DI REPUBBLICA DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 NUMERO 571

La copertina. Il boom della “Financial Fiction” Le mostre. L’arte di Marisa e Mario Merz Cult I tabù del mondo. Nella mente del terrorista

Fenomenologia Umbedi rto Eco (1932-2016) VISTO DA TULLIO PERICOLI TULLIO DA VISTO ECO UMBERTO Alberto Arbasino. Alberto Asor Rosa. Corrado Augias. Nanni Balestrini. Alessandro Baricco. Stefano Bartezzaghi. Zygmunt Bauman. Ginevra Bompiani. Zita Dazzi. Raffaella De Santis. Maurizio Ferraris. Simonetta Fiori. Antonio Gnoli. Ugo Gregoretti. Ezio Mauro. Tullio Pericoli. Danco Singer. Michele Smargiassi

Repubblica Nazionale 2016-02-21 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 28 Fenomenologia di Umberto Eco.

“La scommessa di non cedere alla banalizzazione del sapere ma nello stesso tempo la capacità di costruirsi lettori. Accendendo una passione”

EZIO MAURO

RA “UNA BELLA MATTINA DI FINE NOVEMBRE, nella notte aveva nevica- to un poco” quando frate Guglielmo da Baskerville allo spuntar del sole venne avanti nell’Italia confusa del 1980. Il Paese aveva appena vissuto lo shock del delitto Moro, il punto più temerario Lo studioso della sfida terroristica alla democrazia, e l’inizio della sua caduta. Come su un terreno prosciugato, ripiegavano le Brigate Rosse e si ritiravano le ideologie, e noi entravamo senza bussola in un terri- torio sconosciuto. Ed ecco quel frate, amico di Occam e di Marsilio da Padova, che si mette in cammino sette secoli fa, procede per sette giorni e 576 pagine insieme al novizio Adso da Melk, viaggia verso settentrione ma senza seguire una linea retta, tocca città fa- che voleva Emose e abbazie antichissime che incutono paura come fortezze di Dio inaccessibili, masticando le erbe misteriose che raccoglie nei boschi e scrutando di notte, dopo vespro e compieta, le magie stregonesche dell’orologio, dell’astrolabio e addirittura del magnete. Davanti al successo mondiale del Nome della rosa, tradotto in quarantacinque lingue, Um- berto Eco ebbe prima la ritrosia prudente dello studioso di fronte alla contaminazione monda- na della scienza, poi seguì divertito il gioco delle sovra-interpretazioni, infine si dedicò alla teo- divertire rizzazione a posteriori, smontando e rimontando sapere e consumo, letteratura e storia, il ca- so e il calcolo. Rivelò che tutto era nato da un’idea seminale, perché gli era venuta la strana vo- glia di avvelenare un monaco. Poi spiegò che scriveva con la pianta dell’abbazia sotto gli occhi, dando ai dialoghi il tempo necessario dei passi per andare dal refettorio al chiostro, perché oc- re antico degli organismi che divorano le pa- serendoli in una sorta di catalogo universale. corre crearsi delle costrizioni per poter inventare liberamente. Quindi aggiunse che poiché gine dei libri, e la vecchia ricetta che consiste- Si comincia dal 1959 con quei brevi saggi scrivere un romanzo è una faccenda cosmogonica, il suo mondo naturale era la storia e il Me- va nel piazzare una sveglia negli scaffali, con- di costume parodistici pubblicati sul Verri dioevo, e questo ricreò nelle pagine. E infine disse l’ultima verità, intima come una fidando nel rumore regolare e nelle vibrazio- che raccolti in volume daranno poi vita al fa- confessione: volevo che il lettore si divertisse. ni per bloccare il pasto insano dei libri. mosissimo Diario minimo per arrivare final- C’è quasi tutto Eco in questa spiegazione di un successo che è una mappa del- L’altro strumento indispensabile alla co- mente alla Bustina di Minerva dell’Espresso. le intenzioni, perché prima del successo c’è la sfida della grande divulgazio- struzione del fenomeno Eco sono i giornali, È come se il registro dell’attualità, grazie ai ne, la scommessa di non cedere alla banalizzazione del sapere ma nello stes- quotidiani e settimanali, mensili, riviste. giornali, desse a Eco la possibilità di un con- so tempo la capacità di costruirsi lettori, accendendo una passione, portan- Li ha criticati duramente, fino al suo ulti- trocanto, un suono appartato ma rivelatore, dosela dietro fino a scoprire l’eresia estrema, una risata come movente di mo romanzo, ma li ha sempre usati per che scorre a fianco della grande vicenda na- un delitto. Eco c’è riuscito perché questo percorso rigorosamente controlla- indagare il quotidiano, per collegare gli zionale ma la sa interpretare rovesciandola to nella formazione del romanzo corrisponde scarti di costume della vicenda di perfettamente alla costruzione intellettuale alfabetica, alla galassia Gu- ogni giorno con le categorie del di sé: dunque suona autentico, senza forzatu- tenberg, all’obbligo di leg- suo sapere, capace di ordinare re. gere, e non importa quale for- e battezzare i gesti minimi, in- Studioso fino alla fine, Eco infatti ha sov- ma prenderà il supporto che vertito l’ordine classico delle strutture acca- continuiamo a chiamare “libro”. demiche con la nascita del Dams a Bologna, Leggere «per il gusto di leggere» sperimentando sempre ma rimanendo in fon- e non solo per sapere, come Eco do fedele alla lezione di Pareyson, come se fos- scoprirà da bambino. se giusto avere un solo maestro. Ma nel 1954 E dietro i libri, borgesianamen- quella generazione un po’ speciale (pensia- te e naturalmente, la biblioteca. mo a lui, con Gianni Vattimo e Furio Colom- Cinquantamila libri “moder- bo) ebbe la fortuna di incrociare la Rai na- ni”, milleduecento volumi scente, per concorso e non per raccomanda- antichi di cui lo scrittore zione del sottobosco democristiano: fu natu- parlava con la passione rale prolungare la propria analisi scientifica di una scoperta conti- universitaria con la comunicazione di massa nua. Senza un catalo- che si affacciava all’Italia, con i nuovi linguag- go, mossi continua- gi, col visivo accanto al letterario, con il divi- mente dalle emer- smo sconosciuto del piccolo schermo, con la genze del conosce- nuova tecnica che scusava l’ignoranza e la by- re, dalla curiosità di passava, fino a fare di Mike Bongiorno il mo- un lavoro, dalla me- dello perfetto dell’uomo televisivo, che crea- moria che cerca va per la prima volta un pubblico costituito, conferma, sapen- la grande tribù italiana del giovedì sera. do che una biblio- Era incominciato il grande incrocio che teca raccoglie i li- spesso nei suoi paradossi, svelandola nell’inti- avrebbe fatto di Eco un personaggio unico, il bri che possiamo mo dei suoi vizi o delle sue verità travestite primo scienziato capace di chinarsi sulla se- leggere, e non so- da miserie del quotidiano. miologia del quotidiano, curioso di tic e tabù lo che abbiamo Pastiches e parodie sono la recitazione in individuali moltiplicati a fenomeni di massa letto, perché è la pubblico, ordinata letterariamente, del ca- dai nuovi strumenti di comunicazione, lin- garanzia di un lembour privato, del motto di spirito che Eco guaggi e modi di dire, attraversati dal gioco sapere. Col terro- ti diceva per prima cosa incontrandoti, sem- di un calembour, riscattati da un paragone pre alla ricerca della rivelazione anagram- letterario sproporzionato perché ironico ma matica, della saggezza popolare che diven- perfettamente coerente, come quando lega- ta enigmatica nel nonsense di un prover- va Franti con Bresci o portava Mickey Mouse bio stravolto nel suo contrario, che conti- a dormire a Mirafiori, parlando a Minnie in nua beffardo a dirti qualcosa. Contraffa- piemontese. zioni meravigliose, come i falsi rapporti L’alto e il basso del post-moderno trovaro- di lettura dei redattori di un’immagina- no in lui non il primo interprete, ma il nucleo ria casa editrice che bocciano la lettura forte, che teneva insieme perfettamente i della Bibbia («un omnibus mostruoso, due registri e li legittimava a vicenda. Quel che rischia di non piacere a nessuno nucleo centrale, credo si possa nel suo caso perché c’è di tutto»), di Torquato riassumere in tre parole: cultura come passio- Tasso («mi chiedo come verran- ne. E il “libro” come strumento universale, il no accolte certe scene ero- libro capace secondo lui di sfidare anche in- ternet, perché il web in fondo — diceva — è un ritorno dalla civiltà delle immagini all’era

The New York Times Gianni Vattimo Matteo Renzi Jean-Jacques Annaud “Capace di fondere due mondi, “Non ha vinto la cattedra a Torino “Esempio straordinario “Un personaggio di una cultura quello accademico e quello letterario perché non ha mandato di intellettuale europeo, imbarazzante e di una gioia senza mai perdere il contatto gli auguri di Natale a Luigi univa una intelligenza unica di vivere stupefacente, con il pubblico e la realtà” Pareyson, di cui eravamo stati del passato a una inesauribile una combinazione tra il dotto allievi e lui assistente. Avrebbe capacità di anticipare il futuro. e l’uomo che ama ridere dovuto vincere il premio Nobel” Ci mancherà il suo pensiero e mangiare” acuto e vivo, la sua umanità”

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La cultura mostruosa di un uomo libero

tiche un po’ lascive») e dei Promessi sposi: Ed era certo che anche Eco, come i suoi perso- STEFANO BARTEZZAGHI «tant’è, non tutti hanno il dono di racconta- naggi, diventava in Italia collettivamente re, e meno ancora hanno quello di scrivere in “vero” perché la comunità dei lettori aveva E WOODY ALLEN E PAOLO VILLAGGIO sono stati autori Bompiani lo si buon italiano». fatto su di lui negli anni un investimento cul- deve anche all’Umberto Eco editor di titoli come Citarsi addosso Fuori dalla parodia, il sentimento dei gior- turale e passionale, trasformandolo nell’In- o Come farsi una cultura mostruosa. Citazioni e cultura «mo- nali ha in realtà consentito a Eco di incrociare tellettuale italiano degli ultimi trent’anni. S struosa» sono proprio gli elementi che non solo per scherzo sem- l’attualità e di decifrarla coi suoi strumenti, Tutto questo lo ha portato all’ultimo atto, brano i migliori per definire l’immagine pubblica di Eco, studio- arrivando a un giudizio politico partendo da il riscatto di una parte del patrimonio di auto- so e romanziere di fama planetaria e di eclettismo già da decenni leggenda- una notazione estetica, culturale, da un se- ri Bompiani — partendo da se stesso — dal gi- rio. gnale del linguaggio individuale e collettivo. gante Mondazzoli per fondare con Elisabetta «Cultura come passione». Alla formula con cui ieri via Twitter lo ha ricor- Gli ha consentito, a ben vedere, di prendere Sgarbi “La nave di Teseo”. Ne discutemmo a dato Ezio Mauro andrebbe solo aggiunto, ce ne fosse il bisogno, che, mentre parte alla vicenda italiana negli anni più tra- fine novembre, in un salone dell’Accademia esistono passioni contemplative e statiche, quella di Eco era invece mobilis- vagliati del Paese. Lo ha fatto senza badare al dei Lincei. Umberto chiuse la porta e parlò sima, connettiva e, fino all’ultimo, instancabile nel cercare di impiantare si- rischio (ben presente in molti altri intellet- sottovoce, perché confidava uno dei grandi stemi per poi smontarli e ricominciare da capo. Dalla filosofia medioevale tuali) di dividere con una presa di posizione segreti della sua vita, l’ultimo approdo della tornava ad Aristotele e poi rimbalzava su James Joyce, che lo portava sulla politica il grande «fascio indistinto» dei suoi sua passione, o ancora una volta del suo “ob- trincea delle neoavanguardie del secondo Novecento, con il Gruppo 63, l’in- lettori, la somma trasversale della sua popola- bligo” culturale trasformato in avventura fi- tuizione dell’«opera aperta» e l’amicizia e la collaborazione con Luciano Be- rità internazionale. Anche qui (e ricordo cer- nale, a ottantaquattro anni. rio, conosciuto però non in un conservatorio o un’accademia ma alla Rai di te discussioni negli ultimi vent’anni) era co- Adesso la nave dovrà salpare da sola, sen- Corso Sempione, a Milano. La prima carambola sulle sponde del poliedrico me se fosse mosso semplicemente da un ob- za il Capitano, ma con il suo nuovo libro Pape biliardo della cultura fu questa e coinvolgeva filosofica antica, medioevale e bligo culturale, da un dovere intellettuale, Satan Aleppe, di cui proprio negli ultimi gior- contemporanea, avanguardia, accademia e mass media. Poi sarebbero arri- perché la cultura, diceva Bobbio, «obbliga ter- ni aveva preso in mano la copertina, toccan- vati i fumetti, lo strutturalismo e la semiotica; Gérard de Nerval e Sherlock ribilmente». dola e accarezzandola come fa chi ama i libri. Holmes; il cabalismo ebraico e cristiano e la fantascienza; le teorie della tra- Naturalmente quando usò il paradosso, di- Gli avevamo chiesto in tanti che destino vole- duzione, i labirinti; il pensiero debole e quello ermetico; i complotti e il cogni- cendo che la notte prima di addormentarsi va avesse la sua biblioteca un giorno, dopo di tivismo; le analisi di movimenti politici, terrorismo e berlusconismo; gli ana- preferiva Kafka piuttosto che rincretinirsi da- lui. Adesso che il giorno è venuto, bisogna ri- grammi e i romanzi; bellezza, bruttezza e terre incognite; la ghiotta bibliofi- vanti alla tv, la muta dei critici di destra gli cordare cosa rispondeva: non era sicuro lia ma anche l’impegno pionieristico sull’editoria multimediale, con la sua saltò al collo credendo di inchiodarlo alla sua che la sua biblioteca gli assomigliasse, Encyclomedia e la fondazione del primo web-magazine italiano, Golem. caricatura. Ci vedemmo in quei giorni, ed era perché la passione per i libri ti porta Quando ci si rende conto della quantità di discipline, argomenti, interes- totalmente indifferente agli attacchi perché a conservare anche ciò in cui non si, metodi e forme di espressione che Eco ha praticato in sessant’anni di atti- non lo toccavano, ma credo soprattutto per- credi. Tuttavia, non avrebbe volu- vità ci si può davvero riferire a carambole fra elementi mobili che si toccano ché quel che aveva detto come battuta, era in to che i suoi libri fossero dispersi. e si spostano l’un l’altro: si può perché ce lo ha insegnato lui. Non solo per le realtà profondamente vero. Era vero che i li- Forse, diceva, verranno compra- partite a flipper nel Pendolo di Foucault (fra i suoi romanzi, il più utile per bri lo dominavano come «un vizio solitario». ti dai cinesi: se vorranno, dai comprenderlo), ma anche perché l’immagine della cultura che esce dal suo miei libri «potranno capire Trattato di Semiotica Generale è appunto composta di biglie che si avvicina- tutte le follie dell’Occi- no e allontanano, si toccano e si spostano, governate dal magnetismo caoti- dente». co delle connessioni. Questa era, per lui, l’Enciclopedia: il ritratto entropico

©RIPRODUZIONE RISERVATA e probabilistico di una quantità di singoli elementi, o «unità culturali», in re- lazione l’uno con l’altro. Ogni suo lavoro conteneva l’aspetto di interrogazione e quello di combina- toria. La ricerca culturale, l’investigazione («Io sono il Sam Spade della cultu- ra», dice il protagonista del Pendolo) e l’enigma sono passioni anche ossessi- ve sospinte dal motore e dal carburante di una domanda; la risposta deriva da una combinazione di elementi, indizi, segni, concetti che si concatenano in deduzioni e congetture, secondo un metodo di connessione che pagava i suoi debiti sia nei confronti della logica formale sia nei confronti dell’analo- gia più creativa. Così funzionano la memoria, l’enciclopedia, l’intelligenza. In letteratura non è nata una «scuola di Eco» e anche in semiotica l’assie- me degli studiosi che si sono formati nel suo insegnamento non è omoge- neo per interessi e oggetti di analisi. Un’ortodossia echiana non è potuta esistere: fin nei suoi romanzi Eco ha sempre praticato e predicato la diffi- denza verso i cultori fanatici di una qualsiasi Verità. Il suo vero insegna- mento ha riguardato il metodo giusto per muoversi (non solo in teo- ria) in un mondo in cui convivono, apparentemente da estranei, dipar- timenti e redazioni, metafisica e pop, astrazione e trivio. Ma guarda- re, prima che alle cose, alle relazioni che intrattengono è più facile a dirsi che a farsi. Dai sillogismi agli anagrammi, dalle «segnature» rina- scimentali ai motti di spirito, la passione di Eco andava a tutti i modi possibili per combinare relazioni fra gli elementi raccolti dalla sua va- stissima erudizione e dalla sua invece infinita curiosità. Basta leggere i suoi testi, e guardare come sono fatti, per vedere che aveva previsto ipertesti e Internet ben prima che si fossero incar- nati in format tecnologici, e sbandate planetarie. Collezionista di in- cunaboli e primo esploratore di computer e web, degustatore di bi- blioteche e teorico di enciclopedie, quando le sue intuizioni si sono appunto incarnate ha subito diagnosticato i mali che ne potevano derivare. Il primo è l’imbecillità — l’uso stolido, statico, ripetitivo di luoghi comuni oltretutto sbagliati o la connessione delirante —; il secondo, l’ipertrofia della memoria. Ricordare tutto sarebbe rovi- noso quanto non ricordare nulla. Occorre invece essere mobili, e qui è il senso del suo gioco: immaginarsi sempre impegnati in nuo- vi «esercizi di stile» (lui che aveva portato in italiano quelli di Ray- mond Queneau), vedersi come non si è ancora mai stati, collegare quello che non è mai stato collegato e infine trarne una teoria, un romanzo, una barzelletta di cui sanamente compiacersi. Far ridere rettori e ridere di loro, impensierire buffoni, cospargere dogmati- ci di catrame e piume, riportare potenti alle loro responsabilità, cantare «Kant, filosofetto che mi piace tant», appassionare chiunque al Medioevo, fondare discipline, disseminare ovun- que idee e dubbi. Nel continuo reinventarsi, con la sua cultura «mostruosa» e nei suoi giochi, Umberto Eco è stato quello che ha voluto e saputo essere: un uomo libero.

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Roberto Saviano Sergio Mattarella Le Monde “È un dolore molto forte. “Un uomo libero, dotato “Disponibile, gentile, squisito. “È morto il più erudito dei sognatori. Non dimenticherò mai cosa ha di un profondo spirito critico Oltre a essere un grande scrittore La costante della sua analisi resta fatto per me. C’è stato quando, e di grande passione civile, era un amico. Non saliva mai la volontà di vedere il senso là dove sconosciuto e in difficoltà anticipatore e sperimentatore in cattedra e aveva un fortissimo si sarebbe tentati di non vedere altro che agli inizi, la mia vita stava di fenomeni e tendenze, senso dell’ironia. Una perdita fatti. Una sorta di Pico della Mirandola, precipitando. Grazie, Professore” si è sempre proiettato per l’Italia perché il suo sguardo colui che il medievalista Jacques le Goff nella dimensione internazionale” era sempre acuto e sapiente” chiamava ‘il grande alchimista’”

Repubblica Nazionale 2016-02-21 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 30 Le mille stagioni.

La fondazione del Dams a Bologna, la televisione, la neovanguardia, i romanzi divenuti bestseller, il lavoro editoriale: ritratto a più voci di un intellettuale totale

MICHELE SMARGIASSI

BOLOGNA tatto dalla tracimazione dei libri. «Qui tengo ECO AVEVA PRECEDUTO ECO. «QUANDO ARRIVÒ a Bologna, solo quelli che ho letto due volte», buttava lì molti colleghi erano inquieti», racconta sorridendo Re- con noncuranza ai visitatori più ingenui, e si nato Barilli, estetologo, «la potenza intellettuale di Um- gustava l’effetto. Più bolognese di molti nati- berto faceva soggezione, diversi atenei avevano can- vi. «Non tradisci un ristorante dove hai sem- cellato concorsi pur di non dargli una cattedra». All’al- pre mangiato bene»: lo disse per l’aspra cam- ba degli anni Settanta aveva già alle spalle Rai, Bom- pagna elettorale del ’99 (dove i bolognesi, in- piani, Gruppo ’63, un curriculum poco accademico da vece, cambiarono chef ed elessero Giorgio intellettuale critico trasversale. Ma il grecista Benedet- Guazzaloca), ma potrebbe essere la cifra to Marzullo voleva proprio docenti così, per quell’idea dell’affinità elettiva fra Eco e la sua città d’ele- che gli era venuta in mente nel 1972 e che si chiamava zione culturale. Che gli ha dato, ma gli ha Dams, Discipline delle arti, della musica e dello spetta- chiesto molto e ha ricevuto di più. colo, un corso di laurea che voleva «sfuggire al soffoca- Nel 2001, per dire, quando Bologna fu capi- mento della lettera», sfidare la cultura logocentrica nazionale con l’irruzione delle arti non ver- tale europea della cultura, immaginò un “por- L’bali. Quaranta corsi che il catalogo accademico non aveva mai contemplato, uno di questi era tico telematico” che tenesse assieme l’acces- Semiotica, prima cattedra in Italia, e fu per Eco. Gli altri compagni d’avventura, oltre a Barilli, so dei cittadini alla nuova grande Rete e la so- si chiamavano Ezio Raimondi, Thomas Maldonado, Roberto Leydi, Furio Colombo, Luciano cialità dell’incontro umano. Ma «Umberto da Anceschi, e via via Gianni Celati, Luigi Squarzina, Ugo Volli, Giuliano Scabia, Omar Calabre- Bologna, professore angelico», come lo adulò se… il semiologo Paolo Fabbri, non ha in fondo A quell’esperimento e a quella città Eco è rimasto fedele per oltre quarant’anni. «Non era mai chiesto nulla in cambio del suo tributo di un intellettuale da torre eburnea, e qui trovò la sua agorà», ricorda con gratitudine Ivano Dio- fedeltà. Racconta Romano Prodi che nel nigi, ex rettore. Eco è nato in molti luoghi, ma Bologna è stata la sua patria del pensiero. «Invi- 1996, quando passò da suo collega a premier, tato in tutto il mondo, avrebbe potuto avere cattedre ovunque. Ha preferito lanciare da qui il rinunciò in partenza «all’idea di proporgli il suo sguardo d’aquila sulla realtà. Molti docenti sono stati resi famosi dalla nostra università. ministero della Cultura. Mi avrebbe risposto Lui l’ha resa famosa nel mondo». Nel 1987 fu il regista della campagna di comunicazione attor- di no, era uno spirito libero». no al nono centenario dell’ateneo più antico d’Occidente. «Quando l’alma mater chiamava, ©RIPRODUZIONE RISERVATA Umberto c’era». Con un’idea di insegnamento che non ter- minava con la campanella. Quasi obbligata in una città di portici che lui fingeva di detesta- re «perché non riesci a camminare di fretta, c’è sempre qualcuno che ti ferma». L’aperiti- vo delle sette al caffè Commercianti come oc- casione di scambi filosofici. La bicchierata co- me after hour culturale, dove Eco «tirava fuo- ri il suo lato goliardico», racconta Francesco Guccini, «una volta accettò una gara di otta- ve improvvisate con me e Roberto Benigni». Oggi che ogni ateneo ha il suo Dams, è faci- le sottovalutare l’impatto di quella novità. I La vita colleghi della facoltà di filosofia sfottevano «l’Istituto di turismo e spettacolo». Ma all’a- pertura delle iscrizioni, per 120 posti a nume- ro chiuso si presentarono in tremila. In aula, nulla di simile a quel che si faceva nelle acca- demie d’arte, fino a quel momento monopoli- ste dell’insegnamento artistico. «Rottura del- le barriere, contaminazione fra alta e bassa cultura», elenca il mediologo Roberto Gran- è un’opera di, «scelta inaudita di usare strumenti scienti- fici per smontare oggetti banali». Fumetti sui banchi, radio a transistor in cattedra. Quan- do esplose il ’77, gli indiani metropolitani graffitavano sui muri “Eco è un coiffeur pour Dams”, ma quell’ironia dada la dovevano an- che a lui. Che in verità si era battuto per allun- gare l’acronimo in Damsc, con la C di comuni- aperta cazione, ma alla fine aveva desistito, «tanto qui a Bologna lo pronunciate lo stesso così». Anni dopo, nel 1992, avrebbe istituzionaliz- zato quell’iniziale, tenendo a battesimo il pri- mo corso di laurea in Scienze della comunica- zione. Ma il suo figlio prediletto era nato due anni prima: la Scuola superiore di studi uma- nistici, che a dispetto del suo nome togato in- vitava in cattedra Joan Baez come Marc Fu- maroli, Elie Wiesel come Gérard Depardieu. Nel palazzo medievale di via Marsala dove Si- mona Barbatano, per trent’anni custode se- verissima dell’agenda inaccessibile di Eco, non trattiene le lacrime, stava il suo studio bo- lognese, con la poltrona Frau unico spazio in-

The Guardian “Scrittore di bestseller e gigante della filosofia e del mondo accademico. Ha esplorato le strade intricate del comportamento umano, dell’amore e della letteratura con grazia e attenzione alle sfumature”

Repubblica Nazionale 2016-02-21 la Repubblica DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 31

Alberto Asor Rosa Ugo Gregoretti Dirigeva ogni stile Il concorso in Rai come un’orchestra era stato taroccato RAFFAELLA DE SANTIS SIMONETTA FIORI

PPRESA LA NOTIZIA DELLA MORTE di Umberto Eco, n realtà quel concorso del 1954 era tarocca- A Alberto Asor Rosa si è messo in viaggio per Mi- «I to», racconta Ugo Gregoretti, compagno di lano. Autori di opere dirompenti, Eco ed Asor lavoro negli studi della Rai. «Ma fu l’unico Rosa non hanno certo condiviso sempre le stesse posi- modo per trasfondere nuova linfa intellettuale nel- zioni, ma non hanno mai smesso di dialogare. Eppure la defunta Eiar postfascista». nei primi anni Sessanta da una parte stavano Opera Eco entrò in Rai insieme a Vattimo e Colombo. aperta (1962) e Apocalittici e integrati (1964), dall’al- «Sì, i cosiddetti “corsari”: insieme avevano segui- tra Scrittori e popolo (1965): saggi che si accostavano to il famigerato corso che li introdusse nell’azienda. in modi molto diversi alla cultura nazional-popolare. L’idea era stata di Filiberto Guala, un cattolico illu- Professore, qual è stato il vostro rapporto? minato che poi si sarebbe fatto frate: pescare tra i mi- «Nonostante i nostri approcci fossero altamente con- gliori cervelli dell’azione cattolica per rinnovare la flittuali, ci siamo sempre rispettati. Quando uscì Il no- Rai». me della rosa, nel 1980, fui il primo a recensirlo, pro- Com’era Eco in redazione? prio su Repubblica. Si trattava di un’opera imponente, «Aveva un modo allegro di stare al lavoro. E sfotte- sorprendente, rappresentava uno scarto di enorme va la Rai con ironia. “Sento un gran parlare di audio e portata: un romanzo di impianto storico-filosofico che di video ma non vedo il cogito…”, mi disse una volta». faceva riferimento alla tradizione non tipicamente ita- LE IMMAGINI Era incuriosito da Mike Bongiorno. liana del giallo». SOPRA, UMBERTO ECO DA GIOVANE SEDUTO «Sì, veniva a trovarci quando facevo il segretario In effetti, Eco è stato un grande esploratore di gene- SUL DIVANO IN UNA FOTOGRAFIA DEGLI ANNI 50 di Mike in “Arrivi e partenze”, un programma dei ri letterari. Era un esercizio intellettualistico? SOTTO, ECO AL PREMIO STREGA NEL 1981 servizi giornalistici. Ci divertivamo a sfotterlo, sen- «Tutt’altro, narrare lo divertiva, era il modo per su- INSIEME AD za darlo a vedere. Di lì a poco avrebbe scritto il suo ca- perare i limiti dell’intellettuale e dello scienziato. polavoro di umorismo sociologico». Quando si è accorto di aver raggiunto nella ricerca di Che idea aveva della Tv? studioso il confine oltre il quale non sarebbe potuto an- «Non doveva annoiare. Negli anni Settanta dare, ha scelto di esprimersi in un’altra maniera. Ha avremmo lavorato insieme a una serie televisiva de- frequentato ogni genere, dal romanzo storico a quello dicata al romanzo popolare. Con una bussola condi- filosofico di origine illuminista, dal giornalismo all’au- visa: il pubblico deve divertirsi, oltre che acquisire tobiografia, come ne La misteriosa fiamma della regi- nozioni di tipo critico e culturale». na Loana, un’opera che andrebbe rivalutata». Era l’epoca dell’“ambulatorio culturale”? Si deve a questo il suo successo internazionale? «Sì, infuriava la moda dello strutturalismo. Così «Si deve al fatto che, al pari di Italo Calvino, riuscì a anche in Rai avevamo il semiologo, il linguista etc. rompere con la tradizione letteraria italiana. Eco è sta- Ed Eco si divertiva a consultarli come si fa con il me- to un grande direttore d’orchestra in grado di suonare dico: “Scusami, passo un attimo dal fenomenologo”. benissimo più strumenti» Ironizzava su tutto, anche su se stesso».

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Ginevra Bompiani Nanni Balestrini L’unico a far ridere La rivolta gaia il terribile “Zio Val” del Gruppo 63

LLA FINE ANCHE UMBERTO SI DECISE a chiamarlo ANNI BALESTRINI E UMBERTO ECO si conoscevano «A “zio Val”, come facevano i nipoti veri. Ma sem- N da sessant’anni. Amici, ma soprattutto anima- pre dandogli del “lei”», racconta Ginevra tori della grande avventura intellettuale del Bompiani. È vero che Valentino Bompiani si arrabbiava Gruppo 63, che scombussolò e rinnovò la società lette- con tutti ma non con Eco? «Sì, godeva di una serafica im- raria italiana dei primi anni Sessanta. punità. Appena entrato, nel 1959, arrivava in redazione Balestrini, che posto ha avuto Umberto Eco nella alle 11, con grande irritazione di mio padre. Un giorno de- sua vita? cise di affrontarlo: “Perché arriva a quest’ora?”. “Perché «È stato un punto di riferimento irrinunciabile. Lo dormo”. “Se almeno mi dicesse: sono andato nel bosco a IL GRUPPO 63 avevo visto l’ultima volta un mese fa, per me era un po’ guardare gli uccellini…”. “Va bene, dottore”. Il giorno do- UMBERTO ECO HA FATTO PARTE DEL GRUPPO 63. come un fratello maggiore. Era la mia bussola, tenevo po Umberto arriva alla solita ora. “E allora, perché alle NELLA FOTO, IN ALTO DA SINISTRA, FRANCO CURI, molto al suo giudizio. In tutti questi anni non ci siamo 11?”, sentiamo ringhiare in corridoio. E lui: “Sono andato ANTONIO BUENO, GASTONE NOVELLI, ANGELO mai persi di vita. Ogni volta che scrivevo qualcosa ave- nel bosco a sentire il canto degli uccellini…”. Era l’unico GUGLIELMI, GIORGIO MANGANELLI, ALFREDO GIULIANI vo bisogno di confrontarmi con lui». che lo facesse ridere». E NANNI BALESTRINI (IL PENULTIMO DELLA FILA). A quando risale il vostro primo incontro? Diresse la saggistica dal ‘59 al ’75, stagione di grandi SOTTO, DA SINISTRA, ANTONIO PORTA, ENRICO «A metà degli anni Cinquanta. Eravamo tra i collabo- fermenti culturali. FILIPPINI, EDOARDO SANGUINETI, JEAN THIBAUDEAU, ratori portati da Luciano Anceschi alla rivista Il Verri. «Mio padre era attratto dalle novità e Umberto le incar- GAETANO TESTA, PAOLO CARTA E MASSIMO FERRETTI Ci si incontrava a Milano al Blu Bar, un posto frequenta- nava. Da noi pubblicò Opera aperta e Apocalittici e inte- to da filosofi e intellettuali. Noi eravamo i più giovani». grati. Contemporaneamente lavorava a Nonita, parodia Poi venne il Gruppo 63. Che ruolo ha avuto Eco di Lolita di Nabokov: i suoi due lati, erudito e giocoso». nell’esperienza della neo-avanguardia? Anche la sua vita privata cambiò. «Era un faro. Con Opera aperta aveva inaugurato «Nell’ufficio grafico conobbe Renate, la sua futura mo- una nuova maniera di vedere le cose. La nostra era una glie. E anche l’amicizia con l’editore sarebbe durata tutta rivolta generazionale: la società stava cambiando, l’Ita- la vita. Quando mio padre morì, alle 11 di sera, mia so- lia diventava un paese industriale, e noi volevamo qual- rella e io chiamammo Umberto, solo lui. Si cosa di nuovo, fuori dai canoni». precipitò, alleggerendoci da tutte le in- Eco ha detto una volta che esprimevate una forma combenze». di gaiezza, in che senso? E lo da Bompiani dopo l’acqui- LA COPERTINA «Eravamo contrari all’impegno ideologico della vec- sizione di di Mondadori? DICEMBRE 1986, chia sinistra comunista. Eco era un personaggio gaio e «Non sono rimasta sorpre- IL SETTIMANALE vivace come pochi. Questa sua natura è molto chiara sa. Lui sapeva già di stare USA METTE ECO nell’ironia che percorre Diario minimo e le Bustine di molto male. E quindi la IN COPERTINA Minerva». scelta della Nave di Te- PER IL FILM Nessuna invidia tra voi? seo è stato un gesto te- TRATTO «Mai, era il più bravo di tutti e bisognava ammetter- stamentario». (s.f.) DA “IL NOME lo» . (r.d.s.) DELLA ROSA” ©RIPRODUZIONE RISERVATA ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Martin Schulz Dario Fo Francesco Guccini “Un immenso intellettuale “Si indignava al momento giusto “Che coraggio far rimare è morto. Umberto Eco e usciva sempre dal branco amare con Schopenhauer. lascia un patrimonio di cultura, degli adulatori, dalla corte. Ogni intanto lo incontravo in giro di idee, romanzi e insegnamenti In un momento come questo per Bologna. Con me tirava fuori che resteranno eterni” è da tenere come esempio” il suo lato goliardico. Avevamo una passione in comune, tra le altre, per la crittografia”

Repubblica Nazionale 2016-02-21 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 32 I libri.

Leggere Credere Chi non legge, a settant’ anni avrà vissuto I libri non sono fatti per crederci, una sola vita. Chi legge avrà vissuto 5000 anni ma per essere sottoposti a indagine

IL PROBLEMA OPERA APERTA DIARIO MINIMO APOCALITTICI LA STRUTTURA L’ARTE LE FORME ESTETICO 1962 1963 E INTEGRATI ASSENTE COME MESTIERE DEL CONTENUTO IN SAN TOMMASO DEFINITO DA ECO QUESTA RACCOLTA DI 1964 1968 1969 1971 1956, RIPUBBLICATO “UN’INDAGINE DI VARI SCRITTI CONTIENE ANCHE UNA RACCOLTA DI SAGGI IL SAGGIO SI PONEVA IN QUESTO LIBRO, DAI “PERCORSI NEL 1970 CON IL TITOLO MOMENTI IN CUI L’ARTE LA CELEBRE SULLE COMUNICAZIONI IL PROBLEMA DI UNA ECO SI OCCUPA DI CIÒ DEL SENSO” “IL PROBLEMA ESTETICO CONTEMPORANEA “FENOMENOLOGIA DI MIKE E SULLA CULTURA TEORIA SEMIOLOGICA CHE STA INTORNO ALLA “GENERAZIONE IN TOMMASO D’AQUINO” SI TROVA A FARE I CONTI BONGIORNO” (1961) IN CUI DI MASSA IN CUI ECO UNIFICATA ALL’ARTE E MOSTRA DI MESSAGGI ESTETICI”, È LA TESI DI LAUREA COL DISORDINE”, ECO ANALIZZA DAL PUNTO APPLICA STRUMENTI E SI PROPONEVA COME ELEMENTI ESTERNI UN SAGGIO IN SEI DISCUSSA DA ECO È STATO UNO DEI TESTI DI VISTA SEMIOTICO LE DI ANALISI RIGOROSA DI DISTINGUERE ABBIANO INFLUENZATO CAPITOLI IN CUI ECO NEL 1954, CON LUIGI FONDAMENTALI RAGIONI DEL SUCCESSO A TEMI COME IL FUMETTO TRA SEMIOLOGIA GLI ARTISTI TORNA SUL PROBLEMA PAREYSON RELATORE DELLA NEOAVANGUARDIA DEL PRESENTATORE O LA MUSICA LEGGERA E STRUTTURALISMO E LE LORO OPERE DEL SIGNIFICATO Dal “Nome della Rosa” a “Numero Zero”, da “Diario minimo” a “Vertigine della lista”: guida alla lettura di una produzione editoriale sterminata L’uomo che SUGLI SPECCHI IL PENDOLO E ALTRI SAGGI DI FOUCAULT 1985 1988 LA METAFORA È IL SECONDO ROMANZO DEGLI SPECCHI DI ECO, RACCONTATO SUGGERISCE ALCUNI IN PRIMA PERSONA DEI TEMI AFFRONTATI DA CASAUBON, scrisse babele DAI SAGGI IN QUESTA PROFESSIONISTA RACCOLTA: SEGNO, DELL’EDITORIA, RAPPRESENTAZIONE, CHE INCROCIA MISTERI CORRADO AUGIAS ILLUSIONE, IMMAGINE TEMPLARI E COMPLOTTI

CINQUE SCRITTI KANT LA BUSTINA BAUDOLINO SULLA LETTERATURA STORIA LA MISTERIOSA MORALI E L’ORNITORINCO DI MINERVA 2000 2002 DELLA BELLEZZA FIAMMA 1997 1997 2000 QUARTO ROMANZO LA LETTERATURA 2004 DELLA REGINA LOANA CI SONO FORME LA RACCOLTA RIDISCUTE IL LIBRO RACCOGLIE DI ECO. RACCONTA SECONDO UMBERTO LA BELLEZZA NON È MAI 2004 DI “FASCISMO ETERNO” I MASSIMI TEMI LE RUBRICHE LA STORIA DI BAUDOLINO, ECO IN UNA SERIE STATA UN VALORE QUINTO ROMANZO CHE SI RIPROPONGONO DELLA FILOSOFIA CHE ECO TIENE RAGAZZO DI CAMPAGNA DI SAGGI SCRITTI, ASSOLUTO. DI ECO. GIAMBATTISTA IN OGNI PARTE DA ARISTOTELE SUL SETTIMANALE PIEMONTESE, ADOTTATO QUASI TUTTI, TRA IL 1990 MA HA ASSUNTO FORME BODONI RECUPERA DEL MONDO E SONO A HEIDEGGER: L’ESSERE, “L’ESPRESSO” DALL’IMPERATORE E IL 2002. CI SONO DIVERSE NEI SECOLI. LA MEMORIA DEL SUO STRETTAMENTE LA VERITÀ, IL FALSO, A PARTIRE DAL 1985. FEDERICO BARBAROSSA DANTE, WILDE, BORGES, ECO LE RIPERCORRE PASSATO ATTRAVERSO CORRELATE LA CONOSCENZA TRA RIFLESSIONE, NEL DODICESIMO CAMPORESI, LA MANCHA TRA ICONOGRAFIA, UNA SERIE DI OGGETTI: ALLA CULTURA DI MASSA OGGETTIVA, LA REALTÀ LETTERATURA E IRONIA SECOLO E BABELE ESTETICA E FILOSOFIA LIBRI, QUADERNI, DISCHI

El Pais Furio Colombo Tiziano Sclavi “Una presenza costante e imprescindibile “Facevamo un gioco che vedeva “Posso leggere la Bibbia, Omero della vita culturale italiana dell’ultimo mezzo la partecipazione di Benigni: uno e Dylan Dog per giorni e giorni secolo. Ripercorrerne la vita e la carriera ‘‘ show che Eco aveva battezzato ‘‘ senza annoiarmi, aveva significa ricostruire un pezzo importante “Los Colombos”, con la parodia dichiarato Eco. Non so se lui della storia culturale non solo italiana” delle dirette Rai e la traduzione fosse incazzato per quella frase simultanea che diceva cose troppo spesso citata. completamente diverse” Io comunque ne ero felicissimo”

Repubblica Nazionale 2016-02-21 la Repubblica DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 33

Chi scrive Sfogliare Ognuno dovrebbe morire dopo aver scritto I libri si rispettano usandoli, per non disturbare il cammino del testo non lasciandoli stare

ESTETICA E TEORIA IL COSTUME DI CASA TRATTATO COME SI FA UNA TESI LECTOR IN FABULA IL NOME DELLA ROSA SETTE ANNI DELL’INFORMAZIONE DI SEMIOTICA DI LAUREA DI DESIDERIO 1973 1979 1980 GENERALE 1972 IL TELEGIORNALE, 1977 ECO INTRODUCE PRIMO ROMANZO DI ECO. 1983 IN QUESTO VOLUME I DISCORSI DEI POLITICI, 1975 IL SAGGIO INDICA IL CONCETTO L’AVVENTURA DEL RACCOGLIE ECO CURA IL KITSCH, CON QUESTO TRATTATO LA METODOLOGIA DI “COOPERAZIONE MONACO MEDIEVALE LE “CRONACHE” GLI SCRITTI IL LINGUAGGIO ECO DELINEA FONDAMENTALE INTERPRETATIVA” GUGLIELMO DEGLIANNI 1977-1983. SULL’ESTETICA PUBBLICITARIO, UNA TEORIA GLOBALE E IL LINGUAGGIO DOVE L’INTERAZIONE DA BASKERVILLE HA DALLA STAGIONE E LA TEORIA LA CONTESTAZIONE DI TUTTI I SISTEMI ACCADEMICO DEL LETTORE CON VENDUTO 50 MILIONI DEL TERRORISMO DELL’INFORMAZIONE GIOVANILE. ALCUNI DI SIGNIFICAZIONE PER REALIZZARE LA “MACCHINA PIGRA” DI COPIE NEL MONDO AL BOOM DI ARNHEIM, BENSE, TEMI TOCCATI DA ECO E I PROCESSI UNA TESI DEL TESTO ED È STATA TRADOTTA DELLE TELEVISIONI MOLES, JAKOBSON IN QUESTE PAGINE DI COMUNICAZIONE DI LAUREA È FONDAMENTALE IN 40 LINGUE E IN UN FILM COMMERCIALI

I SONO UNA DATA E UN LUOGO PRECISI in del nuovo strumento di comunicazione — la Tv — che era nata in cui il fenomeno Umberto Eco co- Italia da soli cinque o sei anni. Rileggerei dunque per primo quel minciò a diventare (almeno per Diario minimo sicuro di ritrovarvi ancora il divertimento che spri- me) evidente. Era il 1963 (forse gionò allora. Rileggerei, con un salto bibliografico di 17 anni, Il no- 1964), il luogo era la storica libre- me della Rosa (1980), il suo primo dove la mescolanza di elementi ria Feltrinelli di via del Babuino og- diversi — da lui teorizzata — veniva messa al servizio di un intrigo gi scomparsa. Eco parlava del suo li- che pescava alle fonti più varie, dal Mastino dei Baskerville di Co- bro Diario minimo che conteneva nan Doyle, al perduto libro sulla commedia di Aristotele, all’esteti- all’interno un breve saggio destina- ca di Tommaso d’Aquino sulla quale peraltro s’era laureato. Rileg- to a grande e meritata celebrità: gerei un romanzo memoriale che non ha avuto molta fortuna e che “Fenomenologia di Mike Bongior- mi ha invece profondamente appassionato, La misteriosa fiamma Cno”. Quelle sei o sette paginette della regina Loana, una specie di Amarcord nel quale Eco immagi- rappresentarono una rottura clamorosa rispetto alle abitudini cul- na che un vecchio professore, colpito da amnesia, si rechi nei luo- turali e alla stessa visione che si aveva allora della cultura. Analiz- ghi della prima giovinezza (tra Langhe e Monferrato) per ritrovar- zando con gli strumenti della più raffinata analisi un fenomeno vi la memoria perduta. Riscopre vecchi quaderni, i primi albi a fu- pop all’apparenza insignificante qual era Bongiorno, si abbatteva metti (Cino e Franco), dischi con le canzoni di quegli anni lontani. il solido muro di matrice crociana che separava la cultura alta dalla Bisogna probabilmente avere una certa età per apprezzare questa I LIMITI L’ISOLA DEL GIORNO cultura bassa: letteratura, musica o arti figurative che fossero. Recherche, nel mio caso funzionò. Rileggerei il fondamentale Co- DELL’INTERPRETAZIONE PRIMA Non c’era più l’alta letteratura da valutare togliendosi per così di- me si fa una tesi di laurea, esempio clamoroso di come Eco riuscis- 1990 re il cappello e la letteratura bassa da considerare con un benevolo se a trasformare un argomento plumbeo in una scintillante, ironi- 1994 IL VORTICE TERZO ROMANZO sorriso di simpatia. C’era sì Tolstoj, ma c’erano anche Dumas o Si- ca, rassegna dove accurate istruzioni per l’uso si mescolano ai più DELL’INTERPRETAZIONE menon, c’era Tiziano (giù il cappello) ma c’erano anche i fumetti; appropriati esempi, sillogismi, metafore. Rileggerei infine alcune DI ECO, AMBIENTATO LETTERARIA NEL 1643. UN GIOVANE tutti meritavano attenzione e serietà di valutazione, se si voleva sue Bustine di Minerva, minimi saggi in pillole dove lo scrittore-fi- E I SUOI LIMITI ANALIZZATI capire quale poteva essere nella società che si allora andava profi- losofo che oggi piangiamo ci ha dimostrato come, da piccole scheg- PIEMONTESE, ROBERTO IN UNA SERIE DI SAGGI DE LA GRIVE, NAUFRAGA lando (oggi è la nostra) la funzione non solo estetica dell’opera ge di realtà, si possano ricavare, sorridendo, lungimiranti intuizio- CHE SONO UN MONITO d’arte. La seconda intuizione di quel breve saggio fu aver afferrato ni — certe volte addirittura delle profezie. NEI MARI DEL SUD. HA AI CRITICI DAVANTI A SÉ UN’ISOLA fin dai primi sintomi quale sarebbe stata l’importanza sociologica ©RIPRODUZIONE RISERVATA DI MESTIERE IRRAGGIUNGIBILE

A PASSO DI GAMBERO STORIA VERTIGINE IL CIMITERO DI PRAGA COSTRUIRE IL NEMICO STORIA DELLE TERRE NUMERO ZERO DELLA BRUTTEZZA DELLA LISTA E ALTRI SCRITTI E DEI LUOGHI 2006 2010 2015 OCCASIONALI LEGGENDARI DALL’11 SETTEMBRE 2007 2009 SESTO ROMANZO SETTIMO E ULTIMO ALLA GUERRA IN IRAQ, LE MANIFESTAZIONI DALL’“ILIADE” A “MOBY DI ECO. 2011 2013 ROMANZO DI ECO. PASSANDO PER DEL “BRUTTO” DICK”, DA ESIODO È UNA RIELABORAZIONE UNA SERIE DI VARIAZIONI SIN DAI TEMPI PIÙ HA PER PROTAGONISTA IL POPULISMO MEDIATICO ATTRAVERSO I SECOLI A JOYCE, LA GRANDE DELLA STORIA IMPEGNATE O DIVERTITE ANTICHI, L’UMANITÀ UNO SCRITTORE FALLITO ITALIANO. ECO RIFLETTE SONO ALTRETTANTO LETTERATURA È FATTA DEL RISORGIMENTO SU TEMI COME HA FANTASTICATO CHE SI RITROVA SUL PRIMO SCORCIO SUGGESTIVE DI QUELLE DI LISTE VERTIGINOSE. ATTRAVERSO LA FIGURA L’ASSOLUTO, IL FUOCO, SU LUOGHI RITENUTI IN UN GIORNALE DI MILLENNIO DOVE DEL BELLO. ECO VIAGGIA ECO RISCOPRE DEL FANTOMATICO IL PERCHÉ PIANGIAMO REALI, COME ATLANTIDE, DESTINATO LA STORIA PROCEDE ATTORNO AL SUBLIME LA FORZA E IL PIACERE FALSARIO SIMONE SULLA SORTE DI ANNA LE TERRE DELLA REGINA AD ALIMENTARE “A PASSO DI GAMBERO” DELLA DEFORMITÀ DELL’ENUMERAZIONE (SIMONINO) SIMONINI KARENINA E VICTOR HUGO DI SABA O L’ELDORADO LA MACCHINA DEL FANGO

Luca Serianni Roberto Recchioni Angelo Guglielmi The Hindustan Time “Ho appreso con grande stupore “Una perdita enorme “È stato un forte combattente, “È morto l’autore italiano della morte di Eco perché è stato ‘‘ per il mondo del fumetto antiberlusconiano che ha incuriosito e fatto scervellare ‘‘ e soprattutto deliziato i lettori una figura centrale nell’Italia che lui prima di chiunque altro senza diventare ideologico. dalla fine del 900 fino ad oggi. ha sdoganato di fronte Considerava Berlusconi di tutto il mondo” Una figura particolarmente all’Accademia” l’uomo di cui bisognava liberarsi rappresentativa” (sceneggiatore di Diabolik) per aprire le finestre”

Repubblica Nazionale 2016-02-21 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 34 Il bestseller.

ANTONIO GNOLI realizzato una moderna operazio- ne ironica su un affresco medievale? MILANO «Diciamo, come accade per altre ope- ENTICINQUE ANNI FA IN POCHI AVREBBERO immaginato che un roman- re, che il mio romanzo può avere due o più li- zo carico di ironia e di dottrina, sorprendente per ampiezza ed eru- velli di lettura. Se io comincio dicendo: “Era dizione, a metà strada tra il teologico e il poliziesco, sarebbe diven- una notte buia e tempestosa”, il lettore “inge- tato quello che ogni scrittore spera che accada, ma non confidereb- nuo”, che non capisce il riferimento a Snoo- be neppure alla propria mamma, cioè un sogno da quindici milio- py, godrà a un livello elementare, e la cosa ci ni di copie. Il nome della rosa è stato questo. può stare. Poi c’è il lettore di secondo livello “Un libro difficile e popolare” E venticinque anni dopo resta il mistero dell’uomo che seppe che capisce il riferimento, la citazione, il gio- dare il nome giusto alla rosa. Per questo vado a trovare Umberto co e dunque sa che si sta facendo soprattutto Ripubblichiamo l’intervista Eco nella sua casa milanese, per capire la parte meno visibile di un dell’ironia. A questo punto potrei aggiungere successo, il lavoro che ci è voluto, le tracce che ha lasciato. A sor- un terzo livello, da quando il mese scorso ho presa apre una stanza chiusa a chiave. «Qui ci sono i libri che ho scoperto che la frase è l’incipit di un romanzo Vconsultato per i successivi romanzi». Ha l’aria di essere uno studio- di Bulwer-Lytton, l’autore degli Ultimi giorni in cui Eco spiegava lo segreto, uno spazio poco illuminato, ma suggestivo. Sul tavolo un leggio con le tavole origi- di Pompei. Ovvio che anche Snoopy stava pro- nali di un fumetto. Alle pareti testi rari: ricerche sui Rosacroce, prime edizioni di Ulisse Aldro- babilmente citando». il segreto del romanzo vandi. Sul ripiano della libreria, dentro un contenitore cilindrico di vetro, galleggiano, irricono- La sottile ironia letteraria, fatta di citazio- scibili, i testicoli di un cane. Eco sorride: «Ne parlo nel mio ultimo romanzo». Ma è tempo di tor- ni, rimandi, allusioni è un omaggio alla pu- nare al primo. ra intelligenza. Ma non c’è il rischio che l’e- che conquistò il mondo Che cosa non si sa ancora del “Nome della rosa”? laborazione della pagina finisca con l’ave- «Tutti pensano che il romanzo sia stato scritto al computer, o con la macchina da scrivere, re poca narrazione e molta testa? in realtà la prima stesura fu fatta a penna. Però ricordo di aver passato un anno intero senza «Non sono fatti miei. Io mi posso occupare scrivere un rigo. Leggevo, facevo disegni, diagrammi, inventavo un mondo. Ho disegnato cen- legittimamente di postille, di questa conver- tinaia di labirinti e piante di abbazie, basandomi su altri disegni, e su luoghi che visitavo». sazione, del fatto che il romanzo è stato scrit- Da cosa nasceva questa esigenza visiva? to in un periodo in cui si parlava molto di dia- Così «Era un modo per prendere confidenza con l’ambiente che stavo immaginando. Avevo biso- logismo intertestuale e di Bachtin. Se poi lei gno di sapere quanto ci avrebbero messo due personaggi per andare da un luogo a un altro. E osserva, che così saranno pochi coloro che lo questo definiva anche la durata dei dialoghi che non ero così certo di saper realizzare». leggeranno, io le rispondo: sono fatti dei letto- Capisco i luoghi, ma perché disegnare anche i monaci dell’abbazia? ri, non miei». «Avevo bisogno di riconoscere i miei personaggi, mentre li facevo parlare o agire, altrimen- È un’affermazione molto perentoria. ti non avrei saputo cosa fargli dire». «La verità è che da quando è uscito Il nome ho dato A volte lei dà l’impressione di non poterne più del clamore che il romanzo ha sollevato. Si della rosa sono stato sottoposto a una vera e sente sotto assedio? propria doccia scozzese. Perché ha fatto un li- «È fatale che ci si senta accerchiati. D’altro bro difficile che nessuno capisce? E io rispon- canto, constatare che attorno al Nome della do come il guerriero dancalo di Hugo Pratt: rosa sono uscite migliaia di pagine di critica, perché tale è il mio piacere. E allora perché ha centinaia di saggi, libri e tesi di laurea — l’ulti- fatto un libro popolare che tutti vogliono leg- il nome ma mi è arrivata la scorsa settimana — mi fa gere? Mettiamoci d’accordo: è difficile, o è po- sentire abbastanza responsabilizzato da pro- polare?». nunciarmi su alcune questioni di poetica. È le- Paradossalmente è entrambe le cose. gittimo che un autore dichiari come lavora. «A questo punto proporrei un’interessan- Mentre la critica interviene sul modo in cui te questione: oggi diventa popolare un libro va letto un libro». difficile perché sta nascendo una generazio- alla rosa Si può dire che con “Il nome della rosa” ha ne di lettori che desidera essere sfidata».

Le Figaro Fabio Fazio Antonio Pennacchi “Era al tempo stesso uno “Era così parte dell’orizzonte “Di Umberto Eco ricordo “Grandissima anima, studioso di Tommaso d’Aquino, culturale e da così tanti anni soprattutto il sorriso grandissima intelligenza. filosofo, semiologo, romanziere ‘‘ che quasi non si è abituati e il sorriso è una forma sublime ‘‘ Mancherà sicuramente al Paese” affermato; un uomo di successo a considerarlo di carne e ossa” di consapevolezza” nel corpo di un bon vivant”

Repubblica Nazionale 2016-02-21 la Repubblica DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 35

A me pare un romanzo che gratifica le per- maginare un benedetti- di scrive- sone. Le fa sentire più colte di quello che so- no in un monastero che re un romanzo». no. mentre legge la collezio- Perché ha scelto quel titolo, «Non sono così sicuro. Il lettore ingenuo ne rilegata del manife- “Il nome della rosa”? che confessa quale frustrazione tremenda sto muore fulminato». «Era l’ultimo di una lista che comprendeva sia non aver capito le citazioni in latino, mica Un omaggio ironico all’attuali- tra gli altri L’abbazia del delitto, Adso da si sente gratificato. O dovremmo concludere tà. Melk eccetera. Chiunque leggeva quella lista che c’è un tipo di lettore che gode nel sentirsi «Troppo attuale e allora mi so- diceva che Il nome della rosa era il più bello». stupido». no detto se non fosse stato me- È anche la chiusa del romanzo, la citazione Cosa decreta il successo di un libro come glio retrodatare tutto al medioevo. L’idea che latina. “Il nome della rosa”? Ammetterà che alla un frate morisse sfogliando un libro avvelena- «Che io ho inserito per depistare il lettore. fine resta qualcosa di misterioso. to mi pareva efficace». Invece il lettore ha inseguito tutti i valori sim- «È vero, io sto cercando delle spiegazioni. Come l’ha avuta? bolici della rosa, che sono tanti». Ma solo perché lei me le chiede. Se dipendes- «Credevo fosse un parto della mia fanta- I DISEGNI memoria un suo antenato europeo con lo stes- Le dà fastidio l’eccesso di interpretazio- se da me ne farei a meno. Quello che so e ho sia. Poi ho scoperto che esiste già nelle Mille e so nome. Era per molti di loro un modo di co- ne? QUI SOPRA, capito è che se “Il nome della rosa” usciva die- una notte e che Dumas l’aveva copiata nel ci- noscere le proprie origini». «No, sono dell’idea che molto spesso il li- ALCUNI DEI DISEGNI ci anni prima, forse nessuno se lo sarebbe fila- clo dei Valois. Quindi è un vecchio topos lette- A una critica negativa come reagisce? bro è più intelligente del suo autore. Il lettore REALIZZATI to, e se usciva dieci anni dopo, forse sarebbe rario. Essendo un narratore citazionista mi «Non faccio tragedie. Quando ci si accorge può trovare riferimenti cui l’autore non ave- DA ECO DURANTE stato altrettanto ignorato». ha divertito». che essa può dire tutto e il contrario di tutto, va pensato. Non credo di aver diritto di impe- LA STESURA C’è un esempio che abbiamo sotto gli occhi So che all’inizio non aveva intenzione di allora concludo che la critica è una mera rea- dire di trarre certe conclusioni. Ma ho il dirit- DEL ROMANZO. oggi: “Il codice da Vinci” di Dan Brown. dare “Il nome della rosa” alla Bompiani. zione di gusto». to di ostacolare che se ne traggano altre». DA SINISTRA, Crede che se fosse uscito in un altro mo- «Era la casa editrice nella quale avevo lavo- Lei ha scritto cinque romanzi. L’idea che il Si spieghi meglio. ACCANTO mento non avrebbe avuto lo stesso succes- rato e pubblicato tutti i miei libri. È chiaro suo maggior successo sia stato il romanzo «Coloro che ad esempio nella “rosa” hanno ALLE FOTO so? che lo avrebbero preso a scatola chiusa. Ma in d’esordio cosa le fa pensare? trovato un riferimento allo shakespeariano DEI LUOGHI CHE «Dubito che se Il codice da Vinci fosse usci- un primo momento pensavo di consegnarlo a «Ci sono autori fortunati che toccano il pic- “a rose by any other name”, sbagliano. La LO HANNO AIUTATO to sotto Paolo VI avrebbe potuto interessare Franco Maria Ricci. Pensavo a una tiratura di co delle vendite alla fine della loro vita e auto- mia citazione significa che le cose non esisto- A CONCEPIRE alla gente. La spiegazione del fenomeno che mille copie in una collana raffinata». ri disgraziati che lo toccano all’inizio. Quando no più e rimangono solo le parole. Shakespea- L’ABBAZIA si è verificato su un giallo, tutto sommato mo- E invece? al tuo esordio vendi tantissimo, dopo puoi an- re dice esattamente l’opposto: le parole non DOVE SI SVOLGE desto, è da ricondurre probabilmente alla «Si sparse la voce che Eco aveva scritto un che scrivere La Divina Commedia ma non contano niente, la rosa sarebbe una rosa con IL ROMANZO grande teatralizzazione dei fatti religiosi av- romanzo. Prima mi telefonò Giulio Einaudi, raggiungerai mai più quelle cifre». qualunque nome». GLI SCHIZZI venuta sotto il pontificato di Giovanni Paolo poi, mi pare, Paolini della Mondadori. Lo Considera una specie di condanna che qua- L’immagine della rosa conclude il roman- ORIGINALI II. Sul romanzo di Dan Brown c’è stato un in- avrebbero preso senza discutere. A quel pun- lunque cosa lei faccia si finirà sempre col zo. Ma il problema vero per uno scrittore, DELL’AUTORE; vestimento teologico da parte della gente. to tanto valeva che lo pubblicassi con il mio tornare al “Nome della rosa”? soprattutto se esordiente, è come iniziar- UN ROMPICAPO Mettiamola così: ha scritto un libro apparso editore». «Lo è senz’altro. Ma è anche una legge del- lo. Con quale disposizione mentale, con CON IL “QUADRATO nel momento giusto». Per essere un romanzo di nicchia non ma- la sociologia del gusto, o meglio della sociolo- quali dubbi, si è posto di fronte alla prima DI SATOR”; È proprio l’idea del “momento giusto” che le. “Il nome della rosa” è stato pubblicato gia della fama. Se uno diventa famoso per pagina? I MONACI ha qualcosa di insondabile. in trentacinque paesi. Cosa prova nel sen- aver ucciso Billy the Kid, qualunque cosa fac- «All’inizio l’idea era di scrivere una specie PROTAGONISTI «Credo allo Zeitgeist, a quello spirito del tirsi consacrato a livello internazionale? cia in seguito — dal diventare presidente de- di giallo. In seguito mi sono accorto che i miei DEL ROMANZO tempo che ti fa fiutare le cose, e grazie al qua- «Più che la fama, che non guasta, mi grati- gli Stati Uniti allo scoprire la penicillina — romanzi non sono mai cominciati da un pro- E ALTRI APPUNTI le ricevi sollecitazioni che si traducono in ficano le lettere dei lettori. E da questo punto agli occhi della gente sarà sempre “quello getto, ma da un’immagine. E l’immagine che SULLA BIBLIOTECA qualcosa di compiuto e definito. Altrimenti, di vista, l’America è stata una vera sorpresa. che ha ucciso Billy the Kid”». mi appariva era il ricordo di me stesso nell’Ab- DELL’ABBAZIA CON non potrei spiegarmi perché proprio nel Mi scrivevano non solo da San Francisco o da bazia di Santa Scolastica, davanti a un leggio I LIBRI CATALOGATI 1978 e non prima mi viene in mente di fare Il New York ma dal Midwest. Uno scrisse dicen- (da La Domenica di Repubblica, enorme che leggevo gli Acta Sanctorum e mi E SISTEMATI nome della rosa. Benché, devo riconoscere, do che per il solo fatto di aver nominato Ec- 9 luglio 2006) divertivo come un pazzo. Da qui l’idea di im- PER AREE già ai tempi del Gruppo 63 io avevo pensato kart, il grande mistico, gli facevo tornare alla GEOGRAFICHE ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Vittorio Sgarbi Francois Hollande Massimo Cacciari Die Welt “L’ultimo titolare del pensiero “Un immenso umanista, “I suoi romanzi sono solo “La notizia è arrivata come universale, un enciclopedista lettore insaziabile, professore la punta dell’iceberg un fulmine a ciel sereno. ‘‘ che ha dato la misura abbagliante e scrittore ‘‘ della sua sterminata erudizione Era ancora così presente della memoria del mondo appassionato: un grande italiano e conoscenza delle tradizioni nella scena culturale italiana nel Novecento come solo che non ha mai smesso di essere filosofiche e religiose europee” tanto che si era gettato Benedetto Croce e un grande amico della Francia” con entusiasmo in una nuova Jorge Luis Borges hanno fatto” iniziativa editoriale”

Repubblica Nazionale 2016-02-21 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 36 La carta stampata.

Il meglio di Umberto Eco giornalista: negli articoli su “Repubblica” e nella sua rubrica sull’“Espresso” ricordi e analisi sulla politica, sulla cultura, sul mondo che cambia. Riflessioni profonde in uno stile “leggero”. Come nel suo ultimo libro ora in uscita

Il mio debito Perché credere Non sparate con Italo Calvino nell’Europa unita sui romanzi

RAVAMO DI DIECI ANNI PIÙ GIOVANI di lui, quando uscì URANTE LA GUERRA FREDDA l’Europa, uscita dal se- RRIVATO ALLA MIA TARDA ETÀ ho collezionato una se- Il Barone rampante. Capimmo che Calvino era lo condo conflitto mondiale (e divisa tra Est e Ove- rie sesquipedale di ricordi che riguardano la fine E scrittore della nostra generazione. Più tardi lo ho D st), era costretta a vivere sotto lo scudo di un’al- A del romanzo. Trascurando gli anni in cui non sape- conosciuto, e avrei potuto essere ingannato dal suo sorri- tra potenza, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Poste al vo ancora leggere, sono circa 74 anni che a ogni volgere di so evasivo e beffardo, da quel suo parlare chinando gli oc- centro di questo gioco che le superavano, le nazioni euro- ferragosto vedo un articolo, un’intervista, una inchiesta, chi per nascondere lampi di ironia. Ma non voglio parlare pee dovevano modellare la propria politica estera su quel- una discussione che coinvolge molte degne persone, sulla di Calvino scrittore, ne parleranno tutti in questi giorni. lo dei due blocchi. Il panorama era già cambiato dopo la crisi, scomparsa, tracollo, apocalisse del romanzo (negli Saprei solo dire che era quello che amavo di più. Vorrei ri- caduta del muro di Berlino ma i nodi sono venuti al petti- anni Sessanta circolava la battuta «anche Pasolini pensa cordare l’altro Calvino. Vorrei parlare del Calvino che fre- ne negli ultimi anni. Nel frattempo appare chiaro che il che il romanzo sia morto ma non lo dice per non fare di- quentava i musicisti di avanguardia Berio, Maderna, Bou- grande confronto che gli Stati Uniti si preparano ad af- spiacere alla sua mamma»). È verissimo che il romanzo lez, o del Calvino che preparava con Elio Vittorini i nume- frontare è quello con la Cina. Nulla dice che sarà un con- nella forma in cui lo conosciamo nasce in quanto novel nel ri più esplosivi del Menabò, cercando di far dialogare la si- fronto bellico, ma lo sarà certamente in termini economi- XVIII secolo, e come è nato potrebbe scomparire, ma era- nistra tradizionale e neorealista con le nuove correnti di ci e demografici. Basta visitare una università americana no testi narrativi, e svolgevano la funzione che svolgono letteratura sperimentale, attento e rispettoso, anzi curio- per vedere quanto le borse di studio, i posti di ricerca, le per noi i romanzi, i poemi di Ariosto o di Tasso, i racconti so, anche con quelli che non approvava. Stava con gli altri posizioni di leadership studentesca siano sempre più nel- cavallereschi medievali, e se oltre al romanzo pensiamo con l’aria di chi si trova a disagio e vuole andare a casa pre- le mani di studenti asiatici. Lo sviluppo scientifico ameri- alla novell, da Boccaccio in avanti ce n’era per tutti i gusti. sto. Ma questa maschera nascondeva una attenzione con- cano sarà sempre più dovuto all’importazione non di cer- E prima esistevano il romanzo romano e greco (pensate tinua: non dimentichiamo che come consulente dell’Ei- velli europei bensì asiatici, dall’India alla Cina e al Giappo- solo a Luciano e ad Apuleio) e prima di Apuleio scriveva naudi fu un generoso scopritore di nuovi talenti, e sapeva ne. Questo vuole dire che tutta l’attenzione americana si bellissime storie Ovidio (spero ricorderete con tenerezza lavorare sui testi degli altri con la passione con cui lavora- sposterà dall’Atlantico al Pacifico, così come già da anni i Filemone e Bauci) e prima ancora erano bellissimi roman- va sui propri. Non posso evitare, in questo momento, i ri- grandi centri della produzione e della ricerca si sono tra- zi i poemi come l’Odissea, e prima prima ancora, la sera cordi personali. Nel 1959, appena mi conobbe, mi disse sferiti o sono sorti sulla costa californiana. Nel lungo perio- sotto l’albero del villaggio, gli anziani analfabeti racconta- che aveva letto su una rivista musicale un mio articolo do New York diventerà una Firenze americana, ancora vano i miti, e tutti a commuoversi sulla sorte di Edipo, a sull’opera aperta. Lo interessava, mi chiese di scrivere un centro della moda e della cultura, e sempre meno luogo odiare Medea, a fremere su Proserpina, a orripilare su Sa- libro su quell’argomento. Poi, per ragioni accidentali, il li- delle grandi decisioni. Quindi l’Europa, lasciata da sola turno, come tante madame Bovary dell’epoca. Insomma, bro lo scrissi, ma per un altro editore. Però senza l’incorag- per forza di cose (per un decreto quasi hegeliano che vuo- stiamo celebrando la fine del romanzo nella forma inven- giamento di Calvino non avrei iniziato il lavoro. Dico que- le che le cose vadano come la realtà, che è razionale, co- tata da Richardson e Defoe? E può anche darsi, ma allora sto per spiegare come, sotto quella maschera di distacco manda), o diventa europea o si sfalda. L’ipotesi dello sfal- il romanzo è finito dai tempi di Joyce e persino Roth è co- e assenza, egli sapeva essere presente, incoraggiare, aiu- damento pare irrealistica, ma vale la pena di delinearla: me un patetico reazionario che si ostini oggi a scrivere un tare gli altri. Il suo mondo immaginario si muoveva, con l’Europa si balcanizza, o si sudamericanizza. Oppure l’Eu- poema cavalleresco in ottave. O stiamo parlando della pul- delicato equilibrio, tra Voltaire e Leibniz. Come parlare di ropa avrà l’energia per proporsi come Terzo Polo tra gli sione narrativa (bisogno di narrare e di ascoltare narra- lui, rispettando la sua grazia illuministica e metafisica, Stati Uniti e l’Oriente (vedremo se l’Oriente sarà Pechino zioni) e allora la “funzione fabulatrice” è fondamentale senza cadere in un patetico che non avrebbe amato? Non o Tokyo o Singapore). Per proporsi come terzo polo l’Euro- nell’essere umano almeno quanto l’istinto sessuale. Per- trovo di meglio che rileggere una sua pagina, da T con ze- pa ha una sola possibilità. Dopo aver realizzato l’unità do- sonalmente trovo noiosi e illeggibili molti romanzi molto ro, dove aveva saputo meditare su quel momento in cui ganale e monetaria dovrà avere una propria politica este- lodati dalla critica e, come Roth, mi diverto di più con una occorre decidere, accettare, rendere trasparente alla ra- ra unificata e un proprio sistema di difesa. O così o niente. bella biografia, che so, di Garibaldi o di Gilles de Rais, op- gione e alla fantasia, il passaggio all’Altrove. «Quel che L’Europa è condannata, per sopravvivere, a trovare stru- pure mi rileggo romanzi di cento o cinquanta anni fa. Ma mi domando è, visto che a questo punto si deve comun- menti di politica estera e di difesa comuni. Altrimenti di- poi accade che ne leggo con gusto anche dei nuovi. Insom- que tornare, se non sia il caso che io mi ci fermi... Tanto va- venta, senza offesa per nessuno, il Guatemala. Questo è il ma, la vita è così complicata, e rifiuta talmente le divisio- le che io mi conceda un riposo di qualche decina di miglia- senso del richiamo che alcuni cittadini europei rivolgono ni tra bianco e nero, che mi viene in mente quel detto non ia di anni, e lasci il resto dell’universo a continuare la sua ai governi del continente nel quale sono nati e vorrebbero ricordo più di chi: «Per ogni problema complesso esiste corsa spaziale e temporale sino alla fine». continuare a vivere, fieri della loro appartenenza. sempre una soluzione semplice. Ed è sbagliata». (9 settembre 1985) (31 maggio 2003) (23 luglio 2011)

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Die Zeit Piero Angela Dario Franceschini “Eccelleva nella scrittura ma anche alla radio “Un grande mai monumentale, “Ci ha lasciato un gigante e alla tv con dichiarazioni taglienti. un uomo con il senso che ha portato la cultura italiana Era un gran maestro della semiotica della dimensione delle cose, in tutto il mondo. e con la sua complessa teoria ha messo con cui si poteva parlare Giovane e vulcanico in difficoltà molti suoi colleghi di argomenti molto seri fino all’ultimo giorno” che si perdevano come nel labirinto senza che ti mettesse del Nome della rosa” in soggezione”

Repubblica Nazionale 2016-02-21 la Repubblica DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 37

La musica del caso genera grandi idee

LA BUSTINA TO INIZIANDO UNA RUBRICA. L’intitolo alla DI MINERVA bustina di Minerva, senza riferimenti alla dea LA RUBRICA S COMINCIA della sapienza, bensì ai fiammiferi. Ritengo SU “L’ESPRESSO” sia utile appuntare idee sulle bustine di Minerva, e DEL 31 MARZO 1985: anche Husserl faceva qualcosa del genere. Primo NELLE INTENZIONI pensiero. Sto seguendo il Colombo televisivo, né DELL’AUTORE DOVEVA intendo rubare il mestiere al titolare della rubrica FINIRE “NEL GIRO DI UN ANNO”. INVECE apposita. Semplicemente (e accade ogni qual volta È ANDATA AVANTI si rilegge la storia di Colombo) stupisce quanto si PER 31 ANNI. possa andare lontano con una idea sbagliata. Per ECCO UN ESTRATTO questo genere di scoperte, fatte per sbagliare, gli DEL PRIMO ARTICOLO inglesi hanno un termine che non esiste nel nostro lessico se non per ricalco: “serendipità”. Ogni grande scoperta avviene perché lo scienziato (o il filosofo, o il detective) invece di seguire le normali vie di ragionamento si diverte a pensare che cosa succederebbe se si ipotizzasse una legge del tutto inedita e puramente possibile, la quale però fosse capace di giustificare — se fosse vera — i fatti curiosi a cui non si riesce a dare spiegazione. Certe volte temo che chi non scopre mai niente sia colui che parla solo quando è sicuro di avere ragione. Le idee migliori vengono per caso. Per questo, se sono buone, non sono mai del tutto tue. (31 marzo 1985)

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Venerdì in libreria la nuova raccolta

I INTITOLA, in S omaggio a un famoso verso dantesco, “Pape Satàn Aleppe” ha come sottotitolo “Cronache di una società liquida”, ed è l’ultimo libro di Umberto Eco. Sarà nelle librerie a partire da venerdì, anche se in un primo momento l’uscita era prevista per maggio prossimo. A pubblicarlo è La Nave di Teseo, la nuova casa editrice fondata lo scorso novembre dallo stesso Eco insieme all’ex direttore editoriale di Bompiani Elisabetta Sgarbi, a Mario Andreose e ad alcuni altri soci, e a cui hanno aderito molti scrittori fuoriusciti da Bompiani. Il volume di 470 pagine è una raccolta di “Bustine di minerva” e saggi scritti dall’autore negli ultimi quindici anni, su vari argomenti di attualità e di costume, nello stile enciclopedico e di facile letture tipico di Eco. «Alcune parti — racconta Andreose — sono di pura comicità. Come quella in cui si parla del lato gesuita di papa Francesco, di cui Eco aveva grande stima».

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El Clarin

“Se ne è andato il grande erudito che amava le enciclopedie”

Repubblica Nazionale 2016-02-21 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 38 Mass e media.

L’allegria dietro la semiotica

ALBERTO ARBASINO

ON UMBERTO SIAMO STATI AMICISSIMI per una cinquantina d’anni. E a casa sua, in Foro Bonaparte, ci siamo visti per quasi altrettanti anni, o stagioni. Ricordo sempre che la moglie Renate fatti i dovuti calcoli osservò che per andare dall’albergo all’aeroporto, a New York, bastava prendere un taxi invece di due. Ma ricordo soprattutto la grande allegria di Umberto, C fra quei volumi tutti severissimi. Come se non gliene importasse niente. E invece facevano parte del grande fascino intorno al suo lavoro. Chi avrebbe supposto, davanti a quel buontempone, di trovarsi al cospetto del fermissimo trattatista di qualche Semiotica Generale?

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Dalle magnifiche sorti Quando e progressive del pc olivettiano alle legioni di imbecilli prodotte da internet scoprì Il pessimismo antropologico di un filosofo il computer amico della tecnica

DANCO SINGER

RA IL SETTEMBRE DEL 1990, LAVORAVO nell’area della Ricerca Olivetti come respon- sabile dei rapporti con le università e i centri di ricerca. Il laboratorio dell’Oli- vetti di Pisa aveva appena realizzato un prototipo di computer multimediale, un personal computer, che collegato con un lettore di videodischi (grandi co- me un long play 33 giri) poteva proiettare sullo schermo disegni, fotografie, Efilmati: non più solo testi e numeri. Andai a trovare Umberto Eco nel suo ufficio di Scienze della comunicazione a Bologna e gli presentai il computer “multimediale”. Gli dissi: «Umberto, sono nati gli ipertesti e stan- no investendo un mucchio di soldi per costruire computer sempre più potenti e multime- diali, ma nessuno pensa a cosa metterci dentro come contenuto». Lui mi guardò e mi disse: «Facciamo la storia del mondo». Nacque così l’idea di fare un’opera enciclopedica unica nel suo genere in cui tutti gli strumenti conoscitivi e tutti i ”linguaggi” — testi, musiche, fotografie, disegni, filmati, ci- tazioni — fossero intrecciati tra loro in un percorso infinito attraverso link che collegava- SUL SITO no la storia, la musica, la filosofia, l’arte, la letteratura, la scienza. Aveva già capito, prima di tutti, che sarebbe arrivato il World Wide Web. E come mi dis- SU REPUBBLICA.IT se e scrisse molti anni dopo, rimettendo mano all’introduzione della sua Encyclomedia — UNO SPECIALE Storia della Civiltà Europea —, «il primo servizio che un ipertesto come Encyclomedia MULTIMEDIALE rende ai propri utenti (studenti, insegnanti, studiosi, o anche semplicemente persone cu- INTERAMENTE riose che vogliano sapere qualcosa di più sul secolo in cui hanno visto agire, al cinema, i tre DEDICATO moschettieri) è quello di farli “navigare”, con pochi movimenti delle dita, nel tempo e nel- A UMBERTO EC0 lo spazio». Internet, come lo conosciamo oggi, non c’era ancora.

In queste poche righe di Umberto Eco tanti mondiali “Contro la perdita della me- c’è tutta la curiosità, la cultura, il gusto per moria”. il nuovo, l’ammirazione per la tecnologia, il In quei giorni a New York, mentre beve- desiderio di conoscere e parallelamente va il suo amato Martini seduti al caffè del l’interesse a rivolgersi a tutti, studiosi o nostro albergo, abbiamo costruito anche semplicemente curiosi, studenti e inse- quel grande appuntamento culturale che è gnanti. Sapere, capire, conoscere, raccon- il Festival della comunicazione di Camogli. tare, scoprire, inventare, stupire: qui c’è se- Grande per due motivi: perché si parlava di condo me l’essenza di Umberto e della sua comunicazione, di linguaggi, filosofia, futu- capacità di dire in modo semplice e chiaro, ro, tecnologia e grande perché aveva chia- a tutti, cose difficili e complesse anche per mato intorno a sé i più grandi personaggi pochi. della cultura, dell’economia, della società Forse uno dei momenti più significativi italiana per ascoltarli e condividere con tut- del percorso culturale, personale, professio- ti loro la passione del sapere e del capire. nale che ho avuto la fortuna di fare con Um- berto è stato quando il 21 ottobre del 2013 Danco Singer, direttore editoriale di Em abbiamo incontrato al Palazzo di vetro del- Publishers, ha ideato con Umberto Eco il le Nazioni Unite il Segretario generale progetto Encyclomedia e il Festival della co- dell’Onu Ban-Ki-Moon e poi Eco ha tenuto municazione di Camogli la sua lectio magistralis a tutti i rappresen- ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Washington Post Pietro Grasso La nave di Teseo “I suoi libri erano “Umberto Eco ha dato “Addio capitano. al tempo stesso un senso ai segni, Grazie Umberto Eco” storie avvincenti scritto libri indimenticabili, ed esercizi filosofici sferzato con intelligenza ed intellettuali” e ironia ogni luogo comune sulla cultura”

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Maestro dell’insieme e del dettaglio

ZYGMUNT BAUMAN

OME HA OSSERVATO JACQUES DERRIDA, ogni morte rende l’universo più povero di un mondo. E, di conseguenza, rende tutti noi più poveri. Tuttavia, l’addio di Umberto Eco ci ha reso molto più poveri di quello che pensava Derrida. Eco era il maestro supremo dell’insieme e del dettaglio, ha scandagliato con uguale naturalezza archivi senza tempo di saggezza e stupidità umana, di grandezza e insignificanza. Nella sua vita, ci ha sfidato a mettere in Cdiscussione chi, secondo la maggior parte di noi che nemmeno si azzardavano a farlo, andava oltre le nostre capacità umane. Come nessun altro è riuscito a produrre una mappa pressoché completa e perfettamente leggibile di ogni mondo. A noi altri non resta che imparare dalle sue opere, che abbiamo la fortuna di poter gustare e ammirare. Eco ha segnato il nostro tempo in maniera così straordinaria che pochissimi di noi, o forse nessuno, riuscirà a raggiungere i suoi livelli.

©RIPRODUZIONE RISERVATA E quando maledì il web

MAURIZIO FERRARIS

N ANNI REMOTI, CORREVA IL 1981, uscì, nella collana “I Castori”, la bella monografia di Maria Teresa de Lauretis su Umberto Eco, allora quarantanovenne ma già celebre. In copertina, lo schermo di un computer Ibm dell’epoca, oggetti di ferro e schermi poco confortevoli, tastiere in cui (incredibilmente) non c’era ancora la @ dell’e-mail. Appariva un simbolo perfetto per Eco di cui era uscito l’anno prima Il no- I che era stato definito da critici malevoli “scritto con il computer”, come una me della rosa volta si diceva “scritto a tavolino”. Chi l’avrebbe detto che vent’anni dopo avrebbe parlato delle “legioni di imbecilli” sul web? Qualunque lettore di buon senso, ma, sappiamo, il buon senso è merce rara. All’obiezione “scritto con il computer” Eco non rispose “Come vo- levate che lo scrivessi? Con una stilografica? O magari su tavolette di cera?”. Si limitò a no- tare, nel suo secondo romanzo, Il pendolo di Foucault, che il brano che un critico aveva re- putato come il solo autentico, frutto di un gesto autentico, spontaneo e sorgivo, ossia il rac- conto del giovane Umberto che a Nizza Monferrato suona la tromba per commemorare la morte di un partigiano, era in effetti l’unico che avesse scritto con il computer e senza un solo ripensamento, avendolo raccontato prima un gran numero di volte. Più meditata- mente, osservò che per il computer vale il principio Trash in — Trash out: se quello che ci metti dentro è spazzatura, allora anche quello che viene fuori è spazzatura. Il pessimismo antropologico del filosofo amico della tecnica emergeva in modo profeti- co. Perché non c’è contraddizione tra il venire rappresentato come il primo autore italiano che si sia servito del computer ed essere il moralista alla Flaiano che ricorda che se a scrive- re sulla tastiera tecnicamente più avanzata c’è un imbecille, allora il risultato sarà lo scrit- to di un imbecille, sia pure impaginato in modo impeccabile e diffuso alla velocità della lu-

ce. Qui cogliamo il nucleo filosoficamente mettono di diffondere urbi et orbi la nostra rilevante della visione della tecnologia in vanità e imbecillità. Eco. E anche la ragione di quella frase, pro- In un divertissement di vent’anni fa Eco nunciata nello scorso giugno in occasione si immaginava il dialogo tra Socrate e un di- dell’honoris causa a Torino, che ha fatto scepolo in cui Socrate sostiene che per mori- storcere tanti nasi; e cioè che sul web si pos- re senza rimpianti bisogna convincersi che sono leggere tante cose intelligenti, ma il il mondo è pieno di imbecilli. Non subito, ov- web è anche lo spazio in cui si possono sca- viamente, non da giovani, altrimenti si di- tenare legioni di imbecilli. Come si permet- venta nichilisti. Ma nel corso del tempo bi- te? A chi allude? Allude a me e a te, per sogna prepararsi, bisogna imparare a mori- esempio, «gente curiosa di conoscere la vi- re, e capire che è proprio vero che il mondo ta altrui, ma infingarda nel correggere la è pieno di imbecilli. Come negarlo? Osser- propria», come diceva Agostino. Gente vando che la tecnica non è corruzione o alie- pronta a dire (d’accordo con il classico para- nazione, ma rivelazione della imbecillità di digma dell’alienazione) che l’umanità è massa, Umberto Eco, il 10 giugno del 2015, perfetta e viene pervertita dalla tecnica. E ha anticipato una presa di congedo dal che lo fa per evitare di considerare che, in- mondo degna di Seneca, che corona una vi- vece, la tecnica è rivelazione di quello che ta piena di tenerezza e curiosità per il mon- noi siamo, pronti, poniamo, a dire le peggio- do.

ri stupidaggini grazie a dei mezzi che per- ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Wall Street Journal

“Eco viene ricordato soprattutto per la sua abilità nel tradurre le teorie semiotiche per il grande pubblico. Proprio come ha fatto con successo scrivendo il suo romanzo di debutto Il nome della rosa. Intriso di semiotica”

Repubblica Nazionale 2016-02-21 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 40 L’addio.

EMPLIFICO: ERA IL PIÙ GRANDE. Lo era in ALESSANDRO BARICCO te. Così insegnò che il sapere non era solo un dovere, ma anche un uno sport molto particolare, che a mol- piacere: e che era riservato a gente in cui forza e leggerezza, me- ti può sembrare un lusso noioso come moria e fantasia, lavorassero una dentro l’altra e non una contro il Polo, e che invece può essere incante- Aveva capito che il cuore l’altra: gente con il coraggio, la determinazione e la follia degli vole, e lo dico senza vergogna: fare gli esploratori. Non si limitò a spiegarlo, ne fece una prassi. È quello intellettuali. Forse ad alcuni ne sono che ci ha lasciato: più che una teoria, una serie di esempi, di gesti, sfuggite le regole, quindi le ricordo: si del mondo è nomade, di comportamenti, di colpi, di mosse. Era il suo modo di giocare. vince quando si comprende, racconta Una sua certa idea di mondo, se posso usare questa frase. o nomina il mondo. Fine. Periodica- Valga, per tutti, l’esempio del Nome della rosa. Forse lo soprav- mente, in quello sport arriva qualcuno frequenta qualsiasi bellezza valuto, ma, come ho già avuto modo altrove di dire, io penso che che non si limita a giocare da dio: quel- sia il libro che ha inaugurato una nuova stagione dei libri: quella li entrano in campo, giocano, e quan- in cui un romanzo non è tanto figlio di un incesto tra consangui- do escono, il campo non è più lo stesso. Non nel senso che lo hanno e può battere nei, cioè l’erede stretto di una dinastia, quella letteraria: ma è lo Srovinato: nel senso che nessuno aveva pensato a usarlo in quel mo- spazio in cui narrazioni, abilità, tradizioni e saperi completamen- do, nessuno aveva visto prima quelle traiettorie, quella velocità, anche dentro te diversi vanno ad abitare insieme: una sorta di centro magneti- quella tattica, quella leggerezza, quella precisione. Tornano negli co capace di raccogliere pezzi di mondo esiliati da ogni parte. Di spogliatoi, e si lasciano dietro uno sport che non è più lo stesso, letterario, nel Nome della Rosa, c’era giusto la laccatura, l’atmo- campioni che sono diventati dinosauri in un pomeriggio, e prate- a un cassonetto sfera, il sapore di fondo: tutto il resto era una sorta di rave di sape- rie di gioco da inventare per chi ne avrà il ri e bellezze che si erano andati lì a incon- talento. Sono fenomeni, e averli visti gioca- trare, per ragioni misteriose. Poteva esse- re va considerato, sempre e comunque, un re una chicca da cattedratico brillante, e privilegio. Eco era uno di loro, e se penso al bon. Uno di quei libri che poi si tengono sul pezzo di storia in cui sono cresciuto, pas- tavolo basso, per fare bella figura. Invece sando dallo stupore frenetico del venten- intuiva un mondo che era già il nuovo mo- ne alla meraviglia assorta del cinquanten- do, sotto la pelle di quello vecchio: finì nelle ne, me ne vengono forse in mentre altri Il piacere tasche di tutto il pianeta, e ancora è lì, e da due o tre, grandi come lui: ma nessuno che lì non ha nessuna intenzione di spostarsi. fosse nato qui. Verrebbe da dire, dunque, che oggi Naturalmente bisognerebbe riuscire a quell’uomo si lascia dietro un vuoto enor- spiegare quale fu la sua rivoluzione, e farlo me. Ma in questo momento mi viene da ri- in un modo che tutti lo possano compren- conoscergli la grandezza di aver lasciato, dere. Un tipico esercizio in cui lui sarebbe del sapere piuttosto, dietro di sé, una frontiera enor- stato bravissimo. Potrei provarci così: capì me, una sorta di epico West da cui in tantis- che il cuore del mondo non stava immobile simi, e ormai da tempo, liberiamo le no- in un tabernacolo sorvegliato dai sacerdoti stre più modeste scorribande. In un certo del sapere: comprese che era nomade, ca- senso, siamo ancora lì a colonizzare terre pace di spostarsi nei posti più assurdi, di I funerali alle 15, quando verrà ricordato dalle Moglie e figlia escono tenendosi di cui lui, insieme ad altri pochi visionari, nascondersi nel dettaglio, di espandersi in Ha chiuso gli occhi nel cuore della autorità e dai cittadini con una strette, con la faccia serena, sotto un aveva intuito l’esistenza. Non sembra un archi di tempo colossali, di frequentare notte, circondato dai suoi cari, la cerimonia laica, come lui voleva. Nel sole quasi primaverile. Non si compito prossimo alla fine, quindi qualco- qualsiasi bellezza, di battere dentro a un moglie Renate, il figlio Stefano e la giorno più lungo, sotto casa dello fermano a parlare con i cronisti, ma sa di quell’uomo continuerà a respirare in cassonetto e di sparire quando voleva. Non figlia Carlotta, che erano al suo scrittore, molti i milanesi comuni vanno al castello a fare un ogni colle che sapremo valicare, e in ogni fu il solo: ma mentre altri ne uscirono sgo- capezzale da diverse ore, per arrivati anche solo per lasciare un sopralluogo per decidere assieme al terra da cui sapremo ottenere dei frutti. Sa- menti, o storditi, o increduli, lui trovò la co- l’aggravamento delle condizioni di fiore, un biglietto. Si fermano sotto le Comune dove tenere la cerimonia. rà inevitabile, e giusto. Un omaggio lun- sa naturale, ovvia, piuttosto funzionale e, salute (aveva un tumore). Umberto finestre chiuse al secondo piano con Negli ultimi giorni Eco aveva voluto ghissimo che ci sarà delizioso riservargli. diciamolo pure, discretamente diverten- Eco, nato a Alessandria 84 anni fa, se gli occhi lucidi, si raccontano fra di vedere i nipotini, a cui era ©RIPRODUZIONE RISERVATA n’è andato così, nella sua bella, loro quando incontravano “il legatissimo e che amava avere grande casa-biblioteca affacciata sul professore” nella vicina via Dante e attorno, o accompagnare in giro alla Castello Sforzesco, dove la salma in via Rovello, dove c’era la libreria scoperta della vecchia milano. rimarrà fino a martedì pomeriggio antiquaria che Eco più amava. (Zita Dazzi)

Repubblica Nazionale 2016-02-21