad acquistare del  dicembre  (Regia Prefet- , novembre - ,  giugno, Roma tura di Roma, Divisione  bis N. di prot. ) Documentazione relativa agli interventi di restauro da svolgersi nel Regio decreto emesso a favore del Collegio degli Scrittori della Civiltà complesso immobiliare di via di Ripetta angolo via Brunetti da parte Cattolica della Compagnia di Gesù col quale “è autorizzato il trasferi- della ditta incaricata dall’INAIL, costituita da quattro “Verbali di mento, in via di Sanatoria a favore del collegio anzidetto della Casa Concordamento nuovi prezzi” e relativi “Libretti di misure”. con giardino in Roma, via di Ripetta n. -, vicolo Brunetti n.  e Archivio dell’INAIL, Fondo palazzo Capponi via Ripetta n. - del valore di L. da esso posseduta in epoca anteriore al Concordato con la S. Sede” del  ottobre . ,  febbraio, Roma Autorizzazione al Collegio degli Scrittori ad accettare la donazione “Relazione di collaudo” degli interventi di restauro eseguiti contenente offerta dalla Ditta Editrice Libraria La Civiltà Cattolica “della metà la ricostruzione delle diverse fasi dei lavori, dei tempi impiegati e delle delle due aree, con soprastanti fabbricati, adiacenti alla Casa anzidetta, spese sostenute; il “Verbale di visita” e il “Certificato di collaudo”. del valore di L., di cui al rogito  dicembre  Rep. N. Archivio dell’INAIL, Fondo palazzo Capponi per notar Claudio Pierantoni [...], nonché ad acquistare in via di sana-   toria per il prezzo di L. l’altra metà degli immobili stessi”. , maggio, Roma Atto catastale che descrive la composizione del complesso immobiliare AND, notaio Agostino Balsi, rep.  oggetto di questo studio dopo i lavori eseguiti dall’Istituto Nazionale ,  dicembre -  gennaio , Roma per gli Infortuni sul Lavoro nel corso degli anni Cinquanta. Piante catastali che documentano alcune trasformazioni fatte eseguire, ASR (sede succ.), Cessato Catasto Urbano, Catasto fabbricati Roma, in quel torno d’anni, all’interno del palazzo di via di Ripetta dal Colle- Rione IV, Registro , partita  bis gio degli Scrittori della Civiltà Cattolica.   Dipartimento del territorio, Catasto Urbano, Conservazione dei Cata- , novembre, Roma sti, partita n. , foglio , n.  Documentazione relativa al preventivo e all’esecuzione (a partire dal febbraio ) d’interventi di restauro delle pitture delle pareti poste ,  dicembre, Roma alla base dello scalone di rappresentanza. Copia dell’ atto di compravendita, stipulato dal notaio Claudio Pieran- Archivio dell’INAIL, Fondo palazzo Capponi toni, fra il Collegio degli Scrittori della Civiltà Cattolica della Compa-   gnia di Gesù, rappresentata dal rev. Padre Giacomo Martegani, e , marzo, Roma l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavo- Documentazione relativa al restauro del fregio dipinto con scene di ro, rappresentato dal Direttore Generale Luigi Giorgio Martini, relati- paesaggio nella sala grande del primo piano nobile. vo al “complesso immobiliare in Roma, via Ripetta angolo via già vico- Archivio dell’INAIL, Fondo palazzo Capponi lo Brunetti e via del Vantaggio”, per la somma di L. ... , settembre, Roma Archivio dell’INAIL, Fondo palazzo Capponi Relazione dei restauri eseguiti sulle due statue in peperino poste, entro  ,  marzo, Roma nicchie, sulla facciata del palazzo di via di Ripetta n. all’altezza del Nuova voltura relativa al complesso immobiliare oggetto di questo balcone centrale del primo piano nobile. studio a seguito del passaggio di proprietà avvenuto fra il Collegio Archivio dell’INAIL, Fondo palazzo Capponi degli Scrittori della “Civiltà Cattolica” e l’Istituto Nazionale per Assi- ,  gennaio -  aprile, Roma curazione contro gli Infortuni sul Lavoro in data  dicembre  pres- Relazione dei lavori di restauro eseguiti nell’androne del palazzo di via so il notaio Pierantoni. Nell’atto catastale il bene risulta composto di: di Ripetta n.  relativamente alle volte, ai costoloni, ad alcune lunet- Palazzo di via di Ripetta nn. - e vicolo Brunetti -, “Casa e te e alla colonna di granito rosso posta al confine con il primo cortile. giardino” e “Casetta” (part. nn. , ); “area di fabbricato demoli- Tali lavori hanno fatto riemergere, al di sotto dello scialbo, una prece- to” relativo a Via di Ripetta nn. - (part. n. , già nn. -); dente decorazione pittorica nelle volte e nelle lunette.   via del Vantaggio nn. - , “fabbricato per abitazione civile con botte- Archivio dell’INAIL, Fondo palazzo Capponi ghe e cortile” (part.). ASR (sede succ.), Cessato Catasto Urbano, Catasto fabbricati Roma, Rione IV, Registro s.n., partite  ,  giugno, Roma Ricognizione dei lavori di restauro e adattamento necessari al fabbrica- to di via Ripetta n. a cura della ditta incaricata dall’Istituto Nazio-  Documenti

  aprile . Concessione in enfiteusi perpetua a Mons. sita circa molem Trulli existentis iuxta viam qua itur ad Nicola de Gaddis d’un sito da fabricare di  canne in circa, Beatam Mariam de Populo, ita et taliter ut ipse trullus in che doveranno misurarsi dopo finita la strada nuova del ipsa locatione seu concessione comprendatur et includatur Popolo (compresa la Mole del Trullo) fatta dal convento e in dicto solo quod nunc est in insula inter duas stratas frati di S. Agostino a un carlino la canna con obligo di fabri- publicas cum pariete et aliis omnibus et singulis in dicto carvi in  anni, per la somma di mille ducati di carlini di mo- solo existentis intra dictos confines seu alios veriores si qui neta vecchia e col pagamento di  ducati di oro di Camera sunt cum potestate illos toties quoties opus fuerit specifi- alli maestri di strada in conto delli ducati  d’oro di Came- cantes et consentientes; quod dictum post perfectam ra che sono convenuti di pagare a detti convento e frati. dictam stratam mensurari debeat per duos peritos communiter eligendos et totum illud quod et compertum Retro: Instrumentum concessionis solii domus Ioannis fuerit intelligatur venisse in praesenti locatione solvendum Calligariis et aliarum adiacentium factae a patribus Sancti ad rationem infrascriptam pro annuo censo, canone et Augustini de urbe sub die  aprilis  ad favorem reve- fictu unius caroleni monetae veteris pro qualibet canna rendi patris domini Nicolai De Gaddis Camerae Aposto- dicti soli ab hodie in locatione et solvendo de sex menses licae Clerici in quantitate carolenorum  Octobre  in sex menses more romano, et ex nunc dictus dominus Ioannes Baptista dicto nomine solvit et dedit Domini prio-   Die aprilis ri et conventui per anticipatam solutionem dicti census ad Reverendus pater dominus Thomas de Bachellis floren- bonum computum ducatorum  de carolenis quam tinus prior monasterii Sancti Augustini de urbe, frater Domini prior et conventus habuisse et recepisse, confessi Stephanus Romanus Bacularius, frater Fabianus Iannonis fuerunt et de eis ipsum dominum Nicolaum absentem et lector, frater Teutonicius et lector et subprior, frater Nico- prefatum dominum Ioannem Baptistam praesentem quie- laus de Maliano sacrista, frater Benignus florentinus, tarunt modis, pactis, capitulis et conventionibus infra- frater Nicolaus de Aquila prior et sindicus, frater Egidius scriptis et in primis videlicet quod prefatus reverendus de Coraet frater Franciscus Hungarus et frater Guglielmo pater dominus Nicolaus in solo huiusmodi exponeret et de Saxoferrato, et frater Anselmus de Cardis et frater exponi facere habeatur et ita promisit dictus dominus Simplicianus Romanus, frater Antonius florentinus, frater Ioannes Baptista prior quo supra nomine, intra tres annos Ioannes Vochg flamingus, frater Anselmus de Tiriano, proximos futuros ab hodie incoantes et ut sequitur finien- frater Leonardus Alamandus, frater Petrus Enan Alaman- tes ducatos mille de carolenis monetae veteris. Ita etiam dus, frater Ambrosius de Saxoferrato, frater Seraphinus quod prefatus reverendus pater dominus Nicolaus ultra romanus, frater Silvester de Ianua, frater Benedictus censum supra expressum et specificatum solvat et solvere Emand de Ianua, frater Nicolaus Una flamingus ac pater debeat pro dictu censu et fratribus magistris stratarum de Ioannes Antonius de Padua cursor in sacra theologia et urbe summam et quantitatem ducatorum centum et quin- frater Doroteus Gallus omnes fratres dicti conventus et quaginta auri de Camera qui sunt pro parte ducatorum ter monasteri congregati et coadunati ad sonum campanae ut centum auri de Camera similum ipsis conventui et fratri- moris est, asserentes se esse in maiorem parte fratruum bus per dictos magistros stratarum pro sternenda et sali- dicti conventus, sponte per se et suos in dicto monasterio ganda via publica quae nova facta exstitit in presentiarum omni meliori modo vendiderunt, locarunt et concesserunt seu quod idem reverendus pater dominus Nicolaus ipsos in emphiteusim seu locationem operpetuam reverendo priorem et conventum pro dicta summa ducatorum patri domino Nicolao de Gaddis florentino Camerae centum et quinquaginta auri de Camera per dictos magi- Apostolicae clerico et suis heredibus et successoribus et ei stros stratarum quietari et liberari faciet. Ita etiam quod seu vel quibus, iura sua in totum vel in parte concedere marmora, statuae, petrucciae, lapides pretiosi metalla et voluerit absenti magnifico viro domino Ioanni Baptiste de aliae res cuiuscumque valoris et thesauri qui in fundandis Fortiguerris de Pistorio ipsius procuratoris pro ut constat vel aliter, et fodiendo dictum solum reperirentur, debeant per acta mei notarii publici infrascripto et pro quo ad pro medietate dicti conventui et fratribus per prefatum cauthelam de rato et ratihabitione in forma iuris valida et reverendum patrem dominum Nicolaum dari, tradi, consi- de iure subsistibili promisit et se facturum et curaturum gnari cum hoc tamen quod dictus conventus et fratres ita ut taliter cum effectu quod dictus reverendus pater teneantur et obligati sint medietatem expensarum quae dominus Nicolaus eius personalis infrascriptus locationem per eum factae essent pro effodiendis ac extrahendis dictis et omnia et singula in ea contenta ad beneplacitum Domi- rebus sic repertis Domino Nicolao refundere et reficere ad ni prioris et fratruum ratificabit et approbabit ibidem habendum, tenendum, vendendum, cedendum, alienan- presenti ac stipulanti ac legitime recipienti quadam dum et locandum et de eo in totum vel in parte disponen- partem seu petium soli vacui septingentarum cannarum dum pro ut dicto reverendo patri domino Nicolao et eius vel circa plus et minus quantum ne reperietur facta heredibus placuerit et visum fuerit etiam sine alia licentia mensuratione post finitam stratam quae nunc construitur et consensu dictorum prioris et fratruum requirendum et  habendum dummodo sint personae, idonee et sufficientes sepelito in la chiesa di S. Agostino di Roma nella sua ad solvendum censum huiusmodi et nunc ex causa vendi- sepoltura in la quale è sepolta q. madonna Adriana sua tionis emphiteusim seu perpetuam concessionem prefati prima mogliera alla quale chiesa testatore lascia scudi prior et conventus cesserunt omnia iura quae habent in, dieci di moneta per tutto quello che potessero addoman- de et super dicto solo et posuerunt ipsum in locum et ius dare li frati (...) suum universum ita quod admodo ipsis iuribus uti possit Et di più lassa a detta Madonna Violante sua mogliera constituerunt se tenere et possidere solum huiusmodino- l’usufrutto et la fa usufruttuaria durante la sua natural mine ipsius reverendi patris domini Nicolai et pro eo vita o se mariti o no della mità della casa di esso testatore donec et quo usque possessionem ipsius corporaliter acce- sita in parione scontra la bottega della sua spetiaria (...) et pit quoniam accipiendam et deinceps retinendam authori- la mità di una altra casa con la bottega de pizzicaria posta tatem, dederunt Iohanni dari ex nunc promiserunt de in la piazza di Sancto Lorenzo in Damaso (...) evictione dicti soli in forma de iure valida et in urbe Item vole et lassa esso testatore che tutti l’altri denari consueta et nemini alteri personae fuit, nec est venditum, di detto testatore da esigerse delli soi crediti tanto della locatum neque hipotecatum promiserunt que in futurum sua bottega come di qualsivoglia altra causa detratte le non moveri litemque movendam inferre aut inferrenti sopraddette lascite et usufrutto se debbiano depositare consentire et casuque moveretur illam in se suscipere appresso qualche persona idonea delli quali se debbia promiserunt illamque mediare prosequi a principio medio finire la casa di esso testatore posta verso S. Maria del usque ad finem eorumque sumptibus et expensis in Popolo appresso suoi confini che risponde alli frati de quibuscumque instantis. Predictus vero dominu Ioannis Sancto Augustino Ita che di detti crediti essi eredi ne Baptista quo supra nomine promisit dicto solo ad usum et possino disponere in parte alcuna sino a tanto sara finita more boni conductoris uti, frui, reservato in premissi detta casa et quella finita lassa la meta de detti crediti Sanctissimi Domini Nostri Papae et Sanctae Sedis Aposto- restanti alli sopraddetti eredi soi maschi et alle loro licae beneplacito; item etiam quod praefatus dominus femmine loro sorelle et l’altra mità alli sopraddetti Barto- Ioannes Baptista dicto nomine teneatur et ita promisit quo luccio et altri nipoti suoi soprannominati. supra nomine instrumentum donationis huiusmodi dicto priori et conventui intra unum mensem proximum omni- ASR, Collegio dei Notai Capitolini, notaio G. Nichilchini, bus ipsius reverendi patris domini Nicolai principalis suis vol. ,  ottobre  sumptibus et expensis dare et tradere. Quae omnia et singula suprascripta dictae partes omnibus praesentis attendere et observare promiserunt sub poena omnium  Secondo Testamento di Francesco Serroberti damnorum; qua poena pro quibus sese dicto modo et   nominibus in ampliori forma Reverendae Camerae ottobre Apostolicae et bona dicti conventus et monasteri obliga- In presentia mea costituito Messer Francesco Serroberti runt et hypotecarunt submiserunt constituerunt procura- perusino speziale nella piazza di parione di Roma infermo tores renunciarunt. Actum Romae in dicto monasterio del corpo ma della mente et dell’intelletto sano et ben prope sacristiam, presentibus ibidem domini Sebastiano disposto (...) fa et ordina suo testamento et sua ultima de Ridulphis laico mutinense et Luca de Iannonis civitatis volunta nel modo infra scritto (...) Item lascia al primo ianuensis testibus rogatis. figliolo maschio legittimo che nascerà della sopraddetta Nicolaus Nerottus Causarum Curiae Camerae Aposto- Flaminia sua nipote et ultima figliola del sopraddetto licae notarius Hieronimo suo fratello la mità integra del palazzo o vero casa grande di esso testatore quale possiede comunemente AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f.  con detto Hieronimo suo fratello posta nella strada di ASR, Notai dell’Auditor Camerae, notaio Niccolò Nerotti, Santa Maria del popolo di Roma appresso suoi confini. Et uff. , , parte II, cc.  ss. fin tanto che detto figliolo nasca o nascerà detta Flaminia sua madre sia et debbia esser usufruttuaria di detta mità di palazzo o casa grande pagando alli frati di Santo  Testamento di Francesco Serroberti Agostino di Roma la mità del censo che paga detta casa (...) il quale figliolo maschio debba pigliar sempre il nome Die decimaseptima Octobris  della casata dei Serroberti (...) quali sopradetti successori Messer Francisco Serroberti de Ser Nicola di Perugina, non debbano mai vendere ne alienare ne in alcun modo speziale in la piazza di parione di Roma, sano per Dio disponere per qualunque causa di detta mia casa”. gratia della mente et del corpo (...) fa et ordina il suo testamento et la sua ultima volunta in questo modo et ASR, Collegio dei Notai Capitolini, notaio G. Nichilchini, forma come seguita cioe (...) vole ch’el corpo suo sia vol. ,  ottobre    Testamento di Geronimo Serroberti perpetuo (...) et vole et ordina che dicta casa non se possa appisonar per più tempo che per cinque anni.  marzo  In nome sia di Dio et della Gloriosa Vergine Maria ASR, Collegio dei Notai Capitolini, notaio Lorenzo de Ric-    Amen, nell’anno della natività del nostro Signore Jesu chis, , marzo Cristo . Nel tempo del Pontificato del Santissimo in Cristo Padre et Signore nostro Pio per la divina provvi-  denza papa quarto adì  di marzo indizione ° in presen- Apoca della vendita del palazzo Serroberti ad Amerigo tia di me notaio infrascritto et delli infrascritti testimoni Capponi specialmente a questo atto chiamati et dall’infrascritto Anno a nativitate domini Millesimo Seicentesimo deci- testatore rogato; Essendo statuito che l’uomo una volta mo quarto Indictione duodecima et die vigesima quarta debbe morire et niuna cosa sia più certa della morte et mensis octobris Pontificatus in Cristo Patris Domini Nostri niuna cosa sia più incerta che l’hora et lo punto della Domini Pauli divina providentia Papa Quinti anno decimo morte per questo convenga a ciascun huomo prudente Al nome di Dio per la presente il Signor Annibale mentre che gli è buona memoria, mente et intelletto Talebiani tanto in nome suo come delli Signori Francesco talmente provvedere all’anima sua et alle robbe soi et Silberio suoi fratelli carnali di Perugina per li quali mentre che ello vive che fra gli suoi posteri sopra le Rob- promette e vuole essere tenuto del suo proprio essibendo be soi non possa nascere alcuna lite overo discordia per la essere chiamati nelli testamenti et fideicommissi delli SS. qual cosa Messer Hieronimo Serroberti aromatario Peru- Geronimo et Francisco Serroberti perugini et detti fede- gino sano di mente et intelletto licet stia male et egrotto commessi esser purificati nelle loro persone et conse- di corpo non volendo morir intestato ma volendo far il guentemente l’infrascritto Palazzo spettare ... a loro jure suo ultimo testamento nuncupativo il qual di ragione si pleni domini residuato primis et ante omnia il beneplaci- chiama sine scriptis et quello facendo ha dichiarato (...) et to della Sede Apostolica et il consenso dell’Hospedale vole che in evento che l’anima sua dal corpo si separi del SS. Salvatore in Roma et del Convento di Sancto esser seppellito in Roma nella chiesa di Sancto Agostino Agostino di Roma ... opus sit ... ut alio modo Vende cede nella sepoltura overo loco dove è seppellito Messer Fran- et concede al Molto Ill.mo Sign. Amerigo Capponi nobile cesco de Serroberti suo fratello a meza hora di notte (...) fiorentino per se et suoi heredi et successori Un loro Item dice esso testatore havere tre figliole femine legitti- palazzo posto in Roma nella strada passata Ripetta me et naturale (...) cioè Julia, Portia et Flaminia et una di tendente alla porta del popolo appresso li suoi confini queste cioè Flaminia sia stata istituita erede della bona cioè dui strade pubblice et altri confini con tutte le sue memoria di Francesco suo fratello nel suo ultimo testa- iurisdictioni compresavi anco la casetta o rimessa et un mento et per questo habbia poco bisogno della robba sua giardino con tutte loro pertinenze che questa vendita ha et acciò le altre due figliole possano loro ancora maritarse fatto et fa il detto Sign. Annibale et in nome et possessio- per questo et molte altre cause che moveno l’animo suo ne come di sopra a detto sign. Amerigo presente et istituisce detta Flaminia nella legittima solamente (...) acceptante per il prezzo et in nome di prezzo tra loro Item detto testatore vole e comanda che detta Julia et stabilito d’accordo di scudi sei mila di moneta da pagarsi Portia morendo senza figli legittimi et naturali all’hora dal detto Sign. Amerigo ogni volta che si sarà ottenuta da substituisce detta Flaminia per fideicommisso (...) Item Nostro Signore la facoltà di poter vendere detto Palazzo esso testatore dice che Francesco suo fratello nel suo ulti- et la debita et sufficiente derogatione alli sopraddetti mo testamento fece un fidecommisso nella parte sua della fidecommessi et anco il consenso del sopraddetto hospi- casa del popolo qual era pro indiviso con dicto testatore tale con patto espresso che nell’atto del sborso di detti nella quale casa al presente abita il Signor Silvio Piccolo- denari cioè scudi sei mila di moneta li detti SS. Valeriani mini si como del suddetto fidecommesso consta per suo siano obbligati reinvestirli o qui in Roma in tanti luoghi testamento rogato per mano di Giovanni Nichilchini, di monte non vacabili o censi ovvero in Perugina in tanti volendo ancora far nella parte sua di detta casa uno fide- beni stabili col consenso del sign. Amerigo ogni volta che commesso acciò detta casa sempre resti e se dica la casa si estinguessero detti censi o luoghi di monti o si alienas- de Serroberti, per tanto vole et ordina che li suoi eredi sero o permutassero dette terre ad effetto che detti dena- non la possino alienare et per qualsivoglia vocabolo ri in perpetuo siano suffetti e surrogati per l’evitione di d’alienatione et che sopra ciò non sicce possa expedir detto Palazzo et surrezia del detto Sign. Amerigo et suoi motu proprio alcuno delli pontifici (...) et morendo l’una eredi dedotto però il prezzo della casetta o rimessa non et l’altra senza figlioli legittimi e naturali succederanno compresa in detto fedecommesso da dichiararsi da doi quelli che sarranno più per primo grado de Serroberti, uomini a eleggersi di comune consenso con patto anco con questo che s’habbia da chiamar de Serroberti et vole che tanto li laudemi da pagarsi alli Padri di Sancto et ordina che detta casa sia subiecta al fedecommesso in Agostino come anco l’elemosina che si darà a detto ospe-  . Atto di vendita del palazzo dalla famiglia Serroberti ad Amerigo Capponi,  marzo . Roma, Archivio Capitolino

dale per havere il suo consenso alla detta alienazione et la spesa sarà per haver la gratia et il breve da Nostro Signo- re per la detta alienazione una metà si paghi da deto Signor Amerigo et l’altra metà da detti SS. Valeriani et di più promette detto Signor Annibale et come di sopra dalli detti SS. Valeriani et di più promette il signor Anni- bale et come di sopra havuta che si haverà detta licentia da Nostro Signore et il consenso da detto hospitale come anco delle zitelle sperse di Perugina che già si dice esser ottenuto di già detto consenso dal detto monastero farne anco pubblico in strumento con tutte le lettere opportu- ne e necessarie conforme al stile della Corte romana con la promissione d’evittione in forma et in tanto li sopra- scritti SS. Annibale et Amerigo in nome come di sopra vogliono che la presente polizza habbi forza et virtù quanto un in strumento in forma Camere et che perciò li sopraddetti s’obbligano per l’osservanza di tutte e singo- le cose nella più amplia forma della reverenda camera Apostolica obbligandose anco il detto S. Annibale far ratificare in forma juris valida et con l’obbligo camerale li sopraddetti suoi fratelli il signor Curzio Doni et altri che avessero interesse in detto fidecommesso et in tento far venire il mandato di procura da loro sufficiente per rati- ficare et confermare detta vendita dechiarandosi anco che detto Palazzo è sottoposto ad un canone o censo di scudi venti di moneta compresovi il giardino da pagarsi alli detti padri di Sancto Agostino et il censuario di detto giardino del Signor Amerigo da specificarsi anco meglio nell’istrumento reiterando li detti contraenti la loro obbligatione et loro beni nella detta forma camerae et in fede sarà sottoscritta la presente di loro propria mano con la presenza delli infrascritti testimoni che si sotto- scriveranno di loro propria mano questo dì  settembre  in Roma in Castello Sancto Angelo Io Amerigo Capponi mi obbligo et prometto quanto di sopra Io Annibale Valeriani mi obbligo et prometto quanto di sopra Io Ludovico Mattheucci da San Lucido fui presen- vice castellano di castel S. Angelo nobile fiorentino per prez- te io Ottavio Assalti da Fermo fui presente a quanto di zo di sc.  da reinvestirsi per evizzione Vi sono gli instru- sopra. menti di tutti gli atti fatti avanti il luogotenente del cardinal Vicario e tutte le scritture prodotte per detto effetto secondo ASR, Notai del Vicario, uff. ,  prima parte, c.  la nota inclusa dentro.

In nomine Domini amen. Praesenti publico instrumen-   marzo . Publico Michelangelo Cesi, notaio del Vi- to cunctis ubique pateat evident(er) et sit notum quod cario anno ab eiusdem Domini nostri Iesu Christi millesimo Vendita di un Palazzo con casetta, o sia rimessa con giar- sexcentesimo decimo quinto, indictione decimatertia, die dino annessi posto nel Rione di Campo Marzo Per la strada, vero lunae trigesima mensis martii pontificatus sanctissimi che da Ripetta và alla Piazza del Popolo, e sul cantone del in Christo Patris et Domini Nostri Domini Pauli Divina vicolo delle scalette, il quale paga l’annuo canone di sc. , Providentia papae quinti, anno eius decimo. Cum sit (pro al convento e frati di S. Agostino sotto il di  aprile e  otto- ut asseritur) quod Illustrissimus Franciscus de Serrobertis bre e di sc. . alla confraternita del SS.mo Crocifisso di S. quondam Claudii de Valerianis iusto et legitimo titulo Marcello fatta con deroga del fidecommesso da Annibale habeat, teneat et possideat unum palatium, sive domum Valeriani Serroberti anche a nome di Francesco e di Silverio magnam cum viridario, domuncula illi contigua et adhe- suoi fratelli nobili Perugini a Francesco d’Amerigo Capponi rente, curtile cum quatuor cantinis aliisque suis membris,  iuribus et pertinentiis, posito Romae in Regione Campii sente per melium tamen banci illustrissimorum domino- Martii et via Ripettae, non multum distante a platea de rum Francisci Hieronymi de Ticci mercatorum florentino- Beatae Mariae de Populo, iuxta ab uno viam seu viculum rum Romanam Curiam sequentes per manus domini Fran- nuncupatum delle Scalette, ab alio dictam viam publicam cisci Scappi Capserii presentis, solventis et solvere decla- Ripetta et ab allis lateribus domum Archiconfraternitatis randis de propriis pecuniis dicti domini Americi quae Sanctissimi Crucifixi in ecclesia Sancti Marcelli de Urbe; scuta sex milia monetae dictus dominus Anibal dicto retro, domum et viridarium infrascripti admodum Illu- nomine prorio ad se traxit tractaque totidem esse dixit (...) strissimi domini Americi Capponi quod et quam nupere- illic post dictam manualem receptionem se bene conten- mit a Petro Antonio Patello eugubino seu domina Lucia tum et satisfactum vocavit eumque dominum Americum de Groctis eiusdem domini Petri Antonii uxore dictae emptorem presentem quietavit etiam per pactum excep- domus et viridarii Domina salvis aliis et siquidem de tioni speciali et generali renunciavit (...). presenti locatam reverendissimo domino Ioanni Baptista Et ego Michelangelus Cesius Curie illustrissimi et reve- Vives Utriusque Signaturae Sanctissimi Domini Nostri rendissimi domini Almae Urbis Vicarii notarius, de Papa referendario pro annua pensione scutorum ducento- premissis rogatus, presens, instrumentum subscripsi et rum monetae soluta per totum mensem iunii proximi publicavi. futuri infrascripto domino Anibali. Cumque tam dictus dominus Franciscus quam dicti Silverius et Anibal de AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f.  Valerianis eius fratres germani pro eorum maiori utilitate ASR, Notai del Vicario, notaio Michelangelo Cesi, Uff. , et commodo exoptarent dictum palatium seu domum , parte I, pp.  sg. alicui meliorem conditionem offerenti vendere et alienare preciumque investire in bonis stabilibus in civitate vel districtu Perusii aut locis montium non vacabilium hic in   e seguenti. Conti Delle Case cioè Prima Compra e Urbe, ex quibus uberiores fructus percipere possent. (...) Spesa per la Fabbrica di mano d’Amerigo Capponi Admodum domino illustrissimi domino Americo Cappono nobili florentino Arcis Sancti Angeli pro prefec- Addì  di febraro  to, mihi notario publico infrascripto cohmito, praesenti, per li Acti di Pietro Paolo Me(***) ementi, acceptanti et legitime stipulanti, pro se ipso et Horatio Balducci Notaro suisque heredibus et successoribus, etiam extraneis in Capitolino rogato dello strumento del canone della casa perpetuum, dictum palatium sive domum cum domuncula di Trastevere ibi contigua existente in dicto vicolo delle Scalette quae Addì  ottobre  continet in se infrascripta membra videlicet: duas stantias, Attamento dell’ultima casetta unam supra aliam, lodium et cantinam; omnibusque et Attaccata alla casa della Misericordia singulis palatii et domunculae membris, iuribus et perti- Posseduta Dal Fani che compra dalli nentiis, cum onere dicti annui canonis scutorum decem et Frati di S. Agostino sc.  octo et solidos  debiti dictis reverendis fratribus Sancti Rogato Michelangelo Cesio notaio Augustini ratione dictae domus seu palatii et annuum Dell’Ill.mo Vicario il suddetto giorno  censum scutorum decem, et solidos debiti Archiconfra-  ternitati Sanctissimi Crucifixi in ecclesia Sancti Marcelli p. de Urbe super partes viridarii; ad habendum, tenendum, Al nome di Idio possidendum, utendum, fruendum et fructificandum, Addì  di Gennaio  vendendum, donandum, pignorandum et alienandum ac Per far la copia della supplica per la derogattione e de dicto palatio ac iuribus et pertinentiis suis faciendum et transmutattione del fidei Commisso della Casa al Popolo disponendum ad ipsius emptoris libitum voluntatis. (...) di Serruberti al copista in Parione pagato conto scudi . Hanc autem venditionem et alienationem et omnia et Addì  di febbraio singula in hoc presenti instrumento contenta, dictus domi- Comperato le due casette nella via delle scalette per nus Anibal dicto nomine proprio facere declaravit et fecit scudi  di moneta da Madonna Lucia de Grotti moglie vigore per insertam litteram apostolicam et omni meliori del signor Pierantonio Patelli et pagato a un notaro del modo ut supra pro precio scutorum sex millium monetae Cusano notaro dell’Auditor Camerae per il rogito della sti- iulii decem pro scuto expresso in dictis litteris apostolicis; ma di detta compra como per gli atti di detto Cusano ,  quod quidem precium scutorum sex millium monetae scudi , pagò il venditore iulii, decem pro scuto, dictus dominus Anibal dicto nomi- Addì  di febbraio ne nunc in mei notarii publici testiumque infrascriptorum Dal convento et Chiesa di S. Agostino ragunati li patri praesentia manualiter et in contanti in tot in iuliis argentis capitolarmente fu prestato il consenso di detta vendita et habuit et recepit a dicto domino Americo Cappono prae- trasferito il canone che gli pagano dette casette per loro  . Conti delle Case cioè Prima Compra e Spesa per la Fabbrica di mano d’Amerigo Capponi, -, Legatura in pelle. Roma, Archivio Capitolino

proprietà nella mia persona come per gli atti di detto Cusano notaro dell’Auditor Camerae a ragione di scudi  per cento che per la mia parte pagai a detti padri scudi  per cento et scudi  pagò il venditore al notaro per il rogito scudi . et sotto li  di febbraio scudi  per me da signori Ticci per le dette casette fatte da loro pagare al monte della Pietà in deposito per rinvestirli datone credito a detti Ticci al mio libro a lor conto sc.  scudi . c.  Addì  di febbraio  Ricordo come questo giorno di S. Mattia Appostolo Ho preso il possesso delle due casette compere nella via delle scalette al Popolo et datomi il detto possesso dal signor Pierantonio Patelli et fattemi conoscere per nuovo padro- ne prima da mastro Prospero d’Andrea di Prospero da Fermo muratore Habita la seconda casetta in verso il Tevere e paga di pigione l’anno scudi  anticipata et me la deve al primo di maggio prossimo  per tre mesi scudi . In quanto al medesimo a  Nella prima casetta abita Massenzio di Giovanni Santi da Rignano barcarolo et riconosciuto padrone dalla sua moglie et non sendo lui in casa et paga di pigione l’anno scudi  anticipata ogni tre mesi scudi  et mi deve cominciare detta pigione al primo di maggio prossimo A dette due casette son le porte et fenestre con loro trature et altre appartenenze e solito in questo medesimo a  c.  Addì  di marzo  Al signor Annibale Valeriani dal quale io compero la casa come proccuratore del signor Francesco suo fratello scudi  di moneta conto disse per dare a buon conto, con altri scudi  di suo per la loro metà allo spedizioniere però a buon conto di quanto pagherà per la spedizione del breve per la transmutazione del fidei commisso della detta casa secondo la grazia che da Nostro Signore m’è stata concessa che detto spedizioniere darà conto di tutta la spesa sc.  Addì  di marzo Per il rogito del possesso preso questo dì delle due casette pagate per la metà portò al notaro del Cusano rogatosene questo giorno come per gli atti di detto Cusa- no notaro dell’Auditor Camerae scudi . Addì  detto Al signor Valeriani per pagare la (...) a monsignor Trin- tici luogo tenente di monsignor Illustrissimo Cardinal Millini Vicario di Nostro Signore per la sentenza della  derogatione overo transmutazione del fideicommisso detto Ranuccio il mio procuratore per gli atti del detto sopra la casa de Serruberti compera a Ripetta dal signor Cesis et così per mano sua si prese detto dì per me il Francesco Valeriani de Serruberti per mezzo di detto possesso di detta casa come per gli atti del detto Cesis signor Annibale Valeriani suo fratello che deve pagare la dopo aver rogato il beneplacito et consenso avuto di detti metà di ogni spesa et io l’altra metà scudi . frati et dal detto signor Ranuccio per detti signori Valeria- Addì  di marzo ni mi fu restituito scudi . per resto di conti stati fra noi A signori Ticci scudi  per me da Gavotti e Pozzo- del pagato per le spese della vendita di detta casa bonelli pagano per mandato mio fratello sc.  et prima de mio fratello hauto da detti scudi  fatti buoni per me c.  a detti signori Ticci sc.  Addì  di ottobre  Pagato al Cesis notaro dell’Ill.mo Vicario di N. S. c. questo di sopradetto sc.  per la procura fatta per me nel Addì  di marzo S. Ranuccio Ranucci da Castiglione Aretino et per esser Da Signori Ticci scudi  di moneta pagati per me al qui stato a rogare il beneplacito et consenso da frati di S. signor Francesco Valeriani de Serruberti e per lui al signor Agostino et per il rogamento del possesso preso della casa Annibale suo fratello et proccuratore per la valuta della grande sc.  sua casa vendutame a Ripetta come per contratto rogato Et più pagato all’offitio di detto Cesis notaro dell’Ill. detto dì per gli atti del Cesis notaro dell’Illustrissimo Vica- Vicario per mano di detto signor Ranuccio comparso per rio di Nostro Signore sc.  mio procuratore a tali atti sc.  et sc.  per li contratti Addì  di aprile hauti a autenticati del laudemio pagato et beneplacito Al signor Lodovico Matteucci procuratore che ha nego- ottenuto da frati et del possesso della casa preso come ziata questa compra di case dal principio fino all’ultimo sopra et per la procura fatta tutto sc. , scudi  conto che per avermi fatto servizio anco nel Addì  di novembre sc. ventisei et b.  pagati a frati et processo a perpetua memoria con il signor Conestabile convento di S. Agostino di Roma portò fra Alberto sinda- metto qui solo scudi  a questo conto di consiglio anche co et collettore di detto convento come per la ricevuta di di monsignor Gino mio fratello e di sua parola solo scudi sua mano al mio quadernuccio et sono sc. ,  per il  al notaro Cesis per aver fatto il processo della causa canone della casa grande et dal primo d’aprile  fino a commessa all’Illustrissimo Vicario per il fidei Commisso tutto settembre sc. , et dal primo d’ottobre per tutto della casa fino alla sentenza et poi rogato lo strumento marzo prossimo del  sc. ,  et per le due casette per della compra di detta casa et datome due copie pubbliche il canone che gli tocca dal primo di febbraio  per tutto di ogni cosa in tutto pagato scudi  gennaio  sc. ,  et più scudi  al notaro che ha rogato lo strumento Scudi ,  et più scudi  al giovane che ha scritto tutto et più baiocchi  per far legare in due libri le scritture c. pubbliche per me et per li Valeriani sc.  et più per la Addì  di novembre  carta povera scudi . Pagato al convento et frati di Santo Agostino di Roma    sc. e b. contanti portò frate Alberto da recevute et c. sono sc. ,  per il canone solito della mia casa grande Addì  ottobre della loro proprietà per uno anno cominciato al primo Pagato questo giorno il laudemio alli Reverendi Padri et d’aprile  per tutto il mese di marzo prossimo da venire Convento di Sant’Agostino di Roma della mia casa grande  a Ripetta compera da Signori Valeriani sc.  di moneta E sc.  b.  per il canone delle due casette compere dal me da SS. Ticci per la metà che mi toccava e l’altra metà Patelli per uno anno dal primo di febbraio  per tutto l’hanno pagata li detti signori Valeriani in tutto scudi . gennaio prossimo  come per la ricevuta fatta dal detto et hauto il consenso della vendita da detti padri per la in suo quaderno sc. , proprietà che hanno in detta casa come per contratto Addì  di luglio  rogato questo dì sopraddetto per gli atti del Cesis notaro Pagato al Signor Luca de Carolis notaro dell’Auditore dell’Illustrissimo Vicario di Nostro Signore il quale della Camera successo nell’uffitio del Signor Celso Cusano contratto io tengo con gli altri autentico scudi  porto conto sc. Quattro di moneta per lo strumento hauto Datone conto a signori Ticci al conto loro del mio libro da lui pubblico della compera delle due case nella via a pagina  delle Scalette dalla signora Lucia de Grottis sc.  di Nota che a far l’istrumento di detto laudemio essendo li moneta et il consenso ottenuto da frati et convento de detti signori Valeriani a Perugina feciono loro procuratore Santo Agostino di Roma per il fondo et proprietà loro di il signor Ranuccio Ranucci et io per esser malato feci pur dette casette et il rogito del possesso preso et il laudemio  pagato a detti frati con l’obbligo trasferito in persona mia rogato capitolarmene detto giorno per gli atti del detto di pagar d’annuo canone Cesis senza haver riserbato il beneplacito o consenso della Il pagamento fatto delli scudi  per me da SS. Ticci Santa Sede apostolica avendo così la facoltà del vendere et del Banco comprare secondo la bolla ostrata di Papa Gregorio XIII la Et il deposito fattone al Sacro Monte della pietà per quale sarà notata in deto strumento rogato detto giorno il doversi reinvestire il rinvestimento fattone in un censo quale con gl’altri tengo appresso di me sc.  comprero dal Signor Girolamo Giustizi Addì  di novembre presi il possesso di detta casetta e Con il mio consenso prestato ad rinvestimento et il si rogò come per gli atti del detto Cesis detto giorno rogito di sc.  di detto censo assegnati a fra Giovanni Battista de Grottis et per lui a sua frati et convento di c.  Santo Adriano che tanti aspettavano a lui pagati detti sc.  Comperai et feci lo strumento sino Addì  di luglio  Segue li danari che io pagherò per li canoni delle case della casa che me vende Giovanni Maria Sauli sarto roma- oltre alle ricevute fattemi nel quaderno di dette ricevute no nella via delle Scalette attaccata con l’altra mia compe- sc. ,  rai da Pierantonio Patelli et sua consorte con il giardino per prezzo di  di moneta quali feci pagare il detto gior-  c. no per me da Girolamo e Bartolomeo Tecci di Roma per Per la compra ch’io ho fatto della Casa contigua alla dover fare lo sborso per detto Giovanni Maria Sauli sarto mia casa grande dalla Compagnia del SS. Crocifisso in San solo nell’atto che saranno reinvestiti per stare per evittione Marcello di Roma ho pagato questo dì alli frati et conven- di detta casa vendutami come per detto strumento rogato to di Sancto Agostino di Roma sc.  di moneta porto sinora detto di  luglio  per gli atti di messer Celso conto il padre Alberto da Tortona sindaco et camerlengo Spalco notaro capitolino in piazza Mattei di detto convento ragunati capitolarmene et prestatomi il Nel quale officio era lo strumento d’un obbligo per un loro consenso di detta casa loro proprietari a ragione di censo di scudi  l’anno da quello che Giovanni Maria due parti per sc. [?] che importa la compra di detta comprò detta casa che si bene diceva essere estinto non casa per la quale mi sono obbligato a pagar a detti padri e era levato di detto contratto di compra e si obbligò di convento ogni anno sc.  di moneta per il canone che ne cassarlo fra tre mesi traevano prima da detta Compagnia di Santo Marcello Et io mi sono carico di pagare sc., l’anno a frati di come per lo strumento rogato in detto capitolo per gli atti Santo Agostino per il canone della loro proprietà dovendo del Cesis notaro dell’Ill.mo Vicario il quale tengo autenti- pagare il laudemio per havere il loro consenso et detto co appresso di me con gl’altri sc.  giorno ne ho preso il possesso come per lo strumento La nota della compra fatta della detta Casa con ogni rogato per detto Celso delli detti sc. ne ho dato credito particolare segue qui innanzi a carte  ai SS. E Addì detto Tecci nel mio libro al conto loro a  et devono dirmi Alli frati et convento sc. , porto il detto Camerlengo dove saranno stati reinvestiti dal detto Sauli come per et sono per il laudemio del loro dominio ovvero proprietà detto strumento sc.  che hanno sopra la casa piccola che io ho compera da Et Addì  i novembre  Giovanni Maria Sauli romano sartore per sc.  attaccata A mastro celso Spalco notaro capitolino a piazza Mattei con la mia nella via delle Scalette della quale capitolarme- sc.  per lo conto per lo strumento autentico hauto da lui ne hanno prestato il consenso et mi sono obbligato di di detta compera di detta casetta di Giovanni Maria Sauli pagare loro per il solito canone che vi era sc. , l’anno come sopra et per il rogito del conseso hauto del censo di come per lo strumento rogato detto dì per gli atti del sc.  estinti che erano sopra detta casa cassato secondo detto Celso Spalco notaio capitolino come di contro sc. l’obbligo fatto et per il rogito del consenso hauto in la , proprietà de frati di Santo Agostino et dell laudemio paga- E Addì detto to loro come è qui di contro trasportato il canone in Comperato la quarta casetta nella via delle Scalette persona mia obligatomi come sopra hauto tutto autentico attaccata alla mia compra dal Sauli dalli sopradetti frati et e pagato detti sc.  et più b.  al notaro che si rogò, b.  convento di Santo Agostino con il giardino attaccato al  giardino della casa grande compresovi questo con gl’altri c. dell’altre casette per sc.  di moneta da pagarli loro per Addì  di febbraio giovedì mattina rinvestirli et dover star per più per l’evitione della detta Ricordo come questo dì sopraddetto si è rogato lo stru- compera et intanto che non l rinvestirò devo pagar loro la mento nella Compagnia del SS. Crocifisso in S. Marcello pigione solita che da detta casa a sc.  l’anno et pagatoli di Roma della compera che io ho fatta da detta Compa- et liberata detta casa restino proprietari con pagar loro gnia della lor casa attaccata con la mia Casa grande a per il fondo sc.  l’anno di canone come per lo strumento Ripetta como per gli atti del Cesis da me chiamato in soli-  dum nel proprio loro oratorio Congregati li SS. Guardiani conto avendo li detti Pupilli dato detti danari a censo a et altri soliti loro officiali che devono intervenire alla Carlo Lombardi et la detta casa che è vicina alla Madonna Congregatione cioè Mons. Montorio vescovo di Nicastro, de Miracoli dalla mia casa resta sempre come detto per Il Signor Gironimo Mignanelli et il Signor Bernardino l’evittione di detta casa compra da me da detti frati per Nari et il guardino signor Agostino Maffei con (...) et loro detto prezzo di sc.  avvocati et procuratore che concordi mi venderono detta Et Addì detto pagai a Messer Alberto da Tortona loro casa per vigor della Bolla di Papa Gregorio S. N. per procuratore et sindaco e collettore di detti frati et conven- prezzo di scudi  et b. secondo lo strumento delli due to di sancto Agostino sc.  e b.  sono conto per la pigio- architetti da noi chiamati computato il crescimento di ne di detta casetta per mesi cinque dalli  d’ottobre che detta bolla et promissi dar loro in ricompensa una casa di la comperai come in detto a f.  simil prezzo et rendita ed interim pagai loro la pigione a Fino a qui di che hanno hauto il prezzo da me come in ragione di sc.  l’anno cioè sc.  la casa sc.  la bottega questo a f.  et da questo tal giorno mi deve essere pagata et sc.  per la parte del giardino di detta casa cominciando dal pigionante che vi sta dentro come qui di contro tal pigione dalli (...) che io feci loro il monitorio per fino a Et Addì  di novembre al Signor Michelangelo che harò dato la ricompensa consegnai al notaro di due Cesis per rogito dello strumento della compera sc. , monitori originali dell’offitio di Ss. Maestri di strade la Et per l’instrumento pubblico hautone sc.  stima et laudo sottoscritto da messer Domenico Attivanti Et per rogito del consenso è beneplacito del Generale et Giovanni Paolo Ferreri Architetti che la stimorno come et Capitolo di frati sc. , e detto compreso il crescimento per vigore della bolla di Et per l’instrumento pubblico di detto hauto sc. . Gregorio XIII S. N. Et per rogito della quietanza di detti frati delli sc.  del pezzo di detta casa sc.  c.  Et per l’istrumento pubblico hauto sc.  Segue la compera della Casa dalla compagnia di  S.Marcello di contro et Addì  di novembre  pagato il c. rogito della compera di detta casa per la mia parte al Sabatino perugino barcarolo tiene a pigione la Caseta Signor Michelangelo Cesis porto il Signor Carlo suo sosti- prima nella via delle Scalette attaccata con la casa grande tuto in maggior somma di sc. moneta sc. , Il detto Sabatino ha pagato sc. Tre et b.  per la pigio- Et per l’instrumento pubblico hauto in Carta pecora ne per tutto settembre  e gl’ho fatto buono sc.  disse per tenerlo con gli altri appresso di me di tutte le compere spesi in un saliscendi alla porta resta per sc. l sc.  Et Addì  di dicembre ha pagato per tre mesi cioè Et per rogito dell’instrumento del consenso de frati del ottobre novembre e dicembre  sc. , convento di S. Agostino per la loro proprietà dato da loro Appigionata di nuovo a Messer Jacomo Imper[...] sc. ,  impastatore al primo di maggio  Et per lo strumento hauto pubblico del detto consenso Hauto a buon conto segue in questo a c.  prestato da detti padri e convento di S. Agostino sc.  Addì  d’ottobre  La quarta casa compra questo giorno dal convento e c.  frati di Santo Agostino nella via delle Scalette come in Segue la compera della quarta casa nella via delle questa a dietro a c.  appigionata a Pietro Barcarolo per sc. Scalette del Convento et frati di Sant’Agostino di Roma  l’anno come qui di contro a c.  come a dietro Et Addì  di marzo  In questo a  Hauto a buon conto di detta pigione dalla moglie conto Che si vede fu compera Addì  ottobre  et Addì  sc.  di marzo  E Addì  di giugno sc.  per conto hauti dalla sua Fu fatto il secondo strumento di detta casa con detti moglie sc.  frati come per gli atti del Cesis notaro dell’Ill.mo Vicario Resta a dare per tutto maggio sc.  e b.  rogato alla presenza di Mons. Trivultio luogotenento del Hauto alli  di novembre sc.  detto Ill.mo Vicario et da me pagato il prezzo delli scudi Addì primo di giugno   per me da Ticci come dal mio libro al cono loro al c. Appigionato la detta casa compera da frati a Valentino  li quali il procuratore di detto convento li sborsò e d’Ulisse da Orte barcarolo per la solita pigione di sc.  pagò per il prezzo d’una casa compra da detto convento l’anno et per lui promesse il signor Pompilio mercante di da certi pupilli per vigore della bolla con il consenso del legni al cancello di S. Spirito detto Mons. Trivultio per dover stare in perpetuo per Hauto a buon conto detto giorno sc.  l’evittione di detta casa vendutami da detti frati come in Da Pompilio anconetano sopraddetto detto giorno appare sempre al libro di detto banco al mio Et Addì  d’agosto sc. Dua e b.  hauti per conto a  buon conto del primo trimestre sc. , Hauto de li libre  di fieno in prestito a b.  il conto Et Addì  di novembre per conto sc. Dua moneta sc. , Et Addì detto dalla sua moglie sc.  Resta a darmi per ll. febbraio sc.  Et Addì  di Gennaio  sc.  Addì primo di marzo  E prima che non gli avevano notati sc.  Appigionato la detta Casa per la medesima pigione di Resta a dare per tutto gennaio d’accordo sc. , sc.  a Mastro Tiberio Carracci Romano tessitore Et Addì  di gennaio hauto sc. Dua Et Addì  di maggio reco il capitano Jacopo sc.  (...)   Et Addì di giugno il detto capitano sc. c. Et Addì  di luglio reco Valentino sc.    Et Addì  di agosto contanti sc.  Addì di luglio Resta a dare per tutto questo mese sc.  Da Antonio di Jacopo Notarelli da Celle dello Stato di Siena Barcarolo devo havere per la pigione della (...) caset- c.  ta nella via delle Scalette sc.  l’anno che paga il / Et Addì  di giugno  d’ogni tre mesi la quale casetta Di mastro Prospero muratore di Fermo a conto della Io ho compera questo giorno da Messer Giovanni Ma-  pigione della sua per maggio, giugno e luglio sc. Tre a ria Sauli Romano sartore per sc. Come per il contratto conto rogato questo dì sopraddetto per gli atti del Celsi Spalco Et Addì  di settembre notaro capitolino Et Havendo pagato a detto mastro Dal sopraddetto Mastro Prospero d’ Andrea di Prospe- Giovanni Maria la pigione per questo mese dove pagar a  ro da Fermo per resto del trimestre di sopra sc. , me dal principio del prossimo mese di agosto Et per tutto ottobre ha pagato il trimestre che sono sc. Addì  d’ottobre  , computato  giuli essi a conto di mastro Antonio Hauto da Antonio Notarelli sopra detto sc.  e b.  Muratore di suo ordine per sue opere sc. , conto et sono per il conto della pigione della mia terza Et Addì  di gennaio  casetta che abita per tre mesi agosto, settembre e ottobre Dal sopraddetto messer Prospero per la pigione di tre come per la recevuta fattali sc. , mesi per tutto questo mese compresa la ricevuta fattali sc. (...) , Et più pagatomi b.  a conto delli tre mesi avvenire c.     fattoli ricevuta di sc. , / (...) Da Monsignor Giovanni Battista Vives referendari di c.  N. S. che abita la mia casa grande a Ripetta      Addì di Gennaio sc. di moneta et per suo Addì di maggio mandato hauti per lui dal Gavotti e Pozzobonelli del Da Massentio di Giovanni Santi da Rignano pigionante Banco quale mi paga per habittatione che egli fa in detta della prima casetta per la pigione di tre mesi prossimi mia casa sino che egli si provvegga d’altra casa essendo Maggio, Giugno, et Luglio a ragione di sc.  (...) conto sc.   stato mesi sei dal primo di luglio per tutto il mese di Quattro fattoli la ricevuta al suo libro sc. dicembre prossimo passato Et per me fatti pagare a SS. Addì  di novembre  Ticci del banco datone lui detto al conto loro nel mio Dal sopraddetto Massentio per la pigione di sei mesi dal libro a scudi   primo d’agosto per tutto il mese di gennaio mi porto   conto per due trimestri et quale io feci recevute, sc.  Addì di gennaio Riscosso per pigione di mesi sei della casa cominciati Addì  di settembre  Addì  di questo pagatomi conto sc.  dal Signor Anto- Hauto conto per mano di mastro Antonio muratore sc.  nio Gomes paga per il Signor Arcidiacono sc.  Addì  di marzo Addì  di marzo Hauto conto per mano di Madonna Marta sua moglie Da Monsignor Giovanni Battista Vives sc.  di moneta sc.  Mandatami conto in Castello per il suo procuratore per la  pigione che mi doveva di sei mesi et  giorni a ragione di Addì detto  Hauto sc.  conto di Massentio pagatomi per tutto sc. come per il mandato cavatoli per li atti del Cesis Aprile sc. Notaro dell’Ill.mo Vicario et mi ha pagato sc. uno per  detto mandato che io havevo pagato sc.  Dette dare dal primo di maggio per tutto febbraio   xhe sono mesi dieci a sc.  l’anno che viene a giuli sc. Segue l’appiggionar della Casa in questo sc.  b  il mese, sc. , La prima casetta attaccata con la casa grande nella Via  delle Scalette appigionata a messer Jacopo Filippo Sidone scalpellini a bon conto per il lavoro delle pietre conto, sc.  Romano impastatore di legno a Ripetta sc.  l’anno Et per  opere a b. b.  a mastro Antonio muratore per (...) cavar le pietre alle forme conto sc. ,  c.  Et per bone opere allo scarpellino a b. per cavar le dette pietre sc. , Spesa per votare la terra dalle Cantine alli Aquilani per Et per  opere a b.  al Mancino che aiuta a cavar  caparra Addì di giugno pietre, sc. , E Addì  detto per a buon conto di cavar la terra sc. Otto alli detti aquilani, sc.  Addì  detto Et Addì  detto a buon conto di cavar la terra sc.  alli A mastro Giovanni Battista fratello di mastro Dionigi detti aquilani sc.  Scarpellino a buon conto sc.      Et Addì di luglio sc. , per resto delli scudi rite- Addì primo di agosto nutolo giuli sei solamente per la Cantina che resta a votar- A Mastro Giovanni Battista sc.  a buon conto    si per li sc. accordati a votarle tutte pagato conto, sc. , A mastro Pasquale Carrettiere a buon conto del condor   Et Addì di Gennaio per cavar la terra del pozzo le pietre alla casa et per me da signori Ticci sc.  conto  fino all’acqua il quale è a conto alla stalla da basso et Addì  detto riesce a detta stalla et un una cantina pagato ali Pozzetti A mastro Giovanni Battista Scarpellino cont sc.  conto sc. , Sc. ,  Addì  detto Al detto mastro Giovanni Battista scarpellino conto sc.  c.  E Addì detto sc.  a due scalpellini per  opere messe a Spese per le pietre da cavarsi del pilastro antico delle cavare un suolo di pietre peperini a b.  forme vicino al ponte della Marrana per la Fabbrica da (...) farsi alla mia casa prima pagata c.  Addì  maggio  a mastro Dionigi Scarpellino con- tanti per cinque sue giornate per buttare il detto pilastro a Seguono le spese delle pietre che si cavano dall’Arco b. , sc.  delli forme per l’opere a cavarle et disfar detto Arco et per   Et per  giornate a messer Antonio muratore a b. , sc.  il porto al carrettiere e monta qui di contro sc. , (...) E Addì  di giugno A mastro Dionigi scarpellino per le opere a gettare il Addì  d’ottobre pilastro a b.  sc. , Per undici opere a Mastro Antonio muratore per cavar Et per le opere a b.  al garzone sc. , le pietre al pilastro delle forma a b.  sc. , Et per sue opere a mastro Antonio muratore sc.  (...)    Et Addì  di giugno Per opere a mastro Dionigi per cavar le pietre, sc. ,  Per  opere a ms. Dionigi scarpellino a seguitare il cavar Addì detto le pietre sc. , (...)  Per una opera al suo garzone, b. c.  Per tre opere a mastro Antonio muratore sc. , Segue la spesa del cavar le pietre al pilastro alli forme se Et per due zeppe di ferro vecchie di ll.  a quattrini  monta li danari pagati come qui sotto a c.  sc.  la libra hauto mastro Dionigi scarpellino per servire rovi- Et li danari pagati per farle portare a Pasquale montano nare et cavare le pietre sc.  come qui sotto sc.  (...) Tirati innanzi a un conto di detto carrettiere Pasquale in  Addì  di luglio questo a c. A mastro Pasquale Bolini a bon conto per condurre le Et Addì  di dicembre  pietre ala Casa et per me da SS. Ticci conto, sc.  A mastro Dionigi scarpellino per lavorato a detto pila- Somma di sopra e segue, sc. ,  stro sc. o, c.  Addì  di gennaio  seguono le spese delle pietre per la casa e monta la Per  opere a Mastro Dionigi scarpellino a cavar le faccia questa sotto sc. ,  pietre per me da SS. Ticci in somma di scudi , Addì  di luglio Addì  detto A mastro Giovanni Battista fratello di mastro Dionigi Per  giornate a Mastro Dionigi scarpellino a b.  per  cavar le pietre alle forme conto sc. , per li legnami della lanterna sopra la torre et per restaura- re et il padiglione della coperta di detta torre conto sc.  Addì  di febbraio Per due stuccareccie di  palmi l’una sc.  Per  giornate a mastro Dionigi per cavar le pietre a b. Per  tavoloncelli d’olmo per segare et farne tavole per  sc. , le centine di detta lanterna sc.   Addì detto  Per due opere a cavar l’ultime pietre in fondo sc. , Addì detto a Mastro Benedetto Infragliati per mano Et più giuli  per cortesia a lavoranti de Mastri, sc. , di Giovanni Battista falegname disse per comperare il resto di tutti li legnami della lanterna et più altro per detto Addì  di marzo lavoro sc.  Per un pesso di peperino compero alle forme da Mastro Et al dì  di maggio a detto Mastro Benedetto disse per Giovanni carrettiere al vicolo delli Orsini per fare la legnami et per l’opere del lavoro sc.  seconda statua, che va nel canto sopra li balaustri della Et per due tavoloni d’olmo b.  facciata che è stata carrettate ,/ a giuli  la carrettata  pagati a detto mastro Giovanni per mano di Mastro Addì di maggio  Dionigi Scarpellino conto sc. , A mastro Antonio Mazzantini muratore per opere di    Somma di sopra esegue sc. , mastro a scoprire la loggia tutto il coperto b. sc. , Et più sc. ,  disse pagati ai tre facchini per portare il c.  trave aggiunto all’armatura del padiglione, b.  E Addì  detto a Mastro Benedetto falegname sc.  Segue la spesa del cavar le pietre e monta la faccia di conto a conto della lanterna per legnami et opere contro a c.  sc. , Et Addì detto per  carrettate di pozzolana per rimura- E Addì  d’aprile  a mastro Dionigi e Messer Anto- re la muraglia intorno intorno per rimettere il tetto che si nio dicono per tre opere per cappare li tufi al pilastro sc. rifà tutto di nuovo b.  la carrettata sc. , , Et per  carrettate di calcinacci gettate dalla torre in E Addì  detto per una pietra di peperino di palmi strada fatte portar via a b.  la carrettata b.  ,/ et di carrettate  compera il costo ed il porto pagata Et più a Mastro muratore Antonio per  giornate a b. sc.   la giornata sc. , al suo garzone per  giorni, sc. , E Addì  di maggio sc. , pagati per un sasso grande di tufo di carrettate ,/ condotto a mia casa dlle forme c.  che ha servito per fare un piastrone alli poggioli et il resto per detto porgendolo a detto carrettiere a giuli  la carret- Segue le spese per restaurare la casa compera a Ripetta   e monta di conto sc. ,  ta sc. ,   Il detto sasso per il muro fu sc. , Addì di maggio sc. conto a Giuseppe Mattei a bon conto per l’olio di lino et biacca per dare il bianco alla E Addì  detto b.  a mastro Dionigi scarpellino disse lanterna sopra la torre di detta casa haver pagati per condurre alla casa il lastrone del traverti- Et Addì  detto scudi , al detto per l’olio di lino e no avanzato al lastrone della Ringhiera compro dal Cara- biacca per dare alla detta lanterna sc. , bello messo a canto a la casa nella via de le Scalette di  Et Addì  detto a Mastro Benedetto Infragliati falegna- carrettate sc. , me a conto della lanterna sc.  E Addì  di luglio sc.  pagati per me da SS. Ticci a Et Addì  di giugno detto a Mastro Benedetto Infraglia- Mastro Annibale Artemisi per il costo di  carrettate di ti falegname a conto della torretta sc.  tufi come pure a giuli  la carrettata della rovina dal Addì detto a mastro Giuseppe Mattei a bon conto per Monte Savello l’olio di lino et biacca come appie et sua giornata sc. , Et fatti portare alla mia casa per farvi il poggiolo nella (...) strada delle Scalette lungo la muraglia sc. Et per un’opera a Mastro Antonio muratore per aiutare li fallegnami alla cupolina, b.  c. - Et più ll.  di biacca a b.  et per ll.  d’olio di lino a b. (...)  tutto sc.  E Addì  di giugno a Giuseppe Mattei per due opere a c.  macinare et dar la seconda mano di biacca sc. , La Prima spesa per far la torre et fabbricare et restaura- E Addì detto a Mastro Benedetto infragliati fallegname  re la facciata alla casa a Ripetta e prima a conto della torretta per fattura e legnami contanti sc. E Addì  detto a mastro Benedetto fallegname a buon Addì  d’Aprile  conto sc.  contanti A mastro Benedetto Infragliati da Cortona a buon conto (...)  c.  buon conto contanti Segue la spesa per la fabbrica Addì  di giugno  et Et Addì primo d’agosto a Mastro Antonio muratore per  monta giù di sotto sc. ,  opere per scoprire la gronda nel cantone et per piantarvi Per due pesi di calcina per il tetto del padiglione della il mortello più volte et per per disfarci dua camini sopra la   torre sc. , faccata, sc. ,   Et Addì detto a mastro Urbano chiavaro a Piazza Ma- Et più al detto per tre opere del manovale a b. , b.  dama per la banderuola di lama di ferro per l’asta di ferro Et Addì detto a mastro Benedetto Infragliati sc. a et per la croce et per il bottone di rame et fattura et im- buon conto contanti    brunitura nera pagato sc. , Et Addì detto sc. , pagati contanti a mastro Bene- Et per cartoni per fare il modello, b.  detto Infragliati falegname per resto della fattura di tutta Et per portarla dalla bottega a casa b.  la torricella soprastante la torre et per tutti li legnami et Peso tutta la bandiera ll.  chiodi et giornate et per una scaletta et Mastretti alla cate- Il palo di ferro di banderuola è alto palmi  fino all’ul- ratta et per legname et per fattura del modello per sopra la   timo della Croce palmi [?] facciata tutto sc. ,     Sopra il bossolo et palmi  in tutto dentro il bossolo et Hauto il falegname sc. , contanti sc. , la cupola Importa il suo conto saldo e pagamento d’acconto Et Addì detto a mastro Giovanni Battista Bertacchini c.  stagnaro in borgo a conto delle libre  di pimbo sopra la cupola e cartelloni della torretta et della fattura et chio- Segue la spesa per la Fabbrica della Casa al Torretta che di sc.  porto contanti per il detto Giovanni Battista co- monta qui dietro sc. , me per la sua recevuta nel conto datomi, sc.  E Addì  di ottobre sc.  a Mastro Giovanni Battista Et Addì  detto per pozzolana per murare sopra il Bertocchino stagnaro in Roma in Borgo per me da SS. tetto alla torre b.  Ticci come al mio libro al loro conto a c.  et sono a buon Et per ritagli di corami di guanti per fare la colla per conto del piombo e fattura del canale fatto et messo al imbiancare la torre de fora b.  tetto della casa a canto al zoccolo sotto la balaustra per Et Addì  detto a mastro Benedetto falegname con- ricevere l’acqua di tutto il tetto che prende nella strada tanti per sc.  maestra con due doccioni uno che esce sopra la strada Et Addì  detto a Mastro Antonio muratore per  gior- maestra et l’altro nella strada delle Scalette et si deve nate a b.  per fare il tetto della torre, et accalciar tutti li saldare il conto sc.  tetti di tutta la casa, sc. , Et Addì detto sc. , a Biagetto pozzolanaro per  Et più a mastro Curtio muratore compagno di mastro carrettate di pozzolana rossa per la casa, sc. , Antonio per  giornate a b.  per aiutarli acconciar detti E Addì detto per cartoni per la far li modani della porta tetti sc. , a Antonio Cortese sopra il disegno, b.  Et più a un loro garzone per  garzone per  giornate a Et Addì detto per dua pagati a Mastro Antonio murato- b.  per fare il tetto della torre et acconciar tutti li tetti re perché pagasse con Antonio Cortese li staffi et paletti di ferro messi alle due catene di travi sopra la cantonata della c.  muraglia nella strada maestra con l’altro legno che piglia Segue la spesa per la fabbrica alla casa et monta la nella strada delle Scalette confitti insieme, sc.  faccia di contro sc. ,  Et più a amastro Bartolomeo del Caprano muratore Et Addì  di giugno per due scope grosse per di sopra pagatoli uno di detti legni contanti, b.  et le cantine per tutto b.  Et Addì  di gennaio  per sette pesi di calcina paga- Et Addì dett a mastro Antonio muratore sc. , per ti al Carabello per il suo procuratore contanti sc. , due pesi di calcina pagati al Carabello carcararo per il  pesi del novembre et  del dicembre primo lavoro della muraglia della torre a spianarla per Seguono le dette spese in questa a c.  murara li correnti et tegolo d’obbligar da che escono  Sc. ,   dita fuor del muro et senz’altra grande contanti sc.  Et Addì  di luglio al detto Mastro Antonio per sei pesi c. di calcina per murare li mezzanini di pietra nella facciata Conto de denari che io pago a Mastro Antonio per la et per altro che farà li sono scudi che paghi allo Carabello fabbrica a cottimo contanti sc.  b.  Addì  d’agosto  Et Addì  detto per due opere a Mastro Antonio mura- A mastro Antonio Mazzantini muratore sc. cinque a tore che una è per imbiancare la torretta et una per buon conto contanti sc. soignere li sei pesi ci calcina b.  Addì  detto sc. cinque contanti Et Addì detto a mastro Benedetto Infragliati sc.  a Addì  detto sc.  contanti  E Addì  di settembre hauto sc.  per me da detto Et Addì  di settembre sc. . contanti a conto del cot- domino Lorenzo et più dati per mastro Antonio dal detto timo dell’arricciatore della facciata et di far i ponti sc. . domino Lorenzo, disse di suo hordine a mastro Prospero Addì  detto a conto del cottimo in somma di sc. . muratore pigionante sc. . per me da Ticci sc.  (...) E Addì detto per due opere di tetti et l’opera a levar la terra per farvi al scala et per disfar il muro del  c. cortile sc. , Segue il conto de denari che io pago a Mastro Antonio  muratore per la mia casa et monta qui sotto sc. , c. (...) Segue il conto de denari che io pago a Mastro Antonio Per  opere et per rincollare li rappezzi per tutti le muratore per la mia casa et monta qui sopra a c. , sc. , mura delle scale e del cortile e dei mignani dentro et le  sponde di fuori et per ammattonare per le scale su alto et E Addì  di settembre sc.  per da SS. Ticci per il cotti- riturar molti busi et per far la gola sottoli mordelli del mo muro del cortile che prima era un (...) tutto pagato dette E Addì  di ottobre sc. , contanti a mastro Antonio giornate per non haver a misurar tali cose sc. , per il cottimo E Addì  detto a Mastro Antonio muratore  opere b. E Addì  detto a detto mastro Antonio per me proprio , g.  contanti per haver acconcia la casetta et la loggia contanti per il cottimo et una porta delle camere mezzanine et il tetto della loggia Et per far nettare le tavolozze della cantina della casetta del giardino sc. , disse al suo manovle sc. , Et più al suo manovale per  opere a b.  l’opera per Et più sc. , contanti da me proprio dissero lui e detti fatture sc. , Mastro Bartolomeo per pagare la loro misura sc. , A detto mastro Antonio a conto del cottimo, b.  E Addì  detto a mastro Antonio contanti per rappez- Sc. ,  zamento alle casette et cantine et il tetto alla vigna in una giornata e mezza lui et garzone, sc. , c.  E Addì  al detto Mastro Antonio contanti sc.  al Segue il conto de denari che a Mastro Antonio murato- conto del suo cottimo che fa il muro del giardino et la sua re per il lavoro della Fabbrica della casa a cottimo et colla al pittore et spianato la terra in una giornata del suo  monta la faccia di contro garzone, sc.   E Addì  di luglio  al detto mastro Antonio sc. , E Addì di novembre sc. contanti per il cottimo del  per  giornate di una settimana messe a far molti rappezzi muro del giardino e tetto rifatto alla a casetta sopra la  per le camere et cosi la porta cresciuta finita et incollata scala di detta ultima casetta lui et il garzone sc.   che era solo arricciata E Addì detto sc. a Mastro Antonio per me da SS.  E Addì  d’agosto al detto per due opere per rappezza- Ticci per il lavoro del muro del giardino, sc.    re le ferrature rifatti li stipiti et l’altri rappezzi per casa et E Addì di dicembre sc. , a Mastro Antonio disse   cominciati a crescere la porta della camera che era troppo per due spese sue et per due del suo manovale, sc. ,   piccola b.  E Addì i gennaro a mastro Antonio per il cottimo Et per un’opera del suo manovale, b.  per l’opera per lui e due del manovale per lavori in casa  Et più sc.  contanti conto del suo cottimo lavorato la Massentio contanti b.   fine dello scalino sc.  Sc. , E Addì  detto sc. due per  opere disse per accrescere c.  la porta alla camera grande disopra et riturare molti busi nella cucina terrena et su alto nelle camere et altri rappez- (...)  zi a b. per me da SS. Ticci  Et più per opere  per il manovale a b.  l’opera per c. me da detti in somma di scuci . sc. , Conto di denari che io paghero a Mastro Giovanni E Addì  di settembre a conto del cottimo per piccona- Maria da Serezzana ferraro di N. S. per li ferramenti che re et arricciare la facciata sc. ,  Egli mi serve per la casa Et per un’opera per incollar la porta cresciuta et per E Addì  di febbraio  pagatoli a buon conto della disfare il pavimento per mettere la porta nuova che va inferrata che va dall’impposta della porta a torno a tutto nella strada delle Scalette, b.  l’arco di detta porta per mano di Mastro Lorenzo ferraro Sotto il dì  d’agosto pagatoli per  opere per disfare il di castello porto conto sc.  muro del giardino a b. , sc. , E Addì  detto sc. ,  pagatoli per mano di detto Et più per quattro opere di garzone a b.  sc. . Mastro Lorenzo per resto del pagamento di detta Ferrata  la quale è pesata libre  a b.  la libra disse per pagarne la Misura al Lombardi, sc.  Hauta per ferro vecchio sc. , E Addì  di dicembre sc.  di moneta pagati a Mastro E Addì  detto pr la catena di ferro per il battente Dionigi porto contanti per resto del conto misurato da della porta pesata libre  a b. la libra pagati contanti sc. Messer Carlo Lombardi, sc.  , Sc. ,  E Addì  di maggio sc.  di moneta porto Mastro  giovanni Maria sopraddetto contanti per mano di mastro c. Lorenzo de Santi ferraro e bombardiere per resto e saldo Conto di denari che io pago a Mastro Dionigi Guidotti di ferramenti hauti da lui sino a tuttoquesto di como per scarpellino a conto de lavori di pietra che mi fa a tutta sua la sua recevuta nel conto datomi et sono come apre et per spesa per la casa piccola, et prima hauto sei gangheri per la porta grande pesano in tutto libre  a Addì  di maggio  sc.  portò lui medesimo conto b.  la libra sc. , sc.  Per sei bandelle per detto portone pesano ll.  a b.  Addì  detto dieci per me da SS. Ticci in somma di la libra et quattrino la libra montano sc. , scudi , che sc. ,  disse per pagar a mastro Francesco Per due maschietti per lo sportello sc. , de Giudici scarpellino a Marino et a lui per li stipiti et Et per la fattura in raccomodare et dare la vernice alla architravi delle due finestre alte della casetta come al ferrata del portone in tutto d’accordo sc.  conto di detto in questo a c. , sc.  Sc. ,  (...) E Addì  detto sc.  per me da detti in somma di sc.  c. , a conto delle lettere per la pietra della fontana, et Conto di denari che io pagherò a Mastro Dionigi Gui- della nicchia di marmo predetta et delli scaglioni di traver- dotti scarpellino a conto del suo lavoro delle pietre della tino per la fonte grande sc. ,  fabbrica della mia casa a Ripetta e prima (...) Al detto Mastro Dionigi sc.  dati sc.  a lui e  a   mastro Giovanni Battista suo fratello in cinque anni in sei c. - partite come qui a dietro a c.  (...) (...)  Segue il conto dei denari che io pago a buon conto a c. Mastro Dionigi scarpellino e monta la faccia qui sotto sc. Conto de danarj ch’io pagherò à buon conto a Mastro  Benedetto infrascritto fallegname da Cortona per li lavori (...) che fa alla mia Casa di finestre e della Porta Grande (...)  c. Addi  di gennaio  sc.  per comprar due tavoloni Segue il conto di denari che io pago a Mastro Dionigi d’Albuccio per cominciar la Porta della casa, sc. , per me Scarpellino per la fabbrica della mia casa e monta la faccia da SS. Ticcj sc.  qui di contro sc. , Addi  di maggio per due tavoloni di castagno per (...) raccontare la porta che s’entra nel giardino sc.  E Addì  di luglio a l detto Mastro Giovanni Battista Addi  di luglio a mastro Benedetto a Conto di lavori sc.  del resto del poggiolo alle Scalette et la porta cresciu- della Casa sc.  ta finita del tutto et rappezzata del peperino alli camini et Addi  detto sc. , predetto conto a conto del lavoro a due finestre ferrate sc.  che fa alle due porte et finestre et altro sc. . E Addì  di agosto sc.  disse per l’aggiunta messa alla (...) porta et per impiombare e altro per me da SS. Ticci del  banco sc.  c. (...) Segue il conto di Mastro Benedetto falegname Hauto a E Addì  di settembre sc.  a Mastro Dionigi per me da buon conto per li finestre vetrati et altri lavori et per la SS. Ticci et cominciata la scala di Tufi a XI sc.  casetta aggiunta alla casa grande Addi  di febbraio  E Addì  detto sc.  per me da SS Ticci a conto di detta (...) scala sc.  Addi detto sc.  di moneta per lui di Ms. Felice Ruggia E Addì  detto sc.  per me da SS. Ticci disse per che fa magazzino a S. Giovannino a conto di  tavole di vendemmiare, sc.  abete et . di castagno per far li solari della mia casetta et E Addì  d’ottobre sc.  da me proprio porto Mastro per me da SS. Ticci del Banco sc.  Dionigi contanti et sono per conto de tufi della vigna sc.  (...) E Addì  di dicembre sc.  porto Mastro Dionigi conto Addi Primo di giugno sc.  e b.  et per detto mastro  Benedetto pagati a mastro Flaminio Lucarini che fa conto di lavori che i fa più sorte di ferro sc.  magazzino di legnami a S. Rocco et poi da me de’ SS. Tic- Addi  d’aprile sc.  per me da SS. Ticci a conto delle ci fatti conto al mio libro a bon conto dissi per n.  travi- piastre di ferro et chiodi per la porta della mia casa e altri celli a d. , sc. , ferramenti dati per detta casa sc.   tavole di castagno sc. , sc. , Addi primo di settembre sc.  per me da SS. Ticci  colonne per la stalla sc. ,  disse per le piastre che mancavano sc.   tavole d’olmo per le mang[...] Sc. , Addi  detto sc.  per cinque mezzi di olio comperi il  piane d’Istia per le mang[...] Sc. , detto Mastro Urbano per ungere la porta al pizzicarolo b.  In tutto pagati li detti sc. , Addi  di maggio  sc.  di moneta per me da SS. (...) Ticci sc.  Addi  di luglio sc.  per me da detti per opere et Addi  di settembre sc.  porto il suo fig. contanti sc.  comprar tavole sc.  Addi  di febbraio , sc.  per me da SS. Ticci sc.  Addi  di marzo, sc.  per me da SS. Ticci del Banco c.  sc.  Conto de denari ch’io pago a Ms. Francesco Caporali Addi  detto sc.  di moneta porto contanti mastro scultore a conto delle statue per la casa Urabno sc.  Addi  d’aprile sc. ,  porto conto per ogni resto del   Addi di novembre conto datoli d’ogni lavoro ferramenti per la casa come per Hauto detto ms. Francesco a buon conto sc. quattro il conto sc. ,  conto più sc. in tutto Addi detto sc.  per altri ferri hauti per detta casa come Hauto il ditto Caporali per me da SS. Ticcj per a bon per un altro conto saldo sc.   conto delle statue sc. Addi primo d’ottobre al chiodarolo per libre  di a b. Addi  di febbraio  la libra per conficionare li piastre alla porta sc. , Hauto sc.  Conto et disse dover comprar l’Olio di lino Sc. , per darli il bianco sc.  Addi  di dicembre  sc.  contanti porto detto Addi  di marzo mastro Urbano Pagato tre conto al dicto ms. Francesco Caporali sculto- E sotto li  de ottobre hebbe conto al quando sc.  re sc.  Addi  di dicembre sc.  conto per resto e saldo del Addi  detto conto del cancello di ferro del giardino et altro in detto  Pagato a otto Facchini per il porto di dette due statue conto sc.   condotti da casa ms. Francesco sino al tetto della mia casa Et Addì di marzo per servatione per la sterpata  dove sono messe sc. tre e b.  per il vino che targhi fatti per li cantine e altro come per il suo conto sc.   portare io con il mio carro sc. . c.  Addi  detto conto dei danari pagati a mastro Pasquale Bolini carret- A mastro Francesco sc.  per conto per resto delle due tiere per a buon conto delle pietre condotte dalle forme statue con li due targhi delle mia Arme messo sopra la cavate nell’arco e pilastro vicino a la marrana. Alla mia balaustrata ne cantoni della mia casa et per la fattura et casa di Ripetta per fino a tutto dì  di dicembre ; in per il colore a olio datoli et un pezzo di marmo bianco per sette partite che noterò qui a piè cavata dal conto della il Campo a un Arme d’accordo in tutto datoli ditti sc.  spesa di dette pietre come addietro in qua a foglio  a  a  Addi  d’aprile ; se hora ho voluto far fargli il conto suo a detto Pasqua- Al detto mastro Francesco a conto delle due statue per le et levato detta somma dall’altro eseguiterò a notar qui li sopra la ringhiera sc.  danari che darò al detto Pasquale, et le partite de danaro avute son queste che montano come a piè scudi  Addi  maggio per resto sc.  (...) Et per il porto a facchini fino sulla ringhiera dove son Conto de danari che io pago a buon conto a mastro messe sc.  Girolamo Crespi carrettiere per il porto delle pietre dalle  forme per la fabbrica della mia casa c. A dì  di febbraio  pro per medà Ticci scudi  Conto di danari ch’io pago a Mastro Urbano da Spiche- A dì  di marzo pagato al detto mastro Girolamo per ti ferraro a Piazza Madama a conto de’ lavori che mi fa medà signori Ticci scudi  di moneta alla mia casa A dì  di aprile scudi  per medà sopraddetti signori Addi  di gennaio  per me da SS. Ticci sc.  a buon Ticci totale scudi   Conto de danari che io pago a mastro Giovanni Derra Addì  di Marzo  carrettiere al vicolo delli Orsini per il porto di tufi che si Pafato scudi che gleli porto Alessandro mio servitore hanno dal monte Savello a Monte Cavallo contanti Addì  di luglio  per il porto alla casa di carrette  e E Addì  di maggio per olio di lino e biacca per tingere prima parte conto a buon conto scudi  le finestre di peperino li stipiti a buon conto sc. . Addì  di settembre scudi  a Domenico Bologna car- Sc.  rettiere a buon conto di  carretti di tufi portati dal Monte Addì  di giugno Savello alla mia casa et alla vigna et per me da signori Al detto Signor Francesco pittore scudi sei mandatoli Tecci del banco scudi  per Valentino mio Cocchiero per il quale mel domando Addì  di novembre scudi . a conto di tufi portati denaro con una sua polizza dalla mia casa alla vigna dal Monte Savello Per Cartoni in far il modello delle lettere al Figliolo de Addì  di aprile  scudi . per il resto del porto di Messer Orsino sc.   carrette di detti tufi a Domenico Bologna carrettiere Addì  di luglio per me da signori Ticci in somma di scudi . pagati per Al detto uno scudo per comprar olio di lino et biacca mano di mastro Dionigi scarpellino come in questo a per il bianco a olio alle cartelle et striscie dalle bande di foglio  scudi . totale scudi . tutte le storie, sc.  Addì  di Agosto c.  Al detto scudi  di moneta per me da SS. Ticci et sono Conto de denari che io pago a buon conto a mastro per haver finito le pitture del primo fenestrato alto sotto Girolamo Crespi carretiero per il porto delle pietre dalli alla Balaustrata In Cima della della mia Casa fino al dado forni per la fabbrica della mia casa di ritto primo fenestrato, .    Addì di febbraio scudi per me da SS. Ticci  Addì  di marzo c. Pagato a detto mastro Girolamo per me da SS. Ticci sc.  Conto de denari che io pagherò a Messer Bastiano Aldi- Et Addì due di aprile sc.  per me da SS. Ticci sc.  geri Vetraro per far le vetrate della mia casa Addì  di gennaio ° buon conto porto conto sc.  Conto de denari che io pago a Mastro Giovanni Derra E Addì  di Gennaro  pagatoli conto scudi  come Carrettiere al vicolo delli Orsini per il porto di tufi che si per la sua recevuta a conto delle finestre di vetro fattemi sc.  hanno dal Monte Savello Addì  di luglio  per il porto alla casa di carrettate  Conto di quello che io darò a Messer Giuseppe Mattei e palmi portò conto buon conto sc.  da Macerata per qualche statua che gli farò fare Et Addì  di settembre sc.  a Domenico Bologna Carrette di peperini haute in due pezzi carrettiere a buon conto di  carrettate di tufi portate da E Addì  di Gennaro  porto contanti sc.  Monte Savello a la mia casa et alla Vigna per me da SS. Addì  di Febbraio sc.  Ticci del banco sc.  Addì  detto sc.  Addì  di novembre sc.  e b.  a conto di tufi portati Addì  di Marzo Hauto da me per mano del mio Coc- alla Vigna dal Monte Savello sc. . chier sc.  Addì  d’Aprile  sc.  b.  per resto di porto di (...) carrette di detti tufi a Menico Bologna carrettiere per me Addì detto per polvere di Marmo b.  da SS. Ticci in somma di sc. . pagati per mano di Addì  di Aprile sc.  Mastro Dionigi Scarpellino come in questa sc. . Et per olio per l’Arme della porta che va nel Giardino . per il nero a olio b.  Et Addì  d’Aprile per spiaggie di ferro per dentro alle c.  teste b.  Conto dei denari che io pago a Messer Francesco Setti Addì  per una soma di  scorze di polvere di marmo pittore per la mia Casa b.  Addì  di febbraio  sc.  conto a detto mastro Et per olio di noce per il nero delli due occhi b.  Francesco  Addì  di maggio sc.  di moneta porto conto detto a c. messer Francesco a conto della pittura della facciata della Segue il conto delli denari che io pago per la spesa di casa come per le sue scritture della detta fattura sc.  molte cose per la fabbrica et restauramento della mia casa Addì  di Novembre et monta quello che ho pagato come a dietro in detto me- Pagatoli sc.  conto per mano di Messer Antonio desimo quaderno Mazzantini muratore il giorno di San Carlo Benedetto Sc.  b.   Addì  di Gennaio  c.   Sc. pagati al Signor Cesare Carabelli et per me da SS. Segue li denari che io pago per più varie spese (...) fab- Ticci per il prezzo di una grossa pietra di Travertino com- brica della casa (...) pra da Lui per farne il lastrone della ringhiera sopra la por- E Addì  di luglio (...) a Luca Vanini calderaio per due   ta della mia Casa quale fu sei carrettate e palmi a giuli canali di rame messi al mattonato della torre per scolar la carrettata condotto al suo porto et ne avanzerà per un l’acqua sc.     lastrone simile monta sc. b. et solo agato detti sc. Et Addì detto al cocchiere per fare aiutare a caricare il Addì sei di febbraio per resto di palete e staffoni di fer- carretto della breccia portata alla vigna b.  ro messi per la catena sopra la muraglia della cantonata Et Addì  detto all’imbiancatore per giornate  e mez- della Casa a Messer Giovanni Maria Ferraro di N. S. con- zo (...) per aver imbiancato nella casa in due settimane con to b.  la mia calcina sc. . Addì  di Marzo  per Carrettate di pozzolana rossa Et Addì  di settembre per tavole d’albuccio doppie hauta da Biagetto a Travertini et prestata il mio carretto scorniciate (...) con le bande delle catene (...) ussate per per fabbricare alla Casa, sc . (...) alla casa (...) et per due bandelli a una finestra che (...) Addì  detto a mastro Giovanni imbiancatore per  Addì di Marzo per porto d’un pezzo i peperino a opere a imbiancare la casa a b.  il giorno et più per aver Mastro Francesco scultore da Casa per la Targa d’una a imbiancato una torre prima et due stanze alla vigna in statua et per porto di due pezzi di travertino da messer tutto (...) sc. .  Dionigi a Casa per sotto le base dei Pilastri b. (...) a mastro Antonio per bandello e cancani per porte e finestre rifatte alle casette nel levarle dalli giardini b.  c.  Addì  detto per tre carrettate di pozzolana rossa paga- Segue le spese varie per il restauramento et ornamento te a m. Biagio pozzolonaro ai Travertini per la casa con- della mia casa et monta la faccia qui sotto sc.  b.  tanti b.  Et Add’  di Aprile  per piombo a Mastro Dionigi E Addì  di novembre sc.  e b.  per il costo di cinque Scarpellino disse per mettere alle sprangature et imperna- pesi di calcina comperi per l’orto della casa per quel muro ture n più luoghi, b.  del signor duca Conti a  giuli il peso portò contanti il Addì  detto a messerr Dionigi scarpellino per piombo segretario di monsignor mio fratello (...) sc. . conto b.  E Addì  novembre all’imbiancatore per aver dato Addì  detto sc.  b.  pagati al Signor Fabbritio che un’altra mano di bianco al palco della torre alta et ad altri desegna le lettere (...) del mio nome fatte alla porta et al rappezzi contanti b. Camino della mia Casa sc. , Et Addì  di maggio sc.  pagati cont a Jacopo Lauro c.  intagliatore in rame del libro delle antichità di Roma e (...) delle cose moderne più celebre nel libro che stamperà per  il disegno della mia casa della Vigna et per che mi dia uno c. di detti libri quando gli sarà stampati con gl’inscrittione (...) per uno spago rinforzato per farne il filo col suo sc.  aspo per disegnar li viali e tirare i fili per il giardino b. e Et Addì detto per nove opere a b.  pagati a Vangelista per due opere a un manovale per fare votare et aprire la Vignaiolo per cavar la pozzolana della grotta per servitio chiavica del cortile grande della casa b. della casa sc.  (...) et per fare acconciare la (...) da carreggiare la terra Et olio per il lume in grotta b.  nel giardino (...) per un’opera nel giardino a portarvi la Et Addì  di Giugno a Messer Dionigi per piombo per terra baiocchi  (...) le quattro statue per spagarli et per le spranghe della  cimasa della ringhiera b.  c. Et più per far rimettere la pozzolana a mastro Benedet- (...) a un garzone di mastro Antonio per cavar mattoni e to falegname b.  terra al giardino b.  Et più per rimettere un’altra carrettata b.  (...) addi detto a mastro Benedetto falegname per due Addì  di luglio a mastro Antonio muratore per chiodi quinterni di carta e per bulletti spago et farina per li telari per far li modelli di calcina sotto all’orticino della Mura- dell’impannati b.  (...) glia del c ortile della Casa conto b.  E Addì detto sc. . pagati a mastro Dionigi scalpelli- Addì detto a Messer biagio pozzolanaro sc. ,  per no per il costo del travertino messo di suo per gli zoccoli carrettate di pozzolana rossa caricata a travertini et porta- della porta e per giunta al lastrone della ringhiera palmi  ta alla mia casa con il mio carretto in otto viaggi d’accordo e due terzi sc.. e più per panni  di marmo nero in di tutto quanto di porto sc. ,  due pezzi messi per l’armi nelle due targhe delle statue  sopra la ringhiera in cima alla facciata sc.  et più per con il peduccio scrittovi Roma messa nel cortile sopra la palmi cinque di marmo bianco gentile per l’arme d’una porta del Giardino della mia casa tutta fatta di marmo et targa di palmi  di detto in tre pezzi per la Roma in tutto l’adornamento dell’occhio con lo stucco, sc.  palmi  a b.  il palmo contanti sc.  Conto dei tufi che io pagherò per la mia casa compra a Monte Savello a  giuli la carrettata  c. Addì  di luglio  masttro Annibale Artimisi sc.  Segue il conto di mastro Giuseppe Mattei come qui a per  carrettate per lo scalino nella via delle Scalette (...) diettro per lavori che fa alla mia casa sc. .  E Addì  di maggio per cinque scorzi di polvere di c. marmo pagati per lui al mio cocchiere b. Conto dei denari che io pago a mastro Pierantonio Saet- Addì  d’agosto sc.  contanti a conto de lavori e più ta milanese per li stipiti di porte e finestre di peperini usati baiocchi  per stucco della testa (...) et fusti di dette porte et finestre compre da lui (...) tre porte di pietra di peperini intavolate palmi  lunghe et   c. larghe una porta di peperino piana lunga  palmi et larga Spesa ch’io farò per l’acqua da condursi alla mia casa  (...) una porta et finestra per ringhiera piana ovvero liscia per la fontana per il breve dell’oncia d’acqua vergine di (...) una porta di fusto di legname con lo sportello bandel- Trevi donatami dal Signore Papa Paolo V con sigillo del lo et catenaccio tutto usato (...) sc. . Signor cardinal Camerlengo Pagato all’officio di SS.  Maestri di Strade a sc. , c. Et per la fistola di metallo et la chiave per aprirla et Conto di spese per la casa da comprarsi dalla Compa- serrarla che tutte pesano libre  a b.  la libra per mette- gnia o vero oratorio di S. Marcello del SS. Crocifisso per re il condotto grande che viene a Roma con l’Acqua unirla con la mia casa grande a mastro Giovanni Paolo Vergine del Trevi sc.  Ferreri architetto per haver fatta la stima et la misura di Et per il modello di piombo della mia arme da gettarlo tutta la casa et levatone la pianta pagatone conto sc.  (...) di metallo sopra la chiave di detta fistola al sigillaro a b. E Addì  di dicembre pagato conto a Mastro Giovanni Addì  di gennaio  sc.  pagati a buon conto a Paolo Ferreri Architetto e misuratore per riconoscimento Melchiorre Valerio per la fontana compra sc. et intero pagamento della misura et stima fatta di detta Et Addì  detto sc.  di moneta pagate a Melchiorre casa come mio chiamato in compagnia di Domenico Atti- Valerio per resto del prezzo della fontana comprata da lui vanti Architetto e misuratore chiamato della compagnia per sc.  come per la sua ricevuta che stava ritta nel corti- del SS. Crocifisso di S. Marcello di Roma patrone di detta le della casa della sua vigna sopra il Tevere b.  rincontro casa da me domandata et fatto monitorio in vigore della a Tor di Nona passata la vignola cioè la fontana antica bolla (...) et contenti ancora della misura et stima et del Una tazza grande palmi  e mezzo di diametro di laudo fatto dalli detti due chiamati che hanno stimato marmo granito durissimo il piede della detta tazza di tutto sc.  b.  et resta a farsene del contratto nel qual marmo duro bigio mischio a balaustro il tazzino di marmo atto io ho detto di far buono di più la pigione dal giorno gentile bianco per sopradetta tazza sbusato et il balaustri- del monitorio fatto sc.  no di detto tazzino sc.  Addì  di gennaio  a mastro Dionigi scalpellino per E addi  detto sc.. pagati a mastro Pasquale Carret- la porta per  opere a b.  per rifare le bozze che erano tiere per aver levata tutta la detta fontana alla sopradetta della porta di casa grande che se ne fa la porta in detta vigna et portata alla mia casa un due viaggi con due cavalli casa per la rimessa sc. . et per quattro opere di mano- sc.. (...) vale a portare la terra della casa nel giardino sc. (...) c. c.  Segue il conto de denari delle statue et di quello che io Segue conto di spese per la casa da comprarsi dalla pago a mastro Francesco Caporali scultore come in questa Compagnia o vero oratorio di S. Marcello del SS. Crocifis- dietro a c.  la quale faccia monta a sc. . so Et Addì  di maggio porto un pezzo di marmo da E Addì  di gennaio  sc.  pagati a Giovanni Derra mastro Dionigi a casa di Mastro Francesco compro da per sei carrettate di peperino a giuli  la carrettata con- mastro Dionigi per la testa della Roma, b.  dotte a casa per la fabbrica della casetta sc.  Addì  detto al detto messer Francesco a conto del Addì  detto a mastro Dionigi per  opere a b.  per busto sc.  le bozze della porta della rimessa (...) Et Addì  di giugno sc.  contanti Et addi detto a messer Bernardini per giornate sue et un E Addì  di luglio al detto messer Francesco Caporali garzone a disfare la soffitta et altro in detta casa sc. . scultore sc.  per resto della fattura della testa et busto Et per gesso e chiodi per la scala lumaca b. et più per  . Conti delle Case cioè Prima Compra e Spesa per la Fabbrica di mano d’Amerigo Capponi, -, cc.  e  in cui sono annotate le spese per l’acquisto della fontana grande posta in asse con il portone d’ingresso e quelle per il restauro di una scultura raffigurante Roma affidata a Francesco Caporale.

porto di un vaso con un melangolo per il giardino (...) c.  Segue la spesa della casetta et monta come qui da contro E Addì  di marzo sc.  a mastro Dionigi scarpellino per cinque opere per la pietra di marmo gentile per far l’epitaffio et per lustrare il balaustro della terrazza della fontana et per altro contanti sc.  Et Addì  detto sc. quatordeci pagati a mastro Giovan- ni Fagioli muratore et per suo hordine a mastro Bendetto falegname disse per il costo di quattro travi per li solari della casetta sc. sono stati detti sc.  et non  Et Addì  detto a mastro Biagio pozzolanaro per  carrettate di pozzolana b.  la carrettata condotta in sul porto vicino alla mia casa per nove b.  portò contanti sc. . Et Addì  detto sc.  b.  al Cesare Carapelli per il prezzi di  pesi di calcina a b.  il peso Et Addì  detto sc. .  pagati a mastro Dionigi scar- pellino per opere sette a b.  alla pietra della casetta sc. , c.  Segue la spesa della casetta et monta la faccia qui sotto sc. ,  (...) Hauto da mastro Giovanni Fagioli muratore disse sono per servire il solaro et tetto della stalla et fienile della casetta, b.  (...) c.  Segue la spesa della casetta et monta come qui da contro Et Addì  di maggio a mastro Dionigi scarpellino per  opere di scarpellino per fare pietre per la finestra ferra- ta sotto alla porticina che entra in casa b. 

E Addì detto b.  pagati all’offizio dei SS. Maestri delle strade per la licenza sottoscritta dal sostituto del Boccamazza et del Signor Lorenzo Altieri maestro di stra- da per poter mettere di nuovo due piastroni dinanzi alla piccola casetta come per gli altri della Casa grande come si vede in detta licenza fatta sotto il dì  di marzo passato (...), b.  c.  Segue la spesa per il condotto dell’acqua et per la fonta- na e fontanelle della mia casa in tutto a c. , sc. ,  E Addì  di febbraio  a mastro Giuliano Carabelli et mastro Antonio Petraglia muratori compagni a far il condotto sc.  di moneta per me da SS. Ticci fatti credi- tori al conto di moneta sc.   Et Addì  di marzo sc.  di moneta pagati da me a SS. di marmo per la fontana del viale del giardino et la tazzina Ticci della fonte grande et ristuccato il tutto b.  (...) (...) Addì  di maggio sc. , per  opere e / d’un lustra- Et più per opere al detto mastro Battista lavorato alla tore a b.  il giorno pagati a Mastro Dionigi scarpellino tazza grande di granito perché getti fuora l’acqua al suo per nettatura della tazza di granito grande et del tazzino di giro (...) et per rifare il tazzino di marmo della fontana marmo gentile et del balaustro piccolo della fontana del grande assottigliato tutto perché non tiri l’acqua sotto et giardino sc. , fattovi due arme et due maschere et per haver acconcio il Et Addì  di giugno dati al giardiniere dove è la botte balaustrino suo et acconcio la tazza grande di granito et dell’acqua b.  acconcio il tazzino della fontana del viale Ricordo come Addì  di maggio si comincio a nettar le  canne di piombo per il condotto della mia acqua nel giar- c. dino di Capo di ferro Conto de denari che io pago a Mastro Battista de Giu- E Addì primo di giugno in giovedì la mattina venne dici scarpellino a Marino per le finestre grande et per li l’acqua nel giardino della mia casa mezzanini di pietra di peperino per la casetta nella facciata Addì  di giugo sc.  pagati a mastro Dionigi scarpelli- Addì  di febbraio  sc.  no per un’opera per la fattura delle lettere del mio nome (...) intagliate nella lastra di marmo et la mia Arme di rilievo  messa per memoria sopra la fistola del condotto nella c. botte del giardino di capo di ferro dove si piglia la mia Conto delli denari che io pago a Mastro Battista de acqua condotta di lì alla mia casa, sc.  Giudici scarpellino a Marino per le finestre grande et per Et Addì detto sc.  pagati a SS. Calvi che sanno a piaz- le mezzanini di pietra di peperino per la casetta za Sciarra per mano di Mastro Antonio Petraglia per il (...) prezzo di una tazza grande di marmo bianco con il tazzo-  ne et piedi a balaustra per la seconda fontana del mio giar- c. dino sc.  Conto de denari che io pago per scassare il giardino  della casa e prima c. Addì  di marzo  Conto di mastro Giovanni Fagioli muratore per far la (...) scala lumaca alla casa grande et per rifar la casa compera  opere et scassare dalla Compagnia del SS. Crocifisso di San Marcello et scassare et piantare il giardino sc. , (...) Addì  detto  opere per spianare lo scasso et piantar li fossi per  c. piantar li  merangoli, b.  Segue il conto di Mastro Giovanni Fagioli muratore et Cera gialla per coprir le tagliature degli melangoli monta la faccia qui sotto sc. ,  tagliati, sc. , (...) Et per due giornate pagate al giardiniere per piantar li Et nota che tutti li danari che detto Mastro Giovanni ha detti melangoli a b.  il giorno, b.  pagato per pozzolana pietre et altre cose occorse in tutto (...) ogni settimana quanto mi ha sempre detto et mi assicura Et per la gabella delli  melangoli alla Dogana di Ripa che non resta niente a pagare e dette spese sono giornal- chiamata la palizzata b.  mente scritte in queste medesime al conto delle spese Et Salci per legare le canne a detti melangoli b.  diverse di detta casa fabbrica sc. ,  (...) (...) sc.  di moneta per il costo e conduttura da Gaeta de le trenta anzi  piante di Melangoli piantati nel giardino c.  della mia casa Segue il conto della spesa del condotto dell’acqua et (...)   fontane et altro come a dietro, sc. ,  E Addì  di giugno per un’opera a mastro Dionigi c. v scarpellino per slargare et sfondare il buso del balaustro di Conto de denari che io pagherò a mastro Gio Battista marmo mistio della tazza grande sc. , Bertocchini stagnaro in borgo per le canne de piombo che (...) mi darà per il condotto dell’acqua della fontana della mia Et Addì  detto b.  a mastro Dionigi scarpellino per casa. Addì  di aprile scudi  per me da Signori Ticci. opere et per havere arrotate et nettata la tazza e balaustra E addì  di giugno scudi cinquanta di moneta al sopra-  detto mastro Gio Battista Bertocchini dal banco de signori Bernardino di Bastiano di Stefano pozzolonaro lucchese Ticci fatti creditori nel mio libro al (...) a buon conto delle per me da Ticci per  carrettate di pozzolana a baiocchi canne di piombo per il condotto dell’acqua della fontana  dalla riva del fiume monta e per il porto di  carrettate della mia casa. a casa portate da lui baiocchi  il resto pagato a mastro E Addì  di settembre scudi cinquanta di moneta portò Gio scudi  mastro Gio Battista contanti scudi . E Addì  detto scudi  e baiocchi  a mastro Dionigi E Addì  d’ottobre scudi cinquanta portò mastro Gio scarpellino per opere  un terzo a baiocchi  messe a slar- Battista medesimo contanti scudi . gare il buso della tazza di granito et balaustro da capo a E Addì  di gennaio  scudi venti di moneta portò piè per potervi entrar le canne, scudi ,. contanti lui medesimo. E Addì  detto a mastro Gio Fagiuoli per  carrettate E Addì  di febbraio scudi dodici di moneta portò di pozzolana a baiocchi , scudi , contanto il detto mastro Gio Battista. E Addì  di luglio a mastro Gio Fagiuoli per  carret- E Addì  di luglio  scudi undici di moneta portò tate di pozzolana a baiocchi , scudi , mastro Gio Battista sopradetto contanti per resto et saldo  carrettate di selici a baiocchi  scudi , de quanto ha dato de piombo et lavori de canne e per E Addì  detto a detto mastro Gio Fagiuoli per  mettitura in opera come per sua conti saldi et pagato per carrettate di pozzolana a baiocchi  scudi , resto d’accordo in tutto scudi .  carrettate di selici scudi  E Addì  di dicembre a mastro Francesco stagnaro scudi , fratello di mastro Gio Battista conto de lavori che fa per le fontane del giardino scudi dodici contanti. c.  E Addì  di gennaio  scudi sette baiocchi trenta Segue la spesa in più cose per la fabbrica della casa pagati a mastra Francesco stagnaro sopradetto per [lacu- piccola giunta alla grande e monta la faccia qui sotto na] canne di piombo et altre opere fatte da lui alli condot- E Addì  di luglio a mastro Dionigi scarpellino per ti e fontane del giardino come per il conto saldo e pagato un’opera alli stipiti della porta delle camere nobili scudi con le chiave messe e legature e saldature.     E Addì detto a mastro Gio muratore per carrettate c. di pozzolana a baiocchi  scudi , Segue la spessa della mia fabbrica della mia casa et E Addì detto a mastro Dionigi scarpellino per due e monta adietro in (...) scudi , mezzo opere per accomodare una fenestra a le camere di E Addì  di giugno  scudi diciotto pagati a mastro sopra nella casetta nuova la quale guarda verso Roma et Gio Fagiuoli muratore in somma di scudi  per me da altre fatture a baioccho  l’opera scudi  signori Ticci et sono disse per  carrettate di pietra e E Addì  detto scudi quattordici et baiocchi  pagati a pozzolana haute da (‘) persone a baiocchi  la carrettata. mastro Ambrogio fornaciaro per me da signori Ticci et E Addì  detto pagato a mastro Gio muratore per  sono per il prezzo delle  migliara et  mattoni e piani a carrettate di pozzolana a baiocchi  portata scudi tre,  giuli il migliaro sono scudi , carrettate di selci per la stalla scudi ,.  tegole a giuli  il cento scudi  E Addì detto per opere una et altro a mastro Dionigi E Addì detto scudi undici e baiocchi  pagati a mastro scarpellino per la fenestra della porticella et impiombatura Gio Bertoni fornaciaro per me da signori Ticci e sono per ad essa scudi . la valuta di  migliara di mattoni a giuli  il migliaro e Et per libre  di piombo al detto per detta ferrata et portò pianelle, scudi , per li spranghi della ringhiera scudi  E Addì  di luglio scudi t baiocchi  a mastro Gio E addi detto scudi  e baiocchi  pagati a mastro Gio muratore in somma di scudi  per me da signori Ticci et Bertoni fornaciaro per me dalli signori Ticci et per  sono per condotti messi alla prima casina per acconciare il tegole a scudi  il cento , scudi  condotto, scudi  E  mattoni et pianelle a scudi ,, scudi ,. Per polvere di marmo per far acconciare le bugne della E Addì  a mastro Gio. Fagiuoli per  carrettate di porta del giardino scudi  selci a baiocchi , scudi ,. Per (?) et colori per dar il colore di porfido alla fontana  carrettate di pozzolana a baiocchi  , scudi ,. grande scudi  Et per il porto di  carrettate di pozzolana dalla riva Et nove carrette di pozzolana a baiocchi  scudi , del fiume a baiocchi  a casa, scudi  E Addì  di agosto scudi dua baiocchi  a mastro Gio E Addì detto per scarpellinare li pilastrelli della ringhie- Fagioli in somma di scudi  per me da Ticci per  carretta- ra a mastro Dionigi per opere due a baiocchi  da Ticci te di pozzolana a baiocchi  scudi , in somma di scudi ,  pagato scudi  E Addì detto a mastro Dionigi scarpellino per  opere a E Addì detto scudi  baiocchi  pagati a mastro torraccino per far chiusoni e (?) per le chiave de condotti  dell’acqua baiocchi  et per me da signori Ticci scudi  carrettate di pozzolana a b. , sc. , E Addì  detto scudi  e baiocchi  pagati contanti a Et per condotti di terra cotta et chiodi sc. , mastro Dionigi scarpellino per sei opere a mastro Torraci- Et addi  di settembre sc.  pagati a mastro Giovanni e no a baiocchi  per ritoccar tutto il camino di travertino mastro Antonio compagni imbianchini a S. Agostino a della camera principale nuova et per li chiusini dell’acqua buon conto pe rimbiancature fatte alla casa come per il lor scudi , conto sc.  E Addì detto a mastro Gio muratore in somma di scudi Et per due fattioni di mastro Francesco soldato che l’ho , per me da signori Ticci per  carrettate di pozzolana pagato perché stesse a detta casa sc , a baiocchi , scudi , Addì  di novembre a mastro Giovanni Battista scarpel- E Addì detto scudi  baiocchi  pagati contanti a lino per piombo per impernare la finestra serrata innanzi mastro Dionigi scarpellino per quattro opere di mastro la porta grande di casa Torracino a baiocchi  per far le pietre della porta e E Addì  detto a mastro Giovanni Fagiuoli per una serrature della gelosia che va a mezzanini et per me da carrettata di pozzolana sc. , Ticci in somma di scudi , a mastro Benedetto falegna- me scudi , c.  Segue di conto a scudi , Addi  di novembre  a mastro Giovanni Fagiuoli  dopo il conto fatto seco c. Per  opere per far la scaletta sopra le vasche et per Segue la spesa per la fabbrica della casa e mostra la altre fatture a sc. , l’opera sc. , faccia di contro sc. . Per  opere di manovale a b. , sc. ,  Et Addì  di agosto  ,  a mastro Giovanni mura- Per  opera a b. , di più fatta il mano sc. ,  tore per le carrette di pozzolana, sc. . Et per un canale per il tetto s c. ,  Et per  mattoni che disse haver pagati lui rossi per li Et Addì  detto per un peso di calcina per imbiancar mattonati sc. ,  in casa et per la cavatura della fornace et farla portare Et per colore et mova per far la Peschiera et dado della tutto sc.  facciata per me da SS. Ticci insomma di sc.  a detto Et Addì detto a mastro Giovanni Battista scarpellino mastro Grovini, sc. ,  per due opere a sc. , per aver fatto uno stipito di Addi detto sc.  a Mastro Dionigi scarpellino per gesso travertino alla fenestra ferrata in terra innanzi alla porta et per il cammino della camera principale sc. , messo la ferrata pagato sc.  Addi  detto a mastro Giovanni Bertoni fornaciari sc. Et Addì detto sc.  pagati a Gaspare de Vecchi architet- ,  per me da SS. Ticci et per valuta di mattoni per to per haver misurato tutte le mie casette nella via delle amattonare  migliara et a  giuli il migliaro, sc. ,  scalette et cavatone la pianta et scandagliatone quanto Addì detto sc. ,  a Mons. Vescovo mio fratello per grano harebbe intrato in dette casette a ridurle a granari, me da SS. Ticci et sono per  pesi di calcina a giuli  il sc.  pezzo pagati per me al Sig. Duca Conti hauta dalla sua Et Addì  detto a Mercurio soldato per comperare fornace per la mia casa sc. , colore per dipingere la prospettiva sopra la fontana nel Et Addì  di settembre sc.  per piombo per la ferrata giardino rincontro alla porta sc. , del poggio sotto la porticina in strada a Mastro Giovanni Et Addì  detto per far portare due piante de melango- muratore, sc, li alla mia casa per il giardino haute da Monsignor sc. ,  Et Addì detto sc.  pagati Torraconi scarpellino per  Et Addì detto a mastro Benedetto falegname per olio opere sc.  per la porta, sc. , Addì detto sc. Sc.  pagati per segatura della colonna Et Addì detto per il porto delle piante de melangoli di marmo bianco a faccie messa alli stipiti della porta della nelli vasi sc.  rimessa dalle bande a terra per guardia delle Ruote sc.  Venute da Gaeta per il mio giardino di casa portate da Addì  detto sc. , a Mercurio soldato pittore per Ripa et per li  cipressi per la vigna sc. ,  restaurare e rifare le pitture di prospettiva Addì  di dicembre per opere , pagate a mastro Alla casa nella loggia del giardino contro la fonte, sc. Giovanni Battista scarpellino a b.  per disfare le lettere , nel marmo della fontana della mia casa nella strada et Addì  detto sc.  , pagati a mastro Giovanni Bertone rispianare il marmo per poter rifarli, sc. , fornatore per  migliara di mattaoni in due volte per la Et Addì detto sc. ,  pagati al signor Cesare Carabelli casa sc. , sc. ,  per me da SS. Ticci fatti del conto loro et sc. ,  tevoli et canali a sc.  il conto, sc.   et sono per il prezzo di  pesi di calcina che ho hauto  pianelle a  giulii il migliaro, sc. , per lui per tutto questo giorno sc. ,  et Addì detto a mastro Giovanni Fagnoli muratore per Et Addì  detto sc. , uno a Mastro Giovanni  Fagiuoli muratore sc.  carrettate di pozzolana per il mu- (...) che stanno nel chiusino accanto alla fontana grande ro nel giardino sc. , nel giardino sc.  Et Addì  detto per  carrettate di detta per fare detta  chiave che serve a dar l’acqua a zampilli ll.  nel chiu- muraglia compere a Ripetta portate con il mio carretto a sino del giardino incontro alla scala a lumaca sc. , ragione di sc.  di moneta, sc. ,   chiave pur di metallo per dar l’acqua alla fonte della strada che è l’andito della casa di S. Marcello a canto la  c. rimessa ll. , e b.  la ll. Segue il conto de danari ch’io pago a mastro Benedetto  chiavette di metallo ll. che è una per la cucina et l’altra Falegname e monta la faccia a sc. ,  per il tinello et una per la casina sc. , E Addì  di luglio  sc.  per me da SS. Ticci del Nota che ci è l’altra chiave grossa nel chiusino che sta Banco, sc.  presso alla fonte grande per dare et levare l’acqua alla (...) fonte nel mezzo del viale del mezzo del giardino Addi  detto ssc. ,  per lui a mastro Bernardo falle- (...) gname a Casa Pia et per me da SS. Ticci et sono per com- Addì  di luglio sc.  pagati a Mastro Domenico ferra- prare  tavoloni d’albuccio per farli porte et le fenestre ro in Borgo Vecchio per il paletto di ferro da voltar chiave alla casa nuova sc. , per dar l’acqua alla fonte et a zampilli sc. , Addì  detto sc.  per me da SS. Ticci disse per l’opera di questa settimana et per far segare le sopraddette tavole sc.  Addi  d’agosto a un giardiniere per far mettere li cedri (...) in spalliera sc. , Addì  detto per  sc. Di moneta per me da SS. Giro- E addi  d’agosto a mastro Giuliano et a mastro Anto- lamo e Bartolomeo Ticci sopradetto sc.  nio Petraglia per haver fatto acconciare il ritorno della Addì  detto sc.  per me da Ticci insomma sc. , e fontana della strada et la nicchia di marmo sc. ,   giuli sono per mastro Dionigi in detto mani di Mastro Benedetto sc.  c.  (...) Segue la spesa per il condotto et per le fontane della casa e monta la faccia di contro et per tre chiusini nel giar- c.  dino fatti di peperino et il coperchio di travertino fondi Segue il conto di quello che io pago a mastro Battista de che servono Giudici scarpellino a Marino come al suo conto E per tre chiusini nel giardino fatti di peperino et il coperchio di travertino tondi che servono con le chiave Addì  d’agosto  sc.  porto lui stesso conto per il uno a sfogare il ritorno dell’acqua per la fontana in mezzo prezzo delle pietre della porta fatta nel cortile per entrare al Giardino et uno per sfogar l’acqua della fonte in capo al nel tinello della casa cioè li stipiti architrave fregio cornici Giardino ed il viale ch’el mezzo et uno dentro alla loggia et la soglia che in tutto fanno palmi  a sc. , ? il palmo del giardino per dare e tor l’acqua della fonte della prima condotto da marino forniti sc.  casetta nella via delle Scalette a mastro Dionigi scarpellino sc. ,  c. Et per gli anelli di ferro sc. , Segue li denari ch’io pago per la spesa pel condotto del- Et per rinettature delle tazze di marmo e sua balaustri e l’acqua et delle fontane della mia casa e monta in questo a pomice pagati sc. ,  sc. . E piu per nove pesi e mezzo di calcina di Tivoli compra Addi  d’agosto  sc.  pagati a mastro scultore al- da Pietro Chino per fare la chiavica nel giardino per il tezza magna granito per haver cavato sotto il giro dell’ ritorno di tutte le mie fontane e dell’altre acque del giardi- labbro della tazza di granito della fonte principale di casa no e del cortile sc. , la quale tazza a noi serviva perché tirava l’acqua sotto in Et più per carrettate sc. , di pozzolana portata con il su il piede et questo l’ha assottigliata che è più bella intor- mio carretto per detta chiavica in  viaggi a b.  la car- no et fa bellissima pioggia haverlo levato del corpo et slar- rettata pagata a mastro Numa Pompilio cognato di messer gato l’orlo bene incavato che la fa piovere sc.  Mario Marcucci pozzolanari sopra Tor di Nona porto Addì  di settembre sc.  a conto a mastro Giovanni conto il detto Mastro Numa per resto e saldo sc. , Fagiuoli disse pagati a mastro Cicco muratore per li fonta- Et per mezzo peso di calcina pagati a mastro Francesco ne sc.  Soldato al Carabello et b.  a contanti Addi  detto sc.  pagati conto a mastro Francesco E addi  di novembre  a mastro Giuliano Carabelli Beltrami ottonaro in borgo per  chiave d’ottone per le et mastro Antonio Petraglia muratore sc.  di moneta fontane qui appie saldo d’accordo come per il suo conto portorno conto il maggior sc. ,  et sono come per il cioè  chiave grossa per dare l’acqua e levarla alle fontane conto per saldo d’accordo per la chiavica grande che  passa della casa grande per tutto il giardino et sotto la c.  quarta mia casetta nella via delle scalette et fino alla chivi- E addi  di dicembre  sc. ,  pagati ca del Signor Cardinal del Monte che va a fiume et oltre Segue le spese diverse per la fabbrica della mia casa e alla acque di mio cortile e di tutto il giardino e de ritorno montano come a dicta in questo medesimo quaderno sc. di tutte le fontane anco vi entra l’acqua de cortile di due ,  mie casette fatta tutta con massiccio et lavoro di mattoni E Addì  dicembre  per sc.  e b.  pagati contanti sopra e dalle bande a mastro cesare Dominichi alias battilauro romano in  Et per manifattura della nuova fonte nel muro in capo piastre fiorentine per havere disegnato et intagliato nel al giardino et suo ritorno et sfogatoio et per la condotta marmo della fontanina della mia casa nella strada dove fatta e zampilliera della fontana in mezzo al Giardino et getta l’acqua nella nicchia in tutto il distico et il mio nome per la chiavica della sua peschiera et per lo sfogatoio di et il millesimo letterine sc. , detta fontana di mezzo che non vi si era et per il condotto Addi detto all’imbiancatore a bon conto delle stanze della peschiera bassa della fonte grande che va nella chia- ultime alte et cantina sc. , vica et per il chiusino che da l’acqua alla prima casetta Addi  di gennaio  a mastro Giovanni Fagiuoli sc. ,  fatta nella loggia sc.  porto conto disse haver pagati per  carrettate di   c.  pozzolana per la muraglia del giardino, sc. , E addi  detto sc. ,  pagati contanti a mastro Segue la spesa de condotti dell’Acqua et delle fontane Giovanni Fagioli sopraddetto et sono per le opere messe di casa e montala faccia qui sotto neli muri del giardino della casa dalle bande et in capo et E Addì  di novembre  sc. ,  pagati conto a rituccato la camera della seconda casetta fatto un cameri- mastro Giuliano a mastro Antonio muratori insomma di no et il mignano et dati lume al cortiletto di detta casa sc. , per pietra e tavolozza et per condotti di terra come per il conto saldo con detto mastro Giovanni et pagati per me per la chiavica e tavolozza et per condotti di pagati per resto sc. ,  terra pagati per me per la chiavica e nella fontana nella E addi  detto sc.  et  porto conti il detto mastro carta qui sotto e come per il conto saldo a detto muratore Giovanni Fagiuoli per fornire detti muri del giardino et sc. , portar via la robba nelle cantine et metter su la tavola di E addi  di dicembre , pagati a mastro Francesco travertino nel cantone del giardino et finire di accomodare Beltramelli ottonaro in borgo porto conto per tre chiave la casetta et mettere un chiusino nella loggia del giardino Una chiave di metallo grande ll.  per lo sfogatoio del per l’acqua cioè scudi . condotto della fontana in capo del giardino, sc. , Cinque opere di mastro Prospero a baiocchi  Una chiave di metallo ll. per dar l’acqua a zampilli Cinque opere a mastro Giovanno b.  della fontana del mezzo del giardino a torno a torno sc. Cinque opere del suo ragazzo a b.  , Sei opere del garzone a b.  Una chiave piccola nella loggia per dare o levare l’acqua Per gesso per li calcani messi scudi . alla casetta Et Addì  detto a mastro Giovanni Fagiuoli per l’ulti- In tutto come per il suo conto saldo sc. , mo lavoro fatto nel giardino porto conto scudi . Et Addì  di dicembre  a mastro Antonio Petraglia Tre opere del detto Giovanni a baiocchi  muratore sc. , conto per il chiusino di travertino con il Tre opere del suo manovale a baiocchi  coperchio per mattoni le chiave per dar l’acqua alli Tre opere del suo ragazzo a baiocchi  zampilli della fontana del mezzo del Giardino disse pagar- Et Addì questo a mastro Dionigi scarpellino per scar- li allo scarpellino sc. , pellatura per riquadrar la tavola di travertino nel giardino E addi  di luglio  a mastro Antonio Petraglia e per far due soglie et il chiusino nella loggia per il pozzo muratore sc.  porto conto et sono per la mia terza parte per quattro opere a baiocchi  di tutta la spesa fatta nel bottino nella strada di S. Jacopo Et per gesso per ingessare le campanelle nel cortile della degli incurabili rincontro la porta dell loco orto il quale stalla et rimessa scudi  et per cinque viaggi del mio bottino serve per sfiatatori di detti  condotti cioe per il carretto di pozzolana pagati scudi  e mezzo a carretto e telaro et per il coperchio grossi di trevertino et per la baiocchi  al pozzolonaro scudi  e b.  canna di piombo et per stagno et safilatura della detta canna et per cavatura di detto bottino et calcina et per c.  murarlo et per l’opera del muratore pagato ciascuno per Segue la spesa della fabbrica et altro per la mia casa sua parte sc. , grande et monta la faccia qui sotto Nota che il Vantaggi non ha parte in detto bottino non Addì  di gennaio  per far lavorare nel giardino a sfiatatori per lui non sendo concorso a nulla di detta spesa uno scudi  et più scudi , tanti sono per il prezzi di sei et solo il Carabello l’occhialaro et io arcarecce compre e già per servirmene alla vigna del ma-  gazzino di legnami a piazza Nicosia a b.  l’una et poi Addì  detto per tre disegno ovvero stampe al figliolo hanno servito per li solari et altro per la mia casa grande del detto Lauro scudi . Addì  detto per un secchio di legno per una pala per Addì  di febbraio scudi tre contanti al signor Iacopo adacquar il giardino Lauro per a buon conto dei disegni della casa per la stam- Addì detto a mastro Urbano ferraro per fare una secon- pa in rame scudi  et più giuli  a suo figli da chiave alla francese per la porta segreta che entra in Et Addì  di marzo a mastro Roscio Picchetti stuccato- casa b. et più a suo garzone per mancia b. re per far l’imbrecciata a cordini intorno alla peschiera Et Addì  di giugno per mezzo peso di calcina per della fontana nel mezzo del giardino di casa fatta di brec- imbiancare la sala e camera terena et altri rappezzi b. , ciuoli di porfido et di marmo giallo et marmo bianco per per il porto quattro opere sue a b.  Et per far accomodare il pozzo nero della casetta quarta Quattro opere del garzone a b.  del Notarelli barcarolo b.  Et Addì detto a Francesco di Bernardi carrettiere per il Et Addì detto scudi , pagati a mastro Antonio porto di un pezzi di travertino di quattro carrettate imbiancatore porto conto per ogni resto di imbiancature compere dal Carabello per fornire gli scaglioni intorno fatte alla casa come per il suo conto compresa l’ultima alla fontana grande nel giardino et lo scaglione alto alla imbiancatura della prima camera terrena della porticina fontanina della strada pagato contanti b.  secreta et il salotto accanto che entra nel giardino et per Et Addì detto per due carrettate di scaglie di travertino aver dato il coloro giallo al palco della camera mezzanina per fare l’imbrecciata intorno alla fontana del mezzo del sopra la rimessa et altri rappezzi imbiancati in tutto pagati giardino et per portar fuora li serci dalla stanza per spez- scudi , zarli la detta imbrecciata. Addì  d’agosto a mastro Urbano ferraro per  Addì  detto a mastro Rocco muratore per  e mezzo bacchette di ferro per quattro finestre vetrate scudi . opere di mastro scudi . Due chiavi allo sportello della porta di ferro grande Quattro e mezzo del garzone a b.  per fornire l’im- nella strada b.  brecciata di scaglie di trevertino et di serci et di mattoni in Tre spranghe per la cimasa alta b.  coltello intorno a tutto l’ottangole et così alle sue guide  fino alla cordonata fatta di brecce di porfido in marmi di c. più colori intorno a detta fontana b.  et per calcina Segue la spessa della fabbrica della casa compera che mancava per fornire detta imbrecciata b.  Et Addì  d’agosto per una carretta di pozzolana et più al figlio di Iacopo Lauro che stampa b.  condotta il mio carretto b.    Et Addì detto a mastro Ludovico chiavaro per aver c. accomodato  serrature levato et rimesso alle porte per Segue la spesa della casa e casetta che gli sono attaccate casa b.  nella via delle scalette et monta la faccia di contro scudi , Et Addì  detto per un peso di calcina per murare li Et Addì  di marzo  scudi e  pagati al padre quattro sedini nel giardino b.  mastro Alberto da Tortona conto loro sindaco e collettore Et per una carretta di brecciuoli di saponari messa per per la pigione di  mesi della casetta compra da detti frati far lastrico nel giardino b.  e convento sotto li  di ottobre fino ad oggi che io gli ho Et Addì  di setembre scudi  pagati a mastro Dionigi pagato il prezzo e l’hanno rinvestiti in una casa che scarpellino per la fattura di due sedini di peperino et per sempre stia per l’evizione di detta casetta vendutami come dua simili messo la pietra del suo per far quattro muric- per gli atti del Cesis rogato questo giorno scudi . cioli murati nelli quattro angoli murati inorno alla fontana Et Addì detto b.  al figliuolo di Iacopo Lauro per la del mezzo del giardino scudi  stampa che fa detto Iacopo della casa et della vigna b.  Et Addì  detto scudi  pagati a mastro Domenico Et Addì  detto b.  per  bandelle per una porta et ferraro in borgo vecchio portò contanti et sono per tanti due fenestre nelle stanze nuove di sopra al tetto nella casa lavori fatti alla casa  catenacci piani con suoi anelli per di S. Marcello consegnati a mastro Benedetto falegname porte et fenestre nuove b.  Cinque serrature nuove con le chiave due maniglie di Et Addì  di aprile a ragazzo figliolo di Iacopo Lauro ottone alle porte quattro saliscendi  codette per le fene- per due stampe le prime della casa fornite con tutte le stre impannate sedici manigliette et rampini sedici per lettere b.  dette fenestre vetriate in tutto scudi  Totale scudi , Et addì  di settembre per due pesi di calcina condotti Addì  di maggio al detto messer Iacopo Lauro scudi  a casa per murare li seditoi intorno alla fontana al giardino contanti a lui proprio per il disegno della villa per le lette- et altrove scudi , re dell’iscrizione Et addì  detto per  condotte per far li sciacquatoi  alla quinta et ultima casetta nella via delle scalette b.  piano della sala per reggere le portiere alzate a dette porte Et Addì detto giuli  per due carrettae di pozzolana per b.  li sedili del giardino et per alzare il muro del cortiletto e Et per un catenaccio stiacciato con gli anelli et la serra- per condotti nelle casette portatali li mia cavalli b.  tura et la chiave per dentro alla porta delle scalette che si Et Addì  di settembre scudi . pagati a mastro usa per detta porta alle cantine b.  Giovanni Fagiuli muratore per me da signori Ticci del Et per due catenaccetti et  maniglie di ferro per porte banco per fattura dello stanzino nel cortiletto della stanza et fenestre pagati b.  et per apertura del muro di detto cortile et per rimurare li Et per  cancanetti per  portelli dei tre impannati a vani nella muraglia sopradetta necessaria et murare li mastro Benedetto b.  quattro sedili intorno alla fontana nel mezzo del giardino et per riempire et spianare le cantine cioè per  giornate di p.  mastro a b.  otto giornate di un garzone a b.  Sette Seguono le spese per la casa per legnami et ferramenti giornate di un garzone a b.  et altro monta quanto sotto Et Addì detto a mastro Benedetto falegname per li Addì  di novembre  a mastro Benedetto falegna- gangheri di un’impannata fatte nelle stanze di sopra nella me per  cancanetti per  sportelli di due fenestre impan- facciata b. nate fatte nuove   Et per anelli per le colonne delle poste dei cavalli p. nella stalla per tenerli voltati con la groppa indietro b.  Segue le spese della fabbrica e legnami e ferramenti Et più a mastro Benedetto falegname per cancanetti per della casa et monta la faccia di conto due fenestre inpannate per la cucina b.  E addi  di ottobre  al magazzino di mastro Flami- Et per due colonne di marmo granito messe dalle due nio Luccarini a Ripetta per  tavole di castagno pe rifare bande di casa nella strada perché la defendono dalle il tavolato sopra la scala della torre et per una porticella carrozze per starvi sopra a sedere scudi . allo stanzino del cortile della stalla a b. , l’una Et più per due catenacci e per due maniglie di casa b.  Et per  regoli per detto tavolato et per una tavola e per chiodi per conficcare alle mura del giardino le spal- simile e  regoli et una piana per acconciare le liere di cedri mele granate et cotogne b.  mangiatre sc.  Et per aver ingessato nel muro i ferri delle portiere at E più per corda per le stanghe di detta attaccate alle un cancano nella stalla a mastro Dionigi b.  colonne de legno sc.  Et per aver raccomodato il marmo della targa di una statua su alto et fatto un tassello alla porta della rimessa Et per semenze per il giardino et per le portioni pugna- delle carozze a mastro Dionigi b.  te da mastro Francesco datoli b.  Et più a mastro Giovanni Battista scarpellino per aver Et per due opere a lavorare et nettare il giardino b. et riquadrato et ripecchiate le due colonne di granito et sega- per un’altra opera del detto giardino b. to la colonna bianca per la rimessa et spianate b.  Et per  piane d’istria per far  traverse ovvero stanghe Et per due chiavichette di travertino busate messe a per le poste dei cavalli dalla mangiatora alle colonne a b. cortile delle due casette per portar l’acqua alla chiavica b.   la piana et il prezzo b.  Et più a Giovanni Battista scarpellino per due grandi Addì  d’ottobre  calcanetti per otto sportelli di due pietre di sprone messe al muro del camino della cucina di telari di fenestra fatti alle due camere al piani primo che casa da basso per resistere al fuoco palmi  a b.  il riescono alla prima galleria b.  e mezzo l’uno palmo et per la mettitura delle spranghe al detto b. , Et Addì  detto per un catenaccio per la porta che Et per il gesso per il detto ingessatore b.  esce dalle camere al giardinetto al piano della sala et per Et per la mettitura et muratura delle sopradette  colo- tre palettini per appiè delle porte per tenerle ferme et per nette di marmo alle due porte a Giuliano muratore del li loro occhi che li tengono attaccati b.  et per fatture di conto b.  et per il muro del casellino fatto nel camino due catenacci per le fenestre del ferro di casa et di due incontro alla torricella da detto camino al detto mastro spranghe vecchie fatte due mastietti per la caditora fatta Giuliano come per il conto b.  alla loggia alta per cuopirci la scala di legno dalla pioggia Et per la fattura della colla b.  b.  Et per il tettarolo che lo copre fatte a padiglione b.  Et Addì detto a mastro Giovanni Battista scarpellino Et per un canale di terra cotta palmi  b.  et per la sua per il costo di una colonnetta di marmo bianco fattone mettitura b.  due parte per mettere innanzi alla porta grande di casa In tutto al detti scudi , per difenderla dalle carrozze scudi  Et per la muratura et mettitura di tre titoli di marmo Et più per  ferri grandi tondi di uncini e rampini inges- nella proprietà di S. Agostino nella via delle scalette alla sati nel muro per quattro porte delle camere nobili al mia casa fatti raccomodare io per mio b.  c.  Et per fare acconciare tre chiusini che erano tutte due Seguono le spese per la casa per murare et per legnami di travertino nella loggia et uno et uno di marmo nella et farramenti et altro e monta la facciata qui di contro camera a canto la loggia et per sei spranghe di ferro per   detti tasselli pagati a mastro Dionigi scarpellino b  Et Addì di novembre per fattura di un pezzo  d’ammattonato nel prima camera terrena a man dritta che E addi detto per una carrettata di pozzolana per fare era rovinato a mastro Giuliano e Antonio Petra nel avuto le cappe a tre cammini a canto alla ringhiera sopra la da loro di più lavori b.  facciata et per fare il maschione al camino sopra il tetto della torre che risponde nella cucina grande da basso b  Et più per la fattura di due chiavichette che portano  l’acqua dalli cortili di due mie casette nella chiavica gran- E addi di maggio al mastro per votare li pozzi per  accomodarne uno pozzo b.  de che li porta a fiume a detti mastri b.    Et Addì  di dicembre scudi , pagati a mastro E addi detto scudi e baiocchi pagati a mastro Giovanni Battista Soria bombardiere e falegname di No- Cesare Dominici intagliatore et sono per intagliature delle stro Signore portò conto in maggiori somme sono scudi  lettere delle tre pietre di marmo messe nelle facciate della per  tavoloni d’albuccio lunghi palmi  e mezzo larghi casa grande et a una casetta nella via delle Scalette con palmi  per il fusto della porta grande della mia casa e l’iscrittione della proprietà di frati et convento S. Agostino quattro tavole di castagno per acconciare il solaro sotto la et con i loro segni pagati io per detti frati che le volevano  maggiori pietre la metà et con troppa lunga iscrittione loggia a b. in tutto   E addi  detto per legnami per far la passonata al giardi- scudi . Et più al calderaro Vannino per cinque piastre di rame no pagati a mastro Benedetto   Cimasolle di castagno a b.  e mezzo l’una scudi  busati per busi che portano l’acqua nella chiavica che va  filagne grandi et per il cancello a b.  l’una scudi . nella peschiera bassa della fontana grande e sotto allo   scaglione che sale nel giardino da detta fontana et dalla Addì detto scudi a mastro Antonio Petraglia mura-  tore per mettere il cancello di ferro alla porta del giardino oggia et va nella tazza di detta fontana b. et li cancani al cancello delle cantine et per gesso et altro Et Addì detto per tre carichi di pozzolana portati dal  mio carretto a b.  la carretta per fornici per li tre camini in tutto pagatoli scudi   Et Addì  di gennaio  scudi , per cinque pesi e alzati sopra tetti et per il maschione scudi , E addi  d’agosto per sturare nettare et rimurare il mezzi di calcina di Tivoli con sei cavali pagati a Pietrino  Chino carcararo porto pietre da Tagliacozzo cavalarro per detto nella prima casetta a mastro Mauritio contanto b.   E addi  detto al detto mastro Maurittio per far aprire e rifarmi i camini et altro alla casa del giardino scudi ,  E addi  detto per far spazzare il camino della cucina sturare nella casa grande li luoghi stati turati contanti b.  terrena fino alla torretta sopra la torre grande pagato b. c.  Et Addì  di febbraio per fare vuotare il pozzo dell’ulti- ma casetta che tiene Valentino da Orte scudi , Segue l’appigionar delle mie case et quanto se ne cassa E addi  di marzo all’imbiancature per aver imbancato giornalmente come in questo q. a f.  la casa dove li francesi avevano imbrattato b.  Addì  di ottobre  in giovedì mattina E addi  detto a mastro Giuseppe stuccatore per  ope- Allogai la mia casa grande all’Ill.mo et Ecc. mo signor re messe a far la maschera di calcina sopra il camino della conte de Rosci Fort figlio del signor duca di Mont Basori torretta sopra la loggia della torre e sopra quel tetto scudi  pari di Francia per prezzo si scudi  di moneta a giuli  Et più giuli  pagati al detto per ferri per l’armature per l’anno et ne riceve scudi a buon conto anticipati per la sopra il camino detto et per chiodi per filo di rame Vezzel- rata di tre mesi prossimi a venire scudi  di moneta lo di ferro et mezzo di marmo e altro per fare il detto contante come per lo istromento rogato detto giorno per maschione e sopra il tetto della loggia incluso dentro il gli atti del Cesi notaro dell’Ill.mo signor Vicario di Nostro camino e riparato la torricella di legno dal fumo e dal Signore scudi  fuoco se s’attaccasse scudi .. (...)  c. AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f. Segue le spese per fabbricare alla mia casa et in legnami ferramenti et altro monta la faccia qui di sotto E addi  di marzo  per dua sedini di travertino  Minuta, memoriale d’Amerigo Capponi, vice castell. A messi alla porta che va dal cortile nel giardino per riparo Papa Paolo V che voglia donargli due oncie d’acqua di Trevi di detta porta dalle carrozze scudi , per il suo palazzo b.  a mastro Dionigi scarpellino et per le spranghe et perni di ferro b.  Beatissimo Padre Et per gesso per detti sedini b.  Amerigo Capponi fedelissimo servitore della Santità  . Patente del Cardinale Camerlengo a favore degli eredi di Amerigo Capponi per la concessione di un’oncia dell’Acqua Vergine per il loro palazzo, . Roma, Archivio Capitolino

Vostra et dalla cui Grazia riconosce la buona compra di  Inventario antico del Palazzo Capponi, sportelli, statue, quella casa a Ripetta benchè fusse anco con tant’utile di chiavi ed altro in tempo d’Amerigo quando l’affittò all’arci- venditori e desiderandovi, oltre a qualche altra bellezza diacono di Toledo infino che farà con ogni vantaggio che vi sia ancora ogni Di mano dello stesso Amerigo commodità e particolarmente per un giardinetto di dietro c.  che ha accresciuto del doppio e mancandovi solo acqua ardisce confidato nella sua si lunga e fedel servitù e nella Inventario di alcune cose del Palazzo e della casa tanta benignità della S.S. VS. anco verso di lui, supplicar- (...) la come fa humilmente a fargliene gratia d’un par d’once Nel cortile nella nicchia sopra la porta del Giardino, la di quelle di Trevi onde anche i suoi Posteri in goder di Roma di marmo, a mezza scala sopra la porta che va al detta perpetua gratia tanto più si habbino a riconoscere corridore, una testa antica obbl. dalla S. V. Ma anche quel vicinato e tant’altra gente (...) che maggiormente frequentando adesso quella strada al piano nobile in capo alla scala due arpie grandi di tanto nobilitata da V. Beatitudine e passando davanti a pietra, nel finestrone che risponde sopra il cortile in capo detta casa potrà gustar di dett’acqua beneficio della S. V. a detta scala et a detto piano vi è l’Arcone con una vetriata la quale il s. Iddio per bene ci conservi (...) divisa in terzo et di sotto per serrare detto finestrone sono cinque sportelli di castagno AC, Archivio Cardelli, Divisione I, T., fasc. , [ante ] (...) Alla porta della ringhiera della sala che risponde nella  strada vi sono due sportelli invetriati et altri due sportelli detto tazzone et la piastra di rame sbusata al buso del invetriati che accompagnano di sopra l’altra finestra inve- ritorno et nella vasca grande sotto il tazzone del quale vi triata in tutto numero quattro a ringhiera cade l’acqua vi è la boccia di rame busata per il retorno In detta sala alla finestra a canto del camino sono quat- Nella Peschieretta bassa atorno a detta vasca grande tro sportelli invetriati con li scaglioni di travertino vi è la boccia di rame busata Nella prima camera in capo a detta sala sono due fine- per il ritorno dell’acqua che vi cade dentro stre grande con sportelli invetriati e sopradetti due grande Tre piastre quadre busate di rame son confitte nelli sono due mezzanini con quattro sportelli invetriati scaglioni che sale nel giardino et ricevono tutta l’acqua Nella seconda camera che seguita è la finestra grande che piove intorno a detta fonte et alla loggia con sportelli invetriati et sopradetti due grandi sono due Nel mezzo del giardino la fontana vi è la tazza grande mezzanini con quattro sportelli invetriati intavolata sotto di marmo bianco gentile et il tazzino Nella terza camera nuova che seguita detto piano sono sopra detta tazza et sotto alla tazza grande il balaustro di due finestre grandi con  sportelli invetriati e di sopra se marmo mistio, et dentro la canna di piombo che porta sono sue mezzanini con  sportelli invetriati l’acqua alle dette tazze e getta sopra il bollore Nella camera a canto alla detta che riesce sopra il corti- Nella peschiera sotto a detta fontana vi è la boccia di letto della stalla sono due finestre grande con otto sportelli rame busata la quale receve l’acqua del ritorno di detta invetriati peschiera et la porta alla chiavica (...) (...) Alla porta della ringhiera della galleria che riesce sopra il giardino una finestra grande AC, Archivio Cardelli, Divisione I, T., fasc.  [ante ] (...) in detta galleria sopra la porta che per essa si cala nelle due camere basse che riescono sopra il cortiletto vi è una  Testamento di Amerigo Capponi finestra con due sportelli invetriati e nelle camere a canto a detta galleria vi è il finestrone grande che riesce sopra il c.  cortile al qual finestrone sono sei sportelli invetriati et l’ar- Io Amerigo Capponi nobile fiorentino figlio della bona cone di sopra sportelli invetriati et di sotto  sportelli di memoria di Gino della bona memoria di Lodovico legname. Alli mezzanini nobili al quarto piano sono tre Capponi vice castellano del Castel S. Angelo di Roma per camere et in ciascuna sono due fenestre... sopra la scala Nostro Signore da me notaio infrascritto ben conosciuto che si sale nella torre perché non vi piova sopra vi è un ritrovandose ammalato in letto sano bene della mente et intavolato che si ripiega da levare e porre fermato nelli intelletto per gratia di Dio ricordandosi della conditione arpioni del muro et appoggia sul parapetto in detta torre humana sotto la quale tutti nasciamo per dover morire per vi è la scala lunga a piroli che sale nella torricella più alta e passare poi a miglior vita eterna si come per misericordia nella torricella detta vi è scaletta a piroli et due tavole per di Dio speriamo volendosi per tanto spogliare delli effetti starvi a sedere, alla ringhiera di mezzanini nobili che è umani accio da quelli liberatosi possa con maggior atten- all’ultima camera che guarda verso il Tevere sopra il para- zione prepararsi alla Gloria eterna ha ordinato il presente petto di ferri ci sono due palle di metallo una per banda suo testamento che de iure civile si chiama nuncupativo et Sopra il tetto a piè della balaustrata grande di pietra sine scriptis et quello fa nel modo et forma che segue [...] sopra la casa da un capo all’altro et alle risvolti della Prima cominciando dall’anima preferendola a ogn’altra facciata dinanzi vi è un canal grande di piombo che riceve cosa la raccomanda al’Onnipotente Dio et alla Gloriosissi- l’acqua ma sua Madre Maria et a S. Michele Arcangelo et a tutti li Santi del Paradiso et al suo corpo elegge la sepoltura nella  c. v Chiesa parrocchiale dell’antica casa loro di S. Felicita nella Inventario per conto del giardino città di Fiorenza sua patria et nella cappella fabbricata Sopra la Porta per entrare in detto Giardino vi è la dalla bona memoria di Lodovico suo statua di Marmo della Roma et dentro nel giardino la  tazza grande di marmo granito antica alla prima fontana et c. v il balaustro che la regge di marmo mistio et sopra la tazza avo dove anco sono seppelliti la bona memoria de suoi grande e su alto il tazzino di marmo bianco gentile con le genitori moglie et figlio volendo et ordinando all’infra- due mie Arme et il balustro sotto a detto tazzino che lo scritto suo erede che lo faccia portare quanto prima et in regge di marmo a vista per tutti passa l’acqua che getta in questo mentre vole si depositi nella Chiesa di S. Maria alto sopra a detto tazzino con le canne de rittorni di piom- della Traspontina dove la bona memoria di sua moglie et bo che esce fuora et di essa canna esce il bollore et in vuole si accompagni alla detta Chiesa dove si farà il depo-  sito con funerali condecenti secondo giudicherà Monsi- un giovane nobile et onorato nella qual dote istituisse ere- gnor vescovo suo fratello de detta Signora Maddalena sua figlia in ogni meglio modo Item per ragione di legato et in ogni altro meglior modo Item li suoi beni stabili, mobili, luoghi di monte, crediti, lascia al Sign. Tommaso Pistallo da Conegliano Alfiere di ragioni, ationi, presenti et futuri esistenti in Roma et fori Castel S. Angelo scudi venti per una sola volta et in Fiorenza et fuori et altrove dovunque siano et saran- Item similmente lascia al Signor Orsino Mentucci capo- no fa, instituisce et nomina con la sua propria (...) erede rale del Maschio di Castel S. Angelo scudi venti per una universale il Sign. Gino Agnolo Capponi suo unico figliolo sola volta maschio legittimo et naturale al quale per ragione di insti- Item similmente lascia al Signor Giovanni Giacomo tutione et in ogni altro miglior modo lascia tutta la sua Palmicerio da Como scudi dieci per una sola volta eredità et di detto Sign. Gino Angelo suo figlio et erede Item similmente lascia al Signor Giovan Francesco prohibisce che non possa vendere il Palazzo con le sue Morati da Novara scudi dieci per una sola volta cinque casette contigue nella via di Ripetta nemmeno la Item similmente lascia al Signor Pier Nicolò Dragho da vigna di Roma fuor di Porta Flaminia per andare a Ponte Recanati sergente di Castel S. Angelo scudi dodici per una Mollo nelle porte de quali palazzo et vigna se trova il sola volta nome et l’arme in marmo di detto Signor testatore ne Item similmente lascia al Signor Paolo Peroli soldato di imporvi censi né altro ma debbano in perpetuum mante- Ca-stel S. Angelo scudi dieci per una sola volta nersi et conservarsi nelli discendenti legittimi et naturali Item similmente lascia a Giovanni Andrea figlio di maschi solamente escluse sempre le femmine di detto Evangelista vignaiolo di detto Sign. Testatore cioè a quello Sign. Testatore e di detto Sign. Gino Angelo suo figlio et che è nato nella vigna di detto Signor in caso che mancasse detta linea sua mascolina vole che detti stabili, palazzo, casette et vigna vadano sempre in  c. uno dei più prossimi della famiglia de Capponi et in caso testatore fuor di porta Flaminia scudi dieci per una sola che detto Sign. Gino Angelo mancasse senza figli maschi volta vadano et succeda in essi Item similmente lascia a Donna Innocentia madre di  Pasquale Paggio di detto Signor testatore scudi dieci per c. una sola volta come più prossimo detto Mons. Vescovo Horatio Item lascia per ragioni di legato et in ogni altro meglior Capponi suo fratello et dopo la sua vita et anco in caso modo al Sign. Antonio Petrucci scudi venticinque di che detto Mons. mancasse di vita prima del Sign. Gino moneta una volta sola delli quali vole che sia tenuto et Angelo vole che detta vigna et cose vadano, restino et retenuto et soddisfatto così di qualsivoglia pretensione siano del Sign. Camillo Capponi figliolo del detto Sign. che detto Sign. Antonio potesse revalersi su detto Sign. Cavaliere Luigi Capponi suo fratello al quale Sign. Camil- Testatore lo sostituisce le dette due pezze di beni un solo de figli Item lascia alli SS. Padri Priore et fratri di S. Honofrio maschi o primo o secondo o altro che giudicherà più a di Roma sc. Dieci di moneta delli quali ne devono celebra- proposito per venire a seguitare la Corte di Roma a poter re in detta lor chiesa quanto prima tante messe per l’ani- presentialmente godere detti beni et la servitù et amorevo- ma di detto Sign. Testatore lezza di tanti padroni acquistati in questa corte et città di Item detto Sign. Testatore vole et ordina che la signora Roma et così debbano detti discendenti del Sign. Camillo Maddalena sua figlia legittima e naturale in età di nove et prima detti del Sign. Gino Angelo suo figlio et erede in anni sin tanto che si mariterà segua di stare per educatio- caso che habbino pure figli maschi eleggerne uno di essi ne nel medesimo monastero dove se ritrova appresso le quale parerà a loro più a proposito per venire ad abitare a sorelle di esso detto Sign. Testatore Roma per godere similmente de detti due pezzi di stabili Alla quale signora Maddalena per ragione di istruzione et dopo la linea mascolina del Sign. Camillo vadino in et in ogni meglio modo lascia la dote che al tempo che si quella del Sign. Bernardino Capponi per uno dei suoi mariterà et secondo l’occasione et partiti che sarà giudica- discendenti che sia per seguitare la Corte di Roma et dopo ta competente dall’infrascritto Signor Gino Angelo suo del Signor Ottavio Capponi nipote cugino di esso signor fratello con partecipazione di Mons. Vescovo Horatio testatore et dopoi costituisce la linea mascolina della bona Capponi et Sign. Cavalier Luigi Capponi suoi zii et dell’al- memoria del Signor Francesco Capponi all’amorevolezza tri quattro suoi Signori zii materni et di dicte sue zie suor de’ quali detto Sign. Testatore si riconosce obbligato et Hortensia; Suor Maria Benedetta; Suor Clementia finita la linea mascolina di detto Signor Francesco succe- devoli più prossimi maschi all’ultimo di detta linea di casa  c. v Capponi et così in perpetuum sin tanto che vi sia alcuno et signora Argentina desidera bene che sia maritata con di detta casa Capponi, il quale Sign. Camillo in ogni caso  che godesse debba spendere dieci scudi di moneta in cerchi di dare per detto tempo un eccellente maestro in vestire il Sign. Agostino suo fratello et per altre sue neces- varie scienze et di bontà principalmente et che dentro a sità a bene doverà havere da esso acciò se la potrà con più detto tempo possa haverne continua et bona cura decoro di detta casa et chiunque l’haverà nel sopraddetto Et quanto all’habitatione di detto suo figlio sino a detto modo a godere debba pigliare il nome di Amerigo tempo et famiglia che deve tenere et vivere suo ha scoper- Et nelli beni di Fiorenza in detto caso di mancanza di to la mente et voluntà sua a detto Monsignore Horatio detto Signor Gino Angelo senza figli legittimi et naturali suo fratello et secondo che debba governarsi avanti a diciotto anni compiuti sostituisce il Sign. Camillo La persona del detto Signor Gino la raccomanda alla suo nipote figlio di detto signor cavaliere suo fratello protetione che spera per la sua si lunga et fidele servitù di poiché detto Signor cavaliere è già di età ma e di bisogno Nostro Signore et alla sede apostolica et dell’Ill. et Rev. et lascerebbe verisimilmente governare al detto suo figlio Signor Cardinal Borghese et dell’Ill. et Rev. Sign. Principe per attendere a opere pie et con tutto ciò in tal caso li di Sulmona lascia una sottocoppa d’argento et in tal caso si accresca la Et nelli beni di Fiorenza la serà per tutore et curatore dote di detta Signora Maddalena sua figlia pro tempore fino che detto Signor Ginoangelo haverà Et perché detto Sign. Testatore ha sempre avuto in odio diciotto anni compiuti don Antonio Campogialli il quale li debiti et eccessi et pertanto non in fraude del fisco vuole già governa et maneggia tutti quelli beni con partecipazio- che quello che ha disposto della morte naturale il medesi- ne delle dette sue sorelle et il prezzo delli frutti che si mo sia disposto della morte civile talmente che se detto anderanno cavando di quelli beni debba metterlo in mano suo figlio et erede o altri a lui sostituiti et chiamati del Signor Angelo Buon Matthei tanto confidente ancora commettessero alcun delitto o eccesso per il quale incor- a detto Campogialli caso che mancasse avanti alla soprad- ressero nella disgrazia del principe et fossero privati delli detta età debba detto Buon Matthei succedere nella tutela loro beni et quelli si potessero confiscare allora vuole che et administratione a detto Campogialli et in tanto debba tali delinquenti ipso iure et ipso facto et per otto andare investendo quelle entrate in altri stabili che giudi- cheranno più proposito per beneficio di detto Signor  c. Gino Angelo giorni avanti che pensassero tal delitto et eccesso c.  seguendo poi tal delitto et eccesso cadino così intendino cascati delli beni et eredità sua et delle ragioni della legitti- Et questo vole detto signor Amerigo testatore che sia il ma et nella parte delli beni di tal delinquente vole succedi- suo ultimo testamento et sua volontà quale vole che voglia no et devino succedere l’altri chiamati come se tal delin- per ragioni di testatore nuncupativo et sine scriptis così quenti naturalmente fossero morti et questo vuole si osser- per ragione di tal testamento non valesse vole che vaglia vi una et più tante volte quante volte verrà detto caso ma per ragione di codicilli de nature cause mortis et in ogni se per benignità del Principe o di qualsivoglia altro modo altro miglior modo ritornassero in gratia in tal caso tornino ancora et prestino [...] stato al possesso rimanendo però alli sostituti li frutti sino Actum Romae in Regione Burgi et in Arcie Sancti all’hora da essi esatti. Angeli et in cubiculo solite habitationis d. D. Americi Al quale sign. Gino Angelo suo figlio per li beni che testatoris” possiede in Roma lascia et deputa per tutore et per tempo curatore l’Ill.mo et Rev.o Mons. Horatio Capponi vescovo ASR, Notai del Vicario, Notaio Michelangelo Cesi, uff. , di Carpentras suo fratello quale debba deputare per l’ad- .., ° parte ministratione di questi suoi beni di Roma li Signori Giro- lamo Tecci e Francesco Sebacchi fiorentini mercanti in Roma i quali seguitino di esigere li frutti delli suoi monti  ,  settembre. Inventario delli Beni e mobili lasciati come hanno fatto per il passato et deputino diligente et dalla bona Memoria d’Amerigo Capponi vice castellano di fidel fattore per l’esatione delle pigioni et governo della Castel S. Angelo di Roma morto in detto Castello nel dì et vigna il qual fattore debba mettere et depositare li frutti di anno suddetto detti suoi beni nel suo banco perché se ne possa andare comprando simili luoghi di monti non vacabili mentre che Pitture non trovino migliore occasione da investirglisi et detto fattore debba stare appresso et trova detto c.   Un San Miche Arcangelo di Castello grande in tela con c. v i suoi telari Sign. Gino Angelo al quale detto sign. Monsignore Un altro piccolo con la cornice di pero nera  Un Crocifisso di bosso con la Croce d’ebano sfatione a detto Monsignore non ostante detto disegno Una Maddalena con la cornice nera voglio anco andar mutando quelle parti o membra che si Una Madonna con l’ornamento dorato giudicheranno poter migliorare detta opera, la quale voglio Una Santa Barbara di circa  palmi d’altezza fare tutta di mia mano e tutta per prezzo di scudi dugento- Un quadro con il Bambino nudo e S. Giovanni cola Ma- venticinque di moneta delli quali ne ho ricevuti adesso donna e S. Giuseppe contanti scudi settanta simili per le mani del S. Lodovico Un’altra Maddalena piccola circa due palmi e mezzo alta Sinibaldi suo segretario et in fede sara la presente sotto- Un S. Francesco medesima grandezza scritta da Stefano Lucchi mio allievo per non sapere scri- Un S. Carlo simile vere alla presentia di due testimoni e da me sarà segnata Un Giudicio alto circa sei palmi con la cornice nera con una croce obbligandomi come di sopra a far detta Un Giudicio di stampa con il vetro di sopra e cornice nera opera in forma Camere Apostolice questo di sopradetto Un Salvatore in taffeta con simil cornice Io Stefano Lucchi ho sottoscritta la presente per il Sig. Un Salvatore di marmo bassorilievo in Campo rosso Astolfo Petrazzi Sanese mio Mastro per non sapere egli Un Disegno dell’Angelo di Castello con la (...) scrivere (...) Cornice nera Io Alessandro Frigoni Bazicaluna fui presente a quanto Un quadretto antico menato di Polonia dorato di sopra in fede mano propria Una Madonna piccola di Loreto con la cornice nera Io Pellegrino Bargellini fui presente a quanto sopra si Un Agnus Dei con la cornice nera contiene Un quadretto in legno con la Madonna e Bambino a di (...) d’Aprile ha avuto scudi trenta per il banco de Il Ritratto della Santa Lucrezia con la cornice dorata d’oro dicti Ticci cum ordine di Mons. Ill.mo Bardi, vescovo Un ala della Santa Maddalena con cornice Carpentras (...)” Due di un figlio del b. Amerigo Ritratto della Virginia AC, Archivio Cardelli, Divisione I, T.  n.  B Ritratto del card. L. d’Este Ritratto di Clemente VIII Ritratto di Pietro Strozzi  Inventario delle robbe che si mandano nelle tre stanze Ritratto di Leone XI riservate nella casa del S. Gino Angelo Capponi affittata al Ritratto di Paolo V detto ambasciatore e posta a Ripetta cioè letti, strigli, bian- Ritratto di Aldobrandini caria et altro in casse e forzieri Una Roma stampata del Greuten   Una Roma di gesso con lo sgabello alto bianco e nero maggio Ritratto dell’Arciduca di Firenze con la cornice di pero (...) e taffeta verde” AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f.  c.  Una visitatione della Madonna con bella cornice di  noce Convencione e ricevuta a conto di Astolfo Petrazzi senese un pastorello che dorme pittore per il quadro della Maddalena in aria che gli fu ritratti del sign. Amerigo e sign. Lucrezia con sue cornice accordato da Monsignor Orazio Capponi per sc.  per la Un S. Francesco che riceve le stimmate con sue cornice sua capella nere e d’oro   una bozza d’un giudizio con sue cornici nere Addì gennaio in Roma  paesi delle stagioni copia del Bassano con sue cornice Io sottoscritto prometto a Mons. Horatio Capponi ve- Una Madonna grande con il Bambino a piacere su un scovo de Carpentras di farli una tavola di pittura con una letto con sue cornice nere ed oro S. Maria Maddalena sospesa in aria con Angeli e gloria Una Madonna in carta fatto con la penna con suo vetro conforme al disegno sottoscritto che ha da servire per la e cornice nere Cappella di detto Monsignore Capponi per la sua Cappel- Una Santa Cecilia con sue cornice la in S. Giovanni de’ Fiorentini, la qual pittura io prometto Una testa in tavola antica bella con sua cornice di fare quanto prima potrò senza pigliare a fare altr’opera Un San Bastiano con cornice d’oro finché sia finita questa, ed impiegarci tutta la mia indu- Un Gravicembalo vecchio stria, diligentia, e sapere e farci tutti li studi che possino (...)” giovare e che sieno necessari conforme all’arte e vedere quanto sarà necessario dal Naturale per dar maggior soti- AC, Archivio Cardelli, Divisione I, T., fasc.    Capitoli e patti da osservarsi da Mastro Tullio Solari capo sua cappella a S. Andrea della Valle e tutte deva pezzo de mastro scarpellino nel fare la Cappella delli heredi di Mons. longhezza di palmi  la grossezza a proporzione quale Capponi nella Chiesa di S. Giovanni de’ fiorentini nella doveranno essere ben lavorate e scanalate e ben lustrate croce magiore al’altare vicino al Crocifisso da farsi de ordine Li contropilastri si faranno di giallo e nero ben lustri del sign. Gianangelo Capponi herede di detto Monsignor Li doi membretti che vanno alli lati delle colonne si con la sopraintendenza del Rev.mo Mons. de Bardi essecuto- faranno di verde antico ben fatte e lustrati attaccati alle re testamentario di detto Mons. Capponi sue fodere di peperino Il telaro che andarà attorno al quadro di pittura sia di Prima. li marmorari bianchi che andaranno a fare detta portasanta bella e ben machiata, lustrata a tutto paragone Cappella et opera siano tutti marmori novi delle cave di tutto massiccio senza fodera con suoi orecchie conforme Carrara del Polvacio bianchi senza difetto alcuno eccet- al desegno e modeni che darà l’architetto tuato li scalini che si possono fare di marmoro saligno Nel vano tra un orecchio e l’altro sotto il quadro si come anco le base e cimase de piedistalli che vanno sopra commetterà di bianco e nero con suoi listelli attorno de e sotto all’arme che si doveranno fare in detti piedistalli giallo senza festone L’arme che si faranno in detti piedistalli si faranno di Li dui capitelli sopra le colonne si faranno de ordine Telietto di marmoro novo di Carrara come sopra con il composite a foglia de oliva ben lavorati e ben tagliati scudo concesso di Paragone e li fondi sotto l’arme di gial- conforme all’ordine che gli darà l’Architetto lo con un listello attorno nero L’architrave e cornice e frontespizio si faranno di La Balaustrata che andarà per  facce si faranno li marmori bianco di Carrara come si è detto di sopra con i balaustri di portasanta conforme al reordine che darà l’ar- modeni e intagli conformi a quello gli darà l’architetto chitetto Carlo Maderni e che siano ben lavorati e ben Il fregio sarà fatto tutto di bianco e nero bello orientale lustrati li basamenti e cimase e pilastrelli di detta balau- comesso sopra il marmoro overo travertino strata trovandosi marmoro saligno bello a piacimento Il requadramento in mezzo del frontespizio si farà dell’Architetto e che siano alla longhezza che bisogna si conforme sta sul disegno de marmori bianchi con il fregio debbiano fare di quello e non trovandosi si faccia di comesso di marmoro giallo e li panni di marmoro e il marmoro bianco come sopra a le spranghe che se gli timpano comesso di verde e li membretti di qua e di la de mettereanno si recoprano sopra simile a quelle della marmoro de porta santa bella confessione di S. Pietro Sopra il frontespizio si fara quella parte dove è desegna- Li pilastrelli di detta Balaustrata siano commessi di to la cartella e il vaso con comessi dentro la cartella e le Alabastri belli orientali con suoi listelli de marmoro nero e fiamme del vaso de marmoro rosso nelli doi pilastrelli della porta se gli cometta l’arme di casa Il fondo che va attorno alla cartella vaso frontespizio Capponi semplice che è sotto l’arco si doverà fare de’ Affricano overo porta- Il primo zoccolo che andarà sotto al basamento delli santa e altro mischio conforme al’ordine che gli darà l’ar- membretti e sotto al basamento de piedistalli si farà de chitetto affricano bello Li membretti che sostentano l’arco si faranno di mar- L’Altare che andarà coperto sia tutto foderato di moro bianco comesso con suoi sfondati e nella faccia si marmoro per  facce e in mezzo dennanzo se gli farà la commetteranno di alabastro chiaro con suoi listelli neri e croce de marmoro giallo con li raggi de rosso e la lapide di nella testa si cometterà di alabastro un poco più scuri e sopra sia tutta de un pezzo in lunghezza e larghezza come con suoi listelli neri e che le vene vadino per piano confor- serà ordinata e grossa almeno oncie cinque me sta nel disegno La pretella che va sopra l’altare con suoi basamenti e Il basamento è cimasa di detto membretto si farà di cimasa sia di marmoro novo di Carrara come sopra e il marmoro bianco e il fregio della cimasa sia amesso del fregio sia commesso con alabastro del Vescovo di Viterbo medemo alabastro overo cotognino con ogni esquisitezza a piacimento delli  SS. Padroni e li fianchi di detta pretella siano di brocatello p.  l’arco sopradetto per non indebolire la fabrica si potria c. fare di stucco tanto la faccia come la cesta sotto con istorie Li doi base sotto alle colonne siano de marmoro del e scompartimenti stucati doro secondo meglio parerà pari bello lustrate e ben fatte con ogni diligenza Le doi figure ne triangoli sopra gli archi si faranno di Le doi colonne che andaranno a detta opera il mastro pittura e di stucco conforme meglio sarà giudicato da Sig. sopraddetto si obbliga di farle venire a sua spesa dalle Padroni cave di Verona delle medeme cave dove sonno state cavate Li doi repieni che andaranno tra li membretti suddetti e le colonne del Rev.mo Cardinal Barbarino che sonno nella membretti delle colonne seranno di marmoro comessi di  brocatello bello e ben lustrati stuccatore, muratore et oro non si habbi da fare detto Il pavimento che andarà tra la balaustra e li scalini sia difalco del quarto ma che detto mastro Tullio in detto caso fatto conforme al’ordine che gli darà Li superiori e Archi- sia rimborsato di tutto quello che spenderà per detto stuc- tetto catore, muratore et oro e stante le sopradette cose Mons. Sia tenuto detto Mastro a fare detti lavori con ogni dili- Ill.mo Bardi Vescovo di Carpentras come Curatore del genza e ben alustrati senza taselli o mistura e attaccati con detto Ginangelo Capponi herede di detto Mons. Capponi stucco a foco e dove bisogna con perni e spranghe di ferro bona memoria et esecutore testamentario di detto Mons. con piombo e mettere in opera ogni cosa a sue spese e Capponi promette et s’obbliga di pagare a detto Mastro assistere quando si mette in opera e dare finita detta opera Tullio scudi ducento anticipati adesso di presente quali gli fra doi anni riceve attualmente in un ordine diretto alli SS. Giovanni Item che giudicando e volendo li Sign. Padroni e Archi- Battista e Girolamo Ticci de quali detto Mastro Tullio ne tetto mutare li colori delle pietre sopraddette detto mastro fa quietanza in forma et in avvenire detto M. promette sia tenuto darli satisfatione e mutarli dargli scudi  il mese e più e manco secondo che parrà a E di più detto Mastro Tulio dichiara che nascendo qual- detto M. che vedrà che il lavoro vada innanzi et in fine che difficoltà sopra li sopraddeti capitoli e detta opera si dell’opera e stimata sopra pagar il tutto che detto mastro rimetta al S. Bastiano Guidi e Signor Carlo Maderni Tullio avanzerà con menar buoni li detti scudi  come Architetto quali si contenta che difiniscano ogni dificoltà sopra che potesse nascere sopra ciò e a quello starsene Item che detto Mastro Tullio sia obbligato far detta E di più detto MastroTullio dichiara e promette di opera conforme al Disegno del quale dovrà darne copia in metter tutto nel prezzo che dovrà haver di detta Cappella mano al Notaro o muratore come parrà a Mons. di scudi cento settanta quali ha havuto in più e diverse parti- Carpentras o all’Architetto te della bona memoria di Mons. Capponi a conto di Colonne et altre pietre che dovea servir per la Cappella e AC, Archivio Cardelli, Divisione I, T., fasc. c detto Mastro Tullio essendosi mutato disegno si repiglia detta Colonna et pietre e dovrà scontar detti scudi  in fine dell’opera suddetta  . Ricevute di Domenico de Rossi scultore o sia stucca- Di più si dichiara che le pietre di Verona condotte a tore da Gino Angelo per lavori fatti alla cappella di S. Venetia sono degli heredi di detto muratore essendosi Giovanni de Fiorentini menati tutti a detto Mastro Tullio li scudi dodeci che havea mandati a Venetia per dette pietre, le quali quando A dì  di maggio  saranno in Roma detto Mastro Tullio si contenta di Io Domenico de Rossi ho ricevuti scudi cinque del Sig. pigliarla e pagarle quello che vagliono Paolo Paoli a conto delli angioli che io li lavorai a S. Item dichiarano che volendo detti Signori Padroni Giovanni de fiorentini questo di sopra detto metter in detta opera lapis lazzuri o altre pietre dure che Il suddetto Domenico auti sc. tre a bon conto sc.  siano delli stessi padroni detto Mastro Tullio sia obbligato A dì  di giugno  incassarle e metterle in opera senza pagamento della fattu- A saldo e ordine al Monte della Pietà scudi dodici li ra che non sia stimato quali gli li pagai io et lui mi fece l’ordine a detto et hanno Item che detto Mastro Tullio sia tenuto a fare tutto il per saldo sc.  lavoro per ornamento di detta Cappella di pavimento come di sepultura secondo che gli sarà ordinato dalli A dì  di aprile  Signori Padroni, o Architetto al prezzo dell’altre cose Io dichiaro per la presente come messer Domenico de Item promette detto Mastro Tullio di stare e contentarsi Rossi scultore da Fiorenzano stato di Toscana si obliga al di quanto sarà giudicato da due periti eletti uno per parte Sig. Gino Angelo Capponi di sui due Angioli di rilevo alla et in caso di discordia si contenta che per tutto sia rimesso cappella di S. Giovanni de’ fiorentini dove per esso Sig. a ogni differenza nelli suddetti Carlo Maderno e Bastiano Gino io fabbricai nelli triangoli dell’Archo di fare della Guidi quali habbino a diffinire e giudicare e a quello che grandezza che comporti il sito a tutte sue spese qualsivo- da loro sarà giudicato, si contenta di stare e quietarsi glia et farle con tutto il suo studio e diligentia et saper che Item detto Mastro Tullio si obbliga e promette far detta rata et parte del pagamento se li paga al presente sc.  opera a stima come di sopra e doppo che sarà stimata e prezzo di scudi trenta di moneta et feniti per tutto maggio valutata si contenta e vuol che si dificalchi la quarta parte prossimo et finire per osservatione de la detta conventione della stima di tutta l’opera, tanto di fattura come di roba si obliga la più ampia forma de la Reverenda Camera eccetto però solamente la spesa di stuccatore e muratore Apostolica et in fede li sottoscrivo alla presente li sotto- che farà la sepultura e se ci andrà oro nel quale caso di scritti testimoni  Io Domenico de Rossi scultore attesto quanto di sopra con due Collone (...) assai Sopra detto manu propria Un ritratto a sedere della sig. Anna Maria Mellini Capponi Io Gio. Battista Lingatti come testimonio feci presente a quanto detto sopra si dice et in fede o scritto a mia ma- Quattro stanze dove abita il sign. Comendatore Parate di no questo sudetto” Corami con li infrascritti mobili Dieci sedie di velluto cremisi usate sei di punto francese AC, Archivio Cardelli, Divisione I, T. , fasc.  Otto di vachetta  ,  maggio Du studioli grandi di ebano intarsiati di tartarucha con Inventario delli mobili, argenti, ed altro che si è trovato tavolini di ebano di stima alla morte del marchese Gino Angelo Capponi nel suo Due studioli ordinari con tavolini intarsiati di madre Palazzo al Popolo che segui li 30 gennaro 1688 perla Tredici quadri da testa la maggiore parte retratti   Adì maggio Un Albero picolo della famiglia Inventario delli mobili argenti et altro che si è trovato Una trabacha di damascho cremise franciata di oro con alla morte dello Ill.mo Sign. Marchese Gino Angelo coperta e tornaletto Capponi nel suo Palazzo al Popolo Due cimbali uno grande l’altro picolo In sala abbitata dalla Sig. Lucretia Uno Organo con sua Cassa di legno dipinta di valore Un Albero della famiglia Capponi Un quadro Grande assai che rappresenta Orfeo In Guarda Robba La Pianta dell’Isola di Malta (...) Una statua di marmo Colcha che rappresenta un Erco- letto con suo scabelone sotto Altra cassa con i parati Una stanza di damaschi cremisi trinati di oro con fran- Prima stanza cia simile Quattro Ovati con cornice di oro che rapresentano le Molti pezzi di trina d’oro quatro stagioni di bona mano Altra stanza di parato di damascho giallo et rosso Un quadro Grande con la Madonna in piedi con più Quattro cuscini di damascho trinati d’oro puttini attorno Due cuscini di raso cremisi recamati di oro Altro quadro con la Adoratione di Maggi di bona mano Altro quadro con un Apostolo di bona mano Molte Altre Cose da culla con instrappatori Altro quadro con Santa Cecilia che rifiuta sagrifichare E mantelline recamate di oro sciugatori pure avanti il tiranno di bona mano Ricamati con foderette rechamate et altro Un altro Albero della famiglia miniato con francia e Per Battesimo e parto necessario ab antica fiochi torchini e argento Altra cassa Seconda stanza Trabacha di damasco cremisi trinata di oro Due quadri grandi assai rapresentante uno Adamo et Con fregio tornaletto di velluto simile Eva e l’altro la Pietà cristiana di bona mano Altra trabacha di damasco cremisi con Alamari ricamati Altro quadro più piccolo Santa Maria Madalena di oro con fregio coperta e tornaletto recamati di oro Un Crocifisso di Ottone indorato, tutto ornato di bassi guarniti con trina di oro e frangia simile rilievi simili con suo tavolino de ebano di perfetto disegno Tre pomi di velluto trinati di oro Sopra una tavola Terza stanza Pezze di Arazzo numero venti di Boscaglia antichi con Tre quadri uno di San Francesco altro di S. Cecilia e tappeti n. quattro l’altro la Strage delli Innocenti di bona mano Due casse di diverse biancherie sottili di padroni e gros- se da famiglia tanto da tavola grande da letto In Camera della Sig. Lucretia dove dorme essendo queste le stanze abbitate da lei Sopra altra tavola li infrascritti quadri Un ritratto del Cardinale Mellini vechio Santa Barbara con cornice d’oro Una S. Barbara con cornice di oro di bona mano Due ritratti del Cardinale Mazzarino e Re di Francia Una Madonna con il Bambino con cornice dorata con cornice di oro all’antica assai bona  Undici quadri de fiori con cornici ordinaria figure otto cani et un giumento con cornice in negro inta- Una Visitatione della Madonna con cornice di noce gliata et indorata toccata di oro con due collonne simili di grande stima Altro quadro di testo boscareccio con capre un uomo et Due quadri da testa la SS.ma Madonna col’Angello con un cane con cornice negra filettata d’oro [di] Monsù Rosa cornice di oro Altro quadro di palmi  ed altezza  rappresentante la Altre diversi n. sette Cena di Canna Gallelea con figure  con cornice indorata Dui fochoni grandi di ottone con sue Pallette atorno liscia Due Caldare Grande et tutta la robba Altro quadro da testa boscareccio con tre capre un uomo et un cane con cornice indorata e nera [di] Monsù (...) Rosa Due grandii scansie di libri di storie sacre e profane Altro quadro di palmi  rappresentanti un filosofo con (...) una testa di morte in mano e con cornice indorata e inta- gliata [di] Salvator Rosa In altra stanza accanto Altro quadro di meza testa con figure et animali con Due scanzine grandi piene di libri d’historie sagre e cornice negra indorata Del Fiamengo profane e altro eruditione politiche Altro quadro di meza testa Paese con tre pecore un Di questi libri può attestare A. Capponi non haver uomo et un cane con cornice negra indorata [di] Monsù trovati in casa se non che il più  o  pezzi di libri ordi- Rosa nari da esso contrassegnati a distinzione di quelli compresi Altri due quadri di testa con frutti e cornici dorate di da esso con altre aggiunte (...)” Michele da Campidoglio Altro quadro di fiori alto palmi due e mezo con cornice AC, Archivio Cardelli, Divisione I, T., fasc.  negra filettata d’oro [di] Mario Altro quadro di palmi  di larghezza e di altri palmi  con cornice indorata con  figure rappresentante la   marzo . Inventario dei mobili del Palazzo Capponi Primavera del Buccarelli consegnato a Monsignor Rinaldo degli Albizi inquilino del Altro quadro simile di palmi  e  con cornice negra medesimo in tempo che il Marchese Francesco Ferdinando indorata boscareccio con figure  umane due cavalli ed Capponi si tratteneva nello Stato fiorentino e fa l’obligo di un cane di Joannino renderne conto. Altro quadro simile boscareccio di palmi  e  con figu- Inventario dei mobili dell’Illustrissimo Marchese France- re umane due cavalli due vaccini et un cane con cornice sco Ferdinando Capponi esistenti nel suo palazzo a Ripetta negra intagliata di Joan ed avutisi in consegna da Monsignor Illustrissimo e Reve- Altro quadro di palmi  e  rappresentante S. Stefano rendissimo Rinaldo degli Albizi lapidato con  figure con cornice indorata [di] Gimignani Altro quadro simile di palmi  e  rappresentante la Primo appartamento nobile conversione di S. Paolo con figure dieci con due cavalli Nella sala dei servitori con cornice indorata [di] Gimignani Cinque cassabanchi ed un torciere di legno vecchio con Due altri quadri di testa compagni rappresentanti un le armi della Casa Capponi uomo a cavallo per ciaschedun con un cane con cornice Nella seconda anticamera grande che riguarda la strada indorata[di] Fiammingo [?] maestra ove è la ringhiera sul portone Due altri quadri di meza testa con vasi di fiori con Otto busti di pietra marmo con panneggiature di cornice negra indorata Di Mario marmo diversi con suoi piedistalli parimente di pietre Altro quadro di fiori alto palmi  con vaso di fiori con diverse cornice negra indorata Ordinario Sedie di velluto verde vecchie quindici Altro quadro di testa con figure armene con cornice Una tavola di pero negro con sua cornice ed intagli nera indorata Ordinario dorati con quattro putti ed un mascherone parimenti Altro quadro di palmi , e mezo con due figure rappre- dorati sentante l’estate con cornice indorata [di] Buccarelli Sopra detta tavola due putti di terra cotta, con altro Altro quadro rappresentante un ritratto di dama con gruppo in mezo d’altri due con sua campana di cristallo cornice intagliata e dorata Del Paduanino ricoperti Altro quadro grande grande di palmi  e  rappresen- Nella prima facciata della porta per entrare nella terza tante la Cena del Salvatore con gli Apostoli a tavola con camera figure  con prospettive et altro con cornice grande indo- Un quadro boscareccio di palmi  e  rappresentanti  rata [di] Lanfranco  Altro quadro del camino [di] Pietro da Cortona Una altro quadro di palmi  rappresentante una marina Altro quadro di palmi  e  rappresentante il sacrificio con un vascello con cornice indorata [di] d’Abram con cornice indorata [di] Pietro da Cortona Giovannino d’ [?] Altro quadro rappresentante un ritratto di uomo vestito di scuro con cornice indorata e tagliata Ordinario Nella terza camera interiore sono le seguenti robbe Altro quadro boscareccio con prospettive e con figure Due tavolini di pietra con sue cornici di pietra diversa cinque con cornice indorata [di] Giovannino fina con suoi piedi rabescati indorati con intagli in grande Altro quadro boscareccio di palmi  e / con cornice ed un mascarone in mezo agli intagli indorata Gasparo Nove sedie di mezo damasco verde e bianco vecchie Quattro quadri da testa rappresentanti Paesi, Marine, Due capofochi d’ottone d’altezza tre palmi in circa con Prospettive, Barche figure umane, animali con cornice due teste esistenti nel camino negre intagliate et indorate [di] Monsù Jacomo Uno specchio grande ovato in mezo con cornice grande Nella quarta camera indorata e negra con rabeschi grandi parimenti dorati Due tavolini d’ebano lunghi palmi  larghi palmi  con nelle cantonate con dodici specchietti all’intorno adornati due studioli sopra di tartaruga fina alti palmi  e lunghi con altre cornicette dentro il medesimo spechio et con palmi  con due tiratori scorniciati di pero negro con sue altri  spechi piccoli fatti ad uso di diamante e con  serrature et altri ornamenti di metallo dorato con due pezzi di rabeschi meschiati in mezo alle cornici indorate colonne di tartaruga et una statuetta rappresentante un Altro quadro di tela d’imperatore rappresentante un Nettuno con il tridente et un cavallo marino e nell’altro Sacrificio con sei figure et un idolo con cornice intagliata una Venere con un amorino e due putti et indorata Di Richard [?] Quattordici sedie di punto francese asai vecchie quattro Altro quadro di tela d’imperatore rappresentante S. delle quali si ritrovano dentro la libraria Caterina della Rota con cornice indorata [di] Guercino Altro quadro lungo palmi , rappresentante l’Autunno Nella quinta camera  con figure con cornice indorata Un quadro rappresentante la Pietà romana alto palmi    Altro quadro di palmi e rappresentante un Istoria e  con cornice grande meza filettata d’oro [di] Caravag- con Prospettiva con figure  con cornice indorata [di] gio Giorgione Un organo grande con sua cassa pitturata con le armi Altro quadro simile rappresentante un Istoria con della casa Capponi Mignanelli Bardi prospettive con figure  con cornice indorata [di] Gior- (...) gione Le quali robbe descritte nel suddetto inventario son Altro quadro in tela d’imperatore con figura rappresen- state ricevute in consegna da Monsignor Illustrissimo e tante S. Agnese con cornice indorata Reverendissimo degli Albizzi per renderne il dovuto conto Altro quadro di palmi , rappresentante l’Inverno con et in fede di che sarà sottoscritto il presente inventario otto figure con cornice indorata [di] Buccarelli tanto da Sua Signoria che dal Signor Giovanni Battista Altro quadro in tela d’imperatore rappresentante l’As- agente del Signor Marchese Capponi questo dì  marzo suntione di Maria Vergine con  figure con cornice inta-  gliata e indorata [di] Pomarancio   Altro quadro di palmi e rappresentante S. Gennaro AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f.  con  figure con cornice indorata et intagliata [di] Vannandichi [?] Altro quadro di tela di imperatore rappresentante S.  Licenza del Card. Camerlengo a Filippo Corinaldi di Paolo scrivendo le epistole con figure numero otto con cavare nel giardinetto, e cantina del Marchese Alessandro cornice intagliata e dorata [di] Pomarancio Gregorio Capponi Altro quadro di palmi  rappresentante S. Andrea al martirio con numero  figure con cornice indorata Giovan Battista Prete Cardinale Spinola del titolo di Altro quadro di testa rappresentante S. Pietro piangen- San Cesareo e della Santa Romana Chiesa Camerlengo. te con il gallo con cornice indorata [di] Sementa Per tenore delle presenti, per l’Autorità del nostro offi- Altro quadro in tondo di palmi  rappresentante la cio di Camerlengato et in esecutione della visita e fede del piazza Navona con la sua gran fontana con cornice inta- signor Francesco Bernoli Commissario delle cave et anti- gliata e indorata chità di Roma e suo distretto, data negl’atti dell’infrascrit- Altro quadro di testa rappresentante la Santissima to nostro notaro, sotto questo giorno concediamo licenza Vergine con cornice indorata [di] Ludovico Baldi a Filippo Corinaldi e suoi uomini cavatori (...) che possino  . Licenza del Card. Camerlengo a Filippo Corinaldi per scavare nel giardino e cantine del marchese Alessandro Gregorio Capponi, . Roma, Archivio Capitolino

liberamente et senza incorso di pena alcuna cavare et far tutti li danni che per causa di detta cava potessero venire cavare nel giardinetto e cantine del signor marchese tanto al publico come al privato, sotto le medesime pene Capponi posto nella strada di Ripetta verso il Popolo, ed altre a noi arbitra[rie]; e pertanto ordiniamo a chi spet- salvi pietra (...), marmi, statue, colonne, peperini, traverti- ta che non siano molestati né in conto veruno impediti e ni, oro, argento et ogni altra sorte d’antichità, purchè nel per causa di detta cava non possino esser convenuti in levare si stia lontano da cimiteri, luoghi sacri, condotto di altro tribunale che nel nostro per li detti atti dell’infra- fontane, muraglie, edificii, antichità di Roma, strade scritto notaro, sotto le pene pecuniarie e corporali a pubbliche ed a vicini, in conformità de’ bandi sopra ciò nostro arbitrio; e le presenti vaglino per un anno [prose- publicati, sotto le pene in essi contenute; e trovandosi in quente]. Date li  febraro  detta cava marmi, statue, colonne, stucchi, pitture et ogni altra sorte d’antichità, debba subito, di mano in mano si Littere patenti di cavar pietra trovaranno, dar notizia nelli detti atti, sotto le suddette Per il signor Francesco Nicola Orsini S pene ed altre a nostro arbitrio; e prima di cominciare a in reg. n.  cavare e servirsi delle presenti, debba detto Filippo Cori- Olimpia Bartolini naldi obligarsi per detti atti d’osservare et adempire quan- to in queste e bandi suddetti si contiene, e di non fare AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f.    Conti del pittore, falegname e ferraro e pagamenti fattine giorno, sc. , al suo Mastro di casa del Marchese Gregorio Alessandro Pagati al sig. Pietro mastro svenatore in luogo del sign. Capponi per il nuovo appartamento in cima del suo Palazzo Gio. Maria n.  giornate a b.  il giorno, sc.  Conti di spese diverse fate in colori diversi e retagli di Adi  detto guanti, gesso oglio et altro a giornate di pittori per dipin- gere li novi solari e spalete di porte e finestre e fasti telari (...) Pagati al sign. Carlo pitore per n.  giornate sc. , et altro dell’appartamento di Cima del nostro palazzo  come segue Pagati al sign. Ferdinando pitore per n. giornate sc. , Adi  agosto  Adi  detto E prima haver compro libre  retagli de quarti per fare    Pagati al sign. Gaetano altro pitore per n.  giornate sc. la cola a sc. la l.a sc. ,   Per libre  di gesso di Gaeta a sc.  la l.a sc. , , Per due mastelli per scagliare e tenere il suddetto gesso (...)   Pagati al sign. Carlo pitore per n.  giornate e (?) sc. e cola, sc. ,   Per pennelli diversi fra grossi e piccoli in ll. sc. , , Pagati al sign. Ferdinando o sia Sign. Giovanni altro Per pile diverse fra grande e piccole per li colori, sc.    , pitore per n. giornate sc. ,  E più per altre libre del sudetto gesso di Gaeta, sc. Adi  detto , Per libre  di gesso di presa a d.  sc. , Pagati al sign. Ferdinando pitore per n.  giornate sc. Per una libra di terra nera sc. , , Adi  detto Adi  settembre Per altre libre  di retagli di guanti sc. , Pagati al sign. Carlo pitore a b.  il giorno come adie- Per altre libre  di gesso di Gaeta, sc. , tro per n.  giornate sc. , Pagati al sign. Ferdinando altro pitore per n.  giornate c.  sc. ,  Per altre libre  di gesso di Gaeta, sc. , Pagati al sign. Ferdinando altro pitore per n. giornate    sc. , Più per libre di terra nera sc. ,   Per altri pennelli piccoli per tirare le linee e dare la Pagati al sign. Carlo Daveroli altro pitore (...) sc. ,   biacca a oglio alli telari delle finestre in tutto sc. ,   Pagati al sig. Giovanni pitore per  giornate a sc.  il AC, Archivio Cardelli, Divisone I, T. , f. giorno, sc. ,  Pagati al sig. Gaetano per altro pitore per altre giorna-  te a b.  il giorno, sc. , Conto delli lavori fatti di pittura, nel palazzo dell’Ill.mo Pagati al sig. Giovanni mastro svenatore per  giornate Signor Marchese Capponi fatti da Annibale Rotati nell’an-  a b.  il giorno, sc. , no  Adi  detto c. Per libre  di gesso di Gaeta, con porto sc. , Per haver dato di gesso a due bussole che stanno  Per libre  di gesso da presa con porto, sc. , nell’arcovia alte palmi a ragione di due pavoli luna  Per colori diversi sc. , importa pavoli Per una libra di smalto a b.  la libra sc. , Per haver dipinto le dette busole con fogliame si chiaro Per biaccha una libra e mezzo sc. , scuro giallo et i campo di verdetto e attorno alle dette busole una cornice a ragione di due scudi luna importa sc. Adi  agosto   Pagati al sig. Giovanni altro pitore per n.  giornate di Per haver lumeggiato d’oro le dette bussole tanto li    fogliami con le cornici a ragione di pavoli  luna importa b. il giorno, sc. ,   Pagati al sig. Giovanni altro pitore per n.  giornate di pavoli sedici, sc. , b.  il giorno, sc. , Lavoro fatto nella stantia de Groteschi Pagati al sig. Gaetano per altri n.  giornate a b.  il Per haver dato di gesso a due busole tanto davanti  come per dietro alte palmi  a ragione di  pavoli luna Per havere dato di giallo a olio alle dette cornicette di importa pavoli  dette finestre a ragione di sei pavoli luna importa pavoli Per haver dipinto le dette bussole di fogliame giallo con , il campo paonazzo da una parte e dall’altra di verdetto a  ragione di pavoli  luna importa sc.  c. v Lavoro fatto nelle stantie dove è il camino  c. v Per havere tirata la tela e imbollettata ingessata lunga Per havere fatto due archetti di finestra con sui spanci palmi  in circa in tutto importa sc.  scorniciati di gialli con il fondo pavonazzo all’archetto un Per haver dipinto il soffitto di detta stantia con ornati di fogliame a ragione di  pavoli luna importa pavoli , chiaro scuro giallo in tutto importa sc.  Per havere fatto alla porta li sguinci scorciati di giallo Per havere lumeggiato d’oro tutti l’ornati e cornici al con il suo fondo pavonazzo e all’archetto il suo fogliame a detto soffitto e poi messo l’oro in tutto importa sc.  ragione di  pavoli luna importa pavoli , Per havere dipinto il fregio di detta stantia con ornati di Per havere fatto tre vani che sono stati fatti tre volte di chiaro scuro giallo e intagliato in tutto importa sc.  maiolica che stanno sopra le finestre con il suo ornato a Per havere dato di gesso al piedistallo di detta stantia ragione di  pavoli luna importa pavoli  importa pavoli  Per havere dato una mano di giallo sino a tutte le Per havere dipinto il zoccolo di detta stantia con ornati cornicette di dette finestre a ragione di pavoli  importa di chiaro scuro e biancho risaltato con ornati in tutto pavoli  importa sc.  Per havere scorniciato dietro alle dette finestre di chia- Per havere dato di giesso alli fusti di una finestra tanto ro scuro giallo e il campo paonazzo a ragione di due scudi davanti come dietro importa pavoli ,  per finestra importa sc.  Per havere scorniciato dietro alla detta finestra li mede- Per haver dato di gesso a n.  pilastri alti palmi  e poi simi fusti importa pavoli , , fatti li sui groteschi coloriti con li capitelli a base di chiaro Per havere fatti l’ornati alli vani di detta finestra tutti di scuro giallo e biancho a ragione di  sc. luno importa sc.  chiaro scuro giallo sono in tutto  vani piccoli e grandi a Per havere dipinto il zocolo di detta stantia con ornati ragione di due pavoli per vano importa sc. ,  gialli e bianchi riquadrato venato di pavonazzetto con il Per havere lumeggiato d’oro li vanetti di detta finestra suo affricano a piedi importa sc.  pavoli , ,  c.  c. Per havere tirata la tela alla detta stantia e poi dato di Per havere dato di gesso all’archetto e fianchetto di gesso importa pavoli  detta finestra e poi scorniciata di chiaro scuro giallo con Per havere fatto numero  vani di finestra de grotteschi sue fascie torchine e all’archetto fatto il suo ornato lumeg-  coloriti a olio a ragione di  pavoli luna importa sc.  e b. giato d’oro in tutto importa sc.  Per havere dato di gesso alla Porta tanto davanti come Per havere dipinto il soffitto con la balaustrata di verde dietro e poi scorniciata di dietro con la sua fascia torchina  e cartelle di paonazzo con li sui ornati e fregio tutto orna- importa sc.  to attorno la trave e sotto il trave li sui ornati con il suo Per havere fatto n. vani d’ornati gialli con il suo fon-  fondo pavonazzo in tutto importa sc.  do torchino a ragione di due pavoli il vano importa sc. Per havere dato una mano di verde alli vani di detta Per havere lumeggiato d’oro li detti vanni e poi messo stantia in tutto importa pavoli  l’oro in tutto importa uno scudo Per havere dato di gesso alli fianchetti di detta porta Gabinetto con l’archetto e poi scorniciato di giallo con il suo fondo Per havere tirata la tela al celo del gabinetto e poi dato torchino al’archetto il suo ornato lumeggiato d’oro in una mano di gesso alla tela come anco alle muraglie tutto importa sc.  importa pavoli  Per havere dato di gesso alli fianchetti dell’altra finestra Per havere disegnato il detto gabinetto con pilastri risal- con il suo archetto e poi scorniciato di chiaro scuro giallo tati con ornati di fiori e stipiti venati di pavonazzetto para- con la sua fascia torchina al’archetto fatto il suo ornato petto di chiaro scuro con ornati in tutto importa sc.  lumeggiato d’oro importa uno scudo Per havere dipinto a olio le due finestre tanto davanti Per havere dato di gesso alli fianchetti della porta e poi come dietro e poi scorniciate di chiaro scuro con il suo scorniciata di chiaro scuro giallo con sua fascia turchina e fondo di verde tutte a olio a ragione di pavoli  luna all’archetto fatto il suo ornato lumeggiato d’oro importa importa sc.  sc.   Per havere dato una mano di biacca a olio alli sportelli ra del mio havere. Chiamandomi contento e soddisfatto in della finestra e poi fatti li groteschi coloriti a olio a ragione fede questo dì  d’agosto  di  pavoli per vano importa sc. , Annibale Rotati Manu sua propria c. v Per havere dipinto i vanetti di dette finestre con grote-    Conto delli lavori fatti per l’Ill.mo Signor Marchese Cap- sche colorite a ragione di pavoli luna sono n. importa  pavoli , , poni dell’anno conto giusto fatto da Annibale Rotati Per havere dato di giallo a olio alle cornicette di dette Per havere dato di gesso a un paracamino e poi dise- finestre tanto davanti come di dietro a ragione d’uno gnato con ornati una cifera in mezzo con il corpo di scudo luna importa due scudi torchino tutto l’ornato giallo lumeggiato d’oro in tutto Per havere scorniciato dietro alli fusti di dette finestre importa due scudi tutto a olio di chiaro scuro giallo con la sua fascia di Per havere dato di gesso a i fusti della finestra della azzurro a ragione di due scudi per finestra importa sc.  Rindiera tanto davanti come dietro e poi fati i suoi ornati Per haver dato di gesso alla bussola tanto davanti come alli spechi di detta finestra di chiaro scuro bianco e giallo dietro e fatto il suo ornato scorniciato di chiaro scuro gial- e cornicette fatte di giallo e dietro scorniciato di chiaro lo importa pavoli  scuro in tutto importa due sc. Per havere fatto il suo grotescho colorito a guazzo e poi Per havere dato di gesso alli fusti di due finestre e poi scorniciato di chiaro scuro con la sua fascia torchina in fatto il suo ornato di chiaro scuro a le cornicette dato il tutto importa sc.  suo chiaro scuro a ragione di uno scudo luna importa due Per havere dato una mano d’ azzurro alle cartelle de scudi casabanchi tutto a olio e poi fatta la sua cifera a olio a Per havere dato una mano di colore di noce al muro ragione di  pavoli luna importa pavoli , , dell’arco del cortile tutto a olio importa uno scudo Per havere dato un mano di cinerino a olio alli sportelli Per havere dipinto il detto muro tutto a olio con biacca della bussola che sta nella stantia dove è il zoccolo delli di Venezia architettura antica in tutto importa pavoli  fiori e poi fatta la sua cifera di giallo tutta a olio importa Per havere dipinto il trave e ritoccato in molti loci l’an- uno scudo tico che è di fianco e fatte porte finte importa pavoli  Per havere ritoccato in molti lochi il zoccolo di detta Per havere fatto il disegno o spolvero per la prospettiva stantia come anco il fregio in tutto importa sc.  in faccia al cortile tutta antica con l’aria e paese, alta palmi  e larga palmi  in tutto importa sc. . c.  Per havere dato di gesso a due archetti di finestre poi AC, Archivio Cardelli, Div. I, T. , f.  scorniciate in mezzo fatto una mascarina in importa pavoli   novembre . Perizia e stima della Pigione da fissarsi al Dato al signor Cocciolini per due giornate e mezza pa- Palazzo in caso di doversi affittare fatta per ordine del Sena- voli  tore Ferrante Capponi Dato al Signor Tacioli paesista pavoli  Comprato due pavoli di carta per il Signor Onofrio Io sottoscritto Perito Architetto per commissione del- ordinate dall’Ill.mo Marchese , , l’Ill.mo Sign. Abbate Guido Bottari per ordine dell’Ill. mo Comprato tra terra verde smalto tutta la tinta per l’ar- Sign. Senatore Ferrante Capponi di Firenze havendo visi- covia,  pavoli tato e riconosciuto attentamente i commodi ed abitazione Per havere ritoccato in molti lochi n.  finestre che del Palazzo della felice memoria dell’ Ill.mo Sign. Marche- erano stucate dal muratore importa pavoli  se Alessandro Gregorio Capponi posto in Roma quasi in Sc.  fine della strada che da Ripetta tende alla Piazza del Popolo a fine d’assegnarli una congrua pigione in occasio- Io sottoscritto ho recevuto dal Marchese Alessandro ne che questo si dovesse affittare. Quindi è che a tal effet- Gregorio Capponi per le mani del Signor Luca Peruzzi to essendomi portato sopra alla Faccia del luogo sotto il dì suo Mastro di Casa pavoli  di moneta per saldo de detti  novembre  ho ritrovato li qui sotto descritti como- lavori fatti ad uso di pittore nel palazzo del suddetto di, che costituiscono l’accennato Palazzo le di cui rispetti- Signor Marchese. Tanto sopra nelle stanze come nel giar- ve annue pigioni le considero io come in appresso dino e sotto la loggia e suo frontespizio che con altri sc.  ricevuti in più volte come apparisce dalle mie recevute Pian Terreno fanno la somma di sc.  di moneta quale era tutta l’intie- Rimessa di strada capace di quattro legni,   Altra rimessa dentro il cortile parimenti capace di quat- Hoc est Inventarium omnium et singulorum bonorum tro legni,  mobilium, stabilium locorum montium vacabilium alio- Stalla capace di nove cavalli,  rumque interiorum bone memorie Marchionis Alexandri Altra Stalla capace di quattro cavalli, ma soggetta al Gregorii Capponi repertorum tam in Palatio proprio, in passo della prima stalla,  quo dum in humanis fuit dicte bone memorie Marchio Numero quattro stanze libere tutte corrispondenti Alexander Gregorius Capponi inhabitabat, posite in via, dentro l’entrone,  que a Venerabile Conservatorio Divine Providentiae ten- Seguono diversi mezzanini sopra il pian terreno ad uso dit ad Plateam Populi iuxta, quam in vinea ereditaria dicte di quartieri di famiglia bone memorie Marchionis sit extra Portas Flaminias (...) Quartiere di numero due stanze una con finestra in strada e l’altra verso li cortili ove abita il Signor Alessan- c.  dro,  Nel piano nobbile del primo appartamento Quartiere di numero due stanze una con finestra verso il Giardino, e l’altra verso li Cortili, ove abita il Cocchiere,  Nella prima stanza (...) Una stanza a man destra del primo piano della Scala grande con finestra sul vicolo,  c.  Quartiere di numero quattro stanze ed una loggetta a Numero quattordici tondini rappresentanti animali e  man sinistra del suddetto ripiano compresavi la Stanza frutti con sue cornicette filettate d’oro, sc. della Computisteria con finestre corrispondenti nel vicolo Numero quattro quadretti in colonna rappresentanti   e nel giardino, ove abita il Signor Luca,  vasi di fiori con cornice filettata ad oro sc. , Due quadri rappresentanti S. Caterina in tela d’impera- Segue il primo piano nobile tore con sue cornici all’antica dorate, sc.  Altro quadro in tela d’imperatore rappresentante l’In- Numero dodici stanze ed un vestibolo ad uso di saletta   per li servitori con sua cucina a pian terreno,  cendio di Borgo con cornice gialla all’antica, , Segue mezza scala che dal primo piano nobile sale al Numero undici quadretti di diverse misure rappresen- secondo, un quartiere di mezzanini di numero tre stanze tanti ritratti, figure, fiori e con finestre corrispondenti nel vicolo, e nel Giardino, ove c. v abitano le donne,  battaglie con cornici parte dorate parte negre, sc.  Segue il Secondo piano nobile Un quadro in tela fuor di misura rappresentante Armi-   Numero tredici stanze con vestibolo ad uso di saletta, da e Rinaldo senza cornice, sc. , per li servitori, con cappella e cucina al pari,  Altro quadro in tela di sette e cinque rappresentante San Bastiano con due altre figure con cornice all’antica ad Sopra detto piano seguono diverse soffitte, ed una  loggia coperta, ed al pian terreno il giardino con fontana e oro balzo e buono, sc.  stanza delle vasche per lavare e diverse cantine sotto, Nella seconda stanza di detto appartamento Tanto che l’annua pigione di tutto il suddetto Palazzo Un tavolino d’Africano di sette e tre e mezzo con piede  somma assieme nero et oro all’antica sc.  Che è quanto io Sottoscritto posso dire e riferire secon- Due tondi di creta inverniciati uno de quali rappresen- do la mia Perizia per pratica e conscienza ed in esecuzione tante San Girolamo e l’altro la Maddalena sc.  de riveritissimi comandi come sopra c.  Questo dì  novembre  Cavalier Ferdinando Fuga Architetto Altro tavolino impellicciato di pero con suoi ferri et piedi ritorti, sc. , AC, Archivio Cardelli, Divisione, T. , fasc.  Numero quattro sedie di vacchetta all’antica con trina verde, sc.  Due sedie di paglia tinte negre ed un sgabellone e un  Inventarium Bonorum interiorum bone memorie Marchio- canapé con suo materazzetto due cuscini di velluto verde  nis Alexandri Gregorii Capponi fusto due tavole con Arme della casa sc. Uno specchio di luce di tre quarti con sua cornice inta- Die X Octobris , indict. Quinta, Pontificatus Sanctis- gliata e dorata all’antica, sc.  simi Domini Nostri Domini Benedicti PP. XIV, anno ° Numero tre tendine di taffetano lacero verde con suoi  fermi ed occhietti sc. ,  Un credenzone di albuccio Un quadro di sette e cinque c. v  c. v svenato a radica di acero scantonato con sue serrature e rappresentante la Madonna SS.ma con altre figure con chiave vuoto, sc.  cornice dorata all’antico, sc. , Numero due tavolini impellicciati di lumachella di Numero sei quadri di tela fuori di misura rappresentan- pietra con piedi di noce all’antica, sc.  ti diversi santi con cornice gialla ed oro, sc.  Numero altri cinque quadri di misura diversa rappre- Sopra delli medesimi sentanti diversi Santi con cornici gialle ed oro, sc.  Due studioli con facciata di tartaruga e colonnette con Numero cinque quadretti piccoli cioè due tondi e l’altri piccola guarnizione di ottoni dorati con diversi tiratorini, quadri rappresentanti prospettive e S. Giovannino con sc.  cornicette dorate sc.  Un cimbalo fuor di misura con sua cassa e sopracassa Una bussola con vetri e cristallo con rabeschi di fiori tinta rossa e filtrata di giallo, sc.  giallo ed oro con Arme della casa sc. , Numero quattro bandinelle di taffetano verde usate con suoi ferri ed occhietti, sc. , c.   Numero quattro piccole placchette ovate con su corni- c. cette dorate intagliate sc. , Uno sgabellone di legno con statua di gesso sopra inverniciata color di bronzo rappresentante Martio, sc.  Nella terza stanza Una tavola tonda d’albuccio con suo piede a telaro ed Un tavolino a scrittoio di noce con suoi piedi torniti sc. un scabellonino di marocchino, sc. , , Un quadro rappresentante S. Gennaro in tela fuor di Un inginocchiatore rappresentante una serena [sic] con misura con cornice all’antica gialla, sc.  due cuscini finti, sc.  Altro quadro in tela fuor di misura rappresentante la Un letto consistente in due banchi di ferro numero Carità romana con cornice all’antica con rabeschi filettata quattro tavole ingessate, un pagliariccio, due matarazzi di oro, sc.  con fodera rigata con coperta e trabacca di damasco verde Altro quadro rappresentante un Baccanale e tornaletto tutto all’antica con sue cascate con frangie di  seta verde e rasi dorati con numero cinque bandinelle e c. v sua testata, sc.  in tela fuor di misura senza cornice, sc.  Numero quattro quadri di tela di quattro palmi con due Numero dodici quadri in carta rappresentanti li segni cornici all’usanza dorate rappresentanti diversi santi della del zodiaco con cornicette verdi, sc.  santificazione, sc.  (...) Un quadro in arazzo tessuto con poco oro rappresen- tante la resurrezzione di Nostro Signore con cornice all’u- Sala che entra nel primo appartamento  sanza filettata d’oro, sc. Numero tre portiere di panno giallo con Arme della Un quadretto in miniatura in cartapecora rappresentan- casa Capponi e con travagli di panno rosso con suoi oc- te la Deposizione della Croce con suo cristallo davanti e chietti e fodere di Sangallo, sc.   cornice di pero negro, sc. Numero tre cassabanchi ingessati bianchi e cenerini, sc.  Due Bandinelle di taffetano con suoi fermi ed occhietti Un tavolino di Albuccio con caiarino sopra ed un b.  c. v c.  attacca ferrajoli con piroli ed un torcione Un apparato d’imbrecciatello in teli numero ventisei giallo e rosso con numero ventisei striscie torchine sc.  Primo Appartamento Nel passetto di detto appartamento Nella Prima Anticamera (...) Un tavolino di cipresso negro con becco di ciovetta at- torno con cascata d’avanti con suoi piedi et legni ritorti, sc.  Nella stanza passato il Passetto suddetto Un tavolino impellicciato di pero con suoi ferri e piedi Sopra del medesimo ritorti, sc. , Due putti di greta et un piccolo gruppo parimenti di  greta con sua campana di vetro, sc.  gia ed oro a reticella con sue copertine di corame e fusti Numero dodici sedie coperte di velluto cremisi all’anti- all’antica, sc.  ca con trina e francia a reticella, sc.  Un tavolino impellicciato di diaspro di sette e tre e Numero quattro sgabelletti mezzo con piedi dorati intagliati all’antica c.  Sopra al medesimo di damasco et altro più grande con sue copertine di Un crocifisso dorato con sua croce e suo piede di ebano corame, sc. , guarnito parimenti di dorami e pietre alto tutto circa sei Due portiere di panno con arme della casa con contra- palmi lasciato per legato al Sig. Senator Ferrante Maria tagli e cordoncino con suoi ferri et occhietti, sc.  Capponi Numero tre bandinelle di taffetano verde con suoi ferri Una Clessidra di lama d’oro foderata d’ormisino cremisi ed occietti in parte rotte, sc.  con suo ferro ed occhietti, sc.  Numero otto sgabelloni di pietra diversa con suoi bussi  sopra parimenti di pietra, sc.  c. v Un quadro di tela fuor di misura rappresentante la Numero sei pezzi d’arazzi grandi e due piu piccoli con Cena degli Apostoli con cornice dorata all’antica, sc.  suoi sovrapporti compagni con animali e paesi sc.  Due bandinelle di barbantina bianca con suoi ferri ed  c. v occhietti, sc.  Due quadri di tela fuor di misura et altro rappresentan- Due capofochi con paracenere e con guarnitione d’ottone te Paesi e figure con cornici a due ordini d’intaglio e fon- sc.  do dorato sc.  Numero quattro sopraporti rappresentanti putti e fiori Nella terza stanza e paesi con cornice dorata all’antica, sc.  Un tavolino simile all’altro sopra descritto, sc.  Un quadro di tela di quattro palmi scarzi rappresentan- te un sagrifigio con cornice all’antica dorata, sc.  Sopra del medesimo Due quadri in tela da testa rappresentanti due ritratti Due vasi d’ottone con suoi manichi lavorati e scannella- con cornice intagliate e dorate all’antica, sc.  ti con sue saccoccie di sangallo rossa, sc.  Due altri quadri da testa rappresentanti uno la Madon- Un orologgio a pariglione con na SS.ma e l’altro un c.  c.  sua cassa di pero negro colonnette ai tortiglioni capitelli ritratto d’un vecchio con cornice dorata all’antica, sc.  di rame dorati e rabeschi con suoi vasetti ed arme della Quattro quadri di colonnette rappresentanti vasi di fiori casa Capponi, sc.  con cornicette negre ed oro, sc.  Numero dodici sedie coperte di damasco cremisi con Due quadri in tela da mezza testa rappresentanti la frangia di seta ed oro a reticella con sua copertina di cora- Madonna e l’Angelo con cornice dorata all’antica sc.  me e busto all’antica, sc.  Un quadro parimenti in tela fuor di misura rappresen- Una bandinella di barbantina con suo ferro con bec- tante la Cela [sic!] con cornice dorata all’antica, sc.  chietti, sc. , Un quadro per soprapporte rappresentante Animali Due portiere di damasco cremisi foderate di taffetà con cornice all’antica intagliata e fogliami dorati, sc.  cremisi con suoi ferri con becchietti, sc.  Altro quadro in tela di quattro Un apparato di teli ventisette di damasco cremisi a fiori minuti con suo fre c. v  Palmi rappresentante una marina con cornice intagliata c. v e dorata all’antica, sc.  gio parimenti di damasco con frangia di seta ed oro con Altro quadro in tela fuor di misura rappresentante un numero tre sopra porte con sua cornicetta che gira attorno filosofo con cornice gialla e filettata d’oro, sc. , al suddetto apparato, sc.  Numero sette pezzi di quadri piccoli di diversa misura rappresentante animali e fiori e figure con cornici negre Nella quarta stanza filettate d’oro, sc.  Un tavolino di diaspro di quattro ed otto con suo piede dorato ed intagliato sc.  Nella seconda stanza del suddetto appartamento Un specchio di luce di cinque quarte con cornice dorata Numero dodici sedie ricoperte di lama d’oro con fran- intagliata all’antica, sc.   Due stance di legno dorate come sopra la medesima Anna e San Giovacchino e la Madonna con cornice all’an- Due vasi d’ottone inargentato con suoi manichi lavorati e tica dorata, sc.  scannellati con sue saccoccie di Sangallo rosso e copertine c.   c. Altro quadro in tela di quattro palmi rappresentante di corame alle suddette stance, sc.  Santa Barbara con cornice all’antica dorata, sc.  Numero dodici sedie coperte di velluto cremisi con Altro quadro di tela fuor di misura rappresentante un guarnizione di trina e frangia d’oro a reticella con sue ritratto di un Padre con una testa di morte in mano con copertine di corame e bracci di noce rintorno con cartocci cornice intagliata all’antica, sc.  spaccati e dorati, sc.  Altro quadro in tela parimenti fuor di misura rappre- Numero tre sgabelloni coperti di velluto con sua coper- sentante Marte Venere e Amore con cornice intagliata e tina di corame e suo fusto di noce tornito, sc.  dorata modello di Salvator Rosa, sc.  Un apparato di damasco cremisi di tele trentanove con Altro quadro in tela di quattro palmi per traverso due sovrapporte con trinetta d’oro in mezzo alli teli con  cornice dorata attorno detto apparato, sc. , c. v rappresentante il Martirio di S. Andrea con cornice c. v all’antica dorata, sc.  Una portiera di damasco cremisi con trinetta di oro Altro quadro in tela d’Imperatore rappresentante un   falzo foderata di taffetano parimente cremisi con suo ferro ritratto di donna con cornice alla fiorentina dorata, sc. , ed occhietti, sc.  Altro quadro in tela fuor di misura rappresentante  Due bandinelle di barbantina bianca con suoi ferri ed diverse figure di putti con cornice dorata all’antica, sc. occhietti, sc. , Numero quattro quadri rappresentanti le quattro  Un quadro di tela fuor di misura rappresentante la Stra- stagioni con cornice intagliate all’antica, e dorate, sc. ge delli innocenti con sua cornice all’antica gialla filettata Altri due quadri in tela da testa per lungo rappresentan-  d’oro, sc.  ti due ritratti con cornici intagliate all’antica e dorate, sc. Altro quadro parimenti in tela fuor di misura rappre- c.  sentante la Maddalena con cornice tutta dorata, sc.  Altro quadro in tela o nove o sei rappresentante un Nella stanza detta la Galleria ritratto della Regina di Svetia con cornice dorata all’anti-  c.  ca, sc. Altro quadro in tela di sette e cinque rappresentante S. Due tavolini impellicciati di fico d’india con piedi ritor- Michele Arcangelo con cornice negra ed oro , sc.  ti e ferri dritti sopra delli medesimi due studioli con fac- Altro quadro in tela fuor di misura rappresentante figu- ciate di tartaruga con colonnette e capitelli parimenti di re con cornice intagliata all’antica e dorata, sc.  rame dorati con putti, vasetti, ed una piccola stancetta in Altro quadro in tela fuor di misura rappresentante la mezzo con sue cipolle e maniglie parimenti di rame dora- Caduta di San Pavolo con cornice negra ed oro, sc.  to, sc.  Altro quadro in tela di sette e cinque rappresentante Due tavolini di sei e tre impellicciati d’africano con diverse figure con sua cornice intagliata all’antica e dorata, fascia di Porta Santa con piedi intagliati e dorati all’antica, sc.  sc.  Numero quattro sgabelloni grandi e tre piu piccoli co- c. v perti di corame, sc. ,  Altro quadro in tela fuor di misura rappresentante la   Carità con cornice modello di Salvator Rosa dorata, sc. c. v Altri due quadri in tela di mezza testa rappresentanti Due portiere di damasco con fascia di lama d’oro e due teste de vecchi con cornice gialla ed oro con ordine frangetta di seta e d’oro foderato di taffettano rosso con d’intaglio dorato, sc.  suoi ferri ed occhietti, sc.  Due quadri in tela di imperatore per traverso con corni- Uno specchio di luce di quattro quarto con cornice do- ce all’antica dorata rappresentanti due cucine ed una rata et intagliata vendemmia, sc.  Un organo da stanza sc.  Numero due ritratti in tela da testa rappresentanti Un piedistallo di pietra con sua statua sopra rappresen-  tante un amorino, sc.  c. Un quadro in tela fuor di misura rappresentante S. due ritratti uno di donna ed altro di cardinale con  cornici negre con due filetti di oro intagliato e cappio bollettate d’ottone, (...) due sgabelloni di marocchino, sc.  sopra parimenti intagliato e dorato, sc.  Uno specchio con vaso de fiori e cornice negra all’anti- Due altri quadri in tela di testa rappresentanti uno un ca, sc. , vescovo e l’altro un secolare con il collarone con cornice Numero quattro pezzi de arazzo rappresentanti fronde, all’antica intagliata e dorata, sc.  fiori e animali laceri et vecchi, sc.  Altro quadro in tela d’Imperatore per traverso rappre- Un quadro di tela di quattro palmi rappresentante una sentante frutti con cornice negra e con rabeschi d’oro Sibilla con cornice dorata all’antica b.  intagliati, sc.  c.  Nella stanza contigua alla Galleria che guarda sopra il Un quadro ottangolato rappresentante un Angelo con cortiletto della stalla cornice all’antica dorata ed un altro piccolo quadretto Una tavola d’albuccio tonda rappresentante la Madonna con cornice negra con filetto d’oro, sc. , c. v Una urnetta con fusto di pero con un Bambino di lacca,  con suo piede e telaro sc.  dentro con cristalli, sc. Numero tre sgabelloni due di marocchino e l’altro con Un piccolo canterano d’olivo scorniciato di legno negro  copertina di corame sc. , con tre tiratori e segretino con serrature e chiave, sc. Una portiera di felpa con suo ferro ed occhietti lacera, (...)  sc. c.  Un focone tondo tornito con suoi piedi e zampa e maniglia tutto di ottone inargentato con sua padella di Nella saletta del secondo piano del Palazzo suddetto rame, sc.  (...) Una cassetta da commodo per campagna con sua custo- c. v dia di vacchetta e vaso di rame ed altra casetta fatta a tela- ro d’albuccio, sc. , Due portiere di panno rosso con suoi ferri ed occhietti a Un credenzone d’albuccio fatto per servizio d’altare frangetta di bombace ed una bandinella di barbantina ingessato di bianco e svenato torchino e dipinto di dentro bianca con suo ferro ed occhietti con baldacchino dentro con piccole cascatine di Un cassabanco ingessato bianco con striscie cennerine con un quadro rappresentante l’armi del casato Capponi c.  Nella cucinetta delle donne frangie, sc.  Un quadro di tela fuor di misura rappresentante Urba- Un credenzone piccolo d’albuccio con sua serratura e chiave no VIII con cornice dorata a vernice all’antica, sc.  Altro quadro in tavola fuor di misura rappresentante (...) Nostro Signore Gesu Christo condotto a Pilato con corni- c. v ce gialla all’antica, sc.  Un tavolino di noce con suoi ferri e pie dritti e numero Un piccolo quadruccio per lungo rappresentante frutti due sedie ricoperte di punto francese con bollette d’otto- con cornicetta negra ed oro all’antica, sc.  ne, sc.  Nella stanza detta la guardarobbe (...) Un quadro in tela fuor di misura rappresentante la Maddalena con cornice gialla ed oro altro quadro in tela c. v di tre palmi rappresentate la Madonna con cornice dorata Due quadri in tela d’imperatore rappresentante due alla fiorentina altro quadro ritratti di cardinali con cornice una negra e l’altra gialla c.  all’antica, b.  (...) di tela da testa rappresentante la Madonna con cornice dorata all’antica ed un piccolo specchietto con cornice c. v negra, sc. , Nella seconda stanza delli suddetti mezzanini Nella stanziola della credenza Due tavolini impellicciati di fico d’india intersicati (...) d’avorio con due studioli sopra compagni sc.  Numero cinque sediacce coperte di velluto cremisi Nella stanza della cappella incontro alla sopra descritta  Un altare consistente in un strato sopra la predella, un c.  v palietto a tutti colori a due facciate con guarnizione di quadro in tela da testa rappresentante istorie con corni- trina e frangia di seta gialla, tovaglia di terzile con merlet- ce e rabescato all’antica to davanti e due sottotovaglie di tela ordinaria con suo gradino (...) Altra stanza a mano manca che fa cantone verso il vicolo delle Scalette c.  Numero quattro sgabelloni con copertina di corame e Un quadro in tela da testa rappresentante la Sagra fusto di noce Famiglia con cornice dorata all’usanza a tre ordini d’inta- (...) glio con sue carte glorie con cornicette dorate e baldacchi- Un tavolino ricoperto di damasco verde con poca trina no di tela dipinto e frangia gialla davanti a fiocchetti (...) (...) Numero tre Bandinelle di barbantina bianca c. v (...) Una portiera di felpa con arme in mezzo foderata di S. Nella saletta che conduce all’appartamento superiore Gallo (...) c.  Due cimbali uno in sesta e l’altro in ottava stesa con Un tavolino di noce con suoi ferri e piedi dritti sopra cassa e sopracassa del medesimo un caianino ed una cassetta da torcie, sc. (...) , Numero dieci sgabelloni d’albuccio intagliati, traforati, Numero due cassabanchi e numero tre sgabelloni ingessati, e imbruniti con suoi bussi uno de quali rappre- coperti di marocchino con frangetta di seta rossa, sc. , sentanti Antonino, l’altro Seneca e l’altro donna Augusta, Una portiera di panno rosso con sua frangetta di creduta Faustina, un altro di filosofo, altro incognito, altro bombace e con suo ferro ed occhietti, sc. , Agrippina, altro incognito, altro Settimio Severo, altro Un piedistallo di pietra con sua statua sopra, sc.  creduto Pertinace, altro di gesso di donna antica incogni- Una statua di Pietra rappresentante una donna nuda ta, sc.  che sta a sedere in scurcio sc.  Tre altri sgabelloni sopra uno de quali un gruppo rappresentante una lupa e Romolo e Remolo sopra dell’al-  c. v tro la Cleopatra giacente, sopra dell’altro un Delfino ed Numero centoventi pezzi di carta rappresentanti dise- un Putto che gli siede sul Dorso, sc.  gni, prospettive, battaglie, stampe di diverse misure e Numero quattro quadri grandi in tela di sette e cinque specie di figure con cornice parte dorata e parte bianca, uno de quali rappresentante Enea e Didone e l’altro un sc.  Martirio di S. Stefano, l’Altro Marco Antonio e Cleopatra e l’altro la Caduta di San Pavolo con sue cornici dorate Nella stanza contigua alla sopradescritta all’antica, sc.   Numero cassabanchi con spalliera dipinte a diversi  colori con sue serrature e chiavi sc.  c. Una bandinella di barbantina con suo falpalà, cordoni e Due quadri Ovati rappresentanti due ritratti di donna fiocchi e tavoletta dorata, sc. , con cornice dorata intagliata all’antica, sc.  Due bussole con suoi vetri e cifra in mezzo sc.  Un quadro in tela di tre palmi senza cornice rappresen- (...) tante un putto, sc.  Altri tre quadri uno in tela di tre palmi e l’altro fuor di c.  misura rappresentante due ritratti uno con cornice dorata Numero tredici quadri di carta cinese di diverse misure modello di Salvator Rosa e l’altro giallo e oro, sc.  con sue cornicette inverniciate alla cinese, sc.  Altri due quadri in tela di tre palmi rappresentanti uno Numero sette quadretti in carta rappresentanti prospet- un ritratto e tive sei delle quali con vetro d’avanti con sue cornici gialle  ed oro, sc.  c. v Due quadri in tela di sette e cinque rappresentanti frutti l’altro una vestale con cornice dorata intagliata all’antica, con cornice alla fiorentina dorata all’antica, sc.  sc.  Altri due quadri in tela da mezza testa rappresentanti Un quadro in tela da testa per traverso rappresentante una fiori et altro figura di donna con cornice dorata alla fiorentina, sc. ,  Due piccoli quadretti di mezza testa piccola in tavola c.  rappresentanti due figure in piedi e paesi con piccola  frutti con cornice alla fiorentina dorata cornicetta dorata, sc. Un quadro in tavola fuor di misura rappresentante una (...) battaglia con cornice color di noce con due filetti d’oro inta- c.  gliati, sc.  Un quadro rappresentante prospettiva in tela fuor di Nell’altra stanza contigua alla suddetta detta delli due misura con cornice dorata modello di Salvator Rosa con canterani due ordini di intaglio, sc.  Numero otto sedie ricoperte di damasco verde con Numero tre piccoli quadri due bislonghi in carta e l’al- guarnitione di trina parimenti verde con suoi bracci e tro in lavagna rappresentante due disegnini e figurine e conchiglie dorate lacere sc.  l’altro due ritrati in lavagna, sc.  Numero due sgabelloni coperti di broccatello verde parimenti laceri, sc.  Un sovrapportino rappresentante una bambocciata Uno specchio di luce di tre quarti con cornice dorata c. v intagliata all’antica, sc.   Due bandinelle di barbantina con suo falpala e fiocchi e con cornicetta dorata intagliata, sc. tavoletta dorata, sc.  Altro sovrapportino rappresentante frutti con cornice Due scanzie da libri di albuccio scorniciati di noce con negra filettata d’oro sue ramate d’ottone con luci spartimenti dentro e serratu- Altro quadro in tavola fuor di misura di quattro palmi ra e chiavi rappresentante la Maddalena con cornice di noce all’anti- (...) ca, sc.  Un quadro in rame fuor di misura bislongo rappresen- c.  tante un deposito con ritratto di S. Carlo con Arme della Un credenzino d’albuccio pieno di libri casa (...) c.  Un Canterano di legno scornabecco scorniciato di pero negro con numero quattro specchietti di pietra ordinaria Nel Passetto dietro alla cappella  diversa, sc. Due tendine di barbantino (...) (...) Due placche di cristallo e cornice dorata e intagliata   Sopra detto canterano all’antica con sue cornucopie, sc. , Due sgabelloncini laceri b.  Un tabernacolo di noce con colonnette di pietra negra e Un piedestallo con statua di marmo sopra in piedi bianca con capitelli e base di rame dorato con due sfinge rappresentante chierico coronato di lauro con porchetto di metallo e testine nelli lati e frontespizio un gibetto di in mano in atto di sagrificare, sc.  metallo con serratura e chiave (...) Altra stanza contigua al passetto suddetto detta de setini verdi c.  Setini verdi, sc.  Un piccolo piedistallo con sopra una statua equestre di (...) metallo rappresentante Marco Aurelio Antonino, sc.  Un quadro di tela di sette e cinque rappresentante una c. v battaglia con cornice negra ed oro, sc.  Altri due quadri di tela fuor di misura rappresentanti Un tavolino di pietra diversa con becco di ciovetta Bambocciate e figure con piccola cornicetta dorata, sc.  attorno di pietra bigia con piede di legno color noce filet-  Numero dodici tondini rappresentanti figure e frutti tato d’oro ed intagliato all’antica, sc. prospettive con sue cornicette dorate due delle quali con (...) cornice negra ad oro a due ordini d’intaglio, sc.  c.  Un quadro di tela fuor di misura rappresentante una battaglia con cornice negra ed oro, sc.  Numero otto quadri in piatti di terra di castel durante Altro quadro per sovrapporta rappresentante parimenti uno delli quali ovato grande con suo piede e cornice color battaglia con cornice dorata all’antica, sc.  di noce intagliato e filettato d’oro et altri con cornice gialle Numero quattro quadri in tela da testa due per alto e con oro a filetto una bottiglia di terra simile parimenti due per traverso rappresentante figurata ed un vaso simile della suddetta terra, sc.   c. v sentante un Baccanale con cornice di pietra bigia venato di bianco ed altro rappresentante tre figure con cornice di Un quadro in tela da testa in tavola rappresentante una  Madalena ritratto di Maddalena Capponi Benci marmo rosso, sc. Numero quattordici teste di pietra tre grande e piccole Un quadro in tela fuor di misura rappresentante un  ritratto di femmina che dorme con sua cornice dorata e mezzana, sc. Un bassorilievo et bronzi rappresentante il trionfo e modello di Salvator Rosa con sua bandinella davanti di  taffetano verde, sc.  carro di Bacco largo per traverso p. , con cornice dorata Due quadri in tela da testa rappresentante frutti con c.  cornice dorata all’antica, sc.   Altri due quadri in tela fuor di misura rappresentanti Sopra il letto a credenza di già descritto di sopra n.  vedute e prospettive con cornici fistole di metallo fra grandi e piccole, una catena con anelli (...) numero due piccole statuette ed un putto più c.  piccolo (...) dorate modello di Salvator Rosa sc.  Dove sta il letto giallo Altro quadro in tela fuor di misura rappresentante un ritratto di femmina con cornice dorata all’antica, b.  c. v Un quadro in tavola fuor di misura rappresentante un Numero dieci sediole de camera ricoperte di felpone di baccanale dipinto in chiaro scuro con cornice gialla all’an- varii colori con suoi fusti negri tica, sc.  Uno specchio di luce di tre lunette e mezza con cornice Un quadro in tela da mezza testa rappresentante il papa dorata ed intagliata all’antica sc.  Sisto V con cornice gialla, sc.  (...) Un inginocchiatoio con due cuscini finti d’albuccio  c. v tinto rosso filettati d’oro intagliato sopra del medesimo Un quadretto sovrapportino rappresentante diverse con una testa di moro o d’avorio o sia osso sc.  figurine con cornicetta dorata, sc.   Un quadro in tela fuor di misura rappresentante un c. putto o sia Angelo che dorme con cornice dorata all’anti- Un tavolino fatto a scrittoio di noce con diversi tiratori ca, sc.  (...) con suoi piedi e ferri ritorti, sc.  Uno scudo tondo di rame rappresentante una battaglia (...) con sua cornice all’antica intagliata e dorata, sc.  Tre altri scudi uno de quali ricoperto di corame altro di c.  zegnino e altro con una coccia da tartaruga con un drago, sotto il suddetto letto sc.  Una cassa d’albuccio tinta color di noce con sua serra- Altro scudetto piccolo di ferro con braccio rabescato tura e chiave b.  d’oro (...) c.  c. v Dieci quadretti piccoli per traverso in carta con vetri Altri due quadretti bislonghi in tavole uno rappresen- davanti rappresentanti diverse sorte di figure con corni- tante S. Giovanni e l’altro Nostro Signore con cornice cette negre filettate d’oro, sc.  gialla ed oro sc.  Numero ventidue quadretti di diverse misure rappre- Altro quadro in tela fuor di misura rappresentante sentanti diverse figure e disegni con vetri davanti e parte Nostro Signore legato con cornice dorata all’antica, sc.  senza con sue cornicette gialle e parte d’oro, sc.  Un quadro in tavola rappresentante S. Girolamo con Due piccoli quadretti uno in pietra e l’altro un ritrattino cornice di noce rabescata d’oro sc.  in muro con cornici dorate, sc. , Altro quadro in tela fuor di misura rappresentante Un piedistallo di legno dipinto a pietra d’africano con ri- quadro in mezzo color d’alabastro con statua di pietra so- c.  pra rappresentante Annio Vero in abito consolare, sc.  un angelo e diverse figure con cornice all’antica dorata,   sc. c. v Due quadri in ottangolo rappresentanti uno S. Stefano Due sgabelloncini di legno color noce discannellati et e l’alto il Battesimo di S. Giovanni Battista con cornice filettati d’oro sopra delli quali due bassirilievi uno rappre- negra a tre ordini d’intaglio dorati, sc.   Un quadro in tela d’imperatore rappresentante S. verde con bracci tondi rintorti sc.  Giovanni che scrive l’Apocalisse con cornice dorata ed Un tavolino di pietra di bigio e bianco con suo piede a intagliata all’antica, sc.  piramide giallo e oro sc.  Altro quadro in tela fuor di misura rappresentante (...) l’Adorazione de Maggi con cornice gialla ed oro sc.  Altro tavolino di pietra diversa fuor di misura con Altro quadro in tela da imperatore rappresentante S. becco di civetta attorno di nero e bianco con suo piede Girolamo con cornice gialla ed oro, sc.  giallo et oro sc.  (...) c. v c. v Altro quadro in tela da mezza testa in tavole rappresen- Altro tavolino parimenti di pietra diversa di p.  e tre tante un S. Girolamo scarsi con suo piede e piramide giallo ed oro sc.  Un piccolo quadretto di Beato in tavola rappresentante (...) la Maddalena con cornice dorata et altro quadretto in pietra rappresentante un Ecce Homo con cornice dorata a c.   vernice, sc. Un piedistallo di pietre con zoccolo di porta santa con Altro quadro in tela da mezza testa in rame rappresen- sopra una pecora sventrata sc.  tante il Presepe con cornice dorata all’antica, sc.  Una testa di una Baccante di creta cotta con due putti Altro quadro in tela di sette e cinque rappresentante la compagni sc.  Strage delli innocenti con cornice gialla ed oro, sc.  Due bassorilievo con busto di legno e vesti bianchi e Altro quadro in tela da mezza testa rappresentante la verdi con suoi ferri, sc. , Maddalena con cornice dorata ed intagliata all’antica, sc.  Un quadro di tela di  e  rappresentante S. Gennaro c.  con cornice antica intagliata e dorata sc.  Altro quadro in tavola fuor di misura rappresentante S. c. v Girolamo con cornice dorata ed intagliata all’antica, sc.  Una piccola Aqquasanta di legno intagliato con Croce Due quadretti piccoli rappresentanti due ritratti in carta con un Christo dipinto, sc.  con cornicetta negra a due ordini d’intaglio dorato con  Un bassorilievo d’avorio rappresentante il Sepolcro di cappio sopra sc. Nostro Signore con vetro davanti e cornice di pero negro Un quadro fatto a core rappresentante animali con   sc.  cornicetta intagliata e dorata sc. , Un quadro tondo in tavola rappresentante la Deposizio- Altro piccolo quadro in rame rappresentante S. Girola- ne di N. Signore con cornice negra ed oro, sc.  mo con sua cornice dorata ed intagliata all’antica sc.  Altro quadro in tela da mezza testa in pietra rappresen- Un quadro per sovrapporta rappresentante un paese e tante il Battesimo di Nostro Signore con cornice dorata ed Marina con cornicetta gialla ed oro sc. , intagliata all’antica, sc.  Un quadro con tela fuor di misura rappresentante c. v c.  Due altri quadretti piccoli rappresentanti due Madonne una satira con ciechi che fanno a bastonate con cornice con cornice dorata modello di Salvator Rosa, sc. , (...) gialla all’antica sc.  Due quadretti con cornicetta gialla ed oro Bambocciate c.  con cornice negra a due ordini d’intaglio dorati sc.  Nella stanza contigua dove è la libreria Due quadretti in tavolozza con cornicetta gialla ed oro (...) due figure di femmine con cornice di legno svenato filetta- Un tavoloncino da studio d’albuccio svenato a radica to d’oro sc. , d’acero con numero  tiratori e sei sediole il tutto coperto Due quadretti scompagni con cornicetta gialla ed oro di panno verde sc.  (...) uno un paese e l’altro una figura con cornice gialla sc.  Due quadri in tela da testa con cornicetta gialla ed oro  c. v battaglie con cornici negre ed oro sc.  Nella stanza detta della pecora corrispondente alla stra-  da maestra c. v n.  quadri in tondo con cornicetta gialla ed oro  c. prospettive e figure con cornici dorate alla fiorentina due n. sedie di damasco verde con guarnitione di francetta delle quali negre et oro, sc.   Due piccoli ritratti uno de quali con cristallo davanti in Un quadro in tela fuor di misura con Madonna SS., con carta e l’altro in tavola con piccola cornicetta d’oro et altra Bambino in braccio e S. Girolamo e S. Giovanni Battista gialla et oro sc.  con cornice all’antica indorata, sc.  Due quadri in tela da tavola per traverso rappresentan- Altro quadro in tavola fuor di misura rappresentante la te bambocciate con cornice dorata a vernice sc. , Vergine con le mani giunte, il Bambino, S. Giovanni e S. Un quadro in tela d’imperatore rappresentante quattro Francesco che riceve le stimmate, con cornice all’antica ritratti con cornice gialla ed oro sc.  indorata, e logora, sc.  Altro quadro in tavola fuor di misura rappresentante la c.  Madonna SS., con Bambino e quattro angeli, con cornice Altro quadro in tela fuor di misura rappresentante una all’antica nigra, intagliata e dorata, sc.  nevata con figure con cornice gialla ed oro sc.  Altro quadro in tela da testa sopra della porta rappre- Due piccoli quadri rappresentanti rovine con cornicetta sentante il Presepe con cornice all’antica dorata e intaglia-  gialla, sc.  ta, sc. Due piccoli quadri rappresentanti due ritratti uno con c. v donna in rame e l’altro un putto con vetro davanti con cornice con intaglio all’antica dorata sc.  Altro quadro in tavola fuor di misura rappresentante Due sgabelli ricoperti di damasco cremisi laceri l’Assunta in cielo con varie figure con cornice all’antica (...) intagliata nelle cantonate e nel mezzo, sc.  Altro quadro in rame in tela da mezza testa rappresen- c. v tante il Presepe con cornice, modello di Salvator Rosa,  Nella stanza contigua detta delle Madonne dorata, sc. Un tavolino di pietra giallo antico di quattro ed otto Altro quadro in tela fuor di misura rappresentante l’As- con suo piede dorato bianco ed oro intagliato sc.  sunta in Cielo con varie figure con cornice dorata con intaglio nelle cantonate e nel mezzo, sc.  Sopra del medesimo Altro quadro in rame in tela da mezza testa rappresen- tante un presepe con cornice modello di Salvator Rosa, Una tazza grande di alabastro orientale in pezzi connes-   dorata, sc. si assieme con suoi manichi ritorti sc. Altro quadro in tela fuor di misura per alto rappresen- (...) tante una Sibilla con cornice dorata in scacchi all’antica, Due tavolinetti di pietra di musaico con fasci di alaba- sc.  stro di becco di civetta con suoi piedi bianchi et oro inta- gliati a zampa di capra sc.  c.  c.  Altro quadretto parimenti da mezza testa in rame rappresentante un Cristo morto in un tondo e sotto e  n. sedie ricoperte di damasco verde con suoi bracci lisci, sopra varie figure con cornicetta gialla, sc.   sc. Un piccolo quadretto in carta rappresentante un Prese- Una portiera di felpa di diversi colori con arme della pe con cornice bianca filettata d’oro, sc.  Casa, lacera Un piccolo tondino rappresentante la Madonna e Gesù  Una colonna di porfido rosso alta p. con suo piedistal- Cristo con cornice tonda color noce di oro intagliato, sc.  lo color di bronzo filettato ad oro con sopra un zoccolo di Altro quadro in buato in tavola rappresentante la marmo bianco sopra il quale vi è un cigno di gesso antico Madonna ed il Bambino con cornice torchina gialla ed oro con poco intaglio all’antica, sc.  c. v Un quadro in tela fuor di misura con Madonna SS., con c. v Bambino per mano, S. Giovanni, S. Elisabetta, con corni- Altro quadro in rame in tela da mezza testa rappresen- ce all’antica indorata e intagliata a due ordini d’intaglio, tante la Madonna, S. Anna e il Bambino ed un San Fran- sc.  cesco con cornice dorata ed intagliata all’antica, sc.  Altro quadro in tavola fuor di misura rappresentante Un piccolo quadretto di lavagna rappresentante la Madonna bagiata dal Bambino con cornice all’antica Madonna ed il Bambino in chiaro scuro con cornice dora- indorata, con paternostri e guscie intagliati, sc.  ta modello di Salvator Rosa, sc.  Altro quadro in tavola fuor di misura rappresentante un Altro quadretto in tavola rappresentante la Madonna Presepe con diverse figure, con cornice all’antica indorata ed il Bambino e S. Giuseppe con cornice dorata intagliata e intagliata a due ordini d’intaglio, sc.  e con  piccole conchigliette attorno, sc. ,  c.  Due quadri bislonghi rappresentanti marine e paesi con  Altro quadro in tela fuor di misura in tavola rappresen- cornici negre con due filetti d’oro intagliati, sc.  tante la Madonna ed il Bambino, S. Pietro e San Paolo Altri quadri in tela da testa x traverso rappresentanti con altre tre figure in atto di supplicare con cornice dora- paesi e figure con cornice dorata a tre ordini d’intaglio  ta ed intagliata all’antica, sc.  modello di Salvator Rosa, sc.  Altro quadretto in tavola fuor di misura rappresentante Altri due quadri in tela di palmi per traverso rappre-  la Madonna ed il Bambino ed altra figura dietro con sentanti tempeste con cornici dorate all’antica, sc.  cornice dorata ed intagliata all’antica, sc. c.  Altro quadretto in tavola parimenti fuor di misura rappresentante la Visitazione di santa Elisabetta con Un altro quadretto in tela da mezza testa rappresentan- cornice gialla te un paesino con cornice gialla filettata d’oro, sc.  Due piccoli tondini (...) paesini con vetro davanti con c. v sue cornicette dorate, sc.   ed oro e da capo ovata, sc.  Numero quadretti di mezza testa grandi rappresentan- Altro quadretto in rame rappresentante la Madonna e ti paesi con cornici uno con cornice negra ed oro e altri  S. Giuseppe ed il Bambino con cornice color di noce due con re-golo attorno dorato, sc.  rabescato d’oro all’antica, sc.  Numero tondini rappresentanti prospettive con corni- ci dorate all’antica, sc. , Nell’altra stanza contigua alla suddetta verso il cantone Due quadri in ovato rappresentanti paesi e figure con che riguarda a Ripetta cornice dorata con cappio sopra, sc.   Un tavolino di pietra impellicciato di verde antico di  Altri quadri in tela   ed con suo piede ed oro intagliato, sc. c. v c.  d’imperatore per traverso rappresentanti paesi e figure  Numero  vasi etruschi due de quali grandi e  più con cornice di noce dorata intagliata e all’antica, sc.  piccoli lasciati per legato al Collegio romano Altri quadri in ottangolo uno rappresentante animali Un piedistallo d’ebbano negro con specchietti e riqua- ed uccellami l’altro paesi e figure con cornice dorata e  dri di pietre di Lapis lazzaro ed altre pietre dure con all’antica, sc.   sopra un Cristo alla colonna con  manigoldi d’argento Altri quadri in tela di p. per traverso rappresentante  con colonna impellicciata di lapis lazzaro con base e capi- animali e paesi con cornice negra, sc. tello d’argento di oncie  in circa, sc.  c.  Un specchio di luce di  quarti con cornice dorata inta- gliata all’antica, sc.  Un quadro in tela fuor di misura rappresentante paese Numero  sedie ricoperte di damasco cremisi con con varie figure con cornice all’antica col guscio dorato e guarnitione di trina e oro con bracci rintorti e conchiglia rabeschi color di noce e due ordini d’intaglio, sc.  dorata, sc.  Un quadro in ottangolo rappresentante paesi e figure Tre bandinelle di barbantigia bianca con cordoni e fioc- con cornice dorata, sc.  chi e falpalà e tavolette dorate, sc.   quadri in tela fuor di misura rappresentante paesi e Un piccolo tavolinetto a leggivo di noce con piede a figure con cornice dorata all’antica, sc.  piramide, sc. , Un quadro in tela di  p. rappresentante Madonna con Due sgabelletti ricoperti di damasco con suoi fusi di cornice dorata, sc.  noce e copertina di corame coperta di paglia con cuscino Un quadro in tondo grande rappresentante marina con di marocchino sopra trapuntato con scatarcio di seta cornice dorata, sc.  verde, sc.  Un quadro in tondo grande rappresentante prospettiva Una bussola con suoi vetri martellati e fusto con rabe- e Guglia di piazza Navona con cornice a due ordini di schi di diversi colori e sue bandinelle di taffetano verde intaglio all’antica, sc.  con falpalà attorno di taffettano bianco diversa con due  fusti sopra di pietra uno de quali rappresentante Settimio c. v Severo e l’altro incognito, sc.  Due quadri per sopraporte rappresentanti paesi e mari-   ne e figure con cornici negre a due ordini d’intaglio, sc. c. v Due quadri in tela da mezza testa rappresentanti due Seguita la stanza suddetta Grillande de Fiori uno con la Madonna in mezzo e un  Angelo e l’altro la Maddalena con cornice dorata modello Una statua di un putto in piedi di metallo con suoi di Salvator Rosa, sc.  piedistallo di metallo simile con numero sette dita Altro piccolo quadretto rappresentante un Baccanale mancanti con paesino cornice dorata modello di Salvator Rosa, sc.   sedie d’oro da Cammera ricoperte d’ormisino bianco Un quadro in tela da mezza testa rappresentante paese e fascie di amuer giallo e figure con cornice dorata, sc. , c.   c.  sediole impagliate con cuscinetti sc.  Un quadro in tela fuor di misura rappresentante diverse Una sedia coperta di damasco, sc.  Veneri e figure con cornice dorata all’antica, sc.  Una sedia da riposo coperta di marocchino giallo (...) Un quadro in tela da mezza testa piccolo rappresentan-  te un vecchio con paese con cornice dorata, sc. , v Un quadro in tondo in tavola senza cornice rappresen-  sediole di paglia con fusto negro (...) tante un paese, sc.  Altro piccolo quadretto rappresentante un paesino con Sopra del camino suddetto cornicetta gialla, sc.  Una luce di specchio in ottangolo con sua piccola corni- Un quadro in tela fuor di misura rappresentante cetta dorata, sc.  (...) c. v c.  una donna con chiaro scuro, cornicetta dorata all’anti- Due piccole cornucopie di pitone dorate due statuette ca, sc.  di pietra dura due statuette alla cinese ed altre  più picco- Una testa di marmo mancante il naso le, sc.  Una bussola con suoi vetri e fusto telaro con sportello Nella stanza contigua dove sta l’arcova ed il lato Nobbile sopra (...) Due cantarani di noce intarsiati di radica d’acero e filet- Una mensola impellicciata di fico d’india scantonata e tati d’Agrafoglio con cornicetta attorno nei lati e davanti di sopra della medesima una base di legno impellicciata di ottone e cornice parimenti d’ottone con numero tre tiratori diverse pietre dure ed intarsiata d’ottone e poco argento per ciascheduno e due tiratorini con sue maniglie e scudet- sopra della suddetta una piccola urnetta ti d’ottone e piedi a zampa parimenti d’ottone, sc.  c. v c.  Di fico d’India con custodia di cristallo (...) Un presepe d’ambra, sc.  Stampe di carte diverse; varie stampe intagliate di rame Un quadro in tavola in tela fuor di misura rappresen- e varie stampe di legno, senza arme della casa a quelle di tante il Presepio con cornice dorata all’antica con  ordini rame d’intaglio, sc.  Due quadri in tavola di mezza testa grande rappresen- Una scrivania ottangolata tanti paesi e figure senza cornice, sc.  c.  Una scatoletta con due rami intagliati uno rappresen- tante Nerio Capponi con Arme della casa altro Gino di noce scorniciata di negro con suoi piedi a piramidi Capponi parimenti con arme della casa e altri  senz’arme con diversi tiratorini sue serrature e chiavi, sc.  rappresentanti il Menologio greco mosco lasciati per lega- (...) to a senatore Fioravante Capponi Un obbligo di Michele Angelo Mos scultore del deposi- Due piccole colonnette di alabastro orientale con suoi to con due fascetti di ricevute (...) capitelli e base di rame dorato, sc.  c. v Sopra del Canterano a mano destra Un rame intagliato rappresentante un frontespizio di Un braccio di bronzo di Scanderbeck con suo piedistal- libro con motto medicina animi con arme della casa lascia- lo di legno impellicciato di legno Scornabecch con cornice to per legato a Ferrante Capponi (...) di pero negro c.  c. v dentro dell’Arcova Sopra all’altro canterano a mano dritta Un letto consistente in due banchi di legno numero   tavole ingessate ed imbrunite numero due pagliaccetti due Sopra del medesimo matarazzi di terliccio Tre statuette di figure alla cinese (...) Due chicchere di porcellana Uno scrigno ossia cassettino  c. v Due piccoli quadretti rappresentanti un papa ossia Nel passetto che conduce al Gabinetto (...) Paolo III e l’altro il card. Bembo uno de quali in tavola e l’altro in cartone con cornicetta a tre ordini d’intaglio Due piccoli quadretti in tavole rappresentanti Bamboc-  ciate con cornicette alla venetiana dorate, sc.  dorato, sc. Numero  quadretti, due in rame e l’altro in tavola con Altro quadretto in tondo rappresentante la Pietà et altre vetro davanti rappresentante David che taglia la testa ad figure con guscio di diversi colori con piedistallo e corni- Oloferne e l’altro una bambocciata ed altro una prospetti- cetta d’argento d’ebbano e sua attaccaglia a mascaroncino,  va e paesino con figurine due con cornice tagliate et l’altro sc.  con cornice liscia dorata modello di Salvator Rosa, sc. c. v Due quadri in carta in tela fuor di misura rappresentan- ti diverse carte, disegni e figure fatte a penna con cristalli Altro quadretto poco più grande in lavagna rappresen- davanti e sue cornici a tre ordini d’intaglio dorate, sc.  tante Sansone e Dalila con cornice dorata, sc. , Due piccoli quadretti in tavole alla cinese rappresentan- Altri due quadretti traversi in rame rappresentanti uno ti figurine con cornicette impelliciate e fico d’india, sc.  una caccia e l’altro S. Girolamo con cornice dorata, sc. Altro quadretto da mezza testa piccolo per traverso in , tavola rappresentante Bambocciata con cornicetta dorata, Altri due quadretti rotondi in rame rappresentanti due sc.  ritratti con cornice dorata, sc. , Altro quadretto in pietra rappresentante una figura con Un quadretto traverso piccolo rappresentante quattro tre angioli da capo ovato e putti con suo cristallo d’avanti e cornice a tre ordini d’in- taglio dorata, sc.  c. v Altro quadretto per alto in rame cornicetta con ebano, sc.  c.  Altro piccolo quadretto in rame rappresentante una Venere con cornicetta negra e guscio negro intagliato rappresentante Nostro Signore e S. Giovanni Battista dorato, sc.  ed altre figure con cornicetta a due ordini d’intaglio dora- Altro quadretto da mezza testa in tavola rappresentante ta, sc.  Giuseppe Ebreo con cornice all’antica dorata e intagliata, Un quadro in tela da mezza testa per traverso in tavola sc.  rappresentante la Strage delli Innocenti cornice a tre ordi- ni d’intaglio dorata, sc.  Nella stanza del Gabinetto Un quadro in tela da testa rappresentante una Prospet- Un tavolino impellicciato con diversi tiratorini tiva con figura cornice a tre ordini d’intaglio dorata, sc.  Nei tiratorini diverse stampe in carta Un quadro in tela fuor di misura rappresentante una  sedioli da camera testa d’un vecchio, con cornice dorata, sc.  Altro quadro in tondo in tavola rappresentante c.   Due piccole bussole con vetri martellati c. v Due bandinelle di barbantina un ritratto con cornice e cantonate dorate, sc.  Un tavolino a toletta Due quadri in tela da testa in tavola rappresentanti Un tavolino alla cantonata di detto gabbinetto a trian- Nerio e Gino Capponi lasciati per legato al Senatore golo di pietra Ferrante Due quadri in tela fuor di misura rappresentanti  c. v Bambocciate con cornici dorate cornice a tre ordini d’in- Un tavolino d’abbico taglio modello di S. Rosa, sc.  Una colonna di verde antico alta  p. con un capitello Due quadri sopraporte rappresentanti Marine uno attaccato e sopra del medesimo un pieduccio di verde Grande e l’altro più piccolo con cornici dorate cornice a antico e sopra del medesimo un vaso di alabastro orientale due ordini d’intaglio, sc.  con suoi manichi ritorti e coperchio Due quadri in tela piccoli da mezza testa rappresentanti Un piccolo buro di noce due ritratti uno di cardinale e l’altro d’un  c.  l’altro in tela rappresentanti uno un satiro ed una Venere e frate con cornice dorata a due ordini d’intaglio e l’altro a l’altro Loth,  tre, sc. c.  Numero quattro piccoli quadretti due dei quali in rame e due in tela rappresentanti due gibellini e guelfi e l’altri con le figlie con cornice dorata a due ordini di intaglio e  due ritratti con collare alla spagnola, con cornicette gialle l’altra dorata liscia, sc. ed oro, una de quali a due ordini d’intaglio, sc.  Altri due quadri per traverso in tavola rappresentanti Numero quattro piccoli quadretti in carta rappresen- uno S. Eustachio e l’altro un paese con cornice a tre ordi-  tanti diversi disegni con vetro davanti con cornicette gialle ni d’intaglio dorate, sc. filettate d’oro, sc.  Due quadri in tela fuor di misura per alto rappresentan- Altri due quadretti in carta di mezza testa piccola ti disegni uno della casta Susanna, e l’altro di Lucrezia  rappresentanti disegni con suoi cristalli davanti con corni- romana con suoi cristalli davanti e sue cornici dorate, sc. cette gialle ed oro, b.  Un quadro in tela da mezza testa grande per traverso in rame rappresentante la Resurrezione di Lazzaro con c. v cornice dorata a tre ordini d’intaglio, sc.  Altri due quadretti di mezza testa piccola rappresentan- Due piccoli quadretti in traverso in carta rappresentan- ti uno Sant’Anna e la Madonna Bambina e l’altra un te disegni fatti a penna uno delli quali la veduta di S. Angelo che appare a San Francesco con cornice dorata a Pietro e l’altro la veduta di Santa Maria Maggiore con suoi tre ordini d’intaglio, sc.  cristalli davanti e cornicette negre a due ordini d’intaglio Altri due piccoli quadretti per traverso rappresentanti dorate, sc. , Bambocciate con cornici alla venziana dorate, sc.  Altro quadretto per traverso in rame rappresentante Altri due piccoli quadretti rappresentanti disegni fatti Paesi e figure con sua cornicetta dorata a due ordini d’in-  con la penna con suoi cristalli davanti e cornicette dorate, taglio, sc. sc. , Altro quadretto in tavola in tela fuor di misura rappre- Altri due quadri per traverso fuor di misura rappresen- sentante una femmina nuda in atto di mettersi la camigia    tanti Marine con sue cornici dorate, sc. , con cornice a tre ordini d’intaglio dorata, sc. Un quadro in tela fuor di misura in tavola rappresen- c.  tante L’Adoratione de Maggi con cornice dorata a tre ordini d’intaglio, sc.  Altri due quadri, uno in tavola, l’altro in tela di mezza Altro piccolo quadro di mezza testa piccolo in tavola testa piccola uno rappresentante un ritratto di un frate, e rappresentante un ritratto con cornice dorata, b.  l’altro di un cardinale con cornice dorata, sc.  Altro piccolo quadretto per traverso in rame rappresen- Numero due quadri in tela da mezza testa grande per tante San Giovanni che predica con paese e cornice dora- traverso rappresentante paesi e prospettive con cornice ta a due ordini di intaglio, sc.  dorate, sc.  Due quadretti in ottangolo in tavola rappresentanti tutti Altri due quadretti in carta rappresentanti disegni fatti e due a penna con cornici gialle ed oro, sc.  Altri due quadretti per traverso in tela fuor di misura in c. v cartone rappresentante due paesini con cornice gialla ed incantesimo con cornice dorata, sc. ,  oro, b. Altro quadro in tela fuor di misura per traverso in rame rappresentante un Banchetto di diverse persone che c. v mangiano con cornice dorata a tre ordini d’intaglio, sc.  Due piccoli quadretti per traverso in tavola rappresen- Altro quadro in tela fuor di misura in tavola per alto tanti Bambocciate con cornicette a tre ordini d’intaglio ovato da capo rappresentante una Musa con istrumenti da dorato, sc. , piedi con cornice dorata a tre ordini d’intaglio, sc.  Due quadri in tela da testa in tavola rappresentanti, due Altro quadro in tela di tre palmi per traverso in tavola ritratti uno di donna e l’altro d’un Huomo con panno rappresentante una Nevata con figure con rosso in testa con cornice a due ordini di intaglio dorate, sc.  c.  Altri due quadri in tela da mezza testa per traverso cornice dorata a tre ordini d’intaglio, sc.  rappresentanti prospettive, paesi, e figure con cornici Altro quadro per sovrapporta in carta rappresentante dorate, sc.  una tavola con figure con cornice gialla a due ordini d’in- Altri due quadri di mezza testa grande uno in tavola e taglio, sc.   Due quadretti di mezza testa piccola per traverso in monaca con cornicetta a tre ordini d’intaglio dorata, sc. rame rappresentanti uno una lotta e l’altro un Europa con , cornice intagliata all’antica, sc.  Due piccoli tondini dentro ad una cornice rappresen- Altro piccolo quadretto per traverso rappresentante un tante due ritrattini con cornicetta dorata, sc. , (...) Presepe con sua cornice dorata a tre ordini d’intaglio, sc.  Numero quattro piccoli quadretti in tavola rappresen- c. v tanti li quattro evangelisti con cornicette a tre ordini d’in- Il Menologio greco mosco è stato lasciato per legato alla taglio, sc.  biblioteca vaticana Una testa di donna di marmo bianco con pieduccio di c. v rosso e base di alabastro, sc.  Un piccolo quadretto in bassorilievo rappresentante un Numero due quadrucci piccoli in rame rappresentanti Pastore con la lupa con cornicetta dorata, sc.  Paesi uno delli quali con cornice di pero negro e l’altro Altro piccolo quadretto rappresentante la Maddalena d’albuccio bianco, sc.  con cornicetta dorata, sc.  Altri due più piccoli parimenti in Rame rappresentanti Altri due quadri in tela da mezza testa in tavola per due ritrattini con cornice uno in ottangolo con cornicetta traverso uno rappresentante una Battaglia e l’altro diversi dorata e l’altro con cornicetta negra con un filetto d’oro e soldati con cornice dorata, sc.  con cristalli davanti, sc. , Altro quadro in tela da testa per traverso rappresentan- Un inginocchiatoio (...) te in Christo morto con cornice dorata ed intagliata all’an- Due studioli di granantiglia con suoi piedi torniti con tica, sc.  scudettini d’ottone Altro quadro parimenti da testa rappresentante Nostro Dentro delli quali si ritrova tutto il Museo lasciato Signore all’orto con cornice color di noce filettata d’oro con piccolo intaglio, sc.  c.  Altro quadro in tela fuor di misura in pietra rappresen- per legato al Collegio romano e fatto stimare dal Rev. tante Paesi, figure ed animali con cornice dorata a tre Padre Cantuccio Cantucci custode del Museo Chircherio,  ordini d’intaglio, sc. sc.  Due piccoli quadretti in lavagna rappresentanti Animali uno dei quali la sua cornice a tre ordini d’intaglio dorata e Nel Passetto dietro la stanza del Gabinetto suddetto l’altra ad un ordine dorata all’antica, sc.  Pistole (...) Altri due più piccoli di smalto rappresentanti uno un Christo e l’altro Nostro Signore con Manigoldi con corni- Nella stanza obscura dentro il Passetto (...) cetta dorata ad un ordine d’intaglio, sc.  (...)  c. v c. Altro quadretto fuor di misura in rame rappresentante Numero cinque quadri di misure S. Benedetto con cornice color di noce con rabeschi c. v d’oro, sc.  Altro quadretto più piccolo in smalto rappresentante diverse rappresentanti santi tre delli quali con cornice  San Girolamo con cornicetta negra e guscio intagliato, dorata all’antica e l’altri cornici negre, sc. sc.  Numero  pezzi de quadri rappresentanti prospettive Un quadro in ovato in rame rappresentante San Girola- con cornicette negre, sc.  (...) mo con cornice dorata ed intagliata all’antica, sc.  Altro quadretto in Rame rappresentante un ritratto con ASR, Trenta notai capitolini, uff. , vol. , notaio Genero- cornicette dorate, sc.  so Ginnetti Due altri quadri rappresentanti disegni fatti a penna con suo cristallo davanti con cornice dorata ed intagliata a  fogliami all’antica, sc.  Transactio et concordia fra Maria Anna Capponi Cardelli Altro piccolo quadretto in tondo in smalto rappresen- e gli eredi del conte Ferrante Capponi tante un huomo a cavallo con cornicetta dorata e fiorata   all’antica, sc.  Adì settembre in Firenze Altro quadretto in rame rappresentante una notte con Essendo che per la morte senza figli maschi seguita in figure con cornice gialla a tre ordini d’intaglio dorata, sc.  Roma dell’Ill.mo Sign. Marchese Alessandro Gregorio Altro piccolo quadretto in lavagna rappresentante una Capponi si purificasse il fidecommesso indotto dal fu Sig.  Amerigo del Sig. Gino Capponi nel suo testamento del di Casette poste in Roma a Ripetta con doverne esigere le  settembre  rogato dal S. Antonio Lucattelli in Roma pigioni che decorreranno dal dì prossimo ottobre  in a favore del fu ill. e Clarissimo Signor Senatore Conte e futuro. Cavaliere Ferrante Capponi e che dal detto Fidecommit- Secondo che detti Sign. Fratelli Capponi renunziano a tente provenga il Palazzo e le cinque casette di Porta del tutti i frutti precetti tanto del detto Palazzo e casette Popolo Onde il prenominato Sign. Senatore Ferrante quanto della suddetta Vigna e quelli rilassano liberamente facesse istanza all’amichevole che l’Ill.ma Sign.ra Maria a detta Signora Maria Anna Capponi Cardelli perché la Anna Capponi in Cardelli e sorella e erede del predomina- medesima e suo Signore figlio paghino in Firenze a detti to Sign. Marchese Alessandro Gregorio Capponi e, Signori fratelli Capponi la somma e quantità di scudi l’Ill.mo Sign. Conte Francesco Cardelli di lei figlio e erede trecento fiorentini di lire sette l’uno per straglio e stralcio sostituito dal predetto Sign. Marchese Capponi in ordine e in conto di frutti de suddetti beni. al di lui testamento del di .. rogato per l’Egregio Terzo che detto Signore obblighi i detti S. fratelli notaio Genesio Ginetti li rilassasse il possesso del predetto Capponi di saldare e pagare per tutto il mese di dicembre Palazzo, Casette e Vigna al che rispondesse che non solo a venire , tanto la sorte che i frutti dei due cambi dei pretendeva di essere Ella chiamata al predominato fide- quali sono debitori a detta Signora Maria Anna Capponi e commesso ma che in ogni caso gli si competevano detra- Sign. Conte Cardelli di lei figlio purché l’importare di essi zioni legali accidentali in somma onorevole. Onde fra cambi per la sorte resti rinvestito come sia di ragione. detto quondam Sign.Ferrante e la predetta Sign. Maria Quarto che detti Signori fratelli Capponi debbino Anna Capponi e Sign. Conte Cardelli di Lei figliolo si renunziare e cedere liberamente a detta Signora Maria introducesse fruttato di transazione e quella sia restata Anna Capponi e Sign. Conte Cardelli di lei figlio la sud- convenuta con gli Ill.mi Sign. Conte Cavaliere Camillo e detta vigna posta fuori di Porta del Popolo e tanto per Conte Cavaliere Ferdinando di lei figli, e eredi del detto causa delle pretese detrazioni legali quanto per le acciden- Signor Senatore Conte Cavalier Ferrante Capponi; e desi- tali di miglioramenti derando l’una e l’altra parte che di essa transazione ne  constò per pubblico strumento o per scrittura privata da c. celebrarsi in Roma dove non possono trasferirsi detti e che i medesimi renunzino parimenti alla pretensione fratelli Capponi e volendo per ciò effettuare per prezzo di del suddetto fidecommesso indotto dal detto Sign. Ameri- procuratore. go Capponi Item costituirono e costituiscono il detto Di qui è che per il presente chirografo da valere e tene- Sign. Abbate Bottari per lor Procuratore ad intervenire in re come se fosse un pubblico giurato e guarentigiato nome loro a detta transazione da celebrarsi in Roma e instrumento si dichiara come gli Ill.mi Sig. Conte Cavalie- quivi prima minutarsi con mandarne però preventivamen- re Camillo e Conte Cavaliere Ferdinando figli e eredi del te la minuta a detti Sign. Fratelli Capponi per attendere la suddetto Ill.mo e Clarissimo Sign. Senatore Conte e Cava- loro approvazione ad effetto che la loro transazione sia liere Ferrante Capponi Nobili Pa- distesa e si faccia in buona e valida forma dettero e danno  facoltà al detto loro Sign. Procuratore di eleggere un c. v Avvocato o altro Curiale a sua satisfazione che si trovi trizi fiorentini non per forza ma spontaneamente (...) presente alla celebrazione di essa transazione. costituirono e costituiscono per loro procuratore e attore E per l’essecuzione delle cose dettero e fanno facoltà al l’Ill.mo sign. Abb. Guido Bottarj fiorentino abitante in medesimo Sign. Lor Procuratore di fare tutto quello e Roma, benché assente ma come presente a potere in quanto sarà necessario e opportuno e che far potrebbero nome di detti SS. Costituenti accordare e transigere detti Sign. Costituenti se fossero presenti ancorché fossero tanto per pubblica come per privata scrittura e come a cose che richiedessero più generale e speciale mandato detto Sign. Procuratore parerà e piacerà con l’Ill.ma colla clausola cum libera. Dant. Promitt. Rilevant. E in Sign.ra Maria Anna Capponi e, l’Ill.mo Sign. Conte fede (...) Francisco Cardelli di lei figlio colle solennità che siano Io Camillo Capponi costituisco e deputo il suddetto necessarie sopra i beni preaccennati sopra il detto Fide- procuratore nel modo soprascritto e in fede mano propria commesso indotto dal Sign. Amerigo Capponi sottoscrit- questo dì  settembre  to sotto il di  agosto prossimo passato  trasmesso al Io Ferdinando Carlo Capponi costituisco e deputo il signor Conte Cardelli e specialmente a far dichiarare in suddetto procuratore nel modo soprascritto e in fede detta transazione prima che da detta Sign.ra Anna Maria mano propria questo dì  settembre  e detto Sign. Conte Francisco Cardelli suo figlio siano consegnati liberamente ai Sign. Fratelli Capponi per ASR, Notai del Vicario, notaio Bernardino Monti, uff. , causa del suddetto fidecommesso il Palazzo e le cinque , ° parte, c.    Vendita di palazzo per £. . fatta dall’Ill.mo Signor legge. Una tal vendita e rispettiva compra è stata fatta, ed Marchese Francesco Campanari a favore del Sign. Carlo accettata per prezzo di comun consenso stabilito in Lire Ludovico Lavigne, Francesco Ehrle, Giuseppe Ampoulange, Quattrocentomila, quali ora alla presenza di me notaro e Luigi Filippo Boussac. testimoni infrascritti il Signor Giovanni Maria Cornoldi quale procuratore con i denari dei suoi mandanti paga e Regnando Sua Maestà Umberto I, per grazia di Dio e sborsa al signor marchese Francesco Campanari (...). volontà della Nazione Re d’Italia L’anno  il giorno  del mese di maggio in Roma il ASR, Trenta Notai Capitolini, notai Romualdo Cucchi e palazzo già Capponi posto in Roma via di Ripetta n. , e Antonio Torrioni, uff. , II parte,  maggio  vicolo già delle Scale, oggi vicolo Brunetti, n. - (...) Innanzi di me Romualdo Cucchi notaro coadiutore nomi- nato al Signore Antonio Torriani notaro in Roma, residen- te di studio in via Monte della Farina n. , iscritto presso il Consiglio notarile di questo Distretto et assistititi dagli infrascritti testimoni abili a forma di legge Personalmente costituiti il nobiluomo Signor Marchese Francesco Campanari, figlio della bona memoria di Vin- cenzo nativo di Veroli, domiciliato via di Ripetta n. . Il Signor Giovanni Maria Cornoldi figlio del fu Giulio, nativo di Venezia, domiciliato in Roma piazza Scossacaval- li n. , il quale agisce e stipula come procuratore speciale dei Signori Carlo Ludovico Lavigne del fu Pietro, France- sco Ehrle del vivente Francesco, Giuseppe Ampoulonge fu Giovanni Battista e Luigi Filippo Boussac fu Stefano, in virtù di procura rogata in atti miei il giorno  corrente mese che originalmente qui si unisce (...) Detti signori comparenti ambedue maggiori di età, e da me notaro cogniti, analogamente alle cose narrate e in esecuzione di ciò il nobil uomo signor marchese France- sco Campanari di sua spontanea e deliberata volontà vende, e perpetuamente aliena a favore dei signori Carlo Ludovico Lavigne, Francesco Ehrle, Giusppe Ampoulan- ge, e Luigi Filippo Boussac, per essi qui presente, ed accettante il loro procuratore signor Giovanni Maria Cornoldi: Il palazzo da cielo a terra situato in Roma nel rione Campo Marzio per la via di Ripetta, ivi segnato coi civici numeri , ,  e  che rivolta al vicolo Brunetti già delle Scale, ivi segnato dai civici numero da  al  inclusi- vo unitamente al giardino, e all’ultimo piano della Casa attigua al detto Palazzo il di cui ingresso è distinto col civ. n.  per la detta via di Ripetta, fornito di un’oncia e mezzo di Acqua di Trevi, segnati in catasto coi numeri  sub  e , confinante dalla parte del vicolo Brunetti con una piccola casa di proprietà della S.M. Pio Papa IX dal lato della via di Ripetta con la proprietà degli Orfani, ed in avanti le due vie pubbliche salvi etc. con tutti del suddescritto stabile annessi e connessi, usi servitù attive e passive e comodità qualsivogliano, diritti, azioni e ragioni, e quant’altro è inerente al fondo alienato, nel modo come è goduto e posseduto dal venditore Signor Marchese Campanari, immettendo questi ora nel materiale, il reale possesso i Signori Acquirenti tutto e per tutto a forma di  Fonti manoscritte

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L’origine dei fiumi PALERMO L., Il porto di Roma nel XIV e XV secolo. Strutture socio  Tevere e Aniene... Una breve, ma esatta descrizzione dell’Anno economiche e statuti, Roma . santo..., Roma . PAMPALONE A., Caporale Francesco, in Dizionario Bibliografico degli     PIO N., Le vite di pittori scultori et architetti, Roma , ed. a cura Italiani, Roma, , vol. XVIII, pp. - . di C. e R. Engass, Città del Vaticano . PANCIROLI O., Tesori nascosti dell’alma città di Roma con nuovo POLVERINI FOSI I., I mercanti fiorentini, il Campidoglio e il papa: il ordine ristampati, e in molti arricchiti da Ottavio Panciroli, cano- gioco delle parti, in CHERUBINI P. (a cura di), Roma e lo studium nico della cattedrale di Reggio sua patria. Quest’opera, oltre alcuni urbis. Spazio urbano e cultura dal quattro al seicento, Atti del trattati dell’Anno santo... contiene tutte le chiese di Roma distinte Convegno Roma, - giugno , Ministero per i Beni Culturali per rioni con le reliquie e indulgenze perpetue che in esse vi sono. e Ambientali - Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, Roma Si sono aggiunti tre indici, uno delle chiese, l’altro delle reliquie, il , pp. -. terzo delle indulgenze, , Roma . POMIAN K., Collezionisti, amatori e curiosi. Parigi-Venezia, XVI-XVIII PANVINIO O., Antiquae Urbis Imago accuratissime, ex vetustis secolo, Milano, . monumentis, et his quae supersunt reliquis, et parietinis..., Vene- zia . PONA F., Il Paradiso de’ Fiori, overo lo Archetipo de’ Giardini, Vero- na . PAPINI M.L., L’ornamento della pittura. Cornici, arredo e disposizio- ne della Collezione Corsini di Roma nel XVIII secolo, Roma . 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SCACCIA SCARAFONI C., L’antico statuto dei magisteri stratarum, in “Archivio della Società Romana di Storia Patria”, L, , pp. Roma antica e moderna, nella quale si contengono chiese, monasteri, -. ospedali, compagnie, collegii e seminarii; tempi, teatri, anfiteatri...  Indice de’ Sommi Pontefici, imperatori e duchi..., Roma . SCAMOZZI V., L’idea dell’architettura universale, Venezia , ed. A. Forni . Roma moderna distinta per rioni, e cavata dal Panvinio, Pancirolo, Nardini e altri autori. Ornata di vari rami diligentemente intaglia- SCANO G. (a cura di), Guide e descrizioni di Roma dal XVI al XX ti, rappresentanti le basiliche e altre insigni fabbriche fino all’anno secolo nella Biblioteca della Fondazione, Fondazione Besso,  MDCCXLI, Roma . Roma . ROMAGNOLI E., Biografia Cronologica di Bellartisti Senesi dal sec. SCAVIZZI C.P., Le condizioni per lo sviluppo dell’attività edilizia a XII a tutto il XVIII, (ante ), ed. stereotipo, Firenze . 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Il Rione Campo Marzio, quali, si tratta de’ palazzi, chiese, ville, giardini, terme, acque... e Roma . cose più singolari di Roma. Con l’aggiunta delle fabriche fatte fin SPAGNESI G., L’architettura a Roma al tempo di Pio IX -, Ro- al presente, Roma . ma . ROTONDI G., La chiesa di S. Maria del Popolo e i suoi monumenti, SPAGNESI G., L’immagine di Roma barocca da Sisto V a Clemente XII: Roma . la pianta di Giovan Battista Nolli del , in Immagini del Baroc- RUDOLPH S., Mecenati a Firenze tra Sei e Settecento. I committenti co, Bernini e la cultura del Seicento, Firenze , pp. -. privati, in “Arte illustrata”, V, , n. , pp. -. SPAGNESI G. - CAVERNA M. - CESAREI A. - CORRADINI C. - DEL-  RUFINI E., S. Giovanni dei Fiorentini, Roma . L’ACQUA P. - S PEGNESI P., La pianta di Roma al tempo di Sisto V SALE G., “La Civiltà Cattolica” nella crisi modernista (-), (-), Roma .  Roma . SPARTI D., Le collezioni Dal Pozzo. Storia di una famiglia e del suo SALERNO L. - SPAGNESI G., La chiesa di S. Rocco all’Augusteo, museo nella Roma Secentesca, Roma .  Roma . SPERONI M., La tutela dei beni culturali negli Stati italiani preunita- SALVO COZZO G., I codici Capponiani della Biblioteca Vaticana, Ro- ri. L’età delle riforme, “Annali della Facoltà di Giurisprudenza ma . dell’Università di Genova”, Milano . SANFILIPPO M., Roma medievale e moderna, Roma . SPEZZAFERRO L., La collezione “accademica” di Charles Erard, in     SANFILIPPO M., La costruzione di una capitale. Roma -, Mila- “Roma moderna e contemporanea”, , n. , pp. - . no . SPEZZAFERRO L., La politica urbanistica dei Papi e le origini di via SANFILIPPO M., Le tre città di Roma. Lo sviluppo urbano dalle origi- Giulia, in SALERNO L. - SPEZZAFERRO L. - TAFURI M., Via Giulia.   ni a oggi, Bari, . Un’utopia urbanistica del ’ , Roma .   SANTI (SOLINORI), FRA’, Le cose meravigliose dell’alma città di SPRETI V., Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano - . Roma, dove si veggono il movimento delle guglie, e gli acquedutti STELLA M., Antichi mestieri di Roma, Roma . per condurre l’Acqua Felice, le ample e commode strade, fatte a TABAK G., I colori della città eterna. Le tinteggiature dei palazzi beneficio pubblico dal Santissimo Sisto V P.O.M. Et si tratta delle romani nei documenti d’archivio (secc. XVII-XIX), in Quaderni chiese, rappresentate in disegno da Gieronimo Francino, con le della Rassegna degli Archivi di Stato, , Roma .  TEMPESTA A., Roma al tempo di Clemente VIII. La pianta di Roma di VASI G., Delle magnificenze di Roma antica e moderna, libro quarto, Antonio Tempesta del , riprodotta da una copia vaticana del che contiene i palazzi e le vie più celebri di essa, Roma .   , Città del Vaticano . VASI G., Delle magnificenze di Roma antica e moderna, libro quinto, THEMELLY A., Pier Leone Ghezzi tra “erudizione” e nuova scienza che contiene li ponti e le vedute sul Tevere, Roma .  archeologica: Riflessioni sul ms.Ottoboniano latino , in “Euto- VASI G., Delle magnificenze di Roma antica e moderna, libro sesto,     pia”, , II, , pp. - . che contiene le chiese parrocchiali, Roma . THIEME U. - BECKER F., Ferruzzi Francesco, in Kunstler-Lexicon, VASI G., Delle magnificenze di Roma antica e moderna, libro setti-   Leipzig , vol. XI, p. . mo, che contiene i conventi e case dei chierici regolari, Roma . TITI F., Ammaestramento utile, e curioso, di pittura scoltura et archi- VASI G., Delle magnificenze di Roma antica e moderna, libro ottavo,  tettura nelle Chiese di Roma..., Roma . che contiene i monasteri e conservatorj di donne, Roma .   TOMASSETTI G., La campagna romana, Firenze , voll. VASI G., Delle magnificenze di Roma antica e moderna, libro nono, TOMEI P., L’architettura a Roma nel quattrocento, Roma . che contiene i collegi, spedali e luoghi pii, Roma . TOMEI P., Le case in serie nell’edilizia romana dal ’ al ’, in VASI G., Delle magnificenze di Roma antica e moderna, libro deci- “Palladio”, II, , pp. -. mo, che contiene le ville e giardini più rimarchevoli, Roma . TOMEI P., Un elenco dei palazzi di Roma del tempo di Clemente VIII, VASI G., Indice istorico del gran prospetto di Roma..., ovvero Itinera- in “Palladio”, III, nn. IV-V, Roma , p. . rio istruttivo per ritrovare con facilità tutte le antiche e moderne TOMMASINI O. (a cura di), Diario della città di Roma, in “Fonti per magnificenze di Roma, con una breve digressione sopra alcune cit-  la storia d’Italia”, Roma , pp. -. tà e castelli suburbani, Napoli . TUTTLE R.J. - ADORNI B. - FROMMEL C.L. - THONES C., Jacopo Ba- VASI G., Itinerario istruttivo diviso in otto giornate per ritrovare con rozzi da Vignola, Milano . facilità tutte le antiche e moderne magnificenze di Roma, cioè tutte le opere di pittura, scultura e architettura con nuovo metodo UBALDELLI M.L., Dactyliotheca Capponiana. Collezionismo romano compilate dal cavalier Giuseppe Vasi. Terza edizione corretta ed ac- d’intagli e cammei nella prima metà del XVIII secolo, in “Bollettino    cresciuta di molte notizie e di rami del medesimo autore. Con una di Numismatica”, Monografia . , Roma . breve digressione sopra alcune città e castelli urbani, Roma . UGURGIERI AZZOLINI I., Le pompe sanesi, o vero relazione delli huo-  VASI M., Itinerario istruttivo di Roma antica e moderna, ovvero mini e donne illustri di Siena e suo Stato, Pistoia . descrizione generale dei monumenti antichi e moderni e delle Una collezionista e mecenate romana Anna Letizia Pecci Blunt  - opere più insigni... di quest’alma città..., Roma . , catalogo della mostra (Roma - Palazzo Braschi  novembre     VENUTI R., Accurata e succinta descrizione topografica e istorica di - gennaio ), a cura di Lucia Gavazzi, Roma . Roma moderna. Opera postuma dell’ab. Ridolfino Venuti... ridotta VACCARO P., Tessuto e tipo edilizio a Roma. Dalla fine del XVI sec. in miglior forma, accresciuta e ornata di molte figure in rame, alla fine del XVIII sec., Roma . Roma . VACCARO P. - A MERI M., Progetto e realtà nell’edilizia romana dal VERNESI V., Alessandro Gregorio Capponi, “Statue di Campidoglio”: XVI al XIX secolo, Cortona . Idea e forma del Museo Capitolino, in “Bollettino dei Musei Co-    VANNUCCHI M., Il giardino. Stilemi e paradigmi della sua evoluzio- munali di Roma”, XV, , pp. - . ne, Lucca . VIANELLO C. (a cura di), Carteggio con Filippo Argelati, in Edizione VASARI G., Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori ita- nazionale del carteggio di L.A. Muratori, Centro di Studi Murato- liani, da Cimabue insino a’ tempi nostri, Firenze, , ed. a cura riani Modena, Firenze , vol. . di Luciano Bellosi e Aldo Rossi, Torino . VICIOSO J., La basilica di S.Giovanni dei Fiorentini in Roma: indivi- VASETTI S., Gli affreschi di Bernardino Poccetti nella Sala Grande, in duazione delle vicende progettuali, in “Bollettino d’arte”, LXXVII,     MEDRI M.L., (a cura di), Palazzo Capponi sul Lungarno Guicciar- VI ( ), n. , pp. - . dini e gli affreschi restaurati di Bernardino Poccetti, Firenze , VIOLA C. (a cura di), Carteggio con Mansi... Marmi, in Edizione na- pp. -. zionale del carteggio di L.A. Muratori, Centro di Studi Murato-   VASI G., Delle magnificenze di Roma antica e moderna, libro primo, riani Modena, Firenze , vol. . che contiene le porte e le mura di Roma dedicate alla S.R.M. di VISCONTI C.L. e VESPIGNANI V., Per le scoperte avvenute per la Carlo Infante di Spagna...Con una spiegazione istorica di tutte le demolizione delle torri della Porta Flaminia, in “Bullettino della cose notabili di dette porte, composta dal p. Giuseppe Bianchini, Commissione Archeologica Comunale di Roma”, Roma , pp. Roma -. -. VASI G., Delle magnificenze di Roma antica e moderna, libro secon- WILLICH H., Giacomo Barozzi da Vignola, Strasburgo . do, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colon- ne e altri ornamenti, Roma . VASI G., Delle magnificenze di Roma antica e moderna, libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma, Roma .  Indice dei nomi

Acilii, famiglia degli,  Bartoli Francesco, , ,  Buttaoni Girolamo, notaio,  Adinolfi Pasquale, , ,  Bartoli Pietro Santo, , , ,  Adriano, imperatore romano, ,  Bartolini Francesco,  Caccia Matteo, medico,  Agapito II,  Bassano,  Cadorna Raffaele,  Agrippa, Marco Vispanio, generale romano,  Bazzi Bernardo imbianchino,  Caio Cestio,  Albani Alessandro, cardinale, , , ,  Bazzi Giacomo, imbianchino, ,  Caio Flaminio, censore,  Albani Francesco, ,  Bellarmino, cardinale,  Calabrese, v. Preti Mattia Albizzi, Rinaldo degli, monsignore, ,  Bellori Giovan Pietro, ,  Calamo Francesco,  Aldigieri Bastiano, vetraio,  Beltrami Francesco, ottonaro,  Caliari Paolo, detto il Veronese Aldobrandini, cardinale,  Bembo Pietro,  Calvaert Denis,  Alessandro Magno,  Benedetto XIV, ,  Campanari Agostino,  Alessandro I, imperatore di Russia,  Bernardino di Bastiano di Stefano, Campanari Domenico,  Alessandro VI, ,  pozzolanaro,  Campanari, famiglia, ,  Alessandro VII, , ,  Bernardino di Bette, detto Pinturicchio Campanari Francesco (vescovo di Alatri nel Algardi Alessandro, ,  Bernini Gian Lorenzo, , , ,  ),  Algarotti Francesco,  Berretta Paolo, libraio,  Campanari Francesco, , , ,  Allegretti A.,  Berettini Pietro, detto Pietro da Cortona Campanari Stefano,  Allegri Antonio detto il Correggio Berrettoni Giovanpietro, scalpellino,  Campanari Vincenzo,  Amayden Teodoro,  Bertacchini Giovanni, stagnaro, , ,  Campiglia Giovanni Domenico, , , ,  Ambrogio, fornaciaro,  Berthault Louis Martin, ,  Camporesi Giuseppe,  Amorosi Antonio, , ,  Berti Alessandro Pompeo,  Capodiferro, famiglia,  Ampoulange Giuseppe,  Biagetto pozzolanaro,  Capodiferro Raimondo, , , ,  Andrea d’Agnolo, detto Andrea del Sarto Bianchi Clemente,  Caporale Francesco, , , , , , , Andrea del Sarto, ,  Bianchi Francesco, ,  ,  Anicii, famiglia degli,  Bianchini Francesco, ,  Capponi Alessandro Gregorio, , , , Annio Vero, figlio di Marco Aurelio, ,  Bicchierari Antonio, , , ,  , , , , , -, , , , , Antonino Pio, imperatore romano, , ,  Biondo Flavio,  ,  Antonio il Nigrita, ambasciatore del Congo,  Biscioni Anton Maria, , ,  Capponi Amerigo, , , , -, , , , Appiano, storico greco,  Blasi Pietro, scalpellino, , , ,  -, , , , , , , , , , Aretino Pietro,  Boccaccio Giovanni, , ,  , , ,  Argelati Filippo,  Boldetti Marcantonio, ,  Capponi Bernardino,  Armellini Mariano,  Bolini Pasquale, carrettiere,  Capponi Camillo, ,  Assemani Giuseppe, monsignore, ,  Bonaccorsi Pietro detto Perin del Vaga Capponi, famiglia, , , , , ,  Augusto, imperatore romano, ,  Boni G.,  Capponi, Ferrante, , , , ,  Avellino Onofrio, , ,  Bonifacio VIII,  Capponi Francesco, ,  Bonifatij Giuseppe, facchino,  Capponi Francesco Ferdinando, , , , , Baglione Giovanni, ,  Borghese, famiglia,  , , , , , , , , ,  Bai Filippo,  Borghese, Giovan Battista,  Capponi Gino, , , , ,  Baini Felice,  Borghese Marcantonio,  Capponi Gino Angelo, , , , -, , Baldelli Giovanni, muratore,  Borghese Scipione, cardinale,  , , , , , , , ,  Baldini Gianfrancesco, ,  Borghini Raffaele,  Capponi Lucrezia, , ,  Baldinucci Filippo,  Borgognone,  Capponi Ludovico (-), , ,  Balducci Giovanni,  Borioni Antonio,  Capponi Ludovico (-),  Ballano Paris, artigiano,  Bottari Giovanni Gaetano, , , , ,  Capponi Luigi,  Barbaro Daniele,  Bottari Guido, ,  Capponi Maddalena, , ,  Barbatelli Bernardino, detto il Poccetti Bottini Lorenzo Felice,  Capponi Maria Anna, coniugata Cardelli Barberini Antonio, cardinale,  Bosio Antonio, ,  Capponi Neri, , , , ,  Barberini Francesco, cardinale,  Boussac Luigi Filippo,  Capponi Niccolò, ,  Barbiellini Carlo,  Boze Claude, Gros de, ,  Capponi Orazio, , , -, , , , Barbiellini G.L.,  Bozzolani Pietro, decoratore,  ,  Barbieri Giovan Francesco, detto il Guercino Bracci Pietro, , , ,  Capponi Ottavio,  Bardi Lucrezia, coniugata Capponi Bramante, ,  Capponi Piero, ,  Bargellini Pellegrino,  Bregno Andrea,  Carabelli Giuliano, mastro,  Barigioni Filippo, , , ,  Brill Paul, ,  Caravaggio, , , ,  Barocci Federico, ,  Bruegel Pieter, detto il Vecchio, , ,  Cardelli Antonio, ,  Baronci Domenico, falegname,  Brunelleschi Filippo,  Cardelli, famiglia, , , ,  Barozzi Cristoforo, ,  Brunengo, monsignore, ,  Cardelli Francesco,  Barozzi Iacopo detto il Vignola Bufalini Pietro,  Cardelli Maria Anna, ,   Cardi Ludovico, detto il Cigoli Costanzi Placido, , ,  Ferruzzi Francesco Claudio, , , , , Carlo V, ,  Courtois Jacques, detto il Borgognone ,  Carlo VIII,  Craon, principe di,  Ficoroni Francesco, , , , , , , Carlo Antonio, merciaio,  Crecolini Antonio, pittore e restauratore,  ,  Carlo da Veroli, decoratore,  Crescenzi Marcello,  Filipponi Luigi, ,  Caro Annibal,  Crespi, famiglia, ,  Fontana Carlo,  Carracci Agostino,  Crespi Girolamo, carrettiere,  Fontana Domenico,  Carracci Annibale, , ,  Crespi Tommaso,  Fontanini Giusto, , , , , , ,  Carracci Antonio,  Cristina regina di Svezia, , , , , , , Fontebuoni Anastasio,  Carrucci Iacopo, detto il Pontormo ,  Franceschini Vincenzo, incisore,  Cartaro Mario,  Cucchi Romualdo, notaio, ,  Francesco I de’ Medici,  Casolani Alessandro,  Francesco I, imperatore d’Austria,  Cassini Giacomo,  Damiani Nicola, notaio, ,  Franzesi Mattio,  Castaldi Domenico,  Daniele da Volterra,  Freij, v. Frey Johann Jakob Castelli Matteo,  Da Ponte Iacopo, detto il Bassano Frey Johann Jakob, incisore,  Castiglione Giacomo,  Del Barba Ginesio,  Frezza Girolamo, , ,  Castiglioni Giovanni, argentiere,  Della Porta Giacomo, , ,  Frigia (o Friggia) Stefano, muratore, ,  Castone Michele, scalpellino,  Della Porta Melchiorre,  Frigoni Bazicaluna Alessandro,  Cavaceppi Bartolomeo,  Della Valle Bartolomeo, , , ,  Frontino, Sesto Giulio, scrittore latino,  Cavalier d’Arpino, , , ,  Della Valle Filippo,  Fuga Ferdinando, , , ,  Cellini Benvenuto, ,  D’Este Luigi, cardinale,  Fulvio Andrea, ,  Cennini Giacomo, , ,  De Rossi Domenico, ,  Furietti Giuseppe Alessandro, monsignore,  Cennini Pietro Paolo,  De Rossi Giovanni Antonio,  Cesare, Gaio Giulio, ,  De Rossi Giovanni Battista, ,  Gaddi, famiglia,  Cesari Giuseppe, detto Cavalier d’Arpino De Rossi Matteo Gregorio,  Gaddi Giovanni Battista, ,  Cesi, cardinale,  De Rossi Paolo, mastro (detto anche Rossi Gaddi Luigi, , , ,  Chiappini Alessandro,  Paolo), , , , , ,  Gaddi Niccolò, , , , , ,  Chiari Giovanni Maria, orologiaio,  Derra Giovanni, carrettiere, ,  Gaetano, decoratore,  Chigi Agostino, ,  Dezza, cardinale, ,  Galilei Alessandro,  Chigi, famiglia, ,  Diocleziano, imperatore romano,  Galli Jacopo,  Ciampelli Agostino,  Dolfini Francesco, muratore,  Gentileschi Orazio,  Cicerone, Marco Tullio, scrittore e oratore Domenichino, , , , ,  Gherardo delle Notti,  latino,  Dominichi Cesare, battiloro,  Ghezzi Giuseppe,  Cicci Giacomo, falegname,  Domizi, famiglia dei, ,  Ghezzi Pier Leone, , , , , , Cigoli, ,  Domiziano, imperatore romano,  ,  Circignani Niccolò, detto il Pomarancio Donato di Pascuccio di Antonio, detto Ghiberti Lorenzo,  Claudio, imperatore romano,  Bramante Gigli Giacinto,  Clemente VII, , , ,  Dughet Gaspard, detto anche G. Poussin, Gimignani Giacinto, , ,  Clemente VIII, ,  ,  Gimini Giovanni, stagnaro,  Clemente X, ,  Duhn Friedrich von,  Ginnetti Generoso, notaio, , -,  Clemente XI, , , , , , ,  Du Pérac Étienne, ,  Giordano Luca,  Clemente XII, , , , , , , , , , Dürer Albrecht, , ,  Giorgi Domenico,  -,  Giorgio da Coltre, architetto, , ,  Codazzi Viviano,  Ehrle Francesco,  Giovan Domenico, stuccatore,  Colonna Iacopo, cardinale,  Eliogabalo, imperatore romano,  Giovanni, decoratore,  Colonna, famiglia,  Ergeret Domenico, mastro cavatore, ,  Giovanni de Alessandro, pittore,  Colonna Flaminia,  Giovanni Matteo, stampatore,  Colonna, marchese,  Fabbri Lodovico,  Gisors Guy de,  Colonna Pietro, cardinale,  Fabris Giuseppe,  Giulio II, , ,  Comincioli Cintio, vetraro,  Falconieri Orazio,  Giulio III,  Contucci Contuccio, ,  Falda Giovanni Battista, , ,  Giulio Romano, ,  Commodi Andrea,  Falgher Giovanni, ebanista,  Giustiniani, famiglia,  Correa, famiglia,  Faustina minore, moglie di Marco Aurelio, Giustiniani Francesco,  Correggio,  , ,  Giustiniani Ottavia, , ,  Corsini, famiglia, ,  Fedele Francesco, mastro, ,  Gori Antonio Francesco, , , ,  Corsini Lorenzo, cardinale, ,  Ferreri Giovan Paolo, architetto, ,  Gotifredi, v. Gottifredi Francesco Corsini Neri, cardinale, , , ,  Ferrerio Pietro,  Gottifredi Francesco, antiquario,  Cosimo II de’ Medici,  Ferrua Antonio,  Gregorio IX,   Gregorio XIII, ,  Malagricci Filippo, notaio, ,  Mirri Ludovico,  Gregorio XVI, ,  Manetti Latino Giovenale,  Mitridate, re del Ponto, ,  Gregorio Pier Antonio, restauratore,  Mangone Fabio,  Mochi Francesco,  Gregorovius Ferdinand,  Mannelli, famiglia,  Mola Pier Francesco,  Greuter Matteo, ,  Mannucci Vincenzo, notaio,  Monti Antonio, muratore,  Grottis, Lucia de,  Mantegna Andrea,  Monti Bernardino, notaio,  Gnaccarini Filippo,  Manuelli, editore in Firenze,  Morandi Giovanni Maria,  Gucci Pietro,  Manuzio Aldo, ,  Morpurgo Vittorio, ,  Guercino, , ,  Maometto II,  Muratori Ludovico Antonio, , , , , Guicciardini, famiglia,  Maraldi Pietro,  ,  Guidetti Guidetto,  Marangoni Giovanni, , , , , ,  Guidi Bastiano, ,  Maratta Carlo, -, ,  Nanni di Baccio Bigio, ,  Guidotti Dionigi, scalpellino, , ,  Marco Aurelio, imperatore romano, , , Nanni Francesco, stagnaro,  Guidotti Giovanni Battista, scalpellino,  ,  Napoleone Bonaparte,  Marcello, Marco Claudio, figlio di Ottavia, Napoleoni Carlo Antonio, , , , -, Infragliati Benedetto, falegname,  sorella di Ottaviano Autusto, ,  ,  Mardiglia Cesare, mastro muratore,  Nari Marzio,  Kircher Athanasius,  Marino, Giovanni Battista, ,  Natoire Charles,  Koebel, famiglia,  Marmi Anton Francesco, , , ,  Nerone, imperatore romano, , ,  Koebel Carlo, , ,  Martegani Giacomo,  Nibby Antonio, - Martelli L.,  Niccolò V,  Laboureur Alessandro Massimiliano,  Martelli, famiglia,  Nolli Giovan Battista, , ,  Lanciani Rodolfo,  Martelli Marietta,  Novelli Antonio Maria, doratore,  Landucci Ambrogio,  Martinelli Fioravante, , ,  Nugarini Pietro, , , ,  Lanfranco Giovanni, ,  Martini Luigi Giorgio,  Nuzzi Mario,  Lauri Filippo, , ,  Masmani Giovanni, di Damasco,  Lauro Giacomo, , -, , , ,  Massimo, famiglia,  Orazi Giuseppe, incisore,  Lavigne Carlo Ludovico,  Masucci Agostino, , ,  Orsi Giovanni Domenico, abate,  Lazzarini Giuseppe,  Mattei Ciriaco,  Orsini, famiglia, , , ,  Leminard Giovanni,  Mattei Giuseppe, pittore,  Orta Giovan Battista, marmista,  Leonardo da Vinci,  Mattheis, Violante de  Leone X, , -, , , , -, ,  Mazzantini Antonio, mastro muratore,  Pacca Bartolomeo, cardinale,  Leone XIII,  Medici Anna Maria, de’, ,  Pacelli Eugenio, cardinale,  Ligustri Tarquinio,  Mei Bernardino,  Padovanino,  Lippi Giovanni, detto Nanni di Baccio Bigio Melchiorri Giuseppe,  Palazzi Francesco, antiquario, , , , Longhi Martino, il Vecchio,  Mencacci, famiglia, , ,  ,  Longhi Onorio,  Mencacci Francesco, ,  Pallavicini Giovanni Filippo, ,  Lopez Rosa Odoardo,  Mencacci Giacomo, ,  Panciroli Ottavio, ,  Lovani Giovanni Battista, mercante d’arte,  Mencacci Lorenzo, ,  Pannini Giovanni Paolo, , , , ,  Lovatti Clemente,  Mencacci Ludovico,  Panvinio Onofrio, , ,  Lovisone Paolo, muratore,  Mencacci Luigi, ,  Paolo III, , ,  Luca d’Olanda, v. Van Leyden Lucas Mencacci Paolo,  Paolo V, -, , , , , ,  Lucano, Marco Anneo, poeta latino,  Mencacci Raffaele,  Pascoli, abate,  Lucatelli Gianpietro,  Mencacci Vincenzo,  Pasquale II, , ,  Lucchesi Giuseppe,  Mercandetti Agostino,  Pasqualino delle Battaglie,  Lucchesini Ignazio, incisore, ,  Mercurio Soldato, pittore,  Patrizio, stampatore alla Minerva,  Lucchi Stefano, pittore,  Merisi Michelangelo, detto il Caravaggio Pedrone Giovanni, muratore,  Lucullo, Lucio Licinio, uomo politico e Michelangelo Buonarroti, , , , ,  Peparelli Francesco, architetto, ,  generale romano, ,  Michele I di Braganza, re del Portogallo, , Perilli Ercole,  Luti Benedetto, ,   Perin del Vaga, -,  Michelini Domenico, pittore e restauratore, Pertinace, Publio Elvio, imperatore romano,  Macineschi Nicola, scalpellino,  , ,  Perugino, , ,  Maderno Carlo,  Migliorucci, notaio,  Peruzzi Baldassarre,  Maderno Stefano, ,  Mignanelli Anna,  Peruzzi Luca, maestro di casa,  Maffei, marchese,  Milizia Francesco,  Pesci Girolamo, ,  Maggi Giovanni,  Millini Anna Maria, , ,  Petraglia Antonio, mastro muratore,  Magnani, marchese,  Mino da Fiesole,  Petrarca Francesco,  Magoni Giacomo,  Miollis, conte,  Petrazzi Astolfo, , , , -  Piccini Giacomo, incisore,  Sangallo Antonio da, il Giovane, , , , , Tomei Piero, ,  Piccolomini Mario,  , , ,  Torriani Orazio, , ,  Pierantoni Claudio, notaio,  Sangallo Giuliano da, il Giovane,  Torrigiani, monsignor,  Pietro Chino, pozzolanaro,  Sangiorgi Pietro,  Torrioni Antonio, notaio, ,  Pietro da Cortona, , ,  Sanmarco Nicola, ,  Tosetti Pietro, pittore, , , , ,  Pinci, famiglia dei,  Sansovino Iacopo, , , ,  Pinturicchio, ,  Sarti Antonio,  Urbano VIII,  Pio IV, ,  Sassetti, famiglia,  Urbano, mastro chiavaro,  Pio VII,  Sassoferrato,  Pio IX,  Sauli Antonio, cardinale,  Vacca G.B., mercante di marmi,  Pio XII,  Scaccia Scarafoni Paolo,  Valadier Giuseppe, , , ,  Pio Nicola,  Scamozzi Vincenzo,  Valeriani Claudio,  Pippi Giulio, detto Giulio Romano Scilla Saverio, pittore e restauratore,  Valeriani Serroberti, famiglia, ,  Plinio il Vecchio,  Scipioni, famiglia degli, ,  Valeriani Serroberti Francesco, ,  Poccetti,  Sebecchi Francesco,  Valeriano, imperatore romano,  Pomarancio,  Segni Abram, mercante,  Valerio Melchiorre,  Pona Francesco, ,  Seneca, Lucio Anneo, , ,  Vandelli Domenico,  Pontormo, , , ,  Serafini, famigla, ,  Van Dyck Antonie,  Ponzio Flaminio,  Serroberti Geronimo, , , , , ,  Van Honthorst Gerrit, detto Gherardo delle Ponzio Giuseppe, architetto, ,  Serroberti, famiglia, , -, , ,  Notti Poussin Gaspard, v. Dughet Gaspard Serroberti Flaminia,  Van Leyden Lucas detto anche Luca da Leida, Poussin Nicolas, , , , ,  Serroberti Francesco, , , , , ,  , ,  Preti Mattia, detto anche il cavaliere Serroberti Giuliano,  Vanni Francesco, ,  Calabrese,  Setti Francesco, pittore, ,  Vanni Raffaele, ,  Procaccini Carlo, ,  Settimio Severo, imperatore romano, ,  Vannucci Pietro detto il Perugino Pulzone Scipione,  Silla, Lucio Cornelio, dittatore romano,  Van Wittel Gaspard,  Silvestri Carmine, cavatore,  Varchi Benedetti,  Quirini, cardinale,  Simoncello Nicola, ,  Vasari Giorgio, , , , ,  Sisto IV, , , , ,  Vasi Giuseppe,  Raffaello Sanzio, , , , , , , - Sisto V, , , , , , ,  Vecchierelli, cardinale,  , , ,  Slodtz Michel-Ange, , ,  Venuti Giuseppe, notaio,  Raimondi Marcantonio,  Soderini Francesco,  Venuti Ridolfino, ,  Rainaldi Carlo, ,  Solari Tullio, scalpellino, , ,  Vernelli Ferdinando,  Rembradt, Harmenszoon van Rijn,  Solari Giovanni Donato,  Veronese,  Reni Guido, , , , ,  Solimena Francesco,  Verospi, famiglia,  Ricci Sebastiano,  Sorri Pietro,  Vespasiano, imperatore romano,  Ricciarelli Daniele, detto Daniele da Volterra Spaghi Pio, pittore,  Vignola, , , , , , ,  Riccioli Giovanni, mercante d’arte, ,  Specchi Alessandro,  Vincenti Girolamo, intagliatore,  Roisecco Giacomo, , Spinola Giovanbattista, cardinale,  Vitelli Giuseppe,  Roos Philipp Peter, detto Rosa da Tivoli Stacchini Ambrogio, mastro muratore,  Vittorio Emanuele II, re d’Italia,  Rosa da Tivoli,  Stefano della Bella,  Vitruvio Pollione, ,  Rospigliosi Giuseppe, orefice,  Stocchi Achille,  Viviani Giulio, ,  Rossi Gerolamo,  Strabone, storico e geografo greco,  Volpato Giovanni,  Rotati Annibale, pittore, , , , ,  Strombelli Domenico, falegname, ,  Rotati Pietro, pittore,  Strozzi, famiglia,  Zampieri Domenico, detto il Domenichino Rubens Pieter Paul,  Strozzi Pietro,  Zannini Giuseppe, imbianchino, , ,  Ruggeri Francesco, stuccatore, , ,  Zeno Apostolo, ,  Rustici Francesco,  Taja Agostino Maria,  Zoboli Giacomo, ,  Tasso Torquato,  Sabina, moglie dell’imperatore Adriano,  Tatti Jacopo, detto il Sansovino Wolkonsky Zinaida,  Sacchetti, famiglia,  Tecci Girolamo,  Sacchi Andrea,  Tempesta Antonio, , , ,  Sagredo Zaccaria,  Teniers David,  Salimbeni Ventura, ,  Testa Giovan Pietro,  Sallustio, Gaio Crispo, storico romano, ,  Theodoli Girolamo, marchese,  Salvi Giovanni Battista, detto il Sassoferrato Tiberio, imperatore romano,  Salvi Nicola, ,  Tito, imperatore romano,  Salvini Anton Maria, , ,  Tiziano Vecellio, ,   Prestampa: Enrico D’Andrassi Fotolito: Ettore Annibali

Finito di stampare nel mese di dicembre  presso la Tipografia INAIL, via Boncompagni ,  Milano