La Pittura Veronese Nell'età Barocca
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LA PITTURA VERONESE NELL’etÀ BAROCCA a cura di Luca Fabbri, Fabrizio Magani, Sergio Marinelli SCRIPTA EDIZIONI Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza LA PITTURA VERONESE NELL’etÀ BAROCCA a cura di Luca Fabbri, Fabrizio Magani, Sergio Marinelli Testi Restauri Mons. Federico Pellegrini, Ufficio Beni Culturali Antonio Cipullo Chiara Scardellato, Guglielmo Stangherlin Ecclesiastici, Diocesi di Brescia Rita Dugoni Mons. Giuliano Marangon, Ufficio Beni Luca Fabbri Segreteria amministrativa Culturali Ecclesiastici, Diocesi di Chioggia Andrea Ferrarini Maria Graziella Erbogasto con Diego Nicolò Don Gianluca Gaiardi, Ufficio Beni Culturali Lorenzo Giffi Italiamaria Lazzarini con Antonella De Iseppi, Ecclesiastici, Diocesi di Cremona Fabrizio Magani Cinzia Mariano Mons. Claudio Giacobbi, Vicario Episcopale, Sergio Marinelli Diocesi di Mantova Fabrizio Pietropoli Ringraziamenti Carlo Capponi, Ufficio per i beni Culturali, Chiara Rigoni Stefano Pachera, Accademia di Belle Arti Arcidiocesi di Milano Donata Samadelli di Verona Don Bruno Cogo, Ufficio per i Beni Culturali, Maristella Vecchiato Fabio Venturi, Gruppo AGSM Diocesi di Padova Mario Peghini, Biblioteca Comunale di Avio, Mons. Giorgio Seno, Ufficio Beni Culturali, Cura redazionale Archivio Beni Culturali territorio aviense Diocesi di Rovigo Alberto Cibin Rita De Tata e Patrizia Moscatelli, Don Giovanni Cristoforetti, Ufficio Arte Sacra Biblioteca Universitaria di Bologna e Tutela dei Beni Culturali Ecclesiastici, Indici e bibliografia Mons. Bruno Fasani, Biblioteca Capitolare Arcidiocesi di Trento a cura di Alberto Cibin di Verona Don Paolo Barbisan, Ufficio Diocesano per Claudio Pistoni, Elisabetta Leonardi, l’Arte Sacra e i beni Culturali, Diocesi di Treviso Realizzazione editoriale Comune di Sassuolo (Mo) Don Gianmatteo Caputo, Ufficio Beni Culturali, Scripta edizioni, Verona Flavio Tosi, Comune di Verona Patriarcato di Venezia Impaginazione: Danisa Fantoni Paola Arduini, Comune di Caprino Veronese (Vr) Don Luciano Dalla Riva e Cristiana Beghini, Post produzione: Luca Toffalori Giorgio Accordini, Comune di San Pietro Ufficio Beni Culturali, Diocesi di Verona Repertorio fotografico a cura di in Cariano (Vr) Mons. Francesco Gasparini, Ufficio Luca Fabbri, Lorenzo Giffi, Sergio Marinelli Faccioli Mario, Comune di Villafranca per i Beni Culturali, Diocesi di Vicenza con la collaborazione di Antonio Cipullo, di Verona (Vr) Andrea Falaorni, Ufficio Beni Culturali, Elisabetta Fedeli, Giovanna Marchi Achille Variati, Comune di Vicenza Diocesi di Volterra Fabio Bombardieri, Congregazione Patrizia Grandi, Museo della Rocca di Dozza (Bo) Campagna fotografica della Misericordia Maggiore, Bergamo Alessandra Montanera e Elena Varvelli, Ditta Luigi Baldin, Elisabetta Fedeli Mons. Giacomo Mazzorana, Ufficio Beni Museo Civico di Casale Monferrato (Al) con Florindo Romano e Lorenzo Giffi Culturali Ecclesiastici, Diocesi di Belluno-Feltre Cristina Gnoni Mavarelli, Villa medicea Don Fabrizio Rigamonti, Ufficio Beni Culturali, di Cerreto Guidi e Museo Storico della Caccia Diocesi di Bergamo e del Territorio (Fi) Con il sostegno di Immagine di apertura: Louis Dorigny, Perseo, Grezzana (Vr), frazione Cuzzano, Villa Allegri, Arvedi. Copyright ©2017 Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza Distribuzione editoriale Scripta edizioni Viale Cristoforo Colombo, 29 37138 Verona tel. 045 8102065 [email protected] ISBN 978-88-98877-83-6 LA PITTURA CONTRADDITTORIA DEL BAROCCO Sergio Marinelli La pittura barocca veronese resta ancora in gran parte da sulle opere, che in qualche caso invece non c’era mai stato. scoprire e capire. La sua storia è stata perlopiù oscurata dal- Essa fu particolarmente ardua, e insidiosa, proprio per la la critica, o meglio dal silenzio, della tradizione classicistica mancanza di una continuità bibliografica precedente2. della città, qui ancora più rigida e forte che in altri casi, co- Gli esiti di quella mostra non si può dire che abbiano me la stessa, ben più aperta, Venezia. Fin dall’inizio, accan- avuto una gran continuazione di studi proprio perché to a una posizione parzialmente favorevole, rappresentata quasi tutte le opere erano sul territorio. Pochi restauri tra dal filobolognese Bartolomeo dal Pozzo (1718), appare una quelli allora auspicati sono stati eseguiti. I pittori veronesi bibliografia illusoriamente celebrativa quanto sostanzial- dell’età barocca sono rimasti di fatto fuori dal mercato e mente ostile, che parte già da Maffei (1732) e domina poi a dalle raccolte museali più visitate, riconoscibili solo nelle partire dal direttore della pubblica Accademia, Giambettino emergenze delle chiese e di qualche palazzo privato, e quin- Cignaroli. Maffei, che non mostra di amare particolarmente di hanno perso, forse per sempre, l’occasione della popo- la pittura, è tuttavia conscio che il limite dell’affermazione larità viscerale e della riconoscibilità stessa, lasciata oggi di quella veronese è consistito soprattutto nella mancanza ancora a pochissimi ricercatori specialisti, spesso per altro, di una critica, e poi di una storia, artistica di sostegno, argo- nei giudizi, discordi. Si può anche porre il lecito quesito se mento che per lui è valido fin dalle origini, confrontando i essi non siano diventati famosi per un’intrinseca debolezza racconti vasariani con gli affreschi veronesi della grotta dei formale. Ma certo furono tutti travolti nella rovina della Santi Nazzaro e Celso, per lui non meno validi e antichi di civiltà culturale e religiosa che li originò: anche la Chiesa quelli fiorentini. “Dal fin qui detto si può riconoscere qual attuale, sia da parte del clero che dei fedeli, spesso non ri- differenza corra tra il far da se registro delle proprie cose, conosce e non sa più leggere il significato delle immagini, e il lasciarne agli altri la cura”1. Nella sua opera storiografi- per non parlare del loro valore estetico. Si pone invece allo- ca e critica fondamentale Bartolomeo dal Pozzo, storico di ra l’altro quesito se queste opere, che hanno praticamente formazione, gestisce con equilibrio le biografie degli artisti, cessato il loro valore storico, possono riacquistarlo, o anche la guidistica delle chiese e delle decorazioni esterne, il colle- acquistarlo per la prima volta. In fondo anche Vermeer per zionismo dei palazzi privati. Nella sua galleria di famiglia, due secoli non è stato nessuno. se non mancano i veronesi, prevalgono gli artisti veneziani e Il discorso della rivalutazione non può certo riguardare bolognesi, ma la nota di maggior originalità è il San Paolo ere- tutta la produzione dell’epoca. Nel tempo considerato sem- mita di Mattia Preti, pervenuto certo dalla comune militanza bra che la pittura sia stata l’arte più popolare, più deflagrata, nell’ordine dei Cavalieri di San Giovanni. più rappresentativa della società: c’è di tutto e di più anche Va da sé che il termine di pittura barocca vale a Verona tra le relativamente poche cose ricordate. Le basi precedenti come mera indicazione cronologica (1630-1750), solo in pa- alla grande peste del 1630 non sembrano poi così coerenti e rallelo analogico con la pittura barocca riconosciuta come coercitive nell’indirizzo futuro della pittura. Claudio Ridolfi tale nel resto d’Europa. risulta prevalentemente assente, residente nelle Marche, già La mostra veronese del 1978, dedicata a quel periodo, dall’inizio del secolo. Turchi è passato a Roma da prima de- rappresentò per molte situazioni la prima ripresa degli studi gli anni venti. Lasciano una scia sempre più confusa di imita- 33 LA PITTURA VERONESE NELL’ETÀ BAROCCA Sante Peranda, Adorazione dei pastori con due committenti, Verona, San Tomaso Cantuariense. tori, tra cui ora sembra brillare, più che Ceschini, Amigazzi. ancora imprecisabile, che forse non fu neppure registrata Poco resta da dire anche dei caravaggeschi. Bassetti resiste prima della morte, certamente precoce. Lui resta comunque sprofondando nella provincia, fino agli anni della peste. E il più grande disegnatore tra i caravaggeschi. Dario Pozzo non sembra lasciare nessun seguito, se non forse un’ombra resta un mistero. Mentre invece il monolitico Pasquale Otti- su Voltolini. Pietro Bernardi è una meteora, di cronologia no chiude la sua attività, nel pieno della peste, ma anche lui 34 LA PITTURA CONTRADDITTORIA DEL BAROCCO Francesco Barbieri (?), Madonna della cintura con due santi Vescovi, Verona, frazione Avesa, Chiesa di San Martino. senza seguito. Sopravvive Antonio Giarola, cambiando pelle La ripresa, almeno per la pittura, dovette essere incentiva- da Saraceni a Strozzi, da Albani a Reni, ma conservando sem- ta, dopo il 1630, dalla riaffermazione della Chiesa e degli or- pre, nelle sue metamorfosi, una sua strana identità. dini religiosi, con le nuove esigenze liturgiche, come accadde Alla fine però il territorio, con il gusto artistico popolare, a Venezia dopo la fine dell’Interdetto ma forse più a Verona, resta ancora, nella prima metà del Seicento, in mano degli che restò sempre nell’ombra dell’obbedienza romana. Una scolari di Felice Brusasorci, come Creara, e le forme del ma- tela di notevole interesse artistico, anche solo per la compo- nierismo più attardato si stemperano sempre più corsiva- sizione, si trova a San Martino d’Avesa, frazione di Verona, mente, fino a diventare irriconoscibili, in un linguaggio che nella chiesa invernale, che fu già delle monache agostiniane, solo altrove si può definire barocco. Lo sfondo resta, per lun- quelle di Sant’Eufemia a Verona.