Acc. Sc. Torino Memorie Sc. Mor. 40 (2016), 25 fi gg., 3-44 FILOLOGIA ORIENTALE

Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino

Memoria di SARA D EMICHELIS* presentata dal Socio corrispondente ALESSANDRO R OCCATI nell’adunanza del 9 febbraio 2016 e approvata nell’adunanza del 10 maggio 2016

Riassunto. In questo saggio sono illustrati i risultati preliminari delle atti- vità di restauro e ricostruzione di manoscritti geroglifi ci e ieratici conservati presso il Museo Egizio di Torino. Nuove identifi cazioni sono state operate tra migliaia di frammenti: tra gli altri sono stati riconosciuti testi amministrativi dell’Antico Regno pro- venienti da Gebelein, un vero e proprio corpus di Libri dei Morti di età ramesside da Deir el-Medina, oltre a nuovi frammenti di progetti di tombe regali, tra cui quello della tomba KV9.

PAROLE CHIAVE : Amenhotep; Deir el-Medina; Gebelein; Libro dei Morti; Museo Egizio di Torino; Nefertari; papiri; Papiro delle Miniere; Schiaparelli; tomba KV9; Valle dei Re.

Abstract. Preliminary results of restoration and reconstruction of hiero- glyphic and hieratic manuscripts held in the Egyptian Museum of Turin. New texts were identifi ed amongst thousands of fragments, such as Old Kingdom administrative texts from Gebelein, a Book of the Dead corpus of the Ramesside period from Deir el-Medina, and new fragments of the projects of royal tombs, amid others those of the tomb KV9.

KEYWORDS: Amenhotep; Book of the Dead; Deir el Medineh; Egyptian Museum of Turin; Gebelein; Mine papyrus; Nefertari; papyri; Schiaparelli; Tomb KV9; Valley of the Kings.

Le immagini riprodotte sono pubblicate su gentile concessione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Torino. È vietata ogni riproduzione o duplica- zione con qualsiasi mezzo. * Archeologo. Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Torino, 4 Sara Demichelis

Nell’ambito delle attività di catalogazione che la Soprintendenza per l’Ar- cheologia del Piemonte ha condotto sui materiali conservati nei magazzini del Museo Egizio di Torino, negli anni 2014-15 si è proceduto al riordino di diverse migliaia di frammenti di papiri ieratici e geroglifi ci 1, appartenenti sia al vecchio fondo, la collezione riunita dal console Bernardino Drovetti, sia alle successive acquisizioni derivanti dagli scavi in Egitto di Ernesto Schiaparelli e di Giulio Farina2. Si sono in tal modo potuti recuperare manoscritti di cui si era persa la memoria, si sono identifi cati nuovi papiri di cui si è avviata la ricostruzione, si sono corretti vecchi errori di catalogazione3, si sono infi ne scoperti nuovi tasselli di manoscritti già noti, in alcuni casi celebri, come il Papiro delle Miniere (Cat. 1879+1969+1899). Questo papiro, considerato la più antica mappa ad oggi tramandata, riproduce una zona mineraria sita in una dira- mazione dell’attuale Uadi Hammamat4; e sarebbe stato confezionato ai fi ni di commemorare una delle spedizioni ivi mandate dal faraone Ramesse IV 5, per reperire pietra-bekhen da destinarsi a monumenti nella Valle dei Re. Un complesso intervento di restauro, eseguito presso l’Archivio di Stato di Torino 6, ha reso possibile una diversa ricostruzione del papiro, fondata sulle più recenti ipotesi di ricollocazione dei frammenti, migliorate dall’a- nalisi della struttura del manufatto e implementate dalle ultime scoperte e integrazioni. Due frammenti, già identifi cati da R. Demarée 7, sono stati ri-

1 Ringrazio i restauratori della Soprintendenza Cristina Meli e Angelo Carlone e la collega Elisa Fiore Marochetti, per l’aiuto e il sostegno che mi hanno sempre generosamente offerto. 2 Per una descrizione di insieme della collezione di papiri si rimanda a A. Roccati, Les papyrus de Turin, in «BSFE», 99, 1984, pp. 9-27. 3 Risalenti al catalogo di A. Fabretti, F. Rossi e R.V. Lanzone, Regio Museo di Torino, Antichità Egizie, Stamperia Reale della ditta G.B. Paravia E.C., Torino, 1888 e all’inventario manoscrit- to di E. Schiaparelli, relativamente ai reperti provenienti da scavo. 4 Si tratta nello specifi co dello Uadi Umm Fawakhir, zona di estrazione dell’oro sfruttata già a partire dall’Antico Regno, cfr. D. Klemm, R. Klemm, Gold and Gold Mining in and Nubia, Springer, Heidelberg, 2013, pp. 132 ss. 5 J.A. Harrell, V.M. Brown, The Oldest Surviving Topographical Map from Ancient Egypt (Turin Papyri 1879, 1899 and 1969) , in «JARCE», 29, 1992, pp. 81-105. 6 Il restauro è stato eseguito su progetto di S. Demichelis, nell’ambito di una convenzione tra la Fondazione Museo Antichità Egizie e Archivio di Stato di Torino, ed è stato effettuato presso il laboratorio delle Sezioni Riunite diretto dalla dott.ssa Cecilia Laurora. Sul manu- fatto sono intervenuti i restauratori: Véronique Cachia, Rosetta Granziero, Silvia Perona e Battista Pittari. 7 R. Demarée, News from the Turin Archives of Ramesside Papyri , in «L’Impero Ramesside . Convegno internazionale in onore di Sergio Donadoni», Università di Roma «La Sapienza», Roma, 1997, pp. 67-69. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 5

Fig. 1. Scatola con frammenti di papiro ancora da riordinare. Foto © Archivio Soprintendenza Archeologia del Piemonte.

Fig. 2. Papiro delle miniere (Cat. 1879 +1969+1899), sezione fi nale, dopo il restauro. Foto © Archivio di Stato di Torino. 6 Sara Demichelis messi a posto in modo da completare la parte fi nale del rotolo, mentre un nuovo frammento, riconosciuto come parte integrante della raffi gurazione delle montagne della zona aurifera, è stato sistemato nell’insieme, in modo tale da completare il testo del verso col. 2, 7-10 8. Infi ne numerose «briciole» di papiro, non riposizionate nel precedente restauro eseguito negli anni 30 del secolo scorso, hanno trovato una loro collocazione nell’insieme ricostru- ito9. La ormai quasi bicentenaria opera di ricomposizione del Papiro delle Miniere rappresenta quindi il caso emblematico del lungo lavoro di ricostru- zione su cui si fonda il recupero dei manoscritti della collezione torinese. Tra i manoscritti di cui si è avviata la ricomposizione si devono anno- verare i centocinquantaquattro frammenti di una contabilità facente parte dell’insieme di papiri rinvenuti nel 1935 a Gebelein dalla missione arche- ologica italiana, guidata da Giulio Farina10 . I rotoli frammentari rinvenuti costituiscono un archivio di documenti di carattere amministrativo e sono tra i più antichi papiri scoperti in Egitto: la datazione attribuita dagli editori al regno di Micerino potrebbe essere infatti anticipata secondo A. Roccati al regno di Cheope o addirittura di Snefru 11 . Purtroppo le notizie relative alle circostanze del ritrovamento sono scarne. Il Farina ne diede resoconti sommari in articoli destinati a riviste non specialistiche 12 e non pubblicò mai in modo scientifi co la sua scoperta. I manoscritti furono rinvenuti in una tomba anonima13 dell’Antico Regno situata presso il villaggio di el-Gherira. Si trovavano all’interno di una cassetta lignea deposta a fi anco di un sarcofa- go a facciata di palazzo. La cassetta, di forma rettangolare con il coperchio

8 Per il testo già noto si rimanda a W. Hovestreydt, A Letter to the King Relating to the Foundation of a Statue, in «Lingua Aegyptia», 5, 1997, pp. 107-121. 9 Restauro eseguito da Erminia Caudana, per cui si veda G. Farina, Come si restaura un papi- ro , in «Sapere», n. 105, 1939, Ulrico Hoepli Editore. 10 P. Posener-Kriéger, I Papiri di Gebelein, Scavi G. Farina 1935 , a cura di S. Demichelis. Studi del Museo Egizio di Torino. Gebelein 1. Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Torino, 2004. A. Roccati, A chi servivano i papiri di Gebelein? , in «L’Uffi cio e il documento. I luoghi, i modi, gli strumenti dell’amministrazione in Egitto e nel Vicino Oriente Antico. Atti delle giornate di studio degli Egittologi e degli Orientalisti italiani», a cura di C. Mora e P. Piacentini, Cisalpino, Milano, 2005, pp. 87-91. 11 A. Roccati, Una miniera di turchese di epoca faraonica nel deserto occidentale egiziano, in «Atti Accademia delle Scienze di Torino. Classe di scienze morali, storiche e fi lologiche », 104, 2012, p. 50. 12 G. Farina, in «Oriente Moderno», luglio 1937, pp. 53-59 e Id., Come si restaura un papiro , cit. In quest’ultimo articolo descrive sommariamente il contenuto della cassetta. 13 Il Farina non indica il nome del titolare della sepoltura. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 7 piatto14 , conteneva diversi rotoli di papiro 15 , dei pani d’inchiostro rosso e nero, una manciata di pennelli, una coppa in diorite frammentaria e due frammenti di una coppa in breccia chiara16 . La parte interna del coperchio era coperta di testi di natura contabile e di prove di scrittura, era pertanto stata utilizzata come tavoletta dallo scriba che la possedeva; da questo dato deriva la conclusione che la cassetta fosse un elemento di arredo privato e non appartenesse a un archivio uffi ciale 17 . Non necessariamente poi si deve immaginare che lo scriba proprietario della cassetta fosse anche l’autore dei rotoli in essa contenuti: i testi infatti sono stati redatti da mani diverse. La deposizione dei papiri in un contesto tombale potrebbe anche avere valenza di offerta rituale18 . I manoscritti al momento della scoperta erano in pessime condizioni di conservazione, si rese pertanto necessario nel 1937 trasferirli a Torino ove furono sottoposti a un intervento di restauro 19 . Il verso dei pa- piri fu consolidato mediante un velo di organza di seta fi ssato con una colla verosimilmente a base di amido, il cui degrado nel tempo ha determinato lo scurimento dei papiri, compromettendone in parte la leggibilità. I rotoli riposti nella cassetta non erano tutti completi: in alcuni casi (vedi Gebelein IX, X, XI) si trattava di frammenti di grandi dimensioni, recanti porzioni di testo, o annotazioni rimaste incompiute, in altri casi invece ma- noscritti ora separati potevano essere parte di un unico rotolo (Gebelein III e VIII) 20 . Numerosi frammenti di piccole dimensioni, non citati nelle descrizioni sommarie del ritrovamento, sono poi conservati nel Museo di Torino, collocati in modo casuale all’interno di tre vetri. I frammenti paio- no appartenere tutti a un unico manoscritto opistografo: l’altezza massima conservata è di 7,5 cm., se si considera che i rotoli di Gebelein presentano di norma due diverse altezze: quella standard, di 20-22 cm., e la sua metà di

14 Oggi è conservata presso il Museo del Cairo con il n. JE 66844, lo stesso numero con cui sono registrati i papiri (Gebelein I-V). Cfr. P. Posener-Kriéger, Le coffret de Gebelein, in «Hommages à Jean Leclant», BdE 106/1, Institut Français d’Archéologie Orientale, Le Caire, 1994, pp. 315-326. 15 Il numero di dodici è indicato da Farina in «Sapere», 105, cit., in realtà non si trattava di rotoli completi, molti infatti erano quelli frammentati. 16 Cfr. P. Posener-Kriéger, Le coffret de Gebelein, cit., pp. 315-326. 17 Ibidem. 18 A. Roccati, A chi servivano i papiri di Gebelein?, cit., pp. 87-91. 19 Farina tornò in Egitto con E. Caudana, la restauratrice dei papiri del Museo Egizio, per im- ballare i manoscritti e curare il loro trasferimento a Torino ove furono sottoposti a restauro. Cfr. S. Curto, Erminia Caudana, in « Aegyptus», 50, 1975, pp. 271-274. 20 Il papiro Gebelein III si trova ora al Cairo mentre Gebelein VIII al Museo di Torino. 8 Sara Demichelis

10-12,5 cm.21 , pare ragionevole supporre che la dimensione originaria del papiro fosse quella del mezzo foglio. Il colore del papiro è molto scuro, so- prattutto al verso, si è inoltre osservato che il posizionamento dei frammenti su velo risulta spesso errato con pezzi incollati al rovescio o troppo vicini. Il previsto intervento di restauro dovrà quindi riprendere passati errori e tentare di rimettere nella corretta sequenza i frammenti. Allo stato attuale si nota al recto un rendiconto organizzato all’interno di una griglia tracciata in nero, con due linee in rosso, l’ultima delle quali situa- ta al fondo della tabella (fi g. 3). Le righe in rosso paiono di solito usate per evidenziare gli elementi principali della contabilità, le divisioni temporali o i totali. La linea rossa conservata nella parte inferiore dei frammenti potrebbe indicare la fi ne dei conti. All’interno del tabulato sono annotati degli importi espressi in decine e unità scritti in nero e in rosso, si tratta evidentemente di una contabilità, considerata l’assenza di unità di misura e di frazioni, pare verosimile che i numeri si riferiscano a dei pezzi unitari, come pani o vasi. Nella porzione superiore del rotolo, ora in lacuna, dovevano trovarsi i no- minativi e forse i titoli delle persone cui il conto si riferisce, probabilmente nella colonna iniziale a destra, anch’essa perduta, si trovavano le indicazioni relative ai nomi dei beni e le date cui si riferiscono i conti 22 . Il verso presenta anch’esso un tabulato tracciato in nero di cui sono ben visibili cinque linee che defi niscono le suddivisioni in orizzontale. All’interno delle caselle in alto sono specifi cate alcune date: quelle conservate si riferiscono a un mese 2, stagione in lacuna, giorno 27, a un mese 3 della stagione di akhet, giorno in lacuna a infi ne un mese 4 forse della stessa stagione (fi g. 4). Al di sotto sono indicati degli antroponimi tra cui: inpw-Htp, qr , Xnm-Htp, nfr-Htp, wr e rDt23 . Su un frammento si nota la fi ne della tabella. Anche in questo caso si tratta di un testo di natura contabile ma, in attesa di procedere con il rimontaggio del papiro, non si possono specifi care altri dettagli. A questo nucleo di frammenti dell’Antico Regno, di cui si è riconosciuta una origine certa, si devono poi aggiungere una quarantina di minuti fram-

21 P. Posener-Kriéger, Old Kingdom Papyri: External Features , in M.L. Bierbrier ed ., Papyrus Structure and Usage , in «British Museum Occasional Paper», 60, British Museum Press, London, 1987, pp. 25-39. Si deve tuttavia segnalare l’altezza di 16 cm. del papiro Geb. V, di cui però manca una porzione non quantifi cabile del margine superiore. 22 Dobbiamo forse immaginare una struttura analoga a quella del papiro Gebelein II, gli importi specifi cati nel nuovo testo paiono tuttavia più elevati rispetto a quelli indicati in quest’ultimo papiro. 23 Qr , cfr. Geb I, rto D2,20: qrw; Xnm-Htp, passim; nfr-Htp , per quanto comune, non appare altrove attestato nei manoscritti di Gebelein, P. Posener-Kriéger, I Papiri di Gebelein, cit. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 9

Fig. 3. Frammenti del papiro Gebelein XII, recto. Foto © Archivio Soprintendenza Archeologia del Piemonte.

Fig. 4. Frammenti del papiro Gebelein XII, verso. Foto © Archivio Soprintendenza Archeologia del Piemonte. menti (Provv. 8596) ritrovati all’interno di una scatola, frammisti a papiri demotici. I frammenti Provv. 8596 presentano per la paleografi a, la tipolo- gia e l’organizzazione del testo notevoli analogie con il corpus rinvenuto da Farina a Gebelein, nessuna informazione d’archivio consente tuttavia di rife- rire questo insieme di frammenti alla stessa trouvaille. Mancano infatti indi- cazioni certe che consentano di situare l’arrivo di questi ultimi frammenti a Torino e di individuarne con maggior precisione il contesto di provenienza. Si deve infatti ricordare che già nel 1911 la Missione Archeologica Italiana, 10 Sara Demichelis

guidata da Ernesto Schiaparelli, aveva rinvenuto per terra, in una tomba a pozzo della IV dinastia, due frammenti di un bel papiro contabile affatto simile per la paleografi a a Gebelein IV (Suppl. 14062)24 . La provenienza da questo sito sembra trovare comunque conferma nella menzione su uno dei frammenti più piccoli di un iry-ixt-nswt wni, incaricato degli affari del re, Uni, che appa- re ugualmente citato nei papiri Gebelein II, rto B, 1 e 96; Gebelein X recto (fi g. 4) 25 . Una simile coincidenza di nome e titolo con- sente di ipotizzare, oltre che una provenienza comune, anche una datazione coeva per i nuovi frammenti. Questi conservano testi di estensione molto ridotta, scritti in alcuni casi sul recto , in al- Fig. 5. Frammento del tri sul verso del foglio: si tratta verosimilmente di papiro Provv. 8596. Foto manoscritti diversi, la cui consistenza originaria dell’Autrice. non è al momento ipotizzabile. I testi conserva- ti sono ascrivibili alla sfera contabile, si devono però menzionare i pochi segni che specifi cano delle dimensioni, espresse in cubiti, da riferirsi quindi a un edifi cio: «lunghezza 16 cubiti, larghezza […]» (fi g. 5). Questi pochi elementi richiamano due brevi testi presenti nei papiri di Gebelein26 relativi a transazioni aventi a oggetto il passaggio di proprietà di una casa, le cui dimensioni sono, in entrambi i casi conservati, di 16 cubiti di lunghezza. È possibile che anche in questo caso si tratti della copia di un atto, avente un oggetto analogo, registrato in un documento contabile, insie- me quindi a documenti di carattere diverso. Un lungo lavoro di identifi cazione e ricomposizione è stato condotto insieme alla dott.ssa E. Fiore Marochetti su alcune migliaia di frammenti costituenti un corpus di Libri dei Morti di età ramesside. I manoscritti, di cui si è intrapresa la ricostruzione, si inseriscono a pieno titolo nella tradi- zione funeraria specifi ca del sito di Deir el-Medina 27 . I frammenti sono stati

24 E. Fiore Marochetti, A. Curti, S. Demichelis, F. Janot, F. Cesarani e R. Grilletto, Le paquet: sépulture anonyme de la IV e dynastie provenant de Gébélein , in «BIFAO», 103, 2003, pp. 246- 247 e fi g. 11. 25 Nome per altro diffuso nell’Antico Regno, cfr. H. Ranke, Die ägyptischen Personenamen I, Verlag von J.J. Augustin, Glückstadt, 1935, p. 95,16; P. Posener-Kriéger, I Papiri di Gebelein , cit. 26 Gebelein I vso e Gebelein VI, P. Posener-Kriéger, I Papiri di Gebelein, cit. 27 Secondo gli aspetti caratterizzanti individuati da U. Rößler-Köhler, Zur Tradierungsgeschichte Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 11

Fig. 6. Vignetta del cap. 85. Libro dei Morti di Baki (Cat. 1827/ 1). Foto © Archivio Soprintendenza Archeologia del Piemonte. smistati, riordinati, restaurati con interventi preliminari di consolidamento e, per alcuni dei manoscritti identifi cati, si è proceduto alla ricomposizione. Questo insieme, proprio a causa delle pessime condizioni di conservazione, è rimasto fi no a oggi praticamente ignorato dalla bibliografi a egittologica internazionale, in cui si trovano solo due rapide menzioni28 . Il sito di Deir el-Medina, pur avendo restituito un numero impressionan- te di testi di contenuto molto eterogeneo, amministrativo, letterario, magi- co, religioso, ha invece conservato poche testimonianze di Libri dei Morti:

des Totenbuches zwischen der 17. und 22. Dynastie (Tb 17), SAT 3, Harrassowitz Verlag, Wiesbaden, 1999 e B. Lüscher, Totenbuch-Papyrus Neuchâtel Eg. 429 und Princeton Pharaonic Roll 2. Beiträge zum Alten Ägypten 1, Orientverlag, Basel, 2007. 28 Le uniche due citazioni fi nora reperite si riferiscono al papiro Suppl. 10126, vedi infra , in J. Černy, A Community of Workmen at Thebes in the Ramesside Period. BdE 50, Institut Français d’Archéologie Orientale du Caire, Le Caire, 1973, p. 327; mentre il papiro cat. 1827/1 è men- zionato in D. Valbelle, Les ouvriers de la tombe. Deir el-Médineh à l’époque ramesside. BdE 96, Institut Français d’Archéologie Orientale du Caire, Le Caire, 1985, p. 302, nota 3. 12 Sara Demichelis soltanto due per la diciottesima dinastia, ovvero i due papiri di Kha 29 , e una decina appena per l’età ramesside30 . Inoltre la provenienza di questi ultimi dal sito è deducibile sulla base di dati interni ai manoscritti, ma non si è conservata alcuna informazione certa attestante l’origine da scavo e la collo- cazione esatta dei manoscritti al momento del ritrovamento. La scarsa produzione di testi funerari sembra da ascriversi alla peculiarità delle tombe del villaggio, in cui, durante l’età ramesside, le pareti degli ipo- gei sono per gran parte decorate con vignette e capitoli del Libro dei Morti 31 , che sarebbero quindi stati considerati come sostitutivi del rotolo di papiro. In tal senso si deve ricordare che nella sepoltura di Sennedjem, databile al regno di Ramesse II, e riutilizzata anche dai discendenti negli anni successi- vi, scoperta intatta nel 188632 , non fu ritrovato alcun papiro, mentre l’ipogeo della tomba è interamente ricoperto di testi e vignette del Libro dei Morti 33 . I testimoni ad oggi noti sono accomunati da aspetti caratterizzanti che sembrano svilupparsi in relazione con la peculiare vocazione artistica degli abitanti di Deir el-Medina. Nei manoscritti sono infatti ravvisabili precise corrispondenze stilistiche, paleografi che e testuali che trovano un puntuale riscontro nelle decorazioni delle tombe coeve del sito ma anche nelle tombe della Valle dei Re e delle Regine 34 . Tali aspetti consentono di riconoscere spesso la mano di un unico artista o, almeno, la creazione nell’ambito di una stessa bottega e l’adozione quindi di modelli comuni. Proprio in questo ambito i manoscritti torinesi in corso di ricostruzione apportano nuove pre- ziose testimonianze.

29 Il papiro di Torino Suppl. 8438 e il papiro della Bibliothèque Nazionale di Parigi, BN 846; E. Schiaparelli, Relazione sui lavori della missione archeologica italiana in Egitto, anni 1903-1920, II: La tomba intatta dell’architetto Cha, nella necropoli di Tebe , Regio Museo di Antichità, Torino, 1927; M. Heerma van Voss, Het andere Dodenboek uit TT8 (Naville’s Pj ), in «Individu, societé et spiritualité dans l’Egypte Pharaonique et copte. Mélanges égyptolo- giques offerts au Professeur Aristide Théodoridès», a cura di C. Cannuyer e J.M. Kruchten, Bruxelles, 1993; cfr. R. Lucarelli, Kha: il Libro dei Morti, in «Ernesto Schiaparelli e la tomba di Kha», a cura di B. Moiso, AdArte, Torino, 2008, pp. 167-179. 30 B. Lüscher, Totenbuch-Papyrus Neuchâtel Eg.429 und Princeton Pharaonic Roll 2 , cit. 31 M. Saleh, Das Totenbuch in den thebanischen Beamtengräbern des Neuen Reiches. AV 46, Verlag Philipp von Zabern, Mainz am Rhein, 1984. 32 E. Toda, Son Notém en Tebas. Sennedyem en Tebas , Madrid 1887. Id., La découverte de l’inventaire du tombeau de Sen-nezem, in «ASAE», 20, 1929, pp. 145-158. 33 A.G. Shedid, Das Grab des Sennedjem, Verlag Philipp von Zabern, Mainz am Rhein, 1994. 34 In particolare con la tomba di Nefertari, QV 66, e con la tomba di Sethi I, KV 17, cfr. E. Hoffmann, Bilder im Wandel. Die Kunst der ramessidischen Privatgräber, Theben 17 , Verlag Philipp von Zabern, Mainz am Rhein, 2004. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 13

L’esemplare sicuramente più signifi cativo del corpus torinese è il Libro dei Morti di Baki (Cat. 1827/1 + Cat. 1811) 35 , scriba del Signore delle Due Terre, capo squadra nella Sede della Verità, direttore dei lavori del Signore delle Due Terre nella Sede della Verità, le cui attività sono documentate du- rante il regno di Sethi I36 . Anche la moglie di Baki Taysen compare in alcune scene di adorazione, oltre che nelle vignette dei capp. 146-14737 , secondo un uso corrente per i Libri dei Morti del Nuovo Regno38 . I frammenti erano mescolati a quelli di altri papiri funerari tra cui quelli del Libro dei Morti di Horemuia (Cat. 1827/2), uno dei sei fi gli di Baki 39 , di un Libro dei Morti geroglifi co coevo con testo e vignetta del cap. 85 (Cat. 1827/3)40 , di una Amduat (Cat. 1827/4) 41 , di un Libro dei Morti di data- zione posteriore (Cat. 1827/5) e infi ne di pochi brandelli di un Libro dei Morti anonimo in ieratico (Cat. 1827/6), con scarne tracce di vignette42 . Nonostante i frammenti fossero tutti mischiati insieme, riposti all’interno di diverse scatole, non pare vi siano elementi suffi cienti per affermare una loro origine comune. Il catalogo di Fabretti, Rossi, Lanzone, riporta sotto il numero 182743 : «Quadro contenente cinquanta e più piccoli frammenti di papiri funerari geroglifi ci […] Questi frammenti, sebbene non tutti appar- tengano allo stesso papiro, sono però tutti dello stesso periodo, e probabil- mente della XIX dinastia» nel testo che segue sono identifi cati i nomi dei due defunti titolari dei papiri più estesi: Baki e Horemuia. Nella descrizione, per altro corretta nella sostanza, non si menzionano frammenti ieratici né altri di evidente datazione posteriore. D’altro canto la consistenza numerica indicata per i frammenti non pare corrispondere a quella effettivamente ri-

35 La pubblicazione di questo manoscritto è in preparazione a cura di S. Demichelis ed E. Fiore-Marochetti. 36 B.G. Davies, Who’s Who at Deir el-Medina, Egyptologische Uitgaven 13, Nino, Leiden, 1999, pp. 2 ss. 37 Questa attestazione chiarisce in modo inequivocabile l’identità della moglie di Baki, cfr. B.G. Davies, Who’s Who at Deir el-Medina, cit., p. 3. 38 H. Milde, The Vignettes in the Book of the Dead of Neferrenpet , Egyptologische Uitgaven 7, Nino, Leiden, 1991, p. 25. 39 B.G. Davies, Who’s Who at Deir el-Medina, cit., p. 2. 40 Il nome del defunto non è presente nei frammenti conservati. Il testo è retrogrado. 41 Costituita da frammenti di piccole dimensioni, non è conservato il nome del defunto. 42 Trentasei piccoli frammenti, su cui non è conservato il nome del defunto, la paleografi a è di età ramesside, il campo è delimitato dai bordi usuali: una fascia gialla tra due rosse. 43 A. Fabretti, F. Rossi e R.V. Lanzone, Regio Museo di Torino, Antichità Egizie , Stamperia Reale della ditta G.B. Paravia, Torino, 1888, p. 224. 14 Sara Demichelis scontrata: si deve supporre che dopo la redazione del catalogo i frammenti siano stati tolti dal quadro in cui erano contenuti e siano stati riuniti ad altri sia appartenenti agli stessi manoscritti sia di diversa origine44 . I papiri di Baki e del fi glio Horemuia provengono con ogni probabili- tà dalla tomba TT 298 di Deir el-Medina, appartenente a Baki e al padre Unennefer, usata come sepoltura famigliare. H. Gauthier rinvenne nella parte ipogea di questa tomba, negli scavi del 1917-18, dei frammenti di un Libro dei Morti geroglifi co e che potrebbero essere stati il completamento dei manoscritti di Torino45 . Si è inoltre potuto acclarare che anche il papiro catalogato in Fabretti, Rossi, Lanzone, al numero 1811: «Piccolo frammento di papiro funerario geroglifi co, colorato e frantumato, lungo m. 0,50 e alto m. 0,27, portante la scena del capitolo 148, in cui sono disegnate con molta arte le sette vacche nei diversi loro colori, seguite dal toro colorato in rosso»46 , costituisce parte integrante del Libro dei Morti di Baki; tra i due insiemi si sono infatti trovati dei raccordi diretti che hanno consentito di ricostruire fi nora la sequenza dei capitoli 110-178-146-147-180V-50-148V. Il rotolo ha conservato l’altezza originaria di 35 cm. mentre non è pos- sibile stabilirne la lunghezza; ad oggi ne sono stati ricostruiti circa 9 metri lineari, non consecutivi, ma doveva raggiungere certo dimensioni maggiori: il papiro torinese di Kha è lungo 13.80 m. e gli esemplari coevi si attestano su dimensioni simili o superiori. Si consideri che per il papiro di Neferrenpet, il confronto più diretto, è stata stimata una lunghezza originaria di almeno 16 m. 47 . Il campo scritto e decorato è delimitato dagli usuali bordi composti da tre fasce dipinte di giallo, rosso al centro e ancora giallo 48 ; il testo è redat-

44 Si segnalano anche due frammenti appartenenti al papiro Provv. 6289, per cui vedi infra. 45 H. Gauthier, Rapport sommaire sur les fouilles de l’Institut Français d’Archéologie Orientale dans les nécropoles thébaines en 1917-1918, in «ASAE», 19, 1920, pp. 9-12, dove non com- paiono citati, mentre sono menzionati da Bruyère tra i rinvenimenti di Gauthier nell’ipogeo della tomba di Baki: «Un livre des morts en débris», cfr. B. Bruyère, Rapport sur les fouilles de Deir el-Médineh (1927), Fouilles de l’Institut Français d’Archéologie Orientale 5, Institut Français d’Archéologie Orientale, Le Caire, 1928, p. 92. 46 A. Fabretti, F. Rossi e R.V. Lanzone, Regio Museo di Torino, cit., p. 221. 47 H. Milde, The Vignettes in the Book of the Dead of Neferrenpet , cit., in part. pp. 21-22. Anche il rotolo di Neferrenpet è alto 35 cm. 48 Orpimento per il giallo e realgar per il rosso-arancio, analisi effettuate dal dott. M. Aceto, Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica Università degli Studi del Piemonte Orientale, che trovano corrispondenza nei pigmenti usati per il Libro dei Morti di Ani, per cui cfr. B. Leach e R. Parkinson, Creating Borders: New Insights into Making the Papyrus of Any, cit., pp. 35-62. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 15 to in geroglifi co corsivo con rubra, la lettura segue l’andamento dei segni ov- vero da destra a sinistra, un solo capitolo, il 50, inserito tra il 147 e il 148 (V) si presenta con andamento retrogrado. Il papiro si confi gura come un dupli- cato del testimone meglio conservato della tradizione funeraria di Deir el- Medina ovvero il papiro di Neferrenpet49 , sia per l’esecuzione delle vignette sia per le sequenze di capitoli. In queste si devono tuttavia registrare delle interruzioni che potrebbero attribuirsi al diverso stato di conservazione dei rotoli. Il papiro di Baki infatti non ha la stessa continuità di Neferrenpet, in particolare mancano tutti i capitoli dal 130R al 72R V, mentre è poi attestata la sequenza successiva dal cap. 130 fi no al 190. Compaiono invece soltanto nel papiro di Baki i capitoli 110-178-146-147-180V-50-148V-Adorazione a Osiri, che parrebbero però collocarsi nella parte fi nale del rotolo 50 . Si rileva a tal fi ne che in Neferrenpet, il testo si conclude a metà del capitolo 138 51 , la parte successiva del papiro è rimasta bianca: non solo il testo del capitolo si interrompe, ma anche il bordo non presenta la «chiusura» fi nale del ri- quadro, come se fosse rimasto incompiuto. Pare quindi possibile supporre che il rotolo non sia stato terminato e che una ulteriore sequenza di capitoli avrebbe dovuto chiudere la composizione, mediante la giunzione di altri fogli preconfezionati a parte52 . Le caratteristiche peculiari del papiro di Neferrenpet, già evidenziate da Milde, sono in modo identico ripetute nel Libro dei Morti di Baki. Si cita- no in tal senso alcuni esempi: la sequenza dei capitoli delle trasformazioni, uguale nei due manoscritti, inizia anche in Baki con il capitolo 82, «formula per trasformarsi in Ptah» 53 , e la vignetta relativa ha corrispondenze tali da

49 L. Speelers, Le papyrus de Nefer Renpet. Un papyrus del la XVIIIme dynastie aux Musées Royaux du Cinquantenaire à Bruxelles , Bruxelles, 1917. H. Milde, The Vignettes in the Book of the Dead of Neferrenpet, cit.; il papiro conservato a Bruxelles si completa con il papiro dell’University Museum of Philadelphia (nn. E 2775, 16720-22), che conserva la parte iniziale del rotolo. 50 Il papiro conserva su due frammenti gli angoli con la «chiusura» del riquadro delimitato dalle fasce giallo-rosso-giallo al cui interno sono collocati testi e vignette. Ad ora però non è ancora stato individuato alcun raccordo diretto con i frammenti dei capitoli ricostruiti. 51 Cfr. H. Milde, The Vignettes in the Book of the Dead of Neferrenpet, cit. 52 Anche il papiro di Kha (Suppl. 8438) risulta essere costituito dalla giunzione di due rotoli diversi a cui sono stati poi ulteriormente incollati fogli di dimensioni inferiori: tre all’inizio e uno alla fi ne. Per la fabbricazione di rotoli funerari attraverso la giunzione di parti de- corate separatamente si vedano le osservazioni condotte sul papiro di Ani, in B. Leach e R. Parkinson, Creating Borders: New Insights into Making the Papyrus of Any , in «British Museum Studies in Ancient Egypt and Sudan», 15, The British Museum, London, 2010, pp. 35-62. 53 H. Milde, The Vignettes in the Book of the Dead of Neferrenpet, cit., p. 183. 16 Sara Demichelis

Fig. 7. Vignetta del cap. 130. Libro dei Morti di Baki (Cat. 1827/ 1). Foto © Archivio Soprintendenza Archeologia del Piemonte. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 17

Fig. 8. Vignetta del cap. 146 (dettaglio). Libro dei Morti di Baki (Cat. 1827/ 1). Foto © Archivio Soprintendenza Archeologia del Piemonte. 18 Sara Demichelis essere evidentemente opera della stessa mano. Nel capitolo 85 si ritrova la stessa «anomalia» ovvero la rappresentazione di un sole nero posizionato a terra dietro all’uccello Ba e che trova un’altra testimonianza nella tomba di Arinefer (TT290) 54 , dove la vignetta è inserita nel contesto del capitolo 92. Secondo Milde lo scriba di Neferrenpet avrebbe copiato la scena dalla tomba, mal comprendendola, poiché il sole sarebbe parte della scena del capitolo 92. L’attestazione sul papiro torinese rende invece evidente che gli artisti attinsero da un modello comune che rielabora in modo originale la vignetta del cap. 85: il disco solare dietro all’uccello esplicita infatti le prime parole della formula, in cui il defunto auspica di identifi carsi con il ba del sole nascente (fi g. 6). Tra gli elementi particolari, comuni ai due papiri, si segnala i.a. la presen- za anche in Baki del testo fi nale del cap. 15IIIB, di cui quindi deve essere annoverato tra i testimoni del Nuovo Regno 55 . Il capitolo è in sequenza con il 130, le cui vignette sono, salvo alcuni dettagli, praticamente identiche nei due manoscritti. Il papiro di Baki presenta come Neferrenpet una seconda attestazione del cap. 130, posto in sequenza con i capp. 141/143-190-133, la doppia citazione sarebbe però caratterizzata da differenze nei titoli, rubri- che e estensione del testo, fi nora non pienamente valutabili in Baki, per le condizioni di conservazione. Le vignette di accompagnamento del cap. 130 presentano anch’esse una notevole analogia: sono infatti raffi gurate tre bar- che, al centro quella che trasporta il defunto (in lacuna), con -Harakhty (conservato il disco solare), tra le barche del giorno e della notte, che tra- sportano un tabernacolo e un segno Sms: alla prua inoltre compare la raffi - gurazione del bambino nudo con la mano alla bocca, in riferimento al sole nascente; la poppa della barca della notte appare rappresentata in modo identico, con una forma ricurva nera a dentelli (fi g. 7). Pare insomma evidente che i due documenti discendono da un unico modello. Altri riscontri iconografi ci sono poi reperibili nel contesto delle tombe coeve, oltre a quelli già indicati con la tomba di Arinefer si rivelano con la TT1 di Sennedjem: la vignetta del cap. 110 appare, per quanto valuta- bile dalle porzioni minime conservate, seguire uno stesso archetipo. Anche l’organizzazione del cap. 146 è analoga: il testo e le vignette sono divisi in due registri, in quello superiore il defunto è raffi gurato in adorazione davan-

54 B. Bruyère e C. Kuentz, Tombes thébaines. La nécropole de Deir el-Médineh. La tombe de Nakht-. La tombe d’Arinefer (N. 291 et 290), MIFAO 54, Institut Français d’Archéologie Orientale, Le Caire, 1926. 55 Il p. Neferrenpet era ad oggi l’unico testimone per la XIX dinastia, H. Milde, The Vignettes in the Book of the Dead of Neferrenpet , cit., p. 74; J. Assmann, Liturgische Lieder an den Sonnengott , MÄS 19, Hessling, Berlin, 1969, p. 92. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 19

Fig. 9. Vignetta del cap. 146 (dettaglio). Tomba della regina Nefertari (QV 66). Foto Schiaparelli © Archivio Soprintendenza Archeologia del Piemonte. 20 Sara Demichelis

Fig. 10. Vignetta del cap. 147 (dettaglio). Libro dei Morti di Baki (Cat. 1827/ 1). Foto © Archivio Soprintendenza Archeologia del Piemonte.

Fig. 11. Vignetta del cap. 147 (dettaglio). Tomba della regina Nefertari (QV 66). Foto Schiaparelli © Archivio Soprintendenza Archeologia del Piemonte. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 21 ti a cinque porte e ai loro guardiani, in quello inferiore compare la moglie davanti ad altrettante porte56 . Il papiro di Baki sembra quindi confermare la connessione già rilevata tra gli artisti che operarono in TT1, TT218 e, inoltre, nella tomba della regina Nefertari (QV 66)57 . Nella sequenza di capitoli, non conservata nel papiro di Neferrenpet, il Libro dei Morti di Baki rivela infatti precise relazioni con le rappresentazioni e i testi che decorano le pareti della tomba della regi- na Nefertari (QV66)58 . Il programma decorativo di questa tomba, la prima della Valle delle Regine a essere interamente decorata dall’ingresso fi no alla camera del sarcofago, attinge dal repertorio del Libro dei Morti di cui ven- gono trascelti i capitoli che rievocano i temi propri ai Libri dell’Aldilà, an- cora prerogativa regale. Il capitolo 17 del Libro dei Morti è utilizzato come rimando alle Litanie del Sole, che decorano solitamente i primi due corridoi delle tombe regali, mentre il Libro delle Porte con cui è decorata, i.a., parte della camera del sarcofago di Ramesse II (KV 7), è rievocato attraverso i capitoli 147 e 146 del Libro dei Morti. Anche nel papiro di Baki si ritrovano questi ultimi due capitoli, nel 146, il defunto deve passare attraverso dieci porte, sbxwt, ognuna protetta da un guardiano, solo la conoscenza del nome di entrambi consente di transitare indenne59 . Le porte sono raffi gurate come piccoli sacelli sormontati da un fregio di urei, al cui interno è accovacciato, sopra uno zoccolo-maat, il demone-guardiano, teriocefalo, con in mano un coltello. Il papiro di Baki ripete, per la disposizione delle porte, lo schema della TT 1 di Sennedjem, in cui sono raffi gurate a gruppi di cinque su due registri sovrapposti, mentre nella tomba della regina appaiono invece dispo- ste in una sola sequenza, ma il modello iconografi co e testuale di riferimento pare essere lo stesso (fi gg. 8-9). Nel capitolo 147 sono elencate altre sette porte, arrwt, ognuna delle quali è protetta da tre demoni: un guardiano, un custode e un annunciatore, di cui il defunto deve conoscere il nome. I testi e le raffi gurazioni si ispirano a un modello comune: la porta è disegnata in

56 A.G. Shedid, Das Grab des Sennedjem, cit. 57 La mano dello stesso artista in queste tombe era già stata evidenziata da E. Hoffmann, Bilder im Wandel, cit., p. 79 e tav. 96. 58 Cfr. E. Hornung, Zum Dekorationsprogramm des Nefertari-Grabes, in L’impero ramesside. Convegno internazionale in onore di Sergio Donadoni , Università di Roma «La Sapienza», Roma, 1997, pp. 87-93. 59 La conoscenza del nome delle cose è uno degli elementi fondanti della pratica magica egizia non solo in ambito funerario. Sulla natura di questi geni-guardiani si rimanda a R. Lucarelli, The guardian-demons of the Book of the Dead, British Museum Studies in Ancient Egypt and Sudan 15, 2010, pp. 85-102. 22 Sara Demichelis

Fig. 12. Vignetta del cap. 180. Libro dei Morti di Baki (Cat. 1827/ 1). Foto © Archivio Soprintendenza Archeologia del Piemonte. modo elementare, due montanti sormontati da un architrave, dietro a esse si trovano i tre demoni stanti. La rappresentazione dei demoni mostra evidenti analogie in Baki e Nefertari: nelle porzioni conservate di papiro si identifi ca- no facilmente le stesse fi gure, a corpo umano e talvolta teriocefale, con abbi- Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 23

Fig. 13. Vignetta del cap. 180 (dettaglio). Tomba della regina Nefertari (QV 66). Foto Schiaparelli © Archivio Soprintendenza Archeologia del Piemonte.

gliamento e attributi identici, in giallo la carnagione dei demoni femminili. Nella tomba, per evidenti ragioni di spazio, sono raffi gurate solo le prime cinque porte mentre in Baki sono tutte presenti e sovrapposte, secondo il modello già adottato per il capitolo 146 (fi gg. 10-11). 24 Sara Demichelis

Fig. 14. Vignetta del cap. 148. Libro dei Morti di Baki (Cat. 1827/ 1). Foto © Archivio Soprintendenza Archeologia del Piemonte.

Fig. 15. Vignetta del cap. 148 (dettaglio). Tomba della regina Nefertari (QV 66). Foto Schiaparelli © Archivio Soprintendenza Archeologia del Piemonte. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 25

Fig. 16. Vignetta del cap. 149 (dettaglio). Papiro Suppl. 6126/2. Foto dell’Autrice.

Un altro collegamento con la tomba della regina Nefertari si ritrova nelle vignette dei capp. 148 e del 180, collocate in uno degli annessi della parte superiore della sepoltura. La vignetta del cap. 180 vale nel programma deco- rativo della tomba come rimando al Libro delle Litanie del Sole: Ra, nella sua forma di sole notturno ed Osiri si identifi cano creando una fi gura sincretistica, rappresentata con il corpo mummiforme e criocefala, posta tra Isi e Nefti ado- ranti. In Baki la vignetta è mutila nella parte della testa del dio: il verde con cui era campita ha letteralmente «corroso» il foglio di papiro come si nota anche in altre parti del manoscritto. Si segnala che la raffi gurazione della vignetta del 180 si ritrova anche in alcune tombe di Deir el-Medina, tra cui la TT336 dello scultore Neferrenpet: pur non essendo presente nel suo Libro dei Morti 26 Sara Demichelis

appare quindi nel contesto della decorazione tombale, a richiamare ancora una volta modelli iconografi ci comuni 60 (fi gg. 12-13). La vignetta del capito- lo 148, che deve garantire al defunto il nutrimento nell’Aldilà e al contempo proteggerlo da ogni pos- sibile danno, raffi gura le sette vacche celesti con il loro toro. Sia sul papiro sia nella tomba le vacche sono disposte su due regi- stri sovrapposti, al di sotto dei quali sono raffi gurati i quattro timoni del cielo, dipinti in giallo. Le due Fig. 17. Vignetta del cap. 30B. Papiro Suppl. 6126/2. Foto scene sono, salvo le varianti dell’Autrice. cromatiche nel manto degli animali, praticamente iden- tiche, anche i nomi delle vacche non presentano varianti grafi che e coincidono nella stessa identica sequenza (fi gg. 14-15). Il pittore che realizzò il programma decorativo della sepoltura regale at- tinse evidentemente dallo stesso repertorio usato per il papiro di Baki, non pare del resto da escludere che si tratti proprio della stessa mano: in tal senso fanno propendere le vignette dei capp. 146-147 e 148 in cui la resa dei dettagli presenta una corrispondenza notevole. Si deve infi ne osservare che Baki cessa le sue attività all’inizio del regno di Ramesse II, prima quindi di Neferrenpet e sicuramente prima che fosse terminata la decorazione della tomba di Nefertari61 . Il papiro di Baki, con la sua datazione lievemente an- teriore rispetto agli altri testimoni e con le specifi cità che lo caratterizzano,

60 La vignetta del cap. 180 è attestata anche nella tomba di Nakhtamon TT335, cfr. B. Lüscher, Totenbuch-Papyrus Neuchâtel Eg.429 , cit., tav. 37. 61 La regina morì prima della celebrazione del primo giubileo regale ed è possible che nell’an- no 25 la sua tomba fosse ancora in costruzione come parrebbe attestare un ostrakon della Valle delle Regine, cfr. Y. Koenig, Nouveaux textes hiératiques de la Vallée des Reines , in «BIFAO», 88, 1988, p. 114. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 27 sembra quindi confi gurarsi come la prima attestazione di un modello comu- ne cui tutte le successive realizzazioni si ispirano, sia i papiri, sia le tombe di Deir el-Medina sia quella di Nefertari nella Valle delle Regine. Alla stessa tradizione funeraria appartiene anche un Libro dei Morti ano- nimo (Suppl. 6126/ 2) proveniente dagli scavi condotti da E. Schiaparelli a Deir el-Medina nel 1905. Dalle scarne notizie rimaste di quella fortunata campagna di scavo, sappiamo che le attività si incentrarono nell’area intor- no al tempio di , dove fu scoperto, in una casa di epoca tolemaica, un archivio demotico, conservato all’interno di due giare (Suppl. 6122- 23)62 . L’inventario manoscritto di Schiaparelli, in cui sono elencati i reperti di scavo, enumera nella sua versione originaria, dopo le giare dell’archivio tolemaico, frammenti di papiri ieratici e geroglifi ci. Posteriori correzioni dell’inventario hanno però attribuito i tre numeri successivi a papiri greci, il riscontro effettuato ha tuttavia consentito di stabilire che soltanto i numeri 6124 e 6125 sono stati di fatto assegnati a documenti in greco mentre il nu- mero 6126, rimasto libero, era stato invece utilizzato per i frammenti ieratici e geroglifi ci 63 . La contiguità dei numeri inventariali farebbe supporre che la zona del rinvenimento fosse prossima a quella dell’archivio demotico: pur- troppo, in assenza di un giornale di scavo, la ricerca di notizie più precise risulta frustrante. L’insieme, costituito da circa duemilatrecento frammenti, in gran parte ancora da ricomporre, appare come incompiuto: le vignette sono state sem- plicemente delineate in nerofumo ma non colorate e lo spazio destinato ad accogliere il nome del defunto è rimasto bianco. Il testo, che procede da destra a sinistra, non retrogrado, è redatto nel geroglifi co corsivo proprio dei Libri dei Morti, in nero con i rubra usuali per le formule. Elementi paleo- grafi ci e iconografi ci hanno consentito di accertare l’appartenenza al papiro torinese del papiro Neuchâtel Eg. 42964 . I settanta frammenti conservati in Svizzera sono stati donati nel 1930 dall’egittologo Gustave Jequier, ma nulla si conosce riguardo alle circostanze della loro acquisizione. Non pare im-

62 G. Botti, L’Archivio demotico da Deir el-Medineh. Catalogo del Museo Egizio di Torino , Serie prima, Monumenti e Testi, vol. 1, Le Monnier, Firenze, 1967. 63 L’attribuzione di questo numero di inventario trova conferma nel fatto che non esiste alcun papiro greco Suppl. 6126 mentre nella scatola che ancora conservava i frammenti di Libro dei Morti frammisti a quelli ieratici si è rinvenuta una vecchia etichetta, scritta con la stessa grafi a di altre rinvenute in cassette da scavo, recante appunto il numero in questione. La cataloga- zione condotta dalla Soprintendenza sui materiali del Museo Egizio ha consentito in questo, e in molti altri casi, di scoprire e correggere vetusti errori di inventariazione dei materiali. 64 I frammenti del papiro svizzero sono pubblicati in B. Lüscher, Totenbuch-Papyrus Neuchâtel Eg. 429, cit. 28 Sara Demichelis

Fig. 18. Vignetta del cap. 149. Papiro di Ramose (Suppl. 10126+PBerlin15778). Foto dell’Autrice.

probabile l’ipotesi che i frammenti siano stati trafugati durante gli scavi di Schiaparelli e siano stati successivamente immessi sul mercato antiquario; in modo analogo a quanto si è verifi cato per il Rituale di Amenhotep I, ora divi- so tra il museo del Cairo e quello di Torino 65 . I frammenti torinesi mostrano precisi giunti con quelli svizzeri di cui integrano i.a . la vignetta del capitolo 78,

65 Trafugato durante gli scavi e diviso a metà. Schiaparelli poté recuperarlo in parte, acquistan- done la metà inferiore per il museo di Torino (Suppl. 10125) mentre quella superiore fi nì, una decina d’anni dopo, al Museo del Cairo, cfr. A. Roccati, Ramesside magical books in Turin , in G. Bakowska-Czerner, A. Roccati e A. Swierzowska (eds.), The Wisdom of Thoth. Magical Texts in Ancient Mediterranean Civilisations , Archaeopress, Oxford, 2016, pp. 93-97. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 29 oltre che i testi e le vignette dei capitoli 99, 149-150, solo per citare alcuni esempi. Si conserva inoltre la vignetta del capitolo 30b, eseguita secondo quella rielaborazione originale che è propria del repertorio iconografi co svi- luppatosi a Deir el-Medina66 (fi gg. 16-17). Durante le fasi di riordino e consolidamento preliminare sono stati rin- venuti dei frammenti, commisti a quelli del Libro dei Morti Suppl. 6126/2, appartenenti invece ad un papiro ieratico in parte già noto (CGT 54041)67 . Il manoscritto, in corso di ricostruzione a cura di F. Contardi, conserva al recto un parallelo del rituale d’offerta del culto divino quale attestato dal rituale dell’apertura della bocca68 , il cui benefi ciario è in questo caso un privato: lo scriba dei contorni, Pay, da identifi care forse con il progenitore di una stirpe di pittori attiva durante il regno di Ramesse II 69 . Si segnala a margine che proprio Pay appare raffi gurato nell’ipogeo della tomba di Amennakht (TT218) mentre legge il rituale dell’apertura della bocca a benefi cio del de- funto70 . Questo pittore, attivo durante il regno di Sethi I e per parte del regno di Ramesse II, potrebbe quindi essere l’autore dei due papiri: sia del Libro dei Morti sia del testo rituale. I due manoscritti, entrambi rimasti inu- tilizzati per lo scopo primario per cui erano stati concepiti, potrebbero infat- ti provenire proprio dalla bottega in cui erano stati prodotti, per mano dello stesso Pay o comunque di uno dei suoi eredi. Dalla campagna di scavo di E. Schiaparelli a Deir el-Medina del 1909 derivano i circa cinquecento frammenti appartenenti al Libro dei Morti

66 La stessa vignetta appare completata e colorata nei papiri di Neferrenpet e Princeton, cfr. B. Lüscher, Totenbuch-Papyrus Neuchâtel Eg. 429 und Princeton Pharaonic Roll 2. Zur Totenbuch-Tradition von Deir el-Medina , cit., tav. 39. 67 A. Roccati, Tra i papiri torinesi. Scavi nel Museo di Torino 7 , in «Oriens Antiquus», 14, 1975, pp. 243-253. 68 Tra le attestazioni torinesi del rituale conviene inserire anche il papiro cat. 2060, piccolo frammento di papiro opistografo, che conserva al recto quattro linee frammentarie del ritua- le dell’apertura della bocca, scena 71, 99 con punteggiatura e rubra , E. Otto, Das ägyptische Mundöffnungsritual , Harrassowitz Verlag, Wiesbaden, 1960. Al verso il frammento conserva una raffi gurazione in nero di collare usekh , incensiere e contrappeso menat (?), con una linea di testo. 69 Per la famiglia di Pay cfr. B.G. Davies, Who’s Who at Deir el-Medina, cit., pp. 149 ss. È dif- fi cile in assenza di altri dati distinguere tra il capostipite Pay, fi glio di Ipuy e l’omonimo nipote Pay operativo fi no all’anno 47 di Ramesse II. Cfr. anche M. Tosi, Una stirpe di pittori a Tebe , Edizioni d’Arte Fratelli Pozzo, Torino, 1972; L. Habachi, Tavole d’offerta, are e bacili da li- bagione, CGT 22001-22067, Catalogo del Museo Egizio di Torino, Serie seconda, Collezioni, Volume II, Edizioni d’Arte Fratelli Pozzo, Torino, 1967, pp. 36-37; J. Malek, A Shawabty of the Draughtsman Pay of Deir el Medina, in «RdE», 31, 1979, pp. 153-156. 70 irt wpt r in sS-qdw pAy , cfr. B. Bruyère, Rapport des Fouilles à Deir el-Médineh , 1926, Institut Français d’Archéologie Orientale du Caire, Le Caire, 1927, p. 68. 30 Sara Demichelis dello scriba Ramose (Suppl. 10126)71 . Le attività di scavo di quell’anno si incentrarono nel settore nord della necropoli, pare quindi verosimile che i frammenti siano stati trovati in una delle tre tombe attribuite allo scriba, più probabilmente nella TT 7, che pare essere stata di fatto il luogo pre- scelto per la sepoltura di Ramose e della moglie Mutemuia72 . Si è potuto inoltre accertare che a questo stesso manoscritto appartengono anche una Fig. 19. Vignetta del cap. 136B. Papiro di quarantina di frammenti attualmente Ramose (Suppl. 10126). Foto dell’Autrice. conservati nella Papyrussammlung di Berlino (Berlin P. 15778) 73 . Anche per i frammenti berlinesi non esistono notizie precise circa le modalità di acquisizione e si suppone provengano da- gli scavi condotti da G. Möller a Deir el-Medina negli anni 1911-1913 74 . Ad una prima rapida verifi ca si è potuto constatare che esistono dei giunti diretti tra i due insiemi di frammenti: per esempio le due vignette del papiro Berlin P15788, relative al tredicesimo e al quattordicesimo tumulo del capitolo 149, sono perfettamente integrabili, nelle parti mancanti, con i frammenti torinesi75 , rendendo così quanto mai auspicabile una ricostruzione virtuale dell’insieme del documento conservato (fi g. 18).

71 Questi frammenti sono citati in J. Černy, A Community of Workmen at Thebes in the Ramesside Period, cit., p. 327. I frammenti più piccoli del Libro dei Morti, ammassati alla rinfusa all’interno di scatole, senza indicazione di provenienza, erano stati inventariati con un diverso numero (Provv. 5089), solo in un secondo momento se ne è riconosciuta la pertinenza allo stesso insieme. 72 Le altre due tombe sono la TT212 e la TT 250, quest’ultima è comunque da escludersi poi- ché pare essere stata usata come sepoltura collettiva. Osservazioni di sintesi sulla questione si trovano in B.G. Davies, Who’s Who at Deir el-Medina, cit., pp. 83 ss. 73 Per una descrizione dei frammenti berlinesi si rimanda a B. Lüscher, Totenbuch-Papyrus Neuchâtel Eg.429 und Princeton Pharaonic Roll 2, cit., pp. 17-18; U. Rößler-Köhler, Zur Tradierungsgeschichte des Totenbuches zwischen der 17. und 22. Dynastie (Tb 17) , SAT 3, Harrassowitz Verlag, Wiesbaden, 1999, pp. 23-24. 74 R. Anthes, Die deutschen Grabungen auf der Westseite von Theben in den Jahren 1911 und 1913, in «MDAIK», 12, 1972, pp. 1-72. 75 Per la descrizione dei frammenti berlinesi si rimanda a B. Lüscher, Totenbuch-Papyrus Neuchâtel Eg.429 und Princeton Pharaonic Roll 2. Zur Totenbuch-Tradition von Deir el-Medi- na. Beiträge zum Alten Ägypten 1, Orientverlag, Basel, 2007, pp. 17-18 e tav. 36a. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 31

Fig. 20. Papiro Provv. 6289 (dettaglio). Foto dell’Autrice.

L’altezza originaria del rotolo non è ancora valutabile, poiché manca una sequenza completa che integri il testo dall’alto al basso: allo stato attuale il manoscritto si compone di circa cinquecento frammenti in corso di ricom- posizione76 . Il campo scritto e decorato è delimitato come usuale dai bordi

76 A cura di E. Fiore-Marochetti. 32 Sara Demichelis a fasce dipinte di giallo, rosso e giallo, il testo, redatto in geroglifi co corsivo, è disposto in colonne con andamento da destra verso sinistra. Le vignette conservate sono collocate nella metà superiore e delimitate da riquadri in giallo o a piena pagina (cap. 150), e presentano ancora una splendida cro- mia, senza le alterazioni dovute all’esposizione alla luce. Il papiro di Ramose discende da un modello comune con il papiro di Baki e quello di Neferrenpet, i frammenti torinesi, una volta ricomposti potranno apportare nuove testimonianze circa le relazioni iconografi che e testuali esistenti tra i manoscritti, in parte già rilevate da B. Lüscher, sulla base dei frammenti conservati a Berlino 77 . Si osserva per esempio un preciso parallelo nell’esecuzione della vignetta del cap. 136 B78 , (fi g. 19) mentre nelle vignette di accompagnamento al cap. 17, esiste un chiaro riscontro con le decorazioni della tomba di Sennedjem (TT1). Si veda la scena in cui Ramose è raffi gurato insieme alla moglie Mutemuia 79 mentre gioca alla Senet, molto simile a quella in cui Sennedjem e Iineferty appaiono in attitudine analoga 80 . Si evidenzia ancora una volta come gli stessi artisti operassero nella decora- zione delle tombe e dei papiri funerari, attingendo a un repertorio comune: i legami di parentela e di amicizia, nell’ambito di una comunità così ristretta, rendono inevitabile lo svilupparsi di modelli condivisi. Si ricorda, a titolo di esempio, che Ramose era contemporaneo dello scultore Neferrenpet, nella cui tomba appare raffi gurato (TT336), la fi glia di Neferrenpet, Taysennefret sposa il pittore Parahotep, fi glio del Pay già sopra citato come possibile au- tore del papiro Suppl. 6126/2 (+Neuchâtel Eg429) 81. A margine del corpus di Libri dei Morti di Deir el-Medina si segnala in- fi ne il papiro Provv. 6289, di cui non sono note le vicende di acquisizione, ma che è molto probabilmente parte del fondo Drovetti 82 . Il papiro si deve forse identifi care con un manoscritto non numerato che il catalogo Fabretti, Rossi, Lanzone così descrive: «Frammenti di papiro geroglifi co funerario colorato, ridotto pure in minuti pezzi, e molti portanti nel rovescio traccie di scrittura grande ieratica, rinchiusi in un foglio di carta azzurra segnato col n. II» 83 .

77 B. Lüscher, Totenbuch-Papyrus Neuchâtel Eg. 429 und Princeton Pharaonic Roll 2 , cit., tav. 36. 78 H. Milde, The Vignettes in the Book of the Dead of Neferrenpet, cit., tav. 19. 79 Per Ramose e la sua famiglia si veda B.G. Davies, Who’s Who at Deir el-Medina , cit., pp. 79 ss. 80 A.G. Shedid, Das Grab des Sennedjem, cit., pp. 64-65. 81 B.G. Davies, Who’s Who at Deir el-Medina, cit., pp. 149 ss. 82 Alcuni frammenti sono stati ritrovati mescolati con quelli appartenenti all’insieme Cat. 1827. 83 A. Fabretti, F. Rossi e R.V. Lanzone, Regio Museo di Torino, Antichità Egizie , cit., p. 280, n. 2. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 33

Fig. 21. Papiro Provv. 6289 (dettaglio della vignetta iniziale). Foto dell’Autrice.

Fig. 22. Frammento con misure della rampa d’accesso di KV9. Papiro Cat. 2110. Foto © Archivio Soprintendenza Archeologia del Piemonte. 34 Sara Demichelis

Fig. 23. Frammento con disegno della camera del sarcofago di KV9. Papiro Cat. 2110. Foto © Archivio Soprintendenza Archeologia del Piemonte. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 35

Fig. 24. Frammento che riproduce l’ingresso di una tomba. Papiro Cat. 2110. Foto © Archivio Soprintendenza Archeologia del Piemonte. 36 Sara Demichelis

Questo papiro funerario si caratterizza infatti per il suo reimpiego come sup- porto scrittorio per successive notazioni di carattere amministrativo. Dopo quest’unica citazione il manoscritto cade nell’oblio fi no alla sua recente «ri- scoperta» durante l’inventariazione dei magazzini. Il papiro, alto 35 cm., è costituito da una cinquantina di frammenti, in pessime condizioni di conser- vazione, parzialmente ricomponibili84 . Presenta al recto una attestazione del capitolo 168 del Libro dei Morti, preceduto da una scena di adorazione di Osiri; questo insieme è, a tutti gli effetti, da considerarsi un libro dell’Aldilà a se stante, da inserirsi nel novero delle guide oltremondane 85 . Si tratta di una composizione funeraria che, in forma di litania, elenca e raffi gura le divinità localizzate nelle dodici regioni sotterranee dell’Aldilà, denominate grotte (qrrt), allo scopo di garantirne la conoscenza e quindi l’accesso al defunto, oltre che il nutrimento necessario alla sussistenza86 . I paralleli noti e analogie stilistiche con altri testimoni indicano una datazione del recto po- steriore a quella degli altri manoscritti fi nora descritti del corpus funerario di Deir el-Medina, verosimilmente il testo fu redatto durante la XX dinastia. Il campo del papiro è delimitato dai bordi dipinti a fasce giallo-rosso- giallo, ricorrenti nei Libri dei Morti di Deir el-Medina. Le vignette che ri- producono le divinità delle caverne sono disposte, come usuale per questo genere di composizioni, entro riquadri situati in un registro centrale sor- montato in alto e in basso da altri due registri che ospitano tre colonne di testo, in corrispondenza di ogni riquadro (fi g. 20). Il testo è redatto in geroglifi co nero, con andamento da sinistra a destra, non retrogrado, nonostante vi siano errori del copista, che in alcuni punti inverte il senso di lettura dei segni, disegnandoli cioè da destra a sinistra. Le colonne sono delimitate da linee rosso-nero-rosso mentre una fascia centrale gialla tra due linee nere separa i testi afferenti alle diverse caverne. Il giallo (orpimento) è molto degradato e appare appena visibile, analogo

84 I frammenti sono sfi brati e molto fragili, la cromia presenta gravi alterazioni in particolare nei gialli e nei verdi. 85 A. Piankoff, The Wandering of the Soul , Princeton University Press, Princeton, 1974. Per una sintesi sullo stato della questione e sulle ultime attestazioni riconosciute di questo testo funerario si rimanda a M. Müller-Roth e F. Weber, Neue Quellen des Grüftebuchs (Tb168), in «GM», 2010, 226, pp. 63-75; M. Müller-Roth e M. Yacoub, Das Grüftebuch des Nes-pa-her-an (P. 3006 ), in «Forschung in der Papyrussammlung. Eine Festgabe für das Neue Museum», a cura di V.M. Lepper, Akademie Verlag, Berlin, 2012, p. 134 e nota 1. 86 M. Müller-Roth, Das Grüftebuch (Tb 168) / The Book of Caves (BD 168) , in M. Müller-Roth e M. Höveler-Müller (Hrsg.), «Grenzen des Totenbuchs: ägyptische Papyri zwischen Grab und Ritual», Rahden/Westf., 2012, pp. 35-45. M. Müller-Roth e M. Yacoub, Das Grüftebuch des Nes-pa-her-an (P. 3006), cit., pp. 131-158. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 37 deterioramento riguarda il verde delle fi gure, che è virato verso una tona- lità olivastra. Le fi gure delle divinità nei riquadri sono delineate in rosso, con vesti verdi. Come per le analoghe composizioni, il numero di riquadri per ogni regione non è fi sso e all’interno si trova una sola fi gura divina per rappresentare invece un insieme più consistente, di cui alcuni esem- plari specifi cano il numero, mancante invece nel papiro di Torino. Nella parte iniziale del testo (a sinistra) si trovava una scena a piena pagina di adorazione del defunto davanti a Osiri. Purtroppo questa vignetta è quasi completamente perduta: si conservano ancora porzioni della fi gura divina, Osiri è rappresentato stante, rivolto a sinistra, le braccia, incrociate al pet- to, stringono nelle mani lo scettro heqa e il fl agello. Davanti a Osiri, in alto, si trova un disco solare dipinto di rosso e tre colonne campite di giallo e delimitate da linee rosse, destinate a accogliere il testo con la legenda rela- tiva al dio, rimaste incompiute (fi g. 21). Segue quindi la composizione fu- neraria vera e propria, separata dalla vignetta iniziale da una lacuna di una certa estensione, che deve essere colmata con le prime cinque suddivisioni della ottava regione dell’Aldilà. La sequenza delle fi bre del papiro, oltre che il testo del verso, lascia supporre infatti che anche questa composizio- ne, come la maggior parte di quelle conservate, non contemplasse la men- zione delle divinità delle prime sette regioni 87 . La parte di testo conservata inizia con le divinità della sesta divisione della ottava regione dell’Aldilà, si trovano quindi le HfAyt , le sottomesse, divinità femminili raffi gurate come una donna piegata in avanti, con l’acconciatura propria del lutto 88 . Nel testo che segue il nome divino sono enunciati i benefi ci che gli dei conce- dono al defunto; nel registro inferiore invece appaiono elencate le offerte che sono loro tributate in cambio. L’insieme di frammenti fi nora ricostruiti conserva il testo fi no alla quinta divisione della nona regione. Lo spazio destinato ad accogliere il nome del defunto è rimasto bianco e anche la vignetta introduttiva appare incompiuta: le vicende del manoscritto seguono quindi una strada diversa rispetto a quella originariamente prevista. Il papiro infatti, inutilizzato come testo funerario, è in un certo senso «scarta- to», per essere riciclato come supporto scrittorio per annotazioni relative alla

87 L’unica versione completa è quella conservata nell’Osireion di Abido, M.A. Murray, The Osireion at Abydos, Bernard Quaritch, London 1904, tavv. II-V; A. von Lieven, Bemerkungen zum Dekorationsprogramm des Osireion in Abydos, in «6. Ägyptologische Tempeltagung: Funktion und Gebrauch altägyptischer Tempelräume», a cura di B. Haring e A. Klug, Harrassowitz Verlag, Wiesbaden, 2007, pp. 167-186. 88 Anche in p. Berlin 3006 e p. MMA 35919, si trova analoga raffi gurazione mentre in altri manoscritti si tratta di divinità maschili, A. Piankoff, The Wandering of the Soul, cit., 1974. 38 Sara Demichelis amministrazione locale di Deir el-Medina, riportando così «alla vita» un do- cumento destinato invece ad essere di accompagnamento nell’Aldilà. Il verso conserva un giornale della necropoli redatto in ieratico, con inchiostro nero, datato all’anno 13 di Ramesse IX. L’attribuzione al regno di questo sovra- no è fondata sui dati prosopografi ci rilevati nel documento, tutti i personaggi citati sono infatti attivi nel villaggio proprio all’epoca di questo sovrano. Il testo, solo parzialmente conservato, registra le consegne di beni e strumenti di lavoro effettuati al personale della tomba, nel primo mese della stagione dell’estate, dal giorno 18 fi no all’ultimo giorno dello stesso mese. Sono inte- ressati dalle consegne i due capisquadra attivi in quel periodo: Hormes per il lato destro e Nekhemmut per il lato sinistro. Inoltre sono menzionati gli scribi Hori, Pentahutnakht, Pairwsekherw, il guardiano Qaidjeret 89 . Il testo redatto al verso del papiro Provv. 6289 rimanda quindi alle atti- vità peculiari degli abitanti di Deir el-Medina, ovvero la costruzione delle tombe nelle Valli dei Re e delle Regine. All’insieme di documenti relativi a questo specifi co ambito, conservati nella raccolta di Torino, si devono ora aggiungere alcune centinaia di frammenti che completano manoscritti noti o altri invece ancora da ricostruire. Il Museo Egizio annovera infatti un vero e proprio corpus dei progetti delle tombe della Valle dei Re, di cui l’esem- plare più celebre (Cat. 1885) riproduce la pianta della tomba di Ramesse IV (KV 2), ed è stato pubblicato da A.H. Gardiner e H. Carter nel 1917 90 . A questo magnifi co esemplare se ne è aggiunto un altro (CGT 55002), intera- mente ricostruito da frammenti, che conserva al recto la pianta di una tomba di dimensioni straordinarie, che non trova alcuna corrispondenza con quelle note nella Valle dei Re e al verso un altro disegno della tomba di Ramesse IV, con alcune discrepanze nelle misure riportate rispetto al papiro Cat. 1885. Varie considerazioni di ordine storico hanno portato a ipotizzare che il di- segno del recto rappresenti il progetto originario della sepoltura di Ramesse IV, la cui tomba non è stata realizzata seguendo lo sviluppo architettonico tradizionale, ma è stata costruita sulla base di un piano modifi cato, che ne ha ridotto i volumi e le sale, come attestato sul papiro Cat. 1885 91 . Frammenti di un altro papiro sono stati successivamente ricostruiti e riconosciuti come pertinenti ad una ulteriore rappresentazione della tomba KV2 nella sua ver-

89 Per gli aspetti prosopografi ci si rimanda a B.G. Davies, Who’s Who at Deir el-Medina, cit. 90 A.H Gardiner, H. Carter, The Tomb of Ramesses IV and the Turin Plan of a Royal Tomb , in «JEA», 4, 1917, pp. 130-158. 91 S. Demichelis, Le projet initial de la tombe de Ramses IV ? Papyrus de Turin CGT 55002 , in «ZÄS», 131, 2004, pp. 114-133. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 39

Fig. 25. Ritratto di Ramesse IX (Papiro Cat. 1954 verso). Foto © Archivio Soprintendenza Archeologia del Piemonte.

sione originale, mai compiuta (CGT 55003)92 . Quest’ultimo manoscritto, nella parte fi nora ricostruita, riproduce una porzione della sala del sarcofago e dei suoi annessi: questo insieme potrà essere implementato dai nuovi ele- menti identifi cati e che si riferiscono agli altri ambienti previsti nel progetto della tomba. Sono stati poi identifi cati un centinaio di frammenti di un manoscritto (Cat. 2110) che conserva al recto la pianta di una tomba regale che è, in

92 S. Demichelis, Il progetto originario della tomba di Ramesse IV (KV2): una nuova attestazio- ne torinese (papiro CGT 55003 recto), in «QSAP», 22, 2007, pp. 45-60. 40 Sara Demichelis modo affatto originale, contestualizzata topografi camente con riferimenti relativi ad altre sepolture nella Valle dei Re. Purtroppo i frammenti di mi- nute dimensioni sono in pessime condizioni di conservazione: la struttura quanto mai deteriorata ne rende arduo il riconoscimento delle fi bre, utile ai fi ni della ricostruzione e l’inchiostro dei testi è molto dilavato. La montagna all’interno della quale è scavata la tomba è resa mediante un fondo rosa con porzioni più chiare, pennellate rosse e nere sembrano indicare le curve dei rilievi. I disegni relativi alle strutture della tomba sono tracciati in nero, con un tratto molto sottile, le porte sono ribaltate sul piano come usuale. Le altre sepolture disegnate sono rappresentate sempre a tratto nero semplice. Su uno dei frammenti conservati si trova la parte iniziale del disegno di una tomba, con una annotazione relativa ai lavori fi no ad allora compiuti, il te- sto specifi ca: «[lavoro] fatto dall’anno 5 mese 2 dell’estate giorno […] fi no all’anno 5 mese 2», al di sotto si trova la didascalia relativa al primo ambien- te: «rampa d’accesso (lett. Primo corridoio), lunghezza 30 cubiti, larghezza 7 cubiti, altezza 15 cubiti» (fi g. 22). Si tratta quindi del riepilogo dei lavori effettuati in una tomba regale nel quinto anno di regno di un sovrano non menzionato espressamente. Le misure indicate per la rampa sono compatibili con quelle delle sepolture ramessidi e, in particolare, con la tomba di Ramesse V-VI (KV 9): identiche dimensioni sono riportate sul verso del papiro Cat. 1885 93 . Questa tomba, originariamente concepita per Ramesse V, sotto il cui regno fu lavorata fi no all’anticamera della sala a pilastri, fu poi terminata da Ramesse VI, che la occupò94 . La data dell’anno 5 riportata dal papiro Cat. 2110 si riferisce ne- cessariamente a Ramesse VI, visto che il suo predecessore regnò solo quattro anni. Si tratta quindi di una attestazione dello stadio di avanzamento dei lavori che integra e completa le informazioni testuali contenute nel papiro di Torino Cat. 1923, che si riferiscono invece alle opere in corso di realizzazio- ne nell’anno 295 . La tomba, come è stata poi compiuta, consta di una rampa d’accesso, due corridoi, un’anticamera, una sala a pilastri con rampa centrale da cui si accede attraverso altri due corridoi inferiori a una anticamera e alla

93 Nella prima colonna sono presenti delle indicazioni relative alle misure di una tomba re- gale identifi cata appunto con KV 9, cfr. E. Hornung, Zum Turiner Grabplan , in J. Baines (ed.), «Pyramid Studies and other Essays Presented to I.E.S. Edwards», Egypt Exploration Society, London, 1988, pp. 138-142; K.A. Kitchen, Ramesside Inscriptions , Historical and Biographical, vol. VI, B.H. Blackwell ltd, Oxford, 1983, p. 223, 12. 94 F. Abitz, Baugeschichte und Dekoration des Grabes Ramses’ VI, OBO 89, Freiburg, 1989. 95 R. Ventura, The Largest Project for a Royal Tomb in the Valley of the Kings , in «JEA», 74, 1988, pp. 137-155. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 41 camera del sarcofago. Quest’ultima presenta soffi tto a volta, fossa centrale e una piccola stanza sul fondo, che risulta essere incompiuta. Sui frammenti superstiti del papiro, ancora in fase di ricostruzione, si riconoscono i traccia- ti riferibili a alcuni corridoi, mentre non pare esservi nulla di ascrivibile alla sala a pilastri. Si conserva, in parte, il disegno della camera del sarcofago, di cui sono rappresentati la parte sopraelevata sostenuta da pilastri: solo due in alto e uno in basso sono presenti. È inoltre rappresentata la fossa centrale, di cui è fornita la larghezza di 25 cubiti, occupata dal disegno, appena leggi- bile, del sarcofago regale. Questo è raffi gurato secondo la tipologia propria dell’età ramesside96 , così come sul papiro Cat. 1885: il coperchio, a forma di cartiglio, mostra al centro la fi gura del sovrano, affi ancato da Isi a sinistra, il capo sormontato dal trono, e le braccia ripiegate verso il re, dalla parte opposta è rappresentata Nefti in atteggiamneto analogo. Tra Isi e il faraone è disegnata la fi gura di un coccodrillo, a cui corrisponde, sul lato opposto, la raffi gurazione di un serpente (fi g. 23). Da quanto si evince dai frammenti conservati la tomba non sembra essere stata completata, benché risulti presente anche il disegno della camera del sarcofago. Le annotazioni che si leggono a completamento delle didascalie dei vari ambienti riportano valori in denit – cubiti cubici – , che si riferiscono cioè al volume di roccia estratta per lo scavo della tomba: l’ammontare annotato è preceduto da date, che starebbero a indicare il quantitativo di materiale estrat- to nell’arco di tempo specifi cato dal testo. Queste annotazioni potrebbero at- testare che i lavori di scavo erano ancora in corso. Inoltre si deve rilevare che la sala del sarcofago pare essere disegnata in asse con la sequenza di corridoi della tomba: la fossa centrale è posta in continuità rispetto ad essi. Nella realtà invece la fossa è stata realizzata in posizione ortogonale, come se il disegno del papiro si riferisse a una situazione progettuale poi modifi cata. D’altro canto la tomba stessa rimase incompiuta alla morte di Ramesse VI, nel suo ottavo anno di regno: parte della camera del sarcofago non fu scavata e i pilastri sono rimasti parzialmente tagliati nella roccia. L’aspetto più originale del papiro consiste tuttavia nell’aver disegnato la pianta della tomba all’interno di una più ampia rappresentazione della necropoli: sui frammenti sono infatti menzionate o raffi gurate altre sepolture come l’in- gresso (?) della tomba di Ramesse IV, ( pA xr n wsr mAat ra stp.n-imn ). Su un altro frammento si trova la data dell’anno 5 mese 2 di akhet giorno 11, sotto la data si vede, tracciato in nero, un rettangolo, corrispondente all’ingresso

96 Per i confronti con i sarcofagi ramessidi si rimanda a E. Hornung, Zwei Ramessidische Königsgräber. Ramses IV. und Ramses VII ., Theben XI, Verlag Philipp von Zabern, Mainz am Rhein, 1990, pp. 120 ss. 42 Sara Demichelis di una tomba, il testo sottostante riporta infatti: «la tomba che si trova al fondo … del tempio di …» (fi g. 24). La posizione del testo e del disegno, in senso perpendicolare rispetto alle fi bre del papiro, è garantita dalla sequenza testuale del verso, che conserva un giornale della necropoli, in cui sono elen- cati gli effettivi al lavoro nel cantiere regale di una tomba non specifi cata. I frammenti del papiro Cat. 2110 sembrano quindi confi gurarsi come il progetto della tomba KV 9 allo stadio di avanzamento lavori nell’anno 5 di Ramesse VI, raffi gurato all’interno di una più ampia pianta della necro- poli, almeno della parte interessata dall’ubicazione della sepoltura. Si deve rilevare che la contestualizzazione topografi ca della tomba non ha tuttavia impedito che si verifi casse una collisione con una sepoltura preesistente: alla fi ne del quinto corridoio infatti gli operai entrarono in contatto con l’adia- cente ultima sala della KV 12, per cui si rese necessario modifi care l’incli- nazione del corridoio, in origine concepito su un piano orizzontale97 . Nella mappa del resto sembrano essere indicati solo gli ingressi delle sepolture e non il loro sviluppo all’interno della montagna e quindi non era prevedibile l’estensione in profondità delle tombe98 . La collisione rese comunque ne- cessario modifi care l’andamento del corridoio di cui fu abbassato il livello. Il completamento del lavoro di restauro e di ricostruzione dei frammenti dovrebbe fornire ulteriori dettagli sulle tombe raffi gurate consentendo forse di raggiungere una visione d’insieme. Autore della pianta riprodotta sul papiro Cat. 2110 potrebbe essere Amenhotep, fi glio di Amennakht 99 , pittore cui si deve il compimento pro- prio della decorazione della tomba KV 9 e in particolare la sua mano è stata identifi cata, attraverso tratti a lui peculiari, nelle raffi gurazioni della dea Nut sulla volta della camera del sarcofago100. Gli elementi paleografi ci e grafi ci,

97 F. Abitz, Baugeschichte und Dekoration des Grabes Ramses’ VI , cit., pp. 28 ss. Il soffi tto del corridoio, interessato dalla collisione, è stato poi decorato con testi e scene di grande valenza magica, atta a «proteggere» la tomba; cfr. H. Hornung, Zum Schutzbild im Grab Ramses VI , in «Funerary Symbols and Religion, Essays Dedicated to Heerma van Voss», a cura di J.H. Kamstra, H. Milde e K. Wagtendonk, J.H. Kok, Kampen, 1988, pp. 45-49; J.C. Darnell, The Enigmatic Netherworlds Books of the Solar-Osirian Unity , OBO, 198, Academic Press Fribourg, Vandenhoeck & Ruprecht, Göttingen, 2004, in particolare pp. 385-390. 98 La questione tuttavia rimane aperta, considerato il fatto che la comprensione dell’insieme potrà migliorare alla luce della ricomposizione in corso. Si vedano le osservazioni generali di C. Rossi, Dimensions and Slope in the Nineteenth and Twentieth Dynasty Royal Tombs , in «JEA», 87, 2001, p. 79. 99 B.G. Davies, Who’s Who at Deir el-Medina, cit., pp. 112-113. 100 C.A. Keller, Un artiste égyptien à l’oeuvre: le dessinateur en chef Amenhotep , in «Deir el Médineh et la Vallée des Rois», a cura di G. Andreu, Éditions Chéops-Musée du Louvre, Paris, 2003, pp. 83-113. Ricomporre frammenti. Lavori in corso tra i papiri del Museo Egizio di Torino 43

fi nora rilevati all’interno del papiro, non sono tali da fornire indicazioni più cogenti circa una simile attribuzione: resta tuttavia una ipotesi molto verosi- mile, visto appunto il coinvolgimento diretto di questo pittore nell’esecuzio- ne dell’apparato decorativo della tomba di Ramesse VI. L’ Ostracon Gardiner 70 ci informa per altro che lo scriba Amenhotep era impegnato a completare il disegno del progetto di una tomba regale, non meglio specifi cata ( sS imn- Htp mH r sS pA snn n pA xr) 101. Del pittore Amenhotep il Museo Egizio di Torino conserva anche il boz- zetto di un ritratto di Ramesse IX (Cat. 1954), un piccolo papiro a cui negli ultimi anni sono stati aggiunti diversi tasselli. L’insieme ricomposto raffi gura il sovrano offerente, disegnato sul lato secondario di un manoscritto che conserva sul lato principale un testo magico-rituale, contenente formulari per abbattere il nemico, mutuati dal più celebre rituale per abbattere Apopi. Il bozzetto doveva probabilmente servire come modello per una delle raffi - gurazioni del sovrano nella tomba (fi g. 25). Tra le ultime identifi cazioni si deve infi ne segnalare la raccolta di testi fu- nerari di epoca tolemaica del papiro Cat. 1845 a nome di Teos (Djedhor) 102, detto Paiani (la paviana)103, fi glio della signora della casa, suonatrice di sistro di Amon-Ra, Neskhonsu. Il papiro, ora suddiviso in cinque vetri, contie- ne un insieme di testi rituali derivanti dai più antichi Testi delle Piramidi e appartenenti al genere delle liturgie di Osiri104, in particolare al terzo Libro delle Glorifi cazioni , completato dal Rituale per far uscire Sokari dalla Shetit. Allo stesso defunto appartiene anche il Libro dei Morti ieratico Cat. 1830, che preserva la sequenza completa di 165 capitoli, con poche varianti rispet- to all’esemplare meglio noto di Efankh (Cat. 1791). La biblioteca funeraria di Teos si completa poi con il Papiro British Museum 10317 (= Salt 1821), una silloge di testi liturgici facenti parte del primo libro delle glorifi cazio- ni di Osiri105. Il papiro londinese si conserva nella parte iniziale del rotolo ma non in quella fi nale, l’ipotesi che possa ricongiungersi con il papiro di Torino Cat. 1845 non troverebbe tuttavia conferma nell’altezza dei fogli: 25 cm. quelli di Torino e 28 cm. quelli del papiro britannico 106. La raccolta

101 J. Černy e A.H. Gardiner, Hieratic Ostraka , Aris & Phillips, Oxford, 1957, tav. XLVIII a rto. 102 H. de Meulenaere, Le surnom égyptien à la basse époque, Nino, Leiden 1966, p. 13. 103 Cfr. ibidem. 104 J. Assmann, M. Bommas e A. Kucharek, Altägyptische Totenliturgien , Bd. 3: Osirisliturgien in Papyri der Spätzeit, Universitätsverlag Winter, Heidelberg, 2008. 105 J. Assmann, Osirisliturgien, cit. 106 Si segnala che anche il manoscritto londinese arrivò al Museo Britannico in epoca otto- 44 Sara Demichelis di manoscritti funerari di Teos proviene verosimilmente dalla tomba tebana TT414 di Ankhhor107, una sepoltura monumentale, risalente alla XXVI di- nastia, riutilizzata in epoca tolemaica da una famiglia di sacerdoti di Amon, da cui deriverebbero anche altri reperti confl uiti nel Museo Egizio di Torino attraverso la collezione Drovetti108. I lavori in corso nella papiroteca del Museo Egizio evidenziano come la faticosa e lenta opera di recupero di questa straordinaria raccolta di mano- scritti, avviata nel 1824 da J.F. Champollion, e proseguita ininterrottamente per quasi due secoli, è ancora lungi dall’essere conclusa. I risultati ottenuti incoraggiano nel proseguire con le attività di ricostruzione e ricomposizione, poiché si è constatato che le possibilità di reperire nuovi testi o di realizzare raccordi diretti con manoscritti noti non sono affatto esaurite, e anche pa- piri, considerati da sempre distinti, possono essere in realtà parte di insiemi più complessi109.

centesca con la raccolta di antichità del console Harry Salt: i papiri sarebbero quindi stati recuperati e venduti ai collezionisti europei nello stesso periodo. 107 M. Bietak, E. Reiser-Hauslauer, Das Grab des Anch-hor. Obersthofmeister der Gottesgehmalin Nitokris. Teil II, Verlag ÖAW, Wien, 1982, p. 252 e nota 474. 108 Per l’ elenco dei reperti di Torino si veda A. Roccati, La riscoperta continua dell’Egitto. «Preistoria» delle collezioni torinesi, in L’Egitto fuori dell’Egitto. Dalla riscoperta all’Egittolo- gia, a cura di C. Morigi, S. Curto e S. Pernigotti, Clueb, Bologna, 1991, pp. 357-366, si segnala anche la cassetta per Ushabty a nome di Teos, conservata al British Museum, inv. 8537, cfr. H. de Meulenaere, Notes de prosopographie thébaine. CdE 59 , 1984, pp. 238-241. Ringrazio il Prof. A Roccati per le indicazioni bibliografi che. 109 Si veda in ultimo il lavoro di ricongiungimento e la ricomposizione in corso dei papiri 2032+2033+1865.