Non Ce La Date a Bere

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Non Ce La Date a Bere Maurizio Marchi non ce la date a bere L'Acqua nella Toscana occidentale, tra inquinamento e privatizzazioni 1 2 Indice INTRODUZIONE Capitolo 1° L‟ACQUA IN TOSCANA, TRA IPERCONSUMI ED INQUINAMENTO pag. 6 Capitolo 2° SOLVAY, ACQUA E SALGEMMA: LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE SULL'ACQUA pag. 15 Capitolo 3° ACQUA, ANCHE L'UNIVERSITÀ DI PISA METTE GLI OCCHI SU SOLVAY pag. 52 Capitolo 4° MERCURIO, UN'ALTRA CONDANNA PER LA POPOLAZIONE pag. 55 Capitolo 5° CANOVA, UN'ALTRA STORIA ESEMPLARE pag. 66 Capitolo 6° DISCARICA DI BULERA, VECCHIO E NUOVO INQUINAMENTO pag. 77 Capitolo 7° GEOTERMIA, IL TESORETTO AVVELENATO pag. 79 Capitolo 8° ACQUA INQUINATA, NON CE LA DATE A BERE pag. 100 Capitolo 9° LA VAL DI CORNIA NELLA MORSA TRA GEOTERMIA E ACCIAIERIE pag. 116 Capitolo 10° FONTANELLE, ARETUSA, FENICE: PATETICO MAQUILLAGE pag. 139 Capitolo 11° LIVORNO SENZ'ACQUA pag. 162 Capitolo 12° ANCHE I NITRATI CANCEROGENI NELL‟ACQUA pag. 172 Capitolo 13° CROMO, 622 MORTI IN PIU' IN VAL DI CECINA pag. 185 Capitolo 14° TRA AATO E ASA, UN'UNICA CASTA pag. 236 3 Introduzione La crisi dell'acqua in Toscana, lungamente preparata, esplode negli ultimi dieci anni: 2001-2004 la privatizzazione di ASA 2003 inizia il calvario delle deroghe 2004 autorizzato il nuovo sfruttamento di salgemma 2006, il TAR annulla le deroghe, ma la Toscana insiste 2006, anche il cromo nei pozzi della Val di Cecina 2007 il TAR annulla l'autorizzazione regionale sul salgemma 2009 lo studio del CNR sul cromo: 622 morti in più in Val di Cecina 2009 la Commissione europea blocca le deroghe 2010 la Commissione europea striglia la Toscana: stop all'arsenico e al boro 2010 lo studio della Regione sulla geotermia: 535 morti in più 2010 dicembre i Comuni dell'Elba chiudono l'acqua negli asili 2010 dicembre il TAR annulla nuovamente le delibere sul salgemma 2011 febbraio la Regione autorizza l'uso potabile di acque più scadenti 2011 giugno, i referendum nazionali esigono una politica alternativa dell'acqua Lo straordinario risultato dei referendum nazionali è stato solo l'ultimo salutare scossone. Ma nella Toscana occidentale (*) il problema dell'acqua brucia da decenni. La concentrazione dell'industria pesante, le attività minerarie, l'inesistente consapevolezza della centralità della preservazione della risorsa idrica, dei fiumi, delle falde, dei terreni sono le premesse pluridecennali della crisi attuale. La quale, dissimulata per decenni e non ancora ufficialmente conclamata dalle autorità – ciò che equivarrebbe alla loro sostanziale delegittimazione – sta arrivando rapidamente a manifestarsi in tutta la sua gravità. Vedremo nel testo che almeno dal 1930 si sollevavano voci di protesta e preoccupazione: ma la politica, il paternalismo della grande industria e il ricatto occupazionale riuscivano a soffocare sul nascere quelle proteste. Oggi non è più così, ma nel frattempo la risorsa acqua ha subito colpi micidiali, forse irreversibili. Cito, non solo per dovere, le denunce del caro Bruno Niccolini – ancor oggi l'anima e la coscienza profonde di Volterra e della Val di Cecina – sulle esorbitanti escavazioni di ghiaie dal fiume Cecina che, sommate agli enormi prelievi d'acqua e alle estrazioni di salgemma di Solvay, hanno ridotto questo fiume al collasso, tanto da indurre le autorità a costosi quanto tardivi ed inutili progetti di bonifica e rinaturalizzazione, peraltro finora solo declamati. 4 Come ogni crisi lungamente preparata si manifesta, si complica e si aggrava negli ultimi anni o mesi, anche quella dell'acqua si manifesta con progressione geometrica. Ormai i fatti si susseguono incalzanti. Nel 2002 Solvay avanzava proposte e manovre per allargare le sue attività estrattive. “Tempestivamente” nel 2003 usciva dal cappello dei prestigiatori della politica il “Progetto Cecina Bacino Pilota”, per “rinaturalizzare” il fiume - a colpi di salassi d'acqua e di sale – a spese dell'UE. Ancora nel 2003 usciva in sordina lo studio della Provincia di Livorno sui nitrati cancerogeni nell'acqua della pianura costiera, che lanciava un allarme chiaro : se non si prenderanno urgenti provvedimenti, entro dieci anni nessun pozzo sarà più potabile. (*) Questo testo si limita ad esaminare i problemi dell'acqua nella parte centrale della Toscana occidentale, rinviando ad altri lavori l'analisi sulle aree nord (Versilia, Massa, carrarese), e quelle grossetane a sud. Su queste ultime si vedano i lavori di Roberto Barocci sulle dispersioni di arsenico e sull'inquinamento del fiume Merse. Nello stesso anno si siglava un accordo di programma con Solvay per un modestissimo risparmio d'acqua (Progetto Aretusa, solo parzialmente osservato), la fermata della micidiale elettrolisi a mercurio di Rosignano, la diminuzione degli scarichi “bianchi”, solo parzialmente rispettato, a fronte di consistenti finanziamenti pubblici a fondo perduto. Ma ad inizio 2004 la Regione Toscana acconsentiva all'ampliamento delle estrazioni minerarie di Solvay, non ancora avvenuto perchè fermato per ben due volte dal TAR toscano (luglio 2007 e dicembre 2010) con la sostanziale motivazione che non lascerebbe acqua sufficiente alla popolazione. Nel 2003 cominciava – o meglio veniva ufficializzato – anche il Calvario delle deroghe agli inquinanti sull'acqua potabile, che coinvolgerà – unici in Toscana – tutti i comuni dell'ATO 5 “Toscana costa”: arsenico, boro, trialometani e cloriti venivano somministrati nell'acqua potabile, tra le più care d'Italia, oltre i limiti di legge. Nel 2006 il TAR del Lazio annullava le deroghe toscane (e lombarde), ma i nostri amministratori le riproponevano – arroganti e fuori dalla giurisprudenza - fino a tutt'oggi. Nell'estate 2006 si evidenziava anche – forse presente da anni, ma diluito –l'inquinamento da cromo esavalente in decine di pozzi nella Bassa Val di Cecina. Colpo durissimo all'immagine turistica della zona, che cerca faticosamente di smarcarsi dall'insopportabile impronta industriale. Decine di pozzi chiusi, alcuni ancora tutt'oggi, indagine affidata al CNR di Pisa per indagare cause e conseguenze sulla salute. Indagine la cui prima parte si è conclusa nel febbraio 2009, non ancora presentata ufficialmente oltre due anni dopo, contenente risultati molto pesanti: 622 morti in più rispetto agli attesi, la causa principale della dispersione del cromo nell'acqua sono le “rocce verdi”, escavate e distribuite in milioni di metri cubi sul territorio, già sotto accusa da anni per il loro contenuto di fibre d'amianto, delle quali ancora nel giugno 2010 il Comune di Riparbella autorizzava una grande cava. 5 Nel 2008 la deroga per i trialometani colpiva anche Livorno, la seconda città della Toscana, unico capoluogo di provincia ad essere coinvolto. Alle deroghe del 2009 – oltre due trienni non se ne possono più emettere – la Commissione Europea blocca tutto ed apre un'indagine, che si concluderà con la Decisione del 28 ottobre 2010: deroghe annullate, la Toscana (ed altre regioni) rientri nei parametri di legge entro tempi definiti, soprattutto per arsenico e boro. Nel novembre 2010 viene presentato uno studio epidemiologico sugli effetti della geotermia: arsenico, boro, mercurio, radon, antimonio, acido solfidrico dispersi nell'ambiente a tonnellate, effetti pesanti ed estesi , 535 morti in più rispetto agli attesi. Ma il messaggio delle autorità è minimizzante quanto schizofrenico, e comunque si continua e si amplia lo sfruttamento geotermico. Nel dicembre 2010 si raggiunge l'apoteosi: anche per gli effetti della “strigliata” della Commissione Europea viene vietato il consumo dell'acqua di rubinetto in tutti gli asili dell'isola d'Elba, per l'arsenico e il boro oltre i limiti di legge, essendo i bambini i più colpiti da questi – come da altri – inquinanti. E tutti gli altri bambini da Cecina a Piombino, a Pomarance, all'Amiata ? Per loro non vale la precauzione ? Con i divieti dell'Elba il disastro è conclamato ed ormai clamoroso. Ma l'ipocrisia delle istituzioni resta intatta: arsenico e boro sarebbero “di origine naturale”, come a dire “si lotta contro la natura perversa, non è colpa nostra”, mentre autorizzano nuove emissioni molto (dis)umane. Come si vede, in quest'ultimo decennio si è concretizzato e formalizzato in Toscana il fallimento delle politiche sull'acqua. Un fallimento lungamente preparato, come vedremo meglio nel seguito. Nella “Relazione sullo stato dell'ambiente in Toscana” del 2009, Arpat afferma che l'88 % (ottantotto per cento) dei punti di prelievo dell'acqua destinata al consumo umano è nella classe peggiore di qualità. Era all'82% nel 2006. La moltiplicazione del degrado avviene sotto i nostri occhi, un po' distratti, un po' distorti dalle letture del potere. “Non è vero ciò che è vero, ma è vero ciò che appare”, scriveva preveggente Guy Debord già nel lontano 1963, nel suo libro “La società dello spettacolo”. La “verità” che appare è quella di una realtà in fondo “governabile”, con continui aggiustamenti e dosi massicce di disinformazione e malainformazione. Il tutto a danno della salute, parametro impalpabile ed elastico, secondo lorsignori (a qualunque sponda politica appartengano), governabile a sua volta con dosi massicce di ospedalizzazione e cure farmacologiche e chirurgiche a danno avvenuto, anziché con una politica rigorosa e responsabile di prevenzione primaria, riassumibile nel principio “non esporre i cittadini all'inquinamento”. Specialmente a distanza di anni, chi mai potrà dimostrare, o anche semplicemente pensare, che il tuo tumore è ricollegabile all'arsenico che hai assunto ? Uno degli ultimi “aggiustamenti” – ma ne seguiranno altri a breve termine e a ritmo
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