l’attualità Le nuove mappe di Mafia Export La ATTILIO BOLZONI Domenica cultura De Amicis e il lettore di manoscritti EDMONDO DE AMICIS e DARIO OLIVERO DOMENICA 29 NOVEMBRE 2009 di Repubblica

No global dieci anni dopo Il 30 novembre 1999 a Seattle il movimento a sorpresa diede scacco ai potenti della politica Da allora molto è cambiato FOTO CONTRASTO

FEDERICO RAMPINI RICCARDO STAGLIANÒ spettacoli SEATTLE Cinema junior, i dieci film più belli MARIA PIA FUSCO l 75esimo piano del grattacielo Columbia Tower offre la vista l no global è morto? Viva il no global. Ulrich Beck, sociologo e più spettacolare sulla baia di Puget Sound, le catene di mon- teorico della «società del rischio», diffida chiunque voglia az- tagne innevate, l’Oceano Pacifico, la costa frastagliata verso zardare un de profundis per i contestatori che invasero Seat- Vancouver. Da quassù il sindaco della “città color smeraldo” tle. Quel grido solitario è diventato un mugugno condiviso. E le tendenze PaulI Schell dieci anni fa pronunciò la fatidica frase: «Perché mai do- non è detto che, nel derubricamento dalle avanguardie alla massa, I Il piumino, antidoto trasversale al freddo vremmo avere paura di questi ragazzi?». Dalle vetrate del Columbia non riesca così a sortire maggiori conseguenze. Che ne è del movi- LAURA ASNAGHI Tower Club, dove erano riuniti i maggiorenti della città per celebrare mento a dieci anni dalla sua comparsa sulla scena internazionale? il vertice della World Trade Organization (Wto), Schell osservava di- «Lei vuol sapere se il movimento di protesta no global — che in vertito i primi gruppi di manifestanti, i pittoreschi travestimenti ver- realtà era un movimento globale di protesta alternativa — che ha lot- l’incontro di da tartaruga marina adottati da alcuni gruppi di animalisti. Il sin- tato anche nelle strade di Genova, contestando radicalmente il siste- daco aveva deciso di proclamare Seattle “città aperta”, dando ordine ma capitalistico e lo squilibrio tra Nord e Sud, abbia oggi perso il suo Antonello Venditti o dell’infelicità alla polizia di tollerare le proteste. impeto. Non ne sarei così sicuro». ERNESTO ASSANTE (segue nelle pagine successive) (segue nelle pagine successive)

Repubblica Nazionale 36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 29 NOVEMBRE 2009 la copertina Dieci anni fa il debutto a Seattle del movimento prese di sorpresa i grandi della Terra

FEDERICO RAMPINI ternazionale». Da allora nulla fu più co- me prima. I summit internazionali si (segue dalla copertina) blindarono, senza per questo riuscire a evitare tragedie come il G8 di Genova n poco tempo i primi rivoli di nel 2001. Dalle riunioni del Fondo mo- contestatori si sarebbero ingros- netario internazionale a quelle di Davos FOTO RICCARDO SIANO sati a dismisura, confluendo nel in Svizzera, arginare i no global divenne maxicorteo della confederazio- una priorità per i vip del pianeta. Nel ne sindacale Afl-Cio. Quaranta- cuore dell’Occidente industrializzato mila manifestanti. Qui il 30 no- mise radici una corrente anti-capitali- Ivembre 1999 divampò a sorpresa la più sta, anti-liberista, impegnata a denun- grande protesta di tutti i tempi contro un ciare i danni della globalizzazione sul- summit internazionale. Un evento qua- l’ambiente, sui diritti umani, sul Terzo si epico, la nascita di quello che all’inizio mondo. venne battezzato il “popolo di Seattle”, «Seattle era il luogo giusto per tenere poi il movimento no global. Il permissi- a battesimo un movimento di quel tipo vismo iniziale del sindaco fu spiazzato — ricorda la scrittrice militante canade- quando la protesta sfuggì di mano a tut- se Janet Thomas — perché l’etica del la- ti, organizzatori e forze dell’ordine. voro dell’America del Nord-Ovest ha Oggi Joel Connelly, reporter del Seat- sempre privilegiato la sostanza sull’ap- tle Post Intelligencer, organizza un pel- parenza; è un’etica plasmata dal rap- legrinaggio della memoria nei luoghi porto con la natura selvaggia delle mon- della “Battaglia di Seattle”, il titolo del tagne e dell’oceano». In realtà l’ubica- film con Charlize Theron che ricostrui- zione a Seattle della protesta fu quasi ca- sce quelle giornate di fuoco. C’è la tappa suale. Le avvisaglie di rivolte contro il li- obbligata all’hotel Westin, con visita al bero scambio si moltiplicavano da tem- caffè dove il segretario di Stato Madelei- po. Il vertice di fine novembre ‘99 sotto ne Albright rimase prigioniera, asserra- l’egida dell’Organizzazione del com- gliata e sgomenta mentre a pochi metri mercio mondiale doveva dare uno slan- da lei infuriavano gli scontri. Si prose- cio poderoso all’abbattimento delle ul- gue al Washington Athletic Club, dove il time frontiere. segretario dell’Onu Kofi Annan non riu- Ma non lo avevano preparato solo scì neppure a prendere la parola, perché Clinton e i tecnocrati delle istituzioni l’amplificazione del suo microfono era sovranazionali. Da mesi stava crescen- coperta dal concerto assordante di urli, do un malcontento in diversi settori del- sirene della polizia e delle ambulanze, la società civile, dal mondo del lavoro al- raffiche dei fucili a pallettoni di gomma le ong umanitarie. Il decennio di “cre- e lacrimogeni. Il tour si conclude all’ho- scita aurea” dopo la caduta del Muro di

SEATTLE IL MANIFESTO PORTO ALEGRE IL 30 NOVEMBRE 1999 MENTRE IL MOVIMENTO NELLA CITTÀ BRASILIANA, AL VERTICE DEL WTO PRENDE FORMA, NEL 2000 TRA IL 25 E IL 30 GENNAIO DI SEATTLE I NO GLOBAL UNA TEORICA CANADESE, 2001, SONO PROTAGONISTI NAOMI KLEIN, SCRIVE DELLA IL SAGGIO CHE DIVENTA CHE DIVENTERÀ CIRCA UN APPUNTAMENTO FISSO 600 GLI ARRESTATI DEL MOVIMENTO

tel Sheraton, la più importante sede del Berlino, segnato dall’egemonia ameri- summit. Il 30 novembre lo Sheraton ri- cana e dal pensiero unico neoliberista, mase quasi vuoto, irraggiungibile per non aveva convinto tutti dei benefici capi di Stato e ministri, presidiato da un dell’economia di mercato. Sul Wall cordone di polizia ormai in preda al pa- Street Journal, il 16 luglio di quell’anno, nico, tagliato fuori dai rinforzi per le tat- Helen Cooper aveva lanciato l’allarme: tiche sorprendenti della guerriglia ur- No global «In vista di Seattle si sta preparando una bana. In quelle ore, impresse in modo mobilitazione di dimensioni massic- indelebile nella memoria dei testimoni, ce». Solo il 30 novembre però fu chiara l’Fbi e il Secret Service tentarono di dis- la natura straordinaria dell’evento. Una suadere Bill Clinton dal raggiungere confluenza irripetibile di movimenti di- Seattle. Non erano sicuri di poter garan- versi, di generazioni e storie eterogenee. tire l’incolumità del presidente degli Un incontro quasi magico, che non si Stati Uniti. la violenza sarebbe mai più riprodotto su una scala La Seattle di oggi è il simbolo di altre simile. cose. Qui fiorisce il gigante del commer- Alla vigilia del 30 novembre è già in cio online Amazon, che con il suo Kind- campo una robusta componente della le esplora un futuro digitale per libri e protesta, la più tradizionale e rispettabi- giornali. Dopo il ridimensionamento di le: il sindacato. Delusi dal liberismo di Boeing, sono Microsoft e Starbucks a fa- Clinton che ha firmato il trattato Nafta, re di questa punta settentrionale della e le ragioni stremati dalle delocalizzazioni che a West Coast statunitense una capitale quell’epoca esportano mestieri operai post-moderna, specializzata nei servi- verso il Messico, i colletti blu americani zi, proiettata verso l’Asia. «Ma solo gli LE IMMAGINI decidono di usare il palcoscenico di scontri di quei giorni — ricorda Connel- Nelle foto, una carrellata di facce no global Seattle per un’offensiva contro l’aper- ly — disegnarono Seattle sulla mappa alle manifestazioni dell’ultimo decennio; tura delle frontiere. Il vertice Wto è salu- geografica dell’opinione pubblica in- in alto, scontri al No global forum di Napoli nel 2001 tato dallo sciopero generale dei portua-

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Oggi, dopo la crisi, molte delle idee radicali di allora sono state fatte proprie da classi moderate e governi

li in tutti gli scali marittimi della West fatta, spesso concentrata nei luoghi sba- Coast. Il segretario generale dell’Afl-Cio gliati della città, sempre battuta in velo- John Sweeney, il leader del potente sin- cità dai commandos dei Black Bloc. dacato dei camionisti (Teamsters) Jim Tocca ai pacifisti tentare di fermare la Hoffa sono alla testa del corteo di 25mi- violenza. La leader storica dell’organiz- la lavoratori che la mattina del 30 inizia Beck. Ma un’altra zazione terzomondista Global Exchan- a sfilare per le vie della città. ge di San Francisco, Medea Benjamin, Nel frattempo Seattle ha visto affluire protesta è possibile ricorda ancora una situazione assurda. da settimane un variopinto mondo di «Ero costretta coi miei compagni a di- contestatori di altra natura. Migliaia di fendere le vetrine di Nike e di McDo- studenti hanno partecipato ai seminari RICCARDO STAGLIANÒ nalds, e mi chiedevo: dove sono le forze anti-globalizzazione della University of dell’ordine, perché ci hanno abbando- Washington. A loro si sono uniti gruppi (segue dalla copertina) nati?». Nel vortice dei disordini i leader di ambientalisti, ong per la difesa dei di- sindacali perdono il contatto con la co- ritti umani, movimenti del volontariato nzi, potrebbe anche essere vero il contrario. Lar- da del loro corteo. La paura di quelle ore impegnati nell’aiuto ai paesi poveri, pa- ghe fette della popolazione, inclusa la classe me- lascerà un ricordo incancellabile; falli- cifisti, chiese protestanti. Accorrono a «Adia e gli intellettuali, sono diventate simpatizzan- sce quel riavvicinamento tra il movi- Seattle ideologi della contestazione ti della loro critica radicale. Da questo punto di vista potreb- mento operaio e la sinistra alternativa vecchi e nuovi: il paladino dei consu- be trattarsi di una vittoria a scoppio ritardato». che era sembrato possibile come ai matori Ralph Nader, il non ancora cele- Ci spieghi meglio... tempi della guerra del Vietnam. bre regista Michael Moore, l’economi- «Il fatto è che esiste un piccolo sporco segreto, ed è il se- Passano ore cruciali — un tempo in- sta indiana Vandana Shiva, il leader dei guente: tutte le cose che mettono a rischio il mondo, tipo il terminabile in cui Seattle si sente ab- contadini francesi Jose Bové. Da Green- cambiamento climatico e la crisi finanziaria, sono legali! So- bandonata al saccheggio — finché il sin- peace alla Via Campesina, è un caleido- no stati i governi, d’accordo con diversi gruppi di specialisti e daco Schell fa dietrofront, impone il co- scopio cosmopolita di ogni pensiero al- la benedizione della democrazia, ad aver prodotto i rischi glo- prifuoco, annuncia il divieto di manife- ternativo. Ivi comprese le frange anta- bali. Per questo i movimenti sociali non hanno perso il loro stare nei cinquanta isolati del centro goniste radicali. «Tra tutti noi alla fine i potere ma piuttosto il monopolio sulla critica radicale al fon- storico. Da quel momento e nei giorni più organizzati sono gli anarchici», è la damentalismo del mercato neoliberale. Voglio dire che quan- successivi è la polizia a non avere più ri- battuta ironica e amara di un editoriale do la domanda “ci potremo fidare di nuovo del mercato?” si tegno, le violenze e gli eccessi cambiano del Seattle Times in quei giorni. trasforma in una preoccupazione di quasi tutti, a quel punto di segno. Fino a lasciare di quelle gior- Anche nella galassia dei gruppi estre- i movimenti sociali diventano invisibili». nate delle versioni inconciliabili. «Per misti ci sono anime diverse. La Ruckus Lei sta dicendo dunque che le loro istanze si sono sposta- alcuni di noi — ricorda Janet Thomas — Society è il caso emblematico di una te dalle frange al mainstream, sono state interiorizzate nel fu quella la vera fine del Ventesimo se- protesta non violenta che assume for- discorso pubblico più moderato? colo e l’alba di una nuova comunità glo- me fantasiose. Addestrati per mesi nel «Sì. Ma c’è anche un secondo punto che dobbiamo affron- bale, più solidale. Per altri quelle furono deserto del Nevada, i ragazzi della tare. Dove e quando le idee basilari di nazionalismo, comu- le giornate dell’apocalisse e della vergo- Ruckus sanno scalare grattacieli e im- nismo, socialismo e neoliberalismo falliscono e la gente se ne gna, una macchia infame». palcature dei cantieri come degli alpini- accorge, allora scatta la domanda: “Qual è l’alternativa?”. E Perciò l’eredità del movimento di qui si evidenzia una debolezza essenziale non solo dei movi- menti di protesta ma ancor più dei partiti politici, degli eco- nomisti e degli scienziati sociali». GENOVA Questo non ci tranquillizza però. Ci sarà pure qualcuno al FIRENZE L’ANNIVERSARIO TRA IL 19 E IL 22 LUGLIO quale rivolgerci per avere risposte nuove? DOPO I FATTI DI GENOVA, «La domanda giusta da farci è: cosa è stato messo in prati- 2001, I NO GLOBAL ca? Da una parte bisogna chiedersi fino a che punto esiste un IL MOVIMENTO ITALIANO PROTESTANO AL G8 nuovo tipo di coalizione tra i gruppi non governativi e i go- PROMUOVE A FIRENZE, OSPITERÀ DI NUOVO LA RISPOSTA DELLA verni per tentare di far applicare nuovi regolamenti e norme NEL NOVEMBRE 2002, IL WORLD SOCIAL FORUM transnazionali che sovrintendano al sistema finanziario o a POLIZIA È VIOLENTA: un cambiamento in direzione ecologica della produzione. E GIUNTO ALLA DECIMA dall’altra se ci sono coalizioni possibili tra i movimenti socia- EDIZIONE CON EVENTI li e il capitale tali da rendere la visione di una globalizzazione alternativa parte delle politiche delle compagnie transnazio- IN TUTTO IL MONDO nali». Se questi sono i criteri, i risultati sembrano per il momen- to scarsi. E quindi, forse, ai no global resta ancora un ruolo. sti; beffano la polizia; fanno spuntare gi- Seattle è complessa e controversa. Nac- O no? ganteschi striscioni nei luoghi più im- que quel giorno una coscienza critica «Ci sono molti luoghi e strategie per la “protesta no global”: pensati della città. Le “tartarughe mari- della globalizzazione che superava le non solo le strade ma anche internet, non esclusivamente i ne” girano armati di manette di plastica frontiere degli Stati, una società civile vertici del G8 ma anche l’azione diretta e la cooperazione con per incatenarsi fra loro; così ostacolano sovranazionale. Al tempo stesso si i governi nazionali, le organizzazioni internazionali tipo Wto gli arresti perché la polizia deve trasci- spezzò il filo di dialogo fra l’ammini- e Fondo monetario internazionale, così come nella relazione nare di peso interi grappoli umani. strazione Clinton e la sinistra. La giova- con soggetti cosmopoliti e frazioni del capitale globalizzato». A questa protesta da Carnevale di Rio ne generazione di lì a poco avrebbe di- È ottimista sul fatto che queste «coalizioni» possano dav- si contrappone la scheggia violenta dei sertato le urne o votato Nader, conse- vero formarsi? E che un cambiamento reale possa prodursi? Black Bloc. È a mezzogiorno del 30 no- gnando l’America a otto anni di presi- «Se mi chiede se stiamo già assistendo a un cambiamento vembre che scattano gli attacchi di van- denza Bush. La protesta contro il Nafta reale e sostenibile nella politica, la risposta è ovviamente no. dalismo. Coordinati, sincronizzati in di- e le delocalizzazioni in Messico oggi ap- C’è invece un cambiamento semantico. In tempi di crisi esi- versi punti della città, studiati a tavolino pare sfuocata: nessuno nel 1999 capì stenziale i movimenti sociali perdono sostegno non perché la per provocare la polizia. I Black Bloc con che sarebbe stata la Cina la grande vin- gente ignora i problemi ma perché conoscendoli alza i muri i passamontagna neri si dissimulano nei citrice del decennio successivo, dopo il della propria nazione per ripararsi dietro di loro. Io credo pacifici cortei sindacali, schizzano fuori suo ingresso nel Wto. Solo la grande cri- quindi che la situazione sia aperta: non c’è dubbio che i mo- all’improvviso per dei raid contro le for- si del 2008-2009 ha riabilitato interi filo- vimenti di protesta abbiano perso un po’ del loro potere defi- ze dell’ordine e i negozi. L’immagine di ni del pensiero alter-globalista. Quando nitorio del discorso pubblico e della politica. Ma d’altra par- un anarchico con la bandana nera che il premier britannico Gordon Brown te, dal momento che hanno vinto — almeno dal punto di vi- polverizza la vetrina di un caffè Star- propone una tassa sulle transazioni fi- sta “semantico”, facendo interiorizzare il tema — un movi- bucks viene proiettata all’istante dalla nanziarie; quando India e Brasile erigo- mento di protesta più grande, sostenuto da parti maggiorita- Cnn, fa il giro del mondo, dà il segnale di no barriere contro l’afflusso dei capitali rie della popolazione, è ancora possibile». partenza del caos di Seattle. Le teleca- speculativi dall’estero, i germogli semi- mere inquadrano senza pietà i potenti nati nel caos di Seattle rispuntano dove © RIPRODUZIONE RISERVATA della terra bloccati nei loro alberghi, meno te l’aspetti: nel discorso pubblico l’angoscia dei vip smarriti, improvvisa- delle nostre classi dirigenti. mente vulnerabili. La polizia è sopraf- © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale 38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 29 NOVEMBRE 2009 l’attualità Da Locri a La Paz, da Crotone a Siegburg, da Oppido Geografie del crimine Mamertina a Melbourne, da Reggio a Palma di Majorca C’è sempre più Calabria e meno Sicilia nel made in Italy malavitoso che ha invaso il mondo. Un atlante disegnato dalla ’Ndrangheta. E ora descritto in un libro dell’ex presidente della commissione antimafia

ATTILIO BOLZONI nterno di una caserma, in un luogo segreto della Calabria. Il muro è coper- to da una grande carta geografica dell’Africa. Sul tavolo è srotolata una mappa del Venezuela, su un altro fo- glio si scorge anche la punta del Messi- Ico più vicina a Cuba. Nella stanza accanto c’è tutta la Spagna, dentro il cerchio rosso un lungo elenco di nomi nasconde la Costa del Sol. Gli spa- gnoli la chiamano la Cosca del Sol. Al riparo, lontana da orecchie e da occhi, la ca- SCRITTO NEL SANGUE serma è avvolta nel silenzio. I finanzieri dell’Anti- Da sinistra, droga sono attaccati alle cuffie. Ascoltano. Ascoltano l’omicidio a New York anche di notte. Ascoltano voci che provengono da lon- del boss dei boss Paul tano. E fischi. Quegli stessi fischi che guidano le pecore Castellano nell’85; lungo i sentieri dell’Aspromonte, l’alfabeto morse della l’assassinio a New York ‘Ndrangheta più tribale. Una “fischiata” fra Locri e di Carmine Galante La Paz, a volte può tracciare anche la rotta di nel ’79 e il ristorante una nave con le stive piene di cocaina. italiano a Duisburg, Mappe. Un atlante geo-cri- dove avvenne la strage minale delle nostre mafie di Ferragosto del 2007 sparse sui cinque conti- nenti. Mappe. Di “locali” o di “famiglie” radicati in grandi città e piccoli paesi, boss di prima o seconda o ter- za generazione che mischia- no affari leciti e illeciti, spaghet- ti e narcos, grandi alberghi e stragi, commerci, traffici. I soldi non li contano neanche più. Li pe- sano. Sistemano montagne di ban- conote sulle bilance e poi fanno il calcolo. C’è sempre più Calabria e meno Sicilia nel made in Italy malavi- toso, con i boss della Locride che sono diventati sempre più ricchi e potenti, e quegli altri di Palermo che ormai sono influenti solo a Brooklyn e a Cherry Hills. Il resto se lo sono presi Napoli e i Casalesi: riciclano dalla Costa Azzurra fino all’Avana. La prima trattazione del crimine italiano globale è firmata dall’ex presidente della Commissione parlamentare antimafia Francesco Forgione, trecento pagine di racconti e analisi in un libro che con il suo titolo e le sue cartine annuncia una diffusione planetaria: Mafia Export, come ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e Camorra hanno colonizzato il mondo. Che ci fanno tre pastori di San Luca nella suite del più esclusivo hotel di Torremolinos? «Siamo nella terra dei to- ri», sussurrano nel loro dialetto stretto al telefono mentre aspettano notizie dal loro amico che è già sul volo da Me- dellin. Dalla Spagna passano e sono passati tutti. Cala- bresi. Siciliani. Napoletani. Non c’è stato “carico” prove- niente dal Sudamerica o dalla Nigeria che — negli ultimi quindici anni — non sia entrato in Europa dalla Spagna. La ter- ra dei tori e dei latitanti italiani. Si nascondono sempre lì. E sempre lì, uomini sconosciuti che arrivano dalle Serre o dalla Piana di Gioia Tauro incontrano que- gli altri uomini che si fanno chiamare El Tio o El Mono o El Nacho, GANGSTER emissari dei cartelli colombiani e messicani, ecuadoriani, bolivia- Il disegno è tratto ni, venezuelani. Tutti trafficanti che corrono a prendere valigie dal libro True Crime stracolme di soldi dai pastori, quelli che vivono fra le ramblas e Gi- Detective Magazines bilterra. I Candeloro e i Parrello di Palmi che hanno preso casa a 1924-1969 Fungirola, i Piromalli-Molè di Gioia Tauro che vivono a Barcello- (Taschen, 2008) Le nuove mappe

GIUSEPPE MORABITO CARLO GAMBINO Boss della ’Ndrangheta, Patriarca della mafia di Mafia Export latitante per anni italoamericana morto Arrestato nel 2004 nel suo letto a 74 anni

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IL LIBRO Mafia Export. Come ’Ndrangheta, Cosa nostra e Camorra hanno colonizzato il mondo (384 pagine, 20 euro) di Francesco Forgione è pubblicato da Baldini Castoldi Dalai In libreria da martedì

palazzo tutto vetri, l’attico e il super attico, una terrazza sconfina- ta e un uomo di una quarantina d’anni — Giuseppe Coluccio — che ha una Ferrari, una Range Rover, una Maserati e una nave che si chiama Atlantide. Nell’oceano non pesca solo tonni e merluzzi. Suo fratello Salvatore, il più vecchio, si nasconde in una spelonca a Gioiosa. È ricercato, fa una vita miserabile. Ma è lui il capo, Sal- vatore. La sede ufficiale della multinazionale del crimine “Coluc- cio & Coluccio” è sempre in Calabria, a Toronto c’è la direzione aziendale. Hanno comprato acciaierie nell’ex Germania dell’Est, residence e supermercati a San Pietroburgo, interi quartieri in Bel- gio e a Praga. È un impasto di primitivo e di ipertecnologico la ‘Ndrangheta che si espande nel mondo. Sono dappertutto. Vengono da Roc- cella, da Sinopoli, da Melito Porto Salvo e i loro parenti li ritrovi a Lomè — capitale del Togo — a Dakar — capitale del Senegal — in Guinea e in Namibia. Dove c’è un grande porto ci sono loro. Con le loro flotte e i loro denari. Ogni boss ha la sua zona. Un porto e uno Stato. Sono in ogni angolo della terra. Prima da trafficanti, poi da residenti. Comprano fattorie e foreste in Australia, comprano centri com- merciali, sono padroni di società immobiliari, fanno affari con l’I- talian Food. E importano droghe. Spesso restano impuniti, qual- che volta finiscono in carcere. Come è accaduto due anni fa a Francesco Madafferi, un cala- brese originario di Oppido Mamertina sposato con una cittadina australiana, frequentatore con i Perre e i Sergi del circolo Reggio di Parkville, un sobborgo di Melbourne. Sospettato di omicidi e coin- volto in un colossale traffico di ecstasy — più di quattrocento ton- nellate, quindici milioni di pasticche — Francesco Madafferi era anche un clandestino. Il suo arresto a Melbourne è diventato un caso. La comunità calabrese che si è schierata contro l’espulsione firmata con un decreto dal ministro dell’immigrazione Philiph Ruddock, i quotidiani in lingua italiana che hanno sostenuto una «campagna umanitaria» a suo favore, il nuovo ministro dell’im- migrazione Amanda Eloisa Vanstone che poi ha annullato il de- creto di espulsione del suo predecessore e fatto diventare Madaf- feri cittadino australiano. Pochi mesi dopo un giornale di Mel- na, i Trimboli di Platì a Malaga, i Cicero di Belvedere Marittimo ad dei santi, le processioni e perfino la natura che avevano lasciato bourne, The Age, ha raccontato di una vicenda di finanziamenti al Algeciras, i Morabito di Africo a Madrid, i Maesano di Reggio a Pal- vorrebbero averla lì, fra le brume della grande pianura tedesca. Se Partito conservatore della ministra Vanstone, contributi che veni- ma di Majorca. Con loro c’è qualcuno che viene anche dalla Cam- a Reggio è il torrente Calonipace che segna il confine — sulla spon- vano da gruppi imprenditoriali, tutti sostenitori del calabrese pri- pania. Come quel Vincenzo Scarpa di Torre Annunziata, uno che da destra comandano i Labate, su quella sinistra i Libri —, se sulla ma espulso e poi riabilitato. La polizia di Melbourne, nel febbraio fino a un paio di anni fa andava su e giù da Miami e riciclava. Altri fiumara Buonamico di San Luca spadroneggiano su una riva i Pel- del 2009, ha aperto un’indagine. E la ministra, già travolta dalle po- soldi di altri amici. Un cittadino riverito nella comunità madrile- le e i Vottari, gli Strangio e i Nirta sull’altra, è il Reno che taglia in due lemiche, è stata dimessa e nominata ambasciatrice. A Roma. È la na el señor Scarpa, salotti, auto di lusso e una società di catering le tribù calabresi nel nord della Westfalia. signora Amanda Elosia Vanstone che ancora oggi rappresenta il che organizzava banchetti e ricevimenti anche per l’ambasciata Guten appetit, buon appetito. Dietro ogni “locale”, quella che è governo australiano in Italia. d’Italia. la “famiglia” per Cosa Nostra, c’è un locale. I nomi sono i soliti: Stel- Nella terra più lontana i Calabresi hanno avuto bisogno di ave- Che ci fanno tre pastori di Palmi a Norimberga? E gli altri tre che la di Mare, Calabrisella, Il Violino, Osteria del Sud, Bacco. E c’è sem- re una loro Cupola, come quella dei Siciliani. Troppo grande l’Au- vivono a Mannheim? A Munster ci sono gli Aracri di Crotone. A pre anche una trattoria San Michele, il santo protettore degli stralia — il doppio dell’Europa — per spartirsela con le rappresen- Siegburg i Giglio di Strongoli. A Ludwigsburg i Carelli di Coriglia- ‘ndranghetisti. Da Bruno era il ristorante della morte di Duisburg, tanze familiari. Infinite le distanze per comunicare fra cugini e co- no Calabro. Ogni cosca ha il suo territorio. Come giù in Calabria. quello dei sei ragazzi uccisi, la strage di Ferragosto del 2007. gnati. Se la sono divisa in sei territori. Giuseppe Carbone nel South In Germania hanno portato anche le loro abitudini, i riti, le statue Che ci fanno tre pastori di Gioiosa Jonica sul lago Ontario? Un Australia, Domenico Alvaro nel New South Wales, Pasquale Alva- ro a Canberra, Peter Callipari a Griffith, Pasquale Barbaro a Mel- bourne, Giuseppe Alvaro ad Adelaide. Sono i sei “Crimini” della ‘Ndrangheta australiana, i sei capi. Anche loro però dipendono dal “Capo Crimine” che, ogni anno a settembre, viene nominato so- pra San Luca al santuario della Madonna dei Polsi. Che ci fanno tre pastori di Platì ad Amsterdam? Nella caserma, in quel luogo segreto della Calabria, ascoltano le telefonate che ar- rivano ai loro cellulari. Partono dalla Sicilia. Partono dalla Spagna. Partono dalla Colombia. Partono anche da uno dei quartieri più eleganti di Amsterdam, da una bella casa di proprietà dell’avvoca- to Leon Van Kleef. Catturano tutti, trafficanti e pure l’avvocato. Poi il mandato di cattura internazionale per Leon Van Kleef viene re- vocato. Van Kleef non è un avvocato qualunque: è il Presidente del- la camere penali olandesi, è il legale della regina. Che ci fanno tre pastori di Platì ad Amsterdam?

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GIUSEPPE PIROMALLI FRANCESCO SCHIAVONE Capo dell’omonima Boss di camorra cosca della ’Ndrangheta dei casalesi, meglio Morto nel 2005 noto come Sandokan

Repubblica Nazionale 40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 29 NOVEMBRE 2009

Meditando sulle “argutissime” pagine che Giacomo Leopardi CULTURA dedicò a quelli che sono soliti molestare gli amici imponendogli * la lettura dei loro componimenti, l’autore di “Cuore” scrisse una curiosa e sconosciuta riflessione. Ora, quel testo inedito dedicato a un “flagello” non solo ottocentesco viene raccolto in un libro. Lo presentiamo in anteprima

DARIO OLIVERO a storia è vecchia quanto quella dell’editoria: presunti scrittori L convinti del proprio talento che sommergono di manoscritti i “colleghi” già affermati pregandoli di un parere, un consiglio, una raccomandazione. È successo anche a Edmondo De Amicis. L’autore di Cuore scrisse questo articolo — qui riportato in parte — il 26 agosto del 1906 su L’Illustrazione Italiana, periodico fondato a Milano dalla casa DeAmicis editrice Treves nel 1873 e che ospitò firme come Pascoli, Carducci, Fogazzaro, D’Annunzio, Gozzano, Serao e Deledda. Uomo imbevuto di I libri ideali risorgimentali e sempre attento alle piccole storie dei piccoli italiani, capaci però di passioni ed eroismo, De Amicis in queste pagine perde la pazienza. Lascia i toni seri e si abbandona alla satira descrivendo la degli altri galleria di personaggi che irrompe a casa sua per sottoporgli il frutto delle proprie fatiche letterarie privandolo di tempo prezioso e privacy. Inoltre, in quanto difensore della lingua italiana e del “bello scrivere” non solo come presupposto culturale ma anche come caposaldo civile, i suoi giudizi sui componimenti che si trova a vagliare non possono che essere impietosi. Il problema, come accade ancora oggi, è trovare le parole per dirlo all’interessato che, come chiosa De Amicis citando Leopardi, è preda del «piacere quasi sovrumano e di paradiso che prova visibilmente ognuno a leggere le cose proprie».

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erché mai riescono quasi sempre una molestia ineffa- o presentandolo in un rotolo, di cui le prime pagine soltanto, che biletali letture? Non parlo delle letture degli amici, ben- mettono sul tavolino, sono scritte da una parte sola, e tutte le altre ché il Leopardi includa anche queste nella condanna; da due, e con righe sempre più fitte. Ma i colpi più dolorosi si rice- ma di quelle degli sconosciuti che vanno a chiedere a vono quando, vedendo nelle mani del lettore, alla fine del mano- uno scrittore, qualunque sia, un giudizio sul proprio la- scritto, il chiaro della carta, sentite dentro di voi le stesse parole che voro. La prima ragione è che al giudice prescelto essi proferì con un sospiro di consolazione ai suoi compagni di sventu- Pfanno una violenza, perché lo costringono o a dar loro un giudizio ra, Diogene Cinico: Vedo terra! Ma no, è stata un’illusione: il letto- sgradito, che è anche per lui cosa sgradevole, o una lode non sin- re v’imbarca per una nuova crociera. cera, che gli spiace ugualmente di dare; e perché, anche quando E quanti altri fini accorgimenti hanno anche quelli che paiono può lodare sinceramente, egli ha sempre coscienza di pronunzia- più semplici! Vanno a leggere un lavoro teatrale a uno che per il tea- re un giudizio sommario, che è soltanto l’espressione di una prima tro non ha mai fatto neanche un abbozzo di scena, liriche di stil no- impressione, in molti casi erro- vo a chi non ha mai scritto un verso, progetti di riforma sociale a un nea; e quest’obbligo di lodar lì per poeta idillico, un romanzo a un latinista. Alcuni si presentano con lì, senza il tempo di ponderare corti pretesti che non lasciano sospettare neppure alla lontana lo neppure le parole, lo infastidisce. scopo vero della visita, e tirano poi fuori il manoscritto di colpo, co- Scrittori in erba Un’altra ragione è che o il lettore è me una pistola, nel momento in cui offrite il petto indifeso. È in- timido e impacciato, e quindi, leg- credibile come lo sanno nascondere sotto i panni, in modo che non gendo alla diavola, fa parer brutta lasci nessun tipo di protuberanza traditrice; è meraviglioso veder anche una cosa bella; o è ardito e sbucare da sotto a giacche che non fanno un gonfio né una grinza, franco, o il modo come legge certi scartafacci mostruosi, che paiono il manoscritto di un’enci- prende facilmente un colore di clopedia. Molte astuzie, ma anche molte ingenuità. Uno stupore in non inviatemi petulanza, che lo rende uggioso. E tutti, se tarda il consenso al sacrificio, che non siate subito disposti poi se l’uditore ascolta con atten- con gran piacere a piantare lì le vostre faccende, per dedicare un zione, per dare un giudizio co- paio d’ore al non sperato divertimento che v’offrono. Nessun dub- scienzioso, deve fare uno sforzo, bio in loro, durante la lettura, che il vostro diletto non sia continuo che lo stanca, e se non ascolta, de- ed acuto. Non l’ombra d’un sospetto, quasi mai, che la nostra at- le vostre opere ve almeno fingere, e quella finzio- tenzione sia finta, che al vostro sguardo, fuggente dalla finestra per ne obbligatoria lo secca e lo irrita. il cielo o sui tetti, vada dietro anche il pensiero. E poi quella insi- Ed è anche irritante per lui il con- stenza solita perché si sentenzi, udito il lavoro, e chi lo fece abbia o trasto ch’egli sente fra la fatica no le facoltà se debba mettere o seguitare per quella via. E chi può EDMONDO DE AMICIS passiva e molesta a cui è costretto e il piacere quasi sovrumano e di giudicare in altri, sopra un breve saggio, quelle facoltà medesime paradiso che, come dice il Leopardi, prova visibilmente ognuno a che, dopo trent’anni di esperienza, non si conoscono ancora che leggere le cose proprie; il quale è un misto dei piaceri diversi che imperfettamente in noi stessi? E chi s’arrischia a dire: Questa non è RISORGIMENTALE danno l’oratoria, la recitazione e l’esercizio della prepotenza sulla la vostra strada, se non c’è vecchio scrittore che non dubiti ancora Nella foto, lo scrittore volontà del prossimo. E, infine, la principale causa di molestia è dodici volte l’anno d’aver sbagliato mestiere? E nessuna diffiden- Edmondo De Amicis; nell’incertezza ansiosa, in cui si trova l’uditore, di quanto durerà il za mai della sincerità della lode, accolta sempre col viso raggiante, il disegno che illustra trattenimento, perché questi lettori hanno cento industrie mali- come il vaticinio infallibile d’un avvenire glorioso... Ma di questa queste pagine è di Gipi ziose per dissimulare la lunghezza del loro portato intellettuale: o credulità, poveri noi! chi ha diritto di ridere? E anche per ciò che ri- stendendolo in caratteri minutissimi su fogli piccoli e sottili, o di- guarda il vizio, chi potrebbe mai scagliare contro i lettori di mano- videndolo in vari fascicoletti che cavano di tasca l’uno dopo l’altro, scritti la prima pietra? Ci possiamo vantare tutt’al più di non ap-

Repubblica Nazionale DOMENICA 29 NOVEMBRE 2009 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 41

IL LIBRO I lettori di manoscritti di Edmondo De Amicis è contenuto nel volume Indimenticabili italiani a cura di Lilli Monfregola (288 pagine, 15 euro) edito da Robin Edizioni e in libreria dal 3 dicembre ILLUSTRAZIONE DI GIPI

partenere alla categoria dei più indiscreti, o d’avere perso il vizio strazione. Aveva scritto un dramma, e lo leggeva con voce di bas- ro! Via via che proseguiva, s’eccitava sempre più e, naturalmente, con il pelo, o un po’ avanti; ma anche a vantarsi di questo, se si vuo- so, fremendo, e dopo ogni scena mi fissava gli occhi negli occhi e io rincaravo la dose degli elogi, tenendo sempre d’occhio gli og- le essere sinceri, è prudenza andare adagio. mi domandava: Il suo giudizio, Signore? con un tono che m’im- getti che maneggiava. Non vedevo l’ora della liberazione. Appena Uno dei più imbarazzanti è il lettore minaccioso. Immaginate pensieriva; tanto più perché, leggendo o rispondendo alle mie ebbe finito, mi richiese con fierezza: Insomma (e si diede un pu- l’impressione che vi farebbe apparizione d’un giovane tarchiato e modeste osservazioni, abbrancava ora l’uno ora l’altro degli og- gno sulla fronte) ce n’è o non ce n’è? Figuratevi se non risposi subi- barbuto, che al primo impatto dimostrasse un temperamento im- getti che erano sulla scrivania: calcafogli, tagliacarte, scatole, vo- to: Ma ce n’è! e soggiunsi che ce n’era anche più di quanto egli po- petuoso attraverso due grandi occhi sporgenti e roteanti, ed esor- lumi e gesticolava con quelli in mano, come per tirarmeli addos- tesse credere. Respirai quando fu fuori dell’uscio. Me lo ricorderò disse dicendovi: Lei mi ‘deve’ sentire! so. Parendogli fredda la lode, mi gridò due o tre volte: Ma si per- sempre con un vago senso di terrore. Fu l’unico dei tanti, per altro, Anche voi gli avreste risposto: Con grandissimo piacere! e vi sa- suada che qui (o si batteva il pugno sulla fronte con gran forza) c’è che m’abbia estorta la lode a mano armata. reste affrettati a farlo sedere perché non usasse la seggiola per al- qualche cosa! Interrompeva, poi, a un tratto la lettura per vociare: © 2009 Robin Edizioni tri scopi. Era un meridionale, impiegato di non so che ammini- Badi al pensiero, non alla forma! Al pensiero Al pensiero! Al pen-sie- © RIPRODUZIONE RISERVATA

un’iniziativa

con l’apporto e la collaborazione di:

in collaborazione con:

si ringrazia:

Si ringrazia il Comune di Castelfranco Veneto sede della mostra Giorgione

Repubblica Nazionale 42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 29 NOVEMBRE 2009 SPETTACOLI IL LIBRO Esce domani il Dizionario del cinema junior di Luisa e Morando Morandini (Gallucci, 902 pagine, 28 euro): 1.347 schede, 276 foto, 288 cinequiz

MARIA PIA FUSCO n principio fu . Non poteva che essere lui, il più celebre burattino del mondo, il protagoni- sta del primo film dedica- Districarsi to al pubblico dei giova- Inissimi dal cinema nascente, an- tra le migliaia cora lontano dall’essere ricono- sciuto come arte. Era il 1911 e Pi- di pellicole dedicate nocchio era Ferdinand Guillau- me, un artista di circo, più ai più piccoli famoso come Tontolini e in se- guito come Polidor. Il regista non è sempre Giulio Antamoro arricchì il libro di Carlo Collodi di bizzarre fanta- sie, come nella sequenza in cui, un’impresa facile usciti dal ventre dalla balena, Geppetto e Pinocchio vengono Ora un nuovo, catturati da pellerossa cannibali, salvati da soldati canadesi (lo di- ricchissimo ce la didascalia) e rispediti a casa su una palla di cannone. dizionario, È solo l’inizio della carriera ci- nematografica del burattino: nel curato da Luisa 1940 Pinocchiofu il secondo film di animazione realizzato da Walt e Morando Disney, dopo Biancaneve e i sette nanie prima di Dumbo, poi, pas- Morandini, sando per altri prodotti animati di produzione europea, per la aiuta nell’impresa bella versione tv di Luigi Comen- cini del ’72 e il kolossal di Benigni Intanto, ci siamo del 2002, è arrivato a Pinocchio 3000, un’edizione supertecnolo- divertiti a stilare gica in 3d del 2004 con Geppetto inventore, Pinocchio robot e la la nostra top ten fatina ologramma. A Pinocchio è dedicata una delle tante, divertenti monogra- Da Mary Poppins fie che sono tra gli elementi vin- centi del Dizionario del cinema a Nemo junior, di Luisa e Morando Mo- randini, che esce domani per Gallucci editore, un prezioso vo- lume, ricco di colore, informa- zioni e curiosità, che mancava Cinemajunior

adatta: piccoli e bambini, ragaz- zi, tutte le età. La presenza predo- nella vasta produzione di opere minante è quella dei titoli ameri- dedicate al cinema: da Aladino a cani, seguiti dagli inglesi e dagli Zorro, circa mille pagine. Il volu- italiani: «Ma, anche se si tratta di me è frutto di un accordo tra Gal- film comici o di avventura per lucci e Zanichelli, editore storico tutti, in Italia, a parte qualche dei dizionari Morandini. Contie- grande disegnatore d’ani- sposte pubblicate in calce. ne 1.347 film schedati in ordine mazione, non c’è tradizio- Destinato ad attrarre i alfabetico secondo il titolo italia- ne di cinema junior». giovanissimi, il dizionario no che, dice Luisa Morandini, Spezzato continuamen- offre agli adulti parecchi mo- «abbiamo selezionato dal nostro te da illustrazioni a colori dei tivi di interesse. Sfogliarlo e ritro- archivio personale, che supera film, il dizionario ha l’obiettivo di vare le immagini dei classici del- 32mila film, e dall’archivio Zani- rendere attiva la partecipazione l’infanzia e non solo di animazio- chelli, ricco di oltre 23mila titoli dei lettori giovanissimi coinvol- Leone, che animali sono Timon e ne — Bambi, Cenerentola, L’isola di film usciti in Italia dal 1902 al- gendoli in una serie di quiz, an- Pumba?” o “Come si chiama il del tesoro, Fra Diavolo, Fantasia, EROI Woody il cowboy e Buzz l’estate 2009». ch’essi divisi per fasce d’età con protagonista di Kung fu Panda?” Alì Babà e i quaranta ladroni, La l’astronauta,protagonisti Esclusi naturalmente i titoli colori diversi, che riguardano i o “Per bocca di chi parla il signor carica dei 101, Tom e Jerry, ma an- di Toy Story-Il mondo vietati dalla censura ai minori dei film più amati. E il cinema diven- Scarafoni in La freccia azzurra?”. che Robin Hood, Il grande ditta- dei giocattoli; nei fotogrammi, diciotto anni, per ogni film si rac- ta un gioco di innumerevoli in- Gli adulti possono evitare brutte tore, La pantera rosa o Pallottole i film scelti da Repubblica conta la trama e si specifica l’età dovinelli, come “Nel film Il Re figure, preparandosi con le ri- su Broadway — significa intra-

Repubblica Nazionale DOMENICA 29 NOVEMBRE 2009 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 43 la giuria Anna Bandettini, Leonetta 1. MARY POPPINS 3. LA CARICA DEI 101 5. LA GUERRA 7. E.T. 9. IL RE LEONE Regia Robert Stevenson Regia W. Reitherman, DEI BOTTONI Regia Steven Spielberg Regia Roger Allers, Bentivoglio, Gregorio Botta, Anno 1964 H. Luske, C. Geronimi Regia Yves Robert Anno 1982 Rob Minkoff Paolo D’Agostini, Enrico Cast Julie Andrews, Anno 1961 Anno 1961 Cast Henry Thomas, Anno 1994 Franceschini, Loredana Dick Van Dyke, Cast Pongo, Peggy, Cast Martin Lartigue, Drew Barrymore Cast Simba, Timon, Lipperini, Roberto Nepoti, Ed Wynn Crudelia de Mon Paul Grachet Trama Un umanissimo Pumbaa, Scar Trama Come salvare Trama Una “guerra” Elena Polidori, Michele Serra, Trama Fine Ottocento: extraterrestre atterra Trama Il leone Simba una tata speciale riporta 99 cuccioli di dalmata tra ragazzi nella Francia in California e diventa tornerà a sedere degli anni 1914-18 Vittorio Zucconi l’ordine in casa Banks dalla grinfie di Crudelia il miglior amico di Elliott sul trono di suo padre sono le dieci firme di Repubblica che hanno 2. SHREK 4. HARRY POTTER 6. TOY STORY - IL MONDO 8. ALLA RICERCA DI NEMO 10. CENERENTOLA scelto le loro pellicole Regia Andrew Adamson, E LA PIETRA FILOSOFALE DEI GIOCATTOLI Regia Andrew Stanton, Regia W. Jackson, Vicky Jenson Regia Chris Columbus Regia John Lasseter Lee Unkrich H. Luske, C. Geronimi per ragazzi preferite Anno 2001 Anno 2001 Anno 1996 Anno 2003 Anno 1950 Cast Shrek, Fiona, Cast Daniel Radcliffe, Cast Woody il cowboy, Cast Nemo, Marlin, Cast Cenerentola, Ciuchino Emma Watson Buzz l’astronauta Dory, Bruto la fata Smemorina Trama Le disavventure Trama La scuola Trama Il mondo Trama Nel mondo Trama Il riscatto di un orco verde di magia di Hogwarts degli umani visto dei pesci, il piccolo di una ragazza vittima politicamente scorretto alla prima avventura dai giocattoli Nemo manca all’appello di matrigna e sorellastre

Il meglio dei baby-film

venta. La paura deriva più da si- tuazioni possibili, da cose che lizzato con un ritorno al passato e possono accadere anche a loro, ai disegni bidimensionali — uno come una perdita o un evento prendere un percorso nella me- sberleffo al trionfo del 3d — ma apocalittico». moria, ritrovare emozioni condi- interessante soprattutto perché è Un’evoluzione è la necessità di vise da diverse generazioni. E se stato definito «il primo cartone ritmi sempre più frenetici per le monografie, dedicate a film o a animato dell’era Obama», per- mantenere desta l’attenzione di personaggi, da 007 a Franken- ché la principessa Tiana è nera e, generazioni cresciute con i tele- stein, da Indiana Jones ai tre mo- con un’ardita variazione rispetto film e con i videogiochi che, dice schettieri, da Hulk a Oliver Twist, alla favola dei fratelli Grimm, il ce- la Morandini, «hanno anche ab- offrono informazioni sulla conti- lebre bacio al ranocchio non tra- bassato il livello estetico, il con- nuità e sulla trasformazione dei sforma lui in principe ma è lei che cetto di bellezza, per chi ha ama- generi, attraverso l’indice crono- diventa rana, e insieme dovranno to Godzilla e i manga giappone- logico è possibile rendersi conto superare altri ostacoli per tornare si». Malgrado l’evoluzione, i del mutamento dei gusti e delle umani e vivere felici e contenti. bambini possono piangere co- aspettative. Altro esempio è nel film Planet 51, me una volta. «Sono sicura che La fiaba è un archetipo e dun- che rovescia la situazione di E.T.: Bambi o Incompreso potranno que resiste al tempo, ma al tempo capitato in un pianeta popolato ancora strappare fiumi di lacri- si adegua. Basterebbe soffermar- di simpatici mostriciattoli verdi, me, anche in giovanissimi che si sull’evoluzione della Disney, l’alieno è l’astronauta america- hanno più consapevolezza e co- che se una volta si limitava a no. noscenza delle generazioni pas- veicolare messaggi sempli- Resiste al tempo l’elemento sate. Sono anche più maturi. ci, tipo il trionfo del buono della magia, essenziale nelle fia- L’affermazione di un maestro e dell’amicizia o la puni- be, accettato senza esitazione come Miyazaki lo dimostra. Nel- zione del cattivo, via via ha dagli spettatori come dimostra il la magia dei suoi film c’è una affrontato sempre più te- successo di Harry Potter, dovuto profondità quasi filosofica che mi d’attualità: il rispetto anche alla personalità del prota- qualche decennio fa non sarebbe della natura, l’ecologia, gonista: un ragazzo come tanti, stata compresa. E c’è la mortifi- il pacifismo, la tolle- con cui è facile identificarsi. E re- cazione degli adulti: i genitori tra- ranza, la diversità, il siste la paura, anche se, riflette sformati in maialacci in La città razzismo. Il pros- Luisa Morandini, «i bambini incantata è una sequenza esem- simo 18 dicembre hanno visto tanti di quei mostri in plare, entusiasma i bambini, li fa ad esempio uscirà tv che oggi bisogna alzare il livel- sentire importanti e responsabi- una nuova edizio- lo. Secondo me un film come li, sono loro che dovranno com- ne de La principes- Transformers e tutto ciò che è piere la missione di salvarli».

sa e il ranocchio, rea- fantasy li stupisce ma non li spa- © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale 44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 29 NOVEMBRE 2009

I sapori La preparazione in “bouillon”(acqua aromatizzata con erbe Cotture e odori) può trasformare molte carni e pesci in veri emblemi di golosità. E se Carlo Magno riteneva i lessi “cibo da donne”, oggi gli chef hanno riscoperto il piacere dei piatti accompagnati da salsine ben fatte o solo da extravergine e limone. A fare la differenza ci sono tecniche come bagnomaria e sottovuoto

LICIA GRANELLO

a una faccia da pe- sce lesso», dicono. E subito immaginiamo lo sguardo vacuo, la guancia cascante, il colorito grigiastro. «Eppure,H evitando antropomorfizzazio- ni deprimenti, la cottura in bouillon (acqua aromatizzata con erbe e odori) o al vapore può trasformare sogliole e salmoni, apparentemente poco espressivi, in bocconi squisiti, veri emblemi della cucina moderna & sa- lutare. Allo stesso modo, se è vero che gallina vecchia fa buon brodo, anche la sua carne non scherza: ba- stano una presa di sale grosso (me- glio se sono i magnifici fiocchi affu- micati), un giro di extravergine se- rio e qualche salsina ben fatta — bagnetto, verde, ristretto di pomo- doro, senape — per regalarsi un finger food primordiale, succu- lento, benedetto perfino dal bon ton di corte (la regina Margherita mangia il pollo con le dita). Carlo Magno sdegnava i consigli dei medici che gli suggerivano di combattere la gotta sostituendo la carne arrostita con quella bollita (per via delle proteine rilasciate nel- l’acqua di cottura): al re guerriero, la carne lessa appariva cibo da femmi- ne. Chiunque si sia mai lasciato ten- tare dal carrello dei bolliti, da un’ara- gosta lessa, da un’insalata di faraona, sa bene, invece, che non è questione di sesso, ma di tempo e palato. Non esiste, infatti, preparazione più adeguata a rap- presentare il concetto spazio-temporale applicato alla gastronomia. Impossibile lessare un alimento in una pentola strimin- zita — e lo spazio per gli odori? — impensa- bile farlo in fretta, pena la riduzione delle car- ni a una poltiglia fibrosa. Al contrario, il prin- cipe di tutti gli slow food richiede cura e pa- zienza, in questo sì, roba di donne. A fare la differenza, negli ultimi anni, le nuove tecniche di cottura, figlie del ritrovato rapporto fra scienza e cucina, dopo anni di reciproco, dannosissimo ignorarsi. Perché se fino a ieri l’unico trucco salva-sapore era immergere le carni nell’acqua già bollente per limitare la fuoriuscita dei succhi — ma le ultime ricerche ne denunciano l’inutilità — l’introduzione del sottovuoto e del bagno- maria a temperatura controllata hanno sco- perchiato un tesoro di gusti sconosciuti. Al- fiere del bollito-non-bollito il super chef mo- denese Massimo Bottura, che con lo storico dell’alimentazione Massimo Montanari ha scardinato il mito del lesso, «cucinato in quel modo per tirare fuori un po’ di sostanza da carni scadenti. Come le salse, estremo tenta- tivo di regalare un po’ di sapore, coprendo il gusto mediocre». Il sottovuoto va nella direzione opposta: l’appuntamento concentra succhi e sapori, obbligando a uti- La novantanovesima lizzare solo materia prima buonissima, e per- Fiera del bue grasso mette di cuocere singolarmente i diversi tagli di Carrù (Cuneo) di carne, preservandone i gusti peculiari. Il tutto, senza oltrepassare i fatali 70 gradi, che comincia all’alba coincidono con la degradazione delle protei- di giovedì 17 dicembre ne e la perdita di parte dei sapori. Una cottu- con l’arrivo dei buoi ra paziente, riproducibile con un minimo Bollito nel centro del paese d’impegno anche in casa, che regala carni ro- I nuovi tecno-trucchi Poi la sfilata e l’asta see, morbide, golose. delle carni. Il tutto Carrù, terra franca del gran bollito misto, è comunque pronta ad accogliere gli irriduci- accompagnato bili del lesso old style nello storico appunta- da degustazioni mento di metà dicembre. Una tazza di buon del vero slow food e offerte brodo battezzata col Nebbiolo aiuterà a sop- gastronomiche portare il freddo.

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Repubblica Nazionale DOMENICA 29 NOVEMBRE 2009 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 45

Barolo (Cn) Marina di Bibbona (Li) Verona La cucina Sulla spiaggia Veneto Secondo tradizione itinerari delle Langhe oscilla della Riviera locale, manzo, gallina, fra la tradizione degli Etruschi Verona lingua, testina Erede del gran bollito misto la cucina di Luciano e cotechino lessati appassionato e quella della gallina Zazzeri esalta sono serviti lessa, merito di stalle la tradizione marinara Venezia con la pearà, a base di Piero, storico e fattorie estranee di queste zone di midollo, pane, macellaio agli allevamenti con il bollito misto e pepe, e col cren langarolo, intensivi di pesce (rafano e aceto) DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE Daniele Oberto CA’ SAN PONZIO MANUEL HOTEL ARTEMISIA B&B rifornisce di pregiata Via Rittane 7, Frazione Vergne Via dei Campilunghi 6, Cecina Via dei Mutilati 5 fassona piemontese Tel. 0173-560510 Tel. 0586-629220 Tel. 045-9580504 alcuni prestigiosi Camera doppia da 65 euro, colazione inclusa Camera doppia da 60 euro colazione inclusa Doppia da 80 euro, colazione inclusa ristoranti italiani DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE LOCANDA BARBABUC (con camere) LA PINETA ANTICHI SAPORI Via Giordano 35, Novello Via dei Cavalleggeri Nord 27 Via Pellicciai 20 Tel. 0173-731298 Tel. 0586-600016 Tel. 045-594454 Chiuso mercoledì, menù da 30 euro Chiuso lun. e mar. a pranzo, menù da 55 euro Chiuso lunedì, menù da 15 euro

DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE MACELLERIA SANDRONE PESCHERIA CAMMILLI FATTORIA DELLE VENEZIE Via Roma 41 Via dei Cavalleggeri Nord 4 Via Sommacampagna 63 Tel. 0173-566430 Tel. 0586-600527 Tel. 045-8623091

Il brodo e le invasioni barbariche

CORRADO BARBERIS

a carne cotta nasce arrosto. Quando Prometeo donò il fuoco agli uomini, costoro ne ap- profittarono per disporre sulle sue braci cosci e filetti crudi, che diventavano così più Lmasticabili e quindi passibili di maggiori consumi per i ghiottoni, che già esistevano.

Solo in un secondo momento si pensò al bollito. Mancavano, forse, recipienti in grado di so- FOTO DA LACUOCAFELICE.BLOGSPOT.COM stenere il diretto contatto con la fiamma. Fatto sta che il primo brodo nacque dalla immissio- Pollo ne di ciottoli arroventati in una marmitta, fino a bollitura ottenuta. Cervello Non incontra grande successo Gli eroi di Omero non mangiavano bolliti. «A tal punto Omero era arcaico», denuncia un Più conosciuto al femminile (cervella), suo commentatore citato da Ateneo, che scriveva dieci o dodici secoli dopo, ma è lo stesso Ate- fuori dalle mense di asili e ospedali neo a riportare un passo di Eubulo in cui l’elogio del bollito viene fatto da Eracle, personaggio messo al bando per colpa In compenso la carne di polli — peraltro — di non consolidata storicità. Sulla scia dei Greci, anche i Romani bollivano, pur della “mucca pazza”, ha nutrito e galline è tra le più saporite con tutte le restrizioni che si imponevano per quanto riguardava l’uccisione dei buoi. Da que- generazioni di bambini (meglio e consistenti. Perfetta da gustare ste nebbie gastronomiche si esce decisamente con le invasioni barbariche. Sono stati i Ger- se impanato o passato al burro) con grani di sale grosso mani a chiamare brodo il succo uscito dalle carni in marmitta, probabile omaggio a un pro- Si gusta con olio, limone e pepe cesso di sobbollizione che apparentava la bevanda alla fermentazione del pane, detto — non a caso — brot. Mettendo con ciò a dura prova i dietologi italiani del Medioevo che, fedeli al lo- ro latino, erano costretti a chiamarlo aqua carnis, acqua della carne: una perifrasi invece di una parola sola. E non a caso i francesi, nostri fratelli latini ma con forti incroci tedeschi, esal- tarono per lungo tempo il pot-au-feu, ossia il paiolo sul fuoco, ben ripieno di carne bollita. Buon brodo o buon lesso? A questo punto il dilemma è crudele. Brillat-Savari, padre della Fisiologia del gusto, è inappellabile: se si vuole un forte corroborante, che tiri su i malati e ri- stori gli stomaci dissestati, occorre pianificare la pentola fin dal primo momento, immetten- do la carne insieme all’acqua perché cuociano insieme a poco a poco e il sugo venga cattura- to dal liquido. Se si desidera invece un bollito gran sapore, il manzo va calato in acqua già fer- vente, in modo da limitare la fuoriuscita delle intime quintessenze. Secondo il noto aforisma: il lesso è carne senza sugo. Questa parola — il lesso — dà dunque fastidio ai ristoratori, che preferiscono proporre il carrello dei bolliti, nel quale a diversi tipi di manzo si alternano pollo (o cappone), lingua, te- Trippa stina, punta di vitello, cotechino e zampone: cioè tutti quegli ingredienti che paradossal- Pesce Sdoganate da cibo tradizionale mente servono anche per fare un brodo eccellente. Mostarde, salsine e sale grosso — per ta- Non solo il punitivo nasello, la delicata povero e greve (colpa anche di cattive cere dell’olio extravergine — ripareranno ad una eccessiva spremitura dei bolliti. Che, nel lin- sogliola e la grassoccia coda di rospo: preparazioni), le strisce sottili guaggio familiare, restano però lesso. «Né io sono per anche un manzoniano / che tiri quat- il bollito misto ittico è poco diffuso tro paghe per il lesso», si sfogava Carducci coi cipressi che vanno da San Guido a Bolgheri. Cat- di trippa cotte spesso in acque tiverie letterarie a parte, il lesso era simbolo di una cucina piccolo-borghese praticata da chi, ma goloso. Si serve accompagnato aromatiche sono alla base avendo quattro fonti di reddito, poteva ben permettersi l’arrosto. da una lieve maionese limonata di gustose insalate invernali o anche solo con olio e limone © RIPRODUZIONE RISERVATA MicroMega 6/09

Telmo Pievani Paolo Flores d’Arcais MARCO ROMANELLI Midollo Dove sono finiti IL PAPA Le muse nel Palazzo Crostacei quei milioni di anni? Le imbarazzanti prove L’elemento accessorio all’osso INQUISITORE Gamberi, scampi cicale, su su fino La mirabolante storia letterarie dei nostri di stinco, immancabile nella ricetta “onorevoli”, da Bondi ad astice e aragosta necessitano del convegno Un saggio storico-filosofico classica del gran bollito, è un boccone sul regnante pontefice a Veltroni, in una serissima di cotture lievi e curate perché antievoluzionista al Cnr prelibato da sorbire semplicemente e il suo ritorno analisi critico-filologica i crostacei non diventino stopposi con il cucchiaino o abbinato al “Sillabo”, che esce Piacciono molto anche il polpo alla patata schiacciata contemporaneamente e i molluschi in Germania e in Spagna

Marco Travaglio BERSANI Una biografia “non autorizzata”ma inoppugnabile su politica e affari del nuovo segretario del Pd

Manzo e inoltre saggi e articoli di Maiale Il brodo più sostanzioso, la polpa Un’ampia scelta, che ingloba tutte più tenace, una gloriosa varietà GIGANTE / PINOTTI / MANTELLO / BOERI / BERSANI le parti più morbide (e quindi grasse) di consistenze, sapori, venature LÉVI-STRAUSS / HEJAZI / HOLMES / SARCINELLI del maiale: cotechino, zampone, di grasso, dal biancostato pancetta, guancia. Magnifiche anche al cappello del prete, fino alla lingua DAL LAGO / FRASER / BATTISTON / SCHNEIDER / BARTOLI la spalla e la coscia, meglio e alla testina se servite in tavola con il rafano

Repubblica Nazionale 46 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 29 NOVEMBRE 2009 le tendenze Colorate, tecnologiche, sottili, impermeabili, classiche Benvenuti in inverno o super-innovative. Con mille varianti di peso e modello, le giacche imbottite tornano, dopo il trionfo negli anni Ottanta, nel guardaroba femminile e maschile Con molte possibilità di utilizzo: dall’ufficio alle piste da sci, ma sempre nel segno del comfort

WOOLRICH PIRELLI CISALFA Il piumino-gilet, firmato Woolrich, È il preferito da Afef il piumino rosa È uno dei marchi storici del settore piace molto a chi si muove in città di Pirelli con zip e sciancrature quello di Cisalfa. Modelli comfort con la moto. Va bene anche sotto ai fianchi. Modello molto versatile, discreti, funzionali e ricchi la cerata va bene per andare in ufficio o in gita di dettagli preziosi

Piuminimoda, uno dei sarti preferiti dalle star di Hollywood e LAURA ASNAGHI in particolare di Marlene Dietrich. E proprio a James i sono quelli gonfi ma leggerissimi, co- si possono far risalire i piumini che esasperavano le me “meringhe pop” dai colori brillanti. forme, con il tipico “turgore” della piuma». James di- E, all’opposto, quelli sottili come soglio- segna nuove forme anatomiche e, come dice ancora le, che stanno sotto i cappotti e le giac- Conti, «alla fine degli anni Sessanta, in piena conte- che, ma non si mimetizzano mai grazie stazione studentesca, un irriverente Jean-Charles de ai loro colori decisi. Ecco le due anime Castebajac, porta in passerella capi gonfi come salva- delC nuovo piumino, uno degli oggetti di culto del guar- gente». LA SCIATRICE daroba contemporaneo, capace di mettere d’accordo Volumi che ricordano i Moncler usati, negli anni La foto è tratta dal libro giovani e adulti, signore dall’aria chic e ragazzine street Ottanta, dai giovani paninari come divisa metropoli- Fotografie delle Montagne style, giovanotti amanti dello sport e intellettuali so- tana. L’elefantiasi del piumino resta una caratteristi- a cura di Aldo Audisio, stenitori dell’abbigliamento understatement. ca invariata per un po’ di anni. Poi la grande trasfor- Pierangelo Cavanna, Il piumino cambia, si trasforma e allarga la sua pla- mazione. La moda trasforma il piumino in oggetto di Emanuela De Rege tea di fan. Messi da parte i volumi esagerati, che negli culto dalle forme nuove, con interni di piuma d’oca di Donato (Priuli anni Novanta creavano l’effetto omino Bibendum di doc, racchiusi in tessuti super tecnologici, idrorepel- & Verlucca, Michelin, le forme sono diventate più sinuose, aderi- lenti e traspiranti. 400 pagine,

scono al corpo senza nulla perdere in comfort e pra- © RIPRODUZIONE RISERVATA 600 foto) L’anima calda della moda sfida il grande freddo

ticità. Questo spiega perché il piumino è riuscito a ru- bare terreno ai preziosi cappotti in cachemire e ai clas- sici soprabiti. Una guerra vinta grazie a elaborazioni estetiche sempre più seducenti, firmate da stilisti di fama ma anche da produttori capaci di cogliere le esi- genze del mercato. Tutti lavorano in stretto contatto con gli esperti del duvet, la parola chiave del nuovo bu- siness che, in francese, significa piuma. Ma il piumino che ci ripara dal freddo, ci coccola e scalda i giacconi di chi in città gira in moto o in bici- cletta ha una storia lunga e avventurosa. «Le sue origi- ni sono antichissime, tanto che il piumino si usava già all’epoca di re Artù», spiega Quirino Conti, il guru del- la moda italiana, attualmente impegnato con le sce- ne e i costumi del Nabuccoper il Teatro Verdi di Saler- no. Il piumino era parte integrante delle divise milita- ri, si metteva sotto le corazze e serviva ad attutire i col- pi. Ed è solo nel Settecento che diventa più sofisticato tanto da essere adottato da condottieri e monarchi con il classico bordo in zibellino. «A quei tempi lo usa- vano non solo gli uomini ma anche le donne — ricor- da Conti — e nei lunghi viaggi in carrozza aveva la stes- FRED PERRY sa funzione di un plaid». Ma nelle tappe che segnano Polsini in maglia, tasche chiuse l’avanzata del piumino nella storia della moda, ci so- con la zip e perfetta aderenza al corpo no capitoli molto glamour e più vicini a noi nel tempo. Ecco il giubbino di Fred Perry, «Il primo piumotto da sera in lucido satin — continua uno tra i marchi più amati dai giovani Conti — si deve a uno degli stilisti più raffinati degli an- ni Quaranta, Charles James, detto l’architetto della FOTO MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA DI TORINO

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90 grammi 120 grammi 300 grammi È il peso medio È il peso medio dei giubbini È il peso medio di un piumino del piumino più leggero cosiddetti “slim” Massimo peso 500 grammi

MUSEUM SEVENTY GEOX È della linea Museum il gilet Ha molti dettagli fashion il piumotto È di Geox il piumino che “respira” imbottito a perfetta tenuta termica impunturato Seventy con chiusura e permette di rimanere al caldo attrezzato con quattro comode doppio petto e collo avvolgente ma asciutti. Nelle gare sportive tasche. Per la città, per lo sci Qui è proposto in verde brillante o sotto la pioggia

MONTECORE Pesa solo 90 grammi il piumino Montecore, dal taglio molto femminile. Ripiegato si può riporre in una micro borsa da mettere in valigia

SWISS CRISS STONE ISLAND NAPAPIJRI Tecno-couture per questo modello La “ice jacket” gialla di Stone Island Da sempre il marchio Napapijri di Swiss Criss, dai tagli anatomici cambia colore con il freddo è attento alle tendenze moda e dai materiali ipertecnologici Il piumino è in nylon termosensibile perfettamente coniugate che assicurano un caldo super Prodotto tecnologicamente avanzato con la ricerca tecnologica

Gianelli di Peuterey I Colombo di Colmar Ruffini di Moncler “Un’alternativa “Spirito sportivo “Ecco il prodotto al cachemire” da ” dalla lunga vita”

iscrive Peuterey ma si dice Pe- onoi piumini amati dai fuori- rai piumini Moncler ci sono anche teré, alla francese». Graziano classe del Circo Bianco», di- quelli che hanno fatto la dieta. «SGianelli non si stanca mai di «Scono Mario e Giulio Colom- TStanno sotto la giacca, sono sottili precisare la corretta pronuncia del mar- bo, terza generazione della Colmar, e caldi. I mitici piumini di origine france- chio che lui, grande sciatore e amante marchio legato al mondo dello sci che se che da anni parlano italiano hanno della montagna, ha scel- ha un grande successo anche una versione ultra- to in omaggio alla guglia su tutti i mercati inter- light che non va oltre i 120 più alta del Monte Bian- nazionali. La storia del- grammi. Il marchio Mon- co, sul versante italiano. la Colmar risale agli an- cler è nella hit parade dei «Quando ho creato il ni Cinquanta e ha come regali di Natale più richie- marchio avevo l’ambi- icona Zeno Colò che sti ma guai a parlare di fe- zione di trovare un capo vinse i Mondiali di Oslo nomeno di moda con Re- alternativo al cappotto in indossando una tuta mo Ruffini, il grande regi- cachemire che fosse co- aerodinamica. Il mar- sta della rinascita, dal modo e funzionale ma chio Colmar, che molti 2005, di Moncler. «È una anche bello da indossare pensano sia straniero, è parola che non fa parte del in città», racconta Gra- in realtà italianissimo. mio vocabolario — dice — ziano Gianelli che per È l’acronimo di Colom- Moncler non è un giubbi- vincere la sfida ha unito bo Mario, un industria- no usa e getta che si cam- intuito manageriale e le della Brianza che ini- bia ad ogni stagione. Ha buon gusto. E così i suoi ziò la sua attività fab- qualità, consistenza ed è giacconi-piumini, in tes- bricando cappelli in destinato a durare nel suti traspiranti, idrore- feltro. Alla fine della Se- tempo». Nella storia del pellenti, realizzati con conda guerra mondia- famoso piumino ci sono, tessuti speciali, hanno le, i suoi figli Angelo e negli anni Cinquanta, le conquistato avvocati, Giancarlo scelsero di grandi spedizioni alpini- uomini d’affari, scrittori, lanciarsi nella produ- stiche, come quella sul Ka- intellettuali. E persino personaggi come zione di abbigliamento sportivo, legan- rakorum, i paninari milanesi degli anni Spike Lee. «Era in Toscana a girare Mira- do la loro storia alle squadre nazionali Ottanta e, adesso, le nuove versioni “glo- colo a Sant’Anna, non lontano dalla no- di sci alpino. Per Thoeni, Schmalzl, bali” che furoreggiano in città come sui stra azienda — racconta Gianelli — e co- Gros, Radici, Stricker e De Chiesa la Col- campi da sci e perfino alla Scala di Mila- sì è venuto lì a comprarsi una giacca. L’ha mar ha creato tenute da gara all’avan- no, nelle versioni couture di Gian Batti- indossata ed è diventata il suo capo pre- guardia. Oggi, l’azienda è fra gli sponsor sta Valli (per la donna) e di Thom Brow- ferito per lavorare sul set del film». della Coppa del mondo di sci alpino. ne (per l’uomo).

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Repubblica Nazionale 48 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 29 NOVEMBRE 2009 l’incontro Cantautori Non è stato un bambino sereno, anzi Come gli diceva la madre sulla quale ha scritto un libro, “l’importante è che tu sia infelice” Lo ha salvato la musica che suonava di nascosto Eppure in quarant’anni di carriera l’ex ragazzo grasso e insicuro ha cambiato la canzone Antonello Venditti italiana. Ma il vero traguardo, racconta, è stato riuscire a perdonare la donna che “io amavo anche se lei non mi ha mai creduto”

ERNESTO ASSANTE «lasciandomi un baule che non ho avuto ditti diventasse quello che è oggi: «Prima al cinema». creata, gli studi, le scuole, una catena ve- ancora il coraggio di aprire», ma la sua sono imploso e poi sono esploso. Final- In questo grande film che Venditti di- ra come negli anni Settanta erano le Fe- ROMA presenza è stata ed è ancora ingombran- mente sono dimagrito, e sono andati via rige, disco dopo disco, c’è un po’ della vi- ste dell’Unità». ntonello Venditti non è tissima: «Per me è stata un incubo, e non anche i complessi, man mano che scri- ta di tutti noi: «C’è un destino. Io credo Venditti ama giocare di rimessa, pun- stato un bambino felice. era solo una mia idea, ma anche di tutti vevo canzoni e le facevo ascoltare a qual- che ogni vita, se uno sa vedere il filo ros- tare sull’understatement, considerarsi «No, per nulla», dice lui quelli che ha coinvolto negli anni», sot- cuno. Ho cominciato con i miei amici di so, è legata al destino degli altri, come in non un maestro ma «uno studente della con convinzione. «La ve- tolinea. «Faceva controlli incrociati dal- scuola. Sono andato al Folkstudio, era Sliding Doors. Mi è stata offerta questa vita. Se una classe è composta da trenta- rità è che ero un bambino la mattina alla sera, chiamava impresari, un luogo mitico, e da li è cominciato tut- possibile vita, ma ne avrei potuta fare quattro alunni io sono il trentacinquesi- molto grasso, stavo da so- persone famose, colleghi, autisti, tassi- to». E da quel piccolo locale di Trasteve- un’altra. Credo di essere sempre stato un mo», ama dire. Ma non è così. I suoi con- Alo, niente festicciole e mia nonna mi fa- sti, portieri d’albergo, voleva sapere tut- re è iniziata un’avventura musicale testimone e protagonista involontario, certi non sono affollati di vecchi pensio- ceva ingrassare. Dai nove ai sedici anni to quello che facevo. Per lei era un lavo- straordinaria che lo ha portato, prima un po’ come Forrest Gump. Nei mo- nati, ma di giovani. «I ragazzi? Un miste- ho continuato così, nessuna soddisfa- ro, era come la Spectre. Ma attenzione, è assieme a Francesco De Gregori, poi da menti topici della vita di un italiano io ro anche per me», dice ridendo, «nessu- zione, imbottito, figlio unico, sempre a una cosa pesante che adesso si è tramu- solo, a cambiare le regole della canzone c’ero, se mi chiedono del Vietnam, l’ho no gli ha insegnato Roma capoccia ma si casa, vivevo nella bambagia, non cono- tata in un ricordo pieno d’amore, anche d’autore italiana e poi a rivoluzionare vissuto, il rock’roll l’ho vissuto, il Sessan- tramanda attraverso il dna. Credo che scevo i problemi del mondo ma manco privo di tensione. Una parte di me è si- addirittura il mondo del pop. Tutti, dav- totto pure, ma anche Tangentopoli e tut- adesso sia la famiglia a essere importan- quelli del quartiere. Stavo a via Zara, an- curamente mia madre: l’autocontrollo vero, devono qualcosa a Venditti, alle to il resto, fino a oggi. Non voglio dire che te nel trasmettere la musica, sono i geni- davo a scuola e in chiesa e quel triangolo morale viene da lei, la parte di me che sue intuizioni tra gli anni Settanta e i pri- la Storia mi sia caduta addosso per caso, tori o talvolta i nonni a passare le canzo- era la mia vita. Non conoscevo neanche non si fida neanche di me, me l’ha spar- mi anni Ottanta, al suo modo di fare mu- perché non è vero, ma che il caso ha gio- ni, la passione si tramanda come le favo- Roma, non ho mai preso un autobus fino pagliata in tutto il corpo, me l’ha spal- sica, a quella sua curiosa intuizione di cato un ruolo importante nel rendermi le, i libri, le belle cose. Questa ricchezza a quattordici anni». Venditti è uno dei mata nel cuore. Ma lei è anche nella par- trasformare le canzoni in fotoromanzi. testimone di tante cose. E nel far sì che musicale non la trovi nelle radio, la trovi grandi della canzone d’autore italiana, i te generosa. Mia madre, come dico nel «Dire “fotoromanzo” può sembrare ri- queste cose si siano trasformate in can- a casa. Prima c’erano le radio libere, “ma suoi brani hanno attraversato quasi qua- libro, sono io». duttivo», spiega, «ma capisco quello che zoni». libere veramente”, oggi non ci sono più e rant’anni della nostra storia, raccontan- Chissà se la mamma di Venditti ha vuol dire. Tutte le canzoni che ho scritto, Il cantautore continua a raccontare la ricerca di nuovi talenti è delegata alla dola e commentandola, mettendo insie- avuto anche un’influenza sull’educa- dalla prima all’ultima, sono fatte di im- non solo le nostre storie attraverso le televisione, quanto di più lontano ci sia me eventi pubblici e privati, con melodie zione musicale del figlio. «No, no, l’in- magini. Fin dall’inizio era così: Mio pa- canzoni, ma soprattutto le sue. Ma di dalla realtà. Esibirsi in televisione do- che, piacciano o meno, gran parte degli fluenza musicale di mia madre era pari a dre ha un buco in gola è un montaggio queste sue storie, dei suoi amori, dei suoi vrebbe essere un punto di arrivo, e inve- italiani conoscono a memoria. zero. Ma per un po’ di tempo ho dovuto delirante, come in un film di Tarantino, sogni, in realtà non parla mai. «Si, è vero. ce oggi è la base di partenza». Eppure Venditti ha combattuto a lun- negare che scrivessi canzoni, avevo una ha un linguaggio legato alla fotografia e Proprio perché parlano del mio privato, In questo mondo, che magari non go per essere felice, perché, come rac- vita nascosta, ogni possibile assenza dei non ne rivelo mai la fonte. Penso che la ama, o nel quale fa fatica a riconoscersi, conta nella sua autobiografia, pubblica- miei genitori la sfruttavo per poter scri- canzone sia una forma talmente impor- Venditti va avanti e continua a scrivere e ta ora da Mondadori, c’era sua madre. vere canzoni. La musica è stata un segre- Per scrivere tante di lettera, che dovrebbe essere si- cantare, anche senza la “costrizione” di «Mia madre mi trattava come un alunno to dai quattordici ai sedici anni, che è un gillata con la ceralacca. Bisogna avere mamma Wanda. «Nel baule ci sono i dia- non degno di nota, poco più che un de- età piuttosto evoluta. Ho scritto Roma devo essere solo sempre il massimo del rispetto del tuo ri e se avrò coraggio prima o poi li leggerò. mente, che non era in grado di gestire la capocciauna domenica mattina, a quat- Mi metto davanti privato, sennò quello che tu dici a cuor La storia andrà rivista, sono passati due propria vita. Qualsiasi cosa facessi non tordici anni, fingendo di avere mal di leggero nella vita degli altri crea doman- anni dalla morte di mia madre ma per me ero all’altezza. E io mi sono sempre sen- pancia, per poter restare solo in casa». a un muro della casa, de e diventa gossip. Ma il gossip non mi è passato un giorno, sto cominciando tito inadeguato». Il libro ha un titolo in- La costruzione del carattere di Vendit- sembra abbia mai portato a nessuna solo ora a capire che c’è un tipo d’amore credibile, L’importante è che tu sia infeli- ti, il suo essere “orso” ma al tempo stes- perché il soggetto canzone». che porta più sofferenza. Negando la ce. «Quando comprai la mia casa a Tra- so la sua voglia di cantare, di raccontare Il mondo di Venditti degli anni Settan- mia libertà mi ha insegnato a liberarmi e stevere ci portai subito mia madre, ma lei la vita attraverso le canzoni, è avvenuta sono io, devo entrare ta, il Folkstudio, le cantine, le case disco- devo esserle grato, io amo veramente non varcò la soglia e rimase a guardarla attraverso lo scavalcamento di muri, il grafiche, non ci sono più, e Antonello, mia madre, ci ho messo tutta la vita per da fuori perché c’erano cinque scalini. superamento di ostacoli, la forzatura di dentro me stesso anche se con grande passione ed energia farle capire che la amavo e lei non mi ha Era una casa per me, un meraviglioso qualche “serratura” messa lì proprio ha sempre cercato di restare al passo con mai creduto. È un dolore che non si può spazio per la mia vita senza di lei, quindi dalla famiglia. «Questa costrizione era il e devo con la fantasia i tempi, non ama molto la scena musica- spiegare, però sarà interessante vedere non andava bene. Me lo diceva sempre: modo migliore che avevo per parlare con le di oggi. «Ma non faccio lo snob, è solo cosa diventerò. L’ultimo album l’ho “Antonello caro, l’importante è che tu sia me stesso», aggiunge, «per costruire me abbattere quel muro che io sono cresciuto nell’era dei dischi scritto per la prima volta in assenza di infelice”. Quella frase mi è sempre rima- stesso. Quello che canta e fa le canzoni è in vinile, mentre oggi lasciamo la musica mia madre, vediamo cosa farà Venditti sta in testa». il mio alter ego, io avevo l’altro me stesso su internet. Quello che non mi piace dav- libero. È interessante anche per me».

Mamma Wanda è morta da due anni che comunque era uno che riusciva a vero è che in Italia ci sono un sacco di ta- © RIPRODUZIONE RISERVATA parlare, si metteva in relazione col mon- lenti veri che non hanno spazio, non ci do, pensava, piangeva, gioiva, sognava. sono case discografiche che investano ‘‘ E il pianoforte era mio fratello, trovato nella musica, non si pensa che la musica per la strada grazie anche a mamma che e la canzone siano cultura. Prima c’era lo suonava. Ancora oggi per scrivere una una rete, si faceva la gavetta, c’erano i lo- canzone devo veramente essere solo. cali, potevi incontrare un talent scout Quando scrivo un testo, soprattutto, ho i che ti portava in giro e salivi, piano pia- miei luoghi. Mi metto davanti al muro no, i gradini della carriera. La serie A era più brutto della casa, perché il soggetto arrivare a fare il disco, adesso chiunque sono io, devo entrare dentro me stesso e lo può fare in casa e il disco rimane nel devo con la fantasia abbattere quel mu- computer. L’unica cosa che continua so- ro. Però negli anni un po’ sono migliora- no i concerti, li c’è l’investimento, ma an- to, perché la cosa più importante che mi che la passione. C’è l’irripetibilità, la fisi- ha insegnato la musica è a stare con gli al- cità, un evento diverso ogni sera, la verità tri: è un grande antidoto contro la solitu- della musica. Questa è una buona cosa, dine». e credo che vada potenziato tutto quello Ci sono voluti molti anni perché Ven- che porta alla musica suonata, cantata, FOTO MAGNUM / CONTRASTO ‘‘ Repubblica Nazionale