TRA CRONACA E STORIA LE VICENDE DEL PATRIMONIO BOSCHIVO DELLA SARDEGNA La foresta è un organismo di illimitata gentilezza e benevolenza che non chiede nulla per il suo sostentamento ed elargisce generosamente i prodotti della sua attività vitale; essa dà protezione a tutti gli esseri, offrendo ombra e riposo anche al boscaiolo che la distrugge.

Buddha Enea Beccu

TRATRA CCRONACARONACA E E SSTORIATORIA LELE VVICENDEICENDE DELDEL PPAATRIMONIOTRIMONIO BBOSCHIVOOSCHIVO DELLADELLA SSARDEGNAARDEGNA

Carlo Delfino editore A mia moglie

Grafica e impaginazione: Italo Curzio, Roma

© Copyright 2000 by Carlo Delfino editore, Sassari. RingraziamentiRingraziamenti

e ho potuto portare a termine questo lavoro, lo devo a un’infinità di persone. Sono tante che sarebbe impossibile poterle ricordare e ringraziare tutte singolarmente. SPenso a tutto il personale dell’Archivio di Stato di Cagliari, alla disponibilità del dottor Carlo Pillai nel suggerirmi nuove tracce per la ricerca, alla cortesia della direttrice Dr.ssa Marinella Ferrai Cocco Ortu e della Dr.ssa Gabriella Olla, alle archiviste, agli affezionati e abituali fre- quentatori dell’Archivio, il prof. Paolo Amat di San Filippo, il Sig. Angelo Randaccio, la Dr.ssa Vittoria Del Piano, il prof. Francesco Carboni, il Dott. Paolo Cau. E a quello della Biblioteca comunale di Cagliari, ed in particolare alla Dott.ssa Ester Gessa. Penso alla entusiastica collaborazione del sig. Cossu dell’Associazione Mineraria Sarda di Igle- sias e dell’ing. Giulio Boi, ex Presidente della Associazione. Chi con notizie preziose, chi mettendomi a disposizione fotogrammi d’altri tempi, chi reinfon- dendomi entusiasmo, chi spronandomi a rendere pubblico il risultato della ricerca. Davvero tante e tante persone cui sono profondamente grato e che desidero accomunare qui in un sentito grazie. Grazie anche a mia moglie e ai miei figli. Senza la loro pazienza e la complice comprensione non sarei riuscito a concludere il lavoro. Grazie per aver compreso.

V Negli stralci documentari trascritti nel libro sono stati riprodotti fedelmente gli errori ortografici, la pun- teggiatura e le particolarità sintattiche e linguistiche dei testi originali.

L’AUTORE SommarioSommario

Ringraziamenti V Sommario VII Introduzione IX

Parte Prima L’eredità del passato

Capitolo I Considerazioni preliminari 3 Capitolo II La copertura forestale della Sardegna tra il XVIII ed il XIX secolo. Gli ademprivi 7 Capitolo III La localizzazione dei boschi. La relazione del De Buttet e il documento anonimo del 1800 21 Capitolo IV I fattori che hanno inciso sulla regressione quali-quantitativa dei soprassuoli forestali 35

Parte II Il panoramta forestale nella prima metà del XIX secolo

Capitolo V Depauperamento del patrimonio boschivo ascrivibile al processo di modernizzazione e di industrializzazione dell’isola 71 Capitolo VI Le utilizzazioni boschive intensive. I tagli degli anni Venti 85 Capitolo VII I tagli degli anni Trenta 107 Capitolo VIII Le innovazioni legislative della prima metà del XIX secolo nel comparto forestale 117 Capitolo IX La legge sulla sughera. Le superfici sughericole Le prime iniziative industriali per la valorizzazione del sughero 127 Capitolo X Il regolamento forestale del 1844 141 Capitolo XI I tagli boschivi degli anni Quaranta 167 Capitolo XII I tagli nelle foreste del Goceano.

VII Le prime utilizzazioni boschive in funzione delle Strade Ferrate La Concessione alla Compagnia delle Ferrovie La vendita dei beni forestali demaniali 177 Capitolo XIII Note sulle foreste sarde 195 Capitolo XIV La superficie forestale dell’isola a metà circa del XIX secolo 245

Parte III La seconda metà del XIX secolo

Capitolo XV Il problema degli ademprivi. Le utilizzazioni boschive negli anni Cinquanta 263 Capitolo XVI Altre fonti documentarie sulla estensione delle superfici boscate della Sardegna nel XIX secolo: gli Atti di scorporo 305 Capitolo XVII Stima delle superfici boscate isolane nella seconda metà del XIX secolo 323 Capitolo XVIII La legge sul vincolo forestale del 1877 333 Capitolo XIX I tagli boschivi finalizzati alla produzione di carbone 343 Capitolo XX La trasformazione dei boschi in altre qualità di colture e i tagli di fine secolo. Ancora sugli incendi 357 Capitolo XXI Iniziative volte alla estensione ed alla salvaguardia del patrimonio forestale isolano 379 Capitolo XXII Considerazioni finali 391

Appendice 403

Fonti archivistiche 411

Fonti bibliografiche 415

VIII IntroduzioneIntroduzione

i è stata presumibilmente un’epoca in cui la Sardegna era ricca di boschi, alla stre- gua di molte terre prima che venissero colonizzate, quando la scarsità di popolazio- Vne, e quindi i limitati bisogni, non avevano ancora determinato la necessità di eliminare la foresta per far posto alle colture agrarie e ai pascoli. Poi, via via che si stabilirono i primi insediamenti umani organizzati, il bosco è stato elimi- nato nelle aree attorno ai villaggi, sostituito da colture ortive e cerealicole, da frutteti e vi- gneti e da pascoli. C’è chi sostiene che i primi grossi disboscamenti nell’isola su vaste superfici furono opera- ti dai Cartaginesi per far posto alle colture cerealicole e che addirittura essi comminassero la pena di morte a quanti consentivano al bosco di riguadagnare spazi perduti. Ma c’è anche chi confuta questa tesi. Di fatto si può ritenere che la scomparsa del bosco dalle aree pianeggianti del Sulcis, dai Campidani di Cagliari e di Oristano e dalle colline della Trexenta e della Marmilla, sia potuta avvenire nella fase più antica della colonizzazione e che il disboscamento sia poi proseguito via via che l’incremento della popolazione imponeva la messa a coltura di nuo- ve terre, per il soddisfacimento delle necessità primarie legate al sostentamento delle po- polazioni. Le fluttuazioni demografiche hanno senza dubbio comportato anche la riconquista al bosco di zone in precedenza coltivate, ma la tendenza costante è stata quella di una contrazione delle aree forestali. In una successione inarrestabile molte aree boscate sono scomparse o sono state ridotte, tra- sformate in superfici ad altra destinazione di coltura. A questo processo, che per certi versi è da considerare naturale e fisiologico, specie per le aree di pianura e di bassa collina, si sono aggiunti fattori involutivi repentini e sconvolgen- ti, elementi disarmonici e traumatici determinati da vicissitudini storiche e sociali, da atti-

IX vità antropiche più o meno lecite favorite da normative lacunose e inadeguate, che hanno portato ad un impoverimento qualitativo e quantitativo del manto forestale. Vi è comunque il convincimento diffuso che fino al secolo scorso la Sardegna fosse ancora molto boscosa e ricca di foreste plurisecolari che si immaginano popolate di maestose pian- te, un vero Eden perdutosi poi a causa di sconsiderati tagli che speculatori senza scrupoli, calatisi famelici sull’Isola, avrebbero compiuto, incuranti delle corrette norme di utilizza- zione boschiva e animati solamente dall’avida sete di guadagno. Ad alimentare questi convincimenti concorrono scritti di vario genere, articoli di stampa, re- lazioni, memorie ecc., che pedissequamente riprendono concetti e immagini pervenutici, da una parte, attraverso diari di viaggiatori che a vario titolo percorsero l’Isola, e dall’altra, attraverso una letteratura ove si confonde spesso per distruzione il taglio di piante e per di- sboscamento anche la corretta utilizzazione boschiva, o si sostituisce, nel definire una co- pertura boschiva, un giudizio estetico a quello tecnico selvicolturale. In effetti, alcune descrizioni di viaggiatori che visitarono la Sardegna già nel Settecento, tra- dottesi in memorie o in relazioni non sempre disinteressate, hanno consegnato alla leggen- da un’isola felice sotto il profilo forestale. Come non ricordare i «..vari boschi assai grandi della Sardegna...» citati da Francesco d’Austria d’Este nel suo manoscritto del 1812 o la reverenda maestà delle foreste di Maco- mer, di Benetutti, di Nuoro, di Bono e di Monte Rasu, formate da querce, roveri, cerri, elci, sugheri di maravigliosa grandezza e di immensa mole, che rivestono i fianchi delle monta- gne... di cui parla padre Antonio Bresciani nella sua opera dedicata all’isola? 1 O le querce colossali di sei metri di circonferenza della foresta di Bolotana del Valery? 2 O le suggestive ed enfatiche note di Honorè de Balzac sulle foreste vergini attraversate in occasio- ne del suo viaggio nell’isola? O questa o quella descrizione lasciataci dal Della Marmora? Questo mitico quadro, costruito forse, più che sulla realtà effettiva, tramite immagini par- ziali di boscosi e ameni siti di sosta arricchiti da fresche acque sorgive, colte da persone ab- bruttite dalle difficoltà del viaggio e mosse da interessi culturali e non, diversi comunque da quelli forestali, o creato estendendo all’intero territorio isolano la preziosità di taluni lembi boscati o la monumentalità di una quercia, di un mirto o di un tasso, o uno scorcio boscoso inusitato, suggestionate forse dall’asprezza e dalla naturalità di un paesaggio inconsueto e da una realtà anche sociale al di fuori del tempo, ha alimentato una letteratura di maniera che ha contribuito a inculcare la convinzione che il territorio fosse ricoperto da immense e vergini foreste fino al secolo scorso. Le nostre foreste, che all’epoca si pretenderebbero estesissime, favolose e vergini, soprav- vissute quindi, attraverso il tempo, alle più diverse dominazioni, da quella punica a quella romana, da quella dei Vandali a quella spagnola, sarebbero poi cadute sotto l’impietosa scu- re abilmente maneggiata da impresari boschivi senza scrupoli e alimentata da particolari e speculative attenzioni. Fino a farne scempio; fino a ridurre l’isola in deplorevoli condizioni di nudità. Anche i romanzi hanno concorso ad assecondare convincimenti e ad alimentare miti. «Arrivarono all’altipiano dove un tempo era stata l’antica foresta di Escolca di cui non re- stavano che i ruderi: immensi tronchi abbattuti, enormi ceppaie, cataste di rami già segati e pronti per il carico». L’ingegnere Antonio Ferraris del Regio Corpo delle Miniere, inviato a Norbio per sollecita- re la consegna forzosa della legna occorrente per le Regie Fonderie, fu uno dei tanti che con-

X tribuì, secondo il pregevole romanzo di Giuseppe Dessì, Paese d’ombre, alla spoliazione del- le montagne sarde. L’energico funzionario statale, che ottemperava a un ordine dell’Intendente generale di Sar- degna, concorreva a distruggere parte del patrimonio forestale dell’isola per far fronte alle necessità delle miniere e delle fonderie regie del nuovo possedimento d’oltremare di Casa Savoia. Paese d’ombre, riprendendo concetti espressi da più parti ed in diversi tempi e condensan- do in un arco temporale ristretto eventi che si succedettero in oltre un secolo, ha finito quin- di per alimentare una credenza assai diffusa, quella secondo cui il manto forestale dell’iso- la, quasi incontaminato e vergine e fantasiosamente costituito tutto da boschi secolari di piante maestose, sia stato distrutto dagli oscuri interessi di una speculazione esasperata e sacrificato sotto la spinta dello sviluppo industriale della Sardegna. Quanto di immaginario possa esservi in tutto ciò, o quanto di vero, incuriosisce e stimola. Curiosità e stimoli eccitati dal sospetto che cronache di viaggio o descrizioni di occasiona- li turisti dei giorni nostri, che avessero per avventura l’opportunità di attraversare alcune foreste del Sulcis-Iglesiente (quella del Marganai per esempio o la foresta demaniale di Pan- taleo o di Is Cannoneris), dell’Ogliastra e della Barbagia (foresta di Montarbu di Seui, fo- resta di Villagrande e Talana, foresta di Gusana, il M. ) o di visitare diversi sugge- stivi siti boscosi del o del Goceano (M. S. Antonio, Badde Salighes, foresta Bur- gos, foreste demaniali di Fiorentini, Anela e M. Pisano o della foresta di Settefratelli), o di affacciarsi in qualche voragine con maestose piante abbarbicate sulle ripide pareti o di per- correre le aspre montagne del di Orgosolo e di Oliena o di soggiornare in qual- che lembo di Gallura, o, infine, di guadare corsi d’acqua dalle sponde inverdite da inestri- cabili lianacee aggrovigliate alle branche di lecci, ontani e salici, tenderebbero probabil- mente a somigliare alle cronache ed alle descrizioni di alcuni autorevoli e blasonati viag- giatori del XVIII e del XIX secolo che hanno fatto testo. Una rivisitazione del quadro ricomposto attraverso fonti archivistiche o bibliografiche del- l’epoca, ed una ricostruzione delle vicende succedutesi nel periodo considerato, può perciò forse contribuire a delineare più compiutamente quale fosse il panorama forestale dell’iso- la, a localizzare i soprassuoli più rappresentativi e a identificarne i parametri selvicoltura- li, a conoscere l’impiego del legname e l’uso dei boschi, a stabilire circostanze e fatti che hanno coinvolto il patrimonio forestale e a definire la misura del suo eventuale depaupera- mento e le relative cause.

NOTE

1 Padre Antonio Bresciani: Dei costumi dell’isola di Sardegna comparati con gli antichissimi popoli orientali, Napoli, 1850. - 2 A.C.P.Valery: Voyage en Corse, à l’ile d’Elbe et en Sardaigne - , Parigi, 1835.

XI Parte Prima

LL’eredità’eredità deldel passatopassato Capitolo II • Considerazioni preliminari

nizialmente è esistito un rapporto anche diversi fruitori né incidenze pesanti sulle Iintimo tra comunità e bosco, basato tal- aree boscate. volta sulla sacralità attribuita ad alcuni di es- Ogni villaggio disponeva del suo fundamen- si o sul terrore che le fitte foreste incutevano tu, dell’insieme cioè del territorio che giuri- accompagnandosi a miti e leggende popola- dicamente gli apparteneva e che era organiz- ri, ma sempre comunque sul rispetto di un zato, fin da tempi antichissimi, in modo da bene che si avvertiva prezioso e misterioso e tenere ben distinte le aree in cui si svolgeva- dal quale il villaggio ed il singolo potevano no le attività agricole ed il pascolo del be- trarre diverse utilità e vantaggi. stiame domestico da quelle destinate invece I boschi non sfuggivano al regime basato al pascolo brado e alla raccolta della legna. sull’uso comunitario delle terre originatosi Mentre le prime eran situate tutto attorno al vil- ab antiquo nell’isola: ciascuno traeva dal bo- laggio e destinate al pascolo del bestiame da la- sco tutti i benefici che questo poteva dargli, voro (siddu), alle semine (vidazzone) e, a rota- in ragione del proprio fabbisogno e delle zione, al pascolo del bestiame domito (paberi- specifiche esigenze. le), le seconde, denominate saltus, erano situa- Ed il bosco soddisfaceva a diverse necessità te lontano dal centro abitato e raggruppavano le di sostentamento: forniva il legname per la terre incolte ed i boschi riservati al pascolo del costruzione delle case e degli arredi, la legna bestiame rude e alla raccolta della legna. per gli impieghi domestici quotidiani, diver- Le superfici dei saltus appartenevano in par- si frutti commestibili, erbe medicinali, pa- te alla Comunità, in parte al Sovrano (saltus scolo per il bestiame domestico, rifugio e de Rennu), ma tutte erano comunque sog- protezione contro le intemperie, acque sorgi- gette all’uso comune, ai diritti consolidati ve e aria salubre, ed infine, attraverso la fau- delle popolazioni «de llenar y herbar» ed an- na selvatica, un utile complemento di svago che di «haser todos los adimplivos», come si e di reddito. dirà in epoca spagnola. La vastità del territorio e la scarsità della po- Successivamente, l’estendersi e l’affermarsi polazione non creavano grossi conflitti tra i del sistema feudale, specie dopo la conqui-

3 sta spagnola, alterò, via via, il naturale rap- pecore) e 1 capo suino «mardiedu» ogni cin- porto esistente tra mondo rurale e bosco, de- que, come deghino di porci, e uno ogni ven- terminando una sorta di frattura di quello da ti come sbarbagio (pascolo per il solo in- questo. grasso dei maiali nel periodo della caduta Andò instaurandosi un regime in cui perma- delle ghiande). neva l’uso comunitario dei beni, ma in cui il E poiché a questi tributi dovuti dai pastori singolo era tenuto alla corresponsione di un locali potevano sommarsi quelli dei pastori tributo in funzione dell’utilità che traeva dal di altre contrade, si manipolavano spesso i bosco e a cooperare agli oneri dei servizi ge- dati sulle possibilità pabulari del territorio o nerali dell’amministrazione del feudo. sulla produzione delle selve ghiandifere, co- Un sistema che permase per secoli, fino a sì da consentire l’ingresso al pascolo di be- metà circa del XIX sec., e che perfezionò l’e- stiame proveniente da altre contrade ed ac- sazione ed estese i balzelli: l’organizzazione crescere le rendite del feudatario. fiscale del feudo e gli arrendatori feudali di- E ciò generò conflitti, controversie e proble- vennero implacabili, e la pressione dei tributi mi con le comunità viciniori per l’utilizzo sul mondo rurale talvolta pesante: feudo, pre- dei pascoli e dei boschi, e la conflittualità sente, deghino di pecore, deghino di porci, er- sfociò talvolta in atti di violenza e in vanda- baggio delle capre, incarica delle vacche, in- lismo. carica delle capre, salto di corte, incarica di I contrasti sorgevano in particolare nelle porci, sbarbagio, erbaggio delle vacche, er- aree di confine tra feudi limitrofi coinvol- baggio di pecore, diritti di scrivania, diritti di gendo i rispettivi feudatari, e a farne le spe- officialia, formaggio di peso, ecc. ecc. se erano spesso i boschi, distrutti da incendi E ai balzelli imposti dai feudatari si somma- appiccati per azioni ritorsive di un feudata- vano gli abusi e le vessazioni perpetrati da- rio nei confronti dell’altro. gli ufficiali regi e da quelli baronali. Diversi Parlamenti di epoca spagnola ripor- Le infeudazioni, con le quali parti del terri- tano tracce degli attriti per il possesso e le torio venivano concesse in feudo unitamen- relative rendite di terreni contestati, così co- te ai villaggi, prevedevano in genere che il titolare avesse giurisdizione sugli abitanti me riportano tracce delle proteste contro di- presenti e futuri e diritti sui terreni, sui bo- versi feudatari che pretendevano di imporre schi, sui pascoli, sulle acque ecc. ulteriori balzelli oltre a quelli previsti dal- Nei territori infeudati, oltre ai Capitoli di l’atto di infeudazione. Corte, alle Prammatiche spagnole e ai Pre- Si poteva produrre carbone, ma occorreva goni sabaudi, si aggiunsero i bandi baronali pagare al feudatario un corrispettivo. Si po- che regolavano la vita interna dei feudi e le tevano prelevare i legnami per le travature prestazioni feudali, talvolta in violazione delle costruzioni o per fabbricare strumenti delle norme consuetudinarie e degli stessi agricoli, ma occorreva ottenerne la licenza, e atti di concessione.1 così via. Ciò che era stato in precedenza un diritto È vero che talvolta gli abitanti di questo o certo, divenne talvolta un diritto indefinito, quel villaggio riuscivano ad ottenere la gra- incerto e condizionato: la legna per gli usi tuità del legnatico, ma si trattava di eccezioni. domestici poteva essere prelevata, ma al pre- Nel Parlamento del 1697-99 per esempio fu lievo doveva corrispondere un compenso; il sancito, per la Barbagia di Belvì, che i vas- pascolo poteva essere esercitato, ma previo salli potessero raccogliere liberamente le pagamento di un tributo, anzi di diversi tri- ghiande necessarie per l’allevamento in casa buti: 2 pecore per ogni «segno» (pari a 10 di un maiale e di tagliare senza speciale au-

4 torizzazione il legname occorrente per la co- I pastori finirono per divenire i veri incon- struzione delle case e per gli attrezzi agrico- trastati signori delle aree forestali, con tutte li.2 Anche gli abitanti del Sarrabus godevano le conseguenze del caso. di speciali privilegi per cui erano esentati in Si assistè in alcune contrade a fenomeni di perpetuo dal pagamento dei corrispettivi do- rivolta vera e propria, come nella Gallura, in vuti per pascolo, legna e seminerio.3 cui il banditismo si innestò nel mondo pa- storale e divenne problematico anche per il È pur vero inoltre che i diritti relativi al le- potere costituito far rispettare le norme, o gnatico e alla facoltà di carbonizzare, gra- come nel Nuorese e nel Goceano, a seguito vanti sui vassalli, erano relativamente mode- dell’Editto sulle chiudende che segnò, insie- sti, se rapportati al totale generale delle ren- me ad altri atti normativi, il trapasso tra la dite feudali, in media appena lo 0,73% e lo plurisecolare sonnolenta dominazione spa- 0,006%4 rispettivamente delle rendite agri- gnola e la più moderna e attiva dominazione cole percepite dai baroni, ma rappresentava- sabauda. no tuttavia dei balzelli cui era obbligo sotto- La prudente politica dei primi anni successi- stare in uno al rispetto di norme dettate per vi alla presa di possesso dell’isola da parte l’abbattimento degli alberi, oneri che nei del vicerè barone di Saint Remy (anno 1720) feudi in cui esistevano, rappresentavano co- in nome di Vittorio Amedeo II, giustificata munque quote non trascurabili per le magre dalla necessità di consolidamento della dina- stia dei Savoia nel nuovo possedimento, e risorse dei vassalli. dal rispetto delle clausole degli accordi di Il bosco, da rifugio amico e provvido, da na- Vienna del 1718 che imponevano di conser- turale e illimitato bene che poneva i suoi vare leggi, regolamenti, statuti e privilegi frutti a disposizione della comunità, diven- esistenti nel Regno di Sardegna, aveva la- ne, poco alla volta, elemento di vincolo e di sciato inizialmente immutato l’assetto del peso soprattutto per l’attività pastorale; si mondo rurale ancorato saldamente agli usi e creò un distacco con la foresta, strumento at- alle norme consolidatesi durante il dominio traverso il quale veniva avvertito ed eserci- spagnolo. tato il potere feudale; si instaurò un rappor- Poi la ventata innovatrice voluta da Carlo to quasi conflittuale tra il pastore e quella, e Emanuele III e avviata dal suo Ministro Bo- al corretto uso del bene, come conseguenza, gino richiese che in nome del progresso, del- si sostituirono gradualmente l’abuso, l’incu- la industrializzazione dell’isola, della moder- ria e la distruzione. nizzazione della sua agricoltura e dello sfrut- E a quello che era stato inizialmente un in- tamento delle sue ricchezze minerarie, attra- contrastato diritto feudale, fece seguito, col verso l’impiego razionale delle risorse locali, tempo, un contestato diritto di esazione. si utilizzassero anche le foreste dell’isola. Soprattutto sul finire dell’epoca spagnola e Una copertura boschiva che ancora nella se- nel primo periodo di quella sabauda, furono conda metà del ‘700 ricopriva le montagne avvertite sempre maggiori spinte al rifiuto del Sulcis, dell’Iglesiente e del Sarrabus a dell’autorità baronale e una crescente insof- sud; che vedeva al centro dell’isola le fore- ferenza verso i tributi. ste del Goceano spingersi verso sud ovest, Si contestarono sempre più, da parte dei senza soluzioni di continuità, attraverso le consigli comunitativi, i pascoli ai pastori fo- alture di Bolotana e Silanus ed i monti di restieri, le utilizzazioni boschive che i feu- Macomer, fino ai boschi della Commenda di datari richiedevano di eseguire, e la stessa S. Leonardo e di Scano Montiferro e a Sene- sovranità su determinati territori. ghe, e congiungersi, tramite le selve di Pat-

5 tada, di Buddusò, di Alà dei Sardi e di Mon- Foreste qualitativamente appetibili per la ti, ai boschi della Gallura a nord, ed unirsi «bontà impareggiabile del legname superio- infine, ad oriente, alle foreste della Barba- re a quello d’Italia ed equivalente a quello di gia, dell’Ogliastra e del Gerrei. Borgogna, qualità primaria dell’Europa», Ancora in parte boscosa era all’epoca la come ebbe a relazionare nel 1824 il capitano Nurra, e le montagne che sovrastano Bosa di vascello Albini a proposito dei boschi di erano ricoperte di un unico manto forestale S. Leonardo, ma soprattutto foreste idonee a fino a Montresta e Villanova, manto che si fornire per la maggior parte solo legna da ar- estendeva a nord verso Putifigari e a nord- dere e carbone. est verso Uri. E fitte boscaglie e dense macchie che si Boschi cedui, alcuni dei quali ricchi di prov- estendevano sulle colline fino al piano, ric- vigione legnosa o fustaie dense e plurisecola- che di filliree, di corbezzoli, di grossi lenti- ri di leccio e di roverella; soprassuoli di leccio schi e di olivastri. misto ad annosi olivastri o querceti infram- Ma anche meno fitte boscaglie e macchie ra- mezzati da maestosi tassi e millenari ginepri. de e cisteti e soprassuoli forestali con inci- Ma anche boschi talvolta radi o molto radi; pienti segni di degradazione ed evidenti gua- fustaie spesso stramature e decrepite, prive sti da incendio occupavano vastissime su- di rinnovazione, con piante bitorzolute, con- perfici e completavano il panorama foresta- torte e deformi, tronchi spezzati e marce- le della Sardegna, all’epoca in cui il governo scenti, rami monchi e fusti cavi, anneriti dal Sabaudo cominciò a mostrare interesse per fuoco e minati da carie. la risorsa forestale isolana.

NOTE

1 Su quanto fossero arbitrari e spesso bizzarri taluni 2 G. Sorgia: «Dal momento spagnolo alla presenza sa- balzelli che gravavano sul mondo rurale, G. Toniolo bauda » da «Meana, radici e tradizioni», 1989. (in Storia del Banco di Sardegna, Laterza, 1995, pag. 3 ASC, Regio demanio, V.157. Comune di S. Vito. La 51) ricorda che al marchese dell’Asinara spettavano speciale concessione fu accordata ai Sarrabesi dal Ca- gli uppeddus de sos sorighes, corrisposti a compenso pitolo di Grazia di Donna Violanta Carroz datato 8 dei danni provocati dai topi nel granaio, e che al ba- maggio 1480. rone di Ossi i vassalli dovevano corrispondere an- nualmente una carretta di grano quale segno di grati- 4 F. Carboni.Annali Fac. Magistero Univ. di Cagliari. tudine per essersi trasferito da Alghero a Sassari, e Nuova serie Vol.X, 1986. «Per una geografia dei di- quindi più vicino ai suoi sudditti. ritti feudali» pagg.178-179-232.

6 Capitolo IIII • La copertura forestale della Sardegna tra il XVIII ed il XIX secolo • Gli ademprivi

er tentare di delineare un quadro del e del Limbara, a quello Psufficientemente approssimato del- umido. la situazione forestale isolana all’inizio del Per la stretta correlazione esistente tra vege- XVIII secolo, è opportuno fare preliminar- tazione e clima, le formazioni forestali arbo- mente alcune considerazioni e tener presen- ree, rappresentate nell’Isola essenzialmente ti i diversi elementi che in un dato territorio da boschi di leccio, di roverella e di sughera, condizionano il tipo, la distribuzione e le ca- sono localizzate nelle zone a clima umido e ratteristiche strutturali e fisionomiche della subumido. vegetazione in genere e della copertura fore- In quelle a clima temperato-caldo, che rap- stale in particolare. presentano la gran parte del territorio, si svi- Elementi, alcuni di carattere generale, altri luppano invece sia le formazioni arboree a di natura specifica. leccio e sughera che le boscaglie arbustive Tra i primi, le vicende paleogeografiche, i di sclerofille sempreverdi più evolute (a pre- fattori climatici, quelli morfologici e quelli dominanza di corbezzolo, erica e fillirea) – geopedologici; tra i secondi quelli biotici. in condizioni di altitudine medio alta e nelle La posizione geografica della Sardegna col- esposizioni più fresche –, sia le formazioni loca l’isola in piena area climatica mediter- arbustive della macchia mediterranea più ranea caratterizzata fondamentalmente da termofila e xerofila, ad altitudini medio bas- una stagione calda e arida e da una fredda e se e nelle esposizioni più calde. umida. Perciò, in una certa misura, salvo ove la de- In funzione poi della esposizione, della di- gradazione e l’impoverimento del substrato stanza dal mare e dei rilievi, si hanno dif- pedologico particolarmente incidenti aveva- ferenziazioni termometriche e pluviome- no nel tempo innescata una regressione del- triche tali da poter identificare diversi tipi la composizione floristica, possiamo ritene- climatici, da quello subtropicale a quello re che la copertura vegetale naturale dell’i- temperato-caldo, a quello subumido e, in sola, all’inizio del XVIII secolo, fosse, per aree limitate alle zone più alte dei rilievi composizione e distribuzione, quella deter-

7 minata appunto dai fattori climatici ed edafi- Che perciò le aree litoranee e costiere spazzate ci, e soprattutto – a parità di altre condizioni dai venti fossero caratterizzate dalle associazio- – quella che l’incidenza e la frequenza e la ni vegetali più termoxerofile, spesso a porta- casualità dei fattori di alterazione degli equi- mento prostrato, in cui raramente si inserivano libri naturali avevano determinato. elementi arbustivi o arborei di un certo rilievo, tranne che in alcune situazioni particolari. Associazioni che interessavano, in particola- ri situazioni, anche aree interne, ovunque esistessero condizioni pedoclimatiche che non potevano consentire l’insediamento e lo sviluppo di specie più esigenti. Che nelle aree montane, al disopra dei 1100 metri circa d’altitudine, il freddo e la vento- sità, o talvolta la superficialità del substrato pedologico, non consentissero che la presen- za di garighe ad arbusti nani e prostrati o di piccoli spinosi cespugli. Che i boschi propriamente detti, le forma- zioni vegetali più evolute, le leccete in parti- colare, ma anche i boschi misti di leccio e roverella o i querceti puri, vegetassero nelle aree più interne dell’isola, a quote medio al- te, sugli altopiani o sui versanti più freschi con suoli più evoluti, o nei valloni, lungo la catena del Marghine ed in parte del Gocea- no, sul Gennargentu, nei supramonti delle Barbagie e sulle alture dell’Ogliastra, del Salto di Quirra, del Sarrabus e dell’Iglesien- te, ove le condizioni climatiche erano più confacenti alle loro specifiche esigenze, e che in tali localizzazioni raggiungessero an- che dimensioni considerevoli. Che le boscaglie arbustive, quelle più termo- file a olivastri, lentischi, alaterno, cisti, mirto e ginepro fenicio, e quelle più mesofile a cor- Orizzonte mesofilo della foresta di leccio bezzolo, eriche, filliree e ginepro rosso, fos- sero le formazioni vegetali più diffuse e oc- Orizzonte delle foreste miste sempreverdi termoxerofile cupassero ampi spazi dell’isola, con la loro ricca varietà di specie e la non comune esu- Orizzonte freddo umido della foresta mon- tana del climax del leccio beranza, frammiste spesso ad alberi di leccio e sughera; e che questa macchia mediterra- Climax degli arbusti montani prostrati e delle steppe montane mediterranee nea manifestasse, in particolari favorevoli si- tuazioni stazionali, tutto il suo prorompente Orizzonte delle boscaglie e delle macchie litoranee rigoglio vegetativo, differenziando elementi particolarmente sviluppati, più somiglianti a Carta fitoclimatica della Sardegna (da P.V. Arrigoni). veri e propri alberi che ad arbusti.

8 (Sardegna centro meridionale). L’assenza Tenuto perciò conto dei limiti oggettivi che di vegetazione arborea nelle aree cacuminali è ascrivi- condizionano l’evoluzione e la composizio- bile in larga misura al limitato spessore dei suoli. ne specifica del paesaggio vegetale, si può ritenere che l’estensione, la struttura, lo sta- D’altra parte però occorre considerare che le to generale ed in parte la localizzazione del superfici forestali all’epoca non potevano patrimonio forestale isolano, all’inizio del non essere state condizionate, nella compo- XVIII secolo, fossero la risultante delle vi- sizione e nella distribuzione, dalla secolare cissitudini da esso subìte nei secoli prece- utilizzazione fattane dagli abitanti dell’isola denti ed in particolare la conseguenza di un e non essere state alterate, nella loro struttu- rapporto con l’uomo e le sue attività econo- ra, dall’esercizio del pascolo, dagli incendi miche spesso incuranti delle esigenze poste frequenti e dalle altre attività antropiche. dal buon governo delle foreste.

9 Ripercorrendo brevemente il sistema comu- in cui era prescritto che ogni altra specie di nitario di utilizzo delle terre, praticato in bestiame venisse allontanata dal bosco, sal- Sardegna fin dai tempi più remoti, e rimasto vo gli equini, che godevano di particolari at- in auge fin oltre la metà del XIX secolo, ve- tenzioni e premure. diamo che le aree forestali erano relegate nei I cedui venivano invece pascolati da tutte le saltus ed erano costituite da cespugliati, bo- specie di bestiame, vacche, pecore, capre e scaglie e boschi. maiali. Esse erano le più lontane dal villaggio e veni- Sui boschi le popolazioni avevano sempre vano destinate soprattutto al pascolo brado, al esercitato, ab antiquo, oltre al pascolo, anche pascolo del bestiame «rude», cioè alle man- il diritto di legnatico,1 diritto riconosciuto drie e alle greggi appartenenti in genere agli dal codice arborense, consolidatosi durante abitanti dello stesso villaggio, ma talvolta an- la dominazione aragonese e spagnola e ri- che a pastori di villaggi diversi. preso anche in epoca sabauda: Le norme in uso fin dal XIV sec., prescrive- «... in qualunque dei suddivisati boschi e sel- vano l’obbligo di tenere questo bestiame lon- ve, chiunque dei vassalli per gli usi propri o tano dal centro abitato e quindi dalle aree de- casaleschi, per fabbriche per istrumenti ara- stinate all’agricoltura ed al pascolo del bestia- tori, per abbrucciare e qualsivoglia altro uso, me «domito» , adibito al lavoro dei campi. può tagliare il bosco che gli abbisogna, pur- Secondo il sistema antico e consuetudinario ché non tagli la pianta dalla caspa».2 della Sardegna, ogni villaggio aveva due Diritto che coinvolgeva tutte le aree boscate qualità principali di territorio: una prima de- indipendentemente dal titolo di proprietà; stinata ai seminativi, ai vigneti ed agli orti, veniva perciò esercitato sia sui boschi pub- oltre che al pascolo del bestiame domito, zo- blici, demaniali e comunali, sia su quelli pri- na interdetta severamente ai pastori (Carta vati. de Logu, capitoli CXXXV, CXXXVI, Diritto quindi di prelevare il legname occor- CXXXVII, CLI, CLIV, CLV, CLVI, CLX- rente per il fabbisogno familiare, ma con di- VII) già denominata habitacione, perché vieto di abbattere le piante alla base del fu- formava quasi un tutt’uno con lo stesso cen- sto, salvo che non si trattasse di soggetti sec- tro abitato; una seconda parte comprendente chi. le montagne, le foreste, le selve ghiandifere Le scale per i carri, i pezzi per gli aratri, le e i cespugliati, tutti terreni riservati al pasco- travi e i travicelli per le costruzioni, ed il ta- lo del bestiame «rude» tenuto in branchi, de- volame per gli assiti, dovevano perciò esse- finita brevemente come saltus (salto). re ricavati unicamente dalle branche e dai I soprassuoli forestali venivano distinti in rami degli alberi vitali. due categorie: le selve ghiandifere, costitui- Non era questa una norma tesa alla salva- te in genere da pascoli arborati o da fustaie a guardia del bosco e ad impedire un eccessi- densità varia, ma anche da cedui invecchiati vo diradamento dei soprassuoli arborei: ten- o da formazioni miste, e i boschi cedui, in deva piuttosto a salvaguardare la pianta co- genere formati da boscaglie di essenze arbu- me produttrice di ghiande e quindi come stive e/o arboree, utilizzati periodicamente fonte alimentare per il bestiame, fonte reddi- per ricavarne carbone e legna da ardere. tualmente più remunerativa. Le selve ghiandifere, o più semplicemente i In realtà poi le cose erano andate e andava- ghiandiferi, ospitavano di preferenza bestia- no diversamente da quanto prescritto, sia in me suino, i porci rudi: il pascolo era loro ri- merito a questo dettato, sia in relazione alle servato da Ottobre a tutto Gennaio, periodo norme che prescrivevano le cautele da adot- di maturazione e di caduta delle ghiande ed tarsi nell’uso del fuoco per scongiurare gli

10 incendi, o che lo vietavano come pratica col- turale nelle aree forestali. I pastori in particolare, incontrastati e quasi unici fruitori dei boschi, esercitavano infatti abitualmente e frequentemente ogni sorta di utilizzo e di abuso sui soprassuoli boschivi: dall’abbattimento di piante d’alto fusto, al pascolo indiscriminato, al taglio dei rami per foraggiare il bestiame, all’atterramento di al- beri avviluppati dall’edera (per utilizzare quest’ultima come alimento per il bestiame), al disboscamento di aree da destinare a col- tivazione di cereali e via dicendo; un uso del bosco, insomma, finalizzato alle prioritarie e preminenti esigenze di sopravvivenza del bestiame e che, incurante di ogni corretta norma selvicolturale, sconfinava spessissi- mo in abuso. E gli abusi, protrattisi per secoli, avevano determinato, in talune contrade, un graduale deterioramento della copertura boschiva. «L’attuale stato, in cui abbiamo ritrovato le selve, e boschi minacciante una non lontana decrescenza per la poca cura nel conservar- Albero monumentale facente parte della fustaia stra- matura di leccio del Supramonte di Orgosolo. La lec- gli...» recitava il Pregone viceregio del 2 ceta, sfuggita ai tagli operati nel secolo scorso, rap- aprile 1771, n.66, 3 a sottolineare che le mi- presenta, con attendibile fedeltà, lo stato di alcuni so- sure e i divieti che esso dettava, traevano prassuoli forestali presenti in Sardegna fino alla se- conda metà del XIX secolo. motivo dal deprecabile stato generale dei so- prassuoli boschivi. Foreste in cui al legittimo diritto d’uso per le- gnatico, ghiandatico e pascolo, si erano sosti- Alla conseguente graduale contrazione della tuiti nel tempo gli abusi incontrastati di abbat- superficie boscata si associavano un preca- tere piante; di capitozzarle e di sramarle; di di- rio stato fitosanitario e un’alterazione strut- radare e di eliminare i soprassuoli arborei e ar- turale dei soprassuoli: per i danni provocati bustivi; di pascolare ovunque, senza tener dagli incendi; per la mancanza di rinnova- conto del carico di bestiame né dei danni pro- zione a causa del pascolamento continuo o vocabili al novellame; di incendiare la vegeta- della perdita della facoltà pollonifera delle zione boschiva per far posto alle colture ce- ceppaie; per l’eccessivo invecchiamento realicole o per favorire il ricaccio dei polloni o della copertura ascrivibile al divieto di ab- ancora per anticipare la crescita dell’erba. battimento degli alberi ad alto fusto; per le In talune aree si erano originati inevitabil- condizioni delle piante, compromesse spes- mente soprassuoli meno densi, in altre si so dal marciume del legno favorito dai tagli erano trasformati quelli già meno densi in di capitozzatura, dalle sramature e dagli boschi sempre più radi, fino a far loro assu- sbrancamenti operati maldestramente. mere la connotazione di pascoli arborati o fi- E che questa fosse sostanzialmente la realtà no a determinarne la scomparsa. forestale isolana tra la fine del XVIII e l’ini-

11 zio del XIX sec., ce lo testimoniano pun- tuazione non era minimamente mutata qual- tualmente e costantemente diverse fonti. che anno dopo, se nel 1808, in una lettera del Già il De Buttet 4 nella sua documentata re- 30 giugno diretta alla Segreteria di Stato, il lazione risalente al 1768, e di cui diremo Conservatore generale dei boschi e selve ampiamente più appresso, riferì che la gran- della Sardegna, facendo proprie alcune os- de foresta di lecci esistente nelle montagne servazioni del capitano comandante la Regia tra Orosei e Siniscola, aveva le piante più Marina, Cav. Demai, si esprimeva in termini grandi «gatées», deteriorate, e che erano inequivocabili circa lo stato delle foreste pertanto inutilizzabili per gli impieghi con- dell’isola e le cause che ne erano all’origi- nessi alle necessità dell’Artiglieria Reale. ne: 7 In quella grande foresta le sole piante utiliz- «È noto a ognuno che le selve di Sardegna in- zabili erano quelle di diametro assai mode- vece di mantenersi vanno scemando ogni anno sto, compreso tra i 20 e i 25 centimetri. in seguito agli abusi d’ogni sorta praticati da’ Non sappiamo, perché il De Buttet non ne pastori e coltivatori delle terre vicine». fece cenno, per quali cause le piante fossero «... moltiplicati gli abusi, non è maraviglia cariate; è presumibile però che il loro stato che in tutta l’estensione del Regno non si precario fosse dovuto alla stramaturità, atte- trovi una sola selva ben conservata che dia so il plurisecolare divieto di abbattimento nel vederla lo stesso piacere che si prova delle piante «ghiandifere», od anche ai gua- quando si trovan quelle ben custodite del sti conseguenti agli incendi, od ancora alla Piemonte, della Savoia, della Francia, della carie insediatasi sulle ferite slabbrate di tagli Svizzera, e della Germania. mal eseguiti, o a tutte queste cause insieme. Nelle nostre su cento fusti appena se ne ri- Di incuria dei boschi fa cenno il Pregone del trovan due o tre che posson servir alla co- 2 aprile 1771, citato più sopra, ed il «Di- struzione ed alla Marina». scorso istorico politico legale dei boschi e «....quando si traversano le selve esistenti selve del Regno di Sardegna» 5 datato 15 non si può senza ribrezzo veder le piante. marzo 1800: «s’abbrucciano tuttodì e s’in- Quasi tutte sono storte, di poca elevazione e cendiano i boschi, e le tenute di terreno im- diametro, nodose, marcite nell’interno e di boschito, e non di rado anche selve intiere; si pessimo aspetto. Così le ha vedute il Con- tagliano fuor di regola, e fuor di tempo gli servatore nelle immense selve del Sulcis, di alberi, e non si sostituisce mai; si sradicano Flumini maggiore, di Sinnai, Burcei, Mara, e si svellono le piante a capriccio, e senz’al- e Muravera dell’incontrada tutta di Sarra- cun ritegno, badando soltanto a godere bus, di Tertenia, Villagrande, Talana, Fonni, d’un’utilità presente, e non pensando alla Orgosolo, e Mamoiada, di S.tu Lussurgiu e posterità, ed ai bisogni futuri...». Cuglieri, selve che se fossero tenute a dove- E sull’eccessivo invecchiamento dei boschi, re, basterebber sole per tutti i bisogni di tre causa anch’esso di una non ottimale situazio- isole come la Sardegna». ne, ci riferisce anche uno scritto anonimo da- Analogo a questi ultimi è il giudizio di Fran- tabile verso la fine del ‘700, che così recita: cesco D’Austria-D’Este: 8 «Vi sono vari bo- «...valloni, e coste di Montagne, che senza schi assai grandi, dai quali non se ne tira numero in Sardegna ritrovansi ripieni d’al- quasi nessun profitto, poiché per mancanza tissimi, e grossi alberi d’elce, oltre a una di strade e comunicazioni, e perché non vi quantità di Alni, soveri, oleastri, Ginepri, sono fabbriche e non vi è industria e che il Arbuti, Lentischi, Pini, quercie...quali con- sardo in generale è piuttosto pigro, non si ti- sumansi dal tempo, e vi marciscono senzac- ra alcun profitto dei legni dei boschi e si de- ché se ne ricavi profitto veruno...». 6 La si- teriorano i boschi stessi. Poiché in tutti i bo-

12 schi... vi si lascia entrare tutto il bestiame a ottimali: manca la rinnovazione, distrutta dal pascolare, non vi sono boschi né misurati né continuo pascolamento delle vacche, e la co- regolati, non si tagliano mai regolarmente... pertura boschiva è discontinua: ampi spazi perché non vi è nessuno che sappia e che ab- sono stati disboscati qua e là, in corrispon- bia solo un’idea di cosa è la coltura di un bo- denza delle superfici più fertili, per destinar- sco né che conosca il prezzo della legna» . li alla coltivazione dell’orzo (orzaline); mol- Né molto diversa era la situazione anche nei te piante vengono capitozzate o malamente boschi più pregiati come quello di S. Leo- sramate per alimentare il bestiame; altre, av- nardo di Siete Fuentes, malgrado gli apprez- viluppate dall’edera, vengono addirittura ab- zamenti dello stesso Francesco D’Austria battute per ricuperare l’edera come alimento D’Este che aveva annotato che vi vegetava- per i vaccini; altre ancora atterrate per rica- no alberi grossi e dritti: bellissimo bosco fol- vare legna da ardere. to, ha bei alberi dritti alti, con legna da co- Questo il quadro sconfortante che l’Albini struzione. fornisce su uno dei boschi più preziosi allo- Nel 1824 infatti la foresta, come molto pun- ra presenti nell’isola. tualmente riferì il Capitano di vascello Albi- Ma la situazione era altrettanto preoccupan- ni in una nota del 9 febbraio 1824, 9 era te nel resto della Sardegna, come afferma lo un’«Aggregata di 22.000 piante di quercia, stesso Albini: «...essere quasi tutte le foreste 4.000 di elice, 1.000 circa di sovero, la mag- di quest’isola ugualmente distrutte..» ed es- gior parte delle quali sono d’una estrema sersi «... la fatale distruzione protratta per vecchiezza, rovinate da varie cause...»; ed una immensa quantità d’anni». ancora «...di figura molto tortuose...», anche Che questo precario stato fosse generalizza- se idonee in buona parte per gli impieghi to e perdurasse ancora anni dopo e malgrado usuali della Real Marina e della Artiglieria. le diverse denunce, lo si evince inoltre dai Il quadro generale sullo stato della copertu- rapporti che i diversi Intendenti provinciali ra arborea offertoci dall’ufficiale sabaudo at- dell’Isola inoltrarono, agli inizi del 1830, in traverso i rapporti presentati sull’argomento risposta ad un’esplicita richiesta del f.f. di alla Segreteria di Stato è quanto mai emble- Vicerè, Roberti, 10 circa lo stato generale del- matico. le foreste dell’isola. Dice l’Albini che i boschi della Commenda La richiesta traeva spunto dalla necessità facevano parte di una vasta foresta che si contingente di conoscere i danni causati dal univa a quelle di Cuglieri e di Scano Monti- rigido inverno 1829-30 alla copertura fore- ferro. Essi erano stati oggetto di consistenti stale, sia direttamente dalle nevicate e dai prelievi di legnami nel 1750 ed anche in an- temporali abbattutisi nell’isola, sia indiretta- ni successivi. mente dallo sfrondamento delle chiome del- Da S. Leonardo, nel 1794, erano state prele- le piante operato dai pastori per alimentare il vate per esempio 3331 piante, di cui 500 per bestiame affamato. la Real Marina e 2831 «..a conto dell’Impre- Il preambolo della nota Roberti è quanto mai sa...». E certamente doveva trattarsi del ma- significativo delle condizioni della copertu- teriale migliore, di piante quindi con legna- ra boschiva che si è visto non essere state me tecnologicamente pregevole, fatto che delle più soddisfacenti, e delle relative cau- poteva essere valutato spesso solo dopo se compromissorie che preoccupavano chi l’abbattimento. era preposto al governo dell’Isola e che così L’Albini si mostra più attento di altri nella le stigmatizzava: descrizione di caratteri selvicolturali del bo- «La conservazione ed il miglioramento dei sco lussurgese che giudica in condizioni non boschi e delle selve è stata sempre oggetto di

13 grande importanza nella pubblica econo- salto ghiandifero denominato Littu oro ossia mia....come apparisce dalle analoghe dispo- Bore quale da lungo tempo... andò già in de- sizioni della Regia Prammatica tit. 42 cap. 3 cadenza dal taglio della legna che alla rinfu- delle Carte Reali 12.4.1775 e 29.8.1756, del sa vi si facea». Pregone 2.44.1771...». «...e siccome... vennero aggiornati (all’ini- «...le cure dello stesso Governo e dei rispet- zio del 1829) i vassalli di questo detto vil- tivi dicasteri subalterni vi sono maggior- laggio che non incorreva pena quegli che si mente chiamate ora, che il distruggimento coglierebbero con ramatura di legna fruttife- delle boscaglie e dei ghiandiferi cresce a di- ra... gli alberi fruttiferi di sovero ed erce che smisura collo svellimento delle radiche, ed trovavansi con le fronde in pochi giorni ed estirpazioni delle piante per l’uso del fuoco in breve spazio di tempo vennero spogliati o per ridurre a coltura i terreni; cogli incen- delle pertiche e novelli rami che vi esisteva- di all’oggetto di accrescere il pascolo pel be- no, e per nutrire i buoi domiti con le dette fo- stiame minuto; coll’irregolare taglio dei mi- glie e per l’avidità di provvedersi di legna ri- gliori alberi onde farne quel legname che manendo in quell’epoca libere le alberi di potrebbe ugualmente aversi regolandogli il quercia per trovarsi senza fronde sarebbe ne- taglio per via di diradazione ed applicando- cessario che per tre o quattro anni si vietas- lo preferibilmente alle piante infruttifere o se... di recidere dalle alberi fruttiferi il ben- prossime a deperire; si guastano le selve fi- ché menomo ramiscello...» . nalmente collo scapezzamento degli alberi L’Intendente provinciale di Ozieri riferiva più prosperi tagliandosene i rami frondosi e invece in data 27.3.1830: «...fra le altre cau- feraci di frutti per nutrire il bestiame ne’ se di distruggimento delle selve...taglio dei tempi freddi e nevosi, di modo che per una rami..» ed ancora «..si annovera specialmen- malregolata economia di pastura si distrugge te gl’incendi provenienti, massimo in Gallu- questa istessa...» . ra dallo spirito di vendetta verso i proprieta- Il Vicerè, nel dare incarico di «... vegliare ri feudatari..» .12 sulla esatta osservanza delle precitate leg- E il Consiglio comunitativo di Fonni a sua gi... », richiese un esatto rapporto «...accom- volta, in una nota databile nello stesso perio- pagnandolo anche colle... osservazioni e do: 13 proposizioni analoghe alla conservazione e «...non esservi forse montagne ghiandifere ristabilimento di esse per gli ulteriori prov- talmente rovinate come queste di Fonni, es- vedimenti del Governo». sendo ridotte a tale stato che non potendosi E lo spaccato della situazione della copertu- far più tagli di legna da fuoco fuorché nelle ra forestale che si desume da ciò che riferi- montagne più lontane, scoscese ed elevate rono i funzionari governativi e i Sindaci è ove gli alberi sono guasti, ma non affatto assai eloquente: emergono condizioni di ab- sfrondati, si scarseggia non solo, ma è desi- bandono e di degrado dei boschi, gli abusi derabile un carro di buona legna ed appena che si commettevano, i tagli indiscriminati basta una giornata per trasportarlo e tirarlo che subivano, ed i danni provocati dagli in- dai luoghi molto pericolosi» . cendi, ma anche da talune radicate consuetu- Una delle cause della scarsità delle piante, dini pastorali, sfrondamenti delle chiome so- secondo quanto riferivano gli amministrato- prattutto. ri locali, «....è stato fin qua l’uso della legna Scrivevano ad esempio da Ossi: 11 per coprire i tetti, non volendosi decidere gli «...ne risultò che nei territori delle narrate abitanti a fabbricar le tegole» . due curie (del Contado di S. Giorgio) esiste «La seconda causa provviene appunto dal soltanto in quelli della Baronia di Ossi, il mal inteso sistema di pasturia. Si taglia male

14 da tutti i pastori vaccai e caprai ma il mag- va – in danno, oltre che delle citate specie, gior guasto si suol fare dai pecorai i quali ap- anche della roverella –. pena consumata la stagia ed il pascolo delle Per quanto esso fosse la causa prima della vidazzoni, si provvedono della scure e si carie che attraverso tagli grossolanamente danno al taglio delle quercie senza riserva eseguiti nei rami invadeva il fusto, pregiudi- non solo pei vaccai ma anche per le pecore, cando lo stato sanitario e l’utilizzazione del senza badare al frutto delle ghiande...». legname, non vi è traccia di norme, né nei «Per ogni greggia di pecore si mutilano primi provvedimenti sabaudi, né in quelli giornalmente 4 - 6 ed 8 alberi di quercia...» precedenti, che vietassero questa deprecabi- «...si aveva qualche consolazione nel ghian- le e compromissoria consuetudine. difero del così detto Monte Nou...ma questa Solo col Regolamento forestale del 1844 fu pure va deteriorando sensibilmente per lo infine introdotto il divieto di «..tagliar pian- stesso abuso del taglio che si fa dai pastori. te grosse o piccole nel pedale o nei rami...» Si dice che vi siano alberi a migliaia o tron- (art. 27). cati dal fondo o recisi nelle chiome, insom- Ma anch’esso ebbe solo parziale applicazione. ma se non rovinati almeno guasti». Da Bosa 18 comunicarono che per la stima dei Da Nuoro l’Intendente provinciale lamentava danni erano stati nominati 20 periti pastori anch’egli la consuetudine dell’assidare, del che, previo giuramento, avevano riferito: recidere cioè i rami delle piante per alimenta- «...numero di alberi 1490 totalmente deperi- re il bestiame: «...non trovo alcun mezzo di ti, che porterebbero l’ingrassamento di 1590 prevenire il devasto delle selve ed alberi porci; quello causato dagli incendi ammonte- ghiandiferi nell’anni sterili di pascolo...». rebbe al numero d’alberi 6381, che ingrasse- Anche ad Orani i boschi venivano trattati al- rebbero 115 animali; e quell’altro cagionato lo stesso modo: 1200 sughere tagliate dalle dall’irregolare e abusivo taglio fatto dagli fondamenta, e nelle cussorge di litus e oro- agricoltori montrestini nei salti di Cugumera gulu 22 sughere recise e 1000 tra sughere, e Silvamanna, ed altresì dagli agricoltori Bo- roverelle e lecci spogliati totalmente di tutte sinchi nei salti di Teulas mannu, e Benas ar- le loro fronde. 15 riverebbe al numero d’alberi 4893, che han- Ed il Giudice mandamentale segnalava i no privato il pascolo ad animali 5449». danni provocati dai locali alle piante col ta- In totale si lamentava il deperimento o la glio dei rami. 16 perdita di 12.764 piante e la poca operosità Nel centro sud dell’isola la situazione non del personale preposto alla sorveglianza, i era diversa: l’Intendente provinciale di Isili ministri di giustizia, che consentiva «... lo denunciava infatti, in una nota del 26 aprile slargamento del seminerio dentro ai boschi e 1830: «...essere...costante l’abuso di rappez- selve...», lo sgherbimento, e lo scapezza- zare e atterrare anche i migliori alberi ghian- mento delle piante migliori. diferi....essere necessarie delle disposizioni Sempre in merito alle foreste del bosano, onde farsi eseguire in regola ed in via legit- l’Intendente provinciale di Cuglieri nella no- tima il taglio di legname...». 17 ta del 22 giugno 1830 diretta alla Segreteria di Stato 19, lamentò che sulle piante si face- Lo sfrondamento non era vietato da alcuna vano delle «... incisioni... per distaccare l’e- norma; di conseguenza veniva abitualmente dera, essendo la medesima molto amica del- praticato in periodi di scarsità alimentare per le piante più alte e rigogliose... ed il taglio si foraggiare il bestiame, sia durante le nevica- esegue senza la minima cautela...». te – a carico delle piante di leccio e di su- Tuttavia, aggiungeva la nota, «...la pratica ghera – che nei lunghi periodi di siccità esti- non va vietata perché l’edera...è il solo nu-

15 trimento del bestiame vaccino, allorché sono sont tous vieux, et parvenus à peu d’excep- cadute le foglie degli alberi» . tion, à leur plus grande maturité; dans aucu- Suggeriva quindi l’opportunità che venisse ne forêt il ne se trouve ni taillis, ni baliaux adeguatamente regolamentata. pour remplacer les arbres qui tombent, soit Ed a proposito di Macomer lo stesso funzio- sous la hâche destructrice du pasteur ou au- nario riferì: tre, soit pour l’age...» .22 «La montagna di S. Antonio de sas coas, il Egli attribuiva grande responsabilità dello di cui dominio si disputa tra il Barone e il stato di deperimento dei soprassuoli alla Comune di Macomer e tra questo e quello di considerevole quantità di bestiame di tutte le Borori seguita la sorte delle cose litigiose; specie che gravitavano sui boschi: le plantu- tutti vi concorrono come ad una preda, ogni le nate dalle poche ghiande sfuggite ai maia- anno soffre il taglio di 600 e più piante...». li erano preda del morso di vacche e pecore; Secondo l’Intendente la causa del degrado ed anche agli incendi appiccati dai pastori: era da ascriversi alla poca solerzia dei mini- «...le feu qu’ils font partout dans les bois qui stri di giustizia, i quali, a loro dire, venivano se communiquent aux broussailles et des impediti nell’azione di sorveglianza dal Ma- broussailles aux arbres, change dans une gistrato della Reale Udienza, che riteneva seule nuit, une belle forêt dans une vaste de- non doversi procedere ad alcuna innovazio- sert, ou ne se voit plus que quelques troncs ne fino a che non venisse definita la lite... noir et sans vie....» .23 «...in modo da non fomentare i pregiudizi e i disordini...». Tale è il quadro della qualità del manto fore- In questo monocorde lamento sembrò fare stale che emerge da queste ed altre significa- un’eccezione la sola provincia di Oristano, tive note, quadro che conferma i guasti, l’in- ma non in tutto il suo territorio. curia e lo stato di degradazione di larga par- Asseriva infatti l’Intendente provinciale ori- te della copertura forestale dell’isola. stanese: 20 «... in generale poco e di pochi al- Sotto il profilo sanitario e strutturale, in de- beri ghiandiferi schiantati dal temporale o finitiva, i boschi sardi lasciavano molto a de- scapezzati per la sussistenza del bestia- siderare: la loro densità era spesso bassa, la me...»; ma aggiungeva: «Più consistente es- copertura discontinua ed un consistente nu- sere stato siffatto guasto nei mandamenti di mero di soggetti erano decrepiti e stramaturi Masullas, Samugheo ed Assol e di Neoneli e tecnologicamente inutilizzabili. in particolare il cui delegato lo fa ascendere Un’alta percentuale delle piante apparente- a circa 8.000 alberi di quercia... che da 10 mente integre, inoltre, era in realtà costituita anni a questa parte vanno via via consuman- da soggetti minati da carie diffuse del tron- dosi dagli incendi provenienti dalla parte del co, ed una volta abbattute si rivelavano ini- vicino villaggio di Ortueri». donee agli impieghi più nobili del legname e venivano abbandonate sul letto di caduta o, Il commerciante inglese Larking, di cui si in talune favorevoli condizioni di trasporto, dirà in seguito, così si espresse sullo stato del- destinate a legna da ardere. le foreste sarde in una lettera inviata alla Se- Su ciò concordano, oltre a quelle già viste, greteria di Stato 21 «...La description d’une diverse altre testimonianze documentali: la- forêt est celle de toutes, partout même depe- gnanze dei commercianti acquirenti, relazio- rissement par le mêmes causes, le même re- ni di funzionari governativi, verbali di col- mede pourra égalment s’appliquer a toutes. laudo di tagliate ecc. Toutes le forêts sont peuplées d’arbres pa- Come ad esempio il verbale di collaudo del- raissant avoir à peu près la même age, ils la tagliata eseguita nel 1846 24 da Giovanni

16 Bianchi nelle foreste del Marghine, forse le Ma la percentuale delle piante difettose do- migliori in assoluto che potesse vantare la veva essere ancora superiore, ove si consi- Sardegna: su un totale di 2.322 piante di ro- deri che per contratto il Bianchi aveva il di- verella abbattute, ben 913 risultarono inser- ritto di scegliersi personalmente ad uno ad vibili, nel senso che «...non se ne potea rica- uno i soggetti da abbattere e che perciò le vare niente», com’è detto nel verbale. piante martellate erano individuate tra i sog- Né del tutto soddisfacente doveva essere lo getti che apparentemente si presentavano in- stato delle 1.409 piante non scartate dai ver- tegri. balizzanti: esse vennero giudicate buone so- Per l’interesse che il documento può rivesti- lo in quanto potevano fornire «... un pezzo re, si ritiene di doverne riportare i dati più qualunque di legname...», segno che, alme- salienti (Tab. 1). no in parte, anche alcune di queste non do- vevano essere immuni da carie. Quando, a partire dal 1820, si dette inizio al- Quindi, in una delle foreste più preziose ed l’utilizzo industriale dei boschi della Sarde- appetite del Regno di Sardegna, oltre il 39% gna, l’alta percentuale di piante inservibili e delle piante non era utilizzabile come legna- difettose ed utilizzabili solo come legna da me da opera. ardere fu spesso motivo di controversie, di

Tab. 1 Verbale di collaudo della tagliata eseguita da Giovanni Bianchi nel 1846 nei boschi del Mar- ghine.

NUMERO DI PIANTE REGIONE INTERESSATA DAL TAGLIO IDONEE INSERVIBILI TOTALE

Pauli rangiu, Funt.na su suerzu 76 61 137 Muranarba-Estremadu 74 58 132 Su trau de Giuanni Marras, Su muru de sa pudda, Fun.na de ludu 95 43 138 Su ludrau de sa camba 125 91 216 Autunnales 191 135 326 Sa moscherda, Abba arzola 61 27 88 Su idarzu, M. stiddu 35 23 58 S’abba lughia, Costa de sa Moscherda, Kentu trazus 135 111 246 Badde salighes, Piano d’ortachis Prunas 110 95 205 Chilò, S. Maria de Sauccu, Sa cambula tunda, Serra des Battias 124 78 202 Pascale, Sa spina moriga, Sa pala de su casteddu, Sedda mela 77 54 131 Perdu aghedu, coddu de sa figu, cantaru de sa pettorina 105 34 139 Crastu turbidu, Mura uras 60 33 93 Sa striua, Buiordiddos, sa pala de sa castanza 124 64 188 Sa ucca de sa Moscherda 7 6 13 Mara piga 11 – 10

Totali 1.409 913 2.322

17 liti e di mancati o ritardati pagamenti, tra gli «..non sonosi potute trovare in alcun sito appaltatori del taglio e lo Stato. quelle qualità e grossezza di piante sane e Anche nelle selve di Bonorva, che vantava veramente buone ed atte a costruzione» così pregiate foreste di roverella, le piante inuti- come le voleva il richiedente. lizzabili venivano calcolate intorno al Le piante erano cave e difettose, inidonee 25% 25, piante che, dopo essere state segate per costruzione e solo utilizzabili per legna in parte, venivano abbandonate non appena da ardere e per ricavarne corteccia. il taglio consentiva di accertarne i difetti. «...Ne misurai di dette piante una quantità, Se pure si può avere qualche prudente riser- che sono parte d’esse della circonferenza di va quando segnalazioni di questo tipo pro- metri 1, 80, parte 1, 65, parte 1, 60 e parte 1, venivano dagli appaltatori o dai loro delega- 50...» L’altezza variava da un massimo di m. ti, non si può non prestar fede alle denunce 3, 50- 4, 00 a m. 2, 75-2, 80. di funzionari statali esperti e incaricati delle E se questa era la situazione sui boschi del verifiche o delle martellate. versante sud occidentale dell’isola, non mi- Lo stesso Tiscornia, Conservatore generale gliore era quella del settore sud orientale, nei dei boschi e selve, in una nota del boschi situati sul massiccio montuoso dei 21.3.1846 26, segnalava all’Intendente gene- Settefratelli. rale del Regno, condividendo quanto l’im- Qui la causa del degrado delle foreste aveva prenditore Bianchi lamentava, che le piante un’origine diversa: era in parte da imputarsi dell’area del taglio, situata nel Marghine in alle utilizzazioni smodate e superiori agli in- territorio dei Comuni di Macomer, Bolotana crementi legnosi dei soprassuoli, ma concor- e Bonorva, erano in gran parte inservibili: reva ai guasti, con un’incidenza non trascu- «... trovandomi sul posto... due cose mi si rabile, anche l’invalso scorzamento dei fusti sono fatte osservare: l’una che il Bianchi per produrre la cosiddetta «rusca», la scorza avendo libera scelta, aveva ragione di pren- da tannino richiesta dall’industria conciaria dere quelle piante che più gli tornassero a della capitale e che alimentava anche un cer- conto, (a dir vero, in questo taglio, quasi tut- to commercio con la Francia. te guaste)...». «...nei ghiandiferi di queste montagne» – ri- Il luogotenente di vascello Marchese Ricci, feriva il pubblico ufficiale Cao all’Intenden- incaricato nel 1847 di sovrintendere alla za generale 29 – «si sta ormai facendo una di- martellata di 1998 piante di roverella e di struzione degli alberi di ghianda, non tanto 170 lecci nelle montagne del Goceano, pre- da quelli che ne tagliano per legnami quanto ferì eseguire personalmente la scelta delle da molti altri che vanno a farne lo scorza- piante, per evitare di martellare piante difet- mento per praticare quasi un pubblico com- tose e guaste 27, che evidentemente il Ricci, mercio della scorza delle elci di queste mon- che aveva avuto modo di fare diverse altre tagne, trafficandola per Cagliari e vendendo- esperienze in Sardegna, riteneva vi fossero. la ai negozianti della medesima». Nel meridione dell’isola la situazione non E lo scorzamento dei fusti portava a morte le era dissimile. piante. E poiché era ormai praticato da di- Dal carteggio intercorso in merito ad un ri- versi anni, aveva finito per incidere pesante- chiesto taglio di 400 lecci, «atti ad opera», mente sui boschi del Sarrabus e su quelli di da un certo Salvani, nella foresta di Monte- Quartu, Sinnai e Maracalagonis, prima che nieddu, a Sarroch 28, il Brig. For.le Diana, ne venisse regolamentato il prelievo ed il così riferiva al Conservatore dei Boschi e commercio col Pregone del Conte Don Gia- Selve Tiscornia: como de Asarta del 7.12.1841. 30

18 Circa la densità dei boschi, dallo Stato dei ti sulla densità di alcune montagne ghiandi- beni demaniali dell’isola, datato 7 agosto fere di diverse parti del territorio sardo 1842, si possono desumere interessanti da- (Tab. 2).

Tab. 2 «Stato dei beni demaniali dell’isola» (7 agosto 1842).

DENOMINAZIONE MONTAGNE LORO ESTENSIONE NUMERO DENSITÀ COMUNE GHIANDIFERE STARELLI HA PIANTE PIANTE/HA

Laconi Stunu 7.950 3.180 148.000 46 Leonesu 3.472 1.388 60.000 43 Tra Stunu e Sarcidano 1.425 570 19.000 13 Nurallao Sarcidano 918 367 18.300 50 Florinas Giunchi 630 252 12.000 47 Ploaghe Giunchi 70 28 3.000 107 Goni – 25 10 1.000 100 Villanova M. Pala Passinu 40 16 2.500 156 Badde augiale 40 16 2.500 156 Badde pessighes 175 70 3.000 43 Littu pizzinnu e più 60 24 2.000 83 Romana Filigheddu 190 76 1.400 18 Siliqua Arcosu 60 24 1.000 42 Gutturu su nairi 200 80 3.000 37 Sedda is olionis 100 40 1.500 37 Fenugus 200 80 2.500 31 Meurredda 75 30 1.500 50 Truba manna 50 20 800 40 Camboni mannu 100 40 2.000 50 Camboneddu 65 26 1.400 54 Zinnigas-Baccu de moi 60 24 1.200 50

NOTE

1 I diritti d’uso, di pascolo, di legnatico, di raccoglie- 7 ASC, Intendenza generale, Vol. 828. re ghiande e frutti di bosco ecc. erano denominati, con 8 termine spagnolo, adimplivos, ademprivi, e venivano D’Austria-D’Este F.: «Descrizione della Sardegna, previsti negli atti di infeudazione quali diritti, per la 1812». popolazione del feudo, «..en quieta y pacifica posses- 9 ASC, Segr. di Stato, Serie II, Vol. 1280: «Relazione sio de llenar y herbar...en los saltos...». sulla foresta di S. Leonardo di Sette Fontane, sua si- tuazione e qualità di terreno, quantità e qualità di 2 ACC, Fondo Ballero - Manoscritti -: «Discorso isto- piante, cause che la distruggono, ed i mezzi da ripro- rico politico legale dei boschi e selve nel Regno di durla, del 9.2.1824». Sardegna». 10 ASC, Segr. di Stato, Serie II, Vol. 1280: Circolare 3 ASC, Atti governativi e amministrativi, n. 309, V. 6 del 6 febbraio 1830 dell’incaricato delle funzioni di 4 ASC, Segr. di Stato, Serie II, Vol. 1280: «Relation Viceré diretta ai Sig.ri Intendenti delle Province. sur la qualité, et quantité del bois, qui sont sur les co- 11 ASC, Segr. di Stato, Serie II, Vol. 1280 il 2 marzo tes du Royaume de Sardaigne, faite par M. Le Sou- 1830. slieutenant d’Artillerie De Buttet, envoyée à la Cour le 6 Avril 1768». 12 ASC, Segr. di Stato, Serie II, Vol. 1280 5 ACC, Fondo Ballero, Manoscritti, 2. 13 ASC, Segr. di Stato, Serie II, Vol. 1280, nota priva di data. 6 ACC, Fondo manoscritti, F. municipale I, n. 9: «Ri- flessioni intorno all’Isola di Sardegna», Cap. decimo 14 ASC, Segr. di Stato, Serie II, Vol. 1280, nota del 20 quinto, De Boschi. aprile 1830.

19 15 ASC, Segr. di Stato, serie II, Vol. 1280. Nota del 27 cambia in una sola notte una bella foresta in un vasto marzo del 1830. deserto, ove non si vedono più che alcuni tronchi an- neriti e senza vita...». 16 ASC, Segr. di Stato, Serie II, Vol. 1280. 24 17 ASC, Segr. di Stato, Serie II, Vol. 1280. ASC, Intendenza generale, V. 831- Verbale di col- laudo del 21.8.1846, firmato da Giovanni Bianchi, dal 18 ASC, Segr. di Stato V. 1280, nota del 3 marzo 1830 Brigadiere forestale Nori e dal guardiaboschi Enrico 19 ASC, Segr. Stato. Serie II, V. 1280. Melis. 20 ASC, Segr. di Stato, Serie II, V. 1280 25 ASC, Intendenza generale, V. 829. Nota del 12.3.1842 dell’Avv. Carlo Balladore, Vice Intendente 21 ASC, Demanio feudi, Boschi e selve, V. 14. Nota generale, diretta al Vicerè. del luglio 1836. 26 Segreteria di Stato, Serie II, V.1282. 22 «..La descrizione di una foresta può estendersi a tutte le altre, dappertutto lo stesso deperimento e per le stes- 27 ASC, Int. generale, V. 831, anno 1847. se cause, a tutte potrà applicarsi un identico rimedio. 28 ASC, Intendenza generale, V. 831. Nota del 28 apri- Tutte le foreste sono popolate d’alberi che sembrano le 1846. avere la stessa età, sono tutti vecchi, e giunti, salvo 29 poche eccezioni, a un’età stramatura; in nessuna fore- ASC, Segr. di Stato, V. 1281. Nota del 29.4.1839. sta si trova rinnovazione agamica o da seme per sosti- 30 ASC, Atti Governativi e amministrativi, n. 1459 bis, tuire le piante che cadono, sia sotto la scure distruttri- Vol. 19. ce del pastore, sia a causa dell’età...». 31 In ASC, Regio demanio V. 156 23 «...il fuoco che essi fanno dappertutto nei boschi che si propaga ai cespugli e dai cespugli agli alberi, 32 ASC, Regio demanio, V. 156

20 Capitolo IIIIII • La localizzazione dei boschi • La relazione del De Buttet e il documento anonimo del 1800

efinire con esattezza localizzazio- Lo storico sardo Giovanni Francesco Fara 1 Dne, caratteristiche e confini delle per esempio, nel descrivere la Sardegna alla aree boscate nel periodo antecedente l’epoca sua epoca (intorno al 1580), fa spesso riferi- considerata, è questione impossibile. mento alla boscosità dell’isola, ricca, com’e- gli dice, di ghiandiferi e selve. Ne parla a Le fonti documentarie sono spesso impreci- proposito della Nurra, in cui abbondavano... se e avare e gli scarsi e frammentari cenni glandiferis, silvis et venatione aprorum..., che viaggiatori occasionali o funzionari go- della Gallura, definita silvestre, della Barba- vernativi o Reggitori di feudatari o storici, o gia di Belvì, circondata da montagne ricche geografi o naturalisti, che hanno avuto occa- di castagneti e di specie quercine, castaneis sione di visitare od anche di percorrere la et inglandibus refertis, della Barbagia di Ol- Sardegna in lungo e in largo, hanno dedica- lolai, i cui monti erano ricoperti da dense fo- to all’aspetto forestale dell’isola, non ci con- reste, condensisque sylvis obtegitur, e della sentono di avere un panorama sufficiente- Barbagia di Seùlo, dalle fitte e maestose fo- mente attendibile sulla boscosità dei singoli reste,.. altis et condensis sylvis.. e di altre territori nelle diverse epoche, almeno fino aree ancora, ma non emerge dal suo mano- alla 2ª metà del XVIII sec. scritto altro che una generica descrizione Gli scritti del lontano passato quando non sull’argomento e una delimitazione per hanno del tutto ignorato l’argomento, si so- grandi aree territoriali. no limitati ad accenni vaghi e sommari, sen- In un altro interessante manoscritto del za soffermarsi in note puntuali che consenta- 1581-82 redatto da un certo Giovan Batista no di localizzare i diversi compendi boscati De Lecca, su incarico del vicerè, vengono e i relativi aspetti selvicolturali. Rivestono descritti i 114 feudi in cui allora era ripartita tuttavia un certo interesse che rende possibi- la Sardegna. le approssimarsi alla definizione del panora- Il De Lecca tratteggia le principali destina- ma forestale dell’isola agli albori del XIX zioni d’uso del territorio e le sue potenzialità secolo. che sono connesse, da una parte, alla bonifi-

21 ca delle aree paludose, all’adozione di tecni- «montes... muy fertiles y delitosos...», di che agricole più appropriate ed alla sicurez- monti in cui «en los mas levantados y altos za delle campagne nei confronti delle incur- ay arboledas, fuentes, rios...» e fa un cenno sioni barbaresche, e dall’altra, all’espansio- alla «..espessuras de los bosques...», facendo ne delle superfici agricole attraverso l’elimi- intendere che la copertura boschiva dell’iso- nazione del bosco. la era folta 2 ed aggiungendo che questi mon- Alla sua epoca questo tipo di intervento era ti ricoperti di arboledas, fornivano abbon- gia stato attuato su parte dei feudi (nove), dante pascolo ad ogni sorta di bestiame, ma il de Lecca lo auspica per circa quaranta «...dan pastos en abundancia a todo genero di essi. de ganado...». Nel documento gli accenni all’aspetto fore- Non di più si apprende da altri scritti relati- stale sono, per questa ragione, più frequenti vi alla Sardegna comparsi nel 1714 3 o nel e consentono di individuare le principali for- 1717 4 tutti volti a fornire un quadro sulle mazioni boschive che caratterizzavano i sin- istituzioni politiche e militari che governa- goli territori e, con una certa approssimazio- vano l’isola e sui donativi, sui sussidi, sulle ne, di localizzarle. gabelle e sulle altre rendite che da essa pote- I soprassuoli vengono distinti in due grandi vano ritrarsi. categorie : boschi di gianda detti anche bo- Neppure dalla Relazione del 1701 di Gero- schi grandi, in cui sono ravvisabili le fustaie nimo de Zabarayn, Reggitore e Amministra- di leccio, sughera e roverella, e il bosco raso tore generale dello Stato di Oliva in Sarde- di lentischi o genericamente di matte (piante gna, che tratta delle rendite feudali del Mon- in vernacolo) o di ogliastrj (olivastri). teacuto, del Marghine e dell’Anglona, terri- Complessivamente sono 23 i feudi in cui tori in parte presumibilmente ricchi all’epo- erano presenti i boschi di ghianda e 59 quel- ca di boschi e foreste, possiamo trarre pun- li in cui l’estensore accenna a presenze di ar- tuali e circostanziate indicazioni. busti, e soprattutto di olivastri. Le aree forestali erano evidentemente di Nell’insieme i tre quarti del territorio isola- scarso rilievo sotto il profilo reddituale con- no era ricoperto da soprassuoli forestali, di nesso al legname ritraibile e perciò su di es- cui i boschi d’alto fusto rappresentavano po- se non ci si soffermava più di tanto a descri- co più di un terzo. verne gli aspetti selvicolturali; tutt’al più un Questi ultimi erano localizzati in prevalenza accenno al pascolo, soprattutto suino, ch’e- nella parte centro settentrionale del territorio rano in grado di garantire. , tuttavia non mancavano nella parte sud oc- Compaiono solo due interessanti note: l’una cidentale dell’isola, in corrispondenza del relativa al bosco della Incontrada del Mar- Sulcis Iglesiente (montagne di Pula e Capo- ghine (verosimilmente quello in regione Su terra, compendio di Iglesias e Fluminimag- Sauccu, di cui avremo occasione di parlare giore). Erano presenti nel Gerrei, in Oglia- ampiamente), che aveva un perimetro di sei stra, nel Mandrolisai e nel Montiferro, da cui miglia; l’altra relativa al territorio delle tre In- si spingevano, attraverso la catena del Mar- contrade (M. Acuto, Marghine, Anglona) e ghine-Goceano, da una parte fino alla Gallu- delle tre Baronie (Osilo, Coghinas, Silva de ra e dall’altra fino alla Barbagia e al Sarci- Intros), che descrive come vastissimo e che dano, e, attraverso le alture di Villanova e «abbonda di ogni genere di selvaggina» ma Putifigari, verso la Nurra. particolarmente di cinghiali, cervi e daini. Anche Martin Carillo, nella relazione pre- Il che indirettamente, in qualche misura, ci sentata a Filippo III d’Aragona (anno 1612), consente di desumere che doveva essere, al- sulle condizioni della Sardegna, parla di meno in parte, ricoperto da formazioni fore-

22 stali, macchie e soprassuoli arborei. 5 Alcune «Tanta quantità di monti e piani deserti per fonti documentarie poi, oltre che generiche carestia di gente, son cagione che la Sarde- sull’argomento, sono anche sospette e mani- gna abbonda di boscaglie, le di cui macchie, festamente inattendibili, tutte volte a deli- alberi ed arbusti nascono da sé col beneficio neare un’isola felice, ad esaltare le sue risor- solo della natura senza piantarli, né industria se naturali e a tracciare strumentalmente una di coltivazione, e divengono adulti confor- situazione artatamente allettante.. me lo richiede la sua specie, malgrado il Nello scritto anonimo Description geografi- continuo danneggiamento degli armenti, che que, historique et politique du Royaume de girano per tutto..». Sardaigne (Cologne, 1718), ad esempio, si afferma che l’isola è ricoperta di verde e di Poi, man mano che la monarchia Sabauda fiori in tutte le stagioni; che è così fertile che consolida la sua presenza nell’isola e si atti- i frutti e i prodotti della terra non hanno va il processo di graduale modernizzazione uguali in nessun’altra parte, sia qualitativa- attraverso lo sviluppo delle attività e l’utiliz- mente che quantitativamente, a causa so- zo delle risorse locali, si accentua via via prattutto della purezza delle acque che irri- l’interesse anche verso il settore forestale gano le campagne; che il toponimo Logudo- isolano e fanno la loro comparsa atti e docu- ro deriva da ricche miniere d’oro; che il cli- menti di varia natura e relazioni specifiche, ma è tale che gli abitanti hanno una salute di attraverso i quali è possibile delineare un ferro e muoiono tutti in età avanzata, e via di quadro sufficientemente approssimato sulla questo passo. boscosità dell’isola, sulla dislocazione e sul- In termini generici sul tema forestale si la struttura dei soprassuoli forestali, sulle esprimeva anche l’anonimo piemontese che utilizzazioni e sulla qualità del legname ri- in un manoscritto del 1759 6 relazionò sulle traibile. genti sarde e sulle caratteristiche del nuovo Preziose sono a questo riguardo le relazioni possedimento di Casa Savoia. informative redatte al fine di acquisire ele- Scriveva infatti che «...incontransi...folti bo- menti di valutazione sui diversi progetti di schi d’alberi atti al lavoro e ad altri usi ne- colonizzazione che furono intrapresi per lo cessari nei quali fanno dimora li cervi, ca- sviluppo della spopolata isola di Sardegna e prioli ed altri animali selvatici..» e dai quali altri documenti inerenti richieste di licenze il pastore ritraeva pascolo per il suo gregge. per l’impianto di questa o quella attività in- Neppure dalla Relazione della visita che il dustriale che presupponeva la disponibiltà di vicerè D’Hallot des Hayes compì nel Regno prodotti legnosi, unica fonte di energia di Sardegna 7 nel 1770, si riesce ad avere ele- Si apprendono così le prime notizie non so- menti di conoscenza sulla distribuzione e lo sui tagli di legname che vengono eseguiti sull’estensione dei boschi nell’isola, anche in Sardegna, sul consumo di legna e carbone se non sfuggirono all’attenzione del Vicerè per l’attività mineraria, per quella conciaria, alcuni degli aspetti e dei problemi forestali per quella cartaria ecc., ma anche sulla di- che furono poi oggetto del già citato Prego- slocazione e sulla composizione specifica di ne del 2 aprile 1771 8, documento che segnò alcuni soprassuoli forestali. un’importante tappa nella regolamentazione Emergono anche alcuni dati sulle quantità di sui tagli, sul disboscamento, sulla conserva- legname ricavato da tagli eseguiti nelle fore- zione delle aree boscate e sugli incendi. ste di Esiano (Scano Montiferro) e di Cu- glieri negli anni 1750 e 1751, 10 tagli ordina- Appena uno squarcio, ma ancora molto gene- ti dallo Stato per ricavarne assortimenti di rico, si apre con Andrea Manca dell’Arca: 9 varia grandezza da destinare alla costruzione

23 di infrastrutture marittime del porto di Nizza Talvolta perciò, attraverso il carteggio relati- e ad altre necessità della Marina Reale. vo a queste concessioni, è possibile acquisi- E si apprende di altre utilizzazioni eseguite re utili elementi di conoscenza sulla coper- nella Nurra, ancora sulle montagne di Sca- tura forestale di un dato territorio e sulla no, e in quelle di Fluminimaggiore per con- composizione floristica della vegetazione. to dello Stato. 11 In un promemoria del 6 luglio 1782, per esempio, redatto in merito alla fattibilità di Il rinato interesse per l’attività mineraria, un progetto di una fabbrica di vetro nel ter- (concessioni generali alla società Nieddu e ritorio di Sassari, 12 dopo aver elencato tutte Durante, poi al console svedese Mandel, ed le materie prime di cui si può disporre in lo- infine utilizzo in parte diretto dello Stato), a co, dall’argilla, ai sali alcalini, alla potassa, datare dal 1721, attraverso le localizzazioni ai sali di soda, al quarzo, alla sabbia, all’ac- delle miniere e delle fonderie, ci consente di qua per i molini ecc. si dice testualmente: aggiungere ulteriori tasselli conoscitivi delle «Ciò non basta, che vi vuol fuoco, e per il aree boscate ed in parte della relativa loro fuoco vi vuol mezzo per sostenerlo». ricchezza in massa legnosa. «La Sardegna in generale ha pochi boschi, Le ricerche e la coltivazione delle miniere di ed i pochi suoi boschi sono assai limitati. argento, piombo, zinco, ferro e rame, che inte- All’incontro vi sono tenute amplissime in- ressavano le zone di Malaropa, di Monteponi, colte, e ricoperte per la maggior parte di len- di Spirito Santo, di Fluminimaggiore, di Do- tisco le di cui radici sono buonissime per far musnovas, e di Montevecchio nella Sardegna fuoco, e di grandissimo uso per i camini. sud occidentale, quelle dell’Acqua Cotta pres- L’estrazione di queste piante potrebbe nello so Villacidro, e di Monte Narba nel Sarra- stesso tempo servire di vantaggio all’Isola bus, quelle di Arzana e Ierzu nell’Ogliastra e con rendere così il terreno lavorabile, e di quella di Funtana raminosa presso Gadoni, servizio per l’agricoltura». ci forniscono infatti direttamente o indiretta- D’altra parte, si aggiunge, facilmente ci si mente notizie sulla presenza di boschi, tal- volta sulla loro composizione specifica, ta- può provvedere delle radici del lentisco sia laltra anche sulla consistenza del prodotto nel capo di Sassari che in quello di Cagliari. legnoso ricavabile. «Potrebbe fare una difficoltà la piccolezza Possiamo annotare per esempio che la fon- della legna... ed il timore della consumazio- deria di Arzana sorgeva in regione Pira in- ne a danno del necessario uso dei regnicoli, sirìa, lontano dalle zone boscate; che quelle se non vi fosse altro boscame...». di Sa corti de is eguas e di Sa Tellura, pres- La località prescelta per la costruzione della so Fluminimaggiore, erano circondate inve- fabbrica è San Giorgio, al di là di Fiume ce da fitte boscaglie. Santo, nella Sardegna Nord occidentale. Così come può aiutarci nella ricostruzione «Presso il luogo indicato, anzi nel luogo del panorama forestale il conoscere i quanti- stesso v’è legna piccola di lentisco e cisto...: tativi di legname che venivano conferiti alle consumata questa v’è Monte Claro ricco di rispettive miniere e fonderie per assicurare il legna, distante meno d’un ora: ed in egual loro funzionamento. distanza Don Michele: alla distanza d’un’o- Anche altri rami della nascente industria iso- ra e mezzo vi è Zamburra ove è assai legna, lana dovevano necessariamente ricorrere al ed alberi ancora d’alto fusto. Rimane ancora legno come fonte energetica: tonnare, fab- il gran magazzino di legna in Campo Calva- briche di vetro, distillerie, industrie concia- giu,... abbondantissimo di legna grossa, di rie, industrie cartarie ecc. ecc. estensione immensa che occupa valli, pianu-

24 re colline e monti senza che vi siano pastori complessi forestali e di avere indicazioni e tanche». sulla qualità e sulla quantità delle piante pre- «Da questo fondo grandissimo, lasciando il senti. taglio di lecci ed altre piante ghiandifere ri- Trattandosi di una testimonianza forse unica sulta un nutrimento per la fabbrica di som- sull’argomento, si ritiene utile riportarne i mo riguardo». punti salienti che concernono le due specie Se nella piana di Porto Torres abbondava la più significative prese in considerazione dal macchia a lentisco, nei dintorni di Alghero De Buttet: leccio e roverella. non mancava il mirto, materia prima occor- Riferisce l’ufficiale che i boschi di leccio so- rente per l’industria conciaria sarda almeno no i più diffusi nell’isola e che il taglio del- fino ai primi decenni del XIX secolo. le piante non è consentito se non per stretti Un tale «...acconciatore algherese Lorenzo usi domestici e che la specie è considerata Allivesi, acconciando li cuoi alla maniera preziosa sia perché fornisce una ricercata del Paese, mi dice non servirsi della cortec- pastura per i maiali, sia perché, in annate di cia di Rovere, bensì di quella di Mourta, carestia o di scarsa produzione di grano, le quale esso stesso va cercarsi con poco trava- ghiande vengono utilizzate come alimento glio, ritrovandosene in queste vicinanze ab- di sussistenza dalle popolazioni rurali in di- bondantemente...». 13 verse zone dell’Ogliastra. 16

Un panorama sufficientemente attendibile – Le zone prossime alla costa, 17 ove il relato- anche se parziale – della realtà forestale iso- re individua foreste idonee al taglio sono le lana, tra la fine del ‘700 e i primi anni del seguenti: 1800, ci è offerto attraverso due relazioni a) le montagne del Sarrabus, ed in partico- specifiche compilate, l’una, da un ufficiale lare la località denominata Buddui, ove sabaudo, il De Butet nel 1768, e l’altra, da vegetano considerevoli foreste di leccio un autore anonimo, nel 1800 e intitolata con piante per la maggior parte di buona «Discorso istorico politico legale dei boschi taglia, utilizzabili sia per costruzioni che e selve nel Regno di Sardegna». per impieghi dell’Artiglieria. Il loro trasporto, nota il De Buttet, può ef- fettuarsi o attraverso la piana che domina La relazione del De Buttet il golfo di Cagliari, previa apertura di una strada, o lungo la pianura di Camisa, so- L’accresciuta attenzione del Governo sa- luzione che comporta un viaggio di tre baudo verso le risorse isolane, ma anche la giornate di carro. necessità di ridurre la dipendenza dall’este- b) la montagna, denominata Quadazone, ro quanto a importazioni di legname utiliz- compresa tra Barisardo e Tertenia, con al- zabile per le necessità della R. Marina e del- beri di leccio di buona qualità. Il traspor- la R. Artiglieria, 14 indusse a promuovere to del materiale potrebbe effettuarsi in un’indagine conoscitiva specifica, che fu af- una giornata di carro, previa apertura di fidata ad un certo De Buttet, luogotenente apposita strada. d’artiglieria. c) le montagne tra Orosei e Siniscola ove è La sua relazione, datata 6 aprile 1768, pur li- localizzata una grande foresta di lecci. Di mitata territorialmente alle aree costiere o questa, gli esemplari più grossi sono per comunque facilmente raggiungibili dalla co- la maggior parte rovinati, per cui si pos- sta, 15 ci fornisce un prezioso quadro di rife- sono utilizzare per gli impieghi dell’Arti- rimento e ci consente di localizzare alcuni glieria 18 e per altri usi, solo quelli con

25 diametro intorno a 20-25 cm, dai quali è l’Artiglieria e per la costruzione di una possibile ricavare pezzi squadrati di 4-5 Caracca 20 che è stata costruita a Porto once di lato. 19 Torres quasi interamente in legno. Il trasporto del materiale verso la costa è g) sulla montagna Crastu d’elittus, situata facilitato dalla presenza di una pista che tra Villanova e Bosa, si trovano delle si diparte dal piede della montagna e splendide foreste di leccio con esemplari giunge fino al mare; il trasporto compor- molto alti e molto grossi, utilizzabili per ta poco meno di una giornata di carro. ricavarne grosse assi o larghe tavole o al- d) la vallata del fiume Liscia, in Gallura, tri assortimenti di notevole grandezza. ove è possibile rinvenire buoni boschi di Queste foreste consentono ovunque, al leccio ma di taglia mediocre. I lecci sono loro interno, una agevole transitabilità generalmente frammisti ad olivastri, tran- per i carri. Il trasporto più conveniente è ne che nella località Candela ove il bosco quello verso Bosa in quanto non presenta è di solo leccio. difficoltà e la strada di collegamento ne- Il trasporto del legname non sarebbe dif- cessita solo di qualche riparazione nei ficoltoso e potrebbe effettuarsi con una o punti più impervi. due giornate di carro. Gli abitanti di S. Cristoforo hanno l’abi- e) lecci di buona taglia si trovano ancora tudine di trainare per questa strada delle lungo il Rio Vighedo, nel tragitto com- travi di leccio fino a Bosa, travi che ne- preso tra Candela e Longosardo (S.Tere- cessitano per le costruzioni. sa di Gallura), le cui montagne sono inte- h) sulla montagna di Scano vi sono delle ramente boscate di lecci di diversa taglia. buone tagliate di leccio: le piante sono di La preventiva sistemazione di una strada taglia eccezionale e possono fornire gros- atta a valicare il Monte Candela consen- si pezzi curvi per la costruzione di va- tirebbe di effettuare il trasporto del mate- scelli o grosse assi per ogni sorta di uti- riale legnoso in due giorni. lizzazioni. f) oltre Longosardo e fino alla Nurra, non La bontà del legno non è però uniforme: si trovano più boschi di leccio lungo la verso la sommità della montagna, a cau- costa. sa della superficialità del suolo, le piante La Nurra è una distesa di terreno di circa sono di qualità scadente. 30 miglia, dalla torre della Pelaga fino a Prevalgono comunque gli esemplari di Porto Conte, e vi si trova un bosco misto buona qualità tecnologica. di leccio ed olivastro, ma con predomi- Gli assortimenti legnosi possono essere nanza del leccio. Le piante migliori si tro- trasportati o attraverso Santulussurgiu, e vano lungo la vallata del Conno ed in di- da qui al mare, oppure attraverso Cuglie- verse altre località. ri; in entrambi i casi occorrono due gior- Il materiale può essere trasportato o ver- nate di carro. 21 so Sassari o verso Alghero, località servi- Da queste montagne si è ricavato il le- te entrambe da una strada da carri che gname per la costruzione della nuova Ca- giunge fino a Porto Torres. racca di Cagliari. La zona è molto ventosa e ciò limita la i) sulla montagna di Fluminimaggiore vi è crescita delle piante più esposte. Diversi una considerevole foresta di lecci, con esemplari sono deperiti e presentano la magnifici esemplari, soprattutto verso la cima seccagginosa. sommità della montagna. Le piante sono generalmente di buona ta- Quando sono state eseguite utilizzazioni glia e alcune sono già state utilizzate dal- forestali per le necessità statali, è stata

26 il trasporto di legname occorrente per lo Stato e per alcuni privati. Il tempo occor- rente si valuta in una giornata di carro.

Il De Buttet tralascia la descrizione di altre foreste di leccio che pure riferisce essere pre- senti, poiché le ritiene di qualità scadente. Quanto ai boschi di roverella limitrofi alle aree costiere, il De Buttet riferisce essere la specie meno comune del leccio. Relaziona di aver visto piante sparse in di- verse località dell’Ogliastra ed anche vicino Tempio e Castelsardo, senza però incontrare vere foreste di roverella se non oltre Villa- nova Monteleone, lungo la strada per Bosa, prima di giungere a S. Cristoforo. In tali zone principiavano foreste di questa specie verso Monte Minerva, poi sulla mon- tagna di S. Cristoforo e su quella di Crastu delittus e località vicine, foreste con piante idonee a fornire tavole non più larghe di 5 o 6 once; le piante sono molto alte e possono Piante stramature e seccaginose caratterizzavano fornire travi per piccoli bastimenti e assi per diversi boschi della Sardegna quando furono intra- modesti edifici. presi i primi tagli per l’utilizzazione industriale del Il legname viene convogliato, come già per legname. il leccio, verso il porto di Bosa. Un’altra foresta esiste ancora in località Salto deminotadas, prossima al mare, ai piedi del costruita una strada verso Fluminimag- Monte Crastu delittus. Qualitativamente le giore e da qui fino al mare, senza alcuna piante sono analoghe a quelle di S. Cristofo- difficoltà. ro ed il legname proveniente da essa viene l) presso il villaggio di Domusdemaria, in convogliato verso Alghero, con un tragitto di località Perda Sterria e Mitza s’orcu, vi circa mezza giornata, avvalendosi di una pes- sono molti boschi di leccio, ma la strada sima strada, come ben sanno gli algheresi che verso il mare è disagevole, se pure è sta- la utilizzano per il trasporto della materia pri- ta utilizzata per un trasporto di legname ma loro occorrente. effettuato per conto dell’Artiglieria. Sulle montagne di Scano, a fianco al leccio, Il legname qualitativamente valido non è si trovano buone piante di roverella. considerevole e le dimensioni delle pian- La foresta, che appartiene in parte alla Com- te non sono al di sopra di quelle medie. menda di S. Leonardo, ha circa 10-12 miglia m)a tre ore di strada da Pula si trova una di circonferenza. Gli alberi che vi vegetano bella foresta di lecci ai piedi di due mon- sono per la maggior parte di grossa taglia, tagne vicine tra esse, Monte Arbo e Mon- bassi e molto ramificati. Vi si possono rica- te Nieddu. vare travi per diversi tipi di edifici ed anche La strada verso il mare non presenta parti- per fasciame ed alcuni pezzi di particolare colari difficoltà ed è stata già utilizzata per preziosità.

27 Il documento anonimo del 15 marzo 1800

Altra preziosa fonte documentaria ai fini di delineare lo stato e la consistenza delle fore- ste sarde, è costituita da un manoscritto ano- nimo intitolato Discorso istorico politico le- gale dei boschi e selve nel Regno di Sarde- gna, risalente al 1800, 22 di cui esistono tre copie: la prima presso l’archivio comunale di Cagliari, Fondo Ballero; la seconda pres- so l’Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato Vol. 828; e la terza è invece conser- vata presso la Biblioteca Universitaria di Cagliari. Dall’Anonimo apprendiamo intanto che cir- ca i due terzi dell’isola sono ridotti a coltu- ra, sebbene poi la metà delle superfici colti- vate fosse lasciata incolta per la consueta ro- tazione che alternava ad un anno di coltiva- zione del terreno a cereali uno di riposo pa- scolivo; e che quindi circa un terzo della su- perficie isolana, e perciò più o meno 800.000 ettari, era interessato da cespugliati, incolti e foreste. L’ignoto autore distingueva le formazioni forestali in boschi ed in selve. Secondo la sua definizione, Boschi erano 1: leccio 2: roverella dette le formazioni vegetali naturali miste, mentre le Selve rappresentavano formazioni Distribuzione dei boschi delle aree costiere secondo la arboree monospecifiche, governate a fustaia relazione del De Buttet (1768). o a ceduo. L’Anonimo però ne dava anche un’altra de- finizione: bosco e selva generalmente non sono che l’unione confusa di piante d’ogni Già varie volte sono state abbattute piante per i diversi servizi reali. maniera di qualunque età, e di qualunque Roverelle si trovano ancora nelle montagne specie, né veruna reale distinzione fra questi di Cuglieri, ma esse sono qualitativamente due nomi v’è, fuorché quella che la bizzar- meno apprezzabili di quelle viste in prece- ria, e l’uso ha dato ad una o più grande o denza. più piccola estensione di terreno coperta di Oltre a queste foreste, conclude il De But- alberi. tet, ve ne sono molte altre nelle zone inter- Perché si potesse definire bosco, la copertu- ne dell’isola ma «trovandosi esse troppo ra forestale doveva avere un’estensione mi- lontane dal mare, ritengo inutile darne la de- nima di 40 trabucchi quadrati (corrisponden- scrizione». te a circa Ha 1, 5).

28 L’Anonimo in definitiva concludeva defi- ta la parte settentrionale dell’isola, in Gallu- nendo bosco qualunque estensione di terre- ra e nell’Anglona, ed ancora nei dipartimen- no ricoperta da boscaglie arbustive e mac- ti di Austis e Tiana 24 ed in tutta la parte me- chie che alberi rigorosamente non formano, ridionale dell’isola. tuttoché alcuni anche di questi in esse vi esi- In quest’ultima tuttavia, le foreste sono più stano. di spettacolo interessante all’illuminato na- Selve invece venivano definite le estensioni turalista, che d’utilità, poiché i trasporti so- di terreno ricoperte d’alberi d’alto fusto, a no assolutamente ineseguibili, se non è che qualunque specie appartenessero in sito pia- trattasi d’alcuna di queste in prossimità del no o montuoso esse siano. mare; giacché le più abbondanti e folte sono Erano in genere aperte, ossia d’alberi non verso il concentrico, e perciò inutili se non folti, e per lo più d’una medesima qualità e che potrebbe qualcuna fornire materia a venivano comunemente denominate «Pa- qualche manifattura, come sarebbe quella dentis»e «Silvas». del vetro, del sapone o di lanifizi. In Sardegna, secondo lo scrittore anonimo, Altre specie, come i cipressi, i ginepri ed i pini, Sonovi molti boschi inoltre foltissimi di bo- crescevano prosperosi sulle colline e sulle sco sterile e d’abbrucciare; frequenti profit- montagne di Iglesias e di Fluminimaggiore, tevoli selve d’alberi d’alto fusto, atti per for- nelle Barbagie ed in altri territori ancora. mare le travi per le case, e per altri simili usi Vi erano poi gli olivastri, specialmente nel di costruzione di navi. Fra questi si vedono territorio di Galtellì e dell’Ogliastra ed in produrvisi in copioso numero i ginepri, i sa- tutta la parte orientale dell’isola. vini, i tassi, i frassini, gli allori, i salici e i E noci, nocciuoli e castagni nel Mandrolisai pioppi. e nelle Barbagie, e allori e tassi, in vernaco- Molto più però in maggior numero vi si pro- lo indicati come longu fresu o linnu ruiu. ducono quasi in tutte le montagne del Re- Nelle selve del Marghine ed in quella di Ma- gno, in ogni dove, singolarmente poi nella comer abbondava l’acero minore, l’acero Gallura, a selve vastissime gli alberi ghian- bosso (Acer monspessulanum) localmente diferi, le quercie cioé, i lecci, i roveri, i su- noto col nome di aera di cui si servono per gheri. tutte le opere esterne delle fabbriche e delle Si trattava di boschi e foreste naturali, tran- case, perché molto resiste all’umido, e per- ne forse la selva o il bosco comunemente ché di tanta forza e reazione lo conoscono, detto di S. Leonardo, selva....vastissima di che la palla rimandi a forza uscita dallo più ore di strada, in cui si passa andando da schioppo. S. Lussurgiu alla Planargia di Bosa ed a Ca- Il territorio sardo poteva ancora vantare piop- bu Abbas, sita in una vaga deliziosa pianu- pi, olmi ed ontani (in vernacolo alinu) che for- ra, che, secondo l’anonimo autore della re- mano piccoli boschetti in Domusnovas e al- lazione, fu forse impiantata dai Benedettini trove: Nei feudi dei quali ritiene per anche il che vi avevano un loro monastero. Sovrano l’utile dominio, come nel Goceano, e Le selve erano dette in vernacolo, oltre che Parte Ozier Real, vi sono di questi boschi e di «silvas» e «padentis», anche litus od anche queste selve e molto ameni, e molto estese se boscus ed erano costituite soprattutto da es- ne veggono nei territori di Bono e di Abba- senze quercine, di tutte e quattro le qualità santa e nelle attenenti montagne, che ai colli conosciute, di leccio cioé, di rovere, di su- Menomeni del Marghini s’uniscono, i quali ghero e di quercia. eziandio coperte sono di selve foltissime. Erano diffuse ovunque ma particolarmente Oltre a questi boschi S’incontrano ad ogni nel Dipartimento di Monte Acuto 23 e in tut- passo viaggiando nell’Isola estensioni va-

29 stissime e medesimamente inaccessibili di Le fustaie costituivano soprassuoli coeta- boscaglie, singolarmente di corbezzoli, di neiformi ma anche disetaneiformi. cistio....che appellano murdegu e da ultimo Quanto a composizione, variavano da quelle Per ogni dove verdeggia copiosissimo il len- monospecifiche di leccio o di roverella o di tisco, del di cui olio molti villaggi e popola- sughera, a quelle miste. zioni si servono per il lume; viaggiasi in più Alcune avevano piante di buona taglia, altre luoghi in mezzo al mirto. di taglia eccezionale; ma altre ancora piante Nelle campagne di Alghero, della Nurra e di di taglia mediocre. Sorso, la palma nana era molto diffusa ed Alcune con alberi molto alti e molto grossi, abbondante e veniva usata per formare ceste, altre con alberi di diametro rilevante, ma con sporte, corde e scope, mentre la parte più te- fusti bassi e molto ramificati. nera comeché saporita, e di gusto niente af- Quanto alla densità, è presumibile che quel- fatto ingrato, veniva utilizzata nelle mense. le situate in relativa vicinanza dei centri abi- La proprietà di questi boschi era, secondo tati fossero più rade, e che quelle poste nelle l’Anonimo, in parte di alcune Comunità, ma aree più lontane avessero densità maggiore e in larga misura erano possedute dai Baroni provvigioni più consistenti. e dai Feudatari del Regno: le più belle fore- Anche se questo non costituiva una regola, ste ricadevano nei territori appartenenti al come testimonia in proposito l’Angius nel Ducato di Mandas ed a quello di Beneven- descrivere la situazione delle foreste di Teu- to, e ai Marchesati di Orani, Quirra e Villa- lada. Scrive l’Angius: «Queste montagne so- cidro. no in massima parte ricoperte di alberi ghian- diferi e di altre specie, ma vi sono frequenti i Dalla relazione del De Buttet, e più ancora tratti in cui non si vedono che soli arbusti. dal discorso comincia a delinearsi un poco Sebbene queste regioni siano rimaste in gran più nitidamente il panorama forestale dei tempo spopolate, vi frequentavano non per- primi dell’Ottocento: aree boscate nel meri- tanto i pastori, e questi erano allora liberi a dione della Sardegna, qualcuna in zone vici- incendiare a loro volontà. Quei che legnava- ne alle coste, ma soprattutto nelle aree più no e facevano carbone, non allontanandosi interne; e poi nell’area centrale dell’isola, le mai di gran tratto dalle sponde del mare, non foreste di S. Leonardo, Cuglieri e Scano, che poterono fare i guasti che si intendono fatti a si protendevano fino ai boschi del Marghine notevoli distanze dal mare». e questi fino a quelli di Monte Acuto e poi su fino alla Gallura; e nelle Barbagie e nell’O- Alcuni boschi presentavano una bassa den- gliastra e nella Nurra; ed ancora nell’Anglo- sità e una scarsa provvigione legnosa; altri na e nell’altopiano di Villanova Monteleone. erano ascrivibili più a pascoli arborati che a boschi propriamente detti. Si trattava di formazioni forestali le più di- Da determinati soprassuoli si potevano rica- verse: dalle fustaie, ai cedui, alle macchie vare pregevoli assortimenti legnosi idonei mesofile, a quelle xerofile ed ai cespugliati. per svariati impieghi, quali travature per so- Le fustaie occupavano verosimilmente le lai e tetti, legname per costruzioni navali e parti più distanti dal villaggio e meno acces- per mobili, tavolame per assiti ecc.; da alcu- sibili, le vallate interne irraggiungibili e gli ni solo legname di mediocre qualità o assor- altipiani privi di vie d’accesso, mentre i ce- timenti di limitate dimensioni; da altri infine dui erano posti in aree più prossime ai centri solo legna da ardere. abitati o comunque in località in qualche Vi erano poi, come riferisce il De Buttet, a modo accessibili. proposito delle foreste tra Orosei e Sinisco-

30 la, i soprassuoli in cui gli esemplari più svi- luppati erano inutilizzabili perché stramaturi e cariati. Sebbene il De Buttet non abbia fatto espres- so riferimento alle ragioni del precario stato vegetativo di parte dei boschi oggetto della sua relazione – se si eccettua qualche cenno in cui ascrive ciò a limiti stazionali dovuti a fattori climatici (ventosità in particolare) o pedologici (superficialità del terreno) – pos- siamo supporre che le piante ch’egli defini- sce genericamente gatèes fossero in una cer- ta misura seccagginose per vetustà, ma che altre presentassero il tronco cavo, corroso dalla carie del legno, in conseguenza di dan- ni subiti nel tempo e ascrivibili, in parte, a grossolani tagli di capitozzatura e sramatura e a incendi. I primi, praticati consuetudinariamente dai pastori per alimentare le greggi durante le nevicate e nei periodi di scarsità di pascolo, ed i secondi, costituenti un male di antiche origini assai radicato nel mondo rurale e im- Lo sbrancamento e lo sfrondamento delle piante (det- piegato ordinariamente come strumento col- to in vernacolo “assidare”) operato abitualmente turale, ma, all’occorrenza, anche come mez- dai pastori per alimentare gli armenti, oltre alle cal- losità e alle malformazioni del tronco, era spesso zo di ritorsione. E in questa seconda versio- causa della carie del legno che rendeva inutilizzabili ne, a questo mezzo facevano ricorso non so- molti soggetti. lo le classi rurali più povere, ma anche le classi dominanti: «...Se sorgea ira fra due baroni, essi cercava- re e più abbondante pascolo suino, ed alla le- no di danneggiarsi... bruciando le messi, ta- gna per gli usi abituali delle popolazioni, an- 25 gliando gli alberi, incendiando i boschi...». che legname da lavoro che invece si era co- stretti ad importare dalla Svezia e dalla Cor- I boschi occupavano una certa estensione, e sica. vedremo successivamente quanta, ma, a giu- E denunciava le cause principali del deterio- dicare dalle testimonianze di cui si dispone, ramento della copertura boschiva: s’abbruc- erano piuttosto trascurati e malgovernati. ciano tuttodì e s’incendiano i boschi, e le te- Sul loro precario stato generale e sull’impe- nute di terreno imboschito, e non di rado an- rante vandalismo che minava la conserva- che selve intiere, si tagliano fuor di regola e zione stessa della copertura forestale, si è già fuor di tempo gli alberi, e non si sostituisce detto in precedenza. mai, si sradicano e si svellono le piante a Si può aggiungere che l’Anonimo osservava capriccio, e senz’alcun ritegno, badando nel «Discorso istorico politico legale», che soltanto a godere d’una utilità presente e se i boschi fossero stati meglio governati non pensando alla posterità, ed ai bisogni avrebbero potuto fornire, oltre ad un miglio- futuri.

31 Alla fine del XVIII secolo quindi, il panora- ne interne avevano preso possesso stabile, a ma forestale sardo non era dei più esaltanti partire dalla seconda metà del XVIII sec., dei quanto a stato generale, ed anche l’estensio- territori deserti, fino a quel momento utilizza- ne delle aree boscate andava gradualmente ti solo stagionalmente nei periodi invernali. riducendosi. Erano sorti i furriadroxius e i boddeus, gli Secondo l’Anonimo del Discorso la Sardegna aggregati di insediamenti che origineranno, aveva, alla sua epoca, circa 800.000 ettari di poi, via via, i villaggi del Sulcis come San- terre incolte, termine col quale è presumibile tadi, Nuxis, Narcao ecc. volesse intendere quelle non messe a coltura L’utilizzazione agricola e pastorale di aree agraria, e perciò comprendenti selve boschi prima deserte aveva determinato una conse- macchie, cespugliati e incolti. guente graduale contrazione di superfici oc- Non molto per la verità, in relazione alla co- cupate da cespugliati, da macchie ed anche mune e diffusa opinione che la Sardegna da soprassuoli arborei. fosse boscosissima fino al secolo scorso. In circa due secoli – periodo che separa la La «boscosissima Nurra» cui fa cenno il Fara relazione del De Lecca dal Discorso dell’A- descrivendo l’isola nel XVI secolo, ai primi nonimo – si era attuato ciò che il De Lecca dell’ottocento aveva già cambiato fisionomia: aveva suggerito doversi praticare: l’elimina- agli iniziali e limitati tentativi di colonizza- zione dei boschi rasi di lentisco e delle mat- zione della Nurra, si erano susseguite sempre te che impediscono e quello di alcunj boschi più numerose le concessioni di tierras arato- bonj per seminar per poter produrre gran rias e di consorgias de ganados, cioé di terre quantità di formentj. da destinare a coltivazioni agricole ed altre A queste «perdite» di superfici forestali, che aree da destinare al pascolamento, fatte dal possiamo ritenere rientranti in un normale Comune di Sassari, cui la Nurra apparteneva, processo naturale legato alla colonizzazione che avevano portato gradualmente ad insedia- e messa a coltura di nuove terre da parte di menti stabili e alla messa a coltura di aree ini- una popolazione il cui incremento demogra- zialmente boscate. fico fu costante (anche se con qualche mo- Erano scomparsi in questo modo, inevitabil- mentanea flessione), a partire dal 1485, si ag- mente, parte dei ginepri descritti dal De But- giunsero quelle derivanti dagli incendi im- tet e dei lecci, quelli seccagginosi perché piegati come strumento colturale dai pastori. esposti al vento ma anche quelli di buona ta- glia. In modo simile la «disabitata e silvestre Gal- ANNO POPOLAZIONE ABITANTI lura» del Fara, era andata man mano popo- DELLA SARDEGNA PER KMQ landosi in funzione di concessioni di cussor- 1485 157.578 6, 5 gias individuali a favore di pastori e dei con- 1603 266.676 11, 0 seguenti relativi insediamenti di nuclei fami- 1678 299.356 12, 4 1688 230.321 9, 5 liari; e le deserte aree boscate lontane dai 1698 260.551 10, 8 centri abitati erano state trasformate in qual- 1728 309.994 12, 8 che misura in coltivi e pascoli stabili ottenu- 1848 543.207 22, 5 ti con l’eliminazione di parte della copertura 1861 588.068 24, 4 forestale. 1881 682.000 28, 3 1901 791.754 32, 8 Anche ampie aree del Sulcis avevano subìto (da F. Corridore, Storia documentata della popolazione della Sardegna alterazioni e trasformazioni: i pastori delle zo- (1479-1901), Torino, 1902)

32 NOTE

1 Fara G.F. «De Corographia Sardiniae», Cagliari, 8 ASC, Atti Governativi e Amministrativi, n. 309, 1838. Vol.6. 2 Maria Luisa Plaisant: «Martin Carillo e le sue rela- 9 Andrea Manca dell’Arca: Agricoltura di Sardegna, zioni sulle condizioni della Sardegna» Napoli 1780. 3 La Sardaigne paranimphe de la paix aux souverains 10 ASC, Segr. di Stato, serie II, Vol. 1280. de l’Europe, Boulogne 1714. 11 ASC, Segr. di Stato, serie II, Vol. 1280. 4 Descrizione del Regno di Sardegna nel 1717, in Bi- 12 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V. 1300. blioteca Reale di Torino, Miscellanea di Storia Patria, 139, 8, pubblicata a cura di L. Del Piano in Archivio 13 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V.1300. Nota del Storico Sardo, Vol. XXIX, 1964. 30.5.1761 del Governatore di Alghero alla Segreteria di Stato. 5 Descrizione e mappa dello Stato di Oliva in Sarde- gna di Zabarayn (1701), tradotto da Italo Bussa, Qua- 14 Il legname veniva prevalentemente importato, all’e- derni Bolotanesi n. 13, Anno XIII, 1987. poca, dalla Svezia e dalla Corsica. Successivamente Lo Stato di Oliva in Sardegna comprendeva tre In- anche dalla Dalmazia e dall’Albania. contrade (Montacuto, Marghine e Anglona), tre Baro- 15 nie (Osilo, Coghinas, Silvas de intro). Le incontrade La scarsissima viabilità esistente nelle aree interne dovrebbero individuare le vaste concessioni allodiali, dell’isola, il precario stato delle rare carrarecce limi- cioè possedute dal feudatario in piena e libera pro- tarono l’interesse del De Buttet ai boschi delle sole prietà, mentre le Baronie dovrebbero riguardare le aree costiere, per ovvie ragioni di costi di esbosco del- concessioni strettamemte feudali. la materia prima. La relazione è stata fatta per dare un quadro delle ren- 16 Per le stesse finalità venivano impiegate anche le dite e delle spese dell’amministrazione del feudo: vi ghiande di sughera e di roverella. sono quindi tutti i diritti e tributi, quelli certi e quelli incerti, e la misura di essi. Su questo insolito uso si ha la testimonianza dell’An- Si tratta di tariffe per pascolo di pecore e di porci, er- gius. «In alcuni paesi montani dell’Ogliastra adopra- baggio di capre ecc.ecc.; con un solo diritto certo di no per pane la ghianda del leccio». «paglia e legna (paxa y lena), fra i 17 e 20 altri bal- Secondo il Lamarmora la farina delle ghiande veniva zelli. impastata con acqua ricca d’argilla. Poi si confeziona- Anche Silvas de intro non ha rendite per legname, an- vano piccoli biscotti appiattiti che venivano cosparsi zi neppure per legna: le sue rendite derivano esclusi- di cenere perché non si attaccassero alla tavola. Per vamente dal pascolo e dagli affitti. insaporirli si usava del lardo fuso. Nella descrizione di Monte Acuto, comprendente Ozieri, Nughedu, Pattada, Bantine, Osidda, Nule, Questa sorta di pane era in uso, secondo il Lamarmo- Buddusò, Alà, Berchidda, Oschiri, Tula, Ittiri Fustial- ra, a Baunei, Triei, Urzulei, Arzana e Gairo. vu, non si fa alcun cenno ai boschi e alle aree foresta- 17 All’epoca, i porti in attività erano situati soprattutto li, ma solo al numero di case, agli abitanti ecc. Solo per lungo la costa occidentale: Alghero, Bosa, Oristano e Bantine si dice che è ricco «de mucha caza» di cin- Iglesias. Su quella orientale si trovavano porti di pic- ghiali, cervi e daini «venados, ciervoles y cabiroles». colo cabotaggio quali Arbatax, Orosei e Castiadas. Neppure per il Marghine, comprendente Macomer, Borore, Dualchi, Noragugume, Bolotana, Lei, Sila- Porto Torres ed Olbia non erano molto affidabili a nus, Bortigali, Birori, Mulargia, si fa cenno ai boschi. causa di interramenti, presenza di scogli e mancanza Per Bolotana si dice che «È un villaggio posto nella di protezioni frangiflutti. catena di un monte di un bel terreno fertile...». 18 L’Artiglieria impiegava il legname, scelto opportu- Per l’Anglona non si dice di più. Essa comprendeva namente, soprattutto per la costruzione di affusti di Nulvi, Chiaramonti, Martis, Sedini, Bulzi, Laeru, Per- cannoni e di spingarde navali. fugas, Bisarcio. Sulla Baronia del Coghinas, di Silvas de intro e salti 19 Un’oncia equivaleva a m.0, 043 del Goceano si dice solo che i frutti di essa sono co- 20 Caracca era detta una sorta di pontone cavafango stituiti da affitti del suo territorio, che sono di coltiva- destinato allo scavo dei fondali marini alla bocca del zione e pascoli. porto. Lo stesso termine veniva usato per indicare una 6 Anonimo piemontese: Descrizione dell’isola di Sar- grossa nave destinata in special modo ai trasporti. degna, a cura di F. Manconi, 1985. 21 Attraverso Santulussurgiu e la piana di Milis si ac- 7 Loddo Canepa F. «Relazione della visita del Vicerè cedeva al Porto della Gran Torre di Oristano; attra- Des Hayes al regno di Sardegna(1770)». Arch. Stori- verso Cuglieri al porto di Bosa, in località Pedras co sardo, Vol. XXV, Fasc. 3-4, Padova, 1958. Nieddas.

33 22 ACC, Fondo Ballero, Manoscritti: Discorso istorico 24 Il Dipartimento o Curatoria di Austis comprendeva politico legale dei boschi e selve nel Regno di Sardegna. Austis, Teti, Tìana e Monti-mannu. 23 Il Dipartimento o ducato di Monte Acuto, compren- 25 Casalis G. Dizionario geografico storico- statistico- deva Ozieri, Bantine, Pattada, Tula, Berchidda, Osid- commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, da, Nule, Alà dei Sardi, Oschiri, Ittireddu, Nughedu S. Vol.XVIII quater, Torino, 1856. (Compilazione di Vit- Nicolò, Buddusò e Salto di Sylvas. torio Angius).

34 Capitolo IVIV • I fattori che hanno inciso sulla regressione quali-quantitativa dei soprassuoli forestali

i è accennato in precedenza al fatto che la superficie di terreno che veniva disbosca- Sla diminuzione della superficie boscata ta per essere destinata a colture agrarie: dell’isola è avvenuta con una certa gradualità Terrenu sboscau de sa linna, o limpiau de sa quasi fisiologica fino a metà circa del XIX se- perda, ch’insaras a primu est postu in istadu colo. Si è pure detto che lo stato generale dei de coltivazioni. soprassuoli boschivi dell’isola non era, a quel- (Terreno privato della copertura boschiva, o l’epoca, tanto soddisfacente, e che, al contra- spietrato, che per la prima volta viene mes- rio, molti boschi presentavano in modo netto e so a coltura). marcato i segni di un’incuria secolare. La pratica del «narbonare», che veniva per- Sul depauperamento del patrimonio silvico- ciò prevalentemente attuata all’interno di lo avevano inciso fattori di diversa natura, determinate aree boscate, di preferenza pia- alcuni risalenti a epoche molto lontane, altri neggianti e con suolo profondo, consisteva invece sopravvenuti in epoca sabauda. nel disboscare e dicioccare interamente una Tra i «mali» antichi vanno annoverati prin- certa superficie, e nel dissodarla (pratica det- cipalmente: ta appunto del «fare narboni») per coltivarvi grano o, più frequentemente, orzo, per 2-3 - la cosiddetta pratica di «narbonare» o fare anni; in quest’ultimo caso le aree messe a narboni; coltura erano denominate più propriamente - l’attività pastorale; orzaline. - gli incendi; Le piante forestali venivano abbattute e ri- - le utilizzazioni boschive tradizionali. dotte in cenere e con questa si fertilizzava il terreno. La produzione cerealicola se ne avvantag- 1. I Narboni giava: il grano, che di solito aveva una resa di 1:5 - 1:7, raggiungeva produzioni supe- Narboni, secondo la definizione contenuta riori di una volta e mezzo quella normale; nel «Dizionariu Universali» 1 era detta quel- con l’orzo si arrivava a duplicare il raccolto

35 ordinario, con rese di 1:16-1:20 e talvolta permissione, di questo tribunale della Reale anche di 1:30 in terre di forza e sarchiate 2 intendenza, la quale sarà loro accordata in ed anche oltre: «La produzione dell’orzo in iscritti, colla espressione delle regole, che terreni aperti suol essere del 15, in terreni dovranno praticarsi tanto nel taglio che nel concimati di ceneri di vegetali o d’altro, an- disboscamento, senza violare il disposto del- che del 50». la R. prammatica...». Col successivo Pregone del 1771 4 si cercò Poi, esaurita la fertilità indotta dalla conci- di frenare il disboscamento che i cussorgiali mazione, la superficie veniva abbandonata e operavano nei terreni avuti in concessione, ci si spostava altrove; l’ultima area disbo- mediante l’obbligo loro imposto di mantene- scata e messa a coltura andava ad aggiun- re in istato di selve le aree boscate, e con- gersi alle tante altre aperte e abbandonate. temporaneamente quello di rimediare ai Nel bosco si creavano vuoti sempre più am- guasti provocati in precedenza, mediante la pi: alla copertura arborea distrutta si sosti- semina o la piantagione di alberi fruttiferi o tuiva quella arbustiva ed a questa i cisteti e i da ghianda, pena, nei casi di reiterata ina- campi nudi, ed il bosco perdeva col tempo dempienza, di revoca della concessione cus- uniformità e continuità. sorgiale. I narbonatori erano in genere dei concessio- E il dettato normativo venne esteso anche al- nari di cussorge, pastori che si erano stabili- le superfici non cussorgiali, coinvolgendo la ti, in ragione della loro attività preponderan- responsabilità di tutti i possessori di boschi, te, lontano dai villaggi e che giocoforza compresi i feudatari: provvedevano a produrre quanto necessitava «Ingiungiamo ai Baroni ed altri investiti di al sostentamento del nucleo familiare. selve di coltivare, seminandovi ghiande, i La pratica era assai diffusa ed anche tollera- vacui che vi faranno...». ta, almeno fino ad una certa epoca, e poco Per le persone incaricate di far rispettare le alla volta aveva finito per creare sempre più leggi, censori e ministri di giustizia, veniva ampie chiarie all’interno dei soprassuoli, prescritto di profittare della «visita solita farsi con un’inevitabile diminuzione di densità e dai Ministri di giustizia per...far l’estimo degli una perdita netta di superficie forestale. elceti, o sia selve da ghianda, per riconoscersi Successivamente si cercò di porre rimedio i detti vacui» e per segnalare al Governo la agli abusi condizionando l’apertura del nar- puntuale osservanza della norma. 5 bone ad apposite licenze rilasciate dal tribu- nale della Reale intendenza, come si evince Ma il dettato non raggiunse grandi effetti. dal Pregone dell’intendente generale Bongi- Oltre ai danni diretti dovuti all’eliminazione no del 22 gennaio 1759 3, riferito in partico- della copertura forestale, dai narboni poteva- lare alle montagne del dipartimento del no derivare ulteriori guasti ai boschi quando Mandrolisai: – com’era consuetudine – si faceva ricorso Constatato che alcuni «...vanno continua- al fuoco per eliminare le stoppie, e le fiam- mente rovinando quelle montagne co’ tagli me si propagavano accidentalmente alla ve- eccessivi d’alberi fruttiferi, e disboscando getazione arborea circostante. terreni per narboni...» si prescriveva che: Nell’Antico Archivio Regio è riportata l’in- «...d’ora in avanti non osino, né ardiscano di chiesta promossa per appurare le cause e gli fare tagli d’alberi fruttiferi in dette monta- artefici di un incendio sviluppatosi nelle cam- gne, nemmeno disboscare, o fare narboni pel pagne di Atzara tra il 15 e il 18 settembre seminerio in que’ territori sotto pretesto, né 1790 e originatosi da un «narbone» : 6 «...pu- motivo alcuno senza che prima ottengano la sieron fuego en varias partes de la vidazoni de

36 Narboni: aree agricole ricavate a scapito di superfici A scorrere «I nomi di luogo della Sarde- forestali e destinate, ieri alle colture cerealicole ed 7 oggi ad erbai. Le trasformazioni di questo tipo, nu- gna» ci si rende conto di quanto fosse diffu- merose e diffuse su tutto il territorio isolano, sono una sa in tutta l’isola la pratica del narbonare, da delle cause cui va ascritto il depauperamento quali- quantitativo dei boschi della Sardegna. Allai ad Arbus, a Belvì, ad Armungia, a Cu- glieri, a Dolianova, a Desulo, a Domusnovas, esta villa de Atzara, y aun en territorios de las a Gonnosfanadiga, a Guspini, a Iglesias, a villas de Sorgono, Ortuery y Desulo, de cuyo Luogosanto, a Meana, a Mogoro, a Muravera, fuego se suscitaron varios incendios, que cau- a Narcao, a Orroli, a Ozieri, a Palau, a Perda- saron dano, tanto en el pasto, que en los terri- sdefogu, a S. Basilio, a S. Nicolò Gerrei, a torios esisten, y si bien à todos los que sean Santadi, a Seneghe, a Siliqua, a Sindia, a Sor- incendiarios entiende acusarles las penas que gono ecc., insomma in tutte le province ri- han incurrido impuestas por las Reales pra- corrono frequentemente nomi di località che maticas y editos que los prohiben...» evocano l’antica consuetudine. L’incendio, originatosi in località «Tolu» e I toponimi narboni, narvones, narboneddu, «Fossu de bau arena», «...à procedido de nerboni, nalboni, narvones, narboneri, nal- narbonis que han hecho las personas de Pe- bunacci stanno oggi a testimoniare di una dro Pablo Casula, y Juan Manca e Joseph, diffusa tecnica colturale tra il mondo rurale ambos de la villa de Atzara, los quales sin isolano, che si perpetrava a scapito delle previo permisso de la R. Intendentia, nì el aree boscate, e che concorse a determinare devido acenso....contra los espressos prego- una riduzione dei soprassuoli forestali ed un nes de los Ill.mos Senores Intendentes G.les, peggioramento qualitativo della copertura uno de data 22. 1. 1759...» arborea.

37 Malgrado i Pregoni, l’inveterata pratica con- no fino alla seconda metà del XIX secolo, ed tinuò a persistere a lungo, e ne ritroviamo la alla quale è da ascrivere la perdita di una conferma in diversi documenti dei decenni quota non irrilevante di aree boscate, sia per successivi. i danni diretti da essa provocati attraverso In una nota di un Intendente provinciale al l’eliminazione dei soprassuoli boschivi, sia Vicerè si affermava infatti che «..questo abu- per quelli indirettamente indotti nei casi in so è così inveterato... che non solo è compa- cui l’impiego del fuoco, in fase di formazio- tito, ma anche adottato per sistema e vi ac- ne del campo, o successivamente per l’eli- cadono di conseguenza degli incendi tanto minazione delle stoppie dei cereali che vi vasti quanto frequenti e pregiudizievoli es- venivano coltivati, si tramutava incidental- sendo impossibile il trattenere il fuoco in mente in incendio. 10 piccoli spazi che non vengono circoscritti Anche la trasformazione in pascoli più o che da boscaglie». 8 meno arborati di alcuni soprassuoli boschivi è in parte riconducibile ai narboni operativi E in un altro documento: Chi rovina mag- nel tempo. giormente la foresta sono le orzaline o bera- È questo il caso per esempio del bosco de- nili...terreno seminato a orzo che formano i nominato Matta Sindia nel Comune omoni- pastori in mezzo della foresta scegliendo un mo, che, com’è documentato in altra parte, luogo ove gli alberi hanno prosperato mag- si estendeva ai primi dell’Ottocento su una giormente, atterrano le piante che trovansi superficie di circa 1280 ettari e che oggi è dentro e senza riguardo alcuno sfrondano le invece classificabile in larga parte appunto altre circonvicine per erigere coi rami siepi come pascolo arborato, stato nel quale era di confine e «... per fare anche penetrare il stato ridotto già intorno alla metà del secolo sole...» 9 relazionava il Capitano di vascello scorso. Albini sulla foresta della commenda di S. Queste zone furono infatti destinate a perio- Leonardo nel 1824. dico utilizzo agricolo; ne fa fede la segnala- In questo stesso bosco, nel 1829, furono zione in tal senso presentata il 4.2.1843 al- censiti n. 157 campi, originatisi, molto pro- l’Intendente generale, in cui si lamenta che babilmente, da precedenti orzaline, per com- diversi abitanti del villaggio dissodano e plessivi 700-800 ettari. mettono a coltura le aree boscate e che uno Nella Contea di Ittiri veniva addirittura ri- di questi ne sarebbe stato il Sindaco dello scosso dal feudatario un dritto di narboni a scaduto esercizio 1842, nominato Antonio carico sia dei locali che dei narbonatori fo- Maria Pisanu Irde, che in vece d’impedire restieri, a testimonianza di una pratica così quel disordine... si avrebbe anch’egli semi- diffusa da aver indotto il feudatario a farne nato un rasiere d’orzo. motivo di esazione di ulteriori tributi piutto- Le indagini appurarono successivamente sto che a contrastarla. che ben 59 persone vi avevano seminato in- Ed un simile dritto di narbonai per i fore- teressando una superficie totale di 136 sta- stieri, pari a mezzo starello, esisteva altresì relli. 11 nella Baronia di Cabuabbas, che compren- deva i villaggi di Giave e Cossoine. Con l’entrata in vigore del Regolamento fo- restale del 1844, il dissodamento dei boschi Il narbonare fu dunque una pratica consue- dello Stato, dei Comuni e di altri corpi am- tudinaria e diffusa in tutte le parti dell’isola ministrati fu assoggettato a precise norme e che persistette per lunghissimo tempo, alme- a specifiche autorizzazioni: per i boschi de-

38 maniali da parte del Primo Segretario di Sta- di travi travicelli, aratori e simili, del racco- to per gli affari di Sardegna; per quelli co- glimento della ghianda per uso dei porci munali o di altre pubbliche istituzioni da mannali, ed anche per venderne, di poter far parte del Vicerè per superfici superiori a uno carbone di legno non fruttifero, di poter ta- starello cagliaritano (pari a 40 are) e da par- gliare le frondi degli alberi anche ghiandife- te dell’Intendente generale per superfici in- ri per pascerne i buoi nell’inverno e nei di feriori. penuria di pascolo, o di qualche temporale, o Le richieste dovevano essere presentate dai nevicata, come anche poter sgherbire i ter- Consigli comunali ed essere sottoposte al reni da seminarsi da tutte quelle macchie, e parere dell’Intendente provinciale ed a quel- cespugli che gli ingombrano, comprensiva- lo del Conservatore dei boschi; in caso di mente ai rami anche d’alberi ghiandiferi, per violazione delle prescrizioni erano previste rendere i terreni atti al seminerio, e non ve- multe da 50 fino a 100 lire per ogni starello nirvi soffocate le biade, che vi si seminano, disboscato e l’obbligo di reimpianto del bo- onde occorrere al rimedio di tanti mali che sco sulle superfici dissodate senza autorizza- sovrastano questa povera popolazione». 14 zione. La nota del Sindaco accompagnava la deli- Ma le prescrizioni sollevarono diverse la- berazione del Consiglio del 23 agosto del gnanze delle comunità locali. 1845 in cui si ribadivano le richieste già vi- Il Consiglio comunitativo di Suni si affrettò ste e si sottolineava che l’indigenza degli a scrivere al Vicerè per richiedere di poter abitanti «...la maggior parte privi di beni di effettuare le orzaline – da sempre operate fortuna, vedendosi privi di mezzi d’industria sulle montagne – ove la popolazione solea onde ritrarne la sussistenza come per l’ad- seminare i generi secondari, in quanto le fa- dietro procureranno espatriare riducendo il miglie traevano sostentamento attraverso comune ad esser spopolato...». questa pratica e, tranne tre o quattro di esse In questo caso, secondo le affermazioni del- provviste di terreni propri, tutte «...tiravano l’Intendente provinciale di Cuglieri, la sup- quasi lungo l’anno...la loro sussistenza...». 12 plica era immotivata in quanto l’esercizio dei diritti d’uso, non era stato affatto impe- Ma secondo l’Intendente provinciale di Cu- dito alla popolazione; si era solo cercato di glieri 13 le orzaline preludevano alla recin- far intendere che il Comune avrebbe dovuto zione del sito «...con notabile pregiudizio preliminarmente munirsi delle autorizzazio- della pastorizia e dei terreni stessi su di cui ni prescritte. coll’andar del tempo ne pretendono il pieno dominio», e perciò la richiesta era da respin- Per certi versi questa pratica agricola ricorda gere anche in considerazione che per ottene- quanto ancora oggi è dato talvolta di osser- re le orzaline gli abitanti «...tagliano e svel- vare su alcune pendici montuose o collinari lono le boscaglie...». ove, eliminata la vegetazione arbustiva e dissodato il terreno, viene impiantato un er- Anche da Montresta il Sindaco ed il Consi- baio per la produzione di foraggi. Sistemati- glio comunale scrissero al Vicerè: camente le aree, esaurita la scarsa fertilità «...supplica voglia degnarsi l’E.V. graziare del suolo e divenute improduttive e sterili, questa Comunità di Montresta del godimen- vengono poi abbandonate. to degli ademplivi come per lo passato di poter cioè far uso di qualunque qualità di le- Molti dei cisteti che punteggiano aree fore- gno seco, o verde per uso del fuoco, e far uso stali sono di questa origine.

39 2. L’attività pastorale era molto chiaro in proposito e prevedeva dure sanzioni e la rifusione dei danni a cari- Le superfici boscate isolane, in un’economia co del proprietario dei porci di branco, delle che tradizionalmente aveva nella pastorizia pecore o delle capre che fossero stati ritro- un suo punto di forza, 16 hanno sempre rap- vati all’interno di vigne ed orti. presentato aree di eminente interesse pasto- Per i porci rudi 18 e per le pecore 19 esisteva rale, più che forestale. una deroga per il periodo compreso tra il 1° Ogni sorta di bestiame, vaccino, equino, ca- Luglio ed il 1° Ottobre, periodo nel quale era prino, ovino e suino, stagionalmente o per loro consentito di riavvicinarsi alla habita- tutto l’arco dell’anno, singolarmente dislo- cione per pascolare le stoppie. Alle capre 20 cato in zone ben definite o promiscuamente era invece costantemente interdetto anche unito sulle stesse superfici, trovava in esse il soltanto l’avvicinarsi alle aree comunque proprio sostentamento. coltivate o destinate al pascolo del bestiame D’altra parte non esistevano soluzioni alter- domestico, salvo che per il tempo stretta- native in quanto le norme in uso fin dal XIV mente necessario eventualmente all’abbeve- sec. prescrivevano l’obbligo di tenere le rata. greggi e le mandrie lontano dal centro abita- Ciò di fatto esiliava i pastori nelle fasce ter- to e dalle aree destinate all’agricoltura ed al ritoriali più distanti dai centri abitati, nei sal- pascolo del bestiame domestico impiegato ti (saltus), luoghi poco accessibili e per lo nel lavoro dei campi (il cosiddetto siddu). più impervi, occupati da cespugliati, mac- Il Capitolo CXXXVII della Carta de Logu 17 chie e boschi.

Su pinnetu, tradizionale ricovero dei pastori sardi costruito nelle aree forestali (saltus) in cui prevalentemente si svolgeva l’attività pastorale.

40 Come conseguenza le aree forestali avevano finito per divenire di assoluto dominio dei pastori, che le utilizzavano in funzione delle loro immediate necessità: per il pascolo del bestiame e per l’attività agricola di sussi- stenza, anteponendo a ogni altra considera- zione il loro esclusivo e personale interesse e la sopravvivenza del loro patrimonio zoo- tecnico. L’esercizio del pascolo era consentito previa corresponsione al feudatario di un compen- so, in moneta o in natura, denominato de- ghino o sbarbargio. Tale reddito, se pure di modesta entità, se rapportato ad altri redditi rurali, 21 era pre- ponderante rispetto a quello ritraibile dalla produzione legnosa dei boschi. Quest’ultimo infatti, anche per le formazio- ni vegetali in grado di fornire legname da opera, date le difficoltà di trasporto connes- se alla scarsità di vie di collegamento e di ponti, ed al pessimo stato delle poche strade esistenti, e i conseguenti altissimi costi di Piante avviluppate dall’edera. Tra le cause del depe- esbosco, finiva per essere del tutto trascura- rimento dei boschi, lamentate da più parti nel secolo scorso, vi era l’abbattimento di piante per utilizzare bile. l’edera come alimento per il bestiame. Per quelle poi che erano in grado di fornire esclusivamente legna da ardere e carbone, boscaglie arbustive e cedui misti di leccio, I boschi d’alto fusto, le selve ghiandifere, solo poche, quelle situate in luoghi accessi- per antica consuetudine, erano riservate in- bili, fornivano un qualche reddito attraverso fatti soprattutto al pascolo dei maiali che vi il commercio dei prodotti con i villaggi si esercitava, in forma esclusiva, nel periodo sprovvisti di aree forestali; le altre, la mag- della maturazione e della caduta delle ghian- gior parte, erano utilizzate esclusivamente de, ordinariamente dall’ottobre a tutto gen- per soddisfare i diritti di legnatico delle po- naio. polazioni ed il reddito da esse ricavabile era In tale lasso di tempo un apposito bando im- modestissimo. 22 poneva l’allontanamento dal bosco ghiandi- fero delle altre specie di bestiame, che però Ciò portava di riflesso a una sottovalutazio- potevano accedervi nel restante periodo del- ne del valore delle superfici boscate in quan- l’anno. to tali, a trascurare ogni pratica selvicoltura- Ed il pascolo suino era tanto importante e le e ad anteporre alle esigenze del bosco privilegiato che, nei ghiandiferi che ospita- quelle dettate dal pascolo, attività più reddi- vano i porci rudi, veniva vietata perfino l’at- tizia per le casse baronali. tività venatoria perché avrebbe potuto di- Le norme che regolavano l’attività armenti- sturbare o disperdere il bestiame. zia privilegiavano il pascolo suino rispetto a Ogni branco di porci era contrassegnato da quello delle altre specie animali. segni particolari cui corrispondevano i rela-

41 tivi proprietari, segni ottenuti praticando op- I maiali venivano distinti in: portuni tagli nelle orecchie degli animali: - porci mannali, quelli allevati nelle abita- - «trunca ad una e bogada di nanti all’altra» zioni del paese, in genere uno per famiglia, - «scala de nanti e bogada di dietro» per i quali era consentito il prelievo di - «trunca ad una e rundinina all’altra» ghiande dal bosco (diritto di ghiandatico); - «rundininas ambas» - porci rudi, quelli allevati allo stato brado - «truncas ambas» nei boschi, distinti, a loro volta, in: - «rundinina ad una e scala de nanti all’al- - matricini (o mardidu o mardiedu), gli tra». adulti; Data la nota alternanza di produzione frutti- - annicoli (o achisorgius), i giovani, valuta- fera delle specie quercine, che vede ad anna- ti, ai fini del pascolo, pari alla metà del te di pasciona succedersi annate di magra, si mardidu; procedeva anno per anno per ogni fillada, - lattanti, i piccoli che non venivano conteg- ossia per ogni «ghiandifero», alla stima del- giati nella stima. le ghiande e quindi del bestiame che poteva Più tardi, col Regolamento forestale del trovarvi sufficiente alimento per consentirne 1844, la materia fu regolata in modo da as- l’ingrassamento (la cosiddetta grassa). sicurare una maggiore obbiettività alla sti- La stima era eseguita più che per evitare un ma, onde evitare danni da sovraccarico di sovraccarico di capi e quindi di possibili bestiame. danni al bosco, per stabilire se e in che mi- L’estimo ghiandifero venne da allora affida- sura, soddisfatte prioritariamente le esigenze to a dei porcari non locali che vi provvede- degli abitanti di quel determinato feudo vano con apposita perizia giurata. aventi diritto, si poteva affittare parte del pa- Il Giudice di mandamento rompeva poi ap- scolo a pastori di altre giurisdizioni. posito bando pubblico per portare a cono- La valutazione veniva affidata a persone le- scenza del villaggio le risultanze della stima gate al feudatario e da questo dipendenti, e per ogni località. facilmente poteva concludersi con una so- Il pascolo dei suini poteva essere esercitato vrastima della grassa perché in tal modo il nei boschi ininterrottamente in ogni periodo barone era autorizzato ad affittare il sovrap- più a pastori non locali, il che gli consentiva dell’anno ed ai porci rudi venivano riserva- di aumentare il proprio reddito. te in via esclusiva le selve ghiandifere dal Al numero di capi ufficialmente autorizzato 1° novembre al 15 febbraio dell’anno suc- si aggiungeva quello che pascolava abusiva- cessivo. mente, fatto tutt’altro che infrequente specie La grassa, ossia la capacità di alimentare nelle foreste meno accessibili e situate in quel certo numero di capi suini, veniva sti- zone impervie, rifugio spesso di latitanti: mata, di solito, solo sui boschi Comunali o «Anche nelle montagne d’Urzulei – segnala- Demaniali soggetti ad ademprivio e non sui va l’Intendente provinciale di Lanusei in una boschi privati. nota del 19.12.1841 – ...sovrabbondanza di Sebbene non sia possibile, per i noti motivi ghiande, ma abitate come desse sono da di alternanza di produzione ghiandifera del- moltissimi banditi vi si introducono secondo le specie quercine 24 stimare, attraverso il nu- il solito i porci... senza alcun permesso... e mero di capi della grassa, l’estensione delle difficile si rende a ciò porre riparo, trattan- fustaie esistenti nei singoli Comuni, tuttavia dosi di montagne assai scabrose... riesce la consultazione di documenti relativi alla sempre difficilissimo se non impossibile di stima del numero di capi ammissibili al pa- 23 dare attacco ai banditi...» . scolo ci aiuta a definire quante «filladas» e

42 quindi quante e quali fustaie esistevano su ...il pascolo continuo delle vacche che non quel dato territorio, e avere un’idea della contente di distruggere le piccole piante che omogeneità della copertura forestale. appena nascono...; ed ancora: ...allorquan- Consente inoltre indirettamente di raffronta- do non vi è sufficiente pascolo per le foreste re la presenza dei ghiandiferi nei diversi ter- atterrano anche quelle piante che si trovano ritori con lo stato attuale degli eventuali so- coperte dell’ellera e approfittano di quelle prassuoli. poche foglie... Per tale motivo si ritiene un utile comple- ...Si contano già 4000 e più ceppi d’alberi mento al presente lavoro il riportare in Ap- abbattuti. pendice, alla quale si rinvia, la stima del nu- mero dei porci rudi redatta per l’annata Alcuni pastori, beneficiando di particolari 1856-57 in diversi comuni dell’isola. concessioni, si erano insediati stabilmente in parti ben definite dei salti, nelle cosiddette Nei boschi cedui, formati da boscaglie di es- cussorge, e avevano colonizzato ampi lembi senze arbustive o da soprassuoli misti arbo- di territori forestali con l’inevitabile scom- rei utilizzati periodicamente per ricavare parsa di molti soprassuoli boschivi e l’alte- carbone, si esercitava il pascolo di tutte le razione strutturale di altri. Ciò era avvenuto specie di bestiame, vaccino, suino, caprino soprattutto nella Nurra, in Gallura, in parte ed ovino, ininterrottamente e senza limita- del Sulcis ed avvenne successivamente an- zione alcuna. che nel Sarrabus. Come diritto di pascolo veniva corrisposto Per secoli, prima che venissero presi in con- normalmente il deghino, in natura o in dana- siderazione i danni che un certo esercizio del ro, e in misura differenziata secondo i diver- pascolo comportava, i guasti si erano succe- si feudi. duti e sommati e avevano pesantemente in- ciso soprattutto sulla estensione e sulla qua- Dunque, di norma, tutto il bestiame doveva lità dei boschi. permanere nei salti, lontano dalle aree di D’altra parte l’economia isolana si era sem- stretta pertinenza del villaggio e delle colti- pre retta su due attività preponderanti: quel- vazioni. la agricola propriamente detta, e quella pa- Isolati dal contesto sociale, i pastori adempi- storale. vano alla loro attività con un unico obiettivo, Quest’ultima alimentava anche una certa per il quale e in funzione del quale viveva- esportazione di pelli, formaggio, insaccati e no, quello di far produrre il proprio bestiame capi vivi, e forniva una quota di reddito ai e di assicurarne la sopravvivenza. feudatari; pertanto, se si prescinde dalle nor- E ciò li portava ad anteporre a ogni altra nor- me ricordate più sopra, emanate per perse- ma quella dettata da contingenti necessità guire i danni alle coltivazioni agricole, o per produttive o da egoistici bisogni, che il più favorire una specie animale rispetto ad spesso si estrinsecavano in atti e comporta- un’altra, nessuna altra limitazione esisteva menti che producevano guasti a singole all’esercizio dell’attività pastorale nei bo- piante o ad interi soprassuoli. schi: non quello di rispettare e proteggere il Nella già ricordata relazione stilata sui bo- novellame: «Oziosi i pastori per esercitar le schi della Commenda di S. Leonardo, così si braccia agitan la scure e fanno eccidio di esprimeva il Capitano di vascello Albini: pianticelle e di rami...» 25 né quello di non Non vi sono alberi giovani... per il continuo pascolare nelle tagliate; nessuna proibizone pascolo del bestiame e varie altre cause... circa il taglio di rami per alimentare il be-

43 stiame e nessuna indicazione su come ese- terrano gli alberi intieri e distruggono il bo- guire il taglio; nessun limite territoriale; nes- sco..». suna limitazione al carico di bestiame o a «Ma gli abusi a cui dà luogo l’attuale siste- questa o quella specie. ma di agricoltura resistono talmente... che il Da qui gli abusi lamentati e descritti in in- suolo della Sardegna vedesi ogni dì più po- numerevoli documenti, a danno di singoli al- vero e più nudo di piante e selve...». beri o a scapito di intere superfici boscate, e ascritti con monotona e costante ripetizione Soltanto nel 1837 però, col Pregone sulla su- al mondo pastorale: abbattimento di piante, ghera, venne per la prima volta imposta una sbrancamenti, disboscamenti, incendi, dis- limitazione al pascolo in zone boscate: nelle sodamenti. sugherete infatti si vietò quello delle capre e In una nota del Visconte di Flumini e Gessa si prescrisse il risarcimento dei danni pro- diretta alla Segreteria di Stato 26 si lamenta- dotti dalle altre specie. va che «...alcuni suoi vassalli di Flumini e Occorrerà tuttavia attendere il «Regolamento Conesi, ed altri pastori circonvicini a salti pel governo dei boschi nel Regno di Sarde- ghiandiferi detti di Gessa proprio del suo de- gna», approvato con Regie Patenti albertine il manio, vanno facendo guasti sì notevoli nei 14. 9. 1844, per trovare dei princìpi di regola- medesimi, da minacciare gravissimi danni, e mentazione del pascolamento, demandati a forse ancora la rovina....». provvedimenti degli Intendenti provinciali «Primamente nello scorso inverno atterraro- che dovevano corrispondere «..ai bisogni rea- no grandissima quantità di alberi di alto fu- li delle popolazioni, ed alla conservazione dei sto per nutrire co’ teneri rami e virgulti i lo- boschi» e che dovevano essere emanati sulla ro armenti; qual fatto è di natura tale a far scorta di proposte dei Consigli comunali. conoscere qual spirito di sana economia li L’attività pastorale costituì comunque sem- governi....». pre, sia per la rilevanza numerica degli ad- Gli organi preposti al governo della cosa detti al settore sia per il modo arcaico in cui pubblica erano ben consci dei guasti che l’esercizio veniva condotto, una delle cause l’attività pastorale nel suo insieme provoca- maggiormente incidenti sullo stato di degra- va ai boschi o direttamente o indirettamente do e sul depauperamento delle superfici fo- e, se pure in mancanza di norme giuridiche restali isolane. specifiche e codificate, tentarono, attraverso L’incidenza crebbe con l’aumento del patri- circolari e disposizioni varie, di porre un fre- monio zootecnico che registrò, dall’inizio no agli abusi, anche in contrasto con i Con- alla fine del XIX secolo, un costante incre- sigli comunitativi che continuavano a pero- mento (Tab. 3). rare e la necessità di «narbonare» e quella di sbrancare gli alberi. La Reale Giunta Patrimoniale, in un docu- Tab. 3 Consistenza e ripartizione del patrimonio mento diretto alla Segreteria di Stato del 6 zootecnico isolano nella prima metà del XIX sec.28 maggio 1826, riferendosi ad una richiesta in ANNO BOVINI EQUINI CAPRINI SUINI tal senso dei Consigli comunitativi di Botti- N. N. N. N. da, Burgos ed Esporlatu, così commentava: 1808 212.540 53.089 184.527 92.052 «... i particolari...sotto il pretesto di procura- 1849/50 281.792 58.314 408.948 168.230 re sul luogo un alimento ai buoi da lavoro at-

44 3. Gli incendi boschivi to (... e si non pagat issa... saghitsilli sa ma- nu destra..). L’impiego del fuoco come mezzo colturale Altre norme riguardavano la prevenzione risale, come si sa, ad epoche molto remote: degli incendi, come il divieto di bruciare le esso veniva ordinariamente impiegato nel stoppie prima dell’8 settembre (cap.45: Vo- mondo rurale quale strumento per creare o lemus et ordinamus, chi nexuna persona ripulire i campi, o per rinnovare i pascoli. deppiat, ne pozzat ponni fogu infini a passa- Il fuoco poteva però facilmente evolversi in da sa Festa de Santa Maria, chi est a dies incendio e come tale provocare danni alle ottu de Capudanni..) e l’obbligo di provve- zone contermini e dilagare nelle aree fore- dere alla difesa del villaggio e delle aree col- stali prive di qualunque sistema di difesa. tivate mediante apertura di fasce parafuoco L’incendio è da annoverare in Sardegna tra (sa doha) entro il 29 giugno (Santu Pedru de le cause principali di regressione del patri- Lampadas), pena, in caso contrario, il paga- monio forestale; da sempre è stato un male mento di un’ammenda di soldi 10 per abi- endemico dell’isola, frutto di pratiche coltu- tante del villaggio. rali radicate sia nel mondo contadino che in Le norme del codice arborense si preoccu- quello pastorale: appiccato abitualmente dai parono molto delle case, degli orti, dei semi- pastori per ripulire i pascoli, per fertilizzare nati e delle vigne, dell’area del villaggio che e migliorare il cotico erboso, o per favorire costituiva la così detta habitacione, ma non il ricaccio dei giovani polloni delle essenze trascurarono gli incendi delle terre incolte, arbustive invecchiate, e per narbonare; od dei saltus, delle aree forestali situate lontane ancora causato accidentalmente dai contadi- dai centri abitati. ni con l’abbruciamento delle stoppie. Vi era evidentemente la consapevolezza del- Ma anche strumento di offesa cui si faceva la reale loro incidenza nel tempo sulla con- spesso ricorso: Se sorgea ira tra due baroni, servazione dei boschi, intesi come ricchezza essi cercavano di danneggiarsi, invadendo della collettività che andava tutelata. uno il territorio dell’altro, guastando i lavo- Nelle aree forestali tuttavia l’uso del fuoco ri agrari, bruciando le messi, tagliando gli colturale era generalizzato e di fatto accetta- alberi, incendiando i boschi. 29 to o tollerato, e dal fuoco, impiegato come strumento colturale, facilmente potevano In Sardegna l’incendio fu considerato un de- originarsi degli incendi. litto, e come tale perseguito da precise nor- E quando gli incendi divenivano incontrolla- me fin da epoca giudicale. bili ardevano per settimane intere e distrug- Nella Carta De Logu 30 son ben cinque i ca- gevano superfici forestali vastissime. pitoli dedicati alla normativa sugli incendi: Il codice arborense prevedeva che chiunque quelli colposi erano puniti con ammende di potesse far ricorso all’uso del fuoco adottan- £ 25 e la rifusione dei danni provocati do le dovute precauzioni (..ciascaduna per- (cap.45); quelli dolosi, distinti in incendio di sona pozzat ponni fogu a voluntadi sua, case (cap.46) e incendio di terreni coltivati guardandosi però non fazzat dannu ad atti- (cap. 47), prevedevano pene molto più seve- ri..) , ché altrimenti si incorreva in una mul- re: la pena di morte nel primo caso (... e siat ta di £ 10, oltre alla rifusione del danno pro- juygadu dellu ligari a unu palu, e fagherillu vocato dall’incendio. arder...), e il taglio della mano destra nel se- Se il colpevole fosse risultato nullatenente condo, qualora l’incendiario non fosse stato era prevista la prigione a discrezione della in condizioni di rifondere il danno cagiona- Corte.

45 Si prevedeva anche la pena in solido per il villaggio nell’eventualità che il colpevole non venisse individuato (istituto detto inca- rica): i Giurati del villaggio erano tenuti ad eseguire le indagini e a provvedere alla cat- tura dei colpevoli entro 15 giorni, pena una multa di £ 30 per il villaggio grande e di £ 15 per il piccolo, oltre a 100 soldi a carico del Curatore. L’istituto della responsabilità collettiva per la rifusione dei danni provocati dagli incen- Goceano: aree forestali degradate da ripetuti incendi. di fu mutuato poi dagli spagnoli e successi- vamente anche dai governi sabaudi e rimase in vigore fino al varo del Codice Feliciano mosse il giudizio, e condannato il Comune del 1828. 31 alla rifazione dei danni, fu convenuto che quella somma si pagasse in perpetuo, men- E non v’è dubbio che fu applicato con un tre non era altrimenti possibile che fosse il certo rigore, anche se non raggiunse comun- Feudatario altrimenti soddisfatto sì dai frutti que l’obiettivo di contenere gli incendi nel- perduti, che dalla distrutta proprietà». l’isola. E in un verbale della Delegazione Feudi fu Un fatto curioso ed emblematico, a tale pro- annotato: posito, lo si rileva dalla documentazione «...In quanto finalmente concerne alle lire concernente il riscatto del Viscontado di Flu- sarde 875 che la Comunità paga al Feuda- mini e Gessa 32 da parte dello Stato, a segui- tario, in dipendenza dell’atto di transazio- to della legge del 1835 sul riscatto dei feudi. ne delli 9 gennaio 1754, osserva il Feuda- Il Visconte di Flumini, Asquer, in tale circo- tario che né per la ragione né per la forma stanza, ricomprese tra i redditi del suo feudo può avere sussistenza la pretesa rescissione anche una dirama di lire sarde 875 che il Co- del Comune mentre ed un sufficiente corri- mune di Fluminimaggiore corrispondeva an- spettivo fu dal Feudatario conceduto col nualmente al feudatario fin dal 1754 a titolo condono di tutti i processi compilati per di rifusione di danni provocati al bosco da l’incendio...». un incendio il cui autore era rimasto eviden- La controversia si protrasse a lungo, fino a temente ignoto. che non si addivenne, in data 28 agosto Il procuratore del Comune eccepì che la di- 1839, alla stipulazione di un concordato tra rama derivava da titolo di pura incarica e il visconte don Francesco Asquer, assistito, che i ghiandiferi incendiati «...ove esistesse- in qualità di minore, dal suo Curatore Ago- ro, non frutterebbero neppure la terza parte stino Diaz, ed il Consiglio comunale di Flu- degli scudi 370 stabiliti per indennità». 33 mini rappresentato dal Regio Fisco generale. Il Supremo Consiglio stabilì poi, al punto Ma il visconte insistette, e in una sua con- terzo della sentenza che ratificava di fatto il trodeduzione: concordato «..doversi comprendere nel con- «...Dimentica però egli o pare voglia ignora- to dell’attivo le lire ottocentosettantacinque re il titolo di siffatta indennità. L’incendio fu annualmente corrisposte dal Comune di Flu- gravissimo e tale, che 20 e più migliaia di mini dipendentemente dall’articolo quarto ghiandiferi andarono inceneriti, per cui si dela transazione 9 gennaio 1754». 34

46 Dall’epoca giudicale in poi la questione de- che più non esistono, e la mancanza della gli incendi fu comunque costantemente alla provvista sufficiente del bosco, che perciò ribalta: ne troviamo traccia nel Parlamento manca alle Città, e Villaggi del Regno: per del Duca di Gandia, don Carlo Borgia conte ovviare a tanti danni s’ordina e si comanda, di Oliva (1612-1614), ove venne prevista che occorrendo simili incendi s’eseguisca in una pena di due anni di galera a chi avesse odio di chi lo cagionasse, ciocché venne già appiccato fuoco nelle zone ove si erano pra- ordinato e prescritto nei suddetti capi 5 e 6 ticati innesti di ulivi, e si raccomandava che del titolo 25 ed ove non risultasse del delin- i prelati minacciassero la scomunica a carico quente, o ne risultasse e fosse persona esen- degli incendiari. te, i più vicini abitatori del luogo in cui l’in- Si trattava di proteggere soprattutto beni cendio accadesse, paghino il danno che ne considerati fonte di ricchezza, piante che col ha sofferto il padrone, e lo indennizzino del loro prodotto potevano concorrere ad accre- prodotto che tutti gli anni ne ricaverebbe, se scere il reddito dell’isola e ad affrancarla tal incendio non fosse seguito, affinché dalle importazioni dell’olio di oliva dalla ognuno così si impegni, perché non v’acca- Andalusia. dano incendi né nelle Montagne, né in altri E poi più in là, sotto Filippo III di Spagna tenimenti fruttiferi, che l’abbondanza e la (1578-1621), quando si avvertì che «.. in- sussistenza somministrano al popolo». 35 cendios, y fuegos, que con tanta facilidad se ponen en el dicho Reyno...» (ci si riferiva al- In epoca sabauda, con la Carta Reale la Sardegna) imperversavano incontrastati 29.8.1756, si introdusse il divieto di impie- su molte contrade e cominciavano ad evi- gare il fuoco per eliminare la vegetazione e denziarsi alcuni guasti ai soprassuoli boschi- coltivare nuove terre, ed anche per procura- vi e ad emergere sia la penuria di legna in al- re pascoli più abbondanti. cuni distretti, sia i riflessi negativi sulla pro- Ed ancora, col Pregone del 2 aprile 1771, n. duzione di ghiande. 66, si vietò l’accensione di fuochi sotto le E quando, presa ulteriore coscienza della va- piante o nelle loro vicinanze (art. 68), pena stità e della pericolosità del fenomeno, si il risarcimento dei danni e l’ammenda di cercò di reprimerlo con norme apposite, scudi 25. Si prescrisse inoltre l’obbligo per quale quella contenuta nelle Prammatiche «i passeggieri, che faranno fuoco nelle mon- spagnole al capo XI del titolo 42, che ripro- tagne, dove sogliono soffermarsi..» di spe- pose l’istituto della responsabilità collettiva gnere il fuoco stesso prima di abbandonare il nel caso che gli autori dell’incendio fossero sito, pena un’ammenda di lire 25, oltre il ri- rimasti ignoti: «Per contenere gli avidi di sarcimento dei danni. aprire, e coltivare nuove terre, ed i pastori di Tutte norme che denotano l’attenzione delle far crescere più presto l’erba, i quali appic- istituzioni verso un fenomeno che continua- ciano a bella posta il fuoco, ed abbrucciano va a procurare seri danni alla copertura bo- alcune montagne, e v’introducono dopo ab- schiva. brucciate le loro greggie per mangiare i nuo- Le norme venivano tuttavia osservate solo in vi, e freschi germogli dal che ne nasce che si parte; vi erano anzi alcune contrade, come la perdono i roveri, e quercie, e gli altri alberi Gallura, ove la violazione sistematica dei di- in pregiudizio della razza dei porci, ed in di- vieti connessi all’accensione dei fuochi nei scapito in conseguenza dei Dritti del re, e dei mesi estivi, era divenuto motivo per esigere Signori, oltre il danno grande che ciò porta da parte del feudatario un balzello suppleti- nelle crude invernate al bestiame medesimo vo denominato capretta di fuoco (oveja de la mancanza di ricovero sotto questi alberi, fuego) e localmente turiccia di focu, che

47 consisteva appunto nella corresponsione di reiterando un disposto prammaticale, preve- una capra in cambio del permesso di accen- deva la pena di morte per chiunque avesse dere fuochi in ogni stagione. 36 appiccato dolosamente il fuoco a case, ma- Ma poiché «Le Leggi emanate a riparo degli gazzini od altri edifici entro o contigui al po- abusi invalsi negli incendi, che si destano polato (art. 1958) o a case o capanne abitate nelle montagne, e nelle pianure per aprire al (art. 1959), e la galera a tempo a chi volon- lavoro nuove terre, e per procurare al bestia- tariamente avesse incendiato piante in piedi me un anticipato pascolo non sono state suf- o atterrate e a legne e legnami ammassati o ficienti a prevenire, e scansare i danni gra- in catasta, nonché a vigne, oliveti e coltivi. vissimi, che ne ridondano al Pubblico, ed ai particolari col devastamento delle selve ed La pena della galera a tempo fu prevista an- abbruciamento degli alberi fruttiferi, e delle che per coloro che avessero fatto ricorso al- chiusure...», Vittorio Emanuele I, col Regio l’uso del fuoco, per motivi colturali, prima Editto riguardante gli incendi del 22.7.1806, dell’otto di settembre (art. 1962), pena tra- oltre a reiterare le norme prammaticali già mutata successivamente nel carcere. 39 ricordate, introdusse due importanti novità Non mancarono nel tempo sanzioni esem- circa il divieto di metter fuoco nelle terre nel plari: Girolamo Serra di Nurri fu condanna- periodo estivo e prima dell’ 8 settembre: to il 2 settembre 1832 a tre anni di galera ol- - la perdita, a carico del contravventore, del- tre alla rifusione dei danni, valutati in soldi la superficie coltivata e del suo prodotto, a 7 e danari 6, per aver appiccato fuoco alle favore del Monte Granatico; stoppie su un terreno in località Sa perda de - l’obbligo di munirsi di apposita autorizza- sa furca, «...onde prepararlo al futuro semi- zione del Giudice del luogo per impiegare nerio...», in quanto il fuoco, «...avendosi di- il fuoco dopo l’8 settembre. latato danneggiò le siepi dei possessori cir- 40 Sancì inoltre il divieto di pascolo per un an- convicini...» . no sui terreni bruciati in violazione di legge, sotto pena di sei scudi per ogni capo di be- Tuttavia le sanzioni amministrative o le con- stiame. danne penali non sortirono l’effetto di conte- «Ordinazioni si bandirono, sí per punire nere il fenomeno, ancora acuto e rilevante gl’incendi nelle montagne e nelle pianure nel 1840. con danno enorme delle selve...opera per lo È di quell’anno infatti il Pregone del vicerè più di pastori intesi a pascoli abbondevoli ed De Asarta 41 che richiama le precedenti di- antecipati nell’autunno...» scriveva in pro- sposizioni contenute negli artt. 1962, 1963, posito P. Martini. 38 1964 e 1965 del Codice Feliciano del 1828: «Essendo stati informati dei gravissimi dan- Ma né queste ordinazioni sabaude, né quelle ni che vengono ogni anno cagionati nel Re- spagnole, come neppure, d’altra parte, tutte gno per la trascuratezza degli agricoltori del- le norme che si sono succedute in materia, le prescritte cautele, e pel riprovevole uso riuscirono mai a sradicare il secolare depre- invalso nella classe dei pastori, contro l’e- cabile impiego del fuoco come strumento spresso divieto delle leggi, di appicciar il colturale o di offesa, proprio, se non esclusi- fuoco nell’estiva stagione... volendo Noi vo, del mondo rurale sardo: le distruzioni e i porre un argine alle funeste conseguenze... lutti frequenti che tuttora si verificano in sono per lo passato e massime nell’anno Sardegna ne danno una chiara conferma. scorso, derivate, distruggendosi con fre- Neppure il Codice di Carlo Felice (Leggi ci- quenti incendi, a danno del Pubblico, e dei vili e criminali del Regno di Sardegna) che, privati, non solo gli attuali, ed innumerevoli

48 vantaggi che ritrar si possono dai legnami struggea i foltissimi boschi dell’Argentiera, sia per l’economia domestica, che per l’in- e inceneriva poco men che tre milioni di dustria e pel commercio, ma ben anco le fon- grandi lecci e un milione di annosissimi uli- date speranze delle future generazioni, di vastri. L’infiammamento durò circa due set- cui l’attuale è depositaria e custode...». timane, e per tanto tempo soffrì Sassari un calore infernale. Il fuoco fu per malignità, E di qualche anno appresso la Circolare del ma senza intenzione di cotanto effetto, ap- Vicerè G. De Launay ai Giudici di Manda- piccato a una catasta che tenea pronta un mi- mento 42 perché vigilassero più attentamente serabile per incarbonarla». e richiamassero a una più puntuale attenzio- E sugli incendi che costantemente dilagava- ne verso il problema degli incendi e la tute- no nelle campagne : la delle aree boschive, sia i Ministri di Giu- «Per simili disastri accadde che le selvose stizia, sia le autorità locali, e perché mettes- regioni dell’isola siano state sgombrate in sero ogni cura nel perseguimento degli in- gran parte, e che al presente in pochi luoghi cendiari. vedasi una vegetazione prospera». Le note del Casalis- Angius sui boschi dei Anche il Lamarmora testimoniò più volte diversi villaggi della Sardegna, riportano sul fenomeno, attribuendolo ai «...pastori di con martellante monotonia, tra le cause del- capre, i quali da tempo immemorabile, nei la distruzione di questa o quella foresta, o mesi d’estate, appiccano il fuoco alle bosca- dello stato spesso miserevole dei soprassuo- glie per farvi spuntare qualche nuovo tallo li boschivi, gli incendi, appunto. onde dar nutrimento al loro gregge. È cosa E mirabilmente, nello stesso testo, a propo- rara che il fuoco appiccato a tal fine agli ar- sito dello stato delle foreste sarde e della lo- busti di un certo luogo, anche ristretto, pos- ro distruzione ascrivibile in buona parte ai sa essere circoscritto nei limiti dell’area che pastori e agli incendi da essi appiccati, viene si vuole incendiare; epperciò accade quasi detto: sempre che questi incendii si estendano e si «...in sul finir della state, quando sogliono propaghino ai luoghi vicini. Si veggono al- abbrustolar i cespugli delle lande per aver lora spazii estesi per molte leghe, montagne dal ceppo vigorosi germogli dopo le brama- intiere, vaste foreste...diventare in poche ore te piogge autunnali, o propagano per mali- preda alle fiamme». gnità l’incendio nelle prossime selve, o non E riferì come nel 1828, «...avendo io fatto usano le convenienti precauzioni contro il una corsa sino al Gennargentu..pei lavori progresso delle fiamme». che facevo attorno alla mia carta, dovetti «Ned è caso raro la combustione delle fore- passare la notte del 5 al 6 di quel mese...la ste, perché non passa anno che se ne abbiano notte era serena...vidi non meno di 38 luoghi a deplorare non pochi, e accade sovente che diversi andar divorati dalle fiamme, fra i 43 l’ardore del sollione sia per molti giorni fatto quali più di una foresta...» . più cocente da questi spaventosi fuochi». A proposito di un terribile incendio svilup- Camba e Coll., in «La criminalità rurale in patosi nella Nurra nel luglio del 1839, l’An- Sardegna», Rivista sarda di criminologia, IV gius (Casalis-Angius, voce Logudoro) lo de- (anno 1968), fasc. 1, ha messo in luce l’esi- scrisse così: stenza di 116 processi di incendio per il pe- «Nel luglio di quest’anno suscitatosi nella riodo 1801-1830, tratti da cause criminali Nurra un violentissimo incendio si stendeva della R. Udienza. serpeggiando col favore de’ venti sopra mol- La Repetto 44 riferisce che dallo spoglio del- te miglia quadrate, e con orribili fiamme le Cause Criminali del R. Demanio emergo-

49 no 20 processi di incendio, dei quali 17 Il primo incendio della serie si verificò il 13 agro-pastorali, compresi tra il 1782 e il agosto del 1802 in località Su Bighinzu e In- 1824. Ma lo stato precario di conservazione tra accorru, dalle quali si estese poi ai siti dei documenti fa ritenere all’autrice che il denominati Tanqueta e sardighinas, interes- numero riscontrato sia verosimilmente una sando diverse piante di roble(rovere) e di al- parte minima rispetto all’effettiva casistica. cornoque (sughera). Quanto alle cause determinanti di questi in- L’inchiesta non appurò le effettive responsa- cendi, dagli atti processuali si evince che la bilità dei tre sospettati, Pala Corona Sisin- maggior parte di quelli agro-pastorali a dan- nio, Joseph Serra e Joseph Tore, che, a detta no del demanio regio furono dovuti: del testimone Juan Sanna, di Francesco, di - per uso di seminerio, che com’è notto anni 24, da Abbasanta, venivano pubblica- (sic!), riesce più fertile nei terreni incen- mente additati come responsabili: «..he oìdo diati (ASC, R. Dem. - Cause Crim., V dezir publicamente...haver puesto el fue- .1137); go...». - per narbonare..il terreno ad uso del semi- Più produttivi furono invece gli accertamen- nerio (V. 1116); ti condotti per appurare le responsabilità di - appostatamente nelle terre sgherbite per due incendi verificatisi nel 1816 ad opera di lavorare (V. 731); Graziano Puddu, Bonaventura Sias, Giusep- pe Schirra Oppo, Palmerio Mureddu, Gio - come qui (S. Lussurgiu) è solito farsi, pre- Stefano Zecchinu e Gio Bachisio Dessì, in- parare al seminerio (V. 1475); cendi originatisi da fuochi colturali non au- - ai pastori per profittare il bestiame loro torizzati. della pastura dell’erba, che più abbon- A risultati positivi pervennero anche gli ac- dantemente nascerebbe doppo (sic!) in- certamenti condotti su un incendio doloso cendiata la montagna (V. 1137); sviluppatosi il 9 settembre 1817, tra le 9 e le - per approfittare della pastura dei freschi e 10 del mattino. 46 teneri germogli che sogliono dopo a poco Il responsabile fu identificato in Gio Bachi- tempo dalle rispettive radici germogliare sio Dessì grazie alla testimonianza di Simo- dei freschi e teneri ramoscelli, che servo- ne Arca Cherchi di Abbasanta, di anni 22. no di buon pascolo ed alimento (V. 577). Dal relativo verbale d’interrogatorio del Cherchi il Dessì «...accese fuoco mediante Tra la documentazione archivistica pervenu- un acciajo e pietra fuocaja ad una macchia di taci sugli incendi di cui sopra, particolare sovero, ed altra legna, che tagliato in un trat- evidenza assumono i territori dei Comuni di to di terreno che il medesimo avea prapara- Abbasanta e di Santulussurgiu: sul primo to per il seminerio; quel fuoco appena acce- esistono gli atti istruttori di ben sette incen- so s’incaminò per gli alberi giandiferi sen- di dal 1802 al 1817; sul secondo, le inchie- zacché il medesimo Dessì siasi curato di fa- ste condotte su tre incendi, una del 1823 e re degli sforzi possibili onde poterlo smor- due del 1824. zare....». Ad Abbasanta l’area colpita fu soprattutto Poi il Dessì «...poco curandosi delle mie quella demaniale denominata montagna di proteste se ne partì senza aver spento detto Abbasanta, facente parte del feudo regio fuoco, quale appiccandosi d’un’albero al- Parte Ozier, classificata all’epoca, con ter- l’altro, cagionò un grandissimo danno, che mine spagnolo, bellotal, corrispondente al si sparse per tutto quel distretto....». sabaudo ghiandifero, ossia bosco di querce Ma l’incendiario agì anche il giorno appres- ricco di ghiande. so, a detta del testimone che stavolta era in

50 compagnia di altre persone, in località Mat- biano messo a maleficio della Reale Monta- ta Niedda, limitrofa a Mura Crabina: qui ap- gna ghiandifera di Abbasanta, con aver ca- piccò un incendio e poi non riuscì a domar- gionato il medesimo un eccessivo danno ne- lo, ed allora «...se ne andiede disperato co- gli alberi, sotto pena, che trascorrendo detto noscendo in se stesso il tanto e male che termine senza aver pronto, ed arrestato gli avea fatto nel mettere fuoco solo e senza ve- autori, si vedranno detti abitanti incorsi nel- runa assistenza in una stagione così critica; e la pena dell’incarica.....». noi dopo essere stati per molte ore combat- tendo...vedendo che erano inutili tutti i no- Parte degli incendi erano dovuti a cause dif- stri sforzi...lo lasciammo andare a suo talen- ferenti da quelle colturali. Erano espressio- to...che restò per tutto quel giorno caminan- ne del malessere del mondo rurale avverso do alla libera, fintantoché si smorzò da se questa o quella modifica legislativa sovver- solo.....». tente secolari e consolidati diritti o supposti Nello stesso anno si sviluppò anche un altro diritti. incendio che interessò diverse località di Ne sono un esempio gli effetti dell’Editto Abbasanta: Perda carpida(?), Mura surgia- delle chiudende, le ripercussioni che si eb- gas, Sarraighinas, Brunellu, Sos noos, Su bero a seguito delle tagliate operate sui bo- bau de sa figu niedda, Bau de nughe, Su cra- schi di roverella negli anni Trenta e Quaran- stu de sa rughe, Bantine, Procargios, Su lit- ta, ed infine le reazioni che si verificarono tu, S’argiola de su pranu, fino al ponte di nel mondo rurale in conseguenza dei muta- Bonorchis. menti nell’assetto proprietario intervenuti I periti accertarono che anche questo incen- dopo la metà del XIX secolo. dio era d’origine dolosa: «...d’esser detto fuoco messo apostatamente per mano altrui, giacché in molti alberi al- La legge sulle chiudende del 1820 l’intorno di questi abbiamo trovato della le- gna secca fatta a mucchio, acciocché ab- L’Editto Regio 6 ottobre 1820, noto come brucciando questa, s’attaccasse in seguito il l’Editto delle chiudende, rappresentò un fat- fuoco a detti alberi....». tore di turbamento nell’equilibrio del mondo rurale, ed ebbe riflessi negativi sulla coper- Le norme dell’epoca prevedevano ancora tura forestale. l’applicazione dell’istituto dell’incarica, già Prevedeva la facoltà, per chi fosse titolare di ricordato più sopra, che sanciva la responsa- proprietà perfette, di chiuderle; e identica fa- bilità collettiva dell’intera comunità qualora coltà, subordinata però ad espressa autoriz- l’autore del danno fosse rimasto sconosciu- zazione, ai titolari di proprietà gravate da to, e ciò facilitò di certo l’identificazione di servitù di ademprivio. alcuni dei responsabili degli incendi. Essa mirava alla formazione della proprietà Sebastiano Usai, pubblico banditore di Ab- perfetta, strumento ritenuto indispensabile basanta, dichiarò a verbale 47 che il giorno 18 per favorire lo sviluppo dell’agricoltura nel- settembre 1817 aveva rotto il bando «...in l’Isola. tutti i luoghi e modi soliti del villaggio di Se il fine fu lodevole, non altrettanto lo fu Abbasanta a voce alta, ed intellegibile, ed a l’applicazione pratica della norma, che ebbe suono di tamburo, dando ad intendere a tutti effetti devastanti in molte campagne. quelli abitanti che... nel preciso e perentorio Le concessioni di terreno da destinare a col- termine di giorni quindici... abbiano di pro- tivazioni specializzate, oliveti, vigne , cerea- muovere ad arrestare l’autore, od autori...ab- li, o a pascolo, dovevano essere di superficie

51 limitata, 15-20-30-70 starelli (da 6 a 28 etta- vano diritti di pascolo e di legnatico in favo- ri), e venivano accordate con la clausola che re di tutti i villaggi della Trexenta, compren- fossero lasciate libere alcune aree di uso co- denti soprassuoli ghiandiferi ed abbeveratoi. mune: la strada per il passaggio del bestiame rude, quella per il passaggio del bestiame In qualche provincia, come quella di Alghe- domestico e dei carri, il pubblico abbevera- ro, il fenomeno fu limitato per l’opposizione toio e la vicina fonte perenne. dei baroni che ritenevano, a torto, di essere In realtà poi le cose andarono diversamente proprietari dei feudi, e furono recintate qua- e si verificarono tanti abusi: furono recintate si esclusivamente aree comunali, ma an- anche superfici considerevoli, con o senza l’ ch’esse tra le mille difficoltà interposte dai autorizzazione prescritta, inglobati abbeve- feudatari. ratoi e strade, sottratti all’uso comunitario Al dicembre 1832, in questa provincia, ri- preziosi pascoli ghiandiferi, e ciò finì per ge- sultavano recintati a siepe, a fosso, o a muro nerare molti disordini tra la popolazione ru- carbaro, solo 3.758 starelli, contro ben rale povera e già esasperata dalle angherie 195.094 ancora aperti e recintabili. baronali. In quella di Nuoro invece, al giugno del Il Rettore teologo Salvatore Satta di Bono e 1831, risultavano formati già n. 879 chiusi un certo Don Raimondo Angioi, per esem- per un totale di 45.391 starelli cagliaritani 52 pio, incorporarono in altre loro tanche su- contro un’estensione di pascoli pubblici e di perfici appartenenti al prato siddu, destinato terreni aperti di starelli cagliaritani al pascolo comune del bestiame domito, uni- 214.560. 53 tamente a una strada pubblica e a un abbe- veratoio, incuranti dei richiami del Comune I prinzipales, i notabili dei singoli villaggi, e «..con pregiudizio di tutta quanta la popo- le persone benestanti «..le quali ad altro non lazione..». pensano che a chiudere terreni per usurparne A Ghilarza furono recintate gran parte delle dalla Comunità e far necessitare l’abbeve- terre comunali ove si esercitava il pascolo e raggio del bestiame nei fiumi, con il qual ove la popolazione era solita procurarsi la mezzo nell’invernale stagione e nella prima- legna per gli usi correnti. Come conseguen- vera si fanno pagare a caro prezzo dai pasto- za gli abitanti si videro privati del diritto di ri il pascolo» 54 approfittarono dell’Editto «legnare» e di pascolare, con conseguente per impadronirsi di vaste terre d’uso comu- moria di bestiame. ne e questo sfociò in disordini, devastazioni ed incendi, molti dei quali riguardarono aree A Cossoine, nella tenuta comunale Su mon- boscate. te, dalla quale si traeva la legna da ardere e La privatizzazione delle terre fu quasi inav- da opera, diversi, nottetempo, recintarono vertita nelle aree di pianura ed in quelle a alcune zone in località «Su padru de siddu» prevalente coltura agraria, ove l’evoluzone e incuranti dei richiami ufficiali, le destina- verso la proprietà perfetta era avvenuta nel rono a vigneti. 50 tempo, e nella Gallura, ove la colonizzazio- ne delle campagne con la formazione degli Il podatario generale del Ducato di Mandas stazzi da una parte, e l’appropriazione gra- procedette invece a «..una vastissima con- duale di vaste estensioni di uso comune dal- cessione di terreni non minore di starelli cin- l’altra, trovò una situazione di fatto in gran quecento situati tra i limiti di S. Basilio e parte già evoluta verso la proprietà privata. Sant’Andrea in favore del Sig. Comandante Fu invece traumatica nelle zone a prevalen- Virdis» e si trattava di terreni in cui esiste- te economia pastorale, ove i terreni lontani

52 dai centri abitati erano, di fatto o di diritto, di gionò il danno di scudi tremila», e a Bene- uso comune. tutti: Per questo motivo la protesta fu molto acce- «..Ma l’incendio più grave si è quello che si sa specie nelle province di Nuoro e Ozieri, appicciò nel territorio di Benetutti nel gior- ma anche in quelle di Iglesias e Cagliari, ove no stesso in cui era stato pubblicato il Pre- le superfici forestali sottratte all’uso comune gone e che dopo sei giorni e sei notti non in forza di questa legge, incisero sulla dispo- erasi ancora riusciti a spegnerlo ed andava nibilità – se non a prezzi esosi – dei pascoli, tuttavia serpeggiando per la montagna, ca- ed anche delle ghiande occorrenti per l’alle- gionandosi un guasto ed una distruzione in- vamento dei maiali domestici e determinaro- descrivibile..» 57 e, secondo un’altra testimo- no, in qualche caso , una riduzione di due nianza: «..si vidde nello stesso giorno ed in terzi del loro numero. 55 tutta la vasta estensione dei salti di quel vil- laggio improvvisamente acceso da varie par- L’esasperazione delle popolazioni portò alle ti un grand’incendio che col favore del ven- prime demolizioni delle chiudende erette su- to che soffiava dovette immediatamente im- bito dopo l’Editto, sia a Bono che a Pattada. perversare attraverso d’un gran numero di Ma il fenomeno continuò per anni e si acuì tanche che dovette incenerirne il pascolo e nel 1832, anno in cui assunse particolare ri- fieno che ivi si rinchiudeva..». levanza e interessò l’ordine pubblico. L’incendio distrusse prati e vigne e poi I disordini iniziarono a Gavoi, «che fu il pri- avanzò verso il villaggio di Benetutti «..che mo a demolire i chiusi e così dare l’esempio per miracolo non s’introdusse dentro». agli altri», poi si propagarono a Mamoiada, E «..Lo stesso fuoco è andato serpeggiando a Benetutti e a Nule. nei successivi giorni in quei salti e continuò Vi furono numerosi incendi e demolizioni a devastare un gran numero di tanche e una anche a Nuoro, Ozieri, Fonni, Oliena, Bitti, vasta estensione di ghiandifero». Orotelli, ed alcuni incendi su boschi ghian- In una nota del 29.9.1832 (ASC, Segr. di diferi ad Arbus e a Pula. Stato, serie II, V.1618) il Maggiore Cottalor- I protestatari, cui si unirono anche facinoro- da, comandante dei Carabinieri Reali, fece il si e malavitosi che colsero l’occasione per punto della situazione, riferendo come a commettere ogni sorta di delitti, omicidi Fonni, villaggio che «..partorisce uomini compresi, e coloro che profittavano delle non ad altro dati se non al maleficio, alla ra- circostanze per regolare ruggini antiche, riu- pina e ai delitti», gli abitanti «..non contenti niti in quadriglie di 200-300 armati e a ca- di devastare i chiusi vi appiccarono pure il vallo, percorsero le campagne distruggendo fuoco»; come a Ozieri e Pattada vi fossero chiudende e appiccando incendi. stati incendi; come «..peggiori sono i sacer- Né il fenomeno cessò col Pregone viceregio doti, come sarebbero il Reverendo vicario del 21.8.1832 che impose lo scioglimento Pietro Mattu, Preti Loi, Dejana, che...ad al- delle quadriglie, perché queste continuarono tro non tendono le loro mire, che a crescere per un certo tempo, e «..gli autori dei disor- i loro beni..»; come i disordini si fossero dini non si contentarono di demolire le chiu- estesi a Oliena e Bitti; come il più perfido si sure illegali, ma non ne risparmiarono alcu- fosse dimostrato il Rettore di Benetutti, che na». 56 aveva incitato dal pulpito ai disordini e «..l’incendio appiccato nelle tanche si inol- Vi furono, come si è accennato, diversi de- trò fino a incenerire le vigne, i possessi, ed vastanti incendi: a Pattada, per esempio, arrivò al cimitero e poco mancò che gli abi- «..che si estese in territorio di Ozieri e vi ca- tanti stessi ne restassero vittima..».

53 In un rapporto del settembre 1832, si detta- nica fonte energetica di cui si disponeva, gliarono alcuni altri incendi verificatisi in non essendo ancora noto né il carbone fossi- quel mese: le né il petrolio. - la notte del 5, a Fonni, fu incendiata la tan- Di conseguenza costituiva un bene di prima- ca dello speziale Loi; ria necessità sia per gli usi domestici – ri- - la notte dell’8 in Fonni appiccarono il fuo- scaldamento nel periodo freddo e usi di cu- co al chiuso di Giovanni Marrocu e demo- cina, tanto nei villaggi rurali che nei centri lirono la tanca di Antonio Angheleddu; urbani maggiori – sia per alcune attività pro- - il 1° di settembre si verificarono molti in- duttive – fonderie, vetrerie, fabbricazione di cendi nelle campagne di Ozieri, Pattada, calce ecc...– Buddusò, Bantine e Nughedu, con distru- Anche il legname da opera era ritenuto pre- zione di tanche, vigne, pascoli comunali e zioso, perché veniva utilizzato per l’espleta- molti ghiandiferi; mento dell’attività agricola – scale per carri, - la sera del 2, nel territorio di Benetutti, si gioghi, aratri, paleria, manici ecc.– e per la svilupparono diversi incendi che invasero costruzione di fabbricati – solai, travature, le campagne di Bono, Nuoro ed Orani, orditure di tetti e simili. provocando ingenti danni; - la mattina del 6 scoppiò un incendio nel a) Il legname da opera e la legna da ardere e territorio di Bono. da carbone.

Gli incendi e le demolizioni furono partico- Gli atti di infeudazione e le concessioni di larmente concentrati nella provincia di Nuo- diversa natura riconobbero la primaria im- ro, ma non si limitarono a quella provincia: portanza di questo bene ed ai vassalli fu -a Guspini il 5 settembre venne appiccato sempre concesso il diritto di legnatico in mi- un incendio a un ghiandifero e furono di- sura corrispondente al loro fabbisogno: strutti 450 alberi; «...In qualunque dei suddivisati boschi, e - ad Arbus «furono gl’incendi in quest’anno selve, chiunque dei vassalli per gli usi propri scandalosissimi..»; o casaleschi per fabbriche, per istrumenti -a Pula, in data 6 settembre un gravissimo aratori, per abbrucciare, e per qualsivoglia incendio distrusse ulivi, peri, olivastri, altro uso, può tagliare il bosco che gli abbi- «..15 e più mila fascine e tante altre mac- sogna, purché non tagli la pianta dalla ca- chie». 59 spa» e molti villaggi ebbero a disposizione dei salti, terreni boscati «..specialmente de- Per inciso, a seguito dei disordini , furono stinati per farvi legna i pubblici». emesse diverse sentenze di condanne, dalla Non si può però parlare di vere utilizzazioni pena di morte, comminata a Giampaolo boschive, di tagliate regolari e consistenti, Mattu della quadriglia di Olzai, all’esilio in ma solo di prelievi limitati in genere al sod- altre contrade dell’isola: a Carloforte, a Ca- disfacimento delle necessità della singola fa- stelsardo, a Tempio e a Iglesias, cui soggiac- miglia, di modeste quantità reperibili con la quero diversi sacerdoti. 60 raccolta della ramaglia o delle piante schian- tate dal vento o di quelle comunque secche e, talvolta, dall’estrazione dei ciocchi di eri- 4. Le utilizzazioni boschive tradizionali. ca, corbezzolo, lentisco e fillirea ricavabili anche dalla messa a coltura di aree forestali. Nel passato la legna, utilizzata direttamente Il taglio propriamente detto, per rifornirsi di o trasformata in carbone, rappresentava l’u- legna da ardere o per produrre carbone, ve-

54 niva praticato solo sui cedui, formati quasi circonferenza di 30 miglia – in forza del Di- esclusivamente da specie arbustive della ploma del Re Alfonso D’Aragona del macchia mediterranea e non potevano inte- 16.1.1427, confermato con sentenza della ressare le piante d’alto fusto. Reale Udienza del 30 marzo 1729, fino ai Le norme prammaticali vietavano infatti, territori delle Baronie di Ittiri e di Uri e del come si è visto, l’abbattimento di quelle, sal- Contado di S. Giorgio. vo deroghe speciali. Anche Alghero era accomunata a Sassari in questo speciale favore reale, ma essa solita- La risorsa legno era stata considerata sempre mente si provvedeva di legna nell’ambito tanto preziosa, che se ne era fatto oggetto di dei propri territori ed in quelli appartenenti particolari favori a vantaggio di questa o ai feudi di Valverde e di Monteleone. quella città, da parte di diversi sovrani ara- Oristano, oltre che dai propri territori, pote- gonesi. va trarre legna dai villaggi del Campidano. Così per esempio la città di Cagliari già dal Iglesias invece si provvedeva dalle monta- 1360, in virtù di uno speciale privilegio con- gne del Marganai e dai salti di S. Marco, og- cessole dal Re Don Pietro D’Aragona, a gi quasi interamente spogli di vegetazione conferma di analoghi atti risalenti al 1327 ed arborea ed arbustiva, ma ieri tanto ricchi da al 1331, poteva, senza pagamento e senza li- consentire anche ai non residenti, dietro pa- cenza alcuna, tagliare ovunque e far tagliare gamento di mezzo scudo, di procurarsi la le- il boscame e la legna necessaria per gli usi gna occorrente utilizzando qualunque essen- dei suoi abitanti.. Privilegio confermato dal za, col divieto però di abbattere alberi ghian- Supremo Magistrato con atto del 26 aprile diferi. 1777, in base al quale la Capitale poteva Ancora altre due città reali godevano di que- esercitare detto diritto nei territori del Mar- sti speciali diritti: Castelsardo e Bosa. chesato di Quirra e nei salti dei villaggi di La prima poteva utilizzare, oltre che i boschi Sarroch, Maddalena, Osaraba e Pedrasal. e le ricche selve presenti sul proprio territo- Il Marchesato di Quirra era vastissimo: com- rio, le estese foreste dei salti di Coghinas per prendeva le Baronie di S. Michele, di Pula e procurarsi il legname da costruzione. di Uras, il Dipartimento di Monreale, quello La seconda ricorreva alla campagne circo- di Ogliastra e quello del Sarrabus, e abbrac- stanti l’abitato ma si avvantaggiava anche ciava le Incontrade Partemontis, Parteusel- del diritto di legnatico nei territori di Villa- lus e Marmilla. nova e di Montresta che dipendeva da essa. E Cagliari esercitava in pieno il diritto ricor- Si è già detto che da buona parte dei boschi rendo ai boschi presenti nei territori di Uta, i rispettivi possessori non ritraevano redditi Assemini, Capoterra, Sarroch e Villa S. Pie- altro che in funzione del pascolo su di essi tro, Pula, Domusdemaria, S. Giovanni di Pu- esercitabile e che il prelievo di legname da la, Teulada, Villaputzu, Muravera e S. Vito. opera era limitato e circoscritto in quanto Da queste contrade prelevava legna da arde- difficoltà di vario genere e alti costi di tra- re e da opera ma anche fascine di erica e di sporto della materia prima, rappresentavano altre specie arbustive per alimentare forni e grosse remore al suo proficuo utilizzo. fornaci. Nel XIV secolo ad esempio, «..la produzio- E in queste contrade si carbonizzava per ne sarda di legname grosso, pur rilevante in rifornire la capitale del carbone occorrente. certe contrade dell’isola, come l’Ogliastra Analogo privilegio aveva la città di Sassari – on se bosca la fusta, dalla quale si riforniva se pure limitato al territorio compreso in una il mercato cagliaritano, almeno in quegli an-

55 ni risultava in gran parte indisponibile per le laggi e i paesi sprovvisti di aree boscate, po- difficoltà delle comunicazioni create dallo teva verificarsi un prelievo superiore agli in- stato di guerra». 62 crementi e quindi dar luogo, alla lunga, a un depauperamento del capitale forestale o a Per l’una o per l’altra causa comunque i pre- una progressiva scomparsa della copertura lievi di massa legnosa erano sostanzialmente boschiva. limitati a quelli necessari per soddisfare le Nelle aree di pianura e di bassa collina, pri- necessità primarie delle popolazioni, in gene- vate ormai da tempo di zone boscate, le po- re modesti e di certo inferiori agli incremen- polazioni si avvalevano, per il riscaldamento ti legnosi dei boschi, salvo che nelle aree e la cottura dei cibi, delle residue specie ar- prossime ai centri urbani maggiori. bustive della macchia, del cisto, del lentisco, Solo per boschi e boscaglie più prossimi ai del mirto e dei ginepri, e talvolta, in mancan- villaggi si può parlare di utilizzazioni inten- za anche di queste formazioni vegetali, dello sive in termini essenzialmente di prelievo di sterco degli animali domestici. legna da ardere e di legname per usi casale- La maggior parte dei villaggi situati in que- schi occorrenti agli abitanti e rientranti nel- ste zone, già alla fine del XVIII secolo, fa- l’antico diritto di legnatico. cevano ormai ricorso sempre più spesso al- Anche i boschi più vicini alle coste venivano l’acquisto dall’esterno di carbone e legna. interessati da tagli frequenti, per fornire assor- timenti di una certa grandezza, o legna da ar- Delle diverse specie arboree ed arbustive dere o carbone, da trasportare poi via mare su- che compongono la ricca flora sarda, tutte perando distanze altrimenti impossibili. trovavano utili impieghi e diversificati uti- Così i boschi che ricoprivano i versanti lizzi in funzione delle caratteristiche tecno- orientali del massiccio dei Settefratelli, era- logiche dei rispettivi legni. no assoggettati a periodici tagli ed il prodot- Si trattava in larga misura di impieghi limi- to veniva imbarcato sulla spiaggia di Capo tati alle necessità familiari o della comunità Carbonara e raggiungeva Cagliari. alla quale apparteneva questo o quell’arti- Sempre via mare, alla capitale dell’isola con- giano, sebbene non mancassero i casi di al- fluivano legna e carbone ricavati dalle fore- cuni centri ove si era consolidata una certa ste di Sarroch, di S. Pietro di Pula, di Capo- specialistica maestria e ove venivano allesti- terra e di Assemini, attraverso la spiaggia di ti, per essere esportati in tutta l’isola, deter- La Maddalena, e di Domusdemaria e Teula- minati attrezzi ed utensili in legno ed anche da, attraverso il porticciolo di quest’ultimo mobili. villaggio. A Cagliari ad esempio esistevano bravi arti- In termini di massa legnosa i prelievi effet- giani che si distinguevano nella costruzione tuati dalle popolazioni rurali che insistevano di mobili anche pregevoli; a Sassari e Santu- su aree boscate dell’interno dell’isola, e re- lussurgiu si ricorreva per l’allestimento di lativi al soddisfacimento dei bisogni dome- carri, carrettoni e aratri; a Tempio e Aritzo stici, all’approntamento degli attrezzi da la- per il tavolame e le travi da costruzione. voro e al prelievo di travature e tavolame per Nell’insieme però gli impieghi del legname le costruzioni, potevano considerarsi sostan- da opera ricavato in loco era modesto anche zialmente modesti, tenuto conto della scar- nelle città, in parte perché non erano del tut- sità di popolazione. to conosciute ancora le pregevoli qualità di Tuttavia, in determinate località, ove oltre alcuni legni, ed in parte perché la nobiltà e la alle necessità delle comunità più vicine, si borghesia preferivano importare i mobili da- allestiva legna e carbone per rifornirne i vil- gli stati di terraferma.

56 Ma l’ostacolo maggiore all’utilizzo del pro- era da ascriversi al malgoverno spagnolo dotto locale era rappresentato dalle difficoltà non disposto a sacrificare allo scopo parte e dai costi di trasporto notevoli dalle zone del donativo. boscate a quelle di impiego. «Le strade vicinali, ove c’erano, si trasfor- mavano con la pioggia in canali fangosi, i In un manoscritto anonimo databile intorno fiumi non si potevano attraversare per man- alla metà del ’700 intitolato Riflessioni in- canza di ponti e dove ponti per avventura si torno all’isola di Sardegna 63 già citato in trovavano, erano in condizioni rovinose». precedenza, ci si sofferma sulle difficoltà «... Lo stesso Viceré Des Hayes sperimentò a per cavare da valloni il Legname, per essere suo danno l’impraticabilità di alcune strade questi inaccessibili, a qualunque genere di e la precarietà dei guadi di alcuni torrenti do- trasporto, per la mancanza di strade, e sen- po una pioggia. Egli dovette forzatamente, tieri, sarebbe impossibile il poterlo trasferire in più occasioni, rinviare la partenza di po- sino ai luoghi destinati...» e si propone il tra- che ore o di qualche giorno in attesa di poter sporto fluviale previo accatastamento della guadare senza pericolo i fiumi in piena o va- materia prima lungo le sponde in attesa del- riare l’itinerario programmato, o ancora an- le piogge invernali. nullare le visite ad alcuni centri dell’isola Una soluzione analoga propose Giovanni per l’impraticabilità delle strade e per l’in- 64 Maria Mameli per utilizzare proficuamen- guadabilità dei corsi d’acqua. te le «... vastissime selve, boschi e macchie, che in gran numero sparse qua e là vi si tro- Nel periodo spagnolo la viabilità era stata vano...» e per sopperire alla scarsità di legna trascurata notevolmente: oltre che una insuf- da ardere nella Capitale e nelle altre città, ficienza delle strade, vi era un problema di «...accaduto a forza di scegliere ne’ boschi e transitabilità delle scarse vie esistenti, in ge- nelle macchie, che aveva vicine gli alberi, e nerale molto precario anche a causa della i frutici fin dalle radici, a dispetto delle prov- inesistenza o della inaffidabilità dei ponti, e vide disposizioni delle leggi, e senza darsi ciò aggravava notevolmente le comunica- pensiero dell’avvenire, e per causa dell’in- soffribile licenza dei Pastori e degli Agricol- zioni ed i trasporti. tori che incendiano ogni anno vasti tratti di L’argomento fu quasi sempre ignorato dai terreno e distrugge appena nati i germogli Parlamenti tenutisi nell’isola , salvo in qual- delle radici sfuggite al zappone dell’avaro cuno di essi: Boscajuolo, gli uni per procurarsi più ab- - Nel Parlamento di don Antonio de Cardo- bondanti pascoli, e gli altri per estendere il na (1543) si fa esplicito riferimento allo loro seminerio oltre il bisogno». stato dei ponti nei fiumi maggiori, con la A conferma della precarietà della rete viaria richiesta di poter provvedere alla loro ripa- isolana, il Loddo Canepa, nel suo commen- razione con denari del parlamento. to introduttivo alla relazione sulla visita ef- - Nel Parlamento presieduto dal Vicerè Gio- fettuata dal Viceré Des Hayes nei diversi Co- vanni Coloma (1572-74), la città di Sassa- muni dell’isola nel 1770, così si esprimeva: ri che mal tollerava che le massime auto- «Era secolare nell’isola..la piaga delle catti- rità dell’isola risiedessero a Cagliari, ad- ve e scarse comunicazioni che si ripercuote- duceva a motivazione della proposta di va così sinistramente negli scambi dei pro- spostare nel Logudoro una giurisdizione dotti isolando dal consorzio umano non po- d’appello la mancanza di ponti che nel pe- chi comuni specie di montagna» e rilevava riodo invernale rendevano malagevole che la scarsità delle vie di comunicazione raggiungere la Capitale.

57 - Nello stesso Parlamento del 1572-74, la 20 travi detti scalandroni, reperiti in loco, fi- città di Bosa richiese il restauro del ponte gurano anche n. 12 tavole di Barcellona. sul Temo poiché molte persone perivano Quasi certamente d’origine locale erano in- mentre guadavano il fiume. vece i 44 tronchi di ginepro venduti il 24 - Nel Parlamento del Vicerè Antonio Colo- gennaio 1594 a Cristoforo Franco, capitano ma conte di Elda (1603) si sollecitava il re- del re, tronchi avanzati da quelli impiegati stauro dei ponti e delle strade maggiori e si per la costruzione della torre della Scaffa. 67 richiedeva che i baroni riparassero le stra- Più tardi si importò legname anche dalla de dei rispettivi territori. Svezia e dalla Corsica 68, dalla Dalmazia e - Nel Parlamento del Duca di Gandia don dall’Albania, come ci riferisce Francesco Carlo Borgia conte d’Oliva (1612-1614) si D’Austria-D’Este: 69 richiedeva che per far fronte alle pessime «...Ed ora avendo molti e bei boschi portano condizioni della viabilità dell’isola, i vas- in Sardegna e vidi io stesso scaricar navi ca- salli venissero comandati anche in giorni riche di legname, di travi né molto lunghi, festivi a sistemare le strade per 12 giorni, né molto grossi ma idonei per far barche, per dal 15 marzo al 15 giugno di ogni anno. far lavori di falegname ordinario, anche di - Nel Parlamento ordinario di don Gerolamo legno dolce di Malta, legno che viene dalla Pimentel marchese di Bajona (1631-1633) Dalmazia ed Albania, e che si paga molto fu ordinato che 25.000 scudi fossero riser- caro...». vati alla riparazione di ponti e strade e che Il Governo Sabaudo, per scoraggiare le im- il Tesoriere reale tenesse separata questa portazioni e indurre gli artigiani sardi ad im- somma. piegare il prodotto locale, impose dazi doga- A causa delle suddette difficoltà di trasporto, nali esorbitanti sui legnami e lavori in legno spesso il legname da costruzione veniva per- che venivano colpiti in ragione del loro pe- ciò in larga misura importato, fin da epoche so. lontane: per la restaurazione delle torri di Sui mobili gravava ad esempio una tariffa, a Cagliari, avvenuta nel 1376, i 581 pezzi oc- secondo della loro qualità, da £ 48 a £ 96 il correnti per travature, solai, soppalchi e sca- quintale. le delle otto torri furono impiegati futs di Ma da una nota del Ministero delle Finanze abete, futs di rovere, pino e aladern per la del 1820, si evince che neppure queste ecce- maggior parte importati. zionali misure ebbero effetto: «la protezione Nello stesso anno furono inoltre importati n. non giovò a invogliare quei regnicoli a dedi- 24 trapes o travature leggere destinate alla carcisi, giacché consta che pochi mobili si galea reale Sent Martì e i 458 pals impiega- fanno e questi ancora lontani dalla perfezio- ti per la ricostruzione della palizzata del por- ne che si ottiene in altri paesi» 70 to di Cagliari, tutto materiale proveniente dal loch de la Scora, de les parts de plage Allo scarso forzoso utilizzo della materia Romana, corrispondente al litorale di Terra- prima localmente disponibile, si aggiungeva cina. 65 perciò anche una limitata capacità nel ridur- la adeguatamente in tavole – fatta qualche In altre epoche si fece ricorso ad importa- eccezione per gli arizzesi ed in parte per i zioni dalla Spagna, come si evince dalla «Li- tempiesi – e, salvo rari casi, nel lavorarla. sta delle spese state fatte in riparazione del- Da diverse fonti (De Buttet 1756; Angius, l’Hospedale di S. Antonio per quanto riguar- 1830-50; documenti d’archivio del 1845) – da il coperto che minacciava rovina» del 12 sappiamo infatti che venivano reclutati ta- luglio 1742, 66 in cui insieme all’impiego di gliatori di Lucca per ridurre i tronchi in ta-

58 vole, perché in loco non erano reperibili La resina estratta dai pini a Fluminimaggiore, maestranze di adeguata professionalità. era anch’essa oggetto di commercio, e me- In definitiva il legname isolano trovava solo scolata con storace 71 veniva utilizzata come un limitato e circoscritto utilizzo, connesso incenso. specialmente ai fabbisogni domestici quoti- Il legname di pino, ricavabile, oltre che da diani o ad altri piccoli usi, per i quali veni- boschi esistenti a Fluminimaggiore e a Sini- vano impiegate diverse specie arboree ed ar- scola, da pinete presenti in Gallura, veniva bustive. utilizzato per parti di imbarcazioni e, ridotto Dal pioppo si ricavavano per esempio so- in tavole, per assiti per pavimenti. prattutto travi, travicelli e tavole per assiti e Dall’ontano (Verna), si ricavavano conteni- dall’ontano tavolame grossolano. tori di varia misura impiegati anche per la Il ginepro e il tasso, dai legni molto duri e Regia Polveriera. resistenti, fornivano le travi e i travicelli più Un impiego inusuale ebbe anche l’agrifoglio preziosi per le capriate dei tetti e l’armatura (in vernacolo alesi ed anche olostrighe) da di solai e soffitti, ma venivano utilizzati da- quanto si desume da una nota concernente la gli ebanisti, unitamente al noce, anche per la costruzione di una barca commissionata al costruzione di mobili come ci ricorda l’An- M.tro Miguel Zuddas, barquero di Cagliari, gius: «...innumerevoli ginepri.....dai quali si il 10 luglio 1742 72. sanno lavorare mobili di grandissimo pre- Si tratta di un contratto per la costruzione di gio. Veramente per la bellezza e per la dure- un barco de la sanidad in cui la carena do- volezza sorpassano le opere più stimate del veva essere tutta di un pezzo e di legna ale- tasso e del noce». si; e sempre dello stesso legno dovevano es- Per la costruzione di carri e di tini si faceva sere le ruote di poppa e di proda, come pure invece ricorso al leccio e alla roverella. le madere e le castagnole. Le tavole di frassino trovavano impiego per fabbricare barili e utensili da cucina, mentre Tutte le specie indistintamente venivano poi dal salice si ottenevano i cerchi per botti, ti- utilizzate come legna da ardere, anche se ni e barili. per questo uso si faceva ricorso più fre- Per la costruzione degli aratri veniva impie- quentemente alle essenze arbustive della gato in parte il leccio ed in parte l’olmo. macchia mediterranea, le stesse che in ge- Quest’ultimo forniva la materia prima anche nere erano ricercate per ricavarne del buon per le ruote dei carri e dei molini e per i fusi carbone vegetale: corbezzolo, erica, fillirea dei torchi. e lentisco. Per parti di mobili e per tavolini l’olivastro In alcuni villaggi la carbonizzazione del le- era preferito ad altre essenze. gno alimentava una fiorente attività econo- Dal corbezzolo si ricavava invece la paleria mica, come a S. Basilio, a Sinnai, a Mura- e le pertiche da utilizzare come sostegni e vera, a Soleminis, a Teulada, a Bantine e a pali tutori. Luras. Il legno di fillirea, bianco, forte e pesante, Il carbone veniva prodotto di norma avva- veniva impiegato dai tornitori per specifici lendosi delle specie arbustive ricordate, poi- impieghi, ma era utilizzato anche per allesti- ché era vietato, come sappiamo, il taglio del- re piccole travi rustiche. le essenze ghiandifere e degli olivastri, salvo Il legno di castagno si utilizzava per la co- che non si trattasse di piante secche: struzione di mobili; la radica di olivo e di «Dovranno solamente tagliarsi gli alberi non olivastro per placcaggi. ghiandiferi...... , ad eccezione di quelli che

59 Il ginepro, dal legname duro e resistente, veniva uti- Elenco delle piante forestali lizzato in passato prevalentemente per travature del- le abitazioni, ma anche per lavori di tornio e per in- più comunemente impiegate tarsio. nel passato e loro uso. saranno secchi ed affatto inutili alla produ- Acero: Acer monspessulanum, noto come zione...» e «...non sarà permesso di tagliare Aera, Costi, Costighe, Oladighe: arboscelli d’elce e d’olivastro per qualunque il legno bianco e leggero era ricercato dai uso o pretesto..» 73 veniva prescritto in una tornitori e dagli intarsiatori. concessione per carbonizzazione effettuata Agrifoglio: Ilex aquifolium, Alàse, Arangiu nella Nurra. burdu, Olòstiu, Olòstrighe, Olostru: bacche e corteccia si impiegavano per preparare la Per quello prodotto con legno di fillirea e di pania per catturare gli uccelli. Il legno duro corbezzolo si calcolava che 2 carbonaie e compatto per lavori da tornio. equivalessero a 20 carichi da soma di carbo- Bagolaro: Celtis australis, Sugargia, Surza- ne, per produrre i quali occorrevano 60 cari- ga, Sugraxia. Il legno compatto, duro e nera- chi da soma di legno. stro veniva impiegato per costruzione di fru- ste. Il carbone più pregiato, riservato in parti- La corteccia per concia. colare per le fucine e le oreficerie, si otte- Bosso: Buxus sempervirens, Bussu in ver- neva dalla carbonizzazione dei ciocchi d’e- nacolo. rica. Il legno durissimo e di colore giallo era im- Quelli ottenuti dal nocciolo e dall’ontano piegato dagli stipettai, tornitori, intagliatori. venivano invece impiegati come componen- Carrubo: Ceratonia siliqua, Carruba, Silim- ti della polvere da sparo. ba, Tilimba.

60 I legumi venivano impiegati per alimenta- per condimento una volta depurato tramite zione del bestiame; il legno, duro e venato di ebollizione; dai rami ceste e altri lavori arti- rosso, per lavori da intaglio; la corteccia per gianali; dal legno carbone e lavori da intar- concia. sio. Castagno: Castanea sativa, Castanza. Dalla incisione dei rami si otteneva un ma- Il legno veniva impiegato per paleria, cerchi, stice con proprietà odontalgiche. vasi vinari e mobili. La corteccia per concia. Mirto: Myrtus communis, Murta, murta Corbezzolo: Arbutus unedo, Olioni, Alido- durci. ne, Lidone. Le foglie venivano impiegate per la concia I frutti, schiacciati e macerati in acqua, pro- delle pelli. Dalla distillazione dei fiori e del- ducevano un liquore alcoolico e buon aceto. le foglie si ricavava «l’acqua degli angeli». Corteccia e foglie venivano usati per la con- Noce: Juglans regia, Nuxi, Nughe. cia. Il legno per carbone e per lavori al tor- Il legno veniva impiegato per mobili e lavo- nio e per paleria. ri da intarsio; i frutti per consumo corrente. Erica: Erica spp., Castannalzu, scoba, sco- Nocciòlo: Corylus avellana, Lintzola, Nint- va, tuvara. zola, Nughedda, Nuxedda. Dal legno si ricavava un carbone pregiato Il legno bianco, leggero e flessibile, ridotto per orafi e fabbri; dai ciocchi di ràdica si in carbone, veniva impiegato come additivo fabbricavano le pipe. alla polvere da sparo. La radice per lavori di Fillirea: Phillyrea spp., Aliderru, Arrideli, tornio e per intarsi. Il frutto era consumato Littarru. abitualmente. Dalla carbonizzazione del legno si ricavava Olivastro: Olea oleaster, Ollastu, Ozzastru, un ottimo carbone. Olieddu. Frassino: Fraxinus spp. Il legno, duro, rosso-giallo, venato, era uti- In vernacolo era detto Frassu, Ollastu de lizzato per lavori da intarsio. Le chiome per arrìu, Ozzastru de ribu, Linnarbu. alimento del bestiame. Il legno bianco, duro e flessibile si impiega- Olmo: Ulmus campestris, Lumu, Olamu, va per stanghe di vetture, raggi di ruote e at- trezzi agricoli. Olumu, Ulimu, Ulumu. Ginepro: Juniperus spp., Zinnibiri, Nìbaru, Il legno, duro, pesante e di color gialliccio, Ajacciu. con macchie bruno rossicce, veniva impie- Il legno, duro e resistente, veniva usato per gato per costruire pezzi di carro, pezzi di travi e pali, per lavori di tornio e per intarsio. molino e per affusti. Leccio: Quercus ilex, Elighe, Ilixi. Ontano: Alnus glutinosa, Alinu, Alnu. Il legno bianco gialliccio, compatto, duro e La corteccia veniva impiegata dai tintori, il pesante veniva impiegato per lavori diversi, legno per mobili ma anche per produrre car- dagli attrezzi agricoli a parti di imbarcazio- bone pregiato utilizzato come addittivo nel- ni, e per produrre carbone. la polvere da sparo. Le ghiande come surrogato del caffè e per Palma nana: Chamaerops humilis, Buatta, alimentazione di maiali e pecore. La cortec- Parma de Santu Pedru, Prama, Pramitzu. cia per la concia. Dalle foglie si ricavavano scope e corde; i Lentisco: Pistacia lentiscus, Chessa, Gessa germogli venivano consumati come ali- moddiccia, Lestincu, Modditza, Stincu. mento. Dalle bacche,bollite e spremute, si ricavava Pino: Pinus pinea e P. pinaster; Uppinu in un olio pregiato, «ollu de stincu», particolar- vernacolo. Ridotto in tavole, era impiegato mente adatto per illuminazione, ma anche prevalentemente per assiti. Se ne faceva un

61 certo uso anche nella costruzione di imbar- passita, come ci riferisce il Casalis: «Vi so- cazioni. La resina era utilizzata per produrre no alcuni che per avere ceneri di legno di una sorta di incenso. leccio a lissiviare le uve passe atterrano un Pioppo: Populus spp., Fustialvu, Linnarvu. albero di gran prosperità». 74 Il legno veniva impiegato per travature e la corteccia per la concia delle pelli. La pratica era però limitata ai centri ove esi- Quercia spinosa, Quercus coccifera, Arroi, steva una produzione tradizionale di uva Landiri malu, Orroi, Roi. passita, come Oliena e Tempio. Usato prevalentemente per legna da ardere. La corteccia delle radici si impiegava per la Ben più incidente negativamente sui boschi concia delle pelli. fu invece la produzione di cenere per potas- Roverella: Quercus pubescens, Chercu, sa destinata all’ esportazione. Crecu, Orroli, Ròvaru: Fin dal 1818 il negoziante Gian Battista Ca- Il legno duro, pesante e tenace, più resisten- sabianca di Tempio, in società con il nego- te di altri, trovava impiego sia per costruzio- ziante Antonio Atanasio, napoletano, aveva- ni navali che portuali. La corteccia per con- no ottenuto l’autorizzazione, con atto di Vit- cia; le ghiande e il fogliame per alimento del torio Emanuele I, datato 21.1.1818, per isti- bestiame. tuire nei territori della Gallura e «..presso il Salice: Salix spp.: Sàlighe, Sàlixi, Zrappa, Porto detto di Arzachena..» una fabbrica di Sarpa. potassa. Il legno veniva impiegato per opere di tor- La licenza prevedeva che si facesse uso solo nio, per botti e per costruzioni leggere e di «....dell’arbusto, o macchia chiamata Lilla- breve durata. La corteccia trovava impiego tro, o Filaria, e che in quei territori abbonda nell’industria conciaria per la concia di cuoi sotto il nome volgare di Litarru». fini. Vi era contemplato anche l’utilizzo degli oli- Sughera: Quercus suber, Ortìgu, Sùara, vastri, ma limitato ai soli rami; le piante do- Suergiu, Suerzu. vevano poi essere innestate a favore dei pro- La corteccia veniva impiegata per tappi, per prietari, a cura del richiedente, il quale do- la costruzione di arnie e per la copertura del- veva altresì concordare coi proprietari tutta le capanne. Verso il 1835-37 cominciò ad as- la questione, in modo da poter favorire an- sumere interesse industriale. che la messa a coltura delle superfici di ter- Frutti e fogliame si utilizzavano per alimen- reno coinvolte. tazione del bestiame, il fellogeno per concia. A giudicare però dal commento che l’An- Tasso: Taxus baccata, Eni, Linna arrùbia, gius fa in proposito 75 venivano ridotti in ce- Longufresu, Tassu. nere anche gli alberi ghiandiferi: Il legno, durissimo e pesante, veniva impie- «Per la immensa quantità di legna da fuoco gato per travature. avrebbe potuto la Gallura nutrire molte fab- briche di potassa: tuttavolta non ne fu isti- tuita che una sola nella regione di Cattala, b) La produzione di ceneri vallata amenissima, coperta di lecci, varia- Alcuni guasti, se pure più contenuti e circo- ta di eriche e mirti, la quale dopo non mol- scritti territorialmente a una parte della pro- to cadea per la mala fede di quelli, che tra- vincia di Nuoro e di Tempio, erano connessi sportavano nel continente le botti. I gallu- all’abbattimento di piante per la produzione resi ne risentirono grave perdita, de’ quali di ceneri occorrenti per confezionare l’uva alcuni erano impiegati nei lavori, altri ven-

62 devano il permesso di legnare ne’ loro di- d) Le «scandulas» stretti. Ma sopra questi ultimi non tacerò, Se pure con carattere residuale rispetto ai che molti, ai quali mancavano i porci, si mali antichi di cui si è trattato in preceden- credettero lecito di vendere pure la loro za, ed anche se circoscritto al territorio di parte de’ ghiandiferi, i quali furono ridotti Fonni, ed in parte di Desulo, tra le cause di in cenere». degradazione e depauperamento dei sopras- Identico permesso di produrre potassa venne suoli forestali, va annoverato l’impiego del- accordato per l’isola dell’Asinara a un tale le scandulas. negoziante Agostino Diaz che fu autorizzato Erano così chiamate le tavolette di legno che ad abbattere alberi vetusti, cespugli e frutti- venivano impiegate per la copertura dei tetti ci, per favorire, anche in questo caso, la for- delle case, in sostituzione delle tegole in ter- mazione di superfici da mettere a coltura, racotta che pare divenissero fragilissime al aree che all’epoca erano incolte e abbando- formarsi del ghiaccio, evento abbastanza 76 nate. frequente nelle aree di montagna in cui i due centri sono situati. Le ceneri di soda e la potassa figuravano Le scandule, già usate per altro nell’antica nella tabella dei diritti doganali all’esporta- Roma, secondo quanto ci riferisce Plinio, 79 zione stabiliti dal regolamento tariffario del erano tavolette ottenute a spacco, lunghe cir- 18 maggio 1820, segno che testimonia che la ca 20 cm, larghe circa cm. 10 e dello spes- produzione di potassa era di una certa entità, sore di circa cm 2,5. tanto da essere anche esportata. 77 Altre tracce di tale attività si ritrovano nella L’Intendente provinciale di Nuoro, in una deliberazione del Consiglio comunale di Ta- nota sull’argomento diretta alla Segreteria di 78 lana del 28 aprile 1878, in cui si addiven- Stato (ASC, v. 1280 – Nota dell’11.1.1824), ne alla vendita di 1000 piante di leccio nei e provocata dalle proteste di innumerevoli salti comunali «Su Sterzu», «Su fronti de is persone e del corpo comunitativo, nel far cerbus» e «Su fundu de sa canna», a favore presente l’opportunità di favorire la costru- di Antonio Carta di Fonni che intendeva pro- zione di tegole, per evitare i gravi danni che cedere alla cenerizzazone del legname rica- vabile. c) La produzione di calce L’alimentazione delle fornaci per la produ- zione di calce, comportava anch’essa un co- spicuo consumo di legna da ardere, soprat- tutto quando si cominciò a produrla per far- ne oggetto di commercio. Per tale attività venivano impiegate soprat- tutto le specie arbustive della macchia, lenti- sco, corbezzolo , erica ecc. Le scandulas, tavolette in legno grossolanamente ot- Anche in questo caso, il taglio degli arbusti tenute per spacco, venivano usate per la copertura e l’utilizzo come combustibile della legna e dei tetti a Desulo e a Fonni. dei ciocchi, si associava spesso alla trasfor- La scomparsa di alcuni boschi dal territorio di que- st’ultimo centro è in parte da attribuire al grande di- mazione dell’area forestale in area agricola spendio di legname conseguente a questo tradizionale o pastorale. e plurisecolare impiego.

63 l’impiego delle scandulas provocava, riferi- re i tetti, non volendosi decidere gli abitanti va che Fonni è circondata da montagne e che a fabbricar le tegole». queste ..dacché erano zeppe di folte bosca- E più in là, nel 1834, fu il comandante del glie e di immensa quantità di moltissimi al- distaccamento dei cavalleggeri di Fonni, 81 a beri massime di quercia, oggi è il giorno che comunicare che a Fonni esisteva la consue- si viaggia delle ore a campo raso fino alla tudine delle scandulas, tavolette di legno sommità delle stesse montagne. usate per copertura in sostituzione delle te- Il disboscamento era attribuibile allo .. sre- gole di terracotta, tegole che «nel crudo in- golato immenso taglio che quelli abitanti a verno si disfanno sia per non trovarsi terra gara quotidianamente ne fanno..; aggiunge- adattata, sia per imperizia», e che propose di va il funzionario che fortunatamente la mag- ovviare alla distruzione di alberi limitando il gior parte degli abitanti ..ne riconosce l’irre- taglio alle piante strettamente occorrenti per parabile danno che va a seguire se si conti- far fronte alle necessità. Aggiunse però che nua nello stesso devasto per formare solo i il problema della precarietà delle tegole in tetti delle loro abitazioni coperti di puro le- terracotta era fittizio, perché in luoghi ugual- gno...che annualmente debbono quasi rin- mente freddi quali Ollolai, Aritzo, Tonara e novare. Meana, si impiegavano tegole tradizionali Malgrado il depauperamento dei boschi e la che resistevano alla neve. stessa pericolosità di questa inveterata usan- Le scandulas avevano una breve durata, so- za in caso di incendio, le scandulas conti- lo 1-2 anni ed era stato stimato che a Fonni, nuarono ancora per anni a sostituire le tego- per questo uso, venivano abbattuti comples- le usate altrove. sivamente mille alberi all’anno grossi dei In un’altra nota del 1830 infatti fu lo stesso più vegeti e prosperi, calcolando che molti Consiglio Comunitativo 80 a lamentare che erano cariati all’interno e si lasciavano mar- una delle cause della scarsità delle piante cire sul posto in quanto inidonei all’allesti- «..è stato fin qua l’uso della legna per copri- mento delle tavolette.

A. Scala del carro sardo. 1. Parte inferiore della scala 7. Foro per inserire la cavicchia che trattiene il giogo B. Asse con le ruote 4. Parte interna della ruota 5. Parte esterna della ruota 6. Ruota C. Forcella Si colloca sotto la scala in 2, dalla parte facciata 3, quando si staccano i buoi affinché non cada

Scala del carro Sardo, così stesso chiamata in Sardegna (da Le costituzioni di Eleonora giudicessa di Arborea inti- tolata Carta de Logu, con note di Don Giovanni Maria Mameli de’ Mannelli, Roma 1805 - ristampa anastatica, ed. “3T”, Cagliari, 1974).

64 E 1000 piante erano sufficienti per l’ingras- blema, va citato quello relativo all’allesti- so di 200 porci, aggiungeva molto puntual- mento di attrezzi per l’agricoltura. mente l’ufficiale per sottolineare la gravità Il consumo era modesto; tuttavia lo si ricor- della perdita. da perché anch’esso è stato fonte di un qual- Occorreva perciò vietare la deprecabile che abuso, come venne segnalato dall’Inten- usanza per evitare di perdere i boschi come dente provinciale di Nuoro il 17 giugno 82 già avvenuto nei contorni vicini al villaggio. 1841 a proposito dell’abbattimento di lec- ci e roveri per costruire carri «...quali ado- prandosi qui all’antica foggia senza cerchi di e) Gli attrezzi agricoli ferro e con ruote fisse nell’asse, si consuma- Tra i consumi minori di legna, che hanno in- no annualmente dal contadino che per indi ciso relativamente sui consumi, ma che lo- formarne uno nuovo recide una gran pianta calmente hanno rappresentato qualche pro- che mai più viene surrogata».

NOTE

1 Dizionariu Universali, de sa tipografia Arciobispali, 11 ASC, Regio Demanio, Boschi e selve, V. 18. Casteddu, 1832. 12 ASC, Regio Demanio, Boschi e selve,V. 18 - Nota 2 Casalis-Angius. Op. citata, voce NURRI. del 12/11/1844. 3 ASC, Editti e Pregoni, Tit. XI, Ordinazione XV. 13 ASC, Regio Demanio, Boschi e selve, V. 18. Nota 4 Pregone 2 aprile 1771, paragrafo 72. del 30/11/1844. 14 5 Pregone viceregio del 2 aprile 1771, n. 66. artt. 75 e 76. ASC, Regio Demanio, Boschi e selve. V. 18. Nota del 30 agosto 1845. 6 ASC, AAR, 212/20. Rapporto del Conte di St. 15 Martìn al suddelegato patrimoniale. ASC, Regio Demanio, Boschi e selve, V. 18. Nota del 13 settembre 1845. 7 G. Paulis: «I nomi di luogo della Sardegna», Sassa- 16 ri, 1987. Secondo B. Anatra (L’ancien régime in Sardegna - Milano, 1985): «Su una popolazione per oltre l’80 per 8 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. cento gravitante sull’economia naturale sarda, un ter- 9 ASC Segreteria di Stato, serie II. V. 1280. Relazione zo circa apparteneva al mondo pastorale». Albini del 9.2.1824. 17 Le Costituzioni di Eleonora giudicessa d’Arborea. 10 Da una relazione del Dipartimento forestale di Igle- Traduzione di Don G. M. Mameli de’ Mannelli. Ri- sias diretta al Conservatore generale dei Boschi, data- stampa anastatica, Ed. «3 T», Cagliari, 1974. ta 6 aprile 1851 (ASC, Ademprivi ai Comuni 1845 - 18 Cap. CLIV della Carta de Logu, op. citata. 1854, V. 18), si rileva quanto l’amministrazione fore- 19 stale del Regno di Sardegna paventasse il pericolo di Cap. CLVI della Carta de Logu, op. citata. incendi boschivi derivanti dalla consuetudinaria prati- 20 Cap. CLV della Carta de Logu, op. citata. ca agricola dell’eliminazione delle stoppie col fuoco: «...ebbi in detto salto a riconoscere esistervi veramen- 21 I diritti feudali provenienti dall’allevamento rappre- te dei vacui, e tratti di terreni non imboschiti...dell’e- sentavano mediamente il 22% del totale, come riferi- stensione caduno di tre a quattro ettari, quali sembra- sce F. Carboni in «Per una geografia dei diritti feuda- no atti al seminerio e buoni a ridurli a coltura....». Ed li», Annali Facoltà Magistero, Cagliari, 1986- aggiungeva: pag.230). «... che siccome detti terreni non imboschiti trovansi 22 Il diritto di legnare rappresentava appena l’1% del- intermediati e circondati dei più folti ghiandiferi....» la rendita feudale agricola ed era presente in 18 feudi non era consigliabile destinarli a coltivazione per i su 95 (Cfr. F. Carboni «Per una geografia dei diritti danni che i boschi avrebbero potuto soffrire dagli in- feudali», op. citata). cendi derivanti dai fuochi che gli agricoltori erano so- liti fare per fertilizzare i terreni. 23 ASC, Regio Demanio, Boschi e selve, V. 1.

65 24 Nelle selve del marchesato di Laconi per esempio, si 43 Della Marmora: Itinerario dell’Isola di Sardegna, ebbe la seguente stima riferita ad annate diverse (da op. citata. ACC Fondo Aymerich, Riscatto feudi, Laconi, V. 239 44 G. Olla-Repetto: Per una storia degli incendi agro- provvisorio): pastorali in Sardegna, Arch. Storico Sardo, V. 30, an- anno 829 831 1832 1833 1835 1856 no 1973. Laconi ? 6300 266 3850 1885 3140 Nurallao 700 1800 0 1550 1150 2135 45 ASC, Regio demanio, Cause criminali, Busta n. 15. 46 25 Casalis-Angius «Dizionario istorico..» opera citata, ASC, Regio Demanio, Cause criminali, V. 24. Vol. XVIII bis. 47 ASC, Regio Demanio, Cause criminali, V. 24. 26 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1641. Anno 1837 48 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1618. (?). 49 ASC, Regio demanio Feudi, V. 135. 27 Secondo S. Cettolini , op. citata, pag 12, nel 1848, 50 ASC, Regio Demanio Feudi, V. 135. coloro che esercitavano la pastorizia in Sardegna, era- no ben 80.000. Secondo M. Clark (La storia politica e 51 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1618. Nota dell’Int. sociale 1847-1914, tratto da «Storia dei sardi e della generale al Vicerè del 20.9.1832. Sardegna», Vol.IV, Milano 1989), nel 1871 la Sarde- 52 Lo starello cagliaritano era pari all’epoca a 39,86 gna contava 30.037 pastori. are. Dopo il 1839 fu parificato a 40 are. 28 Tratto da G. Stefani: «Dizionario generale geografi- 53 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V. 1618. co- statistico degli Stati Sardi», Torino, 1855. 54 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1618. 29 Casalis G.: «Dizionario geografico, storico ecc» op. 55 citata. Vol. XVIII quater, Voce Sardegna. ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1618. 56 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1618. Memoria del 30 Le Costituzioni di Eleonora Giudicessa d’Arborea, reggente l’ufficio fiscale generale in data 11.9.1832. intitolate Carta de Logu, tradotte da Don Giov. Maria Mameli de’ Mannelli, Roma 1805. Ristampa anastati- 57 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1618. Nota del Con- ca, Cagliari 1974. sultore delegato di Bono dell’8.9.1832. 31 ASC, Leggi civili e criminali del Regno di Sarde- 58 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1618. Nota da Bono gna, Torino, 1827. 6 E 5. del 8 settembre 1832. 59 32 ASC, Regio demanio feudi, Cartella n. 94. Docu- ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1618. Nota mentazione risalente all’anno 1838. dell’11.9.1832. 60 33 ASC, Regio Demanio feudi, Cartella 94. Documen- ASC, Segr. di Stato, serie II. V. 1619. to del 18 aprile 1838. 61 A. Girgenti: «La storia politica nell’età delle rifor-

34 me» tratto da «Storia dei sardi e della Sardegna», Vol. ASC, Regio demanio feudi, Cartella 94. Sentenza IV, Milano 1989. del Supremo Consiglio del 13.9.1839. 62 Ciro Manca «Il libro di conti di Miquel Ca-Rovira», 35 ACC, Fondo Ballero, Manoscritti, 2, riportato dal Padova 1967, pag. 31. F.A. Vico: «Leyes y pragmaticas reales del Reyno de Sardena», Cagliari, 1680. 63 ACC - Fondo Municipale, I, n. 9 - Cap. decimo- quinto, De Boschi. 36 L’Incontrada di Gallura apparteneva al marchesato 64 di Orani. G.M. Mameli de’Mannelli: «Trattato dell’arte ve- traria», a cura di Paolo Amat di San Filippo, Accade- 37 «Una regione feudale nell’età moderna» di Giusep- mia nazionale delle Scienze, serie V, vol. XVIII, par- pe Doneddu, Sassarri, 1977. te II, 1994. 38 P. Martini: Storia di Sardegna dal 1799 al 1816, Ca- 65 Ciro Manca, op. citata, pag. 46. gliari 1852. 66 ACC. Vol. 59, II, Carta 34. 39 ASC, Atti amministrativi n. 1635, V. 23: Regie Pa- 67 ASC, apocha de 35 l.3 s. 6 d. per sivynes sobra des tenti del 29.12.1846 - dit die en dit lloch (Caller 24. 1. 1594): 40 ASC, Reali Udienze, classe IV 3/36, pag. 44. «Lo dit magnifich Francisco Jorge en dit nom ferma 41 ASC, Atti governativi e amministrativi n. 1524, V. apocha a Hieroni Solinas de la maryna de Caller de 19. «Disposizioni viceregie relativamente agli incen- trentasinch llines tre sous y sis dines de moneda calla- di» del 6 giugno 1840. ressa les quals son per lo preu de quarantaquatre sivy- nes que se han venut per lo magnifich Cristopal Fran- 42 ASC, Atti amministrativi e governativi, V. 20, n. co capita de sa magestat aprecyades en dites 35 l. 3 s. 1524. Circolare regia del 13 agosto 1843. 6 d. posades presents los predits en dita caxia de dites

66 quatres claus qual sivynes son restades de les que se an 74 Casalis-Angius. Op. citata, Voce Barbagia. comprat per la obra de la torra de la Scaffa....». 75 Casalis-Angius: «Dizionario geografico ecc.» ope- 68 «Discorso istorico, politico legale dei boschi e sel- ra citata. Voce Gallura. ve del regno di Sardegna». ACC, Fondo Ballero, Ma- 76 noscritti, 2. ASC, Regie Provvigioni, V. 39. 77 69 F. D’Austria D’Este: «Descrizione dell’Isola di Sar- ASC, Atti Gov. e Amm.vi, n.1015,V.14 «Nuovo Re- golamento e tariffe doganali per la Sardegna». R. degna», 1812. Editto 18.5.1820. 70 Bernardino Anselmo: «La finanza sabauda in Sar- 78 ASC, Prefettura, II versamento V. 160. degna»,Vol. II,1741-1847, Torino, F.lli Bocca Ed.,1924. 79 In Casalis-Angius, Op. citata, voce Desulo - 71 Storace è detta la resina estratta dalla pianta omoni- 80 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V.1280, Nota del ma (Styrax officinalis). 1830, senza data. 72 ACC, Vol.59, II, Carta 34. 81 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V.1280. Nota del 7 febbario 1834. 73 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V. 1280, anno 1820. 82 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V. 1281.

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