Silvio Moser E La Bellasi F1

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Silvio Moser E La Bellasi F1 20 AUTOMOBILI D’EPOCA L’incredibile avventura di Silvio Moser e della sua Bellasi F1 Silvio Moser ha iscritto il suo nome nella leggenda dei motori: un pilota indipendente, che riuscì nell’incredibile exploit di costruire una propria Formula 1 e corrervi rivaleggiando contro i grandi team durante la stagione agonistica 1970. AUTOMOBILI D’EPOCA 2121 ® Nato a Zurigo nel 1941 e successiva- mente stabilitosi a Lugano, tentò l’inverosi- mile pur di raggiungere i massimi livelli ago- nistici. Dopo un periodo di gavetta nelle formule minori, approdò in F1 il 21 maggio del 1967, in occasione del Gran Premio di Siracusa (al volante di una Cooper T77). Nel 1968, grazie al magnate Charles Vögele, gli fu proposto di condurre una Brabham BT 20 V8 Repco, ma la squadra non riuscì ad in- serirsi tra le migliori. Decise quindi di creare una propria scuderia (era il 1969), la «Silvio Moser Racing Team SA», con lo scopo di partecipare al Campionato del mondo. Con l’aiuto finanziario d’Aldo Sonvico e Aldo Pes- sina, acquistò la sua prima vettura da corsa, una Brabham BT24, utilizzata in precedenza dal team di Frank Williams per Piers Cou- rage (poi riverniciata in rosso-arancio, con una banda bianca longitudinale). ® Debuttò nel Gran Premio di Monaco di quell’anno, qualificandosi al 15esimo rango. Al di là di un incoraggiante sesto posto negli Stati Uniti, la stagione fu estremamente difficile. Alla sua conclu- sione giunse pure la beffa relativa ai nuovi più possibile le caratteristiche della Bra- regolamenti, che imposero serbatoi a bham, altrimenti sarebbe stato oltremodo struttura deformante. Un vincolo che gli complicato portare a termine in maniera impedì, nel 1970, di continuare a gareg- positiva quest’ardito proposito. ® I piani giare con la sua Brabham BT24 munita di definitivi furono tracciati e i primi fogli di telaio multitubolare. alluminio speciale arrivarono all’atelier. Io mi occupai della costruzione di diverse Una Formula 1 svizzera ® Moser si arro- componenti. Nel frattempo il motore Co- vellò alla ricerca di una soluzione, tena- sworth DFV fu inviato in fabbrica per una cemente intenzionato a scovare una ri- revisione. La Brabham venne letteral- sposta ai suoi dilemmi. Si ricordò allora mente cannibalizzata e molte sue parti fu- del suo compagno d’avventura Guglielmo rono riutilizzate sulla nuova Bellasi». Bellasi, con cui aveva affrontato la Tem- spensioni. ® Beat Schenker, progettista Passo dopo passo la monoposto pren- porada nel 1964 (Argentina). Egli fu un e fedele meccanico di Silvio Moser, ap- deva forma, tant’è vero che Moser, in un personaggio chiave per l’avventura che prese questa notizia dopo le feste natali- moto d’ottimismo, inviò una domanda Moser avrebbe intrapreso di lì a poco: in zie passate dai suoi genitori a Zurigo. ® d’iscrizione al Gran Premio di Monaco del quel periodo si era installato in Italia, a A fine febbraio, con un qualche ritardo do- 1970. Un termine evidentemente impos- Novara, avviando una piccola produzione vuto all’atteso rimpatrio della Brabham sibile da rispettare, ma era importante di- di FF e F3. Era però d’origine luganese e via mare dal Messico (luogo dell’ultimo mostrare che il progetto proseguiva a faceva parte del gruppo di piloti svizzeri GP della stagione precedente), Schenker grandi passi. ® A quell’epoca gli sponsor cresciuti attorno a Tommy Spychiger. ® Le si incaricò del trasporto del bolide sul pic- non erano di grande entità, ma gli amici di coincidenze dell’intreccio storico porta- colo furgone della scuderia in direzione di Silvio Moser e Guglielmo Bellasi furono di rono i due ad incontrarsi a una cena an- Novara. ® Schenker: «Capii immediata- grande aiuto. I maggiori finanziatori, trala- nuale dell’allora SAR Ticino. Era il dicem- mente che Guglielmo era un vulcano sciando la realtà svizzero italiana, preferi- bre del 1969 e lanciarono l’idea folle di d’idee. Aveva in mente una vettura del vano concentrarsi sul pilota friborghese costruire una propria Formula 1. Il con- tutto particolare, certamente una mono- Jo Siffert, al tempo annoverato tra i mi- cetto era di usare componenti della Bra- posto che non rispecchiava propriamente gliori al mondo. Ma proprio grazie a lui Mo- bham (motore, cambio, freni, ruote, ecce- ciò che avrebbe potuto fare al caso no- ser ottenne di partecipare al famoso film tera), mentre Bellasi si sarebbe impe- stro. L’auto ideale, oltre ad essere di sem- «24 ore di Le Mans» di Steve Mc Queen, gnato nella realizzazione di scocca e so- plice concezione, doveva mantenere il ricevendo lauti contributi. AUTOMOBILI D’EPOCA 23 Schenker dovette procedere ad una bru- sca frenata con il veicolo da traino. La F1, mal fissata al suo supporto, subì la fora- tura del radiatore (il cui ricambio era ri- masto a Lugano). Si procedette ad una ri- parazione di fortuna, ma dopo alcuni giri Moser si dovette ritirare a causa del sur- riscaldamento del motore. ® Partecipò poi vittoriosamente alla gara in salita St. Ursanne-Les-Rangier (una vera istitu- zione in Svizzera), il 23 di agosto, e a quella del Kerenzerberg (Zurigo). Il 6 set- tembre, Gran Premio d’Italia a Monza (vinto dal nostro Clay Regazzoni) tentò te- nacemente la qualificazione, ma si dimo- strò troppo lento. La sua partecipazione fu inoltre funestata dall’incidente che co- stò la vita a un suo grande amico: Jochen Rindt. Fu la fine della stagione; le casse erano disperatamente vuote e non sa- rebbe stato il caso di proseguire con le corse nord americane. ® Dopo Monza, Il grande debutto e la storia ® Il 21 giu- Beat Schenker trascorse il suo tempo gno 1970 il minuscolo team luganese spostando la Bellasi da una fiera all’altra riuscì finalmente a presentare una mo- fin quando Silvio Moser ricevette un invito noposto di propria costruzione in un Gran dagli organizzatori del Gran Premio d’Ar- Premio di Formula 1. La Bellasi-Ford te- gentina (era il 24 gennaio 1971). La vet- laio 1-70 fece il suo debutto in Olanda, a tura fu imbarcata a Genova per Buenos Zandvoort. Il montaggio fu terminato du- Aires. Nella prima manche di gara Moser rante la notte del venerdì, prima delle dovette arrestarsi ai box per noie all’ali- prove ufficiali. Con grande stupore dei mentazione. In vista della seconda, convenuti, l’auto si rivelò funzionare ab- venne sostituita la pompa della benzina bastanza bene, salvo alcuni inconve- senza però riuscire a fare rifornimento nei nienti riconducibili all’alimentazione del tempi concessi. Un evento che implicò motore. Alla sua prima uscita la Bellasi una successiva sosta e che compromise non si qualificò, ma il risultato non riuscì SCHEDA TECNICA definitivamente la competizione. a raffreddare l’ardore agonistico della BELLASI F1- 70 piccola scuderia (anche se la sfortuna Telaio: Monoscocca aperta La Bellasi, vittima della cronica carenza di sembrava perseguitarla: sulla strada del con serbatoi deformabili fondi ® Si rivide solamente al Gran Premio ritorno, verso Colonia, si ruppe il propul- Motore: Ford-Cosworth DVF 802 d’Italia del 5 settembre 1971, inserendosi sore dell’Hanomag impiegato per il tra- Potenza: 445 CV a 10000 giri al 22° rango. In gara abbandonò dopo po- sporto. Si dovette così recuperare il vec- Cambio: Hewland FG400 chi giri per un ammortizzatore difettoso. Da chio Ford Transit a Lugano, ritornare a Passo: 2360 mm qui il rombo della Bellasi smise di ruggire Colonia, svuotare il camion di tutto il ma- Carreggiata: anteriore 1450 mm, e ciò che era stato sogno e poesia venne teriale e prendere la direzione di Charade posteriore 1555 mm accantonato. ® Alla fine del 1971 la vet- per il successivo Gran Premio di Francia Ruote: Anteriori 4.50/10.60 x 13”, tura fu acquistata da Tom Weatcroft e in programma il 5 di luglio). Proprio qui, Posteriori 6.00/15.40 x 15” venne esposta presso il museo del circuito Peso a vuoto: 558 Kg un’uscita di strada durante la seconda di Donington. Con il ricavato Moser poté ac- sessione di prove danneggiò il muso quistarsi una Brabham BT38 per la sta- della Bellasi, ma i pezzi di ricambio, be- prima sessione di prove libere, Silvio Mo- gione di F2 del 1972. Sfortunatamente il ninteso, non esistevano. Mauro Forghieri ser uscì alla Ostkurve e piegò la so- coraggioso, audace pilota di Lugano morì in persona (ingegnere progettista Ferrari) spensione posteriore sinistra. Il wee- all’età di 33 anni, uscendo di pista durante diede un colpo di mano per sistemare il kend terminò con quell’episodio perché la 1000 chilometri di Monza del 1974 (al danno e Moser riuscì a staccare un ancora una volta mancarono i pezzi di ri- volante di una sport Lola T294). Venti anni tempo di ben sei secondi inferiore a cambio. ® Il 16 agosto, dopo una bre- più tardi la Bellasi fu prestata dal museo di quello ottenuto l’anno precedente. Pur- vissima parentesi a Lugano, fu la volta Donington per essere esposta nella città troppo, fallì per 0‘’ 26’. ® Silvio Moser dell’Austria, ma le circostanze si manife- sulle rive del Ceresio durante una mostra saltò poi il successivo appuntamento in starono ancora una volta avverse: chi dedicata alla memoria di Silvio Moser. In Inghilterra: se non fosse riuscito ad as- avrebbe dovuto garantire la fornitura delle quell’occasione, la moglie riacquistò la vet- sicurarsi un posto in griglia non avrebbe parti meccaniche sostitutive, partì per le tura, affinché rimanesse laddove quella ottenuto i premi di partenza. Qualche ferie. Ci furono poi alcuni ritardi alla do- folle idea di libertà si era materializzata. giorno dopo gli organizzatori inglesi ritor- gana che implicarono l’arrivo posticipato Moser e la sua minuscola squadra non ot- narono sui propri passi, ma questa noti- del team a Zeltweg.
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