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Galleria Rassegna semestrale di cultura, di storia patria, di scienze letterarie e artistiche e dell’antichità siciliane 1 - Henri Bresc, Dai Graffeo ai Gravina: il servizio dello Stato e l’ingresso nell’aristocrazia - Ferdinando Maurici, Un porto siciliano da Giustiniano II a Filippo II: Trapani - Luigi Santagati, Il cenacolo nisseno di poesia - Filippo Sciara, Il barone Antonio Mendola di Favara e la creazione di nuovi vitigni nell’Ottocento Anno I - N° 1 Luglio-Dicembre 2020 ISSN 2724-2544 Codice ANVUR E257320 Galleria Rassegna semestrale di cultura, di storia patria, di scienze letterarie e artistiche e dell’antichità siciliane Anno I - N° 1 Luglio-Dicembre 2020 ISSN 2724-2544 Codice ANVUR E257320 Registrazione Tribunale di Caltanissetta n. 2 dell’1 luglio 2020 Editore Società Sicilia Indirizzo e-mail [email protected] Sito web www.galleria.media Direttore responsabile Alfonso Lo Cascio Direttore editoriale Luigi Santagati Comitato scientifico Lucia Arcifa (Catania), Henri Bresc (Parigi), Giuseppe Barone (Catania), Luciano Catalioto (Messina), Marina Castiglione (Palermo), Giulio Ferroni (Roma), Aldo Gerbino (Palermo) Raffaele Manduca (Messina), Ferdinando Maurici (Palermo), Giacomo Pace Gravina (Messina), Paolo Militello (Catania) e Roberto Sammartano (Palermo) Comitato di redazione Gianfranco Cammarata (San Cataldo), Antonino Cucuzza (Ramacca), Giovanni D’Urso (Nicosia), Giuseppe Giugno (Caltanissetta), Filippo Imbesi (Barcellona Pozzo di Gotto), Massimo Sanfilippo (Caltanissetta), Filippo Sciara (Favara) e Liborio Torregrossa (San Cataldo) Composizione grafica Luigi Santagati Stampa Edizioni Lussografica, Via Luigi Greco 19 - Zona Industriale, 93100 Caltanissetta - Tel. 0934.25965 - [email protected] Il materiale inviato anche se non pubblicato non sarà restituito. Gli autori sono responsabili della correttezza delle loro affermazioni. La rivista adotta procedure di revisione tra pari a singolo e doppio cieco dei contributi scientifici garantendo l’autonomia dei revisori rispetto agli organi della rivista e l’assenza di conflitti di interessi. Gli autori rispondono del contenuto degi articoli. © Società Sicilia. Tutti i diritti sono riservati ma poichè l’Editore considera la cultura un bene universale è permessa la totale riproduzione con l’unico impegno di citare la fonte. 1 Print to PDF without this message by purchasing novaPDF (http://www.novapdf.com/) Sommario 2 Massimo Sanfilippo, Modeste considerazioni su un anno improbabile 4 Luigi Santagati, Perchè «Galleria» STORIA DI SICILIA 15 Henri Bresc, Dai Graffeo ai Gravina: il servizio dello Stato e l’ingresso nell’ari- stocrazia 43 Ferdinando Maurici, Un porto siciliano da Giustiniano II a Filippo II: Trapani PROPOSTE 66 Marco Sfàcteria, Web e ricerca: risorse in rete per lo studio della viabilità antica di Sicilia LETTERATURA 75 Luigi Santagati, Il cenacolo nisseno di poesia RICERCHE DI STORIA 90 Fabrizio Giuffrè e Angelo Antonio Faraci, La “chiesetta vecchia” del trappeto di Carini ed una inedita Madonna della Grazia di ambito novelliano 101 Filippo Imbesi, Pozzo di Gotto, da casale a città regia, e le controversie per la separazione da Milazzo 118 Giovanni D’Urso, La casazza di Nicosia 127 Giuseppe Giugno, Architettura e urbanistica ‘mendicante’ nella Sicilia centrale. Il convento dei Minori Riformati di Sant’Antonino a Caltanissetta STORIA DELL’AMPELOGRAFIA 147 Filippo Sciara, Il barone Antonio Mendola di Favara e la creazione di nuovi vitigni nell’Ottocento SANITÀ 199 Liborio Torregrossa, L’attività sanitaria nel regno delle Due Sicilie. Vaccinazioni ed epidemie nell’intendenza di Caltanissetta CONSIDERAZIONI 222 Gianfranco Cammarata, L’infinito si muove, oltre la siepe 2 Print to PDF without this message by purchasing novaPDF (http://www.novapdf.com/) MODESTE CONSIDERAZIONI SU UN ANNO IMPROBABILE MASSIMO SANFILIPPO* Ritengo che ciascuno concordi sul fatto che esiste una bella differenza tra una libera scelta e una decisione obbligata. Conduco da tempo vita ritirata. Anche prima della pandemia uscivo poco, e dedicavo buona parte del mio tempo alla lettura. Quando sono stato costretto a restare chiuso in casa, ho desiderato sempre più ardentemente un caffè al bar, una breve passeggiata fino all’edicola o al negozio di fiori; mentre, stranamente, ho provato meno voglia di leggere o di scrivere. Durante una giornata ‘tipo’ di quel periodo mi vedo sfogliare distrattamente le pagine di un libro, riporlo, prenderne un altro, spostandomi dalla poltrona al divano, chiudendo gli occhi, infastidito. Ma un pomeriggio decido che è meglio provare a ricordare, cercare di rievocare qualcosa dei libri che ho letto, magari arricchirne la memoria collegando circostanze, tempi e luoghi nei quali e durante i quali mi sono dedicato a un autore piuttosto che a un altro. Penso possa essere rilassante e semplice, facile; ma ben presto mi rendo conto che non è affatto così … perché probabilmente le mie sinapsi si sono sclerotizzate, il mio cervello è andato in fumo …; sino a giungere alla considerazione più evidente: sono anziano, ho 70 anni! A questa età molti degli autori che ho apprezzato di più, non sono mai arrivati. Mi vengono subito alla mente due scrittori – diversissimi tra loro – che non ce l’hanno fatta: Jack Kerouac, il quale nell’ultima pagina di On the road scrive, tra l’altro, “… nessuno sa quel che accadrà di nessun altro, se non il lento, desolato, stillicidio del diventar vecchi …”; e Marcel Proust che, alla fine della sua opera monumentale, paragona l’età che avanza a trampoli sui quali è sempre più arduo procedere, perché diventano più alti mano a mano che il tempo trascorre. Penso al giovane favoloso: “… a me, se di vecchiezza la detestata soglia evitar non impetro …” Al divino bardo di Stratford on Avon, morto a 52 anni; agli americani dei nostri giorni, all’Animale morente di Philip Roth, al Diario d’inverno di Paul Auster, tutti nevrotici e ossessionati dal terrore del tumore alla prostata, tutti ossessionati dall’idea di soffrire e morire. E a chi gliel’ha data su – come direbbero a Bologna - Hemingway, l’amato David Foster Wallace … Mi giunge una fitta al cuore. Devo scuotermi. Mi alzo. Un caffè, ho bisogno di un caffè (sarà il centesimo da stamattina). La schiena mi duole. La caffeina ha l’effetto di * Socio della Società Sicilia. 3 Print to PDF without this message by purchasing novaPDF (http://www.novapdf.com/) MASSIMO SANFILIPPO una frustata inferta al cavallo stanco. Per un momento mi scuoto. Riguadagno il divano. Stavolta mi sdraio e provo a riprendere una faticosa navigazione tra gli scrittori che mi hanno tenuto compagnia nel corso degli anni e delle cui opere, ormai, ricordo poco o nulla. Autori di ogni nazionalità e di ogni tempo: francesi, tedeschi, sudamericani, orientali … Ecco, gli orientali… forse soltanto loro hanno avuto, hanno, un atteggiamento meno problematico, meno ansiogeno, nei confronti della vecchiezza leopardiana. Ma mi riferisco a roba antichissima: il libro tibetano dei morti, il Bhagavadgita, ciò che attiene all’impermanenza… mi colpiscono come dardi singole frasi: “Only a man himself can be the master oh himself” (Ciascuno può essere maestro solo di sé stesso). Chi non ha letto Siddartha? Ma di Herman Hesse mi sento più vicino all’Harry Haller del Lupo della steppa. Mi rigiro nel divano. Ma gli orientali moderni? Murakami, Yashimoto, Ishiguro, Rushdie, Mishima … (no, Mishima lasciamolo stare) … Kawabata, Hosseini, Hanif Kureishi … Flash veloci, lampi: Kitchen, Quel che resta del giorno, Il Buddha delle periferie. Solo titoli e qualche immagine da film. E poi la maggior parte di questi sono più occidentali che orientali. Avverto sempre maggiore disagio. Gli africani? … Degli africani nessun segno, nessuna traccia, ignoranza totale. E allora basta! Esausto, accendo la TV. Tutti i canali trasmettono programmi nei quali non si parla d’altro: il virus. Ascolto distrattamente alcuni interventi. La parola che ricorre di più è la parola guerra. Siamo in guerra. E come per una scossa elettrica mi torna alla mente un altro orientale. È del II secolo prima di Cristo, si chiama Shun Thzu e la sua opera più importante si intitola appunto L’arte della Guerra. Mi chiedo se qualcuno di coloro che parlano di guerra l’abbia mai letto. Io l’ho fatto, da giovane. E adesso, da anziano, tiro fuori da un impolverato cassetto della memoria una frase che recita pressappoco così: “A un generale che si trova all’interno di una valle con il proprio esercito, circondato da sovrabbondanti truppe nemiche che lo accerchiano da ogni lato, rimane una sola possibilità di salvezza: egli potrà uscire da quella drammatica situazione soltanto se accetterà di essere diverso rispetto a quando vi era entrato.” Meraviglioso! Ma saremo diversi? Lo accetteremo? Sono scettico, conosco i miei polli. Mi deprimo. E forse non era neanche Sun Tzu, forse era von Clausewitz, forse sono del tutto rincoglionito. Spengo la tele, prendo un Oki e vado a dormire.• 4 Print to PDF without this message by purchasing novaPDF (http://www.novapdf.com/) PERCHÈ «GALLERIA» LUIGI SANTAGATI* «Galleria» Galleria è stato un nome glorioso nel mondo dell’editoria e della cultura nazio- nale. La prima rivista con tale nome nacque come supplemento mensile illustrato del «Corriere italiano», quotidiano nato a Roma nel 1923 come supporto culturale al Parti- to fascista ed antagonista del «Corriere della sera», ma chiuso già nel 1924. «Galleria» nacque come supplemento imtellettuale e di intrattenimento sul mo- dello del supplemento «La lettura» del «Corriere della Sera» e fu diretto da