AFAT UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE

Dipartimento di Studi Umanistici

AFAT Direttore Giuseppe Pavanello

Comitato scientifico AFAT Giovanni Bianchi • Massimo Bisson • Barbara Boccazzi Mazza • Enrica Cozzi • Alberto Craievich • Daniele D’Anza • Roberto De Feo • Massimo De Grassi • Simone Ferrari • Lorenzo Finocchi Ghersi • Matteo Gardonio • Ludovico Geymonat • Vania Gransinigh • Milijenko Jurkovic´ • Matej Klemencˇicˇ • Maurizio Lorber • Enrico Lucchese • Roberto Pancheri • Alessio Pasian • Rivista di Storia dell’arte fondata nel 1975 Jan-Christoph Rössler • Ferdinand Sˇerbelj • Valerio Terraroli • Andrea Tomezzoli • Denis Ton • Giovanni Carlo Federico Villa • Maria Walcher • Nicoletta Zanni

32(2013) I testi sono sottoposti all’esame del Comitato Scientifico e del Comitato dei Revisori Anonimi

Distribuzione libraria Scripta edizioni [email protected]

ISSN 1827-269X scripta edizioni Pubblicato con il contributo di Presentazione PRIN 2010-11

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE FRA 2011 Il numero 32 di AFAT relativo al 2013 si pre- E siamo all’età neoclassica, con un im- senta con l’abituale puntualità e nella sua portante inedito di Giambattista Lampi e veste rinnovata. Ogni volta – e non ci si un’indagine su un singolare aspetto di pro- stanca di dirlo – è come un piccolo miraco- duzione artistica, il papier peint, nella rara lo riuscire a giungere alla meta in tempi così produzione legata a eventi contemporanei: magri di risorse, in un Ateneo, come quello nel nostro caso, episodi della campagna triestino, che ha punti straordinari di ec- dell’Armée d’Italie in quattro scene tuttora cellenza ma che non ha mai ‘investito’ sulla prospettate sulle pareti di un ambiente di vil- storia dell’arte. Tant’è; non è mai mancata, la Gradenigo a Carbonera, presso Treviso. sempre, la volontà di perseguire ogni anno il La pittura triestina dell’Ottocento si pre- nostro obiettivo, e ci troviamo, anche con una senta con due medaglioni, uno, nella sezione certa sorpresa, nella situazione di essere più del Collezionismo triestino, su un grande qua- ‘attivi’ di tante strutture ‘maggiori’. dro di Augusto Tominz, emerso dall’oscurità di AFAT 32 si apre con un contributo sui poco una dimora privata, con un soggetto emble- noti affreschi trecenteschi di casa Bertoli ad matico di un certo momento della pittura sto- Aquileia. Segue un intervento su Jacopo San- rica – Leonardo che dipinge la Gioconda –, sovino originato dal rinvenimento di carte l’altro sul rapporto Veruda-Senet y Perez nella d’archivio, quindi un articolo che contem- congiuntura che vede i due artisti in conti- pla pittura e poesia in relazione a Giuseppe guità nel loro soggiorno veneziano. Quindi il Porta Salviati. È la volta di uno studio che va Novecento, con uno studio sul ruolo del grande al di là della segnalazione di un importante gallerista Carlo Cardazzo a Trieste. dipinto di Pietro Vecchia, inscrivendosi nella Opere di Matteo Ponzone s’inscrivono, storia del mercato e del gusto. quindi, nel tradizionale campo delle indagini Il Settecento: viene tracciato il profilo arti- sulle opere d’arte veneta in Istria e Dalmazia, stico di Alessandro Marcello, figura curiosa di mentre una riflessione sulla Pescheria vecchia patrizio veneziano dai mille interessi, e si ren- di Trieste e sulla mostra ivi ospitata di Kounel- dono note decorazioni di palazzi veneziani, in lis chiude il volume. particolare il ciclo pittorico di palazzo Gidoni Riteniamo d’esser riusciti, ancora una con le ‘prospettive’ di Domenico Fossati. volta, a dare un apporto sostanziale alla ri- Ancora sul Settecento: il soggiorno di Rosal- cerca, e già si è messo in cantiere il n. 33, che ba Carriera a e i pastelli di Lorenzo Pa- contiamo di pubblicare presto. vona di palazzo Lantieri; i doni preziosi di papa Clemente XIII Rezzonico a Venezia e a Padova. G.P.

5 Sommario

Presentazione...... 5

Contributi

Gli affreschi del Trecento in casa Bertoli ad Aquileia, Enrica Cozzi...... 11

Jacopo Sansovino a ca’ Tiepolo, Jan-Christoph RÖssler...... 31 Tra poesia e pittura: versi di Francesco Zannio per Giuseppe Salviati, Mattia Biffis...... 39 Incontri inaspettati: Pietro Vecchia nella Bottega dell’antiquario di Oreste Da Molin, Alessio Pasian...... 47 Patrizi veneziani artisti nel Settecento: l’altro Marcello, Alessandro, pittore e incisore, Giuseppe Pavanello...... 53 Nuovi esempi di decorazione profana pittorica del Settecento veneziano, Enrico Lucchese...... 73 I conti Lantieri di Gorizia committenti di e Francesco Pavona, Gloria Tronkar...... 89

Doni di papa Rezzonico per Venezia e Padova, Francesca Stopper...... 115

Un capolavoro di Giambattista Lampi ritrovato in America, Roberto Pancheri...... 125 Papier peint e propaganda politica: l’esempio di villa Gradenigo a Carbonera con le imprese dell’Armée d’Italie, Giovanni Felle...... 129

7 Veruda alla ricerca di Velázquez: il sivigliano Rafael Senet y Perez a Venezia, Matteo Gardonio...... 137

Carlo Cardazzo e Trieste: alcuni episodi significativi, Giovanni Bianchi...... 143 indagini sul collezionismo triestino Dipinti ritrovati: Leonardo che dipinge la Gioconda di Augusto Tominz, Daniele D’Anza...... 169 studi e ricerche d’arte veneta in istria e dalmazia

Nuovi dipinti e alcuni spunti per Matteo Ponzone, Radoslav Tomic´...... 181 segnalazioni e discussioni

La vecchia Pescheria di Trieste e la mostra di Kounellis, Nicoletta Zanni...... 191

8 AFAT 32 i - Decorazione parietale con motivo di tappezzeria, particolare. Aquileia, casa Bertoli ii - Pietro Vecchia, Saturno rapisce Cupido a Venere. Arad, collezione privata iii - Alessandro Marcello e Francesco Zanchi, Decorazione di soffitto. Venezia, palazzo Marcello alla Maddalena

iv - Domenico Fossati e Giovanni Scajario, Incontro tra Marcantonio e Cleopatra, particolare. Collezione privata v - Giovanni Grevembroch, La pisside donata da Clemente XIII vi - Giambattista Lampi, Ritratto di Josefa Lang come Giunone. alla chiesa veneziana di San Felice. Venezia, Biblioteca del Museo Correr Chevy Chase (USA), collezione privata vii - Manifattura Dufour & Leroy, L’esercito francese attraversa le Alpi, particolare. Carbonera, villa Gradenigo viii - Augusto Tominz, Leonardo che dipinge la Gioconda, particolare. Trieste, collezione privata ix - Rafael Senet y Perez, Canale a Venezia, particolare. Collezione privata

x - Umberto Veruda, Ritratto di Rafael Senet y Perez. Trieste, Fondazione CRTrieste xi - La vecchia Pescheria di Trieste con l’installazione di Kounellis contributi

Gli affreschi del Trecento in casa Bertoli ad Aquileia

Enrica Cozzi

Al primo piano di quella che si conviene L’edificio si riconosce bene anche nella denominare “casa Bertoli”, in onore dell’il- Pianta di Aquileia di anonimo del 1693, con- lustre canonico aquileiese Gian Domenico servata in una sala del Palazzo Arcivescovi- Bertoli (1676-1763)1, l’erudito che pubblicò le di e pubblicata dal Vale3 (fig. 2). Il le Antichità di Aquileja profane e sacre (1739)2 contributo dello studioso è ancora di fon- (fig. 1), che qui abitò dal 1720 e dove istituì la damentale importanza per la comprensione prima sede di quello che sarebbe in seguito dello sviluppo urbanistico di Aquileia nel diventato il Museo Archeologico, si conser- medioevo e oltre. Pubblicando infatti una vano importanti affreschi riferibili al XIV mole consistente di documenti d’archivio, secolo: si trovano in due ambienti diversi ci illumina puntualmente sul tessuto urba- e ad essi vanno aggiunte le non trascurabili no cittadino, circondato da mura con torri tracce di una decorazione di tipo geometrico e lambito dal Natissa. Casa Bertoli, in par- presenti in facciata. Si tratta di testimonian- ticolare, insiste su un ‘quadrante’ che viene ze pittoriche di notevole interesse e assai detto nelle fonti contrata Maioris Ecclesiae, poco note, fondamentalmente poiché l’ac- denso ovviamente di edifici religiosi ma cessibilità a tali locali è assai ridotta, essendo anche civili (basilica, palazzo patriarcale, oltretutto una stanza adibita essenzialmente acquedotto, case e braide). E proprio ante a deposito librario di pubblicazioni edite a turres Capituli (oltre alla via Julia Augusta), cura di Enti preposti alla valorizzazione del Vale scrive che la “domus domini Decani è ri- patrimonio archeologico e storico-artistico cordata il 18 dicembre 1273, ma non possia- locale (“Associazione Nazionale per Aquile- mo dire che questa sia propriamente quella ia”, “Antichità Altoadriatiche”, e altro anco- che era abitata dai Decani del sec. XV, e che ra), praticamente sempre sotto chiave. fu restaurata dal Decano Doimo di Valvaso- Il Bertoli, che scrisse di Aquileia dopo ne, nel 1489”4. l’incendio e i saccheggi dei Francesi del Gli affreschi erano stati pubblicati da 1703, nelle sue Antichità (I, col. 394) ricorda Aldo Rizzi nel 1957 in un breve saggio ap- pure la sua casa di abitazione, che era quella parso nella rivista “Aquileia Nostra”5, cor- restaurata dal decano Doimo di Valvasone redato da cinque foto in bianco e nero, con nel 1483 (ma più correttamente 1489). un primo, apprezzabile, approccio critico

Gli affreschi del Trecento in casa Bertoli ad Aquileia 11 fra terzo e quinto decennio del XIV secolo: 1. Riquadro isolato con Madonna in trono con il Bambino nel salone d’ingresso al primo pia- no; 2.a. Imago pietatis in un comparto situato in alto, sulla parete lunga a sinistra rispetto alla porta, in un ambiente al quale si accede dalla precedente sala e che si apre sul lato ovest; 2.b. Finta tappezzeria che corre tutto attorno a quest’ultima sala, coprendola per intero, e che dovrebbe (forse) fare tutt’uno dal punto di vista esecutivo con la preceden- te Pietà; 3. Decorazione a losanghe geometriche in facciata.

Madonna in trono con il Bambino

Il riquadro isolato che sussiste sulla parete lunga della sala, che appare proprio di fron- 1 - Ritratto di Gian Domenico Bertoli, te al visitatore che accede tramite le scale al in Galleria dei letterati ed artisti illustri… primo piano, raffigura il consueto episodio di Bartolomeo Gamba, Venezia 1824 della Madonna in trono con il Bambino, che forse prevedeva nella zona in basso a si- nistra – ora completamente perduta, così 2 - Pianta di Aquileia del 1693, nel riquadro casa Bertoli. Udine, Palazzo Arcivescovile come l’intera fascia inferiore – un commit- alla materia. Successivamente queste opere tente inginocchiato (fig. 3). Tale ipotesi è sono state per così dire ‘dimenticate’ dagli suggerita dal fatto che il gruppo compatto ‘nastri’ di tre colori (rosso mattone, bianco appaiono dipinte più in alto. Il laterale del studiosi, per cui va dato merito all’Associa- della Vergine con in braccio il Figlio è com- e giallo ocra dorata), come spesso avviene trono presenta una tipologia peculiare, con zione Nazionale per Aquileia di aver pro- pletamente spostata sulla destra rispetto in epoca gotica. È inoltre originale il com- punta piramidale che sormonta un elemen- mosso una Giornata di studio6, che ha inte- allo spettatore, appunto per fare posto ad parto ‘triangolare’ a destra, con un laterale to verticale ‘aperto’, mentre lo schienale si so focalizzare l’attenzione su questo edificio un personaggio ai suoi piedi, al quale sem- del trono nonché buona parte del Bambino presenta piuttosto basso, non oltre le spalle (che si affaccia sulla destra nel viale Patriar- bra rivolgersi con lo sguardo (suo, ma an- e della Madre. Perfettamente leggibili sono della Madonna. Il trono è rosso, reso in una ca Poppone, che immette al sagrato della che del Bambino), nonché il gesto del brac- le aureole incise (quella del piccolo Gesù bella tonalità rosata intensa, con segmen- Basilica) e sulle sue decorazioni pittoriche, cio allungato e della mano (questi ultimi crocesignata). La vestina verde del Bambi- ti di verde in orizzontale, ad articolare gli nel contesto storico di epoca medievale e tuttavia parzialmente rifatti, o perlomeno no è ben conservata nella parte superiore; snodi della carpenteria. moderna che ne sta alla base. pesantemente ridipinti). Le operazioni di si vede inoltre, al di là di un’ampia lacuna al Anche valutando dai pochi elementi Mi occuperò brevemente degli affreschi restauro del passato hanno infatti previsto centro, parte della zona inferiore con i pie- originali, comunque si evince con una certa trecenteschi, suddividendo per comodità larghe zeppe, che andrebbero prese atten- dini che posano sul manto - che si indovina chiarezza un’impostazione complessiva (sia l’argomentazione in tre nuclei, relativi all’u- tamente in considerazione al fine di enu- double-face - di Maria (blu con interno di nella tipologia, che nei caratteri stilistici) bicazione dei dipinti, anticipando fin da ora cleare le zone originali7. Si può tranquilla- vaio, mentre la veste è dorata), che lo regge che rimanda alla prima metà del Trecen- che dovremmo trovarci cronologicamente mente dire che il riquadro era delimitato da in braccio con la mano sinistra, le cui dita to, segnatamente direi a cavallo fra terzo e

12 AFAT 32 Gli affreschi del Trecento in casa Bertoli ad Aquileia 13 3 - Madonna in trono con il Bambino. Aquileia, casa Bertoli

quarto decennio del secolo. Il tratto stilisti- pologia del trono (che elabora prototipi di co più evidente è quello di un giottismo ac- Giotto nella cappella degli Scrovegni) trova centuato (di ‘seconda mano’, per così dire), una analogia (non certo una sovrapposizio- forse derivato direttamente dalle botteghe ne) con quello dipinto in un riquadro raf- di frescanti attive nell’area del patriarcato figurante la Madonna in trono e angelo mu- fra secondo e terzo decennio del secolo: mi sicante che si conserva nella stessa basilica 4 - Imago pietatis. Aquileia, casa Bertoli riferisco segnatamente all’équipe di forma- di Aquileia, all’interno della cappella del zione giottesca padovana che lavora nell’ab- Rosario9. bazia di Sesto al Reghena o ai frescanti all’opera a più riprese nella chiesa di San chi entra (fig. 4). Si tratta di un intervento ovvero il busto di Cristo che esce dall’avel- Francesco a Udine8. Lo si nota soprattutto Imago pietatis a carattere figurativo isolato, la cui scelta lo, sorretto da dietro le spalle dalla Madre. nella resa dei tratti fisionomici del volto del iconografica ed ubicazione (invero eccen- Apprezzabile è la resa del pathos dei due Bimbo, che presenta strette analogie con un Il riquadro affrescato si trova su una parete trica) era forse dettata da motivi specifici, protagonisti, dai volti con mimica facciale pittore attivo a Sesto (segnalo in particolare lunga dell’ambiente che si apre sulla sini- che però ora ci sfuggono. Il soggetto, ben sofferta, nonché l’uso sapiente dei colori, le Storie di Maria nel tiburio); mentre la ti- stra rispetto al salone, in alto a sinistra per attestato in epoca gotica, raffigura la Pietà, con prevalenza dell’amaranto per il man-

14 AFAT 32 Gli affreschi del Trecento in casa Bertoli ad Aquileia 15 to della madre, che avvolge il figlio morto con le braccia piegate, il cui corpo dall’in- carnato esangue è segnato da lumeggiature, ombreggiature e linee di verdaccio. Le due aureole si presentano incise (ma differisco- no dal quelle del precedente affresco nella sala antistante). Gli stilemi esibiti parlano di un giottismo accentuato, cui si assomma- no però consistenti elementi di derivazio- ne ‘lagunare’: penso in particolare ai modi espressi dal superbo Crocifisso presente ai Frari a Venezia (tempera su tavola asse- gnabile agli ultimi decenni del Duecento); oppure all’affresco raffigurante la Crocefis- sione nella sala capitolare della chiesa do- menicana di San Niccolò a Treviso (databile al primissimo Trecento, opera di maestro veneziano). Una cultura figurativa che verrà recepita anche a Udine (in particolare nel 5 - Decorazione parietale con motivo di Lignum vitae dell’abside centrale della chie- tappezzeria, particolare. Aquileia, casa Bertoli sa di San Francesco), e che tenderà a per- durare, fino a che Vitale da attorno 7 - Decorazione parietale con motivo di tappezzeria, particolare. Aquileia, casa Bertoli alla metà del secolo la spazzerà via10. C’è un ulteriore elemento che merita di essere evidenziato. Si tratta di un dettaglio: questo che si apre sul lato sinistro della sala (spiccando contro uno sfondo verde scuro il manto della Vergine presenta (seppure in centrale al primo piano. A pianta quadran- tendente al nero) (figg. 5-11) che scende buona parte deleti) alcuni fiori esafogliati golare, è interamente dipinto con affreschi verso il basso (purtroppo la zona inferiore stilizzati di colore bianco11, in tutto analoghi di alta qualità e che, lo anticipo, penso siano in più punti è andata perduta). Nella fascia a quelli presenti nel tendaggio della sala. E i da collocare attorno alla metà del Trecento che corre sotto l’imposta del soffitto ligneo dettagli, a volte, possono rivelarsi dirimenti: (se non prima, nel quarto/quinto decennio piano, trova posto una serie di stemmi, che si confermerebbe infatti in questo caso che del secolo). fanno bella mostra di sé tra segmenti di su- Imago pietatis e Finta tappezzeria apparten- L’impatto visivo è spettacolare, in quan- perficie affrescata con girali di acanto. gono ad una medesima campagna di lavori to tutte le pareti presentano affreschi raf- Purtroppo si lamenta il fatto che, es- (oltretutto lo strato di intonaco pare essere figuranti una finta ‘tappezzeria’: sembra di sendo tale ambiente adibito a deposito, assolutamente il medesimo, a meno che non immergersi in una sorta di scenografia te- non siamo in grado di presentare una do- si tratti di un’operazione dovuta al restauro). atrale, con questo trompe-l’oeil, assai coin- cumentazione fotografica adeguata (a causa volgente per lo spettatore. degli ingombri, che mortificano la visuale Le quatto pareti si presentano infat- complessiva), così come tale decorazione Finta tappezzeria e stemmi ti dipinte con un finto tendaggio, appeso pittorica meriterebbe (assai efficace si sa- 6 - Decorazione parietale con motivo di tramite cordoncini, o fettucce che fungo- rebbe presentata una veduta complessiva tappezzeria, particolare. Aquileia, casa Bertoli È l’ambiente di gran lunga più interessante, no da vistosi anelli, ad un’asta orizzontale delle singole pareti, ma anche solo di due

16 AFAT 32 Gli affreschi del Trecento in casa Bertoli ad Aquileia 17 molto più morbido, tramite l’uso sapiente dei due colori verde e bianco, che spiccano sullo sfondo di intensa ocra rossa (fig. 7). La mancanza di omogeneità tipologica può forse essere una spia che ci induce a pensare che la parete di fronte all’ingresso debba essere considerata come la più importante (la po- sizione della porta attuale dovrebbe infatti coincidere con quella originale). Va notato - subito dopo - che sulla pare- te lunga di fondo la finta tappezzeria cambia vistosamente (fig. 8): la zona più alta pre- senta infatti una tipologia della stoffa con ampie righe, che si sviluppano in verticale, di quattro colori (giallo dorato, verde, ros- so amaranto e bianco); e pure il bordo di ‘passamaneria’, diremo noi oggi, che chiu- de il tessuto appeso ad anelli è leggermente diverso rispetto a quello del resto della sala (si vedano anche le ‘perline’ di biacca, qui presenti e là assenti), che però lo riprende quasi alla lettera. Una visione ravvicinata 8 - Decorazione parietale con motivo di della superficie pittorica, effettuata in oc- 9 - Decorazione parietale con motivo di tappezzeria, particolare. Aquileia, casa Bertoli tappezzeria, particolare. Aquileia, casa Bertoli casione del recentissimo sopralluogo, mi porterebbe a escludere che si tratti di due lati adiacenti)12. Si auspica un intervento strati di intonaco differenti. L’apparente stilizzata al centro (buon fresco con finitu- dievale, quale doveva presentarsi in epoca di restauro, al fine di operare una pulitu- incongruenza credo suggerisca una lettura re a secco, dato che spesso sono cadute?), gotica (fig. 9). ra ed eliminazione dei ritocchi, meglio se diversa del manufatto tessile, ovvero la pre- mentre la circonferenza è racchiusa in sot- Una delle prime domande che ci po- supportata da analisi di alcuni pigmenti di senza di una ‘balza’ della stoffa, oppure una tili corone circolari dorate e verdi. Va sot- niamo, di fronte ad un ambiente siffatto è colore (vedi alterazione degli stessi in alcu- sorta di patchwork (lavoro di cucito formato tolineato, relativamente alla tecnica, l’ovvio quello relativo alla proprietà e dunque alla ni punti). Il nostro auspicio, inoltre, è che da pezze diverse), dunque un’opzione asso- uso del compasso per eseguire i due giri di committenza e secondariamente alla ‘de- venga inserito nel percorso di normale visi- lutamente voluta dal frescante. circonferenze (si vede chiaramente anche stinazione d’uso’. Poteva forse trattarsi del- ta ‘turistica’, onde valorizzare la rilevante – Se la bordura esibisce un carattere di il segno lasciato dalla punta del compasso la residenza dei Canonici della basilica, di ma decisamente poco nota – testimonianza prezioso inserto dorato con ricami qua- stesso al centro). La vistosa giustapposi- proprietà del Capitolo di Aquileia?14 pittorica del XIV secolo. drangolari (alternatamente verdi/ocra e zione di brani quadrangolari di superficie Una riposta al quesito, e dunque anche Va notato che i girali di acanto, nella fa- motivi quadrilobati al centro), il tessuto che dipinta va letta in relazione alle operazioni al problema della committenza, potrebbe scia decorativa, non sono omogenei tra di avvolge la sala presenta un pattern omoge- di taglio e strappo (più che stacco; si notano venire dagli stemmi dipinti nella fascia alta, loro: incontriamo infatti sia fregi di tipo più neo, costituito da cerchi di due colori (az- tracce di tela) degli affreschi, con successi- ospitati entro tabelle quadrangolari tra l’a- graficamente disegnativo (e peraltro assai zurro/grigio e ocra rossa, su fondo ancora vo ricollocamento su muro13. Nonostante le canto spinoso. Purtroppo però devo confes- raffinato nell’uso del bianco) (fig. 6); sia altri di terra rosso-amaranto), ulteriormente estese lacune, risulta altamente apprezzabi- sare che non sono per il momento riuscita nei quali l’acanto è reso con un naturalismo impreziositi da una ‘rosetta’ esafogliata le l’effetto di insieme di questo interno me- a identificare questi stemmi (sono almeno

18 AFAT 32 Gli affreschi del Trecento in casa Bertoli ad Aquileia 19 10 - Decorazione parietale con stemma. 11 - Decorazione parietale con stemma. Aquileia, casa Bertoli Aquileia, casa Bertoli

due, ripetuti), che ci avrebbero fornito in- Un secondo stemma (ripetuto) presenta dicazioni molto interessanti. Si presentano una zampa ungulata (di orso?), color grigio alquanto rovinati, per lacune e cadute di scuro/nero (fig. 11). colore (figg. 10-11); per converso, quando Una ricerca approfondita, da condurre la superficie si presenta in uno stato di con- presso la Biblioteca Civica V. Joppi di Udi- servazione precario, si leggono bene alcuni ne16, potrebbe portare a qualche risultato. elementi relativi alla ‘tecnica’ dell’affresco, Da escludere l’identificazione della prima in particolare la ‘battitura’ dei fili utilizzata arma con quella della casata del patriarca per scompartire lo scudo araldico e definire Bertrando di Saint-Geniès17, come in un le sue partiture interne. primo momento ero indotta a credere. An- Provo a descrivere l’arma (o stemma)15 che se l’epoca degli affreschi coincide con meglio leggibile (fig. 10): lo scudo è partito quella del suo illuminato (e sfarzoso) pe- (diviso a metà da una linea verticale passan- riodo di patriarcato. te per il centro, così da formare due cam- pi, l’uno a destra e l’altro a sinistra); nel 1° La presenza del velario è ben attestata in con animale (imprecisato: cane, leone?) e epoca romanica, in ambito italiano ed eu- nel 2° bandato di rosso a tre fasce scaccate ropeo. Solitamente il velum conclude negli d’argento. Altri stemmi (che indoviniamo edifici religiosi la zona basamentale dello identici) sono ancora più deleti, molto pro- zoccolo e può essere figurato o non. Ovvia- babilmente perché in queste parti venivano mente di estremo interesse si presentano usati colori a secco. quelli figurati, che ospitano un campionario 12-13- Decorazione parietale con tendaggi retti da giovinetti. Udine, casa Cavazzini

20 AFAT 32 Gli affreschi del Trecento in casa Bertoli ad Aquileia 21 14 - Decorazione parietale con tendaggi retti da giovinetti, particolare. Udine, casa Cavazzini molto vario di temi di soggetto ‘profano’ o nella cripta della basilica di Aquileia (1180 allegorico (combattimenti di cavalieri, vizi circa)20. e virtù, i mesi dell’anno e via dicendo). È Più in generale, il tema dei tessuti nel questa infatti l’unica zona della chiesa che, medioevo riveste un ruolo di grande rilie- nella ‘topografia’ dell’iconografia medie- vo21. Già nei secoli prima del Mille sappia- vale, non può ospitare soggetti sacri (come mo di doni ad illustri personaggi, in parti- peraltro i mosaici pavimentali, destinati colare di manufatti di seta provenienti da ad essere calpestati). Limitandomi all’area Costantinopoli donati a regnanti europei italiana nord-orientale, vorrei ricordare tre (spesso citati dalle fonti). In epoca romani- casi: nella chiesa di San Michele di Pozzo- ca i casi di tessuti giunti sino a noi si fanno veggiani18 (a sud di Padova), primi decenni più numerosi e spesso gli ateliers sono loca- del XII secolo; nel sacello dell’abbazia be- li: ricordo solo l’emozionante Ricamo di Ba- nedettina di Summaga19 (seconda metà del yeux (1066 - ante 1083), celebrante le gesta 15 - Storie di Santa Caterina, particolare con la Disputa di Santa Caterina. XII secolo); e quello di strepitosa bellezza di Guglielmo il Conquistatore22. Pasian di Prato, chiesa di Santa Caterina

22 AFAT 32 Gli affreschi del Trecento in casa Bertoli ad Aquileia 23 L’argomento del tessile in epoca gotica è troppo ampio per poterlo qui anche solo sintetizzare. Ci interesserebbe semmai la casistica delle ‘riproduzioni’ dei tessuti in pittura (e anche in scultura), ma anche ri- tagliare questo solo aspetto ci porterebbe troppo lontano. Nell’economia del nostro discorso, vorrei richiamare alla mente al- cuni ambiti complessivi, come ad esempio quello dei drappi stesi sui troni alle spalle ad esempio del gruppo della Madonna con Bambino nelle tempere su tavola veneziane del Trecento; ma anche in tanti affreschi sparsi in chiese del territorio. Studi sul- le riproduzione dei tessuti in opere d’arte sono stati portati avanti recentemente an- che per il Friuli23, soprattutto in relazione alle vesti dei personaggi dipinti e scolpiti. Vorrei circoscrivere ulteriormente la casistica, per approcciare ancor più da vici- no il nostro caso di Aquileia. Ricordo allora tre testimonianze significative di tendaggi 18 - Decorazione a losanghe scalinate, dipinti in dimore private: in casa dei “Brit- particolare. , palazzo Forti, toni” a Treviso24 (ora sede della Fondazione ala medievale

16-17 - Decorazione a losanghe e spinapesce, particolare. Aquileia, casa Bertoli, facciata 19 - Decorazione a losanghe romboidali, particolare. Pordenone, palazzo Ricchieri, facciata

24 AFAT 32 Gli affreschi del Trecento in casa Bertoli ad Aquileia 25 Cassamarca), dove entro patere compare un di proporre una datazione agli anni quaran- vanno segnalate le losanghe scalinate pre- ciata mediotrecentesca di palazzo Ricchie- vivacissimo campionario di drôleries care al ta circa del XIV secolo. senti in Treviso (ad esempio la casa gotica in ri32 (fig. 19). Le singole datazioni andranno repertorio figurativo medievale (seconda via San Gregorio)30. Oppure a Verona, anche contestualizzate di volta in volta, tenendo metà del XIV secolo); nei palazzi scaligeri in ambienti interni, quali la ‘reggia’ sca- conto delle fasi costruttive degli edifici. di Verona25; in casa Cavazzini a Udine26. In La decorazione a losanghe in facciata ligera (secondo piano, sala n° 19), nell’ala Per casa Bertoli in Aquileia propenderei quest’ultima dimora, in particolare, recen- medievale di palazzo Forti (fig. 18), o nella a collocarle cronologicamente attorno alla ti restauri hanno portato alla luce al primo Nell’articolo del 1957 Aldo Rizzi scrive: casa in ‘Corte del Duca’ in via San Giovanni metà del XIV secolo, o poco prima, tenen- piano due ambienti affrescati estremamen- ”L’intonaco è decorato a finti mattoni gialli, in Valle31. In Friuli mi limito a citare un solo dole cioè grossomodo solidali con il resto te interessanti, uno dei quali presenta per rossi e bianchi, disposti a losanghe concen- esempio: precisamente a Pordenone, la fac- della decorazione affrescata all’interno. l’appunto una decorazione a tendaggio ret- triche; sotto il cornicione corre una fascia a ta da giovani figure maschili (figg. 12-14), fresco a spinapesce giallo e rossa”28. che (variante a parte) si apparenta in modo In effetti ampi brani di tale decorazione piuttosto stretto con casa Bertoli. pittorica in facciata si vedono tuttora, spe- Ma il confronto di gran lunga più calzan- cie nella zona alta centrale, sotto la gronda te è quello con la sopravveste della madre di del tetto (figg. 16-17). Se le fasce a spina- Santa Caterina nel ciclo di affreschi presen- pesce denotano un gusto leggermente più te nella omonima chiesa di Pasian di Prato / arcaico, che incontriamo specie lungo il Basaldella (subito a sud di Udine), databile XIII secolo, per la decorazione a losanghe verso il 1345-1350 (con una preferenza per geometriche ci troviamo di fronte ad una la più alta tra queste due date)27. Qui il per- tipologia ben nota e attestata in epoca goti- Note sonaggio femminile con corona indossa in ca nell’intera area italiana nord-orientale, ben tre scene (Caterina condotta dalla madre lungo tutto il XIV secolo, ma anche con te- Desidero rivolgere il mio grazie per la squisita col- U. Rozzo, Udine 2009, vol. I, pp. 468-471. presso l’eremita; Matrimonio mistico di santa stimonianze notevoli che sussistono per laborazione agli amici Paolo Casadio e Beatrice di 2 G. Bertoli, Le antichità d’Aquileja profane e Caterina; Santa Caterina alla presenza della buona parte del secolo successivo. Si in- Colloredo Toppani, nonché alla restauratrice Catia sacre, per la maggior parte finora inedite, Ve- madre disputa con l’imperatore) (fig. 15) una tende in questo modo fingere un’apparec- Michielan (Soprintendenza per i Beni Storici, Arti- nezia, Albrizzi, 1739 [ma 1740]. lunga veste dorata, preziosamente intessuta chiatura in laterizio o un paramento lapideo stici ed Etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia); 3 G. Vale, Contributo per la topografia di Aquileia, ad orbicoli (rotae) porpora e verde. policromo, nobilitante la facciata che pro- ad Elena Menon (Associazione Nazionale per Aqui- “Aquileia Nostra”, II, 1931, 1, coll. 2-34: 32. 4 spetta all’esterno, sia in edifici pubblici che leia); all’arch. Stefania Casucci (Soprintendenza Ivi, coll. 21-22. In generale, la tipologia del tessuto seri- 5 privati ed in alcuni casi anche in interni di Architettonica) per l’autorizzazione alla pubblica- A. Rizzi, La casa Bertoli di Aquileia e un pre- co sottolinea la ricchezza e lo status sociale zione della tav. I e a Vania Gransinigh per quelle di gevole affresco del Trecento, “Aquileia Nostra”, dei possessori. Il motivo delle rotae, inoltre, dimore signorili. Casa Cavazzini a Udine. XXVIII, 1957, cc. 55-64. rimanda alla cultura sassanide, ma tra XIII e Il modello prestigioso, che funge si può 6 La Giornata di studio, intitolata “Casa Bertoli XIV secolo tali tessuti vengono prodotti an- dire da prototipo, è quello di Palazzo Ducale 1 Sul Bertoli si vedano almeno: G. Vale, Gli ul- e Aquileia medievale”, si è svolta il 9 ottobre che dalle prime manifatture italiane (Lucca, a Venezia, che proprio nei decenni a cavallo timi anni di Gian Domenico Bertoli, “Aquile- 2010 in Aquileia, presso la Sala Consiliare del Venezia). della metà del Trecento si andava rinnovan- ia Nostra”, X, 1939, cc. 87-98; G. Vale, Gian Municipio. In “Aquileia Nostra”, LXXXII, 2011, Il caso di Pasian di Prato / Basaldella è do nella sua veste architettonica e scultorea, Domenico Bertoli fondatore del Museo Lapidario pp. 18-147, sono stati pubblicati, con introdu- quasi sovrapponibile a quello di casa Bertoli. assumendo la notissima facies che ammi- di Aquileia e l’opera sua, “Associazione Nazio- zione (Casa Bertoli) di G. Cuscito, gli interventi riamo sino ai nostri giorni, ad opera di un nale per Aquileia – Quaderno”, 2-3, 1946; L. di: R. Härtel (L’immagine di Aquileia medievale Concludendo, in sintesi, tenendo conto Moretti, Bertoli, Gian Domenico, in Dizionario dalle ricerche diplomatiche); G. Brunettin (Li- di tutta una serie di elementi sopra eviden- composito cantiere di enzegneri e lapicidi tra Biografico degli Italiani, 9 (1967), pp. 594-596; neamenti per una storia del Capitolo di Aquileia ziati (in particolare la tipologia della finta i quali spicca il nome di Filippo Calenda- P. Pastres, Bertoli Gian Domenico, archeologo, in dalle sue origini alla sua cessazione); L. Passera, tappezzeria con puntuale confronto nell’a- rio29. Tra le molte testimonianze ad affresco Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei Friulani. A. Saccocci (La monetazione altomedievale ad rea del patriarcato di Aquileia), mi sentirei presenti nell’area italiana nord-orientale, 2. L’età veneta, a cura di C. Scalon, C. Griggio, Aquileia ed in Friuli); M. di Prampero (I Pram-

26 AFAT 32 Gli affreschi del Trecento in casa Bertoli ad Aquileia 27 pero canonici ad Aquileia); P. Casadio, M. Buora che interrompe il fregio ad acanto; nei pressi of the West 800 – 1200, New Haven and Lon- i soffitti del primo piano, riaperta la porta (Le pitture murali di casa Bertoli ad Aquileia dei un ampio brano di tendaggio, così come oltre don 1993, pp. 11-31. Sull’argomento ho in sulla strada e ripristinata l’affrescatura della secoli XV-XVIII). Qui si pubblica il mio inter- la porta che immette alla stanza; due stemmi preparazione uno studio, con approfondi- facciata; infine nel 1944 venne effettuato lo vento (Gli affreschi del Trecento in Casa Bertoli), in alto. Parete nord: è andata in gran parte menti relativi alla cultura figurativa medie- stacco, il consolidamento e la collocazione in presentato in quella sede. perduta. In particolare la grossa perdita cen- vale nell’area italiana nord-orientale (testi- pristino degli affreschi interni (restauratore 7 Sarebbe auspicabile al riguardo un nuovo trale è dovuta all’inserimento della canna fu- monianze di tessuti in pittura e scultura). Buzzi)”. Si veda inoltre la fig. 1 a c. 56 (Foto intervento di restauro. maria esterna (fig. 17). Sussistono solo grossi 22 W. Grape, The Bayeux Tapestry, Munich – New Archivio Pignat, Udine). 8 Mi permetto di rimandare ad alcuni miei la- lacerti della fascia superiore con due stemmi York 1994. 29 Per Palazzo Ducale (anche per la successiva vori: E. Cozzi, L’arte medievale, in L’abbazia di (che presentano lacune e abrasioni); picco- 23 Cfr. A. Argentieri Zanetti, Tessuti, stoffe e fase tardogotica) si veda almeno M. Schuller, Santa Maria di Sesto. L’arte medievale e moder- li frammenti nella parte centrale; un’ampia ricami nel Friuli tardomedievale, in In domo Il Palazzo Ducale di Venezia. Le facciate medioe- na, a cura di G. C. Menis, E. Cozzi, Pordeno- zona in basso, con riquadri a finto marmo (di habitationis. L’arredo in Friuli nel tardo Me- vali, in L’architettura gotica veneziana, Atti del ne 2001, pp. 39-155; E. Cozzi, Pittura di epoca colore rosso, grigio, giallo, con venature evi- dioevo, a cura di G. Fiaccadori, M. Grattoni Convegno internazionale di studio a cura di gotica e tardogotica nel patriarcato di Aquileia, denziate), interessanti perché suggeriscono d’Arcano, Venezia 1996, pp. 110-121; M. B. F. Valcanover, W. Wolters (Venezia, 27-29 in Splendori del Gotico nel Patriarcato di Aqui- una soluzione tipologica pensata ad hoc, ri- Bertone, Abbigliamento, tessuti e ricami in novembre 1996), Venezia 2000, pp. 351-427. leia, catalogo della mostra a cura di M. Buo- servata alla parte bassa di questa parete corta Friuli (secoli XIII-XIV), in Splendori del Gotico Per le case affrescate in Venezia si veda in ra (Udine, chiesa di San Francesco), Udine (di retrofacciata). 2008, pp. 132-149. particolare palazzo Contarini dei Cavalli a San 2008, pp. 12-15. 13 Gentile comunicazione orale di Catia Mi- 24 E. Cozzi, Per la diffusione dei temi cavallereschi Luca, fig. 60 a p. 102 in M. Piana, E. Armani, 9 R. Nardini, Affreschi di epoca gotica nella ba- chielan, 28 luglio 2014 e profani nella pittura tardogotica. Breve viag- Le superfici esterne della architettura veneziana, silica di Aquileia, in La basilica di Aquileia. 14 Cfr. anche Casadio, Buora 2011, col. 121 e ss. gio nelle Venezie tra scoperte e restauri recenti, in Facciate dipinte. Conservazione e restauro, Storia, archeologia ed arte / Der Dom von Aqui- 15 Per la descrizione araldica, cfr. G. C. Basca- in Le stanze di Artù. Gli affreschi di Frugarolo Atti del convegno di studi a cura di G. Roton- leia. Geschichte, Archäologie und Kunst, Atti pè, M. Del Piazzo, Insegne e simboli. Araldica e l’immaginario cavalleresco nell’autunno del di Terminiello, F. Simonetti (Genova, 15-17 della XL Settimana di Studi Aquileiesi a cura pubblica e privata medievale e moderna, Roma medioevo, a cura di E. Castelnuovo, Milano aprile 1982), Genova 1984; e inoltre M. Piana, di G. Cuscito, T. Lehmann (Aquileia, 7-9 1983. 1999, pp. 120-121, figg. 6-7. Note sulle tecniche murarie dei primi secoli dell’e- maggio 2009), “Antichità Altoadriatiche”, 16 Il controllo andrebbe fatto iniziando dal Bla- 25 Per Verona si veda nota 31. dilizia lagunare, in L’architettura gotica venezia- LXIX, 2010, vol. II, pp. 521-543. sonario compilato dal co. Enrico del Torso, 26 P. Casadio, Il contributo dell’attività di tutela na 2000, fig. 10 a p. 66; M. Schuller, Le fac- 10 Rizzi 1957, coll. 61-62, pone invece l’affre- ms. D.T. 158, Udine, Biblioteca Civica (ora alla conoscenza della pittura murale di età go- ciate dei palazzi medioevali di Venezia. Ricerche sco “nell’orbita di Antonio Veneziano”, rife- on-line), anche per verificare l’appartenenza tica a Udine, in Splendori del Gotico 2008, p. su singoli esempi architettonici, in L’architettura rendolo alla seconda metà del Trecento. dell’arma a famiglia locale o foresta. 37, fig. 10. gotica veneziana 2000, pp. 281-345. In gene- 11 Devo l’osservazione (durante il sopralluogo 17 Si veda, per tutti, M. Lavarone, Tipario di si- 27 E. Cozzi, Gli affreschi del XIV secolo con Storie rale, si veda anche Facciate affrescate trevigia- del 18 luglio u.s.) ad Elena Menon, che rin- gillo di Bertrando di Saint-Geniès, in Splendori di Santa Caterina e di Santa Lucia. Analisi ne. Restauri, catalogo della mostra a cura di grazio. del Gotico 2008, scheda a p. 226, fig. 3. Rin- iconografica e stilistica, in La chiesa di Santa G. Fossaluzza, E. Manzato (Treviso, Casa da 12 Per questo motivo, diamo in nota una som- grazio per le puntuali osservazioni Giordano Caterina a Pasian di Prato nella parrocchia di Noal), Treviso 1989. maria descrizione delle quattro pareti, evi- Brunettin, autore di un’importante mono- Basaldella. Storia, indagine archeologica e re- 30 Per Treviso cfr. M. Botter, Affreschi decorativi denziando le superfici con affreschi e le zone grafia su Bertrando di Saint-Geniès patriarca stauro, a cura di P. Casadio, R. Fabiani, Udi- di antiche case trevigiane dal XIII al XV secolo, con lacune. Parete ovest: è la meglio con- di Aquileia (1334-1350), Spoleto 2004. ne 2009, pp. 89-111, figg. 5, 7, 10, 12 (“Rela- testi di G. Comisso, B. Mazzotti, M. Botter, servata, sia per quanto riguarda il fregio con 18 E. Cozzi, Pozzoveggiani, in La pittura nel Ve- zioni, 15”. Ministero per i Beni e le Attività Treviso 1979, sia il testo (la casa citata figura acanto e stemmi (in numero di 6), che la finta neto. Le origini, a cura di F. Flores d’Arcais, Culturali, Soprintendenza per i Beni Storici, a p. 39) che le tavole a colori (per le losan- tappezzeria; grave lacuna nella zona a destra Milano 2004, pp. 80-85. Artistici ed Etnoantropologici del Friuli Ve- ghe, ma anche per le fasce a spinapesce). In (sussistono uno stemma e parte del tendag- 19 E. Cozzi, Pittura murale di soggetto profano in nezia Giulia). Manti confezionati con tessuti generale cfr. anche Facciate affrescate 1989. gio in alto, nonché alcuni brani in basso). Friuli dal XII al XV secolo, Pordenone 1976, “ad rotellas” compaiono anche in due affre- 31 Per Verona si veda P. Frattaroli, Le decora- Parete sud: ampia lacuna a destra, vicino pp. 24-27. schi con San Ludovico di Tolosa nelle chiese di zioni di interni in Castelvecchio, in Gli Scaligeri all’angolo che fa da cerniera con la parete 20 E. Cozzi, Gli affreschi della cripta di Aquileia, San Francesco a Udine e Cividale, riferibili al 1277-1387, catalogo della mostra a cura di G. precedente; due stemmi in alto. Comunque in La basilica di Aquileia 2010, pp. 489-520. secondo quarto del Trecento. M. Varanini (Verona, Museo di Castelvec- le due pareti ovest e sud risultano le meglio Sul velario, or ora restaurato, mi riservo di 28 Rizzi 1957, c. 56; inoltre a nota 3 di c. 63 si chio), Verona 1988, pp. 236-243, con foto a conservate. Parete est: all’estrema destra intervenire diffusamente in altra sede. legge: “nel 1942-43 fu riparato il tetto, si- colori. (per lo spettatore), troviamo l’Imago pietatis, 21 Cfr. per tutti C. R. Dodwell, The pictorial arts stemato il portico, sostituiti i pavimenti ed 32 Tristano e Isotta in Palazzo Ricchieri a Porde-

28 AFAT 32 Gli affreschi del Trecento in casa Bertoli ad Aquileia 29 none. Gli affreschi gotici di soggetto cavalleresco semente fornite dal dott. Paolo Casadio della So- e allegorico, a cura di E. Cozzi, Pordenone printendenza del FVG e dalla Associazione Na- 2006, figg. 4-6, pp. 9-10. zionale per Aquileia; fig. 1, da Nuovo Liruti 2009, p. 469; fig. 2, da Vale, Contributo per la topografia * Referenze fotografiche: 1931, fig. 1; fig. 18, da Gli Scaligeri 1988, tav. non Le fotografie di casa Bertoli ad Aquileia, di casa numerata in alto a sinistra, p. precedente 241; Cavazzini a Udine e della chiesa di Santa Caterina fig. 19, da Tristano e Isotta 2006, fig. 6. a Pasian di Prato/Basaldella mi sono state corte-

The author studies the little known frescoes of XIV century in Bertoli house in Aquileia. They are two religious subjects: the first (Virgin in throne with Child) is influenced by Giotto. Also the second (Imago pietatis) is present on the first floor, in a room that shows painted curtains all round the walls. In the upper part, we can find some emblems, which are not well kept nor easy to be interpreted. The front has another decoration with lozenges. We draw attention to decoration with hangings textiles, offering stylistic and iconographic comparisons with some frescoes of the Gothic period present in North East , that dates about the middle of the XIV century. [email protected] Jacopo Sansovino a ca’ Tiepolo

Jan-Christoph Rössler

Nella Venetia città nobilissima et singolare, ne di Decima del 1514 di Gerolamo Tiepolo Francesco Sansovino riporta che il padre quondam Andrea4, è comunque probabile rinnovò le fondamenta di palazzo di Alvi- che questi l’abbia acquistato poiché alcuni se Tiepolo, mentre “chi si abitava di sopra, decenni dopo risulta proprietà dei suoi ni- senza moto alcuno e con meraviglia della poti, i cugini Gerolamo Tiepolo fu Zuanne e città; poi che stando la fabbrica in piedi, e Alvise Tiepolo fu Lorenzo5. Questi si rivol- sostenendola in aria, si possono gettar nuove sero nel 1560 a Jacopo Sansovino e al pie- fondamenta senza disconcio degli abitanti“1. vano di San Lio Marco Bettega per stimare e Anche Giorgio Vasari ebbe solo parole di lode frazionare la casa in due abitazioni separate e ritenne il restauro del fiorentino una “mol- (Docc. 1, 2). A Gerolamo Tiepolo toccava il to mirabil cosa”2. Lo stabile, già ubicato di „soler di sopra“, cioè il secondo piano no- fronte alla Scuola Grande della Misericordia bile, mentre il cugino Alvise andò ad abita- edificata dallo stesso Sansovino, fu demolito re il primo. Nell’agosto 1562 Gerolamo fece nell’Ottocento. Solo un’incisione di Dome- apportare nuove modifiche, poiché Alvise nico Lovisa dell 1720 ci tramanda i prospetti protestò contro la costruzione di un poggio- nord e ovest del vasto fabbricato, circonda- lo affacciato sul rio della Misericordia6. to su tre lati da canali3. Le forme eterogenee I discendenti di Alvise Tiepolo conti- delle aperture, archiacute al secondo piano nuarono ad abitare il palazzo avito anche nei nobile, a tutto sesto al primo e rettangola- secoli successivi, tranne un periodo dal 1582 ri con balaustre al mezzanino, indicano una al 1626 e dal 1647 al 16577. A partire dal 1658 fondazione quattrocentesca parzialmente presero in affitto dai loro parenti lontani an- rinnovata in epoca successiva (fig. 1, 2). che il secondo piano nobile8. Una licenza dei Carte inedite conservate nell’archivio Giudici del Piovego del 1682 che concedeva della famiglia Tiepolo permettono qual- a Lorenzo Tiepolo quondam Marin di poter che precisazione intorno all’intervento “drizar il muro à linea retta sopra il rio di San condotto dal famoso architetto. Rimane Felise, in bocha della sacha della Misericor- sconosciuto come lo stabile in contrada di dia, in longhezza di piedi nove, è di larghezza San Felice sia pervenuto al casato Tiepolo. piedi cinque” potrebbe indicare un ulteriore Sebbene non sia notificato nella condizio- intervento di restauro9.

Jacopo Sansovino a ca’ Tiepolo 31 1 - Domenico Lovisa, Veduta di palazzo Tiepolo e della Scuola della Misericordia, incisione

Dopo l’acquisto del cinquecentesco pa- costruire tre grandi magazzini nonché una lazzo dei Coccina a Sant’Aponal sul Canal casa nella parte meridionale (Doc. 3). Al Grande nel 1715, Lorenzo Tiepolo e i suoi momento della redazione del catasto au- nipoti lasciarono in via definitiva la resi- striaco, l’edificio era diventato erariale e denza di San Felice, e due anni dopo alie- risultava adibito ad uso dell ufficio dell’Im- narono la loro porzione a Regina Morandi, perial Regio Commissariato di Polizia12. Un vedova e esecutrice testamentaria del nego- schizzo del 1863 dimostra che i magazzini si ziante Tommaso Contin10. Il secondo piano estendevano dal rio della Misericordia al rio nobile rimase proprietà dei discendenti di San Felice, dove esisteva una fondamen- di Gerolamo Tiepolo fino al 1803, quando, tina13. In epoca ignota, i magazzini furono ormai ridotto in pessimo stato, fu vendu- ridotti a giardino. to all’incanto dalla “Nobile Deputazione Le vicende storiche appena esposte con- all’interna Polizia delle Strade e Canali” al trastano con quanto riportato da Francesco cittadino Osvaldo Molin fu Antonio11. Que- Sansovino, il quale dava l’intero palazzo al 2 - Domenico Lovisa, Veduta di palazzo Tiepolo e della Scuola della Misericordia, sti fece demolire lo stabile nel 1805 per solo Alvise Tiepolo quondam Lorenzo, eletto particolare, incisione

32 AFAT 32 Jacopo Sansovino a ca’ Tiepolo 33 procuratore di San Marco nel 1570. Difatti, cisione di Lovisa (il quale distingue ben Appendice documentaria Alvise possedeva solo la metà, e al momento tre tipi diversi di poggioli nelle facciate di della pubblicazione di Venetia città nobilissi- ca’ Tiepolo!), ed è verosimile che le trifore ma non abitava più la dimora di San Felice, abbiano illuminato dei porteghi con anda- Doc. 1 bensì una procuratia in contrada di San Ge- mento parallelo ai rii. Rimane ignota l’ubi- ASVe, Archivio privato Tiepolo, Prima consegna, b. 111, fasc. Stabili in Venezia S.Felice. Stabile alla Miseri- miniano. Va inoltre notato che era proprio cazione della corte quattro-cinquecentesca. cordia. Venezia 1713, c. 1r/v (9 novembre 1560). Alvise a eleggere Jacopo Sansovino come I due documenti del 1560 lasciano inol- perito per dividere la casa con il cugino. tre pochi dubbi sul fatto che il restauro abbia Noi Marco Bettega piovan di S.Lio, e Giacomo Sansuino Protto delli clarissimo signori Procuratori di su- Ora, secondo la raffigurazione di Lovisa riguardato anche il rifacimento dei disob- pra, elletti dalli molti magnifici M. Girolamo e misser Alvise Tiepolo zermani, a giudicar alcune differenze solo le aperture al primo piano nobile erano blighi verticali, poiché si parla di un certo tra essi zermani vertenti, si come per scrittura sottoscritta de loro mano appar presentada a ser Zamaria a tutto sesto, e data la corrispondenza della corridoio sopra la scala di pietra (interna, Celega nodaro in Rialto, unde visto in primo il stabile de detti zentilhomini posto in contrà di San Felice con quella diligentia, e consideration che se richiede, e vista la polizze delle cose rimesse al giudicio no- porzione rinnovata con quella posseduta da s’intende) del primo piano nobile. L’inci- stro, chiamado il nome di Christo dal qual ogni buon giudicio prociede, terminemo e indichemo, che el Alvise Tiepolo è verosimile che l’interven- sione di Lovisa dimostra due assi di finestre corodor [sic] che si ha da far nel soler superior per sopra la scala de piera del soler inferior sia fatto largo to di Sansovino abbia comportato anche un rettangolari nel prospetto ovest di palazzo pie quattro in luse, acciò due persone posino camminar al par commodamente. // Ulterius havendo più aggiornamento parziale delle membrature Tiepolo, vicino al ponte e alla calle che fian- volte visto e considerato il muro in tramontana, nel qual si ha da far il pergolo per il soler di sopra, e benché architettoniche. A suffragio di questa ipote- cheggia il lato sud del lotto. La disposizione esso è muro e sufficiente, però terminemo esso muro esser sufficiente bon e bastante a portar il pergolo si va riportata la scrittura di Sansovino stes- delle aperture fa pensare a una scala a ram- che si ha da far, con questa comun condition, che esso mura imboccado e conzado in quelle fissure e spese so del novembre del 1560, dove si menziona pe incrociate con corridoi tra i pianerottoli; de mo Girolamo Sten terminemo che cadauna delle dete persone sia tenuta tenir in conzo et in colmoo la parte del tetto che cadauna de esse parte gode. La fondamenta veramente terminemo sia finida sino alla il poggiolo da costruire nel “muro in tra- tipologia estremamente efficace per quanto riva del soler da basso, con quel ordine ch’è za parte fatta, et sia etiam fatta la riva di esso soler de sotto a montana”, cioè nel muro perimetrale nord riguarda le esigenze di spazio e molto diffusa pese commune di esse parte, dalla riva preddetta però sino alla fondamenta commune, la fondamenta della (Doc. 1). Tale poggiolo compare anche in in palazzi privati veneziani cinquecenteschi. corte stia come è per esser sufficiente. E perché havemo visto e considerato che saria bona cosa, e quasi un altro documento del 3 giugno 1560, con Non sorprende che il problema delle scale necessaria rimover el bordonal vecchio, ch’è sopra le collonne in corte, qual sustenta la casa però a bene- cui si concede al padrone del secondo piano riaffiori anche nella divisione del tardo- ficio de tutto esso stabile del una e del altra parte, dicemo e terminemo che a spese commune di tutti due nobile di poter “far uno pergolo in portego quattrocentesco palazzo Venier delle Torre- sia levato via el bordonal vecchio prefato, et in lcoo di quello sia posto il bordonal che è in la casa per rason in tramontana sopra quel da basso della lar- selle, effettuata sempre nel 1560 dallo stes- delli detti. Quanto alla stima e caratti della casa e proprietà preditta dicemo, che havendo noi più volte vista et considerata tutta la detta casa, et proprietà con quella diligentia che si conviene, et poi a parte a parte il gezza di quello da basso” (Doc. 2). Il muro so Sansovino in unione con Pietro Guberni, primo soler con tutti i suoi albergi a pepian, in soler et in sofitta, e così el sitto come ogni altra cosa degno 14 perimetrale nord è ben visibile nell’in- proto del Magistrato al Sale . di consideratione, et per il simile el soler de soler [sic] de sopra con tutti suoi albergi a pepian in soler et in sofitta con tutte le cose che debbitamente si die considerar, et calculato il tutto minutiosamente terminemo et dichiarimo che il soler di sotto con tutte le cose che al presente esso soler galde al presente [sic] così a pepian et in soler et in soffitta sia, e così giudichemo per caratti 15 de caratti 24 che femo tutto il stabile preddetto. Il soler di sopra veramente con tutte le cose che esso soler galde cosi a pepian come in soler et soffitta sia, et così indichemo per caratti nove de caratti 24 che femo tutto il stabile ut supra. […] Io Marco Betega pivan di S. Lio indico et termino quanto di sopra si contienne per mia conscientia subs. Io Jacomo Sansovino Architetto de clarissimi signori Procuratori di Supra affermo quanto sopra scritto. Et hic est finis dicte scripture sive extimationis […]

34 AFAT 32 Jacopo Sansovino a ca’ Tiepolo 35 Doc. 2 Doc. 3 ASVe, Archivio privato Tiepolo, Prima consegna, b. 111, fasc. Stabili in Venezia S.Felice. Stabile alla Miseri- ASVe, Censo provvisorio, Notifiche Venezia, b. 26, n. 844, foglio sciolto cordia. Venezia 1713, cc. 2v-3v (5 maggio 1561, copia di un atto del 1560). Adi 27 maggio 1805 Venezia Che al detto messer Alvise resti il soler da basso et a messer Hieronimo il soler di sopra ove al presente Incaricato il sottoscritto dal signor Osqualdo Molin quondam Antonio, di trasferirmi nella contrada di S. l’uno et l’altro habita con li capitoli sottoscritti. Felice, nella calle che scorre al ponte della Misericordia sopra una fabbrica che si va costruendo sopra fon- Il coridor nel soler di sopra che ha da ander dal portego al muro della calle sopra la scalla del soler di sotto // do di sua ragione, era per lo avanti un palazzo rovinoso di ragione delli nobili signori fratelli Contin, e N.H. sia fatta a spese del detto m Hieronimo ad ogni suo beneplacito con li porti verso la corte di fero a pozzo con Tiepolo marcato n. 3764 ora passato in proprietà di detto signor Osqualdo Molin, ad oggetto di precisare in le gornete che core l’aqua del detto coridor o in calle, o in la gorna va nel pozo del detto messer Hieronimo via oppinativa qual annua rendita derivar ne potrà da queste nuove fabbriche qualora siano esse complette el qual coridor debba esser longo tanto che due persone al pare possino caminar comodamente. attrovandosi già in attività di lavoro. La largezza debba esser dichiarita per li due che saremo d’accordo Eseguita diligente visita a queste fabbriche ho riconosciuto quanto espono. Possa esso messer Hieronimo abasar li balconi del portego che guarda sora lacorte a pozo a suo spese Numero 3 sono li magazzini che si vanno costruendo, due de quali ridotti quasi a compimento coperti di ta- Possa il deto far un balcon in camera sopra la corte verso il rio di San Felise per accompagnar l’altro balcon vole, e coppi, il terzo non ha che li muri di circondario, poiché deve adesso servire di coperto la nuova casa grande a sue spese che si va erigendo, detti magazzini avranno anche ingresso da terra mediante sottoportico, e fondamentina Possa far uno pergolo in portego in tramontana sopra quel da basso della largezza di quello da basso, et lungo il rivo di San Felice. che’l montar sia di quello da basso possando intachare con li modioni nel muro da basso a spese di detto La casa che si congiunge a questi magazini è al presente composta di una entrada con pozzo, un magazino, messer Hieronimo, e che ogni uno possi consequentemente a torno a torno il canal, e su la stradda buttar e porta d’ingresso in detta calle marcata n. 3764 fuora quello che più piace a commodo suo non accedendo però l’andar fuora più del sopra detto pergolo, e Primo piano così intachare Portico, e n. 4 camere le quali al presente hanno la loro travadura, e muri di circondario. Che l detto messer Hieronimo possi far li suoi finestroni su li patti delle scale et andar fuori quanto il per- Dall’esibitomi dissegno, e dalle informazioni locali rilevasi che deve esistervi altro piano sovraposto ri- golo a sue spese. partito di portico, atrio, n. 5 camere, cucina e tinello, ed in fine la superiore soffitta con due camnerini. Possi cadaun de loro nela sua soffitta far quanto li tornerà commodo alzar essa soffitta a spese sue chi vorrà Questa fabbrica sarà per quanto ho rilevato ridota a termine entro il corrente anno. e possendo far cammini fogeri dove al suo et al altro li tornerà commodo a spese de chi ne haverà bisogno. Fatta la dovuta consideratione alla località ove sono costruiti questi magazini che bagnano anco sopra il rivo Li necessari debba esser messi in luogo che sia commodo per uno e per l’altro soler et doperandoli tutti due largo della Misericordia, fatto in pari riflesso alla costruzione della contigua casa, e delle stanze che dovrà sia fatto a spese commune cavando, ma quelli si trova al presente in nel buso della scaffa de cusina resti contenere stabilisco, e decido in via oppinativa che ricavar si potrà la qui appiedi annotata rendità cioè Che non portando il muro il pergolo che si ha a fare et per li zudesi dichiarito chi haverà esso muro a pro- Li n. 3 magazini in ragione di correnti ducati sessanta per cadauno in ragion di anno anui ...... - D 180:- portion o vero messer Hieronimo soprascritto La casa di abitazione in ragion d’anno...... D 90 Che il muro sopra corte chè’è sopra il bordenal manifestando come rovina, habbia da esser refatto a com- mune spese, il restante della fondamenta sia finita a comune spese Somma complessiva D 270:- Quel muro che sarà indicato per li iudici esser de bisogno de far attorno la crozola dalla banda verso la Misericordia, si habbi a refar e conzar si come per loro sarà indicato. E tanto affermo con mio giuramento Sia per il Reverendo messer lo piovan de San Lio, e messer Jacomo Sansovin primo sopramentadi stimando Gio. Pigazzi Architetto e Pubblico Perito affermo mano propria separatamente un soler da l’altro, et de quanto sarà stimato, e così del dennaro sborsato sia hora, et speso per l’una et per l’altra parte in ogni cosa sia eguagliati per portion di quanto faranno li detti prothi Dovendo per li detti prothi oltra quanto di sopra è dichiarito esser dichiarito in scrittura tutto quello che per l’avvenire l’una et l’altra parte sia obligato tener in conzo in colmo e ogni altra cosa facesse bisogno per causa della detta casa et divisione preddetta. Che sia stropada de muro tutte doi le porte che va da una casa al altra a commune spese. Note Subscriptiones vero […] Adi 3 zugno 1560. Al nome di dio io Hieronimo Tiepolo son contento quanto è sopra terminato. Io Alvise Tiepolo affermo ut 1 F. Sansovino, Venetia città nobilissima et sin- tori e architetti, vol. XIII, Firenze 1857, p. 86 supra. 3 Che dovendo far la scalla del soler di sopra possi con li scalini intrar nelli muri fino a quelli segni che stiano golare, Venezia 1581, p. 144. Per lo stato del- Nella seconda metà del Settecento Antonio bene // la ricerca e la bibliografia cfr. M. Morresi, Visentini fece rilievi di due portali del palaz- Che vogliando messer Alvise mudar la cusina nel rio di S. Felise sia obligato metter la mia di sopra et li Jacopo Sansovino, Milano 2000, pp. 360 sg, zo, ma non si sa né la loro ubicazione pre- stessi necessari che hora ho siano levati, et avessi uno in cusina et uno in uno altro loco per commodo del dove si cita anche una perizia settecentesca cisa. Cfr. E. Bassi, Palazzi di Venezia, Venezia uno e del altro, e così li busi delle scaffe e lavelli, e sia fatto a commune spese del proto Domenico Rossi. 1974, p. 287. 2 4 Subscriptiones vero […] G. Vasari, Le vite de‘ più eccelenti pittori, scul- Archivio di Stato di Venezia (= ASVe), Dieci

36 AFAT 32 Jacopo Sansovino a ca’ Tiepolo 37 Savi alle Decime, b. 59. n. 64. Gerolamo Tie- vendita della porzione di quello di San Felice polo abitava all‘epoca a San Polo. cfr. il libro di chi scrive sui palazzi veneziani 5 ASVe, Archivio Privato Tiepolo, prima conse- del Cinque e Seicento (in corso di stampa). gna, b. 111, fasc. S. Felice casa dominicale. 11 ASVe, Dieci Savi alle Decime, R. 1344, c. 128r. 6 ASVe, Quattro Ministeriali, Stride e chiamori, 12 ASVe, Catasto Austriaco, mappale Cannare- R. 151, c. 143r (25 agosto 1562). gio 2400. 7 ASVe, Dieci Savi alle Decime, R. 799, c. 160r, 13 ASVe, Pubbliche Costruzioni, b. 903. Desidero (16 novembre 1626); b. 214, n. 1384 (1661); ringraziare la dottoressa Mara Naia dell‘Ar- R. 860, c. 30r (21 agosto 1663); b. 288, n. chivio di Stato di Venezia per la possibilità di 1098 (1711); Quattro Ministeriali, Stride e consultare questo pezzo archivistico. chiamori, R. 292, c. 15v (20 luglio 1647). 14 H. B. Titus jr, B. J. Williams, Palazzo Venier 8 ASVe, Archivio Privato Tiepolo, prima conse- and casa Artom: a brief history of a Venetian gna, b. 111, fasc. Stabili in Venezia S.Felice. site, Winstom-Salem 1984, p. 16. Di questo Stabile alla Misericordia. Venezia 1713, c. 5v ; atto del 3 luglio 1560, non compreso nelle ASVe, Dieci Savi alle Decime, b. 214, nn. 1040, monografie sull’architetto, si conservano 1041. varie copie, ad esempio in ASVe, Archivio Mi- 9 ASVe, Giudici del Piovego, b. 15, libro 2, c. 53r. notto, b. 49, fasc. 7/2, c. 39r e ASVe, Archivio 10 Per le vicende del palazzo di Sant’Aponal e la Gradenigo Rio Marin, b. 118, fasc. 16.

Using unpublished documents of the Venetian State Archive, the author tries to reconstruct the history of the former Tiepolo palace in the ward of San Felice as well as a precise chronology of the restoration works con- ducted by Jacopo Sansovino in 1560 for Alvise Tiepolo, Procurator of Saint Mark’s. It appears that the architect not only consolidated the foundations, but also divided the palace in two independent houses using a double- ramp interior staircase according to a typical 16th century and remade the windows of the lower piano nobile. [email protected]

38 AFAT 32 Tra poesia e pittura: versi di Francesco Zannio per Giuseppe Salviati

Mattia Biffis

Uno degli aspetti più caratteristici e sin- per primo segnalò come Salviati non solo golari della biografia di Giuseppe Porta – il avesse “buon intendimento delle scienze”, pittore “garfagnino” attivo a Venezia tra il ma fosse anche solito prendere parte ai 1540 e il 1575, forse meglio noto con il nome “congressi de’ letterati, essendo arguto ne’ di Salviati già assegnato al suo maestro moti e nelle risposte, dando saggio in ogni Francesco de’ Rossi1 – è la stretta vicinan- conti di bell’ingegno”8. za con alcuni dei principali esponenti della Tra le diverse personalità in documen- cultura letteraria e scientifica veneziana del tato contatto con Giuseppe Salviati, un caso pieno Cinquecento, e la conseguente forte di particolare interesse è quello offerto dal impronta intellettuale della sua produzione poeta veneziano Francesco Zannio (o Zan- artistica2. Sono numerose infatti le attesta- ni). Figura ancora in parte avvolta nell’oscu- zioni antiche, sia a stampa sia manoscrit- rità, sul conto della quale mancano anche i te, che testimoniano la sua familiarità con dati biografici essenziali9, Zannio è autore di umanisti e letterati (come Sperone Speroni un voluminoso corpus poetico composto in o Francesco Patrizi3), con poeti o poligrafi un ostico latino tardo rinascimentale, solo (come Vincenzo Brusantino o Anton Fran- in parte approdato alla stampa. Tra le sue cesco Doni4), o semplicemente registrano opere, Emanuele Cicogna segnalava un’ode la sua partecipazione a ridotti o accademie in verso eroico e diversi epigrammi sulla (come quella di Jacopo Contarini5); egli battaglia di Lepanto – destinati a conflui- stesso fu impegnato in prima persona nella re in un unico poema di soggetto cristiano ricerca extra-artistica, soprattutto nel cam- modellato sull’esempio dell’Eneide, rimasto po della matematica e dell’astrologia6. Sotto però incompleto10 – nonchè un certo nu- questo aspetto, la sua vicenda professionale mero di carmi e sonetti di occasione indi- anticipa per diversi aspetti il modello so- rizzati a diversi personaggi veneziani11. Tra ciale e comportamentale del peintre savant, i destinatari spiccano tra gli altri i nomi del che sarà caratteristico soprattutto dell’uni- medico Belisario Gadaldino12, del poligrafo verso culturale seicentesco, a Venezia come e stampatore Michelangelo Biondo13 e del altrove7. Questo aspetto era già stato peral- giurista di origine friulana Claudio Corne- tro acutamente colto da Carlo Ridolfi, che lio Frangipane, noto quest’ultimo anche per

Tra poesia e pittura: versi di Francesco Zannio per Giuseppe Salviati 39 2 – Jacopo Palma il Giovane, Il doge Marc’Antonio Memmo dinnanzi alla Vergine, con i santi Marco, Antonio abate, Alvise, Rocco, e le allegorie dei domini di Terraferma. Venezia, Palazzo Ducale

poetica – una descrizione quanto possibi- specchi per osservare i dipinti)20; particola- le minuziosa dei perduti teleri del soffitto, re risalto assume ovviamente la descrizione nonchè una spiegazione del loro contenuto dei tre teleri disposti lungo l’asse del soffit- politico e allegorico. Considerata la funzio- to, raffiguranti rispettivamente un’Allego- ne della sala nella geografia istituzionale del ria con i domini veneziani di Terraferma (lato Palazzo – quasi una sorta di atrio dei “pene- cortile), un’Allegoria di Venezia con virtù e tralia principis”18 –, è possibile che il poe- personificazioni (al centro), e un’Allegoria con ma fosse destinato agli ospiti illustri che qui i domini veneziani d’oltremare (lato canale)21. sostavano in attesa di essere ricevuti dalle Anche per l’assenza di disegni preparatori22, 1 – Giuseppe Salviati, Riconciliazione di papa Alessandro III e Federico Barbarossa. autorità della Serenissima. Significativo in non è possibile ricostruire l’aspetto origina- Roma, Palazzo Apostolico tal senso il fatto che l’invio di una copia del rio dei perduti dipinti: ma per almeno uno testo (“certi versi latini fatti qui da un mes- di essi – l’Allegoria con i domini di Terraferma ser Francesco Zannj sopra il contenuto”) sia – il confronto con il telero Memmo di Palma aver composto un’allegatione in iure (1615) Ducali exaravit (Gabriele Giolito, 1567)15, registrata nei dispacci ufficiali inviati da il Giovane può fornire quanto meno un’idea in difesa dell’affresco con la Historia di papa un erudito poema latino dedicato al doge Cosimo Bartoli a Firenze, segno della cir- generale di come l’opera doveva apparire Alessandro III realizzata dallo stesso Giusep- Girolamo Priuli e inteso a celebrare la de- colazione del volume a stampa anche al di agli antichi visitatori (fig. 2)23. pe Salviati per la Sala Regia in Vaticano tra il corazione pittorica eseguita da Giuseppe fuori del ristretto contesto veneziano19. Oltre ai suoi contenuti politico-enco- 1562 e il 1566 (fig. 1)14. Salviati per la sala delle Quattro Porte di Il poema si articola dunque come una miastici, l’Explicatio picturae si distingue an- Oltre che per i suoi epigrammi e per gli Palazzo Ducale, andata distrutta nell’in- sorta di itinerario mentale all’interno della che per i numerosi riferimenti al tema clas- ambiziosi poemi in verso eroico, Zannio è cendio del 157416. Il testo, recitato di fronte sala, della quale vengono descritti sia i det- sico del paragone tra poesia e pittura24. In ricordato dagli studiosi soprattutto per es- alla Signoria il 17 agosto 156717, si compone tagli spaziali (numero e posizione di porte e particolare, fin nei primi versi sono presenti sere l’autore della Explicatio picturae quam di oltre 300 esametri, in cui viene fornita finestre), che quelli organizzativi (presenza allusioni al rapporto tra immagine e scrittu- nuperrime Iosephus Salviatus Venetiis in aula – secondo le modalità proprie dell’ecfrasi di uscieri e lampade alle pareti, nonchè di ra, e allo sforzo comune del poeta e del pitto-

40 AFAT 32 Tra poesia e pittura: versi di Francesco Zannio per Giuseppe Salviati 41 re di riprodurre e restituire, ciascuno con i la qualità tecnica delle loro realizzazioni, e Appendice documentaria propri mezzi espressivi, tutta la complessità protagonisti di celebri aneddoti indicati- del vero naturale25. Su questi stessi temi, di vi dell’eccezionalità delle loro personalità, Franciscus Zanius ad Josephum Salviatum Nemo nisi pictorem poterit promittere cuncta (c. 209v) grande attualità e successo nella Venezia di “amulae semper naturae”. Il testo si chiude Arte sua facturum se fore, primus in omne 26 pieno Cinquecento , ritorna anche un se- con un elogio finale di Giuseppe Salviati (vv. Arte est excellens pictor, quae conspicit, et quae condo componimento latino di Francesco 56-61), ideale continuatore dell’eccellenza Non videt ipse facit, simulata coloribus auget. Zannio indirizzato Ad Josephum Salviatum tecnica dei maestri antichi, di cui Zannio si Nemo nisi ingenuus se hac exercebat in arte pictorem, già noto a Cicogna ma rimasto fin definisce “dulcis amicus” e del quale, in un Quando artes omnes alias vel servuus obibat qui ignorato dagli studiosi moderni27. Il bre- crescendo paradossale, si professa infine Naturam sequitur, quantum est imitabilis illa ve testo (circa 60 versi) è tramandato da un incapace di tessere le giuste lodi in virtù dei Saepe etiam arte nova superare videtur codice miscellaneo marciano che raccoglie limiti della sua modesta ispirazione. Musarumque choros amplectitur ordine summo Nilque scientificum est quod non is velut unus (c. 210r) diversi Carmina Forojuliesium et Venetorum, Al di là degli aspetti propriamente let- Grammata si poscis, melius quis grammata pingit? 29 in buona parte non pubblicati in altre sedi e terari , questi versi forniscono dunque Rectius ullo haud scribente, ac fit linea recta tutti risalenti al XVI secolo28. un’interessante attestazione di spessore Altum meritur, latum, penetratque profundum Destinato evidentemente a una circola- critico della posizione culturale di Giuseppe Dinumerat numeros, in puncto sistit acumen. zione più intima e riservata rispetto all’Ex- Salviati nel contesto pittorico del secondo Induit lucem rebus, dicterminat umbras plicatio, il poemetto costituisce una sorta di Cinquecento veneziano, e della sua capacità Stelliferum in numerij radijs imitatur olympum compendio ideale di motivi tipici del reper- di suscitare attenzione e riguardi da parte Tempus peniculo variabile stringit in unum Ver videas, aestatem, autumnum, tandem hyememque torio rinascimentale sul tema del rapporto di dotti interlocutori. Purtroppo, mancano Tellus quicquid habet, tum demum pontus et aether immagine-parola. La prima sezione (vv. in questa circostanza riferimenti più detta- Distinguit late, proprijsque coloribus ornat 1-30) apre proprio con il riferimento al mo- gliati a dipinti o immagini, a temi o motivi Historiam exornat, gesta ut videantur in actis tivo dell’ut pictura poesis, con richiami spe- caratteristici della poetica figurativa, o ad Voce licet careat loquitur quasi saepe figura, cifici al tema della difficile resa del tempo e altri aspetti della ricezione del suo lavoro. Effingit genus humanum, pecudesque, volucres del suo scorrere, e in generale al problema In ogni caso, resta la testimonianza di un Quaeque etiam Neptunus alit sibi monstra marina dell’animazione degli oggetti (“gesta vide- interessante prodotto letterario e culturale caelo dictos, sua numina sistit Saepe ut picturis faciant miracula vulgo antur in actis”, v. 23). La sezione centrale che permette di riportare al centro dell’at- Talis erat quondam abrodictus Ulisses (c. 210v) (vv 31-55) include invece diverse citazioni tenzione critica l’attività e la fortuna di uno Fecerat Alcidem ut vidisset saepe quiete di pittori illustri dell’antichità – Apelle e dei protagonisti della vita artistica del Cin- Heroas ista statua superaverat . Protogene, Zeusi e Parrasio – distintisi per quecento maturo a Venezia. Quid referam locum tenerem qui pinxit Apellem? Versa mari proprio totum latuisset in aevum Ni pictura nisi vivam fecisset in orbe Unde alias alij Veneres fecere subinde Magnus Alexander sapientia nomine pingi Optavit, nisi solo tantum semper ab isto. Nunc quoque Protogenis duraret linea recta Tunc nisi divisam mostrasset solus Apelles Quis Zeusis ipsos, puerique ferentem Decepte fuerint volucres sub imagine veri Parrhasij velum vel quis describere posset? Nocte die pictor semper quod mente volutat Peniculo facili proponit posse videri (c. 211r) Vivit in hoc mundo pictor, versatur Olympo Dum terris superest, superum sibi gravia

42 AFAT 32 Tra poesia e pittura: versi di Francesco Zannio per Giuseppe Salviati 43 Defunctis vitam permultos prorogat annos ticare con persone letterate e con grand’huo- pubblicato integralmente da S. Sinding- Pictores generosa Jovis solvere benigni mini” (Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori et Larsen, Christ in the Council Hall. Studies in Progenies, naturae vestra est aemula semper architettori, Firenze, 1568, II, p. 673). the religious iconography of the Venetian Repu- Natura, atque tenet magnae secreta parentes 9 E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, blic, Roma 1974, pp. 269-75. Ingenium vobis rerum, doctrina deorum VI.1, Venezia 1853, pp. 30-32, ipotizza una 16 Ivi, pp. 241-42; vedi anche McTavish 1981, Ecquid deest operi si spiritus afforet unus? lontana origine lucchese della famiglia, con- pp. 252-53; W. Wolters, Storia e politica nei Quem sibi prudentes servarunt denique divi tribuendo a fissare il suo periodo di attività dipinti di Palazzo Ducale. Aspetti dell’autoce- A Jove vos mundo domini salvete secundi entro la breve parentesi 1560ca.-1572. lebrazione della Repubblica di Venezia nel Cin- Non mihi si fuerint centum linguae, oraque centum 10 Ibidem, p. 31. Solo il secondo libro di que- quecento [1983], Venezia 1987, pp. 34-35. Divinos vestros possem describere honores. sta progettata saga venne pubblicato con il 17 La data “Idibus Augustis, MDLXVII” com- At bone Joseph inter cunctos celeberrime pictor titolo Descriptio celeberrimae navalis pugnae pare in chiusura del testo: Sinding-Larsen Dulcis amicus, alios modo si laudare nequibo ad Echinades, Venetiis, 1572. La vittoria di 1974, p. 275. Te saltem amplectar, conabor promere laudum 18 Partem aliquam (sinant me dummodo fata) manum (c. 211v) Lepanto vide una singolare rinascita della Vedi ai versi 31-32: “Locus ad penetralia Egregios pictores quando poeta sequatur produzione poetica latina, riconducibile se- principis, arte Corinthi / ornatur”. 19 Desit quodque illis scriptis supplere laboretque. condo Carlo Dionisotti (Lepanto nella cultu- Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Prin- ra italiana del tempo, in Il Mediterraneo nella cipato, dispacci da Venezia, vol. 3080, c. 115v. seconda metà del ‘500 alla luce di Lepanto, Il dispaccio porta la data del 19 luglio 1567, Firenze 1974, pp. 127-151) all’intenzione di segno che il poema era stato reso disponibile fornire “un’interpretazione religiosa e ro- alle autorità prima della sua effettiva decla- mana insieme, direttamente ostensibile in mazione pubblica. quella lingua ai lettori d’Europa” (p. 139). 20 Vedi rispettivamente i versi 30-44 per la Note Vedi anche Id., La guerra d’Oriente nella let- descrizione dell’interno, e la posizione degli teratura veneziana del cinquecento, in Lettere uscieri rispetto alle porte che smistavano i 1 Su Giuseppe Salviati si veda, in generale, D. Speroni (1500-1588), vedi Biffis 2013, pp. italiane, XVI (1964), pp. 233-250 (rist. in visitatori nelle sale adiacenti; l’uso di spec- McTavish, Giuseppe Porta called Salviati, New 138-40. Id., Geografia e storia della Letteratura Italia- chi è citato al verso 144 (“si desint vires ocu- 4 York-London 1981. Sul rapporto con Vincenzo Brusantino na, Torino 1999, pp. 201-226) lisque, specilla repone”); la presenza di una 2 Questo tema specifico, al quale ho dedicato (ca.1510-1570) e Anton Francesco Doni 11 Dionisotti 1964, pp. 31-32. lampada sempre accesa è ricordata ai versi la tesi di dottorato (M. Biffis, Giuseppe Sal- (1513-1574), si veda Rossi 1995, p. 188. 12 Figlio di Agostino, poeta già membro 39-40 (“Fulminat a dextris insignis lumine 5 viati a Venezia, 1540-1575. Indagini e ricerche Sul rapporto con Jacopo Contarini (1536- dell’Accademia della Fama, e fratello di Mar- lampas, / Haud umquam emoritur noctu”). sulla produzione figurativa e sul lascito let- 1595), si veda M. Hochmann, La collection cantonio, grande conoscitore delle lingue 21 In questo senso la ricostruzione fornita da terario, Venezia 2013), sarà oggetto di una de Giacomo Contarini, “Mélanges de l’Ecole orientali: su entrambi si veda G. Tiraboschi, Sinding Larsen 1974, pp. 241-42 è in parte prossima trattazione più analitica: su singoli française de Rome. Moyen Age – Temps mo- Storia della Letteratura Italiana, VII, Venezia imprecisa. Le descrizioni dei teleri sono ri- aspetti, vedi anche G. Campori, Memorie bio- dernes”, 99, 1987, pp. 447-489; Id., Giuseppe 1796, pp. 617-18. spettivamente ai versi 45-80, 143-195, 255- grafiche degli scultori, architettori, pittori, ecc. Porta e la decorazione di palazzo Contarini dal- 13 Su di lui, si veda A. Romano, Michelangelo 294. nativi di Carrara, Modena 1873, pp. 187-208. le Figure, “Arte Veneta”, 59, 2002, pp. 238- Biondo poligrafo e stampatore, in Officine del 22 D. McTavish, Addition to the catalogue of Dra- 3 Sul rapporto con il filosofo Francesco Pa- 246. nuovo. Sodalizi fra letterati, artisti ed editori wings by Giuseppe Salviati, “Master Drawings”, 6 trizi (1529-1597), si veda M. Rossi, La poe- B. Boucher, Giuseppe Salviati, pittore e mate- nella cultura italiana tra Riforma e Controri- 42, 2004, pp. 338-38, in particolare p. 334, sia scolpita. Danese Cataneo nella Venezia del matico, “Arte Veneta”, 30, 1976, pp. 219-224. forma, a cura di H. Hendrix , P. Procaccioli, ha proposto tentativamente di identificare un 7 Cinquecento, Lucca 1995, pp. 143-45; Id., B. Aikema, Pietro della Vecchia and the herita- Manziana 2008, pp. 217-41. disegno ora al Metropolitan Museum di New ‘Ad imitatione de gli antichi e secondo la stra- ge of the Renaissance in , Firenze 1990. 14 La vicenda è stata ripercorsa da F. Haskell, York raffigurante Minerva, Mercurio, Apollo e le 8 da ch’insegna Aristotile’: Danese Cataneo e la C. Ridolfi, Le maraviglie dell’arte, Venezia Le immagini della storia [1993], Torino 1997, Muse come un modello per questo soffitto: il scultura colossale alla metà del Cinquecento, 1648, ed. a cura di D. von Hadeln, I, pp. 75-77. soggetto tuttavia non corrisponde alla descri- in Alessandro Vittoria e l’arte veneta della Ma- 1914-24, pp. 244-45. Un giudizio simile era 15 Il raro testo (di cui sopravvivono solo due zione fornita da Zannio. niera, a cura di L. Finocchi Ghersi, Udine stato espresso da Giorgio Vasari a proposito copie, alla Biblioteca Marciana di Venezia 23 Vedi S. Mason Rinaldi, Palma il Giovane, Mi- 2001, pp. 97-117 [pp. 98-99]. Per Sperone di Francesco Salviati, al quale “piacevagli pra- e alla Bibliotca Hertziana di Roma) è stato lano 1984, p. 143 (cat. 541); il dipinto è datato

44 AFAT 32 Tra poesia e pittura: versi di Francesco Zannio per Giuseppe Salviati 45 1615. Una raffigurazione simile al terzo telero 27 Cicogna 1853, p. 31. con i domini di oltremare si trovava invece 28 Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, nella casa di Marcantonio Bembo: P. Fortini Carmina Forojuliensium et Venetorum saec. Brown, Venice and the Antiquity. The Venetian XVI, ms. Lat. cl. XII, 150 (4395), cc. 209v- sense of the past, New Haven 1996, p. 286. 211v. Il manoscritto è probabilmente iden- 24 W. R. Lee, Ut pictura poesis: the humanistic tificabile con un codice già appartenuto a theory of painting, New York 1967. Sebastiano Novello di Castelfranco e citato 25 Si veda per esempio ai versi 1-6: “Est affine da G. degli Agostini, Notizie istorico critiche aliquid pictoribus atque poetis, / Nam scrip- intorno la vita e le opere degli scrittori veneziani, tura tacens illis, his plurima fando; / Conci- Venezia, 1754, II, pp. 491 e 536. piunt animo, monstrantque coloribus illi, / 29 Nel corso del processo di trasmissione, il Concipiunt animo isti, et tradunt omnia car- testo è stato probabilmente manipolato in tis, / Conceptus animi nudarunt ore silenti, / misura tale da rendere in qualche passaggio Conceptus audet Clio reserare canendo”. difficile la corretta comprensione. La tra- 26 Si veda il caso esemplare delle ecfrasi poeti- scrizione che si fornisce in appendice con- che di Aretino dei dipinti di Tiziano: C. Dio- tiene alcune ipotesi ricostruttive, opportu- nisotti, Tiziano e la letteratura, in Tiziano e il namente segnalate attraverso parentesi an- Manierismo europeo, a cura di R. Pallucchini, golare. Firenze 1978, pp. 259-270.

Giuseppe Salviati, the painter Tuscan by birth but active in Venice between 1540 and 1575, is known for his remarkable achievements in the mathematics and astrology, and for his close connection with notable men of letters, humanists and literati. This article outlines his relationship with Francesco Zannio, a little-known but highly prolific poet and the author of an ecfrasis of Salviati’s paintings in Palazzo Ducale published in 1567. His corpus of poems is now increased by a newly rediscovered latin eulogy dedicated to Salviati, which praises his virtuosity and commends his mastery as a painter. [email protected]

46 AFAT 32 Incontri inaspettati: Pietro Vecchia nella Bottega dell’antiquario di Oreste Da Molin

Alessio Pasian

La recente esposizione dedicata alla Nobiltà nel dispiegamento di opere appartenenti al del lavoro. Arti e mestieri nella pittura vene- celebrato passato della Serenissima, di cui ta tra Ottocento e Novecento ha portato alla la stessa Accademia veneziana frequentata conoscenza di un affascinante dipinto di da Da Molin poteva fregiarsi in abbondanza. Oreste Da Molin (1856–1921), un’operet- È proprio tra l’allegro disordine del- ta di modeste dimensioni firmata e datata le opere esposte – relitti di una “Venezia 1880, nella quale una giovane vestita di un scomparsa” che da quasi un secolo conti- rilucente abito turchese ammira con aria nuavano, imperterriti, a lasciare la città in trasognata gli oggetti d’arte accumulati nella preda a un’emorragia inarrestabile – che bottega di un antiquario (fig. 1)1. Una bam- possiamo riconoscere qualche volto fami- bina si china curiosa su quella che sembra liare. Il Davide e Saul che occupa il lato si- una tavola veneziana trecentesca, mentre il nistro, ad esempio, pare un lavoro di An- cagnolo che tiene al guinzaglio annusa una tonio Molinari se non, ancor più, di Angelo lettera a terra. La scena è permeata di un Trevisani; spiace non sapere che fine abbia afflato romantico: la giovane sensibile e ap- fatto. Su un altro dipinto, però, ci interes- passionata, attorniata dalle reliquie di un’e- sa spostare l’attenzione, la tela al centro poca ormai estinta, si trova a fantasticare in cui si vede un uomo barbuto rapire un ad occhi aperti sui quadri che tappezzano le bambino accanto a una figura femminile a pareti, fissando la propria attenzione su un mani giunte (fig. 2), perché corrisponde Davide che mostra a Saul la testa di Golia, un quasi alla perfezione a un’opera inedita di soggetto che tinge la seduzione pittorica di collezione privata rumena e già in deposito accenti morbosi e orrorifici. presso il Museo Arad, con un’attribuzione a La tela rientra nella tipica produzione Carlo Caliari (fig. 3)3. Il dipinto è in realtà giovanile del pittore padovano, contraddi- un prodotto tipico del “pennello spiritoso” stinta da scene di genere a carattere epi- di Pietro Vecchia (1602 c.–1678): la tavoloz- sodico e aneddotico, quali Partita a tres- za, le morfologie facciali, persino il prestito sette (collezione privata) e L’ultimo ricordo ‘ruschiano’ della colonna scanalata rientra- di famiglia (Padova, Musei Civici)2; ma vi no tra gli stilemi specifici delle sue opere si avverte anche un sentimento nostalgico di impianto più classicistico. Il confronto

Incontri inaspettati: Pietro Vecchia nella Bottega dell’antiquario di Oreste Da Molin 47 1 – Oreste Da Molin, La bottega dell’antiquario. Collezione privata 2 – Oreste Da Molin, La bottega dell’antiquario, particolare. Collezione privata migliore, in tal senso, è con l’Allegoria della Lontano dalle sue più tipiche e ricono- Fortuna che schernisce la Virtù dell’Accade- scibili creazioni – scene di stregoneria o mia Carrara, firmata e datata 1654, proba- raffigurazioni simboliche dalle fisionomie bilmente accostabile anche sotto il profilo caricate, al limite dell’allucinato – Pietro cronologico all’opera che qui si presenta4. Vecchia si allinea qui al gusto ‘concettoso’ Il tema esposto è quello di Saturno che ra- dell’epoca, declinandolo in rigorosi modi pisce Cupido a Venere, una metafora di genui- formali e utilizzando una palette schiarita, di no gusto barocco per indicare come il Tempo impronta neo-veronesiana. Ne risulta un’o- porti via – letteralmente – l’Amore. Venere pera per molti aspetti rappresentativa del rivolge la sua preghiera direttamente allo Seicento veneziano, in cui la tematica ricer- spettatore, un espediente retorico per coin- cata si associa a un dispiegamento di nudi volgerlo nella rappresentazione, mentre in femminili e a uno stile ibrido, multiforme, secondo piano le Grazie fuggono scomposte. che strizza l’occhio a Liberi, Ruschi, Zanchi È un’iconografia che, nella versione datane e agli insuperati maestri cinquecenteschi. da Pietro Vecchia, sembra la capostipite del La tela raffigurata nel dipinto di Da Mo- genere, e che troverà una variante più cruen- lin presenta comunque alcune differenze ta nella scena di Saturno che strappa le penne rispetto a quella qui pubblicata: in partico- dalle ali di Cupido, di cui si rintracciano sva- lare si notano il formato più ampio in lar- riati esempi nel XVIII secolo (celebre quello ghezza, con la presenza di una figura (forse di Pompeo Batoni) e che forse ha la sua ori- alata) che sembra voler intervenire nell’e- gine nel Marte punisce Cupido di Bartolomeo pisodio; inoltre, la colonna scanalata è so- Manfredi (Chicago, The Art Institute)5. stituita da un semplice pilastro. A meno di 3 – Pietro Vecchia, Saturno rapisce Cupido a Venere. Arad, collezione privata

48 AFAT 32 Incontri inaspettati: Pietro Vecchia nella Bottega dell’antiquario di Oreste Da Molin 49 quella raffigurata nella bottega dell’anti- cautele possibili. Verrebbe quasi, a questo È probabile che, indagando con attenzio- quario non pongono problemi, mentre non punto, da scomodare Giambattista Crosa- ne, si possano in futuro trovare altre corri- si può dire lo stesso riguardo l’autografia. to, importante pittore ‘estroso’, soprattutto spondenze per le opere di questa bottega an- Se il nome di Bencovich – autore spesso dopo le recenti aggiunte al catalogo giova- tiquariale ritratta da Oreste Da Molin: a noi evocato quando si osservino caratteristiche nile9, ma l’opera sembra difettare di quelle rimane, in chiusura di questa prima indagi- eccentriche o stralunate – non appare con- qualità aggraziate, anche nelle tematiche più ne, la curiosità di sapere a chi appartenesse vincente, un’indicazione alternativa risulta patetiche, così tipiche dell’artista trevigia- tale bottega, una curiosità che – temiamo – tuttavia difficile da proporre7. Pur tenendo no. In definitiva, dunque, il quadro resta un sarà probabilmente difficile da soddisfare. presente la possibilità che l’artefice di que- affascinante ‘rebus’ in attesa di soluzione. sto interessante quadretto vada cercato al di fuori dei dominî della Serenissima, magari in territorio lombardo, l’impostazione di sottinsù, l’attenta regia luministica e la pre- cisa definizione muscolare della figura che emerge dal fondo buio sembrano ricon- durre all’ambito accademico veneziano a Note cavallo tra Sei e Settecento: si potrebbe dire tra Lazzarini e Piazzetta, che rappresentano 1 Olio su tela, 50 x 89 cm; collezione privata. Si a Tiepolo: capolavori dell’Accademia Carrara 4 – Pittore veneto del XVIII secolo, forse i punti di riferimento più appropria- veda in proposito la scheda di L. Turchi, in di Bergamo, catalogo della mostra a cura di Davide con la testa di Golia. Cracovia, ti. Il volto del giovane Davide, invece, così Nobiltà del lavoro. Arti e mestieri nella pittura G. Valagussa, G.C.F. Villa (Roma, Chiostro Muzeum Narodowe marcatamente caratterizzato, dall’aria po- veneta tra Ottocento e Novecento, catalogo della del Bramante), Cinisello Balsamo 2010, pp. polana e lievemente sardonica, connota un mostra a cura di M. Zerbi, L. Turchi (Stra, 154-155. non voler pensare a una serie di modifiche autore dalla mano decisamente individuale, Museo Nazionale di Villa Pisani), Torino A quanto mi risulta, la lettura del sogget- 2012, p. 69, cat. 23. to come La Fortuna schernisce la Virtù viene introdotte arbitrariamente dal pittore (ma il che può spiegare il ricorso alla personalità 2 Per le opere citate e per una panoramica proposta qui per la prima volta. la loro estensione e complessità induce a del maestro dalmata. dell’attività del pittore si rimanda a Oreste Da 5 Per il dipinto di Batoni si veda L. Menegaz- dubitare di una tale ipotesi), dobbiamo di A voler indagare tra gli artisti vicini a Molin 1856-1921, catalogo della mostra a cura zi, Il Tempo tarpa le ali a Cupido di Pompeo necessità supporre l’esistenza di una secon- Piazzetta, solo Giulia Lama potrebbe aver di D. Banzato, F. Pellegrini, N. Stringa, P. Girolamo Batoni, “Arte Documento”, 17-19, da versione del soggetto dipinto da Vecchia, creato un personaggio simile, ma lo stile Tieto, (Padova, Musei Civici agli Eremitani), 2003, pp. 510-513; per la tela di Manfredi si tuttora irreperibile. dell’opera non appare consentaneo a quello Piove di Sacco 2006. rimanda a M. Maccherini, Novità su Barto- Qualcosa di più, invece, si può forse dire del la pittrice veneziana. Sul versante degli 3 Olio su tela, 128 x 164 cm; Arad (Romania), lomeo Manfredi nel carteggio familiare di Giu- su quel quadretto con Davide con la testa di allievi di Lazzarini, invece, un buon candi- collezione privata. Il dipinto era in prestito lio Mancini: lo “Sdegno di Marte” e i quadri di Golia che si vede in alto sulla destra, quasi in dato potrebbe essere Silvestro Manaigo: au- al Complexul Muzeal Arad della stessa città, Cosimo II granduca di Toscana, “Prospettiva”, asse con la testa della ragazza (fig. 2): questo tore per molti versi ancora enigmatico, che con il numero di inventario 417 e l’attribu- 93-94, 1999, pp. 131-141; G. Papi, Bartolo- sì coincide alla perfezione con un dipinto, ha attirato le attenzioni di diversi studiosi zione a Carlo Caliari, fino al 2006, quando meo Manfredi, Soncino 2013. è stato restituito alla famiglia prestatrice 6 La riproduzione fotografica dell’opera è sta- attribuito a Federico Bencovich, che do- proprio per certe sue peculiari caratteristi- (sono debitore di queste informazioni e del- ta rintracciata nel fondo Fiocco della fototeca vrebbe trovarsi nelle collezioni del Museo che che fecero scrivere a Zanetti “nelle opere la riproduzione dell’opera alla squisita cor- della Fondazione Giorgio Cini, Venezia; sul Nazionale di Cracovia (fig. 4: il condizionale sue, espresse per altro con buon carattere, tesia di Adriana Pantazi). passepartout sono indicate l’ubicazione e l’at- 8 è d’obbligo per la purtroppo scarsa collabo- v’è più maniera che verità” . Le poche tele 4 Cfr. B. Aikema, Pietro della Vecchia and the tribuzione a Federico Bencovich, forse formu- razione del Museo stesso, che non ha con- superstiti sicuramente autografe, però, non Heritage of the Renaissance in Venice, Firenze lata dallo stesso Giuseppe Fiocco o da Rodolfo fermato il possesso del dipinto)6. In questo concedono grandi appigli per un’attribuzio- 1990, cat. 21, fig. 107. G.C.F. Villa, in Gran- Pallucchini. Non vi sono segnate le misure. caso, la tematica e l’identità dell’opera con ne, e la proposta va quindi presa con tutte le di veneti: da Pisanello a Tiziano, da Tintoretto Come si è detto nel testo, ripetute comu-

50 AFAT 32 Incontri inaspettati: Pietro Vecchia nella Bottega dell’antiquario di Oreste Da Molin 51 nicazioni dello scrivente con il personale terventi di A. Mariuz, Contributo per Silvestro del museo polacco hanno purtroppo sortito Manaigo, in Per l’arte. Da Venezia all’Europa. sempre esito negativo, tranne la sola confer- Studi in onore di Giuseppe Maria Pilo, a cura ma che nessun dipinto del museo è attual- di M. Piantoni, L. De Rossi, II, Monfalcone mente attribuito a Bencovich. 2001, pp. 457-460 (ripubblicato ora in A. 7 Un aggiornato consuntivo delle problemati- Mariuz, Da Giorgione a Canova, a cura di G. che critiche e attributive riguardanti l’opera Pavanello, Venezia-Verona 2012, pp. 371- del pittore dalmata si trova in G. Crosilla, 377); e di A. Craievich, Proposte per Silvestro Federico Bencovich: la fortuna critica, un itine- Manaigo, “AFAT Arte in Friuli Arte a Trieste”, rario, “AFAT Arte in Friuli Arte a Trieste”, 31, 23, 2004, pp. 39-50. 2012, pp. 75-94. Gli estremi biografici corretti sono stati rin- 8 A.M. Zanetti, Della pittura veneziana e delle tracciati da L. Moretti, La chiesa di San Stae, opere pubbliche de’ Veneziani maestri libri V, in Splendori del Settecento veneziano, catalogo Venezia 1771, p. 423. della mostra (Venezia, Ca’ Rezzonico), Mila- La bibliografia su Manaigo conta poche, spa- no 1995, p. 557. rute voci: oltre al profilo di R. Pallucchini, 9 D. Ton, Giambattista Crosato pittore del rococò La pittura nel Veneto. Il Settecento, I, Milano europeo, Venezia-Verona 2012, in particolare 1994, pp. 561-563, vanno menzionati gli in- pp. 177-178, cat. 1; pp. 180-182, cat. 3.

This paper presents a new painting by Pietro Vecchia (1602 c.-1678), probably dating to the sixth decade of the Seventeenth century and representative of his most classical style, formerly deposited in the Museum of Arad (Romania) with an attribution to Carlo Caliari. The work displays an interesting iconography, Saturn who kidnaps Cupid from Venus: a depiction of the purest Baroque spirit, aimed to represent that Time ta- kes away Love. We do not know the original location of the canvas, or who commissioned it, but it is of great interest that we can recognize it – albeit with some variations – within a painting by Oreste Da Molin recently rediscovered, dated 1880, depicting an antique shop. Among the paintings on display in this shop there is also a David and Goliath, which can be recognized with another work – by an anonymous author – presented here with a discussion of its possible paternity. [email protected]

52 AFAT 32 Patrizi veneziani artisti nel Settecento: l’altro Marcello, Alessandro, pittore e incisore

Giuseppe Pavanello

A Sandro Bettagno

Io non passerò in silenzio il nome d’Alessandro Marcello Giannantonio Moschini

Preambolo. Chi era costui? Ed è, di solito, sfera armillare, cannocchiale ecc. –, musi- la risposta che si ha quando si pronuncia il cali – strumenti vari, uno spartito – e d’ar- nome di Alessandro Marcello. Ma non era te – tavolozza con pennelli, un busto ecc. –, così nel Settecento veneziano se il nostro entro corona d’alloro e con la Fama che lo personaggio ha avuto l’onore, per così dire, sovrasta in volo, sullo sfondo di una biblio- di venir incluso nell’album di caricature di teca che sembra un’abside, per cui tutta la Anton Maria Zanetti, che ce ne dà, com’era struttura in primo piano viene ad assumere suo costume, un’immagine memorabile in quasi lo status di altare, con i due globi, ce- un volto, colto di profilo, dove primeggia un leste e terrestre – verosimilmente da lui re- naso a metà fra il becco di un volatile e un alizzati: si dilettava di farli con le sue mani muso canino1 (fig. 1). Nella scritta identifi- – ai lati dell’ovale con il ritratto che vengono cativa non si dimentica di specificare il suo a ricoprire il ruolo dei candelieri: un altare status di nobiluomo: “N. H. Aless.o / Mar- delle scienze e delle arti (fig. 2). È una Vene- cello”. Richiamando questa caricatura, non zia illuminista che ci si squaderna e la lunga si può non evocare la figura poliedrica di iscrizione sul basamento ne è come un’epi- Alessandro Bettagno, al quale dedichiamo il grafe esemplare: “Praecipue Philosophiae, presente studio. Matheseos, Historiae, Chymiae, Musices, Picturae, Poeseos, Semptemque Idiomatum “Omnium ingenuarum Artium aman- assiduissimus cultor celebrioribus asso- tissimus” è definito Alessandro Marcello, ciatus Academijs”. Aggregato all’Accademia patrizio veneto, nell’incisione in 4°, posta della Crusca nel 1706, principe dell’Accade- in apertura alla prima edizione dei suoi ver- mia degli Animosi, ecc. si latini, che lo raffigura, in forma di busto, Dunque, musicista, violinista, matema- circondato da strumenti scientifici – globi, tico, pittore, letterato (membro dell’Arca-

Patrizi veneziani artisti nel Settecento: l’altro Marcello, Alessandro, pittore e incisore 53 1- Anton Maria Zanetti, Caricatura di Alessandro Marcello. 2 - Composizione con il ritratto di Alessandro Marcello, incisione Venezia, Fondazione Giorgio Cini

54 AFAT 32 Patrizi veneziani artisti nel Settecento: l’altro Marcello, Alessandro, pittore e incisore 55 dia con il nome di Eterio Stinfalico, con cui pena qualche oggetto nell’angolo inferiore pubblica, a Parigi, Inter Seria Aethereij Stym- destro, ben diversamente dagli strumenti phalici Studia Juveniles Joci2. Vi si ritracciano musicali che campeggiano sul lato opposto. alcune delle sue frequentazioni, da Nicolò Fu tuttavia ricordato nella Descrizione di e Agostino Cassana a , da Anton Maria Zanetti, che menziona l’affre- Maratta a Carlo Ruthart, oltre alla menzione sco eseguito, senza compenso, nella chiesa di capolavori antichi e moderni, come l’A- della sua parrocchia, la Maddalena: “Il sof- pollo e Dafne di Bernini. fitto con la Santa, che viene portata alla glo- Siamo in presenza di una insolita vastità ria è opera, e dono di Alessandro Marcello d’interessi, che infrange barriere secolari Patrizio Viniziano gentiluomo erudito in fra scienze ed arti, e lo sguardo accostante varie nobili scienze, ed arti”4. Fu pure regi- del personaggio che accenna a un sorriso è strato nell’Abecedario pittorico di Pellegrino indicativo di passioni appaganti secondo il Orlandi “accresciuto da Pietro Guarienti”, principio del diletto, che attraversa l’Euro- dato alle stampe a Venezia nel 17535: pa nel secolo dei lumi, a partire dalla lon- dinese “Society of Dilettanti”. Si studia e ci Alessandro Marcello, Nobile Veneto, ai pregi si applica perché piace, senza alcun assillo della Musica e della Poesia aggiunse anche accademico. quello della Pittura. Oltre a molte opere a Montesquieu, a Venezia nel 1728, ne re- oglio per suo diporto egregiamente condotte, gistra la singolare personalità: “J’ai vu M. nel soffitto della Chiesa di S. Maddalena in Marcello, qui aime les François, qui a eté en Venezia con particolare studio dipinse la det- France, qui fait des vers, des tableaux, joue ta Santa portata in Cielo da Cherubini. Finì di des instruments: c’est une espèce de fou; vivere, non ha guari, in Patria, al governo di [...] qui m’a fait voir ses épigrammes lati- cui, ed alla virtù incessantemente applicossi. nes; c’est un ‘omnis homo’ pour les demi- talents”3. A noi sembra uno sconosciuto pittore, “Patritius Venetus” il nostro Alessandro ma aveva un rapporto d’amicizia con Ro- (1669-1747), del ramo dei Marcello della salba Carriera che gli fece il ritratto. Siamo Maddalena, illustre per aver dato i natali a nel 1720, quando la pittrice si reca a Parigi, Benedetto, il grande musicista e polemista dove riceve una lettera del nostro Alessan- (Il teatro alla moda), figlio di Agostino e di dro, datata 8 giugno, da cui si viene a sape- Paolina Cappello. re che quell’opera – un pastello – si trovava Principalmente musicista, la sua pro- ancora nello studio: duzione annovera Cantate per soprano o alto, Sonate per violino, Concerti (sei per oboe, La Essendo restato nella sua casa il mio ritrat- Cetra, uno trascritto da Bach per clavicem- to, ed essendo un’opra della sua mano a me balo), ecc., editi in un arco di tempo che va molto cara, la prego scrivere in maniera dal 1708 al 1738 circa, e si legò di particolare ch’io possa ricuperarlo e riporlo al suo nic- amicizia con la cantante Faustina Bordoni. chio nella mia casa, perché sia sempre pre- La sua attività di pittore e incisore è sente al mio occhio, non che al mio pensie- messa in sordina nella nostra incisione, ap- ro, la sua stimata virtù. 3-4- Medaglia di Alessandro Marcello, diritto e rovescio. Milano, Civiche Raccolte d’arte

56 AFAT 32 Patrizi veneziani artisti nel Settecento: l’altro Marcello, Alessandro, pittore e incisore 57 patrizio veneziano ad essere ritratto da Ro- cornice, e la medaglia di cui s’è fatto cenno: da suoi dipinti. Sono quattro (ognuna 220 x salba – aveva le idee ben chiare di cosa si- un importante riconoscimento della figura 250 mm circa), in cui protagonista è il put- gnificasse il soggiorno della grande pittrice di Alessandro Marcello nell’ambiente vene- to, o, meglio, l’amorino; anzi Cupido in per- nella Parigi di quel momento: ziano (figg. 3-4). sona, sempre accompagnato dal turcasso13. Siamo nel 1712, gli anni gloriosi del- “De l’enfance partout...” aveva scritto Luigi Non posso esprimerle di quanto spiacere mi la musica veneziana, con Vivaldi capofila, XIV in un progetto di Mansart allo scade- sia stata la sua partenza e benché riesca mol- Piazzetta e Ricci in pittura: una stagione fit- re del Seicento, a evocare un’epoca nuova, to lodevole la sua risoluzione, degna vera- ta di eventi e di capolavori. Sul diritto, cam- quasi a sconfessare quanto aveva caratte- mente del suo gran spirito, a me nondimeno peggia, e non poteva essere diversamente, il rizzato il suo lungo regno, caratterizzato da è molto pesante quando rifletto alla sua lun- busto di profilo accompagnato dall’iscrizio- tante imprese militari. Sono, del resto, gli ga assenza, che mi priverà tanto tempo della ne “alex. marcellvs patrit. ven.”; sul rove- anni dell’Arcadia, e ricordiamo ancora che sua stimata persona. scio campeggia un albero con frutti e fiori a quel sodalizio – che aveva in Gesù Bambi- Godrò non ostante anco in lontananza dei diversi, con il motto “miscentvr in vnvm”8. no il ‘protettore’ – il nostro Alessandro era meritati applausi che gli saranno fatti da co- Sarà inciso per fregiare il citato volume di stato aggregato. testi virtuosi, quali comprenderanno nella poesie, entro una composizione che ri- Il secolo nuovo non poteva aprirsi sotto Signora Rosalba che anco l’Italia sa produrre chiama l’altra con il ritratto: un interno di migliori auspici. Compare anche qui un’ar- talenti, non solo eguali, ma superiori a quelli biblioteca ancora, con strumenti musicali, matura, ma è un oggetto con cui trastullar- che sa vantare la Francia. globo e astrolabio ecc. (fig. 5). L’iscrizione si. Tutti i fogli recano in basso le iscrizioni sul basamento “Musas Colimus / Severio- “alex. marc. Inv. et Pinxit – Nicolaus Ede- Un profilo del personaggio si rintraccia res”, da Marziale, si ritrova nel frontespizio link Sculpsit”; una, con strumenti scien- fra gli stessi manoscritti del carteggio ‘ro- degli Ozj giovanili, editi a Venezia, provvisti tifici, reca sulla pagina d’un libro la data salbiano’, a conferma di una frequentazione della medesima incisione9. mdccv (fig. 6). Siamo, dunque, all’alba del 5 - Composizione con la medaglia assidua: È, in sintesi estrema, l’essenza della Settecento. Significative le parole che l’ac- di Alessandro Marcello, incisione personalità dell’effigiato, delle sue mille compagnano: “alex. marc. / Patr. Ven. / il Sig.r Alessandro Marcello è gentiluomo attività e passioni, cui va aggiunto il servi- Otia”. Ancora il dilettante ci si palesa qui. veneziano di nobil sangue e di casa che fa zio allo Stato, come d’obbligo per i patrizi10. Non sorprende che la scritta sia stata in- E prosegue: gran figura nella sua repubblica. Egli è stu- Un viaggiatore, anche, a Vienna, in Olan- clusa in questa scena con i libri e gli stru- dioso massime delle matematiche. Compo- da – con Anton Maria Zanetti? – a Roma e menti scientifici – compassi, astrolabio, Mi prendo, intanto, la libertà di farle un ne anche con qualche gusto in verso latino e a Napoli. ecc. – e che Cupido, il turcasso appeso a dono del mio Ritratto a medaglia, acciò in italiano. Ha la cognizione di molte lingue ma Della sua attività di pittore, si sa di una ramo dell’albero, porti qui un serto d’alloro esso possa comprendere più il buon cuore non è professore di alcuna. È ingegnosissi- Morte di Cleopatra celebrata in un sonetto sul capo. “Desine mirari, Sophiae si pinxit dell’originale che la tenuità dell’offerta. mo in lavorare istrumenti matematici e globi da Giambattista Baseggio11, nonché di una Amorem / Tam bene marcellvs: rettulit ille Di dieci copie che glie ne trasmetto, due sa- come pure nel disegno e nella pittura. Suona Diana alla caccia da lui stesso incisa, esem- suum” recita la didascalia. ranno per lei e le altre otto mi sarà caro le di- molti stromenti e sa tanto di musica che ha plata sui modelli, imprescindibili, di Pietro In un’altra incisione: “Hic Puer insanit spensi a cotesti letterati e pittori, tra i quali potuto dare alle stampe dodici cantate dedi- Liberi: dunque, un altro peintre-graveur del proprio correptus amore: / marcelli hoc una a Mons. Nicolas Edelink a mio nome, cate alla Principessa Borghese, per le quali è Settecento veneziano12. Opus est; non tamen eius amor”. Cupido – acciò comprendano il buon genio ch’io no- stato dagli intendenti lodato. È di ottimi co- Il nostro Alessandro si raccomanda che l’arco e il turcasso a terra – regge qui una drisco per la virtù6. stumi e di incomparabile gentilezza7. la sua medaglia venga recapitata a Nicolas- freccia e uno specchio, allusivo a Vanità, e vi Etienne Edelinck (1681-1767): ne aveva ben compare, sulla destra, il pavone, simbolo di Il rapporto con la grande pittrice era di Dunque: il ritratto di Rosalba, che rima- motivo, essendo stato in rapporto con lui a Superbia (fig. 7). quelli intensi, e Alessandro – forse il primo ne da rintracciare, ancora da porre nella sua Venezia per l’esecuzione di incisioni tratte Nella terza, ecco il Cupido – già se ne è

58 AFAT 32 Patrizi veneziani artisti nel Settecento: l’altro Marcello, Alessandro, pittore e incisore 59 6- Alessandro Marcello, Cupido con libri e strumenti scientifici, 8 - Alessandro Marcello, Cupido con un’armatura, incisione di Nicolas-Etienne Edelinck incisione di Nicolas-Etienne Edelinck

7 - Alessandro Marcello, Cupido con freccia e specchio, 9 - Alessandro Marcello, Cupido con un leone, incisione di Nicolas-Etienne Edelinck incisione di Nicolas-Etienne Edelinck

60 AFAT 32 Patrizi veneziani artisti nel Settecento: l’altro Marcello, Alessandro, pittore e incisore 61 10 - Alessandro Marcello e Francesco Zanchi, Decorazione di soffitto. Venezia, palazzo Marcello alla Maddalena fatto cenno – in atto di provare un’armatura, “Iste Amor, indomitos flectens, subigen- con le parole: “Debet ALEXANDRO, Pueri si sque Leones, / Magnanimum AVTHOREM est indole maior / Armiger hic Genius; non vincere non potuit” (fig. 9). Cupido sì, ma tamen Arte minor” (fig. 8). E siamo all’ulti- non il capriccioso figlio di Venere, un Amo- ma della serie: Cupido qui abbraccia un gi- re che, invece, si fa guida ed esempio. 11-13 - Alessandro Marcello e Francesco Zanchi, Decorazione di soffitto, particolare. gantesco leone in atto di leccargli il mento. Siamo, lo si è detto, all’aprirsi del Set- Venezia, palazzo Marcello alla Maddalena

62 AFAT 32 Patrizi veneziani artisti nel Settecento: l’altro Marcello, Alessandro, pittore e incisore 63 14-19 - Alessandro Marcello e Francesco Zanchi, Decorazione di soffitto, particolare. Venezia, palazzo Marcello alla Maddalena

64 AFAT 32 Patrizi veneziani artisti nel Settecento: l’altro Marcello, Alessandro, pittore e incisore 65 tecento: anche le didascalie moraleggianti nanza con le sue imprese che, a più riprese, apposte sotto le immagini appartengono a gli abbiamo riconosciuto; sicché si può pen- un filone destinato a imporsi lungo il seco- sare a una datazione abbastanza tarda nel lo, fino a costituire un genere suo proprio. percorso artistico di Alessandro Marcello. Ma veniamo al Marcello pittore. Non è L’invenzione complessiva prevede una una novità fra il patriziato veneziano e ba- struttura a padiglione con quattro elementi sterà citare la figura di Almorò Pisani, per impostati nelle zone angolari a formare una la cui educazione artistica venne istituita x sino a comprendere, al centro, un tondo, anche un’accademia sotto la direzione di e con quattro grandi conchiglie su cui sono . Non si conoscono ancora di- adagiate coppie di putti; il tutto giocato su pinti a olio del nostro Alessandro, sei finora due tonalità di monocromo, in ocra e gri- accertati dalle fonti, ma è possibile invece gio, con l’uso discreto dell’ombra portata. individuare un affresco nel palazzo di fami- Sembrerebbe aver studiato le invenzioni di glia, alla Maddalena. un Bérain o di un Boffrand il nostro Zanchi, Ne fanno cenno svariati testi ottocente- variandole, nel segno di un ornato gremito, schi, da Venezia e le sue lagune di F. Zanotto d’un gusto con reminiscenze alla Luigi XIV, (“palazzo Marcello, ora Ricchetti alla Mad- come si usa dire. dalena: “soffitti del Cedini e del Mingar- Nei medaglioni angolari, scene mono- di, ha stanze decorate con nobili stoffe; da crome di sacrifici che hanno lo statuto d’in- dipinti di Alessandro Marcello, mentovati cisioni al pari delle coppie di putti colti in dal Cicogna”)14 alle Curiosità veneziane di attitudini giocose secondo il genuino gusto Giuseppe Tassini (“In esso nacque pure moderno, a suonare il tamburello o il flau- Alessandro Marcello, il quale esercitò la to, come a bere vino da un fiasco, a giocare pittura con buon successo, e lasciò negli con uccellini, su zolle erbose: invenzioni ammezzati alcuni dipinti allegorici”)15, alla che si rincorrono nell’editoria illustrata, in guida di Volpi (““stanze decorate dal Cedini vignette, finalini ecc.: inserti ‘leggeri’ che e dal Mingardi con dipinti buonissimi del si integrano perfettamente nel piano deco- fratello Alessandro)”16. Perduti gli affre- rativo generale, mentre la scena centrale è schi attribuiti a Giambattista Mengardi e a stata forse asportata, così che ora vi compa- Costantino Cedini, sopravvive fortunata- re un rosone di spirito classicheggiante18. mente un soffitto affrescato da Alessandro Gettando uno sguardo finale al nostro Marcello. Non si trova “negli ammezzati”, soffitto, colpisce l’intreccio d’elementi, con bensì in una stanza al piano nobile a destra i festoni di frutta e di foglie, onnipresen- del portego, prospiciente il Canal Grande17 ti, i riccioli che s’inseguono di continuo, i (figg. 10-19). motivi a cresta e a treillage: insomma, tut- Il putto era il protagonista della serie to un insieme di soluzioni che ci riportano delle quattro incisioni; qui ancor più s’im- a quello che si è definito, giusta le istanze pone nel rigoglioso apparato ornamentale: moderne, il trionfo dell’ornato. opera di Francesco Zanchi, tale è la conso-

66 AFAT 32 Patrizi veneziani artisti nel Settecento: l’altro Marcello, Alessandro, pittore e incisore 67 Appendice documentaria matiche, le quali studiò in Padova sotto la di- commendabile mescolanza di tante arti e scienze per Delle opere di Alessandro Marcello stampate co- sciplina del p. Evangelista ... eremitano lettore le quali Alessandro fra noi vivendo segnalossi (Mus. nosco le seguenti. E.A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane..., III, dell’Accademia delia, e riuscì a perfezione nel Mazzuch. I. c.). Ebbe anche un ritratto intaglia- [...] 3. Inter seria Aetherei Stymphalici studia juve- Venezia 1830, pp. 231-234 lavoro di istrumenti meccanici e di globi (ivi). to in rame in 4. compreso in un piccolo ovato in niles joci Parisiis 1719. Prima edizione ricordata E di questo suo genio per le matematiche pare mezzo di gran contorno con emblemi di musi- nel T. II p. 244 del Mus. Mazzuchelli e dal Mo- Alessandro Marcello nato nel 1669 a’ 24 di Agosto che si gloriasse, mentre annunciandosi negli ca, di matematica, di belle arti ec. e sormontato schini (Letter. Ven. T. II p. 156) nel cui fronti- ebbe a padre Agostino p. Alessandro, e a madre Atti di Lipsia un suo nuovo modo di scrivere in dalla fama. Questa effigie, senza anno e nome spicio è una medaglia incisa dell’autore, come Paolina Cappello q. Girolamo q. Zuanne relitta di cifra, amò di aggiungere al suo nome il titolo di d’incisore, fu impressa nella prima edizione de’ si è detto. Avvi una seconda edizione ed è: Inter Francesco Basadonna (Alberi Barbaro). Agostino Matesifilo. Coltivò inoltre Alessandro il disegno e suoi versi latini, ed ha sottoscritta la seguente seria Aetherei Stymphalici studia juveniles joci edi- il padre fu assai versato nello studio della lingua la pittura e la incisione. Aveva dipinto con par- epigrafe: Alexander Marcellus Patritius Venetus vir tio altera emendatior et auctior. Parisijs. in 12 sen- italiana e nella musica; e di non comune coltura ticolare studio nel soffitto della chiesa di S. Ma- omnium ingenuarum artium amantissimus, prae- za data, ma la stampa mi pare di Venezia. Avvi andò fornita anche Paolina Cappello, della quale ria Maddalena questa Santa portata in Cielo da’ cipue philosophiae, matheseos, historiae, chymiae, un’antiporta intagliata in rame nel cui mezzo fra e di altre donne illustri della patrizia famiglia Mar- Cherubini, ed altre pitture a olio condusse per musices, picturae, poeseos, semptemq. idiomatum varii strumenti vi è il rovescio della sopradetta cello, conservansi opere manuscritte nella Li- suo diporto. Fra queste dev’essere una Cleopa- assiduissimus cultor celebrioribus associatus aca- medaglia coll’albero e il motto MISCENTVR IN breria di S. Maria de’ Servi anzi che s’incendias- tra che s’avvelena, in laude della quale il patrizio demiis. [...] Di lui, e di Lodovica Bettoni sua con- VNVM cui si aggiungon le parole: Virg Aen. XII e: se. Di ciò fa fede una lettera del padre Giuseppe Gio. Battista Baseggio compose un sonetto (Ozii sorte nacque nel 1712 Lorenzo Alessandro Marcello Musas colimus severiores. Mart. lib. IX. [...] Maria Bergantini a Giambattista Chiaramonti giovanili del Marcello. p. 17) (Moschini Letter. Ven. uomo pur esso dedito alla letteratura [...]. inserita nell’elogio del Bergantini da quello Vol. 3. p. 84). Giampaolo Gaspari nella su Bi- scritto (Nuova Raccolta d’Opuscoli T. XXVII). Ol- blioteca mss. degli Scrittori Veneziani attesta di tre i tre maschi suddetti vennero da questo ma- possedere lavoro del Marcello una piccola stampa trimonio anche due femmine, l’una delle quali si di otto oncie di altezza e sei di larghezza intaglia- Note fe monaca, l’altra restò al secolo, ambedue don- ta in rame, rappresentante Diana alla Caccia, e ne di lettere (Bergantini, Lettera citata). Alessan- sotto vi si legge: Venatrix properat dum Casta Dia- * Ricerca eseguita con fondi FRA 2011 e PRIN È una raccolta di epigrammi, preceduta da dro ebbe la prima sua prima educazione comune na per umbras, Bruta ferit sed eam non iaculatur 2010-11 (Cattedra di Storia dell’arte moderna, carmi in onore dell’autore. L’opera è scandita co’ fratelli, e fu nel collegio de’ Somaschi a S. An- Amor, e a basso vi sta: Alex. Marc. inv. pinx. del. et Università degli Studi di Trieste). in sei libri. Sicuramente edita post 1709: p. tonio di Castello. Quivi pure trovavasi il celebre Sculps. e disegnata, prossiegue il Gaspari, di bel Per l’aiuto nella ricerca, sono grato a Enrico Luc- 131 un carme si intitola De Romano Autoris Iti- Apostolo Zeno del quale fin dal 1692 cominciò ad carattere, e da essa si scorge ch’era stato scola- chese, Lino Moretti, Piero Del Negro, Rodolfo Mar- nere. Anno 1709 (secondo Cicogna, nel 1719). essere amico e continuò fino alla morte (Diario ro del cavalier Liberi. [...] Egli mancò a vivi lì 17 tini, Manlio Pastore Stocchi, Francesca Stopper. Da segnalare: Forcelliniano mss. intorno Ap. Zeno). Il padre che, Luglio 1747, dopo essere stato in patria Auditor p. 17: De propria Effigie Ab Authore depicta come ho detto, amava e la poesia e la musica ini- Vecchio, e de’ Consigli di XL; e aver viaggiato in 1 Caricature di Anton Maria Zanetti, catalogo Ut propriam renovat Phoenix post unera Vitam; ziò nell’una e nell’altra i suoi figliuoli. Quanto varie epoche in Francia, in Olanda, a Roma, e a della mostra a cura di A. Bettagno (Venezia, Sic mea me renovat post mea fata Manus. alla poesia egli stesso era loro maestro, e quanto Napoli. La versatilità del suo intelletto e l’unio- Fondazione Giorgio Cini), 1969, p. p. 27: De Lepore a cassana mire depicto ne di tante cognizioni rendettero questo patrizio 66, cat. 152. Ne rapidum stupeas Leporem non carpere cursus alla musica provvideli di ottima guida che li ad- 2 destrasse a suonare il violino. Alessandro riuscì assai pregiato e famoso. Per tanto fu ascritto a Inter Seria Ætherij Stimphalici Studia Juveniles Cur? quia non adsunt, quae timet ora Canum. Joci Editio Altera, Parisijs s.d. p. 30: De Statua Veneris. [Romae.]/apud justinianos in questo più felicemente del fratello Benedetto il moltissime Accademie letterarie, e di Belle Arti [complessive 180 pagine, con tavola tra le Dardanidum Pastor, Judex formose Dearum, quale nelle teoriche dell’arte superò di gran lun- fralle quali fu Arconte della Crusca; degli In- pp. 44-45: Genitura./ Alexandri Marcelli. Huc oculos vertas. Aurea Poma dabis. ga Alessandro. Oltre il violino questi maneggiò culti; Clementino di s. Luca; dell’Onor lettera- Patritij Veneti./ Rectificata. che accompagna p. 32: De Venere a celeberrimo Maratta depicta [Romae] varii altri strumenti (Zeno, Lettere. Vol. II. p. 42 rio; della Società Regia di Prussia; della Società il componimento clvii De Sua Genitura] Aut Carolo ingente, Venus descendit ab Astris; num. 207); ma di più spiegò ingegno grandis- Albrizziana, dell’Accademia degli Animosi; ed Grandezza volume 147 x 108 mm; tavola in- Aut pingens Carolus raptus ad Astra fuit! simo in altre facoltà non meno scientifiche che ebbe l’onore di Medaglia. Nel diritto avvi ALEX. cisa: 118 x 81 mm p. 33: De Statua iõυς [Romae] liberali. Imperciocché acquistò prima la cogni- MARCELLVS PATRIT. VENETVS e nel rovescio un Tavola anonima in antiporta con medaglia Mugiet hanc Vitilus cernens! hanc Taurus amabit! zione di molte lingue, benché al dire di Apostolo arbore con molti innesti carico di fiori e di frutta tra strumenti vari. Iscrizioni: miscentvr in Agricola inspiciat; findere coget Humum Zeno non fosse professore di alcuna (Lett. Num. e con il motto MISCENTVR IN VNVM e sotto l’an- vnvm; virg. æn. xii.; musas colimus / seve- p. 53: De Statua Phyllidis…(Romae.) 207 citata); poscia divenne istruito nelle mate- no 1712; simbolo della vaghissima e sommamente riores.; Mart. Lib. IX. Aut duro vivit Phyllis circumdata Saxo.

68 AFAT 32 Patrizi veneziani artisti nel Settecento: l’altro Marcello, Alessandro, pittore e incisore 69 Aut Animam Saxum Phyllidis intus habet. gia Galleria di S.M. Federico Augusto III Re di Tavola anonima in antiporta con medaglia las Vleughels, da cui il Nostro potrebbe es- p. 53: De Canibus / A celeberrimo ruiter depictis Polonia ed Elettore di Sassonia, ecc., Venezia tra strumenti scientifici. Iscrizioni: mi- sersi ispirato per la composizione (B. Her- Sunt veri; picti anne Canes? latrantne Colores? 1753, p. 39. scentvr in vnvm; virg. æn. xii.; musas coli- cenberg, Nicolas Vleughels Peintre et Directeur Nescio; sed Leporem terga dedisse scio. Il brano è riportato, dall’edizione fiorentina mus/severiores.; mart. lib. ix. de l’Académie de France à Rome 1668-1737, p. 60 Ad sebastianum rizzi quam celeberrimum Pictorem dell’Abecedario (1766), anche fra le carte del Da segnalare: Paris 1975, p. 62, fig. 18). 12 Quid sudant Calami; Numismata; Marmora; & Æra; codice Ashburnham della Biblioteca Nazio- p. 16: Per la propria medaglia con l’impresa de’ Studij E.A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane..., Te fatis ut noscat nescia Posteritas? nale di Firenze (ms. Ash. 1781, II, c. 339): Serij, e degli Ornamenti. III, Venezia 1830, p. 231. In appendice, bra- Tanto sufficiens nulla Ars, neque Musa labori. riportato in B. Sani, Rosalba Carriera. Lettere, Di fiori, e frutti, e del mio Volto impresso ni della trattazione su Alessandro Marcello Æternum faciet te tua sola Manus. diari, frammenti, Firenze 1985, I, p. 373. Picciol Orbe di Bronzo a te tributo; (pp. 231-234). p. 69: De Anu /A celeberrimo cassana depicta L’impresa dell’affresco nella chiesa della Che ad un Sol di Bellezza è ben dovuto 13 Esemplari al Gabinetto Disegni e Stampe del Deformem Vetulam tua quomodo reddere pulcram Maddalena è ricordato anche da G. Moschi- Ciò che l’Arte a sudato, e il Sol concesso. Museo Correr, Stampe D 49, nn. 14-17; altri Aes valet? & cogit, foeda ut ametur Anus? ni (Della letteratura veneziana del secolo XVIII E perché nell’amabile riflesso presso gli eredi Marcello. p. 71: De Statua Veneris …[Florentiae.] fino a’ nostri giorni, Venezia 1806. III, p. 84): De l’Immago tua dolce ho il Cor perduto, 14 F. Zanotto, Venezia e le sue lagune, II, Venezia Non sculpta, aut ficta hic Venus est: in Marmore vixit; “Ma benché questi [Anton Maria Zanetti] Quando pien di stupore ho in lei veduto 1847, parte II, p. 464. Invidia at fecit torva Medusa petram. non l’abbia potuto ricordare, io non passerò Non che un chiaro Parelio, il Sole istesso: 15 G. Tassini, Curiosità veneziane ovvero origi- p. 72: De Avibus a cassana mire depictis in silenzio il nome d’Alessandro Marcello, Oggi a l’alto tuo Merto in voto appendo ni delle denominazioni stradali di Venezia, IV Vix pictas Volucres volitare per Aèra cernis che, oltre a molte pitture ad olio non male Me stesso in breve Cerchio; e come Prole edizione, Venezia 1886, p. 759 (citato anche Lector: tende statim Retia; jam fugiunt! condotte per suo diporto, nella chiesa della Del Sol, e frutti, e fiori or a te rendo. da: M. Luxoro, Il palazzo Vendramin-Calergi, p. 89: De Statua daphnes / In Villa Pinciana [Roma.] Maddalena in Venezia dipinse nel soffitto Anzi le tue Bellezze al Mondo sole Firenze 1957, p. 106). Thessala cur fugiens fixa est in Marmoredaphnes ? con particolare studio quella Santa portata Qualor contemplo; i fiori, e i frutti apprendo, 16 E. Volpi, Zig-zag per Venezia. Abbreviata nuova Segnis ut erubeat victus ab Arte Deus. in cielo da’ Cherubini”. L’opera è andata di- Ch’opra son del tuo Volto, e non del Sole. guida per il forastiero, Venezia 1887, p. 90. Tanti bernino debetur Palma Triumphi, strutta nella demolizione dell’edificio al fine 10 Sul declino sociale (e politico) dei Marcello 17 L’edificio, di proprietà statale, si trova in Qui Motum stare, ac vivere Saxa jubet: di poter erigere la nuova chiesa di Tommaso alla Maddalena tra ’600 e ’700, cfr. P. Del assai precarie condizioni. Acquistato per At cur non loquitur Vita donatus Apollo? Temanza. Negro, Benedetto Marcello patrizio veneziano, essere destinato a futura sede del Museo Immoto Phoebo comprimit ora stupor! 6 Sani 1985, I, p. 372. in Benedetto Marcello la sua opera e il suo tem- d’Arte Orientale (da sempre ospitato a Ca’ p. 94: De Effigieburghesiae principis / Ab Authore, Pro- 7 Ms. Ash. 1781, II, c. 339 della Biblioteca Na- po, Atti del Convegno internazionale a cura Pesaro), ‘bloccato’ dal Comune di Venezia totypo absente, depicta zionale di Firenze (Ivi, p. 373). di C. Mandricardo, F. Rossi (Venezia,15-17 che ne voleva fare sede aggiunta del Casinò Rapta fuit rapiens; fugiendoque LIVIA capta! 8 La medaglia è menzionata nella trattazione dicembre 1986), Firenze 1988, pp. 17-48. Municipale che ha sede nel contiguo palazzo 3 Montesquieu [Charles-Louis de Secondat del doge cxi - Giovanni Cornaro in Numi- 11 Il dipinto è ricordato anche in una fonte Vendramin Calergi, è – interrotti i restauri de la Brède et de], Voyages, publiés par Albert smatica veneta o serie di monete e medaglie dei veneziana. Nel ms. Gradenigo Dolfin 185, anni fa – in attesa di futura destinazione. Il de Montesquieu, 2 voll., Bordeaux 1894, t. I, dogi di Venezia... Un esemplare in bronzo si c. 382 della Biblioteca del Museo Correr, si nostro soffitto è puntellato e ha perso parte pp. 64, 77. Ringrazio Piero Del Negro per la conserva presso le Civiche Raccolte Numi- legge: “1720. Sier Alessandro Marcello che dell’affresco su due lati. segnalazione. Secondo lo studioso, il passo smatiche di Milano (P. Voltolina, La storia di fra l’altre cose dipinse un quadro, che tutta- 18 Essendo documentati nel palazzo soffitti di riflette probabilmente anche l’opinione di Venezia attraverso le medaglie, Venezia 1998, via si vede sotto il soffitto della chiesa della Mengardi e Cedini, ora non più esistenti, ci Antonio Conti, cicerone veneziano dell’il- III, p. 32, n. 1365). Una fusione in piombo Madalena sua parochia, et un altro famoso si potrebbe chiedere se non siano ‘emigrati’ lustre viaggiatore francese, e della cerchia presso il Museo Correr di Venezia (Cl. xxxix, quadro di Cleopatra”. Ringrazio Lino Moretti dall’edificio a fine Ottocento, nell’epoca in contiana. n. 3302), come mi comunica cortesemente per la segnalazione. cui era di moda lo strappo di affreschi per 4 A.M. Zanetti, Descrizione di tutte le pubbliche la dr.ssa Cristina Crisafulli. Un identico soggetto venne inciso da Nico- destinarli a ornamento di dimore altobor- pitture della Città di Venezia e Isole circonvici- 9 Ozj giovanili di Eterio Stinfalico Accademico Ar- las-Etienne Edelinck da un dipinto di Nico- ghesi in Europa e negli USA. ne..., Venezia 1733, p. 414. cade, Venezia s.d. 5 Abecedario pittorico del M.R.P. Pellegrino An- [complessive pagine 120] tonio Orlandi Bolognese Contenente le Notizie Grandezza del volume 143 x 101 mm; tavola de’ Professori di Pittura, Scoltura, ed Architet- incisa: 118 x 81 mm. tura in questa edizione corretto e notabilmente I componimenti di Alessandro Marcello di nuove Notizie accresciuto da Pietro Guarienti sono preceduti da poesie in onore dell’au- Accademico Clementino, ed Inspettore della Re- tore.

70 AFAT 32 Patrizi veneziani artisti nel Settecento: l’altro Marcello, Alessandro, pittore e incisore 71 A profile of the Venetian patrician Alessandro Marcello as a painter and engraver is outlined here for the first time. Alessandro, brother of the more famous Benedetto, was also a musician and a poet (he joined the Academy of Arcadia), as well as a scientist and mathematician: an emblem of the typical Eighteenth-century amateur, open to the most varied experiences. Antonio Maria Zanetti drawed an amusing caricature of him. Alessandro was friend with Rosalba Carriera, who painted his portrait; he executed some frescoes in the church of the Magdalene and in his palace (here illustrated), a series of paintings with Putti engaging in playful scenes, documented by archival findings also published here. A medal with his portrait is indicative of the fame he had achieved in the early Eighteenth century: most interestingly, it presents, on the reverse, a tree with different flowers and fruits, a sign of its interests in various fields. [email protected]

72 AFAT 32 Nuovi esempi di decorazione profana pittorica del Settecento veneziano

Enrico Lucchese

Complessi decorativi di pittori di rango ca- sulle capacità imprenditoriali degli stes- detto aiutano a comprendere con più chia- si artefici, spesso alla ricerca del collega di rezza, rispetto alle prove dei maggiori, il spirito moderno per emergere con successo formidabile cambio di passo percettibile in un mercato capace di offrire personalità nella modulazione degli spazi riservati alle innovative accanto a esecutori d’indirizzo ‘storie’ e agli ‘ornati’, intrapreso dalla scuola tradizionalista. Non appare quindi peregri- veneziana nel corso del XVIII secolo. no individuare in cantieri, potremo dire, Durante quel periodo due tecniche ar- d’avanguardia lavori di un pittore che Ro- tistiche tradizionali conobbero rinnovata dolfo Pallucchini ha autorevolmente con- linfa grazie all’apporto di ‘foresti’ e pure di siderato, dopo un iniziale e troppo sbriga- veneti: lo stucco, protagonista in alcuni cicli tivo giudizio di “conformista reazionario”5, di prima importanza1, e l’incorniciatura il- interprete dal “fare modesto”6, impegnato lusionistica dipinta, la cui tradizione appare prevalentemente in pale e dipinti religiosi rianimata dalla collaborazione teatrale fra i per una clientela chiesastica e provinciale. principali pittori di figura e i maestri della Costui è Bortolo Litterini, autore nel scenografia del tempo, da Sebastiano Ricci 1699 di una tela ottagonale a villa Giovanel- e Ferdinando Bibiena, in società nei melo- li a Noventa Padovana7, con l’allegoria de Il drammi romani di fine Seicento2, ad Anto- Tempo che rapisce la Bellezza – questo il titolo nio Pellegrini e Marco Ricci in viaggio per ricordato in un inventario del 17358, prefe- Londra all’inizio del secolo seguente (con ribile al mitologico ratto della ninfa Filira il secondo pronto a ritornarci a brevissima da parte del dio Saturno per la presenza di- distanza con lo zio)3, a Giambattista Crosato rimente dell’attributo di Crono, la clessidra, e Girolamo Mengozzi Colonna attivi assie- in mano al vecchio alato – e poco più di dieci me sulle scene torinesi di metà Settecento4. anni dopo del grande ovale a Ca’ Zenobio a È naturale che l’avvio alla volontà di or- Venezia con Ercole accolto in Olimpo9. Due ganizzare con superiore – rispetto al passato famiglie di aggregazione recente, dunque, – vivacità e peso il rapporto tra parti dipinte chiamarono Litterini, non ancora “rinta- con figure e contorno decorativo contò mol- nato nella sua bottega”10 di San Canciano a to sul gusto della committenza, così come fare quadri sacri per i territori bergamaschi

Nuovi esempi di decorazione profana pittorica del Settecento veneziano 73 1 - Bortolo Litterini, Punizione di Mida. Zagabria, Moderna galerija 2 - Bortolo Litterini, Punizione di Mida, particolare. Zagabria, Moderna galerija o per la Dalmazia, a lavorare in cicli decora- A Bortolo Litterini è opportuno ricon- Mida messosi a valutare la gara musicale tra più anziano Pan, riconoscibile per le zam- tivi di sorprendente apertura e originalità: durre pure la tela, di misura ragguardevo- Apollo e Pan: in alto a sinistra compare se- pe inferiori caprine, la siringa in mano e il meno effervescente di un Pellegrini o di un le, con la Punizione di Mida (fig. 1), che oggi duto sopra la sua montagna – come narrato bastone curvo da pastore al suolo. Accanto è Dorigny, Bortolo poteva comunque da una orna il soffitto dello scalone d’ingresso dal poeta latino – il vero giudice della con- appoggiata una lira da braccio, appena suo- parte concorrere, più felicemente del col- della Galleria d’Arte Moderna di Zagabria, tesa, cioè l’ignudo Tmolo, con la capigliatu- nata da Apollo, il quale, sulle spalle il man- lega Peter de Coster, a completare la serie ospitata nel palazzo baronale Vranyczany- ra cinta da foglie e ghiande di quercia. Per- tello impregnato di porpora di Tiro descrit- di tele tardo cinquecentesche incastonate Dobrinovic´ costruito nel 1881-8413. Il di- sonificazione del sistema montuoso della to nelle Metamorfosi, sta mostrando con uno tra gli stucchi soffittali di villa Giovanelli11, pinto, verosimilmente nato per un ambien- Lidia, Tmolo sembra colto in dialogo con un specchio a Mida il frutto del suo verdetto dall’altra offrire nel palazzo ai Carmini “un te veneziano e giunto in Croazia attraverso satiro aggrappato a un albero nell’ombra, sventato e non richiesto: delle orecchie d’a- soggetto beneaugurante, allusivo all’ascesa il commercio d’antiquariato nell’allora Im- mentre sotto, in primo piano, sono assisi a sino al posto di quelle umane (fig. 2)15. degli Zenobio all’Olimpo del patriziato ve- pero austro-ungarico, raffigura l’episodio, terra delle ragazze, ninfe nel poema ovidia- Appesantito da vecchi restauri, ver- neziano”12. raccontato da Ovidio14, della stoltezza di re no, e girato di spalle verso un altro satiro il niciature e riprese pittoriche, il dipinto

74 AFAT 32 Nuovi esempi di decorazione profana pittorica del Settecento veneziano 75 Diana (fig. 3) 19, ubicato nel soffitto d’una stanza al primo piano, già attribuito a Jaco- po Guarana20, e ora meglio considerato “del primo Settecento, vicino ai modi di Girola- mo Brusaferro”21. Attorniata da allegorie delle virtù pa- trizie e con sotto le Parche, “presenza mo- ralizzante”, la dea Diana si accampa contro l’apertura del cielo “delimitata da una fascia decorativa, prossima al gusto di Girolamo Mengozzi Colonna, a motivi vegetali stiliz- zati entro riquadri sagomati, scandita da coppie di putti a monocromo in attitudini giocose sopra volute che si diramano sopra conchiglie. Agli angoli, targhe elaborate, 4 - Gaetano Zompini e Girolamo Mengozzi pure in monocromo, con coppie di figure Colonna, Diana ed Endimione. Venezia, alate a terminazione fitomorfa assise sopra palazzo Zen ai Frari volute: negli ovati quattro scenette a mo’ di cammeo su fondi dorati con coppie di per- sonaggi mitologici (Bacco e Arianna, Giove e Callisto, Diana ed Endimione, Danae e la 3 - Gaetano Zompini e Girolamo Mengozzi Colonna, Trionfo di Diana. pioggia d’oro) (fig. 4). Sono, stilisticamente, Venezia, palazzo Zen ai Frari i brani migliori, a rivelare che il pittore si trova più a suo agio in composizioni abbre- viate, mentre fatica a tenere le fila di un as- dimostra di appartenere al catalogo degli nebrosa di tardo Seicento, la tenuta lumini- sieme d’ampia portata”22. infrequenti lavori profani di un artista spe- stica attenuata e certe eleganze disegnative L’analisi consente di proseguire il ragio- cializzatosi, con il resto della propria botte- fanno supporre che l’erudita Punizione di namento, concentrandosi sulla sezione del ga, nel corso del Settecento in una sorta di Mida possa spettare al secondo decennio soffitto di maggiore qualità, l’elaborata cor- “impresa artigianale impegnata alla pro- del XVIII secolo, a contatto “del barocchi- nice: il richiamo ai tipi di Mengozzi Colonna duzione di opere devozionali”16: le robuste smo emendato d’un Balestra”17, ben visi- trova, nel catalogo del ferrarese, una decisi- anatomie, il panneggiare corposo, le parti- bile in effetti in dettagli come l’accademico va conferma nella decorazione della cupola colari fisionomie di Bortolo Litterini si ri- nudo rannicchiato di Tmolo e nella compo- e del tamburo della chiesa di San Nicola da trovano puntualmente nella tela in esame, è sizione generale ben pausata. Tolentino, assegnatagli pur in modo parziale sufficiente avvicinare le figure femminili di da Anton Maria Zanetti nel ’33 e per la quale Zagabria a quelle di Ca’ Zenobio, come Giu- Appartiene a un gusto decorativo più è noto un documento del 30 maggio 1729 che none al centro o sopra la Fama, o alla Bellez- maturo la vicenda di palazzo Zen ai Frari, ne attesta già l’esistenza23. La guida zanettia- za rapita a villa Giovanelli. Ma se nella per- non da molto riesaminata con numerose na, inoltre, fa il nome di Gaetano Zompini sonificazione allegorica e nel suo compagno novità critiche18. Al matrimonio del 1725 quale pittore di figura24, cui bisogna asse- 5 - Gaetano Zompini e Girolamo Mengozzi in volo si notano ancora i forti chiaroscuri tra Alessandro Zen e Chiara Marcello si do- gnare tanto l’affresco nel riquadro centrale Colonna, Trinità. Venezia, chiesa di San dei primi piani, tipici di un’educazione te- vrebbe plausibilmente riferire il Trionfo di della cupola con la Trinità (fig. 5) quanto le Nicola da Tolentino

76 AFAT 32 Nuovi esempi di decorazione profana pittorica del Settecento veneziano 77 6 - Gaetano Zompini e Girolamo Mengozzi Colonna, Statue e fatti dell’Antico Testamento. 7 - Domenico Fossati e Giovanni Scajario, Incontro tra Marcantonio e Cleopatra. Venezia, chiesa di San Nicola da Tolentino Collezione privata raffigurazioni a monocromo con Statue e fat- cassate sul collo. Spettano, ancora, al reper- ti dell’Antico Testamento (fig. 6)25. Accostando torio di Gaetano Zompini, artista di mezzi l’immagine del soffitto di palazzo Zen ai Fra- pittorici inferiori a Brusaferro ma non per ri a quello della chiesa, si nota identità non questo insignificante per la storia dell’arte a solo nella parte ornamentale ma anche in Venezia, i caratteristici nudi e i volti infan- quella figurativa, eseguita da una personalità tili in entrambi i soffitti, semplificazione di “abbastanza sbiadita della cultura pittorica modelli dei suoi maestri. veneziana”26, secondo le fonti frequentante La restituzione al tandem Mengozzi Co- in gioventù, alla pari del precedente Brusa- lonna-Zompini del Trionfo di Diana, ese- ferro27, la scuola di Nicolò Bambini e quella, guito plausibilmente per la citata unione più moderna stilisticamente, di Sebastiano Zen-Marcello del 1725, undici anni prima Ricci28. Nel soffitto ai Frari (fig. 3) sono di- il ciclo perduto di tele di soggetto omerico pinti sui lati lunghi i medesimi decori af- del veneto per palazzo Zinelli in calle Bem- frescati nel registro più basso della cupola bo a San Salvador30, getta nuova luce pure dei Tolentini (fig. 5), mentre quelli sulle sulla parallela decorazione di San Nicola lesene del tamburo della chiesa si ritrova- da Tolentino, da fissare alla stessa data, in no pressoché uguali nei lati corti a fianco prossimità ai contemporanei affreschi nella dei monocromi angolari di palazzo Zen (fig. chiesa da parte di Mattia Bortoloni31. Per la 4); parimenti, nelle due opere la simile or- precisione, l’attività di Girolamo Mengozzi ganizzazione tra scena ‘al naturale’ al cen- Colonna nei due cantieri veneziani con il tro e figurazioni en grisaille lungo i margini venticinquenne Zompini dovrebbe risalire permette di notare affinità nella resa delle a una delle due lunghe assenze, nei periodi forme, “abbastanza secche”29, e negli scorci dal 7 gennaio al 6 maggio e dal 14 settembre 8 - Domenico Fossati e Giovanni Scajario, Banchetto di Marcantonio e Cleopatra. dei personaggi, specie nelle teste quasi in- all’11 novembre 1725, registrate all’Accade- Ubicazione sconosciuta

78 AFAT 32 Nuovi esempi di decorazione profana pittorica del Settecento veneziano 79 10 - Domenico Fossati e Giovanni Scajario, Arrivo di Marcantonio. Ubicazione ignota

9 - Domenico Fossati e Giovanni Scajario, Incontro tra Marcantonio e Cleopatra, particolare. 11 - Domenico Fossati e Giovanni Scajario, Arrivo di Cesare Ottaviano. Ubicazione ignota Collezione privata

80 AFAT 32 Nuovi esempi di decorazione profana pittorica del Settecento veneziano 81 mia di San Luca a Roma, dove l’emiliano è guerra, per Cleopatra, mentre il resto della documentato dal 24 maggio 1724 al 10 mar- scena è dominato dalle imponenti architet- zo 172632. ture ricche di sculture, scenografie teatrali d’effetto illusionistico dalle quali sbucano Mezzo secolo dopo questi avvenimenti, numerose altre figure. La sensazione è di la quadratura assume un ruolo principale trovarsi di fronte a una sorta di replica di nella decorazione di un altro ambiente ve- uno spettacolo famoso, familiare a tal punto neziano, a palazzo Gidoni-Bembo al pon- da far diventare pleonastici dettagli nar- te del campo di San Giovanni Decollato, rativi e da indurre a variare, perfino, l’am- prospiciente l’omonimo rio nel sestiere di bientazione conosciuta della storia, non più Santa Croce. Come si è avuto modo d’indi- sulle rive di un fiume – sia il Nilo o il Cidno care33, da lì proviene il notevole, anche nelle descritto da Plutarco – ma all’interno di un dimensioni (290 × 705 cm), dipinto a tem- magnifico palazzo di vastità piranesiana. pera su tela con l’Incontro tra Marcantonio e La grande tela era stata studiata, in una Cleopatra (figg. 7, 9), affascinante soggetto perizia del 20 luglio 196636, da Giusep- precipuo della pittura tiepolesca di metà pe Fiocco, il quale dichiarava di conoscere Settecento34, la cui fortuna iconografica è questa e altre tre simili opere, di cui for- stata spiegata da Francis Haskell e Adriano tunatamente è pervenuta l’inedita docu- Mariuz: “se Cleopatra è una delle masche- mentazione fotografica che permette di re settecentesche del mito di Venezia […], identificarle con l’Arrivo di Marcantonio (fig. vuol dire che Venezia ripone ormai la pro- 10) con l’arco di trionfo per la conquista pria forza nel fascino della sua singolarità, dell’Armenia in costruzione sulla riva del nel promuoversi a luogo di festa e di spetta- mare, il Banchetto di Marcantonio e Cleopatra 12 - Domenico Fossati, Fondale scenografico. Già Christie’s, New York colo. Cleopatra disarma propriamente An- (fig. 8) in una sala piena di colonne, e l’Arri- tonio, come Venere aveva disarmato Marte, vo di Cesare Ottaviano (fig. 11) con Cleopatra domando il suo spirito guerresco”35. suicida e la sua corte piangente37, “da anni delle architetture dipinte a palazzo Labia. ternità complessiva delle opere in esame, L’episodio dell’incontro tra l’ultima re- vedute e considerate nel palazzo Grimani di Per quanto riguardava invece l’esecuzione anche in virtù di una testimonianza otto- gina d’Egitto e il condottiero romano sog- Ruga Giuffa a Venezia”, ossia a Santa Maria pittorica delle ‘macchiette’, Fiocco indi- centesca attendibile che restituisce con giogato dalla sua bellezza si ritrova nelle Vite Formosa, ora sede museale statale e allora viduava con giustezza l’indirizzo stilistico certezza le quadrature a Domenico Fossati, di Plutarco tra gli scrittori antichi e nel De usato come galleria dall’antiquario Guido tiepolesco, avanzando un’attribuzione a specialista di questo genere pittorico nato a mulieribus claris di Giovanni Boccaccio tra Minerbi38. Le quattro tempere, secondo lo Francesco Zugno, artista di cui esisteva già Venezia nel 1743 da una famiglia originaria i moderni. Rispetto alle fonti e agli esempi scritto di Fiocco, erano state acquistate da all’epoca uno studio monografico nel quale di Morcote, in Ticino41. monumentali di Giambattista Tiepolo del Minerbi il 18 febbraio dello stesso 1966 e erano ribaditi, invece, i documentati legami Emanuele Antonio Cicogna, riportando museo di Arkangelskoje in Russia e di pa- provenivano da “palazzo Gidoni Campo San con un altro capace quadraturista emiliano, le preziose notizie riferitegli dal nipote ed lazzo Labia a Venezia, questo Incontro di An- Zan Degolà Venezia”. Francesco Battaglioli da Modena39. erede Pierangelo Fossati42, ricorda infatti tonio e Cleopatra non si svolge all’aperto, nei Chiestogli un parere, lo storico dell’arte Il progresso degli studi in questi decen- del giovane Domenico, dopo le scenogra- pressi di un vascello, così come i due per- veneta reputava le opere realizzate da due ni, segnati dalla pubblicazione del catalogo fie specialmente al teatro veneziano di San sonaggi principali non si sono ancora con- differenti maestri: il fastoso scenario era ragionato di Mengozzi Colonna40, dove non Samuele43, “fra i molti palagi adorni di sue giunti e manca la figura del re armeno Arta- da lui assegnato al più famoso dei quadra- compaiono disegni o pitture avvicinabili opere, è il palazzo Gidoni a s. Giovanni De- vasde, prigioniero di Antonio. Sono invece turisti attivi a Venezia nel Settecento, Gi- all’Incontro di Antonio e Cleopatra e agli altri collato che ha una sala dipinta a tempera presenti i servi con i ricchi doni, prede di rolamo Mengozzi Colonna, il responsabile pannelli del ciclo, spinge a rivedere la pa- con oggetti architettonici”44, opera collo-

82 AFAT 32 Nuovi esempi di decorazione profana pittorica del Settecento veneziano 83 cata al 177645. La definitiva conferma, an- sceni come fossero attori e comparse dell’o- attuale Conservatorio di Venezia, del 1775 ture di Mengozzi Colonna, incisi proprio che cronologica, dell’autografia di queste pera sono dipinti in un modo senza dubbio circa e nella Allegoria nuziale di ubicazione tra 1774 e 1775 da Saint-Non sui disegni quadrature, non esenti dall’influenza dei più attento delle figurine del Fondale fir- ignota proprio del ’76, per dopo ricompa- eseguiti da Fragonard nel ’6156, diventano, modelli di Pietro Gaspari e Francesco Bat- mato dal solo Fossati nel 1773, secondo una rire in versione più monumentale, ma pur nelle tempere qui presentate, l’esempio per taglioli entrambi nel 1772 nominati mem- tecnica, la tempera, che non permette una sempre esile, negli affreschi con le Storie esercitazioni scenografiche in cui Cleopa- bri dell’Accademia di Venezia46, risiede nel conservazione simile a quella dei medium di Antonio e Cleopatra di palazzo Roberti a tra, una volta ancora, personifica una civil- raro Fondale scenografico (fig. 12) passato in più consueti per opere di tali dimensioni. Bassano del Grappa, ciclo datato 177954. Un tà, quella di Venezia, condannata a un ine- asta Christie’s47, firmato da Domenico Fos- Un anno avanti la decorazione di palazzo anno prima la decorazione di palazzo Gido- sorabile tramonto. “Così consapevole, così sati con la data 1773: superato il boccascena, Gidoni-Bembo, Domenico Fossati era stato ni-Bembo, del resto, la reputazione decora- sicura del suo potere di seduzione da pro- il panorama architettonico ripete, seppur chiamato nel rinnovato teatro veneziano di tiva di Scajario era diffusa: “presentemente varne come un leggero senso di tedio”57, la in scala ridotta e abitato da figure in abiti San Benedetto a realizzare le scene, assieme in Venezia esercita con molto applauso, e regina d’Egitto e quella dell’Adriatico sono settecenteschi, quello dispiegato tre anni a Costantino Cedini, dell’Olimpiade meta- fortuna l’Arte della Pittura, distinguendo- unite da un medesimo destino funesto, un dopo nell’Incontro di Antonio e Cleopatra che, stasiana50: le opere collocabili nello stesso si principalmente nelle figure a fresco alla dramma che si consuma atto dopo atto, in origine, doveva essere collocato, con gli torno di anni del pittore allievo di Jacopo maniera del Tiepolo; con ricchezza e leggia- come in teatro, fino alla tragedia finale: altri episodi della storia, a parete in palaz- Guarana, come per esempio gli importanti dria nell’invenzione, esattezza nel disegno, nel giorno della festa della ‘Sensa’ del 1775 zo Gidoni entro una cornice, in stucco o li- affreschi della villa Lion Da Zara di Casalse- vivacità, e delicatezza nel colorito”55. il poeta e patrizio Angelo Maria Labia, am- gnea, in continuità illusionistica con i pro- rugo nel padovano compiuti con le quadra- Come si legge in questa testimonianza, mirando una città colma di popolo, turisti, fili architettonici dipinti sui bordi laterali e ture presumibilmente di Andrea Urbani post Tiepolo era diventato ormai “maniera”, una donne, con il Canal Grande fitto d’imbarca- superiore di ogni tela48. 177551, lo mostrano dotato di mezzi espressi- materia d’insegnamento all’Accademia: i zioni, non riuscirà a trattenere preveggenti Pure il nome di Francesco Zugno, pro- vi, “il tipico comporre per gruppi accostati, capolavori di palazzo Labia, con le quadra- lacrime di nostalgia58. posto da Fiocco nel 1966 per le figure, ri- la preferenza per i rosa, i gialli e gli azzurri chiede una rianalisi, a causa della probabile vivi, il panneggio rigonfio ma morbido, le ti- inattività o comunque scarsa produzione pologie facciali specie dei putti con i capelli del tiepolesco nell’anno del ciclo di palaz- al vento, il tratteggio sulle parti epidermi- Note zo Gidoni-Bembo: dopo gli affreschi della che”52, diversi da quelli del gruppo in esame. parrocchiale di Caltana, ultimo complesso Si può, allora, ipotizzare un interven- * Ricerca eseguita con fondi FRA 2011 e PRIN 5 R. Pallucchini, La pittura veneziana del Sette- decorativo documentato nel 1775, il primo to di un altro pittore di figura, l’asiaghese 2010-11 (Cattedra di Storia dell’arte moderna, cento, Milano-Roma 1960, p. 53. 6 settembre 1776 Zugno ottenne il ricono- Giovanni Scajario, attivo frescante negli Università degli Studi di Trieste). R. Pallucchini, La pittura nel Veneto. Il Sette- scimento, tardivo, della nomina di maestro interni civili veneziani, il cui stile appare cento, I, Milano 1995, p. 172. 1 Sull’argomento, rimando allo studio di G. Pa- 7 Cfr. Una villa e i suoi tesori. Dipinti, affreschi e all’Accademia di Venezia, ritirandosi però “mediato nei modi dello Zugno, con una vanello in corso di pubblicazione su “Ricche stucchi in villa Giovanelli a Noventa Padovana, dall’insegnamento e dalla professione già ulteriore ‘riduzione’ delle figure, alquanto Minere”, 2\2014. catalogo della mostra a cura di G. Ericani (Pa- un mese dopo49. I personaggi dipinti tra le minute, dalle caratterizzate tipologie fac- 2 Cfr. per questa notizia e per uno sguardo dova, Palazzo del Monte), Treviso 2001, pp. architetture di Domenico Fossati nell’In- ciali con la bocca piccola, gli occhi a punta critico su questo interessante fenomeno, K. 28, 40 cat. 6. contro di Antonio e Cleopatra e, per quello che di spillo”53. Questi motivi-firma, sorta di Christiansen, Tiepolo, Theather, and the No- 8 F. Montecuccoli degli Erri, Committenze si può vedere dalle fotografie, nelle altre tre versione alleggerita del tiepolismo rivolta tion of Theatricality, “The Art Bulletin”, 81, artistiche di una famiglia patrizia emergente: i scene, dimostrano, nei costumi e nelle fi- non solo all’astro di Giambattista ma anche 1999, pp. 666-667. Giovanelli di Noventa Padovana, “Atti dell’Isti- 3 Cfr. le monografie sugli artisti di G. Knox, An- tuto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti”, CLI sionomie, innegabili contatti con la cultura a certe soluzioni del figlio Giandomenico, tonio Pellegrini 1675-1741, Oxford 1995, p. 50, (1992-1993), p. 744. Pure F. Sorce, Litterini artistica di cui è partecipe pure Zugno, non sono replicati nelle figure tra le quadrature e di A. Scarpa Sonnino, Marco Ricci, Milano Bartolomeo, in Dizionario Biografico degli Ita- rivelando però gli stilemi più caratteristici di Fossati: Antonio nella tempera di palazzo 1991, pp. 17-25. liani, 65, Roma 2005, propende per una più cari a questo maestro. Gli antichi romani ed Gidoni trova connessioni con l’eroe classi- 4 Cfr. D. Ton, Giambattista Crosato pittore del Ro- consueta intitolazione del dipinto. egizi che percorrono i quattro grandi pro- co affrescato in un soffitto di palazzo Pisani, cocò europeo, Verona 2012, pp. 107-112. 9 Reso noto da G. Pavanello, Schedule settecente-

84 AFAT 32 Nuovi esempi di decorazione profana pittorica del Settecento veneziano 85 sche: da Tiepolo a Canova, “Arte in Friuli Arte spingono a pronunciare il nome di Bortolo mente alle parti propriamente ornamentali 35 Ivi, p. 49. Cfr. F. Haskell, Mecenati e pitto- a Trieste”, 18-19, 1999, pp. 67-69, poi erro- Litterini. della cupola, quell’“eccesso di decorazione ri. Studio sui rapporti tra arte e società italiana neamente attribuito ad Alessandro Marche- 18 G. Pavanello, Visita a palazzo Zen (e in casa An- minuta” (Ibidem) che non appartiene al re- nell’età barocca, Firenze 1966, p. 394. sini, su indicazione di Sergio Marinelli, da drighetti), “Arte Veneta”, 65, 2008, pp. 106-119. pertorio dell’associato, in questo cantiere, 36 Comunicatami da Francesca Paolini della casa M. Favilla, R. Rugolo, Dorigny e Venezia. Da 19 Ivi, p. 107. Mengozzi Colonna. d’aste Pandolfini di Firenze, che ringrazio per Ca’ Tron a Ca’ Zenobio e ritorno, in Louis Dorigny 20 E. Martini, La pittura del Settecento veneto, 25 Cfr. R. Pallucchini, La pittura nel Veneto. Il l’aiuto della ricerca. 1654.1742. Un pittore della corte francese a Vero- Udine 1982 [ma 1984], p. 556 nota 379, fig. Settecento, II, Milano 1996 p. 113. 37 Ringrazio i proprietari della perizia di Fiocco na, catalogo della mostra a cura di P. Marini, 896. 26 Ivi, p. 111. e delle fotografie d’epoca allegate che hanno G. Marini (Verona, Museo di Castelvecchio), 21 Pavanello 2008, p. 107. 27 A. M. Zanetti, Della pittura veneziana. Libri V, permesso la loro pubblicazione. Sul retro Venezia 2003, pp. 49-50. Cfr. Sorce 2005 e 22 Ibidem. Venezia 1771, p. 431. dell’Arrivo di Cesare Augusto c’è l’indicazione E. Negro, N. Roio, Alessandro Marchesini 1663- 23 Cfr. R. Domenichini, Girolamo Mengozzi Co- 28 Arti che vanno per via, Venezia 1785, ed. a cura delle dimensioni del dipinto, 290 × 677 cm. 1738, Modena 2010, pp. 62-63 cat. 29P. lonna, “Saggi e memorie di storia dell’arte”, di L. Moretti, Venezia 1968. 38 Su Minerbi, cfr. di recente M. Hochmann, La 10 Pallucchini 1995, p. 167. 28, 2004, pp. 241-243. Sull’attribuzione za- 29 Pallucchini 1996, p. 113: il riferimento dello famiglia Grimani, in Il collezionismo d’arte a 11 Cfr. Una villa e i suoi tesori 2001, pp. 33-41. nettiana si veda la nota successiva. studioso al “gusto del Dorigny” per il gruppo Venezia. Dalle origini al Cinquecento, a cura di 12 Pavanello 1999, p. 69. 24 A. M. Zanetti, Descrizione di tutte le pubbliche centrale, appesantito da antiche ridipintu- M. Hochmann, R. Lauber, S. Mason, Venezia 13 Cfr. Đ. Petravic´-Klaic´, Unutrašnje ured�nje pitture della città di Venezia e Isole circonvici- re, della cupola di San Nicola da Tolentino 2008, p. 220. palacˇe Vranyczany-Dobrinovic´ u Zagrebu, “Pe- ne, Venezia 1733, p. 361: “la cupola grande non sembra convincente per una sostanzia- 39 Cfr. N. Ivanoff, Zugno e Battaglioli, “Empo- ristil”, 40, 1997, pp. 117-130. Ho segnalato è dipinta cogl’adornati di Pietro Algieri, e le estraneità di linguaggio; sulla scorta della rium”, CXX, agosto 1954, pp. 67-77; G. M. l’opera con la corretta attribuzione in E. Luc- le figure di Gaetano Zompini, ma negl’an- fonte citata nella nota precedente è meglio Pilo, Francesco Zugno, “Saggi e memorie di chese, Istria e Dalmazia, in La Pittura nel Vene- goli vi fece gl’adornati Girolamo Mengozzi considerare la Trinità opera già “in sintonia storia dell’arte”, II, 1958-59, pp. 325-378. to. Il Settecento di Terraferma, a cura di G. Pava- Colonna, e le figure il detto Zompini”. Do- con gli epigoni ricceschi” (Ivi, p. 111). 40 Domenichini 2004. nello, Milano 2011, p. 440 n. 149. L’assenza menichini 2004, p. 241 reputa che Zanetti, 30 Cfr. O. Battistella, Della vita e delle opere di 41 Per un profilo, cfr. C. Palumbo Fossati, I Fos- di uno scorcio nella composizione consente intendendo con “angoli” i quattro pennacchi Gaetano Gherardo Zompini pittore nervesano del sati di Morcote, Bellinzona 1970, pp. 115-128; di non escludere l’ipotesi di una possibile alla base del tamburo della cupola, scrivesse secolo XVIII, Bologna 1930, pp. 34-41. L. Cannizzo, Fossati, Domenico, in Dizionario origine parietale del dipinto. “che Mengozzi Colonna abbia avuto in carico 31 Cfr. A. Vedova, in Bortoloni, Piazzetta, Tiepolo. Biografico degli Italiani, 49, Roma 1997, pp. 14 Metamorfosi, XI, 146-179. soltanto la realizzazione del festone ocra che Il ‘700 veneto, catalogo della mostra a cura di 489-490. 15 L’episodio è rappresentato anche in una delle corre alla base del tamburo stesso, al quale F. Malachin, A. Vedova, (Rovigo, Pinacoteca 42 E. A. Cigogna, Delle Inscrizioni veneziane tele di Peter de Coster a Noventa Padovana, con figurano appese quattro grandi cornici che di Palazzo Roverella), Milano 2010, pp. 238- raccolte ed illustrate, II, Venezia 1824, pp. Tmolo messo dalla parte opposta di Mida: cfr. contengono le raffigurazioni degli Evange- 239. A testimoniare una stretta vicinanza cro- 267-269; ripetuto in modo sostanzialmen- Una villa e i suoi tesori 2001, pp. 29, 41 cat. 7. listi. Si tratta per la verità, di un’opera assai nologica tra le decorazioni della cupola e della te invariato, dallo stesso E. Cicogna, Fossati 16 Pallucchini 1995, p. 170. poco significativa e anche abbastanza roz- Gloria di san Gaetano, cfr. Zanetti 1771, p. 361, (Domenico), in Biografia degli Italiani illustri 17 Ibidem. Tangenze tra Litterini e Antonio Ba- zamente eseguita, mentre assai di maggior che assegna a Bortoloni e a Zompini “le figure nelle Scienze, Lettere ed Arti del secolo XVIII e de’ lestra si ravvisano nel dipinto, noto da ripro- respiro appaiono gli ornati e le quadrature a chiaroscuro in campo d’oro” negli archi. contemporanei compilata da letterati italiani di duzione fotografica, Alessandro davanti al ca- dipinti nel resto della struttura, che il con- 32 Domenichini 2004, p. 173. L’assenza a palaz- ogni provincia, a cura di E. Tipaldo, II, Venezia davere di Dario recentemente attribuito, con il temporaneo Zanetti vuole del non meglio zo Zen di “un eccesso di decorazione minuta” 1835, pp. 200-201. pendant, al maestro veronese (M. Favilla, R. noto Algieri”. Riprendendo la fonte sette- (Ivi, p. 241) avvertita dallo studioso nella cu- 43 Per un elenco delle oltre sessanta opere con Rugolo, Per Antonio Balestra, “Arte Veneta”, centesca, sembra invece che il conoscitore pola di San Nicola da Tolentino escluderebbe scenografie di Domenico Fossati cfr. Palumbo 66, 2009, pp. 87-89): in questa tela, i con- veneziano (infallibile per le opere del suo dall’impresa profana il nome del sopra citato Fossati, 1970, pp. 116-119. torni segnati e il chiaroscuro greve, coniuga- secolo) abbia concentrato la sua descrizio- (cfr. nota 24) Pietro Algieri. 44 Cigogna 1824, p. 267. ti a una cura un po’ eccessiva per il dettaglio ne alla sola zona sommitale, indicando con 33 Nel catalogo dell’asta Pandolfini Firenze, Arre- 45 Cfr. Cannizzo 1997. del costume (dalle piume senza gran volume “angoli” della “cupola grande” le quattro di, Mobili e Dipinti antichi provenienti dalla fa- 46 Cfr. Pallucchini 1996, pp. 420-421. dell’elmo del macedone, alle regalia del per- finte aperture (fig. 5), ognuna occupata da miglia Antinori-Buturlin e altre proprietà private, 47 Sale 1380: New York, 17 giugno 2004, lot 28, siano, il cui scettro esce dalla stessa officina un angioletto di Zompini, impostate illu- 11-12 ottobre 2011, pp. 360-363 lotto n. 564. tempera su tela, 223,5 × 322,5 cm. che ha prodotto i manici della falce fienaia sionisticamente sopra i pennacchi con gli 34 Cfr. A. Mariuz, Le storie di Antonio e Cleopatra. 48 Non è escludibile che in loco siano rimaste del Cupido alle spalle del Tempo che rapisce la Evangelisti. Il nome di Pietro Algieri per gli Giambattista Tiepolo e Girolamo Mengozzi Co- delle decorazioni superstiti. Bellezza e dello specchio di Apollo in Croazia) “adornati” andrebbe allora riservato unica- lonna a Palazzo Labia, Venezia 2004, pp. 24. 49 Cfr. Pilo 1958-1959, p. 341.

86 AFAT 32 Nuovi esempi di decorazione profana pittorica del Settecento veneziano 87 50 Cfr. G. Pavanello, Costantino Cedini (1741- Bassano, Venezia 1775, pp. 222-223. 1811), “Bollettino del Museo Civico di Padova”, 56 Cfr. Mariuz 2004, p. 8; J. C. R. de Saint-Non, 61, 1972, pp. 194, 212. J.-H. Fragonard, Panopticon italiano. Un dia- 51 Cfr. la scheda di G. Pavanello, in Gli affreschi rio di viaggio ritrovato 1759-1761, a cura di P. nelle ville venete. Il Settecento, I, a cura di G. Pa- Rosenberg, Roma 1986, p. 386 catt. 212-213. vanello, Venezia 2010, pp. 172-177 cat. 41. La fortuna tra gli artisti del ciclo di affreschi 52 Ivi, p. 174. di Tiepolo a palazzo Labia è attestata già del 53 G. Pavanello, Giovanni Scajario pittore tiepole- 1752 con Joshua Reynolds, cfr. T. Pignatti, F. sco, “Arte Veneta”, XXXII, 1978, p. 423. Pedrocco, E. Martinelli Pedrocco, Palazzo 54 Cfr. Pallucchini 1996, pp. 287-289. L’Allego- Labia a Venezia, Torino 1982, p. 78. ria nuziale del 1776 è pubblicata da Pavanello 57 Mariuz 2004, p. 44. 1978, pp. 423-424. 58 Ivi, p. 75. Il saggio su palazzo Labia è riedito 55 G. B. Verci, Notizie intorno alla vita e alle ope- in A. Mariuz, Tiepolo, a cura di G. Pavanello, re de’ pittori, scultori e intagliatori della città di Verona 2008, pp. 489-523.

A Punishment of Midas decorates the staircase of the palace Vranyczany-Dobrinovic´ in , the croa- tian National Gallery of Modern Art. The large painting is a new work of Bartolomeo Litterini, an 18th artist mainly known as a religious painter. The Triumph of Diana in venetian palazzo Zen ai Frari is now attribu- ted to Gaetano Zompini and Girolamo Mengozzi Colonna: the ceiling is connected to decoration of the cupola in Tolentini’s church. Four new tempera paintings, with the History of Cleopatra, are presented: they were made by Domenico Fossati and Giovanni Scajario in 1776 for palace Gidoni-Bembo, Venice. [email protected]

88 AFAT 32 I conti Lantieri di Gorizia committenti di Rosalba Carriera e Francesco Pavona

Gloria Tronkar

Ci si propone qui di tracciare un resoconto so quel mezzo – polvere colorata, cui baste- delle novità che sono emerse nel corso del- rebbe un soffio per dissolversi- la pittrice le mie ricognizioni sul territorio goriziano, coglie, assieme alla grazia che lo sfiora, an- che riguardano sia il versante dell’opera che la transitorietà del sembiante: nel modo d’arte che quello delle fonti documentarie, più leggero, Rosalba suggerisce che la real- suo imprescindibile complemento1. L’o- tà di ogni individuo, la realtà di ogni volto riginario intento fu quello di indagare gli sono effimere”2. eventi che portarono la celebre pastellista Per questa famiglia nobiliare la pittri- veneziana Rosalba Carriera nel territorio ce realizzò diversi ritratti, alcuni dei qua- della Contea di Gorizia nel 1728 e di re- li andarono perduti durante le guerre che stituire il quadro storico e culturale in cui sconvolsero la zona. Testimonianza di tale l’artista si mosse, gli incontri, gli affetti e committenza è stata rinvenuta attraverso i risvolti che si originarono da quel breve gli inventari delle quadrerie settecentesche viaggio. del castello di Rifembergo, conservati negli La pittrice, che giunse nella piccola pro- archivi della famiglia, che riescono, seppu- vincia dell’Impero nella speranza di ritrarre re in modo parziale, a restituire un vivace Carlo VI, realizzò, invece, i ritratti di alcu- barbaglio del quadro culturale dell’epoca. ni alti dignitari che viaggiavano al seguito A questa esperienza si lega poi quella del dell’imperatore, dei dipinti si persero le pastellista di origine udinese, ma cosmpo- tracce e tutt’ora non è stato possibile identi- lita per vocazione, Francesco Pavona, spes- ficarli. A Gorizia Rosalba Carriera ebbe però so distrattamente etichettato come emulo modo di conoscere anche la nobiltà locale e della Carriera, che lascia alla città un cospi- fu soprattutto l’incontro con i conti Lantieri cuo lascito artistico, diviso tra i Musei Pro- che produsse le conseguenze più felici per vinciali e le collezioni Levetzow Lantieri, la storia del pastello nell’isontino. Tecnica una serie di ‘ritratti’ di Santi assai singolare unica quest’ultima in grado di racchiudere nella pur variegata produzione del pittore. i “volti, come fiori o farfalle in una teca di Si è voluto riconoscere in queste curiose cristallo”, che rese celebre e ricercatissima evenienze l’intervento di un committente Rosalba Carriera in tutta Europa: “attraver- comune, identificabile nella personalità del

I conti Lantieri di Gorizia committenti di Rosalba Carriera e Francesco Pavona 89 conte Livio Lantieri, sacerdote stravagante stessa lettera di pugno di Rosalba a far luce trichstein si conserva il ritratto a stampa a castello a Rifembergo. Di questo patronato e coltissimo amante delle arti, che si rivela, sulla mancata occasione e sulla scoperta figura intera nelle raccolte grafiche dell’Ö- artistico, si trova memoria negli inventari, attraverso le carte autografe, i volumi della speranza di essere chiamata a Vienna8. sterreichische Nationalbibliothek, tratto che registrano il contributo di numerosi biblioteca e le collezioni di dipinti, un raf- La pittrice annota l’esecuzione dei la- dal ritratto di Carl Agricola da Robert The- artisti21. Così, si tramanda, Livio raccolse finato conoscitore della coeva pittura vene- vori anche nel suo diario, con la consueta er. Qui è rappresentato molto giovane e con quasi duemila pezzi, tra dipinti e stampe. ziana e un mecenate per i pittori locali. Il laconicità: “settembre 1728 incominciato i tratti del volto fin troppo regolari e idea- Questa fastosa collezione di provincia è ri- conte riunì, infatti, nella remota vallata del il ritratto del Principe Sfancerberg, Die- lizzati. All’epoca in cui fu ritratto dalla ve- cordata pure da Antonio Dall’Agata, pittore Vipacco un raro gabinetto di pastelli. In un ctresten, e De Pour. Avuto dalli ultimi due neziana doveva avere 26 anni14. Del conte di e incisore, zio della pupilla di Rosalba Car- panorama che rimane, prevalentemente, di cinquanta ongheri”9. Di seguito si legge poi Paar invece, non è stato possibile reperire riera, Felicita Sartori22. respiro provinciale, ma che non fu sordo anche l’annotazione: “dalla Dama fatta in alcuna immagine, tuttavia, ricerche più ap- Di questo artista di origine pordeno- alle attrattive del colorismo veneto, furono i picciolissimo ovato di pastelli otto cecchi- profondite potrebbero certo riportare alla nese trasferitosi a Gorizia dopo l’alunnato committenti locali, nobili ‘asburgici’, come ni”. Essendo le uniche due registrazioni per luce qualche effige del nobiluomo, che fu veneziano presso Antonio Balestra, quasi gli Attems e i Lantieri, a richiamare nell’i- il mese di settembre non è chiaro se pure ritratto da Rosalba quando aveva 35 anni15. nulla sembra essere sopravvissuto23, eppu- sontino alcuni dei maggiori esponenti della il ritratto della dama sia stato eseguito a Per quanto riguarda il “Kavalier” Trautson re egli è attestato sia come pittore che come pittura veneziana dell’epoca3. Gorizia, tuttavia la forma ovale, non molto è possibile che si tratti di Johann Wilhelm incisore e cartografo ed è interessante che Come si è detto, Rosalba Carriera intra- consueta nella produzione della veneziana, Trautson Graf zu Falkenstein (1700-1775), si parli di miniature negli Atti degli Stati prese il viaggio a Gorizia nella speranza di potrebbe concordare con uno dei “2 Ritrat- che quindi all’epoca era ventottenne16. Provinciali, se si considera l’amicizia che lo poter ritrarre Carlo VI che doveva ricevere tini ovatti piccoli a pastella di mano della L’arrivo di Rosalba Carriera a Gorizia, legava sia alla Carriera, di cui era pressochè l’omaggio dei sudditi nei territori soggetti Rosalba” registrati nell’inventario Lantieri ignorato dalle cronache coeve, dovette però coetaneo24. Apprendiamo dalle lettere in- all’egida imperiale, visita motivata da ra- del 1753, di cui si dirà oltre. calamitare le attenzioni di un accorto esti- dirizzate dal pordenonese all’amica che egli gioni economiche e di cerimoniale, ma in Ancora tra gli appunti di mano della matore della pittura veneta, il conte Livio dovette lavorare sia per Francesco Antonio cui certo non dovettero mancare momenti Carriera si trova una lista di quadri, dove si Lantieri (1672-1738), sacerdote eccentrico, che per Livio, ma fu quest’ultimo probabil- di intrattenimento mondano e anche di in- trova tra gli altri il ritratto del “K.r Trautson che “rare volte celebrava” e assiduo fre- mente il suo più importante committente teresse artistico4. Non è tuttavia chiaro se del seguito del Imperatore a Gorizia”10, che quentatore di eventi mondani17. Non è chia- privato25. le fosse stato fatto un invito ufficiale o se per il riferimento al dignitario di Carlo VI ro in quale delle ville Lantieri Rosalba sia Altra sporadica notizia sul conte Livio ci l’ipotesi le fosse stata ventilata da qualche può essere assimilato ai lavori eseguiti in stata ospite: se presso di Francesco Antonio viene dal cronista Matteo Dragogna, anno- conoscente vicino agli ambienti della corte, quel periodo, forse non più a Gorizia, ma Lantieri nella villa Belvedere di Semona, tazione puntualmente rintracciata da Cos- come il cognato Antonio Pellegrini che sta- una volta rientrata a Venezia11. che già ospitò il giovane Goldoni18, o nel ca- sàr che fornisce un curioso aneddoto, l’ac- va lavorando a Vienna per la “nostra Augu- Secondo Neil Jeffares i soggetti dei tre stello di Rifembergo dove dimorava il conte quisto da parte del conte di alcune antiche stissima Imperatrice”5. dipinti sarebbero identificabili, in base a Livio Lantieri che fu noto per la sua erudi- tavole dipinte, a conferma della sua fama di Dalle corrispondenze private della pit- considerazioni di tipo cronologico con Karl zione e per l’amore per le arti19. Francesco collezionista presso i contemporanei26. Tra trice, già rese note da Bernardina Sani, si Maximilian Philipp Franz Xaver von Dietri- Antonio, che non fu particolarmente attivo i pochi volumi suserstiti di quella monu- apprende che qui Rosalba eseguì senz’altro chstein-Proskau V Fürst von Dietrichstein nelle commissioni private, fu però capa- mentale biblioteca27, molto significativo è il almeno i tre ritratti di altrettanti alti digni- (1702-1784); Adam Franz Karl Eusebius III ce di utilizzare la propria influenza per far ritrovamento del volume delle Rime di Anto- tari della corte viennese, tre “signoroni”, Fürst zu Schwarzenberg (1680-1732); Jo- assegnare importanti commissioni pubbli- nio Sforza, stampato a Venezia nel 1736 che come lei stessa li apostrofa: i principi di hann Leopold Graf Paar (1693-1741)12. che. A Giulio Quaglio, procurò, infatti, gli contiene, come noto, il ritratto dell’autore Dietrichstein e Schwarzenberg e il conte di Dello Schwarzenberg esiste un ritratto importanti incarichi di Lubiana e impegnò inciso da Felicita Sartori. Il testo fu pub- Paar6. conservato nel castello bavarese della fa- il pordenonese Antonio Dall’Agata con va- blicato in occasione della morte del poeta e Nelle cronache goriziane dell’epoca non miglia, in cui è raffigurato di età non troppo rie opere per gli Stati Provinciali20. contiene una prefazione di Gasparo Gozzi e è fatta alcuna menzione della pittrice7, ma lontana da quella che dovrebbe avere nel D’altro canto, pare che Livio fosse so- un componimento di Luisa Bergalli, moglie a dispetto delle fonti locali, è sufficiente la pastello di Rosalba e cioè 48 anni13. Di Die- lito ospitare letterati e artisti nel proprio di Gozzi, poetessa e intima amica di Rosalba

90 AFAT 32 I conti Lantieri di Gorizia committenti di Rosalba Carriera e Francesco Pavona 91 apprendiamo che allo scoppio della guerra, per misure prudenziali, le opere d’arte pro- venienti da Rifembergo furono trasportate a Gorizia29. L’elenco dei beni perduti a seguito dei bombardamenti stilato dai proprietari riempiva cinquantadue pagine30. Di Rosal- ba Carriera si menzionavano tre pastelli, racchiusi entro uguali ricche cornici dell’e- poca, già posti ad ornamento del salotto intimo della contessa, di cui ci rimane una fotografia. Secondo l’autore, due di questi furono ritrovati, mentre il terzo, che rite- neva il più bello e di cui resta l’immagine, fu tolto dalla cornice, ritagliato dal telaio e rubato31. Ranieri Mario Cossàr, invece, cita, come autografi della Carriera, un Ritratto del conte Livio Lantieri e quelli delle sue due nipoti. 1 - Rosalba Carriera (ambito di), Ci è pervenuto, invece, quello noto anche Ritratto di dama (Eleonora Lantieri?). come il Ritratto di Eleonora Lantieri (fig. 1), Gorizia, palazzo Lantieri che Šerbelj ha attribuito alla pittrice32. Que- sto dipinto venne reso noto nella mostra del Settecento goriziano a opera di Guglielmo Carriera28. Della Bergalli si è poi conservata Coronini, nella quale vennero esposti an- L’ Andria, edita nel 1727, una della serie del- che i pastelli di Francesco Pavona33. le commedie tratte da Terenzio e tradotte Nell’Archivio Storico della famiglia Le- in verso sciolto dall’autrice. Il tomo è sta- vetzow Lantieri, oggetto di un recente, mi- to contrassegnato come proprietà di Livio nuzioso riordino, è stato possibile reperire Lantieri. I due volumi testimoniano, da un alcune fonti piuttosto interessanti.34 Il pri- lato l’interesse del conte per la produzione mo documento è un inventario dei mobili poetica di Luisa Bergalli, disposizione in- di Rifembergo di mano del conte Livio che tellettuale che ancora una volta lo lega alla offre molti spunti sulla collezione del con- cerchia della Carriera e, inoltre, il primo te35. Il secondo è un inventario testamentale palesa il fatto, facilmente intuibile, ma non redatto nel 1753 in occasione della morte di provato, che Livio conoscesse l’opera di Fe- Giovanni Ignazio Lantieri, nipote ed erede licita Sartori, se non lei medesima e può far di Livio36. riflettere sull’idea che, forse, possedesse Il primo inventario considerato reca in qualche altro lavoro della sua mano. fronte una datazione approssimata , “a par- Dalla relazione di Moschetti sulla di- tire dal 1723” ed è scritto con la grafia spi- spersione e deterioramento del patrimo- nosa del conte Livio37. Il libretto fu annotato nio artistico nel primo conflitto mondiale dal conte per la propria personale cura del- 2 - Lista di pittori manoscritta stilata da Livio Lantieri. Gorizia, Archivio privato

92 AFAT 32 I conti Lantieri di Gorizia committenti di Rosalba Carriera e Francesco Pavona 93 la disposizione degli arredi e a tutela della tra “frutami e fiori”. Questi è da identificarsi Le ultime tre carte sciolte inserite a fine proposito di far stimare i dipinti a Gorizia52. memoria dei propri “tesori”. probabilmente con Paolo Paoletti (?-1735), volume, sicuramente coeve e recanti la me- Davvero molti sono gli anonimi dipinti Tra i moltissimi dipinti anonimi, tra pittore padovano specializzato nelle nature desima grafia presentano molte difficoltà di “a pastella”, quasi sempre con il cristallo a cui una notevole quantità di Santi e le ancor morte e attivo soprattutto a Udine, per i conti lettura. Hanno tutta l’apparenza di appunti protezione della fragile opera e con cornici più copiose “carte intagliate”, si trovano an- Caiselli, presso i quali visse a lungo42. presi “in corso d’opera”48. Infine un piccolo elaborate, quasi tutti sono concentrati nella notati i nomi dei pittori più richiesti38: alla Accanto a un dipinto raffigurante la Sa- progetto per l’allestimento della galleria dei camera di Livio e nel camerino adiacente: bolognese Anna Burrini spettano sei “pae- maritana si legge con molta difficoltà il nome quadri più importanti, dove compaiono an- trentadue raffigurazioni di Santi, un Reden- si”, nove “fiorami”, due Amori, sei “grandi”, dell’autore, che potrebbe forse essere “Tre- che opere di Tiziano, Padovanino e Rubens tore, due rappresentanti la Beata Vergine, un ventidue “picioli”, un “sopra porta”, un San visan”. Sappiamo che Rosalba Carriera cono- oltre a Balestra e a Liberi. Al Pordenone San Giuseppe, due “mediocri”, una Musa, una Francesco di Paola, il Ritratto del conte Livio, e sceva Angelo Trevisani, per il quale funse da sono attribuiti cinque quadri, senza sog- Testa di donna e un “quadretto alto una quar- alcune scene sacre, Lot [con le figlie], Rebecca mediatrice per un opera destinata all’Istria getto, nell’inventario che probabilmente ta” raffigurante Amorini. Si noti la curiosità al pozzo, Rebecca che parte, Giuseppe [che] in- e che anche Antonio Dall’Agata lo menzio- sono in realtà di mano del Fogolino. Se per dell’effetto che doveva fare la visione della terpreta i sogni. Tra i dipinti appuntati su carte na in una lettera, per cui l’ipotesi che una Tiziano, Padovanino e Rubens si può solle- camera del conte, ‘vegliata’ da circa trenta- sciolte si contano invece più di trenta ritratti, sua opera sia giunta nelle collezioni di Livio vare qualche dubbio sulle presunte attribu- cinque immagini sacre, tutte a pastello. tra cui conti, imperatori e, a volte, servi e ca- Lantieri non è troppo remota43. Il conte, anzi zioni, meritano, invece, qualche attenzione Nella cameretta attigua finalmente ci merieri e circa una cinquantina di dipinti di lo conosceva sicuramente, poichè lo men- i quadri assegnati a Liberi e Balestra. Il pit- imbattiamo in un’indicazione precisa per soggetto sacro, mitologico o di genere. ziona in una sorta di ‘lista’ dove annota tutti tore veronese, in particolare, che fu uno dei quanto riguarda l’autografia: “2 ritrattini Antonio Dall’Agata è invece autore di i più celebri pittori contemporanei accanto maestri di Rosalba Carriera, non è attestato ovatti piccoli a pastella di mano della Rosal- quattro “fiamengade”, probabilmente rap- ai quali è indicata la loro ‘specialità’ (fig. 2). in nessuna collezione friulana, sebbene si ba con suoi cristalli e suaza dorata”.53 presentazioni di genere o bambocciate, di Troviamo infatti i pittori di figura Sebastiano siano tentate delle attribuzioni poi lasciate Nella galleria erano esposti “il ritratto dieci raffigurazioni allegoriche di “Virtù e Ricci44, Antonio Balestra, Nicolò Bambini, cadere49. del signor conte Livio fatto a pastella con Vizi”, che si può pensare fossero particolar- Francesco Rosa (“Rosi”), Angelo Trevisani, Il confronto con l’inventario redatto nel suaza a lapislazoli con intagli dorati e suo mente ingegnose come quelle del presunto Girolamo Brusaferro, Giambattista Pittoni 1729 in occasione del testamento del cugi- cristallo facetato con altri 7 ritratti con- maestro Antonio Balestra39, di una Beata e Francesco Polazzo; Alessandro Marchesini no Francesco Antonio è eloquente: non si simili 5 Donne e due di Uomini con suaza Vergine e inoltre di Nostro Signore e sei Santi come pittore di figura “in picolo”; fra i paesi- menziona nemmeno un dipinto e certo non pure consimile”54. Si tratta quindi dei ri- e di dodici Teste di donna e dodici Mesi che sti elenca Luca Carlevarjis (“Luca di Ca’ Ze- perchè questo non fosse nelle possibilità tratti che la tradizione attribuisce alla Car- suggeriscono una elaborazione del soggetto nobio”)45, Antonio Stom, Marco Ricci e Bar- del Capitano della Contea che lascia, inve- riera: quello di Livio, per il poco che si può “alla maniera di” Rosalba Carriera, France- tolomeo Pedon; poi alcuni nomi meno noti: ce, ai suoi eredi, oltre all’ingente patrimo- giudicare dalla fotografia, impostato sui sco Pavona e Felicita Sartori. Paolo Paoletti, pittore di “fruti et herbe” e nio fondiario beninteso, solo una discreta tre quarti col volto parzialmente in ombra, A Francesco Pittoni ascrive ventiquat- un ignoto Gulio Paoletti (“Poleti”), pittore di quantità di servizi per il té, il caffè e la cioc- ricorda un po’ il Ritratto di giovane signore tro “ovati”, due “fiori”, quattro “paesi”, due bambocciate o, meglio, di “pitochi vechi” e, colata. Il che non è affatto in disaccordo con delle Gallerie dell’Accademia di Venezia o il “mezze figure”, uno raffigurante le Anime infine, un Domenichini paesista46. il ritratto del conte già tratteggiato dal gio- Ritratto d’uomo del Poldi Pezzoli di Milano, del Purgatorio, dieci Teste, quindici quadri Un anonimo ritratto “di pastella” del vane Goldoni50. ma sulla qualità nulla davvero si può dire55. “piccoli”, una Santa Lucia, un San Giovanni conte Capitano, cioè Francesco Antonio e Nell’inventario di Giovanni Ignazio Il Ritratto di dama ancora di proprie- Battista e un San Giuseppe40. uno del conte Livio provano che già alme- Lantieri non si stabilisce alcun prezzo per tà Levetzow Lantieri, tagliato appena sotto Di Pietro Liberi registra una Venere e no nel terzo decennio del secolo ci fosse un i dipinti e i mobili, mentre si valutano gli la spalla, in modo inconsueto rispetto la forse due “Studieti”, ma quest’ultimo sog- pastellista al servizio della famiglia, si tratta argenti e i preziosi51. Occorre credere for- prassi dell’artista, ricorda nell’impostazio- getto si legge con difficoltà41. dell’unico caso, in questo censimento dei se che il compilatore non fosse in grado di ne la Dama con mantello blu già a Dresda, o Alla mano di un “Poleti” sono assegnati: “mobili” in cui si specifica la tecnica del attribuirgli un valore piuttosto che ritenere anche il più maturo Ritratto di dama ancora tre “sopraporte”, cinquanta quadri di sog- dipinto, sottolineandone così il carattere che non fosse necessario stabilirlo poichè a Dresda56. Il taglio troppo ravvicinato che getto non precisato, dodici “cestelli”, sette peculiare e di novità47. almeno in un caso a margine è segnato il non lascia margine di dialogo con lo spazio

94 AFAT 32 I conti Lantieri di Gorizia committenti di Rosalba Carriera e Francesco Pavona 95 circostante si potrebbe imputare, forse, a La collezione si dimostra eterogenea sia un successivo ridimensionamento in segui- per quanto riguarda i formati che per la qua- to alle traversie che l’opera dovette subire57. lità esecutiva: si tratta, infatti, di sette ovali L’altro Ritratto di dama, impostato alla rappresentanti Santi, due dipinti rettango- stessa maniera, ma più vivace e malizio- lari maggiori con la Madonna e San Giuseppe so nell’espressione, è stato considerato da e un altro rettangolare, ma oblungo con la Morassi il più bello dei tre e così in effetti Visitazione63. Questi sono tutti stati consi- pare almeno per il poco che si può giudica- derati dal sistema di catalogazione regiona- re dalle fotografie. Qualche affinità la si può le con l’attribuzione a Francesco Pavona64. A riscontrare con la Donna in abito giallo a fiori questi va aggiunto un Cristo benedicente pas- bianchi già alla Gemäldegalerie di Dresda58. sato recentemente sul mercato antiquario e La serie di pastelli raffiguranti Santi altri due pezzi rimasti finora inediti, per un nell’odierna collezione Levetzow Lantieri è totale di tredici dipinti. tradizionalmente attribuita a Francesco Pa- Se si volesse ipotizzare un committen- vona, anche se la permanenza goriziana del te per questa serie di dipinti, Livio Lan- pittore non ha riscontri nei documenti, ma tieri è senz’altro un candidato ideale65. La di lui restano non poche opere, attribuitegli considerazione che va fatta a questo punto a partire dalla metà del Novecento dalla sto- riguarda la datazione, dato che la morte di riografia artistica locale59. Livio, avvenuta nel 1738 e che dovrebbe es- La serie di dipinti, estremamente affine sere quindi tenuta come ante quem, pone a questi ultimi, che si conserva presso i Mu- ulteriori difficoltà. Infatti, o si deve pensare sei Provinciali di Gorizia è pervenuta con al contributo di un differente artista, o que- il lascito del conte Carlo Coronini (1909): sti sono da considerarsi antecedenti a quelli rimane sconosciuta la precedente prove- che erano in possesso dei Coronini, datati al nienza. Si tratta di pitture sacre di piccolo 1740-1745, e, su base stilistica, è possibile formato, che si confanno a una devozione tenere per valida la loro realizzazione in una privata e quasi oggetto di amabile collo- fase più precoce, ma, allora, bisognerebbe quio, che nel goriziano sono assimilabili anche postulare diversi periodi di attività solo alla serie di palazzo Lantieri60. L’attri- del pittore nel goriziano. Tesi questa, che buzione a Pavona dei cinque pastelli è at- da una parte sarebbe pure sostenibile, visti testata nella tradizione familiare della no- i continui e repentini spostamenti del pit- bile famiglia goriziana e ripresa da Cossàr, tore – “un lampo non un uomo”66 - e sap- redattore degli inventari del museo, che li piamo che attorno al 1729-1730 opera in elenca alla voce “Pittori stranieri”61. La ri- Friuli67, ma che dall’altra non è suffragata da scoperta dell’artista udinese è promossa da traccia documentaria68. Guglielmo Coronini Cronberg nella mostra L’ovale con Santa Teresa d’Avila già con- sul Settecento goriziano che si tenne nelle siderato da Šerbelj69, data la grandezza e il sale di Palazzo Attems nel 1956, dove erano formato, è probablimente uno dei pastel- esposti i pastelli Levetzow Lantieri, sulla cui li così indicati nell’inventario: “12 Quadri autografia, tuttavia, l’autore del catalogo si ovatti di grandezza d’un brazzo fatti a Pa- 3 - Francesco Pavona, Santa Teresa d’Avila. Gorizia, palazzo Lantieri esprimeva dubitativamente62. stella con suoi Cristalli, e suaza dorata con

96 AFAT 32 I conti Lantieri di Gorizia committenti di Rosalba Carriera e Francesco Pavona 97 5 - Francesco Pavona, Santa monaca. 6 - Francesco Pavona, Santa Maria Gorizia, palazzo Lantieri Maddalena. Gorizia, palazzo Lantieri

4 - Francesco Pavona, Visitazione. Gorizia, palazzo Lantieri

intaglie di sopra rap[presentan]ti diversi Il dipinto raffigurante la Madonna si Santi” (il braccio corrisponde a circa 63-68 può confrontare, più che con l’Addolorata cm). La raffigurazione della santa differisce dei Civici Musei di Udine72, che Pallucchini in modo evidente dall’analogo soggetto dei è restio ad attribuire a Pavona, con analo- Musei Provinciali, tenue e pacata la secon- ghe rappresentazioni della Carriera o del- da, immaginata come un cero ardente la la sua bottega, come la Vergine con il libro prima (fig. 3). Anche la Visitazione, già ac- di Dresda, che presenta la stessa posa del colta dalla Precerutti Garberi, è stata pub- capo, gli occhi bassi, l’identico l’arco delle blicata da Šerbelj (fig. 4) 70. sopracciglia e la forma della bocca di cor- Altra Santa monaca appartenente alla reggesca memoria (fig. 7)73. Ancora utile nel collezione è quella nota come Santa Oliva confronto dei modelli, è la Vergine di Palaz- o Santa Chiara, che certamente non può zo Ducale, attribuita alla bottega di Rosalba identificarsi con quest’ultima per l’assenza Carriera74, ma si può guardare soprattutto degli attributi canonici come la lanterna o agli stessi modelli della ‘maestra’, i bolo- 7 - Francesco Pavona, Madonna. Gorizia, 8 - Francesco Pavona, San Giuseppe. l’ostensorio71 (fig. 5). gnesi e Correggio. Secondo De Renaldis, palazzo Lantieri Gorizia, palazzo Lantieri

98 AFAT 32 I conti Lantieri di Gorizia committenti di Rosalba Carriera e Francesco Pavona 99 9 - Francesco Pavona, San Pietro. Gorizia, 10 - Francesco Pavona, San Bruno. palazzo Lantieri Gorizia, palazzo Lantieri

13 - Francesco Pavona, L’Angelo custode. Gorizia, palazzo Lantieri

infatti, Pavona s’ingegnò “d’imitare la dolce rap[presentan]te il Redentore con sua- maniera di Guido Reni, preferita da esso a za doratta fatta con intaglio; L’altri due qualunque altra”75. rap[presentan]ti uno la B[eata]V[ergine] e Maria Maddalena è, invece, raffigurata l’altro S[an] Gioseppe con suaza fatta con di profilo, posa sostanzialmente mai uti- qualche intaglio dorata collorita a lapislazo- lizzata da Rosalba Carriera, se si eccettuano li con suoi cristali” (fig. 8). alcuni studi. Il pittore pone molta cura nel I tratti del volto del San Pietro, raffigura- delineare le mani della santa, altrove appe- to con le chiavi sul petto, con il naso gibbuto na abbozzate, qui tutte protese ad accarez- e la barba riccia e arruffata sono assai simili zare premurosamente il vaso d’unguento e a quelli del San Giuseppe della stessa raccol- non dimentica dei fili di perle di sapore ro- ta78. Gli azzurri e gli aranci fanno, ancora salbiano tra i capelli76 (fig. 6). una volta, da padroni nell’orchestrazione Il dipinto raffigurante San Giuseppe77 cromatica (fig. 9). è così ricordato nell’inventario, insie- Noto e talvolta pubblicato come Sant’I- 11 - Francesco Pavona, Santo Stefano. 12 - Francesco Pavona, San Francesco. me alle due opere simili per dimensioni: gnazio di Loyola un altro santo è tuttavia Gorizia, palazzo Lantieri Gorizia, palazzo Lantieri “3 Quadri parim[en]te fatti a pastella una caratterizzato dall’abito color bianco crema

100 AFAT 32 I conti Lantieri di Gorizia committenti di Rosalba Carriera e Francesco Pavona 101 con il cappuccio, che non è compatibile con ta pienamente quel carattere di ‘svaporata’ il santo gesuita, ma che è, invece, tipico de- bellezza che è propria del pastello, altri, gli ordini dei benedettini e dei certosini79 come il San Giuseppe, sono invece trattati (fig. 10). Tale Santo monaco, per l’attributo con un fare più duro e smaltato, con con- del teschio nella mano sinitra, l’abito e il torni decisi e volumi pieni, caratteristiche cranio rasato potrebbe essere identificato che non pregiudicano il risultato finale, ma con il certosino San Bruno80. che compromettono il naturale ‘flou’ della Fanno ancora parte della serie degli ovali tecnica. un Santo Stefano e un San Francesco, sostan- Per quanto riguarda il Cristo benedicen- zialmente inediti81. Pavona atteggia i suoi te84, si ha notizia che un soggetto analogo santi “nei gesti più convenienti a esprime- di mano del pittore era nella collezione del re la devozione del cuore: occhi lustri, collo compositore Johann Adolf Hasse, mari- torto”82. La pelle diafana del giovane santo to della cantante Faustina Bordoni, con la Stefano si riempe dei riflessi verdolini del quale viveva a Dresda. Il maestro possede- fondo, a dispetto della veste rutilante di va sicuramente tre opere di Rosalba – “un colore, rendendolo ancora più emaciato e Salvadore, una Madonna ed il ritratto di mia quasi evanescente (fig. 11). Il san France- moglie”, due ritratti in miniatura di Felicita sco, con il capo chino, pieno di mestizia, Sartori e un “Redentore del Pavone”85. e quasi scivolato dentro il rigido cartoccio A questi sono da aggiungere due dipinti del saio (fig. 12), è raffigurato in modo assai sostanzialmente mai considerati dalla cri- convincente ed è espressione della capaci- tica: un L’Angelo custode pensato come un tà del pittore di suscitare la commozione, pendant della Visitazione. Il pittore insiste dimostrandosi, come ravvisa Rodolfo Pal- ancora su schemi già collaudati, epidermidi lucchini, “sensitivo nella caratterizzazione eburnee spruzzate di lievi rossori, occhi la- psicologica”83. crimosi e gesti molli86 (fig. 13); e un San Pao- La serie dei pastelli non è perfettamente lo di piccolo formato, inquadrato al volto con omogenea dal punto di vista stilistico: al- l’elsa della spada in primo piano, un pastello cuni, come anche questo San Francesco ri- tutto giocato sul contrasto dei rossi arancio e velano una qualità esecutiva superiore, una degli azzurri, che trascolorano in modo re- trattazione più agile dello sfumato che esal- pentino anche sul volto del santo87 (fig. 14).

14 - Francesco Pavona, San Paolo. Gorizia, palazzo Lantieri

102 AFAT 32 I conti Lantieri di Gorizia committenti di Rosalba Carriera e Francesco Pavona 103 Note dell’”amica” goriziana di Rosalba Carriera aktion im habsburgischen Vielvölkerstaat 1699- non è mai stata precisata, date le circostan- 1815, Wien 2001, pp. 226-227; 308). Per il 1 Per il quadro complessivo a cui questo con- l’Imperatore Carlo VI a Trieste nel 1728, in An- ze, sarebbe ragionevole credere che si tratti quadro della situazione storico-artistica a tributo fa riferimento e per un’ipotesi di tra- tonio Vivaldi. Passato e futuro, Atti del Conve- o di una Lantieri, o, in alternativa, si potreb- Vienna si rimanda a Zava Boccazzi, in Vene- scrizione dei principali documenti reperiti gno internazionale di studi a cura di F. Fan- be considerare una corrispondente, Maria zia Vienna 1983, pp. 25-88. Particolarmente nell’archivio della famiglia Levetzow Lantie- na, M. Talbot (Venezia, Fondazione Giorgio Teresa Salburg, sposata a un Coronini, che significative all’inizio del secolo furono le ri e di cui si dirà oltre, si rinvia a G. Tronkar, Cini), Venezia 2009, pp. 161-177. Vengono è nota nell’episolario della pittrice per una commissioni del principe Johann Adam von Rosalba Carriera a Gorizia: i Lantieri commit- qui ricordati tra il seguito dell’imperatore sola, ma amichevole lettera del 1730. Liechtenstein (1657-1712) che si era rivolto tenti di pitture in pastello e i Santi di Francesco “il Serenissimo Principe Ereditario di Lo- 7 Cronaca per eccellenza dei fatti mondani a Fischer von Erlach, Pozzo, Rottmayr e Bel- Pavona, tesi di laurea magistrale in Storia rena [...] accompagnato dall’Eccellentissi- della città di Gorizia sono i diari della fami- lucci (Ivi, p. 85, note 10, 13 e 20) la cui ere- dell’arte moderna (relatore chiar.mo prof. mi Prencipi di Swarzenburg, Liechtenstein, glia di notai Dragogna, in corso di pubbli- dità fu raccolta dal nipote Joseph Wenzel von Giuseppe Pavanello; correlatore dr. Enrico Locoviz, Pio, Conti Paar, Martiniz, Altam, & cazione per interessamento dell’Istituto di Liechtenstein (1696-1772), amico di Anton Lucchese), Università degli Studi di Trieste, altri diversi Soggetti cospicui della Cesarea Storia Sociale e Religiosa. Cristiano Mene- Maria Zanetti e collezionista di , Dipartimento di studi Umanistici, a.a. 2012- Corte” (Ivi, p. 175). ghel, che si sta occupando della trascizione Chardin, Carriera e Liotard (Ivi, pp. 66; 72). 2013. Un doveroso ringraziamento a Caro- 5 F. Zava Boccazzi, Episodi di pittura veneziana del manoscritto mi ha gentilmente confer- Con i principi austriaci dovette esserci poi lina Levetzow Lantieri, Giuseppe Pavanello, a Vienna, in Venezia Vienna, a cura di G. Ro- mato che nessuna notizia di rilievo artistico, un ulteriore incontro quando l’artista fu a Enrico Lucchese, Lucia Pillon e Claudia Cro- manelli, Milano 1983, pp. 25-88, p. 42. per quanto riguarda questa ricerca, è ripor- Vienna nel 1730. Sappiamo che Rosalba con sera per il loro insostituibile aiuto. 6 B. Sani, Rosalba Carriera. Lettere, diari, fram- tata nei diari. la sorella Giovanna e il friulano Daniele An- 2 A. Mariuz, La pittura (I), in Storia di Vene- menti, 2 voll., Firenze 1985, pp. 490-491, n. 8 La confusione sugli eventi goriziani si gene- tonio Bertoli furono almeno in un’occasione zia. Temi. L’Arte, II, a cura di R. Pallucchini, 410. La lettera si data al 16 ottobre 1728 ed è rò a un solo anno di distanza, quando Pier ospiti degli Schwarzenberg (Ivi, pp. 528- Roma 1995, p. 287. indirizzata a Francesca Fontanelli Vezzani a Caterino Zeno, scrivendo ad Anton France- 530, lettera n. 442 datata 19 agosto 1730). 3 Sull’arte veneta nel territorio isontino, si Venezia, quindi l’artista era da poco rientrata sco Marmi nel tentativo di dare una succinta La sorella Giovanna scrisse alla madre Alba veda: R.M. Cossàr, Storia dell’arte e dell’arti- in laguna e descrive, senza ombra di dubbio, biografia sulla pittrice, afferma che di sua di essere stata ospite dello Schwarzenberg gianato in Gorizia, Pordenone 1948; L. Pil- quale fosse stato lo scopo del viaggio: “Invi- mano sarebbero i ritratti – quindi non sol- in visita col pretesto di “andar a vedere una lon, «Oltre lo specchio» committenza e cultura tata da una nostra amica a Gorizia nell’oc- tanto uno – dell’imperatore eseguiti, pre- certa machina fatta da un inglese, famoso nella Gorizia del Settecento, in I Lichtenreiter casione dell’andata colà dell’Imperatore, vi cisa, “a Gorizia, con l’occasione che vi fu di ciselatore, detto Mons. Laec nel giardino del nella Gorizia del Settecento, catalogo della andai con la sorella e vidi con gran piacere recente” (Sani 1985, pp. 803-804). L’artista Principe di Sfarcemberg, che fa lo stesso ef- mostra a cura di A. Antonello, W. Klainscek S.M. e li Principi del sangue e Cavalieri della riuscirà a recarsi a Vienna soltanto due anni fetto di quella di Merli, cioè a dire di condur (Gorizia, Castello), Gorizia 1981, pp. 36-46; cità a vicenda nella loro funcioni. Ebi l’onore più tardi. Si veda, sull’argomento, R. Pal- l’acqua in tre grandi reservatorij per far poi G. Bergamini, Arte e artisti veneti nel gorizia- di fare ben in fretta tre ritratti di quei signo- lucchini, Rosalba Carriera, in La pittura nel giocar le fontane di detto giardino. [...] Vi no, in Cultura veneta nel goriziano, Atti del se- roni, Principe di Sfancerber, di Didetrestein Veneto. Il Settecento, I, Milano 1995, pp. 255 e furono pure invitati il sig. Palavicini ed il sig. minario (Gorizia, ottobre-novembre 1990), e conte di par, e per la stessa fretta non ho ss. Secondo Zava Boccazzi: “Dobbiamo con- Bertoli con la famiglia Pisani e tutti assieme, Gorizia 1993, pp. 183-202; Id., Il Settecento in avuto la buona sorte di fare quello di S.M.”. statare, infatti, come tutti i pittori veneziani poi, si passeggiò per lo spazio di due ore”. Friuli: un secolo d’oro, in Giambattista Tiepolo. Palesando poi, poco oltre, come le fosse stata che furono in vari tempi, operosi, a Vienna, 10 Sani 1985, p. 748. Forme e colori. La pittura del Settecento in Friu- ventilata una probabile occasione di recarsi convergevano a quel “clan” che era venuto 11 Come spesso accadde alla pittrice, il lavoro li, catalogo della mostra a cura di G. Berga- a Vienna per compiere ciò che non gli era ri- formandosi attorno allo Zanetti e all’amica richiestole era tanto impegnativo quantitati- mini (Udine, Chiesa di San Francesco), Mi- uscito a Gorizia: “s’io avessi quello di passare Rosalba Carriera: il Bellucci, il Ricci, il Pel- vamente da dover essere costretta a promet- lano 1996, pp. 19-50; F. Šerbelj, La pittura per qualche mese a quella di Vienna (come legrini e Federico Bencovich” (F. Zava Boc- tere ai committenti di completare i ritratti barocca nel goriziano, catalogo della mostra c’è qualche apparenza)”. Esistono prove di cazzi, in Venezia Vienna 1983, p. 39). in un secondo momento, dopo aver eseguito (Ljubljana, Narodna Galerija), Ljubljana un unico viaggio a Gorizia nel 1728, compiu- 9 Sani 1985, p. 795. I Dietrichstein, gli solo qualche rapido abbozzo in una breve 2002; Barok na Goriškem. Il Barocco nel Gori- to insieme alla sorella Giovanna, così come Schwarzenberg, gli Auersperg, gli Stahrem- seduta di posa. A questo proposito, si può ziano, a cura di F. Šerbelj, Nova Gorica 2006; di un solo viaggio a Vienna nel 1730 e non è berg e i Trautson fanno parte dell’alta nobiltà ricordare un raro disegno della Carriera in C. Crosera, Friuli, in La pittura nel Veneto. Il stato finora possibile stabilire se la pittrice di origine cattolica che deteneva ampi poteri collezione privata a Strassoldo, raffigurante Settecento di Terraferma, a cura di G. Pavanel- procedendo alla volta della capitale dell’Im- e funzioni di prestigio all’interno dell’Im- Edward Walpole ed Henry Hyde Cornbury. lo, Milano 2011, pp. 363-404. pero, sia potuta transitare o perfino stazio- pero (K. Vocelka, Glanz und Untergang der Si veda E. Lucchese, Per la grafica di Rosalba 4 Si veda L. Cataldi, L’incontro di Vivaldi con nare in Gorizia una seconda volta. L’identità höfischen Welt. Repräsentation, Reform und Re- Carriera: i ritratti di Edward Walpole ed Henry

104 AFAT 32 I conti Lantieri di Gorizia committenti di Rosalba Carriera e Francesco Pavona 105 Hyde Cornbury, “Arte Veneta”, 62, 2005, pp. ra ecclesiastica, divenendo arcivescovo di Livio Lantieri come uno dei primi uomini tori-Hoffmann in Venedig und Dresden, “Zei- 130-135 e Id., in Rosalba Carriera «prima Vienna nel 1751, ed è quindi poco probabile della contea il quale “diresse il suo talen- tenblicke”, II, 3, 2003; C. Furlan, Pittura al pittrice de l’Europa», catalogo della mostra che fosse indicato come cavaliere. to alla coltura delle lettere: ma vivendo in femminile a Dresda: Rosalba Carriera e Felicita a cura di G. Pavanello (Venezia, Galleria di 17 Per le notizie su Livio Lantieri si veda A. campagna i suoi lumi non si dilatavano fuor Sartori Hoffmann, in Arte per i Re. Capolavori Palazzo Cini), Venezia 2007, pp. 116-117, cat. Stasi, “8 quadri d’un brazo e mezo”. Il destino del castello di Reifembergo; e la sua libreria del ’700 dalla Galleria Statale di Dresda, cata- 18. Si veda in merito: F. Moro, Un ritratto di di un complesso pittorico di casa Lantieri, in composta di scelte opere, la prima di tal ge- logo della mostra a cura di H. Marx (Udine, Rosalba Carriera nella Pinacoteca di Cremona e Marcello Fogolino a Gorizia. Ricostruzione di nere, che vide la patria, rimase inutile per chiesa di San Francesco), Udine 2004, pp. un problema inerente la grafica, “Arte Veneta”, un capolavoro disperso del XVI secolo, catalogo tutti gli altri”. Continua però dicendo: “era 107-114; R. De Feo, Vita e opere di Felicita 41, 1987, pp. 155-158; F. Russel, Drawings della mostra a cura di T. Perusini (Gorizia, naturale che il bel genio del conte Lantieri Sartori-Hoffmann (Sacile 1715-Dresda 1760), by Rosalba, “The Burlington Magazine”, 139, Palazzo della Torre), Gorizia, 2008, pp. 37- inspirasse in parecchi de’ nostri cittadini un in Arti e società in Friuli al tempo di Bartolo- 1128, march 1997, pp. 196-198. 72. uguale spirito per la coltura e per le scien- meo Cordans, Atti del convegno a cura di M. 12 N. Jeffares, Dictionary of pastellists before 18 Il padre del commediografo era infatti il ze”. Proseguendo, non a caso Morelli parla Grattoni d’Arcano (Udine, 1998), Udine 1800, London 2006. I dati aggiornati sono, medico di fiducia del Capitano della Contea dell’altro notabile collezionista del Sette- 2007, pp. 229-241. tuttavia, riportati solo nella versione online Francesco Antonio Lantieri che ospitò en- cento goriziano, e cioè Sigismondo d’At- 23 Su Antonio Dall’Agata si veda: A. de Vesme, del dizionario (www. pastellists.com), alla trambi per diversi mesi nel 1726. Episodio, tems, volendo così suggerire una possibile Le peintre-graveur italien, Milano 1906, p. voce Carriera, Rosalba, Pastels: named sitters ricco di gustosi aneddoti, ricordato nelle influenza culturale del conte Livio sulle suc- 509; S. Aloisi, Alcune precisazioni anagrafiche A-K, p. 8 (http://pastellist.com/Articles/ Memoires di Carlo Goldoni. Esiste un dipin- cessive generazioni di nobiluomini gorizia- su Antonio dell’Agata e Felicita Sartori, “AFAT Carriera1.pdf); Pastels: named sitters L-Z, pp. to, oggi in collezione Strassoldo, attribuito ni. Si veda C. Morelli di Schönfeld, Istoria Arte in Friuli Arte a Trieste”, 30, 2011, pp. 7, 11 (http://pastellist.com/Articles/Carrie- a Giuseppe Cignaroli, detto Fra’ Felice, che della Contea di Gorizia, III, Gorizia 1855, p. 79-82. Questi scrisse un libriccino comme- ra.pdf). I dati si intendono aggiornati alla raffigurerebbe il conte Francesco Antonio 141. morativo in occasione della visita di Carlo data dell’ultimo accesso al sito, maggio 2014. che assiste a un teatrino di burattini alle- 20 Francesco Antonio I, capitano di Gorizia dal VI, in cui offre pure un rapido, ma amoroso 13 Österreichische Nationalbibliothek, Bildar- stito dal Goldoni nella villa del Belvedere 1722 al 1729. A. Quinzi, Giulio Quaglio tra il sguardo sulla contrada, descrivendone i luo- chiv und Grafiksammlung, inv. 166.558-C. di Semona. Si veda C.E. Tincani, Goldoni Friuli veneto, la Contea di Gorizia e la Carniola, ghi e i personaggi più in vista. Del castello 14 Österreichische Nationalbibliothek, Bil- a Gorizia, “La panarie”, XXXVI, 136, 2003, in Artisti in viaggio 1600-1750 2005, pp. 193- Rifembergo “posto sull’eminente riva, che darchiv und Grafiksammlung, inv. PORT- pp. 24-33. La storica dimora goriziana dei 204. Sulle ville vippacensi dei Lantieri si conduce agli interni Monti del Carso” dice 00064388-01. conti Lantieri, nota come Schönhaus, sorge veda H. Seražin, Vila Belvedere na Zemonu pri che venne “ampliato con molte fabbriche, 15 Il conte di Paar nel 1722 fu nominato General ai piedi del colle del Castello e si affaccia su Vipavi, in Barok na Goriškem 2006, pp. 225- e belle passeggiate dall’Illustrissmo Sig. Erbland Postmeister (Vocelka 2001, p. 301) piazza Sant’Antonio, fortezza posta a guardia 237 ed E. Mulic, Zgodovina in razvoj arhiteku- Conte Livio Dottissmo Cavaliere, a cui pia- e nel 1728 gli fu dedicato un dramma musi- della porta orientale della città e ad oriente ture in okolja Vipave ter Vipavske doline, Vipava ce tutto ciò, che si può chiamar peregrino, o cato da Vivaldi intitolato Rosilena, ed Oronta: si estendeva il feudo dei Lantieri, paziente- 2011, pp. 103-104. gentile”. Questi “ha ammobigliato il Palazzo drama per musica da rappresentarsi nel Teatro mente incrementato con accorte politiche 21 Su questa artista, citata anche da Antonio al pari delli più ben forniti della Città, con di Sant’Angelo nel carnovale dell’anno 1728: matrimoniali, lungo la valle del Vipacco, Dall’Agata nella sua descrizione di Gorizia si una galleria di pitture di gran prezzo sì an- dedicata a Sua Eccellenza il signor Leopoldo del fino al cuore della Carniola. Per la storia dal- veda F. Šerbelj, Slikar Antoni Dall’Agata o sli- tiche come moderne, ma sopra il tutto non Sacro Roman Impero conte di Paar (Cataldi, in la famiglia Lantieri si veda F. Lechi, Lantieri kah Anne Borrini, in Barok na Goriškem 2006, bisogna, che io tralasci due rarità, che si Antonio Vivaldi 2009, passim). Una contes- di Paratico, in V. Spreti, Enciclopedia storico- pp. 365-373. trovano in questo, cioè una Libraria così nu- sa ‘de Paar’ è poi citata ancora in una lettera nobiliare italiana, Milano 1936, IV, pp. 47- 22 Su Felicita Sartori si veda: R. Pallucchi- merosa di Libri d’ogni materia, che poche se scambiata da Rosalba Carriera con Johann 48; Archivio Storico Provinciale di Gorizia, ni, Felicita Sartori, in La pittura nel Veneto. Il ne trovano pari in tutto il Friuli, e da questo Adam Wehrling che fu ispettore della gal- Memorie istoriche e genealogiche della famiglia Settecento 1995, pp. 266-280; B. Sani, Note eruditissimo Signore così ben abbellita, che leria del principe di Liechtenstein e che dei Conti Lanthieri, ms. 137. Inoltre, molte sulle cerchie artistiche e intellettuali intorno a ben mostra esser nelle Lettere esser il prin- informa anche dei contatti con il ritrattista informazioni sulla famiglia sono tratte dalla Rosalba Carriera: l’allieva Felicita Sartori, in cipal suo diletto; la seconda è una gran Sala Johann Gottfried Auerbach, il quale servì sia inedita relazione redatta da Lucia Pillon che Venezia, le Marche e la civiltà adriatica. Per fe- con numero di quadri di smisurata grandez- Carlo VI che Eugenio di Savoia (Sani 1985, p. ha curato il riordino dell’archivio privato dei steggiare i 90 anni di Pietro Zampetti, a cura di za dipinta tutta con gran spirito dalla Signo- 540; Zava Boccazzi, in Venezia Vienna 1983, Levetzow-Lantieri, che ringrazio per aver I. Chiappini di Sorio, L. De Rossi, Monfal- ra Anna Borrini [...]”. Quest’ultima era figlia p. 57). messo a mia disposizione il materiale delle cone 2003 (“Arte Documento”, 17/19, 2003), del pittore Giovanni Antonio, per il conte, 16 Johann Josef Trautson (1704-1757), venti- sue ricerche. pp. 494-499; H. Puhlmann, Eine Karriere im presso il quale la pittrice visse a lungo, re- quattrenne nel 1728, intraprese la carrie- 19 Già lo storiografo Morelli di Shönfeld indica Schatten von Rosalba Carriera. Felicita Sar- alizzò un cospicuo ciclo mitologico, soprav-

106 AFAT 32 I conti Lantieri di Gorizia committenti di Rosalba Carriera e Francesco Pavona 107 vissuto solo in parte e un autoritratto, oggi in lalto, consigliere intimo di Carlo VI. Nel 1724 Moschetti a p. 36; se ne trova copia in bianco lacune e “dimenticanze”. Solo a titolo d’e- cattivo stato di conservazione. richiese a Rosalba Carriera un ritratto di Lu- e nero di qualità non eccellente in ASL, Or- sempio, si noti come la memoria del pittore 24 Notizie tratte dagli Atti degli Stati Provincia- isa Bergalli e forse fu l’effettivo responsabile dinamento Dorothea Levetzow Lantieri, faldo- Antonio Dall’Agata sia già andata irrimedia- li da Cossàr 1948, pp. 160-163. Da non tra- della commissione a Felicita Sartori (P. Del ne 2, fasc. 6, Danni di guerra opere d’arte e Via bilmente perduta. Perciò, si capisce, quanto scurare poi anche la conoscenza, molto più Negro, Le relazioni di Rosalba Carriera e del- Lantieri divisione struttura palazzo. sarebbe stato interessante poter avere un in- superficiale, di Felice Ramelli, che era un la sua famiglia con il patriziato veneziano, in 32 Šerbelj 2002, p. 29. Non è possibile confer- ventario redatto alla morte di Livio, che, tut- esperto nella riproduzione in miniatura di Rosalba Carriera 1673-1757, Atti del convegno mare il nome della dama sulla base dei dati tavia, non è stato rinvenuto né nell’archivio opere degli antichi maestri (Sani 1985, p. 53). Internazionale di studi a cura di G. Pavanello acquisiti e il raffronto con gli alberi genealo- della famiglia né presso l’Archivio di Stato. Il 25 Scrive Dall’Agata: “ora dipingo alcuni quadri (Venezia – Chioggia 26-28 aprile 2007), Ve- gici della famiglia comitale goriziana. Que- conte, infatti, procedette a realizzare conti- per la Nobiltà, cioè per il Palazzo Pubblico; il rona 2009, p. 94 nota 183). ste indicazioni non si appoggiano, infatti, su nue migliorie nella sua dimora, creando am- Capitanio Lantieri me li ha fatti commettere 29 A. Moschetti, I danni ai monumenti e alle alcun documento storico, ma esclusivamen- pliamenti e “nuove fabbriche”, poiché nelle per darmi qualche risarcimento del danno opere d’arte delle Venezie nella guerra mondiale, te sulla tradizione orale tramandata dalla fa- carte d’archivio coeve si riscontrano paga- fatomi con tanta ingiustizia, ma il Cavaliere è IV, Venezia 1931, pp. 33-42. miglia dei Lantieri Levetzow, che ancora cu- menti per opere edilizie datate fino al 1730. morto, li deputati di poco animo, onde spero 30 Della originaria quadreria rimane un nume- stodisce ciò che rimane di quella collezione. Per cui non si può dubitare che anche la sua poco profitto” (Ivi, pp. 496-497). ro di opere davvero esiguo, se si considerano 33 Il Settecento goriziano, catalogo della mostra collezione dovesse essere continuamente 26 Biblioteca Civica di Gorizia, Manoscritti, i numeri tramandati dagli inventari e dalle (Gorizia, Palazzo Coronini-Cronberg), Go- incrementata fino alla sua morte (ASL, Ordi- Matteo Dragogna, Notabilia quaedam, ms. fonti storiografiche, questo principalmente rizia 1956. namento pre-ottocentesco, faldone 1, fascicolo 218, nota 1175, trascritta in Cossàr 1948, p. a causa delle devastazioni belliche, ma anche 34 A partire dal 2011 Lucia Pillon ha curato per 5, Documenti riguardanti la gestione del patri- 196. Questi otto pezzi di “bona mano” che i di un recente furto perpetrato nel 2008 che la Soprintendenza archivistica per il Friuli monio e l’esercizio di diritti giurisdizionali in gesuiti di San Pietro usavano come portelle ha causato la perdita di quindici tele. Alla Venezia Giulia il riordino e l’inventariazione Rifembergo, carte n.n.). per chiudere l’altare, per il numero e per la committenza dei Lantieri è da ascrivere, dell’Archivio Storico della famiglia Levetzow 37 La destinazione d’uso è evidentemente pri- destinazione d’uso, fanno pensare alle ta- inoltre, una serie imponente di tele di Fran- Lantieri. Il fondo, comunque lacunoso a vata: le sovrabbondanti abbreviazioni, gli vole del Fogolino – che Livio però forse ri- cesco Pittoni, di soggetto sacro e mitologico. causa delle perdite subite durante gli eventi acronimi che servono a catalogare la tipolo- teneva degli autografi del Pordenone -, già ASL, Ordinamento pre-ottocentesco, faldone 1, bellici, è risultato più cospicuo di quanto fi- gia di cornice, tutto ciò rende poco agevole la in collezione Lantieri, ora della Fondazione fasc. 5, carte n.n. Documento firmato e si- nora si pensasse. Si veda L. Pillon, L’archivio comprensione a un lettore moderno. Infine, Cassa di Risparmio di Gorizia. Egli, quindi, gillato privo di data, intitolato: Specifica del storico dei Levetzow-Lantieri. Note in margine la totale assenza di stime e valori pecuniari non solo commissiona opere ad artisti con- comando d’affittare nella casa dell’Ill.mo Sig.r al riordino, “Borg San Roc”, novembre 2012, può far escludere del tutto l’ipotesi che si temporanei oppure ordina in quadreria i di- Ferdinando Carlo Conte de Lantieri una con pp. 41-48; Ead., Archivio storico Lewetzow- tratti di un inventario da allegarsi ad un te- pinti di famiglia o dei regnanti per le sale di l’Inventario specifico delli effetti mobili d’esse- Lantieri, 2013, relazione tecnica che la stu- stamento. rappresentanza, ma ricerca e acquista pezzi re sottoscritta da Sua Eccellenza Sig.r Giuseppe diosa mi ha gentilmente consentito di con- 38 Nel conteggio dei dipinti si è fatta distinzio- antichi, veri o presuti tali. del S.R.I. Conte di Auersperg e consegnata a sultare. La documentazione più estesa risale ne tra le opere inventariate e quelle menzio- 27 Archivio Storico Lantieri (ASL), Ordinamen- mano del predetto Sig.r Ferdinando Carlo Co. proprio al XVIII secolo. Questa secondo la nate nelle carte sciolte inserite nel volume. to Dorothea Levetzow-Lanthieri, faldone 3, de Lanthieri. Cfr. F. Šerbelj, Il passato rubato, moda dell’epoca venne ordinata entro sette Poiché non è possibile distinguere le ripeti- fasc. 12, Casa Lantieri. Historisches. Regiment in Barok na Goriškem 2006, p. 507, figg. 4 e 5. volumi rilegati, che oggi si trovano inventa- zioni per un verso e per l’altro in queste carte Lantieri etc., b. Biblioteca in Vipacco, con elen- 31 Moschetti 1931, p. 35. La foto è stata pubbli- riati alla voce Ordinamento pre-ottocentesco. incluse a fine volume, non è sempre chiaro co edizioni superstiti. cata in A. Stasi, in Marcello Fogolino a Gorizia 35 ASL, Ordinamento pre-ottocentesco, faldone 1, se si parli di dipinti già eseguiti o commis- 28 Si confronti Sani, in Venezia, le Marche e la 2008, p. 39, mentre non è stato più possibi- fasc. 6, Inventario de’mobili che esistevano nel sionati. civiltà adriatica 2003, p. 495, fig. 3; 496. Fu le rinvenirla nell’archivio della famiglia. Si castello di Reiffenberg nel 1723 notato dal signor 39 Catalogo di quadri esistenti in casa del Sig.r D.n ancora la Bergalli a procurare a Felicita Sar- tratta dell’unica fotografia con i tre dipinti, Conte Livio. Giovanni D.r Vianelli canonico della Cattedrale tori l’incarico di incidere il Ritratto di Collal- di cui il centrale raffigurante il conte Livio. 36 Il documento si trova in ASL, Ordinamento di Chioggia, Venezia 1790, pp. 20-22: “Mer- tino conte di Collalto e quello di Gaspara Stam- Invece, l’immagine del ritratto di dama ru- Carlo Levetzow-Lantieri, faldone 2, fasc. 16, curio che apprende la Geometria. Vedi una pa, tratti rispettivamente da Jeremias Jacob bato attribuito alla Carriera che già era stata Inventar der Bibliothek im Schloss zu Wippach, donna acconcia il crine con bizzarria, che Sedelmayr e da Daniele Antonio Bertoli per resa nota da Antonio Morassi (Id., Gorizia n. 1, Inventario e stima della facoltà relitta di tiene un giogo nella sinistra, e colla destra la edizione del 1737, da lei curata, delle Rime nella storia dell’arte, in Gorizia nella storia, Giovanni Ignazio Lantieri. Per quanto accu- strigne al suo seno un Genio, da cui egli stac- di Gaspara Stampa (Ibid.). Da segnalare, poi nell’arte, nell’economia, Gorizia 1925, tavo- rato, se confrontato con l’inventario di Li- candosi, e in una mano avendo lo scartabello anche il ruolo di Antonio Rambaldo I di Col- la s.n.), è riproposta nella pubblicazione di vio stilato trent’anni prima, rivela già molte delle figure, ne fa con l’ altra la spiegazione.

108 AFAT 32 I conti Lantieri di Gorizia committenti di Rosalba Carriera e Francesco Pavona 109 Mercurio col pileo in capo, e col caduceo nezia nel 1715. Finora il pittore non era mai pietra, e sono registrati anche lavori in mi- memoria del loro autore. Si ricorda con pre- nella manca, lo guarda, e lo ascolta. Disegno stato considerato attivo nel goriziano. niatura: “2 detti ovali piccoli con suazetta in- cisione, invece, il ritratto “della Signora Ana a lapis nero, per invenzione, per tenerezza e 43 G. Fossaluzza, Lettere pittoriche fra l’Istria e tagliata et indorata ed un consimile della B.V. Borini Pitrice” e una trentina di quadri di per finitezza mirabile: in carta incollata so- Venezia: il conte Pietro Petronio Caldana, Ro- uno a oglio e due a miniatura” e “4 Ritrattini Baccanali e vari soggetti mitologici che or- pra la tela, al cui margine è scritto: Antonio salba Carriera e Angelo Trevisani, in Sic Ars a miniatura di meza quarta l’uno con suaza navano la sala, tutti di mano della bolognese, Balestra an. 1729”. Oppure: “La Virtù Signora Deprenditur Arte. Zbornik u cˇast Vladimira intagliata e dorata con suoi cristalli”. oltre a menzionare la “camera ove dormiva la del Tempo. Una donna, che si sta ritta colla Markovic´a, a cura di S. Cvetnic´, M. Pelc, D. 48 In un caso si tratta di tutti i dipinti richiesti sig.ra Anna Borini Pitoressa”. corona in capo, in vesta a mezza gamba suc- Premerl, Zagreb 2009, pp. 199-221. ad Anna Burrini, per lo più ritratti e soggetti 53 Sono gli unici pastelli per cui è specificato cinta con belli andari di pieghe, ha nella de- 44 Sebastiano Ricci e il nipote Marco erano ben di tematica mitologica; in un altro si tratta l’autore. L’ovale non è molto consueto nei stra un volume aperto; distesa la manca mano noti a Rosalba che li ritrasse entrambi (B. di ritratti “mancanti”, e quindi ancora da far lavori della Carriera quando non si tratti a un consimile tenutole aperto da un Genio. Sani, Rosalba Carriera 1673-1757. Maestra del eseguire, ad amici e parenti per poterli in- di una miniatura, ma non manca qualche Guarda in quel libro, che le presenta altro pastello nell’Europa ancien régime, Torino serire nella Galleria dei Ritratti, accanto alla esempio, come i due Autoritratti pubblicati Genio in aria; e alla rinfusa in sul suolo sono 2007, pp. 180-182, cat. 179-181). già lunghissima lista degli altri che sono già da Sani (Sani 2007, pp. 282-283, cat. 313; pp. altri libri. Magnifici pezzi di fabbrica con 45 La figlia del pittore di origine udinese, Ma- “in casa”; vi è poi un foglietto ancora più fitto 284-285, cat. 314). l’erba sopra si veggono: bocconi in terra gia- rianna, fu tra le allieve di Rosalba Carriera in cui al soggetto del dipinto sembra talvolta 54 Altri dipinti a pastello sono qui indica- cersi il Tempo fra uno zappone ed un vaso, da (Pallucchini 1995, p. 266). essere affiancato un destinatario, come se si ti, purtroppo in modo piuttosto generico: cui in gran copia discorre l’acqua. Disegno a 46 ASL, Ordinamento pre-ottocentesco, faldone 1, trattasse di regali o commissioni per conto due “ovali”, un “ritratto” e una Santa “d’una penna, e con grande bravura condotto sopra fasc. 2. Foglietto di piccole dimensioni, senza di terzi. quarta e meza”, due alti “mezo brazo” rap- la carta imperiale, in cui l’ Autore vi lasciò data, rilegato tra carte di vario soggetto e di- 49 Si veda sull’argomento S. Marinelli, Il Ve- presentanti una donna “chielata”, forse da scritto il suo nome: A. Balestra del.”. mensioni, risalenti agli inizi del secolo e non neto in Friuli. Osservazioni sull’arco del XVIII intendersi velata, e una “signora”, un altro 40 In questo caso accanto al nome di Pittoni oltre il 1730-1735. La grafia è quella di Livio secolo, in Artisti in viaggio 1600-1750. Presenze “ritratto alto 3 quarte”. sono indicate le lettere “g.e”, da intender- Lantieri. Il nome Domenichini compare con foreste in Friuli Venezia Giulia, Atti del con- 55 Sani 2007, pp. 220-221, cat. 224; p. 263, cat. si forse quale abbreviazione per “giovane”, una novantina di “paesi” di varie forme e vegno a cura di M. P. Frattolin (Passariano, 287. come nella “lista” reperibile in: ASL, Ordi- dimensioni nell’inventario, oltre ad essere Villa Manin, 21-22.23 ottobre 2004), Udine 56 Ivi, pp. 82-83, cat. 43; pp. 143, cat. 136; ma namento pre-ottocentesco, faldone 1, fasc. 2. menzionato anche nella già citata ‘lista’, an- 2005, pp. 155 sgg. Da segnalare la notevole anche il Ritratto di donna di ubicazione sco- G. Sassu, Pittoni, Francesco, in La pittura nel cora una volta con il solo cognome o sopran- presenza degli allievi del maestro veronese nosciuta, p. 173, cat. 168. Veneto. Il Seicento, a cura di M. Lucco, Vene- nome. Non è chiaro se si tratti di uno o più in Friuli: Cavaggioni, Rotari e Cignaroli. 57 Vaga somiglianza si riscontra con la Giovane zia, 2001, II, p. 862. pittori che eseguono paesaggi ‘alla maniera 50 ASL, Ordinamento pre-ottocentesco, faldone I, donna in collezione privata a Parigi, soprat- 41 Nell’inventario del 1753 non sono più men- del Domenichino’. Si sono inoltre rinvenuti fasc. 3, Carteggi dei conti Francesco Antonio († tutto per il forte contrasto tra il fondo in om- zionati studi di pittura, ritroviamo però dei altri appunti e biglietti con la grafia di Livio, 1729) e Livio Lantieri († 1738), carte n.n. bra e la piena luce del primo piano (Ivi, pp. “modelli”: “2 Quadri bislonghi di circa 3 alcuni trattano la compravendita di dipinti e 51 ASL, Ordinamento Carlo Levetzow-Lantieri, 118-119, cat. 105). quarte d’altezza rap[presentan]ti modelli di ordini di libri, ma i riferimenti sono troppo faldone 2, fasc. 16, n. 1. 58 Ivi, pp. 61-62, cat. 3. Dall’elenco dei mobili pittura”. scarni per tentare di ricostruirne il conte- 52 Come anticipato, alcune indicazioni degli stilato nel primo dopoguerra apprendiamo 42 S. Ticozzi, Dizionario degli architetti, sculto- sto. Tra le carte si conservano anche una se- autori si sono già perse: del Pittoni, ampia- un ulteriore particolare sui ritratti perduti, ri, pittori, intagliatori, Milano 1832, III, a.v. ; rie di fatture intestate a Livio Lantieri da un mente attestato nel 1723, ora si registrano che oggi conosciamo solo attraverso le ri- G. Bergamini, in La Galleria d’Arte Antica dei commerciante, tale Visini, per fornimenti ‘solo’ otto quadri rappresentanti “Deità” e produzioni in bianco e nero. Il conte era ve- Civici Musei di Udine. II. Dipinti dalla metà del di generi d’uso e spezie tra cui spicca la gran in modo più vago due “alti quattro quarte”, stito in abito blu, mentre la dama vestiva di XVII al XIX secolo, a cura di G. Bergamini, T. quantità di materiali per la pittura: terre e sette di Santi “alti 3 brazza” nella cappella, blu e giallo (Ordinamento Dorothea Levetzow Ribezzi, Treviso 2003, pp. 80-81, cat. 40- colori macinati, pennelli, materiali per la ma ci sono altri soggetti ancora riconosci- Lantieri, faldone 2, fasc. 6, n. 2, Elenco mobili 41; A. Craievich, Pittori di nature morte, fiori preparazione delle tele e vernici per la fini- bili come le due “mezze figure” che in prece- Palazzo Lantieri 1914?). e animali, in La pittura nel Veneto. Il Seicento tura. Le date coprono il periodo dall’ottobre denza gli venivano ascritte. Antonio dall’A- 59 Le vicende biografiche di Francesco Pavona, 2001, pp. 685-686; Idem, Una traccia vene- 1722 al maggio 1723 (ASL, Ordinamento pre- gata non è mai nominato anche se ci sono nonostante la discreta fama di cui godette in ziana per Paolo Paoletti, in L’impegno e la cono- ottocentesco, faldone 1, fasc. 3). ancora soggetti affini ai dipinti attribuitigli vita, soprattutto per la sua attività di ritratti- scenza. Studi di storia dell’arte in onore di Egidio 47 Le tecniche sono spesso specificate nell’in- nel 1723, come i cicli con i dodici Mesi, per sta e pastellista, sono avvolte nell’incertez- Martini, a cura di F. Pedrocco, A. Craievich, ventario più tardo. Si trovano ad esempio, cui è difficile credere che i suoi dipinti siano za. Si veda: Pallucchini 1995, pp. 280-285; Verona 2009, pp. 227-231. Paoletti lasciò Ve- oltre ai copiosi pastelli, pitture su rame o su stati alienati, ma, piuttosto, che si sia persa M. Precerutti Garberi, Profilo di Francesco

110 AFAT 32 I conti Lantieri di Gorizia committenti di Rosalba Carriera e Francesco Pavona 111 Pavona, “Commentari”, XIII, 1962, f. II, pp. la giovinezza del pittore, ovvero in un’epoca confronti Bergamini 2000, p. 167; 169. nizzata, divenne molto popolare durante l’e- 128-144; L. Da Lio, Francesco Pavona pittore in cui non aveva ancora mai lasciato il Friuli. 68 L’unica fonte che associa il pittore alla cit- tà della Controriforma (L. Réau, Iconographie del Settecento in Friuli, “Quaderni dell’Acca- Sebbene esuli, in parte, da questo contesto, tà resta De Renaldis, il quale informa che de l’art chrétien, Iconographie des saints, III, demia Udinese di Scienze, Lettere e Arti”, 9, va rimarcata la problematicità della tendenza la contessa goriziana Barbara Conti aveva Paris 1958, 3, p. 1006; 2, p. 684). gennaio-giugno 2000, pp. 26-31; G. Berga- che si è verificata in regione, ad attribuire a ereditato dal cavaliere Pietro Valvasone di 72 Scheda SIRPAC n. D 425. Secondo Pallucchi- mini, Pitture chiesastiche di Francesco Pavona, Francesco Pavona un sovrannumero di ope- Maniago un modelletto per una pala d’alta- ni i due “mediocri” ovali dei Civici di Udine, “Arte Documento”, 14, 2000, pp. 166-171; re, spesso di non eccelsa qualità e soprattutto re che gli era stata regalata dal pittore, dopo un’Addolorata e un Ecce homo, potrebbero P. Roli, Schede per Ruschi, Balestra, Pavona, chiesastiche, complice la peculiare indo- che andò deluso l’intento di realizzarla per anche corrispondere agli inizi dell’attività “Arte Veneta”, XXXII, 1978, pp. 362-365. le del pittore ad appropriarsi di idee e cifre Augusto III (G. De Renaldis, Della pittura del pittore, ma vi riconosce solo “un gene- 60 Si tratta di cinque pastelli di analogo for- stilistiche di altri artisti (L. Da Lio, Francesco friulana. Saggio storico, Udine 1798, p. 94). rico barocchismo provinciale” (Pallucchini mato, rappresentanti altrettanti santi, per Pavona: note per l’aggiornamento del suo catalo- A Dresda Pavona deve senz’altro aver cono- 1995, p. 281; A. Ottogalli, in La Galleria d’Ar- i quali non sempre si è correttamente de- go, in Barok na Goriškem 2006, p. 431). sciuto Felicita Sartori che all’epoca realiz- te Antica 2003, pp. 132-133, cat. 104-105). cifrata l’iconografia. Così, per il dipinto 63 Per quanto riguarda l’uso del formato ovale zava miniature per il re di Polonia. Si veda 73 Per il confronto si veda Sani 2007, p. 231, pubblicato solitamente come San Lorenzo, per Francesco Pavona se ne ha notizia, oltre anche T. Liebsch, Il soggiorno di Francesco Pa- cat. 238 e per la posa delle mani premute sul attribuzione da scartare in favore dell’i- che nei due pezzi realizzati per la chiesa dei vona a Dresda e la pittura a pastello della metà petto valga quale riferimento anche la Mater dentificazione come San Filippo Neri, lettu- Padri Filippini e ora ai Musei Civici di Udine, del secolo XVIII alla corte sassone, “Memorie dolorosa della stessa galleria (Ivi, pp. 232- ra avanzata da Ferdinand Šerbelj (Id. 2002, anche nella Nota dei quadri dell’Oretti, dove storiche forogiuliesi”, LXXXIV, 2004, p. 119. 233, cat. 239). p. 108). Un’altra santa non riconosciuta in si menziona una Sacra famiglia in “ovata pit- Si può ritenere che il pittore abbia raggiun- 74 A.D. Basso, Otto “mezze figure a pastella” nella modo unanime è stata pubblicata talvolta tura”, mentre Jeffares segnala una Madon- to la città mentre era sulla via per Dresda o collezione del Palazzo Reale a Venezia, in Ro- come Santa Chiara, sembra tuttavia ragione- na con il Bambino ovale passata sul mercato quando fece rientro in Italia. La questione, salba Carriera 2009, p. 267, fig. 10. In Sani vole riconoscerla come Santa Teresa d’Avila, antiquario milanese: N. Jeffares, Pavona, dunque, è tutt’altro che risolta e anche con- 2007, p. 235, cat. 244, come Madonnina in ipotesi già avanzata da Cossàr (Id. 1948, p. Francesco, voce in Pastel & pastellists, edizio- siderare l’idea che quivi operassero uno o collezione privata a Venezia. 224; Šerbelj 2002, p. 114). Nel Sant’Ignazio ne online, novembre 2013, p. 3 (http://pa- più pastellisti ancora anonimi porterebbe 75 Renaldis 1798, p. 93. di Loyola la fisionomia e la posa piena di me- stellists.com/Articles/PAVONA.pdf). Jeffa- ad aprire ulteriori interrogativi di non facile 76 Scheda SIRPAC n. D 422. Il pittore realizzò stizia del santo sono confrontabili con l’olio res accoglie nel suo dizionario tutti i pastelli soluzione. un analogo soggetto per Giovanni Savorgnan raffigurante il Beato Matteo Carrieri del con- catalogati nel sistema informatico e anche 69 Scheda SIRPAC n. D 418; Šerbelj 2002, pp. nel 1730 (Bergamini 2000, p. 171, nota 15) vento francescano di Cormons non accolto il Cristo della Stadion, ma identifica i primi 114-115, cat. 27. e sia Gradenigo che De Renaldis ricordano in modo unanime (Šerbelj 2002, pp. 116- con delle miniature, forse a causa della cat- 70 Scheda SIRPAC n. D 426 (come Sant’Anna e che una delle ultime opere – “di tutte l’opere 117, cat. 28), mentre il Beato Pietro Gonzales tiva qualità delle fotografie. Santa Elisabetta). Precerutti Garberi 1962, sue la più insigne” – fu una Maddalena pe- Telmo di Cormons è avvicinabile all’espres- 64 Sistema Informativo Regionale del Patrimo- p. 130; Šerbelj 2002, pp. 112-113, cat. 26. nitente realizzata per i suoi primi mecenati, sione del San Filippo Neri (Šerbelj 2002, pp. nio Culturale (SIRPAC). Le schede redatte 71 Scheda SIRPAC n. D 427 (come Santa Chia- i Caprara di Bologna (Precerutti Garberi 118-119, cat. 29). La finissima acconciatura dal Centro Regionale di Catalogazione e Re- ra). Precerutti Garberi ha avanzato il nome 1962, pp. 141-142). di perle della Santa Lucia non può non richi- stauro dei Beni Culturali per dieci dei tredici di santa Oliva, sulla base del ramoscello 77 Scheda SIRPAC n. D 429. La devozio- mare quelle di moltissime teste allegoriche dipinti di Francesco Pavona in collezione tenuto nella mano dalla religiosa, che, seb- ne a questo santo, protettore dei territori di Rosalba Carriera e lo stesso si può dire Levetzow Lantieri sono di tipologia D (di- bene non perfettamente riconoscibile, è dell’Impero, è attestata in maniera cospicua della impalpabile veste che vela appena il segno) datate al 1984 senza indicazione del assimilabile a una pianta d’ulivo per le ca- nelle collezioni settecentesche della zona. petto della Santa Apollonia. compilatore. ratteristiche foglie di tono grigiastro, strette 78 Scheda SIRPAC n. D 419. 61 A. Delneri, in La pinacoteca dei Musei Provin- 65 Si potrebbe in alternativa pensare che sia e acuminate (Id. 1962, p. 130). Tuttavia, il 79 Scheda SIRPAC n. D 420 (come Sant’Igna- ciali, a cura di A. Delneri, R. Sgubin, Treviso stato il nipote Giovanni Ignazio a raccoglier- culto di questa santa palermitana non è fa- zio di Loyola). Da Lio, in Barok na Goriškem 2007, pp. 64-65, cat. 21-22; pp. 66-67, cat. li, anche se quest’ultimo non pare distin- cilmente inseribile nel contesto territoriale, 2006, p. 431. 23-25 con bibliografia precedente. guersi per la passione del collezionismo. ma non è da scartare l’ipotesi che il nome 80 Réau 1958, 1, p. 249 e ss. 62 Il Settecento goriziano 1956, p. 50. In seguito 66 F. Algarotti, Opere, XIII, Venezia 1794, p. 121. della santa fosse gradito al committente per 81 Rispettivamente Scheda SIRPAC n. D 421 e Precerutti Garberi, che ebbe il merito di re- 67 In questo periodo infatti realizzò il ritratto l’assonanza con il proprio, Livio appunto. Al Scheda SIRPAC n. D 428. digere il primo organico profilo sull’artista, dell contessa Gorgo di Udine, i dipinti del- ramo d’ulivo è anche associata, considerato 82 Mariuz 1995, p. 261. sarebbe tornata a considerare le due serie la parrocchiale di Flambro, uno in quella di l’etimo greco del nome, la raffigurazione di 83 Pallucchini 1995, p. 283. proponendo una datazione compatibile con Bertiolo più altri per conto del Savorgnan. Si Irene da Roma. Sebbene non sia stata cano- 84 Catalogo Stadion Casa d’aste, Oggettistica del

112 AFAT 32 I conti Lantieri di Gorizia committenti di Rosalba Carriera e Francesco Pavona 113 ’900, argenti e orologi da polso. Arredi gioielli quelle, sempre originali, dei pastelli dei Mu- e oggettistica marinara. Dipinti antichi prove- sei Provinciali. nienti da Palazzo Lantieri di Gorizia e da altre 87 Inedito. Nell’inventario tra i pastelli non in- collezioni, dipinti del XIX e XX secolo. Arte mo- dicati come ovali, e quindi di canonica forma derna, arte contemporanea e una collezione de- rettangolare, ve ne sono inoltre menzionati gli anni anni ’60-’70, Trieste 2012, pp. 60-65, “altri dodici quadri fatti a pastella con sua- lotti n. 261-265. Si veda l’analogo soggetto di zetta doratta con un piccolo intaglio sopra Palazzo Ducale attribuito alla bottega di Ro- rappresentanti diversi santi pure con suoi salba Carriera e gli altri dipinti di soggetto cristalli e altri otto quadretti d’una quarta simile, ma con taglio incentrato sul volto, già pure a pastella con suoi cristalli e suaza do- a Dresda con i quali però questo pezzo non è rata rap[presentan]ti diversi santi”. La serie in grado di reggere il confronto qualitativo. di otto, di piccolo formato (la quarta corri- Si confronti Basso, in Rosalba Carriera 2009, sponde a circa 16-17 cm), non è attestata p. 267, fig. 11 e Sani 2007, pp. 278-279, catt. nelle odierne collezioni, mentre di quella 306; 307; 308. di dodici, con il “piccolo intaglio sopra”, il 85 U. Mehler, Rosalba Carriera: considerazioni San Paolo risulta l’unico superstite. In pa- sulla formazione artistica, in Rosalba Carriera lazzo Lantieri si conservano altre due cornici 2009, pp. 177, 180, note 40, 45. identiche, ora contenenti opere ottocente- 86 Inedito. Le cornici di questo dipinto e di sche, ma che forse erano in origine destinate quello con la Visitazione sono avvicinabili a a proteggere le altre effigi dei santi.

The survey started from three nowadays still missing portraits of the entourage of the Emperor Carl 6. painted by Rosalba Carriera in 1728 in Gorizia, depicting: Karl Maximilian 5. Fürst von Dietrichstein; Adam Franz 3. Fürst zu Schwarzenberg; Johann Leopold Graf Paar. Therefore the article faces the remarkable patronage in pastel painting of Count Livio Lantieri, who commis- sioned several portraits of his family to Rosalba Carriera and an impressive set of Saints to Francesco Pavona. The research had been mainly carried out at Lantieri Levetzow Historic Archieve, by recovering two furniture’s inventories, dating at the first half of the XVIII Century, an unexpected art collection witness. [email protected]

114 AFAT 32 Doni di papa Rezzonico per Venezia e Padova

Francesca Stopper

Un papa veneziano sul trono di Pietro. Il 6 li, volute e comparti a scaglie è ripetuto lo luglio 1758, dopo aver retto l’episcopato pa- stemma della famiglia Rezzonico, coronato dovano per più di un decennio, il cardinale dalla tiara papale e dalle chiavi decussate Carlo Rezzonico ascese al soglio pontifi- (fig. 2). Il coperchio, impostato su un orlo cio con il nome di Clemente XIII. Nei mesi sagomato, dopo una strozzatura si espande seguenti, il neoeletto elargì doni munifici, in una sorta di bulbo compartito da fasce quali suppellettili e paramenti liturgici, alla verticali con elementi vegetali in facce, rac- chiesa di San Felice di Venezia e alla catte- chiudenti cornici a volute e conchiglie; al di drale di Padova in segno di riconoscenza. sopra, si erge una crocetta apicale. Proprio dalla città lagunare possiamo pren- La pregiata suppellettile dovette attirare dere le mosse per illustrare alcune novità l’attenzione dei contemporanei: in un volu- sui preziosi omaggi e sulle loro vicende. me manoscritto dedicato alle Chiese vene- La famiglia Rezzonico, quando nacque il ziane, appartenente alla celebre raccolta di futuro pontefice, nel 1693, risiedeva nella memorie patrie del nobile Pietro Gradeni- parrocchia di San Felice, in affitto nel poco go, si racchiude un disegno a penna acque- distante palazzo Fontana; soltanto alla metà rellato che la raffigura (fig. 3), con iscritto del Settecento si trasferì nel fastoso palaz- in calce: “La Sacra Piscide d’argento, uno zo già dei Bon sul Canal Grande, a San Bar- delli Doni impartiti alla Chiesa di S. Feli- naba. Per onorare la chiesa di San Felice, ce dal Pontefice Clemente XIII. Rezzonico ove era stato battezzato, Clemente XIII, nel l’Anno 1759. in rimembranza d’essere stato 1759, vi inviò una Pisside in argento e ar- egli battezzato nella Parochiale medesima gento dorato (fig. 1)1. Su una base mistilinea l’anno 1693. 30 Marzo” 2. modanata, si innesta il piede del vaso sacro L’occhio vigile di Gradenigo, erudi- con corpo leggermente rigonfio, partito in to illuminato e connoisseur, si era fissato campi decorati da foglie d’acanto e cartou- sull’opera senza dubbio per la prestigiosa ches. Il nodo fortemente svasato e impre- committenza e per la qualità, dal momen- ziosito da cherubini aggettanti e conchiglie to che tra le sue notule la definiva “di vago si raccorda alla coppa semisferica inglobata lavoro”3. Degna di entrare quindi a far parte in un elaborato sottocoppa, ove tra riccio- della sua raccolta, ordinata secondo un cri-

Doni di papa Rezzonico per Venezia e Padova 115 1 - Michelangelo Tucci, Pisside. Venezia, chiesa di San Felice 2 - Michelangelo Tucci, Pisside, particolare. Venezia, chiesa di San Felice

116 AFAT 32 Doni di papa Rezzonico per Venezia e Padova 117 terio tassonomico, il nobiluomo veneziano fece riprodurre la pisside nel nostro dise- gno da uno dei suoi collaboratori di fiducia. Oltre ad accoliti impegnati nelle trascrizio- ni di volumi e documenti, Pietro Gradeni- go, come ricorda Moschini illustrandone il metodo di lavoro, si avvaleva di disegnatori che, recandosi sul posto, traevano copie dal vero4. Tra questi il più noto è Giovanni Gre- vembroch – cui spettano i volumi intitolati Monumenta veneta ex antiquis ruderibus, tem- plorum collecta (ms. Gradenigo-Dolfin 228), Gli abiti de veneziani di quasi ogni età (ms. Gradenigo-Dolfin 49) e Varie venete curio- sità sacre e profane (ms. Gradenigo-Dolfin 65) – che verosimilmente eseguì la prova grafica in esame5. La Pisside di San Felice risulta perfet- tamente riconoscibile nel disegno, eppure soltanto lo studio diretto consente di ap- prezzare nella sua complessità il vocabo- lario ornamentale dispiegato, proprio del gusto rococò di cui l’opera è espressione, e le sue qualità cromatiche, esaltate dal- la lavorazione dell’argento a granito, che si contrappongono alle superfici lasciate a specchio. L’oggetto liturgico ha goduto di una di- 4 - Pianeta, stola, manipolo e chiroteche. screta fortuna: venne esposto nel 1929, in Venezia, chiesa di San Felice occasione della mostra Il Settecento italiano, e nella successiva rassegna Argenterie sette- centesche sacre e profane, con una generica manufatti nel cosiddetto ‘stile San Marco’, attribuzione all’ambito veneto che ci pare quali la Pisside della chiesa di San Silvestro a fuorviante6. La pisside non presenta, infat- Venezia, né con oggetti dall’ornato più ela- ti, caratteristiche stilistico-formali tipiche borato, come l’esemplare di San Moisé7. dell’area veneta, ove fin dal XVII secolo si Il repertorio ornamentale rococò si svi- prediligevano manufatti dalla coppa rigon- luppa qui in un’accezione architettonica fia, coperchio a cupolino e superficie solita- volta all’enfasi plastica delle membra e dei mente liscia, la cui decorazione era affidata motivi lavorati a sbalzo, che induce a sug- 3 - Giovanni Grevembroch, La pisside donata da Clemente XIII a modanature e a filettature concentriche gerire una lavorazione centro-italiana, più alla chiesa veneziana di San Felice. Venezia, Biblioteca del Museo Correr incise. Non si apparenta neppure con i precisamente romana. Si tratta di una pro-

118 AFAT 32 Doni di papa Rezzonico per Venezia e Padova 119 posta che è convalidata dal bollo camerale dello Stato Pontificio impresso sulla lami- na (ombrello pontificio con le due chiavi incrociate) e dal marchio di un argentiere romano, recante la lettera T entro campo circolare, attribuibile a Michelangelo Tucci, con bottega al segno delle Spighe presso la chiesa di Santa Barbara8. Oltre alla pisside, i pievani di San Felice vennero decorati da Clemente XIII del ti- tolo di notari apostolici e del “privilegio di vestire abito prelatizio in qualunque solen- nità della loro chiesa, per cui derivò a essi anche il titolo di monsignori”, e omaggiati inoltre di “una magnifica pianeta di super- bo e prezioso lavoro”, con stola, manipolo e chiroteche (fig. 4) 9. Ma anche altre chiese veneziane furono oggetto di ricchi doni: la chiesa di San Barnaba, ad esempio, ricevet- te una pianeta con stola, manipolo, busta e velo omerale in lama d’oro e fondo violaceo con ornamenti ricamati e stemma papale, confluita, a seguito delle soppressioni del 1810, nella chiesa dei Carmini10. E ancora, com’è noto, papa Rezzonico offrì, con breve diretto al doge e alla Signoria, la Rosa d’oro nel primo anno del suo pontificato (fig. 5)11. Il mecenatismo di Clemente XIII fu rivolto in special modo a Padova e al ter- ritorio della sua diocesi, essendo stato in precedenza vescovo di quella città, come si è già ricordato nell’incipit12. Un inventario della Cattedrale datato 1760, ma contenente anche aggiunte posteriori, elenca i nume- rosi doni di papa Rezzonico, senza omet- tere i manufatti commissionati durante il suo episcopato13: oltre a calici, reliquiari e paramenti liturgici, si ricordano, tra i pre- 5 - Giovanni Grevembroch, Rosa d’oro donata ziosi, un lampadario a sette lumi per l’alta- da Clemente xiii alla Repubblica di Venezia. re del Santissimo Sacramento del peso di 6 - Artista veneto del xviii secolo, Ostensorio donato da Clemente xiii Venezia, Biblioteca del Museo Correr 1812 once e un “grande pastorale d’argento”, alla cattedrale di Padova, incisione

120 AFAT 32 Doni di papa Rezzonico per Venezia e Padova 121 spedito alla chiesa nel 1758 e confiscato in da cesello e punzone, che, catturando e ri- Note seguito dalle truppe napoleoniche. Stes- flettendo la luce, creavano un continuo gio- 1 sa sorte malaugurata toccò all’ostensorio co chiaroscurale. Il commento in calce alla G. Pavon, San Felice: prete confessore della fede. sesso di pievano nella chiesa parrocch. e colle- “d’argento tutto dorato con lavoro di get- rappresentazione definiva il dono papale Piccola guida storico artistica di una chiesa ve- giata di S. Felice, Venezia 1797, p. 37, n. 18; A. neziana, Venezia 2011. Ringrazio, per la col- Moschetti, Venezia e la elezione di Clemente to con pietre varie preziose, cioè topazzi, “stupenda manifattura”; giudizio che non laborazione, l’Ufficio per la promozione dei XIII. Studio storico, Venezia 1890, p. 34. Sul- zaffili e granate, e donato dal Santissimo sorprende: oltre ad essere omaggio per un Beni Culturali del Patriarcato di Venezia. la pianeta con annessi, di seta verde a lama papa Clemente XIII Rezzonico, che fu dono pontefice, l’ostensorio era stato commis- 2 Il disegno (matita, penna e inchiostro bru- d’oro, con finissimi ornamenti ricamati, e dell’Eminentissimo Cardinale Stuardo sionato da Henry Benedict Stuart, cardinale no, acquerello grigio e ocra, 285×200 mm, stemma papale – esposta per la prima volta l’anno 1759, con sua busta ed arma pontifi- di York, ultimo della famiglia reale britan- carta bianca) si conserva nella Biblioteca in occasione della mostra a latere del conve- zia”, inviato al capitolo dei Canonici14. nica cattolica, tra i mecenati più raffinati del Museo Correr di Venezia (d’ora innanzi gno eucaristico del 1897 – si veda la scheda 16 BMC), ms. Gradenigo-Dolfin, 175, II, c. 73. in Arte a Venezia. Dal Medioevo al Settecento: L’arrivo dell’ostensorio doveva aver su- della Roma settecentesca . 3 scitato grande curiosità: lo dimostra una Il fastoso oggetto liturgico è ricordato, BMC, ms. Gradenigo-Dolfin, 67, IX, c. 45v. testimonianze e recuperi, catalogo della mo- 4 G. Moschini, Vite di tre personaggi illustri della stra a cura di G. Mariacher (Venezia, Procu- modesta incisione – destinata probabil- insieme al ricchissimo paramento donato famiglia Gradenigo benemeriti della letteratura ratorie Nuove), Venezia 1971, pp. 288-289, mente all’ambito devozionale, piuttosto che dal pontefice alla Cattedrale, nella Vita di nel secolo XVIII pubblicate nelle faustissime nozze cat. 141, con bibliografia precedente. a una cerchia ristretta di connoisseurs –, che, Clemente XIII edita per i tipi di Domenico Gradenigo-Dolfin, Venezia 1809, pp. 8-9. 10 G.M. Urbani de Gheltof, Mostra eucaristica tramandandone l’immagine, ci consente Ferrarin a Venezia nel 1769, in cui si annota 5 Per un profilo sull’artista, si rinvia alla voce di Venezia, Venezia 1897, p. LXVII; La mostra ora di conoscere le sue fattezze (fig. 6)15. La un altro esempio della generosità del papa di A.J. Martin in Saur Allgemeines Künstler- d’arte sacra veneziana 1929, p. 204, catt. 16- suppellettile poggia su un alto gradino mo- Rezzonico, ossia “un Calice d’oro con sua Lexikon, 61, München-Leipzig 2009, p. 524. 20; A. Niero, La chiesa dei Carmini. Storia e 6 danato e presenta le personificazioni della patena, perché [Santo Veronese, successore La mostra d’arte sacra veneziana nella Scuola di arte, Venezia 1965, p. 81; A. Niero, I tessili Santa Maria dei Carmini, a cura di G. Fogolari nella liturgia, in Arazzi e tappeti dei dogi nella Fede e della Carità, adagiate sulle volute ar- al vescovado padovano] l’offerisse all’Altare et alii (Venezia, Scuola Grande dei Carmini), basilica di San Marco, a cura di I. Favaretto, chitettoniche che delimitano il profilo del di S. Antonio nella Chiesa de’ PP. MM. CC. e in Il Settecento italiano: catalogo generale della M. De Villa Urbani, Venezia 1999, p. 22. 17 piede, al centro del quale vi è un cammeo lo donasse in suo nome a quel Santuario” . mostra e delle sezioni, catalogo della mostra 11 BMC, ms. Gradenigo-Dolfin, 65, II, tav. ovale raffigurante l’Agnus Dei incorniciato Sfortunatamente anche di questo manufat- (Venezia, Giardini della Biennale), Venezia LXXVII. Sulla rosa d’oro, cfr. R. Gallo, Il te- da gemme. La base, il fusto con nodo a vaso to, che, come tramandano le fonti, venne 1929, p. 198, cat. 26; Argenterie settecentesche soro di S. Marco e la sua storia, Venezia-Roma e balaustro e soprattutto il ricettacolo erano esposto insieme ai tesori più preziosi della italiane sacre e profane, catalogo della mostra 1967, pp. 218-220; P. Pazzi, La rosa d’oro do- incrostati di 352 pietre preziose, ma l’esu- basilica in uno degli armadi della Cappella a cura di G. Lorenzetti (Venezia, Galleria Na- nata dai sommi pontefici alla Repubblica di a beranza decorativa era affidata anche all’al- delle Reliquie, si sono perse le tracce18. poleonica), Venezia 1938, p. 22, cat. 54. Venezia, in Oro di Venezia: 6 Mostra Mercato 7 Ibidem, catt. 55-56; le pissidi saranno oggetto dell’Oreficeria, Gioielleria, Argenteria. Collezio- ternanza di parti lucide e altre rese opache di approfondimento nella tesi di dottorato che ne di antiche filigrane, catalogo della mostra si sta conducendo presso l’ateneo giuliano. (Venezia, Ca’ Vendramin Calergi), Venezia 8 C.G. Bulgari, Argentieri, gemmari e orafi d’I- 1983, pp. 121-132. talia. Notizie storiche e raccolta dei loro con- 12 In proposito, si rinvia all’importante saggio trassegni con la riproduzione grafica dei pun- di C. Cavalli, Tra tardo barocco e rococò: Ange- zoni individuali e dei punzoni di stato, Parte lo Scarabello orefice al tempo di Carlo Rezzoni- prima - Roma, II, Roma 1958, p. 486. co, in Clemente XIII Rezzonico. Un papa veneto 9 La chiesa di San Felice in Venezia ove dopo cin- nella Roma di metà Settecento, catalogo della quant’anni di sacerdozio monsignor Giuseppe mostra a cura di A. Nante, C. Cavalli, S. Wiel celebra solennemente il divin Sacrifizio, Pasquali (Padova, Museo Diocesano), Cini- Venezia 1847, p. 21. Il prezioso dono è ricor- sello Balsamo 2008, pp. 45, 49, n. 14, e alla dato anche in Vite de’ cinque sommi pontefici sezione dello stesso catalogo intitolata I doni patrizj veneti tratte dal Sandini e volgarizzate del papa a Padova (Ivi, pp. 142-153). nella fausta occasione in cui monsignor reve- 13 Archivio Storico Diocesano di Padova, fondo rendissimo d. Bartolomeo Forlico prende il pos- Archivio Capitolare, Inventari, 14, Inventa-

122 AFAT 32 Doni di papa Rezzonico per Venezia e Padova 123 rio De’ Mobili e Sacre Suppellettili esistenti nella 16 Su Henry Benedict Stuart, si rinvia a La Bi- Cattedrale di Padova l’Anno MDCCLX. Tesoriere blioteca del Cardinale Enrico Benedetto Cle- Monsig:r Illustr:mo e Rever:mo Co: Antonio Dottori mente Stuart Duca di York a Frascati 1761-1803, successo all’Eminenmo Card: Santi Veronese eletto catalogo della mostra a cura di M. Buonocore, Vescovo di Padova - 1758, cfr. C. Cavalli scheda G. Cappelli (Frascati, Scuderie Aldobrandi- in Clemente XIII Rezzonico 2008, p. 151, cat. 93. ni per l’Arte), Roma 2008, in particolare al 14 Ivi, p. 142. saggio A. Cesareo, «He lives in princely splen- 15 BMC, ms. Gradenigo-Dolfin, 200, XX, c. 81. dour, patronizing the arts and entertaining la- L’incisione (396×284 mm) reca iscritto: “Il vishly…». Note su Henry Stuart, Cardinale di vero Disegno dell’Ostensorio mandato in York, Ivi, pp. 128-147. dono alla Cattedrale del Duomo di Padova 17 Vita di Clemente XIII pontefice massimo arric- nel Mese di Giugno l’anno 1759. da Sua Be- chita di memorie storiche, Venezia 1769, p. atitudine Clemente XIII. fu Cardinale Carlo 24. Il calice giunse alla basilica del Santo nel Rezzonico Veneziano, Vescovo della detta 1760 (Padova, Archivio dell’Arca, Serie 2, Città, fornito di trecento e cinquantadue Parti e atti, 2.30 (31), cc. 228-229). Pietre preziose, consistenti in Rubini, Sme- 18 B. Perissutti, Notizie divote ed erudite intorno raldi, Topazzi Orientali, Zafiri ec. di altez- alla Vita ed all’insigne Basilica di S. Antonio di za di piedi due e mezzo; e questo fu portato Padova, Padova 1796, p. 44. processionalmente per la prima volta, nella giornata del Redentore del Mondo, dall’Illu- * Referenze fotografiche: striss. e Reverendiss. Monsignor Arciprete Le fotografie riprodotte alle figg. 3, 5, 6 sono sta- Gierolemo Barbarigo, con molto concorso di te gentilmente fornite dall’Archivio fotografico Popolo, con grande divozione, e ammirazio- della Fondazione Musei Civici di Venezia. ne per la stupenda manifattura”.

Ascended the papal throne in 1758, Clemente XIII Rezzonico sent many munificent presents to the Serenissi- ma. This paper presents details and news about the Ciborium, donated to the church of San Felice in Venice, here attributed to the roman goldsmith Michelangelo Tucci, and about the Monstrance, sent to ’s Ca- thedral. This piece, that no longer exists, can be known thanks to an unpublished engraving. [email protected]

124 AFAT 32 Un capolavoro di Giambattista Lampi ritrovato in America

Roberto Pancheri

Dal 24 marzo al 6 maggio 1906 nella sede del Da allora si era persa ogni traccia dell’o- Museum für Kunst und Industrie di Vienna1 pera, la cui esistenza era stata però ricorda- fu allestita una mostra di beneficenza che ve- ta nella voce “Lampi” del Thieme-Becker5 e deva esposti, accanto a preziosi lavori in piz- da Nicolò Rasmo nella sua monografia del zo, numerosi ritratti della “vecchia Vienna”2. 19576: in entrambi i casi, il ritratto veniva Si trattava, in larga maggioranza, di opere assegnato a Lampi padre. Il velo di oblio si del XVIII e del XIX secolo, che erano sta- squarciò solo nell’ottobre del 2001, quando te concesse in prestito dai principali musei fui contattato dall’attuale proprietario del austriaci e da privati cittadini. Tra i dipinti dipinto, che risiede a Chevy Chase, Mary- più ragguardevoli figurava un’opera di Giam- land. Potei così appurare che esso è firmato battista Lampi, così descritta nella succin- in basso a destra “Gemalt von Ritter Edler ta scheda di catalogo: “Josefa v. Würth, geb. von Lampi 1807” e versa in eccellente stato Freiin v. Lang, als Juno mit Pfau. Signiert di conservazione7. 1807. Öl auf Leinwand. 133 cm hoch, 109 cm La firma potrebbe in teoria fare riferi- breit. Bruno v. Rainer zu Harbach”3. mento al padre come al figlio, dato che il Il dipinto, che all’epoca era di proprietà titolo nobiliare concesso all’artista tren- di Bruno von Rainer, non è citato nelle fonti tino nel 1797 dall’imperatore Francesco II biografiche relative al pittore trentino e fino era ereditario; ma si dà il caso che in questi alla sua apparizione alla mostra viennese anni Giambattista junior fosse solito fir- era rimasto ignoto alla letteratura artistica. marsi facendo seguire al proprio nome gli Il primo a farne cenno fu Julius Leisching in epiteti “Sohn” o “filius”, proprio per evitare un saggio sulla ritrattistica del Settecento e qualsiasi ambiguità. Per restituire l’opera al dell’Ottocento dato alle stampe nello stes- maggiore dei Lampi basta, d’altronde, con- so 19064: in quella sede lo storico dell’arte siderarne la qualità, che è molto al di sopra austriaco incluse il ritratto tra le opere più dei migliori raggiungimenti formali mai significative di Giambattista junior, il figlio conseguiti del figlio. maggiore di Lampi, senza peraltro argo- Josefa Lang era nata il 30 dicembre 1764, mentare il cambiamento di attribuzione e si unì in matrimonio con un esponente del- senza fornire alcuna illustrazione. la famiglia viennese dei Würth e morì il 19

Un capolavoro di Giambattista Lampi ritrovato in America 125 settembre 18348: nel 1807, anno di esecu- di travestimenti mitologici. Durante il suo zione del ritratto, contava quindi 42 anni. soggiorno in Russia, per esempio, aveva Assecondando il gusto neoclassico impe- eseguito uno straordinario ritratto della rante nel primo decennio dell’Ottocento, principessa Ekaterina Dolgorukova nelle e scegliendo un soggetto consono alla sua sembianze di Ebe9, mentre la contessa So- età e alla sua complessione fisica, la dama si phie de Witt aveva posato per lui nel ruolo fece raffigurare nei panni della dea Giuno- di Venere vincitrice10, non diversamente da ne, di cui il pavone è il principale attributo quanto accadde a Paolina Bonaparte nel- iconografico. lo studio romano di Canova. Il Ritratto di L’effigiata si mostra vestita di un candido Ekaterina Ribaupierre come Ebe del Landes- peplo sopra il quale è drappeggiato un man- museum di Darmstadt11 e l’opera in esame to rosso. In capo, tra i capelli corvini, por- attestano che Lampi aveva adottato soluzio- ta un diadema d’oro. Con la mano sinistra ni analoghe anche dopo il cambio di secolo. accarezza il collo al pavone, mentre con un Infine, giova qui ricordare che, nel 2013, il cenno della destra sembra voler richiama- mercato antiquario viennese ha restituito re l’attenzione dell’osservatore, cui rivolge al pubblico, sia pure per il breve tempo di uno sguardo trasognato. Alle sue spalle, tra una seduta d’asta, la Ebe già conservata nella le nubi, s’intravede il carro celeste della re- collezione Bourgoing: un’altra opera squisi- gina degli dei. ta del pittore trentino, di cui non si avevano Lampi non era nuovo a questo genere notizie dal 193612.

Note

1 L’odierno Museum für angewandte Kunst. 7 Le misure della tela (cm 132 x 109) sono del 2 Spitzen- und Porträt-Ausstellung Wien 1906. Zu tutto analoghe a quelle indicate nel catalogo Gunsten des Maria-Josephinums und des Maria del 1906. Theresia-Frauen-Hospitales. Katalog, Wien 8 Le date di nascita e di morte dell’effigiata 1906. mi sono state gentilmente comunicate dal 3 Ivi, p. 103, cat. 143. proprietario del dipinto. Le famiglie Lang e 4 J. Leisching, Das Bildnis im achtzehnten und Würth, appartenenti alla borghesia vienne- neunzehnten Jahrhundert, Wien 1906, p. 36. se, furono insignite della nobiltà imperiale 5 P. F. Schmidt, K. Wilczek, Lampi (eigentl. rispettivamente nel 1817 e nel 1827, quindi Lamp), Johann Baptist (I), d. Ält., in Allgemei- posteriormente alla realizzazione del dipin- nes Lexikon der bildenden Künstler von der An- to in esame. tike bis zur Gegenwart, hrsg. von U. Thieme, F. 9 R. Pancheri, Giovanni Battista Lampi alla Becker, 22, Leipzig 1928, p. 274. corte di Caterina II di Russia, 2011, pp. Giambattista Lampi, Ritratto di Josefa Lang come Giunone. 6 N. Rasmo, Giovanni Battista Lampi pittore, 318-319, cat. 96. Chevy Chase (USA), collezione privata Trento 1957, p. 31. 10 Ivi, pp. 290-291, cat. 80.

126 AFAT 32 Un capolavoro di Giambattista Lampi ritrovato in America 127 11 Ivi, pp. 362-363, cat. 123. to per 45.000 euro, rinvio, per brevità, a R. 12 Sulle vicende del dipinto, battuto all’asta al Pancheri, Magnifica Ebe, “Corriere del Tren- Palais Kinsky il 28 novembre 2013 e vendu- tino”, 21 novembre 2013, p. 13.

The article presents an unpublished painting by Giambattista Lampi senior (Romeno 1751 - Vienna 1830) preserved in an American private collection. It is the portrait of Josefa Würt née Lang as Juno, painted in Vienna in 1807. The portrait was exhibited at the Museum für Kunst und Industrie in Vienna in 1906 and since then it had been untraceable. [email protected]

128 AFAT 32 Papier peint e propaganda politica: l’esempio di villa Gradenigo a Carbonera con le imprese dell’Armée d’Italie

Giovanni Felle

Nell’ottica di promuovere imprese artigia- Réveillon, il cui laboratorio parigino, dove nali applicate alla decorazione degli interni, lavoravano centinaia di operai, ebbe, dal quello che comunemente si definisce papier 1783, il privilegio di “manifacture royale”. peint (letteralmente, carta dipinta) viene ad Già da questo dato – una cinquantina i la- acquisire alla metà del Settecento un risal- boratori attivi a Parigi e in provincia alla to particolare. Carta dipinta: tale procedi- vigilia della Rivoluzione francese – si può mento tecnico verrà sempre più a imporsi comprendere di quale portata sia stata la nel gusto del pubblico anche per i costi più produzione di papiers peints alla fine del contenuti rispetto all’affresco, grazie anche Settecento. Ma altre ditte si contendevano alla possibilità di iterare le composizioni a il campo in tale ambito: citiamo quella fon- livello già ‘industriale’, di pari passo con i data da Joseph Dufour (1757-1827) operoso progressi nel campo della stampa, come si con propria manifattura (Dufour Frères et rileva anche nell’Encyclopédie1. C.ie) a Mâcon, dal 1797, quindi a Parigi a È la classe della borghesia il destinata- partire dal 1806 (pure in società con Ama- rio privilegiato della nuova produzione, ma ble Leroy), anche con l’apporto delle inven- anche l’aristocrazia, inclusa persino la re- zioni di Jean-Gabriel Charvet (1750-1829) gina Maria Antonietta, apprezza tale nuova – celebre il suo ciclo di pannelli Les sauvages forma d’arte, comprendendo la qualità e, de la mer du Pacifique –, di Xavier Mader e di soprattutto, la modernità del papier peint, Alexandre-Evariste Fragonard2. Altrettanto che consentiva di allestire interni più con- noto, l’altro capolavoro della fabbrica, la se- facenti a un modo di vivere comodo, più rie di pannelli con l’illustrazione della Sto- ‘rilassato’, in sintonia con la sensibilità del ria di Amore e Psiche. tempo, la stessa che induceva alla trasfor- Coinvolto pure nelle vicende della Rivo- mazione del giardino all’italiana in giardino luzione, Dufour ebbe il periodo di maggior all’inglese, a creare nel parco di Versailles successo nei primi anni dell’Ottocento, Le hameau de la Reine e così via. nell’età di Napoleone imperatore. Il fatto di È la Francia il luogo in cui si afferma e poter riprodurre industrialmente a colori e da cui si diffonde la moda del papier peint: in grandi dimensioni quello che sino ad al- a partire dalle creazioni di Jean-Baptiste lora era confinato nella dimensione di un fo-

Papier peint e propaganda politica 129 mai prima visto in Europa, era certo l’im- bero determinato la fine delle repubbliche presa dell’Armée d’Italie, che, alla guida del di Genova e di Venezia, del ducato di Mi- giovane Napoleone Bonaparte aveva lette- lano, persino, seppur temporaneamente, ralmente scorazzato in Italia non solo ri- dello Stato della Chiesa. velando la debolezza militare e politica dei Fatti memorabili che andavano visua- vari stati della penisola, ma sconfiggendo lizzati in pittura, a fini propagandistici o addirittura l’esercito imperiale. Che i fran- di documentazione. È ben noto il ciclo di cesi potessero essere entrati a Milano nel opere di Giuseppe Bagetti (ora conservato 1796, ma soprattutto a Roma, quasi senza al castello di Versailles), vero e proprio re- colpo ferire nel 1798, era un fatto che po- porter dell’Armée d’Italie, che ebbe l’incari- teva trovare un precedente solo nell’ingres- co ufficiale di eseguire le vedute dei luoghi so di Carlo VIII alla fine del Quattrocento, dei maggiori combattimenti, con attenzio- al tempo di Alessandro VI Borgia, per non ne puntuale al dato topografico. Ma ci si dire del Sacco di Roma. doveva affidare alla tecnica calcografica per Tutto era iniziato con l’avventuroso at- diffondere immagini che oggi chiamerem- traversamento delle Alpi (9 aprile 1796): mo pubblicitarie. Ecco allora, ad esempio, un’impresa che subito aveva fatto rievoca- la serie d’incisioni Tableaux Historiques des re l’impresa temeraria di Annibale. Poco Campagnes d’Italie, depuis l’an VI jusq’à la dopo, il 15 maggio, Bonaparte faceva in- Bataille de Marengo, stampate a Parigi pres- gresso trionfale a Milano. Erano i fatti me- so Auber nel 1806: ventidue, relative a bat- morabili della conquista d’Italia, che avreb- taglie e a ingressi trionfali in città d’Italia

1 –Manifattura Dufour & Leroy, L’esercito francese attraversa le Alpi. Carbonera, villa Gradenigo glio – di solito, un’immagine sacra – viene a politica e militare, e basterà citare l’esempio determinare qualcosa di imprevisto e di ine- notissimo della decorazione della Grande Ga- dito nella decorazione degli interni. Semmai, lerie nel castello di Versailles, dove Luigi XIV è singolare che non si sia compresa da parte aveva voluto fossero raffigurati i suoi trionfi della committenza sacra la portata innovativa politici e militari in Francia e nelle guerre da del nuovo procedimento, che poteva venire a lui condotte. Era, ovviamente, inimmagina- coprire un ruolo di prim’ordine nello spazio bile duplicare imprese artistiche di tal gene- liturgico, anche in terra di missione. re, stante anche la successione rapidissima Potevano fornire nuove tematiche le di situazioni politiche e storiche che vedeva- vicende storiche contemporanee, al fine no avvicendarsi personaggi i più vari. di prospettare in maniera vistosa episodi Una delle ‘saghe’ moderne che più aveva- dell’epopea moderna, ben noti quindi a tutti. no colpito l’immaginazione collettiva, oltre 2 – Manifattura Dufour & Leroy, Ingresso dell’esercito francese a Milano. C’erano stati illustri esempi di propaganda ad aver determinato uno sconvolgimento Carbonera, villa Gradenigo

130 AFAT 32 Papier peint e propaganda politica 131 grazie alla vittoria di Napoleone ad Auster- avviene in un clima sereno, quasi di festa, litz e la conseguente pace di Presburgo, con le vivandiere sorridenti, i soldati e gli all’Impero francese: in ogni caso, una rara ufficiali rilassati. Un clima che si accentua testimonianza d’una scelta programmatica- ancor più nel secondo brano, nel quale sol- mente filo-francese. Era la dimora di cam- dati e popolani inneggiano e ballano assieme pagna di un ex “cittadino” veneziano, Iseppo presso le mura di una città: siamo a Milano, Gradenigo, fu Marco (1738-1820), che ave- per la presenza dell’alta guglia gotica del duo- va ricoperto, secondo la tradizione familia- mo che svetta sulla destra, nei pressi di Porta re, la carica di segretario degli Inquisitori di Romana, qui raffigurata pur con semplifica- Stato6: proprio di quegli Inquisitori contro zioni del suo reale assetto, attraverso la quale cui si era scagliata la furia di Napoleone nel l’esercito francese entrò in città. 1797. In seguito, divenne proprietà del figlio Nel terzo episodio, l’Armée d’Italie è in Vettor, Imperial Regio Commissario Supe- atto di attraversare un ponte: siamo a Roma, riore di Polizia, carica che certo non era in documentata dall‘Arco di Costantino, sul- corrispondenza con le tematiche dispiegate la destra, e dalle rovine del Foro romano, nei nostri papiers peints, in contrasto quindi dalla cupola della basilica di San Pietro e da 3 – Manifattura Dufour & Leroy, Ingresso dell’esercito francese a Roma. con quella datazione 1828-1829 riportata da Castel Sant’Angelo. L’ingresso dell’esercito Carbonera, villa Gradenigo testi sulla manifattura Dufour & Leroy, da francese capeggiato dal generale Berthier riferire piuttosto a una ripresa di produzio- avvenne il 29 gennaio 1798; la notte del 20 ne negli ultimi anni del regno di Carlo X. febbraio Pio VI è costretto all’esilio. realizzate da Jean Duplessis-Bertaux. Per simpatie politiche, specie in ambienti dove Fra altre imprese di spiccato carattere Analoga la quarta scena, pure con i fran- rendersi meglio conto della portata del fe- le due tendenze, giacobina e controrivolu- propagandistico ‘francese’ in ambito ve- cesi a Roma, ben accolti dalla gente, come si nomeno, si può ancora citare la Collection zionaria, si erano fronteggiate, come nel neto, si può far riferimento alla sala di villa vuol evidenziare raffigurando, sulla sinistra, complète des Tableaux Historiques de la Révo- caso dei territori dell’ex Repubblica di Ve- Velo a Velo d’Astico, nel Vicentino, in cui un incontro conviviale all’aperto, presso le lution Française, composta di centrotredici nezia, in cui i contrasti tra filo-napoleonici Pietro Moro e David Rossi inscenarono, per rovine del Foro romano e sotto il colle capi- incisioni in tre volumi, cosa mai vista in e sudditi fedeli alla Serenissima aveva toc- il conte Girolamo Velo verso il 1810, episodi tolino. La realtà, come sappiamo, era ben di- precedenza, edita a Parigi nel 18043. cato punte di grande conflitto negli anni di del progressivo dominio della penisola da versa – il popolo romano fu sempre ostile –, Siamo negli anni di Napoleone imperatore, fine Settecento. parte delle armate francesi, dall’ingresso di ma non era certo qui il caso di evocarla, anzi. e il desiderio di rievocare quando era avvenu- Sussistono tuttora in situ, sulle pareti Napoleone Bonaparte a Verona, all’esilio di Nei papiers peints predomina un color to alla fine del Settecento si era fatto irrepre- del salone di una villa veneta quattro papiers Pio VI7. Ma vi si può collegare anche quanto grigio-rosa – “fond gris, fond bistre, fond mibile. Basti considerare la prima tavola dei peints di produzione francese, della mani- eseguito a Venezia da Giovanni Carlo Bevi- olive” si precisa nelle fonti –, mentre l’az- Tableaux Historiques dovuta a C. Vernet, con fattura Dufour, appartenenti alla serie Cam- lacqua per il generale Louis Baraguey d’Hil- zurro è riservato a squarci di cielo. Il mo- L’imperatore Napoleone a cavallo coronato dalla pagnes des Français en Italie, titolo ripreso liers, nominato governatore di Venezia nel dello visivo è la pittura di paesaggio e di ro- Vittoria, cui si dà già il titolo di “Le Grand”. sia dalla citata serie d’incisioni del 1806 sia 1808, in una stanza di palazzo Loredan, dove vine: la tipologia del ‘panorama’, una delle La manifattura dei papiers peints poteva da importanti volumi di storia su quelle vi- alloggiava: due scene allegoriche con prota- specialità della produzione di papiers peints essere la sede idonea al fine di prospettare cende pubblicati fra Sette e Ottocento4. gonista l’imperatore francese attorniato da che proprio in tale genere ha mietuto tanti negli interni le imprese dell’esercito fran- Siamo in villa Gradenigo a Carbonera, personificazioni allegoriche8. successi, viene qui ad applicarsi alla tema- cese in Italia: un proposito inedito, perché nei pressi di Treviso5. La prima ipotesi è che Ma torniamo ai nostri papiers peints. La tica contemporanea, a partire dall’Attraver- poteva coinvolgere direttamente chi ac- tali opere possano esservi state collocate prima scena, in ordine di sequenza, raffigu- samento delle Alpi, in cui si manifesta quel quistava opere siffatte, il quale dichiarava solo dopo il 1806, quando Venezia e la terra- ra l’avventuroso Attraversamento delle Alpi da gusto del ‘sublime’ che aveva attraversato la apertamente pure ai suoi ospiti le proprie ferma furono cedute dall’Impero d’Austria, parte dell’esercito francese: una traversata che sensibilità artistica di fine Settecento.

132 AFAT 32 Papier peint e propaganda politica 133 4 – Manifattura Dufour & Leroy, I francesi a Roma. Carbonera, villa Gradenigo

Note

* Ricerca eseguita con fondi PRIN 2010-11 (Catte- moyes, maggio 2009), Rennes 2010. dra di Storia dell’arte moderna, Università degli 3 D.G. Chandler, La campagna di Napoleo- Studi di Trieste). ne, Milano 1968; M. Vovelle, La Révolution française. Images et récit 1789-1799, Paris 1986; 1 Cfr. Trois siècles de papiers peints, catalogo del- Les images de la Révolution française, Atti del la mostra (Rennes, Musée des Beaux-Arts), convegno (Parigi, 25-27 ottobre 1985), Paris Paris 1967. 1988; J. Tulard, J.F. Fayard, A. Fierro, Dizio- 2 Cfr. Joseph Dufour (1757-1827), catalogo del- nario storico della Rivoluzione francese, Firenze la mostra (Mâcon, Musée des Ursulines), 1989; L’Italia nella Rivoluzione 1789-1799, ca- Mâcon 1982; Joseph Dufour: manufacturier de talogo della mostra a cura di G. Benassati, L. papier peint, Atti della giornata di studio a Rossi (Roma, Biblioteca Nazionale Centrale), cura di B. Jacque, G. Pastiaux-Thiriat (Tra- Casalecchio di Reno 1990. 5 – Manifattura Dufour & Leroy, I francesi a Roma, particolare. Carbonera, villa Gradenigo

134 AFAT 32 Papier peint e propaganda politica 135 4 G. Pavanello, La decorazione degli interni, in en Égypte, notamment sa dernière en Italie et la La pittura nel Veneto. L’Ottocento, a cura di G. bataille de Maringo..., Paris 1802). Pavanello, II, Milano 2003, pp. 427-428. Un 5 Sulla villa, la scheda TV 065, in Ville venete: la esemplare di questa serie si conserva alla Provincia di Treviso, a cura di S. Chiovaro, Ve- Staatsgalerie di Augusta. Viene datata al 1829 nezia 2001, pp. 67-68. in H. Clouzot, Le papier peint en France du XVII 6 A differenza di quanto si è sostenuto, Barto- au XIX siècle, Paris 1931, p. 27, così come in lomeo Gradenigo, ex patrizio veneziano filo- X. Petitcol, Des apports du marché de l’art à la francese del ramo di Rio Marin, non posse- connaissance de Dufour: les archives Follot et les deva questa villa, bensì quella di Carpenedo, archives Carlhian, in Joseph Dufour, 2010, pp. dove furono celebrate le ben note nozze del 117, 124: “Pour les n° 2021 à 2050, Les campa- figlio del duca de Polignac immortalate dai gnes des Français en Italie, 30 lés en camaïeu, disegni di Francesco Guardi. Su nostri Gra- il est précisé fond gris, fond bistre, fond oli- denigo, F. Schröder, Repertorio genealogico ve; cette numérotation permet de dater ce delle famiglie confermate nobili e dei titolati décor de 1828-1829”. Per i testi storici cui s’è nobili esistenti nelle Provincie Venete..., Venezia fatto cenno: C. L. G. Desjardins –Ponthieu, 1830, I, p. 394: “Nel 1802 questa Famiglia fu Campagnes des Français en Italie, ou Histoire aggregata al Consiglio nobile di Padova, da militaire, politique et philosophique de la Révolu- cui deriva la sua nobiltà, che fu conferma- tion. Tome 1 contenant ce qui s’est passé de relatif ta con Sovrana Risoluzione primo febbraio à la République française, en Afrique, à Naples, à 1821”. Rome, à Venise, à Gênes, à , en Sardaigne, 7 Pavanello 2003, pp. 425, 429. dans l’île de Corse, en Savoie, à Genève, en Suisse, 8 A. Craievich, Le decorazioni di palazzo Lo- dans le midi de la France..., Paris 1797 (seconda redan dal Cinquecento all’Ottocento, in Idee edizione, Campagnes des Français en Italie sous progetti restauri 1999-2009. Palazzo Loredan e les ordres de Bonaparte, jusqu’au traité de Campo- palazzo Cavalli Franchetti. L’Istituto Veneto nelle Formio. Tome 1, seconde édition, augmentée d’un sue sedi, Venezia 2009, pp. 56-58. 6e volume contenant les campagnes de ce général

Papiers peints (wallpapers) produced in the wake of the French Revolution and the formation of the Napole- onic Empire include representations of contemporary events. For the first time, historic events known to the general public are pasted over interior walls and those who buy them reveal, at least implicitly, their cultural and political leanings. The article focuses on four papiers peints from the 19th-century Parisian firm Dufour & Leroy. They are found in the villa Gradenigo at Carbonera (near Treviso) and depict crucial episodes in the history of the Armée d’Italie: the Passage of the Alps, the Entrance into Milan and two scenes from the Entrance into Rome. It is a unique and hitherto unparalleled find within a private interior, not only in Italy. It speaks to the taste of a particular patron, connected to the Gradenigo family. They are not the ancient patrician family from Rio Marin, but another Venetian family with the same name, who were awarded a title of nobility in the 19th century. [email protected]

136 AFAT 32 Veruda alla ricerca di Velázquez: il sivigliano Rafael Senet y Perez a Venezia

Matteo Gardonio

Nel recente lavoro di catalogazione delle ni, tanto che alla rassegna del Glaspalast di opere d’arte di proprietà della Fondazione Monaco di quell’anno espose (nella sezione Cassa di Risparmio di Trieste, è emerso un italiana, accanto ai vari De Nittis e Favretto) autentico gioiello; si tratta del ritratto del i Pescatori di telline nel golfo di Napoli e l’ac- pittore Rafael Senet y Perez, eseguito a Ve- querello raffigurante un Soldato arabo4. nezia nel 1900 da Umberto Veruda1. Proprio tra il 1883 e il 1884 Senet entrò La testimonianza pittorica di tale incon- in contatto con il gruppo della scuola di tro apre a considerazioni ben più ampie di Resina e in particolare con Eduardo Dal- quanto non si possa immaginare. bono (1841-1915), incontro che smorzò la Innanzitutto va messa a fuoco la perso- sua vena seicentesca in favore di uno stile nalità dello spagnolo, all’epoca una celebri- più michettiano ma che lo portò dritto a un tà sia in Spagna sia in Italia, ma oggi total- successo clamoroso con il Ritorno dalla pe- mente dimenticato eccezion fatta per la sua sca pagato la considerevole somma di 5000 Siviglia dove, al Museo Provincial de Bellas pesetas dal Museo del Prado che ancora lo Artes, si può visitare la “Sala de Senet”2. conserva, esposto a Roma e a Madrid, am- Rafael Senet y Perez nacque a Siviglia il piamente illustrato, proprio nell’anno in 7 ottobre 1856, dove ebbe la sua prima for- cui Veruda decise di iscriversi all’Accade- mazione sotto la guida di Eduardo Cano de mia di Belle Arti di Monaco5. la Peña (1823-1897). Nel 1880 si trasferì a Nonostante il grande successo sia a Roma Madrid, sollecitato a informarsi sulla gran- sia a Napoli, Senet – il quale, per il Ritorno de pittura seicentesca di Velázquez al Prado, dalla pesca venne definito dalla critica come tanto che ne copiò diverse opere. Grazie al “un giovane che compone e dipinge con la contributo del banchiere Ramon de Ybarra malizia di una vecchia volpe”, a dimostra- riuscì a viaggiare in qualità di pensiona- zione di un talento camaleontico – decise di to dell’Accademia spagnola a Roma, dove spostarsi a Venezia, dove divenne, al pari di giunse nel 1881, città nella quale ottenne altri pittori spagnoli nella città lagunare di da subito un successo strepitoso3. Nel 1883, fine Ottocento, punto di riferimento, spe- infatti, egli si era già inserito pienamente cie per la sua dimora a campo San Vio dove nel gruppo dei pittori e acquerellisti roma- ospitò, fra gli altri, l’affermatissimo Salva-

Veruda alla ricerca di Velázquez: il sivigliano Rafael Senet y Perez a Venezia 137 2 - Rafael Senet y Perez, Canale a Venezia. Collezione privata

dor Sánchez Barbudo (1857-1917), anch’egli La sua fortuna economica era data da un appartenente alla scuola sivigliana e ormai contratto in esclusiva con il noto mercante romano d’adozione, ma che espose anche londinese Arthur Tooth9, che gli garantiva alle Biennali veneziane del 1895 e del 18976. un introito più che buono ma in cambio di Siviglia, com’è noto, è la patria di Diego da un avvilente paesaggismo ‘alla moda’, che Silva Rodriguez y Velázquez, maestro spirituale lo inseriva tra Rubens Santoro (1859-1942) indiscusso per Umberto Veruda (nato anch’egli e il peruviano Federico Del Campo (1837- il 6 giugno come il genio spagnolo), tanto che 1927) e lo portò addirittura in terra spagno- l’amico Isidoro Grünhut lo ritrasse nel 1886 la ad essere definito come “continuador de proprio nell’amata foggia seicentesca7. la tradiciòn paisajistica veneciana”10, eti- Si può immaginare, da parte del pittore chetta tutt’altro che veritiera; basterà, a tal giuliano, venuto a conoscenza di un simile proposito, notare la differenza abissale fra covo sivigliano a Venezia, la curiosità e la le prime prove veneziane – eccellente fram- voglia di conoscere tali colleghi. Rafael Se- mistione tra pittura spagnola e napoletana net soggiornava in laguna già a partire dal – e quelle ‘anglosassoni’ per il mercato. Nel 1884 ed era noto in città poiché lo si incon- 1887, ad esempio, aveva realizzato un capo- trava anche al Caffé Florian in Piazza San lavoro a Venezia come Barche nella laguna 1 - Umberto Veruda, Ritratto di Rafael Senet y Perez. Trieste, Fondazione CRTrieste Marco, sempre distinto ed elegante8. (Huelva, Museo Provincial)11.

138 AFAT 32 Veruda alla ricerca di Velázquez: il sivigliano Rafael Senet y Perez a Venezia 139 Villegas Cordero (1844-1931) il quale, se sivigliani a Venezia e certamente era a co- andiamo a leggere il catalogo della prima noscenza di quel che rappresentavano già in Biennale del 1895, viene accompagnato da quel di Napoli nel 1891, allorquando espose una introduzione che pare cucita addosso alla Promotrice e dove si fece, per la prima anche al profilo di Veruda: “I maestri da volta in assoluto, il nome di Velázquez per il lui adorati sono Velasquez, Tiziano, Paolo suo stile15. Tuttavia, quando ritrasse Senet, il Veronese al quale egli principalmente s’av- capitolo lagunare si stava chiudendo sia per vicina per l’istinto delle grandi, popolate, lui sia per questo gruppo di colleghi prove- magnifiche composizioni. Il Villegas è pit- nienti dalla terra dell’amato Velázquez (Se- tore dell’opulenza; egli ha bisogno di muo- net se ne partì definitivamente per Siviglia, versi nelle vaste tele e di profondervi il sole, dove morì nel 1926); un capitolo, quello ve- i fiori, lo splendore delle stoffe, la bella vi- neziano che parlava spagnolo-napoletano, talità dell’essere umano”14. importante per farci comprendere meglio Il ritratto dimostra, dunque, che Um- anche il funambolico pittore giuliano16. berto Veruda conosceva bene la cricca dei

Note 2 - Rafael Senet y Perez, Barche nella laguna. Huelva, Museo Provincial de Huelva 1 M. Gardonio, La collezione d’arte della Fonda- tapices, III, Madrid 1996, pp. 165-166. Sul zione CRTrieste, Trieste 2012, pp. 112-116. percorso di Veruda, cfr. Nella Trieste di Sve- 2 J. Hérnandez Diaz, Museo Provincial de Bellas vo. L’opera grafica e pittorica di Umberto Veruda È interessante constatare che proprio nel Non è un caso che, giustamente, Alber- Artes Sevilla, Madrid 1967, pp. 133-134. (1868-1904), catalogo della mosta a cura di 1887 il giovane Veruda doveva aver ascoltato to Craievich pubblicando su questa rivista i 3 Per un profilo di Rafael Senet y Perez, cfr. Da M. Masau Dan, D. Arich de Finetti, (Trieste, per la prima volta le ‘sirene spagnole’ nella magnifici ritratti dei duchi di Marlborough Goya a Picasso: la pittura spagnola dell’Ottocen- Civico Museo Revoltella), Mariano del Friuli testimonianza diretta del pittore triestino conservati a Blenheim Palace (1903), abbia to, a cura di J. Luis Diéz, Milano, 1991, pp. 54- 1998. 6 Giuseppe Garzolini il quale, sin dal 1875 sottolineato quella particolare declinazio- 56; C. Virno, Galleria comunale d’arte moderna Nel 1895 ben tre le opere di Sánchez Barbudo compiva viaggi regolari in quei territori, ne internazionale su Velázquez da parte del e contemporanea, Roma, 2004, pp. 473, 591 (a sono presenti alla I Biennale: Lago Piedilugo, dimostrazione della fortuna italiana del pit- Un filosofo e La convalescente, in Prima Esposi- convinto si dovesse guardare più alla pe- pittore triestino, non dissimile da contem- tore); R. Mammucari, Roma città dell’anima: zione Internazionale D’Arte della città di Venezia, 13 nisola iberica che a Parigi o Monaco; ma, poranei raggiungimenti di un Boldini . viaggiatori, accademie, letterati, artisti, Roma, Venezia 1895, p. 127. Nel 1897 presentò La ni- appena tornato da quelle città, Veruda non Inoltre, se si osservano certe opere del- 2008, p. 458. In vita veniva internazional- potina e Il passaggio della processione, in Secon- poteva che ritrarlo alla Lenbach12. lo stesso Barbudo, ospite e amico di Senet mente definito in varie riviste come “belongs da Esposizione Internazionale D’Arte della città di Se il punto in comune con Senet era la e ampiamente presente nel contesto lagu- to the first rank of Spanish painters”; H. Venezia, Venezia, 1897, p. 158. Per il contesto conversazione imperniata su Velázquez, egli nare di quegli anni, si rintraccia più d’una Mills Alden, “Harper’s New Monthly Maga- veneziano di Senet si veda il fondamentale C. zine”, 76, 1888, p. 514. González, M. Martì, Pintores españoles en Roma può aver incentivato ancor di più in Veruda tangenza con il fare pittorico del giuliano, 4 – e come il ritratto testimonia – un distacco frammentato e di tocco. Così come l’altro Illustrierter Katalog der internationalen Kun- (1850-1900), Madrid 1987, p. 28. stausstellung im Königl. Glaspalaste in Mün- 7 S. Gregorat, in Il Museo Revoltella di Trieste, a progressivo dagli insegnamenti monacensi sivigliano, frequentatore di Venezia sin dal chen 1883, München 1883, pp. 216, 229. cura di M. Masau Dan, Vicenza 2004, p. 88. e dal fare ‘alla Rubens’, verso l’adorata pit- 1877, amico fraterno nonché maestro per 5 Museo del Prado: inventario general de pintu- 8 C. González, M. Martì, Pintores españoles tura di tocco del sivigliano. un breve periodo di Senet, vale a dire José ras. Nuevas adquisiciones, museo iconográfico, 1987, pp. 28, 175.

140 AFAT 32 Veruda alla ricerca di Velázquez: il sivigliano Rafael Senet y Perez a Venezia 141 9 Ivi, p. 208. 1998/1999, pp. 165-174. 10 Ivi, p. 175. 14 Prima Esposizione Internazionale D’Arte della 11 Il dipinto, considerato fiore all’occhiello del città di Venezia, Venezia 1895, pp. 59-60. museo, è stato pubblicato in: J. Velasco Ne- 15 I primi critici, infatti, che parlarono delle in- vado, J. Muñoz Rubio, Catálogo de Bellas Artes fluenze di Velázquez su Veruda furono i napo- del Museo Provincial de Huelva, Huelva 1993, p. letani nel 1891 in occasione della Promotrice, 128; E. Valdivieso, Historia de la Pintura Sevil- alla quale il giuliano partecipò con il Ritratto lana. Siglos XIII al XX, Guadalquivir, 2002, p. dello scultore Joseph von Kopf (“Bios. Rivista 458; 30 años. Museo de Huelva 1973-2003, Se- letteraria della domenica”, Napoli 3 maggio villa 2003, ill. 36. 1891), l’ambiente dal quale proveniva e aveva 12 A. Tiddia, in Nella Trieste di Svevo 1998, pp. avuto fortuna la schiera dei pittori sivigliani 157-158. come Senet; che sia un caso? 13 A. Craievich, Umberto Veruda a Blenheim 16 D. Arich de Finetti, Veruda a Venezia, in Nella Palace, “Arte in Friuli Arte a Trieste”, 18/19, Trieste di Svevo 1998, pp. 11-20.

A recently discovered portrait by Umberto Veruda, depicting the colleague Rafael Senet y Perez, open to an unknown chapter about Seville painters in Venice at the end of XIX Century and their influence. Veruda, one of the most important painter in the Trieste area at the time, is always linked to Munich or Paris, but his tal- ent tooks from different visual and mental sources, especially Velázquez. A certain number of painters from Seville (birthplace of Velázquez) stayed in Venice hosted at Senet’ home in Campo San Vio when Veruda also was there. [email protected]

142 AFAT 32 Carlo Cardazzo e Trieste: alcuni episodi significativi

Giovanni Bianchi

Tra il 1946 e il 1947, mentre si decidono le svolge anche fra le gallerie private delle due sorti politiche della città di Trieste1, si in- città adriatiche. E sarebbe desiderabile che tensifica particolarmente l’asse artistico sempre più s’intensificasse, non tanto per Trieste – Venezia. Molti artisti giuliani ven- fini propagandistici, di cui proprio non c’è gono infatti invitati ad esporre nella città alcun bisogno, tanto è radicato in tutti noi lagunare2; è il caso, ad esempio, di Gugliel- l’amore per quei fratelli nostri che attendo- mo Grubissa, il partigiano istriano, che nel no con ansia una parola definitiva sulla loro febbraio del 1946 nella sala Napoleonica del sorte, quanto piuttosto per mantenere un Museo Correr presenta una cinquantina di intimo contatto soprattutto con le forze gio- acquerelli che illustrano le parti più pittore- vani, che s’affacciano adesso al movimento sche e caratteristiche della regione giuliana. artistico”3. Mostre di artisti triestini sono allestite Sempre alla Galleria Sandri, nel marzo nella Galleria del Cavallino e nella Picco- 1947 viene allestita la Mostra di artisti polesi la Galleria come quella della pittrice Alice [Iolanda Ballarin, Maria Kandus, Amedeo Psacaropulo (ottobre 1946). In particolare Colella, Fulvio Monai, Luciano Cuzzi], che è la Galleria Sandri che nel 1946 organiz- ha un esplicito significato “civile”: “Con gli za mostre di artisti triestini come quella di auspici di ‘Vernice’, rivista d’arte di Trieste, Adolfo Levier (18 maggio - 31 maggio 1946), ed organizzata dal Comitato profughi giu- di Piero Lucano (luglio 1946), di Paolo dal liani di Venezia, s’inaugurerà domenica alla Seno (ottobre 1946), presentati dal critico Galleria d’arte Sandri di Campo Manin una Silvio Benco. A proposito di questo inte- Mostra di artisti polesi che in questi gior- resse per la produzione artistica dell’area ni hanno abbandonato la loro città. […] La giuliana, che aveva evidenti significati po- mostra allestita a Pola negli ultimi giorni litici e propagandistici, vista la particolare dell’esodo, è stata l’ultima significativa ma- situazione di Trieste, significative risultano nifestazione della città morente”4. le parole di Silvio Branzi: “Un tempo l’atti- A loro volta artisti veneziani espongono vità degli artisti triestini ci era nota soltanto a Trieste che si stava rivelando una ‘piazza’ attraverso le Trivenete; da qualche mese a importante posta com’era sotto l’attenzione questa parte invece lo scambio artistico si nazionale ed internazionale.

Carlo Cardazzo e Trieste: alcuni episodi significativi 143 È quindi naturale che anche Carlo Car- dazzo5 (fig. 1) (direttore della Galleria del Cavallino di Venezia e della Galleria del Na- viglio di Milano) si dimostri interessato a quello che avviene a Trieste; non è un caso dunque che quella che sarà tra le più impor- tanti gallerie d’arte contemporanea di Trie- ste, la Galleria dello Scorpione6 (diretta da Frida de Tuoni), inauguri nel settembre del 1946 la sua nuova sede7, in via San Spiridio- ne, con una mostra di opere che arrivavano direttamente dalla Galleria del Cavallino. Si trattava della rassegna dei Maestri della pittura contemporanea che allineava opere di Felice Casorati, Carlo Carrà, Mario Si- roni, Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Arturo Tosi, Pio Semeghini, Filippo de Pi- sis, Ottone Rosai, Massimo Campigli, Vir- gilio Guidi, Bruno Saetti e Mario Deluigi. Questa esposizione si inserisce all’interno 2 – Copertina del primo numero della rivista di quelle iniziative culturali volte a ribadi- della Galleria d’arte moderna Lo Scorpione, re l’italianità di Trieste e si propone come Trieste, settembre 1946 un seguito ideale dell’esposizione Pittura moderna italiana che era stata organizzata da Giuseppe Marchiori nel marzo del 1946 Trieste, cioè in un ambiente ‘caldo’, al verti- alla Galleria Trieste. Lo stesso Marchiori ce dell’interesse internazionale”8. ricorda: “Il primo marzo dello stesso anno La Galleria dello Scorpione ospiterà in [1946 n.d.a.] si era inaugurata a Trieste, con seguito mostre personali e collettive degli un discorso di Giani Stuparich e in un clima artisti più importanti che operavano a Ve- di tensione, tipico di quel momento della nezia9 – molti dei quali legati a Cardazzo città, una mostra da me organizzata, con la – (tra cui Edmondo Bacci, Luciano Gaspa- collaborazione di Santomaso, Mascherini e ri, Gino Morandi, Emilio Vedova, Virgilio Apollonio, e con l’aiuto degli amici inglesi, Guidi, Mario Deluigi, Bruno Saetti, Arturo capitanati da Sylvia Sprigge, e documentata Martini, Alberto Viani, Salvatore); e pub- da un raro volumetto intitolato Pittura mo- blicherà un bollettino (stampato a Venezia, derna italiana, che fu il primo contributo a diretto da Antonio Varagnolo con la reda- un disegno obiettivo di una storia dei fatti zione di Virgilio Guidi e Berto Morucchio) artistici più importanti sino al 1946. È bene nel quale, oltre alle notizie relative alle at- ricordare anche questa mostra, nata a Vene- tività delle più importanti gallerie di Trie- 1 – Carlo Cardazzo con Il pugilatore di Marino Marini a palazzo Pisani, zia, e che fu la prima del dopoguerra: segnò ste e di Venezia, venivano presentati testi a Venezia, alla metà degli anni Quaranta. un’affermazione dell’arte italiana proprio a di scrittori, poeti, artisti e critici veneziani

144 AFAT 32 Carlo Cardazzo e Trieste: alcuni episodi significativi 145 Scorpione, ‘Raffaelino’ De Grada da Mila- febbraio del 1946 aveva tenuto una mostra no, il 22 maggio 1947, annuncia a Cardazzo personale presso la Galleria del Cavallino17, che “Si è costituito a Trieste un comitato che dove aveva presentato una ventina di scul- si propone di organizzare una mostra d’Arte ture, e da allora aveva rafforzato il suo rap- Italiana15 da tenersi prima a Trieste e poi in porto con Cardazzo. Jugoslavia, Romania, Ungheria, e forse in Alcune lettere conservate nell’Archivio Cecoslovacchia. La data sarebbe fissata per della Galleria del Cavallino attestano che il primo settembre 1947. Cardazzo aveva proposto a Mascherini di al- Questi amici di Trieste mi hanno prega- lestire una sua nuova mostra, probabilmen- to di interessarmi della cosa. Per parte mia te alla Galleria del Naviglio, a Milano18. penso che, malgrado l’inflazione di mostre La mostra non verrà organizzata ma Ma- che c’è in questo momento, la cosa può in- scherini, instancabile animatore dell’am- teressare, comprendendo anche un giro di biente culturale della città giuliana, non propaganda culturale di alcuni intellettuali mancherà di coinvolgere Cardazzo in altre italiani nei paesi balcanici e mostrando per iniziative artistiche. la prima volta l’arte italiana in questi paesi Infatti Mascherini, in qualità di diretto- con i quali è cosa doverosa riprendere su un re della Sezione Arti Figurative del Circolo nuovo piano le relazioni culturali. di Cultura e delle Arti19, nel marzo del 1950 Ho consigliato questi amici di formare chiede la collaborazione di Cardazzo per al- un Comitato Organizzatore molto ristretto lestire una mostra di Giorgio Morandi. composto di una o al massimo due perso- La richiesta, datata 16 marzo 1950, era 3 – Lettera manoscritta di Frida de Tuoni a Carlo Cardazzo, Trieste, 12 maggio 1947. nalità artistiche per ogni regione delle più quella di ottenere “in temporaneo prestito Venezia, Archivio della Galleria del Cavallino importanti ed affidare a questi artisti la re- nr. 10 dipinti del pittore Giorgio Moran- sponsabilità di raccogliere un determinato di, possibilmente rappresentativi dei vari (tra cui Anton Giulio Ambrosini, Liliana Nonostante vari scambi epistolari12 tra numero di quadri della loro regione. Per- periodi dell’opera sua, per una mostra alla Faraci, Berto Morucchio, Virgilio Guidi, Renato Cardazzo13 e Antonio Varagnolo, Fri- tanto ti preghiamo di fornire il tuo appoggio nuova Galleria permanente del Circolo. La Mario Deluigi)10 (fig.2). da de Tuoni e Carlo Cardazzo, riguardanti e la tua opera a questa iniziativa. Non si trat- mostra dovrebbe inaugurarsi entro la prima È dunque evidente, almeno inizialmen- la scelta del periodo più adatto per l’allesti- terebbe di un grande lavoro. Si tratterebbe decade del maggio prossimo e restare aper- te, lo stretto legame della Galleria dello mento della mostra, questa alla fine non si di proporre un certo numero di artisti e di ta quindici giorni”, e “qualora i Morandi Scorpione con l’ambiente veneziano, e in tenne (fig.3). Comunque, a conferma del scegliere un determinato numero di opere non fossero disponibili” si avanzava la pro- particolare con Cardazzo; legame rafforzato rapporto collaborativo che legava Frida de (tutta la mostra dovrebbe comprendere 150 posta di ottenere altrettanti dipinti di Mario dalla figura di Berto Morucchio11 che cono- Tuoni a Cardazzo, risulta esemplificativa l’e- quadri) da raccogliere a Milano verso il 20 Sironi20. sceva molto bene l’ambiente culturale e ar- sposizione della pittrice triestina Maria Lu- agosto. In questa occasione ci si potrebbe Nonostante la pronta disponibilità di tistico triestino. pieri che, presentata al Cavallino dal 14 al 27 riunire tutti. Conto su una tua sollecita ri- Cardazzo21 l’iniziativa non venne portata a Alla Galleria dello Scorpione espongono febbraio del 194814, viene poco dopo ripro- sposta. Ti saluto Cordialmente”16 (fig.4). termine. Iniziò comunque un proficuo rap- dunque molti artisti “veneziani”, ma la stessa posta allo Scorpione (inaugurata il 22 aprile). Dell’iniziativa non si sono trovate ul- porto di collaborazione tra il Circolo, nella galleria cerca di promuovere a Venezia i pro- Nel fervido clima della Trieste della fine teriori notizie, ma l’interesse di Cardazzo persona di Mascherini, e il gallerista “evi- pri artisti. Infatti nel gennaio del 1947 erano degli anni Quaranta, si cerca di coinvolgere per l’ambiente culturale e artistico triestino dentemente ben lieto di aprire, con oneri stati presi accordi per organizzare al Cavallino Cardazzo anche in iniziative volte a rimar- non viene certo meno. Un solido tramite ridottissimi, una testa di ponte in un mer- una mostra personale del pittore Lojze (Luigi) care l’italianità della città. Ad esempio, su di contatto con la città giuliana è lo scul- cato potenzialmente importante come quello Spacal, legato da amicizia a Frida de Tuoni. carta intestata della Galleria d’Arte dello tore Marcello Mascherini che dal 12 al 20 triestino”22.

146 AFAT 32 Carlo Cardazzo e Trieste: alcuni episodi significativi 147 5 – Copertina del catalogo della Mostra 6 – Elenco delle opere esposte nella mostra del pittore Capogrossi, Galleria del Circolo di Giuseppe Capogrossi, Galleria del Circolo della Cultura e delle Arti, Trieste della Cultura e delle Arti, Trieste 26 novembre-10 dicembre 1953 26 novembre-10 dicembre 1953

Grazie a Cardazzo venne organizzata la “Caro Mascherini, a seguito del collo- mostra dedicata all’incisione23 (1-16 luglio quio avuto. Posso darLe quando Lei desi- 1950) e molte opere per la mostra dei Pitto- dera, una mostra con venti acquerelli di De ri veneziani (25 gennaio – 8 febbraio 1951) Pisis. Le condizioni sono: imballaggio delle giunsero dalla Galleria del Cavallino24. opere e trasporto, sia andata che ritorno, a Mascherini interpellò ancora Cardazzo Suo carico; la garanzia dell’acquisto di un chiedendogli un dipinto di Massimo Cam- minimo di cinque opere, il cui prezzo, come pigli per la Mostra di pittori milanesi25 (14-24 Le ho detto, va dalle 15 alle 30 lire. In attesa luglio 1951) e invitandolo a proporre altre di Sue notizie, La prego di gradire, caro Ma- 4 – Lettera dattiloscritta di Raffaele De Grada a Carlo Cardazzo, Milano, 22 maggio 1947. esposizioni. A tale proposito Cardazzo scri- scherini, i migliori saluti”26. Venezia, Archivio della Galleria del Cavallino ve allo scultore il 15 gennaio 1952: La mostra non si terrà ma sarà proprio

148 AFAT 32 Carlo Cardazzo e Trieste: alcuni episodi significativi 149 verrà inaugurata il 26 novembre; Masche- vessimo indicare un anno d’esordio per la rini avrebbe voluto contare sulla presenza presentazione pubblica degli artisti Spaziali dell’artista “per fargli tenere una pubbli- questo è certamente il 1952. ca conversazione sulla sua pittura”29, ma la Passati sei anni dalla stesura del Mani- proposta non andò in porto30. fiesto Blanco e in seguito alla pubblicazione Rilevante è la presentazione di Sephour del Manifesto dell’arte spaziale del 26 novem- che offre una lucida e chiara lettura dell’o- bre 1951, che aveva sancito di fatto l’avve- pera di Capogrossi: “La prima caratteristica nuta costituzione di un vero e proprio mo- dello stile sembra che sia l’attenersi ad un vimento artistico, Carlo Cardazzo matura tema. Questo perchè il tema, è, come lo stile la decisione di far conoscere il Movimento medesimo, il segno della maturità. Tutto ciò Spaziale come gruppo, organizzando espo- mi sembra evidente nell’opera di Capogros- sizioni nelle sue gallerie (il Naviglio a Mila- si. Il tema da lui scoperto – questo artiglio, no e il Cavallino a Venezia) ma anche nella questa mano, questo tridente, questa forca – Galleria Casanuova di Trieste, dove viene è già uno stile. Egli lo piega ai suoi umori, gli allestita la mostra nazionale Artisti spaziali, imprime le sue fantasie, lo calma o lo esaspe- dal 15 novembre al 2 dicembre del 1952, che ra, lo scatena, lo addormenta, lo perseguita, chiude quell’annata all’insegna della pro- lo asseconda. Non c’è nulla che non gli faccia mozione della nuova ricerca artistica. fare, nulla che non riesca a fargli dire”31. Ma consideriamo la sequenza delle Come sottolinea De Grassi “la mostra esposizioni organizzate nel 1952. La prima poteva in qualche modo considerarsi come mostra dedicata esplicitamente all’Arte Spa- un ideale corollario a quella collettiva al- ziale viene allestita a Milano presso la Galle- 7 – Visitatori alla mostra del pittore Giuseppe Capogrossi (al centro, Marcello Mascherini), lestita nell’Aula Magna dell’Università nei ria del Naviglio dal 23 al 29 febbraio (fig.8). Galleria del Circolo della Cultura e delle Arti, Trieste 26 novembre-10 dicembre 1953 mesi precedenti32, che aveva visto allinearsi Come si legge in una nota pubblicata in ca- a Trieste quasi tutti i protagonisti della sce- talogo, questa “è la prima mostra collettiva Cardazzo ad organizzare l’appuntamento più posso stampare il catalogo se queste non na artistica italiana di quegli anni”33. spaziale in cui figurano solo alcuni aderenti importante della stagione artistica del Cir- sono prima arrivate e se non ho l’elenco La mostra di Capogrossi offre l’occasio- del movimento. Con questa mostra gli spa- colo nel 1953: la Mostra del pittore Capogrossi esatto). Vorrei pertanto che la spedizione ne per riportare l’attenzione sullo Spaziali- ziali intendono dimostrare come lo spazia- (26 novembre – 10 dicembre 1953) (figg. seguisse al più presto, in modo da consen- smo che Cardazzo aveva presentato a Trieste lismo è anche e soprattutto un problema 5-7). L’artista romano, tra i più importanti tirmi di inaugurare l’esposizione sabato 14 nell’autunno del 1952. Come è noto il nome di contenuto che può essere realizzato con rappresentanti della ricerca astratta e legato corr. o almeno giovedì 19 corr. Lei potrebbe di Carlo Cardazzo è indissolubilmente le- qualunque mezzo, anche il più antico”35. a Cardazzo da un contratto, viene presenta- farmi avere intanto il preciso elenco delle gato al Movimento Spaziale che aveva nella In quell’occasione vengono presentate to con quattordici dipinti recenti e sei lito- opere con i rispettivi titoli? D’accordo con Galleria del Naviglio di Milano la sua sede le opere di Roberto Crippa, Giancarlo Ca- grafie. la dicitura ‘in collaborazione con la Galle- “operativa” 34. rozzi (poi Giancarozzi), Gianni Dova, Mario Il 2 novembre 1953 Mascherini scrive ria del Naviglio di Milano’; d’accordo per la Il Movimento Spaziale, nato per inizia- Deluigi, Lucio Fontana, Cesare Peverelli, a Cardazzo: “La ringrazio molto per la Sua spedizione di 110 cataloghi. Confermo ogni tiva di Lucio Fontana a Buenos Aires nel Beniamino Joppolo. Quest’ultimo ha anche cortese lettera del 27 corr. pervenutami con altro particolare della mia lettera preceden- 1946 (con la stesura del Manifiesto Blanco), il ruolo di teorico del movimento e scrive il qualche giorno di ritardo. Va benissimo la te e resto in attesa delle opere di Capogros- si sviluppa inizialmente a Milano e suc- testo di presentazione mirando a collocare ‘presentazione’ di Michel Seuphor27 per il si. A lei i miei più sentiti ringraziamenti e cessivamente a Venezia, arricchendosi di lo Spazialismo come soluzione al conflitto catalogo della Mostra di Capogrossi. Adesso molti cordiali saluti”28. adesioni e avvalendosi della pubblicazione tra Realismo e Astrattismo-concretismo aspetto con ansia l’arrivo delle opere (non Per problemi organizzativi la mostra di diversi manifesti tecnici e teorici. Se do- che, in quegli anni, ancora infervorava gli

150 AFAT 32 Carlo Cardazzo e Trieste: alcuni episodi significativi 151 animi degli artisti, della critica e del pub- blico36. Sarà il Premio Gianni37, riservato agli artisti spaziali e nucleari invitati a dare una rappresentazione pittorica dello scoppio della bomba atomica, a catalizzare l’atten- zione del pubblico e della critica sull’arte spaziale. Il primo premio viene assegnato a Dova, mentre secondi premi vanno a Delui- gi, Crippa e Tancredi. Venivano così ricono- sciuti sia gli spazialisti milanesi che quelli veneziani38. Segue, in ordine di tempo, la mostra Pit- tori Spaziali e Nucleari allestita al Cavallino di Venezia dal 19 maggio al 3 giugno, che si presenta come anteprima “alternativa” alle proposte della XXVI Biennale Internazio- nale d’Arte che si sarebbe inaugurata il 14 giugno39. Pochi giorni prima, il 17 maggio, a Milano presso la Galleria del Naviglio era stato redatto il Manifesto del movimento spa- ziale per la televisione40 in occasione dell’a- 9 – Manifesto del Movimento spaziale zione sperimentale di Lucio Fontana rea- per la televisione, 17 maggio 1952 lizzata per una trasmissione di RAI-TV di Milano (fig. 9). L’attenzione sullo spazialismo viene lati. Il sentimento quindi non è tradito, mantenuta viva con le mostre personali di non è tradito l’umano dell’arte se scorgi le Crippa e Dova (presentati da Joppolo, 2–22 forme modularsi secondo il vario tempe- agosto 1952) al Cavallino, in occasione delle ramento. Se l’impeto favoloso di Dova ci quali Peverelli tiene una vivace conferenza ripropone una bellezza della natura nel suo su Realtà e non realtà41. Sempre al Cavallino aspetto organico, prorompendo con aperto dal 20 al 26 settembre si tiene la mostra Sei romanticismo, e Crippa riscatta sensazioni artisti Spaziali – Capogrossi, Crippa, Dova, meccaniche con lucida tecnica, funzionale Joppolo, Matta, Peverelli, presentata da Berto al contenuto che la muove, e così Matta pe- Morucchio42. Il critico veneziano difende la netra fantasticamente nel meandro dei so- scelta non-figurativa di questi artisti sotto- gni e s’indugia a riscattare il fantastico delle lineando che in ognuno di loro è evidente relazioni cosmiche, e il ritmo ossessivo di un carattere individuale. Capogrossi, fonda una sua poetica al limite “Caratteri che non vengono, perchè della decorazione, ciò è prova che il messag- 8 – Pagina del catalogo Arte Spaziale (120° Mostra del Naviglio), estratti secondo quella particolare cono- gio individuale non è cancellato. E se queste Galleria del Naviglio, Milano 23 – 29 febbraio 1952 scenza non realistica, mortificati né livel- opere gettano il ponte con noi spettatori, si-

152 AFAT 32 Carlo Cardazzo e Trieste: alcuni episodi significativi 153 gnifica che le cose narrate, e la lingua usata to dello spazio secondo le condizioni della Capogrossi, Crippa, Deluigi, De Toffoli, Do- per dirle, non sono così arbitrarie e distanti sua conoscenza. Qui il discorso sarebbe nati, Dova, Fontana, Giancarozzi, Guidi, Jop- come si vorrebbe far credere. lungo, dallo spazio naturalistico prospettico polo, La Regina, Matta, Gino Morandi, Peve- La disciplina cosidetta spaziale, accet- del rinascimento, a quello che sa di chiuso relli, Tancredi, Vinicio Vianello (fig. 10). tata da tutti codesti artisti, è il punto d’in- ottocentesco, che dura ancora oltre le due Una foto, conservata nel fondo Giornal- contro. E l’accento particolare che modula dimensioni degli astratti, insufficienti allo foto della Fototeca dei Civici musei di storia queste espressioni sì diverse dall’arte stret- spazio e alle necessità sopradette. ed arte di Trieste, ci mostra il critico Ber- tamente astratta. Ora è innegabile che la scienza attuale to Morucchio, che aveva tenuto il discorso La spazialità non è la decantazione de- sia mutata in modo straordinario, sì da mu- inaugurale dal titolo Artisti spaziali, accanto gli spazi. È un rapporto intrinseco al farsi tare il nostro rapporto con le cose universe ad una parete dove sono affissi in bella mo- dell’espressione, costante nella grande arte e, pertanto, il nostro respiro spaziale. stra vari documenti tra cui il Manifesto dell’ar- plastica. È la struttura dell’intuizione rife- Quel che lega gli spaziali non è una de- te spaziale (1951) e il Manifesto del movimento rita all’espressione visiva”43. terminazione assoluta di un concetto di spaziale per la televisione (1952).che sovrasta- A distanza di pochi giorni, nella stes- spazio, ma una necessità portata ad idea no un Concetto spaziale di Lucio Fontana46. sa sede, viene organizzata Artisti Spaziali generale, nella quale ognuno può trovare la Nel piccolo catalogo-depliant sono rac- Veneziani. Bacci, Deluigi, De Toffoli, Guidi, sua determinazione. Così che noi vediamo colti brevi passi di testi di Milena Milani, di Morandi Gino, Salvatore, Tancredi, Vinicio, chi tende ad una espressione immaginativa Carlo Cardazzo, di Joppolo, di Morucchio e 10 – Copertina del catalogo della presentata da uno scritto di Virgilio Guidi. e chi ad una espressione conoscitiva. Questi di Guidi, questi ultimi scelti dalle prece- Mostra Nazionale Artisti spaziali, È un testo molto importante, quest’ultimo, due modi sono dell’arte di ogni tempo e non denti presentazioni delle mostre spaziali. Galleria Casanuova, Trieste che delinea il particolare indirizzo “spazia- pregiudicano la libertà unitaria dell’espres- Piuttosto scettico sulla presunta ‘poeti- 15 novembre - 2 dicembre 1952 le” della compagine veneziana. sione. La mia solidarietà con gli ‘spaziali’ è ca’ del gruppo si dichiara Bruno Maier, che “Queste mostre di ‘spaziali’ sono le più una solidarietà con il tempo quale esso è re- nota, e non a torto, come “la teoria spaziale vive o, se volete, semplicemente le più at- almente, e non a tutti evidente. sia senza una relazione immediata (o per lo tuali. Tali non nel senso provvisorio, ma Del resto è noto oramai quello che io meno artisticamente feconda) con le opere vito e il soggetto delle opere, che dovevano perchè ripropongono una necessità fonda- penso per me: che l’idea dello spazio s’i- esposte alla Casanuova” e ciò “lo prova be- avere rigorosamente le misure di 13 x 18 cm mentale alla condizione del nostro tempo. dentifichi con l’idea della luce, e che la luce nissimo il fatto che sotto l’etichetta della (la tavoletta adeguata veniva offerta diret- Infatti l’idea spaziale si pone al di qua delle sia l’elemento attivo dello spazio”44. ‘spazialità’ si raccolgono in un poco giusti- tamente dalla Segreteria del premio), era contrastanti estetiche oramai stanche, al di Queste due ultime mostre, inaugurate ficato connubio artisti di tendenze diverse e libero. Risulta interessante sottolineare qua degli estremi di esse in cui sono il sen- a Biennale ancora aperta, volevano attira- di assai differente valore”47. che la Giuria preposta agli inviti e all’asse- sibile empirico naturalismo e il raziocinan- re l’attenzione del pubblico internazionale Viene da domandarsi perchè viene scel- gnazione dei premi era composta da Carlo te compiaciuto astrattismo, segni di una in- interessato all’arte contemporanea. Sarà ta questa galleria di Trieste come vetrina Cardazzo (indicato come collezionista d’arte concepibile divisione di pensiero quale mai Trieste a tenere alta l’attenzione della critica espositiva. Cardazzo aveva avuto modo di e non come gallerista), dal pittore Virgilio è stata; si pone, l’idea spaziale al di qua, nel e del pubblico sullo spazialismo ospitando conoscere gli spazi della Galleria Casanuo- Guidi, dallo scultore Marcello Mascherini e tentativo più o meno chiuso ad ognuno, di la mostra nazionale Artisti spaziali, allestita va48, diretta da Piero Florit, in occasione dal critico d’arte Berto Morucchio. Escluso superare tutte le parzialissime espressioni nelle sale della Galleria Casanuova45 dal 15 dell’organizzazione della Mostra Nazionale Mascherini, gli altri sono tutti legati all’am- in novità di spirito e di forme, nella funzio- novembre al 2 dicembre. La mostra, la più di Pittura Premio Arbiter tenutasi nel gennaio biente culturale e artistico veneziano. I pre- ne preminente di accogliere le cose ad unità importante e completa tra quelle organizza- del 1952 (fig. 11). Come è noto il Premio Ar- mi, indivisibili, erano stati così stabiliti: e in tutte le dimensioni possibili. te nel 1952, si presenta come riassuntiva di biter era stato voluto da Leopoldo Kostoris, primo Premio L. 130.000, secondo Premio Non bisogna credere che questo ‘spazia- tutte quelle che si erano tenute preceden- erogatore dei premi, per dare vita ad una L. 100.000; inoltre erano previsti altri 20 lismo’ sia un capriccio che tenti di essere al- temente. singolare collezione d’arte. premi-acquisto. La Giuria, riunitasi il 10 la moda. Ogni tempo ha avuto un sentimen- Vengono presentate opere di Bacci, Burri, La partecipazione al premio era per in- gennaio del 1952, “considerata la totale par-

154 AFAT 32 Carlo Cardazzo e Trieste: alcuni episodi significativi 155 12 – Biglietto d’invito per la mostra Opera 13 – Bozzetto dell’invito per la mostra Opera grafica di Capogrossi, Galleria Casanuova, grafica di Capogrossi, Galleria Casanuova, Trieste, ottobre 1959 Trieste, ottobre 1959 11 – Copertina del catalogo della Mostra Nazionale di Pittura Premio Arbiter, Trieste, Galleria Casanuova, gennaio 1952 senz’altro sostenere che la scelta operata da stante le limitate misure alcune opere sono Carlo Cardazzo non fu certo secondaria nel andate oltre il limite fisico imposto perchè tecipazione degli artisti e l’alto livello este- critico”50 vennero assegnati i 28 premi. Dati definire il carattere della raccolta. in queste la superficie ha ceduto il posto al- tico delle opere”49 manifestò la difficoltà di i componenti della Giuria, non stupisce no- Che il premio, pur organizzato a Trieste, lo spazio: “misura immisurabile che parte aggiudicare i due primi premi a due soli ar- tare che molti premi vennero assegnati ad avesse, come si è già detto, un carattere “ve- dall’interno”52. tisti e quindi prese la decisione di dividere artisti romani, milanesi e veneziani legati a neziano” è evidenziato inoltre dal fatto che I rapporti di Cardazzo con la Galleria la somma messa a disposizione in 8 premi- Carlo Cardazzo alcuni dei quali appartenen- i testi di presentazione sono affidati a Vir- Casanuova, continueranno nel tempo e acquisto di L. 30.000 e 20 premi-acquisto ti al movimento spaziale come Mario De- gilio Guidi e a Berto Morucchio (entrambi dopo la mostra degli Artisti Spaziali vale la da 10.000. luigi (Venezia), Edmondo Bacci (Venezia), componenti della Giuria ed entrambi legati pena ricordare le mostre personali di Giu- All’invito a partecipare alla mostra ave- Giuseppe Capogrossi (Roma), Gianni Dova a Carlo Cardazzo) e che il catalogo dell’espo- seppe Capogrossi e di Edmondo Bacci. Nel vano risposto ben 139 artisti, tra questi la (Milano), Milena Milani (Savona), Tancredi sizione viene stampato a Venezia dalle Arti giugno del 1959 la Galleria Casanuova con- Giuria aveva scelto una rosa di 40 opere e Parmeggiani (Venezia). Le opere premiate Grafiche Sorteni. Di particolare importanza tatta, proponendo delle mostre di grafica, i “fra queste, a maggioranza di voti, dopo pro- diedero dunque vita alla prestigiosa colle- è il testo di Virgilio Guidi Della piccola pro- due pittori53. lungate discussioni a carattere strettamente zione di Leopoldo Kostoris51, e possiamo porzione, dove il pittore sottolinea che nono- Il 18 giugno viene inviata la seguente let-

156 AFAT 32 Carlo Cardazzo e Trieste: alcuni episodi significativi 157 molto importante agli effetti della critica. Per l’occasione vengono inviati da Ve- vallino alla Galleria Casanuova: “Abbiamo ri- [...]”55. nezia dieci disegni incorniciati (per i qua- cevuto regolarmente le litografie e i guazzi del All’invito non risponde Capogrossi ma, li viene indicato il prezzo di vendita di lire pittore Bacci. Non Vi nascondiamo che siamo al suo posto, Carlo Cardazzo che accetta di 40.000 ciascuno), otto litografie (intitolate rimasti veramente sorpresi che non sia andata buon grado la proposta56. Dopo varie tratta- ognuna Avvenimento) e 350 inviti Il 16 mar- venduta neanche una litografia. Vi ringrazia- tive57 viene fissata la data del 10 ottobre per zo 1960 alla Galleria Casanuova viene in- mo e Vi preghiamo gradire distinti saluti”66. l’apertura della mostra che avrebbe inaugu- viata la seguente lettera: “Il pittore Bacci ci Come risulta evidente sono le gallerie rato la nuova stagione espositiva della Gal- chiede notizie della mostra grafica allestita private e i circoli di cultura che, con la loro leria Casanuova. Tutte le opere sono inviate nella Vostra Galleria. Saremo molto lieti azione dinamica, hanno cercato di aggior- dal Cavallino che si occupa anche di stam- di ricevere un eventuale estratto conto e le nare il pubblico triestino sulle novità in pare l’invito-catalogo (figg. 12-13). opere di ritorno in quanto alcuni disegni ambito artistico, a volte con grande succes- Inizialmente vengono spedite dicias- dovranno essere da Bacci mandati a Milano. so di pubblico anche se con scarso riscontro sette litografie ma il 3 ottobre Florit chie- Rimaniamo in attesa e Vi preghiamo di gra- sul mercato collezionistico. A tale proposito de di poter “completare detta rassegna con dire distinti saluti”65. si rivela importante il ruolo svolto da Car- ancora 4 o 5 pezzi, dato che parte di quelle Tra le righe si intuisce che Cardazzo spe- lo Cardazzo. Quelli presi qui in considera- ricevute sono di piccole dimensioni e non rava in alcune vendite, ma anche la mostra di zione, sono solo alcuni episodi significativi vorremmo che si disperdessero sulle pare- Bacci da questo punto di vista si rivelò un tota- che testimoniano la continuità di contatti, ti. [...] N.B.: Vi rammentiamo che nella ns. le insuccesso, come si evince dalla lettera del di relazioni e di scambio artistico-culturale lettera invito abbiamo sempre parlato di 31 marzo 1960 spedita dalla Galleria del Ca- di Cardazzo con la città di Trieste. 20-25 opere”58. Vengono quindi spedite, in aggiunta, cinque gouaches su cartone. La mostra di Capogrossi ottiene un 14 – Invito per la mostra Bacci. buon successo di critica ma non di vendi- Litografie e disegni, Galleria Casanuova, te59: “Trieste, 27 ottobre 1959 / La mostra Trieste, febbraio 1960 Note di Capogrossi è stata chiusa. Purtroppo vendite non sono venute. La critica è stata 1 Come è noto tra la fine del 1945 e i primi del 3 S. [Silvio] B. [Branzi], Mostre d’arte. Persona- tera a Capogrossi: “Il Signor Giorgio Tren- ottima a conferma Vi alleghiamo i due mag- 1946 erano iniziati i negoziati per definire i li, “Il Gazzettino”, Venezia 27 luglio 1946. 4 tin della Direzione Belle arti del Comune di giori giornali60. [...] Vogliamo augurarci che trattati di pace; in questo frangente si aprì Mostra degli artisti polesi, “Il Gazzettino”, Ve- un contenzioso tra l’Italia e la Iugoslavia che nezia 8 marzo 1947. Venezia ci ha fornito il Suo indirizzo e noi Le la mostra di Bacci fissata per il 13 febbraio reclamava la città di Trieste. Con la confe- 5 Sulla figura di Carlo Cardazzo (1908-1963), 61 scriviamo per invitarLa a presentare nella 1960 abbia migliore successo [...]” . renza di pace del 1947 Trieste si vide priva- collezionista, raffinato editore e gallerista si ns. galleria una mostra personale (circa 25- La mostra di Bacci inizialmente era stata ta del proprio retroterra e fu trasformata in vedano: T. D’Albisola, Carlo Cardazzo amico di 30 opere) in bianco e nero. fissata per dicembre, ma su proposta di Car- un’entità particolare: un territorio “libero” Albisola, Milano 1964; A. Fantoni, Il gioco del Abbiamo ammirato la Sua partecipa- dazzo verrà inaugurata il 27 febbraio 196062. diviso in due zone; una zona A ad ammini- paradiso, Venezia 1996; Fondazione Museo di zione alla III° Biennale dell’Incisione Ita- Dalla corrispondenza con la Galleria Casa- strazione militare angloamericana (Trieste Arte Contemporanea Milena Milani in memoria liana a Venezia54 e poiché a Trieste una Sua nuova, conservata nell’Archivio del Cavalli- e provincia) e una zona B ad amministrazio- di Carlo Cardazzo, Milano 2006; G. Bianchi, personale dell’incisione non è mai stata no63, risulta che Piero Florit aveva espressa- ne iugoslava (costituita da una piccola parte Carlo Cardazzo, profilo di un collezionista, edito- della penisola istriana). La situazione si ri- re e gallerista, “Quaderni della donazione Eu- presentata, pensiamo si potrebbe organiz- mente richiesto che le opere di Bacci fossero solverà solo nel 1954. genio Da Venezia”, 16, Venezia 2006, pp. 67- 64 zarla. [...] Le possiamo assicurare una larga “nuove, inedite e non vecchie” . Come era 2 Nel 1953 a Venezia si terrà la I mostra nazio- 79; G. Bianchi, Un cavallino come logo, Venezia critica di stampa con la sola preghiera che le già accaduto per la mostra di Capogrossi la nale artisti giuliani e dalmati, allestita nell’A- 2006; Caro Cardazzo… Lettere di artisti, scrittori stampe inviate risultino almeno nella loro Galleria del Cavallino si occupa di spedire la Napoleonica del Museo Correr (20 set- e critici a Carlo Cardazzo dal 1933 al 1952, a cura maggioranza inedite; questa condizione è tutte le opere e di stampare gli inviti (fig. 14). tembre – 15 ottobre). di A. Cardazzo, Venezia 2008; Carlo Cardazzo

158 AFAT 32 Carlo Cardazzo e Trieste: alcuni episodi significativi 159 una nuova visione dell’arte, catalogo della mo- in Filosofia, fonda nel 1948 il Centro Studi periodo 8/21 marzo prossimo. Lo stesso rin- locali, Vi scriveremo in proposito e stabili- stra a cura di L.M. Barbero (Venezia, Fonda- sull’Arte Contemporanea in Venezia, sezione graziando della Vs/ gentile attenzione pre- remo la data per la Mostra del Vostro Spacal. zione Peggy Guggenheim), Milano 2008. arti plastiche, e nel 1953 organizza la sezio- ga, tramite ns/, di poter ottenere un rinvio Gradite distinti saluti” (copia dattiloscritta 6 La piccola Galleria dello Scorpione il cui ne fotografica a cui si uniranno Guidi, Leiss, della sua personale alla seconda quindicina della lettera di Renato Cardazzo alla Galle- nome “era stato scelto da Mascherini e Righi Bonzuan, R. Cardazzo. Sottoscrive il Manife- del mese di maggio. Noi speriamo che po- ria dello Scorpione, datata Trieste 16 maggio – secondo i ricordi di Lojze Spacal – ma at- sto dell’arte spaziale (1951) e il Manifesto del trete accontentarlo e assieme ai suoi unia- 1947, in Busta “1945-1947/2/Archivio”, fasci- torno alla quale ruotarono prevalentemente movimento spaziale per la televisione (1952). mo i ns/ ringraziamenti, mentre, nell’attesa colo “Pittori e scultori ...46...”, AGC). Ringra- artisti triestini di lingua slovena, portò l’arte Membro di giuria in premi nazionali e inter- di leggerVi in merito, Vi porgiamo i ns/ più zio Angelica Cardazzo per avermi permesso di italiana nella Trieste del governo militare al- nazionali, come il premio Marzotto, scrive distinti e cordiali saluti che Vi preghiamo consultare l’Archivio della Galleria del Caval- leato”. Cfr. F. Cescutti, Quando Trieste met- saggi, monografie, articoli, venendo in con- di gradire” (lettera dattiloscritta di Antonio lino e di avermi aiutato nella ricerca. teva in mostra i grandi, “Il Piccolo”, Trieste, tatto con l’ambiente artistico internazionale. Varagnolo alla Galleria del Cavallino, datata 13 Renato Cardazzo (1918-2002) gestì di fatto 6 dicembre 2008. Sulla storia della galleria Negli ultimi anni intensifica la sua ricerca Trieste 15 febbraio 1947, in Busta “1945- la Galleria del Cavallino dopo che nel 1946 si veda il completo saggio di F. De vecchi, poetica, inscindibile da un’intima passione 1947/2/Archivio”, fascicolo “Pittori e sculto- il fratello maggiore Carlo si era trasferito a La Galleria dello “Scorpione” (1946-1952), in per il disegno. Sulla sua figura si vedano: B. ri ...46...”, AGC). Milano. Dualità. Aspetti della cultura slovena a Trieste, Morucchio, Pittori italiani e stranieri. Saggi Renato Cardazzo, dichiarandosi spiacen- 14 Si veda in proposito la documentazione con- catalogo della mostra (Trieste, Palazzo Co- critici, prefazione di G. Scarpa, Venezia 1985; te che l’artista non fosse pronto per la sua servata in Busta “1948/125-150/ e Archivio”, stanzi), Trieste 1995, pp. 30-45. Ringrazio B. Morucchio, Poesie, prefazione di G. M. personale al Cavallino nel periodo indicato, fascicolo “128 M. Lupieri”, AGC. Tra i vari il dott. Maurizio Lorber per l’aiuto datomi a Vianello, Venezia 1985. auspica di poterla ospitare in una prossima documenti, è conservata una lista di perso- reperire il testo. 12 Il 28 gennaio Antonio Varagnolo, su carta in- occasione e che questa sarebbe stata comu- ne a cui spedire gli inviti, fornita dall’artista, 7 Nell’aprile 1946 era stata inaugurata, con testata della Galleria dello Scorpione, scrive nicata a breve (cfr. copia dattiloscritta della interessante per ricostruire la sua rete di re- una mostra dedicata ad Arturo Martini, una alla Galleria del Cavallino: “Vi saremo grati se lettera di Renato Cardazzo alla Galleria del- lazioni. La mostra riscosse anche un succes- prima sede in via Ginnastica 52. Cfr. De vec- vorrete comunicarci l’epoca che andrete a fis- lo Scorpione, senza data, in Busta “1945- so di vendite; vennero vendute tre opere, tra chi 1995, p. 30. sare per la mostra personale del pittore Luigi 1947/2/Archivio”, fascicolo “Pittori e sculto- cui una Composizione acquistata da Rodolfo 8 G. Marchiori, Venezia nel dopoguerra, in D. Spacal. Nell’attesa Vi ringraziamo porgendoVi ri ...46...”, AGC). Pallucchini. Valeri, G. Marchiori, P. Rizzi, P. Nonis, Ca- i ns più distinti saluti” (lettera dattiloscritta Dato che non arrivarono più indicazioni in 15 Forse il riferimento è alla Mostra nazionale polavori della collezione Deana, Pordenone di Antonio Varagnolo alla Galleria del Caval- merito fu la stessa Frida de Tuoni a chiedere d’arte moderna italiana che il Circolo della 1973, p. 27. lino, datata Trieste 28 gennaio 1947, in Busta precisazioni il 12 maggio 1947: “Egregio sig. Cultura e delle Arti si proponeva di organiz- 9 Si veda De vecchi 1995, pp. 72-79. “1945-1947/2/Archivio”, fascicolo “Pittori e Cardazzo, in occasione della mia ultima visi- zare presso la Galleria “S. Giusto”. Cfr. M. De 10 Il bollettino Lo Scorpione, di difficile repe- scultori ...46...”, Venezia, Archivio della Gal- ta a Venezia, ho parlato con suo fratello, per Grassi, «La Trieste che noi amiamo»: Marcello ribilità, ebbe vita breve. Si sono identificati leria del Cavallino - d’ora in avanti AGC). vedere se era possibile organizzare al ‘Ca- Mascherini e il Circolo della Cultura e delle Arti, i seguenti numeri: Bollettino n. 1, Venezia La risposta non si fa attendere molto e il 7 vallino’ una mostra del pittore Luigi Spacal. in M. De Grassi, Marcello Mascherini «l’acro- settembre 1946; Bollettino n. 2, Venezia ot- febbraio Renato Cardazzo comunica a Spacal Dal 15 al 30 maggio egli ha la sua personale bata gioioso [...] che parla e scrive», Mariano tobre 1946; Bollettino n. 3, Venezia novem- che la mostra “potrebbe venir fatta nel pe- al ‘Cortile’ di Roma e dopo tale data, le sue del Friuli 2006, pp. 9-10. bre 1946; Bollettino n. 4, Venezia dicembre riodo 8 – 21 marzo, dato che nel nostro ca- opere sarebbero a sua disposizione. Le sarei 16 Lettera dattiloscritta di Raffaele De Grada 1946; Bollettino n. 1, A. II, Venezia gennaio lendario è rimasto questo periodo in sospe- grata se potrà darmi qualche schiarimento a Carlo Cardazzo, datata Milano 22 maggio 1947; Bollettino nn. 2-3, A. II, aprile 1947. so” (copia dattiloscritta della lettera di Re- a proposito. Distinti saluti” (lettera ma- 1947, in Busta “1945-1947/2/Archivio”, fa- Ringrazio la dott. Patrizia Leone per l’aiuto nato Cardazzo a Luigi Spacal, datata Venezia noscritta di Frida de Tuoni a Carlo Cardaz- scicolo “Pittori e scultori ...46...”, AGC. datomi nella ricerca. 7 febbraio 1947, in Busta “1945-1947/2/Ar- zo, datata Trieste 12 maggio 1947, in Busta 17 La mostra ebbe un buon successo. Si vedano: 11 Berto [Umberto] Morucchio (Venezia 1921- chivio”, fascicolo “Pittori e scultori ...46...”, “1945-1947/2/Archivio”, fascicolo “Pittori e G. Marchiori, Mascherini, “Domani”, 13 feb- 1984), personaggio ancora da studiare e da AGC). scultori ...46...”, AGC). braio 1946; S. [Silvio] B. [Branzi], Mascheri- rivalutare appieno, è stato poeta e critico Dati i tempi molto stretti, Varagnolo si fa La risposta giunge pochi giorni dopo: “Ab- ni e Scarpa-Croce, “Il Gazzettino”, 17 febbraio d’arte protagonista nell’attività artistica ve- portavoce dell’artista e comunica che “il pit- biamo ricevuto la Vs. del 12 corr. E siamo ve- 1946; G. Breddo, Note su Mascherini, “Mondo neziana del dopoguerra. La sua critica mor- tore triestino Luigi Spacal, in possesso della ramente spiacenti non poter per il momento Unito”, 14 marzo 1946; A. Pica, Traguardi dente e diretta lo rende amico di alcuni arti- preg / Vs / del 7 c.m., ci prega di informarVi fissare alcuna mostra dovendo fra qualche dell’arte. Marcello Mascherini al “Cavallino” di sti, tra i quali Tancredi, Deluigi, Guidi, e an- che non è pronto con le sue opere per la mo- giorno sgomberare i locali di Riva degli Schia- Venezia, “Voce Libera”, 15 aprile 1946. tagonista della critica imperante. Laureatosi stra personale che Voi avreste fissato per il voni. Non appena ci saremo stabiliti nei nuovi 18 Il 1 dicembre 1946 Mascherini scrive da

160 AFAT 32 Carlo Cardazzo e Trieste: alcuni episodi significativi 161 Trieste: “Caro Cardazzo / Ho ricevuto la sua rini, ben volentieri accettiamo di fornirVi il Pittura italiana contemporanea a Trieste, ca- tà di enunciazione di Pitagora e di Euclide, del 18 novembre e la prego di scusarmi il materiale per organizzare la mostra del pit- talogo della mostra a cura di R. Fabiani, M. arrivando alla frazione, all’infinitesimale, ritardo dovuto alla mia assenza da Trieste, tore Giorgio Morandi con dieci sue opere di Masau Dan, N. Zanni (Trieste, Civico Museo al sublime, alla disgregazione, alla sostanza La ringrazio dell’interessamento e sono vari periodi e alcune incisioni. Revoltella), Trieste 2008. insospettata, alla presenza di leggi cosmiche senz’altro d’accordo per la data da lei fissata. Vi preghiamo di comunicarci la data esat- 33 De Grassi 2006, pp. 42-43. che non ci consentono più di adagiarci a cir- Non conoscendo la galleria le sarò grato se ta della mostra, entro quale giorno le opere 34 Sullo Spazialismo si vedano: G. Giani, Spa- colo chiuso entro l’ambito del nostro mondo vorrà informarmi sul numero approssimati- devono trovarsi a Trieste. A suo tempo con zialismo, Milano 1956; D. Marangon, Spazia- senza sentirci cosmici, spaziali, immersi in vo fra sculture e disegni che potrei esporre. l’elenco delle opere Vi invieremo la nota coi lismo: protagonisti, idee, iniziative, Quinto di complicazioni di numeri e di forme che non Ho ricevuto tutte le opere che mi sono state relativi prezzi. Gradite i migliori saluti” (De Treviso (TV) 1993; Spazialismo. Arte astratta possiamo più non considerare come facenti inviate da Venezia, in perfetto stato e, rin- Grassi 2006, p.15). a Venezia 1950-1960, catalogo della mostra a parte di noi, cosmo-noi corpo unico uni- graziandola ancora, le invio distinti saluti” 22 Ivi, p. 16. cura di L.M. Barbero (Vicenza, Basilica Pal- versale”. In conclusione: “noi spaziali sca- (Lettera pubblicata in Caro Cardazzo... Lettere 23 Con litografie d Carlo Carrà, Massimo Cam- ladiana), Venezia 1996. valchiamo la comoda conoscenza per ridare di artisti, scrittori e critici a Carlo Cardazzo dal pigli, Arturo Tosi, Giorgio Morandi, Gia- 35 Nota su Il movimento spaziale riportata in Arte all’arte il privilegio dell’intuizione, usando 1933 al 1952, a cura di A. Cardazzo, Venezia como Manzù e Felice Casorati, acqueforti Spaziale (120° Mostra del Naviglio), catalogo come materia plastica da fermare, – gli spazi 2008, p. 152. In Busta “1945-1947/2/Ar- di Giuseppe Vivani e Luigi Bartolini, e due della mostra di Milano, Galleria del Naviglio – affidandoci a quell’intuito che è il solo a far chivio”, fascicolo “Pittori e scultori ...46...”, acquerelli di Filippo de Pisis. Cfr. De Grassi 23 – 29 febbraio 1952, Milano 1952. camminare l’opera d’arte su quel misterioso AGC). 2006, p. 16. 36 “Noi spaziali diciamo ai realisti cose molto filo magico che è conoscenza immersa nel Segue un’altra lettera dello scultore datata 28 24 Ivi, p. 22. importanti, di cui non potranno e non do- mistero delle cose ancora non rese formula gennaio 1947: “Caro Cardazzo / Ho chiuso 25 Cfr. Lettera di Marcello Mascherini a Carlo vranno non tener conto, sia per civiltà di ma intuite sicuramente vere. Noi spazia- recentemente la mia mostra personale alla Cardazzo, datata Trieste 11 aprile 1951, ri- collaborazione tra chi cerca in fondo una li riconduciamo l’arte alla gioia di indagine Galleria d’Arte S. Giusto di Trieste dove ho portata in Appendice Documentaria Archivio medesima soluzione sia per la necessità di che possono avere solo le speci [sic] giova- venduto quasi tutte le opere di piccola e me- Storico del Circolo della Cultura e delle Arti, tra- non voler rinunziare ad essere coerenti; ni, le classi giovani, oggi il proletariato. Noi dia dimensione; ora le sarò molto grato se lei scrizioni di M.B. Giorio, in De Grassi 2006, siamo d’accordo sul fatto che bisogna essere spaziali, vecchi decrepiti come abitatori del vorrà indicare press’a poco quante opere di p. 54. logici interpreti di un’epoca storica, la quale mondo, vogliamo sentirci cittadini del co- media grandezza oltre alle tre grandi e cioè 26 Cfr. Lettera di Carlo Cardazzo a Marcello è oggi epoca socialista, fermando nell’opera smo, giovani, gioiosi, come gioiosa sarà la Nuda che ride – Donna al Fiume – Uomo che Mascherini, datata 15 gennaio 1952, riporta- d’arte le esigenze dell’uomo socialista”, ma il civiltà nuova redenta dal bruto bisogno del dorme – sarebbero necessarie per la mostra. ta in Appendice Documentaria Archivio Storico non prendere in considerazione il fatto che il pane e del letto, in ognuno dei componen- Sono d’accordo per la sua proposta circa la del Circolo della Cultura e delle Arti, trascrizio- proletariato è perfettamente in grado di av- ti, nella nuova realtà”. Cfr. B. Joppolo in Arte percentuale mentre per la data penserei ni di M.B. Giorio, in De Grassi 2006, p. 55. vicinarsi e comprendere le nuove “conquiste Spaziale (120° Mostra del Naviglio), catalogo opportuno prorogarla alla seconda quindi- 27 Nel 1954 per le Edizioni del Cavallino uscirà dello spirito in campo fisico” significa “svol- della mostra (Milano, Galleria del Naviglio), cina di maggio sperando che in quel tempo la monografia Capogrossi a firma di Michel gere opera antisocialista [...] è antistorico e Milano 1952. sia normalizzata la questione della luce. In Seuphor. offensivo negare al proletariato la capacità 37 Presentato prima al Naviglio (marzo 1952) e attesa di un suo gradito riscontro, le invio 28 Lettera di Marcello Mascherini a Carlo Car- di partecipare alle più complesse gioie figu- poi al Cavallino (10-18 maggio 1952). cordiali saluti” (Lettera pubblicata in Caro dazzo, datata Trieste 2 novembre 1953, ri- rative che lo spirito dell’uomo ha scoperto. 38 f. (Federico) cast. (Castellani), Una singo- Cardazzo... 2008, p. 15. In Busta “1945- portata in Giorio 2006, p. 60. [...] Cose altrettanto importanti pensiamo lare “anteprima” alla Galleria del Cavallino, “Il 1947/2/Archivio”, fascicolo “Pittori e sculto- 29 Cfr. Lettera di Marcello Mascherini a Carlo di poter dire agli astrattisti-concretisti: Gazzettino”, 15 maggio 1952. ri ...46...”, AGC). Cardazzo, datata Trieste 17 novembre 1953, nessun dubbio che numero e forma sono la 39 Come ricorda Paolo Campiglio, Lucio Fon- 19 Il Circolo della Cultura e delle Arti si era co- riportata in Giorio 2006, p. 60. realtà concreta del mondo in ultima analisi, tana, commissario per gli inviti a quella stituito nel febbraio del 1946, Mascherini 30 Cfr. Lettera di Carlo Cardazzo a Marcello nessun dubbio che la scoperta di Pitagora ri- Biennale, si battè a favore dei giovani pittori sarà direttore della Sezione Arti Figurative Mascherini, datata 2 dicembre 1953, ripor- mane come la matrice di questa verità, nes- spazialisti milanesi tra i quali vennero sele- dal 1947 al 1982. Cfr. M. De Grassi 2006, p. 9. tata in Giorio 2006, p. 60. sun dubbio che altra matrice formale viene zionati solamente Crippa e Dova (Peverelli, 20 Lettera citata in De Grassi 2006, pp. 15-16. 31 M. Sephour, Giuseppe Capogrossi, in Mostra ad essere Euclide, nessun dubbio che nume- invitato per il bianco e nero rifiutò l’invito). 21 La risposta di Cardazzo al Circolo della Cul- del pittore Giuseppe Capogrossi, catalogo della ro e forma vengono ad essere espressione e Cfr. P. Campiglio, Cardazzo e la promozione dei tura e delle Arti è datata 23 marzo 1950: “In mostra (Trieste, Galleria del Circolo della contenuto delle arti; ma nessun dubbio può giovani spazialisti milanesi, i premi d’arte, in riferimento alla Vostra del 16 corr. A seguito Cultura e delle Arti), Trieste 1953. esserci neanche riguardo al fatto che nume- Carlo Cardazzo una nuova visione 2008, p. 267. degli accordi presi con lo scultore Masche- 32 Si veda a proposito: 1953: l’Italia era già qui. ro e forma si sono spostati dall’elementarie- 40 Sottoscritto da Ambrosini, Burri, Crippa,

162 AFAT 32 Carlo Cardazzo e Trieste: alcuni episodi significativi 163 Deluigi, De Toffoli, Dova, Donati, Fontana, una sua mostra di grafica. D’accordo con il “Vi preghiamo di rimandare nel mese di 1960, in Busta “1960/3/Archivio”, fascicolo Giancarozzi, Guidi, Joppolo, La Regina, Mi- Pittore Bacci siamo molto contenti di poter febbraio la mostra di Bacci che nel mese di “A 1960/ Bacci a a Trieste”, AGC. lena Milani, Morucchio, Peverelli, Tancredi, esporre a Trieste una trentina di opere che dicembre sarà a Londra per una Sua per- 65 Copia dattiloscritta della lettera della Gal- Vianello. saranno scelte fra le litografie, xilografie, di- sonale” (copia dattiloscritta della lettera di leria del Cavallino alla Galleria Casanuo- 41 DECLAV, Crippa e Dova al “Cavallino”, “Mi- segni e gouaches di quest’ultimo periodo. Il Carlo Cardazzo alla Galleria Casanuova, da- va, datata Venezia 16 marzo 1960, in Busta nosse”, 9 agosto 1952. Pittore Bacci propone una data qualsiasi del tata 15 luglio 1959 in Busta “1959/3/456-460 “1960/3/Archivio”, fascicolo “A 1960/ Bacci 42 Berto Morucchio terrà al Cavallino una con- mese di dicembre. Rimaniamo in attesa di e Archivio”, fascicolo “Litografie di Capo- a a Trieste”, AGC. ferenza su L’importanza del Movimento Spa- una Vostra risposta e Vi preghiamo gradire grossi a Trieste A59”, AGC). 66 Copia dattiloscritta della lettera della Gal- ziale nelle Arti Plastiche Contemporanee. Cfr. distinti saluti”. Copia dattiloscritta della let- 63 Busta “1960/3/Archivio”, fascicolo “A 1960/ leria del Cavallino alla Galleria Casanuo- A. Castellani, Venezia 1948-1968.Politiche tera della Galleria del Cavallino alla Galleria Bacci a a Trieste”, AGC. va, datata Venezia 31 marzo 1960, in Busta espositive tra pubblico e privato, Padova 2006, Casanuova, datata Venezia 20 giugno 1959, 64 Lettera dattiloscritta di Piero Florit alla Gal- “1960/3/Archivio”, fascicolo “A 1960/ Bacci p .79. in Busta “1959/3/456-460 e Archivio”, fa- leria del Cavallino, datata Trieste 15 gennaio a a Trieste”, AGC. 43 B. Morucchio in Sei artisti Spaziali – Capo- scicolo “1959”, AGC. grossi, Crippa, Dova, Joppolo, Matta, Peverelli 54 Nel 1959 Capogrossi aveva partecipato alla (244° Mostra del Cavallino), catalogo della III Biennale della Grafica di Venezia dove mostra di Venezia, Galleria del Cavallino 20 aveva vinto il Premio dell’Incisione. – 26 settembre 1952, Venezia 1952. 55 Lettera dattiloscritta di Piero Florit a Giu- 44 V. Guidi in Artisti Spaziali Veneziani. Bacci, seppe Capogrossi, datata Trieste 18 giugno Deluigi, De Toffoli, Guidi, Morandi Gino, Salva- 1959, in Busta “1959/3/456-460 e Archivio”, tore, Tancredi, Vinicio (247° Mostra del Cavalli- fascicolo “Litografie di Capogrossi a Trieste no), catalogo della mostra (Venezia, Galleria A59”, AGC. del Cavallino), Venezia 1952. 56 Cfr. Copia dattiloscritta della lettera di Car- 45 In catalogo segnalata come Casanova. lo Cardazzo a Piero Florit, datata Venezia 26 46 Galleria Casanuova: mostra pittori spaziali / giugno 1959, in Busta “1959/3/456-460 e Giornalfoto, CMSA GF NP 533. Archivio”, fascicolo “Litografie di Capogros- 47 B. Maier, Lo «spazio» li unisce, “La Fiera Let- si a Trieste A59”, AGC. teraria”, 25 gennaio 1953. Si veda anche F. 57 Si veda la corrispondenza conservata in Bu- Passoni, Spazialismo, “Cronache Veneziane”, sta “1959/3/456-460 e Archivio”, fascicolo 16 novembre 1952. “Litografie di Capogrossi a Trieste A59”, 48 La galleria aveva la sua sede in via San Fran- AGC. cesco 22. 58 Lettera dattiloscritta di Piero Florit a Carlo 49 In Mostra nazionale di pittura Premio Arbiter, Cardazzo, datata Trieste 3 ottobre 1959, in catalogo della mostra (Trieste, Galleria Ca- Busta “1959/3/456-460 e Archivio”, fasci- sanuova), Venezia 1952. colo “Litografie di Capogrossi a Trieste A59”, 50 Ivi. AGC. 51 Si veda a proposito: Leopoldo Kostoris e la sua 59 Florit acquistò due litografie per la sua rac- collezione. La passione di una vita, catalogo colta. della mostra cura di C. Padoa Schioppa, S. 60 Vengono allegati i seguenti articoli: Arco, Gregorat (Trieste, Civico Museo Revoltella), Stracca e Capogrossi, “Il Corriere di Trieste”, Trieste 2011. 18 ottobre 1959; Gio., Capogrossi inedito, “Il The text examines the relationship of Carlo Cardazzo (collector, refined publisher and director of the Galleria 52 V. Guidi, Della piccola proporzione, in Mostra Piccolo” [ritaglio senza data]. del Cavallino in Venice and of the Galleria del Naviglio in Milan) with cultural and artistic environment of nazionale di pittura Premio Arbiter 1952. 61 Lettera dattiloscritta di Piero Florit a Carlo Trieste. In particular it takes into account the professional relationship between Cardazzo and the Galleria 53 Alla lettera inviata a Bacci risponde il 20 giu- Cardazzo, datata Trieste 27 ottobre 1959, in dello Scorpione (directed by Frida de Tuoni), the Sezione Arti Figurative del Circolo di Cultura e delle Arti gno la Galleria del Cavallino: Busta “1959/3/456-460 e Archivio”, fascicolo (directed by Marcello Mascherini) and the Galleria Casanuova (directed by Piero Florit). “Il Pittore Bacci, che noi rappresentiamo, ci “Litografie di Capogrossi a Trieste A59”, AGC. ha passato la Vostra lettera dove Voi chiedete 62 Cardazzo aveva scritto nel luglio del 1959: [email protected]

164 AFAT 32 Carlo Cardazzo e Trieste: alcuni episodi significativi 165 indagini sul collezionismo triestino

Dipinti ritrovati: Leonardo che dipinge la Gioconda di Augusto Tominz

Daniele D’Anza

La vicenda critica di Augusto Tominz non Il suo Leonardo che dipinge la Gioconda3, si pare particolarmente fortunata, soprattutto inserisce in questa corrente di gusto, diffu- se messa a confronto con quella del padre sa in tutta Italia e che fra le lagune conobbe Giuseppe, ma anche con quella del figlio Al- fortuna nelle rappresentazioni del Giovanni fredo, noto ai più come il Tominz dei cavalli. Bellini e Alberto Durero festeggiati dagli artisti Legato a modelli paterni, Augusto non veneziani di Jacopo D’Andrea, opera accol- seppe raggiungere gli stessi esiti pur ri- ta da generali consensi e ammirata anche prendendo i collaudati schemi del ritratto dall’imperatore Francesco Giuseppe I nel e innovando la produzione con l’interessa- corso della sua visita a Venezia nel 1856, mento ai nuovi temi di celebrazione nazio- nonché ne L’incontro di Tiziano col giovinet- nale, invero l’esaltazione delle glorie passa- to Veronese sul ponte della Paglia, cominciato te della storia e della cultura italiana, carbu- da Antonio Zona l’anno successivo su pre- rante e sostegno di quel Risorgimento allora cisa committenza imperiale4; o ancora, allo imperante. Una tematica fiorita nell’ambito scadere del secolo, in quel Francesco Guardi della pittura di storia, che si afferma dap- che vende i suoi quadretti in piazza San Mar- prima in area milanese, con la comparsa co di Giuseppe Bertini, posto in apertura all’Esposizione di Brera del 1820 del Pietro nella recente mostra veneziana dedicata al Rossi, signore di Parma, spogliato dei suoi do- grande vedutista5. Rispetto a queste ultime minii dagli Scaligeri di Francesco Hayez1, ma opere, il dipinto di Tominz si data in anti- si può citare anche il Cristoforo Colombo che si cipo, ossia al 1846, collocandosi nella fase stacca dal porto di Palos per navigare alla sco- giovanile della sua attività. perta del Nuovo Mondo, di Pelagio Palagi, del Nato a Roma nel 1818, ma presto tra- 18302. Nuovi soggetti storici tratti dalla let- sferitosi a Trieste, egli apprende i primi teratura, dal melodramma e da episodi delle rudimenti del mestiere al fianco del pa- biografie di uomini illustri, che da Milano e dre Giuseppe, il quale lo porta a ‘esordi- Firenze presto si impongono in tutta la pe- re’ all’interno della mostra triestina da lui nisola, giungendo inevitabilmente anche ai stesso promossa nel 1835. In quell’occasio- pittori dell’Accademia veneziana, presso la ne Augusto, allora diciasettenne, presenta quale si forma il giovane Augusto Tominz. “quindici bellissimi disegni, fra quali tre

Dipinti ritrovati: Leonardo che dipinge la Gioconda di Augusto Tominz 169 1 - Augusto Tominz, Leonardo che dipinge la Gioconda. Trieste, collezione privata 2 - Augusto Tominz, Leonardo che dipinge la Gioconda. Trieste, Civici Musei di Storia ed Arte ritratti di persone cognite”6. Tale sinergia si iscritti dall’anno 1818 al 1851 e nemmeno nel La sua formazione si compie quindi tra inizia a esporre con continuità presentan- ripete altresì nella mostra del 1838, quando Repertorio generale degli alunni dal 1817/1818 gli insegnamenti paterni e quelli accademi- do, di lì a poco, alla mostra indetta dalla il giovane pittore si presenta nuovamente al 1852/1853. Esso però compare nel Registro ci, ma più che una vera formazione, il pe- Società Triestina di Belle Arti nel 1846, accanto al padre7. delle presenze dei singoli corsi, nonché nella riodo trascorso all’Accademia di Belle Arti Leonardo che ritrae la Gioconda14, opera che La sua iscrizione all’Accademia di Venezia pubblicazione relativa alla distribuzione dei tende a connotarsi quale perfezionamento attinge il soggetto dal celebre racconto va- è stata indicata da alcuni nel 1830, da altri nel premi. Apprendiamo, così, come il giovane in un mestiere già avviato. Tale eventualità, sariano15. Tuttavia, se l’iconografia dell’il- 18368. La ricerca condotta in quest’occasio- pittore si fosse distinto con profitto sia nella peraltro suggerita dalle precedenti parteci- lustre pittore riprende quella tradizionale ne presso l’Archivio della stessa ha palesato “disposizione allo studio”, che “nell’applica- pazioni, nel 1835 e nel 1838, alle suddette con barba bianca e capelli lunghi, l’identità la sua presenza ai corsi di pittura e di nudo zione”, e di come, nell’agosto del 1842 otten- esposizioni triestine, sembra trovare con- dell’effigiata si discosta notevolmente da nel biennio 1841-1842: corsi tenuti rispetti- ne il premio d’accessit di “Figura in disegno ferma in quella nota inscritta nel Registro quella del noto ritratto del Louvre, sia dal vamente da Odoardo Politi e Ludovico Lip- – per l’Accademia in dipinto”10. Tale ricono- delle presenze del corso di Politi del mese di punto di vista fisiognomico che nella posa parini9. Non è stato possibile, tuttavia, rin- scimento giunse alla fine del suo percorso di luglio 1842, dove le sue numerose assenze adottata, nonché nella presenza di una cuf- tracciare la data di iscrizione e di congedo, in studi, confermando quindi il 1842 come data vengono così giustificate: “dovette occupar- fia, invece del velo, che ne cela la capiglia- quanto il suo nome non figura tra quelli ri- del suo congedo11, sulla scia di quanto rileva- si per varie ordinazioni del padre suo”13. tura. Nondimeno, qualsiasi dubbio in me- portati nella Rubrica del repertorio degli alunni to in precedenza dalla critica12. Ritornato a Trieste l’anno successivo, rito al soggetto viene fugato dall’iscrizione a

170 AFAT 32 Dipinti ritrovati: Leonardo che dipinge la Gioconda di Augusto Tominz 171 caratteri capitali “Giocondo”, inserita nello Palazzo Ducale di Venezia: a sinistra la fine- stemma appeso alla parete. stra presenta un arco a tutto sesto similare La ricostruzione della vicenda collezio- a quelli visibili nella parte rinascimentale nista del dipinto, effettuata da Francesca dell’edificio, quella che dà sul cortile, men- Nodari in occasione dell’approfondimento tre in fondo la finestra gotica, con l’inserto monografico incentrato sui disegni di Au- dei quadrilobi a coronamento degli archi gusto Tominz di proprietà dei Civici Musei richiama le celebri logge affacciate sul molo di Trieste16, evidenzia come l’opera fosse e sulla Piazzetta. Anche i dipinti posti sulle segnalata dapprima nella raccolta del trie- pareti sembrano differire nelle due versio- stino Carlo Girardelli e poi, nel 1934, in ni: nel nostro caso se ne riconosce uno con casa Sinigaglia: da allora, e fino ai giorni scena biblica e un altro in ovale, di gusto nostri, se ne persero le tracce. La studio- tipicamente sei-settecentesco, mentre lo sa, in quell’occasione, nel dichiararne l’u- stemma della famiglia dei Giocondi appa- bicazione ignota, pubblicava un possibile re simile a quello inserito nel disegno. Tali disegno preparatorio, che, in assenza della non irrilevanti difformità generano inevi- versione pittorica e considerata la presenza tabilmente alcuni dubbi sull’identificazio- della quadrettatura, è stato comprensibil- ne del disegno quale studio preparatorio mente posto in diretta relazione con il di- alla realizzazione del dipinto esposto alla pinto citato dalle fonti e che qui si presenta. mostra triestina del 1846, il quale reca in Rintracciato in una collezione privata basso a sinistra l’iscrizione autografa To- triestina, l’opera, pur riprendendo in ma- minz figlio 1846. Se la coincidenza tra l’anno niera abbastanza fedele il fregio di perso- d’esecuzione e quello della sua esposizio- naggi in primo piano visibile nel disegno ne non bastasse, soccorre l’intervento del – alcune differenze si riscontrano invero pittore Gaetano Merlato su “L’Osservatore nella postura del paggio seduto ai piedi del- Triestino” del settembre dello stesso anno17. lo scanno di Monna Lisa e in una delle dame A questi “per gentilezza del giovane artista in piedi accanto all’effigiata –, se ne discosta sig. Augusto Tominz, venne dato poter am- evidentemente nella resa dell’architettura e mirare nel di lui studio un suo quadro testé dello sfondo. La seconda stanza, che nel fo- compiuto, rappresentante Leonardo da Vinci glio dei Civici Musei ospita un collaboratore che sta cominciando il tanto celebre ritratto di intento a preparare una tela, nell’opera in Madonna Lisa, detta la Gioconda”. La lunga esame si svuota lasciando campo a una fi- e precisa descrizione dell’opera effettuata nestra affacciata su una veduta di Firenze: da Merlato conferma l’identità del dipin- inconfondibile, seppur in lontananza, la to: “In una ricca stanza, che mette ad altra, cupola brunelleschiana di Santa Maria del per mezzo di due grandi arcate a sesto acu- Fiore. Nel disegno preparatorio, inoltre, le to, vi sta a destra dell’osservatore, assisa in due sale sono raccordate da un grande arco un seggiolone di que’ tempi, un po’ elevato a sesto ribassato, sostituito nella tela da due dal suolo per mezzo d’un rialzo coperto da archi a sesto acuto. Forzando l’interpreta- un vago tappeto, vi sta dissi, seduta in un 3 - Augusto Tominz, Leonardo che dipinge la Gioconda, particolare. zione, sembra che il pittore abbia pensato a semplice e naturale postura qual a nobile e Trieste, collezione privata un interno che in qualche misura rinvia al gentile persona s’addice, la Gioconda…”18,

172 AFAT 32 Dipinti ritrovati: Leonardo che dipinge la Gioconda di Augusto Tominz 173 5 - Interno della sala (“Anticamera”) con il dipinto di Augusto Tominz raffigurante Leonardo che dipinge la Gioconda alla Mostra Casa dei nostri nonni, Trieste 1929

dove il riferimento alle “due grandi arcate a figlio Alfredo. La studiosa, nel considerare sesto acuto”, fuga ogni dubbio, al pari del- la versione grafica il precedente più imme- la descrizione del paggio sedutole affianco: diato del dipinto esposto nel 1846, ipotizza, “Appiedi dello sgabello e seduto sur uno con le dovute cautele, che la data apposta dei gradini evvi un piccolo fanciullo che nel disegno possa essere “un refuso, o for- trastullandosi cerchi chiamare a sé l’atten- se un’attestazione che nel 1864 il dipinto si zione d’un levriere, che in piedi e in mezzo trovava in collezione Girardelli”19. della stanza, incerto lo guarda se debba o Quest’ultimo fu peraltro esposto alla no avvicinarglisi!”. Nella versione grafica, Mostra della casa dei nostri nonni, che si ten- al contrario, lo stesso paggio, reggendosi la ne a Trieste nel 1929 e che presentava in- testa con la mano destra, ignora la presenza teressanti ricostruzioni d’epoca di salotti in del cane, rimanendo assorto nelle proprie stile Biedermeier o camere da letto in stile riflessioni. Impero20; citato per l’ultima volta da Basi- Rispetto al dipinto, il disegno reca lio nel 1934 in collezione Sinigaglia, esso vi in calce l’iscrizione “1864” e più a destra rimase, con tutta probabilità, fino al 1990 4 - Augusto Tominz, Leonardo che dipinge la Gioconda, particolare. “Leonardo da Vinci – Casa Girardelli”, quando, insieme ad altri dipinti, mobili, Trieste, collezione privata quest’ultima, secondo Nodari, di mano del argenti e suppellettili varie di proprietà di

174 AFAT 32 Dipinti ritrovati: Leonardo che dipinge la Gioconda di Augusto Tominz 175 quella famiglia, fu messo in vendita in una dei Civici Musei già in collezione Girardelli. 5 A. Craievich, in Francesco Guardi 1712-1793, la quale opera oggi è appresso il Re Fran- pubblica asta tenutasi a Trieste, nella cui Quest’ultima potrebbe essere stata esegui- catalogo della mostra a cura di A. Craievich, cesco di Francia in Fontanableo; nella qual occasione fu acquistato dall’attuale pro- ta sull’onda del successo riscontrato dalla F. Pedrocco (Venezia, Museo Correr), Mila- testa chi voleva vedere quanto l’arte potesse prietà21. prima versione. Si spiegherebbe in questo no 2012, p. 52. imitar la natura, agevolmente si poteva com- 6 A. Quinzi, Giuseppe Tominz, Trieste 2011, p. 66. prendere, perché quivi erano contrafatte Le differenze rilevate tra studio prepa- modo la presenza della quadrettatura nel 7 Ivi, p. 68. tutte le minuzie che si possono con sotti- ratorio e opera finale potrebbero però in- disegno, che per un pittore di formazione 8 M. Malni Pascoletti, Tominz, Augusto, in La gliezza dipignere. [...] Usòvi ancora questa ficiare tale ricostruzione e suggerire l’esi- accademica quale Tominz sottintende la pittura in Italia. L’Ottocento, ii, Milano 1990, arte, che essendo Mona Lisa bellissima, stenza di due differenti versioni pittoriche: conclusione della fase preparatoria della p. 1045; W. Abrami, in I grandi vecchi. Affet- teneva mentre che la ritraeva, chi sonasse la prima da identificare con la presente, stessa. In alternativa, mantenendo la ri- ti. Ritratti di coppie e quadri di gruppo a Trie- o cantasse, e di continuo buffoni che la fa- già proprietà della famiglia Sinigaglia, i cui costruzione della sua vicenda collezionista ste, Trieste 1998, pp. 112-113; L. Resciniti, cessino stare allegra, per levar via quel ma- membri furono ritratti qualche anno prima testé compiuta, la versione grafica potrebbe I dipinti di Augusto Tominz dei Civici Musei di linconico che suol dare spesso la pittura a i dal padre Giuseppe22, la seconda testimo- risultare una variazione sul tema ideata dal- Storia ed Arte di Trieste, “Atti dei Civici Musei ritratti che si fanno. Et in questo di Lionardo di Storia ed Arte di Trieste”, 20, 2004, pp. vi era un ghigno tanto piacevole che era cosa niata dal disegno preparatorio di proprietà lo stesso pittore e mai tradotta su tela. 323-333; F. Nodari, Augusto Tominz: disegni piú divina che umana a vederlo, et era tenuta dalle collezioni dei Civici Musei di Storia ed Arte cosa maravigliosa, per non essere il vivo al- di Trieste, Trieste 2007, p. 49. trimenti” (G. Vasari, Le vite de’ più eccellenti 9 Venezia, Archivio dell’Accademia di Belle pittori, scultori e architettori, Firenze 1568, ed. Arti, Stati delle scuole – anno scolastico 1841- 1974, p. 162). 1842 – Scuola di pittura; Scuola di nudo. 16 Nodari 2007, pp. 36, 141-142. Note 10 Atti dell’Imp. Regia Accademia di Belle Arti in 17 G. Merlato, Sul quadro di Augusto Tominz, Venezia per la distribuzione de’ premi fattasi da rappresentate Leonardo da Vinci che sta inco- 1 F. Mazzocca, Il modello accademico e la pittura leur”: un itinerario nel mito dei maestri veneti S.E. il Sig. Co. Di Palfly governatore delle pro- minciando il tanto celebre ritratto di M. Lisa di storia, in La pittura in Italia. L’Ottocento, a attraverso le copie francesi dell’Ottocento, in vince Venete. Il giorno 7 agosto 1842, Venezia detta la Gioconda, “L’Osservatore Triestino”, cura di E. Castelnuovo, II, Milano 1991, p. Venezia da Stato a mito, catalogo della mostra 1843, p. 34. 111, 16 settembre 1846, pp. 441-442. Anche 611. a cura di A. Bettagno (Venezia, Fondazio- 11 L’ultima menzione del suo nome nei Registri Merlato si formò presso l’Accademia di Ve- 2 G. Sacchi, Le Belle Arti in Milano nell’anno ne Giorgio Cini), Venezia 1997, p. 137). Nel delle presenze risale al luglio 1842. nezia, ottenendo premi “per l’invenzione” e 1830. Anno V. Dipinti storici e sacri a olio ed a 1865, durante l’ultimo anno di studi all’Ac- 12 Cit. nota 8. “per il disegno dal nudo aggruppato” nell’a- fresco, in Il Nuovo Ricoglitore ossia Archivi d’o- cademia veneziana, Eugenio Prati realizzò il 13 Venezia, Archivio dell’Accademia di Belle gosto 1830 (Discorsi letti nella I. R. Accademia gni letteratura antica e moderna con rassegna e disegno con Tintoretto che scaccia Mario (E. Arti, Registro presenze – Stati delle scuole – di Belle Arti in Venezia per la distribuzione de’ notizie di libri nuovi e nuove edizioni. Opera che Staudacher, in Eugenio Prati (1842-1907). anno scolastico 1841-1842 – Scuola di pittura. premi nell’anno 1830, Venezia 1831, pp. 67- succede allo Spettatore italiano e Straniero for- Tra Scapigliatura e Simbolismo, catalogo della Alessandro Quinzi, che ringrazio, conferma 68). Su Merlato si veda L. Froglia Tringale, mato in 104 quaderni, ed al Riccoglitore che lo è mostra a cura di G. Belli, A. Pattini, A. Tid- tale notizia segnalando alcuni esempi in cui Gaetano Merlato, “Atti dei Civici Musei di di 96. Anno VI. Parte Seconda, Milano 1830, p. dia (Trento, Palazzo delle Albere), Cinisello la logica di bottega prevedeva che opere fir- Storia ed Arte di Trieste”, 7, 1971/1972, pp. 756. Balsamo 2009, p. 167); mentre più tardi, a mate da Tomiz padre fossero invece realizza- 135-150. 3 Olio su tela, cm 170 x 233. seguito delle celebrazioni del bicentenario te dal figlio (Quinzi 2011, pp. 228-229, catt. 18 Merlato 1846, p. 441: “In una ricca stanza, 4 G. Pavanello, Venezia: dall’età neoclassica alla della nascita dell’artista tenutesi nel 1896, DE31-33). che mette ad altra, per mezzo di due grandi ‘scuola del vero’, in La pittura nel Veneto. L’Ot- dipinse la Visione di Tiepolo (R. Pancheri, in 14 Di questa mostra esiste un piccolo catalogo arcate a sesto acuto, vi sta a destra dell’os- tocento, a cura G. Pavanello, I, Milano 2002, Nuovi ospiti a Palazzo delle Albere. Donazioni dove si cita espressamente l’opera in que- servatore, assisa in un seggiolone di que’ pp. 55-56. Alla fortuna degli artisti tosco- e depositi del XIX secolo 2004-2008, catalo- stione: “Tominz figlio, in Trieste. Leonardo tempi, un po’ elevato dal suolo per mezzo romani succede nella seconda metà del se- go della mostra a cura di A. Tiddia (Trento, da Vinci che ritratta la Lisa dei Giocondi” d’un rialzo coperto da un vago tappeto, vi sta colo quella dei veneziani, Tiziano, Veronese, Palazzo delle Albere), Cinisello Balsamo (Catalogo delle opere esposte dalla Società Trie- dissi, sedutain un semplice e naturale po- Tintoretto, Tiepolo, Canaletto e Guardi, “a 2008, pp. 116-117). Per una visione più am- stina di Belle Arti, Trieste 1846, p. 9, n. 168). stura qual a nobile e gentile persona s’addi- riprova di un generico spostamento dell’asse pia dell’argomento si rinvia a M. Levey, The 15 “Prese Lionardo a fare per Francesco del ce, la Gioconda, o dietro a questa, ritta della di interesse da Roma a Venezia” (F. Castel- painter depicted. Painters as a subject in pain- Giocondo il ritratto di Mona Lisa sua moglie; pesona, in atto di conversare, altra giocane lani, “L’ éclat de la lumière et le luxe de la cou- ting, London 1981. e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto, donna in grazions movenza che leggermen-

176 AFAT 32 Dipinti ritrovati: Leonardo che dipinge la Gioconda di Augusto Tominz 177 te inchinandosi sul dinanzi, appoffiasi d’un canto vi sta ritta in piedi altra figura di vec- braccio allo schienale del seggiolone; e tra chio che pare di ragguardevole condizione al queste altra donna più vecchia, in atto essa modo com’è vestita; più innanzi, tra questi e pure d’attendere all’esecuzione del ritratto. la figura del pittore, s’appoggia con graziosa Appiedi dello sgabello e seduto sur uno dei movenza allo schienale d’una gran seggiola gradini evvi un piccolo fanciullo che tra- vuota un gentile paggetto, che pare alquanto stullandosi cerchi chiamare a sé l’attenzione distratto. Ecco quanto alla disposizione del- d’un levriere, che in piedi e in mezzo della le figure, ed alla composizione de’ gruppi del stanza, incerto lo guarda se debba o no av- quadro…”. vicinarglisi! Dirimpetto al gruppo descritto, 19 Nodari 2007, p. 142. e propriamente nel centro del quadro, siede 20 La sua presenza trova riscontro in due illu- su d’uno scanno, forse troppo basso, e di- strazioni del piccolo catalogo stampato per nanzi al cavalletto sul quale già stassi la tela l’occasione, dove l’opera è individuabile tracciata del contorno del ritratto, il pittore nelle immagini illustranti l’”Anticamera” Leonardo da Vinci colla tavolozza in mano e (Mostra della casa dei nostri nonni, Trieste, contemplando la Gioconda onde accinger- Comunità dei collezionisti d’arte, Trieste si all’opera. All’altra estremità del quadro 1929). ed a sinistra dello spettatore resta il terzo 21 Dipinti dal XVI al XX secolo, mobili, argen- gruppo che ne completa la composizione. ti, vetri e suppellettili provenienti dall’eredità Sotto ad un gran finestrone gotico, dal qua- dell’avvocato Nino Senigaglia e altre provenien- le entra la luce che illumina tutto il quado, ze. Tappetti, gioielli e dipinti di autori contem- domina la figura del marito di Lisa, assiso in poranei, De Zucco antiquari, Trieste, 26-28 ricca seggiola, che attentamente osserva il aprile 1990, lotto 257. lavoro incominciato dall’artista, ed a lui da 22 Quinzi 2011, p. 187, cat. 107.

The author publishes a painting by Augusto Tominz with Leonardo painting the Gioconda, exhibited in Triest in 1846. This important artwork, property of a family from Trieste, has been nowhere to be found until now. A similar drawing by the same artist is in Civici Musei di Storia ed Arte of Trieste. This drawing was appre- ciated as a preparatory work of the painting, but the discovery of this artwork has allowed us to confirm some differences beetwen the drawing and the painting. The author considers the possibility of the existence of two different paintings, and only one is known or, in an alternative perspective, the drawing in the Museum was another version of this lucky composition that the artist never painted. Furthermore, archive research better showed the period of his training in the Venetian Academy from 1841 to 1842. [email protected]

178 AFAT 32 studi e ricerche d’arte veneta in istria e dalmazia

Nuovi dipinti e alcuni spunti per Matteo Ponzone

Radoslav Tomic´

In Dalmazia nel corso del XVII e XVIII seco- verosimilmente per i dipinti nel duomo2. lo vissero e furono attivi, per periodi più o Ulteriori committenze sono registrate an- meno lunghi, artisti provenienti da Venezia che più tardi, nel 1655, quando gli viene e dal Veneto. Il primo a giungere in Dalma- corrisposto un compenso per la pala d’alta- zia e a soggiornarvi a lungo fu il pittore Mat- re raffigurante Sant’Antonio da Padova, san teo Ponzone, attestato a Spalato nell’anno Giuseppe e sant’Onofrio, destinata alla chiesa 1635 come padrino al battesimo del nobile francescana di Sebenico. A Venezia, Ponzo- Paolo Cavagnin, confermando in tal mo- ne fu iscritto alla Fraglia dei pittori dal 1613 do che già si era ambientato in città e ave- al 16333, mentre un ulteriore dato prezioso si va stretto amicizie con personaggi illustri. ritrova nella lettera che l’arcivescovo Marko Considerazione logica dato che suo fratello Antun de Dominis inviò al suo successore Sforza Ponzone era arcivescovo di Spalato Sforza Ponzone il 22 ottobre 1616. In questa, (1616-1640) e lo aveva invitato a trasferirsi si riferisce di come il pittore avesse eseguito da Venezia a Spalato, sapendo che nell’am- la pala rappresentante San Giovanni Battista. biente dalmata avrebbe avuto molti com- Questo dipinto, oggi perduto, non è soltanto mittenti. Come tramanda Daniele Farlati1, la prima opera nota di Ponzone, ma anche egli per desiderio del fratello arcivesco- la conferma di precedenti contatti, e colla- vo avrebbe dovuto eseguire dei dipinti di borazioni con Spalato e l’arcivescovo de Do- grande formato con immagini della vita del minis4. I rapporti con quest’ultimo trovano santo patrono della città, san Doimo, per il ulteriore conferma nel fatto che, quando presbiterio della cattedrale recentemente l’arcivescovo ribelle Marko Antun de Domi- costruito, ma a causa della morte dell’arci- nis decise di fuggire in Inghilterra, invitò il vescovo nell’anno 1640 le opere non furono pittore a seguirlo nel viaggio, palesandogli mai eseguite. l’opportunità di poter studiare direttamente Il pittore, tuttavia, aveva ottenuto com- la pittura nelle Fiandre. missioni da centri dalmati anche prima del Scoperte le audaci intenzioni dell’ar- suo soggiorno a Spalato visto che il capito- civescovo, Ponzone ritornò sui suoi passi lo cittadino, già nel 1632, gli aveva ricono- e presentò una dettagliata relazione alle sciuto un pagamento in denaro a Venezia, autorità veneziane, denunciando, tra l’al-

Nuovi dipinti e alcuni spunti per Matteo Ponzone 181 tro, come de Dominis, durante il viaggio, si Pirano, datata intorno al 1638, proprio al mentre Zaniberti era originario di . fosse nascosto sotto il nome del nobile ra- tempo del soggiorno e dell’attività di Pon- Per tale ragione, affascina l’ipotesi che nel- guseo Marino Luccari (Marin Lukarevic´)5. zone a Spalato e a Sebenico11. La testimo- la scelta del pittore a cui commissionare la Tra l’artista e l’arcivesco vi erano, peraltro, nianza documentaria dello stendardo rea- pala per l’altare maggiore, l’intermediario legami di parentela, come attestano i do- lizzato per la chiesa piranese di San Giorgio fosse stato proprio Matteo Ponzone. Nella cumenti nei quali il pittore, il 17 novembre potrebbe anticipare la datazione della pala stessa chiesa, sull’altare laterale della Ma- 1616, chiama l’arcivescovo “parente”6. Se dell’Annunciazione, facendola risalire allo donna del Rosario si trova il dipinto omoni- fonti antiche, Anton Maria Zanetti, Luigi stesso periodo, ossia mentre Ponzone vi- mo di Carlo Ridolfi (1594-1658), databile Lanzi e Ivan Kukuljevic´ Sakcinski, hanno veva a Venezia, come peraltro si è cercato tra il 1637, quando in loco vi era un vecchio ritenuto che Ponzone fosse di origini dal- di dimostrare, su basi di natura stilistica, in dipinto proveniente dall’altare maggiore, mate – secondo Kukuljevic´, Ponzone oltre a un intervento risalente al 200612. e il 1645, anno in cui viene menzionata la essere nato a Spalato o in qualche altra città Negli ultimi anni ho avuto l’opportunità nuova Madonna con i misteri del Rosario di dalmata, sarebbe stato inviato a Venezia a di individuare altre opere del pittore a Traù, Ridolfi15. studiare proprio dal suo colto cugino, l’arci- a Neresi (Nerežišc´a) nell’isola di Brazza, e Agli stessi anni si può far risalire anche vescovo de Dominis –, studi recenti hanno a Spalato: così ulteriori dati vengono pre- la pala d’altare dell’Immacolata Concezio- dimostrato che il pittore è nato a Venezia e sentati in questa occasione. Nella sacrestia ne con i santi Andrea e Giovanni Evangelista, ivi battezzato l’8 settembre 1583 nella chie- della chiesa parrocchiale della Madonna del in origine sull’altare della vecchia chiesa sa di San Moisè7. Carmelo a Neresi si è conservata per decen- conventuale di Santa Chiara e, dal 1883, cu- La critica, che già si è soffermata sul pit- ni, ma in maniera del tutto inadeguata, la stodita nel nuovo monastero delle Clarisse tore e sulle sue opere in Dalmazia8, oltre a pala d’altare della Madonna del Carmelo con fuori le mura urbane di Spalato (fig. 2)16. La quelle, numerose, presenti a Spalato, gli ha i santi Giovanni Battista e Pietro, che, dopo il vecchia chiesa e il monastero delle Claris- attribuito anche dipinti ad Arbe (città nata- ritrovamento, è stata sottoposta a opera di se erano ubicati nelle immediate vicinanze le dell’arcivescovo de Dominis), Sebenico, restauro (fig. 1). Agevolmente, fu ricondotta del duomo di San Doimo, e le monache, nel Traù, Almissa, nelle isole di Brazza, Lesina al pennello di Matteo Ponzone, all’epoca del commissionare l’opera, potrebbero essere e Curzola. Le emergenze documentarie ri- suo soggiorno a Spalato, nel quarto decennio state attratte dal fatto che il pittore era fra- feriscono, inoltre, della pala per la chiesa di del XVII secolo13. Sono pervenute allora, in tello dell’arcivescovo e doveva eseguire un San Francesco a Bettina (Betina), sull’iso- quella chiesa, anche altre pale d’altare, quali ciclo di dipinti rappresentativi per il duomo la di Morter (Murter), che gli fu pagata il 4 la Madonna con il Bambino e i santi Giovanni con motivi della vita e del martirio di san maggio 1637, ma di cui non è rimasta alcuna Battista e Caterina d’Alessandria, posta sull’al- Doimo. traccia.9 Degni di nota risultano altresì i da- tare maggiore e attribuita a Filippo Zaniber- Il monastero delle benedettine e la chie- 1 – Matteo Ponzone, Madonna del Carmelo ti d’archivio della chiesa parrocchiale di San ti (1585-1636), databile a ridosso del 1633, sa di San Michele a Traù furono bombarda- con i santi Giovanni Battista e Pietro. Giorgio a Pirano, dove nel libro dei conti quando il poeta e vicario generale del vesco- ti durante la seconda guerra mondiale. In Neresi, chiesa della Madonna del Carmelo della Confraternita del Santissimo Sacra- vato di Lesina (Hvar), Ivan Ivaniševic´, tra- quell’occasione, vennero distrutte anche mento si tramanda che, tra il 1628 e il 1629, manda in forma scritta che sull’altare si trova molte opere d’arte, mentre una parte di esse a Ponzone venne pagata l’esecuzione di uno un bellissimo dipinto14. fu posta in salvo in altre chiese traurine. Si L’opera raffigura San Michele con le anime del stendardo dipinto per la Confraternita. Tali Zaniberti, come Ponzone, risulta allievo trovava quindi così, nella chiesa di San Pie- Purgatorio, il Padre Eterno e i santi Giovanni documenti sono stati resi noti da Vesna Ka- di Sante Peranda. I due si formarono quindi tro, depositata lacera e negletta, la pala rap- Battista e Benedetto (fig. 3). In basso, san Be- min nel 200910, mentre qualche anno pri- negli stessi anni e nella stessa bottega, co- presentante San Michele originariamente nedetto è raffigurato immerso nell’ombra, ma, nel 2005, a una mostra di opere d’arte me pure la zona di provenienza risulta pres- posta sull’altare maggiore. Dopo il restauro, mentre un monaco alle sue spalle gli regge istriane era stata presentata la pala dell’An- soché medesima: Claudio, il padre di Pon- non solo è possibile identificarne il sogget- il pastorale. Nella parte superiore, gruppi nunciazione della chiesa di Santo Stefano a zone, si era trasferito a Venezia da Cremona, to, ma anche attribuirla a Matteo Ponzone. di angeli affiancano il Padre eterno. La da-

182 AFAT 32 Nuovi dipinti e alcuni spunti per Matteo Ponzone 183 3 – Matteo Ponzone, San Michele con le 4 – Matteo Ponzone, Madonna con il bambino anime del Purgatorio, il Padre Eterno e i santi e san Nicola, Spalato, chiesa di San Nicola Giovanni Battista e Benedetto, Traù, chiesa di San Pietro (già chiesa di San Michele)

tazione al quarto decennio del XVII seco- abilmente nascosta di un’opera altrui, bensì lo, ossia quando Ponzone viveva a Spalato, una figura sottilmente modellata dalle linee sembra sostenibile pure per quest’opera, morbide del corpo e dalla gestualità persua- che presenta numerose analogie con dipinti siva, la cui struttura fisica armoniosa (che di quel periodo realizzati per le altre chiese rimanda all’antichità classica) è avvolta in dalmate. Va richiamata, in particolare, l’at- un drappeggio a fitte pieghe. L’artista ri- tenzione sulla figura centrale di san Michele corse a simili soluzioni quando eseguì, per arcangelo, che per la sua forma monumen- l’altare maggiore un tempo nella chiesetta tale e la posa audace domina la pala. Essa, altomedioevale di San Nicola (S. Mikula) a peraltro, evidenzia che Ponzone, se da un Borgo grande (Veli Varoš) di Spalato, la pa- lato riprendeva soluzioni diffuse, dall’altro la raffigurante la Madonna con il Bambino e 2 – Matteo Ponzone, L’Immacolata Concezione con i santi Andrea e Giovanni Evangelista. le interpretava in maniera originale, tan- san Nicola (fig. 4). Nel raffigurare san Ni- Spalato, monastero delle Clarisse to che il suo santo non risulta una variante cola dal viso ossuto, grigio-olivastro, vec-

184 AFAT 32 Nuovi dipinti e alcuni spunti per Matteo Ponzone 185 di San Francesco) di Federico Barocci, data- riore dell’opera vi è rappresentato un grup- che molto tempo dopo aver lasciato Spalato. to al 1574-1576. Come notato da Stuart Lin- po di angeli, reggenti un dipinto dell’Imma- Successivamente, giunsero in Dalmazia go, nella ricerca “delle perfette forme del colata Concezione; su questi si libra il Padre anche altri artisti, quali Giovanni Francesco santo” Barocci raffigurando san Francesco Eterno, mentre in basso trovano posto san Fedrigazzi, Giovanni Battista Augusti Pitteri si è rifatto alla figura di san Francesco ide- Giuseppe, san Domenico e il busto del do- e Filippo Naldi, nonché gli scultori Marino ata da Raffaello per la pala con la Madonna natore con la scritta: “adversa pepigi iactatus Groppelli e Francesco Cabianca, mentre di Foligno, nonché, in parte, alla figura omo- fluminis unda / votum tibi reddo stella secunda tutto un gruppo di altaristi, originari qua- nima di Tiziano nel dipinto con la Madonna maris”(fig. 5)23. si sempre di Venezia e dei suoi dintorni, Pesaro. Stando alle ricerche più recenti, il com- si stabilì in varie parti della Dalmazia dove Ciò permise a Ponzone di creare un mittente del dipinto sarebbe il marittimo e corredò diverse chiese con altari marmorei. proprio “tipo ideale” della figura del san- mercante di opere d’arte traurino Jerolim In primo luogo, l’architetto Marco Torresi- to, collocata di profilo, inginocchiata con le Dragozetovic´ fu Ivan, che nel 1653 fece eri- ni che dotò di altari numerose chiese del- braccia aperte e il capo rivolto verso l’alto19. gere presso l’altare una tomba per sé e la de- la Dalmazia settentrionale e centrale, ma Dal citato dipinto del Perdono di Assisi ebbe- funta consorte24. L’ipotesi è che fossero or- anche tanti maestri minori come testimo- ro origine le incisioni dello stesso Barocci, dinati allora anche l’altare ligneo e il dipinto niano gli altari e i documenti d’archivio: da nel 1581, quindi del suo collaboratore Fran- di Ponzone, anche se la cronologia delle sue Lussino a Curzola e alle Bocche di Cattaro. cesco Villamena, nel 158820. Il legame tra opere è incerta e di difficile soluzione. Se la Ponzone e Barocci non si esplicita soltanto data fosse confermata, essa testimoniereb- (Traduzione dal croato nella tipologia della figura del santo, ma si be di un rapporto mai reciso tra Ponzone e di Nicoletta Russotti Babic´) ritrova anche nella morbidezza del model- la committenza dalmata, che proseguì an- lato e, in una certa misura, in quel delicato ‘sfumato’ che si riscontra nelle sue pale d’al- tare, dove le figure appaiono, talvolta, come 5 – Matteo Ponzone, San Giuseppe, san avvolte nella nebbia. Oltre all’incisione Domenico, Padre Eterno e donatore, della pala d’altare con il Perdono di Assisi, è Traù, chiesa di San Lazzaro doveroso menzionare l’acquaforte di Baroc- Note ci che risale al 1580 circa e che rappresenta 1 chio, smunto e dallo sguardo penetrante e il suo dipinto con la Stimmatizzazione di san D. Farlati, Illyricum Sacrum III, Venezia 1968, pp. 350-354; Prijatelj 1970, p. 11. 1765, p. 501. 6 Ljubic´ 1870, pp. 146, 153. pensieroso, il pittore riprende nuovamente Francesco custodito presso il Museo Civico 2 7 17 21 K. Prijatelj, Matej Ponzoni Poncˇun, Split L. Moretti, Nuovi documenti sul Ponzone e sul tipologie riscontrabili in sue opere . di Fossombrone . Tale incisione potrebbe 1970, pp. 17-18, nota 23. Forabosco, “Arte Veneta”, XL, 1986, p. 224; K. La sua mano non si formò soltanto sulle esser stata utilizzata da Ponzone nella rea- 3 E. Favaro, L’arte dei pittori in Venezia e i suoi Prijatelj, Marginalije o nadbiskupu Markan- esperienze di Jacopo Palma il Giovane e di lizzazione del suo San Francesco a Sebenico. statuti, Firenze 1975, p. 150. tunu de Dominisu i brac´i nadbiskupu Sforzi i Sante Peranda, ma anche su quelle di altri È già stato notato come, nel dipingere il Ri- 4 C. Fiskovic´, Marko Antun de Dominis i naša slikaru Mateju Ponzoniju, “Kulturna baština”, maestri, che egli osservò e studiò e dei quali tratto di papa Urbano VIII per il presbiterio likovna baština, in Encyclopedia moderna, 22-23, 1993, pp. 51-64. adottò alcune soluzioni compositive. La fi- del duomo di Spalato, l’artista si fosse ispi- 5-6, Zagreb 1967, p. 128. 8 K. Prijatelj, Neobjelodanjeni ciklus slika Ma- 5 gura di San Francesco d’Assisi, nella pala di rato al ritratto di Pietro da Cortona, che ri- Š. Ljubic´, O Markantunu Dominisu Rablja- teja Ponzonija-Poncˇuna, Split 1974; K. Prija- San Francesco e san Gerolamo nella chiesa sale agli anni tra il 1624 e il 162722. ninu, “Rad JAZU”, 10, 1870, pp. 108-110; telj, Prijedlog za jednu Poncˇunovu palu u Rabu, 18 Š. Ljubic´, Prilozi za životopis Markantuna de “Bulletin Razreda za likovne umjetnosti di San Francesco a Sebenico, ha, infat- Kruno Prijatelj nel 1993 attribuì a Pon- Dominisa Rabljanina, spljetskog nadbiskupa, JAZU”, 45-46, 1978, pp. 22-27; K. Prijatelj, ti, il suo modello nella rappresentazione zone la pala di un altare laterale della chie- “Starine JAZU”, II, 1870, pp. 151-156; Fisko- Barok u Dalmaciji, in A. Horvat, R. Matejcˇic´, dell’immagine del santo che troviamo nel sa traurina di San Lazzaro (San Giuseppe) vic´ 1967, p. 128; C. Fiskovic´, Prilog životopisu K. Prijatelj, Barok u Hrvatskoj, Zagreb 1982, dipinto del Perdono di Assisi (Urbino, chiesa sull’isola di Bua (Cˇiovo). Nella parte supe- i djelu slikara Ponzonija, “Moguc´nosti”, XV/3, pp. 818-825; K. Prijatelj, Omiške oltars-

186 AFAT 32 Nuovi dipinti e alcuni spunti per Matteo Ponzone 187 ke pale oko Palme Mlad-eg, “Prilozi povijesti “carolvs rvdolphinvs pin”. umjetnosti u Dalmaciji”, 24, 1984, pp. 113- 16 R. Tomic´, Dvije oltarne slike u samostanu sv. 122; R. Tomic´, O Mateju Ponzoniju Poncˇunu Klare u Splitu, in Samostan sv. Klare u svome u Engleskoj, Italiji i Hrvatskoj, “Kulturna vremenu, Split 2008, pp. 273-280. baština”, 24-25, 1994, pp. 77-85. 17 R. Tomic´, Slika Mateja Ponzonija Poncˇuna 9 K. Juran, S. Soric´, Spomenici sakralnoga gra- u crkvi Sv. Nikole u splitskom Velom Varošu, diteljstva na otoku Murteru, u Toponimija otoka “Kvartal” 3-4, 2009, pp. 98-100. Murtera, a cura di V. Skracˇic´, Zadar 2010, p. 18 Prijatelj 1970; Prijatelj 1982, p. 826. 119 (1637 / 4 maggio deue dar per tanti contati 19 S. Lingo, Federico Barocci, Allure and Devotion al sgr Matio Ponzoni per la pitura della palla di in Late Renaissance Painting, New Haven and detta chiesa). London, 2008, p. 65, f. 52, str. 169. 10 V. Kamin, Piranska bratovšcˇina sv. Rešnjega te- 20 Federico Barocci 1535-1612. L’incanto del co- lesa in njena umetnostna narocˇila v Benetkah: lore. Una lezione per due secoli, catalogo della Matteo Ponzoni, “Annales”, 19, 2009, pp. 1-8. mostra a cura di A. Giannotti, C. Pizzorus- 11 Histria. Opere d’arte restaurate: da Paolo Vene- so (Siena, Santa Maria della Scala), Milano ziano a Tiepolo, catalogo della mostra a cura 2009, p. 327-328, cat. 58-59. di F. Castellani, P. Casadio (Trieste, Civico 21 Lingo 2008, p. 82, f. 75; Federico Barocci Museo Rivoltella), Milano 2005, pp. 162-167. 2009, p. 325, cat. 56. 12 R. Tomic´, O Mateju Ponzoniju Poncˇunu i njego- 22 R. Tomic´, Nova zapažanja o Mateju Ponzoniju- vu ucˇeniku Pietru Negriju, “Moguc´nosti”, 10- Poncˇunu, “Peristil”, 44, 2001, pp. 75-80. 12, 2006, p. 168. 23 Prijatelj 1993., 51-64. 13 Tomic´ 2006, pp. 167-173. 24 I. Babic´, Trogir, in stampa. Ringrazio l’au- 14 K. Prijatelj, Oltarna pala u župnoj crkvi u tore che mi ha permesso di citare i risultati Nerežišc´u, “Peristil”, 37, 1994, pp. 111-116. del manoscritto. Sulla tomba vi è l’iscrizio- 15 K. Prijatelj, Pala Carla Ridolfija u ne “d. tutelari / altare / sibi, dilectissime Nerežišc´ima, “Bracˇki zbornik” 3, 1957, pp. q. vxor / novissimorvm memor hieronimvs 77-79; J. Franulic´, Župna crkva u Nerežišc´ima, q. ioan(n)is dragozetovich / vivens posvit / Makarska 1993, pp. 12, 23. La pala è firmata: monvme(n)tvm / mdcliii”.

The article enriches the cataloque of the works of Matteo Ponzone (Venezia, 1583-after 1663) in Dalmatia. In the parish church in Nerežišc´a on the island Bracˇ is preserved Ponzone’s altarpiece depicting Our Lady of Car- mel with St John the Baptist and St Peter painted in the fourth decade of the 17th century when the artist lived in Split. From that period dated two altarpieces newly discovered in the church of St Nicola (Virgin with Child and St Nicola) and in Monastery of St Claire (Immaculata with St Andrea and John the Evangelist) in Split, and St Michele with St John the Baptist and st Benedict from the benedictine church of St Michele in nearby Trogir. Acording to the inscription on the tomb in front of altar it is possible to suppose that pala portante St Joseph, St Dominic and donor in the church of St Lazar in Trogir was ordered around 1653 by naval captain Jerolim Dragozetovic´. [email protected]

188 AFAT 32 segnalazioni e discussioni

La vecchia Pescheria di Trieste e la mostra di Kounellis

Nicoletta Zanni

La recente mostra di Kounellis a Trieste venne convertita in “Salone degli Incanti” merita senz’altro alcune considerazioni: in (dal nome del luogo dove il pesce andava ragione certamente della sua eccezionale all’asta la mattina presto, cioè all’incanto) intensità ed efficacia artistica, ma pure per e finalizzata ad usi espositivi, per “divulgare la collocazione in cui si è espressa e identi- gli incanti che ospiterà e promuovere quelli ficata ed a proposito della quale, la vecchia che la circondano”1. Farne, come si scrisse, Pescheria Centrale, viene naturale di chie- “un polo di attrazione culturale e turistica”, derci quale potrebbe essere la sua destina- “un’opera che esprima: qualità culturale, zione futura. Vediamo dunque di riproporre creatività espressiva, rilettura e valorizza- alcuni riferimenti essenziali per delineare, zione del patrimonio architettonico”. Tut- appunto, il problema relativo all’utilizza- to ciò in un edificio grandioso (91 metri di zione di questo edificio. lunghezza, la sola aula centrale è lunga 60 La Pescheria Centrale (chiamata anche metri, 35 di larghezza e quasi 27 di altezza) “Pescheria Grande”) fu inaugurata nel 1913, (fig. 1). ultimo grande stabilimento pubblico della Molti eventi, effettivamente, si sono Trieste asburgica. Un edificio quanto mai susseguiti negli anni al “Salone degli In- centrale per la sua collocazione sulle rive, o canti”, incapaci tuttavia di determinare una meglio sul bordo del mare: particolarmente sua specifica funzione e precisa identità. La rappresentativo e inconfondibile per il suo vicinanza con il Civico Museo Revoltella, gli aspetto basilicale, che perciò meritò il so- poteva attribuire il ruolo di una Kunsthal- prannome di “Santa Maria del Guato” (nome le e cosi è stato agli esordi, con la mostra di un piccolo e povero pesciolino, tipico dedicata a Marcello Mascherini e alla scul- dell’Alto Adriatico: il ghiozzo). La Pescheria tura europea del Novecento, nel 2007. Ma mantenne la sua funzione originaria fino questa scelta, che poteva essere l’inizio di agli anni Novanta, perdendo sempre più di un progetto complessivo di mostre di scul- centralità con la crescita delle rivendite rio- tura, non ebbe seguito. Si sono avvicenda- nali: ancora una sessantina di rivenditori in ti eventi diversi: dalle sfilate di moda, alle Pescheria nel 1964, poi soli sette nel 1998. fiere di antiquariato, all’esposizione di vini, Cessata la sua attività, dal 2006 la Pescheria ai fumetti di Tex Willer, alle vele di Franco

La vecchia Pescheria di Trieste e la mostra di Kounellis 191 1960 a Roma, nella città divenuta sua patria riuscita dell’intera sua carriera: appunto la di adozione. Già con le prime mostre, tra- Pescheria Centrale o “Nuovo Mercato del sferisce la pittura nella terza dimensione e pesce”, come si legge sui progetti conservati nello spazio reale. Inizia a usare materiali nell’Archivio del Comune di Trieste. tratti dalla vita di ogni giorno, adottando Polli aveva già realizzato in città diver- l’idea di fondere la vita con l’arte. È l’artista si edifici che si inseriscono in quella fase, che – lo ricorda il catalogo – nel 1969 crea per così dire, della seconda urbanizzazione, l’installazione sua più conosciuta: 12 cavalli dopo quella neoclassica: la fase eclettico- vivi nella galleria L’Attico di Roma. Lavore- storicistica, tra Ottocento e inizio Novecento rà poi con il fuoco, con i letti, con il fumo fino alla Prima Guerra, che tutto cambierà. e con gli animali vivi, realizzando “blocka- Viene a far parte infatti della generazione di ge work” (blocca passaggi con pietre e altri quegli architetti che, con Ruggero e Ardui- materiali differenti) e coinvolge nelle sue no Berlam, Enrico Nordio e Giacomo Zam- performance danzatori e musicisti. L’e- mattio, danno vita a quella rapida crescita tichetta di Arte povera è forse stretta per architettonica di Trieste in cui convivono Kounellis: l’uso di diversi materiali in re- (quasi sempre armoniosamente) influenze lazione alle circostanze della vita, l’unione disparate: neorinascimentali, neoclassiche, di ideali politici ed estetici e la concezione neogotiche, neogreche, con innesti Liberty del ruolo dell’artista nella società indicano e citazioni palladiane, e pure con un’atten- 1 - Trieste, Salone degli Incanti, già Pescheria Centrale comunque il legame con quel movimento, zione specifica all’utilizzo di materiali nuovi nella definizione coniata da Celant nel 1967. o all’utilizzo diverso di quelli vecchi, come A Trieste, Jannis Kounellis ha usato un il cemento armato, il vetro e il ferro. Quelli vocabolario artistico pieno di storia e di ri- che connotano anche la Pescheria. Pace, ai progetti di architettura, alle scato- contemporaneo che la interpreta secondo la ferimenti colti. Lo spazio in cui si situa la Giorgio Polli, prima di avere l’incarico le di Warhol, all’attività dell’“Immaginario propria sensibilità. sua installazione non è un contenitore ma per la Pescheria Centrale, ha già costrui- scientifico” (che si è proposto per il suo Lo abbiamo visto fare anche a Trieste, è elemento dell’opera stessa. Lo spazio di to il Civico Monte di Pietà (con influenze uso continuativo) con giocosi laboratori nella mostra voluta dal Comune e che ha un edificio firmato dall’architetto Giorgio sammicheliane) e casa Napp, in stile neo- scientifici per bambini. Oggi si parla anche avuto luogo dal 7 ottobre 2013 al 2 febbraio Polli. Ebbi occasione di studiarlo molti anni rinascimentale con sovrapposizioni Liberty di destinarlo ad una mostra del caffè orga- 2014, con l’installazione di un nuovo “or- fa quando, grazie alla cortesia del figlio, (1902), casa Ananian e casa Treves in corso nizzata dalla “Illy”. Tutte iniziative, dunque, ganismo plastico complesso”2 dell’artista che mise a disposizione l’archivio priva- Italia (in stile neofiorentino l’una, e neo- che non sono riuscite a prospettare una de- Jannis Kounellis, esponente di primo piano to con le carte e i progetti del padre, potei gotico veneziano l’altra) e palazzo Artelli finitiva destinazione dell’edificio, anche in della cosiddetta Arte povera. Kounellis ha ricostruire l’attività architettonica di Gior- (riproduzione in scala di palazzi veneziani, rapporto alle sue specifiche caratteristiche fatto parlare in modo eccezionale la vecchia gio Polli (Trieste 1862-1942)3. Formatosi quali ca’ Rezzonico, ca’ Pesaro e la Libreria di spazio, ariosità, luminosità. Un luogo di Pescheria, indicandoci pure la strada da a Graz (laurea in ingegneria meccanica) e Marciana), tutti nel 1905, la palazzina Pa- esposizione che resta perciò aperto a varie seguire per la futura, conseguente valoriz- perfezionatosi a Trieste nello studio di Rug- risi (in stile neotoscano) in piazza Goldoni proposte temporanee: nulla di permanente, zazione dell’edificio, anche se l’evento non gero Berlam, verrà poi assunto dapprima (1909). Firmerà poi, nel 1911, i progetti per anche nel migliore dei casi. A somiglianza, ha riscosso la larga affluenza di pubblico come “alunno ingegnere” nell’Ufficio tec- la Scuola Reale (l’attuale Istituto Tecnico mi verrebbe da dire, della Turbine Hall del- auspicata dagli organizzatori. nico comunale della sua città natale e dal “Leonardo da Vinci”) con reminiscenze neo- la Tate Modern di Londra, dove per un lun- Jannis Kounellis (Pireo, Atene, 1936), 1907 come Capo-sezione del Dipartimento palladiane e due anni dopo quello con in- go periodo lo spazio enorme della ex-Sala un artista greco-romano come ama definir- edile, cosa che gli consentirà di ottenere nesti neogreci per l’attiguo Ginnasio (oggi delle turbine viene consegnato ad un artista si in quanto stabilitosi ancora studente nel l’incarico dell’opera più complessa e più Liceo “Oberdan”). Riceverà pure l’incari-

192 AFAT 32 La vecchia Pescheria di Trieste e la mostra di Kounellis 193 2 - Giorgio Polli, Pescheria Centrale: tessitura muraria in mattone, 3 - Giorgio Polli, Pescheria Centrale: particolare della decorazione risalti in pietra bianca d’Istria e decorazioni marine con prora di bragozzo e vegetazione marina

co della sistemazione dell’isolato Chiozza, L’architetto dunque sa individuare le debitore della Scuola di Wagner, con l’opera funzionali. Polli poteva comunque contare sostituendo la Casa neoclassica del Mollari soluzioni più idonee alla destinazione degli di Max Fabiani, Giorgio Zaninovich, Um- su esperienze costruttive altamente speri- (1802) con altra di scala ben maggiore, dopo edifici. E così è pure per la Pescheria. Gli berto Fonda, e altre volte è più incline alle mentate, a proposito della struttura interna il radicale sventramento del sito, dovuto alle vien dato l’aspetto di basilica, una basilica contaminazioni come in Romeo Depaoli, dei mercati: dai remoti precedenti storici dei esigenze di sviluppo del sistema viario cit- sul bordo del mare, disposta ad un continuo Giovanni Maria Mosco e Giorgio Polli, in Mercati Traianei alla moderna sintesi delle tadino. L’impegno progettuale, iniziato nel dialogo tra la città e il suo mare, attraverso quest’opera per l’appunto. Halles di Parigi e ai recenti esempi dei nuovi 1914 ma interrotto dalla guerra, si realizzerà quegli alti, essenziali finestroni che legano La Pescheria è un esempio di architet- mercati sorti nella Mitteleuropa e nella stes- tra il 1924 e il 1927 con l’imponente Palaz- l’interno al profilo dei palazzetti neoclassi- tura razionale ‘colorata’: tessitura muraria sa Italia sull’esempio parigino (a Vienna e a zo dei Portici di Chiozza. È un edificio che ci, da un lato, e dall’altro agli alberi ondeg- in mattone e risalti in pietra bianca d’Istria, Budapest, a Livorno e a Firenze). A Trieste, riprende lo schema neoclassico della casa gianti delle barche e allo spazio aperto del decorazioni marine, prore, pesci, crostacei però, Polli doveva far fronte anche a un’altra Chiozza, ma ne dilata la griglia in larghezza mare. Un edificio ‘sacro’, con il suo campa- etc. (figg.2-3). Bisognava dar vita a un edi- esigenza: doveva ideare un edificio a sé stan- e lunghezza, come in un ingrandimento fo- nile che nasconde la “Torre dell’acqua”, con ficio a destinazione commerciale, con pre- te, cioè non connesso a preesistenze ma tale tografico che mantiene i rapporti tra i piani innovazioni tecnologiche come l’uso del cisi requisiti determinati dalle specifiche da risultare esteticamente accettabile, con e l’incolonnatura delle finestre ingabbiate cemento armato nascosto nel soffitto a cas- caratteristiche del prodotto da trattare all’ l’obbligo di non schermare la prospettiva dagli ordini. I piani, compresi i due mez- settoni. Tutto ciò per intonarsi con l’aspetto “incanto” e poi da conservare, rivendere al neoclassica delle rive, quasi interamente li- zanini e l’attico, sono sette, limite massimo architettonico di una città fortemente con- minuto; si trattava dunque di differenziare bera da strutture portuali e quindi aperta sul per rispettare lo schema base dell’architet- notata in senso storicistico, dal neoclassico e specializzare le strutture, definire gli spa- mare, ed evitando la costruzione invadente tura palaziale rinascimentale. al Liberty. Un Liberty che a Trieste a volte è zi, risolvere i tanti problemi tecnici, igienici, di hangar o di grandi depositi.

194 AFAT 32 La vecchia Pescheria di Trieste e la mostra di Kounellis 195 L’interno (fig. 4) è un esempio di puri- smo funzionale, non insensibile all’esempio dei Mercati parigini di Les Halles. I pilastri in cemento armato sorreggono la copertura impiegando soluzioni simili a quelle usa- te nell’ingegneria dei ponti. Le arcate della volta sono alleggerite da una serie scalare di archetti, che svolgono la funzione di struttu- re portanti secondarie dei carichi di impal- cato alla struttura ad arco principale, o che altrimenti servono ad irrigidire la struttura a traliccio, quando tali diaframmi si confi- gurano piuttosto nel senso della capriata o della carpenteria in ferro. Il carico del solaio del tetto, lievemente spiovente per lo scolo delle acque, è distribuito sull’orditura delle travi principali e secondarie in calcestruzzo, poggiata sulle arcate. Una superficie di quasi duemila metri quadrati, nell’aula centrale, in cui si col- locano simmetricamente i 146 banchi di 4 - Giorgio Polli, Pescheria Centrale: pietra, per la vendita, serviti ognuno da un 5 - Giorgio Polli, La Pescheria Centrale di Trieste l’interno, 1913, fotografia storica. Trieste, doppio getto di acqua, marina e dolce. Ma Fototeca dei Civici Musei di Storia e Arte anche gli altri ambienti di servizio (tra que- ne palladiana (la serliana del campanile, il ti, uno spettacolo di morte, ma che è anche sti: “salone delle aste”, “visita dei tonni”, binato del portico, i marcapiani, le finestre storia di pesca, storia di mare, di impegno e Il contemperamento delle diverse esi- carico e scarico della merce fresca, “lavatu- termali) consente alla Pescheria, per chi di coraggio (figg. 6-8): relitti di vecchie im- genze sembrò potersi compiere attraverso il ra del pesce”, sala-macchine per il ghiaccio guarda dal mare, di inserirsi nel fronte dei barcazioni ricuperati dai magazzini del por- modello basilicale, che si riconvertiva così artificiale) sono spaziosi. Spaziosità, ario- palazzetti neoclassici e di marcare un punto to giacciono sui banchi (sedici), un gruppo alla sua profana funzione originaria di mer- sità, luminosità, ampiezza, questi i caratteri nodale della struttura urbana, in modo da di sedie le affiancano da entrambi i lati, li- cato. Le tre ampie navate consentivano tutto distintivi dell’edificio al proprio interno. allestire uno spettacolo che è anche fun- state a lutto come una platea di astanti, dal ciò che esigeva un esercizio commerciale di All’esterno (fig. 5) invece le strutture zionale ad una più distesa presa di possesso soffitto scende una pioggia di pietre sospe- notevoli dimensioni, mentre le strutture in portanti, che all’interno sono a vista, ven- dello spazio urbanistico da parte di chi lo se, pesanti lacrime che incombono sulla cemento armato permettevano di allegge- gono completamente rivestite. L’impiego, popola e lo vive. Uno spettacolo marino che scena sottostante ma che rimandano poi gli rire i muri perimetrali e di interromperli secondo tradizione, del mattone nelle pare- si lega e ritrova nell’espressione complessi- sguardi verso l’alto. La morte sì, ma legata con grandi finestroni. Le stesse articola- ti (con un gioco decorativo di minime rien- va della città. A questo aspetto marino, oltre alla vita. Questo senso luttuoso di toccante zioni dell’edificio acquisivano una specifica tranze ed emergenze) e dei risalti in pietra che alla funzione di pescheria ormai perdu- intensità esprime la rinascita come neces- funzione: il pronao era destinato a ospitare bianca, nonché le decorazioni di carattere ta, si richiama l’opera dell’artista Kounellis, saria conseguenza, “affidando all’urto tra- le aste del pesce, mentre il campanile ma- marinaro, conferiscono all’edificio una ‘pa- che a Trieste era già venuto da bambino in gico dei materiali un doloroso monito alla scherava il serbatoio dell’acqua marina che tina’ veneziana già suggerita dalla sua col- un viaggio con il padre ingegnere navale. contemporaneità che dall’inestinguibile doveva essere alzata per servire ai banchi di locazione tra i moli della darsena. E poi il L’artista ha proposto, con i pochi banchi spinta del passato si proietta nella dimen- vendita. ricorso ad alcuni strumenti di connotazio- di vendita originali rimasti e qui ricolloca- sione di un futuro possibile”4.

196 AFAT 32 La vecchia Pescheria di Trieste e la mostra di Kounellis 197 6 - Installazione Kounellis, relitti di imbarcazioni 7 - Installazione Kounellis, platea di sedie listate a lutto

198 AFAT 32 La vecchia Pescheria di Trieste e la mostra di Kounellis 199 La Pescheria Centrale è stata a lungo il cemento armato. Il legame con l’acqua, con cuore pulsante del piccolo commercio cit- il mare, era stato tenuto fortemente presen- tadino, vivace luogo d’incontro delle diver- te dall’architetto triestino sempre attento ai se classi sociali e delle tante voci della realtà materiali, attento alla destinazione propria cosmopolita di Trieste, città di frontiera, dell’edificio. Una grande pescheria dove la città di mare, dotata del porto che fu sboc- mattina c’era l’asta del pesce, poi la sua ven- co principale del vecchio Impero asburgico dita al minuto: tra le offerte e le richieste, e la sua fisionomia urbanistica ne reca an- le voci che ridavano guizzo e vita al mondo cora la testimonianza. Entrare nell’edifi- del mare e nuovo legame con quello della cio e vedere la mostra di Kounellis rimane terra… i pescatori, il pesce, le famiglie che un’esperienza che rinnova un rapporto dia- l’acquistano. È ancora “Santa Maria del Gua- lettico tra la storia passata ed il presente. Il to”, per i triestini affezionati a questo luogo, pensiero va ai momenti in cui la Pescheria che solo l’arte può rendere espressivo: come aveva ancora tutti i suoi banchi per il pesce ha fatto Kounellis e altri veri artisti potranno e l’acqua scorreva continua dai rubinetti. fare. Par di sentire il rumore dei pescivendoli e Pertanto questa architettura, questo spa- delle donne che compravano il pesce e tutto zio devono continuare a vivere, pur nella era pieno di vita, di una vita che non c’è più. perdita del loro significato originario, che Ma che rivive nell’opera di Kounellis: una non va dimenticato ma rinnovato in una messa in scena epica e sacrale, un racconto forte, duratura espressione. Kounellis ci ha del mare a cui l’edificio è indissolubilmente indicato la via da seguire, con l’arte di cui un legato per la sua storia e per la sua struttura. vero artista sa dare prova. E che questi splen- La mostra di Kounellis ci ammonisce didi finestroni non vengano mai oscurati, peraltro con estrema chiarezza che l’aspetto perché resti il rapporto dell’interno con la dell’edificio non va in alcun modo snatura- città e il suo mare. to: deve essere conservato quel suo specifi- Continueremo ad amare la Pescheria co rapporto di esterno e interni, quella sua Centrale di Giorgio Polli, se sarà valorizza- qualità di spazio e di luce. Va dunque desti- ta adeguatamente e artisticamente. Ricor- nato ad altre opere di forte valore artistico rendo a un attento allestimento artistico si che sappiano offrire espressioni nuove a un potrebbe infatti far diventare la vecchia Pe- edificio antico, che ha la sua storia edilizia, i scheria di Trieste una sorta di eco-museo, suoi materiali, le scelte stilistiche di un ar- dove si racconti l’identità cittadina, storica chitetto come Giorgio Polli. politica economica urbanistica, attraverso Se osserviamo le funi a cui Kounellis ha un edificio che porti sempre impresso in sé legato le pietre, una sorta di rosario, ma pure il segno del legame indissolubile della città un ricordo delle pietre che tenevano tese le con il suo mare. Quel mare che ha consen- reti dei pescatori verso il fondo al mare, tito la crescita della città, con le sue attività ebbene le arcatelle che alleggeriscono l’ar- commerciali, portuali, finanziarie; quella cata da cui pendono, rinviano ad un tipo di città e quel suo mare che hanno unito etnie progettazione che richiama Robert Maillart, e religioni diverse in una comune, specifica con le sue campate per i ponti sui fiumi, in identità culturale. 8 - Installazione Kounellis, pioggia di pietre

200 AFAT 32 La vecchia Pescheria di Trieste e la mostra di Kounellis 201 Note

1 Così Massimo Paniccia, Presidente della (Trieste, Salone degli Incanti), Milano 2013, Fondazione CRTrieste che ha finanziato il re- p.11. stauro, in R. Curci, La basilica in riva al mare, 3 N. Zanni, Eclettismo e architettura industriale. Trieste 2006, p.5. A questo volume rinvio per Giorgio Polli e le sue scelte stilistiche, “Arte in l’attenta ricostruzione delle vicende storiche, Friuli Arte a Trieste”, 4, 1980, pp. 91-114. In architettoniche e sociali legate all’edificio. particolare, sulla Pescheria, pp. 104-106. 2 Così nel catalogo della mostra, Kounellis 4 D. Sarchioni, Jannis Kounellis: appunti di una Trieste, a cura di D. Sarchioni, M. Lorenzetti nuova “stazione”, in Kounellis Trieste 2013, p. 35.

An exhibition by Jannis Kounellis was organized in Trieste (September, 7th 2013 – February, 2nd 2014) in a building designed and constructed by the architect Giorgio Polli (Trieste, 1862-1942). The building was ope- ned as a Fish-market in 1913, beside the sea and in front of the Neoclassical buildings of the town, but now it is used solely for exhibition purposes. An example of industrial archaeology, the interior has become in Kou- nellis’s installation an integral part of a sacred epic of the Sea. The artist shows that the value of the building can increase through its technological aspects, the specific relation between its interior and exterior, and also its quality of space and light, and become a sort of “eco-museum”, an expression of the history of Trieste and of that relationship with the sea that determines its cultural identity. [email protected]

202 AFAT 32 AFAT Arte in Friuli Arte a Trieste periodico annuale 32 (2013)

Direttore responsabile Giuseppe Pavanello

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Ottobre 2014

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