La Morte Di Turiddu Giuliano. La Prima Bugìa Di Stato

Total Page:16

File Type:pdf, Size:1020Kb

La Morte Di Turiddu Giuliano. La Prima Bugìa Di Stato La morte di Turiddu Giuliano. La prima bugìa di Stato Primo Maggio 1947, strage di Portella della Ginestra. “Chi arma e dirige il banditismo siciliano? Chi arma la mano di Salvatore Giuliano, e perché?”, si chiede alla Costituente il capo dei comunisti siciliani, Girolamo Li Causi, mentre nel retroterra palermitano si celebrano i funerali delle undici vittime tra i contadini, le donne, i ragazzi riuniti per festeggiare la festa del lavoro e la vittoria della sinistra alle prime elezioni regionali. Giuliano viene a sapere di quel discorso dai giornali e decide di replicare: “Come mai un Giuliano amatore dei poveri e nemico dei ricchi può andare contro la massa operaia?”. Il prestigioso dirigente del Pci non esita a rispondere dalle colonne della Voce della Sicilia su cui ha voluto che apparisse la lettera del bandito. “Giuliano, tu sei perduto e la tua vita è finita!”, scrive con lucida premonizione. E lo avverte: “Sarai ucciso o a tradimento dalla mafia, che oggi mostra di proteggerti, o in conflitto dalla polizia.” Quindi gli suggerisce: Parla finché sei in tempo! Denuncia alto e forte chi ti ha armato la mano, chi ti ha indotto a commettere e a far commettere la catena infinita di delitti da cui molto sangue è stato sparso! Inchioda alle loro responsabilità tutti coloro che ti hanno indotto al delitto e che ora ti abbandoneranno!. | 1 La morte di Turiddu Giuliano. La prima bugìa di Stato Girolamo Li Causi Giuliano si mostra turbato ma non convinto: “Non faccio la spia”. Controbatte Li Causi: “Ti vuoi convincere che scopo del governo è di farti uccidere e non di catturarti vivo perché Dc e monarchici temono che tu riveli i rapporti che essi hanno avuto con te?”: “Ne sono convinto, vogliono eliminarmi perché posso diventare il loro nemico numero uno”, e per la prima volta Turiddu conviene sulla necessità di vuotare il sacco. Ma ne rinvia il momento: “Ne riparleremo quando l’ora è matura”. Poi tace. Ma è un silenzio – l’aveva previsto Li Causi – gonfio di pericoli per chi ha armato la mano di Salvatore Giuliano. Ed ecco che, con prudenza ma con precisa determinazione, si prepara quella trama che, com’era già servita a decimare la banda del “re di Montelepre”, deve ora servire a tappare la bocca al suo capo prima che sia troppo tardi, prima quindi che “l’ora sia matura”. Lo Stato, in prima persona, gestisce e protegge l’operazione su due fronti. Per un verso l’intervento dell’alta mafia del palermitano e del trapanese, oramai decisa a far piazza pulita di un banditismo, non solo non più controllabile, ma che alimenta uno stato di tensione che non giova al libero e più tranquillo esercizio delle sue imprese. Per un altro verso carabinieri e polizia, una volta tanto chiamati a tacitare le reciproche gelosie. Insomma, mafia e Stato a braccetto per ripristinare l’ordine. Un maggiore dei carabinieri (poi promosso generale), Giacinto Paolantonio, stabilisce un prezioso contatto con l’indiscusso capomafia di Monreale “don” Nitto Minasola. Costui raccoglie le confidenze di Gaspare Pisciotta, cugino e luogotenente di Giuliano. Pisciotta è stanco della latitanza, è malato ai polmoni. Chi meglio di lui può servire alla bisogna di agganciare e far fuori Turiddu? Si mobilitano il questore Marzano, il colonnello Luca (capo del Cfrb, lo speciale corpo | 2 La morte di Turiddu Giuliano. La prima bugìa di Stato interforze che dava la caccia a Giuliano), il suo vice capitano Perenze (un bel passato di partecipazione all’intrigo per eliminare l’ultimo segretario del partito fascista, Ettore Muti) che ospita a casa sua il latitante Pisciotta fornito di ben due lasciapassare. I particolari dell’operazione sono definiti al Viminale, alla fine del giugno ’50, presente lo stesso Pisciotta. Ora si tratta di mettere in scena le più vivide sequenze del primo, scandaloso, falso politico- giudiziario del dopoguerra. Grazie al sollecito, interessato, strumentale intervento della mafia, Giuliano trova rifugio a Castelvetrano, nel trapanese, nell’anonima casa di un anonimo avvocaticchio, certo De Maria. Il 4 luglio Gasparino è accompagnato al rifugio di Giuliano, i due discutono delle mosse possibili per fuggire, cenano, si addormentano. Meglio, è Giuliano ad addormentarsi, e quando il sonno è profondo (sono passate le tre di notte), Gaspare lo ammazza con un paio di pistolettate. Gli spari sono il segnale che il capitano Perenze e i suoi uomini aspettano acquattati nei pressi di casa De Maria – c’è la testimonianza di due panettieri costretti dai carabinieri a rinchiudersi nella bottega malgrado il caldo soffocante di luglio e del forno. Ecco il momento di organizzare un finto conflitto a fuoco e, nella confusione, afferrare il corpo del bandito, trascinarlo nel polveroso cortile di casa e fingere che proprio lì, sotto i colpi di mitra, il “re di Montelepre” sia morto. | 3 La morte di Turiddu Giuliano. La prima bugìa di Stato Mario Scelba Alle 5,40 del mattino del 5 luglio parte per il ministro dell’Interno Mario Scelba l’attesissimo fonogramma: “…Dopo individuazione e conflitto a fuoco sostenuto da squadriglia Cfrb…rimaneva ucciso bandito Salvatore Giuliano”. Di lì a poco solenne s’appresta, e durerà l’intera giornata, il balletto di alti magistrati, ufficiali, questori, periti medico-legali intorno al corpo del bandito: tutti impegnati ad avallare la prima grande bugia di Stato del dopoguerra davanti a un esercito di giornalisti, di fotografi, di cineoperatori. Orecchie diffidenti e occhi dubbiosi, soprattutto quelli dell’inviato dell’Europeo, Tommaso Besozzi: “Di sicuro c’è solo che è morto”, scrive in un servizio- bomba: com’è – scrive – che il sangue di Giuliano, colpito al fianco destro e ora bocconi nel cortile, invece di spandersi per terra è salito su per la canottiera in barba a tutte le leggi della fisica? Si svela la verità: Giuliano è stato ammazzato mentre dormiva pancia all’aria, altro che conflitti a fuoco con gli uomini del Corpo repressione banditismo, fuga e morte nel cortile. Ma Scelba, a Roma, convoca i giornalisti e si abbandona ad un racconto ancor più fantasioso di quanto non abbia già fatto il mendace fonogramma: “Vistosi perduto il bandito ha cercato di fuggire dalla casa in cui era nascosto, ha tentato di opporre resistenza alle forze dell’ordine” e poi, sfidando gli sguardi increduli dei cronisti, il ministro conclude d’un fiato: “Dopo un lungo inseguimento” – da casa De Maria al cortile della stessa casa? – “il bandito veniva ucciso”. Un’ora più tardi Scelba corre alla Camera e recita lo stesso mattinale, facendone così una verità di Stato formalmente ancora oggi non ritrattata. Altrimenti si sarebbe dovuto spiegare (si dovrebbe tuttora spiegare) perché a Giuliano la bocca doveva essere tappata a ogni costo, esattamente come aveva previsto Mommo Li Causi, e con l’essenziale trappola della mafia. Ma ora la trappola scatta anche per Gaspare Pisciotta. Lo si arresta mentre va ad una visita medica prenotata per lui dai carabinieri, e al processo di Viterbo sula strage di Portella confermerà meno di un anno dopo la verità: “Avendo io personalmente concordato con il ministro Scelba, Giuliano è stato ucciso da me”. Poi sbotta: “Banditi, mafia e polizia tutt’una cosa eravamo, come Padre, Figlio e Spirito santo!”. Infine, di fronte ai tentativi di zittirlo, replica dal gabbione con un’aperta minaccia: “Altre cose potrò rivelare quando ci sarà il processo per l’uccisione di Turiddu”, un processo che non si svolgerà mai. “Ti ammazzeranno prima! Parla subito!”, replicano invano i legali delle vittime di Portella, echeggiando i passati moniti di Li Causi a Giuliano. | 4 La morte di Turiddu Giuliano. La prima bugìa di Stato Gaspare Pisciotta No, Pisciotta per ora tace e va all’ergastolo, nel famigerato carcere dell’Ucciardone dove è rinchiuso anche – un caso? – “don” Filippo Riolo, capo temutissimo della potente famiglia mafiosa di Piana dei Greci. Uno dei primi giorni del febbraio ’54 – era un sabato, gli uffici giudiziari in chiusura – Pisciotta chiede un colloquio con un magistrato, “uno qualunque, è urgente”. Il magistrato di turno è il sostituto procuratore Pietro Scaglione (anche lui sarà ucciso quindici anni dopo da Cosa nostra, ma non si saprà mai perché). | 5 La morte di Turiddu Giuliano. La prima bugìa di Stato Dal film “Salvatore Giuliano” di Francesco Rosi Il colloquio dura a lungo e prende evidentemente una piega inattesa se Scaglione sospende l’incontro e ne rinvia di qualche giorno la conclusione. Ma, prima del nuovo colloquio, all’Ucciardone arriva la stricnina. Mattino presto del martedì successivo, 9 febbraio. Pisciotta prepara il caffè. Il tempo di berne e di accendere una sigaretta e Gaspare ha i primi violenti spasmi. Si attacca al fiasco dell’olio nel tentativo di vomitare. Tutto inutile, un rantolo, una flebile scossa e la morte. All’autopsia nelle budella del luogotenente e assassino su commissione troveranno una dose di stricnina capace di stroncare un bisonte. Nessuno saprà mai chi ha ucciso Gasparino, ma tutti capiscono che il cerchio si è chiuso. Giorgio Frasca Polara La morte di Turiddu Giuliano. La prima bugìa di Stato was last modified: Settembre 20th, 2021 by GIORGIO FRASCA POLARA | 6.
Recommended publications
  • Guerilla Warfare a Sicilian Bandit
    RIGHT An American Marine medic administers plasma to a wounded soldier behind the front line in the streets of San Agata, during the Allied invasion of Sicily. Guerilla Warfare With a small but extremely tough volunteer army, the movement for independence in Sicily—which represented a variation on the old and unattainable Mafi a dream of becoming a state—began its armed struggle in the autumn of 1944, partly as a reaction to the continual and arbitrary attacks carried out by the police forces against its offi ces and supporters. Their attempt to bring about a separatist insurrection gave rise to vehement resistance, leading to guerilla warfare. The Italian government was forced to send the army to Sicily to support the police and Carabinieri and to put down the revolt. On June 17, 1945, the commander and founder of the separatist army, Antonio Canepa, was killed in a gunfi ght with the Carabinieri. His death pro- voked many well-founded suspicions that the Mafi a was directly responsible. Given their antipathy to words such as “socialism” and “revolution,” they were no doubt keen to rid themselves of such a subversive combatant. A Sicilian Bandit Concetto Gallo became the new head of the separatist army and then entered into an alliance with the bandits hoping to achieve victory for the revolt. He proposed that the most famous and wanted bandit in all of Sicily, Salvatore Giuliano, should join the volunteer army for the movement for Sicilian independence. Giuliano accepted, and he and his band carried out a series of attacks on the police and Carabinieri as well as on the troops sent by Rome to halt the progress of the rebel- lion.
    [Show full text]
  • Who Was Partisan Canepa?
    GLORY TO OUR COMRADE ANTONIO CANEPA and to the partisans of the Volunteer Army for the Independence of Sicily! NO to the hypocritical tricoloured Liberation Day and to the tainted May Day celebrations! World War II (1939-1945). After the facts were cleaned out by the ideologies, our very own Memory was "purified", what is left of the second WORLD WAR is a lethal confrontation between competing Powers, which turned into the division of the World in two parts, of a divided Europe, a divided Germany, a divided Berlin. And in the long-lasting withdrawal of the old colonialist European Empires, that had "won" the war, triggering India's independence, and most of all the foundation of Mao's People's Republic of China. In July 1943 - with Operation Husky - the "Allies" (supported by an efficient Resistance against Nazi- fascism) occupy Sicily. It was the beginning of the end of a Regime, but, as we will see, it was not what the Sicilian Partisans had fought for. The 24th October 1943, beyond the temporary AMGOT (Allied Military Government for Occupied Territories), was also the birthdate of Washington's "SICILY REGION 1" in the Mediterranean, which remains like an "unsaid" under this sky that is populated by foreign planes, assassin drones, dysfunctional saints and a G7 on a tourist trip. This Sicily is a fought-over island, played like a geopolitical card by Rome, the real mafia capital, and its strategic relation with the AmeriKan friend. A treasure island reduced to Europe's poorhouse, with its habitants being forced to emigrate.
    [Show full text]
  • Riflessioni Sull™Enigmatica Strage Di Portella Delle
    www.laltrasicilia.org RIFLESSIONI SULL’ENIGMATICA STRAGE DI PORTELLA DELLE GINESTRE Dott. Salvatore Riggio Scaduto Nel giugno del 1987 a Montelepre veniva pubblicato dalla casa editrice “La Rivalsa” un corposo libro di 342 pagine, avente inoltre un’appendice fotografica e documentale, intitolato “MIO FRATELLO SALVATORE GIULIANO” degli autori Marianna Giuliano e Giuseppe Sciortino Giuliano, rispettivamente sorella e nipote di Salvatore Giuliano. Dall’introduzione firmata solo dal secondo autore, figlio di Marianna Giuliano, apprendiamo, però, che il libro è stato scritto soltanto da questo, tanto è vero che a pag. 8 si legge che “Il merito maggiore va a mia madre....La sorella di Turiddu, che con lui condivise gli ideali e che lo affiancò nella lotta sia armata che politica. Senza di lei... Forse non sarei mai riuscito nel mio compito”. Il detto libro ha chiaramente e certamente finalità apologetiche e giustificative del personaggio che per circa sette anni tenne a scacco nell’immediato dopoguerra le forze dello Stato Italiano, ma è altrettanto certo che la sorella di Turiddu Giuliano, Marianna, coniugata con Pasquale Sciortino, fu la confidente prediletta del fratello e quindi la depositaria di tantissimi segreti. Uno storico attento e scrupoloso non può liquidare sic et simpliciter i fatti riportati nel detto libro come non veritieri perché di parte, ma deve saper sottoporre a vaglio critico tali fatti con le risultanze di altre fonti. Volendo anch’io strizzare qualche gocciolina della mia penna nel fiume impetuoso d’inchiostro versato sull’oscura strage di Portella delle Ginestre del 1° Maggio 1947, mi cimenterò con il presente scritto a fare alcune considerazioni tenendo anche presente “la verità” ammanitaci in proposito del detto libro da pag.
    [Show full text]
  • Salvatore Giuliano (Analyse) Albert Fèche
    Document généré le 26 sept. 2021 06:10 Séquences La revue de cinéma Salvatore Giuliano (analyse) Albert Fèche Cinéma et justice Numéro 42, octobre 1965 URI : https://id.erudit.org/iderudit/51794ac Aller au sommaire du numéro Éditeur(s) La revue Séquences Inc. ISSN 0037-2412 (imprimé) 1923-5100 (numérique) Découvrir la revue Citer cet article Fèche, A. (1965). Salvatore Giuliano (analyse). Séquences, (42), 29–35. Tous droits réservés © La revue Séquences Inc., 1965 Ce document est protégé par la loi sur le droit d’auteur. L’utilisation des services d’Érudit (y compris la reproduction) est assujettie à sa politique d’utilisation que vous pouvez consulter en ligne. https://apropos.erudit.org/fr/usagers/politique-dutilisation/ Cet article est diffusé et préservé par Érudit. Érudit est un consortium interuniversitaire sans but lucratif composé de l’Université de Montréal, l’Université Laval et l’Université du Québec à Montréal. Il a pour mission la promotion et la valorisation de la recherche. https://www.erudit.org/fr/ SALVATORE GIULIANO -Ar. aLJocutnentati 1. Générique dent du tribunal), Federico Zardi (l'avo­ Italien 1961. — Real. : Francesco Rosi. cat de la défense), Fernando Cicero, Co­ — Sein. : Francesco Rosi, Susi Cecchi d'A­ simo Torino, Sennuccio Benelli, Bruno Ek- mico, Enzo Provenzale, Franco Solinas. — mar, Max Cartier, Giuseppe Teti. — Prod. : Phot. : Gianni di Venanzo. — Mut. : Pie­ Lux/Vides/Galatea. (Franco Cristaldi). ro Piccioni. — Int. : Pietro Commarata Prix de la mise en scène (Ours d'argent) (Salvatore Giuliano), Frank Wolff (Gas­ au festival de Berlin 1962. Ditt. : J. A. pare Pisciotta), Salvo Randone (le prési­ Lapointe Films Inc.
    [Show full text]
  • Salvatore Giuliano
    www.lacompagniadellibro.com Brano tratto da “L’ENCICLOPEDIA DEL CRIMINE” Fratelli Fabbri Editori SALVATORE GIULIANO Nella tragica Sicilia del dopoguerra, agitata dalle manovre dei separatisti, con l'onnipresente mafia sullo sfondo, emerge la figura di un bandito che, con le sue imprese, diverrà uno dei protagonisti di quegli anni In Italia, negli anni compresi tra il 1947 e il 1950, due uomini si dividevano gli onori della cronaca e della popolarità, e il loro nome oltrepassò addirittura le frontiere della penisola. Questi due uomini, dei quali si poteva leggere quasi ogni giorno il nome sui giornali e di cui si parlava appassionatamente, non erano né il Papa né il presidente della Repubblica, e nemmeno astri del cinema, della canzone, oppure della politica. Questi due uomini erano Fausto Coppi e Salvatore Giuliano. Accade di rado che i personaggi entrino a far parte della leggenda mentre sono ancora vivi. Salvatore Giuliano è tra i pochi ad avere avuto questo privilegio. È vero anche, però, che il personaggio si prestava al ruolo leggendario : bello, idealista, generoso e soprattutto ribelle era l'ultimo rappresentante in Europa, forse il più riuscito, di quella folta schiera di banditi contadini come Mandrin in Francia, Oleka Doubuch in Ukraina, oppure Crocco e Ninco Nanco in Italia, che hanno sempre fatto battere il cuore delle folle perché sfidano le autorità in nome della giustizia, terrorizzano i ricchi e li spogliano dei loro beni per distribuirli ai poveri. Al pari dei suoi predecessori, Salvatore Giuliano è venuto alla ribalta in un particolare momento storico, propizio proprio a questo genere di epopea.
    [Show full text]
  • Carlo Alberto Dalla Chiesa
    CARLO ALBERTO DALLA CHIESA Carlo Alberto dalla Chiesa nasce a Saluzzo il 27 settembre 1920. Il padre Romano fu anch’egli Generale dei Carabinieri e prestò servizio nelle operazioni di contrasto alla mafia siciliana organizzate dal Prefetto Cesare Mori negli anni ’20 del novecento. Dopo essersi arruolato nell’Esercito italiano nel 1941 partecipando alla guerra in Montenegro, dal 1942 presta servizio nell’Arma dei Carabinieri. A seguito dell’armistizio dell’8 settembre assume un ruolo rilevante nella guerra di liberazione. Nel 1947 è destinato alla Compagnia CC di Casoria (Napoli) dove conduce varie operazioni di contrasto al banditismo; con lo stesso obiettivo parte volontario per Corleone, in Sicilia, al fine di disarticolare le formazioni criminali del bandito Salvatore Giuliano. Per il successo delle operazioni è insignito della Medaglia d’argento al valor militare. Durante gli anni ’60 svolge vari incarichi – tra i quali primo comandante del gruppo di Milano e provincia e coordinatore del gruppo di polizia giudiziaria – nelle città di Firenze, Como, Milano e Roma. Sul finire degli anni ’60 torna nuovamente in Sicilia, col grado di colonnello, per dirigere la Legione Carabinieri di Palermo. In questo ruolo pone in essere molteplici iniziative investigative di contrasto alle famiglie mafiose palermitane allora in guerra fra loro. Tra le indagini di cui fu promotore si ricorda quella inerente alla scomparsa del giornalista Mauro de Mauro – svolta in collaborazione con la Squadra Mobile diretta da Boris Giuliano – nonché quella sull’omicidio del Procuratore capo di Palermo, Pietro Scaglione. Nel 1973 è promosso Generale di Brigata e gli è assegnato il comando della Regione nord-ovest trovandosi ben presto a dover fronteggiare la crescente attività eversiva delle Brigate Rosse.
    [Show full text]
  • Re-Inventing Sicily in Italian-American Writing and Film
    City University of New York (CUNY) CUNY Academic Works Publications and Research Queens College 2003 Re-inventing Sicily in Italian-American Writing and Film Fred L. Gardaphé CUNY Queens College How does access to this work benefit ou?y Let us know! More information about this work at: https://academicworks.cuny.edu/qc_pubs/199 Discover additional works at: https://academicworks.cuny.edu This work is made publicly available by the City University of New York (CUNY). Contact: [email protected] 1 Re-inventing Sicily in Italian-American Writing and Film “The history of Sicily is one of defeats: defeats of reason, defeats of reasonable men…. From that however comes skepticism, that is not, in effect, the acceptance of defeat, but a margin of security, of elasticity, through which the defeat, already expected, already rationalized, does not become definitive and mortal. Skepticism is healthy though. It is the best antidote to fanaticism” (6). Leonardo Sciascia Sicily as a Metaphor Sicily, the setting for many famous myths such as those we know from Homer’s The Odyssey, has proven to be equally fertile soil for the mythology of Italian Americans. With a literary tradition that goes back more than a thousand years, it would only be a matter of time before emigrants from Sicily, the Italian region that sent more emigrants than any other to the United States, would affect American literature. The offspring of Sicilian immigrants has created an eruption of writing that testifies to the power that the island has on the artists it creates. Through contemporary Sicilian American historians, memoirists, 2 fiction writers, poets and culinary aesthetes, Sicily is insured of passing along more to American culture than the Mafia and St.
    [Show full text]
  • Copyright by Amanda Rose Bush 2019
    Copyright by Amanda Rose Bush 2019 The Dissertation Committee for Amanda Rose Bush Certifies that this is the approved version of the following Dissertation: Self-presentation, Representation, and a Reconsideration of Cosa nostra through the Expanding Narratives of Tommaso Buscetta Committee: Paola Bonifazio, Supervisor Daniela Bini Circe Sturm Alessandra Montalbano Self-presentation, Representation, and a Reconsideration of Cosa nostra through the Expanding Narratives of Tommaso by Amanda Rose Bush Dissertation Presented to the Faculty of the Graduate School of The University of Texas at Austin in Partial Fulfillment of the Requirements for the Degree of Doctor of Philosophy The University of Texas at Austin May 2019 Dedication I dedicate this disseration to Phoebe, my big sister and biggest supporter. Your fierce intelligence and fearless pursuit of knowledge, adventure, and happiness have inspired me more than you will ever know, as individual and as scholar. Acknowledgements This dissertation would not have been possible without the sage support of Professor Paola Bonifazio, who was always open to discussing my ideas and provided both encouragement and logistical prowess for my research between Corleone, Rome, Florence, and Bologna, Italy. Likewise, she provided a safe space for meetings at UT and has always framed her questions and critiques in a manner which supported my own analytical development. I also want to acknowledge and thank Professor Daniela Bini whose extensive knowledge of Sicilian literature and film provided many exciting discussions in her office. Her guidance helped me greatly in both the genesis of this project and in understanding its vaster implications in our hypermediated society. Additionally, I would like to thank Professor Circe Sturm and Professor Alessandra Montalbano for their very important insights and unique academic backgrounds that helped me to consider points of connection of this project to other larger theories and concepts.
    [Show full text]
  • Master of Science in Economics Thesis Origins And
    UNIVERSITY OF PISA Faculty of Economics Master of Science in Economics Thesis Origins And Determinants Of Mafia: A Historical Appraisal Student Relator Francesco Meneghetti Prof. Alessandro Nuvolari Tutor Dott.ssa Maria Enrica Virgillito Contents Chapter 1: Introduction 3 Chapter 2: The Determinants of Mafia 5 2.1 Cultural Determinants 10 2.2 Istitutional-Sociological Determinants 19 2.3 Economic Determinants 23 Chapter 3: Researches and Quantitative Indicators of Mafia's Concentration 30 3.1 Cultural Determinants 32 3.2 Istitutional-Sociological Determinants 42 Data and analyses from non-academic studies 55 Chapter 4: The Evolution of Mafia 57 4.1 1861-1920 Liberal State 57 4.2 1921-1945 Fascism period 63 4.3 1946-1992 Post War and Mafia Evolution 65 Chapter 5: Conclution 69 Bibliography 71 2 Dedicata ad Edda e Dario che mi hanno sempre sostenuto, agli amici più cari e tutte quelle persone che mi hanno trasmesso qualcosa. Chi ha paura muore ogni giorno. Chi non ha paura muore una volta sola. Paolo Borsellino 3 Chapter 1 Introduction Mafia is a phenomenon that has affected Italy for long and in many different aspects. Particularly, it has led to a spiral that first affected industrial productivity and reputation, and later led to considerable reductions in investments toward our territory. Although the primary economic nature of the phenomenon, this field of study has not addressed the investigation of the causes and effects thoroughly. Thus, among social sciences, economics has contributed very limitedly to understand the phenomenon mafia and its economic impact. I have undertaken the challenge for several reasons.
    [Show full text]
  • Portella Della Ginestra
    Il bandito Giuliano La strage di Portella della Ginestra PORTELLA DELLA GINESTRA: IL PRIMO MAGGIO DI UN MISTERO DI STATO di Giacomo Sanna Un giorno di festa quel 1° maggio 1947. Una tradizione, ormai, per i contadini e i braccianti che ogni anno, dal 1894, arrivavano con muli e cavalli bardati da grandi occasioni a Portella della Ginestra da San Giuseppe Jato, San Cipirello, Piana degli Albanesi. Famiglie, bambini, musica e vino, per una grande sagra sui prati attorno al cippo dedicato a Nicola Barbato, medico di Corleone, che in questa parte di Sicilia, nella seconda metà dell'Ottocento, aveva dato voce alle rivendicazioni di una classe contadina ancora soggetta al potere di baroni e latifondisti. Erano quasi duemila le persone radunate a Portella della Ginestra quella mattina, tutte avevano mangiato e bevuto allegramente. C'era esultanza nell'aria, e ce n'era motivo, soprattutto quel primo maggio, perché se con la fine del fascismo stavano cadendo privilegi secolari e i braccianti avevano potuto occupare molte delle terre del latifondo, in quei giorni sembrava che le cose stessero cambiando anche più velocemente. La svolta erano state le elezioni del 20 aprile per l'Assemblea regionale siciliana, un voto dal quale le sinistre del Blocco del popolo, infliggendo una cocente sconfitta alla Democrazia cristiana, erano uscite vincitrici. Quel giorno l'oratore designato per commemorare la vittoria, il prestigioso leader comunista Girolamo Li Causi aveva fatto sapere che non avrebbe partecipato, curiosamente anche Francesco Renda, giovane dirigente della Federterra, che doveva sostituirlo, per un guasto alla moto raggiunse troppo tardi la piana di Portella.
    [Show full text]
  • Organized Crime, Violence, and Politics∗
    Organized Crime, Violence, and Politics∗ Alberto Alesinay Salvatore Piccolo z Paolo Pinottix First Draft: December 2015 This Draft: March 2016 Abstract We investigate how criminal organizations strategically use violence to influence elections in order to get captured politicians elected. The model offers novel testable implications about the use of pre-electoral violence under different types of electoral systems and different degrees of electoral competition. We test these implications by exploiting data on homicide rates in Italy since 1887, comparing the extent of `electoral-violence cycles' between areas with a higher and lower presence of organized crime, under democratic and non-democratic regimes, proportional and majoritarian elections, and between contested and non-contested districts. We provide additional evidence on the influence of organized crime on politics using parliamentary speeches of politicians elected in Sicily during the period 1945-2013. Keywords: organized crime, electoral violence, voting, political discourse JEL codes: K42, D72 Politics and mafia are two powers on the same territory; either they make war or they reach an agreement. Paolo Borsellino, Anti-Mafia Prosecutor, assassinated by the Mafia You make war to live in peace. Tot`oRiina, Mafia Boss ∗We would like to thank Unicredit and Universities Foundation and EIEF for financial support. For useful comments we are grateful to Ernesto Dal Bo, Melissa Dell, Rafael Di Tella, Nicola Gennaioli, Armando Miano, Aldo Pignataro, Shanker Satyanath, Francesco Sobbrio, Guido Tabellini, and seminar participants at Barcelona GSE Summer Forum, Bocconi, IEB (Barcelona), EEA-ESEM (Toulouse, 2014) and Paris School of Economics. Gabriele Borg, Elisa Facchetti, Armando Miano, and Benjamin Villanyi provided excellent research assistance.
    [Show full text]
  • Stragi, Politica E Ricerca Della Verità. Parla Macaluso
    Stragi, politica e ricerca della verità. Parla Macaluso Più di trent’anni addietro Emanuele Macaluso – caparbia coscienza critica della Sinistra – aveva scritto uno splendido, durissimo pamphlet dal titolo La prima strage di Stato, con riferimento alla tragedia che – nel 1947, per mano di Giuliano e la sua banda che aveva e avrebbe ancora goduto di scandalose complicità politico-istituzionali – si consumò nell’entroterra palermitano. Parliamo della strage di Portella della Ginestra (undici morti, tra cui quattro bambini) dove tanti braccianti e contadini poveri stavano festeggiando il Primo maggio in quel pianoro dove Nicola Barbato aveva vissuto alla fine dell’Ottocento i momenti più esaltanti dei Fasci siciliani. Ora Macaluso ha voluto ripubblicare quel libricino (Castelvecchi edizioni, 11.50 euro) mutandone tuttavia, interrogativamente, proprio e solo il titolo: Portella della Ginestra. Strage di Stato?. Non perché l’autore abbia avuto un ripensamento sulla matrice dello spaventoso delitto, ma per intrecciare con Paolo Mieli, ex direttore e ora editorialista del Corriere, un confronto sulle matrici, spesso equivoche, di quella locuzione (“strage di Stato”) largamente usata a proposito e a sproposito. E per alimentare questo confronto, ha fatto precedere alla riedizione del suo pamphlet una nota in cui sta tutta l’attualità della questione-stragi-Stato. Registro che, dopo mesi e mesi, quel colloquio a due tale è rimasto: la provocazione non è servita. | 1 Stragi, politica e ricerca della verità. Parla Macaluso Che cosa aveva scritto Mieli sul suo giornale prendendo spunto da un articolo dell’Osservatore Romano apparso dopo la sentenza di Palermo sulla cosiddetta “trattativa Stato-mafia”? Sull’organo vaticano si leggeva che si è “stabilito in primo grado che la trattativa tra l’organizzazione mafiosa Cosa Nostra e gli uomini delle istituzioni non solo c’è stata ma ha anche toccato i massimi vertici dello Stato italiano”.
    [Show full text]