Risultatiediscussione Sono di seguito presentati i risultati dell’analisi dei cambiamenti di uso del suolo nel comprensoriodi Toceno–ValVigezzo(2areedistudiopermanenti).Quest’areadistudio èstatasceltaperl’analisipilotaamotivodellagrandeestensionedeipopolamentidipino silvestre che la interessano; la stessa metodologia sarà applicata anche ai comprensori restanti. Le zone boscate occupavano a Toceno 1.936 ha nel 1954, cioè circa il 50% del territorio analizzato;negliultimi50annilacoperturaforestalesièaccresciutadel45%circa(2.817 ha nel 2000). L’area di dettaglio scelta per l’analisi localizzata rappresenta un’interfaccia trailboscocontinuoelezonealloraamaggioreinfluenzaantropica;lepineteoccupavano il 64% della “finestra” di paesaggio analizzata, mentre nel periodo di studio la componente boscata è cresciuta fino ad occupare il 90% della finestra. Sono state analizzate tre categorie di indici di paesaggio, riguardanti rispettivamente la frammentazione, la distribuzione spaziale e la complessità di forma degli elementi paesaggistici.Lavariazionedegliindicirelativamentealperiodoanalizzatoèriportataalla tabella1. Si assiste ad un cospicuo aumento della superficie forestale (bosco: +50%; nonbosco: 73%). L’aumento della superficie forestale si esercita secondo un pattern specifico: l’aumento della dimensione media delle patch (+200% patch forestali, +40% complessivamente)èaccompagnatodaunasignificativariduzionedelledimensionidelle patchnonboscate(da0.6a0.2hainmedia),checedonoilruolodimatricedelpaesaggio alla componente forestale. Gli elementi preesistenti si espandono mantenendo quasi invariata la maglia delle tessere boscate; al contrario, scompaiono quelle sfruttate o mantenutedall’uomo. L’espansione forestale è qui frutto dell’ingrandimento e dell’aggregazione di elementi preesistenti (a “macchia d’olio”). Considerando gli indici di complessità della forma (DCAD e PAFRAC) notiamo un aumento di complessità a tutti i livelli a Toceno, specialmente a carico degli elementi boscati (DCAD +350%). I confini netti determinati dalla presenza antropica sul territorio sono stati sostituiti dall’espansione irregolare del bosco di neoformazione e delle patch di rinnovazione di pino, caratterizzate da un’espansione più caotica. Grazie anche alle più favorevoli condizioni stazionali e climatiche, il territorio è stato completamente colonizzato dalla pineta; il mosaico che caratterizzavailpaesaggiocinquantaanniorsonoèandatoquasicompletamenteperduto. Gliindicidiaggregazionemostranounapolarizzazionenelmosaicodellepatch(Contagio: +58%); la rarefazione degli elementi non boscati è documentata dall’aumento della Distanza media tra elementi (+102%). La medesima tendenza si osserva nell’analisi effettuatasull’interoversante.L’accentuatapolarizzazionetrale2classipuòessereinoltre consideratasegnodiunabbandonopiùspinto.

25

Landscapemetrics Classmetrics Unitàdimisura Popolamento Paesaggio Bosco Nonbosco Grain m 1 m 1 m 1 m 1 m Extent ha 198.1 3726.5 Patchdensity(PD) n100ha1 28.9% +3.4% 52.4% 13.4% Areamean(AREAMN) ha +40.7% 0.0% +193.7% 68.5% Perimeter/AreaFractal +18.5% +15.0% +4.6% +24.9% Dimension(PAFRAC) DisjunctCoreArea(DCAD) n100ha1 +200.0% +15.7% +350.0% 100.0% EuclideanNearestNeighbor m +101.5% +12.5% 12.4% +102.1% Mean(ENN_MN) Contagion(CONTAG) % +58.4% +6.6% / / Tabella2–VariazionerelativadegliindicidipaesaggioediclasseaToceno(19542000).

1954 2000

Figura17–Cartadell’usodelsuolostorico eattualeaToceno(inalto);

landusechangeascaladipaesaggio(in basso).

26

Figura18–Cartadell’usodelsuolonel1954(sx)enel2000(dx).Finestradianalisi:200ha.Classidi copertura:“bosco”innero,“nonbosco”inbianco.

Figura19–Cambiamentidiusodelsuoloinrelazioneallapendenza (datoelaboratodalmodellodigitaledelterreno,risoluzionespaziale:10m).

27 Perquantoriguardal’influenzadellamorfologiasulledinamichedipaesaggio,ilprocesso diafforestazioneèminimoperquotecompresetra11001300moltrechenellapartepiù altadell’areadistudio(zoneoltreillimitedelbosco).Leareeabassapendenzaequelle oltre i 60° di pendenza media mostrano una significativa afforestazione (Figura 4), al contrario delle aree a pendenza intermedia (da 20° a 40°). Il largo prevalere dell’esposizione Sud non ha permesso di identificare alcuna relazione chiara tra questa variabileeiprocessidinamicianalizzati. Le dinamiche osservate trovano giustificazione soprattutto in fattori ecologici, e in particolare nel background socioeconomico che caratterizza il sito. I pochi centri urbani presenti sul territorio sono assai localizzati e lasciano attorno a sé ampie aree marginali disponibili all’abbandono e alla successione secondaria; il processo inoltre è accentuato dallapiùsfavorevolesituazioneeconomicaedallamaggiorefertilitàstazionalecapacedi accelerareiprocessiecologiciinatto. I nuclei di neoformazione possono insediarsi rapidamente e in modo continuo, colonizzandoleradureneipopolamentioriginarieespandendosiuniformementeapartire dai loro margini. ma in modo discontinuo, e rimangono alternati ad aree attivamente mantenutedallapresenzaumana.Lezoneinteressatedall’attivitàumana(lafasciamedio altitudinaleeleareepianeggianti)hannoconservatoinpartel’usononforestaledelsuolo. Lascomparsadiprati,pascolieareeurbanizzate,unitaalprocessodisuccessioneforestale inattonelleareeabbandonate,dàorigineadunmosaicopaesaggisticoassaipiùuniforme cheinpassato. L’espansionedellasuperficieforestalelegataall’abbandonodelleterremarginalièundato costantesulleAlpioccidentali,malemodalitàconcuiavvienelacolonizzazionearborea differiscono significativamente, pur originando da un pattern iniziale molto simile. Tali differenzesonoimputabilisiaafattoristazionalichesocioeconomici. In particolare, la specie mostra qui il suo potenziale dinamico con un processo di ricolonizzazionerapidaeuniformenelleareelasciateliberedaattivitàantropica.Lascelta soggettiva dell’extent di analisi può determinare grandi variazioni nelle dinamiche osservate;tuttavia,ilconfrontodeirisultatiottenutidallostudiodellepineteconiprocessi inattoascaladipaesaggiohannoconfermatocheilpinosilvestreèilprincipaleelemento dinamicodelterritorio,eletrasformazionicheloriguardanosiripercuotono,seppurcon piùmodesteintensità,adunascalabenmaggioredelsingolopopolamento.

Dall’altro lato, le pinete hanno visto un rapido abbandono delle pratiche di gestione selvicolturaleedellosfruttamentodeiprodottisecondaridelbosco,cosicchénellestazioni più favorevoli si è assistito all’accelerazione della successione forestale verso le specie definitive,soprattuttolelatifoglie.Ilpascoloinbosco,laraccoltadellalettieraeifrequenti taglidiutilizzazione,seppuredirilevanzatalorasololocale,creavanolecondizioniadatte allarinnovazionedipino silvestre,esponendoilsuolomineraleedeliminandole specie concorrenti, più appetibili al brucamento. L’interruzione di tali pratiche in seguito all’abbandono di vaste aree montane ha, al contrario, comportato l’aumento della

28 rinnovazioneedellacompetitivitàdellespeciedefinitive,laddovelastazioneloconsentiva easecondadellepianteportasemedisponibili.

Ilcasodellasuccessionesecondarianonrappresentaunquadrostrettamentepatologico, tuttavia l’aumento della competitività delle specie definitive fa sì che la componente pioniera sperimenti una diminuzione di vitalità, un tasso di mortalità elevato e l’impossibilitàdirinnovarsiacausadelpiùefficacesfruttamentodellerisorsestazionalida parte delle specie concorrenti. Una volta che le specie mediamente tolleranti (come la roverella) o tolleranti (come il faggio, l’abete rosso e l’abete bianco) si siano insediate, l’evoluzione del popolamento provocherà la riduzione e l’eventuale scomparsa della componente a pino, impossibilitata a rinnovarsi a causa della crescente copertura esercitata dalle concorrenti e colpita dai processi di deperimento a loro volta accelerati dallecondizionidisofferenzadegliindividuiinboschiviaviapiùdensi.Siinstauracosì unfeedbackpositivoche,inassenzadiinterventiodidisturbi,fasìchelasuccessionenon siasolamenteuneffettodeldeperimento,maancheunasuacausaindiretta,accelerandoi cambiamentidicomposizionespecificanellepinetecolpiteedesercitandoisuoieffettisul ruolofuturodellaforesta, ladisponibilitàdirisorse, il regime di disturbo naturale.

Figura20Speciepiù frequentetraisemenzaliin funzionedell'intensitàdi pascolamento(percentuale diareedisaggiopascolate sultotale,dati:IPLA)

Figura21Gradodi coperturadellechiome (mediaditutteleareedi saggio)especieprevalente traisemenzali(dati:IPLA)

29 Il prevalere dell’uno o dell’altro processo dipende essenzialmente dall’uso del suolo passato, quindi indirettamente dall’intensità e dal tipo di impatto antropico, e dalle caratteristiche climatiche ed ecologiche della stazi0ne, che determinano la velocità di avanzamentodellasuccessioneelespeciecheviaviavipartecipano.Glistudieffettuatia Nord delle Alpi (Vallese) evidenziano soprattutto il fenomeno dell’abbandono della gestioneboschiva(Riglingetal.,2006),mentresiritienechenelleAlpiitalianenonvada sottovalutatal’importanzadellepinetepionieresuexpratiedexpascoli,cheinteragendo conicambiamentoclimatici(vedisucc.)puòamplificaresignificativamenteglieffettidel deperimentofornendonuovomaterialesensibileagliagentidistresscoinvolti. PRATO, PASCOLO PINETA O COLTURA GESTITA

Abbandono della gestione

Clima, Parametri Clima, stazione socio- stazione economici

Successione Gestione

PINETA SPECIE NON GESTITA DEFINITIVE

Deperimento Disturbi naturali Deperimento del pino del pino (suoi agenti) (suoi agenti) Clima, stazione Deperimento sp. STEPPA definitive? Figura 22 – Traiettorie successionali che coinvolgono le pinete di pino silvestre nell’area di studio, a partire da popolamenti storicamente gestiti o da pratopascoli preesistenti all’invasione della pineta. I fattori climatici e stazionali agiscono come regolatori in tutte le fasi della successione (abbandono, successionesecondaria,deperimento,regimedidisturbonaturalee/oantropico)

30 A2:Casidistudioascaladipopolamento

FasepreliminaredellaricercasuldeperimentodelPinosilvestre(Pinus sylvestrisL.)nelle vallate alpine è stata la scelta delle aree di studio. Il territorio della Regione Autonoma Valled’Aostaèstatosuddivisoinduegrandicomprensori,corrispondentirispettivamente all’altaeallamediabassavalle. In ciascun comprensorio si sono successivamente individuate nella fascia alta e bassa dell’arealedidistribuzionedelPinosilvestreda1a3areedistudiopermanenti,sullabase di un preliminare esame cartografico dei principali popolamenti e di sopralluoghi in campovoltiavalutarneleseguenticaratteristiche: 1. Composizionespecificaestrutturadeipopolamenti 2. Statofitosanitario 3. Tipodiproprietà 4. Accessibilitàepercorribilità 5. Disponibilitàdidatistorici Sono state così scelte 4 aree permanenti, ciascuna rappresentativa delle condizioni stazionaliestrutturalimediedelpopolamentoinesameeilpiùpossibileliberadadisturbi di origine antropica. Ciascuna area misura 70x70 m sul piano topografico, per una superficietotaledi0.49ha.Ilconfinedell’areapermanenteèstatodelimitatodapicchetti situati ai 4 angoli e la via di accesso contrassegnata in corrispondenza della viabilità principale.

Figura 23. Areale del pino silvestre ( Pinus sylvestris L.) in Piemonte e 4 3 ubicazione delle aree di studio 2 permanenti.

1

31

Materialiemetodi

Le coordinate geografiche e la quota di ogni sito sono rilevate, con precisione metrica, nell’angoloNEmedianteGPS(almeno120sec.)secondoilsistemadiriferimentoUTM– WGS84,esuccessivamentesottoposteacorrezionedifferenzialeinlaboratorio.

Sonodaconsiderareoggettidelcampionamento:

1. Alberiviviomortiinpiedicondiametro>2.5cma130cmdialtezza.

2. Alberi a terra con diametro di base >10 cm, insieme alla rispettiva ceppaia se individuabile.

3. Ceppaie(altezza<130cm)isolatecondiametro>10cma50cmdialtezza(osup.di taglio).

Sonoescluselespecieaportamentoarbustivo(Juniperus sp., Corylus avellana, Rhododendron sp., Cornus sp., Rosa sp., Lonicera sp., Viburnum sp, Clematis sp., Rubus sp….),gli individui con la base del fusto esterna ai confini dell’area permanente, i rami o parti di fusto appartenenti ad un unico individuo, la necromassa a terra che presenti uno stadio di decomposizionetaledanonpoteresseredistintadallalettiera.Pergliindividuibiforcatie i polloni, si considerino individui separati coloro che presentano evidente autonomia biologicaediportamento(specialmenteperleconifere).Comeregoladiriferimento,può essereconsiderataperlabiforcazioneunasogliadi130cmdialtezza.

Ogni individuo oggetto del campionamento è stato numeratoconetichettadiplasticaverde,recanteunnumero in bianco progressivo da 00001 a 10000. L’etichetta è collocataallabasedellepianteosullaceppaia,dallatomeno visibilerispettoallestradecircostanti(solitamenteamonte). Diogniindividuocosìcontrassegnatoèrilevatalaposizione secondo un sistema di coordinate polari relativo all’origine

32 del plot (angolo SW) e a eventuali punti di appoggio individuatisulcampo.

Per ogni individuo sono stati rilevati e riportati nella Scheda di rilievo i seguenti dati dendrometrici:

√ Numeroprogressivo.

√ Tipo(Albero,Snag,Log,Ceppaiaocombinazionediquesti).

√ Specie(4lettere).

√ Diametro a 50 cm di altezza sul lato a monte (precisione 0.5 cm). Per le ceppaie il diametroallivellodelsuolo(alnettodeicontraffortiradicali).

√ Diametro a 130 cm di altezza sul lato a monte (precisione 0.5 cm). Per le ceppaie il diametroallasuperficieditaglio.

√ Altezza totale dal suolo (precisione 1 cm fino a 200 cm, 10 cm fino a 400 cm, 50 cm oltre).

√ Condizionivegetative/Stadiodidecomposizione(pernecromassa)1.

√ Coordinate cartesiane (x;y) o polari (azimut in gradi sessagesimali, distanza centimetrica, caposaldo considerato) riferite alla base del fusto (lato monte), o alla ceppaiaincasoditronchiaterra(sedivisiinpiùparti,accludereunabrevedescrizione nellenote).

√ Quota(misurataointerpolatadalDTM,precisione1m).

√ Angolo di inclinazione (scostamento dalla verticale, precisione 15°) e direzione (azimut) di inclinazione (precisione 15°, anche per i tronchi a terra). Per piante con sciabolaturavistosaindicare5°.

√ Altezza dal suolo dell’inserzione della chioma (primo ramo verde non isolato ma in continuitàconilrestodellachioma)misurataamonteeavalle(inpianoaNordea Sud)lungolalineadimassimapendenza(precisione1cmfinoa200cm,10cmfinoa 400 cm, 50 cm oltre). 0 chioma verde assente, 1 chioma verde da terra. Misurare sempre l’altezza all’ascella del ramo. Per le latifoglie con più polloni, rilevare una chiomaunica(datiriferitialfustididiametromaggiore).

1Perglialberivivi:1pienavigoria,2leggermentedanneggiatiodeperienti,buonavitalità;3danneggiatiodeperienti,vitalitàridotta; 4moltodeperienti,scarsavitalità;5mortieretti.Perlanecromassa:1appenamorti,presentiaghiofoglieseccheeramificazione secondaria,cortecciaintegra;2Presenteramificazioneprimaria,cortecciaparzialmentestaccata,carielocalizzata;3ramiecorteccia assenti, legno solo in parte integro; 4 decomposizione avanzata, struttura del legno completamente degradata; 5 non distinguibile dallalettiera.

33 √ Proiezioni della chioma sul terreno lungo le 4 direzioni ortogonali Nord, Est, Sud, Ovest(precisione10cm)rispettoallabasedelfusto;altezzadalsuolodell’inserzione delramolacuiproiezioneèstatamisuratainciascunadelle4direzioni(precisione1 cmfinoa200cm,10cmfinoa400cm,50cmoltre).Incasodipiùramiaventilastessa proiezionealsuolo,misurarel’altezzadiquellopiùbasso.

√ Altezza della carota prelevata (precisione 1 cm, vedi rilievo dendrocronologico) e posizionedellapartepiùinternadellacarotarispettoalmidollo2.

√ Spessoredellacortecciamisuratasulforodiprelievodellacarota(precisione1mm).

√ Note(misureparticolari,portamento,traccedidisturboodiutilizzazione…).

Al fine di costruire la struttura dell’età nel popolamento forestale, è stata prelevata una carotadallatodell’alberoamonteeadunaaltezzadi50cmsututtiipinisilvestrivivi aventidiametro>7.5cma130cmdialtezza(campionamentoeventualmentedaintegrare in un secondo momento); per le altre specie forestali, il prelievo è stato eseguito a campione e secondo classi diametriche di 5 cm di ampiezza (Abete rosso e larice 50%, altre latifoglie 10% e solo un campione per ceppaia). In laboratorio tutte le carote sono state fissate su supporti legnosi e preparateper la misura mediante l’uso di bisturi o di successivi passaggi di carta abrasiva fino ad una risoluzione superficiale ottimale per la misura degli anelli legnosi. L’ampiezza degli anelli è stata quindi misurata con una definizionedi0.01mm.Ladatazioneincrociata,chepermettediassegnareadognianello l’anno di formazione, è stata effettuata sulle serie cronologiche derivate da campioni dendrocronologicigiàdisponibili.

Sonostatiidentificatiidisturbichehannoavutoluogoinciascunaareamediantel’analisi delle variazioni repentine di accrescimento effettuata con le carote prelevate. Una cronologia di tutti i disturbi registrati dagli anelli legnosi in ogni area è stata costruita utilizzandolapercentualedialberiche, in periododiriferimento,presentanovariazioni repentinediaccrescimentopositiveonegative(analizzateseparatamente).Lacronologia deidisturbiottenutadall’analisideglianellilegnosièquindiconfrontataconidatiottenuti dall'analisi della struttura delle età e delle fotografie aeree ai fini di definire il fattore causalediognisingolodisturbo.

2m:midollopresente;o:midollononpresentemaanelliinterniconcurvaturaaccentuata(possibilestimarelaposizionedelmidollo);x: midollononpresenteeanelliinterniprividicurvatura(impossibilestimarelaposizionedelmidollo).

34 Risultati

I rilievi dendrometrici nelle 4 aree di studio permanenti sono stati ultimati nel mese di giugno2006.Sonostatirilevatiintuttocirca2900punti;letabelle35riportanoiparametri stazionaliestrutturalidisintesideipopolamentianalizzati.

Location UTM Elevation [m] Slope. Aspect Age Borgo Ticino (NO) 5060489 N 467254 E 320 flat - 100 S. Maria Maggiore (VB) 5110657 N 457763 E 1050 40% E 45 Toceno (VB) 5110964 N 458567 E 1050 80% W 90-130 Trasquera (VB) 5118744 N 439503 E 1247 30% SE 100-300 Tabella3–Parametristazionalidelleareedistudiopermanenti(PSP). Plot Density Basal area QMD Relative Htop Cover density [trees ha-1] [m2 ha-1] [cm] [m] B.Ticino 716 357 33.8 27.3 24.5 31.2 .47 .39 24.6 97% S.Maria 861 827 38.5 37.6 23.9 24.1 .56 .55 17.9 93% Toceno 765 720 70.6 69.8 34.3 35.1 .90 .89 22.7 78% Trasquera 343 306 33.3 32.9 35.2 37.0 .40 .39 24.2 77%

Table4–Summarydataforlivingtreesinthepermanentplotsunderstudy(treeslargerthan7.5cmindbh); dataforalltreesandScotspineonly(initalics).Relativedensityisrepresentedbytheratioofobservedto maximumStandDensityIndex(SDI),calculatedbythesummationmethod.Crowncoveristheplotwise figurecomputedbysummingindividualcrownprojections.

CWD Basal area Plot Snags Cut stumps Yearly mortality [m2 ha-1]

Borgo Ticino 1.40 31 8 1% S.Maria 10.10 61 92 26% Toceno 12.47 20 161 2% Trasquera 10.71 0 104 n.d.

Table5–Summarydataforcoarsewoodydebris(Scotspineonly)inthepermanentplotsunderstudy (stumpsandlogslargerthan10cmindbh,alldecayclasses).Snagsonlyaccountfornaturalmortality. Yearlymortalityratesbasedonrepeatedinventories(reentrytime3to12months).Alldataarecomputed onaperhectarebasis.

35

BorgoTicino Foresttypecover:Scotspineonmoorland The upper layer is represented by a mature evenaged Scots pine; the understoryandregenerationlayersareoccupieduniquelybyChestnut and sparse Pedunculate Oak (Quercus robur L.). Frequent low fires thinnedthepinesandfavoredtheestablishmentofbroadleaves,which were further extended by intense coppicing. Residual pines are characterizedbyhighcrowns,thickbarkandpoorselfpruningdueto negativeselection.Successiontoabroadleavedstandisforeseeable. 120 8 3 100 Felled 7 Recent mort. 2.5 Tipo_corretto 80 6 Mort. ratio 2 Specie5 60 4 1.5

40 Frequency 3 1 dead/live ratio dead/live Number of trees of Number 2 20 0.5 1 0 0 0 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 dbh [cm] dbh [cm] 4% 1% 1%DBH_Class4% 2% 17% 26%

67% 78% bepe

Percent basal area casa Percent4% frequency pisy 1% 2% quro rops 26%

67%

36 S.MariaMaggiore Foresttypecover:MiddlealpineScotspineonacidsoils Dense,youngScotspinestandestablishedonapreviouslynonforestedslope.Maturestandsin thehigherpartofthisvalleyweretheseedsourceforseedlingestablishment,whichstartedabout 50yearsagoaftertheabandonmentoffarmingandgrazingpractices.Highrainfallamounts(1800 mm year1) allow quick and steady growth; low light levels under the dense, monolayered canopies are suitable for regeneration of lateseral conifers (Silver Fir [ Miller] and Norway Spruce). Sporadic cutting has been carried on to stimulate regeneration of lateseral speciesandasameasuretocontrastPineprocessionarymoth(Traumatocampa pityocampa Den.& Schiff.) outbreaks. 30 1.6 Felled 1.4 100 25 Recent mort. Mort. ratio 1.2 20 80 1 60 15 0.8

Frequency 0.6 10 40 ratio dead/live 0.4 Number of Numbertrees of 5 20 0.2 0 0 0 10 15 20 25 30 35 40 45 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 dbh [cm] dbh [cm] 1% 1% 3% abal bepe lade 98% piab 97%

Percent basal area pisy Percent frequency prav soar

37 Toceno Foresttypecover:MiddlealpineScotspineonacidsoils MatureScotpinestandonasteepslope;highfertility(seepreviousarea)stimulaterapidheight growthandoptimastemform.Mancouldhavefavoredpineforthepracticeoftapping(resin productionlasteduntilWorldWarII;scarssuggestthestandis90to120yearsold).Spruceis present in small groups; Silver Fir and European Beech (Fagus sylvatica L.) seedlings are scatteredthroughoutthestand.Diffuseevidenceofsingletreeselectioncutting.

20 3 80 Felled 70 Recent mort. 2.5 15 Mort. ratio 60 2 50 40 10 1.5

30 Frequency 1 dead/live ratio dead/live Number of trees Number of 20 5 0.5 10 0 0 0 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 dbh [cm] dbh [cm]

1% 1% 3% 2%

99% 94% abal Percent basal area Percent frequency fasy piab pisy

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Trasquera Foresttypecover:MiddlealpineScotspineonacidsoils Thestructureismarkedlytwostoried,withasparsematureoverstoryanddenseregeneration patches establishing in the gaps. European larch ( Miller) and Norway Spruce saplings may be found on mineral soil, but are often suppressed by the wide crowns of the overtopping pines. Tree cores from mature Scots pines in the stand (Motta et al., 1999) were found to be up to 300 years old. The stand was disturbed in the last 20 years by repeated selectiveloggings.

25 20 1.5 Felled 20 Recent mort. 1.2 15 Mort. ratio 15 0.9 10 10 Number of trees of Number 0.6 Frequency

5 dead/live ratio 5 0.3 0 10 20 30 40 50 60 70 0 0 dbh [cm] 1015202530354045505560657075 dbh [cm]

1% 1% 1% 5% 4%

98% 90%

39 Analisi dei disturbi

La prima analisi è stata condotta sul popolamento di S. Maria Maggiore. Una carota incrementale è stata prelevata da tutti gli individui di pino silvestre con diametro maggioredi7,5cma130cmdialtezza,datuttalanecromassaconalmenoiprimi10cmdi carotarelativamenteintattanellapartepiùesternadeltroncoedaunprelievoacampione datuttelealtrespecieforestali,.Ilcampionamentoèstatoeffettuatomediantetrivelladi Presslerall’altezzadi50cmdalsuolo.Incampolecarotesonostatecollocatesusupporti temporanei in cartone, su cui sono state fissate con nastro adesivo di carta; su ogni campionesonostatiannotatiidatinecessariperilriconoscimento:areadelrilievo,data, specie,numerodiriferimento. Inlaboratoriolecarotesonostateincollatesusupportidefinitiviinlegnoinmodotaleche la fibratura si presentasse verticalmente (condizione necessaria per permettere la successiva lettura degli anelli) e levigate con passaggi successivi di carta abrasiva a granulometriaviaviapiùfine. Gli anelli di accrescimento sono stati misurati con una precisione di 0.01 mm tramite apparecchiatura LINTAB, portando alla costruzione di una cronologia elementare per ciascuna carota analizzata. I dati sono stati archiviati ed elaborati mediante il package TSAPinformatoCATRAS(unfileseparatoperognicronologiaelementare). Perlacostruzionedellastrutturadelleetà,lecarotedisponibilisonostateclassificateintre gruppi (con presenza di midollo, senza midollo ma con anelli più interni aventi una curvaturataledarenderepossibilelastimadellaposizionedelmidollo,senzamidolloe conanellipiùinterninoncurvati).Nelprimogruppol’etàall’altezzadiprelievoèdatadal numero di anelli presenti tra il midollo ed il cambio, mentre nel secondo gruppo, al conteggio degli anelli tra il cambio e l’anello più interno, è stato aggiunto il numero di anellistimatimancantialmidollo. L’etàdeglialbericondiametroinferiorea7,5cmèstataottenutamedianteregressionenon lineare tra età e diametro dei campioni prelevati. Per ridurre l’incidenza degli errori dovuti alla stima degli anelli mancanti tra il midollo e l’anello più interno, e gli errori derivanti dalla stima dell’età attraverso l’utilizzo dell’equazione che relaziona l’età ai diametri,ivaloriottenutisonostatiraggruppatiinclassidietàdecennalepersvolgerele successiveelaborazioni. I dati sull’età del soprassuolo sono stati utilizzati per ottenere la struttura delle età e l’epoca di insediamento del popolamento forestale oggetto di studio; è stato inoltre possibilericavarel’etàdellanecromassacampionata,ediconseguenzal’epocaacuirisale la morte di ciascun individuo. L’insediamento del popolamento è stato ricostruito realizzandounaseriedimappe,incuisonorappresentati,distintiperspecie,glialberinati inciascundecennio. L’area di Santa Maria Maggiore è stata esclusa dall’analisi delle variazioni repentine di accrescimento,perchéilsoprassuoloètroppogiovane,equindil’intensacompetizionein attoètaledaimpedireilriconoscimentodiriduzionioriprese.Inoltre,nonessendostato

40 possibile effettuare la sincronizzazione degli anelli, e di conseguenza assegnare la data corretta ad ogni singolo anello annuale di accrescimento, non sarebbe stato possibile assegnareadun’eventualevariazione inpositivooinnegativol’epocaincuiquestasiè verificata. Gli studi effettuati sono stati integrati da un’approfondita analisi della storia del popolamento oggetto di studio e delle superfici forestali adiacenti. I dati reperiti riguardano essenzialmente la gestione passata delle superfici forestali. Le informazioni sono state ottenute da ricerche bibliografiche integrate con i dati raccolti dalla consultazione degli strumenti di pianificazione e da interviste ai forestali locali. Le informazioni storiche raccolte sono state usate come una fonte di dati indipendenti per spiegareicambiamentinellastrutturaenellacomposizioneall’internodelleareedistudio. Risultati

Specie Individui vivi Carote prelevate Midollo Midollo Midollo presente stimabile non stimabile Pino 463 448 93 353 2 silvestre Abeterosso 22 13 3 9 1 Larice 2 2 0 2 0 Betulla 5 2 1 1 0 Tabella6–Riassuntodelcampioneutilizzatoperl’analisidendrocronologica. È stato possibile contare o stimare il numero di anelli del 99% delle carote incrementali prelevate a 50 cm di altezza, mentre solo l’1% è stato scartato perché la posizione del midollononerastimabile,operpresenzadinodicherendevanoimpossibilelalettura.Il popolamento risulta essere molto giovane, con la maggior parte dei pini silvestri appartenentiallaclassedietà40(laclasse,cioè,checomprendetuttigliindividuiaventi da 36 a 45 anni). Il 98% dei pini ha un’età inferiore ai 45 anni, con il 52% di pini concentrati nella classe di età 40; solo il restante 2% ha un’età superiore ai 45 anni. Per quantoriguardal’abeterosso,invece,gliindividuisonotutticoncentratitrai26ei45anni (classidietà30e40). L’insediamentodelboscoattualerisaleal1950,quandohannofattoilloroingressoiprimi pini silvestri; nel 1960 si insediano anche abete rosso, larice e betulla. Il picco nell’insediamentosiadelpino,siadell’abeterosso,corrispondealdecennio1970,cheha comelimitiinferioreesuperiorerispettivamenteil1966e1l1975.Ilpopolamentorisulta, quindi,esseremoltogiovaneecoetaneo.

41 Figura24–Relazioneetàdiametroperl’areadiS.MariaMaggiore.

Figura25–Decenniodiinsediamento(etàa50cmdialtezza). Lacartadellastrutturadelleetàevidenziaunamaggioranzadiindividuiappartenentialla classe dei 40 anni (tra 36 e 45 anni) distribuiti in modo uniforme su tutta l’area. Gli individui più giovani, invece, tendono ad essere riuniti in gruppi. I pini più vecchi,

42 appartenenti alla classe di età 50, risultano concentrati nella parte sudoccidentale dell’area. Perquantoriguardal’insediamento,sisonoottenuteunamappaperciascundecennio,a partire dal 1950 al 2000, in modo da evidenziare il numero di piante insediatesi e le modalitàdiinsediamento.

Figura26–Ricostruzionespazialedell’insediamentodelpopolamento.

Iprimiduepinisilvestrisisonoinsediatinel1950;nel1960enel1970sihalamassima frequenza di nuovi individui che entrano in bosco; oltre questa data, il bosco rimane pressochéuguale,conunnumeroridottosinuoviindividuichesivannoadinsediare.Dal 1990al2000,nessunnuovoindividuoentraafarpartedelbosco. Sul territorio comunale di Santa Maria Maggiore non esiste un Piano di Assestamento Forestale,percuileinformazionistoricheriguardantil’areaoggettodistudiosonopoche, e raccolte grazie alla consultazione dei Registri dei Tagli presso la Stazione del Corpo ForestalediS.M.Maggiore.

43 Periodo Disturbo

18311839 Grandidisboscamentiintuttal’Ossola

1834 Alluvione

1868 Alluvioneconfranedalleconseguenzedisastrose

Cadutadelladomandadellegnameossolanoeconcorrenzadellegno 1875 tirolese

Abbondantissimanevicata(piùdi400cm)concadutadivalanghe 1888 distruttiveintuttelevalliossolane

Illegnameossolanoriacquistailsuovalore;riprendonoabbattimentisu 1900 largascala

L’Ossolavienespogliatadigranpartedeisuoiboschiacausadellarichiesta

19151918 dilegnamedapartedell’industriaidroelettrica,perlacostruzionedella

galleriadelSempioneeacausadellaPrimaGuerraMondiale

1958 Alluvione

Alluvionedisastrosadel7agosto:laquantitàdiprecipitazionicaduta 1978 superai400500mminpocheore.Dissesti,piantesradicate,smottamenti

Tagliapiccolebucheperfavorirelarinnovazioneel’insediamentodel 1987 faggiopresentenellafasciasovrastante.Asportati20m3dilegname

1996 Tagliasceltaperpieded’albero.Asportati312m3dilegname

20022003 Interventicontrolaprocessionariadelpino.

Tabella7–Disturbidioriginenaturaleeantropicanell’areadiS.Maria(daanalisidocumentale). Discussione IlpopolamentodiSantaMariaMaggioreècostituitoda496piante,dicuiil93%dipino silvestre,il4,5%diabeterossoedil2,5%dialtrespecie.Ilpopolamentooggettodistudio ècostituitodaunapinetapraticamentepuradipinosilvestre;ilgraficodelladistribuzione dei diametri è di tipo gaussiano nell’area di Santa Maria Maggiore, ad indicare un popolamentocoetaneo.Lapinetaèancorainunostadiodigiovaneperticaia,conil98% deipinidietàinferioreai45annieconil52%dipiniconcentratinellaclassedietà40(cioè conetàcompresatrai36ei45anni).

44 Il popolamento oggetto di studio è un bosco giovane, transitorio, in lenta evoluzione naturaleversostadipiùmaturigrazieall’abbandonodellepratichecolturaliepascolive; ciò è confermato dal fatto che la particella è ancora registrata al catasto come qualità colturaleapascolo.Testimonianzadell’intensapresenzadell’uomosonoimurettiasecco ancoravisibiliedislocatisututtal’area. La necromassa, ed in particolare gli snag, sono concentrati nelle classi diametriche inferiori,aconfermadiun’intensacompetizionetipicaneigiovanipopolamenti;leceppaie originatedautilizzazioniforestali, invece,sonospostateversodiametrimaggiori.Nonè stato possibile risalire all’epoca di morte della necromassa, in quanto, non essendo rispettatoilnumerominimodianellidisovrapposizionenecessariperpotereffettuarela sincronizzazione,cheèparia30(50anniperpoterottenerevaloriattendibili),nonèdi conseguenzastatopossibileassegnareladatacorrettaadognisingoloanelloannualedi accrescimento. IboschidellaValleVigezzosonostatioggettodimassiccidisboscamentidurantetuttoil 1800.Unarrestodelleutilizzazioniforestalisihanel1857,acausadellaconcorrenzadel legnotirolese,madal1900ricomincianogliabbattimentisulargascala.Durantelaprima guerramondiale,granpartedell’Ossolavienespogliatadeisuoiboschi;aseguitoditale situazionesiassisteadunaseriedieventimeteorologicidisastrosi,tracuilapiùrecente alluvionedel1978,cheprovocòdissestiesmottamentisututtoilterritoriodellaValle. La struttura e la composizione attuale del popolamento, quindi, sono il risultato di un’intensa,prolungataecontinuainfluenzaantropicasulterritorio,cessatanonprimadi 4050 anni fa, con l’abbandono delle pratiche agricole e pascolive che hanno portato all’insediamento dell’attuale popolamento. L’area di studio non è stata interessata da incendi, ma è stata regolarmente colpita dalla processionaria del pino (Traumatocampa pityocampa). Gli unici interventi effettuati in zona sono la raccolta dei nidi della processionaria, e, nel 1996, tagli a scelta per piede d’albero allo scopo di eliminare gli individui sottoposti a resinazione in passato. Si tratta quindi di disturbi di piccola intensità,noningradodiinfluenzareledinamichesuccessionaliinattonelbosco.Ilfattore che influenza maggiormente le dinamiche del popolamento è l’intensa competizione, tipica dei giovani soprassuoli; la pineta, infatti, essendosi insediata a partire dal 1950, è ancoraallostadiodigiovaneperticaia. Conclusioni Il popolamento ha subito disturbi di origine antropica di elevata intensità, mentre i disturbi di origine naturale, quali infestazioni di insetti, schianti e sradicamenti dovuti all’azione del vento o ad intense piogge, non sono stati di intensità sufficiente da influenzareledinamicheevolutiveinatto.Sipuòquindiaffermarechehannoavutouna maggiore, e praticamente unica influenza sulla struttura attuale dei due popolamenti, i disturbidiorigineantropica.

45 DuranteilXIXsecolo,laValleVigezzoèstataoggettodiintensidisboscamenti,causando una sensibile riduzione della superficie forestale. I popolamenti che si generavano per rinnovazionenaturaleaseguitodiquestitagliintensi,dovevanoessereditipocoetaneoe, secondo i documenti storici consultati, venivano a loro volta sottoposti a taglio dopo periodi di tempo piuttosto brevi (dai 50 ai 100 anni sui versanti più impervi). Le conseguenzediquestiturnisullafertilitàdelsuolosonooggididifficilevalutazione,masi puòpensarechelafrequenteasportazionedelprodottolegnosoduranteduesecoli(XVIII e XIX secolo) abbia impoverito non poco il suolo di sostanze nutritive. Questo tipo di utilizzazioni,inoltre,hasenz’altrocondizionatolamescolanzadispecieneiboschi:datala grandequantitàdilucedisponibilealsuolodopoitagli,infatti,sipuòipotizzarechefosse favoritalarinnovazionedellespecieeliofile,qualiillariceallequotesuperioriedilpino silvestre alle quote intermedie, generando così un’involuzione della composizione del bosco. Unaltrofattorechehainfluitosullacomposizioneforestaleèrappresentatodallapratica delpascoloall’internodelbosco,soprattuttodiquelloovinoecaprino.Cosìcomeitagli intensi,ancheilpascolohapresumibilmentefavoritoilperduraredellespeciepionierein quanto il calpestio provoca un’erosione del suolo negli strati superficiali; la specie che risulta favorita è, anche in questo caso, il pino silvestre, che non solo è rispettato dal bestiamepoichémoltomenoappetitodellelatifoglie,masirinnovaconfacilitàsuisuoli poveri e superficiali. Il protrarsi nel tempo di tale pratica, unitamente alle intense utilizzazionidellostratoarboreo,hannoquasicertamentecontribuitoalmantenimentodel pinosilvestrefinoaigiorninostri. Lafineditalipratiche,elaconseguenteattenuazionedeirelativieffettisullastrutturae composizione dei boschi, sta provocando nelle aree più mature una contrazione delle speciepionierequaliilpino,afavoredispeciepiùesigentirispettoallafertilitàdelsuoloe allanecessitàdicoperturaperrinnovarsi.Nell’areadistudio,tuttavia,lapinetacoetaneasi trova ancora in uno stadio di giovane perticaia, caratterizzata da forti incrementi diametralielongitudinali.Lacoperturaècolmataledaimpedirel’ingressodispecienel sottobosco (è presente, infatti, solo Pteridium aquilinum). La concorrenza tra gli alberi è ancora intensa ed è manifesta la differenziazione sociale espressa da un soprassuolo dominanteedunodominato.Lechiomedellepiantedominantitendonoadassumereuna formaaffusolata,equelledellepiantedominatesiriduconosemprepiù. Negli ultimi decenni, la pineta a Santa Maria Maggiore, così come tutti i boschi di proprietà comunale, è stata lasciata alla libera evoluzione; senza l’influenza di disturbi antropicièprevedibileunalentaevoluzionedellacomposizionespecificaindirezionedi unacomunitàdispeciedefinitive(Abeterossoebianco,partecipazionedelfaggio),lacui colonizzazionesaràtantopiùrapidaquantopiùefficacesaràladispersionedapartedei popolamentiportaseme.

46 Analisi della rinnovazione Il processo di rinnovazione rappresenta il fenomeno più variabile negli ecosistemi forestali, in grado di determinare la struttura, la composizione specifica, la produttività delfuturopopolamento.Alloscopodistabilirel’influenzadeidiversifattoriecologicisul processo di rinnovazione attualmente in atto nelle pinete della Valle Vigezzo, con particolareriferimentoaluce,coperturadelsuoloeumidità,ediindividuareletendenze successionaliinatto,sièsceltodidelimitarealcentrodiogniareadistudiounsubplotdi 50*50m.Ilsubplotèstatoasuavoltasuddivisoinquadrantidi5*5m,numeratida1a 100.Inogniquadrantesonostatirilevatiiseguentidati:  frequenzadellarinnovazione(n°dipiantineindividuate)  Tipodirinnovazione(distinguendoinSeedling,seh<50cm,einSapling,seh>50 cm)  AltezzadiogniSeeSa  Diametroa50cmdeiSa  CondizionivegetativediogniSaeSe  Esposizioneprevalente(ingradi)  Tipodicoperturadelsuolo,inriferimentoalleseguenticlassi:umiditàsuperficiale; rocciaopietre;lettieradiaghi;lettieradifaggio;erba;felc;suolominerale/terreno scoperto.  Morfologiadelterreno  Quotarelativa  Annotazioniparticolari(es.,dannidaungulati)

L’obiettivo è analizzare i fattori ecologici che influenzano la germinazione e lo sviluppo dei semenzali nei due siti analizzati (separatamente e insieme) e come il processo di rinnovazione avviene nelle due aree in termini di frequenza, specie partecipanti, condizionivegetative.Ledueareedistudiosonostateconfrontateperquantoriguardale frequenzedirinnovazionediciascunaspecie,iltassodimortalità,lapercentualedisapling rispetto ai seedling, la distribuzione spaziale. Infine è stata utilizzata una regressione multivariatapermettereinevidenzaqualifattoriinfluenzanomaggiormenteilprocessodi rinnovazionenellesueduefasisuccessivedigerminazioneedisviluppodeisemenzali. Lo studio dell’influenza dei fattori ecologici sui fenomeni di insediamento e successivo sviluppo della rinnovazione in pineta è stato effettuato utilizzando un GLM (modello lineare generalizzato): questo è un’estensione matematica dei modelli di regressione lineare,marispettoadessièunostrumentostatisticoassaipiùflessibile. NeiGLMlevariabiliindipendentisonocombinatelinearmenteinunpredittorelegatoalla variabile dipendente da una funzione di collegamento (Link function). La distribuzione della variabile di risposta qui può essere una qualsiasi tra gaussiana, binomiale, poissoniana, gamma etc., mentre la funzione di collegamento può essere qualsiasi funzione differenziabile monotonica (es. una logaritmica); oltre a ciò, i GLM possono

47 facilmenteessereadattatiavariabilidipendentieindipendentisiaquantitative(continueo multinomiali) che categoriali (ordinali o nominali). Queste tre caratteristiche rendono i GLM uno strumento particolarmente adatto ad esplorare le relazioni tra variabili ecologiche,raramenterappresentabilimediantedistribuzioninormali,senzaforzareidati inunascalainnaturale.Inparticolare,iGLMsonostatiassaiutilizzatipermodellizzarela distribuzionespazialedispecieecomunità.  numerototalediindividui  percentualedipinosilvestre  %diabeterosso  %diabetebianco  %difaggio  Altezzamediaspeciedefinitive Queste variabili sono state ricavate direttamente dai rilievi effettuati in campo. Tutte le variabilistudiatesonocaratterizzatedaunadistribuzionediPoisson,tipicadeiconteggidi eventirari,onormaleperlepercentualidicomposizionespecificaeledimensionimedie dellarinnovazione,cheèunavariabilecontinua. Le variabili indipendenti sono rappresentate dai fattori ecologici individuati come principalideterminantinelfenomenodirinnovazione:  Radiazionesolaretrasmessadallechiome  Classedicoperturadelsuolo(rilevatadirettamenteincampo)  Umidità del suolo, stimata mediante l’esposizione prevalente, la pendenza, la morfologia del quadrante (piano, concavo o convesso) e una loro combinazione lineare. È stato utilizzato nel modello finale il coseno dell’azimut, in modo da attribuireunvaloremaggiorealleesposizioninord(1),decrescenteperquelleeste ovest,considerateugualiquantoaumiditàpotenzialedelsuolo(0)eminimoasud (1).Ilcosenodell’angolodimassimapendenzahainoltrepermessodiattribuireun valoremaggioreaterrenipiani,capacidimanteneredipiùl’umidità,eminimoa quellipiùripidi. Pendenza ed esposizione sono state elaborate mediante un rilievo speditivo di un DTM (modellodigitaledelterreno),inserendolequoterilevateincampoinogniquadrante(in punticonXeYgiànote),dopoaverleresetutterelativeadunmedesimopuntoconZ relativa=0.Successivamente,conArcView 3.2el’estensione3d Analystèstatorealizzatoa partiredaipuntiquotatiunTIN(triangle Irregular Network),dacuisonostateinterpolatele quoterelativeedassolutedeisingolialberideipopolamentistudiati.DallostessoTINsiè elaboratounGRIDconmaglia5medestensionepariaquelladelsubplotalcuiinternosiè effettuatoilrilievodellavegetazione(50*50m).

48 Figura27–Modellodigitaledelterreno(TIN),cartadellependenzeedelleesposizioniaS.MariaMaggiore (sopra)eToceno(sotto).

49 Perstimarelaquantitàdilucealsuoloèstatoutilizzatoilsoftware tRayCI.Mediantela ricostruzionetridimensionaledellechiomeall’internodelpopolamentoquestosoftwareè in grado di simulare la traiettoria dei singoli raggi luminosi attraverso le chiome stesse fino a calcolare la %di luce totale pervenuta al suolo rispetto altotale irradiato (PACL, percent above canopy light). Le informazioni in ingresso sono fornite da un file dei parametri che contiene dati relativi all’orientamento, alla pendenza, alla dimensione del plot,allecaratteristichedellechiomediognispecie,allaquantitàdilucechearrivasoprale chiomeedaunatreelist,dovesonoimmesseleinformazionirelativeaciascunalberovivo delpopolamento.Iparametridiorientamentodelplotelapendenzamediasonoottenute perinterpolazionedalTINelaboratoinprecedenza. Figura28–Ricostruzionedelpianoquotatodellechiomeevaloridiluceincidentetrasmessaalsuoloa S.MariaMaggiore(sopra)eToceno(sotto).

50 Le analisi sono state condotte sulla totalità dei rilievi effettuati e separatamente nei due plot, pr sottolineare le differenze nell’influenza dei fattori ecologici sul processo di rinnovazione;èstatacalcolatalafunzionediverosimiglianzacomplessiva(log likelihood), stimatore della bontà dell’adattamento complessiva del modello ai dati rilevati, e sono stati calcolati i coefficienti di regressione relativi ad ogni parametro utilizzato, la loro significatività e il punteggio di Wald per esprimerne l’influenza sulla variabile risposta (testchiquadrato).TutteleanalisisonostateeseguitemedianteSAS9.1. Risultati e Discussione TOCENO TOTALE vivi morti deperienti sapling seedling abetebianco 110 96 11 3 13 97 abeterosso 128 113 12 3 24 104 faggio 10 3 7 7 3 TOTALE 248 212 30 6 44 204 SANTAMARIA TOTALE vivi morti deperienti sapling seedling pinosilvestre 8 0 8 0 7 1 abetebianco 7 7 0 0 2 5 abeterosso 9 8 0 1 9 0 sorbomontano 5 5 7 2 3 sorbouccellatori 34 34 0 0 0 34 TOTALE 63 54 15 1 20 43 Tabella8–Frequenzedirinnovazionerilevate,distintatrasemenzaliviviemortieinsapling(h>50cm)e seedling(h<50cm).

113 35 96 30 25 20 3 a 7 12 faggio 15 sobo uccellatori 11 abete rosso 10 sorbo montano abete rosso abete bianco 5 vivi abete bianco morti 0 pino silvestre vivi morti Figura29–Confrontotran°disemenzaliviviemortiperlespecierilevateaToceno(sx)eS.Maria(dx).

51

35 120 30 100 25 80 20 60 15

40 10 20 5 seedling seedling 0 sapling 0 sapling pino abete abete bianco abete rosso abete sorbo sorbo faggio silvestre bianco rosso montano uccellatori

Figura30Confrontotran°disemenzalierinnovazioneaffermataperspecieaToceno(sx)eS.Maria(dx). Dalconfrontodeirisultati,perquantoriguardalafrequenzadirinnovazione,sonoemerse alcunedifferenzetraleduearee,collegabilialdiversostadioevolutivoincuisitrovanoi due popolamenti. A Toceno, prevale la rinnovazione di specie definitive (tolleranti l’ombra)chestannosubentrandoinpinetaechepresumibilmentesostituirannoilpino.In totale sono presenti 219 semenzali, con grande predominanza di seedling, rispetto ai sapling. La specie più presente in rinnovazione è l’abete rosso, ma è abbondante anche l’abetebianco.Lamaggiorpartedellarinnovazionedifaggioècostituitadasaplingmorti. Questopuòindicarecheisemidelfaggiosonoriuscitiagerminareeacompiereleprime fasidisviluppo,maconunulterioreaccrescimento,isemenzalinonsonoriuscitiavincere lacompetizioneconlavegetazionearboreae/oerbacea. ASantaMariaMaggiore,larinnovazioneèmoltopiùscarsa(63semenzali).Ènecessario, peròsottolinearecheduranteirilievi,sonostatiosservatinumerosisemenzalinellazonaa N e a monte del subplot (ma sempre all’interno dell’area di studio). Rispetto al popolamento precedente diminuiscono le conifere in rinnovazione, mentre diventano abbondantilelatifoglie,soprattuttoSorbus aucuparia. Inentrambiiplotdoveèassentedeltuttolacopertura,pertaglioperschianti,mancadel tutto la rinnovazione, probabilmente per la competizione esercitata dallo strato erbaceo. Allo stesso modo è significativo il fatto che a Santa Maria Maggiore, su 19 esemplari di pino in rinnovazione, 16 sono morti: in questo caso sicuramente è la luce che ha agito come fattore limitante. Probabilmente questi semenzali si sono insediati sfruttando temporanee aperture nelle chiome, me con il richiudersi di queste non sono riusciti a sopravvivere. Il modello lineare generalizzato è stato prima calcolato sulla totalità delle osservazioni (N=199).Traisingolicoefficientidiregressione,gliunicisignificativisonoquelliassociati alla PACL (0.051), associata al maggiore valore di significatività, e alla morfologia convessa (0.58), apparentemente sfavorevole all’insediamento. Un coefficiente positivo significa che un valore più alto della variabile indipendente causa un incremento di risposta(inquestocaso,unaumentonellefrequenzedirinnovazioneperquadrante),un

52 valorenegativol’opposto.Purnonessendostatisticamentesignificativi(illorointervallo diconfidenzaperunlivellodip=.05comprendecioèlozero),sonodanotareicoefficienti relativi a CosExp (coseno dell’esposizione) che è 2.77, cioè le esposizioni sud sono negativamenteassociateall’insediamentoafavoreinvecediquelleintermedie(lenordnon esistono nel campione, fig. 1), e alla copertura del suolo, che solo nel caso F (felci) è inversamente proporzionale alle frequenze di insediamento (0.0399) Le probabilità associateaduntestchiquadro(rispettocioèallefrequenzeatteseperunadistribuzione casuale della rinnovazione) hanno dimostrato che l’influenza sulle frequenze di insediamentoèmaggioreperlaPACL(radiazionealsuole),seguitadallacoperturaedalla morfologia (concava, convessa o piana) e dalla pendenza, mentre l’esposizione apparentementenongiocaunruolofondamentale.

Tabella9–Coefficientidisignificativitàstatisticaassociatiallevariabiliindipendentiperlefrequenzedi rinnovazionenelledueareedistudio. La stessa analisi è stata condotta separatamente nei due plot. Le differenze principali riguardanol’influenzadeitrefattoriprincipali:mentreaS.Marialamorfologiaèunfattore determinante, seguito da PACL e copertura, a Toceno è la copertura a svolgere il ruolo principale, seguita dalla luce (le frequenze di insediamento più alte si riscontrano per i valorimedidiPACL%).ForseaTocenolaluceèalivellipiùalti,sufficientiagarantirela rinnovazionedovelacoperturaèrada,mentreaS.Marialacoperturadensanonconsente ilverificarsidilivellidiradiazionesufficienti. Per quanto riguarda specificatamente il pino silvestre, l’analisi condotta nell’area di S.Maria(l’unicaapresentareesemplaridirinnovazionediquestaspecie)sullabasediuna variabiledirispostabinomiale(presenza:1,assenza:0),restituisceunmodellomoltoben adattatoaidati(devianzatotale:36.551)eguidatoprincipalmentedaltipodicoperturadel suolo; gli unici fattori significativi sono infatti la presenza di erba o felci al suolo, che influenzanonegativamentelapresenzadirinnovazionedipinosilvestre. Il modello esplicativo della percentuale di abete rosso sul totale della rinnovazione, seppur caratterizzato da un potere esplicativo notevolmente inferiore (devianze rispettivamente di 1291.57 e 2588.03 per i plot di S. Maria e Toceno), evidenzia alcune differenze. Nell’area di Toceno in particolare, dove la rinnovazione di abete è più

53 abbondante, si vede come i fattori morfologici abbiano nettamente il sopravvento nei confrontidellaluce(chenonhainfluenzasignificativa,p=.67)perquelcheriguardala presenza di questa specie. In particolare, l’abete è favorito da microstazioni prevalentementeconcaveingradoditratteneredipiùl’umiditàdelterreno(coefficientedi regressione 0.2381, altamente significativo) e piane (coefficiente associato a CosSlope: 3.966). Lo stesso non accade a S.Maria, dove soprattutto la concavità appare un fattore sfavorevole in quanto, per la particolare conformazione della zona, il suolo si presta ad accumulareumiditàineccessofinoadimpaludarsilocalmente(coefficientediregressione: 1.268).Anchelacoperturadelsuologiocaunruoloimportante,inparticolareespressoda ruolo negativo esercitato dalla lettiera (coefficiente 0.190). Un risultato inaspettato è invece stato riscontrato a S.Maria, dove l’abete rosso è apparentemente favorito da esposizioni sud e da una copertura del suolo prevalentemente pietrosa (coefficienti rispettivamente99.61e2.30),fattoriquestichedovrebberoinvecefavorirelarinnovazione diunaspeciepionieraefrugalecomeilpino. Perquantoriguardalespeciepiùtollerantil’ombra,laPACLèl’unicofattoreresponsabile diun’interazionesignificativa(positiva),concoefficientiequindiun’importanzamaggiori cheperlefrequenzediabeterosso(rispettivamente1.4265e0.6405perl’abetebiancoeper il faggio). Il faggio è anche marcatamente favorito dalle esposizioni più fresche, come indica l’elevatissimo coefficiente legato al coseno dell’esposizione (297.98, p=.078). Il modello per la frequenza di abete bianco è comunque caratterizzato da una bontà di adattamento assai più bassa (devianza totale 130376.77), giustificata forse dalla bassa numerositàdalcampione. Lo sviluppo successivo (altezza media dei sapling) della rinnovazione delle specie definitive,infine,apparespiegatodavariabilidifferentineidueplot.AS.Marialabassa numerosità del campione fa sì che il modello non presenti un buon adattamento ai dati (devianza totale: 46259.72, cf. a Toceno 12902.44). Inoltre, nella prima area il fattore più influenteèlaluceche,seppurenonsignificativamentealivellostatistico(quilavariabilità dellaPACLèpiuttostobassaeinsufficienteafaremergeretendenzenette),presentauna buona associazione positiva con la media delle altezze degli esemplari di rinnovazione appartenenti alle specie definitive (coeff. 7.861, p=.105). L’altro fattore significativo è rappresentato dalla copertura a suolo nudo/minerale, associata ad un forte incremento nella media delle altezze (p = .041). A Toceno l’ordine di importanza dei fattori cambia, perdendodiimportanzal’effettodellaluce(p=.689)eassumendoinruolofondamentalela copertura(p=.044).Inparticolarelalettieradifaggio(G,p=.005)risultaavereuneffetto altamentepositivosulledimensionimediedeiseedlingedeisaplingadessaassociati. In conclusione, possono essere riassunte le seguenti conclusioni per quanto riguarda il processodiinsediamentoedisuccessivosviluppodellarinnovazionenelleareedistudio:

54 INSEDIAMENTO: Pinosilvestre(soloS.Maria): Fattorepiùinfluente:coperturadelsuolo. Erba/felciassociatenegativamenteallafrequenzadiinsediamento. Abete rosso: SemenzaliabbondanteaToceno;prevalelarinnovazioneaffermataaS.Maria. Fattorepiùinfluente:morfologia Microstazionipianeeconcavesonofavorevoliall’insediamento,manonaS.Maria (ristagnoidrico). EsposizioneSudapparentementefavorevoli. Abete bianco e faggio: Fattorepiùinfluente:radiazioneluminosa. Ilfaggioèfavoritodalleesposizionifresche. SVILUPPO: Toceno: ruolo fondamentale della copertura del suolo: la lettiera di faggio ha effetto altamentepositivosulledimensionimediediseedlingesapling.Perdeimportanzal’effetto dellaluce.Scarsosuccessodisviluppoperisemenzalidifaggio. S.Maria:ruolofondamentaledellaluce:buonaassociazionepositivaconlamediadelle altezzedegliesemplariinrinnovazione.Ilsuolonudoèassociatoaunforteincremento nellamediadellealtezze.Scarsosuccessodisviluppoperisemenzalidipino. Conclusioni Il totale insuccesso della rinnovazione di pino silvestre anche in luce, la presenza di semenzali e rinnovazione affermata di abete bianco e faggio (meno di faggio), fanno ipotizzare uno sviluppo favorevole agli abeti, specie definitive in grado di insediarsi gradualmentesottolacoperturadominantedelpino,asecondadellemicrostazionialoro favorevoli. Il probabile sviluppo successionale dei popolamenti è testimoniato già al momento attuale dalla struttura biplana che essi stanno assumendo, con il piano dominanteapinomaunconsistentepianodirinnovazioneinviadisviluppo.

55 AZIONEB–STUDIODICAUSEEFFETTI

B.1INDAGINESULLAVITALITÀDEGLIALBERI MaterialieMetodi All’interno di tutte le aree permanenti è stata effettuata un’indagine relativa alla trasparenza delle chiome (anno 2005), necessaria per la valutazione del grado di deperimentodelpinosilvestre.Diversistudihanno,infatti,messoinevidenzacheesiste unacorrelazionedirettatrailgradoditrasparenzadellechiomeeilgradodideperimento dellepiantestesse[Dobbertinetal.,2004]. Si tratta di un’indagine di tipo visivo che prevede l’assegnazione di un indice di deperimento (percentuale di defogliazione = trasparenza della chioma), sulla base dell’osservazionedirettaomediantebinocolodellachiomadiciascunapiantaegrazieal supportodiopportuneguidefotograficherelativeallaspecieoggettodistudio[Mulleret Stierlin,1990],incuisonoriportatedifferenticlassididefogliazione(nelcasoparticolare delpinosilvestreleclassididefogliazionecorrispondonoal5,25,45e75%,allequalineè stataaggiuntaunaquintaparial100%). Per ciascuna pianta analizzata sono state rilevate la posizione sociale dell’individuo (predominante,dominante,codominanteedominato)eladirezionerispettoallaqualeè statocondottoilrilievo. Oltreallapercentualedidefogliazione,assegnatasullabasedell’aspettocomplessivodella chiomaedelconfrontoconlefotografiediriferimento,sonostatiancherilevati:  DannidovutiallapresenzadiTomicussp.,dialtriinsettiedivischio(Viscum album). Il primo è causa di ingiallimento e di successiva caduta a terra dei getti apicali, mentreilvischioèstatospessosegnalato(es.nelVallese)comelacausaprincipale dellamortedimoltepiante;  ingiallimentioimbrunimentidegliaghiedeventualifenomenidimicrofillia;  presenza di branche e rami morti (diametro inferiore a 3 cm) per cause diverse dall’assenza di luce, essendo quest’ultimo un fenomeno del tutto naturale all’internodeiboschi(autopotatura). La distribuzione delle piante nelle diverse classi di defogliazione è stata valutata per ognuna delle 4 aree. Inoltre, tutti i dati sono stati analizzati statisticamente (test non parametrici,valorisignificativiperp<0.05)alloscopodiindividuareeventualidifferenze nelgradodideperimentotralediversearee. Risultati In figura 1 sonoriportati i risultati dell’indagine sulla vitalità delle piante. Come si può notare nelle 4 aree sono state riscontrate percentuali medie di defogliazione che si distribuisconointornoal20%edall’analisistatisticaèemersochenonesistonodifferenze significative(p<0.05).

56 100 90 80 70 60 50 40 a a a a

% defogliazione 30 20 10 0 Borgo Ticino Trasquera Toceno Druogno

Figura 1: Confronto delle percentuali medie di defogliazione tra le 4 aree piemontesi. A lettere diverse corrispondono valori significativamente diversi (test non parametrico per K campioni indipendenti, valori significativi per p < 0.05).

Sullabasedeirisultatiottenuti,quindi,sipuòaffermarechelequattroareepresentanoun elevato grado di omogeneità in termini di trasparenza delle chiome (espressa come percentuale media di defogliazione) e tale aspetto si evidenzia ancor più osservando la distribuzionedellepiantenellediverseclassididefogliazione.Nell’istogrammariportato infigura2,infatti,sinotacomenelle3areediBorgoTicino,TocenoeDruognooltrel’80% delle piante appartiene alla seconda classe di defogliazione (25%), mentre nell’area di Trasqueralapercentualedipianteappartenentiallasecondaclassedidefogliazioneèpoco superiore al 70%. In quest’ultima area, inoltre, circa il 25% delle piante appartiene alla terzaclassedidefogliazione. In nessuna delle 4 aree è stata riscontrata la presenza di piante appartenenti all’ultima classe di defogliazione, corrispondente al maggior grado di deperimento e anche il numerodipianteappartenentiallaquartaclassedidefogliazioneèdeltuttotrascurabile..

Distribuzione per classi di defogliazione

BorgoTicino Trasquera Toceno Druogno

100 90 80 70 60 50 40 30 % piante sultotale piante % 20 10 0 5 25 45 75 100 classi di defogliazione

Figura 2: Distribuzione delle piante nelle diverse classi di defogliazione.

57 B.2PATOGENIFUNGINIEMORTALITÀDEIPINI All’interno dell’area permanente di Toceno sono stati effettuati i seguenti rilievi fitopatologici: 1. Valutazionedell’eventualepresenzadifunghiresponsabilidimarciumiradicalicome Heterobasidionspp.eArmillariaspp.. 2. Prelievodimicrocarotealivellodelcollettoperl’isolamentodeifunghisopracitati,di funghiOphiostomatoidiresponsabilidell’azzurramentodellegnoeperlavalutazione dellemicocenosiassociateall’alburnodipinosilvestre. In tutte le aree permanenti, inoltre, è stata effettuata un’indagine volta a stabilire la pressionediinoculonell’ariadelpatogenofunginoHeterobasidionspp. B.2.1Accertamentodellapresenzadifunghiresponsabilidi marciumiradicali 3. Per valutare l’eventuale presenza di funghi responsabili di marciumi radicali è stata condotta in bosco la ricerca sistematica dei carpofori (Heterobasidion spp., Armillaria spp.)edellerizomorfe(Armillariaspp.)alivellodelsuoloedellasuperficieditronchie ceppaie. 4. L’indaginehaavutoesitonegativo,inquantononèstatariscontratalapresenzanédi carpoforinédirizomorfedeifunghisopracitati.

B.2.2Micocenosiassociateall’alburnodipinosilvestre MaterialieMetodi All’internodell’areapermanentediToceno,inunasottoareadi50x50m(0,25ha),sono stateprelevate4microcarote(diametro2mmelunghezza1cmcirca)daciascunindividuo di pino silvestre con DHB superiore a 15 cm e 2 microcarote da ciascun individuo con DHBcompresotra10e15cm.Ilprelievo,chehainteressatopiantevive,morteinpiediea terra, è stato effettuato alla base delle piante a circa 1020 cm dal suolo, previa asportazionedellacorteccia. In particolare, il prelievo delle microcarote è stato effettuato mediante campionatore Trephor,messoapuntopressoilCentroStudiperl’AmbienteAlpino(SanVitodiCadore, BL) del Dipartimento Territorio e Sistemi AgroForestali (Università degli Studi di Padova). Ciascunamicrocarotaèstataconservatainprovettesterili,contrassegnateconilnumero della pianta corrispondente, in attesa dell’allestimento delle prove di isolamento in laboratorio. Complessivamentesonostatecampionate174piantedipinosilvestreperuntotaledi679 microcaroteestratte. L’allestimentodelleprovediisolamentosièarticolatoinduefasisuccessive:

58 1)Sterilizzazionediognimicrocarotainunasoluzionediperossidodiidrogeno(H2O2)al 30% per circa 8 secondi e risciacquo in acqua sterile per circa 10 secondi, allo scopo di prevenirelosviluppodieventualifunghiinquinantipresentisullasuperficiedellegno. 2) Sezionatura dellemicrocarote in due parti da destinare a due differenti condizioni di crescita.Inparticolare:  Laporzionepiùesterna,rispettoall’orientamentodellapianta,èstatainoculatain capsulePetricontenentiunsubstratoelettivoperiBasidiomiceti.  Laporzionepiùinterna,rispettoall’orientamentodellapianta,èstatainoculatain capsule Petri contenenti un substrato generico, ma segnalato come elettivo per i funghiagentidell’azzurramentodellegno[Jankowiak,2005]. Tutte le inoculazioni sono state effettuate sotto cappa biologica per garantire le migliori condizionidisterilità;icampionisonostatiincubatiallaluceeatemperaturaambientee tuttelecapsulesonostatechiusemedianteParafilm,inattesadellosviluppodieventuali agentifungini. Le colonie sviluppatesi, fino a 4 mesi dopo l’inoculazione delle microcarote, sono state trasferite singolarmente in capsule Petri contenenti MEA ed incubate alla luce e a temperaturaambiente. A completamento dello sviluppo, per ciascun isolato è stata condotta un’analisi preliminare delle caratteristiche macroscopiche (morfologia della colonia, colore ecc…), alloscopodiindividuareidifferentigruppimorfologiciperlasuccessivaidentificazionea livellodigeneree,sepossibile,alivellodispecie. L’identificazione dei funghi basidiomicetoidi sterili è stata effettuata mediante il confronto, con opzione BLAST, delle sequenze della regione ITS del DNA ribosomiale, amplificate con la combinazione di primer ITS1F e ITS4 secondo quanto descritto da Whiteetal.[1990]eGardeseBruns[1993],conlesequenzedepositatepressoilNational CenterforBiotechnologyInformation’sGenBank. PerognipiantacampionatasonostaticalcolatiilnumeromediodiUnitàFormantiColonia (CFU/pianta)eilnumeromedioditaxafungini(taxa/pianta).Inoltre,perognitaxonsono statecalcolatelafrequenzadicolonizzazione(F),espressacomerapportopercentualetrail numero di piante colonizzate da un determinato taxon e il numero totale di piante campionate per ogni area, e la densità di colonizzazione (D), espressa come rapporto percentuale tra il numero di frammenti di microcarote infetti e il numero totale di frammentidimicrocaroteinoculatiperognipianta[Vareseetal.,1999;Vareseetal.,2003]. Risultati Dalleprovediisolamentodellemicrocarotelegnosesonostateottenutecomplessivamente 276CFU.Inparticolare,daognipiantasonostateisolateinmedia2CFU/piantaedèstato identificatoinmedia1taxon/pianta. L’istogramma riportato in figura 3 mostra il confronto tra l’area di Toceno e 3 aree deperienti della Valle D’Aosta in termini di numero medio di CFU/pianta e di numero medioditaxa/pianta.

59 CFU/pia n ta taxa/pianta

6

5 a 4 a a b 3 c b c 2 d

CFU-taxa/pianta 1

0 Morg ex St. Denis l Ch a lla nd Tocen o

Figura 3: Numero medio di CFU/pianta e numero medio di taxa/pianta per l’area di Toceno e per le 3 aree valdostane deperienti. Sia per le CFU/pianta che per i taxa/pianta a lettere diverse corrispondono valori significativamente diversi (p < 0.05).

Complessivamente nell’area di Toceno sono stati identificati 30 diversi taxa fungini (tabella1). IlPenicilliumsp.Linkèinassolutoiltaxonfunginopiùrappresentatonell’areadistudio con una frequenza di colonizzazione pari al 24%, ma anche Cladosporium chlorocephalum (Fresen.) E. W. Mason & M. B. Ellis e Trichoderma sp. Pers. hanno una frequenza di colonizzazionepiuttostoelevataepari,inentrambiicasi,al19%. Unaspettoparticolarmenteinteressanteèchesonostatiisolatiben5taxaappartenentialla divisioneBasidiomycota.Sitratta,inparticolare,diBjerkanderaadjusta(Willd.)P.Karst., Trametes versicolor (L.) Pilat., Funalia trogii (Berk.) Bondartsev & Singer, Peniophora aurantiaca(Bres.)Hohn.&Litsch.eStereumhirsutum(Willd.)Pers.Adeccezionedeiprimi duetaxa,chepresentanounafrequenzadicolonizzazioneparirispettivamenteall’1.7%e all’1.1%,tuttiglialtripresentanounafrequenzadicolonizzazionepariallo0.6%.

TOCENO Taxa identificati F D Penicillium sp. Link. 23,86 0.050 Cladosporium chlorocephalum (Fresen.) E.W. Mason & M.B. Ellis 19,32 0.041 Trichoderma sp. Pers. 18,75 0.040 Moniliaceous fungus 7,95 0.018 Epicoccum nigrum Link. 2,84 0,004 Cladosporium cladosporioides (Fresen.) G.A. de Vries 2,27 0,006 Dematiaceous fungus 2,27 0.005 Aspergillus flavus Link. 1,70 0.004 Bjerkandera adjusta (Willd.) P. Karst. 1,70 0,002 Gibberella fujikuroi (Sawada) Wollenw. 1,70 0.002 Alternaria alternata (Fr.) Keissl. 1,14 0.001 Basidiomycota 1,14 0,002 Mucor plumbeus Bonord. 1,14 0.003 Mycelia sterilia dematiacea 1,14 0.003 Mycelia sterilia moniliacea 1,14 0.004 Trametes versicolor (L.) Pilát 1,14 0,004 Acremonium kiliense Grütz 0,57 0,001 Aspergillus niger Tiegh. 0,57 0.001 Emericella nidulans (Eidam) Vuill. 0,57 0,001

60 Funalia trogii (Berk.) Bondartsev & Singer 0,57 0,001 Gibberella moniliformis Wineland 0,57 0,001 Isaria farinosa (Holmsk.) Fr. 0,57 0,001 Mucor hiemalis Wehmer 0,57 0,001 Peniophora aurantiaca (Bres.) Hohn. & Litsch. 0,57 0,001 Rhizopus stolonifer (Ehrenb.) Vuill. 0,57 0.002 Sclerotinia sclerotiorum (Lib.) de Bary 0,57 0,001 Stereum hirsutum (Willld.) Pers. 0,57 0,001 Trichothecium roseum (Pers.) Link 0,57 0,001 Umbelopsis vinacea (Dixon-Stew.) Arx 0,57 0.001 Zygomycota 0,57 0,001

Tabella 1: Taxa fungini identificati con i rispettivi valori di frequenza (F) e densità (D) di colonizzazione.

B.2.3Valutazionedellapressionediinoculonell’ariadi Heterobasidionannosum MaterialieMetodi In tutte le aree permanenti è stata svolta un’indaginevoltaastabilirelapressioned’inoculo nell’aria del patogeno fungino Heterobasidion annosum,medianteesposizioneinboscoper24ore di dischi di legno di abete rosso [Gonthier et al., 2005].Inparticolare,inciascunaareapermanente sono stati esposti 13 dischi di legno (figura n. 4), secondo lo schema riportato in figura 5. Ogni disco è stato preventivamente trattato con una soluzione di etanolo al 60%, necessaria per una Figura 4: Disco di legno esposto in bosco per 24 ore per valutare la pressione di inoculo di Heterobasidion disinfezione superficiale, e posto all’interno di annosum. capsule Petri contenenti un foglio di carta bibula imbibitodiacquasterile,alloscopodiprevenireil disseccamento del disco stesso durante l’esposizione. In seguito all’esposizione in bosco ogni disco è stato trattato con una soluzione di benomyl e posto in incubazione alla temperatura di 24°C per circa 1011 giorni. La presenza di H. annosum è stata verificata medianteosservazionealmicroscopiostereoscopicodellecoloniedell’anamorfo(Spiniger meineckellus).Gliisolamentisonostatieffettuatitrasferendoopiccoliframmentidilegno infetti o ife del fungo in capsule Petri contenenti PCNB [Kuhlman & Hendrix, 1962], substratoselettivoperH. annosum.LecolturediHeterobasidionspp.cosìottenutesonostate identificatealivellospecificomedianteTaxonSpecificCompetitivePriming(TSCP)PCR abbinata alla diagnosi di inserti di natura intronica speciespecifici nella subunità maggioredelgeneribosomialemitocondriale(LrRNA),cosìcomedescrittodaGonthieret al.[2003].

61

Figura 5: Rappresentazione schematica della disposizione delle rotelle di legno all’interno di ciascuna area permanente.

Risultati Le spore di Heterobasidion annosum sono state riscontrate nelle tre aree di Trasquera, TocenoeDruogno.Nellatabella2sonoriportatilepercentualididischicolonizzatidalle sporedelpatogenoeilnumeromediodiCFU/m2*h.

Località % dischi colonizzati CFU/m2*h Borgo Ticino - - Toceno 69% 113 Druogno 69% 51 Trasquera 38% 37 Tabella 2: Percentuali di dischi colonizzati dalle spore di H. annosum e numero medio di CFU/m2*h.

L’identificazione a livello specifico mediante (TSCP)PCR ha evidenziato la presenza in tutte e tre le aree di studio di due diverse specie del patogeno ed in particolare Heterobasidion annosum sensu stricto (ex ISG P) e Heterobasidion parviporum Niemelä & Korhonen (ex ISG S) (figura 6). Il primo si trova tipicamente nelle foreste di pino e in particolare il pino silvestre è uno dei suoi ospiti preferenziali, il secondo, invece, è più tipico delle foreste di abete rosso. Esclusivamente nell’area di Toceno è stata anche riscontrata la presenza della terza specie di questo patogeno, Heterobasidion abietinum Niemelä & Korhonen (ex ISG F), associato alle foreste di abete bianco, ma occasionalmenteriscontratoanchesualtreconiferee latifoglie(tabella3).

P P P P ◄Figura 6: Esempio di gel elettroforetico per l’identificazione a livello S F S specifico di Heterobasidion annosum.

campioni controlli

62 ▼Tabella 3: Percentuali di campioni identificati appartenenti alle 3 diverse specie di H. annosum. Località H. annosum s.s H. parviporum H. abietinum Toceno 73% 23% 4.5 % Druogno 62% 38% - Trasquera 93% 7% -

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CA,315322.

B.3.ANALISIENTOMOLOGICA

Insettipotenzialmentenocivialpinosilvestre Dallabibliografiascientificaesaminataedalleindaginid’archivio,risultacheoltre220 speciediinsettipossonocausaredannialpinosilvestrenellenostreregioni. Lamaggior parte delle specie fortunatamente non raggiunge livelli di densità tali da costituire un pericoloperlenostrepinete;puòessereinfatticonsideratoparassitaprimariosoltantola processionariadelpino(Traumatocampa pityocampa),chenegliultimidecennihaprovocato defogliazioniconsistenti. Vale la pena di far notare che negli ultimi trent’anni diverse specie di insetti di importanza forestale, quali i lepidotteri limantriidi Lymantria monacha e Calliteara pudibundael’imenotterosinfitaAcantholyda erytrocephala, chenormalmentesonopresenti nelle nostre regioni a livelli di popolazione irrilevante, hanno dato origine a vistose infestazioni.ContemporaneamenteillepidotterotortricideZeiraphera diniana,defogliatore dellarice,hainterrottolaseriedigradazioniconcadenzadecennalechesiverificavada quasiduesecoli.Questifenomenivengonodapiùparticollegatiallevariazioniclimatiche verificatesi nello stesso periodo, facendo temere che altri fitofagi presenti da noi, ma attualmentenondannosi,possanodimostrarsinociviinfuturo. Lespeciediinsetticonsideratesecondarie,ovveroingradodiattaccaresoltantopiante indebolite da fattori biotici o abiotici, sono numerose; qui si sottolineano soprattutto i problemi forestali derivanti dai due coleotteri scolitidi, il blastofago maggiore del pino (Tomicus piniperda) e il blastofago minore del pino (T. minor), che hanno dato luogo a infestazionipreoccupantinegliultimidecenni.Questeduespeciesisonorivelatecapacidi attaccare piante relativamente sane quando si verificano pullulazioni dell’insetto su materialelegnosodeperientepresentenellevicinanze. Tuttelealtrespecienonnecessitanoattualmentedialcunamisuradicontrollo,tranne duecoleotteriscolitidi:ilbostricoacuminato(Ips acuminatus)eilbostricodaiseidenti(Ips sexdentatus).Questiultimiattaccanopreferibilmentepianteindebolite,maincasidiforti

64 pullulazionipossonoriversarsisupianteapparentementeinbuonecondizioni.Letecniche di lotta sono analoghe a quelle adottate per i due blastofagi, che sono descritte dettagliatamentenelmanualediprossimapubblicazione. A lato di alcune delle specie seguenti sono stati posti dei simboli atti ad evidenziare quellepotenzialmentepiùpericolose,chehannocausatodanniinPiemonte(**)oinzone limitrofe (*). Le note riguardanti i danni sono state volutamente contenute e solo per le speciepiùfrequentiedannosesièarricchitoiltestosulciclobiologicoesullatipologiadel danno.Lespeciesonostateelencatesecondolasistematicaperquantoriguardaordinie famiglie,secondol'alfabetoperigeneri. RHYNCHOTA Adelgidae: Pineus orientalis Dreyfus. Pineus pini Macq.: quasi cosmopolita; si sviluppa specialmente nei vivai o su piante giovani;produceunasecrezionecerosabianca. Tenuipalpidae: Brevipalpus lineola Can.etFanz. Brevipalpus wainsteini Livsh.etMitrof. Lachnidae: Cinara escherichi Bomer. Cinara oblonga DelGuercio. Cinara pinea Mordulko: si sviluppa preferibilmente sui getti dell'ultimo anno; produce abbondantemelata. Cinara pini L.:sisviluppasuiramidiunoodueanni. Cinara piniphila Ratzeburg.Cinara punihabitans Mordulko. Eulachnus agilis Kaltenbach:sulleAlpiorientali.Eulachnus brevipilosus Bomer. Schizolachnus pineti F. Aradidae: Aradus cinnamomeus Panzer: provoca la depigmentazione di aghi e germogli e la conseguentecaduta;provocainoltreconlepunturenecrosiemacchiesottocorteccia. Margarodidae: Matsucoccus pini Green:rallentalacrescita;provocaingiallimentiecadutadegliaghi. Lygeidae: Gastrodes grossipes De Geer: succhia la linfa dagli aghi; provoca danni modesti; viene segnalatointuttaEuropa. Miridae: Campterygum aequale Villers:sitrovasuigermogliesuiconidell'anno;puòprovocarela

65 cadutadegliaghi. Pseudococcidae: Heliococcus bohemicusSulc: polifago,presenteanchesulatifoglie. Diaspididae: **Leucaspis loewi Colvec: in tutta Europa, spesso in gran numero e dannoso; provoca l'ingiallimentoelacadutadegliaghie,incasodifortiattacchi,anchelacadutadeirametti. Leucaspis pini Hartig: oligofago sulle specie di pino; provoca ingiallimento e caduta precocedegliaghi. Leucaspis pusilla Loew.: è specie più mediterranea; provoca ingiallimento e caduta degli aghi;predisponeall'attaccodegliscolitidi. Mytilococcus newsteadi Sulc: oligofago, spesso unito con Leucaspis sp.; provoca ingiallimentoecadutadegliaghi. Tortricidae: Archips piceana L.:speciepolifagadelleconifere,discarsaimportanzaforestale,ancheseil pinosilvestreèlaspeciepiùcolpita;neiprimi23stadilalarvaèminatrice,dal3°al6°è defogliatrice. Blastethia posticana Zett.:provocapochidannisugemmeegermoglidelpinosilvestreedel pinomugo. Blastethia turionella L.:presentesupinosilvestre,mugoenero;colpiscelegemme. Choristoneura murinana Hbn.: è generalmente monofaga su Abies alba, ma nelle grandi infestazionisipuòtrovareanchesupino,lariceeginepro. Epinotia tedella Clerck: ospite di elezione è l'abete rosso, ma è segnalata anche su pino silvestre;minagliaghiprovocandodanniancheestetici. Gravitarmata margarotana H.S.: danneggia la produzione di semi e la azzera quando è presenteinnumerosuperioreatreinognicono. Laspeyresia cormoforana Tr.:presentesuiconidiPinus, Juniperus ePicea specialmentedopo gliattacchiprovocatidaDioryctria. Laspeyresia duplicana Zett.:inlocalitàelevateèunminatoredellacortecciasuAbies,Pinus, Juniperus. Laspeyresia pactolana Zett. **Petrova resinella L.: vive preferibilmente su pino silvestre, ma anche su pino mugo e domestico. Compie una generazione ogni due anni. Gli adulti sfarfallano in maggio giugno e le femmine depongono le uova alla base delle gemme dei rametti giovani. Le larveneonate,dopoaverrosolabase degli aghi,penetranoall'internodeigermogli;dal foro di entrata esce resina che forma una specie di galla delle dimensioni di un pisello, entrocuilalarvasverna.Aprimaveralalarvariprendelapropriaattività:fuoriescenuova resinaecosìlapseudogallaaumentadivolumefinoaraggiungereundiametrodicirca2 cm. L'attacco determina ipertrofie che possono condurre a morte i getti colpiti. Le larve raggiungonolamaturitànell'autunnodelsecondoannoesvernanoall'internodellamassa

66 di resina per trasformarsi in crisalide nella primavera successiva. Infesta generalmente i gettilateraliedèmoltomenodannosadiRhyacionia buoliana. **Rhyacionia buoliana Den. et Schiff.: attacca tutte le specie di pino con preferenza per i soggetti più giovani. Gli adulti sfarfallano in giugnoluglio e le femmine depongono le uova isolate od in piccoli gruppi sui giovani germogli. Le larve neonate penetrano all'internodegliaghiepossonominarnepiùdiunodurantelaprimaelasecondaetà;in seguitopenetranoinunagemmae,comeconseguenzadell'attacco,siosserval'emissione di resina che si raccoglie in piccoli grumi. Svernano nella gemma e, nella successiva primavera,possonoerodereanchediversigermoglivicinipercompletareillorosviluppo. Raggiungonolamaturitàversolafinedimaggiooingiugnoesiincrisalidanodentroun germoglio, dopo aver tappezzato di seta la galleria. Le piante attaccate assumono col tempo un aspetto deforme; i getti colpiti presentano una caratteristica ripiegatura su se stessi e, a seconda del momento dell'attacco e quindi della gravità della ferita, possono riprendersi oppure seccare. In quest'ultimo caso, quando il germoglio apicale viene sostituitodailaterali, sihalaformazionesull'asseprincipaledidueramidivergenticon aspetto"alira"o"acandelabro". Rhyacionia duplana Rbn.:osservatasolosupinosilvestre;attaccaigermogli.Maisegnalata inItalia. Rhyacionia pinicolana Dbld:penetraallabasedellepignearrestandonelacrescita. Rhyacionia pinivorana Zett.: citata solo su pino silvestre; provoca danni poco significativi sullegemme,comeR. buoliana. Zeiraphera ratzeburgiana Sax.: ospite principale è l'abete, ma anche Pinus spp.; raduna gli aghiinfascettielidivoradall'interno. Geometridae: Bupalus piniarius L.:gliadultisonopresentidallafinedimaggioaiprimidiluglio;lelarve rodonolefogliefinoasettembre;lecrisalidischiudononellaprimaverasuccessiva. Ectropis bistortata Georg.:defogliatoresupinielarice. Eupithecia indigata Rb.:suPicea, Larix ePinus; suifiorieisingoliaghi. Eupithecia tantillaria Bsd. Thera obeliscata Rb.: le larve vivono su Pinus spp. e meno frequentemente su Picea e Juniperus; attaccagliaghi. Thera variata Den.etSchiff.:presenteconsingolielementisugliaghidiPicea, Abies, Pinus e Juniperus.

Noctuidae: Euxoa nigricans L.: su Picea e Pinus; presente sia in ambiente forestale sia in giardini; si nutredegliaghi. Orgyia recens Hbn.:frequentesumoltelatifoglie;segnalatasulgenerePinus. *Panolis flammea Schiff.: segnalata su tutto il genere Pinus; predilige il pino silvestre; gli adulti volano durante i mesi di aprile e maggio. Le larve si vedono durante i mesi di giugnoeluglio. Panthea coenobita Esp.:segnalatapiùfrequentementesull'abete,macitataanchesularicee pino;sinutredegliaghi.

67 Lasiocampidae: Cosmotriche lunigera Esp.:frequentasoloaghifoglie:Picea, Abies, Pinus, ecc. Dendrolimus pini L.:gliadultisfarfallanonelmesediluglio;inagostonasconolelarve,che penetranonelterrenoallafinediottobre;sonomatureversolametàdigiugno;sipossono avereanche2generazioniselecondizioniclimatichesonofavorevoli.Danoinonhamai causatogravidanni,mainEuropacentraleèconsiderataunadellespeciepiùdannose;il pinosilvestreèlapiantapreferita. Lasiocampa quercus L.:esistonoalcune"razzeecologiche"chefrequentanoleconiferetracui ilpino.Lepullulazionidiquestaspecieinteressanosoprattuttoipopolamenticompresitra i50ei100annidietàesiverificanoperlopiùinseguitoacondizionidiindebolimento del bosco, dopo periodi caldi e siccitosi, in particolare in stazioni con terreni poveri e soggettiaintensodrenaggio. Thaumetopoeidae: **Traumatocampa pityocampa (Den. et Schiff.): è un lepidottero termofilo, la cui distribuzione non supera, a nord e sulle montagne, l'isoterma di 22°C di luglio; altra limitazionenellasuaespansioneècostituitadallatemperaturamediadialmeno12°Cnel periododellosviluppoembrionale.Nellasecondametàdigiugno,inluglioenellaprima parte di agosto, sfarfallano gli adulti, che hanno abitudini crepuscolari; le femmine depongonoleuovaamanicotto(ogniovaturaèformatoda100250elementi)intornoalle fogliedeipini,generalmentenellepartipiùsoleggiate,scegliendodipreferenzalepiante presenti ai bordi dei boschi, nei punti più aperti e di altezza limitata. Le larve nascono dopocircaunmese;rimangonogregarieerodonolefoglievicinoaicorionavvolgendole con fili di seta bianchi. In seguito le larve si spostano su un altro punto della chioma e costruisconounnido:perquestoscopopossonocollaborareindividuiprovenientianche da più ovature vicine. Il nido, formato dapprima da un tessuto lasso, viene via via aumentato di dimensioni con l’avvicinarsi della cattiva stagione. Durante l'inverno l'attività delle larve, che nella generalità dei casi hanno raggiunto la quarta età, è più o meno ridotta o completamente sospesa, in funzione della temperatura. In marzo viene ripresalanormaleattivitàelelarve,quandoesconodalnido,sipongonoinfilaindiana, talvolta lunghissima, e si sparpagliano sulle piante per ritornarepoi al nido guidate dal filo sericeo che avevano disteso all'andata. Le larveraggiungono la maturità alla fine di aprile o in maggio e abbandonano il nido scendondo lungo il tronco per penetrare nel terrenoedimbozzolarsiadunaprofonditàcompresatragli8ei10cm.Losfarfallamento avvienenelmesediluglio,maunapartedellecrisalidipuòtrascorrereindiapausafinoa un massimo di due anni. La presenza di questo defogliatore è ritenuta cronica e viene contenutaunicamenteneigiovanirimboschimentidipinoneroesilvestreconlaraccolta manuale dei nidi. Questa operazione, a causa dei costi elevati e dei modesti risultati, è statanegliultimianniviaviaridotta. Sphingidae: Hyloicus pinastri L.:lelarvesinutronodegliaghivecchi.

68 Lymantriidae: Calliteara pudibunda L.:disolitofrequentesolonell'EuropacentraleesporadicainItalia,si èpresentataconimponentigradazioniinPiemonteeinLigurianegliultimianni;sitrova sumoltelatifoglie,edèstatasegnalataanchesulgenerePinus. Calliteara selenitica Esp.:frequentesumoltelatifoglie;èstatasegnalatasulgenerePinus. **Lymantria dispar L.:ènormalmentesegnalatasulatifoglie,ancheseinalcunicasièstata rinvenutasupino. *Lymantria monacha L.: polifaga, predilige le conifere, tra cui Pinus spp.. Le ali anteriori sonobiancastreconlineetrasversalizigzagantigrigioscuro,mentrelealiposteriorisono diunbiancoquasiuniforme.Lelarvesitrovanoneimesidimaggioegiugno;allafinedel loro sviluppo si imbozzolano negli anfratti della corteccia. Gli adulti volano in luglio agosto.Questaspecie,checompieestesedefogliazioni,inItaliaècitatasolopersporadiche infestazioni. Dal 1988 al 1995 si è però verificato un esteso attacco in Valle d'Aosta. Le principali specie attaccate, in ordine decrescente, di preferenza sono: abete rosso, abete bianco,lariceepinosilvestre. Saturniidae: Graellsia isabelae Graells. Gelechiidae: Exoteleia dodecella L:segnalataprincipalmentesupinosilvestre;minatoredegliaghi,causa moriadeigermogli;sonocitatidanniconsistentisoloinPolonia. Hyponomeutidae: Cedestis farinatella Dup.: minatore su pino silvestre, pino mugo e abete bianco, in tutta Europa. *Ocnerostoma piniariellum Zell.:citatoanchesulpinosilvestre;lelarvesonominatrici. Aegeridae: cephiformis Ochs.:segnalatosuAbies, Pinus, Juniperus; xilofago;sisviluppanei tessutidanneggiatidaferiteocolpitidatumori. Pyralidae: Assara terebrella Zinch.:segnalataincentroItaliasuabeteepini;attaccaisemiprovocando lacadutadeiconiancoraverdi. **Dioryctria sylvestrellaRatz.:presentesuvariespeciedipino. *Dioryctria abietella Den.etSchiff.:presenteintuttaEuropaingiovaniconiegermoglidi abeti,dilaricie,menofrequentemente,dipini. Dioryctria mutatella Fuchs:citataprincipalmentesulpinosilvestre;minaprimagliaghi,poi legemmeedinfinelacorteccia. Dioryctria pinaeae Stgr.:citatanelsudEuropa,anchesupinosilvestre;danneggiaiconi. **Dioryctria splendidella H.S.: le larve, presenti in agostosettembre, perforano le piccole pigne, formando gallerie che pregiudicano il loro sviluppo; le pigne attaccate sono facilmentericonoscibilipergliescrementiuniticonfilidisetachelericoprono.

69 DIPTERA Itonididae: Cecydomia pini De Geer: le larve danneggiano lo strato di corteccia dei giovani getti di maggio,provocandolafuoriuscitadiresina. Contarinia baeri Prell.: vive su tutte le specie di Pinus compreso il silvestre. Le larve si sviluppanotragliaghiprovocandonel'ingiallimentoelacaduta. *Thecodiplosis brachyntera Schwagrichen: segnalata su pino silvestre, pino nero e pino mugo, è notoriamente diffusa al di là dello spartiacque delle Alpi, dove ha regolari gradazioniconingentidanni.Provocaildisseccamentodellefoglieinfestate. Chloropidae: Hapleginella laevifrons Lw.:attaccaiconideipini,maprediligesolitamentealtrespeciedi conifere. COLEOPTERA Scarabeidae: Anoxia villosa Fabr.: adulti in giugnoluglio; si sviluppa in luoghi caldi e sabbiosi; stessi costumiedanniprovocatidalmaggiolino. Polyphylla fullo Fabr.:adultoinluglio;sitrovasoprattuttoinzonesabbiose. Anobiidae: Ernobius abietis L.:sulegnoeconidivariespeciedipino. *Ernobius mollis L.:sulegnomoltoseccononscortecciato. Ernobius pini Sturm.: si sviluppa principalmente nei getti dell'anno e nei coni di pino silvestre;èpocofrequente. Bostrychidae: Stephanopechys substriatus Paykull: ospite secondario, frequenta i boschi danneggiati dal fuoco;moltodannosoneidepositidicortecce. Buprestidae: Acmaeodera bipunctata Olivier:ospitesecondarioneiramidisvariateconifere,tracuiilpino silvestre. Anthaxia godeti GoryetLaporte:ospitesecondarioneiramimorenti. Anthaxia helvetica Stierlin:ospitesecondarioneiramimorenti. Anthaxia istriana Rosenhauer:ospitesecondarioneirametti. Anthaxia quadripunctata L.: molto comune sulle Alpi, predilige alberi giovani o i rami di alberiadulti. Anthaxia similis Saunders:ospitesecondarioneirami. Buprestis haemorroidalis Herbst:ospitesecondario. Buprestis novemmaculata L.:ospitesecondario.

70 Buprestis octoguttata L.:ospitesecondarionelleradici. Bubrestis rustica L.:ospitesecondario. Buprestis splendens Fabricius:ospitesecondarioneltronco. Chalcophora mariana L.:ospitesecondarionelleradicienellapartebasaledeltronco. Chalcophora massiliensis Villers: ospite secondario nelle radici e nella parte basale del tronco. Chrysobothris chrysostigma L.:ospitesecondarioneltroncoeneigrossirami. Chrysobothris igniventris Reiter:ospitesecondarioneirami. Chrysobothris solieri GoryetLaporte:ospitesecondario. Dicerca moesta Fabricius:ospitesecondarioneitronchi. Melanophila cyanea Fabricius:ospitesecondarioneitronchienellacorteccia. Melanophilaformaneki Jakobson:ospitesecondarioneirametti. Oxypteris acuminata DeGeer:ospitesecondarioneitronchieramiparzialmentebruciati. *Phaenops cyanea E: in genere colpisce i tronchi morti o abbattuti di recente e tessuti subcorticalimortidialberivivi. Alleculidae: Omophlus lepturoides Fabr.:rodonolefoglie. Omophlus rufitarsis Lesk.: fa comparse massiccie, ma sporadiche, danneggiando le infiorescenzemaschili. Cerambycidae: *Acanthocinus aedilis L.: subcorticicolo di piante deperienti o morte; poco dannoso; frequenteovunque. Arhopalus rusticus L.:suconiferemorteosuceppaie. Asenum striatum L.:tipicodelpinosilvestre. Caenoptera minor L.:lelarvescavanogallerieneiramiditronchideperienti. Callidium aeneum DeGeer:sisviluppasuitronchiesuiramimortidelleconifereedialcune latifoglie. Callidium violaceum L.:sisviluppasuitronchieiramimortidiabeterossoepini. Criocephalus rusticus L.:presentesuvariespeciedipino. Clytus lama Muis.:unicaspeciediClytus viventesulleconifere. Corymbia hybrida Rey:vivenellegnomorto. Corymbia maculicormis DeGeer:vivenellegnomorto. Corymbia rubra L.:vivenellegnomorto. Ergates faber L.: vive in alberi già morti; arreca danni tecnologici notevoli perché rende inservibiliitronchicolpiti. Hylotrupes bajulus L.: colpisce alberi deperenti o vecchi, anche se abbattuti, travi accatastate,palitelegrafici,legnameinopera,ecc. Leptura hibrida Rey:soloinlegnoseccoemorto. Leptura rubra L.:soloinlegnoseccoemorto. Molorchus minor L.: vive sui rami di abete rosso e pino, scavando numerose gallerie e provocandoildistaccodellacorteccia. Monochamus galloprovincialis Olivier:attaccaleconifere;citatosupinosilvestre.

71 Monochamus sartor F.:attaccadipreferenzal'abeteepiùraramenteilpino. Monochamus sutor L.: presente prevalentemente su abete rosso, ma anche sui pini; in Scandinavia è il nemico tecnologico più importante dopo gli incendi e i colpi di vento; sporadicoinValled'Aosta. Pogonocherus fasciculatus De Geer: vive nei piccoli rami dei pini provocando prima l'ingiallimentoepoilamorte. Prionus coriarius L.: si sviluppa su alberi molto vecchi o morti; i danni sono di natura tecnologica. Rhagium bifasciatum F.: colpisce alberi vecchi e deperienti o già abbattuti; frequenta numerose specie di latifoglie e di conifere, scava gallerie in tutti i sensi, rendendo inservibileillegno. **Rhagium inquisitor L.:attaccaglialberimortialivellosubcorticaleotessutisubcorticali mortidialberiancoravivi. Rhagium mordax DeGeer:presentesuipiniesullelatifoglie. Spondylis buprestoides L.: attacca le ceppaie o gli alberi abbattuti di recente; non arreca danniforestali. Tetropium castaneum L.:soloincasieccezionalisitrovasuipini. Trichoferus holoscriceum Rossi:colpiscesoloillegnomorto;èdannosoallegnemedaopera. Curculionidae: Anthonomus pubescens Payk.:supinosilvestreintuttaEuropa,esclusalaNorvegia. Anthonomus varians Payk.: colpisce i fiori del pino silvestre; è presente in tutta l’Europa esclusoilsud;inItalianonèconsideratadannosa. *Brachyderes incanus Schonherr:unodeipiùimportantiinsettidelpinoincolturadalnord EuropaalcentroItalia;èilpiùimportantenemicodeivecchiimpianti;colpisceinlocalità secche;sinutredinottedegliaghi,profondamenteeirregolarmentepertuttalalunghezza. Brachonyx pineti Payk.:nellepineteeuropee,soprattuttoneisitimenofavorevoli;provoca «galle»(ingiallimentigiallastri)sugliaghi. Coniocleonus glaucus F.:segnalatoinEuropasucortecciaeradicidipini;osservatoanchesu pinosilvestre. *Hylobius abietis L.: durante la buona stagione le femmine ovidepongono entro cellette scavatenellacorteccia;l'infestazioneinteressageneralmenteleceppaiee,dirado,igiovani esemplari. Le larve scavano gallerie che dapprima decorrono nel floema e in seguito incidono a solchi l'alburno, scendendo anche in profondità nelle radici. La specie può averecicloannualeobiennale.Lepupesiformanoall'estremitàdellegallerie.Inagosto settembreespecialmenteinprimavera,gliadultisinutrononottetempodicorteccia.Per questoessiinvadonolepiantagionirecentioleareepopolatedinovellameeviprovocano avoltedevastazionipreoccupanti.L'attivitàlarvale,alcontrario,nonèdannosa:essaèa tuttovantaggiodell'ecosistemaforestale,datocheacceleraiprocessidimineralizzazione. Hylobius pinastri Gyll.:suconifere;questaspecie prediligeluoghi piùumidirispettoalla specieprecedente, econtrariamentealsuonomepreferiscel'abetealpino. Magdalis duplicata Germ.:diffusospecialmentesuP. sylvestris. Magdalis frontalis Gyll.:presenteinEuropasoprattuttosulpinosilvestre,maanchesualtri piniesupicea;èunfitofagosecondario,ancheseavoltepuòdiventareprimario.

72 Magdalis memnonia Gyll.:segnalatosupinosilvestreepinocembro,incentroesudEuropa; fitofagosecondario,colpisceapiciegermogli. Magdalis phlegmatica Hbst.: questa specie, in associazione con Laspeyresa pactolana (lepidotterotortricide),puòportareglialberiamorte. Magdalis rufa Germ. Magdalis violacea L.: soprattutto su pino silvestre; sotto corteccia nei rami; fitofago secondario. *Othiorrhyncus niger (L.):supinoeabeterosso. *Othiorrhyncus ovatus L.: predilige l'abete e, solo occasionalmente, attacca gli aghi dei giovanipini. *Othiorrhyncus scaber L.:raramentesupino. *Othiorrhyncus singularis L.:polifagosulatifoglieeconifere. Pissodes harcyniae Hrbst.:questaspecieprediligel'abeterossoedèsolocitataperil pino silvestre;èunparassitasecondariocheavoltepuòcomportarsidaprimarioe,seassociato ascolitidiocerambicidi,puòdivenirepiuttostopericoloso. **Pissodes notatus Fabr.:attaccaqualsiasi speciedelgenerePinus purchésianopiantegià indebolitedaavversitàanchenonmanifeste;colpisceesemplaridiognietà,prediligendo però gli individui di 315 anni; gli adulti si trovano sui pini da aprile a novembre: essi rodono le cortecce di giovani rami, lasciandovi piccole tracce tondeggianti, destinate a coprirsi in breve di calli cicatriziali a rosetta. Le femmine depongono gruppi di uova in cellettescavateneglistraticorticali.Lelarvesiirradianonelfloemacircostante,scavando galleriechesiallarganoprogressivamenteecheterminano,ingenere,pressol'inserzione di un palco di rami oppure al colletto, in cellette pupali. Lo sfarfallamento avviene attraverso un foro circolare che il nuovo adulto pratica in maniera netta verso l'esterno. Nell'Europacontinentalesembraaccertataunagenerazioneannua. **Pissodes pini F.: presente in tutta Europa in pianura e montagna; è un parassita esclusivamente secondario e quindi poco dannoso; colpisce tutti i pini, ma predilige il silvestre. *Pissodes piniphilus Herbst.:intuttaEuropa supinosilvestre;vivesottocorteccia,spesso insieme a P. notatus; esso tende a comportarsi da primario, mentre P. notatus da secondario;puòtrasmetterefitopatie. Pissodes validirostris Gyll.:presenteintuttaEuropa,danneggiaiconieigermoglididiverse speciedipini. *Polydrosus atomarius Ol.:polifago,citatoanchesuipini. Polydrosus marginatus impar Steph.:polifago,citatoanchesupini. Polydrosus mollis Stroem.:polifago,citatoanchesupini. Strophosomus capitatus DeGeer:supinoerodegliaghiallabase. Strophosomus melanogrammus Forst.:sinutredellegemmeetaloradellacortecciatenera. Chrysomelidae: Chryptocephalus pini L.:èpresenteinItalia,supinosilvestreealtripini;sinutredegliaghie piegaigermogli. Luperus pinicola Duft.:gliadulti,nelperiodoestivo,rodonogliaghiterminali. Phaeodon coclearis F.:segnalatosupinosilvestre,sinutredigemme.

73 Scolytidae: Carphoborus minimus F.: è il più piccolo scolitide dei pini; attacca rami morenti di alberi dovecisonoaltedensitàdiimpianto. Cryphalus intermedius Ferr.: diffuso nella zona alpina, segnalato su larice e silvestre; di modestaimportanzaforestale. Cryphalus piceae Ratz..:citatosuAbies, colpisceancheilsilvestre;attaccairamideglialberi piùvecchi. Cryphalus saltuarius Weise:supiceaepinispp.;sitrovasuramiealberivecchi,inetàdi utilizzo;pocoimportante. Crypturgus cinereus Er.:intuttaEuropasuPinus, Abies,Picea;colpiscealberideperienti;è specieesclusivamentesecondaria,quindipocoimportantedalpuntodivistaforestale. Crypturgus pusillus Er.:suPinus,Abies,Picea,intuttaEuropa;attaccaramideperientiocon cortecciasottile;dimodestaimportanzaforestale. *Dendroctonus brevicornis LeConte: segnalatocomedannososupinosilvestreinSvizzera. *Dendroctonus frontalis Zimmermann: segnalato come dannoso su pino silvestre in Svizzera. Dendroctonus micans Kug.: presente anche su pino silvestre; è il più grande scolitide europeo;èsempreunparassitasecondario. Dryiocoetes autographus Ratz.: su picea e pini in tutta Europa; colpisce piante morenti in zoneumide. Gnathotrichus materarius Fitch.: originario del nord America, diffuso in Francia su pino silvestre;scavandonellegnogalleriedritteportaallamortevelocementeglialberi;sembra chel'attaccoavvengasuccessivamenteadaltriscolitidiobuprestidi. Hylastes angustatus Herbst.:colpisceilpinosilvestre;sisviluppasuradicidialberimalati; presenteincentroesudEuropa. Hylastes ater Payk.: su pino, presente alla base dei tronchi e al colletto di alberi morti o deboli. Hylastes attenuatus Erichs.: su pino, in particolare silvestre e nero; in zone montuose, spessoassociatoaH. ater, dicuiutilizzaiforid'ingresso. Hylastes cunicularius Erichs.:rarissimosupino. Hylastes linearis Erichs.: su pino silvestre, pino marittimo e pino d'aleppo; presente in centroesudEuropa. Hylastes opacus Erichs.:supinispp.;lavoranelleradiciprincipalieallabasedelfusto;12 generazioniall'anno;danneggiaimpiantigiovani. Hylurgops glabratus Zett.: in tutta Europa, su abete rosso, pino cembro e anche pino silvestre;sualberimortialsuolo,intronchiconaltotenorediumidità. Hylurgops palliatus Gyll.: si trova su tutte le conifere; su alberi malati e rami tagliati; secondario,pocoimportantedalpuntodivistaforestale. Hylurgus ligniperda F.:esclusivamentesuspeciedipino,alcentroesudEuropa;colpisce ramieradicidialberimorentiocaduti;dimodestaimportanzaforestale. **Ips acuminatus Gyll.: attacca soprattutto il pino silvestre; solo localmente può avere importanza forestale; solitamente parassita secondario, anche se talvolta può attaccare

74 piante sane; gli adulti sono presenti in aprilemaggio, le larve passano tutto l'inverno all'internodeltroncodovesiimpupano. Ips amitinus Eichh.: in Europameridionalee occidentalesopra i1000mdialtitudine, su abete rosso e su varie specie di pini; è un parassita secondario su piante indebolite o sradicate. Ips cembre Heer:rarosupinosilvestre;secondarionell'arealedidiffusionedellarice,può colpirealberisani,masofferentiperstressidrico. Ips duplicatus Sahlb.:rarosupinosilvestre;pocofrequenteinItalia. Ips mannsfeldi Wacktl.: preferibilmente su pino nero, lo si trova anche su pino silvestre; segnalatoinAustriaesulleAlpiorientali;èunospitesecondariodimodestaimportanza forestale. **Ips sexdentatus Boerm.:laprincipalepiantaospiteèilpinosilvestre,maquestaspeciedi scolitide è solitamente poco diffusa e di bassa importanza forestale rispetto ad altre; colpiscepreferibilmentedopocolpidivento,incendieattacchidialtriinsetti. Orthotomicus erosus Woll.: colpisce i generi Pinus, Abies, Cedrus; attacca alberi malati o morentidelleclassidietàpiùvecchie. Orthotomicus laricis F.:attaccapreferibilmenteilpinosilvestre;ospitesecondariosualberi malati,deperientioappenaschiantati. *Orthotomicus longicollis Gyll.:presenteintuttaEuropa,anchesepraticamenteininfluente dalpuntodivistaforestale. Orthotomicus proximus Eichh.:attaccadipreferenzailpinosilvestreedèpresenteintutta Europa; colpisce i rami caduti o gli alberi morenti con corteccia sottile; ha modesta importanzaforestale. Orthotomicus suturalis Gyll.:attaccaleconifere;èraro. *Pytiogenes bidentatus Herbst.: associato ad altre specie di scolitidi, attacca quasi esclusivamenteirami. Pytiogenes bistridentatus Eich.: presente anche sul pino silvestre nel nord e sud Europa; colpisceglialberiindebolitiosofferenti **Pytiogenes chalcographus L.:vivesolitamenteinassociazioneconIps typographus. Pytiogenes quadridens Htg.:sicomportapraticamentecomeilP. bistridentatus. Pytiogenes trepanatus Nord.:presenteanchesulpinosilvestrenelnordecentroEuropae sulleAlpi;colpisceinparticolarelepiantedeperienti,masipuòtrovareanchesupiante sane. Pityiokteines curvidens Germ.: attacca tutte le conifere, tra cui il pino silvestre; colpisce preferibilmente piante danneggiate o deperienti, ma anche gli alberi sani, in cui la pressione vascolare sia inferiore al normale; è quindi soprattutto la disidratazione che costituisceilfattorescatenante. Pityiokteines spinidens Rast.:rarosupinosilvestre. Pityophthorus buysoni Reitt.: presente in Spagna, Pirenei, Corsica, Italia; abbondante su pinonero,maanchesulpinosilvestre;viveneirami. Pityophthorus carniolicus Wichm.:presenteinAustria,Istria,Cecoslovacchia,supinoneroe silvestre;hapocaimportanzaforestale. Pityophthorus exculptus Ratz.:sitrovaincentroEuropasuabeterossoepinosilvestre(non molto abbondante); scava gallerie raggiungendo il legno profondo; poco importante dal

75 puntodivistaforestale. Pityophthorus glabratus Eich.:presenteinEuropacentraleemeridionalesulgenerePinus e sullarice. Pityophthorus lichtensteini Ratz.: essenzialmente su pino silvestre, su rami sottili, attacca giovanipiante;dannososololocalmente. Pityophthorus pityographus Ratz.: su abete rosso e più raramente sul pino silvestre; è importantenegliimpiantigiovani. Pityophthorus pubescens Marsh.:presenteinEuropacentraleemeridionalesuvariespecie diPinus tracuiilsilvestre;attaccasoloiramisottilididiametroinferiorealcentimetro. Polygraphus polygraphus L.:presenteintuttaEuropa;colpisceiramielapartealtadelfusto dialberidietàsuperioreagli80anni;èrarosupino. **Tomicus minor Hartig: tipico del pino silvestre, può attaccare anche piante rigogliose; spessoassociatoalT. piniperda;gliadultiesconodairipariinveranlipiùtardirispettoT. piniperda; haunasolagenerazione;attaccadipreferenzairamiconcortecciasottile,chesi screpola poi in corrisponenza delle gallerie materne; in caso di attacchi massicci la cortecciasistaccainpiccolipezzi;colpiscepiantepiùgiovanidelT. piniperda. **Tomicus piniperda L.: questa specie predilige il pino silvestre; attacca specialmente le piante mature già sofferenti per altre cause, come i danni provocati dalla neve; questa speciepuòattaccareanchealberirigogliosi. Trypodendron lineatum Ol.:adultiassaiprecociinprimavera,scavanogallerieagradiniin alberimortioindeboliti;lelarvesilimitanoadallargarelegalleriematerne. Xyleborus dispar F.:polifagosulatifoglie;presentesolooccasionalmentesulleconifere. Xyleborus eurygraphus Ratz.: sul pino silvestre e sul pino nero in sud e centro Europa; colpiscepreferibilmentealberivecchiedeperienti. Xyleborus saxseseni Ratz.: presente in tutta Europa, polifago, segnalato su 50 specie di latifoglieemolteconifere;colpiscealberimorentiomoltodanneggiati. Xyloterus lineatus Olivier: polifago, colpisce preferibilmente le conifere tra cui il pino silvestre;èunparassitasecondariosusoggettivecchiedeperienti. HYMENOPTERA Xyelidae: Xyela curva Benson:supinosilvestre. Xyela julii Brébisson:intuttaEuropatrannechealsud;associataalpinosilvestre;lelarve sisviluppanoall'internodeifiorimaschilidipino,chesipieganoedemettonopollinein anticipo;nonèparticolarmentedannosa. Tenthredinidae: Lophyrus pini L.:lelarvedivoranocompletamentegliaghideipini. Lophyrus rufus Retz.:defogliatore,prediligelepiantegiovanisui20anni,specialmentese debolieinluoghiunpo'aridiesoleggiati. Siricidae: *Sirex juvencus L.:xilofago,sitrovasututteleconifere;lalarvapenetranellegnoperpiùdi

76 4cmelegalleriesonolunghealmassimo15cm;ilsuociclodurada2a9(raro)anni. *Sirex noctilio F.:xilofago,prediligeilgenerePinus,maèfrequenteanchesull'abetebianco; ilnumerodigallerienonesprimeilnumerodiuovadeposte;provocadannisoprattuttosu impiantiartificiali. Urocerus gigas L.:xilofago,prediligepiantemalateomorte;lalarvaimpiega23anniper svilupparsi. Pamphiliidae: **Acantholida erytrocephala L.:defogliatore,presenteinValled'Aosta;gliadulticompaiono inaprilee inpochigiornidiattivitàdepongonofilediuovalungogliaghidivaripini, prediligendo gli esemplari di modesto sviluppo e i rami prossimi al suolo; le larve schiudonoprestoevivonoingalleriedisetafabbricatetralavegetazione;ingiugnoluglio, ultimatolosviluppoaspesadellefogliedell'annoprecedente,essepenetranonelterreno invicinanzadeltroncoevitrascorronounanumerosimesifinoalmomentodiimpuparsi, generalmentenellaprimaverasuccessiva;nonsonotuttaviararelediapausedi2anni,e perquestoilciclopuòrisultareannualeobiennale. Acantholida hieroglyphica Crist.:attaccaspeciedelgenerePinus;suigermoglidell'anno,le larvesonodefogliatriciconunciclobiologicodi23anni. *Acantholida posticalis Matsumura:defogliatore;adultilunghi1015mm;aliialine,capoe toracenericondisegnigiallimoltopiùridottinelmaschio;addomebruno,marginalmente e ventralmente giallorossastro; gli adulti volano in maggiogiugno; le uova vengono deposte singolarmente sugli aghi dei pini; le larve iniziano la loro attività trofica che proseguefinoallafinedigiugnoiniziodiluglio:siportanopoialsuolooverimangonoin unacellettaa520cmdiprofondità;l'impupamentoavvieneafineaprileiniziomaggiodel 3°annoedura1012giorni;danniconsistenti. Diprionidae: **Diprion pini L.:defogliatore;colpiscedipreferenzagliesemplarimaturidipinosilvestre; lelarvegregariesonoattiveindueperiodidurantelabuonastagione:unaprimavoltain maggiogiugno, a danno di aghi dell'anno precedente (i bozzoli sono tessuti sulla parte aereadellepiante),unasecondainagostosettembre,aspesedifogliediultimaemissione (i bozzoli sono tessuti tra i residui vegetali alla superficie del suolo); i danni risultano particolarmentegravinellepinetecostituitesuterrenidifficili. **Diprion simile Hartig:defogliatore,hacomeospiteprincipaleilpinosilvestre,masipuò trovareanchesupinomugo,pinoneroepinostrobo. **Gilpinia socia Klug.:oligofagosulgenerePinus, maètralespeciepiùrare. **Microdiprion pallipes Fallen:oligofago,dannososupinosilvestre. **Neodiprion sertifer Geoffr.: defogliatore; gli adulti compaiono d'autunno su giovani esemplari di pini, nelle cui foglie aciculari depongono uova, anche partenogenetiche, destinateasvernare;allafinedimaggiooaiprimidigiugno,lelarvescendononelsuoloe sirinchiudonoinbozzoletti.Losfarfallamentopuòessereritardatodiunoopiùanniper frequentifenomenididiapausa.

77 Datistorici Le notizie circa la presenza di insetti fitofagi di Pinus spp. in Piemonte sono molto scarseedinonfacilereperimento.NegliarchividiStatorarissimidocumenti,apartiredal XVII secolo, in genere ordinanze regie o prefettizie, indicano la presenza di “gatte” o “bigatte”, pelose o non, infestanti i boschi, senza precisare la specie botanica colpita. In qualche caso si capisce trattarsi di processionaria del pino per il riferimento a nidi da asportareed“abbruciare”. OltreallesegnalazionistorichedialcuniautoriqualiCecconi(1924),DellaBeffa(1961), si fa riferimento alla bibliografia specifica e a dati ottenuti consultando il Bollettino del "Reale Osservatorio di Fitopatologia di Torino", poi "Osservatorio per le malattie delle piante", e l'archivio del "Settore Fitosanitario della Regione Piemonte" che ha sostituito l'Osservatorio. Contrariamente a quanto si possa pensare, specialmente per il periodo 19501970, la quantitàdidatireperibilipressogliorganismipubblici,prepostiallatuteladeiboschi,è veramente esigua e frammentaria, solo in parte spiegata dai ripetuti trasferimenti amministrativi e di collocazione subiti. Solo per gli ultimi decenni esistono segnalazioni piùfrequentieparticolareggiate,perlopiùderivantidainiziativedisingoliedarichieste diinterventidapartedipubblicheamministrazioni,ComunieComunitàMontane. Laricostruzionecronologicadiattacchidiinsettidannosiaipiniappartenentiallediverse specievieneelencatadiseguito: 18991903:Diprion pini(osimile)supinosilvestreinprovinciadiCuneo. 1903:Neodiprion sertifersupiniaVinadio(CN) 1910:Rhyacionia buolianasupiniinprovinciadiCuneo. 1914:Rhyacionia buolianasupiniinprovinciadiCuneo. 1914:Neodiprion sertifersupiniinprovinciadiCuneo. 192930:Lymantria monachaanchesupinosilvestreinValChisone(TO). 1930:Lymantria disparsupiniinprovinciadiNovara. 1960:Dioryctria sylvestrellasupinostrobosulLagoMaggiore(VB). 197576:Dioryctria sylvestrellasupinostroboaMassazza(VC)eVolpiano(TO). 1977:Dioryctria sylvestrellasupinostroboaSangano,Volpiano,VenariaeBorgaro(TO). 197778:Diprion similesupinostroboaBalocco(VC). 197781:Lymantria disparsupinostroboaBassignana(AL). 197884:Rhyacionia buolianasupinostrobo,excelsa,mugo,nero,ecc.inprovinciadiCN, TO,ALeNO. 197884:Lymantria disparsupinostroboealtripiniinprovinciadiTO,VC,NO. 197884:Diprion pinisupinostroboaVolpiano(TO). 197884:Archips oporanasupinostroboaVolpiano(TO). 1979:Diprion similesupinostroboaSangano,Volpiano,VenariaeBorgaro(TO). 197981:Dioryctria sylvestrellasuPinus excelsaeP. pinasteraNovara. 1980:Tomicus piniperdasupinomugoinVallediSusa(TO). 1981:Tomicus piniperdasupinostroboaBoves(CN). 1982:Dioryctria sylvestrellasupinoaMoncalieri(TO).

78 198386:Lymantria disparanchesupiniinPiemonte. 198687:Lymantria disparsuPinus excelsaaCasalette(TO). 1989:Rhyacionia buoliana supiniaNone(TO)esupinostroboaMurisengo(AT). 1990:Dioryctria sylvestrellasuPinus excelsaepinostroboaAsti. 1993: Ips sexdentatussupinostroboaRivarolo(TO). 199394:Lymantria disparsupinostroboaBorgaro(TO),Volpiano(TO),GhemmeeSuno (NO). 1994:Rhyacionia buolianasupinoneroaCollegno(TO). 1994:Diprion pini(osimile)supinostroboaRivapressoChieri(TO). 1995:Dioryctria abietellasuPinus excelsaaQuarto(AT). 19952002: Acantholyda erythrocephala su pino strobo, pino cembro, pino silvestre, ecc. in provinciadiAT,TO,NO. 1997:Acantholyda erythrocephalasupinocembroaFenestrelle(TO). 1998:Diprion similesupinocembroaPragelato(TO). 1998:Lymantria disparsupinoaCavoretto(TO). 19982004:Acantholyda erythrocephalasupinostroboinprovinciadiNovara. 2003:Ips sexdentatussupinostroboaSommarivaPerno(CN). 2003:Diprion pini(osimile)supinoaRoccaCanavese(TO). 20042005:Matsucoccus feytaudisuPinus pinasternell’Ovadese(AL). Speciediinsettidannosiaipiniechesiritrovanogeneralmenteogniannonelle segnalazionisono: Cinara pinisupinonero,pinosilvestre,pinomugo,ecc. Pineus pinisupinosilvestre,pinostrobo,pinoexcelsa. Pineus strobisupinostrobo. Leucaspis loewi,pini,pusillasupinosilvestre,pinonero,pinomugo,pinoexcelsa. Petrova resinellasupini. Traumatocampa pityocampasupinonero,pinosilvestre,pinostrobo,ecc. Ips acuminatussupinosilvestre. Ips sexdentatussupinosilvestre. Segnalazionisaltuarieinvarieprovinceperinfestazionidiminorcontosuvariespeciedi piniriguardano: Pseudaulacaspis pentagona Panolis flammea Dioryctria abietella Bupalus piniarius Hyloicus pinastri Dendrolimus pini Thecodiplosis brachyntera Polyphylla fullo Omophlus lepturoides Prionus coriarius Ergates faber

79 Vesperus strepens Rhagium inquisitor Tetropium castaneum Hylotrupes bajulus Acanthocinus aedilis Luperus pinicola Brachyderes incanus Hylobius abietis Otiorrhynchus niger Otiorrhynchus ovatus Otiorrhynchus scaber Otiorrhynchus singularis Pissodes notatus Pissodes pini Polydrosus atomarius Pityogenes bidentatus Pityogenes chalcographus Xyloterus lineatus Ips cembrae Microdiprion pallipes Urocerus gigas Sirex juvencus Gilpinia socia Risultatieconsiderazionisull’attivitàsvoltanel2007 Gli ultimi sopralluoghi, svolti il 12 e 26 aprile e il 10 e 17 maggio 2007 hanno posto in evidenzaquantosegue: Area1–Loc.MonteSolivo(BorgoTicino,NO) E’ rientrata l’attenzione destata nel mese di novembre 2006 dalla modesta presenza di Tomicus piniperda in rametti verdi caduti a terra per opera del vento; l’infestazione, valutataincirca23individuiperpianta,nonhadatoulteriorisegnidipeggioramento.Da segnalarel’assenzadirinnovazionedipinoeunaforterinnovazionedicastagno. Area2–Loc.Scarliccio(S.MariaMaggiore,VB) SonostatetrovatesoltantoalcunetraccediT. piniperda;nonvisonoulteriorisegnalazioni diinsettinociviperquestosito.Danotarel’assenzadirinnovazionedelpinoelaspessa coltrediaghialsuolo. Area3–BoscodellaColma(Toceno,VB) SonostateindividuatetraccediT. piniperda inquantitàtrascurabili.Nonèstatasegnalata lapresenzasignificativadialtriinsettinocivi.Danotarel’assenzadirinnovazionedipino.

80 Area4–Loc.AlpeCiona(Trasquera,VB) SonostatetrovatesoltantoalcunetraccediT. piniperda;nonvisonosegnalazionidialtri insettinociviinquestosito.Danotareunabellarinnovazionedipiniefaggi. Tomicus piniperdaèconsideratodallaletteraturaentomologicaunparassitasecondario, ovverosimoltiplicasoltantoinpresenzadipiantegravementestressateperfattoriprimari, quali quelli climatici, meteorologici, incendi, parassiti entomologici e patologici, disturbi fisiologici, inquinamento, ferite estese e ripetute di origine antropica ecc. (Battisti et al., 1994;Battisti,2004;Ozenda,1991). Nonsipuòquindiimputareaquestaspeciel’attualedeperimentodelpinosilvestre.In passatoTomicusspp.puòaverprovocatol’indebolimentodialcunedellepiantechesono successivamente morte ma la situazione attuale non evidenzia segnali di gradazione in atto. L’azionecomevettoredifunghidell’azzurramentodellegnononèclassificabilecome dannoaventeripercussioniperlasalutedellapianta,anchesestudiinquestocamposono inprogresso. Ovviamentelacomparsadifattoridistresspuòscatenarepullulazionidiinsettinocivi, in particolare di Tomicus spp., da contenersi tempestivamente con i metodi indicati in letteratura(Schwenke,1978). ANALISIPEDOFAUNISTICA

E’ stata completata l’analisi quantitativa dei campioni raccolti nelle diverse località ottenendol’indiceIF,chefornisceinformazionipiùprecisedell’indiceQBS,cheèsoltanto qualitativo. Perl’applicazionedell’indiceIF,sidevonoconsideraresololeunitàtassonomicheche risiedono nel suolo e non quelle che casualmente sono state ivi rinvenute (come ad esempio, i ditteri alati, i tisanotteri radicicoli, i collemboli francamente epigei, ecc.). A ciascuna forma biologica viene quindi assegnato un punteggio secondo il grado di adattamento morfologico alla vita edafica del taxa in esame, come suggerito da Parisi (2001). Modifiche al criterio di assegnazione dei punteggi proposto da Parisi (2001) riguardanol’assegnazionedelmassimovaloredi20permorfotipiparticolaristrettamente euedaficichenonvengonopresiinconsiderazionedall’Autore:adesempio,Ditteriadulti atteri o microatteri, come alcune specie appartenenti alle famiglie Sciaridae e Cecidomyiidae,chesonocaratteristichepertrascorrerequasil’interociclovitaleall’interno delsuoloequindimostranoopportuniadattamentimorfologico/comportamentali(Frouz et al.,1999);alcuni coleottericomegliStaphylinidaeLeptotyphlinae,caratteristiciperchè anoftalmiedendogei(Ciceroniet al.,1996),ecc.Un’altradifferenzaneipunteggi,riguarda gliacariOribatidaechesecondoParisi(2001)sonodaconsiderarsistrettamenteeuedaficie quindidovrebberoottenereilmassimovaloredi20:seèverochespessositrattadiacari piuttostosensibilialladistruzionedelpropriomicrohabitat,inquantocaratterizzatidaun basso tasso metabolico, una scarsa fitness e un lento sviluppo, molti generi sono invece adattatiavivereincondizionidifortestress(BehanPelletier,1999);pertalmotivo,viene

81 effettuatoilloroconteggioalsoloscopodiverificaresecisonotaxasovrabbondanti,che potrebberoindicaresituazioniambientalipeculiari,tipicheadesempiodisuolisoggettia perturbazioni di origine naturale o antropica, come suoli agricoli trattati con pesticidi e fertilizzanti, oppure suoli presenti in aree di demolizione o di miniera (BehanPelletier, 1999). In definitiva, nell’ambito dell’applicazione dell’indice IF viene solo considerata la loropresenza/assenza. Una volta riconosciute le differenti unità biologiche, si procede al loro conteggio, rapportatoa0,5Kgdipesodisuoloseccopercampione.Quindiperognitaxasiconsidera la massima abbondanza rinvenuta nelle 3 repliche del campione e la si moltiplica per il punteggio assegnato al taxon stesso. Per quanto riguarda Araneidae e Formicidae, viene presainconsiderazioneesclusivamentelaloropresenza/assenza. Unavoltaraccoltiisuddettidati,l’applicazionedell’indiceIFseguelaformula: IF=(Abtest/Abcontrollo+UBtest/UB controllo)/2 Ove Ab sta a significare la somma delle abbondanze di tutti i taxa analizzati moltiplicateperilpunteggiorelativoalgradodiadattamentoallavitaedaficaeUB indica ilnumerototalediUnità Biologicheosservate. E’ chiaro che più il valore dell’indice IF èvicino a 1 più sono modeste le differenze nell’artropodofauna fra il sito test e il sito controllo. Al contrario, più tale valore si allontanadall’unità,piùledifferenzesonorimarchevoli. Inoltre, moltiplicando il valore dell’indice IF per 10, si può considerare la seguente scaladivalutazionedelsuolotest:  ≤3.9:suoloprofondamenteperturbato  44.9:suolomoltoperturbato  55.9:suoloabbastanzaperturbato  66.9:suolosolomoderatamenteperturbato  77.9:suoloincondizionidiscrete  88.9:suoloinbuonecondizioni  ≥9:suoloinottimecondizioni Dalmomentochelavalutazionediundeterminatoedaphonvienefattaesclusivamente rapportandoidatiaquellidiunsitocontrollo,l’indiceIFbensicollocaancheinstudiche concernono la valutazione del grado di rinaturalizzazione di suoli soggetti ad impatto ambientale,comeadesempionellecoperturedibacinididiscarica(Nizzoliet al.,2004).

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CATEGORIE Località Località Bosco Località Alpe TASSONOMICHE Scarliccio - S. Località Monte della Colma - Ciona - Maria Maggiore Solivo - Borgo Toceno Trasquera Ticino DIARTROPODI ACARI ORIBATIDAE 233 3799 2446 578 ALTRI ACARI 102 1052 1186 402 COLLEMBOLA 65 280 171 417 ENTOMOBRYIDAE COLLEMBOLA 1 1 - 37 SMINTHURIDAE COLLEMBOLA 76 293 110 216 ISOTOMIDAE COLLEMBOLA 34 35 39 - PODURIDAE COLLEMBOLA - 5 114 22 NEANURIDAE COLLEMBOLA 13 42 67 252 ONYCHIURIDAE COLLEMBOLA - 3 6 2 NEELIDAE DIPTERA (larve) 9 8 6 3 DIPTERA (adulti) - - - - COLEOPTERA (adulti) 7 32 57 14 COLEOPTERA (larve) 15 16 50 5 PROTURA 2 6 44 19 DIPLURA - - 19 8 HYMENOPTERA 14 50 45 9 HYMENOPTERA - 37 8 1 FORMICIDAE PSOCOPTERA - 3 8 4 HEMIPTERA 1 - - 6 HEMIPTERA (larve) 1 24 36 11 MEGALOPTERA (larve) 11 76 21 44 THYSANOPTERA 2 1 18 2 PSEUDOSCORPIONIDA 2 - - 4 CHILOPODA 4 15 6 4 DIPLOPODA 1 5 - 2 PAUROPODA 1 50 29 47 ISOPODA 1 - - - SYMPHYLA 22 17 48 43 ARANEAE 1 8 1 2

Tab. 1 - Categorie tassonomiche degli artropodi censiti nei 4 siti piemontesi: l’abbondanza relativa di ogni taxon è la massima registrata fra le 3 repliche di campionamento ed è rapportata a 0,5 Kg di suolo secco (i valori sono arrotondati).

Dalmomentocheperl’applicazionedell’indiceIFsidevonoconsideraresololeunità tassonomiche che risiedono nel suolo e non quelle che casualmente sono state ivi rinvenute,nellaTab.2sonovisualizzatiitaxapresentineisuolipiemontesiutilizzatiperil calcolo dell’indice e, a fianco, il punteggio relativo secondo il grado di adattamento morfologicoallavitaedafica.

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Località Località CATEGORIE Località Alpe Scarliccio - S. Bosco della Punteggi Località Ciona - TASSONOMICHE Maria Colma - relativi Trasquera Maggiore Monte Solivo Toceno - Borgo Ticino PERL’INDICEIF COLLEMBOLA 13 42 67 252 20 ONYCHIURIDAE COLLEMBOLA NEELIDAE 0 3 6 2 20 (es. Megalothorax sp.) EUEDAPHIC 6 20 5 0 20 COLEOPTERA (adulti) PROTURA 2 6 44 19 20 DIPLURA 0 0 19 8 20 EUEDAPHIC 0 0 8 1 20 HYMENOPTERA SYMPHYLA 22 17 48 43 20 PSEUDOSCORPIONIDA 2 0 0 4 20 CHILOPODA 4 15 6 4 20 PAUROPODA 1 50 29 47 20 ISOPODA 1 0 0 0 20 EUEDAPHIC 1 4 0 0 20 DIPLOPODA EMIEDAPHIC 0 2 0 2 10 DIPLOPODA MEGALOPTERA (larve) 11 76 21 44 10 HYMENOPTERA (larve) 14 1 27 0 10 COLEOPTERA (larve) 15 16 50 5 10 COLLEMBOLA 76 293 110 216 10 ISOTOMIDAE COLLEMBOLA 34 35 39 0 10 PODURIDAE COLLEMBOLA 0 5 114 22 10 NEANURIDAE DIPTERA (larve) 9 8 6 3 10 ACARI ORIBATIDAE* 1 1 1 1 1/0* HYMENOPTERA 0 1 1 1 1/0* FORMICIDAE* ARANEIDAE* 1 1 1 1 1/0*

Tab. 2 - Categorie tassonomiche degli artropodi censiti nei 4 siti piemontesi e utili per il calcolo dell’indice IF. L’abbondanza relativa di ogni taxon è la massima registrata fra le 3 repliche di campionamento ed è rapportata a 0,5 Kg di suolo secco (i valori sono arrotondati).

84 Per gli Acari Oribatidae, gli Hymenoptera Formicidae e gli Araneidae viene considerata esclusivamente la loro presenza/assenza (1/0). Il numero di unità biologiche e l’abbondanza dei diversi taxa osservati nei campioni di suolo piemontesi sono sintetizzati in Tab. 3.

Località Monte Località Località Località Scarliccio Solivo Bosco Alpe Ciona - S. Maria della - Colma Maggiore Trasquera - Toceno

Borgo Ticino ABBONDANZE 2830 7490 8310 10520 UNITA’ 17 19 20 18 BIOLOGICHE

Tab. 3 – Valori di abbondanze e numero di unità biologiche utilizzati nel calcolo dell’indice IF.

Considerazioni L’applicazione dell’indice QBS ai suoli delle 4 stazioni di campionamento piemontesi porta a concludere che le comunità edafiche ivi insediate sono completamente differenziateedequilibrate,poichécaratterizzatedatuttiilivellitroficiedatutteleunità tassonomiche chiave. Da uno studio più approfondito, che comporta la considerazione anche delle relative abbondanze dei diversi taxa ottenuto mediante l’applicazione dell’indice IF, si rileva invece che la località di Scarliccio presenta una pedofauna sostanzialmente più povera rispetto alle altre stazioni. Le restanti località piemontesi mostrano invece comunità di microartropodi complesse e ben adattate alla vita edafica, confermandounostatodisalutegeneraledelbiotapiuttostobuono. Adunaprimissimaanalisideidiversipopolamentiedafici,sievinceche,tralelocalità del Piemonte, Scarliccio (S. Maria Maggiore) presenta sia un numero totale di taxa sia un’abbondanzarelativadecisamenteinferiorerispettoallealtre3stazionipiemontesiein generaleancherispettoallestazionivaldostaneconsideratenelprogettoInterreg. Inparticolare,osservandopiùneldettagliolafaunadiScarliccio,sirilevalamancanza diCollembolaNeelidaeeNeanuridae,diDiplura,diHymenopteraconcaratteristichedi eudaficitàediHymenopteraFormicidae,tuttigruppipiùomenopresentineisuolidelle altrelocalità;inoltre,fraitaxaconaltogradodiadattamentoallavitanelsuolo,èpresente solounesemplarediDiplopoda,unesemplarediCrustaceaIsopodaeununicoesemplare diPauropoda,mentrenellealtre3stazioniquestiultimiraggiungononumerielevati(da unminimodi29individuiperTocenoadunmassimodi50perBorgoTicino).Aquesto puntovalelapenafareunconfrontoconilvaloredatoaquestosuolodall’indiceQBSche, ricordiamo,eradi238edeterminavailraggiungimentodellamassimaclassediqualità:è bene far notare che l’innalzamento del valore di QBS è dovuto sostanzialmente alla

85 semplice presenza degli esemplari appena citati. Quindi, un’analisi più dettagliata della pedofauna–chetengacioèpresenteanchelequantitàdeidiversitaxamettemeglioin lucelarelativa“povertà”delsuoloinesame.Inoltre,sempreconsiderandoleabbondanze, anche il numero di alcuni gruppi chiave, evidenziati a Scarliccio, risulta decisamente inferiore rispetto alle altre località: gli Onychiuridae, ad esempio, gruppo di collemboli euedafici,sucuicisiègiàampiamentesoffermatinellepagineprecedenti,sonopresentiin numerodialmenounterzoinferiorerispettoaBorgoTicinoeaddiritturadiben20volte inferiorerispettoaTrasquera;lastessaidenticasituazionesihaperiProtura,altrogruppo comesiègiàdettodiestremaimportanzaperrilevarelaqualitàbiologicadiunsuolo, che nei campioni di Scarliccio è rappresentato da un numero veramente esiguo di esemplari(solo2).AncheiCollembolaIsotomidaeelelarvediMegalopteraraggiungono abbondanzedimoltoinferioririspettoallealtrestazioni. Se si calcola l’indice IF considerando Scarliccio come suolo “test” da confrontare con quello delle restanti località piemontesi assunte come “controllo”, si rilevano valori piuttostobassi:0,60nelconfrontoconToceno,0,64nelconfrontoconBorgoTicinoe0,61 nelconfrontoconTrasquera(Tab.9).Moltiplicandoilvaloredell’indiceIFper10,Scarliccio rientranelrangediqualità66,9,cheètipicodisuoliperturbati,anchesemoderatamente. Quindi, la pedofauna analizzata in questa località non può essere definita come una comunità ben articolata, abbondante e propria di un suolo in buone condizioni, ma in effettinonpresentaneppurecaratteristichedieccessivodegrado;infatti,ciòèdimostrato comunquedallapresenzadielementidiprestigiofracui,oltreaquellisopracitati,anchei predatoriPseudoscorpionidaeChilopoda. Comesievincedalla Tab.4, invece, iconfrontifraglialtrisuoli sembranometterein evidenza solo lievissime differenze (valori di IF vicini all’unità), per cui i popolamenti possonoessereconsideraticonfrontabili. CONFRONTI FRA LE LOCALITA’ PIEMONTESI IF IF (Tsq vs Toc) 1,08 IF (Tsq vs BT) 1,18 IF (Toc vs BT) 1,08 IF (Sc vs Tsq) 0,61 IF (Sc vs Toc) 0,60 IF (Sc vs BT) 0,64

Tab. 4 – Rapporto tra i valori dell’indice IF delle comunità edafiche dei suoli piemontesi (Tsq = Trasquera; Toc = Toceno; BT = Borgo Ticino; Sc = Scarliccio).

Bibliografia citata

86 BATTISTI A, BOATO A., CESCATTI A., DA ROS N., MASUTTI L., STERGULC F., ZANOCCO D., 1994. Cephalcia arvensis nelle peccete prealpine del Veneto. Arti Grafiche Padovane, Padova. BATTISTIA.,2004.Forestsandclimatechange–lessonfrom.Forest@,1(1):1724. BEHANPELLETIERP.(1999)Oribatidmiteinagroecosystems:roleforbioindication.Agric. EcosystemsEnviron.,74:411423. BINAZZI A (1990) Contributions to the knowledge of the conifer aphid fauna. XI. Taxonomicalnotesonsomeeuropeanpine livingspeciesof Cinara withreferenceto theitalianfauna(HomopteraAphidoideaLachnidae).Redia,73(1):137138. CECCONI G.(1924)ManualediEntomologiaForestale.Padova,TipografiadelSeminario: pp.XIX+680. CICERONI A., PUTHZ V., ZANETTI A. (1995) Coleoptera Polyphaga. III (Staphylinidae). In: MinelliA.,RuffoS.,LaPostaS.(acuradi):ChecklistdellespeciedellaFaunaitaliana. Calderini,Bologna,48:65. CURRADOI.,MAZZOGLIOP.J.,VERZÉP,SCARAMOZZINOP.L.(1991)PullulazionidiLymantria monacha(L.)inValled’Aosta(Lepidoptera:Lymantriidae).Notapreliminare.AttiXVI Congr.Naz.It.Ent.,BariMartinaFranca,2328settembre1991:683688. DELLA BEFFA G.(1961)Gliinsettidannosiall'agricolturaedimodernimetodiemezzidi lotta.Hoepli,Milano:XX+1106. FOCARILE A.. (1983) Entomologia forestale in Valle d'Aosta – Regione Autonoma Valle d'AostaAssessoratoAgricolturaeForesteServizioTuteladell'AmbienteNaturalee delleForeste(Aosta):pp.141. FROUZ J. (1999) Use of soil dwelling Diptera (Insecta: Diptera). A review of ecological requirementsandresponsetodisturbance.Agric.EcosystemsEnviron.,74:167186. NIZZOLI V., NEGRI I., PELLECCHIA M., PIZZETTI L., TELLINI T. (2004) Soil fauna as a monitoring instrument of soil restoration of Rio Riazzone (Reggio Emilia) MSW landfill.ProceedingsIswaWorldCongress 2004,Roma,Italy. OZENDA P., 1991. Effet de serre et biogéographie: les impacts possibles dans les Alpes Occidentales.Biogeographia,15:110. PARISIV.(2001)Laqualitàbiologicadelsuolo.Unmetodobasatosuimicroartropodi.Acta Naturaliadel’AteneoParmense,37:87106. SCHWENKE W., 1978. Die Forstschädlinge Europas. 3 voll. Verlag P. Parey, Berlin und Hamburg.

87 B6: Relazioni clima-accrescimento e dinamiche competitive

Analisi climatiche

Il Pino silvestre è specie indubbiamente plastica riguardo alle caratteristiche climatiche, potendosopravvivereinunintervallodiestremitermicicompresotra40°C(invernale)e +35°C (estiva) e con precipitazioni medie annue comprese tra 500 e 2000 mm. Se si eccettuano gli estremi invernali, l’areale di distribuzione del Pino silvestre nelle Alpi occidentali copre la totalità di tale range climatico, dai fondivalle caldi delle vallate endalpiche al distretto insubrico dove cadono le precipitazioni più abbondanti. Nella regionealpinaletemperaturemediedecresconodi0.56gradiper100mdiquota,mentre laprecipitazionetendeadaumentareconlaquota(sebbeneinfluenzatadalladistribuzione locale di aree a maggiore o minore continentalità). Il regime climatico del Piemonte appenninico e delle vallate interne è caratterizzato da un minimo estivo delle precipitazioni (regime pluviometrico sublitoraneo), mentre le regioni mesalpiche ed esalpiche della fascia montana sono interessate da un minimo invernale e un massimo autunnale(regimesubalpinoosubcontinentaleasecondadellestazioni).Ilgradientedelle precipitazioni nelle valli interne diminuisce da est ad ovest a causa della maggiore continentalitàindottadallemassemontuose.

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1

1 3 2 2

4 3 4 5

5 Figura31Precipitazionemediaannuanellaregionealpinaoccidentaleperilperiodo19711990(fonte: Schwarbetal.,2001)etermoudogrammidicinquelocalitàrappresentativedeiregimiclimatici presenti nell'arealedidistribuzionedellaspecie.1Druogno(VB),2VaralloPombia(NO),3St.Denis(AO),4 Salbertrand(TO),5Somano(CN)

Sedaunlatoledifferenzeinterminiditemperaturemediemensilisonotrascurabili,non cosìsipuòdireperleprecipitazioni.Lecondizioniclimatichemediedegliultimi30anni sonobenentroilimitiperlasopravvivenzadellaspecie,maidiversiregimipluviometrici sonoingradodiinfluenzareilbilancioidricodeisiti.L’umiditàdisponibile,interagendo con le caratteristiche fisicochimiche del suolo e a seconda della richiesta da parte del soprassuolo, esercita i suoi effetti sulla morfologia, la fisiologia e la vitalità degli alberi, nonsoloinvaloreassolutomasoprattuttonelsuovariarestagionaleeinterannuale.

In particolare nelle vallate continentali, le precipitazioni risultano determinanti per l’accrescimento delle pinete. La maggiore influenza della precipitazione rispetto alla temperaturaappareevidenteconfrontandolecurvediaccrescimentomediedisitipiùo menocontinentaliequelleassociateaquotepiùomenoelevate.Allequoteinferiori,dove a causa del gradiente fisiografico le precipitazioni tendono ad essere più modeste, l’accrescimentoèlimitatosebbenelatemperaturasiapiùfavorevole;alcontrario,lepinete dellequotesuperiori(soprattuttoseinetà matura)beneficianodi un bilancio idricopiù favorevole,mentrel’accrescimentononèlimitatodalletemperaturepiùfredde.

89 Figura 32 - Indice di disponibilità idrica in stazioni deperienti e di controllo (in basso), annuale e primaverile (maggio-giugno). La maggiore o minore disponibilità idrica dei siti è correlata all’accrescimento longitudinale (curva ipsometrica media, a destra). Poiché l’accrescimento dipende più dalla disponibilità idrica che dal valore assoluto della precipitazione, è stato elaborato un indice di siccità mediante la differenza tra precipitazione totale e evapotraspirazione potenziale secondo Thorntwaite

Per lo studio delle relazioni climaaccrescimento è indispensabile avere una conoscenza approfonditadeiregimiclimaticinelleareedistudio,siaabrevecheamedioperiodo.A talescopo,inciascunaareadisaggioèstatocollocatounmisuratoreautomatico(logger)di temperaturaedumiditàrelativa.Imisuratori,adeguatamenteschermaticontrolosplash downel’irradizionesolarediretta,sonopostisottoilpianodellechiome,sualberistabili ad un’altezza di 2.5 m dal suolo ed in esposizione Nord. Il rilevatore misura la temperaturaesterna(°C)el’umiditàrelativapercentualeadintervallidi16minuti.Nelle vicinanze di ogni area di saggio è stato inoltre installato un pluviometro elettronico, collocato su terreno scoperto e in modo da ridurre al minimo le influenze di eventuali manufattivicinineiconfrontidell’intercettazionedellaprecipitazione.Lostrumentoèin grado di rilevare ogni evento piovoso di entità superiore a 0.2 mm, ma non le precipitazioninevose.

Idaticlimaticisonostatiraccoltieitrendanalizzatitramiteappositosoftware(BoxCarPro 4.3). I parametri da indagare sono stati: temperature medie (inverno, primavera, estate, autunno), numero di giorni al di sopra di determinate soglie termiche, precipitazioni, indicidisiccità.Questidatisonostatiinoltreutilizzatiperleanalisidelledinamicheclima alberocrescita e climamortalità, e per valutare l’influenza dei parametri climatici e meteorologici sulla biologia e sulla dinamica di popolazione dei funghi e degli insetti minatoridelpino.

Perquantoriguardainveceleserieclimatichedilungoperiodo,utilianchealladefinizione dei regimi storici di precipitazioni e temperature e all’analisi delle dinamiche di deperimento dovute ad agenti biotici, si è provveduto alla raccolta delle serie meteorologiche disponibili in prossimità delle aree di studio e alla loro elaborazione e interpolazionestatistica.

90

Figura33–Serieclimatichedisponibilisulterritorioregionale.

In ogni popolamento (A2, 12 popolamenti) sono state quantificate le relazioni clima accrescimento utilizzando metodi dendroclimatologici standard. È stato utilizzato un software dedicato (RESIME, Guiot unpub.) in grado di stimare la più adeguata serie climatica in relazione all'altitudine, latitudine e longitudinedelsito.Inogniarea2carotesonostate prelevate da 1520 alberi dominanti. Nel laboratorio le carote saranno quindi fissate su supporti legnosi e preparate per la misura mediantel’usodibisturiodisuccessivipassaggidi cartaabrasiva,finoadunarisoluzionesuperficiale ottimale per il conteggio e la misura degli anelli annuali. Le serie dendrocronologiche sono state indicizzate e sottoposte a datazione incrociata. L’analisi delle funzioni di risposta (lineari e non lineari)haconsentitounamiglioredifferenziazione

91 dellasensibilitàalclimanellediverseareedurantegliultimi6070anni.

0.5 1846-1919 0.5 1919-1997 0.4 0.4 0.3 0.3 0.2 0.2 0.1 0.1 0.0 0.0 0.1 0.1 PDIC PFEB PSET

0.2 PGIU PSET PDIC PFEB POTT PAPR PGIU PGEN PLUG POTT

PAGO 0.2 PAPR PNOV PMAR PLUG PGEN PMAG PAGO PNOV PMAR 0.3 0.3 PMAG 0.4 0.4 0.5 0.5 Oulx Salbertrand Trasquera Brusson Oulx Salbertrand Trasquera Brusson

Figura 34 - Profilo altimetrico e pluviometrico lungo due sezioni longitudinali del Piemonte Figura15Relazioneclimaaccrescimentocalcolata (fonte: Regione Piemonte) e relazione altezza- mediantefunzionidirispostaallaprecipitazione età in pinete di alta e bassa quota in Piemonte e mensilepersitiselezionati(adestra,coefficientedi Valle d’Aosta (fonte: IPLA) correlazionesecondoPearson)

Le ricerche effettuate mostrano una maggiore sensibilità della specie alle piogge primaverili,piùaccentuatanellezonecontinentaliemesalpicherispettoaquelleesalpiche; si ritiene che, in siti soggetti a fluttuazione di falda, il livello idrico (associato alla precipitazione) sia il principale determinante dell’accrescimento radiale. Studi simili hanno inoltre sottolineato l’associazione positiva tra disponibilità idrica in maggio e novembreeaccrescimentoradialedell’annosuccessivo.

Glieffettifisiologicideldeficitidricosipossonoriassumereinquattrocategorie: 1. Dannialcompartoradicaleealterazionedell’assorbimentodiacquaenutrienti 2. Dannifogliariealterazioninell’assimilazioneedelmetabolismodelcarbonioe dell’azoto 3. Disfunzionivascolari(emboliaxilematica) 4. Diminuzioneimmediataodifferitadellavitalitàedellasopravvivenza

Lo stress idrico influenza gli accrescimenti in modo diretto, riducendo il turgore delle celluleeinterferendoconilmetabolismoelamitosicellulare,eindirettamenterallentando lasintesideicarboidratielaloroallocazionealcambio.Inoltre,unarispostafrequenteèla diminuzionedellarespirazioneradicale,partedeldeclinocomplessivodell’assimilazione e del metabolismo del carbonio associato al rallentamento della crescita. L'importanza delle precipitazioni primaverili può essere attribuita, oltre che all’influenza sull’attività cambiale, anche ad un effetto indiretto sull'allungamento degli aghi e dei getti. A sua volta, una minore superficie fogliare riduce la quantità di fotosintati disponibili per il metabolismodell’accrescimento.

Poiché l’attivazione della crescita radicale può precedere quella epigea di diverse settimane,unseverodeficitidricoinprimaverapuòinibirelacrescitadelleradicifinie danneggiarelemicorrizeadesseassociateneglistratisuperioridelsuolo.Asuavolta,la contrazione del sistema radicale riduce l’assimilazione di acqua e nutrienti, conducendo

92 l’alberoadunmaggiorestress.Lanecessitàdiassicurareunadeguatorifornimentoidrico duranteunperiodoseccopuòcausareunamaggioreallocazionedelcarbonioalleradici fini,spiegandocosìlariduzioneincrescitaradialeconseguenteallasiccità.

Altri effetti della carenza idrica includono il disseccamento dei cimali con conseguenti disordinidellacrescita,lafilloptosiprecoceeladepressionedellaproduzionediseme.Il deficit idrico estivo può avere severe conseguenze anche a carico della rinnovazione; in stazioni estreme, là dove le condizioni di luce sono favorevoli alla germinazione e all’accrescimento, non lo è in genere il bilancio idrico (ad esempio in radure su suolo minerale), e viceversa (sotto copertura, dove l’illuminazione è insufficiente pur in presenzadiunadisponibilitàidricaadeguata).Neisitipiùaridilamortalitàdeisemenzali allo scoperto può essere del 100% durante la prima stagione. Qui la germinazione è possibile saltuariamente, in annate eccezionalmente favorevoli e con un’estate umida; la germinazioneèpiùfacilesottocoperturaarboreaoarbustiva,dovegliestremidiaridità sonomitigati.

Ingenere,l’effettodellasiccitàsullavitalitàdelpinodipendedallaprovenienza,dall’età, dallecaratteristichestazionali,dall’epocadell’annoedalladuratadellacarenzaidrica.Gli individui sviluppatisi in stazioni umide sono più sensibili di quelli di siti xerici; siccità prolungate esercitano un impatto più grave sui semenzali che sugli adulti, che possono contaresuunapparatoradicalepiùsviluppatoedattoadapprovvigionarsiinprofondità (qualora il suolo lo permetta). Alcune ricerche hanno tuttavia accertato una maggiore sensibilità di alberi maturi (150 anni) allo stress idrico, che può essere spiegata da una minore capacità di adattarsi alle fluttuazioni di falda, o ad una richiesta idrica che aumentaconl'età.

Sebbene la relazione tra variabili climatiche e accrescimento radiale non mostri un'influenza significativa delle temperature estive, un calore eccessivo e una forte irradiazionepossonoalterareilbilancioidricoaumentandol’evapotraspirazione.Lostesso effettosiverificaqualoraprevalganoventicaldiesecchidurantelaprimavera.

Al contrario del pino silvestre, la roverella si è evoluta in ambiente submediterraneo, sviluppando adattamenti morfologici e funzionali per tollerare il deficit idrico (basso potenziale idrico per la chiusura degli stomi, regolazione osmotica efficiente, foglie xeromorfiche ed un apparato radicale profondo). Ricerche sull’accrescimento intra annualedellaroverellainsitixericihannodimostratochel’accrescimentodellaroverella risponde alla disponibilità idrica nei mesi autunnali (settembrenovembre) dell’anno precedenteeall’iniziodellaprimaveradell’annoincorso(marzo).Inaltreparole,laspecie iniziaaccrescimentoelaproduzioneditessuticonduttoriassaipiùprecocementerispetto alpino.Lastrategiadiadattamentoaldeficitidricosicompletaentrandoinfasediriposo duranteimesiestivi(luglio),meseincuiinveceilpinoèancorainfasedicrescitaattiva. Comeètipicodellespeciemediterranee,leroverelleconcentranodunquelaloroattività neimesipiùfavorevoli,riducendoinestateilpericolodicavitazionedeivasixilematici(a cuiinveceilpinoèpiùsensibile).

93 Lo stress idrico agisce come agente predisponente di stress, interagendo con i processi fisiologicisopradettagliatifinoadindebolirelaresistenzadell’individuoafattoridistress scatenanti o finali. Come per gli altri fattori predisponenti, l’azione dello stress idrico si prolungaesiaggravaneltempo.Nelpinosilvestre,specieadaghipersistenti,laperditadi tessuto fotosintetico dovuta alla defogliazione da stress idrico influenza anche l’accrescimentodell’annosuccessivo;selasiccitàsiprolunganeglianni,laprobabilitàdi sopravvivenza dell’individuo risulta fortemente ridotta. Per questa ragione, l’azione predisponentedeldeficitidricocomefattoredistressèpiùevidentequandosisusseguono annate siccitose, che amplificano e rendono irreversibili gli effetti sopra descritti. Nel contestodellateoriasuldecline-diseaseèinteressantenotarecomesingoleannatedistress idrico estremo abbiano un effetto sugli accrescimenti meno durevole che non serie di annatemediamentesecchemaconsecutive.

Come si è visto, sono gli eventi estremi ad avere un’importanza cruciale come cause predisponenti del deperimento, più che non le condizioni climatiche medie di un sito. Siccità intense e ripetute sono state identificate da numerosi studi come la causa predisponente (e talvolta scatenante) di diversi episodi di declino di specie forestali in Europaenelmondo. L’IPCC(ComitatoIntergovernativosuiCambiamenticlimatici)haindicatoche,alivello globale, undici degli ultimi dodici anni (1995–2006) sono stati tra gli anni più caldi che hanno registrato un record significativo delle temperature sulla superficie terrestre (dal 1850). L’anno 2003, in particolare, è stato caratterizzato da un’anomalia termica particolarmenteintensa:lealtetemperatureeleprecipitazioniridottegiàdallaprimavera hannocausatounasiccitàpronunciataintuttal’Europacentromeridionale.

La tendenza del clima globale al riscaldamento e all’aumento della variabilità delle precipitazioni annuali si manifesta accentuata nell’area alpina. Le ricerche effettuate in questoambitofornisconorisultaticontrastantiindipendenzadagliindiciedalperiododi riferimento utilizzato; tuttavia, la tendenza all’aumento delle temperature medie e di quelleestremeèchiara,el’ondatadicaloreeccezionaledell’estate2003hadimostratoche tali eventi, non necessariamente più frequenti, si manifestano tuttavia con crescente intensità.

L’andamentolinearedelsurriscaldamentoinItalianegliultimi50anni(0.13°C±0.03°Ca decennio)èraddoppiatorispettoa100anni.L’aumentocomplessivodelletemperaturedal 1850–1899al20012005èdi0.76°C(±0.19°C).Dal1930,siaalcentrochealsudItalia,oltre agli aumenti delle temperature, si è registrata una progressiva riduzione delle precipitazionie,diconseguenza,unaumentodell’aridità.L’andamentodelletemperature suscalanazionaleèinversamenteproporzionaleaquellodelleprecipitazioni;lariduzione dellegiornatepiovoseintuttoilterritorionazionale(circail14%siaalnordchealsud)è statisticamentesignificativa,conmaggioririduzioninelperiodoinvernale.Èstatoaltresì osservatounaumentodell’intensitàdelleprecipitazionisianelleregionisettentrionaliche in quelle meridionali; la stessa cosa si verifica durante l’estate anche nelle aree con una diminuzione delle precipitazioni medie, come l’Europa centrale e le regioni del

94 Mediterraneo. Al contrario, la persistenza di periodi di siccità aumenta nelle regioni settentrionaliininvernoeinquellemeridionaliinestate.

Ilclimadelleregionialpineècaratterizzatodacaratteristicicicligiornalieriestagionalie da un’elevata variabilità a tutte le scale, accentuata dalle differenze locali di quota, esposizioneependenza.LaregionealpineèstatainclusadaSchäretal.(2004)traquelle dove è maggiore la probabilità che il clima sia caratterizzato in futuro da un’accentuata variabilità,equindidaunafrequenzapiùaltadiestremiclimatici.

Nell’area di studio, l’aumento recente delle temperature non è stato uniforme durante l’anno,mahariguardatospecialmentequelleprimaverili;ancheleprecipitazioni,chenon mostrano una tendenza interannuale significativamente superiore alla variabilità stocastica, variano tuttavia la loro distribuzione stagionale, con una tendenza di lungo periodo alla diminuzione di quelle del periodo primaverile. Il fenomeno riguarda indifferentementetutteleregioniclimatichedell’areadistudio,daquellepiùcontinentali aisettorialpiniesterni.L’effettocombinatodell’aumentoditemperaturaedellavariazione delregimepluviometricorisultainunadiminuzionesostenutadelladisponibilitàidricain anni siccitosi, sebbene dai dati disponibili non si evidenzino incrementi nella frequenza delleannateanomale.

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Figura36–Asinistra,temperaturamedia dell'emisferosettentrionaleperilperiodo 10001999ricostruitadaarchivistoricie biologici(blu)edatistrumentali(rosso), mediamobileederrorestandard(ingrigio); fonte:IPCC.Adestra,mediamobile(31 anni)delletemperatureeprecipitazioni medieannueperilperiodo15002000 nell’emisferosettentrionale(puntolinea), l’Europa(tratteggio)elaregionealpina (punti,lineacontinua);leanomaliesono calcolateinriferimentoalperiodo19611990 (daCastyetal.,2005)

Figura37Asinistra,duratamediadeglieventidisiccitàestrema(PalmerDroughtSeverityIndex<4)in Europa,19011999(daLloydHugheseSaunders,2002).Adestra,precipitazioniestive(giugnoluglio)e loro andamento (lineare e media mobile decennale) ricostruito per il periodo 18721996, stazione di Domodossola(VB).Latendenzadecrescentenonèsignificativa.

96 In futuro, gli effetti combinati delle temperature più calde associate alle precipitazioni estive medie ridotte, potrebbero favorire il verificarsi di ondate di calore e siccità. La riduzionedelleprecipitazionimedieassociataagliaumentitermiciinvernali(che,secondo alcuni scenari, possono essere ancora più marcati di quelli estivi) può inoltre provocare unadiminuzionedellastagionenelleneviedellalorointensità.

Gli effetti del cambiamento climatico sulla vegetazione, e sulla pineta in particolare, si esercitano sia a scala individuale, mediante alterazioni fenologiche e fisiologiche, che a carico della specie nel suo insieme, con conseguenze a carico della struttura dei popolamenti,delpotenzialedirinnovazioneedelladistribuzionegeografica.Gliecotoni comeillimitedeglialberieleareedicontattotraunafasciavegetazionaleall’altra(qualeil casodellepinetedibassaquota)sonoconsideratelepiùsensibilialcambiamento.

NelcorsodelXXIsecololatemperaturemediaglobaleaumenteràprobabilmentedi24.5 °C; l’areale del pino silvestre al suo estremo meridionale potrebbe essere interessato nel medio termine da aumenti della temperatura media annua di 23 °C (soprattutto nel periodoinvernale)chenelimiterannol’accrescimentoacausadellelimitazionialbilancio idrico. I fattori morfologici ed edafici contribuiranno ancora ad una parte significativa della variabilità locale; in generale, un più precoce scioglimento delle nevi e l’anticipato instaurarsi dell’aridità estiva ridurrà la disponibilità idrica proprio durante il periodo vegetativo.Larispostadell’accrescimentoalleprecipitazionievidenziagiàunasensibilità maggioredelpinosilvestrealladisponibilitàidricadeimesiestivinegliultimi90anni.

Figura38–Asinistra,rangedelriscaldamentomedioglobalefinoall'anno2100secondogliscenaridelineati daIPCC,2007.Adestra,conseguenzedelloscenarioA2(emissioniinvariate)acaricodelletemperatureedelle precipitazionistagionaliglobaliedeuropeea30ea100anni(daBugmann,1997)

I cambiamenti climatici esercitano i loro effetti negativi in particolare nelle aree già sensibiliacausadellaminoreprecipitazioneannua,aggravandoulteriormenteilbilancio idrico e manifestandosi sia come causa predisponente del deperimento, mediante

97 l’indebolimento generalizzato degli individui colpiti (sia dominanti che dominati) che risultano più esposti a stress endogeni (competizione per la luce, per i nutrienti e soprattuttoperlalimitataacquaadisposizione,ancheconlostratoarbustivoederbaceo) edesogeni(patogenididebolezza,parassitisecondari,vischio).Qualoralostressidricosia particolarmenteseveroeletemperaturemassimeestiveraggiunganovalorisuperioriai35 °C,eancorpiùsetalifenomenifosseroprolungatinellastagioneosiripetesseroinannate consecutive,gliagenticlimaticisarebberodaconsiderarefattoridistressacuti(scatenanti) oltre che predisponenti. Nelle aree a bilancio idrico favorevole, al contrario, l’aumento delle temperature e dell’intensità delle precipitazioni potrebbero avere un influenza favorevolesullavitalitàegliaccrescimentidelpinosilvestre,amenochenonsianopresi in considerazione effetti potenzialmente negativi a lungo termine quali quelli sulle caratteristiche del suolo, la stabilità meccanica dei fusti e la pressione di inoculo degli agentifungini.

Sedaunlatoindividuiadultieaffermatipotrannosopravviverediversianninellemutate condizioni climatiche subendo solamente alterazioni di crescita, l’insediamento e lo sviluppo della rinnovazione può risultare invece assai più problematico, a causa della maggioresensibilitàdeisemenzaliaicambiamentidelclima.Nellevallicontinentaliaride di bassa quota, gli scenari di riscaldamento e di aumento della variabilità delle precipitazioni potrebbero rendere difficile la rinnovazione naturale delle pinete. Si prevede così, a medio termine, uno spostamento verso l’alto sia delle pinete, in dipendenza del gradiente fisiografico delle precipitazioni e delle temperature, che della fascia vegetazionale termofila, meglio adattata a tollerare condizioni di stress idrico ripetuto(specialmentesusubstratocalcareo).

L’evoluzione di queste comunità dipenderà interamente dall’entità dei mutamenti climaticiedallatolleranzaallasiccitàdellespeciecoinvolte.Laroverellapuòbeneficiare da un lato di una migliore disponibilità idrica autunnale e primaverile; il pino silvestre può approfittare delle precipitazioni ancora disponibili a maggio (all’inizio del suo periodovegetativo),masubiràinvecelesiccitàpiùfrequentieprolungatedeimesiestivi, con i loro effetti sull’accrescimento dell’anno incorso e di quello successivo. Qualora lo stress climatico si riveli particolarmente intenso, tuttavia, anche la roverella può andare incontroafenomenidideperimento,lasciandoilpostoaunavegetazionesteppica.

Infine, i mutamenti climatici descritti possono concorrere a modificare l’intensità e la frequenza di altri disturbi naturali, sia abiotici (tempeste, fulmini) che biotici, contribuendo ad accentuare o mitigare secondo i casi la severità del deperimento, e alterandoladisponibilitàdellarisorsapinetaelesuepossibilitàdigestione.

98 Analisi della competizione

La linea di massima densità descritta dalla legge dell’autodiradamento rappresenta la massima combinazione possibile di dimensioni medie e densità per popolamenti di una data specie (Drew e Flewelling, 1977). La validità di tale relazione è stata dimostrata per molte comunità erbacee ed arboree (White, 1980); la vicinanza di un popolamento alla linea limite è indice dell’intensità della competizione intraspecifica nel popolamento osservato (Dean e Baldwin, 1996).

Il rapporto tra il numero di individui per unità di superficie osservato in ciascun popolamento e il massimo teorico previsto dal principio dell’autodiradamento è la base per la formulazione di diversi indici di densità relativa (Stout e Larson, 1988; Long et al., 2004). Gli indici di densità relativa possono descrivere efficacemente le dinamiche evolutive dei popolamenti forestali, essendo in grado di fornire stime sintetiche della competizione intraspecifica e delle variabili strutturali da essa dipendenti (mortalità, copertura, vitalità della chioma, qualità del fusto, incremento, possibilità di rinnovazione del popolamento o di successione da parte di altre specie).

Secondo Reineke (1933), quando le dimensioni medie degli individui sono espresse attraverso il diametro medio del popolamento, la retta di autodiradamento per boschi puri, coetanei e non disturbati di qualsiasi specie assume una pendenza di –1,605. Lo Stand Density Index (SDI) proposto da Reineke (1933) esprime l’ipotetica densità assunta da un popolamento forestale ad un diametro medio di 25 cm considerando costante l’intensità della competizione intraspecifica, assumendo cioè uno sviluppo ideale del popolamento parallelo alla linea di autodiradamento.

Si è valutata l’intensità della competizione intraspecifica nei popolamenti, mediante una stima della loro densità relativa (cioè il rapporto tra la densità osservata e il massimo teorico previsto dal principio dell’auto diradamento). Il massimo grado di competizione è descritto dalla linea di auto diradamento; ciascun popolamento sarà quindi descritto in base alla sua vicinanza alla linea di auto diradamento individuata, in modo da descrivere quantitativamente il grado di competizione e prevederne lo sviluppo ipotizzando differenti ipotesi gestionali.

Utilizzando come fonte i dati relativi alle aree di saggio rilevate in Piemonte e in Valle d’Aosta durante i rispettivi Inventari Forestali regionali (IPLA, 2001) e limitando l’analisi alla categoria forestale “Pineta di pino silvestre” (circa 600 plots), è stato calcolato lo SDI di ciascun popolamento secondo la seguente metodologia:

1. Interrogazione del database degli Inventari Forestali regionali (Piemonte e Valle d’Aosta) per le aree di saggio appartenenti alla categoria forestale “Pinete di pino silvestre”.

99 2. Selezione delle aree di saggio in base alla loro composizione specifica (70% o più dell’area basimetrica totale rappresentata da pino silvestre), struttura (esclusione dei popolamenti disetanei, irregolari o collassati e dei cedui composti), gestione (esclusione dei popolamenti in cui il numero di ceppaie rilevate è maggiore del 10% degli alberi vivi). Sono così stati selezionati 245 plot per il proseguimento delle analisi.

3. La densità e il diametro medio dei popolamenti sono stati calcolati a partire dai piedilista e successivamente rappresentati mediante un grafico a dispersione su assi logaritmici. Seguendo il valore indicato originariamente da Reineke (1933), si è determinata l’equazione della retta di massima densità

ln(densità) = a -1.605*ln(Dm) (equazione 2)

la cui intercetta a è stata calcolata in base al fit sul plot caratterizzato dalla massima combinazione di densità e diametro medio (SDI massimo). È stata infine verificata la bontà dell’adattamento di tale retta ai dati e la sua coerenza con quanto indicato in letteratura per la stessa specie.

4. Il massimo SDI calcolato è stato considerato il valore massimo per la specie nelle Alpi sudoccidentali. La densità relativa di ogni popolamento è stata calcolata come percentuale di tale valore di riferimento e collocata entro le classi proposte da Long (1985):

Densità Dinamiche di popolamento relativa 0-25% L’accrescimento complessivo del popolamento aumenta proporzionalmente alla sua densità. 25-35% Chiusura delle chiome e inizio delle dinamiche competitive; l’incremento per unità di superficie aumenta con la densità, ma l’accrescimento individuale diminuisce a causa della competizione. 35-60% Le opposte influenze della densità in aumento e della crescita individuale sempre più ridotta risultano in una perfetta compensazione; la crescita complessiva del popolamento è indipendente dalla densità relativa. 80-100% La competizione per le risorse è estrema ed è stata elevata per un periodo esteso. Alberi cresciuti in queste condizioni perdono la capacità di rispondere ad ulteriori input di risorse (luce, umidità e nutrienti), anche nel caso in cui i disturbi naturali o i trattamenti selvicolturali riducessero la densità mediante la rimozione degli alberi o della vegetazione adiacente.

Tabella 10 – Valori di densità relativa corrispondenti a differenti fasi evolutive dei popolamenti.

Lo Stand Density Index massimo per le pinete di pino silvestre esaminate è 1440; cinque plot che presentavano valori più alti, probabilmente a causa di errori nel campionamento, sono stati esclusi dall’analisi. L’equazione della retta di autodiradamento è

100 ln(densità) = 12.26 -1.58*ln(Dm)

La retta di regressione è stata calcolata in base ai nove popolamenti con lo SDI maggiore; l’intervallo di confidenza (p<0.05) per la pendenza include al suo interno il valore di -1.605 originariamente indicato da Reineke (1933). La densità relativa dei popolamenti, calcolata in base allo SDI massimo, è compresa tra 0.06 e 1.00 (massimo affollamento); la maggior parte dei popolamenti (48%) ha una densità relativa compresa tra 0.35 e 0.6, un valore superiore alla densità-soglia per la chiusura delle chiome e corrispondente all’instaurarsi del processo di autodiradamento.

Figure 39 – Scots pine distribution in the study area and location of inventory plots selected for fitting.

101 50%

40%

30%

20%

10%

0% <0.25 0.25-0.35 0.35-0.60 0.60-1 >1 Relative SDI

Figure 40 – Relative density frequency distribution for SDImax =1440. Relative density classes according to Long (1985). Occasionally, highly crowded plots may attain size-density combination higher than what overall stand conditions would allow (hence the values higher than 1).

Figure 41 – Size-density combinations for the 210 plots included in the data set. Continuous line: maximum self-thinning boundary for SDI= 1440, slope of -1.6. Points above the line are characterized by size-density combinations beyond the 98th percentile of the SDI frequency distribution. Dashed line: average self- thinning boundary computed by ordinary least square regression between maximum QMD points of 5 log- density classes (white points). SDI computed by the binning method is 1310, i.e., 91% of SDImax.

102

103 AZIONE C – SINTESI E SVILUPPO DI LINEE GUIDA GESTIONALI

Sintomatologia e processi causativi

Il quadro sintomatologico associato al deperimento è assai complesso e variabile, e dipende strettamente dalla catena causale di volta in volta responsabile del fenomeno e dall’agente di deperimento prevalente. La descrizione riportata di seguito ha dunque carattere generale, e prescinde dai sintomi più strettamente associati alla presenza di particolari agenti patogeni .

La conseguenza più evidente è la morte degli individui colpiti, che si può manifestare in modo improvviso e apparentemente asintomatico (cioè su alberi in apparenza sani), in genere durante la primavera, oppure dopo un deperimento lungo e progressivo, caratterizzato dalla rarefazione della chioma, dal disseccamento dei rami secondari e del cimale, fino alla morte completa dell'individuo. Il fenomeno può riguardare singoli

Figura 42 - Deperimento di singoli individui (a sinistra, St.Denis) o per gruppi (a destra, Oulx)

Figura 43 - Sintomi del deperimento: microfillia (a sinistra) e rami secondari con portamento "a spazzolino" per caduta precoce degli aghi più vecchi di 2 anni (a destra) 104 individui, talora solo nello strato dominante ma altre volte in tutte le classi di età, e nuclei di piccole o medie dimensioni. La perdita di aghi, quando graduale, inizia a manifestarsi in genere dall’interno verso l’esterno, e dal cimale procede verso il basso, così che la chioma assume aspetto bruscamente rastremato. Gli aghi possono tendere alla microfillia (nella regione apicale o in modo generalizzato su tutta la chioma), talvolta assumere una colorazione anomala tendente al verde opaco e permanere per 1-2 anni anziché i 3-6 caratteristici dei pini sani. Ampi tratti di rami e rametti appaiono spogli (50% dei casi analizzati); i rametti terminali densi di aghi che sperimentano un allungamento ridotto assumono un aspetto “a spazzolino”. Il fenomeno può essere accompagnato dalla produzione intensa e ripetuta di infiorescenze maschili e coni; nel primo caso, il ramoscello assume un caratteristico aspetto “ a piani” con zone prive di aghi intercalate a brevi ciuffi fogliari. Alcune indagini riportano come sintomo più frequente l’ingiallimento degli aghi (Quaglino et al., 1986); il fatto che l’analisi sia stata condotta nell’estate inoltrata fa presumere che tale sintomo sia la conseguenza di un bilancio idrico sfavorevole ma non necessariamente a carattere patogenico. La trasparenza della chioma, come conseguenza della defogliazione e del disseccamento dei rami, può essere confusa con portamenti tipici di stazioni sfavorevoli o con l’effetto dell’invecchiamento sulla densità degli aghi nella chioma interna, ma valori superiori al 20-25% sono da considerarsi di origine patologica.

Figura 44 - Sintomi del deperimento: avanzato grado di defogliazione (a sinistra, Nus) e morte dei rametti laterali (a destra, St.Denis)

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