Jazz Workshop
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COVER STORY paolo JazzFRESU Workshop PAOLO FRESU NON È SOLTANTO UN MUSICISTA MA, COME AMA DEFinirsi, un “sollecitATORE CULturale”. DIRETTORE ARTISTICO, DIDATTA E PRODUTTORE DISCOGRAFICO, IL TROMBETTISTA SARDO HA COSTRUITO IL SUO PERCORSO ARTISTICO ATTRAVERSO UN FITTO DEDALO DI COLLABORAZIONI, CON MUSICISTI MA ANCHE CON ESPONENTI DEL MONDO DELLA CULTURA E DELL’ARTE, ED È SEMPRE RIUSCITO A CONQUISTARE IL CUORE DI APPASSIONATI E NEOFITI. ABBIAMO DECISO DI DEDICARE L’AMPIO APPROFONDIMENTO DELLA COVER STORY A PAOLO FRESU IN SEGUITO AL CONFERIMENTO DELLA LAUREA HONORIS CAUSA IN "PSICOLOGIA DEI PROCESSI SOCIALI, DECISIONALI E DEI COMPORTAMENTI ECONOMICI" DA PARTE DELL’UNIVERSITÀ DI MILANO-BICOCCA DI LUCIANO VANNI © BARBARA RIGON BARBARA © COVER STORY PAOLO FRESU 01 I PRIMI ANNI DI VITA 1961 – 1984 SONO GLI ANNI DELL’inFANZIA E DELL’ADOLESCENZA VISSUTA A BERCHIDDA, IN SARDEGNA, DELL’AVVICINAMENTO ALLA MUSICA, DELLE PRIME ESPERIENZE PROFESSIONALI, DEL DIPLOMA AL CONSERVATORIO DI MUSICA DI CAGLIARI E DEI SEMINARI ESTIVI DI MUSICA A SIENA JAZZ DI LUCIANO VANNI BERCHIDDA, 10 FEBBRAIO 1961 «Sono nato a Carnevale. Mia madre mi ha partorito il dieci febbraio millenovecen- tosessantuno nella vecchia casa di via della Corsa, e mio padre non c’era. O meglio, l’ha assistita durante il parto e poi se n’è andato in giro con gli amici lasciandomi lì a strillare disperato per essere venuto al mondo. Era giovedì grasso a Berchidda, il mio paese di tremila anime, e in casa erano rimasti solo gli anziani, gli ammalati, le donne incinte e chi portava il lutto. Ecco perché mio padre uscì. Era vestito “a ma- schera”, come si dice da noi, e se n’era andato in giro per le strade a fare baldoria». Con queste poche righe Paolo Fresu apre il flusso dei ricordi della sua vita nelle pa- gine di Musica dentro (Feltrinelli, 2009), zibaldone di pensieri e prima autobiografia del trombettista. Fresu nasce in un giorno di festa: ventisette anni dopo, era il 1988, Berchidda avrebbe iniziato a celebrare una nuova festa, Time in Jazz, nata per vo- lontà di quel piccolo venuto al mondo il dieci febbraio millenovecentosessantuno. RICORDI D’INFANZIA Nei primi ricordi del trombettista non c’è traccia del mare. La Sardegna che vive nei suoi primi anni non è quella balneare e turistica ma quella posta a sud della Gallura, il Logudoro, e quindi distante dalla costa; quella selvaggia, aspra e appuntita della catena montuosa del Limbara e quella più dolce dei dorsi collinari di Monti (un pae- se che dista da Berchidda circa quindici chilometri) e della valle tagliata dal rio Sil- vani; quella dei sugheri e dei vigneti che sanno di vermentino; quella dei massi gra- nitici e di cespugli verdi e profumati. «Amavo tutto della terra e della campagna: gli animali (con una predilezione per i cani), le piante, le rocce, il vento, gli alberi, i co- lori e i profumi […]. C’erano magnifiche rocce modellate dal vento e dall’acqua, e io ne conoscevo ogni anfratto e chiamavo per nome ogni pianta». © ARCHIVIO FRESU PAOLO CAMPEGGio A "SA FraiGada", sassari, 1972 20 21 COVER STORY PAOLO FRESU «Mi hanno insegnato tutto. L’amore per la terra, gli animali e le piccole cose. L’attaccamento alla famiglia, intesa come comunità allargata, e il rispetto per gli altri. Mi hanno anche trasmesso l’amore per la musica nonostante non fossero artisti» Paolo Fresu ONORA IL PADRE E LA MADRE canToniera Tucconi I GeniTori di Paolo Il padre, detto “Lillino”, è un pastore contadino e la madre, Maria, è una casalinga: Il padre Angiolino, detto sono due figure eccezionalmente importanti per la sua maturazione umana e arti- "Lillino", e la madrea Maria crescono il piccolo Paolo Fresu stica. «Mi hanno insegnato tutto. L’amore per la terra, gli animali e le piccole cose. nella campagna intorno a L’attaccamento alla famiglia, intesa come comunità allargata, e il rispetto per gli Berchidda altri. Mi hanno anche trasmesso l’amore per la musica nonostante non fossero ar- tisti. Mio padre mi ha insegnato a dire poco e ad ascoltare ma anche ad archivia- re ciò che si sa prezioso affinché rimanga la memoria, perché niente è regalato». Il padre ha in affitto dei terreni a sei chilometri circa da Berchidda, nella frazione di Cantoniera Tucconi, e così molti dei ricordi d’infanzia di Fresu sono legati alla vita di campagna: «A Tucconi la corrente elettrica arrivò solo a metà degli anni Ottan- ta e fino ad allora abbiamo usato la luce a gas […]. I momenti più belli erano quelli in cui ci si riuniva tutti per la tosatura delle pecore in estate, per la vendemmia o per la raccolta delle olive in autunno e per l’uccisione del maiale in inverno». Immagini, odori e sguardi che nella memoria di Paolo Fresu si stratificano, scavano in profon- dità e diventano la sua prima fonte d’ispirazione. L’atmosfera vissuta in campagna non si dimentica e Tucconi sarà celebrata anche nella sua e-mail personale. SA 'Ena 'E sas MulTas Con il fratello Antonello © ARCHIVIO PAOLO FRESU L’APPROCCIO ALLA MUSICA Banda Bernardo DE Muro, 1977 Paolo Fresu è ritratto nella banda L’amore per la musica sboccia dall’ascolto del vecchio organo a pedali della chiesa musicale di Berchidda diretta di Berchidda, che frequenta nei primi anni di vita. Ma tutto cambia quando il pa- da Sebastiano "Bustianu" Piga e fondata nell'estate del 1913: da dre gli regala il primo strumento, un’armonica a bocca, che Paolo ama suonare nel- sinistra, è il primo della seconda fila le occasioni di festa: uno dei suoi primi ricordi da “musicista” è legato a una festa di Carnevale in cui fa ballare amici e parenti proprio con brevi melodie interpreta- te con l’armonica a bocca. Poi arriva la chitarra e quindi la tromba: fortuna vuole ESSERE SARDI che il fratello maggiore, Antonello (oggi psichiatra, responsabile della parte “visi- La cultura identitaria va” delle attività di Time in Jazz), abbia seguito delle lezioni di tromba nella ban- da musicale di Berchidda e che per motivi di studio sia costretto a lasciare il paese «Vengo da una cultura contadina, ho im- e quindi anche il suo strumento. Il fascino di ripercorrere l’esperienza del fratello parato prima il sardo poi l’italiano. La Sardegna è oggi uno dei pochi luoghi è forte così come la tentazione di far suonare quello strumento dal suono così affa- con una grande cultura identitaria, che scinante. E così, giorno dopo giorno, il piccolo prende confidenza con questo nuo- conserva lingua e tradizioni sue. Esse- vo “oggetto sonoro”: «Io la guardavo rapito. Avrò avuto sì e no nove anni: mi portai re sardi è diverso da essere torinesi, ma il bocchino sulle labbra e dopo un paio di tentativi ottenni qualche suono decente». il mio non è campanilismo, anzi, io sono È l’inizio di una pratica che diventa quotidiana: di giorno, in campagna, quando fa un assertore della condivisione. La cul- compagnia al padre che lavora nei campi e accudisce il gregge, e di sera, quando tura va messa a disposizione: è questo il CAMPEGGio A "SA FraiGada", senso della cosmopoliticità. Essere sar- prende il posto di suo fratello Antonello nella banda musicale di Berchidda. «Ho sassari, 1971 di, per me, è un modo di essere planeta- iniziato così. Le prime volte che sono uscito dal paese è stato con la banda: ti inse- Con il fratello Antonello (al centro) ri. Siamo circondati dal mondo» ( e con un seminarista (oggi Don Roma- gna a condividere la musica con gli altri. Io non ho testi sacri: la mia formazione è Marrosu che lo scorso anno è stato Sette, Concita De Simone, 2008). stata sui palchi, sulle strade, sulle piazze» (L’Unità, Pierpaolo Velonà, 2008). Parroco di Berchidda) © AGOSTINO MELA 22 23 COVER STORY PAOLO FRESU DE GREGORI E “RIMMEL” Il fascino melodico del cantautorato italiano In questi anni Paolo Fresu assorbe con grande voracità tutta la musica che gli si manifesta davanti grazie ai consi- gli del fratello, degli amici e dei colle- ghi musicisti. Come racconta lo stes- so trombettista nell’autobiograficaMu - sica dentro (Feltrinelli, 2009), tra i pri- mi cantautori che ascolta con gran- de passione c’è Francesco De Gregori: «Scoprii De Gregori e il disco “Rimmel” (RCA, 1975, NdR) del quale mi inna- morai. Cantanti famosissimi come Fa- brizio De André o Battisti mi erano qua- © ARCHIVIO PAOLO FRESU si estranei e conobbi le loro canzoni ac- compagnandole alla chitarra durante le feste. Non parliamo poi del rock di que- gli anni: non ne sapevo nulla, se non per qualche audiocassetta che mio fra- tello portava da Sassari quando studia- va medicina; fu lui che mi permise di scoprire i Black Sabbath, i Procol Ha- rum e i Led Zeppelin». francesco de GreGori LE PRIME ESPERIENZE MUSICALI Dopo essersi diplomato come perito elettrotecnico con il massimo dei voti, è con- A quindici anni, nel 1976, Paolo Fresu ha modo di vivere l’esperienza della musica vocato a Sassari per un colloquio di lavoro alla SIP (Società Italiana per l’Eser- da attore principale, davanti a un vero e proprio pubblico: entra a far parte di un cizio Telefonico): c’è l’opportunità di un impiego allettante ma il giovane rifiuta complesso musicale, Le Nuove Onde, un gruppo con cui muove i primi passi a li- quest’opportunità a favore dello studio della musica. Nonostante sia una scelta ra- vello concertistico in occasione di matrimoni, feste in piazza e sagre di paese: il re- dicale, i genitori accolgono la decisione del figlio senza farne un dramma: «Sono pertorio è ballabile (brani sudamericani di Pèrez Prado, polke, mazurke e valzer persone che hanno sempre lavorato la terra, intelligenti e con quella saggezza che di Casadei) e il complesso gode di un discreto successo tanto da suonare per tutta viene dalla campagna.