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SOMMARIO 1. PREMESSA______2 2. EVENTI ALLUVIONALI ______3 3. FRANE ATTIVE Fa______45 4. INQUADRAMENTO LAGO DI LUGANO______45 5. OSSERVAZIONI CLIMATOLOGICHE ______50 5.1 INQUADRAMENTO METEO-CLIMATICO ______50 5.1.1Temperatura atmosferica ______50 5.1.2 Radiazione solare globale ______51 5.1.3 Precipitazioni______52 5.1.4 Intensità dei venti ______53 6. CARATTERISTICHE METEOROLOGICHE DELL'AREALE LACUSTRE 1998- 2007______54 6.1. Radiazione solare globale ______55

6.2. Temperatura atmosferica______55

6.3. Precipitazioni______56

7. REGIME DEL LIVELLO LACUSTRE______57 7.1 Regime del livello lacustre 1930-1997______58

7.2 Regime del livello lacustre 2000 ______60

7.3 Regime del livello lacustre 1998-2002______62

7.4 Regime del livello lacustre 2004-2005______63

7.5 Considerazioni del livello lacustre 1930-2005 ______64

8. RILIEVO GEOMORFOLOGICO DI DETTAGLIO______65 9. CARTA DEI DISSESTI CON LEGENDA UNIFORMATA PAI ______70 10. CARTA DELLA FATTIBILITA’ GEOLOGICA PER LE AZIONI DI PIANO E CLASSI DI FATTIBILITA’ ______71

ALLEGATI FUORI TESTO:

TAVOLA 1 – QUADRO DEL DISSESTO

TAVOLA 2A Carta della fattibilità geologica– Scala 1: 2.000 TAVOLA 2B Carta della fattibilità geologica– Scala 1: 2.000 TAVOLA 2C Carta della fattibilità geologica– Scala 1: 2.000 TAVOLA 2D Carta della fattibilità geologica– Scala 1: 2.000 TAVOLA 2E Carta della fattibilità geologica– Scala 1: 2.000

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1. PREMESSA

Il presente lavoro è stato realizzato su incarico dell'AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI PORLEZZA (Co), al fine di aggiornare la carta del dissesto con legenda uniformata PAI in seguito agli eventi alluvionali verificatesi dall’autunno del 2002 ad oggi. Inoltre tale studio propone di declassare la classe di fattibilità 4 a classe di fattibilità 3 lungo la sponda lacuale del territorio comunale di Porlezza.

FIG. 1 Particolare debris flow loc. Campeggio Ok FIG. 2 Particolare debris flow loc. S. Maurizio Rivetta – Agosto 2006 Novembre 2002

Pertanto il presente studio ha lo scopo di verificare la situazione di fattibilità geologica in relazione alle caratteristiche morfodinamiche attuali, apportando così una modifica integrativa sia al quadro del dissesto con legenda uniformata PAI, sia alla carta di fattibilità geologica redatta nel 1998 ai sensi della L.R. n. 41 con integrazione nel 2002. L'indagine si è articolata nelle seguenti fasi: ¾ raccolta ed analisi critica dei dati esistenti in bibliografia; ¾ cronologia degli eventi alluvionali;

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¾ valutazioni sulle variazione del livello della superficie lacuale; ¾ rilievo geologico-morfologico lungo la fascia spondale del lago di ; ¾ interpretazione dei dati raccolti; ¾ elaborazione e redazione delle seguente proposta.

Lo studio integrativo si prefigge i seguenti obiettivi: 9 valutare la situazione geologico-morfologica locale; 9 valutare la situazione idrologica del lago di Lugano; 9 aggiornamento del quadro del dissesto con legenda uniformata PAI; 9 ridefinizione della Carta di fattibilità.

2. EVENTI ALLUVIONALI

Dalla data di compilazione della carta del quadro del Dissesto con legenda uniformata PAI del territorio comunale di Porlezza redatta dagli scriventi in data agosto 2002 fino ad oggi, si sono verificati importanti fenomeni morfodinamici in località S. Maurizio e in località “La Rivetta”. In particolare per la località S. Maurizio nell’ottobre del 2002 è stato redatto STUDIO GEOLOGICO TECNICO PER REALIZZAZIONE INTERVENTI DI SOMMA URGENZA IN LOCALITA’ S. MAURIZIO, VALLE GRANOSA,, mentre per la località La Rivetta è stato effettuato uno studio per la “PERIMETRAZIONE E ZONAZIONE DELLA PERICOLOSITA’ DI CONOIDE ATTIVA AI SENSI DELLA LEGGE 267/98” datato ottobre 2006.

Pertanto di seguito vengono riportati alcuni approfondimenti tratti da tali studi di dettaglio.

2.1 LOCALITA’ S. MAURIZIO In seguito alle precipitazioni abbondanti verificatesi nel comune di Porlezza nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 2002, in Località S. Maurizio e Valle Granosa, si sono verificate dei dissesti lungo degli impluvi esistenti con conseguente trasporto di materiale lapideo verso valle, ed interessamento delle abitazioni ed infrastrutture sottostanti.

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In Loc. S. Maurizio l’Amministrazione comunale ha provveduto a rimuovere parte del materiale che ha interessato l’abitazione e ha ripristinato il transito lungo la strada comunale. Inoltre ha emesso apposita Ordinanza Sindacale di evacuazione FIG. 3 Panoramica canalone di fana dell’abitazione interessata, in quanto il tratto montano dell’alveo del T. Ova di S. Maurizio è stato interessato da erosioni di fondo ed il materiale lapideo è stato trasportato a valle con il conseguente sovralluovionamento dell’alveo con pericolo per la pubblica incolumità delle strutture attigue. Pertanto la Regione Lombardia, in seguito al sopralluogo effettuato dal Geol. Carlo Toffaloni e dal Geom. Fernando Paladini in data 21/10/2002, ha considerato che permane una condizione di pericolo ed instabilità dei versanti interessati dagli ultimi eventi e pertanto le opere dovranno avere immediato avvio in quanto rivestono carattere di Somma Urgenza. Il rilievo geomorfologico dell’area, ha evidenziato la presenza del substrato roccioso affiorante a partire dalla quota di 330 m s.l.m. dove è visibile una scarpata morfologica subverticale. A quote inferiori l’inclinazione del versante diminuisce in quanto si apre a ventaglio la conoide alluvionale del T. Ova di S. Maurizio. Proprio in corrispondenza di questa conoide sono stati realizzati alcuni edifici (abitazione interessata dal dissesto e Chiesa di S. Maurizio e Baita degli Alpini). L’intero versante del M.te Calbiga è interessato da fenomeni tipo Debris flow catalogati e documentati dal 1996 ad oggi. Il fenomeno che interessa tale area è definito in letteratura come Debris flow ed indica una corrente torbida, con detrito e fango dove l’acqua ha il ruolo di fluidificante, col risultato di produrre una massa detritica in movimento. Queste colate con trasporto in massa se associate ad un’elevata pendenza dell’asta possono raggiungere elevate velocità con effetti distruttivi per urto ed erosione di notevole potenza.

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FIG. 3a Panoramica scarpata morfologica in roccia FIG. 3b Alveo scavato con depositi detriti e accumulo di detriti lapidei

La messa in moto di queste colate richiede il concorso di alcune condizioni: la presenza di un ammasso detritico non stabilizzato, un’elevata inclinazione del pendio e la presenza di acqua. Fenomeni di questo tipo si sono verificati ai primi di Ottobre del 2002 lungo l’alveo dell’Ova di San Maurizio provocando l’approfondimento dell’alveo e la sua riattivazione, con la formazione di scarpate in erosione accelerata aventi anche altezze superiori a 1 m. e il trasporto di materiale detritico a ridosso dell’abitazione sottostante fino a raggiungere la carrareccia esistente. La presenza di materiale detritico lungo il pendio ed in alveo per precedenti depositi è stato riattivato dalle intense piogge avvenute poche ore prima dell’innescarsi dell’evento franoso. Il tratto di versante in oggetto, è stato interessato da una frana tipo Debris Flow, causando il trasporto di materiale lapideo lungo l’alveo dell’Ova San Maurizio ad opera sia dell’acqua di defllusso idrico superficiale sia dalla gravità.

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Questo materiale durante la discesa verso valle ha subito un salto in corrispondenza della scarpata morfologica in roccia, con accumulo dello stesso immediatamente a valle della parete rocciosa. In seguito a forti precipitazioni, ulteriore materiale è stato trasportato verso valle FIG. 4 Panoramica struttura esistente “stalla” all’interno dell’alveo dalle acque correnti e dalla gravità raggiungendo un volume tale da non poter più mantenere una stabilità e pertanto mettendosi in movimento verso valle. L’abbondante precipitazione del mese di ottobre 2002 è stata la causa principale di questo movimento, che ha generato solchi di incisione molto profondi nei terreni di conoide alluvionale e trasportando verso valle il materiale lapideo. Questo materiale si è accumulato a valle del pendio interessando marginalmente l’edificio esistente ed investendo in parte la “stalla “ esistente, non causando gravi danni alle strutture. Questo torrente genera una conoide che risulta quiescente per molto tempo, solo nel momento in cui i detriti trasportati ed accumulati immediatamente a valle della scarpata in roccia raggiungono un volume tale da non poter restare in FIG. 4a Solco di erosione molto inciso e accumulo di detriti lapidei

Comune di Porlezza (Co) 6 GEOPLANET equilibrio, in occasione di precipitazioni intense, questo materiale viene riattivato mettendosi in moto verso valle. Come si può osservare dalla Carta Della Dinamica Geomorfologia allegata alla Studio geologico a supporto del Piano Regolatore Generale, l’intero versante del M.te Galbiga è interessato da questi fenomeni e numerose sono le conoidi quiescenti dislocate lungo il versante settentrionale del monte stesso. Queste conoidi sono particolari in quanto si generano in FIG. 5 Accumulo di detriti lapidei a monte dell’edificio -2002 corrispondenza sia di un cambiamento di inclinazione del versante sia con un cambiamento della litologia dei terreni. Infatti le conoidi del monte Calbiga si collocano al contatto tra il substrato roccioso affiorante lungo un versante molto acclive e il pendio sottostante più dolce caratterizzato da FIG. 5a Accumulo di detriti lapidei a monte dell’edificio-2008 depositi alluvionali. Si ribadisce che la Chiesa Di S. Maurizio in passato è stata completamente sepolta dai detriti lapidei (1600). Il versante in oggetto è caratterizzato da assenza di una copertura erbosa e di un orizzonte pedologico e dalla presenza di un fitto bosco autoctono, costituito da piante di medio e alto fusto + arbusti tipo nocciolo.

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Dal 2002 ad oggi l’area è stata interessata da successive piccole colate che hanno determinato accumulo di materiale sciolto lapideo in corrispondenza dell’apice della conoide con conseguente divagazione e spagliamento di materiale sia a destra che a sinistra del canale principale fino al raggiungimento della scarpata che delimita a monte la piana che ospita la chiesa di S. Maurizio. Per garantire la messa in sicurezza dei luoghi, come già definito dal sopralluogo effettuato dai tecnici della Regione Lombardia, Dott. Geol. Carlo Toffaloni e dal Geom. Fernando Paladini in data FIG. 5b Materiale detritico che lambisce l’area 21/10/2002, si è provveduto in Loc. San prativa –Aprile 2008 Maurizio alla realizzazione di un vallo in terra armata ubicato a monte dell’abitato esistente le cui caratteristiche tecniche vengono di seguito descritte: ¾ Altezza vallo da fondo scavo 4.0 m. ¾ Lunghezza complessiva Vallo 70

FIG. 5c vallo in terra armata – aprile 2008 m. ¾ Realizzazione rinforzo armato attraverso la posa di geogriglie sulla parte di valle del rilevato. ¾ Realizzazione vasca di accumulo di materiale per contenimento volume complessivo di circa 3200 m3.

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¾ Accesso laterale per asportazione materiale accumulato.

Si ricorda che tale opera è stata realizzata come intervento di somma urgenza e pertanto risulta essere provvisoria alla protezione del sottostante abitato.

2.2 LOCALITA’ LA RIVETTA I fenomeni di dissesto sul versante Nord del M. Galbiga sono riconosciuti da tempo; essi si sono manifestati sia attraverso eventi distruttivi, quali ad esempio la frana che ha interessato nel XVII secolo lo sbocco della valle Granisciola, sia attraverso colate di materiale detritico localizzate lungo impluvi e vallecole presenti sul versante, che si attivano in concomitanza di periodi di intense e prolungate precipitazioni. Questi ultimi fenomeni hanno interessato anche l’area di studio per cui la ricostruzione storica viene essenzialmente rivolta agli episodi più recenti avvenuti. Per la ricostruzione storica degli eventi si è provveduto alla raccolta di materiale bibliografico, di testimonianze verbali, da sopralluoghi eseguiti dagli scirenti dal 1998 ad oggi e all’archivio informatizzato contenuto nell”Inventario delle frane e dei dissesti idrogeologici della Regione Lombardia” (2002). I primi fenomeni censiti dallo studio sono datati Ottobre 1993; nella fattispecie in località Prato Aperto, a SudOvest dell’abitato di Bene Lario, a seguito di eventi alluvionali si registrarono colate di materiale detritico con danni a manufatti quali briglie (rif. 1019), sede stradale e relativo muretto di sostegno in pietrame (rif. 1020). Successivamente nella notte tra il 21 e 22 giugno 1996, a monte della strada di accesso al Camping OK La Rivetta, presso la valle C.na Cavo ad una quota di circa 400 m s.l.m., sempre in occasione di un evento meteorico eccezionale, si verificò una colata di detrito con sovralluvionamento dell’alveo e conseguente deposizione di materiale costituito da terra frammista a ghiaione e detriti vari, per un volume complessivo di circa 600 mc, che coinvolse anche la strada e parte del settore Ovest del campeggio (rif. 1102). A seguito di tale fenomeno venne realizzata allo sbocco della valle, ad una quota di 325 m s.l.m., una vasca di raccolta atta a trattenere il materiale detritico grossolano trasportato nell’impluvio (Figura 6). Nel dettaglio la struttura è costituita da una vasca sub-rettangolare di dimensione 30 x 20 m e di altezza pari a 2-2.5 m, di circa 1500 m³ di capacità, delimitata verso valle, Ovest ed Est da gabbie metalliche sovrapposte rinforzate e riempite di terreno. In corrispondenza dell’immissione del corso d’acqua nella vasca (lato SudEst), le sponde

Comune di Porlezza (Co) 9 GEOPLANET vennero rinforzate e protette con gabbioni in pietrame. A seguito della messa in opera della struttura di accumulo-contenimento descritta i fenomeni di dissesto sono stati limitati alla discesa di materiale fangoso sulla sottostante sede stradale, mentre non si sono più verificati accumuli di materiale e danni alle infrastrutture del campeggio. In tal senso si segnala l’evento manifestatosi, in data 28 agosto 1996 con smottamento di circa 300 mc di materiale. Un anno più tardi, il 29 Luglio 1997, si registrò il primo di una serie di dissesti idrogeologici lungo la valle Granosa (rif. 1110), che scorre a monte e in fregio al Camping OK La Rivetta, e che edifica la conoide alluvionale prospiciente il L. di Piano (T. Vallone). Circa 250 m a monte del campeggio, ad una quota di 410 m s.l.m., si manifestò una colata detritica composta da clasti grossolani di natura calcarea immersi in matrice fine, che percorse parecchie centinaia di metri sino ad interessare la baita posta all’immissione della valle nella conoide. In occasione di tale evento la notevole quantità di materiale detritico si accumulò nel tratto terminale dell’alveo della valle Granosa (T. Vallone).

FIG 6 - Gabbioni presenti T. Cavo località Gerone Altro evento alluvionale significativo fu quello verificatosi il 23 giugno 1998 con riattivazione di un corridoio di frana all’interno della valle Granosa e nella valle adiacente

Comune di Porlezza (Co) 10 GEOPLANET giunto sino in prossimità del Campeggio OK. Di seguito si riporta il riassunto del sopralluogo effettuato in data 25 giugno 1998. E’ stata rilevata la presenza di due aree con fenomeni di dissesto in atto, lungo le pendici del monte Galbiga. In seguito alle intense precipitazioni verificatesi in data 23 giugno 1998, durante il temporale delle ore 20.00 si è attivato un corridoio di frana all’interno della valle Granosa e nella valle adiacente con erosione degli alvei torrentizi e trasporto in massa di materiale detritico a valle. Il fenomeno erosivo ha una lunghezza totale di 1400 m ed ha interessato un’area caratterizzata da una inclinazione media compresa tra 35° e 37°. Lungo le due valli a quota 560 m s.l.m. si è verificata in due punti un’interruzione della strada sterrata che da Bene Lario conduce alla loc. Selva Ghirlanda. Le interruzioni della strada sono dovute a fenomeni di erosione concentrata che hanno scavato l’alveo dei torrenti per circa 4.0 m fino ad arrivare al substrato roccioso. L’incisione torrentizia prosegue fino a quota 330 m s.l.m. partendo da quota 1300 mm s.l.m. Il materiale eroso lungo la Valle Granosa è stato trasportato a valle lungo l’alveo del torrente fino alla loc. Campeggio OK, dove si è depositato riempiendo completamente l’alveo del torrente. Si stima che il materiale trasportato a valle sia di circa 2500-3000 mc. Il materiale franato ha causato il sovralluvionamento e l’occlusione dell’alveo. L’attuale situazione non può che aggravarsi con i frequenti temporali, pertanto si sollecita un intervento rapido per mettere in sicurezza l’area del campeggio attualmente a rischio. Nella valle adiacente si è verificata una situazione pressoché identica con interruzione della strada sterrata a quota 575 m s.l.m., il materiale eroso è stato trasportato lungo il torrente fino a raggiungere la vasca di trattenuta situata a quota 326 m s.l.m., colmandola. Il materiale detritico frammisto a materiale a granulometria sabbiosa-limosa ha interrato la vasca. L’acqua fuoriuscita lateralmente dalla vasca si è incanalata lungo la strada di servizio trasportando fango nella sottostante strada comunale che conduce al campeggio OK.

Di seguito si riporta la planimetria delle aree interessate dal dissesto del 23 giugno 1998 (Figura 7) e una serie di documentazioni fotografiche (Foto 1, 2, 3):

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Canale di frana ed erosione accelerata

Scarpata in erosione

Accumulo di frana ed alveo occluso

CAMPING OK RIVETTA

CAMPING OK RIVETTA

FIG 7 - Rilievo effettuato in data 25 giugno 1998

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Foto 1 - Zona di incrocio Valle Zatta e Vallone

Foto 2 – Tratto terminale V. Granosa a monte del Camping

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Foto 3 - Alveo T. Vallone adiacente al camping

Molto più importante per le ripercussioni sull’intero territorio fu l’evento di piena dei giorni 4-5 Settembre 1998, durante il quale si manifestarono numerosi dissesti sia in corrispondenza del versante Nord del M. Galbiga, sia nella zona di fondovalle prossima a Bene Lario (Figura 5). In riferimento al settore limitrofo al campeggio, detti fenomeni interessarono la valle Granosa in prossimità del suo tratto terminale, immediatamente a monte del campeggio, trasportando a valle circa 1000 mc di materiale e presso la strada per Selva Ghirlanda. Fenomeni di dissesto di minore portata coinvolsero la porzione terminale della valle C.na Cavo, nei pressi della vasca di raccolta. Fra questi meritano particolare attenzione quelli avvenuti in corrispondenza delle valli del Diavolo e del Perdono, laddove si verificarono colate di materiale detritico con notevoli accumuli e con conseguente sovralluvionamento e deviazione degli alvei, con danni riguardanti alcune infrastrutture viarie. A seguito di detti eventi nell’autunno del 1998 il genio Civile di Como provvide alla rafforzamento delle opere già realizzate nel 1996 in corrispondenza della Valle C.na Cavo, mediante la messa in opera di uno sbarramento alla sommità del bacino di raccolta, costituito da gabbioni sovrapposti per uno sviluppo in lunghezza e altezza rispettivamente di 12 e 3 m, intestati a circa 3 m dalla superficie di calpestio del bacino di raccolta sottostante (cfr. Figura 6).

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Nel periodo 10-20 agosto 1999, a seguito di forti precipitazioni, si verificò una colata detritica lungo la Valle C.na Cavo, che comportò ripercussioni sull’opera di contenimento alla base della stessa (Foto 4-6). Nel dettaglio si manifestarono fenomeni di scalzamento in corrispondenza delle gabbionate poste in testa alla suddetta opera di contenimento con conseguente instabilità della stessa. Tali evidenze sono riportate nel verbale di sopralluogo effettuato dagli scriventi in data 20 agosto 1999 e depositato nell’ufficio tecnico del comune di Porlezza. Ulteriori danni avvennero a valle della struttura, dove l’infiltrazione dell’acqua raccolta nel vascone determinò la formazione di una testata di incisione e fenomeni di erosione al piede. Ulteriori dissesti, sempre distribuiti sul versante Nord del M. Galbiga (non censiti nell’”Inventario delle frane e dei dissesti idrogeologici della Regione Lombardia”), si registrarono nel periodo Ottobre-Novembre 2000.

Foto 4 - Riattivazione canaleC.na Cavo (T. Gerone)

Foto 5 – Danni alle gabbionate di testa del vascone

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Foto 6 – Particolare dello scalzamento alla base delle gabbionate

Ulteriori dissesti, sempre distribuiti sul versante Nord del M. Galbiga (non censiti nell’”Inventario delle frane e dei dissesti idrogeologici della Regione Lombardia”), si registrarono nel periodo Ottobre-Novembre 2000. Essi interessarono anche l’area di pertinenza del Camping OK La Rivetta, con accumulo di una notevole quantità di detrito lungo tutto il tratto finale dell’alveo in corrispondenza della conoide alluvionale (T. Vallone), fino al suo sbocco nel L. di Piano. Tali fenomeni interessarono anche il T. C.na Cavo, con conseguente sovralluvionamento della vasca di raccolta esistente. A seguito di tali eventi la Regione Lombardia, in particolare la Direzione generale affari generali e personali-Unità organizzativa S.T.A.P.-Struttura del Genio Civile di Como, fece realizzare opere di regimazione idraulica lungo la valle Granosa e il T. Vallone, quali la riprofilatura e l’ampliamento della sezione d’alveo in fregio al campeggio per una lunghezza complessiva di circa 250 m, realizzando sponde in massi ciclopici di altezza pari a 2.5-3 m (Figura 8a e 8b). A monte del T. Vallone (apice della conoide), alla confluenza tra le valli Zatta e Granosa, venne anche realizzata una vasca di raccolta del materiale detritico, avente capacità di 800 m³ circa, sottesa da una briglia con gaveta alta circa 2 m. Immediatamente a monte, nel tratto di raccordo tra la vasca di accumulo e l’alveo della valle Granosa, in sinistra idrografica venne costruito un muro in calcestruzzo alto 3-3.5 m per uno sviluppo complessivo di circa 30 m, con funzione di protezione spondale dell’ansa finale della valle Granosa.

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FIG 8a - Interventi T. Vallone

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FIG 8b - Interventi T. Vallone

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In data 9 agosto 2001, a seguito di eventi di pioggia intensa, si verificò una colata di detrito in corrispondenza della Valle C.na Cavo, con riversamento di notevole quantità di materiale lapideo entro la vasca di contenimento. Nel novembre 2001 venne effettuato un sopralluogo atto a verificare lo stato dei luoghi a monte dell’area del campeggio, con particolare attenzione all’accumulo lungo la Valle Granosa ad una quota di circa 900 m s.l.m. (Foto 7) in modo da riscontrare sue possibili rimobilizzazioni.

Foto 7 - Novembre 2001: Panoramica area di accumulo T. Granosa a quota 900 m slm

Un anno più tardi, nel novembre 2002, a seguito di precipitazioni intense perduranti più giorni consecutivamente (14-15-16-17-18 Novembre 2002), in corrispondenza dei territori comunali di Porlezza e Bene Lario si verificarono numerosi dissesti, tra cui la tracimazione di notevoli quantità di acqua lungo gli impluvi delle valli Granosa, Zatta e C.na Cavo, che determinarono anche la formazione di un ristagno idrico in Loc. Nosallo, laddove è presente un’ampia area prativa subpianeggiate. Tale fenomeno, già manifestatosi in passato, permise la formazione di un bacino di circa 15.000 m2, con profondità dell’acqua variabile da 2.0 m a 4.0 m (Foto 8).

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Foto 8 – Bacino in corrispondenza della loc. Nosallo

Lo svuotamento di detto bacino, avvenne nei giorni seguenti grazie al drenaggio lungo la Valle Zatta (Foto 9), che confluisce poi a valle nel T. Vallone, in prossimità all’area del campeggio OK La Rivetta. La notevole portata in alveo ed il contestuale apporto solido proveniente dalla limitrofa Valle Granosa provocarono il colmamento del vascone e danni alle sponde in corrispondenza del T. Vallone, come si apprezza nelle Foto 10 e 11.

Foto 9 – Drenaggio del bacino di accumulo in corrispondenza della Valle Zatta

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Foto 10 - Argini in corrispondenza T. Vallone

Foto 11 –Particolare argine T. Vallone

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A seguito di detti eventi vennero intrapresi lavori di Somma Urgenza per lo sgombero del materiale entro il vascone di accumulo e l’alveo del T. Vallone, e successivi interventi per la sistemazione degli argini danneggiati. Nel contempo venne emanato un provvedimento di sgombero temporaneo dell’area destinata al campeggio, al fine di scongiurare i rischi elevati di esondazione e di tracimazione delle acque verso quest’ultima. Altri smottamenti accaddero nel territorio comunale di Porlezza in data 17 ottobre 2002, in particolare in località S. Maurizio, circa 1 km ad ovest dell’area di studio, laddove si verificò una frana di 350 mc di materiale lapideo e fango descritta dettagliatamente nel paragrafo precedente. In data 6 agosto 2003 fu eseguito un sopralluogo presso il sito al fine di verificare la conclusione dei lavori di Somma Urgenza effettuati durante il periodo ottobre-novembre 2002, da cui emerse la conformità nei confronti delle prescrizioni riportate nella documentazione tecnica a firma dei tecnici incaricati (data Ottobre 2002), così come testimoniato dalla seguente documentazione fotografica

Foto 12 – Particolare svuotamento T. Vallone e consolidamento briglie e argini

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Foto 13 – Particolare svuotamento vasca di accumulo in testa al T. Vallone

Si segnala inoltre che in corrispondenza del T. C.na Cavo vennero consolidate le briglie di contenimento in gabbionate. In data 28 Agosto 2003 si verificarono ulteriori episodi di dissesto, tuttavia di portata inferiore, che interessarono anche l’area del campeggio con la parziale tracimazione della muratura in calcestruzzo alla fine della valle Granosa. A seguito di tale episodio, per assicurare maggior sicurezza idraulica tergo della muratura, nell’Aprile 2004, si procedette ad innalzare la quota sommitale di 2 m del manufatto lungo tutto il suo sviluppo (circa 30 m), predisponendo gabbionate. Durante il periodo 2004-2005 non sono stati segnalati fenomeni che hanno interessato le aree oggetto di studio. In data 26 Luglio 2006, a seguito di precipitazioni intense si verificò un ulteriore episodio di dissesto con riempimento sia della vasca del T. Vallone sia quella del T. C.na Cavo (Foto 14-17).

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Foto 14 – Particolare carrareccia che conduce alla vasca del T. C.na Cavo. Si osserva la tracimazione del materiale proveniente dalla Vasca di accumulo

Foto 15 – Particolare Vasca di accumulo del T. C.na Cavo

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Foto 16 – Particolare Vasca di accumulo T. Vallone

Foto 17 – Particolare Asta Torrentizia del T. Granosa in approfondimento ed in erosione diffusa a monte dell’area del Camping

In data 24 Agosto 2006 ore 19,45 circa, si è verificato l’ultimo episodio di colata di detrito, di portata notevolmente superiore rispetto alle precedenti, in quanto è stata interessata anche l’area del campeggio; il materiale tracimato dagli argini del T. Vallone per sovralluvionamento ha infatti interessato l’estremità orientale dell’area ricettiva più prossima al corso d’acqua, con danneggiamento anche consistente alle strutture (bungalow, roulotte

Comune di Porlezza (Co) 25 GEOPLANET ecc.). Di seguito si riportata una significativa documentazione fotografica relativa all’evento (Foto 18-23).

Foto 18 - Particolare colata con tracimazione dell’ argine del T. Vallone

Foto 19 - Parte terminale della tracimazione del T. Vallone in corrispondenza del campeggio OK La Rivetta

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Foto 20 - Particolare zona di tracimazione con interessamento strutture del campeggio

Foto 21 – Particolare materiale tracimato in corrispondenza del campeggio e relative strutture interessate

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Foto 22 - Panoramica Vasca di accumulo T. C.na Cavo (T. Gerone)

Foto 23 - Particolare operazioni di svuotamento della Vasca del T. C.na Cavo

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Per la valutazione dell’effettivo grado di pericolosità insistente sull’area di pertinenza del campeggio è risultato indispensabile effettuare specifici rilievi di dettaglio, con particolare attenzione agli impluvi presenti sul versante Nord del M. Galbiga.

Nel corso dell’analisi è stato possibile definire i caratteri geometrici, granulometrici e litologici del materiale detritico, valutare le modalità di accumulo e stimare approssimativamente i relativi volumi disponibili ad eventuali successive rimobilizzazioni.

Valle Granosa – T. Vallone Come già accennato, quest’ultimo, per un lunghezza di circa 250 m, è stato oggetto di interventi di regimazione idraulica, approntati dopo i fenomeni di dissesto avvenuti nel periodo 1996-2002. Questi hanno previsto la rettificazione dell’alveo in ambito di conoide mediante la realizzazione di argini in pietrame (scogliere) e, verso monte, in corrispondenza della confluenza con la valle Zatta, la predisposizione di una vasca di accumulo del materiale detritico, sottesa da una briglia con gaveta (Foto 24).

Foto 24 – Confluenza Valli Zatta e Granosa a monte del camping Ok: vasca di accumulo

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La vasca di contenimento ha una capacità di invaso complessiva di circa 800 m3 ed è raccordata alla valle Granosa con un muro di contenimento in calcestruzzo in sponda sinistra (Foto 25), che ha anche funzione di prevenire gli effetti di erosione spondale vista l’accentuata curvatura dell’asta idrica. Il muro venne sopraelevato di circa 2 m nell’Aprile 2004 con una fila di doppie gabbionate per scongiurare tracimazioni e/o sovralluvionamento del materiale detritico durante gli episodi di colata . Foto 25 – Valle Granosa immediatamente a monte della vasca di accumulo; particolare muro di contenimento alveo in sponda sinistra parzialmente lesionato al piede Subito a monte della muratura di contenimento, l’alveo diviene rettilineo, è caratterizzato da una pronunciata pendenza e si imposta interamente entro il substrato roccioso, con sponde che manifestano freschi segni di erosione (Foto 26). In corrispondenza di tale tratto il versante in sinistra idrografica presenta alcuni segni di movimento gravitativo della coltre eluviale e/o detritica, qui di modesto spessore come testimoniato dalla curvatura e spostamento verso valle dei tronchi degli alberi .

Foto 26 – Particolare alveo Valle Granosa

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Poco più a monte, a quote comprese tra 370 e 380 m s.l.m., l’alveo si imposta sempre entro il substrato roccioso ma incide anche sponde costituite da materiale detritico, il cui spessore varia da 2 a 3 m.

Foto 27 – Fenomeni di creeping lungo il versante

Vista la notevole acclività delle sponde e le caratteristiche litologiche del deposito superficiale, in riferimento alle condizioni di stabilità è possibile ipotizzare una situazione di equilibrio limite, come confermerebbero anche alcune superfici fresche di scivolamento. In relazione a ciò, in tale tratto è possibile stimare un volume di materiale potenzialmente rimobilizzabile di circa 500 m3. Proseguendo verso la testata della valle, fino ad una quota di circa 390 m s.l.m., si riscontra un sensibile ispessimento del materiale detritico sulle sponde dell’alveo, di entità pari a 4-5 m; tale assetto implica un volume potenzialmente rimobilizzabile di 600-700 m3. Ad una quota di circa 400 m s.l.m., immediatamente a valle di un tratto d’alveo in roccia alto 7 m circa, si rinviene un cospicuo ammasso di materiale detritico in sponda destra. In tale punto l’alveo incide la sola coltre detritica che presenta spessore superiore a 4-5 m; il volume di materiale potenzialmente rimobilizzabile sarebbe pertanto stimabile in 150-200 m3. Sulla base di quanto affermato e dalle evidenze raccolte durante i rilievi, la coltre detritica ricoprente il substrato roccioso sarebbe franata entro l’alveo dal versante soprastante in occasione dei dissesti del Novembre 2002, verosimilmente per effetti erosivi di scalzamento alla base. Si segnalano inoltre locali fenomeni di erosione incanalata al fondo, in grado di favorire la successiva rimobilizzazione del materiale.

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Nel tratto a monte compreso tra 415 e 430 m s.l.m., l’alveo è impostato direttamente sul substrato roccioso ed è delimitato lateralmente da sponde di altezza variabile da 1.5 a 2 m, che appaiono relativamente stabili (Foto 28).

Foto 28 – Valle Granosa quota 430 m s.l.m.: alveo inciso in roccia e in detrito

Tra 440 e 450 m s.l.m. l’asta torrentizia incide il substrato roccioso sub-verticale del versante, per cui si riscontra uno spessore esiguo di materiale eluvio-colluviale e detritico (Foto 29), mentre immediatamente a monte l’alveo scorre su un tratto di valle ampio 25-30 m, con pendenze sensibilmente inferiori (Foto 30). La morfometria del settore di conseguenza favorisce le condizioni per lo sviluppo in posto della “regolite” e della coltre eluvio- colluviale, nonché la deposizione di materiale alluvionale proveniente dai settori a monte, preso in carico dalla corrente durante gli eventi di precipitazione intensa.

Foto 29 – Valle Granosa quota 450 m s.l.m.

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Foto 30 – Valle Granosa quota 450 m s.l.m. In corrispondenza di tale punto il corso d’acqua scorre incassato di circa 2 m entro la coltre dei depositi superficiali. Una stima indicativa indica un volume potenzialmente rimobilizzabile di circa 500 m³. Proseguendo verso monte, ad una quota di circa 490 m s.l.m., la valle presenta di nuovo un sensibile aumento dell’acclività e una contestuale locale diminuzione dello spessore di materiale detritico (Foto 31), aspetti apprezzabili sino all’intersezione con la strada per Selva Ghirlanda.

In tale tratto il corso d’acqua ha andamento tortuoso, è in parte impostato nel substrato roccioso ed in parte entro i depositi superficiali ed è delimitato lateralmente da sponde di altezza prossima a 3 m, sulle quali si segnalano localmente piccoli franamenti di materiale detritico (Foto Foto 31 – valle Granosa quota 490 m s.l.m.; sensisibile aumento 32). della pendenza

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In corrispondenza della strada, pur essendo manifesta un’accentuata pendenza media del versante, si riscontra ubiquitariamente un ingente spessore di materiale detritico sciolto in affioramento, contraddistinto da una modesta percentuale di matrice fine (sabbia e limo) rispetto ai settori già descritti, verosimilmente rimaneggiato e dilavato a seguito del trasporto. Come si evince dalle Foto 33 e 34 sono manifesti fenomeni gravitativi della coltre detritica (scoscendimenti e franamenti) ad indicare condizioni di equilibrio limite. Sulla base delle caratteristiche morfologiche del versante il volume di materiale potenzialmente rimobilizzabile sarebbe Foto 32 – Valle Granosa presso la strada per Selva Ghirlanda: Si noti il notevole accumulo di stimabile in circa 1000 m3. detrito privo di matrice e i fenomeni di franamento per scalzamento alla base

Foto 33 – Valle Granosa presso la strada per Selva Ghirlanda

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Foto 34 –Valle Granosa fenomeni di creeping della coltre detritica

In corrispondenza dell’intersezione tra la valle Granosa e la strada per Selva Ghirlanda, successivamente ai dissesti manifestatisi durante l’autunno 2000, sono state realizzate due briglie “selettive” in pietrame (Foto 35) in grado di contenere un volume complessivo di materiale di 75 m3 circa, così da proteggere la sede stradale e contribuire soprattutto a rallentare la discesa verso valle della colata detritica durante gli eventi di piena.

Foto 35 –Briglia realizzata nel settembre 2000 nell’ambito delle opere di ripristino della viabilità

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Il tratto di alveo immediatamente a monte delle suddette opere di regimazione si imposta su un versante piuttosto acclive, incidendo il substrato roccioso in misura limitata. La copertura eluviale qui manifesta spessori alquanto esigui, inferiori al metro (Foto 36). Tale assetto contraddistingue quasi tutto il tratto di alveo sino alla quota di circa 770 m s.l.m.. Ben diverso risulta invece l’assetto della valle Granosa nel tratto posto alle quote altimetriche superiori. Tra 800 e 900 m s.l.m. infatti si apprezza un’ampia conca valliva avente larghezza media di 70 m e lunghezza prossima a 150 m, presso la quale è accumulata un’ingente quantità di materiale detritico Foto 36–Valle Granosa: tratto d’alveo a pendenza elevata impostato in roccia sciolto a forma di “naso” morfologico, limitato immediatamente a monte della briglia. lateralmente da due linee di impluvio (Foto 37 e 38).

Foto 37 - Valle Granosa quota 900 m s.l.m.: ingente accumulo di materiale detritico privo di matrice. Si noti l’erosione e il franamento spondale entro il detrito di versante in sponda sinistra

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Foto 38 - Valle Granosa quota 900 m s.l.m.: ingente accumulo di materiale detritico privo di matrice. Si noti l’erosione e il franamento spondale entro il detrito di versante in sponda sinistra

L’alveo principale scorre attualmente lungo il lato occidentale dell’accumulo (sponda idrografica sinistra), in corrispondenza della base del versante più acclive, laddove è limitato lateralmente da sponde sub-verticali di altezza variabile da 4 a 6 m, costituite essenzialmente da materiale detritico e subordinatamente eluvio-colluviale, in condizioni di equilibrio limite (Foto 39).

Foto 39 - Valle Granosa: particolare dell’alveo in corrispondenza dell’accumulo. Si noti l’elevato lo spessore dei detriti.

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L’erosione pronunciata dell’alveo, come detto impostato in tale tratto entro la coltre dei depositi superficiali, determina su tutto il versante in questione frequenti fenomeni di scalzamento al piede, con conseguente franamento e accumulo di materiale in alveo (Foto 40). Il tratto orientale dell’alveo è da considerarsi al momento “relitto” in quanto non presenta segni di deflusso e risultano quiescenti le evidenze di dinamica morfo-logica sulle sponde e/o sul versante; è tuttavia verosimile la sua riattivazione a seguito di episodi di Foto 40 - Valle Granosa sovralluvionamento L’accumulo detritico che colma la depressione valliva è essenzialmente costituito da clasti calcarei decimetrici, privi di matrice, quanto risultato della risedimentazione conseguente ad episodi di erosione avvenuti a monte, successivamente soggetto al dilavamento delle acque di ruscellamento superficiale (Foto 41).

Foto 41 - Valle Granosa: particolare accumulo detritico a quota 900m slm

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Esso manifesta segni di rimobilizzazione ad opera delle acque correnti, maggiormente evidenti in prossimità dell’alveo principale attivo. In base ai caratteri geometrici dell’accumulo, nella fattispecie considerando uno spessore medio prossimo a 6 m (circa 10 m in posizione baricentrica), è possibile stimare un volume del medesimo di circa 45.000 m3. La massa di detrito è trattenuta al piede, all’incirca ad una quota di 800 m, da un sensibile restringimento della sezione della valle Granosa che determina una sorta di “soglia” (Foto 42), attraverso la quale, in occasione di eventuali rimobilizzazioni dell’accumulo può verificarsi la tracimazione verso valle di parte del materiale, in grado di innescare Foto 42 - Valle Granosa: particolare soglia rocciosa in alveo a a “cascata” dissesti verso valle valle dell’accumulo detritico per erosione incanalata, di sponda e scalzamento alla base, favorendo l’incremento progressivo del volume della colata detritica afferente alla conoide. Dai rilievi e sopralluoghi eseguiti a partire dal 1998 in corrispondenza dell’accumulo si è potuto ricostruire l’evoluzione morfodinamica dell’area; accertando nel particolare il graduale peggioramento dei principali parametri morfometrici di seguito elencati:

š approfondimento asta torrentizia š allargamento della capacità erosiva spondale š aumento della superficie di erosione diffusa anche sulle aree boscate laterali š mobilizzazioni locali dell’accumulo detritico

La recrudescenza di tali aspetti ha determinato un conseguente continuativo apporto di materiale clastico a valle. Di seguito viene riportata la documentazione fotografica raffigurante l’evoluzione morfodinamica e geomorfologia dell’accumulo in questione.

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Foto 43 - Particolare canale di scorrimento presente zona di accumulo Luglio 1998

Nel 1998 l’area si presentava omogenea con un piccolo canale di incisione lungo il versante sinistro, profondo 1.0-1.50 m e largo 2.50-3.00 m (Foto 43). A dicembre 2000 l’area si presenta invariata e il canale di incisione precedentemente individuato risultava parzialmente riempito di materiale e il limite del versante boscato in sponda sinistra integro (Foto 44).

Foto 44 - Panoramica area di accumulo Dicembre 2000

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Foto 45 - Panoramica area di accumulo Novembre 2001

A Novembre 2001 è presente un’ampia incisione in versante sinistro, avente una profondità di 2.50-3.50 m e un’ampiezza di circa 4.0-4.50 m (Foto 45). A Maggio 2006 il canale di deflusso si presenta fortemente inciso e in progressivo approfondimento, con fenomeni di erosione diffusa su tutta la sponda sinistra e conseguenti scoscendimenti sul versante a tergo, che interessano l’area boscata esistente. Il canale qui presenta ampiezza di circa 6.0-7.0 m e profondità di 3.5-4.0 m.

Foto 46 - Panoramica area di accumulo maggio 2006

Ad Agosto 2006, successivamente all’evento, il canale si è ulteriormente approfondito con arretramento della sponda sinistra per erosione progressiva (Foto 47 e 48). Il canale presenta ora una profondità di circa 5.0 m e un’ampiezza massima compresa tra 8.0 e 10.0 m

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Foto 47 - Panoramica area di accumulo .

Foto 48 - Particolare erosione diffusa sul versante sinistro

Proseguendo verso monte la valle Granosa è contraddistinta da una pendenza sempre accentuata del profilo d’alveo, che si imposta in roccia, leggermente incassato all’interno del materiale eluviale superficiale. Particolare attenzione merita il tratto iniziale della valle Granosa, in prossimità del crinale (q. 1450 m s.l.m.). Dalla testata, immediatamente al di sotto della strada carrabile, per una lunghezza di circa 500 m l’alveo si imposta interamente sul substrato roccioso, essendo pressoché assente sia la copertura detritica sia lo sviluppo arboreo-arbustivo (Foto 49). Tale assetto ha subito un peggioramento nel corso degli ultimi anni.

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Foto 49 - Valle Granosa: particolare tratto di alveo sommatale q. 1450 m s.l.m.

Per quanto riguarda la valutazione del volume massimo di materiale detritico mobilizzabile durante un evento di trasporto in massa o misto su una conoide si precisa quanto segue.

Nello studio di ottobre 2006 è stata definita la magnitudo M (volume massimo di materiale detritico rimobilizzabile durante un evento di trasporto in massa o misto sulla conoide) calcolata sia con la formula di Crosta, Cerini, Frattini & Quattini pari a 61.050 m3 che con il metodo di Scheuringhen, 1998 pari a 45.000 m3.

Tale dato come evidenziato dalla nota del parere della Regione Lombardia a titolo collaborativo del 16 maggio 2007 protocollo Z1.2007.00 9897, risulta non coerente con il volume verosimilmente ipotizzabile pari a 10.000-12.000 m3.

Infatti il volume di materiale definito come verosimilmente ipotizzabile è stato ricavato dalle ricostruzioni storiche dei luoghi dal 1996 al 2006 (come previsto dalla metodologia di studio della 267) senza però prendere in considerazione la possibilità che possano verificarsi successivi eventi alluvionali o un singolo evento eccezionale con magnitudo M di 45.000/61.050 m3.

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Valle C.na Cavo Per quanto riguarda la Valle C.na Cavo, essa presenta un percorso pressoché rettilineo dalla sommità sino in prossimità fino allo sbocco della relativa conoide, laddove è presente la vasca di raccolta del materiale. Da qui i volumi idrici in condizioni normali si infiltrano nel sottosuolo entro il materiale detritico ad elevata permeabilità della conoide mentre, in occasione degli eventi di precipitazione intensa che originano dissesti in forma di colata, tale drenaggio risulta difficoltoso, sia per i maggiori afflussi idrici sia per la presenza di materiale fine che ostacola il processo. Essi trovano pertanto naturale sfogo verso Ovest, lungo la strada carrabile di accesso alla vasca di contenimento, per poi defluire a valle sulla strada di accesso del campeggio, fino a spagliarsi nell’area prativa sottostante in fregio al Canale Lagadone. Le caratteristiche peculiari relative alla morfometria dell’alveo, alla tipologia e spessore dei depositi presenti sui versanti ricalcano nelle linee fondamentali quanto descritto compiutamente per la Valle Granosa. Nel corso dei sopralluoghi effettuati non sono state tuttavia riscontrate lungo l’alveo particolari zone di accumulo di materiale detritico, ma un considerevole approfondimento dell’alveo che ne determina un continuo franamento di materiale detritico al suo interno. Come già descritto nella parte relativa alla ricostruzione storica dei dissesti, la valle C.na Cavo è stata interessata nel corso degli anni da episodi di alluvionamento in forma di colate di detrito, che hanno anche portato alla deposizione di materiale sulla strada di accesso al campeggio e presso il settore occidentale del medesimo. Si sottolinea che successivamente alla costruzione dell’opera in oggetto non sono state più segnalate interferenze con le infrastrutture del campeggio, ad esclusione di locali colate di fango sulla sottostante sede stradale.

Dalla ricostruzione storica dei luoghi fino ai giorni d’oggi, si evince un forte incremento del fenomeno morfodinamico, con aumento sia della capacità erosiva che del materiale trasportato a valle e quindi della pericolosità di tale fenomeno, come testimoniato anche dall’ultimo evento verificatosi a fine agosto 2006.

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3. FRANE ATTIVE Fa

Per quanto riguarda le frane attive segnalate a valle della Località Alpe Nosarolo, in alveo del T. Granisciola, si segnala che dal 2002 ad oggi si è incrementata la superficie di frana permettendo di definire non più una zona puntuale ma bensì un’area di frana attiva come riportato nella tavola allegata al testo.

4. INQUADRAMENTO LAGO DI LUGANO

Posizione Fascia di confine tra la Svizzera (Cantone ) e l'Italia (Regione Lombardia) 46'00'N, 3'30'E, 271 m s.l.m. Descrizione Il lago giace in una valle originata dall'erosione fluviale nel periodo Terziario (messiniano), plasmata successivamente dai ghiacci dell'Adda e del Ticino durante l'ultimo periodo glaciale (pleistocene). Il Lago di Lugano è costituito da tre diversi bacini: Il bacino nord (tra Melide e Porlezza) ed il bacino sud (tra e Agno), separati dal ponte-diga di Melide costruito in passato su una morena sublacuale, ed il piccolo bacino di Ponte situato in prossimità dell'emissario (fiume Tresa). I tre bacini presentano caratteristiche morfologiche e idrologiche diverse. Il bacino nord è molto profondo (288m) con un bacino imbrifero limitato (270Km2)

Comune di Porlezza (Co) 45 GEOPLANET rispetto al volume (4.68 Km3 ); di conseguenza presenta un elevato tempo teorico di ricambio (12.3 a). Il processo di eutrofizzazione è iniziato negli anni '50 ed ha provocato nelle acque profonde del bacino nord la scomparsa dell'ossigeno e l'aumento della densità salina: lo stato meromittico (acque stratificate) in cui si trova questo bacino ha comportato un sensibile aumento del tempo di permanenza delle acque oltre i 100m di profondità. Nel bacino sud ed in quello di lo stato di ossigenazione risulta precario nella seconda parte dell'anno (< 4 g/m3) già a partire da circa 25 m di profondità e si riduce gradualmente fino a zero nelle vicinanze del fondale. Il clima insubrico e la morfologia del bacino imbrifero, propri della fascia prealpina, conferiscono ai fiumi immissari caratteristiche tipicamente torrentizie.

Il bacino nord è contraddistinto da profondità elevate (288 m) e da un volume (4,69 km³) elevato in rapporto all'area del suo bacino imbrifero (269,7 km²); ciò sfavorisce i processi di ricambio delle acque, rallentati ulteriormente dal fenomeno di meromissi instauratosi in seguito all'avvenuto aumento del grado di trofia del corpo lacustre (Barbieri and Polli, 1992; Barbieri and Mosello, 1992). Il bacino sud è meno profondo (95 m), presenta comportamento olomittico ed anche il rapporto tra il volume (1,14 km³) e l'area del bacino imbrifero (587,5 km²) risulta più favorevole ad un rinnovamento rapido delle sue acque. La superficie totale dello specchio lacustre corrisponde a 48,9 km² (27,5 km² bacino nord; 20,3 km² bacino sud; 1,1 km² bacino di Ponte Tresa) di cui 63 % su territorio elvetico e 37 % su territorio italiano. La superficie totale del bacino drenante (614,5 km² compreso il bacino di Ponte Tresa) è situata in ragione del 57 % su suolo svizzero e del 43 % su quello italiano. I principali tributari del lago sono il (CH), il , il Livone, il Rezzo ed il Solda (I) per il bacino nord; il , il Vecchio Vedeggio, il Magliasina, lo Scairolo, il Laveggio, il (CH) ed il Bolletta (I) per il bacino sud che riceve inoltre le acque del bacino nord. Le caratteristiche prealpine del territorio conferiscono carattere torrentizio alla maggior parte di questi tributari che sono però tutti di dimensioni relativamente modeste. Gli apporti complessivi medi annuali di acqua sono di 0,38 km³ a-1 per il bacino nord e di 0,77

Comune di Porlezza (Co) 46 GEOPLANET km³ a-1 per il bacino sud di cui 0,38 km³ a-1 provenienti dal bacino nord e i rimanenti 0,39 km³ a-1 dai tributari (Barbieri and Polli, 1992).

RICERCHE SULL’EVOLUZIONE DEL LAGO DI LUGANO. ASPETTI LIMNOLOGICI. QUINQUENNIO 2003-2007 Campagna 2006. La campagna limnologica 2006 sul Lago di Lugano, la cui esecuzione è affidata all’Ufficio Protezione e Depurazione Acque del Cantone Ticino, è in regolare corso di svolgimento, rimanendo invariate, rispetto a quanto stabilito per il quinquennio d’indagine 2003-2007, sia le modalità e le frequenze di campionamento, sia le metodologie analitiche. Caratteristiche ideologiche. Sono disponibili le misure delle portate medie giornaliere del primo semestre del 2006 per i fiumi Cassarate, Magliasina, Tresa, Vedeggio-Agno, come pure i valori del livello medio giornaliero del lago, misurato alla stazione di Melide-Ferrera (valori provvisori, forniti dall’Ufficio federale dell’ambiente). Sui fiumi Bolletta, Cuccio, Laveggio, Scairolo sono in corso rilevamenti in continuo da parte dell’Istituto di Scienze della Terra (IST-SUPSI).

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Caratteristiche fisiche, chimiche e chimico-fisiche dei tributari. Fino alla fine d’agosto sono state prelevate ed analizzate 8 serie di campioni sui fiumi: Bolletta, Cassarate, Cuccio, Laveggio, Livone, Magliasina, Scairolo, Tresa, Vedeggio-foce. I parametri analizzati sono quelli previsti dal programma di studio. È proseguita regolarmente la raccolta e l'analisi di campioni cumulati settimanali, tramite le stazioni automatiche con prelievo proporzionale al deflusso, sui fiumi Cassarate, Laveggio, Tresa, Vedeggio-Agno. Caratteristiche fisiche, chimiche e chimico-fisiche delle acque lacustri. Sono state finora misurate 16 serie di profili quindicinali con la sonda multiparametrica sull’intera colonna d’acqua nelle stazioni di , Melide, Figino (temperatura, conducibilità, ossigeno disciolto, valore pH, torbidità). In ognuna di queste tre stazioni sono stati inoltre effettuati 8 prelievi a scadenza mensile, con raccolta di campioni per l'analisi chimica a profondità discrete sulla colonna d'acqua, per un totale di 41 campioni/mese. I parametri analizzati sono quelli previsti dal programma di ricerca. Indagini idrobiologiche delle acque lacustri. Nel corso dei primi otto mesi del 2006 sono state raccolte nelle tre stazioni principali (Gandria, Melide, Figino) 12 serie di campioni integrali per l’analisi del fitoplancton e dello zooplancton (per un totale di 36 campioni), e 8 serie di campioni d'acqua distribuiti sul profilo verticale dell'epilimnio, per la misura della clorofilla, del carbonio inorganico, e della produzione primaria (per un totale di 88 campioni per parametro). Sempre nello strato epilimnico è stata misurata mensilmente l’estinzione della radiazione fotosintetica (PAR).

Andamento dei parametri più significativi (dati provvisori). Stato d’ossigenazione delle acque lacustri. Per il secondo anno consecutivo si è verificata nel Lago di Lugano una circolazione invernale delle acque particolarmente intensa, favorita dalle eccezionali condizioni climatiche di questo periodo: tutti i mesi invernali (dicembre, gennaio e febbraio) sono infatti risultati più freddi della norma, facendo dell'inverno 2005-2006 (2.5°C di temperatura media stagionale, a Locarno-Monti), l'inverno più rigido da 36 anni (fonte dati: Meteosvizzera). I rilevamenti effettuati con la sonda multiparametrica hanno messo in evidenza come, tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio del 2006, gli strati superficiali del bacino nord (0-50 m) si sono raffreddati fino al punto da risultare più densi rispetto a quelli sottostanti, ciò che ha portato al loro sprofondamento, ed ad un completo rimescolamento della colonna d’acqua. Uno dei principali effetti di un tale evento, di cui non si riscontrano precedenti nei dati disponibili dalla metà del secolo scorso, e che si è verificato in un lasso di

Comune di Porlezza (Co) 48 GEOPLANET tempo estremamente breve (un paio di settimane), è costituito dalla ridistribuzione omogenea dell’intero quantitativo d’ossigeno presente negli strati superficiali lungo il profilo verticale, e dal conseguente crollo generale dei valori di concentrazione (< 2 g O2 m-3). Di uno stato d’ossigenazione delle acque così precario ha naturalmente risentito la fauna ittica del lago: di fatto, nel corso delle settimane successive al rimescolamento, si sono osservati alcuni casi di decesso fra le specie più sensibili, in particolare di agoni. Già nel corso di marzo la diffusione dell’ossigeno atmosferico negli strati superficiali ha permesso di ristabilire condizioni minime di sopravvivenza anche per queste specie ittiche. Va sottolineato, d’altra parte, che lo stato d’ossigenazione complessivo di questo bacino lacustre, nonostante la fase critica legata al momentaneo calo dei valori di concentrazione, è ulteriormente migliorato rispetto agli anni precedenti. La situazione rilevata nel periodo di massima stratificazione estiva (agosto 2006) evidenzia infatti la presenza d’ossigeno ( 1 mg l-1) fino ad oltre 200 m di profondità. Anche nel bacino sud le riserve d’ossigeno acquisite durante la fase di circolazione (7-8 mg O2 l-1 sull’intera colonna) hanno garantito un’ossigenazione soddisfacente delle acque fin verso 75 m di profondità, e di attenuare gli effetti del consumo metalimnico estivo attorno. Tenore di fosforo nelle acque lacustri. Al termine della fase di circolazione dell’inverno 2005-2005, le concentrazioni di fosforo totale hanno presentato una distribuzione omogenea lungo il profilo verticale anche nel bacino nord, dove hanno raggiunto valori nettamente più elevati (109 mg P m-3) rispetto al bacino sud (Melide: 52; Figino: 35 mg P m-3) in seguito al completo rimescolamento della colonna d’acqua (Fig. 2). Rispetto all’anno precedente, pertanto, lo strato produttivo del bacino nord conferma il suo stato marcata eutrofía, mentre gli strati più profondi evidenziano un’ulteriore diminuzione del tenore di fosforo in seguito al miglioramento dello stato d’ossigenazione delle acque dopo la scomparsa della barriera meromittica.

Aspetti idrobiologici. Il quadro idrobiologico del lago dei primi 8 mesi del 2005 è illustrato dall’andamento dei valori di trasparenza delle acque (misurata con il disco di Secchi) e delle concentrazioni di clorofilla “a” nello strato 0-20 m (Fig. 3).Nel bacino nord il profondo rimescolamento invernale ha comportato, tra l’altro, la ridistribuzione degli organismi fitoplanctonici presente nello strato trofogeno lungo l’intera colonna d’acqua, provocando una forte diluizione dei valori di clorofilla: di conseguenza la consueta fase di sviluppo primaverile del popolamento algale (marzo-aprile) è iniziata con circa 15 giorni di ritardo rispetto al bacino sud, ed ha presentato una punta massima meno elevata (Gandria: 11;

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Melide: 15; Figino: 16 mg m-3). La successiva fase di chiarificazione delle acque, legata allo sviluppo dello zooplancton erbivoro (fine maggio), è risultata più intensa nelle due stazioni del bacino sud, dove momentaneamente sono stati misurati valori inferiori a 4 mg m-3. Durante il periodo estivo l’andamento della clorofilla presenta una sostanziale stabilità nel bacino nord (5-6 mg m-3), ed una ripresa più marcata nel bacino sud (Melide: 8-13; Figino: 7-9 mg m-3). In generale la trasparenza delle acque conferma un andamento in controfase rispetto a quello della clorofilla, soprattutto quando i popolamenti fitoplanctonici risultano distribuiti omogeneamente negli strati superficiali della colonna d’acqua (periodo primaverile). Nel bacino sud i valori massimi sono stati osservati in gennaio-febbraio nel bacino sud (Melide: 15.3 m; Figino: 11.5 m), ma solamente in marzo a Gandria (14.9 m), a motivo dell’eccezionale circolazione invernale, mentre il minimo primaverile (2.2-2.9 m) è invece coinciso in tutte le stazioni con il campionamento di fine aprile. Anche se gli effetti della fase di chiarificazione di maggio sono risultati più evidenti nel bacino sud (10.6-11.9 m), che nel bacino nord (10.0 m), nel corso dell’estate i valori di trasparenza sono andati assestandosi su livelli più elevati a Gandria (5-6 m) rispetto a Melide e Figino (3-4 m).

5. OSSERVAZIONI CLIMATOLOGICHE

5.1 INQUADRAMENTO METEO-CLIMATICO

Di seguito, si riporta anche un inquadramento generale dell’area lacustre comprendendo gli aspetti climatici, meteorologici e idrologici. I dati utilizzati per le descrizioni dell’area sono stati tratti dai dati provenienti dall’Istituto Svizzero, comprendenti un lasso di tempo tra il 1961 e il 1995, rilevati presso la stazione di Lugano.

5.1.1Temperatura atmosferica TEMPERATURA MEDIA 1995 12.5°C TEMPERATURA MEDIA 1961-90 12.0°C

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Come si rileva la tendenza al rialzo della temperatura iniziata nel 1980 si è manifestata anche nel 1995. La media annuale è superiore ai valori normali e il 1995 si pone come uno degli anni a temperatura maggiore tra quelli osservati. Come risulta dal grafico seguente, solo tre mesi (marzo, giugno e settembre) sono rimasti al di sotto della media: la maggiore differenza negativa si è avuta nel mese di settembre (-2.5°), che dal punto di vista meteorologico è stato il mese con valori peggiori di tutto l’anno. Gli altri mesi mostrano valori positivi di 1-2° e solo in agosto i valori sono simili alla norma. Il maggior incremento termico misurato è stato nel mese di febbraio con +2.1°C, caratterizzato da una temperatura media pari a 6.3° tra le più elevate del secolo.

TEMPERATURA ATMOSFERICA

25

20

15

10

5

0 Lugano 1995 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC Lugano 1961-1990

5.1.2 Radiazione solare globale

RADIAZIONE TOTALE 1995 4547 MJ m-2 RADIAZIONE TOTALE MEDIA 80-94 4155 MJ m-2

Come si può osservare dalla tabella il 1995 ha fatto registrare il valore più elevato dopo il 1982 (4595 MJ m-2). L’incremento rispetto alla media quindicennale è stato di 392 MJ m-2, pari al 9.4%. Nella figura seguente sono riportati i valori mensili che risultano tutti superiori alla media fatta eccezione solo per il mese di settembre e dicembre. Gli incrementi maggiori sono stati rilevati nei mesi di marzo, ottobre e novembre seguiti da gennaio, aprile e maggio.

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RADIAZIONE SOLARE GLOBALE

700

600

500

400

300

200

100

0 Lugano 1995 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC Lugano 1980-1994

5.1.3 Precipitazioni

PRECIPITAZIONI TOTALI 1995 1412 mm PRECIPITAZIONE MEDIA 61-90 1606 mm

Il 1995 è caratterizzato da una piovosità inferiore alla norma con uno scarto di –194 mm, contrassegnato da tre trimestri con valori bassi (gennaio-marzo, giugno-agosto, aottobre- dicembre) intercalati da due periodi umidi.Il mese con precipitazioni abbondanti è risultato essere settembre con 447 mm di pioggia.

Lugano 1995 PRECIPITAZIONI Lugano 1961-1990

450

400

350

300

250

200

150

100

50

0 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

Nel comune di Porlezza attualmente non sono in funzione stazioni di rilevamento meteorologiche, perciò ci si è dovuti basare su informazioni pubblicate sugli annali idrologici.

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Dall’analisi di queste pubblicazioni si è trovato che nel periodo 1921-1961 era in funzione una stazione pluviometrica nel comune di Porlezza. Di seguito si riportano i valori estrapolati dagli annali idrologici italiani per la stazione sopracitata nel periodo (1921-1961): Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno max 160 310 348 245 328 392 298 312 344 396 561 263 2111 med 45 57 78 127 159 151 123 146 130 137 144 70 1365 min 0 0 0 0 15 16 21 19 2 0 6 0 758

Precipitazioni massime, medie e minime mensili -precipitazioni medie annue I dati pluviometrici esaminati indicano un regime di tipo prealpino, caratterizzato da una precipitazione media annua di 1350-1500 mm, con precipitazioni massime annuali fino a 2100 mm. L’evapotraspirazione annua calcolata secondo la formula di Thoruthwaite è di circa 700 mm.

5.1.4 Intensità dei venti

INTENSITA’ DEI VENTI MEDIA 1995 6.94 Km/h INTENSITA’ DEI VENTI MEDIA 1980-94 6.27 Km/h

L’intensità dei venti nel 1995 è stata tra le più elevate rilevate nel periodo di osservazione risulta inferiore solo a quella del 1991 (7.05 Km/h). Come evidenziato nella seguente figura l’attività eolica è stata intensa nei mesi primaverili (marzo-maggio) oltre che a gennaio, agosto e novembre, mentre in ottobre ed in dicembre l’intensità dei venti è notevolmente inferiore.

Lugano 1995 INTENSITA' DEI VENTI Lugano 1980-1994

10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

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Il valore di marzo si pone al terzo posto tra i massimi mensili dall’inizio delle registrazioni presso la stazione di Lugano. Per quanto riguarda la direzione dei venti si nota come il 50% dei venti corrispondono alla somma dei settori nord + nord-ovest e circa il 30% alla somma dei settori sud + sud-est.

6. CARATTERISTICHE METEOROLOGICHE DELL'AREALE LACUSTRE 1998-2007

I dati utilizzati per la descrizione dell'andamento meteorologico del bacino del Lago di Lugano sono forniti dall'Ufficio Federale di Meteorologia e Climatologia e vengono registrati presso la Biblioteca Cantonale di Lugano. In particolare sono stati presi in considerazione quei parametri che risultano più strettamente legati alle vicende limnologiche del corpo lacustre, ed in particolare: ¾ la radiazione solare globale, ¾ la temperatura atmosferica, ¾ le precipitazioni, ¾ l'intensità e la direzione dei venti. I dati relativi all'andamento mensile del biennio 2004-2005 sono stati confrontati, come di consueto, con i valori del periodo climatologico di riferimento 1961-90 per quanto concerne i parametri della temperatura atmosferica e delle precipitazioni, mentre per la radiazione solare il confronto viene effettuato con la media del ventennio 1980-99. Per quanto riguarda l’andamento generale dell'intensità e della direzione dei venti si propone invece il periodo di confronto 1986-2000, in quanto le misurazioni degli anni precedenti hanno evidenziato alcuni errori. A livello generale, l’anno 2004 è risultato complessivamente mite ed esente da situazioni meteorologiche estreme, quali l’eccezionale combinazione di siccità e caldo verificatasi l’anno precedente. Il 2005 ha invece fatto registrare in alcuni mesi eventi meteorologici di rilievo, anche se non sempre chiaramente evidenziati dall’andamento dei valori mensili utilizzati per i grafici. Particolarmente importante, per le sue conseguenze sull’evoluzione limnologica del bacino nord del Lago, è risultata la situazione meteoclimatica dei primi mesi del 2005, caratterizzata dalla combinazione di una forte attività eolica e di un drastico raffreddamento atmosferico: essa ha contribuito in modo determinante alla destratificazione dell’intera colonna d’acqua, per la prima volta dopo circa 40 anni di stabilità meromittica.

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6.1. Radiazione solare globale Radiazione globale totale 2004 4678 MJ m-2 Radiazione globale totale 2005 4823 MJ m-2 Radiazione - media periodo 1980-99 4244 MJ m-2 In entrambi gli anni considerati si è registrato un irraggiamento complessivo particolarmente elevato: il dato relativo al 2005 corrisponde addirittura il massimo dell’intero periodo di confronto (+531 MJ m-2 rispetto alla media). Come illustrato dell’andamento dei valori mensili i maggiori incrementi si sono avuti soprattutto nel periodo compreso tra aprile e settembre, mentre valori vicini alla media o addirittura deficitari (ottobre) sono stati rilevati nel corso dell’ultimo trimestre. Rispetto al 2004, il 2005 ha presentato un netto aumento d’irraggiamento in marzo (+79 MJ m-2) ed un marcato calo in settembre (-52 MJ m-2).

6.2. Temperatura atmosferica Temperatura - media 2004 12.7 °C - Temperatura - media 2005 12.6 °C Temperatura - media periodo 1961-1990 12.0 °C Il valore della temperatura media annua degli anni 2004 e 2005 è risultato molto simile: pur superando ancora nettamente il dato del periodo di riferimento, esso si situa ai livelli più bassi degli ultimi sette anni. Questo calo risulta ancora più appariscente, considerando che esso fa seguito ad un biennio (2002-2003) caratterizzato da valori termici particolarmente elevati (>13 °C). Dall’andamento delle medie mensili è possibile rilevare come solo pochi valori risultino inferiori alla media pluriennale: si tratta, in particolare, dei mesi di maggio 2004 (- 0.6 °C), febbraio 2005 (-0.5 °C), e soprattutto dicembre 2005 (-1.2 °C). Come già accennato, le condizioni termiche dei primi mesi del 2005 sono risultate di fondamentale importanza ai fini del rimescolamento della colonna d’acqua del lago, in particolare nel bacino nord. Di fatto, anche se il grafico dei valori mensili non consente di evidenziare nel dettaglio la dinamica degli eventi, tra il 18 febbraio ed il 7 marzo le temperature medie giornaliere non hanno mai superato i 4 °C, e le minime sono risultate quasi sempre inferiori a 0 °C: in un periodo dell’anno, in cui già di per sé le acque lacustri si trovano in fase di avanzato raffreddamento, quest’ulteriore, importante perdita di calore ha provocato un aumento della densità delle acque superficiali, sufficiente a farle sprofondare fin sul fondo del lago. La particolare situazione termica dell’inverno 2004-2005 è confermata anche dal valore di temperatura atmosferica stagionale (media dicembre marzo), risultato essere il più basso degli ultimi 10 anni.

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I maggiori incrementi termici rispetto alla media pluriennale si sono avuti in giugno (+2 °C) ed ottobre del 2004 (+1.3 °C), ed nel trimestre maggio-luglio del 2005 (tra +1.2 e +2.5 °C) . In entrambi gli anni il mese più caldo è risultato luglio (rispettivamente con 22.0 e 22.9 °C), seguito nel 2004 da agosto (21.3 °C), mentre nel 2005 da giugno (21.4 °C). La temperatura ha toccato il suo massimo annuo il 23 luglio 2004 (32.4 °C), rispettivamente il 28 giugno 2005 (32.6 °C); le minime assolute sono invece state registrate il 22 dicembre 2004 (-2.3 °C) ed il 30 dicembre 2005 (-5.5°C).

6.3. Precipitazioni Precipitazioni - totale 2004 1373 mm - Precipitazioni - totale 2005 947 mm - Precipitazioni - media periodo 1961-1990 1606 mm. Dopo aver totalizzato nel corso del 2003 il quantitativo di precipitazioni più basso dell’intero periodo di riferimento, il 2004 ha fatto segnare un parziale recupero (nonostante i valori nettamente inferiori alla norma registrati per i mesi di gennaio, marzo, giugno e settembre), ma il 2005 ha fatto toccare un ulteriore record negativo, terminando con un deficit complessivo di oltre 650 mm (pari a 650 litri d’acqua per m2) rispetto alla media: in quest’ultimo anno solamente i mesi di settembre e dicembre presentano quantitativi superiori alla norma, mentre sono risultati estremamente siccitosi (quantitativi assoluti <50 mm; deficit compresi tra -75% e -93%) i mesi di gennaio, febbraio e novembre, e nettamente al di sotto della norma (deficit compresi tra -51% e -75%) i mesi di maggio, giugno ed ottobre. Questa carenza di precipitazioni ha avuto come conseguenza una forte diminuzione dei deflussi dei corsi d’acqua, un generale abbassamento del livello dei laghi e delle falde acquifere, ed alcune limitazioni nell’approvvigionamento idrico.

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7. REGIME DEL LIVELLO LACUSTRE

Per meglio inquadrare la situazione idrogeologica ed idrografia del territorio in esame si è ritenuto opportuno inserire nel presente studio alcuni dati meteorologici per poter valutare correttamente i fenomeni ad essi collegati. Nel comune di Porlezza attualmente non sono in funzione stazioni di rilevamento meteorologiche, perciò ci si è dovuti basare su informazioni pubblicate sugli annali idrologici. Dall’analisi di queste pubblicazioni si è trovato che nel periodo 1921-1961 era in funzione una stazione pluviometrica nel comune di Porlezza. Di seguito si riportano i valori estrapolati dagli annali idrologici per la stazione sopra citata nel periodo (1921-1961): Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno max 160 310 348 245 328 392 298 312 344 396 561 263 2111 med 45 57 78 127 159 151 123 146 130 137 144 70 1365 min 0 0 0 0 15 16 21 19 2 0 6 0 758

Precipitazioni massime, medie e minime mensili -precipitazioni medie annue

I dati pluviometrici esaminati indicano un regime di tipo prealpino, caratterizzato da una precipitazione media annua di 1350-1500 mm, con precipitazioni massime annuali fino a 2100 mm. Mediamente i giorni di pioggia all’anno sono 100. I mesi con maggior numero di giorni piovosi sono Maggio(14 gg), Giugno (11 gg) e Aprile (10 gg) mentre quelli meno piovosi sono Gennaio (4 gg) e Febbraio(5 gg). L’evapotraspirazione annua calcolata secondo la formula di Thoruthwaite è di circa 700 mm. Attraverso i dati sperimentali delle precipitazioni massime da 1 a 5 giorni consecutivi estrapolati dagli annali idrogeologici è stata ricavata la stima delle piogge probabile in mm per differenti intervalli di tempo in funzione del tempo di ritorno di 5, 10 e 50 anni.

1 GG 2 GG 3 GG 4 GG 5 GG

TR=1 ANNO 94 129 156 180 192

TR=10ANNI 106 142 174 201 213

TR=50 ANNI 131 171 213 249 258

Valori di pioggia probabili in mm, da 1 a 5 giorni consecutivi con tempi di ritorno di 5,10,50 anni

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7.1 Regime del livello lacustre 1930-1997 Il livello medio mensile nel 1997 ha presentato valori invernali che hanno superato di circa 20 cm le medie di riferimento registrate nel periodo 1930-93. (vedasi figura). Durante l’estate il livello lacustre si è mantenuto al di sotto del periodo di riferimento di circa 10-15 cm, mentre a Settembre ha raggiunto valori eccezionalmente elevati . L’escursione di livello è risultata piuttosto elevata e nel corso dell’anno ha raggiunto il valore massimo di 83 cm calcolata come differenza tra il massimo assoluto di settembre (271.230) ed il minimo di Settembre (270.400). La quota media annua pari a 271.523 risulta superiore di 2.9 cm rispetto a quella del periodo di confronto.Di seguito si riportano i grafici relativi al regime mensile del livello medio ed i valori estremi per gli anni 1995, 1996, 1997 e 1993.

Lago di Lugano, 1995 regime mensile del livello medio e valori estremi

Lago di Lugano, 1996-1997 regime mensile del livello medio e valori estremi

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Lago di Lugano, 1993 regime mensile del livello medio e valori estremi

Lago di Lugano regime mensile del livello medio

271,2 1993 1995 271 1996 1997 270,8

m s.l.m. 270,6

270,4

270,2 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic

I valori estremi massimi registrati : 1993 –mese di Ottobre 271.4 1995 - mese di Settembre 271.2 1996-mese di Novembre 271.0 1997- mese Giugno –Luglio 271.3 I valori estremi minimi registrati: 1993 –mese di novembre 270.3 1995- mese di Settembre 270.4

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1996 mese di Agosto 270.5 1997 mese di Novembre 270.3

Dall’analisi di tali grafici si evince che le oscillazioni del livello lacustre nel Lago di Lugano non sono di entità elevata. Le variazioni tra il valore estremo massimo e quello minimo sono al massimo di 1.10 m corrispondente alla quota di 271.4 m s.lm. nel periodo 1993-1997. La variazione è di limitata entità per la presenza dello sbarramento ubicato in territorio Svizzero.

7.2 Regime del livello lacustre 2000 L'altezza media del livello lacustre per il 2000 è stata di m 270.57 m s.l.m. ed è i 8 cm superiore a quella del periodo di riferimento (1965-1999; 270.49 m s.l.m.). Ad eccezione di marzo e giugno il livello idrometrico medio è stato sempre superiore al periodo pluriennale (Fig. 3.2.). In aprile lo scarto ammontava a 14 cm, mentre in ottobre e novembre ha toccato rispettivamente 24.7 e 34.1 cm. Nel corso dell'anno il livello del lago ha fatto registrare la sua pnta massima il 17 ottobre (271.381 m s.l.m.) ed il minimo il 25 marzo 270.312 m s.l.m.); l’escursione massima per il 2000 è stata di 107 cm.

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7.3 Regime del livello lacustre 1998-2002 L'altezza media del livello lacustre nel 2002 è stata di m 270.57 m s.l.m. ed è isultata di 8 cm superiore a quella del periodo di riferimento (1965-2001; 270.49 m s.l.m.). Nel corso dell'anno il livello del lago ha fatto registrare la sua punta massima il 27 novembre con 272.08 m s.l.m., il valore più alto registrato dal 1965, che ha causato l'esondazione del Ceresio. Il minimo è stato misurato il 22 gennaio (270.33 m s.l.m.). L’escursione massima per il 2002 è stata di 175 cm.

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7.4 Regime del livello lacustre 2004-2005 L'altezza media del livello lacustre nel 2004 ha toccato 270.49 m s.l.m., valore che coincide con quello del periodo di riferimento, mentre nel 2005 è stata di 270.46 m s.l.m (-3 cm). Il minimo assoluto del biennio è stato registrato il 4 ottobre 2004 con 270.32 m s.l.m.. La punta massima, pari a 271.17, è stata raggiunta il 17 maggio 2004 per cui l’escursione massima corrispondeva 85 cm.

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7.5 Considerazioni del livello lacustre 1930-2005

L’analisi delle oscillazioni del livello idrico misurato nel lago di Lugano (Ceresio) negli anni 1930- 2005 mostra che le variazioni maggiori si sono verificate nei mesi di Luglio, Settembre ed Ottobre. L’entità di tali variazioni è al massimo di 1.10 m da quota 270.3 m s.l.m. a quota 271.4 m s.l.m. con valore massimo registrato di 272.08 m ms.l.m. (alluvione novembre 2002).

La variazione è di limitata entità per la presenza dello sbarramento ubicato in territorio Svizzero infatti precedentemente alla realizzazione di tale sbarramento le variazioni del lago erano superiori alla quota di 272.08 m s.l.m. come raffigurato nella seguente fotografia dell’alluvione del 1951:

FIG. 2: 1951 alluvione

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8. RILIEVO GEOMORFOLOGICO DI DETTAGLIO

Al fine di valutare la situazione morfodinamica lungo le sponde del lago di Lugano è stato effettuato un rilievo geomorfologico di dettaglio. Il rilievo è stato svolto partendo da ovest verso est.

Come si osserva dalle fotografie la porzione a valle della sede stradale risulta caratterizzata dalla presenza di terrazzi di origine antropica pianeggianti delimitati a valle da muri FIG. 3 Panoramica sponda lacustre prevalentemente in c.a. e/o pietre e cls. Tali strutture determinano un rialzo artificiale della quota lacuale di almeno 1.50-2.50. Anche tutte gli edifici attualmente presenti sia presso la Frazione Cima che in adiacenza del lungolago del centro storico di Porlezza si

FIG. 4 Panoramica sponda lacustre trovano rialzati rispetto l’attuale superficie lacuale del lago di circa 2.50-3.50 m.

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A valle dei muri è presente una piccola battigia lungo la quale si osserva a tratti la presenza di vegetazione di medio e d’alto fusto.

FIG. 5 Panoramica sponda lacustre presso Fraz. Cima

FIG. 6 Panoramica sponda lacustre presso Fraz. Cima

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Come si osserva dalla documentazione allegata tutte la zona residenziale della Frazione di Cima si trova rialzata rispetto alla superficie lacustre di circa 1.5-2.50 m.

FIG. 7 Panoramica sponda lacustre- Località Cima centro storico

FIG. 8 Panoramica sponda lacustre presso Fraz. Cima

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FIG. 9 Panoramica sponda lacustre presso Fraz. Cima

FIG. 10 Panoramica sponda lacustre presso Fraz. Cima

FIG. 11 Panoramica sponda lacustre

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FIG. 12 Panoramica sponda lacustre

FIG. 13 Panoramica sponda lacustre

Proseguendo verso Porlezza in corrispondenza del tratto in galleria della sede stradale, la situazione morfodinamica caratterizzata da possibili distacchi di blocchi rocciosi rimane invariata e pertanto per questo tratto non si prevede alcuna proposta di variazione della carta di fattibilità. Il tratto del lungolago Matteotti di Porlezza si presenta anch’esso rialzato rispetto all’attuale superficie lacuale di una quota compresa tra 2.50- 3.50 m. In corrispondenza delle foci del T. Rezzo e del Torrente Cuccio e di tutti i corsi d’acqua che si FIG. 14 Panoramica lungo lago Via Matteotti immettono nel lago Ceresio (rete idrica minore comunale), rimangono valide le attuale fasce di rispetto come riportate nello studio del 2001.

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9. CARTA DEI DISSESTI CON LEGENDA UNIFORMATA PAI

Sulla base delle considerazioni esposte nei precedenti paragrafi di seguito vengono tratte le seguenti deduzioni per ciascuna località interessata dalla riattivazione di fenomeni morfodinamici: CONOIDE IN LOCALITA’ S. MAURIZIO Dal 2002 ad oggi l’area è stata interessata da successive piccole colate che hanno determinato accumulo di materiale sciolto lapideo in corrispondenza dell’apice della conoide con conseguente divagazione e spagliamento di materiale sia a destra che a sinistra del canale principale fino al raggiungimento della scarpata che delimita a monte la piana che ospita la chiesa di S. Maurizio. Pertanto vista la situazione morfodinamica in continua evoluzione, la conoide dell’Ova di S. Maurizio è da considerarsi attiva ed indicata in carta con Ca.

CONOIDI VALLE GRANOSA – VALLE C.NA CAVO IN LOCALITA’ RIVETTA Lo stato dei luoghi di entrambe le conoidi risulta (come testimoniato dalla costruzione crolonologica degli eventi alluvionali riportata nei paragrafi precedenti) in continua evoluzione morfodinamica, con aumento della capacità erosiva e del materiale trasportato a valle (come testimoniato anche dall’ultimo evento verificatosi a fine agosto 2006). Inoltre nello studio di ottobre 2006 è stata definita la magnitudo M (volume massimo di materiale detritico rimobilizzabile durante un evento di trasporto in massa o misto sulla conoide) calcolata sia con la formula di Crosta, Cerini, Frattini & Quattini pari a 61.050 m3 che con il metodo di Scheuringhen, 1998 pari a 45.000 m3. Tale dato come evidenziato dalla nota del parere della Regione Lombardia a titolo collaborativo del 16 maggio 2007 protocollo Z1.2007.00 9897, risulta non coerente con il volume verosimilmente ipotizzabile pari a 10.000-12.000 m3. Infatti il volume di materiale definito come verosimilmente ipotizzabile è stato ricavato dalle ricostruzioni storiche dei luoghi dal 1996 al 2006 (come previsto dalla metodologia di studio della 267) senza però prendere in considerazione la possibilità che possano verificarsi successivi eventi alluvionali o un singolo evento eccezionale con magnitudo M di 45.000/61.050 m3. Pertanto vista la situazione morfodinamica in continua evoluzione, la conoide della Valle Granosa e della valle C.na Cavo sono da considerarsi attive ed indicate in carta con Ca.

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AREA DI FRANA ATTIVA IN VALLE GRANISCIOLA Per quanto riguarda le frane attive segnalate a valle della Località Alpe Nosarolo, in alveo del T. Granisciola, si segnala che dal 2002 ad oggi si è incrementata la superficie di frana permettendo di definire non più una zona puntuale ma bensì un’area di frana attiva come riportato nella tavola allegata al testo.

10. CARTA DELLA FATTIBILITA’ GEOLOGICA PER LE AZIONI DI PIANO E CLASSI DI FATTIBILITA’

La carta di fattibilità è stata aggiornata in relazione all’evoluzione morfodinamica dei dissesti. In particolare è stata aggiornata la conoide di S. Maurizio da classe di fattibilità 3 (solo nella porzione terminale) a classe di fattibilità 4.

Inoltre la carta di fattibilità è stata aggiornata per quanto riguarda la fascia lacuale. Infatti l’analisi delle oscillazioni del livello idrico misurato nel lago di Lugano (Ceresio) negli anni 1930- 2005 mostra che le variazioni maggiori si sono verificate nei mesi di Luglio, Settembre ed Ottobre. L’entità di tali variazioni è al massimo di 1.10 m da quota 270.3 m s.l.m. a quota 271.4 m s.l.m. con valore massimo registrato di 272.08 m ms.l.m. (alluvione novembre 2002). La variazione è di limitata entità per la presenza dello sbarramento ubicato in territorio Svizzero. Pertanto come riportato nelle tavole allegate si propone la declassazione da classe di fattibilità 4 a classe di fattibilità 3 per tutto il lungolago di Porlezza fino al Campeggio Darna ad eccezione del tratto di versante interessato da possibili distacchi di blocchi rocciosi e dalle foci dei vari corsi d’acqua. In seguito ai rilievi effettuati la fascia lungo la sponda lacustre ricade in Classe di fattibilità 3a e viene delimitata dalla linea di costa lacuale e la quota di 272.08 m slm. In corrispondenza della Frazione di Cima, in particolare tra il confine con il Comune di e l’imbocco della galleria della strada statale, l’area di fattibilità 3a è invece compresa tra la linea di costa lacuale e la strada statale.

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Tale differenza è dovuta alla presenza di numerose opere di antropizzazione come muretti a secco, muri in pietra e cls, muri in c.a. di giardini privati e darsene, che non hanno permesso di seguire un andamento lineare della quota di 272.08 m slm.

Di seguito viene proposta la nuova classe di fattibilità:

CLASSE IIIa- FATTIBILITA’ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI: comprende aree che presentano consistenti limitazioni alla modifica delle destinazioni d’uso dei terreni. Queste aree sono poste in adiacenza al lago Ceresio interessate da oscillazioni stazionali della superficie lacuale senza fenomeni di esondazione e localmente con caratteristiche geotecniche scadenti dei terreni.

In tale contesto sono necessari supplementi d’indagine di carattere geologico-tecnico, campagne geognostiche, prove in situ ed in laboratorio come specificato nel D.M. 11.3.88 e D. M. 14.9.2005. Vista la particolare situazione idrologica e geotecnica locale che caratterizza l’area di fattibilità 3a di seguito vengono definite le tipologie di indagini ed accertamenti tecnici per verificare la situazione geotecnica ed idrogeologica locale: PER REALIZZAZIONE PONTILI ¾ Batimetrie ¾ Rilievo topografico di dettaglio con sezioni trasversali ¾ Verifiche venti e correnti (sedimentometrie) PER NUOVE STRUTTURE ¾ Prove penetrometriche o sondaggi a carotaggio continuo; ¾ Rilievo topografico di dettaglio con sezioni trasversali; ¾ Sezioni idrauliche con riportato le massime altezze del livello del lago corrispondente a 271.4 m s.l.m. e a 272.08 m s.l.m. (alluvione 2002)

Osnago, APRILE 2008 Dott. Geol. Maurizio Penati Maurizio Dott.ssa Geol. Marialuisa Todeschini

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