Domenico Carpanini: Discorsi in Sala Rossa

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Domenico Carpanini: Discorsi in Sala Rossa 6 ASSOCIAZIONE CONSIGLIERI EMERITI DEL COMUNE DI TORINO DOMENICO CARPANINI DISCORSI IN SALA ROSSA (1980-2001) DOMENICO CARPANINI. DISCORSI IN SALA ROSSA (1980-2001) IN SALA DISCORSI ROSSA CARPANINI. DOMENICO AASSOCIAZIONE CONSIGLIERI EMERITI AASSOCIAZIONE CONSIGLIERI TORINO DI DEL COMUNE 6 ASSOCIAZIONE CONSIGLIERI EMERITI DEL COMUNE DI TORINO DOMENICO CARPANINI. DISCORSI IN SALA ROSSA (1980-2001) a cura di Claudio Rabaglino Si ringraziano la Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci (che custodisce il fondo documentale di Domenico Carpanini, operandosi per la sua valorizzazione), e il quotidiano «La Stampa», dai cui Archivi fotografici sono state tratte le immagini qui riprodotte. Un ringraziamento anche al personale dell’Archivio storico della Città di Torino per la disponibilità e la collaborazione dimostrate durante la ricerca. Ci riserviamo di ottemperare agli obblighi di legge ed eventualmente pagare i diritti d’autore per le immagini da noi pubblicate. In copertina: Domenico Carpanini, 1990 (Archivio fotografico Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci) Associazione Consiglieri Emeriti del Comune di Torino Piazza Palazzo di Città, 1 Torino L’Associazione è stata costituita, per impulso della Presidenza del Consiglio Comunale di Torino, con atto del 18 gennaio 2001. Dopo un periodo iniziale di gestione istituzionale, in data 7 novembre 2001 sono stati eletti i previsti organi statutari. L’Associazione ha sede in Torino, piazza Palazzo di Città n.1, presso la sede del Consiglio Comunale. Finalità e scopi dell’Associazione sono previsti dall’art. 2 dello Statuto sociale. Art. 2 L’Associazione si propone di: a) mantenere vivo ed operante il vincolo che, indipendentemente dalla loro appartenenza politica, ha visto i Consiglieri Comunali operare al servizio della Città di Torino e dei suoi cittadini; b) contribuire alla valorizzazione dell’Istituzione comunale, quale primaria espressione democratica della Repubblica, anche mediante convegni, conferenze, pubblicazioni e manifestazioni varie; c) stimolare e facilitare i rapporti degli ex Consiglieri con il Consiglio Comunale e gli altri organi comunali; d) assicurare ai soci un continuo, doveroso aggiornamento sull’attività amministrativa del Comune. I Consiglieri Comunali in carica partecipano alla vita e all’attività dell’Associazione e collaborano al raggiungimento delle sue finalità. 3 Consiglio Direttivo dell’Associazione Consiglieri Emeriti del Comune di Torino Giancarlo Quagliotti Presidente Piero Aceto Vicepresidente Giuseppe Gallicchio Segretario Tesoriere Silvana Appiano Consigliere Mario Berardi Consigliere Gregorio Borsano Consigliere Luisa Carello Consigliere Gian Paolo Collu Consigliere Susanna Fucini Consigliere Raffaella Furnari Consigliere Marziano Marzano Consigliere Filiberto Rossi Consigliere Maria Grazia Sestero Consigliere Lorenzo Simonetti Consigliere Gian Paolo Zanetta Consigliere Luigi Tealdi Presidente dei Revisori dei conti Sebastiano Provvisiero Revisore dei conti Santina Vinciguerra Revisore dei conti 5 PRESENTAZIONE DEL PRESIDENTE E DEL VICEPRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE CONSIGLIERI EMERITI DEL COMUNE DI TORINO GIANCARLO QUAGLIOTTI E PIERO ACETO Domenico Carpanini: amministratore e protagonista in Sala Rossa. Domenico Carpanini morì improvvisamente – a 47 anni – il 28 febbraio 2001. Aveva appena concluso il suo intervento nel corso del primo dibattito di quella che si preannunciava come una impegnativa, lunga e non facile campagna elettorale. Era stato scelto come candidato Sindaco per la coalizione dell’Ulivo, dopo mesi di numerose logoranti discussioni, dentro e fuori dal suo partito. Verso Carpanini e la sua candidatura si erano manifestate critiche e perplessità invero ingenerose, se appena si fosse riflettuto serenamente sul forte legame che il vicesindaco aveva con la città, costruito in 32 anni di impegno politico, di cui oltre 20 come Consigliere comunale. Che quel forte legame si sarebbe trasformato in consenso elettorale, che andava ben oltre il perimetro della coalizione che lo sosteneva, si sarebbe compreso nei giorni immediatamente successivi alla sua morte. Fin dal momento dell’apertura della camera ardente nella Sala Rossa del Municipio di Torino – estremo omaggio e riconoscenza della città ad uno dei suoi figli migliori – iniziò a manifestarsi il cordoglio collettivo della città, testimoniato dalle migliaia di partecipanti ai suoi funerali. Quell’intensa presenza, quel lutto sentito come proprio da ognuno, quel voler dare testimo- nianza della vicinanza alla sua famiglia ed ai suoi amici e compagni era il riconoscimento del lavoro di Domenico Carpanini per la sua città e dava l’esatta misura del lungo ed intenso rapporto tessuto nel tempo con i torinesi. Si ebbe testimonianza, in quel triste frangente, del suo legame con i più vasti settori della cittadinanza, specie con i residenti nelle aree più periferiche e nei quartieri in cui più forte era il disagio sociale. Carpanini era stato al loro fianco, presente in ogni circostanza difficile: si trattasse di ribadire il valore della sicurezza per tutti, la condanna della violenza politica, la necessità di porre in fretta rimedio alle calamità che potevano accadere alla città (in particolare nel corso delle alluvioni e di eventi atmosferici di forte impatto), o anche per sostenere l’urgenza di interventi di riqualificazione urbanistica o per la creazione di nuovi servizi sociali. In ogni circostanza Carpanini c’era e faceva sentire il peso della sua competenza, della determinazione politica con cui affrontava le questioni, anche attraverso la sua capacità di fare squadra e 7 di mobilitare tutte le forze disponibili per dare risposte puntuali ai cittadini. Per questo vi era emozione e sconcerto. Emozione che ben testimoniò Giorgio Napolitano nel telegramma che inviò ai suoi compagni di partito torinesi: “Apprendo con sgomento commozione profondo turbamento terribile notizia inconcepibile tragedia. Prego esprimere mia affettuosa partecipazione a dolore dei famigliari e di quanti hanno saputo riconoscere il valore politico morale umano dello straordinario impegno di Domenico Carpanini combattente della sinistra e uomo di governo”. Combattente egli lo fu sin da quando, quindicenne, scelse la sinistra, come egli stesso ebbe a scrivere molti anni dopo, “in un momento in cui essa era anche sinonimo di liberazione ed è vissuta come insieme di grandi opzioni – stare con i vietnamiti contro gli americani che li bombardano, stare con gli operai, i poveri, i deboli contro chi li sfrutta”1. Alla sostanza di quella scelta rimase sempre fedele, partecipando attivamente, da militante e dirigente delle formazioni politiche a cui fu iscritto (Psiup, Pci, Pds, Ds), e contribuendo in molte occasioni a fornire un contributo originale alla elaborazione ed alla iniziativa politica di quei partiti. Carpanini fu tra i più convinti sostenitori della necessità di allargare a quanti più cittadini possibile la partecipazione al governo della cosa pubblica. Nella sua qualità di responsabile del Pci per i quartieri e la partecipazione democratica, fu tra i promotori della costituzione delle Circoscrizioni, poi formalizzata dalle decisioni assunte dalle Giunte Novelli. Particolarmente significativo – ne siamo stati diretti testimoni – fu il suo impegno contro il terrorismo rosso e nero. Domenico fu tra i primi a prendere le distanze da ogni forma di giustificazione della violenza, pur presente in taluni minoritari settori della sinistra, ed a contrastare le pseudo teorie rivoluzionarie secondo le quali i protagonisti della violenza terroristica erano “compagni che sbagliano”; fu risoluto nel negare l’equidistanza tra terrorismo e Stato ed a polemizzare con quanti sostenevano che non si dovesse stare “né con le Br, né con lo Stato”. Fu a fianco di coloro che, nei partiti e nelle istituzioni, chiamarono alla mobilitazione, organizzando nei quartieri cittadini la diffusione e la raccolta del “questionario” proposto da Dino Sanlorenzo e sostenuto dalla Regione e dal Comune di Torino. Mai mancò la sua solidarietà verso gli uomini che sul fronte dello Stato combattevano l’eversione. 1 Testimonianza di D. Carpanini in D. Sanlorenzo (a cura di), Noi cominciammo così... 120 esponenti della vita politica di Torino raccontano le radici della loro scelta a sinistra, The c’, Milano, 1999, p. 155. 8 Uomo di governo lo fu sin da quando iniziò la sua attività amministrativa, prima in Consiglio provinciale (dal 1976) e poi in Consiglio comunale (dal 1980), interpretando il suo ruolo con una forte carica riformistica e una altrettanta forte autonomia di giudizio e di azione rispetto ai vari potentati economici presenti in città, dove la “filosofia” secondo cui ciò che “serviva alla Fiat, serviva all’Italia” era quanto mai presente e operante. Egli, pur consapevole dell’importanza sociale ed economica che la grande industria aveva per la città e per il benessere dei suoi abitanti, seppe mantenere distinti gli interessi della collettività da quelli di gruppi e circoli ristretti ancorché importanti, come ben si evince dalla lettura dei suoi interventi. Carpanini fu eletto in Consiglio comunale nel 1980, partecipando alla campagna elettorale in licenza dal servizio militare che stava svolgendo a Pinerolo. Eletto assieme ad altri giovani Consiglieri presenti in tutti i partiti quali espressione dell’affacciarsi di una nuova generazione di politici ed amministratori, fu subito tra i più attivi e presenti. Partecipare alle riunioni del Consiglio era per lui un punto d’onore ed insieme la sottolineatura della serietà con la quale
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