Fenomenologia Umbedi Rto Eco (1932-2016) UMBERTO ECO VISTO DA TULLIO PERICOLI TULLIO DA VISTO ECO UMBERTO Alberto Arbasino
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DI REPUBBLICA DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 NUMERO 571 La copertina. Il boom della “Financial Fiction” Le mostre. L’arte di Marisa e Mario Merz $VMU I tabù del mondo. Nella mente del terrorista Fenomenologia Umbedi rto Eco (1932-2016) UMBERTO ECO VISTO DA TULLIO PERICOLI TULLIO DA VISTO ECO UMBERTO Alberto Arbasino. Alberto Asor Rosa. Corrado Augias. Nanni Balestrini. Alessandro Baricco. Stefano Bartezzaghi. Zygmunt Bauman. Ginevra Bompiani. Zita Dazzi. Raffaella De Santis. Maurizio Ferraris. Simonetta Fiori. Antonio Gnoli. Ugo Gregoretti. Ezio Mauro. Tullio Pericoli. Danco Singer. Michele Smargiassi Repubblica Nazionale 2016-02-21 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 28 Fenomenologia di Umberto Eco. “La scommessa di non cedere alla banalizzazione del sapere ma nello stesso tempo la capacità di costruirsi lettori. Accendendo una passione” EZIO MAURO RA “UNA BELLA MATTINA DI FINE NOVEMBRE, nella notte aveva nevica- to un poco” quando frate Guglielmo da Baskerville allo spuntar del sole venne avanti nell’Italia confusa del 1980. Il Paese aveva appena vissuto lo shock del delitto Moro, il punto più temerario Lo studioso della sfida terroristica alla democrazia, e l’inizio della sua caduta. Come su un terreno prosciugato, ripiegavano le Brigate Rosse e si ritiravano le ideologie, e noi entravamo senza bussola in un terri- torio sconosciuto. Ed ecco quel frate, amico di Occam e di Marsilio da Padova, che si mette in cammino sette secoli fa, procede per sette giorni e 576 pagine insieme al novizio Adso da Melk, viaggia verso settentrione ma senza seguire una linea retta, tocca città fa- che voleva Emose e abbazie antichissime che incutono paura come fortezze di Dio inaccessibili, masticando le erbe misteriose che raccoglie nei boschi e scrutando di notte, dopo vespro e compieta, le magie stregonesche dell’orologio, dell’astrolabio e addirittura del magnete. Davanti al successo mondiale del Nome della rosa, tradotto in quarantacinque lingue, Um- berto Eco ebbe prima la ritrosia prudente dello studioso di fronte alla contaminazione monda- na della scienza, poi seguì divertito il gioco delle sovra-interpretazioni, infine si dedicò alla teo- divertire rizzazione a posteriori, smontando e rimontando sapere e consumo, letteratura e storia, il ca- so e il calcolo. Rivelò che tutto era nato da un’idea seminale, perché gli era venuta la strana vo- glia di avvelenare un monaco. Poi spiegò che scriveva con la pianta dell’abbazia sotto gli occhi, dando ai dialoghi il tempo necessario dei passi per andare dal refettorio al chiostro, perché oc- re antico degli organismi che divorano le pa- serendoli in una sorta di catalogo universale. corre crearsi delle costrizioni per poter inventare liberamente. Quindi aggiunse che poiché gine dei libri, e la vecchia ricetta che consiste- Si comincia dal 1959 con quei brevi saggi scrivere un romanzo è una faccenda cosmogonica, il suo mondo naturale era la storia e il Me- va nel piazzare una sveglia negli scaffali, con- di costume parodistici pubblicati sul Verri dioevo, e questo ricreò nelle pagine. E infine disse l’ultima verità, intima come una fidando nel rumore regolare e nelle vibrazio- che raccolti in volume daranno poi vita al fa- confessione: volevo che il lettore si divertisse. ni per bloccare il pasto insano dei libri. mosissimo Diario minimo per arrivare final- C’è quasi tutto Eco in questa spiegazione di un successo che è una mappa del- L’altro strumento indispensabile alla co- mente alla Bustina di Minerva dell’Espresso. le intenzioni, perché prima del successo c’è la sfida della grande divulgazio- struzione del fenomeno Eco sono i giornali, È come se il registro dell’attualità, grazie ai ne, la scommessa di non cedere alla banalizzazione del sapere ma nello stes- quotidiani e settimanali, mensili, riviste. giornali, desse a Eco la possibilità di un con- so tempo la capacità di costruirsi lettori, accendendo una passione, portan- Li ha criticati duramente, fino al suo ulti- trocanto, un suono appartato ma rivelatore, dosela dietro fino a scoprire l’eresia estrema, una risata come movente di mo romanzo, ma li ha sempre usati per che scorre a fianco della grande vicenda na- un delitto. Eco c’è riuscito perché questo percorso rigorosamente controlla- indagare il quotidiano, per collegare gli zionale ma la sa interpretare rovesciandola to nella formazione del romanzo corrisponde scarti di costume della vicenda di perfettamente alla costruzione intellettuale alfabetica, alla galassia Gu- ogni giorno con le categorie del di sé: dunque suona autentico, senza forzatu- tenberg, all’obbligo di leg- suo sapere, capace di ordinare re. gere, e non importa quale for- e battezzare i gesti minimi, in- Studioso fino alla fine, Eco infatti ha sov- ma prenderà il supporto che vertito l’ordine classico delle strutture acca- continuiamo a chiamare “libro”. demiche con la nascita del Dams a Bologna, Leggere «per il gusto di leggere» sperimentando sempre ma rimanendo in fon- e non solo per sapere, come Eco do fedele alla lezione di Pareyson, come se fos- scoprirà da bambino. se giusto avere un solo maestro. Ma nel 1954 E dietro i libri, borgesianamen- quella generazione un po’ speciale (pensia- te e naturalmente, la biblioteca. mo a lui, con Gianni Vattimo e Furio Colom- Cinquantamila libri “moder- bo) ebbe la fortuna di incrociare la Rai na- ni”, milleduecento volumi scente, per concorso e non per raccomanda- antichi di cui lo scrittore zione del sottobosco democristiano: fu natu- parlava con la passione rale prolungare la propria analisi scientifica di una scoperta conti- universitaria con la comunicazione di massa nua. Senza un catalo- che si affacciava all’Italia, con i nuovi linguag- go, mossi continua- gi, col visivo accanto al letterario, con il divi- mente dalle emer- smo sconosciuto del piccolo schermo, con la genze del conosce- nuova tecnica che scusava l’ignoranza e la by- re, dalla curiosità di passava, fino a fare di Mike Bongiorno il mo- un lavoro, dalla me- dello perfetto dell’uomo televisivo, che crea- moria che cerca va per la prima volta un pubblico costituito, conferma, sapen- la grande tribù italiana del giovedì sera. do che una biblio- Era incominciato il grande incrocio che teca raccoglie i li- spesso nei suoi paradossi, svelandola nell’inti- avrebbe fatto di Eco un personaggio unico, il bri che possiamo mo dei suoi vizi o delle sue verità travestite primo scienziato capace di chinarsi sulla se- leggere, e non so- da miserie del quotidiano. miologia del quotidiano, curioso di tic e tabù lo che abbiamo Pastiches e parodie sono la recitazione in individuali moltiplicati a fenomeni di massa letto, perché è la pubblico, ordinata letterariamente, del ca- dai nuovi strumenti di comunicazione, lin- garanzia di un lembour privato, del motto di spirito che Eco guaggi e modi di dire, attraversati dal gioco sapere. Col terro- ti diceva per prima cosa incontrandoti, sem- di un calembour, riscattati da un paragone pre alla ricerca della rivelazione anagram- letterario sproporzionato perché ironico ma matica, della saggezza popolare che diven- perfettamente coerente, come quando lega- ta enigmatica nel nonsense di un prover- va Franti con Bresci o portava Mickey Mouse bio stravolto nel suo contrario, che conti- a dormire a Mirafiori, parlando a Minnie in nua beffardo a dirti qualcosa. Contraffa- piemontese. zioni meravigliose, come i falsi rapporti L’alto e il basso del post-moderno trovaro- di lettura dei redattori di un’immagina- no in lui non il primo interprete, ma il nucleo ria casa editrice che bocciano la lettura forte, che teneva insieme perfettamente i della Bibbia («un omnibus mostruoso, due registri e li legittimava a vicenda. Quel che rischia di non piacere a nessuno nucleo centrale, credo si possa nel suo caso perché c’è di tutto»), di Torquato riassumere in tre parole: cultura come passio- Tasso («mi chiedo come verran- ne. E il “libro” come strumento universale, il no accolte certe scene ero- libro capace secondo lui di sfidare anche in- ternet, perché il web in fondo — diceva — è un ritorno dalla civiltà delle immagini all’era The New York Times Gianni Vattimo Matteo Renzi Jean-Jacques Annaud “Capace di fondere due mondi, “Non ha vinto la cattedra a Torino “Esempio straordinario “Un personaggio di una cultura quello accademico e quello letterario perché non ha mandato di intellettuale europeo, imbarazzante e di una gioia senza mai perdere il contatto gli auguri di Natale a Luigi univa una intelligenza unica di vivere stupefacente, con il pubblico e la realtà” Pareyson, di cui eravamo stati del passato a una inesauribile una combinazione tra il dotto allievi e lui assistente. Avrebbe capacità di anticipare il futuro. e l’uomo che ama ridere dovuto vincere il premio Nobel” Ci mancherà il suo pensiero e mangiare” acuto e vivo, la sua umanità” Repubblica Nazionale 2016-02-21 la Repubblica DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 29 La cultura mostruosa di un uomo libero tiche un po’ lascive») e dei Promessi sposi: Ed era certo che anche Eco, come i suoi perso- STEFANO BARTEZZAGHI «tant’è, non tutti hanno il dono di racconta- naggi, diventava in Italia collettivamente re, e meno ancora hanno quello di scrivere in “vero” perché la comunità dei lettori aveva E WOODY ALLEN E PAOLO VILLAGGIO sono stati autori Bompiani lo si buon italiano». fatto su di lui negli anni un investimento cul- deve anche all’Umberto Eco editor di titoli come Citarsi addosso Fuori dalla parodia, il sentimento dei gior- turale e passionale, trasformandolo nell’In- o Come farsi una cultura mostruosa. Citazioni e cultura «mo- nali ha in realtà consentito a Eco di incrociare tellettuale italiano degli ultimi trent’anni. S struosa» sono proprio gli elementi che non solo per scherzo sem- l’attualità e di decifrarla coi suoi strumenti, Tutto questo lo ha portato all’ultimo atto, brano i migliori per definire l’immagine pubblica di Eco, studio- arrivando a un giudizio politico partendo da il riscatto di una parte del patrimonio di auto- so e romanziere di fama planetaria e di eclettismo già da decenni leggenda- una notazione estetica, culturale, da un se- ri Bompiani — partendo da se stesso — dal gi- rio.