Pie Pino 2.Pdf

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Risultati e discussione Sono di seguito presentati i risultati dell’analisi dei cambiamenti di uso del suolo nel comprensorio di Toceno –Val Vigezzo (2aree di studio permanenti).Quest’areadi studio è statasceltaper l’analisi pilotaamotivo dellagrande estensione dei popolamenti di pino silvestre che la interessano; la stessa metodologia sarà applicata anche ai comprensori restanti. Le zone boscate occupavano a Toceno 1.936 ha nel 1954, cioè circa il 50% del territorio analizzato;negli ultimi 50anni lacoperturaforestale si è accresciutadel 45% circa(2.817 ha nel 2000). L’area di dettaglio scelta per l’analisi localizzata rappresenta un’interfaccia trail bosco continuo e le zone alloraamaggiore influenzaantropica;le pinete occupavano il 64% della “finestra” di paesaggio analizzata, mentre nel periodo di studio la componente boscata è cresciuta fino ad occupare il 90% della finestra. Sono state analizzate tre categorie di indici di paesaggio, riguardanti rispettivamente la frammentazione, la distribuzione spaziale e la complessità di forma degli elementi paesaggistici. Lavariazione degli indici relativamente al periodo analizzato è riportataalla tabella1. Si assiste ad un cospicuo aumento della superficie forestale (bosco: +50%; non-bosco: - 73%). L’aumento della superficie forestale si esercita secondo un pattern specifico: l’aumento della dimensione media delle patch (+200% patch forestali, +40% complessivamente) è accompagnato daunasignificativariduzione delle dimensioni delle patch non boscate (da 0.6a0.2hain media), che cedono il ruolo di matrice del paesaggio alla componente forestale. Gli elementi preesistenti si espandono mantenendo quasi invariata la maglia delle tessere boscate; al contrario, scompaiono quelle sfruttate o mantenutedall’uomo. L’espansione forestale è qui frutto dell’ingrandimento e dell’aggregazione di elementi preesistenti (a “macchia d’olio”). Considerando gli indici di complessità della forma (DCAD e PAFRAC) notiamo un aumento di complessità a tutti i livelli a Toceno, specialmente a carico degli elementi boscati (DCAD +350%). I confini netti determinati dalla presenza antropica sul territorio sono stati sostituiti dall’espansione irregolare del bosco di neoformazione e delle patch di rinnovazione di pino, caratterizzate da un’espansione più caotica. Grazie anche alle più favorevoli condizioni stazionali e climatiche, il territorio è stato completamente colonizzato dalla pineta; il mosaico che caratterizzavailpaesaggiocinquantaanniorsonoèandatoquasicompletamenteperduto. Gli indici di aggregazione mostrano unapolarizzazione nel mosaico delle patch (Contagio: +58%); la rarefazione degli elementi non boscati è documentata dall’aumento della Distanza media tra elementi (+102%). La medesima tendenza si osserva nell’analisi effettuatasull’intero versante.L’accentuatapolarizzazione trale 2classi può essere inoltre consideratasegnodiunabbandonopiùspinto. 25 Landscape metrics Class metrics Unità di misura Popolamento Paesaggio Bosco Non bosco Grain m 1 m 1 m 1 m 1 m Extent ha 198.1 3726.5 Patch density (PD) n 100ha-1 -28.9% +3.4% -52.4% -13.4% Area mean (AREA-MN) ha +40.7% 0.0% +193.7% -68.5% Perimeter/Area Fractal - +18.5% +15.0% +4.6% +24.9% Dimension (PAFRAC) Disjunct Core Area (DCAD) n 100ha-1 +200.0% +15.7% +350.0% -100.0% Euclidean Nearest Neighbor m +101.5% +12.5% -12.4% +102.1% Mean (ENN_MN) Contagion (CONTAG) % +58.4% +6.6% / / Tabella 2 – Variazione relativa degli indici di paesaggio e di classe a Toceno (1954-2000). 1954 2000 Figura 17 – Carta dell’uso del suolo storico e attuale a Toceno (in alto); land use change a scala di paesaggio (in basso). 26 Figura 18 – Carta dell’uso del suolo nel 1954 (sx) e nel 2000 (dx). Finestra di analisi: 200 ha. Classi di copertura: “bosco”in nero, “non-bosco” in bianco. Figura 19 – Cambiamenti di uso del suolo in relazione alla pendenza (dato elaborato dal modello digitale del terreno, risoluzione spaziale: 10 m). 27 Per quanto riguardal’influenzadellamorfologiasulle dinamiche di paesaggio, il processo di afforestazione è minimo per quote comprese tra11001300m oltre che nellaparte più altadell’areadi studio (zone oltre il limite del bosco).Le aree abassapendenzae quelle oltre i 60° di pendenza media mostrano una significativa afforestazione (Figura 4), al contrario delle aree a pendenza intermedia (da 20° a 40°). Il largo prevalere dell’esposizione Sud non ha permesso di identificare alcuna relazione chiara tra questa variabilee iprocessidinamicianalizzati. Le dinamiche osservate trovano giustificazione soprattutto in fattori ecologici, e in particolare nel background socio-economico che caratterizza il sito. I pochi centri urbani presenti sul territorio sono assai localizzati e lasciano attorno a sé ampie aree marginali disponibili all’abbandono e alla successione secondaria; il processo inoltre è accentuato dallapiù sfavorevole situazione economicae dallamaggiore fertilitàstazionale capace di accelerareiprocessiecologici inatto. I nuclei di neoformazione possono insediarsi rapidamente e in modo continuo, colonizzando le radure nei popolamenti originari e espandendosi uniformemente apartire dai loro margini. ma in modo discontinuo, e rimangono alternati ad aree attivamente mantenute dallapresenzaumana.Le zone interessate dall’attivitàumana(lafasciamedio- altitudinale e le aree pianeggianti) hanno conservato in parte l’uso non forestale del suolo. Lascomparsadi prati, pascoli e aree urbanizzate, unitaal processo di successione forestale in atto nelle aree abbandonate, dàorigine ad un mosaico paesaggistico assai più uniforme che inpassato. L’espansione dellasuperficie forestale legataall’abbandono delle terre marginali è un dato costante sulle Alpi occidentali, male modalitàcon cui avviene lacolonizzazione arborea differiscono significativamente, pur originando da un pattern iniziale molto simile. Tali differenzesonoimputabilisiaafattoristazionali chesocio-economici. In particolare, la specie mostra qui il suo potenziale dinamico con un processo di ricolonizzazione rapidae uniforme nelle aree lasciate libere daattivitàantropica.Lascelta soggettiva dell’extent di analisi può determinare grandi variazioni nelle dinamiche osservate;tuttavia, il confronto dei risultati ottenuti dallo studio delle pinete con i processi in atto ascaladi paesaggio hanno confermato che il pino silvestre è il principale elemento dinamico del territorio, e le trasformazioni che lo riguardano si ripercuotono, seppur con piùmodesteintensità,adunascalabenmaggioredelsingolopopolamento. Dall’altro lato, le pinete hanno visto un rapido abbandono delle pratiche di gestione selvicolturale e dello sfruttamento dei prodotti secondari del bosco, cosicché nelle stazioni più favorevoli si è assistito all’accelerazione della successione forestale verso le specie definitive, soprattutto le latifoglie.Il pascolo in bosco, laraccoltadellalettierae i frequenti tagli di utilizzazione, seppure di rilevanzatalora solo locale, creavano le condizioni adatte allarinnovazione di pino silvestre, esponendo il suolo minerale edeliminando le specie concorrenti, più appetibili al brucamento. L’interruzione di tali pratiche in seguito all’abbandono di vaste aree montane ha, al contrario, comportato l’aumento della 28 rinnovazioneedellacompetitivitàdellespecie definitive,laddovelastazioneloconsentiva easecondadellepianteportasemedisponibili. Il caso dellasuccessione secondaria non rappresentaun quadro strettamente patologico, tuttavia l’aumento della competitività delle specie definitive fa sì che la componente pioniera sperimenti una diminuzione di vitalità, un tasso di mortalità elevato e l’impossibilitàdi rinnovarsi acausadel più efficace sfruttamento delle risorse stazionali da parte delle specie concorrenti. Una volta che le specie mediamente tolleranti (come la roverella) o tolleranti (come il faggio, l’abete rosso e l’abete bianco) si siano insediate, l’evoluzione del popolamento provocherà la riduzione e l’eventuale scomparsa della componente a pino, impossibilitata a rinnovarsi a causa della crescente copertura esercitata dalle concorrenti e colpita dai processi di deperimento a loro volta accelerati dalle condizioni di sofferenzadegli individui in boschi viaviapiù densi.Si instauracosì un feedback positivo che, in assenzadi interventi o di disturbi, fasì che lasuccessione non siasolamente un effetto del deperimento, ma anche unasuacausaindiretta, accelerando i cambiamenti di composizione specificanelle pinete colpite edesercitando i suoi effetti sul ruolo futuro dellaforesta, ladisponibilitàdi risorse, il regime di disturbo naturale. Figura 20 - Specie più frequente tra i semenzali in funzione dell'intensità di pascolamento (percentuale di aree di saggio pascolate sul totale, dati: IPLA) Figura 21 - Grado di copertura delle chiome (media di tutte le aree di saggio) e specie prevalente tra i semenzali (dati: IPLA) 29 Il prevalere dell’uno o dell’altro processo dipende essenzialmente dall’uso del suolo passato, quindi indirettamente dall’intensità e dal tipo di impatto antropico, e dalle caratteristiche climatiche ed ecologiche della stazi0ne, che determinano la velocità di avanzamento dellasuccessione e le specie che viaviavi partecipano.Gli studi effettuati a Nord delle Alpi (Vallese) evidenziano soprattutto il fenomeno dell’abbandono della gestione boschiva(Rigling et al., 2006), mentre si ritiene che nelle Alpi italiane non vada sottovalutatal’importanzadelle pinete pioniere su ex-prati edex-pascoli, che interagendo con i cambiamento climatici (vedi succ.) può amplificare significativamente gli effetti del

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