Contribuzione Allo Studio Geologico Dei Vulcani Vulsini

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Contribuzione Allo Studio Geologico Dei Vulcani Vulsini Digitized by the Internet Archive in 2014 https://archive.org/details/contribuzioneallOOmode P. MODERNI CONTRIBUZIONE STUDIO GEOLOGICO DEI VULCANI VULSINI (con Carta geologica e vedute fotografiche} ROMA Tipografia N'azionai.*: ni G. Brktkko Vi* Umbria P. MODERNI CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO GEOLOGICO DEI VULCANI VULSINI (con Carta geologica e veduto fotografiche) ROJIA TIPOGRAFIA Nazionale di G. Bertero e C. Via Umbria l!»0t (Estratto dal Bollettino del R. Comitato Geologico, annate 1903 e 1904). P. MODERNI Contribuzione allo studio geologico dei Vulcani Vulsini. Generalità. La zona vulcanica romana, corre parallela alla catena appenninica e si estende dalla valle del Liri a quella del Paglia, che segna i con- fini meridionali della regione toscana; essa è costituita dai cinque gruppi vulcanici degli Ernici, dei Laziali, dei Sabatini, dei Uimini e dei Vulsini, nonché dai due gruppi vulcanici più antichi, segnati dai monti Ceriti e Tolf'etani. Molto si è scritto e si scriverà ancora su questa regione classica del vulcanismo : sono numerose memorie scientifiche che trattano più o meno diffusamente ora dell'uno, ora dell'altro gruppo vulcanico; ovvero si occupano delle rocce e dei minerali in genere da essi erut- tuti, o speciali e caratteristici a questo o (mei vulcano. Altre studiano complessivamente questa zona vulcanica, la sua età relativa, i rap- porti delle sue rocce e dei resti organici che contengono, con quelli delle epoche geologiche che precedettero, e le cause probabili che de- terminarono così grandi manifestazioni delle forze endogene. Manca però ancora una descrizione generale dettagliata di tutte le bocche eruttive ancora riconoscibili in ognuno dei cinque gruppi vulcanici più recenti, e delle diverse fasi alle quali i vari gruppi di — 4 - bocche si riferiscono; manca uno studio completo petrografico e chi- mico delle materie proiettate da ogni singolo vulcano e delle lave emesse da ciascuna bocca, onde poter stabilire con certezza se ogni fase ebbe veramente per caratteristica l'emissione di materiali diversi; manca un'analisi minuziosa comparativa di tutti quei fatti che possono condurre all'accertamento del sincronismo o meno delle eruzioni in alcuni di questi centri vulcanici, come pure se le diverse fasi carat- terizzate dalla emissione di materiali differenti, si ripeterono separa- tamente in ciascun vulcano, ma in ordine cronologicamente identico. Specialmente i tre grandi gruppi eruttivi a N.O di Boma, dovreb- bero essere studiati parallelamente, poiché essendo vicinissimi, anzi adiacenti l'uno all'altro, ed apertisi contemporaneamente o quasi, la loro attività avendo avuto più o meno la stessa durata, le loro eru- zioni essendosi probabilmente alternate, i loro prodotti essendo per la maggior parte identici ed in grande quantità mescolatisi gli uni agli altri, i tre gruppi si possono considerare come un solo ed immane vulcano, lo studio del quale non può essere frazionato, se si vogliono ricavare i dati per stabilire le relazioni fra le diverse fasi dei diffe- renti centri, e l'influenza reciproca sul graduale sviluppo ed estinzione di ognuno d'essi. Uno studio però così complesso della grande zona vulcanica ro- mana e della svariata ed immensa quantità di materiali che la rico- prono, richiederebbe un lavoro assiduo di alcuni anni a parecchi ope- ratori i quali fondessero poi assieme in un'opera completa i risultati delle loro osservazioni e delle loro investigazioni, ma non si è trovato ancora chi a questo lavoro lungo, paziente, minuzioso, abbia voluto o potuto dedicarsi, ed è perciò che non possediamo ancora una de- scrizione completa di tutti i vulcani romani e dei prodotti da loro emessi. Ad ogni modo i dati contenuti nei lavori parziali, per quanto spesso in contraddizione, saranno sempre un materiale prezioso per chi un giorno volesse accingersi a questo lavoro complesso, e perciò con la presente descrizione dei Vulcani Vulsini, come già con l'altra dei Vulcani Sabatini io ho creduto far opera non del tutto inutile, portando il mio modesto contributo allo studio dei vulcani romani. La regione Vulsinia, o meglio l'area su la quale si ammassarono i prodotti delle eruzioni vulsinie, è limitata ad Ovest dal fiume Fiora; ad Est dal fiume Paglia e dalla valle del Tevere; a Nord dal fiume Siele e dal Paglia; a Sud grossolanamente dal torrente Vezza, a par- tire dalla valle del Tevere alle rovine dell'antica Ferentum a Nord di Viterbo, quindi da questo punto, da una linea spezzata che in dire- zione N.E-S.' ) passa per il Bagnacelo e Monte Razzano presso Viterbo, scende alla regione Scorsone a Sud di Toscanella, per risalire poi a N.O verso il Monte di Canino e raggiungere il fiume Fiora presso il i depositi di Monte Calvo ; linea che separa approssimativamente ma- teriali vulcanici provenienti dai Vulcani Vulsini, da quelli dovuti alle eruzioni dei Cimini. La superficie racchiusa entro questi limiti si può ritenere di circa '2280 chilometri quadrati e perciò quasi doppia di quella occupata dai depositi di materiali vomitati dai Vulcani Sabatini, che è di 1369 chilometri quadrati. Questo calcolo si riferisce naturalmente allo stato attualo della superficie, ma se si considerano le profonde valli e burroni scavati per erosione nella massa dei materiali vulcanici ad Or- vieto, Bagnorea, Acquapendente, Sorano e molte altre località, mentre si resta ammirati dinanzi all'immenso lavorìo di demolizione ed espor- tazione compiuto dagli agenti atmosferici, si ha una prova di quanto più potenti nelle parti centrali ed estesi nelle parti periferiche, doves- sero essere da principio questi accumulamenti di materiali vulcanici. Anche l'aspetto generale della regione assomiglia assai a quello al dei Vulcani Sabatini: il terreno sale dolcemente dalla periferia centro, segnato dal lago di liolsena, formando un cono assai schiac- ciato, rotto da innumerevoli fossi e burroni che irradiando dal centro alla periferia, chi per la linea più breve, chi con giri tortuosi, convo- gliano le acque di scolo ai diversi fiumi che delimitano la regione. 1 (loolog. P. Moderni, Le bocche eruttil e ilei Vulcani Sabatini (Boll. R. Com. itili., anno 18!Ki, n. 1-2). Roma, L896. — 6 — Attorno al lago sono disposte le altare maggiori segnate dal Poggio Evangelista, Monte San Magno e Poggio Montione, nelle vi- cinanze di Latera, che raggiungono rispettivamente metri 663, 639 e 612 sul livello del mare; Monte Starnino presso Valentano trovasi a metri 620 sul livello del mare; la città di Montefiascone è situata a la Via Cassia, fra metri 633 ; Monterado su Montefiascone e Bolsena, a metri 625 : Monte Panàro, Foggio Pocatrabbio, Poggio del Torrone, Poggio Pianale e II Monte, che coronano l'orlo della conca Vulsinea al disopra di Bolsena, si trovano rispettivamente ad un'altitudine di metri 645. 655, 702, 657 e 621 sul livello del mare; da ultimo Mon- talfina fra Bolsena, Castel Giorgio e San Lorenzo Nuovo, raggiunge 603 metri di elevazione. Il gruppo dei Vulcani Vulsini si trova all'estremità settentrionale 2 di quel grandioso golfo che il Ponzi \ il vom Rath ed altri suppon- gono esistesse laddove si svilupparono più tardi i vulcani romani, sicché le acque del mare avrebbero dovuto giungere fino ai piedi del- l'Appennino. A proposito di questo golfo, che avrebbe avuto una larghezza 3 media di 45 chilometri, il Ponzi cosi ne descrive i limiti : all'aper- tura dei Vulcani Cimini, il mare erasi già ristretto e formava un gran golfo fiancheggiato esternamente dai monti della Tolta; esso com- prendeva le antiche province di Comarca, Viterbo e Orvieto. Nel medesimo avevano la loro foce il Paglia presso Acquapendente, il Tevere, rappresentato soltanto dalla parte superiore del suo sistema, . vi terminava sotto Orvieto, il Nera presso Orte e l'Aniene a Tivoli. Nel centro di questo immenso seno, schierati in linea parallela 1 G. Ponzi, La Tuscia Romana e la Totfa (Meni. R. Acc. dei Lincei, vo- a lume I, sess. 3 ). Roma, 1877. 2 G. vom Rath, Mineralogisch-geognostisclic Fragmente aus Italien. VI, Die Umgebungen des Bolsener See. (Zeitsehr. Deuts. geolog. Gesell., 20). Ber- lin, 1863. 3 a G. Ponzi, Storia fisica dell'Italia centrale (Att. R. Acc. dei Lincei, sess. 4 ). Ttoma, 1871. agli Appennini eran disposti i tre grandi centri eruttivi sottomarini, Vulsinio, Cimino ,e Sabatino; contemporanei ai vulcanetti degli Ernici nella valle Latina, di Roccamonfina, e forse anche della valle del Bove, su la quale in seguito si accese l'Etna. I vulcani romani sarebbero stati preceduti dai vulcani dei Campi Flegrei, pure sottomarini, che il Ponzi classifica dell'epoca pliocenica e contemporanei al deposito delle sabbie gialle. I centri eruttivi a Nord di Roma apparterrebbero invece all'epoca diluviale situata da lui fra il Pliocene ed il Quaternario, e le loro eruzioni avrebbero continuato ad essere sottomarine anche nell'epoca quaternaria, fino a che per i materiali accumulatisi e per il sollevamento della superficie essi emer- sero, prima in isolotti e poi riempitosi il gran golfo si venne formando l'orografia attuale. Il Vulcano Laziale si sarebbe aperto in seguito all'av- venuta estinzione dell'attività vulcanica nella regione a Nord di Roma. 3 ', Altri invece, come il Pareto il vom Rath -, lo Stoppani , il * r Verri il De Stefani ', il Portis sostengono che i vulcani a N.O Pliocene altri, infine, di Roma, appartengono al piano superiore del ; li riferiscono tutti al Quaternario. Dopo le recenti osservazioni del Clerici io credo non sia più pos- sibile dubitare che i vulcani romani siano quaternari, però resta ad in- tendersi bene su questo vocabolo che ha un significato assai elastico: la divisione fra le due epoche è più convenzionale che sostanziale. 1 L. Pareto, Osservazioni geologiche dal Monte Amiate a Roma (Giornale Arcad. di Se. ecc., Voi. C). Roma. 1811. s Animiti in Toscana Qr. vom Natii, Ein Desiteli Radico/anta miri dèa Monte (Zeitsch. Douts. geol. Gesell., 17). Berlin, 1885. 3 A.
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