Il Commercio Dell'onore
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Katia Visconti Il commercio dell’onore Un’indagine prosopografica della feudalità nel Milanese di età moderna CUEM La pubblicazione ha ricevuto il contributo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore sulla base di una valutazione dei risultati di ricer- ca in essa espressi. Prima edizione Gennaio 2008 © CUEM Soc. Coop. Via Festa del Perdono, 3 20122 Milano [email protected] È vietata la riproduzione, effettuata con qualsiasi mezzo, non autorizzata. Stampa: Globalprint s.r.l. Via degli Abeti, 17/1-20064 Gorgonzola-Milano In copertina: Ritratto di Pietro Ottavio Ferreri Quadreria dei Luoghi Pii Elemosinieri (Azienda di Servizi alla Per- sona “Golgi-Redaelli” di Milano) 2 Indice Abbreviazioni 5 Introduzione 9 I. Una base di partenza: la mappa dei feudi nel Milane- se a mezzo Settecento 29 II. La feudalità nello Stato di Milano d’età moderna: strumento di ascesa sociale e utile presupposto per una carriera politica 37 III. Fortune (e sfortune) della feudalità in terra lombar- da: il marchesato dei Manriquez de Mendoza, 1580- 59 1779 IV. L’irresistibile esempio del modello di Spagna: l’espansione feudale dei marchesi Crivelli, 1640-1740 87 V. Il falò della vanità: sfortune feudali dei marchesi Lossetti, commercianti e proprietari terrieri nella Val d’Ossola, 1652-1695 113 VI. Prosopografia dei feudatari milanesi, 1752 147 Addendum 275 Appendice 279 Indice dei nomi 285 3 4 Abbreviazioni Abbreviazioni archivistiche ASCMi Archivio Storico Civico di Milano ASMi Archivio di Stato di Milano ASVS Archivio Castello Visconti di San Vito, Somma Lombardo Indice dei Feudi e dei Feudatari, 1752 ―, Catasto, c. 2997: Indice de’ Co- muni infeudati e non infeudati colli nomi e cognomi de’ loro respettivi Feudatari e di quanto ogni Comune paga per via d’imbottato, et altre convenzioni a detti Feudatari, oppu- re di Mezz’Annata ogni 15 anni ri- cavato dal primo capitolo delle rispo- ste date alli Quarantacinque Quesiti dell’Eccelsa Reale Giunta del Cen- simento, Milano, 1757. Abbreviazioni bibliografiche «ASL» «Archivio Storico Lombardo» Arese, I LX decurioni, 1535-1796 F. Arese, Elenco dei Magistrati Pa- trizi di Milano dal 1535 al 1796. I Sessanta perpetui decurioni, in «ASL», 1957, pp. 149-199. 5 Arese, Magistrati Patrizi F. Arese, Elenco dei Magistrati Pa- trizi di Milano dal 1535 al 1796. Le cariche della città di Milano, in «ASL», 1964-65, pp. 149-171. Arese, Supreme cariche 1531-1706 F. Arese, Le Supreme cariche del Ducato di Milano da Francesco II Sforza a Filippo V, in «ASL», 1970, pp. 57-156. Arese, Supreme cariche 1706-1796 F. Arese, Le Supreme cariche del Ducato di Milano e della Lombardia austriaca (1706-1796), in «ASL», 1983, pp. 535-598. Arese, Collegio Giureconsulti Arese, Il Collegio dei nobili Giure- consulti di Milano, in «ASL», 1977, pp. 129-197. Dizionario feudale E. Casanova, Dizionario feudale delle province componenti l’antico Stato di Milano all’epoca della cessa- zione del sistema feudale (1796), Bo- logna, Forni editore, 1930. Elenchus Benaglio 1714 Elenchus familiarum in Mediolani Do- minio feudis, jurisdictionibus, titulisque insignium, colligente J. C. Don Jose- pho Benalio, Reg. Duc. Fisci Patrono Generali, Mediolani, in Curia regia, Typis Marci Antonii Pandulphi Ma- latesta, Kal. Aprilis 1714. Teatro genealogico Teatro genealogico delle famiglie no- bili milanesi. Riproduzione del ma- noscritto 11500-11501 della Biblio- teca Nacional di Madrid, a cura di C. Cremonini, Mantova, Gianlui- gi Arcari editore, 2003, 2 voll. 6 Altre abbreviazioni c. cartella cs. cassetta f. fascicolo p. pagina t. tavola v. volume s.d. senza data s. l. senza luogo 7 8 Introduzione In un recente lavoro sul feudalesimo nell’Europa moderna, Au- relio Musi – sottolineandone la natura «una e molteplice» – ha for- nito una puntuale ricostruzione delle diverse tipologie che, tra il secolo XV e la fine del Settecento, assicurarono a quell’istituto una straordinaria capacità di pervasione. Tra queste, al momento di passare in rassegna il caso italiano, non ha mancato di ricordare la peculiarità del Milanese, il cui esempio gli sembra di grande signi- ficato per ribadire la complessità della geografia feudale della pe- nisola e per sottolineare il differente valore – economico, sociale e politico – che l’istituto assunse nel quadro del sistema di potere dell’Italia spagnola1. Mentre nel Regno di Napoli e in quello di Sicilia il feudo si pro- pose quale il centro della vita economico-sociale, assumendo i trat- ti di una forma di governo su terre e uomini che comprendeva an- che un complesso di giurisdizioni deputate a conferire ricchezza e potere, nel caso lombardo esso prese altro significato perché decli- nò rapidamente nei termini di un istituto dal valore onorifico oltre che patrimoniale. Nel Milanese, insomma, il conseguimento di un titolo e la titolarità di un feudo sul quale poggiarlo non rappresen- tarono quasi mai il momento conclusivo di un processo di ascesa sociale bensì finirono per costituire, piuttosto, la mera, anche se indispensabile, premessa per intraprendere un lungo e contrastato cammino, che avrebbe dovuto condurre all’ingresso nel più alto rango nobiliare, ossia all’interno di quel patriziato cittadino che, come è noto, tanto segnò le vicende politico-amministrative del Milanese in età moderna2. 1 A. Musi, Il feudalesimo nell’Europa moderna, Bologna, il Mulino, 2007. 2 A questo riguardo il rinvio è alla recente raccolta degli scritti di Cesare Mozzarelli – Antico regime e modernità, Roma, Bulzoni, 2008 – sulla nobiltà 9 Ancora recentemente, d’altronde, non si è mancato di sottoline- are come tra gli inizi del XVI secolo e la metà del Settecento il pa- norama aristocratico milanese fosse caratterizzato da una precisa stratificazione gerarchica, che stabiliva un triplice ordine di distin- zione nobiliare3. Al vertice era il patriziato cittadino, che poteva vantare e puntualmente comprovare sicure ascendenze d’epoca comunale: esso era composto da un ristretto numero di famiglie di antica prosàpia, le quali avrebbero sempre ricordato di essere resi- denti nella città ambrosiana ab immemorabile tempore e proprio per questo motivo rivendicato il loro inalienabile diritto al governo della comunità4. Nel corso della lunga età spagnola non mancaro- no tuttavia significativi ampliamenti della nobiltà, che consentiro- no a molte nuove famiglie di aggiungersi a quelle i cui titoli risali- vano all’epoca comunale e che portarono alla nascita di una nobil- tà nuova e di una addirittura nuovissima. La prima risaliva al periodo visconteo-sforzesco ed era una no- biltà legata alla proprietà terriera che molto si era avvantaggiata dei favori del principe e dello sviluppo della statualità lungo le co- ordinate che sono proprie alla vicenda della nobiltà in una larga parte dell’Europa moderna. I Visconti prima e gli Sforza poi non avrebbero infatti lesinato nelle investiture feudali per allargare e e i patriziati, in particolare i saggi, Il sistema patrizio (pp. 11-20) e Strutture sociali e formazioni statali a Milano e a Napoli tra Cinquecento e Settecento (pp. 21-61) e ancora l’altro intervento Patrizi e governatori nello Stato di Milano a mezzo il Cinquecento. Il caso di Ferrante Gonzaga (pp. 305-20) dove le consi- derazioni rispetto al caso del Gonzaga, fatte le debite proporzioni, posso- no senza dubbio essere utilizzate per inquadrare la mentalità nobiliare di antico regime. 3 Per una recente e approfondita ricostruzione del panorama nobiliare milanese e lombardo si rimanda a C. Cremonini, Il “gran teatro” della no- biltà: l’aristocrazia milanese tra XVI e XVIII secolo, saggio introduttivo all’edizione del Teatro genealogico delle famiglie nobili milanesi (secolo XVIII), 2 voll., Mantova, Arcari, 2003, v. I, pp. 11-48 e a questo riguardo in parti- colare pp. 15-23. 4 C. Donati, Il patriziato e le sue istituzioni, in Storia illustrata di Milano, IV, Milano Moderna, a cura di F. Della Peruta, Milano, 1993, pp. 1041-60. 10 rafforzare una capacità di governo del territorio altrimenti sacrifi- cata in modo probabilmente irrimediabile5. Questo processo, che ebbe un forte impulso tra il tardo Medioevo e il XV secolo, conob- be poi una ulteriore accelerazione quando alla nuova nobiltà, feu- dale e cortigiana al tempo stesso, se ne affiancò altra ancora, che era la conseguenza del vorticoso processo di infeudazione condot- to negli anni di governo degli Asburgo di Spagna. La massiccia vendita di terre e di titoli tra il XVI e il XVII secolo trovava ragione, come è noto, nelle difficoltà finanziarie della Co- rona, la quale per sopperire alle proprie necessità mise in atto una massiccia opera di alienazione di rendite camerali e di feudi. Prati- ca che riscosse largo successo perché non mancarono mai gli ac- quirenti, rappresentati da un folto gruppo di famiglie presto più che disposte ad investire parte della liquidità altrimenti accumula- ta nell’acquisto dei cosiddetti “simboli del prestigio”: un titolo ed un feudo su cui poggiare tale privilegio6. Per questo motivo, la 5 Come è stato sottolineato durante il periodo visconteo-sforzesco i rap- porti che diverse famiglie riuscirono a tessere all’interno della corte pote- vano condurre a ritorni in “soldi e prestigio”. Cfr. G. Lubkin, Strutture, funzioni e funzionamento della corte milanese nel Quattrocento in Milano e Borgogna. Due stati principeschi tra Medioevo e Rinascimento, a cura di G. Chittolini, Roma, Bulzoni, 1990, pp. 75-83. In particolare sulla politica feudale si veda G. Chittolini, La formazione dello stato regionale e le istituzio- ni del contado. Secoli XIV e XV, Torino, Einaudi, 1979, in particolare le pp. 36-100; Id., Signorie rurali e feudi alla fine del medioevo, in Comuni e Signorie: istituzioni, società e lotte per l’egemonia, in Storia d’Italia, Torino, Utet, 1981, v. IV, pp. 589-676; Id., Città e feudi negli Stati dell’Italia centro-settentrionale (secoli XIV-XVI), Milano 1996; e ancora sulla politica feudale in età vi- scontea si veda il recente lavoro di F.