Autobiografia Di Alessandro Ghigi

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Autobiografia Di Alessandro Ghigi Alessandro Ghigi Autobiografia a cura di Mario Spagnesi L’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica ha promosso la pubblicazione di questo volume per onorare la memoria del Prof. Alessandro Ghigi, che ne fu fondatore e primo direttore. La realizzazione dell’opera è stata resa possibile grazie al consenso degli eredi del Prof. Ghigi, i nipoti Chiara, Vittoria e Alessandro, i quali hanno contribuito anche con la concessione di alcune fotografie di famiglia. Si ringrazia il Magnifico Rettore Prof. Fabio Roversi Monaco per aver sostenuto e accolto con entusiasmo l’iniziativa e per avere messo a disposizione il materiale dell’Archivio e Servizio fotografico dell’Università di Bologna. Citazione suggerita per questo volume: Spagnesi Mario (a cura di) 1995 – Alessandro Ghigi: autobiografia. Ist. Naz. Fauna Selvatica, Bologna. Indice Premessa Pag. 5 Alessandro Ghigi: profilo biografico “ 9 Elenco delle pubblicazioni di Alessandro Ghigi ordinate per materia “ 13 Fanciullezza “ 38 Vita di collegio “ 47 I quattro anni di università “ 61 Dopo la laurea “ 73 Fondazione e primi anni di attività dell’Unione Zoologica Italiana “ 81 La faticosa carriera universitaria “ 90 La Società emiliana Pro Montibus et Silvis “ 105 Primo viaggio in America “ 110 Vita balneare e amministrativa a Rimini “ 121 La mia candidatura al secondo collegio di Bologna “ 129 L’amministrazione Zanardi durante la guerra italo-austriaca “ 136 Incontri con Monsignor Giacomo Della Chiesa, prima Arcivescovo di Bologna e poi Papa Benedetto XV “ 152 Assistenza civile durante la guerra italo-austriaca “ 156 La vita universitaria durante la guerra italo-austriaca “ 162 Nel Trentino e nell’Alto Adige dopo l’armistizio “ 166 Contributi alla legislazione sulla caccia ed alla sperimentazione “ 178 La Stazione sperimentale di Pollicoltura di Rovigo “ 186 Nella Società Italiana per il Progresso delle Scienze e nel Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione “ 196 Il Rotary Club e le braciole di alligatore “ 203 Viaggio nell’Africa settentrionale francese “ 207 Il primo biennio di rettorato nell’università di Bologna “ 216 Il congresso internazionale di genetica ad Ithaca e le escursioni ai laghi messicani di Chàpala e di Pàtzcuaro “ 227 Durante il secondo biennio di rettorato “ 238 Alla Camera dei Deputati e in quella delle Corporazioni “ 250 Con Cesare Maria De Vecchi ministro della Pubblica Istruzione “ 254 Il terzo biennio di rettorato e la laurea honoris causa a Boston “ 263 3 Le grandi manovre nell’Irpinia Pag. 271 Con Giuseppe Bottai ministro dell’Educazione Nazionale “ 274 Difficoltà universitarie “ 282 Attività parlamentare “ 288 Nomina a senatore e fine del rettorato “ 294 Colloqui con Mussolini “ 300 I tedeschi in casa “ 307 Tre settimane in prigione “ 318 L’epurazione ” 328 Riabilitazione “ 339 In giro per il mondo “ 350 4 Premessa In occasione del trasferimento del Laboratorio di Zoologia applicata alla Caccia dall’Istituto di Zoologia dell’università di Bologna ai locali presi in affitto in un moderno palazzo prossimo a Porta Zamboni, rinvenni tra il materiale bibliografico, che stavo riordinando assieme al sig. Ortenzio Cervi, una scatola di cartone contenente un copioso numero di cartelle dattiloscritte ed alcuni manoscritti. Mi fu spiegato trattarsi dell’autobiografia scritta dal prof. Alessandro Ghigi nel dopoguerra e che lo stesso Cervi, assieme ai sig.ri Mario Tomanelli e Adalberto Calastri, avevano ricopiato a macchina. Il prof. Ghigi era morto da alcuni mesi e di lì a poco alcuni capitoli di quel dattiloscritto vennero richiesti dal prof. Pasquale Pasquini, ordinario di Zoologia dell’università di Roma, per completare il discorso commemorativo del Maestro da tenere all’Accademia Nazionale dei Lincei; ciò avvenne il 15 gennaio 1972. Dell’esistenza dell’autobiografia si perse temporaneamente il ricordo: il prof. Pasquini non provvide a restituire il materiale e il prof. Augusto Toschi, allora direttore del Laboratorio, si dimenticò di richiederne la restituzione. Si deve al successivo trasferimento del Laboratorio nella sua sede definitiva di Ozzano Emilia, nel 1978, la «riscoperta» della scatola e di quanto restava del suo contenuto. Fu così che iniziai a leggere quelle ingiallite pagine e ne rimasi favorevolmente colpito. Riordinai il materiale esistente e mi misi alla ricerca di quello mancante, ma senza successo. Non si spense negli anni successivi il desiderio di pubblicare l’autobiografia del Professore, determinato non solo da una sorta di «impegno morale» quale direttore del Laboratorio fondato e diretto fino al 1959 dal prof. Ghigi, ma anche e soprattutto dalla stima e dall’affetto che avevo maturato nei Suoi confronti quando negli ultimi anni della Sua vita ebbi la fortunata opportunità di conoscerlo e frequentarlo in Istituto. Coinvolsi così anche il prof. Harry Manelli, divenuto dal 1981 presidente dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica 1, che si preoccupò di chiedere alla moglie del compianto prof. Pasquini, Suo Maestro e predecessore alla direzione dell’Istituto di Zoologia dell’università di Roma, se avesse ricordo del 1 Nuova denominazione assunta dal Laboratorio di Zoologia applicata alla Caccia. 5 dattiloscritto inviato al marito quindici anni prima. La risposta negativa determinò un comprensibile sconforto, in quanto veniva meno quella che credevo essere l’ultima speranza. Trascorse un altro decennio. All’inizio di quest’anno una breve quanto inaspettata telefonata concludeva l’annosa vicenda: “Ho trovato i dattiloscritti del prof. Ghigi!”. Era il prof. Manelli. Mi disse che aveva avuto richiesta da parte della sig.ra Pasquini e dei figli prof.ri Emilio e Federico di riordinare il materiale librario del prof. Pasquini perché intendevano farne dono all’Istituto di Zoologia dell’università di Roma e l’occasione aveva consentito il ritrovamento dei capitoli a noi mancanti. Venne così sottoposta alla valutazione del consiglio di amministrazione dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica la proposta di ricordare la figura del fondatore dell’Istituto in coincidenza del XXV anno della morte anche attraverso la pubblicazione della Sua autobiografia. Ottenuto questo assenso, non rimase che chiedere quello degli eredi del prof. Ghigi, i nipoti Chiara, Vittoria e Alessandro. Appresi così che il manoscritto autografo completo era da loro gelosamente conservato e regolarmente depositato in copia alla SIAE. La possibilità di un confronto tra il testo originale e il dattiloscritto consentì di individuare altri due capitoli dell’autobiografia, che poté essere così considerata completa. L’autobiografia del prof. Alessandro Ghigi è un piacevole racconto che inizia nel 1875 e si conclude nel 1960, cioè dieci anni prima della Sua morte. Si potrebbe pensare che l’ultimo periodo della Sua vita non meritasse di essere raccontata, ma non è certamente così. Ghigi non ebbe il tempo di descrivere anche quegli anni, che furono vissuti intensamente nonostante la tarda età. Tra l’altro, al termine della lunga attività accademica Egli si dedicò con rinnovate energie ad una causa che lo aveva visto tra i primi e più agguerriti sostenitori, quella per la conservazione della natura. Ghigi fu innanzi tutto un uomo di scienza e come tale ritenne che il contributo della scienza fosse prioritario e determinante per affrontare con razionalità i problemi attinenti la conservazione della natura. Ma Ghigi fu anche uomo di solida cultura umanistica e in numerose circostanze affermò la convinzione che un approccio favorevole alla tutela ambientale da parte dell’intera società sarebbe stato possibile solo creando i presupposti culturali nei giovani. Per questo colse ogni occasione per denunciare la grave carenza 6 dell’insegnamento delle scienze naturali nella scuola italiana conseguente alla riforma Gentile, causa prima della completa assenza di cultura naturalistica nei giovani. Per tutti, può ricordarsi quanto ebbe a dire nel 1952 al convegno dell’Unione Zoologica Italiana: «Tornando all’insegnamento delle Scienze Naturali nelle scuole medie, avverto che non si tratta di infarcire i fanciulli ed i ragazzi di una serie di informazioni da taluno ritenute erroneamente inutili, ma si tratta di introdurre nell’insegnamento stesso nozioni di ecologia, atte ad illustrare i rapporti esistenti fra l’ambiente naturale che circonda l’uomo e che deve nutrirlo e l’uomo stesso. Tale studio dovrebbe essere inoltre obbligatorio nelle università, anche per tutti coloro che, non essendo naturalisti, aspirano ad insegnare nelle scuole secondarie. Chi sono infatti gli odierni educatori della nostra gioventù? Chi sono coloro che hanno il monopolio della cultura nazionale nella scuola? Sono uomini i quali, usciti dal Liceo dove si sono particolarmente interessati alle lettere, alla storia, alla filosofia, entrano nelle facoltà universitarie di Lettere, dove approfondiscono la loro cultura esclusivamente nelle discipline che abbiamo nominate. Ma il loro compito futuro di insegnanti non è soltanto quello di accrescere le nozioni letterarie e filosofiche dei giovani, ma soprattutto quello di educarli alla vita. Per far ciò essi dovrebbero conoscere, sia pure in maniera schematica, i problemi che interessano la conservazione dell’umanità e che riguardano la tutela delle risorse naturali». E ancora: «… abbiamo dovuto purtroppo renderci conto che le leggi restrittive e punitive non hanno alcuna efficacia; la protezione della natura deve essere sentita come una religione fino dalla fanciullezza e deve essere coltivata col crescere dell’età: se questo concetto sarà applicato nella scuola, saranno
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