TOTO' Oppure ANTONIO DE CURTIS O Invece TOTO

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TOTO' Oppure ANTONIO DE CURTIS O Invece TOTO "TOTO' oppure ANTONIO DE CURTIS o invece TOTO' DE CURTIS? Precisazioni ed approfondimenti di Simone Riberto su una delle più sfruttate e sottostimate personalità artistiche." "TOTO' oppure ANTONIO DE CURTIS o invece TOTO' DE CURTIS? Precisazioni ed approfondimenti di Simone Riberto su una delle più sfruttate e sottostimate personalità artistiche." (rimaneggiamento maggio e giugno 2019 al << SI FA PRESTO A DIRE "TOTO' ": RILIEVI di Simone Riberto CIRCA UN DIMINUTIVO ASSURTO A MITO.>> del febbraio 2019). INTRODUZIONE Il confronto sinottico tra pubblicazioni sullo stesso argomento, avendomi la lettura insinuato non pochi dubbi da dissipare, avendo riscontrato indubbi errori perfino in Dizionari ed Enciclopedie, evidenzia talvolta svariate incongruenze; così, per soddisfare il bisogno di avvicinarmi il più possibile ai fatti avvenuti, ho sviluppato l'hobby appassionante della mia ricerca. Ho così maturato conoscenze, nell'ambito della storia dello Spettacolo (prevalentemente nazionale), lungo un percorso da autodidatta; mi sono appassionato alla consultazione di giornali teatrali e cinematografici ed alla ricerca di documentazioni su questa vasta materia. Negli anni, spulciando centinaia di numeri di periodici (diversi quotidiani compresi), accumulando appunti e fotocopie, ho analizzato articoli ed interviste (sia altrui che mie); ho organizzato un mio archivio di nomi, Società, luoghi, titoli e settori. Sono ringraziato in testi preziosi, avendo condiviso informazioni talvolta desunte e tal altra riportate pari pari dalle fonti originali, per le collaborazioni con amici pubblicati. Andrebbe al di là della tolleranza, essendo oramai parte del mio modo di essere la vocazione di correggere, il consigliato soprassedere sulle "tirate d'orecchie"; nel segnalare errori e negatività, certo posso infastidire o mettere in crisi, specialmente chi è stato pubblicato più volte e si sente apostolo della Verità. Un minimo di comprensione ed elasticità son scontate, ma se per quieto vivere e non irritare quel qualcuno, che pur dovrebbe essere abbastanza adulto da rispondere di quanto si fregia con tanto di copyright, debbo addirittura censurarmi... non ci sto! Non sono d'accordo al confondermi nel coro anonimo perché ciò significherebbe insabbiare, se non cancellare, quanto ho scoperto. Va altresì mostrata l'altra faccia: è sbagliato scambiare il mio franco accusare, senza timore, senza guardare in faccia a nessuno, per mancanza di rispetto. Anzi, presento alcune precisazioni proprio per rispetto, oltre che verso me stesso, anche per quegli Artisti, dei quali ho trovato date e dati sicuri e quindi, infine, verso tutti. Quel rispetto, del quale mi fregio come primo valore, trasfigura in totale disprezzo verso estreme malvagità (quali le mostruosità in genere a partire dalla pedofilia)... Non disprezzo ma disappunto, nutro nei riguardi di coloro che si qualificano col malcostume pressappochista; mi preme tale puntualizzazione perché, se a prima vista può parere di poco conto, perseverare nell'approssimativo e ricalcare notizie scorrette e sbagliate, rischia di ampliare a dismisura confusione e falsità. Senza contare che, alla divulgazione di ciò, si compromette la credibilità del presunto biografo o critico. Non addentrandomi nei superflui gossip spacciati per "diritto di cronaca" e non indugiando su troppe superficialità, di passaggio, vengo ad una questione di principio: se è vero, com'è vero, che "Totò" è diminutivo confidenziale tanto di Antonio (nell'Italia meridionale, dato che altrove diventa "Tony") che di Salvatore, ne trovo di pessimo gusto l'uso inopportuno con i delinquenti... Infatti, quando odo qualche giornalista, limitandomi ad un esempio del passato recente, parlare di tale Riina nominandolo "Totò" anziché Salvatore, mi dà un'impressione negativa: chi c'ha mangiato insieme? Perché lo si propone (ai telespettatori) in maniera confidenziale? Un delinquente, e dei peggiori, se proprio lo devo nominare, lo cito come Salvatore (anche con la prima lettera in minuscolo): non merita la familiarità di un diminutivo vezzeggiativo... Il "Totò" al quale vado subito col pensiero, è tutt'altro! Solitamente, escludendo il campo calcistico con Schillaci, vi si associa l'idea all'Artista De Curtis Antonio. E' immediato, soprappensiero, stare sulla falsariga di quanto si legge o si sente dire; si fa presto a dar retta ai luoghi comuni e bersi come oro colato ciò che è scritto nei vari volumi. Essendo di moda le rivalutazioni, così "vuolsi donde si puote" e da dove si influenza ciascuno, molti si prendono il diritto di scrivere sugli argomenti del momento e nella maniera maggiormente conveniente; essendo in auge, in questi anni, ad esempio, lodare Antonio De Curtis in arte Totò, chiunque ne scriva (opuscoli o libri, articoli o commenti, tanto su supporto cartaceo che nel web), non manca di indugiare nelle lodi più sperticate. Sappiamo bene, è fra le cose trite e ritrite, come in vita sia stato uno degli artisti visti con sufficienza da critici, non propriamente ottusi, meglio ammetterli in linea con le direttive; è cosa da rimarcare, in effetti, che le voci ufficiali, se non servili al Potere, restano quelle che la corrente dominante (del periodo) permette. Ma i "Politicanti" di ciascuna bandiera, come ovunque nel mondo, spacciandosi per gli illuminati benefattori, hanno spesso approfittato del loro ruolo per usare Potere e denaro a spese della collettività. Per fortuna che alla collettività rimane la consolazione del poter ridere; far ridere il popolo, dando respiro agli stress quotidiani e stemperando le tensioni, è un giusto compito cui assolvono i comici. Il Comico, satireggiando gli estremismi d'ogni colore (nero, bianco, rosso e qualsiasi altro si voglia aggiungere) ed ironizzando sui malvagi, sta sempre dalla parte della risata; il Comico trova sempre l'aspetto divertente e, se si ha l'umiltà di predisporsi senza farsi coinvolgere da permalosità di parte, sa ridere di tutto e tutti (ovviamente riesce a farlo con intelligenza e senza palesi offese); l'Artista di maggiori qualità, non la si valuti capacità alla portata di tutti i caratteri, sa addirittura ridere di sé stesso. M'è parso di poter scorgere tale dote, mi auguro non sia banale abbaglio da fan, nel soggetto De Curtis... I difetti umani dell'uomo Antonio, pur permaloso e talvolta duro, come si evince dall'etologia sugli aneddoti conosciuti, trovano livellamento nella pax indotta dal complesso della sua Ars Comica. Paradossalmente, che sia per la trasversalità della sua "vis comica" che ciascuna coalizione politica farebbe carte false (creando "falsi storici"), pur di poterlo etichettare "uno dei nostri" ?? Già ho letto travisamenti in tal senso... Al proposito, serve accennare ad un eclatante episodio eternamente attuale (senza riportare la Verità per non compromettere la valenza universale del discorso); riguardo l'aggressione subìta a Firenze, si era nel marzo 1945, in seguito alla battuta intenzionalmente conciliante "Compagni o Camerati è la stessa cosa", sono state scritte due versioni politicamente opposte dei fatti... Il colore politico è diritto della persona (in varie fonti sono menzionate le opinioni espresse dal "principe" Antonio De Curtis, anche se va ricordato che nessuno ha mai potuto sbirciare nel segreto dell'urna), ma generalmente l'Artista (nel quale la persona si esprime) è e dev'essere apolitico, mentre fa eccezione ogni popolana Maschera Comica (da sempre, si pensi a Pulcinella, ma pure a "il Totò" - cfr capitolo 3- , ecc. ), per ciascuna delle quali è tradizione, deridendoli, la contestazione dei Partiti politici rappresentati dal Governo in carica di volta in volta; per concludere il discorso, pur avendo le proprie opinioni (religiose, politiche, filosofiche, ...), conviene che l'artista "capocomico", pubblicamente, paia apolitico od agnostico, ed in questo sono d'accordo con Antonio De Curtis (é pubblicata e tele-filmata la dichiarazione), che per coerenza con sentire la sua missione universale ha rifiutato la proposta di un partito politico al candidarlo, in quanto il benessere etico che ha distribuito (e che ancora oggi se ne ricava) è per tutti. Sarà per questo che sembra quasi che tutti ambiscano ad aver pubblicato il loro pensiero su "Totò"? Va riconosciuto che tutti coloro che si sono dedicati al tema, direttamente o con collegamenti al personaggio "Totò", hanno espresso le soggettive preferenze: chi parteggiante per il genere comico e chi per le pose drammatiche, qualcuno alfiere dell'umano poeta e qualche altro tifoso della risata; c'è chi si è impegnato in analisi maggiormente complesse e "ad ampio spettro" e chi, la massima parte, invece, ha limitato il proprio "riepilogo" ad un aspetto. Difficilmente è stato separato l'interprete dall'Autore, distinto il genere (principalmente Comico e Drammatico), sottolineata la sottile differenza fra Totò ed Antonio. Il dato di fatto del far coincidere il Totò Maschera con il Totò diminutivo di Antonio (qui certo, contrariamente al fatto generale, non di ogni Antonio...), scontato e comunemente così accettato, è puro e diffuso pressappochismo. Dunque è facile dire "Totò"! Abbiamo davvero le idee chiare su chi sia stato tale "Totò"? Ed Antonio De Curtis? In decine di libri, sezionandolo per ogni argomento e materia, non lo hanno analizzato più che abbastanza? Per non deprezzare o fraintendere occorre sottolineare quei particolari che rischiano di restare, tanto per citare, "sottosemaforo"; ci sono scrittori, leggendo i quali, pare confondano, indistintamente, "Totò" con Antonio De Curtis. Antonio uomo e
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