SOMMARIO ISSN 1826-6371

1 TUTELA Politici-slavisti e tutela dei dialetti Riflessione a margine delle proposte del sen. Saro e del consigliere regionale Novelli

2 REGIONE La lunga storia dei dialetti della Slavia friulana Il consigliere regionale Gabrovec (SSk) interviene sulla proposta di tutelare le varianti dialettali

3 REGIONE La Commissione slovena al completo Eletti i rappresentanti sloveni nell’organismo consultivo per la minoranza slovena

5 Sso ed Skgz ringraziano il prefetto De Lorenzo Le due organizzazioni slovene hanno chiesto alla il conferimento di un’onorificenza al prefetto

6 LA POLEMICA Critiche alla relazione storica del governo sloveno Il Piccolo interviene duramente sui presunti «ruzzoloni» sulla connotazione etnica data ad alcuni fatti storici

9 ARCHIVI Anno X N° 7-8 (129-130) 31 agosto 2008 Crimini di guerra italiani, il giudice indaga Le armate fasciste dal 1941 al 1943 lasciarono una scia di sangue in Jugoslavia e Grecia

12 STORIA Trieste e Gorizia senza confine: un futuro tutto da inventare Dal saggio «Itali-Slovenia, ovvero del confine che non c’è più»

15 SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA Emesse le carte d’identità bilingui nei comuni di e Passo in avanti per tutta la comunità slovena

18 LETTERATURA Boris Pahor:«Dopo Necropoli altri due romanzi» A colloquio con lo scrittore di lingua slovena, che ha compiuto 95 anni A margine delle proposte del sen. Saro e del consigliere regionale Novelli TUTELA Politici-slavisti e tutela dei dialetti L’apparteneza di un dialetto ad una lingua non si stabilisce per legge

itorniamo sulla questione della tutela dei dialetti delle ni, appartenenti, come i dialetti sloveni delle province di Valli del Natisone, del e di Resia non senza una Gorizia e Trieste, al gruppo dei dialetti sloveni comunemente Rcerta sensazione di fastidio a causa della ripetitività definiti del Litorale. L’appartenenza di questi dialetti alla lin- delle iniziative e delle dichiarazioni dei politici in materia, che gua slovena è attestata da un’innumerevole serie di studi finora non hanno portato a nessun risultato concreto, rispet- scientifici, recepiti e messi a frutto con contributi originali dai to alle finalità che intenderebbero perseguire, se non quel- glottologi e dagli slavisti italiani e stranieri». Ma queste affer- lo propagare disinformazione e dimostrare allergia verso la mazioni sono state completamente ignorate dai politici-lin- slavistica. In ordine di tempo è da registrare il disegno di legge guisti e per questo hanno continuato a combinare guai anche del sen. Ferruccio Saro (Pdl), il quale propone che all’arti- in settori di loro competenza, come quello legislativo. colo 2 della legge 482/99 sulla tutela delle minoranze lin- 4. Un principio della logica sentenzia che «non sunt molti- guistiche storiche vengano aggiunte, alle lingue da tutela- plicanda entia sine necessitate» (senza una vera necessità re, «le lingue slave denominate natisoniano, po-nasen e non si deve aumentare il numero delle entità). In base a que- resiano, storicamente presenti in provincia di Udine» e la sto principio la due proposte di legge del sen. Saro e quel- dichiarazione del consigliere regionale cividalese, Roberto la auspicata dal consigliere Novelli sarebbero del tutto inu- Novelli (Pdl), che si dice favorevole ad un aproposta di «legge tili. Le associazioni slovene, come pure gli organi di stam- regionale che preveda la tutela specifica delle lingue slave pa, della provincia di Udine che nelle loro attività usano pre- denominate natisoniano, torriano e resiano». valentemente i dialetti locali, ricevono contributi dal regione Sull’argomento vogliamo semplicemente ribadire quanto e provincia in base alle leggi 38/01 e 482/99 recepite dalle abbiamo più volte scritto e dimostrato in pratica sulle pagi- due amministrazioni con propri provvedimenti. È inutile, quin- ne di questo giornale. di, l’approvazione di una legge che non aggiungerebbe nulla 1. L’appartenenza di un dialetto ad un’area linguistica non a quelle già in vigore. Questo concetto è stato chiaramen- si stabilisce per legge, come tenta di fare il sen. Saro nella te espresso dal nostro giornale lo scorso anno, in occasio- relazione allegata alla sua proposta: se la regione prima della ne della discussione in consiglio regionale della legge sulla legge approvata lo scorso anno (26/07) è stata restia ad usare minoranza slovena, nella quale è stata inserita la disposi- per i dialetti della provincia di Udine il termine «sloveno» e zione dell’articolo 22 che recita: «1. Per la promozione delle si è fermata alla dizione «di origine slovena» (ma è già tanto, attività e iniziative realizzate in favore del resiano possono visto il clima politico di quei tempi!), ciò non vuol dire che essere finanziati programmi di intervento presentati dal essi non siano sloveni a tutti gli effetti. Non è, infatti, com- di Resia. 2. Per la promozione delle attività e ini- pito della politica dettare legge in materie che non le com- ziative realizzate in favore delle varianti linguistiche delle Valli petono: la linguistica e la slavistica sono materie fondate su del Natisone, del Torre e della Val Canale possono essere dati e criteri scientifici e non sugli umori della politica. Saro finanziati programmi di intervento presentati in forma asso- e Novelli potrebbero anche far approvare le loro proposte ciata dai Comuni dei medesimi territori». Allora si disse che legislative, ma non riusciranno a cambiare di una virgola ciò il citato articolo fosse stato inserito per dare un «contenti- che gli slavisti italiani hanno scritto nei documenti del 1989 no» ai manifestanti che all’interno e all’esterno del consiglio e del 2006. regionale chiedevano rumorosamente un trattamento parti- 2. Le teorie politiche sui dialetti della Slavia friulana risalgono colare per i dialetti perché non sloveni. ad un’epoca relativamente recente. Fino agli anni ‘70 certa 5. Le organizzazioni slovene della provincia di Udine si sono politica negava perfino l’esistenza di un problema sloveno da sempre impegnate per la tutela dei dialetti. Lo dimostra- nella Slavia friulana: le parlate locali rappresentavano un no gli studi, le pubblicazioni, le manifestazioni in cui essi ven- «incidente» linguistico in via di rapida soluzione a causa della gono usati i e ciò a Resia, nella Valli del Torre, del Cornappo forte assimilazione e del crollo demografico. e del Natisone nella convinzione che si tratta di un prezio- Ignorando soprattutto la secolare tradizione e la prassi del- so patrimonio culturale e linguistico che va valorizzato e tra- l’uso dello sloveno nell’azione pastorale promossa e con- mandato alle giovani generazioni. Se i dialetti si parlano di servata dalla Chiesa udinese, della quale mons. Ivan Trinko meno, non è certo per colpa delle organizzazioni slovene e era uno tra gli esponenti più prestigiosi ed autorevoli. Non di una presunta «slovenizzazione». È vero il contrario: se tenere conto di questo «filo d’oro», che percorre per oltre molti giovani si sono avvicinati alle parlate locali è merito delle un millennio la storia religiosa e linguistica della Slavia friu- iniziative dei circoli sloveni e della scuola bilingue che nel- lana, significa ignorare o, peggio, rinnegare le radici più l’ambito delle attività didattiche ha utilizzato anche i dialetti profonde di questa comunità. Più tardi la politica rispolverò locali attuando in questo modo il principio della reciproca le teorie sulle origini turaniche, russe, croate di questi dia- influenza tra dieletto e lingua. letti, riviste in tempi successivi dai loro stessi autori. Infine, 6. Se nutrono ancora dei dubbi in materia i politici che si inte- arrivò a sostenere l’esistenza di lingue-dialetti autoctoni cata- ressano di questo problema si rivolgano alle università di pultati in queste sperdute valli chissà da dove. Udine, Trieste, Padova, Roma… Oppure la regione affidi a 3. Due anni fa gli slavisti italiani, richiamandosi al precedente studiosi di chiara fama nazionale ed internazionale il com- documento del 1989, hanno ribadito che «gli sloveni della pito di elaborare un uno studio articolato sulla questione. provincia di Udine (Valli del Natisone, Val di Resia e Valle L. M. del Torre e del Cornappo) parlano tre diversi dialetti slove- (Dom, 15. 9. 2008 SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 1 TUTELA REGIONE

Tutela del dialetto, oppure…? La lunga storia dei dialetti della Slavia friulana A proposito di nuove iniziative legislative Il consigliere regionale Gabrovec (SSk) interviene sulla proposta di tutelare le varianti dialettali È solo di poche settimane fa lo stanziamento di 100 mila euro per la difesa e valorizzazione del resiano e degli altri Igor Gabrovec, consigliere regionale del Pd ed esponen- dialetti sloveni della provincia di Udine, votato in sede di te della Slovenska skupnost, non ci sta all'iniziativa di un riassestamento di bilancio dal Consiglio regionale. Si trat- altro consigliere regionale, Roberto Novelli del Pdl, di voler ta di un intervento importante anche per la sua dimensio- tutelare con un’apposita legge le parlate locali della Val ne finanziaria, realizzato – e va detto – sulla base della Torre, della Valle del Natisone e della Resia. Gabrovec tac- legge regionale di tutela della minoranza slovena, propo- cia l’iniziativa quale ennesimo capitolo di un lunga batta- sta dalla giunta di Riccardo Illy ed approvata alla fine del- glia iniziata quantomeno negli anni Ottanta, ma probabil- l’anno scorso. Una legge che ha avuto il nostro consenso mente molto prima, contro un presunto tentativo di assi- convinto anche perchè ha un occhio di riguardo per i nostri milazione delle genti slave della provincia di Udine per mano dialetti locali senza tuttavia estrapolarli dal contesto di cui degli sloveni di Trieste e Gorizia. Si tenta di attribuire ai fanno parte. dialetti resiano, del Torre e del Natisone – scrive dunque Esiste dunque una base giuridica estremamente chiara che Gabrovec – una originalità tale che giustifichi una separa- consente interventi a favore delle parlate slovene locali. Ed zione radicale dallo sloveno. Accentuando ciò che in que- è solo di pochi giorni fa la proposta del consigliere regio- sti dialetti sembra estraneo alla matrice slovena e negan- nale di An, Roberto Novelli, di predisporre ancora un dise- do le similitudini, si arriva ad affermare che il resiano discen- gno di legge per tutelare il dialetto resiano e quelli delle de direttamente dal russo, che il dialetto delle valli del Torre Valli del Natisone e del Torre. deriva dal croato e che tutte le varianti sono parte di un Con quale finalità, ci si domanda. Non per attingere a finan- protoslavo non meglio definito. Si può dimostrare, invece, ziamenti regionali come lo stanziamento appena effettua- che nel territorio della Benecìa (o Slavia Veneta) c’è stata to testimonia. Non per un riconoscimento giuridico dei dia- un’evoluzione linguistica abbastanza omogenea a quella letti stessi, già ottenuto con la succitata legge regionale dello sloveno comune. Il dialetto delle valli ha seguito l’e- (26/2007) che all’articolo 2 recita: «I provvedimenti della voluzione di tutti gli altri dialetti sloveni (una cinquantina), presente legge riguardano anche il resiano e le varianti lin- risentendo naturalmente delle circostanze e delle condizioni guistiche delle Valli del Natisone, del Torre e della Val particolari del suo sviluppo: la separazione geo-politica dal Canale». vasto entroterra prettamente sloveno, che ebbe inizio già E allora perché? Per perpetuare insensate divisioni a danno nel 1866 con l’annessione al Regno d’Italia, a differenza di ciò che si dichiara di voler difendere? È sconfortante di Trieste e Gorizia che fino al 1918 hanno fatto parte del- vedere che argomenti e posizioni ideologiche, nate e nutri- l'impero Asburgico. La separazione avvenne nel periodo te durante la guerra fredda, scientificamente infondate, per- più vitale della strutturazione nazionale moderna slovena mangano ancora e se ne facciano paladini politici della e solo tre anni prima dell'introduzione, da parte austriaca, nuova generazione, da cui ci si aspetterebbe una sensi- della lingua materna nella scuola elementare, obbligatoria bilità diversa, attenzione alla realtà in tutta la sua com- per 8 anni. Tale isolamento è stato poi comunque accen- plessità ed un approccio più razionale. tuato negli effetti da una chiara politica di assimilazione. (Novi Matajur, 4. 9. 2008) Una ulteriore prova della partecipazione della Slavia Veneta alla formazione della lingua letteraria slovena si ha in due tra i più antichi documenti della lingua slovena: il mano- scritto di Cividale tratto dal libro della Confraternita di S.Maria di Cergneu presso del 1497, e del mano- SLOVIT/SLOVENI IN ITALIA scritto di Castelmonte databile tra il 1492 e il 1498. Data Quindicinale di informazione la mancanza di altre forme di aggregazione sociale pro- DIRETTORE RESPONSABILE: GIORGIO BANCHIG prie nell'età moderna, il contributo più cospicuo alla pro- EDITRICE: most società cooperativa a r.l. duzione linguistica slovena nella Slavia Veneta fu dato dalla PRESIDENTE: GIUSEPPE QUALIZZA Chiesa: raccolte di prediche dal secolo XVIII, centinaia di DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE: abbonati alle pubblicazioni slovene di carattere religioso, 33043 CIVIDALE DEL , BORGO SAN DOMENICO, 78 una serie di catechismi stampati nei dialetti locali già dalla TELEFONO: 0432 700896 - FAX 0432 701455 fine dell’800. Le recenti leggi regionali sul friulano e sullo sloveno – cer- E-MAIL [email protected] - STAMPA IN PROPRIO tamente migliorabili, aggiunge l'esponente di minoranza – REG. TRIB. UDINE N. 3/99 DEL 28 GENNAIO 1999 hanno fatto un buon lavoro e lo stesso si può dire per le ASSOCIATO ALL’UNIONE leggi nazionali 482/1999 e 38/2001, volute e approvate dal STAMPA PERIODICA ITALIANA centro-sinistra. Grazie alla legge regionale di tutela dello U N A C O P I A = 1,00 E U R O sloveno i Comuni delle valli potranno contare su 100mila AB B O N A M E N T O A N N U O = 20,00 E U R O euro per la promozione dei dialetti sloveni locali, compre- C/C P O S T A L E: 12169330 so il resiano. Il centro-destra oggi può contare sulla forza MO S T S O C I E T À C O O P E R A T I V A A R.L. - 33043 CI V I D A L E dei numeri e quindi approvare qualsivoglia legge, infi- schiandosene della realtà e di ciò che dicono le scienze sociali e umanistiche. Su questa scia si potrà approvare SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 2 anche una legge che tuteli gli scimpanzè autoctoni friulan- composizione della Commissione consultiva per la mino- giuliani, ma il provvedimento non potrà far sì che esista- ranza slovena è stata completata. Infatti, in base alla legge no né essere di alcun giovamento per la comunità. regionale, le organizzazioni slovene maggiormente rap- (www.regione.fvg.it, 22. 8. 2008) presentative hanno da tempo designato i loro rappresen- tanti che sono per lo Sso: Riccardo Ruttar (Udine), Janez Povœe (Gorizia) e Drago Œtoka (Trieste), mentre i loro sup- plenti sono rispettivamente: Loretta Primosig, Walter REGIONE Bandelj e Igor Œvab; per la Skgz: Marina Cernetig (Udine), Rudi Pavœi@ (Gorizia) e Dorica Kreœevi@ (Trieste), i loro sup- plenti sono: Jole Namor, Livio Semoli@ e Ace Mermolja. La Commissione slovena al completo Completa la composizione Ksenija Dobrila, designata dall’Ufficio scolastico regionale. Eletti i rappresentanti sloveni nell’organismo (Dom, 31. 7. 2008) consultivo per la minoranza slovena

Michele Coren per la provincia di Udine, Aleœ Waltritsch per la provincia di Gorizia e Iztok Furlani@ per la provincia GORIZIA-GORICA di Trieste sono i componenti della Commissione consulti- va per la minoranza linguistica slovena in rappresentanza degli amministratori sloveni, prevista dall’articolo 8 della Insediare la nuova commissione slovena legge regionale 26/07; i loro supplenti sono rispettivamente: Stefano Predan, Julijan #avdek e Alenka Vazzi. L’elezione Incontro tra i direttivi di Sso ed Skgz è avvenuta nel corso dell’assemblea, svoltasi il 23 luglio scorso a Trieste, sotto la presidenza del sindaco di S. Ha avuto luogo recentemente presso il centro Kb di Gorizia Floriano del Collio, Adriano Corsi. l’incontro tra i direttivi dell’Unione culturale economica slo- All’inizio dei lavori il presidente del consiglio regionale, vena-Skgz, presieduta da Rudi Pavœi@, e la Confederazione Edouard Ballaman, ha rivolto ai presenti un breve indiriz- delle organizzazioni slovene-Sso, presieduta da Drago zo di saluto ed ha sottolineato che quella per gli sloveni è Œtoka. L’incontro ha fornito l’occasione per un’approfondi- «una legge importante che afferma quei principi di tutela ta analisi della questione minoritaria, soprattutto per quan- e valorizzazione di una minoranza nazionale la cui presenza to riguarda l’applicazione delle norme di tutela. sul territorio regionale è stata ed è tuttora, assieme alla pre- Oltre ad auspicare una quanto prossima operatività della senza della minoranza linguistica friulana, una delle ragio- Commissione regionale consultiva per la minoranza lin- ni fondanti dell’autonomia e della specialità del Friuli guistica slovena, Œtoka e Pavœi@ hanno convenuto sulla Venezia Giulia». necessità di un intervento congiunto su alcune questioni La Commissione consultiva è presieduta dall'assessore comuni. Per quanto riguarda le case di cultura è stata sot- regionale competente e vi fanno parte sei componenti (due tolineata la necessità di passare, in base a quanto detta- per ciascuna delle province di Trieste, Gorizia e Udine) desi- to dalla legge di tutela, alla fase operativa. A questo pro- gnati dalle organizzazioni di riferimento della minoranza slo- posito lo Sso e l’Skgz sottolineano la necessità di trasfe- vena (Sso e Skgz), un componente della Commissione sco- rire completamente la Biblioteca nazionale e degli studi- lastica regionale per l'istruzione in lingua slovena e tre (uno Nœk nel Narodni dom di via Filzi e risolvere così definiti- per provincia) eletti dai delegati (133 gli aventi diritto) degli vamente la mancanza di spazi che da anni ne limita l’o- enti locali. peratività e lo sviluppo. Ballaman ha sottolineato l'importanza della loro presenza Sono tante le questioni aperte, inerenti la scuola nell’area nelle assemblee degli enti locali per la particolare sensi- di confine, che necessitano un intervento comune e con- bilità ai problemi di coloro che appartengono a una mino- corde. A questo proposito nel corso dell’incontro (al quale ranza nazionale le cui peculiarità culturali, ma non solo, hanno preso parte, inoltre, per la Skgz, Jole Namor Jure hanno segnato profondamente la storia della nostra regio- Kufersin, Ace Mermolja, per lo Sso Janez Povœe, Riccardo ne. «Nella passata legislatura regionale – ha aggiunto il pre- Ruttar e Igor Œvab) è stata sottolineata all’unanimità la sidente – è stata approvata una proposta di legge costi- necessità di contattare al più presto la commissione sco- tuzionale per il rinnovo delle Statuto di autonomia, dove lastica regionale per tracciare una valutazione dello stato erano valorizzati e accresciuti il ruolo e le funzioni delle attuale della scuola slovena nell’area d’oltre confine e cer- minoranze nazionali e linguistiche presenti in Friuli Venezia care le soluzioni necessarie. Secondo gli intervenuti è, inol- Giulia. Per diverse ragioni questa legge non è riuscita a tre, necessario che l’attività dell’Istituto sloveno di ricerca- vedere la luce, ma il 6 maggio scorso, quando sono stato Slori continui a livello regionale e a questo proposito ritie- eletto alla presidenza del consiglio regionale, ho afferma- ne necessario realizzare anche le iniziative previste per la to che è mia intenzione operare da subito affinché nel 2013, provincia di Udine. L’assemblea ha, inoltre, salutato con al termine di questa legislatura regionale e a 50 anni dalla favore i passi in avanti recentemente compiuti dall’ammi- approvazione dello Statuto del , la nistrazione comunale di Trieste in merito alla erezione di nostra Regione possa avere il suo nuovo Statuto di auto- un monumento a Primo¡ Trubar, la ristrutturazione di alcu- nomia. C’è il tempo per farlo, ma soprattutto c'è la voglia, ne scuole slovene e il superamento delle difficoltà nella da parte di tutte le componenti del consiglio regionale, di gestione del Teatro stabile sloveno-Ssg. arrivare a questo traguardo. Un traguardo che non potrà Nel corso dell’incontro sono state affrontate anche le que- essere raggiunto senza ascoltare tutte le componenti della stioni scottanti della stampa e dell’editoria slovena in Italia. società, di cui voi certamente siete parte attiva e fondan- A questo proposito Pavœi@ e Œtoka si sono detti preoccu- te». pati per le modifiche apportate nel testo della legge sui finan- Con l’elezione dei rappresentanti degli amministratori, la ziamenti alla stampa, che potrebbero causare gravi pro- SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 3 blemi ai mezzi d’informazione della comunità slovena, in dro per le lingue minoritarie 482/1999». particolare al Primorski dnevnik, e hanno annunciato l’av- I due editoriali si concludono con l’auspicio in una rettifica vio di prossime iniziative a loro sostegno. della legge sull’editoria, recentemente approvata. Un obiet- Il prossimo incontro tra le due organizzazioni slovene più tivo che va perseguito appellandosi al governo sloveno, ai rappresentative si terrà in autunno, allorquando verranno rappresentanti politici e ai lettori ed eventualmente ricor- formulate alcune proposte operative. rendo, in autunno, ad un’ampia mobilitazione di forze. (Primorski dnevnik, 26. 7. 2008) (Primorski dnevnik, 5-6 agosto 2008)

MINORANZA GLI SVILUPPI

Preoccupazione per il Primorski dnevnik Stavolta una buona notizia

Dagli editoriali pubblicati, in data 5 e 6 agosto, sul quoti- Buone nuove per il nostro giornale ci sono state recente- diano sloveno di Trieste «Primorski dnevnik», emerge la mente comunicate dal ministro degli Esteri sloveno, forte preoccupazione del suo direttivo per le sorti del gior- Dimitrij Rupel, il quale a seguito del suo colloquio con il col- nale, il cui futuro è seriamente minacciato dagli ultimi svi- lega italiano, Franco Frattini, ci ha comunicato che alme- luppi nell’ambito del governo in merito alla legge sull’edi- no per questo ed il prossimo anno il Primorski dnevnik non toria. Martedì 5 agosto, infatti, il Parlamento ha approva- subirà tagli nei contributi ricevuti dal governo. to il decreto legge n°112 che contempla anche alcune Le rassicurazioni di Frattini a Rupel non solo vanificano la norme rilevanti relative all’assegnazione di contributi pub- nostra preoccupazione sul futuro del giornale, suscitata dalla blici all’editoria. In caso di necessità, dunque, il governo legge sull’editoria, ma confermano anche i buoni rapporti potrebbe diminuire gli introiti destinati all’editoria. «Se con- esistenti tra Italia e Slovenia. sideriamo – afferma il presidente del consiglio di ammini- Oltre ai dovuti ringraziamenti alla Slovenia per essere inter- strazione Dzp Prae, Rado Race – che nei bilanci per il 2008, venuta in tempi brevi, va anche sottolineato che, nonostante 2009 e 2010 i finanziamenti destinati all’editoria sono infe- le rassicurazioni, il Primorski dnevnik continua a navigare riori alle necessità dell’intero settore, la nostra preoccu- in acque incerte, dal momento che i contributi conferiti da pazione risulta fondata ed è evidente che tutti gli editori, Roma non solo sono immutati, ma anche in forte calo a che usufruiscono di finanziamenti pubblici, si troveranno causa dell’inflazione. Per questo motivo sarà necessario in grave difficoltà. Al momento non è ancor noto in quale un impegno su tutti i fronti in modo da garantire al nostro misura saranno ridotti i finanziamenti, né se i tagli riguar- giornale, al di là della mera sopravvivenza, anche oppor- dano tutti i contributi compresi quelli diretti, che rappre- tunità di sviluppo. sentano la maggior parte di quelli destinati agli editori». Rado Gruden «Perdipiù – aggiunge Race – la legge approvata prevede (Primorski dnevnik, 22. 8. 2008) anche un nuovo regolamento che contempla nuove e più ferree norme per l’assegnazione dei contributi». «Con l’approvazione di questo decreto legge, il governo GORIZIA-GORICA Berlusconi – sottolinea il presidente della Coperativa Primorski dnevnik, Ace Mermolja – ha di fatto annullato la rettifica, che è stata presentata a sostegno della stampa Il prefetto De Lorenzo lascia Gorizia minoritaria dai senatori Ds, Tamara Bla¡ina e Vincenzo Vita». Anche nel taglio dei contributi alla cosiddetta «stam- Il prefetto Roberto De Lorenzo lascia la prefettura di Gorizia pa debole», che però garantisce la pluralità dell’informa- dopo aver ricevuto un altro incarico dal governo: la notizia zione, il governo ha scelto la via della discriminazione. Ha, ci ha colto improvvisa ed inattesa. infatti, tagliato i contributi diretti, dei quali usufruisce anche L’autorità del prefetto, rappresentante a livello provinciale il nostro giornale, mentre ha mantenuto quelli indiretti (posta dello Stato e del governo, è ampia e riguarda soprattutto ed altri servizi), che fanno confluire milioni di euro nelle il controllo sulle amministrazioni comunali, la tutela del- casse dei grandi gruppi editoriali quali per esempio l’ordine pubblico in collaborazione con la questura e l’ag- Mondadori, Rcs e Il Sole 24 ore. giornamento del ministero dell’Interno sulla situazione ter- La legge e con essa il taglio dei contributi ai mezzi d’infor- ritoriale. Queste sono solo alcuni dei principali compiti buro- mazione deboli passerà ora all’approvazione della Camera cratici del prefetto, quale più alto rappresentante del gover- dei deputati, il che rappresenta sostanzialmente un atto for- no in ogni provincia. male. Il ministro del tesoro Tremonti ha escluso qualsiasi Nell’arco della sua permanenza a Gorizia, oltre ad adem- possibilità di rettifica. Forse sarà possibile l’inserimento nella piere ai suoi obblighi, il prefetto De Lorenzo si è profon- legge finanziaria di qualche contributo straordinario. damente integrato nella realtà multiculturale e transfron- In questo contesto quale sorte si prevede per il Primorski taliera della città isontina. In questo contesto ha instaura- dnevnik? Nel migliore dei casi saranno necessari ulteriori to proficui contatti con tutte le componenti culturali ed etni- tagli, che danneggeranno fortemente la qualità, la portata che della realtà goriziana. Allo stesso modo ha agito in ed altri servizi offerti dal Primorski dnevnik, l’unico quoti- modo efficace e concreto anche nei rapporti con la comu- diano sloveno in Italia, nel dopoguerra. In questo modo nità slovena. Ha ricevuto spesso i rappresentanti politici e il giornale rischierebbe di chiudere. Entrambe le possibi- culturali sloveni ed ha partecipato alle più importanti mani- lità rappresenterebbero un duro colpo inferto a tutta la festazioni slovene, quali l’inaugurazione nei Giardini pub- comunità slovena in Italia. Non è necessario sottolineare blici della statua in onore del poeta sloveno, cantore del che la legge di tutela degli sloveni 38/2001 dedica parti- Goriziano, Simon Gregor@i@, e del monumento a Primo¡ colare attenzione alla stampa, come anche la legge qua- Trubar (padre della lingua slovena scrittua, ndt.) a Rubbia- SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 4 Rubije, dove ha tenuto un significativo intervento sul rispet- Gabria-Gabrje della statua a Primo¡ Trubar (padre della to e sulla tutela della lingua slovena. lingua slovena scrittua, ndt.) e la convocazione di un tavo- Un riferimento va fatto anche alla cerimonia che ha avuto lo della minoranza con l’intento di cercare le migliori solu- luogo presso il palazzo della prefettura per ricordare il 70° zioni per l’attuazione della legge di tutela. E non va dimen- anniversario dalla tragica morte, per mano fascista, di Lojze ticato neppure il suo impegno nel promuovere il rafforza- Bratu¡, del quale il prefetto conserva in una delle sue sale mento e il collegamento del territorio Goriziano. una fotografia. A questo proposito ha riscosso molta eco Per la grande apertura ed impegno dimostrati dal prefet- il suo intervento alla cerimonia di Podgora, nell’ambito della to De Lorenzo, i presidenti di Skgz ed Sso hanno recen- quale ha espresso parole di dura condanna verso l’as- temente proposto alla Slovenia, tramite il console generale sassinio di Lojze Bratu¡ e, in seguito, si è prodigato affin- sloveno a Trieste, che gli venisse conferito un riconosci- ché venisse conferita un onorificenza postuma in memo- mento in segno di ringraziamento per il suo decisivo con- ria del musicista sloveno di Gorizia. Negli ultimi tempi il pre- tributo nella promozione del plurilinguismo che contraddi- fetto aveva convocato i rappresentanti sloveni eletti per un stingua Gorizia e del collaborazione transfrontaliera nello confronto sull’attuazione della legge di tutela. spirito della nuova Europa. Da ultimo i presidenti Œtoka e A che cosa è dovuta questa improvvisa decisione del gover- Pavœi@ danno il benvenuto al nuovo prefetto di Gorizia, la no? Ci sono forse motivazioni ufficialmente non note che dr. Maria Augusta Marrosu, con l’auspicio che persegua lasciano pensare ad una destituzione? I mezzi d’informa- sulla strada intrapresa dal suo predecessore. zione italiani ed i commenti politici attribuiscono questa svol- (Novi glas, 31. 7. 2008) ta all’apertura manifestata dal prefetto verso la locale realtà slovena e transfrontaliera. Nel frattempo è già stato nominato a nuovo prefetto di GORIZIA-GORICA Gorizia, la dr. Maria Augusta Marrosu, alla quale diamo il benvenuto unitamente all’auspicio che persegua sulla stra- da intrapresa dal suo predecessore. Cambio di guardia al vertice della prefettura Da parte nostra, oltre ad un grazie sincero per la com- prensione e la disponibilità manifestate nell’arco del suo Maria Augusta Marrosu è recentemente subentrata come incarico a Gorizia, auguriamo al prefetto De Lorenzo di prefetto presso la prefettura di Gorizia, dove aveva già rico- riscuotere ulteriore successo nel suo nuovo incarico. perto un incarico nel 1983, a Roberto De Lorenzo, desti- Andrei Bratu¡ nato dal Ministero ad altro incarico. (Novi glas, 31. 7. 2008) La Marrosu, nata a Salerno nel 1953, ha alle spalle una carriera trentennale presso il Ministero degli Interni. Alla fine degli anni Settanta prestò servizio presso la prefettura di Trieste e, in seguito, ricoprì vari incarichi in Campania, in GORIZIA-GORICA Basilicata ed a Roma. Vi sono delle tristi circostanze storiche che legano la fami- glia del nuovo prefetto alla provincia di Gorizia: in queste Sso ed Skgz ringraziano il prefetto zone, infatti, nel corso della Prima guerra mondiale cadde suo zio, sepolto a Redipuglia. Le due organizzazioni slovene hanno chiesto alla Slovenia In tema di attuazione della legge di tutela per la minoran- il conferimento di un’onorificenza al prefetto De Lorenzo za slovena, la Marrosu si è detta decisa a continuare sulla per essere stato un attento interlocutore della comunità slo - strada intrapresa dal suo predecessore. «Le leggi vanno vena e un efficace portavoce dei valori della convivenza e sempre applicate – ha detto –. Per questo motivo segui- della collaborazione transfrontaliera. remo sempre con attenzione le questioni, che riguardano la minoranza slovena» ed ha sottolineato la necessità di A nome della comunità nazionale slovena i presidenti promuovere la cooperazione transfrontaliera tra le istitu- dell’Unione culturale economica slovena-Skga, Rudi zioni. «Quello che in passato era un muro, ora è diventa- Pavœi@, e della Confederazione delle organizzazioni slo- to un ponte che invoca una comune collaborazione». vene-Sso, Drago Œtoka, esprimono un cordiale ringrazia- Al nuovo prefetto hanno dato il benvenuto, tra gli altri, le mento al prefetto Roberto De Lorenzo, che il governo ha organizzazioni slovene presenti sul territorio, su tutte destinato ad altro incarico. L’inattesa uscita di scena del l’Unione culturale economica slovena-Skgz e la prefetto lascia a Gorizia un vuoto, dal momento che egli Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso. ha saputo essere un efficace portavoce dei valori della con- Ale vivenza e della collaborazione transfrontaliera. Gli sono par- (Primorski dnevnik, 21. 8. 2008) ticolarmente grati gli sloveni di Gorizia, che nel prefetto De Lorenzo hanno trovato un convinto sostenitore dei diritti della minoranza, in particolare della legge di tutela. SCUOLA Nel corso della sua permanenza a Gorizia il prefetto De Lorenzo ha capito i nuovi tempi e necessità del territorio transfrontaliero e, attraverso iniziative significative, ha sapu- La convivenza è il miglior humus to far fronte al vuoto lacunoso lasciato da cerchie politiche locali ancorate alla logica del separatismo e dell’incom- per la scuola prensione reciproca. Non è quindi un caso che il prefetto di Gorizia sia sempre rimasto in prima fila quando era È stato recentemente approvato dal consiglio comunale di necessario difendere la peculiare realtà multiculturale loca- Ronchi dei Legionari-Ronke il progetto preliminare per la le. A questo proposito ricordiamo il suo incisivo interven- costruzione a Vermegliano-Romjan di un nuovo edificio per to tenuto in occasione della recente inaugurazione, a la scuola elementare e dell’infanzia slovene. Ora i cittadi- SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 5 ni hanno novanta giorni per presentare eventuali ricorsi. pagna per le elezioni politiche in Slovenia, previste per il Dopodichè sarà approvato anche il progetto definitivo e, prossimo 21 settembre. E a questo proposito sottolinea che se non ci saranno intoppi, i lavori dovrebbero essere avvia- «il governo di centrodestra viene dato sconfitto dagli ulti- ti il prossimo gennaio e ultimati entro la metà dell’anno sco- mi sondaggi dalla coalizione di centrosinistra, guidata dal lastico 2009/2010. giovane ed intraprendente leader Borut Pahor. Ma da qui Comprensibile la soddisfazione dei genitori degli alunni, ita- a manipolare la storia ce ne vuole. Anzi, uno scivolone di liani e sloveni, che hanno preso parte alla seduta del con- questo genere rischia di diventare controproducente» affer- siglio comunale ed hanno chiesto un incontro con il per- ma Manzin e mette in guardia sull’imbarazzo che potreb- sonale docente e i tecnici comunali per discutere nel det- be creare negli ambienti diplomatici. Sottolinea, inoltre, taglio il progetto dell’edificio scolastico. come non sia «la prima volta che la Slovenia inciampa sui La costruzione dello stabile a Vermegliano è inserita nel gradini della storia», dal momento che più volte ha mani- progetto dell’unione intercomunale del monfalconese polato l’argomento storiografico a fini nazionalistici, per Aster, che prevede anche l’ammodernamento e l’amplia- esempio «durante il contenzioso con l’Italia sui beni abban- mento della scuola media inferiore a Doberdò del Lago- donati degli esuli istriani, fiumani e dalmati». Doberdob. Per il progetto la regione devolverà all’Aster un Nel secondo articolo l’autore Paolo Segatti si sofferma cri- milione di euro, di cui 600 mila saranno destinati al restau- ticamente sulla «persistenza del concetto etnografico di ter- ro della scuola media di Doberdò e 400 mila al centro sco- ritorio sloveno. Buono per descrivere gli aggregati umani lastico di Vermegliano-Romjan, a queste ultime vanno precedenti la formazione dei moderni stati territoriali. Di dub- aggiunti i 100 mila euro devoluti dall’Aster. Per la costru- bia utilità per definire i confini nazionali e statali in territo- zione dell’edificio scolastico di Vermegliano, alla quale con- ri palesemente plurali». tribuirà anche la provincia di Gorizia con 1 milione 344 mila Quanto alla riunificazione alla Slovenia di gran parte della euro distribuiti in dieci anni, è prevista una spesa com- costa adriatica, sancita dal trattato di Pace di Parigi nel plessiva di circa 1 milione 900 mila euro. 1947, cui fa riferimento la relazione, Segatti definisce «scon- D. R. certante che un governo di un Paese dell’Unione europea (Primorski dnevnik, 25. 7. 2008) faccia finta di dimenticare i complessi passaggi giuridici che hanno governato il trasferimento di sovranità dall’Italia alla Jugoslavia di Capodistria, Pirano ed Isola. È un modo di LA POLEMICA fare storia nazionale come dire, un po’ spiccio, alla sovie- tica». Anche Segatti fa notare che «nel 1947 “la gran parte del Critiche alla relazione storica litorale” non venne affatto “riunificata alla Slovenia” perché prima della Seconda guerra mondiale la Slovenia non era del governo sloveno un ente dotato di suoi confini politici o amministrativi, né lo era prima della Prima guerra mondiale». «La frase ha Il Piccolo interviene duramente su presunti «ruzzoloni» un senso – sottolinea Segatti – se chi l’ha scritta per sulla connotazione etnica data ad alcuni fatti storici Slovenia intendeva dire territorio etnicamente sloveno. Ma in questo modo tra la nozione di territorio etnico sloveno Critico il quotidiano il Piccolo di Trieste sulla relazione sti- e quella di Slovenia come ente politico-amministrativo si lata dalla Slovenia sul suo semestre di presidenza instaura una confusione semantica, che ha una preoccu- dell’Unione europea, che è stata pubblicata sul sito ufficiale pante valenza politica. Perché i confini dello spazio etni- del governo sloveno. Le critiche sollevate da «Il Piccolo» co sloveno sembrano venire interpretati come una costan- riguardano, per la maggior parte, il riferimento al territorio te nei flussi e riflussi della storia, mentre i confini dello stato etnico sloveno e l’affermazione secondo la quale il sloveno come una variabile. Questi ultimi possono venire Trattato di pace nel 1947 sancì il ritorno di gran parte del addirittura rimossi come accadde pochi mesi fa. Mentre i Litorale alla Slovenia. Alla questione il quotidiano ha dedi- primi rimangono ben presenti nelle aspirazioni della clas- cato ben due articoli (altri sono usciti in seguito, ndt.). Nel se dirigente slovena». primo il giornalista Mauro Manzin individua due «ruzzolo- «E allora – si chiede Segatti – se si parla, come il testo del ni». Il primo riguarda il passaggio, in cui nella relazione si governo parla, di “gran parte” è ovvia una domanda. Quali fa riferimento alla fine della Prima guerra mondiale, par- aree del Litorale non vennero ri-unificate alla Slovenia nel lando di «territorio etnico della Slovenia», laddove, affer- 1947? Cosa manca per il governo sloveno?» e sottolinea ma Manzin «stride quella connotazione etnica che il gover- che «questo modo di presentare la propria storia nazionale no sloveno dà dell’avvenimento». da parte del governo sloveno non è esattamente quello che Il secondo ruzzolone Manzin lo nota nel fatto che, in rife- auspicavano i padri fondatori dell’integrazione europea». rimento al 15 settembre del 1947, il sito del governo scri- (Primorski dnevnik, 19. 8. 2008) va che «la maggior parte della regione costiera del Litorale viene riunificata alla Slovenia a seguito del Trattato di pace di Parigi». A questo proposito Manzin fa notare che «nel IL COMMENTO 1947 la Slovenia non aveva una sua indipendenza istitu- zionale internazionale (era una delle repubbliche all’inter- no della Repubblica federativa socialista di Jugoslavia, que- Œuœmelj: «Il Trattato di Pace decise sta sì intenzionalmente riconosciuta) non va dimenticato che i territori del Litorale divennero jugoslavi nell’ambito della il passaggio della Primorska alla Slovenia» Repubblica di Slovenia solo nel 1975, dopo la firma del Trattato di Osimo. Prima c’era la cosiddetta zona B sotto L’intervento del console generale sloveno a Trieste, amministrazione jugoslava». Jo¡e Œuœmelj che sostiene: «La nota pubblicata sul Manzin, infine, collega il contenuto della relazione alla cam- sito governativo di Lubiana è politicamente corretta» SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 6 «Parlare della ricongiunzione della maggior parte della sione del suo articolato intervento affermando che «que- Primorska alla Slovenia in forza al Trattato di pace di Parigi sto modo di presentare la propria storia nazionale da parte è storicamente esatto e politicamente corretto». È quanto del governo sloveno non è esattamente quello che auspi- sostiene il Console generale di Slovenia a Trieste, Jo¡e cavano i padri fondatori dell’integrazione europea». Œuœmelj, in relazione al dibattito che si è aperto, sul nostro Il presidente della Federazione degli esuli, Renzo Codarin, giornale, in merito alla nota comparsa sul sito web ufficia- suggeriva infine che la storia «certamente non serve sia le del governo della repubblica slovena nelle scorse setti- ”condivisa”, ma serve sia rispettosa delle memorie». Quindi, mane. parlava di «connotazione etnica del caso che il governo slo- Œuœmelj, citando gli interventi suscitati dalla lettura storica veno vuole evidenziare» aggiungendo che «si vuole dimen- di una delle pagine più complesse della vicenda legata al ticare che in questi territori plurali c’era anche un altro popo- confine orientale, si sofferma sul termine «Primorska» e sui lo, quello degli italiani». problemi di traduzione di una denominazione geografica (Il Piccolo, 28. 8. 2008) molto particolare. Il console si riallaccia direttamente al tito- lo della nota sul sito internet per inquadrare l’argomento e il capitolo oggetto di contesa storica. Il titolo, preceduto da una data, quella del 15 settembre 1947, suona molto espli- IL COMMENTO cito: «Ricongiunzione della maggior parte della Primorska con la Slovenia in base al Trattato di pace di Parigi». Che cosa si intende per «Primorska»? Œuœmelj non ha Dimenticano la realtà dei fatti storici dubbi. «Il termine Primorska tradotto con “regione costie- ra del Litorale” non è corretto, essendo la Primorska una Sugli articoli recentemente pubblicati dal quotidiano di denominazione geografica di un’area ben definita». Trieste «Il Piccolo» in merito alla presidenza slovena «L’obiezione – sostiene il console di Slovenia a Trieste – dell’Unione Europea interviene lo storico sloveno Jo¡e è basata sul fatto, peraltro incontrovertibile, che il Trattato Pirjevec, il quale sottolinea che se l’intento dei due gior- di pace divise il Territorio Libero di Trieste in due zone, affi- nalisti era di tracciare, quali studiosi di storiografia, una valu- dando l’amministrazione della Zona A alle forze alleate (alle tazione globale della relazione, stilata dal governo di quali nel 1954 subentrò l’Amministrazione italiana), e l’am- Lubiana, avrebbero dovuto partire dal secondo periodo della ministrazione della Zona B alla Jugoslavia. Il confine diven- relazione, dove si dice che nel 7° secolo il principato di ne definitivo soltanto con gli Accordi di Osimo nel 1975». divenne il primo Stato sloveno. Un’affermazione Nella nota inviata dagli uffici consolari sloveni a Trieste molto questa smentita anche dalla storiografia contemporanea, si insiste sull’aspetto geografico legato alla questione sto- dal momento che non è possibile ascrivere una coscien- rica e al termine attorno al quale studiosi, politici e gior- za nazionale a quel periodo. Tuttavia non era questo l’in- nalisti hanno ancorato i loro giudizi. tento di Mauro Manzin e Paolo Segatti, ai quali nei giorni Œuœmelj abbozza una sintesi: «Fatto sta – dice – che con successivi sulle pagine de Il Piccolo si sono affiancati il pre- il Trattato di pace di Parigi venne annessa alla Slovenia, sidente della Lega degli esuli, Renzo Codarin, e Stelio allora parte del sistema federale jugoslavo, la maggior parte Spadaro, quanto piuttosto quello di perseverare con la cam- della Primorska. La Primorska – ribadisce – è la denomi- pagna antislovena, che a Trieste è endemica e della quale nazione geografica per un vasto territorio che da Bovec evidentemente i collaboratori ed i lettori del quotidiano di (Plezzo) scende fino al mare, comprendendo le Valli Trieste non sono mai sazi. dell’Isonzo e del Vipacco, il Collio Sloveno, Nova Gorica Lo storico si sofferma sul riferimento alla spartizione alla con il circondario, il Carso con il suo retroterra e, appun- fine della Prima guerra mondiale, tra quattro Stati, del «ter- to, i tre comuni costieri, ai quali si riferiscono i due autori, ritorio etnico sloveno». Una definizione quest’ultima che ma che della Primorska rappresentano una piccola parte. infastidisce Manzin e Segatti e dietro la quale avvertono Parlare della ricongiunzione della maggior parte della intenti minacciosi del governo sloveno. A questo proposi- Primorska alla Slovenia in forza al Trattato di pace di Parigi to risulta eloquente la domanda retorica di Segatti quan- è quindi storicamente esatto e politicamente corretto. do si chiedono «Quali aree del Litorale non vennero ri-uni- Essendo stato tutto il territorio sopra citato annesso all’Italia ficate alla Slovenia nel 1947?». La risposta è evidente: dopo la prima guerra mondiale, appare chiara anche la cor- Trieste e Gorizia. rettezza della dicitura che dopo il 1918 il territorio etnico A conferma delle allarmanti minacce etnocentriche del sloveno era stato diviso tra più Stati, tra i quali appunto governo sloveno gli autori dei due articoli riportano quel l’Italia». passo della relazione in cui si dice che il 15.9.1947 sulla Il chiarimento del Consolato generale di Slovenia a Trieste base del Trattato di Parigi si giunse alla riunificazione del giunge dopo i commenti e i dubbi sollevati da più parti sulla Litorale alla Slovenia. Ma la gran parte del Litorale, al quale congruità storica della nota governativa apparsa sul sito di fanno riferimento, non ha nulla a che fare con le città di Lubiana. L’intervento non era passato inosservato anche Pirano, Isola e Capodistria, ma riguarda solo le valli per il fatto che era comparso al termine del semestre di dell’Isonzo e del Vipacco, l’entroterra (Notranjska) ed il presidenza slovena dell’Unione europea (gennaio-giugno Carso. La fascia costiera faceva parte del Territorio libero 2008). di Trieste, che fu definito sulla base del Trattato di pace di In un articolo di Mauro Manzin si ricordava invece come Parigi perché l’appartenenza a dicerse realtà etniche ne «la Slovenia, nel 1947, non aveva una sua indipendenza rendeva difficile la suddivisione tra Italia e Jugoslavia. Che istituzionale internazionale» e che «i territori del Litorale il Territorio libero di Trieste fosse in gran parte sloveno lo divennero jugoslavi nell’ambito della repubblica di Slovenia rivela la disponibilità, dimostrata durante le trattative, dopo solo nel 1975 dopo la firma del Trattato di Osimo». il 1949, dal governo italiano a sciogliere il nodo della que- Per lo studioso Paolo Segatti, sempre in merito alla data stione triestina, rinunciando all’entroterra di Trieste in cam- del 15 settembre 1947, emerge che «la nostra memoria di bio di Capodistria, Isola e Pirano. quei giorni è molto diversa». Quindi, si avvia alla conclu- Pirjevec conclude sottolineando che non arriveremo lon- SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 7 tano se non saremo capaci di accettare il passato storico L’INTERVENTO dei nostri vicini, che è in parte anche nostro e se non sare- mo in grado di superarlo per il bene comune e nel segno di una pacifica convivenza. (Primorski dnevnik, 28. 8. 2008) Crainz: fare i conti con la propria storia «Manca un esame di coscienza su fascismo e confine orientale» IL COMMENTO Fare storia è sempre molto complicato. Per riportare cor- rettamente gli avvenimenti che hanno contraddistinto le Critiche esagerate e qualche dimenticanza varie epoche è necessario non basarsi soltanto su docu- menti o versioni ufficiali, ma è fondamentale anche attin- La relazione che ha così fortemente indisposto «Il Piccolo» gere informazioni dalla letteratura, dai racconti giornalisti- in realtà è un excursus sintetico su alcune delle fonda- ci e dai resoconti della gente comune. Questo fa lo scrit- mentali pietre miliari della storia slovena. tore e docente di Storia contemporanea dell’Università di Se è vero che il comunicato pecca di pressappochismo e Teramo, Guido Crainz, che ospite a della di alcune inesattezze, è anche vero che la critica del quo- rassegna Mittelincontri, nell’ambito dell’ultimo Mittelfest, ha tidiano triestino è di gran lunga esagerata e ostile. Il pro- parlato in particolare dei rischi di una deformazione della fessor Paolo Segatti mette tutto nello stesso calderone: le memoria e delle sfide per una esatta comprensione del futu- vignette autostradali, la suddivisione provinciale della ro. Crainz ha subito voluto sottolineare come per costrui- Slovenia, il suo rapporto con l’Unione Europea e la storia re il futuro sia assolutamente necessario fare in primo luogo recente. In apertura Segatti loda la vicina Slovenia e il suo i conti con il passato. «Invece in Italia non si è sufficien- rapido ed efficace «adattamento» all’Unione europea, che temente discusso – ha spiegato il docente, che ha origini però è stato sempre condizionato dagli interessi statali. A friulane – su molti argomenti storici riguardanti la nostra questo proposito, a titolo di esempio, fa riferimento alle realtà. Per esempio mi riferisco alle vicende del confine vignette autostradali emesse recentemente. Di particola- orientale, così importanti per il Friuli, oppure è mancato un re rilievo gli eventi legati alla suddivisione regionale della serio e definitivo esame di coscienza sul periodo fascista Slovenia. In questo progetto non si fa alcun riferimento e su quello che è accaduto prima e dopo. Temi che a mio all’euroregione, ma tutto è subordinato alla «politica di coe- avviso non hanno registrato un dibattito esauriente, defi- sione statale», che rappresenta l’obiettivo principale delle nitivo. C’è stata in Italia una deformazione della memoria, prossime province. che purtroppo non è soltanto un rischio da denunciare, ma Nel suo commento Segatti si chiede se la Slovenia sia «un una realtà vera». Nella nostra epoca, come ben noto, la esempio riuscito di integrazione europea». «Certamente sì televisione rappresenta uno dei principali mezzi di diffusione – prosegue Segatti – se il successo di integrazione euro- delle notizie e di comunicazione, addirittura l’unico stru- pea lo misuriamo sulla base degli adempimenti procedu- mento di conoscenza per tantissimi cittadini. E il profes- rali, dell’implementazione delle politiche comunitarie, del- sor Crainz ha voluto spiegare come, attraverso una serie l’adesione al senso comune che si respira a Bruxelles. Il di documentari trasmessi dalla Rai nel ’94 – anno dell’a- che non è affatto poco. Tuttavia i conti non tornano se adot- scesa del primo governo guidato da Berlusconi –, sia avve- tiamo come criterio le aspettative dei padri fondatori per i nuto un rovesciamento della memoria. «In quei documentari quali integrazione europea significava anche due altre cose: – ha affermato lo storico – il fascismo e l’antifascismo erano fare i conti con le memorie divise d’Europa e sradicare dal messi sullo stesso piano. C’era, insomma, una certa libertà dibattito pubblico ogni tentazione irredentistica». E qui la verbale. Inoltre, sempre in quello stesso periodo, ricordo relazione slovena non supera l’esame, commenta Segatti. che Gianfranco Fini dichiarò che Benito Mussolina era stato Ben più aspro l’articolo di Manzin, secondo il quale non è il più grande statista del Novecento». la prima volta che la Slovenia «inciampa sui gradini della Il docente ha voluto rimarcare il concetto, affermando «che storia». A questo proposito fa riferimento al periodo del nell’aria c’era un clima di cancellazione della memoria, men- primo governo Berlusconi e «dimentica» che a Bruxelles tre emergeva una corrente di pensiero che si schierava con- l’allora governo italiano (con ministro degli Esteri Antonio tro gli stessi storici. Questa situazione – ha spiegato anco- Martino) aveva posto il veto sull’ingresso della Slovenia ra Crainz – era causata anche da una sinistra che per pigri- nell’Ue. Il giornalista fa un lodevole riferimento alla com- zia intellettuale ha favorito un capovolgimento dei giudizi». missione storica italo-slovena e «dimentica» che è la parte L’Italia, ha ribadito Crainz, è dunque una nazione che non italiana quella che finora, attraverso i suoi governi di destra si è ancora interrogata sufficientemente sul fascismo, sulle e di sinistra, ha vietato la pubblicazione ufficiale di questo sue origini, sulle sue cause. Carbonetto, a questo propo- interessante documento. sito, ha voluto rimarcare come manchi un esame di coscien- Nella parte conclusiva Manzin collega il sunto della storia za collettivo. «La storia – ha detto – andrebbe innanzitut- slovena con le elezioni politiche, che si terranno il prossi- to valutata in base al dolore che produce». mo 21 settembre. A questo proposito fa riferimento a Borut Il professor Crainz ha concluso soffermandosi nuovamente Pahor e al sondaggio preelettorale sfavorevole a Janez sul fatto che i documenti televisivi e anche gli stessi film Janœa. Secondo Manzin questa «manipolazione» della sto- possono essere sempre fonti eccezionali per un approc- ria è una mossa preelettorale, il che ci sembra una valu- cio alla storia che sia il più completo ed efficace possibi- tazione del tutto esagerata. Allo stesso modo risulta esa- le. E, anche se sono di contenuto fazioso, generano comun- gerata anche l’affermazione di Manzin sull’imbarazzo che que una costruttiva discussione su argomenti che, altrimenti, sul sito internet la «relazione» del governo sloveno avreb- sarebbero dimenticati e non chiariti. be creato nelgli ambienti diplomatici europei. Renato Schinko (Primorski dnevnik, 19. 8. 20008) (Messaggero Veneto, 27. 7. 08) SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 8 Le armate fasciste dal ‘41 al ‘43 lasciarono una scia di sangue in Jugoslavia e Grecia ARCHIVI Crimini di guerra italiani, il giudice indaga Le stragi di civili durante l’occupazione dei Balcani. I retroscena dei processi insabbiati

ltro che brava gente! Italiani come i tedeschi, che dal o il governatore del Montenegro, Alessandro Pirzio Biroli, 1941 al 1943, nei Balcani e in Grecia, applicarono la che fece fucilare circa 200 ostaggi. E tutta una serie di per- Aregola della «testa per dente», della rappresaglia con- sonaggi, ufficiali o funzionari dell’amministrazione civile, che tro le popolazioni, di dieci civili fucilati per ogni italiano ucci- operarono soprattutto in Jugoslavia e in Grecia. In segui- so. In altre parole si macchiarono di gravissimi crimini di to a questo tipo di informazioni, spiega Intelisano, «alla fine guerra, che si estinguono soltanto con la morte del reo. Ora degli anni Quaranta fu aperto presso questo ufficio un pro- su queste verità scomode, che emergono con sempre più cedimento nei confronti di 33 persone accusate di concorso forza dalle inchieste giornalistiche e soprattutto dalla ricer- in uso di mezzi di guerra vietati e concorso in rappresa- ca storica, ha deciso di intervenire la magistratura milita- glie ordinate fuori dai casi consentiti dalla legge. Il proce- re. Il procuratore Antonino Intelisano, lo stesso che nel 1994 dimento si concluse il 30 luglio 1951 con una sentenza del istruì il processo contro il capitano delle SS Erich Priebke, giudice istruttore militare. Questi stabilì che non si dove- e che alla ricerca di prove trovò a Palazzo Cesi, presso la va procedere nei confronti di tutti gli imputati, perché non procura militare generale, il famoso «armadio della ver- esistevano le condizioni per rispettare il principio di reci- gogna», che nascondeva circa settecento pratiche contro procità fissato dall’articolo 165 del Codice penale militare i nazisti autori delle stragi in Italia, ha aperto un’inchiesta, di guerra». Secondo tale norma, un militare che aveva com- per il momento «contro ignoti», sugli eccidi che i militari ita- messo reati in territori occupati poteva essere processato liani compirono nei territori di occupazione. Come ha sug- a patto che si garantisse un eguale trattamento verso i gerito Franco Giustolisi in un intrigante articolo sul mani- responsabili di reati commessi in quella nazione ai danni festo del 28 giugno, ci troviamo davanti a un «secondo di italiani. Vale a dire, per esempio: noi processiamo i nostri armadio della vergogna» militari colpevoli, voi jugoslavi condannate i responsabili Antonino Intelisano, seduto nel suo studio di procuratore delle uccisioni nelle foibe. presso il tribunale militare, in viale delle Milizie a Roma, L’articolo 165, continua Intelisano, è stato riformato, con prima di rispondere ci mostra il carrello con alcuni faldoni l’abolizione della clausola di reciprocità, nel 2002. «Così che portano il segno degli anni. «Quella dell’armadio della quando, grazie a libri come Si ammazza troppo poco di vergogna numero due – taglia corto – è un’invenzione gior- Gianni Oliva e Italiani senza onore di Costantino Di Sante, nalistica che non corrisponde alla realtà delle cose». La o a trasmissioni televisive e articoli che denunciavano la verità tuttavia è che il procuratore generale ha acquisito strage di 150 civili uccisi per rappresaglia da militari italia- materiale di grande interesse sia di carattere giudiziario, ni il 16 febbraio 1943 a Domenikon, in Tessaglia, si è impo- sia presso gli archivi che di solito sono frequentati soltan- sto all’attenzione il problema del comportamento delle to dagli storici: ministero della Difesa, presidenza del nostre truppe, ho deciso di aprire un’inchiesta. Per il Consiglio. In particolare, dagli archivi dello Stato maggio- momento «contro ignoti» perché noi magistrati, a differenza re dell’esercito sono arrivate le conclusioni della degli storici, non possiamo processare i morti». Commissione parlamentare presieduta da Luigi Gasparotto, Nei faldoni che il procuratore sta studiando sono elencati politico d’altri tempi che aveva avuto il figlio Leopoldo ucci- decine di nomi, soprattutto militari che parteciparono alle so nel campo di Fossoli e aveva lavorato con grande impe- rappresaglie contrarie alle leggi internazionali di guerra. gno ed equilibrio, soprattutto tra il 1946 e il 1947, alla rac- Quegli elenchi, finora di interesse puramente storico, diven- colta e al vaglio delle circa ottocento denunce provenien- teranno incandescente materia penale, appena si indivi- ti da tutti i territori occupati dagli italiani, e quindi alla sele- duerà uno dei responsabili ancora in vita. E allora avremo zione dei casi in cui non si poteva fare a meno di denun- un nuovo caso Priebke. Ma con un italiano nelle vesti del ciare il reato. «La commissione – scriveva Gasparotto il 30 carnefice. L’aggravante di tutta la faccenda, ci dice lo sto- giugno 1951 nelle note conclusive inviate al ministro della rico Costantino Di Sante, uno dei pochi che hanno potuto Difesa, Randolfo Pacciardi – ha tenuto nel debito conto la consultare, seppur parzialmente, i 70 fascicoli prodotti dalla complessità della situazione, ma non l' ha considerata scu- Commissione Gasparotto, è che a macchiarsi di reati non sante». Così non poteva farla franca il generale Mario furono soltanto le camicie nere o i vertici militari politiciz- Roatta, comandante della II armata in Jugoslavia, che nella zati. Ma ufficiali e soldati normali. Come gli alpini dei bat- tremenda circolare 3c del 1° dicembre 1942 aveva dispo- taglioni Ivrea e Aosta, «che rastrellarono undici villaggi in sto di fucilare non soltanto tutte le persone trovate con le Montenegro e fucilarono venti contadini». Il famigerato pre- armi in pugno, ma anche coloro che imbrattavano le sue fetto del Carnaro, Temistocle Testa, racconta Di Sante, per ordinanze, oppure sostavano nei pressi di opere d' arte. E l’eccidio di Podhum, villaggio a pochi chilometri da Fiume, aveva deciso espressamente di considerare «correspon- «si servì di reparti normali». Dopo aver circondato il villaggio sabili degli atti di sabotaggio le persone abitanti nelle case e bloccato tutte le strade di accesso, è scritto negli atti della vicine». Le conclusioni della Commissione Gasparotto, la Commissione Gasparotto, che recepì una denuncia jugo- cui documentazione nessuno storico ha potuto finora stu- slava, il 12 luglio 1942 reparti dell’esercito italiano, coa- diare per intero, chiamavano in causa anche il generale diuvati dai carabinieri e dalle camicie nere fucilarono oltre Mario Robotti, comandante dell’XI corpo d’armata, che era cento uomini, catturarono tutta la rimanente parte della riuscito a inasprire gli ordini di Roatta al punto di dire la frase popolazione, circa 200 famiglie, confiscarono beni mobili che è diventata proverbiale, «qui si ammazza troppo poco», e circa 2000 capi di bestiame». La situazione era esa- SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 9 sperata da una guerriglia partigiana efficace e crudele e nel cimitero di Gonars, le altre a Palmanova (i morti nel- dalle violente faide interetniche. Ma come giustificare le l'ospedale), a Visco e a Padova, dove c'erano altri due modalità dei rastrellamenti di Lubiana ordinati dal genera- campi di concentramento per internati civili jugoslavi. Qui le Taddeo Orlando, che nel dopoguerra avrebbe proseguito sono tumulati pure due partigiani jugoslavi fucilati dai tede- normalmente la sua carriera? schi a Chiusaforte, in Valcanale. Il monumento ha la forma La capitale della Slovenia fu circondata il 23 febbraio 1942 di un fiore stilizzato, con elementi fatti in lamiera di acciaio con reticolati di filo spinato. Dei quarantamila abitanti inossidabile; all'interno della corona si trovano due cripte maschi, ne furono arrestati 2858. Circa tremila vennero cat- circolari con le nicchie per le piccole urne. Ogni anno il turati in un secondo rastrellamento. La chiusura dei cen- Comune di Gonars, che si impegna nella cura del monu- tri abitati con reticolati venne applicata in altre 35 località. mento grazie a un accordo con il Consolato sloveno, orga- Oltre ai maschi adulti venivano deportati anche vecchi, nizza le commemorazioni alla presenza di alte autorità slo- donne e bambini. La maggior parte finiva nel campo dell' vene, croate, serbe con cui intercorrono ottimi rapporti. Il isola di Arbe, oggi Rab, in Croazia, dove morirono in 1500, giorno più importante per il ricordo è quello del Primo soprattutto di stenti. Ogni anno una maratona attraverso il Novembre. Per i luoghi dove sorgeva un tempo il campo, perimetro del reticolato ricorda a Lubiana il periodo dell' oggi appezzamenti tenuti a prato, a nord del paese, il occupazione militare italiana. Municipio ha avviato un progetto per la memoria. Dino Messina «Ottenuta la concessione dei siti da una società che fa capo (Corriere della Sera, 7. 8. 2008) alle Ferrovie dello Stato, proprietaria dei terreni – spiega il sindaco Ivan Cignola – abbiamo deciso di realizzare una GONARS struttura in siepi ed essenze arboree che riproduca il peri- metro delle vecchie baracche, per dare l'idea di come si doveva presentare. All'interno, poi, sarà eretta una picco- la lapide a ricordo. Nel sito, inoltre, già da settembre, saran- Pietre e mattoni riciclati per costruire l’asilo no sistemati dei tabelloni informativi per dar modo alla gente di capire cosa è accaduto in questi luoghi. C’è poi l’idea di Il lager ospitò oltre 5mila persone, di cui 1600 bam - realizzare un Camminamento della memoria dall’Ossario bini. Sarà eretta una lapide a ricordo ai Campi. Chiederemo l'aiuto della Comunità europea. Il progetto richiede uno sforzo economico di 50mila euro». Il campo di concentramento di Gonars fu uno dei luoghi in A raccontare la tragedia, con le testimonianze dei sopra- cui si svolse la grande tragedia di tanti deportati sloveni e vissuti, sono un dvd di recente realizzazione, gli atti di un croati (in piccola parte pure serbi). Fu istituito nel dicem- convegno organizzato dal Comune e un libro, «I lager ita- bre del 1941, costituito da tre settori, circondato da filo spi- liani» appena uscito a firma di Alessandra Kersevan della nato, controllato dai carabinieri e da circa 600 soldati con Nutrimenti editore. 36 ufficiali. Ai lati nord e sud era recintato e sorvegliato da P.T. due torri alte sei metri, armate con mitragliatrici puntate (Il Gazzettino, 20. 8. 2008) verso il campo, con riflettori che di notte lo illuminavano a intervalli di pochi minuti. Tutto intorno una cintura larga due metri in cui le sentinelle avevano l'ordine di sparare senza preavviso a tutti quelli che la oltrepassavano. All'arrivo, i PUBBLICAZIONE nuovi internati venivano denudati, disinfestati, rapati a zero. Nonostante la pulizia quotidiana delle baracche i parassi- ti si moltiplicavano. La regione inventata Il 25 febbraio 1943 il campo Gonars conta 5.343 internati di cui 1.643 bambini. Ci sono intere famiglie provenienti da Un libro edito da Kappa Vu permette di conoscere il Lubiana o dai campi di Arbe (Rab) o di Monigo (Treviso); confine orientale superando stereotipi e pregiudizi due terzi croati e un terzo sloveni. Baracche strette e lun- ghe con da 80-130 prigionieri ciascuna. Ripari praticamente In «Venezia Giulia la regione inventata», a cura di Roberta senza riscaldamento o con stufe mal funzionanti; molti, spe- Michieli e Giuliano Zelco, un gruppo di studiosi ha raccol - cialmente uomini adulti, dormivano in tenda. L’igiene era to contributi di geografia storica, analisi delle migrazioni delle impossibile per mancanza di tutto: pidocchi, scabbia, erpe- popolazioni, indagine linguistica, approfondimento sulla atti - te e altre malattie contagiose si diffondevano. L’80% dei vità istituzionali, drammi collettivi e aneliti di libertà che bambini nascevano morti. Il cibo era del tutto insufficien- hanno percorso la storia di questa «regione inventata». te: minestrone pranzo e cena, acqua e 200 grammi di pane. Il senso della pubblicazione «si costruisce attorno al pote - Oggi dei campi “a” e “b” non resta più nulla: dopo l'8 set- re di evocazione o di oblio che può avere un nome». tembre la popolazione di Gonars, costretta da miseria e povertà, ha recuperato tutti i materiali per impiegarli in nuove Un nome ben azzeccato può fare la fortuna (o la sfortuna) costruzioni. Ci fu anche un referendum per decidere cosa di un prodotto o di una idea, che poi quando si tratta maga- fare di mattoni e pietre, se case popolari o un asilo. La scel- ri di un territorio neppure ben definito come quello del Friuli, ta cadde su quest’ultimo. può essere fonte di contrasti ed ambiguità di non poco Oggi, a ricordo, in cimitero sorge un Sacrario Memoriale conto. dove sono raccolti i resti degli internati morti nel campo di È questo il caso «Venezia Giulia», termine inventato dal concentramento fascista. grand’uomo che è stato il goriziano Graziadio Isaia Ascoli, Il monumento è stato costruito nel 1973, per iniziativa della fondatore della benemerita Società filologica friulana, che Repubblica Federativa di Jugoslavia, su progetto dello scul- nell’ambito di una sorta di disputa politico-linguistica tra irre- tore Miodrag Zivkovic di Belgrado. Le cripte ospitano le spo- dentesti (che pur di negare uno straccio di cultura slava a glie di 471 persone. Di queste, 410 sono state riesumate queste terre, per definire quel territorio si rifacevano al lito- SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 10 rale austro-ungarico che ben delimitava il territorio che ave- «Nel nome della Venezia Giulia», invece, è il titolo della vano in mente) e coloro che avevano partorito altre crea- quarta parte del libro, con interventi di Sandi Volk, Roberta tive definizioni quali regione Giulia, litorale veneto istriano Michieli (che racconta l’emblematica vicenda di un vigne- e così via, pensò bene di dire la sua. E la sua fu. to – un tempo – chiamato Friuli e ora trasformatosi in Non è che da parte slovena e croata la denominazione Vigneto Venezia Giulia), ed una toccante testimonianza di ascoliana avesse ottenuto un qualche entusiasmo: tutt’al- Giuliano Zelco sulla nonna Antonia, esule istriana a Udine tro, ovviamente, anche perché in tempi di dominazione dal 1950, che aveva vissuto anche la «persuasione» di un austriaca da quelle parti si utilizzava piuttosto il termine duro e violento fascismo di frontiera. Difficile, se non impos- «Primoska» o «Primorje» (litorale), e più tardi, quella di sibile dare un quadro almeno indicativo degli approfondi- «Julijska Bene@ija». menti, delle riflessioni e delle notizie contenute nei saggi Il termine, anche nella sua forma aggettivante di «giulia- di questo corposo volume che, a quanto risulta, nonostante no», fu molto caro al fascismo di quegli anni (e resta vivo che in questi tempi non siano mancati riferimenti alla situa- ancora oggi, fortunata credità di quei tempi) per indicare zione di questa regione, non sembra fin qui aver suscita- la totalità degli abitanti della regione, anche per cancella- to quell’interesse e quella discussione che invece merite- re – «nomen est omen» – eventuali rimasugli di altre iden- rebbe. tità locali. Un termine del genere, viste le tantissime vicis- Eppure, anche sul versante friulano, gli stimoli non man- situdini che hanno interessato queste terre, non poteva che cano di certo, a cominciare dai contributi di Donato Toffoli rappresentare un baluardo, un’idea ben più ampia di quel- su «Venezia Giulia: una questione friulana»; di Piero Pu- la di confine e di uno stacco; di un limite non oltrepassa- rini sulla nascita della regione Friuli-Venezia Giulia e quel- bile, ma proprio per questo gratificante: ora felice per le ere- lo su «Moviment Friûl e Venezia Giulia», scritto da uno dei dità di vecchie conquiste, ora invece infelice, a causa del- protagonisti delle battaglie autonomistiche di quel movi- l’arretramento (e quindi perdita di terre) dovuto alle alter- mento, Adrian Cescje, del quale è anche l’affermazione che ne fortune della guerra. fotografa, in sintesi, il senso del libro «che si costruisce attor- Quello che è certo è che ancora oggi il confine orientale no al potere di evocazione o di oblio che può avere un d’Italia, eroica sentinella a baluardo del territorio dei tarta- nome». ri, è purtroppo, non solo nella mentalità e nell’immagina- Oblio perché, come annota la Kersevan nella sua intro- rio collettivo di chi in queste terre non ci vive sopra, qual- duzione in troppi, compreso anche un certo mondo anti- cosa di ambiguo, di difficile da capire nella sua comples- fascista, non si ricordano che la causa delle tragedie di que- sità. Ma come è nato questo confine, quali sono le ragio- ste terre non è stata la pace, ma la guerra, contribuendo ni che lo hanno determinato, le vicissitudini che ha attra- così ad una sorta di «cortocircuito della memoria» sulla sto- versato questa regione, a partire dall’Ottocento per arrivare ria di questi territori; evocazione che invece è necessaria ai giorni nostri, passando attraverso due guerre mondiali, per recuperare la rete di un passato fin qui troppo ambi- un trattato internazionale, una costituente repubblicana, il guamente o interessatamente trattato dalla pubblicistica di trattato di Osimo e, dulcis in fundo, lo smembramento della tutte le parti in causa. Per questo il libro si offre al lettore Jugoslavia? ed allo studioso con contributi di geografia storica, di ana- È proprio attorno a questo nome geografico e al satellite lisi delle migrazioni delle popolazioni, di indagine linguisti- friulano che in parte lo circonda, e al confine che rappre- ca, di approfondimento sulla attività istituzionali, di dram- senta (o, meglio, ai tanti confini che via via ne hanno con- mi collettivi, e degli aneliti di libertà che hanno percorso la traddistinto i limiti), che si sviluppano gli approfondimenti storia di questa «regione inventata». e le riflessioni che un bel gruppo di studiosi tra Trieste e Doveroso è fare i conti con la memoria. Doveroso fare un Udine ha realizzato per un volume di recente pubblicazio- serio esame sulla storia patria, sugli antichi trionfi, sulla ne «Venezia Giulia la regione inventata», a cura di Roberta venezianità e sulla romanità antica di queste terre, ma Michieli e Giuliano Zelco, edito da Kappa Vu, con una intro- anche sul fascismo nel confine orientale; solo così sarà pos- duzione di Alessandra Kersevan che, illustrando le moti- sibile capire la realtà di oggi e costruire quella di domani. vazioni che hanno portato alla edizione del libro, il meto- È un compito di tutti, questo, non solo degli storici. E per do d’indagine utilizzato ed i problemi affrontati al fine di for- farlo compiutamente bisogna studiare, approfondire, riflet- nire ai lettori ed agli studiosi materiale per una riflessione tere, cercare testimonianze dirette come fa questo libro. «tout court», afferma la necessità di por fine a quella che Ormai, la gran parte dei protagonisti delle vicende di que- definisce «manipolazione della storia» da parte di neoirri- gli anni non c’è più, ma la loro testimonianza, come quel- dentisti e neofascisti, eredi di coloro che sono stati la causa la di nonna Antonia della quale parla Giuliano Zelco ci rac- prima di tante tragedie senza dimenticare tuttavia, ad av- conta, con la immediatezza di chi ha vissuto quella realtà, viso di chi scrive, anche le responsabilità delle altre parti come sono andate veramente le cose: «Sotto l’Austria se in gioco. magnava do volte al giorno. Sotto l’Italia gnanca una», ricor- Il volume è strutturato in quattro parti: nella prima, che reca dava al nipote nonna Antonia, nata austroungarica e morta i contributi di Piero Purini, Donato Toffoli, Sandi Volk, austroungarica esule in Friuli. Sandro Carrozzo, Roberta Michieli e Giuliano Zelco, si trac- Roberto Iacovissi cia un ritratto della Venezia Giulia fino al 1954; nella secon- (la Vita Cattolica, 2. 8. 2008) da, dedicata al Friuli ed ai territori contigui, intervengono, oltre ai già citati Michieli e Zelco, anche Licio De Clara, Carli Pup e Giorgio Banchig. Dedicata invece alla nascita della La Cooperativa Most regione Friuli Venezia Giulia, all’irridentismo triestino, all’a- zione politica del Movimento Friuli ed alla storia di quel pubblica anche il quindicinale bilingue Dom. famoso trattino che, a mò di un apostrofo rosa, stava tra le parole «Friuli» e «Venezia Giulia», è dedicata la terza Copie omaggio sono disponibili sezione del volume che reca i contributi di Piero Purini, allo 0432 700896 Adrian Cescje e Roberta Michieli. SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 11 Dal saggio «Italia e Slovenia, ovvero del confine che non c’è più» STORIA Trieste e Gorizia senza confine: un futuro tutto da inventare Archiviati gli anni della guerra fredda, serve un progetto per il rilancio di quest’angolo d’Italia

ino al 1991 i rapporti tra Italia e Slovenia sono stati lo Stato italiano e quello sloveno sia relativamente breve: contrassegnati da una forte asimmetria. Mentre iniziata appena nel 1991 e svoltasi poi in buona parte nel- Fl’Italia era uno Stato nazionale dal 1861, «Slovenia» l’ambito dell’integrazione europea e del suo allargamento è stata a lungo la denominazione per i territori in cui vive- verso l’Europa centrorientale. va il nucleo più consistente della popolazione slovena. Nella Sebbene l’integrazione a tutti i livelli della Slovenia in Europa monarchia asburgica gli sloveni vivevano nei Lander (unità proceda speditamente, nei rapporti con il vicino italiano per- amministrative dotate di ampie autonomie) della Carniola mangono alcune tensioni, riconducibili sia alle rispettive e della Stiria inferiore. Nel Litorale e nella parte meridio- memorie storiche, sia a questioni irrisolte ereditate dal pas- nale della Carinzia nonché nell’Ungheria sudoccidentale sato. Tali contrasti non offuscano i buoni rapporti ufficiali (comitati di Vasu e Zala). tra i due Paesi: il 1° marzo 2005 Romano Prodi era stato Alla fine della Prima guerra mondiale la Slovenia confluì, insignito dal presidente sloveno Janez Drnovœek (scom- assieme agli altri territori sud slavi della monarchia asbur- parso di recente) della più alta onorificenza della Repubblica gica e allo Stato del Montenegro nel regno di Serbia, dando slovena, a riconoscimento dei suoi meriti per l’ingresso della origine al regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni. Durante Slovenia nella Ue. Tra i partner commerciali della Slovenia, la Seconda guerra mondiale la Slovenia venne occupata l’Italia è al secondo posto, subito dopo la Germania e prima dall’Italia e dalla Germania; dopo lo sbandamento dell’e- di Austria e Croazia. Tuttavia divergenze e malumori rie- sercito italiano, in seguito all’armistizio dell’8 settembre mergono, di tanto in tanto, simili ai fumi del Carso circo- 1943, la Germania assunse il controllo sull’interno del ter- stante, che scorrono prevalentemente sottoterra per riaf- ritorio. Alla fine della guerra la Repubblica slovena diven- fiorare improvvisamente, per brevi tratti, alla superficie. ne parte costitutiva della Federazione socialista di I problemi che, periodicamente, appannano le relazioni tra Jugoslavia, aumentando considerevolmente il proprio ter- Italia e Slovenia hanno la loro origine nel periodo succes- ritorio con l’inclusione di aree ex italiane. sivo alla Prima guerra mondiale. Essi sono incardinati su Nel 1991 la Slovenia ha conseguito la piena sovranità: narrazioni storiche contrapposte ai cui protagonisti viene, l’Italia, assieme alla maggioranza degli Stati europei, ha rico- di volta in volta, attribuito il ruolo di «vittime» o di «carne- nosciuto la nuova Repubblica indipendente il 15 gennaio fici». 1992, un mese dopo Germania, Svezia e Vaticano. Dopo Da parte slovena si lamenta, in primo luogo, la politica di l’ottenimento della sovranità statale la Repubblica slove- snazionalizzazione attuata dall’Italia nelle aree ad essa na ha imboccato una strada costellata di successi: nel 2004 assegnate dal trattato di Rapallo (1920). In tali territori – la piccola Repubblica è stata accolta nell’Unione europea, che furono attribuiti all’Italia per garantirle un «confine stra- e nel 2007 è entrata, primo tra gli Stati membri dell’Europa tegico» – viveva una rilevante minoranza slovena, composta dell’Est, nella zona dell’euro. Dal 20 dicembre 2007 i pas- da circa 350.000 persone, prevalentemente di origine con- saggi di persone e merci tra la Slovenia e l’Italia, così come tadina, che sotto il fascismo venne sottoposta a una bru- tra la Slovenia e l’Austria, avvengono senza controlli al con- tale, anche se inefficace, politica di assimilazione. Il fiorente fine, analogamente a quelli tra gli altri Stati appartenenti associazionismo sloveno fu distrutto, la stampa proibita, le all’area di Schengen. Inoltre nel 2004 la Slovenia è entra- scuole con lingua di insegnamento slovena eliminate. ta nella Nato ed ha già condotto diverse esercitazioni mili- Anche la politica della memoria da parte dello Stato italiano tari in comune in Italia. Dal 1° gennaio 2008 la Slovenia fu motivo di tensioni tra i due Stati. Nel 2004 entrambe le detiene per sei mesi la presidenza del Consiglio dell’Unione camere si pronunciarono a favore (anche la sinistra rifor- europea. mista, gli ex Ds chiedono il suo assenso) dell’introduzio- Italia è Slovenia si trovano così nella fase finale di un pro- ne di una «giornata del ricordo» per commemorare i pro- cesso di integrazione territoriale in ambito Eu che la fughi istriani: «La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale Slovenia, dopo il conseguimento della sovranità, ha intra- “Giorno del ricordo” al fine di conservare e rinnovare la preso e portato a termine con successo in un brevissimo memoria di indignazione in Slovenia ed in Croazia» e venne arco di tempo, dando prova di notevole determinazione. Tra criticato dai media sloveni per gli stereotipi nazionali e le i nuovi Stati divenuti membri dell’Unione europea in segui- scene di cattivo gusto. to al suo allargamento a Est e a SudEst, la Slovenia è con- Tirando le somme si può complessivamente constatare che siderata la «prima della classe», soprattutto per gli indicatori la zona di confine sloveno-italiana, anche dopo la svolta economici, che parlano di un successo unico nell’ade- epocale degli anni 1989-1991, continua ad essere afflitta guamento ai meccanismi dell’economia di mercato. Questi dagli antichi contrasti. Gli sloveni in Italia da un lato e gli i tassi di crescita del Pil riscontrati negli ultimi anni: 4,8 per esuli istriani dall’altro ritengono tuttora che il «risarcimen- cento nel 2004; 4,4 per cento nel 2005; 5,2 per cento nel to» per i torti subiti sia ancora lontano. Per gli sloveni si 2006; 5,8 per cento nel 2007. tratta, in primo luogo, di ottenere una tutela della propria Si può dire, quindi, che la storia dei rapporti bilaterali tra specificità etnica e linguistica sul proprio territorio di inse- SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 12 diamento, inteso nei termini più comprensivi possibili. A tali Miloœ Batistuta (Tv Slovenija e Tv Koper Capodistria). Si richieste la regione autonoma Friuli Venezia Giulia è venu- sono avvalsi della collaborazione dell’operatore e tecnico ta incontro con una legge approvata nell’ottobre del 2007. Œtefan Rutar e del materiale d’archivio – tra il quale alcu- Per gli esuli si tratta, invece, dell’indennizzo o della resti- ne vere e proprie chicche rislaneti al 1972 – della televi- tuzione delle proprietà abbandonate. Siamo davanti ad una sione di stato slovena. querelle che si trascina, sostanzialmente invariata, da L'apertura del confine ha rappresentato un evento davve- decenni e che serve, soprattutto, a tenere unite le rispet- ro storico, soprattutto per le popolazioni della Slavia Friulana tive compagini politiche (o «etniche»). Come già sottoli- e della Valle dell’Isonzo. Per questo la cooperativa Most neato, questo confronto si svolge sul piano regionale e non ha deciso di raccogliere in un Dvd le immagini più signifi- ha effetti di rilievo sui rapporti diplomatici tra Italia e Slovenia. cative dei festeggiamenti dello scorso dicembre. Da ciò risulta un vantaggio di posizione per la Slovenia, «Accanto a questo – ha spiegato Gosgnach – abbiamo che può contemporaneamente trattare sul piano regiona- voluto raccontare la storia di un confine sorto nel 1521, le con Trieste e sul piano nazionale su Roma, mentre la scomparso tra le due guerre mondiali e trasformatosi in cor- regione Friuli Venezia Giulia si deve confrontare con un tina di ferro impenetrabile tra il 1947 e il 1955, poi valica- interlocutore che dispone di tutte le risorse di uno Stato bile in virtù degli Accordi di Udine tra Italia e Jugoslavia, sovrano. (…) ma pur sempre una barriera che ha inciso molto nei rap- IL 20 dicembre 2007 il confine tra Italia e Slovenia ha ces- porti istituzionali, economici, culturali e interpersonali. Nel sato di esistere. Il futuro sembra piuttosto incerto per l’ex documentario lo spiegano efficacemente Giorgio Banchig, bastione italiano della guerra fredda. Dagli anni Sessanta profondo conoscitore della storia della Slavia, e Silvestrer la Venezia Giulia è sovvenzionata dallo Stato, come molte Gaberœ@ek, sottosegretario alla Cultura nel governo slo- regioni del Sud. Le speranze, nate dopo il 1989, di un rilan- veno. Ma anche le voci di chi – amministratori locali e gente cio economico di Gorizia e Trieste non si sono realizzate. comune – ha vissuto sulle proprie spalle una situazione dav- Così la dinamica economica slovena si trova ad avere vero pesante«. Da qui l’espressione «confine maledetto» accesso illimitato nei confronti di una stagnante periferia usata nel titolo. confinante, appartenente ad un altro Stato. Commoventi, in tal senso, le testimonianze di due sacer- Il modo in cui questa nuova situazione influenzerà i rap- doti defunti: don Mario Laurencig e mons. Pasquale Guion, porti tra Italia e Slovenia e tra Slovenia e Friuli Venezia le cui parole registrate anni fa suonano profetiche anche Giulia è un interrogativo che riguarda il futuro e che tra- al giorno d’oggi. «Però – ha proseguito Gosgnach – nel scende, quindi, i limiti propri di un’analisi storica. documentario apriamo anche lo sguardo al futuro senza Marina Cattaruzza confini sotto il tetto comune dell’Unione Europea. Ne par- (Il Piccolo, 28. 8. 2008) lano l’assessore alla Cultura del Friuli-Venezia Giulia, Roberto Molinaro, il sindaco di Udine, Furio Honsell, e il prefetto di Tolmino, Zdravko Likar». SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA Il documentario è integralmente bilingue. Le parti in italia- no sono sottotitolate il sloveno e viceversa. Va evidenzia- to, infine, l’efficace supporto di splendide immagini ripre- Il «confine maledetto» ora è un film se nelle Valli del Natisone e nell’alta Valle dell’Isonzo. Miloœ Batistuta si è detto felice di aver lavorato alla realiz- Nel videodocumentario bilingue l’apertura definitiva del zazione di un progetto che ha lo scopo di documentare e confine tra Italia e Slovenia trasmettere alla generazione presente e a quelle future le forti emozioni suscitate dalla caduta del confine. Il giorna- Piace il videodocumentario «No@, ki je izbrisala ta prekle- lista ha evidenziato pure la soddisfazione per il risultato otte- ti konfin / La notte che ha cancellato il confine maledetto». nuto grazie ad un impegnativo lavoro di squadra con il col- Prodotto dalla cooperativa «Most», racconta con immagi- lega Gosgnach nonché l'operatore e montatore Œtefan ni, voci e musiche l'apertura definitiva del confine tra Italia Rutar. Quest'ultimo ha fatto sapere che appena finito il mon- e Slovenia. Commenti positivi, molti addirittura entusiasti- taggio, il computer sul quale si era lavorato è andato irri- ci, sono venuti dalle centinaia di persone – provenienti dalle mediabilmente in tilt e si è rischiato davvero di perdere il Valli del Natisone, dall'alta Valle dell'Isonzo e dal Friuli – film. che hanno partecipato alla presentazione avvenuta a Alla presentazione a Montemaggiore è intervenuto il sot- Montemaggiore / Matajur nell'ambito della sagra di San tosegretario del ministero della Cultura del Governo slo- Lorenzo e dell'Assunta. veno. Gaberœ@ek ha rinnovato la gioia per una barriera La proiezione ufficiale, programmata per la sera del 15 ago- scomparsa definitivamente ed ha invitato a sfruttare appie- sto, a causa del maltempo è stata spostata a sabato 16 no le potenzialità del vivere senza confini; una condizione agosto sulla piazza della chiesa, ma un'anteprima si era che dà speranza di rinascita anche per la Slavia. avuta ugualmente a Ferragosto nell'ex canonica del paese Inatteso e gradito ospite alla proiezione del documentario e domenica 17 agosto, a gran richiesta, si è proceduto ad è stato mons. Frantiœek Radkovsky, vescovo di Plzen nella una terza visione, ancora all'aperto. Ora c'è attesa per la Repubblica Ceca. Era nell'alta valle dell'Isonzo per bene- presentazione di sabato 30 agosto a Cravero, alle 20 nel dire un monumento ai caduti cechi nella prima guerra mon- programma della sagra paesana, e la cooperativa «Most» diale e non ha voluto mancare alla proiezione. è tempestata di richieste per il Dvd. Sarà a disposizione Nell'evidenziare le analogie tra le Valli del Natisone, del in autunno. In 45 minuti, nel documentario sono raccon- Torre e di Resia con la sua diocesi, al confine con la tati i festeggiamenti per la caduta delle frontiere e si rico- Germania, dunque segnata dalla Cortina di ferro, mons. struisce la storia di un’area che per la presenza del confi- Radkovsky ha espresso la soddisfazione di essere insie- ne ha molto sofferto. me, senza confini, nella casa comune dei popoli europei. Il video è stato realizzato dai giornalisti Ezio Gosgnach Ha esortato, inoltre, a riscoprire e coltivare le radici cristiane, (direttore della Vita Cattolica e di Radio Spazio 103) e da che sono il vero fattore unificante del vecchio continente. SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 13 Il saluto dell'amministrazione comunale di è stato mente ridimensionati (-36,1%) e la stessa segna- portato dal vicesindaco, Germano Cendou, quello della coo- la una flessione del -21,5%. Della fascia confinaria consi- perativa «Most» dal presidente, Giuseppe Qualizza. derata l’unico comune a mostrare uno scarno +0,8% posi- Presente anche il prefetto di Tolmino, Zdravko Likar. tivo è Cividale, che assieme ai comuni del triangolo della J. M. sedia ed i comuni pedemontani hanno assorbito nell’ulti- (Dom, 31. 8. 2008) mo mezzo secolo buona parte della migrazione interna pro- veniente dalla Slavia. Ancora una volta i numeri indicano lo scivolamento della popolazione valligiana verso la vici- DEMOGRAFIA na pianura. Infatti sono stati i comuni verso cui si orienta il pendolarismo dei lavoratori e degli studenti a beneficia- re per primi della trasfusione di forza vitale; ad esempio, Nei numeri il dramma della Slavia Friulana mentre la Slavia si svuotava sono cresciuti comuni come Moimacco (+ 32,5%), Manzano (+48%) Buttrio (+56%) e I sette comuni della Slavia nel 1921 contavano 17.640 Remanzacco (+56,6%). Così dalla montagna slovena fugge abitanti ed i più anziani ricordano la vitalità, la volontà dal disagio e dalla mancanza di prospettive la forza gio- di rinascita di quegli anni vane e vitale mentre la popolazione anziana attende il futu- ro senza illusioni e, ormai, anche senza speranza. Il dramma secolare del piccolo popolo della Slavia può esse- Gli studi dei «medici» che si susseguono per curare l’e- re espresso nella freddezza asettica dei numeri. Nei paesi morragia, le dichiarazioni programmatiche e le promesse delle valli sono rimasti in pochi, quelli che ricordano i fatti di aiuti allo sviluppo non ottengono più neppure l’effetto pla- della Grande guerra, e che subito dopo di essa gli stessi cebo. Una magra consolazione, per ora, è la caduta dei paesi avevano registrato la rinascita demografica in confini. seguito ai lutti che aveva provocato. I sette comuni della Ben poca forza contrattuale è rimasta alla Slavia coi suoi Slavia nel 1921 contavano 17.640 abitanti, ed i più anzia- 6000 elettori ed il «risparmio» che si prospetta nelle finan- ni, guardandosi indietro ricordano la vitalità, la volontà di ziarie presenti e future non contribuirà di certo a migliora- rinascita, il risveglio alla vita di quegli anni. re le cose. Ci sarebbero le opportunità offerte dall’Europa Alla fine della Seconda guerra eravamo comunque anco- con i 136 milioni di euro previsti dall’Obiettivo 3, destinati ra circa 16 mila e la piramide demografica poggiava su soli- alla fascia confinaria con la Slovenia, ma è un seme, que- de basi di giovani generazioni, di famiglie numerose di figli sto, che, secondo la parabola evangelica, sta cadendo tra chiamati a dare il loro contributo nella gestione dell’eco- sassi e rovi con scarse speranze di portar frutto, specie se nomia familiare. Ma nello stesso periodo l’Italia era cresciuta deve competere con «campi» ben arati e concimati. Ma di otto milioni di abitanti, raggiungendo i 47 milioni e mezzo. tant’è, se l’economia mondiale dipendente dal petrolio con- Sono sempre i numeri che lasciano intuire, come sia anda- tinuerà la parabola discendente, ci rimarrà la consolazio- ta in seguito; oggi da quel lontano 1921, ma poco meno, ne di rimpiazzarla con le «biomasse» dei nostri boschi, a anche dal 1951, più di sei persone su dieci (-65,3%) man- meno che non ci portino via, sotto il naso, anche quelli. cano all’appello mentre si sono riempiti i cimiteri e le ana- Riccardo Ruttar grafi dei comuni di tutto il mondo, ad iniziare da quelli della (Dom, 31. 7. 2008) vicina pianura friulana. Stranamente, le prime, le più deter- minate ad uscire dall’inedia e dalla frustrazione sono state le giovani donne e, da allora dietro a loro rimaneva, in un REGIONE vuoto di prospettive e di speranze, un piccolo esercito di uomini soli, celibi dispersi nei paesini sempre più deserti. Mezzo secolo fa la popolazione residente a fondovalle (sotto A e Sgonico i primati di povertà i 280 m.s.m.) non raggiungeva il 38%, oggi supera i due terzi, invertendo le proporzioni tra valle e monte e si con- e di ricchezza centra tra San Pietro e San Leonardo. Gli attuali 6.118 abi- tanti (al 31 dic. 2007) rispetto ai 16.195 di allora rappre- Con gli 8.722 euro per abitante il comune della Slavia sentano lo sfacelo della comunità slovena che, come tale, è fanalino di coda nella classifica dei redditi ha poche speranze di rinascita e chi la paga di più è anche quella più emarginata. Il comune di Drenchia si trova costan- Percorrendo la statale 54 da Cividale verso , non temente alla base inferiore di tutte le statistiche riguardanti si vedono affatto i segni di povertà che poco più di un seco- la Slavia con il suo -88,3%. Ma non stanno granché meglio lo fa aveva denunciato don Eugenio Blanchini, quando nel- (-76,3%), Savogna (-73,9%), Grimacco (– 71%) , l’opuscoletto «La Slavia» (1901) scriveva a proposito del- Pulfero (-70,5%); d’altronde S. Leonardo non gode di otti- l’abbandono da parte delle istituzioni e la pesantezza delle ma salute (-47,4%) ed anche San Pietro registra una per- imposte sul territorio, ricco solo di bocche da sfamare: dita complessiva del -27% sebbene nell’ultimo periodo addi- «Lungo la strada, che dal ponte per S. Pietro e Ponteacco rittura una modesta crescita. In effetti negli ultimi tempi la mena al Pulfero, si fa sempre più numerosa una classe piana di S. Pietro e lo slargo di S. Leonardo sembrano fare nuova di spostati che un dì non esisteva…». Oggi non ci da argine al deflusso, ma sempre a scapito degli insedia- sono più nemmeno quelle «bocche» nella Slavia, come ho menti a monte, tanto che, sebbene rallentato, il fenomeno evidenziato nell’ultimo numero del Dom. Il censimento del emorragico non si arresta. 1901 ne aveva contato nei sette comuni 16.573 ed oggi si I comuni di e Taipana non hanno subìto sorte sono ridotte a poco più di 6.000. Le industrie, le case nuove migliore perdendo il 71,4% della propria gente; lo stesso o riattate dopo il terremoto del 1976, le strade e l’arredo vale per Resia (- 65%). Anche i comuni come Nimis, urbano non mostrano i segni della povertà e neppure se e , che pure hanno i loro principali insediamenti in ne vedono tra le case negli oltre centocinquanta paesini pianura, nel periodo considerato sono stati significativa- disseminati sui versanti dei monti. Oggi la povertà non la SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 14 si misura sul numero di questuanti, ma su base statistica. mano il degrado del territorio e per la gente diventa sem- Si misura la maggiore o minore ricchezza. A confronto con pre più difficile e oneroso accedere ai servizi più essen- i tempi della memoria si potrebbe ripetere l’esclamazione ziali. È un retaggio il nostro che ci portiamo dietro da oltre di un’anziana di Tercimonte: «So buoge Nediœke doline? un secolo sotto la maledizione etnica? Già una ventina d’an- Ma saj niesmo maj takuo dobro stal’! – Povere le valli del ni fa avevo dimostrato, dati alla mano, che per omessi prov- Natisone? Ma se non siamo mai stati così bene!». Basta vedimenti a favore della Slavia da parte della politica eco- accontentarsi. La vecchia madre, rimasta sola, era felice nomica nazionale e per l’incapacità delle amministrazioni per i figli emigrati che avevano trovato lavoro e benesse- locali di predisporre programmi e progetti di sviluppo cre- re in pianura, a Moimacco e a Premariacco. A lei bastava dibili ed attuabili, il degrado sarebbe stato irreversibile. Oggi la salute: «Pomisli, an telefono so mi nastavli! – Pensa, mi se ne vedono le prove. Per colmo dell’ironia leggiamo sui hanno perfino messo il telefono!». giornali che il più «ricco» comune in provincia di Trieste I numeri che indicano la «ricchezza» dei contribuenti in e della Regione è proprio un comune «sloveno», Sgonico- regione, pubblicati sui vari giornali, mostrano dati sintetici Zgonik, che registra un reddito medio per contribuente di e percentuali di crescita; chi cresce meno degli altri si sente 20.129 euro ed un reddito familiare medio di 44.015 euro. penalizzato perché è nel confronto che si evidenziano le Una delle ragioni di questo divario, piccola ma importan- differenze. te, potrebbe essere anche il fatto che il primo tende a nega- Le tabelle pubblicate da «Il Gazzettino» mostrano «La ric- re la propria appartenenza etnica slovena e l’altro la affer- chezza dei comuni nella provincia di Udine». Tra i 137 della mi con forza? La coscienza dei propri diritti di cittadino crea provincia al primo posto si trova il comune di Udine che le premesse per pretenderli. L’uno si chiude a riccio e l’al- vede in 21.060 euro la media dei redditi per ogni contri- tro si apre a girasole. Dalla povertà, soprattutto mentale, buente. Ovviamente c’è chi denuncia di più e chi di meno, non si guarisce chiudendosi al nuovo. ma il dato medio dà un’idea della ricchezza complessiva. Riccardo Ruttar La media cambia se si considera la somma dei redditi (Dom, 31. 8. 2008) dichiarati e la si divide per il numero degli abitanti: il dato scende per Udine a 16.595 euro, ma appare comunque più del doppio di quello del comune di Drenchia, il fanalino di SLAVIA FRIULANA – BENE#IJA coda di qualsivoglia statistica, che segna 8.722 euro per abitante. Drenchia, emblema dei comuni in eutanasia, riesce ad esse- Emesse le carte d’identità bilingui nei comuni re «eccezionale», a distinguersi perfino nei dati statistici, perché, se i dati pubblicati sono giusti, è l’unico comune i di Taipana e Grimacco cui gli abitanti dispongono di una «ricchezza» media supe- riore alla media di coloro che fanno la denuncia dei reddi- Passo in avanti per tutta la comunità slovena ti, infatti il reddito medio dei contribuenti è di euro 8.669, contro un reddito per abitante che lo supera di 53 euro; poca In alcuni comuni delle valli del Natisone e del Torre è pos- cosa, comunque di difficile interpretazione. Ma, se Drenchia sibile ricevere la carta d’identità bilingue. Si tratta di una raspa il fondo della botte e Udine gode, non è che se la bella notizia per la Slavia friulana e per tutta la comunità vedano bene i comuni della Slavia che hanno la maggio- slovena. Il primo comune ad emetterle è stato quello di ranza dei paesi dispersi sui monti. S. Pietro al Natisone al Taipana-Tipana e a questo proposito il sindaco Elio Berra 33° posto in classifica, con un reddito per contribuente (r.c.) sottolinea che per la sua amministrazione si tratta di «un di 15.803 euro (r. c.) e reddito per abitante (r.a.) di 12.906, atto normale e rispettoso verso i cittadini di nazionalità slo- è battuto da Cividale che si trova al 17° posto. S. Leonardo vena più che un mero obbligo in osservanza della legge». (r.c. 13.540 e r.a. 11.088) scende già al 100°, ma gli altri Il primo cittadino fa poi notare come la presenza a Taipana comuni delle Valli del Natisone, del Cornappo e del Torre di insegne pubbliche in versione trilingue (italiano-slove- si trovano in blocco negli ultimi posti: Pulfero al 127°, no-friulano) sia un’espressione della cultura locale. Savogna, Lusevera, Taipana, Grimacco e Stregna, più sotto I documenti bilingui sono, inoltre, a disposizione a fino a Drenchia al 137°. Grimacco-Grmek ed a Stregna-Srednje. Mentre, come ci Non si tratta più degli «spostati» di cui scriveva il Blanchini riferisce Davide Clodig, rappresentante del Comitato pari- oltre un secolo fa; non stendiamo la mano per sopravvi- tetico, vi sono ancora problemi con l’amministrazione comu- vere come allora, ma qualcosa non quadra nella nostra nale di San Leonardo-Podutana. montagna slovena e nemmeno in quella friulana, perché Sulla base della legge di tutela della minoranza slovena e tra gli ultimi ci sono anche Forni di Sotto, Ravascletto e del decreto governativo sull’elenco dei 32 comuni del Friuli Ligosullo. Non siamo alla fame, perché abituati ad accon- Venezia Giuilia, il ministero dell’Interno ha inviato alle pre- tentarci di poco, ma a guardare gli altri non possiamo non fetture di Trieste, Gorizia e Udine le carte d’identità bilin- chiederci quale sia la maledizione che incombe sui nostri gui. A differenza della provincia di Udine, dove sono a dispo- monti e sulla nostra gente. In comuni in cui le percentua- sizione solo le carte d’identità cartacee, nel Goriziano e li di giovani e di forza lavoro attiva rispetto alla popolazio- Triestino si possono ricevere anche quelle elettroniche. ne totale sono irrisorie, è ovvio che i redditi di pensioni di Nella provincia di Trieste è possibile ricevere i documenti vecchiaia o derivanti da lavori comunque poco retribuiti bilingui in tutti i comuni: a Duino-Aurisina/Devin-Nabre¡ina, siano redditi di pura sopravvivenza. Nulla di nuovo. Anche San Dorligo della Valle-Dolina, Trieste-Trst, Muggia-Milje, avendo paghe da nababbi, chi se la sentirebbe di investirle Sgonico-Zgonik, Monrupino-Repentabor. Nella provincia di su un territorio ormai degradato? È fisiologico che l’impo- Gorizia a Gorizia-Gorica, Doberdò del Lago-Doberdob, San verimento proceda e provochi un’ulteriore fuga di chi vuole Floriano-Œteverjan, Savogna d’Isonzo-Sovodnje, Rochi dei vivere secondo gli standard dei più ricchi con cui si con- Legionari-Ronke, Monfalcone-Tr¡i@ e Cormons-Krmin. fronta. San Pietro e San Leonardo, ormai periferie di Mentre nella provincia di Udine il quadro è ancora incom- Cividale, fanno un po’ da argine, ma, comunque, non fer- pleto, dal momento che la prefettura sta attualmente invian- SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 15 do ai comuni interessati i moduli per la richiesta delle carte «P. Antonio Banchig gesuita di frontiera (Tarcetta 1814 - d’identità bilingui, per le quali si stanno interessando anche Gorizia 1891), edito dalla cooperativa Most. Autore dello nella Val Canale-Kanalska dolina e a Tarvisio-Trbi¡. scritto è il gesuita p. Giuseppe Pirola, docente di filosofia Le carte d’identità bilingui sono emesse sulla base della e direttore responsabile della rivista «Fenomenologia e legge di tutela 38/2001 (art. 8, par. 3) e per il loro rilascio Società». Assieme alla biografia di p. Banchig l’autore pren- è necessario ringraziare il precedente governo di centro- de in esame anche il volume curato da Claudio Mattaloni sinistra presieduto da Romano Prodi che, nonostante non «Gesuiti a Cividale del Friuli. I Manuscripta Forojuliensia», l’abbia soppresso, ha di fatto anullato il contenuto del cosid- che contiene gli atti del convegno di studi svoltosi nel set- detto decreto Scajola. Ricordiamo che, nel 2001, all’indo- tembre del 2006 nella Città ducale. mani della sua ascesa al governo, il centrodestra aveva Il volume di Giorgio Banchig, scrive p. Pirola, continua «la vietato l’emissione obbligatoria delle carte d’identità bilin- ricerca sulla presenza dei gesuiti nel Nordest d’Italia, direm- gui ad Aurisina, Sgonico, San Dorligo della Valle e mo oggi, Friuli compreso, su un altro campo della loro atti- Rupingrande. vità apostolica, il ministero apostolico itinerante nelle par- S. T. rocchie e diocesi con le missioni popolari, gli esercizi spi- (Primorski dnevnik, 27. 7. 2008) rituali per un rinnovamento della vita cristiana delle popo- lazioni locali, in risposta ad una sempre più crescente domanda da parte di vescovi e sacerdoti. delle popolazioni SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA locali, esercitato in stretta povertà, illustrata attraverso la vita e l’opera di un protagonista, il p. Antonio Banchig». Dopo alcuni brevi cenni biografici sul Gesuita di Tarcetta, L’impossibile è tuttavia diventato possibile p. Pirola sottolinea che «gli spostamenti dei centri di atti- vità missionaria seguono le vicende delle tre guerre di indi- In questi giorni sono emersi dagli archivi nuovi documen- pendenza risorgimentali e lo scontro tra Italia e Austria. Il ti sulle macchinazioni dell’organizzazione segreta Gladio, Banchig arriva a Trento dopo la fuga da Modena (1859), che nelle Valli del Natisone terrorizzava gli sloveni e li per- e a Gorizia dopo la fuga da Udine (1866). L’autore anno- suadeva di essere italiani purosangue o perlopiù discen- ta questa attività legata alla fedeltà all’Austria e al papa Pio denti di certi slavi, che non hanno nulla a che fare con gli IX, ma mette in evidenza due aspetti di storia locale, che sloveni. Quasi nello stesso periodo alcuni comuni inizia- contrastano la storia risorgimentale. A fronte del naziona- vano ad emettere nelle valli del Natisone e del Torre le lismo e del liberalismo anticlericale e antireligioso del regno prime carte d’identità bilingui. Finora le speranze di rice- sabaudo (sic!) e del liberalismo, o di una unità politica ita- vere i documenti bilingui riguardavano esclusivamente liana, fatta manu militari, e distruttiva delle comunità nazio- Trieste e Gorizia, mentre la Slavia friulana sembrava com- nali locali, l’autore rievoca il contesto storico in cui il Banchig pletamente esclusa da questa possibilità, che invece si è nacque visse ed operò, uno Stato veneto, suddito concretizzata. dell’Austria, nell’area della Slavia friulana o della Schiavonia Le carte d’identità bilingui, che sono il frutto della legge di o veneta, in cui veneti, friulani e sloveni, croati, tutela e delle mutate condizioni geopolitiche in questa parte convivevano pacificamente, parlavano queste varie lingue, d’Europa, coronano il lavoro perseverante e paziente di tutti compresi il clero e i gesuiti missionari, e i rapporti tra Chiesa gli abitanti della Slavia friulana, che vogliono mantenere la e Impero austriaco erano regolati dal concordato del 1855, propria identità di persone normali con una dignità e dirit- che aveva posto fine al giuseppinismo del governo ti propri. Ma quanta fatica e quante umiliazioni subite per austriaco. ottenere il rilascio delle carte d’identità bilingui. Nazionalità significava la comunità di appartenenza e la lin- In alcuni comuni a popolazione mista della provincia di gua e cultura storica propria – scrive p. Pirola –, e la pra- Udine i cittadini hanno, quindi, l’opportunità di ricevere carte tica della differenza tra comunità nazionali, libera e paci- d’identità bilingui. Si tratta di un’acquisizione importante, fica. L’autore mette in evidenza così la spaccatura tra macro alla quale fa da contraltare il progressivo spopolamento e e microstoria, tra storia politica nazionalista e storia comu- uno sviluppo economico che tarda a decollare. nitaria nazionale, una storia che si sfasciò per le scissio- All’indomani della caduta definitiva del confine, speriamo ni provocate dal liberalismo sia nell’area veneta, sia nella che i progetti di sviluppo messi a punto per queste zone stessa Austria. In questo quadro l’autore scrive che il p. dall’amministrazione Illy, vengano rispettati e applicati dal- Banchig e i gesuiti erano “intransigenti”, cioè aderivano l’attuale amministrazione regionale. dichiaratamente al movimento cattolico italiano intransi- Sandor Tence gentista antiliberale e antiirredentista in politica, ma nota (Primorski dnevnik, 27. 7. 2008) anche con forza le palesi azioni del tutto illiberali contro la Chiesa, i vescovi, gli ordini religiosi, del liberal regno sabau- do, scadute a violenze vere e proprie, perpetrate dopo ogni STORIA annessione, e persino contro il libero svolgimento delle mis- sioni popolari, che provocarono, tra l’altro, la lettera aper- ta di protesta del generale dei gesuiti, p. Pietro Becks al «La civiltà cattolica» su p. Antonio Banchig re Vittorio Emanuele II del 24 ottobre del 1860, in nome della giustizia e legalità. La biografia sfrutta il ricco lascito La prestigiosa e autorevole rivista della Compagnia di documenti, lettere, discorsi e relazioni delle missioni popo- di Gesù pubblica una recensione del volume sul gesui - lari del Banchig, conservati nell’archivio della Provincia, e ta di Tarcetta p. Antonio Banchig la Breve storia della provincia Veneta dal 1814 al 1914, di A. Aldegheri. Questi due testi offrono una preziosa con- «La civiltà cattolica», la prestigiosa e autorevole rivista della troinformazione sulla doppia presenza dei gesuiti, filosofi- Compagnia di Gesù ha pubblicato nel n. 14/2008 del 19 ca e missionaria, a Cividale e nella Slavia friulana». luglio scorso, una recensione del volume di Giorgio Banchig (Dom, 31. 7. 2008) SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 16 VAL CANALE-KANALSKA DOLINA Plastiche, in occasione della mostra fotografica di Riccardo Toffoletti sulle Valli del Natisone. Un incontro pubblico dovu- to, visto il grande scalpore destato da quelle immagini, com- mentate già da qualche tempo con toni accesi e contra- La lingua salvata dal corredo della nonna stanti sulle pagine della stampa locale e nazionale. In esposizione il reportage con il quale il fotografo tarcen- Singolare ricerca lessicale del circolo sloveno Planika tino intese indagare le Valli del Natisone e denunciarne la drammatica situazione: zona di confine, a ridosso della cor- Un prezioso contributo lessicale alla conoscenza dell’ab- tina di ferro, dissanguata dall'emigrazione, dove l'agricol- bigliamento della Val Canale è stato pubblicato dal Centro tura non era più in grado di assicurare condizioni di vita culturale sloveno Stella alpina (Planika) di Ugovizza, in col- dignitose, l’industria non dimostrava interesse ad insediarsi, laborazione con lo Slori (Istituto sloveno di ricerche), l’Istituto e la classe politica tendeva a proporre faraonici ed impro- per la lingua slovena Fran Ramovœ (fa parte dell’Accademia babili piani di sviluppo basati sul turismo, noncurante delle slovena delle arti e delle scienze) e con il sostegno dell’Ats reali necessità della popolazione. Il risultato di questi ele- Od-meje. L’iniziativa è stata realizzata nell’ambito degli menti balzava agli occhi in tutto il suo dramma nelle foto- stage di ricerca svolti sul territorio della Val Canale da ricer- grafie di Toffoletti: paesi desolati, volti di anziani segnati catori, collaboratori informanti e ragazzi del Centro Planika. dalla fatica, sguardi disillusi si susseguivano in modo impla- Il volume porta il lettore alla conoscenza e alla scoperta cabile nelle sue immagini. della cultura autoctona dell’abbigliamento sloveno nella Val Fotografie che nel loro crudo bianco e nero contrastava- Canale e allo stesso tempo ha lo scopo di conservare que- no con l’immagine accattivante di un paesaggio disegna- sta ricca eredità culturale che altrimenti rischierebbe la dis- to dal lavoro dell’uomo, certo più adatta a rasserenare l’oc- sipazione. Il dizionario riporta i risultati della ricerca sul les- chio e la coscienza. Oltretutto, le servitù militari che allo- sico sloveno dialettale riguardante l'abbigliamento in Val ra gravavano su gran parte di quest’area, ne vietavano qual- Canale. il lavoro ha avuto inizio nel 2003 quando, nell'ambito siasi ripresa panoramica, condizionando quindi anche l'in- dello stage organizzato dal Centro culturale sloveno Stella dagine di Toffoletti, che si diresse dentro i paesi e le case, alpina Val Canale, un gruppo di ricercatori di diversi cen- in dialogo con la popolazione e i suoi interrogativi. tri di ricerca ha cominciato ad analizzare l'abbigliamento Il suo lavoro destò reazioni immediate e impose con pre- tradizionale della Val Canale e ad allestirne una mostra: potenza all’attenzione del pubblico il «problema Valli del Gli abiti dei nostri nonni e delle nostre nonne (Malborghetto, Natisone» ed il confronto sul futuro di quest’area e della 2003). Nel luglio 2006 la collezione dell’abbigliamento sua comunità. ampliata è stata presentata a Tarvisio. Dai documenti dell’epoca emerge la sorprendente attua- «All’inizio delle attività lessicografiche – come spiega Rudi lità dei temi e dei problemi affrontati, motivazione per cui Bartaloth, presidente del “Planika” – abbiamo registrato il Centro studi NediÏa e lo stesso Toffoletti hanno ritenuto nomi di abiti e delle loro parti. In questo modo ha preso importante riproporre la mostra: molte delle questioni allo- vita un elenco di espressioni prevalentemente sostantiva- ra cruciali, infatti, nonostante la situazione attuale sia profon- li, accompagnato da materiale audio. Da allora l'elenco di damente mutata dal punto di vista sociale, economico e base è cresciuto fino alle dimensioni attuali. Durante gli politico, restano a tutt’oggi prive di risposte concrete. (...) stage successivi e con le ricerche individuali sul campo La selezione di 40 fotografie, ristampate in modo tradizio- (conversazioni guidate sugli abiti, sulla loro produzione, sul nale sulla prestigiosa carta Oriental a cura dell'autore, è modo di vestirsi nel passato e nell'attualità) i ricercatori esposta a Fagagna, presso il Museo della vita contadina hanno ampliato e completato il materiale lessicale. Cjase Cocèl,fino al 19 ottobre. La mostra «Dentro i paesi- La struttura del dizionario ancora oggi riflette il legame diret- Valli del Natisone 1968» è organizzata dal Centro studi to tra il lessico registrato e la realtà. Così per esempio il Nedi¡a in collaborazione con il Comune di Fagagna e il lessico dell'abbigliamento femminile (i capi d’abbigliamento Museo Cjase Cocèl ed è visitabile ogni domenica con il e le loro parti) è molto più ricco rispetto a quello dell’abbi- seguente orario: fino al 28 settembre 15.30-19.00; dal 28 gliamento maschile. Il dizionario si basa su circa 1400 seg- settembre al 19 ottobre 14.30-18.00. menti audio ottenuti da 16 ore di registrazioni delle con- versazioni guidate con informanti (1956 stage di ricerca negli anni 2003, 2004, 2006, 2007). Sono 21 i segmenti S. GIOVANNI D’ANTRO - LANDAR audio, che comprendono tutte le manifestazioni delle paro- le incluse nel dizionario, con un eventuale contesto. Compaiono nel lemmario (568 lemmi) anche le parole che Le foto di don Giovanni Guion più spesso si trovano nel contesto del lessico di base. Maria Moschitz Resterà aperta fino a domenica 2 novembre nel centro poli- (Il Gazzettino, 31. 8. 2008) funzionale Antro la mostra delle fotografie che don Giovanni Gujon (Biacis 1977 – Valbruna 1966) scattò nelle Valli del Natisone nei primi decenni del secolo scorso e nei FAGAGNA mesi di permanenza a Piediluco, in comune di Terni, come profugo dopo la rotta di Caporetto dell’ottobre 1917. Nelle immagini sono riconoscibili varie località come San Pietro L’inchiesta fotografica di Toffoletti del 1968 al Natisone, Savogna, Cepletischis, Scrutto, San Volfango, Brischis, Erbezzo, Goregnavas, Liessa e Biacis, paese d’o- Le immagini del fotografo esposte al Museo Cjase Cocèl rigine dell’autore. La mostra è organizzata dall’associazione don E. Blanchini e dal Centro studi Nedi¡a e in collabora- Un episodio non secondario del ‘68 udinese fu un dibatti- zione con la cooperativa Most. Info: 0432 701455 - to organizzato alla Galleria del Centro Friulano Arti [email protected]. SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 17 A colloquio con lo scrittore triestino di lingua slovena, che ha compiuto 95 anni LETTERATURA Pahor: «Dopo Necropoli altri due romanzi» Sopravissuto ai lager nazisti, il 28 agosto ha ricevuto il premio Viareggio

atteso a Viareggio giovedì (28.8, ndr.) per ritirare il «Ho iniziato a difenderla proprio a Capodistria. Era inevi- prestigioso Premio, Boris Pahor, lo scrittore triestino tabile, eravamo tutti antifascisti, una battaglia per la dife- Èche dopo più di quarant’anni dalla prima pubblicazione sa della propria appartenenza che è durata venticinque di «Necropoli» (1967), ha potuto godere di una diffusione anni. La prima salvaguardia è stata intellettuale, approfon- nazionale grazie alla casa editrice Fazi. dendo sui libri la nostra particolare situazione. Quando le E ci ha messo pochi mesi a diventare un caso letterario, cose si sono messe al peggio ho sentito il dovere di atti- riconosciuto da critica e lettori, non solo all’estero, ma anche varmi ideando anche delle riviste scritte in sloveno, in col- qui, in Italia, vincendo, tra gli altri, il Premio Viareggio. Pahor laborazione con il poeta Edvard Kocbek, questo è stato il è stato custode di verità scomode, come i più grandi, nono - primo atto di coraggio». stante l’età, nonostante i mali o una legittima stanchezza: «Si è vecchi solo se non si spera più – ci dice convinto – E poi molti altri. Ora è il momento dei festeggiamenti, il com- si invecchia quando non si pensa più di poter cambiare le pleanno e il Premio Viareggio. Come attende questi even- cose». Una tesi da seguire, a constatare lo stato di salu - ti? te del nostro scrittore, che compie 95 anni domani, soste - «Dopo essere ritornato dal campo di concentramento non nuti da una vitalità invidiabile. ci ho mai più tenuto ai festeggiamenti. Ce ne possiamo Sopravvissuto a Dachau, Boris Pahor risulta tra i nomi più andare un giorno prima o un giorno dopo, perché avere a accreditati della letteratura europea che regolarmente com - cuore proprio quella data? Ringrazio il cielo di essere rima- pare tra i candidati al Nobel, oltre ad aver già meritato l’o - sto in vita, di poter osservare la natura e vivere l’amore. norificenza francese della Legion d’onore e il Premio Quello che mi fa piacere, a proposito del compleanno e del Preœeren. Maestro di una lingua materica e lirica insieme. premio, è di riuscire a goderli in un’atmosfera triestina muta- Da «Primavera difficile» a «Necropoli», per citare solo alcu - ta, questa è la vera soddisfazione: vivere in una città dove ne opere, assistiamo alla scrittura di un unico grande testo, la mia lingua non è più denigrata. Finalmente, come dice- con delle variazioni, sulla possibilità di destrutturare il dolo - va Slataper, a Trieste esistono due anime, due popoli in re, sulla necessità di esaminare la questione morale, il dirit - un clima di convivenza e di amicizia culturale». to identitario, la giustizia e la libertà. Appunto, come sta scrit - to in «Necropoli»: «Soltanto l’uomo può riordinare il mondo Trieste in un unico aggettivo... in cui vive e può mutarlo in modo che sia possibile realiz - «Europea, nel senso che lo era già prima del 1918. Ha un zarvi le idee buone piuttosto che quelle cattive...». passato speciale Trieste e spero che ritorni in una sorta di rinascimento». Andiamo un po’ controcorrente rispetto ai temi per cui viene giustamente celebrato. Qual è il più bel ricordo della sua Pasolini scriveva che per essere poeti bisogna avere molto vita? tempo. Chiedo a lei: per essere narratori invece cosa occor- «Sono legati all’infanzia – spiega Boris Pahor –, quando re? con gli amici andavamo a fare il bagno a Barcola. «Bisogna aver vissuto e avere qualcosa da raccontare. Lo Costruivamo delle casupole con pietre e latta, prendeva- scrittore deve narrare l’esistere rispetto alla verità storica mo il sole e ci tuffavamo facendo un gran scompiglio. Forse e alla verità umana della sua epoca». è la cosa più bella che ho vissuto perché subito dopo sono iniziate le sventure del fascismo e tutto è cambiato». Posto che «Necropoli» sia il suo libro più famoso, con quale altro dei suoi romanzi ha un rapporto di altrettanta intimità? Lei ha vissuto la Trieste austriaca, italiana, americana, titi- «Sono due romanzi già editi in e di prossima pub- na. Di questa città qual è il ricordo storico che l’ha più blicazione in Italia. “Il fischio della sirena” racconta di una impressionata? povera ragazza slovena reclusa con le prostitute. Anche «Sicuramente il fascismo ha rovinato gran parte della mia in questa storia si parla di resistenza e di organizzazione giovinezza con quel senso di terrore inculcato ancor prima clandestina. Ma forse il libro che sento molto vicino è di andare al governo. Nel 1919 iniziarono gli internamen- “Primavera difficile”, dovrebbe uscire quest’anno per i tipi ti degli intellettuali sloveni, ma l’anno che ho vissuto più della Zandonai, ha un taglio autobiografico: il protagonista pesantemente è il 1920: la Casa della Cultura in fiamme si salva dal campo di concentramento e ritorna alla vita gra- e il conseguente panico, come se fossimo in un luogo desti- zie all’amore. In Italia è già un po’ conosciuto grazie al pro- nato alla paura e senza via di uscita. A causa di questo fessor Elvio Guagnini che l’ha presentato anche qui a trauma per molto tempo sono stato spaesato, non riusci- Trieste. Molte sono le persone che mi hanno sostenuto e vo più a studiare. Sono uscito da questo clima grazie agli se possibile vorrei ricordare anche Ferruccio Fölkel, Fabio amici conosciuti in seminario a Capodistria. Lì ho scoper- Cusin, Alessandro Mezzena Lona, Paolo Rumiz». to la storia e ho iniziato a confrontarmi e a riflettere con persone segnate dalle mie stesse inquietudini». Quali regali si aspetta per i suoi 95 anni e quali regali sa che non giungeranno anche se ci terrebbe moltissimo? Ma cosa significa vivere difendendo per molti anni la pro- «Non attendo alcun regalo, non è nella mia natura. Ma ecco, pria identità? forse vorrei questo: scrivere cento pagine sulla Trieste della SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 18 mia gioventù, mi piacerebbe sintetizzare l’ambiente delle nota medievalista. (…) E ad ascoltare Pahor anche gli altri novelle de “Il rogo nel porto” in un’unica opera, non so però vincitori: Francesca Sanvitale, con il romanzo «L’inizio e se mi riuscirà, a questo dono ci terrei molto». l’autunno» (Einaudi) per la narrativa, Eugenio De Signoribus con le sue «Poesie 1976-2007» (Garzanti) appunto per la E questo terzo millennio? poesia, Miguel Gotor con «Aldo Moro. Lettere dalla pri- «Avrebbe bisogno di menti sagge che riescano a riscatta- gionia» (Einaudi) per la saggistica. re la nostra vita dalla violenza, ma sono scettico. Temo che Tutti lì a sentire quest’uomo che sembra arrivato diritto da se continueremo a seguire gli Stati Uniti, se continueremo un’altra dimensione e che parla di deportati politici nei campi a sostenere una democrazia imposta con la violenza, c’è di Struthof-Natzweiler, Dachau, Bouchenwald, Dora poco da aver fiducia. E lo stesso vale per l’Est e per la gran- Mittelbau, Harzungen, Bergen Belsen, «quattro milioni di de incognita della Cina. Non sono difensore di nessuna arsi – spiega Pahor – di cui poco ci si ricorda». autorità, continuo a sperare, ma ho paura che stenti a decol- Come poco e niente ci si ricorda di quello che hanno pas- lare una saggezza universale». sato gli sloveni per mano fascista: «Me lo aspetto sempre – dice Pahor – che da Monfalcone in giù pochi, pochissi- Sandor Márai ha scritto che si è davvero vecchi quando mi conoscano la storia delle nostre terre; quello che non restano solo i ricordi e la vanità di tutte le cose. Quando finisce di stupirmi è la curiosità, la voglia di sapere delle si invecchia? persone, e il modo in cui in Italia si continuano a nascon- «Si è vecchi quando non si spera più, quando non perce- dere le nefandezze del fascismo nei confronti degli slavi». piamo più la possibilità di creare un cambiamento per un Qui a Viareggio, Boris Pahor non sta ricevendo solo uno futuro migliore». dei più prestigiosi premi nazionali (in giuria, fra gli altri, c’è anche lo scrittore e drammaturgo triestino Giorgio Insomma, il suo sarà un bellissimo e giovane complean- Pressburger). Qui il professore si annuncia come «amba- no... sciatore della storia degli sloveni». «Fin che potrò voglio difendere coloro che cercano di tro- «Ecco – dice al pubblico dell’antico cinema-teatro Eden –, vare in qualche maniera una via d’uscita dal dolore, da quel- il compiacimento con cui la popolazione slovena mi accom- lo che è stata la loro vita. E la vita, per molti, è stata la distru- pagna oggi a Viareggio è la felice constatazione che la con- zione del corpo umano, come se fosse carta straccia, pol- vivenza secolare di due popoli, due culture, due letteratu- vere, spazzatura. Bisogna continuare a combattere con- re, ora armoniosamente in sviluppo nella nostra regione, tro l’annichilimento, è necessario avere rispetto del corpo trova una valida conferma a così alto livello». Applausi. altrui». «Un esempio di rettitudine ed ingegno per tutti noi», spie- Mary B. Tolusso ga la motivazione del premio, riconoscimento dato a uno (Il Piccolo, 25. 8. 20008) scrittore «che fa onore alla letteratura di Trieste come a quella italiana, europea e mondiale». Per ricevere questo premio Boris Pahor si è fatto una sgrop- LETTERATURA pata di ottocento chilometri in giornata, andata e ritorno, passando dalle sponde dell’Adriatico a quelle del Tirreno, attraverso gli Appennini. Boris Pahor: con il «Viareggio» un premio Ma in questo vioaggio la difficoltà maggiore l’ha avuta, come gli suvvede ogni giorno, per uscire da casa sua: in quel di alle due anime di Trieste salita a Contovello-Kontovel, dove abita – una recente lite condominiale gli impedisce di usufruire di una servitù di pas- «La popolazione slovena del Friuli Venezia Giulia sente saggio che lo porterebbe dritto al cancello principale, dove nella premiazione di questa mia opera un omaggio alla lin- per altro c’è il suo nome. gua in cui fu scritta cioè la slovena, che nel periodo nero Cose che succedono spesso a Trieste, dove spazi e iden- non solo fu bandita, ma osteggiata e denigrata durante un tità condominiali sembrano riprodurre in scala divisioni, fra- quarto di secolo». zioni, rancori. Nella festa del Premio Viareggio Repaci nes- Nella sala gremita del Cinema Teatro Eden, a Viareggio, suno conosce questo piccolo, insignificante particolare della sul palco infiorettato stile Sanremo, mentre fuori sul lun- biografia di Boris Pahor. Mentre si celebrano i fasti di un gomare luccica una delle ultime serate estive della città del riconoscimento letterario che si avvia a compiere ottant’an- carnevale, lo scrittore triestino di lingua slovena Boris Pahor ni tra attestazioni di onestà («si premiano i libri e non gli riceve la colomba argentata della pace del prestigioso autori», sottolinea la presidente Bettarini) Pahor si muove Premio internazionale Viareggio Versilia. fra rinfreschi, strette di mano, complimenti come un alie- Novantacinque anni appena compiuti, con un vestito di lino no perfettamente a suo agio in questo curioso pianeta. Lui estivo e l’impermeabile autunnale sempre al seguito. Pahor che, per non impazzire, portava via i compagni morti nel sfida la calura e parla di sé e del suo libro premiato, quel lager con lo stesso zelo con cui ha svolto ogni lavoro in «Necropolis» (Fazi) che lo ha fatto uscire dall’oblio e se lo vita sua, lui che in gioventù ha dovuto rinunciare ai viaggi sta portando a spasso per l’Europa a raccogliere premi, fir- e ai divertimenti per ricostruire quella carriera scolastica che mare autografi, raccontare ad un pubblico stupefatto come il fascismo gli aveva negato, lui che anno più anno meno, si fa a sopravvivere ad un lager nazista ed a una perse- si porta sulle spalle il peso di un intero secolo e che ades- cuzione fascista attraversando i terremoti ed i laghi di san- so deve anche fare i conti con un condominio che gli nega gue del Novecento per arrivare ad approdi tipo il Premio l’ennesimo, banale diritto, con la sua energia di ultrano- Internazionale Viareggio. vantenne di ferro porta fino al Premio Viareggio la testi- In sala lo ascoltano tutti, dal sindaco viareggino Luca monianza di una storia, di una terra, che da qui sembra- Lunardini (Forza Italia) all’assessore alla Cultura, Ciro no lontanissime. Costagliela (An) al presentatore della serata Romano E lo fa con la naturalezza di chi, di fronte alle ingiustizie di Battaglia fino alla presidente del premio Rosanna Bettarini, ogni forma e colore, di ogni tempo ed ogni luogo, di ogni SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 19 lingua e di ogni nazione, è semplicemente abituato a dire bambini, nella Trieste che iniziava il suo lungo percorso di «no», rilanciando idee di dialogo e convivenza altrettanto fascistizzazione, vedono trasformarsi in realtà i simboli più semplici e decise. E anche la dorata Versilia capisce e rin- tenebrosi delle fiabe. Assistono tremanti, in lacrime, alla grazia. danza barbara che gli uomini in nero scatenano attorno al Pietro Spirito Narodni dom, la casa della cultura slovena disegnata dal- (il Piccolo, 29. 8. 2008) l’architetto secessionista max Fabiani, a cui hanno appic- cato il fuoco. In poche ore l’edificio si trasformerà in uno scheletro di pietra. E non c’è nessuno che possa fermar- LETTERATURA li, nemmeno i pompieri, tenuti a distanza dagli uomini in camicia nera, privati perfino dei loro idranti, dell’acqua che potrebbe spegnere l’inferno. Nei racconti di Boris Pahor Ma non molti chilometri più in là di Trieste, a Gorizia, l’o- dio contro gli sloveni, il terrore dell’«altro» che scatena una il ritratto di Trieste in nero violenza bestiale, colpisce un uomo mite come Lojze Bratu¡. Un maestro di canto costretto dalle camicie nere ad ingur- Pubblicata una nuova traduzione del «Rogo nel gitare una miscela di olio di ricino e olio di macchina che porto», la raccolta di novelle dello scrittore triestino finirà per avvelenarlo. Per trascinarlo lentamente verso la di lingua slovena morte. La sua tomba, racconta Phor nel racconto «Fiori per un lebbroso», si coprirà di fiori lanciati da lontano, da chi La prima volta ad accoglierlo è stato un fragoroso silen- si piazza oltre il muro del cimitero per non farsi vedere dagli zio. «Il rogo nel porto» di Boris Pahor, pubblicato nel 2001 sgherri che montano la guardia. da Nicolodi di Rovereto, non ha trovato un posto in prima «Ma i fiori e i mazzi – scrive Pahor – facevano pensare ad fila nelle librerie italiane.Come sarebbe stato giusto. Anzi un mucchio di sassi, oppure ad una catasta di legna, per- è scivolato via in silenzio, sottovalutato dalla critica, igno- ché erano stati gettati da dietro il muro, alla rinfusa, furti- rato da molti, troppi lettori. vamente, da lontano, come si getta qualcosa ad un leb- Tra pochi giorni, «Il rogo nel porto» riprenderà la strada delle broso». librerie. In una traduzione migliore, resa più limpida e inci- Un uomo che perde la propria lingua diventa come un bam- siva da Mirella Urdih Merkù, Diomira Fabjan Bajc e Mara bino che annaspa nel buio dell’ignoranza. E il protagoni- Debeljuk, con due racconti («Fiori per un lebbroso» e «Una sta del «Naufragio», un ragazzino che ha dovuto smette- sosta sul Ponte Vecchio») riscritti in italiano da Boris Pahor. re di studiare lo sloveno per dedicarsi interamente all’ita- Questa volta l’editore è un altro, Zandonai, anche se ha liano, accetta di farsi aiutare dal padre, che vende burro sede sempre a Rovereto. E c’è da scommettere che addes- su un banchetto in piazza, per scrivere un bel tema che so riuscirà ad attirare l’attenzione di chi, sette anni fa, ha racconti la storia di una nave colta dalla tempesta. A scuo- snobbato questa splendida raccolta di racconti. Di cui, tra la scoprirà, tra le risate fragorose dei compagni, di aver letto l’altro, lo scrittore triestino di lingua slovena parlerà nei due un compito infarcito di parole tradotte in maniera impreci- incontri che lo vedranno protagonista a Mantova sa, fuorviante. Festivalletteratura. Lo smarrimento del bambino è pari all’angoscia del giovane Cos’è cambiato in soli sette anni? Tanto, per fortuna. Al apprendista panettiere di «Mio cugino Ciril». Un ragazzo punto che Boris Pahor oggi può essere definito senza alcu- sloveno buono, timido, credulone, che finisce per farsi mani- na forzatura il caso letterario del momento in Italia. polare dal capofornaio, per sottrarre al posto suo la fari- Soprattutto grazie al coraggio e alla passione dimostrata na. Quando verrà accusato di essere un ladro, non sopra- dallo staff della casa editrice Fazi, che ha pubblicato vivrà alla vergogna. Un colpo di rivoltella porrà fine ai suoi «Necropoli», il capolavoro dello scrittore sloveno, in una giorni. Ma non è solo la furia di una dittatura a innescare splendida traduzione. Portandolo a vincere meritatamen- la caccia all’«altro». Sul presente, sul futuro, Pahor non te il Premio Viareggio Versilia. E attirando gli occhi di stuo- scommetterebbe un soldo bucato. Perché può toccare, li di lettori su questo intellettuale schivo e onesto che è come succede al deportato sopravissuto ai lager che ritor- sopravissuto alla durissima caccia allo sloveno, scatena- na nella sua città nel racconto «Una strana accoglienza», ta dal fascismo a Trieste dagli anni Venti. Ma, soprattutto, di essere scambiati per un criminale. Di passare un brut- che è ritornato vivo dall’inferno dei lager nazisti. to quarto d’ora nelle grinfie delle forze dell’ordine. Accusati Se quell’umano e tenebroso capolavoro che è «Necropoli» di non precisati reati soltanto in base a inconsistenti sospet- ha fatto capire ai lettori italiani perché Pahor, 95 anni, com- ti. E parlare lo sloveno in pubblico rischia di scatenare anco- piuti pochi giorni fa, meriti la candidatura al Premio nobel, ra reazioni impensabili, come capita ai due personaggi di e goda in giro per l’Europa di una grandissima stima, «Il «Una sosta sul Ponte Vecchio». rogo nel porto» li costringerà a fare i conti con una verità «La realtà è più incredibile delle storie inventate», ironiz- troppo a lungo taciuta. Tutto il libro, diviso in tredici rac- za Pahor. Leggendo i suoi racconti, un lungo brivido scen- conti che sono a loro volta raggruppati in quattro sezioni de lungo la schiena. Perché quest’Europa, la nostra Europa introdotte dai versi di Sre@ko Kosovel e Umberto Saba, rac- che abbatte i confini, non si è ancora vaccinata contro l’o- conta infatti il calvario della gente slovena di Trieste. dio per chi è minoranza. Non ha esorcizzato la diffidenza Costretta con la forza a rinunciare alla propria identità. verso l’«altro». Si illude che storie come quelle racconta- Messa a tacere con la violenza e privata della propria lin- te nel «Rogo nel porto» siano ormai lontane. Sbiadite. gua. Picchiata, umiliata, inseguita fin dentro le proprie case. Irripetibili. Ma non ha certezze. E, di tanto in tanto, si ritro- Schiacciata dal peso di un’italianità imposta con la paura va a guardare negli occhi i fantasmi del passato. Ad ascol- senza fermarsi nemmeno davanti ai più deboli, ai bambi- tare i discorsi di quelli che, adesso come allora, non accet- ni, ai vecchi, alle donne. tano di vivere insieme a chi è diverso da loro. «Il rogo nel porto», il racconto che dà il titolo a libro, rac- Alessandro Mezzena Lona chiude in sé l’emblema della follia che diventa legge. Due (Il Piccolo, 2. 9. 2008) SLOVIT N° 7-8 del 31/8/08 pag. 20