PROVINCIA DI MACERATA Piazza Cesare Battisti, 4 - 62100 MACERATA UFFICIO TECNICO SETTORE VIABILITA' E PATRIMONIO

LAVORI DI MESSA IN SICUREZZA DELLA S.P. N. 100 “ -

PROCEDURA VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ (ART. 20 D.LGS 152/2006 – L.R. 11 DEL 9 MAGGIO 2017)

STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE

1 Il progettista Consulente Ambientale Provincia di Macerata Dr. Euro Buongarzone Ing. Giuseppe Mundo

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Coordinamento e redazione dello Studio Preliminare Ambientale per Verifica VIA:

Dr. Euro Buongarzone

Collaborazione

Dr. Federico Politano (Dinamica costiera e Biodiversità dell‘ambiente marino)

Ing. Giorgio Domizi: (Impatto qualità dell‘aria e rumore).

2

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INDICE

1. INQUADRAMENTO DELL’OPERA 5

1.1 Scopo dello studio 5

1.2 Inquadramento dell’opera 7

1.2.1 Scopo del progetto 7

1.2.2 Ubicazione del progetto 9

1.3 Alternative progettuali 11

1.4 impatti cumulati e transfrontalieri 11

3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO 12

3.1 Atti di pianificazione e programmazione di interesse nazionale 13

3.2 Atti di pianificazione e programmazione di interesse regionale e provinciale 16

3.3 Atti di pianificazione e programmazione di interesse comunale 37

4. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE 41

4.1 Fase di costruzione 41

4.2 Mezzi di lavoro utilizzati 43

4.3 Fonti di approvvigionamento 44

4.4 Tempi di realizzazione 45

5. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 46

5.1 Individuazione dell’area oggetto di studio 46

5.2 Inquadramento geologico e geomorfologico 48

5.2.1 Litologie presenti del primo sottosuolo – Fascia costiera 50

5.2.2 Evoluzione geomorfologica del litorale 52

5.3 Aspetti meteo-oceanografici 57

5.3.1 Condizioni meteomarine per il paraggio 57

5.4 Ambiente marino 65

5.4.1 Valutazione della qualità del corpo idrico 65

5.4.2 Fitoplancton 65

5.4.3 Macroinvertebrati bentonici 66

3

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5.4.4 Elementi chimici a sostegno del Trix 67

5.4.5 Elementi chimici a sostegno (parametri tabella 1/B e 3/B Ministeriale) nella colonna d’acqua e nei sedimenti 67

5.4.6 Sostanze chimiche tabella 1/A e 2/A ministeriale nella colonna d’acqua e nei sedimenti 67

5.4.7 Acque di balneazione 69

5.5 CARATTERI ECOLOGICI DELL’AMBIENTE COSTIERO 70

5.5.1 Analisi vegetazionale dell’ambito costiero – Pianura del Musone 71

5.5.2 Aspetti faunistici 82

5.6 Paesaggio 84

5.6.1 Analisi del contesto paesaggistico 84

6. STIMA DEGLI IMPATTI 89

6.1 Fase di costruzione dell’opera 89

6.1.1 Sversamento in mare di sostanze inquinanti 90

6.1.2 Generazione di rumore 90

6.1.3 Allontanamento della fauna selvatica 93

6.1.4 Disturbo del paesaggio 93

6.1.5 Impatti sulla qualità dell’aria 94

6.2 Fase di esercizio 94

6.2.1 Sottrazione di habitat 95

6.2.2 Impatto sull’ambiente idrico 95

6.2.3 Impatti sulla Fauna Flora ed Ecosistemi 95

6.2.5 Impatto sulla socio-economia 96

7. CONCLUSIONI 97

BIBLIOGRAFIA 99

4

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1. INQUADRAMENTO DELL’OPERA

Il litorale del Comune di Porto Recanati è soggetto a forti fenomeni erosivi che causano danni non solo alla spiaggia, ma anche alle infrastrutture stradali.

Lungo la strada provinciale che collega il Comune di Porto Recanati con il Comune di Numana, il tratto di litorale è interessato da diverse attività ricettive frequentate in modo particolare durante l‘estate, al contrario nel periodo invernale tali esercizi rimangono aperti principalmente nei fine settimana.

Nel tratto di mare interessato dall‘intervento è presente un‘opera di mitigazione del moto ondoso costituita da una scogliera radente posta a ridosso del rilevato stradale. Solo l‘ultimo tratto, per una lunghezza di circa 85 metri, ne risulta sprovvisto. Sul lato Est è presente un ampio marciapiede dotato di pubblica illuminazione che consente la passeggiata per tutta la lunghezza della strada costeggiando il mare. La vicinanza del mare rende la strada vulnerabile alle azioni di erosione e smottamento a causa dei fenomeni avversi prodotti dal moto ondoso.

A seguito delle mareggiate di Novembre 2019 infatti, il tratto di strada in oggetto, per una lunghezza di circa 160m in corrispondenza del km. 2+500, è stato danneggiato pesantemente causando l‘interruzione della circolazione dei veicoli in quanto parte del marciapiede e della sede stradale sono stati completamente distrutti. Nel tratto di strada non presidiato dalla scogliera, il moto ondoso ha completamente rimosso, oltre al marciapiede, la scarpata del rilevato stradale rendendolo vulnerabile agli agenti meteorici. Nel restante tratto, dal km. 1+200 al km. 2+500, si è riscontrato lo spostamento di numerosi scogli in diversi punti. Trattandosi di interventi, anche se funzionali alla salvaguardia di una infrastruttura viaria esistente, che si inquadrano, data l‘ubicazione, tra le opere di difesa costiera, si rende necessaria la verifica di assoggettabilità a VIA in qaunto valutazione preventiva al fine di comprendere il peso dell‘opera sull‘ambiente e individuare la necessità o meno di effettuare ulteriori analisi ed approfondimenti.

1.1 Scopo dello studio Scopo del presente studio preliminare, è di appurare la compatibilità ambientale dell‘intervento di protezione del litorale in aderenza alla strada Provinciale 100, al fine di evidenziare la presenza di eventuali interferenze/impatti che si potrebbero ripercuotere sulle diverse componenti ambientali individuate. Lo studio è stato redatto:

 ai sensi del D.lgs 152/06 - All. IV della parte II, punto 7, lettera, o) Opere costiere destinate a combattere l'erosione e lavori marittimi volti a modificare la costa, mediante la costruzione di dighe, moli ed altri lavori di difesa del mare;  L. R. 9 maggio 2019, n. 11 - All. B1, punto 3 let. b), Opere costiere destinate a combattere l'erosione e lavori marittimi volti a modificare la costa, mediante la costruzione di dighe, moli e altri lavori di difesa del mare. Il proponente è • PROVINCIA DI MACERATA • UFFICIO TECNICO - SETTORE VIABILITA' E PATRIMONIO • Piazza Cesare Battisti, 4 - 62100 MACERATA

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In breve, la sintesi dei contenuti chiave del rapporto preliminare ambientale può essere così di seguito descritta:

 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO: descrive la finalità dell‘opera ed esamina gli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica e la loro interazione con l‘opera in progetto.

 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE: descrive, sulla base delle informazioni fornite, le caratteristiche tecniche e fisiche del progetto, le fasi di realizzazione e gli interventi di ottimizzazione e di mitigazione ambientale.  QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE: inquadra la situazione del contesto ambientale del sito oggetto d‘intervento attraverso la descrizione delle componenti ambientali interessate dall‘opera.  L‘ANALISI DEGLI IMPATTI: tale valutazione è finalizzata ad individuare le relazioni tra le azioni progettuali ed i fattori d‘impatto, analizza la stima degli stessi e propone le eventuali mitigazioni. Gli impatti individuati sono definiti in base alla loro natura, l‘intensità, la durata e l‘estensione in maniera tale da poter definire un giudizio coerente di compatibilità ambientale dell‘intervento in linea con i presupposti e gli obbiettivi dello Screening di VIA. Tabella 1.1/1 La figura 1.1/1 che segue, riporta lo schema della struttura dello studio.

Fig. 1.1/1 - schema dello studio preliminare ambientale.

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IMPATTO DESCRIZIONE EFFETTO Si tratta di un‘interferenza localizata e di lieve entità, i cui effetti sono considerati TRASCURABILE/non significativo reversibili, caratterizzati da una frequenza di accadimento bassa o da una breve durata. Non necessità di misure di mitigazione Si tratta di un‘interferenza di bassa entità ed estensione i cui effetti, anche se di media BASSA significativa durata, sono reversibili. Non necessita di misure di mitigazione Si tratta di un‘interferenza di media entità, caratterizzata da estensione maggiore, o MEDIA significatività maggiore durata o da eventuale concomitanza di effetti Si tratta di un‘interferenza di alta entità, caratterizzata da una lunga durata o da una ALTA significatività scala spaziale estesa, non mitigata/mitigabile ed, in alcuni casi, irreversibile Necessita di modifiche progettuali e Significatività CRITICA dell‘intervento

Tab. 1.1/1 - Criterio per la valutazione dell’entità di ciascun impatto.

1.2 Inquadramento dell’opera Vengono presentati gli aspetti dell‘opera intesi come inquadramento territoriale del progetto e scopo della realizzazione dello stesso.

1.2.1 Scopo del progetto

Il progetto prevede il ripristino delle condizioni originali delle scogliere radenti a protezione dei tratti stradali interessati dai fenomeni di dissesto idrogeologico causati dall‘erosione, smottamento e scalzamento ad opera del moto ondoso. Oltre a tali azioni di manutenzione e ricollocamento della scogliera, sono previsti interventi di ripristino e ricostruzione del sedime stradale e ricostruzione dei marciapiedi. Le foto inserite nelle figure 1.2/1÷1.2/3 che seguono, mostrano le tipologie di danni subiti dalle infrastrutture del litorale.

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Fig. 1.2/1 - Danni delle mareggiate nel tratto di litorale interessato dall’intervento

Fig. 1.2/2 - Danni delle mareggiate nel tratto di litorale interessato dall’intervento.

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Fig. 1.2/3 - Danni delle mareggiate nel tratto di litorale interessato dall’intervento.

1.2.2 Ubicazione del progetto

Il progetto risulta ubicato lungo la fascia costiera adriatica della regione Marche ed in particolare nella zona del litorale Nord del comune di Porto Recanati. La figura 1.2/4 riporta la posizione dell‘area oggetto d‘intervento a livello di macroscala. A livello di dettaglio la figura 1.2/5 evidenzia la posizione del sito nell‘area comunale di riferimento. In linea generale si tratta di un progetto che ricade in un tratto di spiaggia di modeste dimensioni spaziali, ubicato lungo la fascia costiera a sud del promontorio del Conero che rappresenta l‘elemento di differenziazione morfologica più rilevante della costa adriatica marchigiana. A sud di tale rilievo, il paesaggio costiero è costituito da spiagge sabbiose che si alternano a piccoli tratti di spiagge ghiaiose comprese tra le foci dei fiumi il cui decorso da Ovest verso Est, assume un andamento perpendicolare alla costa dando origine alle vaste pianure alluvionali. Il tratto di spiaggia oggetto di studio risulta ubicato a circa 2,5 km a sud della foce del fiume Musone.

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Fig. 1.2/4 - Rappresentazione a Macroscala dell’ubicazione del sito di progetto lungo la costa adriatica nella regione Marche. Da Google Earth.

Fig. 1.2/5 - Indicazione dei Siti di progetto lungo il litorale tra Porto Recanati e Numana. Da Google Earth.

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1.3 Alternative progettuali Per l‘esecuzione del progetto, finalizzato a consolidare un‘opera esistente, la cui fruizione è da assicurare con continuità nel tempo la scelta di realizzare una scogliera in massi rappresenta la soluzione ottimale per bilanciare le esigenze strutturali e di inserimento ambientale e paesaggistico.

1.4 impatti cumulati e transfrontalieri Per la tipologia di progetto proposto, consistente in azioni di ricollocamento e manutenzione dei massi della scogliera radente nonché la ricostruzione del marciapiede che affianca il sedime stradale, non si prevedono interazioni con altri progetti di gestione territoriale del tratto costiero in questione in quanto attualmente non identificabili. Il Piano GIZC (Gestione Integrata delle Zone Costiere) della regione Marche prevede, lungo l‘arenile in questione, la revisione e ricollocamento di opere rigide di protezione del tratto di mare antistante il sito di progetto. L‘intervento di manutenzione della scogliera radente a protezione della strada SP 100 si allinea alle finalità di attenuazione delle criticità di disseto ed erosione che affliggono il litorale, in accordo con le finalità del Piano GIZC. Le azioni d‘intervento, per la realizzazione delle opere, sono esclusivamente di tipo meccaniche e risultano puntuali, localizzate e circoscritte ai siti d‘intervento. Il trasporto di alcuni nuovi massi avverrà tramite camion percorrendo la strada s.p.n 100. Data dunque la natura del progetto Non sono individuabili effetti transfrontalieri degli impatti.

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3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO Il quadro di riferimento programmatico è stato sviluppato allo scopo di fornire gli elementi conoscitivi delle relazioni tra l‘opera progettata e gli strumenti di pianificazione e programmazione territoriale e settoriale. Nell‘ambito della trattazione dei diversi strumenti normativi e di pianificazione è stata analizzata anche la coerenza con le previsioni del progetto, considerata la variante urbanistica presentata. Per lo svolgimento del lavoro sono stati esaminati i seguenti strumenti di pianificazione/programmazione vigenti che hanno relazione diretta o indiretta con il progetto.

Livello nazionale

 R.D. 30/12/1923 n. 3267 Vincolo idrogeologico;

 DPR 8/09/97 ―Regolamento recante norme di attuazione della direttiva 92/43 CEE relativa alla conservazione degli habitat e semi naturali, nonché della flora e della fauna selvatica‖;

 Decreto Legislativo n. 42 del 22 Gennaio 2004;

 DM 15 luglio 2016, n. 173. Regolamento recante modalità e criteri tecnici per l‘autorizzazione all‘immersione in mare dei materiali di escavo di fondali marini.

Livello regionale e provinciale

 Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere;

 Piano Paesistico Ambientale Regionale (PPAR), delibera n.197 del 3/11/89;

 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.) di Macerata;

 Piano di Tutela delle Acque (PTA);

 Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI);

 Rete Ecologica Regionale (REM).

Livello comunale

 Piano Regolatore Generale di Porto Recanati.

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3.1 Atti di pianificazione e programmazione di interesse nazionale Fornisce gli elementi conoscitivi delle relazioni tra l'opera progettata e gli atti di pianificazione e programmazione territoriale e settoriale di livello nazionale. Tali elementi, assieme agli indirizzi di tutela regionali e comunali, costituiscono la base dei parametri di riferimento per la costruzione del giudizio di compatibilità ambientale dell‘intervento.

R.D. 30/12/1923 N. 3267: VINCOLO IDROGEOLOGICO

Il sito di progetto non è interessato dal vincolo idrogeologico.

DPR 8/09/97 N. 357 “REGOLAMENTO RECANTE ATTUAZIONE DELLA DIRETTIVA 92/43 CEE RELATIVA ALLA CONSERVAZIONE DEGLI HABITAT NATURALI E SEMI NATURALI, NONCHÉ DELLA FLORA E DELLA FAUNA SELVATICA”

La normativa prevede, ai fini della salvaguardia della biodiversità mediante la conservazione di definiti habitat naturali e di specie della flora e della fauna, l‘istituzione di ―Siti di Importanza Comunitaria‖ e di ―Zone speciali di conservazione‖.

In tali aree sono previste norme di tutela per le specie faunistiche e vegetazionali (art. 8, 9 e 10) e possibili deroghe alle stesse in mancanza di soluzioni alternative valide e che comunque non pregiudichino il mantenimento della popolazione delle specie presenti nelle stesse.

Successivamente a tale decreto è stato emesso il DM 3 aprile 2000 del Ministero dell‘Ambiente, con il quale è stato reso pubblico l‘elenco dei siti di importanza comunitaria proposti ai sensi della direttiva 92/43/CEE, unitamente all‘elenco delle zone di protezione speciale designate ai sensi della direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici.

La Regione Marche ha a sua volta emanato la delibera della G.R. n.1791 del 1/08/2000 con la quale, in recepimento delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE, sono state individuate le Zone di Protezione Speciale (ZPS) e definiti gli adempimenti procedurali in ordine alla valutazione di incidenza di cui all‘art.5 del DPR 357/97. Tali aree si aggiungono ai SIC già definiti per adempiere agli obblighi comunitari.

Successivamente, con L.R. 12 giugno 2007, n. 6, sono state emanate le Linee guida regionali per la Valutazione di incidenza di piani ed interventi. Modifica della DGR n. 220/2010, come modificato dal DGR n. 57 del 09/02/2015 DGR n. 23/2015. Rettifica di errore materiale relativo all'indicazione di una delle attività minori da sottoporre a verifica nell'ambito della procedura di valutazione di incidenza. Le aree di tale natura, presenti nel territorio regionale, più vicine al sito di progetto, sono rappresentate in figura 3.1/1. Si tratta del sito ZSC IT5320007 del Monte Conero, interno al Parco Regionale del Monte Conero, ed il sito ZSC IT5320008 della Selva di Castelfidardo i quali risultano distanti rispettivamente 6 km e 4 km dall‘area di progetto. Data la natura dell‘intervento e la distanza, non si identificano condizioni di progetto per le quali si possono verificare impatti indiretti su tali siti, compreso il Parco del Monte Conero.

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Fig. 3.1/1 - Ubicazione delle aree ZPS/ZSC nella regione Marche iù vicine al sito di progetto.

DECRETO LEGISLATIVO N. 42 DEL 22 GENNAIO 2004

Il Decreto Legislativo 22 Gennaio 2004, n. 42 ―Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell‘art. 10 della legge 6 Luglio 2002, n. 137‖, abrogando il precedente DLgs 490/99, detta una nuova classificazione degli oggetti e dei beni da sottoporre a tutela e introduce diversi elementi innovativi per quanto concerne la gestione della tutela stessa.

In particolare, il nuovo Decreto identifica, all‘art. 1, come oggetto di ―tutela e valorizzazione‖ il ―patrimonio culturale‖ costituito dai ―beni culturali e paesaggistici‖ (art. 2).

Il Codice è suddiviso in cinque parti delle quali: la Parte II è relativa ai ―beni culturali‖ e la Parte III ai ―beni paesaggistici‖.

Nella Parte Seconda ―Beni culturali‖, Titolo I, Capo I, art. 10, il Codice, tra l'altro, tutela:

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 "le cose mobili ed immobili d'interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico, appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro "(art. 2 ex DLgs 490/99);  "le cose mobili ed immobili del precedente punto che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico particolarmente importante", appartenenti a soggetti diversi da quelli indicati al precedente punto (art. 2 ex DLgs 490/99);  "le cose mobili ed immobili, a chiunque appartenenti, che rivestono un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell'arte e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell'identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose";  "le ville, i parchi ei giardini che abbiano interesse artistico o storico" (art. 2 ex DLgs 490/99);  "i siti minerari di interesse storico od etnoantropologico". Il progetto ricade in aree sottoposte a vincolo paesaggistico in quanto situato lungo la linea di costa. (art. 142, let. a).

DM 15 LUGLIO 2016, N. 173. REGOLAMENTO RECANTE MODALITÀ E CRITERI TECNICI PER L’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMERSIONE IN MARE DEI MATERIALI DI ESCAVO DI FONDALI MARINI. Si tratta del regolamento di cui all'articolo 109, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 che all‘art. 1 determina: a) le modalità per il rilascio dell‘autorizzazione di cui all‘articolo 109, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, per l‘immersione deliberata in mare dei materiali di escavo di fondali marini o salmastri o di terreni litoranei emersi di cui al comma 1, lettera a) del medesimo articolo 109; b) i criteri omogenei per tutto il territorio nazionale, per l‘utilizzo di tali materiali ai fini di ripascimento o all‘interno di ambienti conterminati, ai quali le regioni conformano le modalità di caratterizzazione, classificazione ed accettabilità dei materiali in funzione del raggiungimento o mantenimento degli obiettivi di qualità ambientale dei corpi idrici marino costieri e di transizione; c) la gestione dei materiali provenienti dal dragaggio delle aree portuali e marino costiere non comprese in siti di interesse nazionale; d) la gestione dei materiali provenienti dai siti di interesse nazionale risultanti da operazioni di dragaggio nelle aree portuali e marino costiere, al di fuori di detti siti. All‘articolo 2 si riporta la definizione delle operazioni di ripristino degli arenili, di interesse per il progetto in esame. g) operazioni di ripristino degli arenili: tutte le attività che si svolgono nell‘ambito di uno stesso sito con ciclicità stagionale o comunque a seguito di mareggiate che hanno determinato l‘accumulo di materiali in una determinata area e consistenti nel livellamento delle superfici, mediante lo spargimento e la ridistribuzione dei sedimenti accumulati in più punti dello stesso sito per il ripristino degli arenili che comportano la movimentazione di materiali per quantitativi inferiori a 20 (venti) metri cubi per metro lineare di spiaggia.

Nel caso in esame, il progetto NON prevede azoni di prelievo, movimentazione o immersione in mare di materiale sedimentario dell‘arenile in quanto trattasi semplicemente di interventi di

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manutenzione e ricollocamento della scogliera radente a protezione della strada e ricostruzione delle infrastrutture (marciapiede).

3.2 Atti di pianificazione e programmazione di interesse regionale e provinciale

La Regione Marche individua e disciplina, in riferimento ai livelli di governo del territorio, gli strumenti di pianificazione urbanistica, le forme di controllo, nonché l‘esercizio delle relative funzioni amministrative.

Gli strumenti di pianificazione territoriale individuati sono:

 Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere;

 Piano Paesistico Ambientale Regionale (PPAR);

 Parco Regionale del Conero

 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTC) di Macerata;

 Piano di Tutela delle Acque (PTA);

 Piano Stralcio di Bacino per l‘Assetto Idrogeologico (PAI);

 Rete Ecologica Marchigiana (REM).

PIANO DI GESTIONE INTEGRATA DELLE AREE COSTIERE L'aggiornamento del Piano GIZC rappresenta l'atto di programmazione con il quale la Regione Marche intende affrontare le tematiche relative alla continua e costante interazione tra il territorio litoraneo e le azioni del mare. Tutti gli obiettivi, generali e specifici, sono indirizzati a favorire l‘aumento della ―resilienza costiera‖, cioè l‘aumento di quella capacità intrinseca della costa di reagire ai cambiamenti indotti dalla variazione del livello del mare, dagli eventi estremi, dagli sporadici impatti antropici, mantenendo inalterate le funzioni del sistema costiero per un periodo più lungo‖ Di seguito si riporta un estratto delle informazioni contenute nel Piano GIZC che descrivono il contesto delle opere e degli interventi previsti per il tratto di costa che comprende il sito di progetto.

Stato di Fatto dell’UFCS (Unità Fisiografica Costiera Secondaria). Il tratto in esame, nel quale ricade l‘area di progetto, appartiene all‘Unità Fisiografica Secondaria n. 8, figura 3.2/1. Il tratto in esame ha una lunghezza totale di circa 23,8 Km (dal transetto 463 al 566), così suddivisi: circa 4,2 km nel Comune di Numana; circa 8,4 km nel Comune di Porto Recanati; circa 6,7 km nel Comune di Potenza Picena e circa 4,2 km nel Comune di Civitanova Marche. Il litorale presenta allo stato attuale opere per complessivi 17,1 km pari a circa il 73% della lunghezza totale. Nel territorio di Porto Recanati, a sud della foce del fiume Musone, nel dopoguerra iniziarono a manifestarsi fenomeni erosivi nella zona Sud dell‘abitato, circa 1 km sottoflutto alla foce del fiume Potenza, già difesa da piccoli pennelli dagli anni ‗30.

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I problemi divennero gravi nel 1960 coinvolgendo in maniera drammatica le strutture più meridionali del lungomare. Si intervenne quindi con scogliere foranee emerse che produssero però problemi sottoflutto, per cui si ritenne di dover proseguire con altri setti posti continuamente sottoflutto a quelli preesistenti, via via che procedeva l‘erosione. Nel 1976 le scogliere avevano coperto l‘intero tratto di arenile interessato dall‘abitato e ciò causò ripercussioni nel tratto antistante l‘ex stabilimento Montedison che venne difeso da opere radenti e da pennelli nei primi anni ‘80. Anche la strada litoranea di Scossici venne protetta in quegli anni da scogliere foranee e radenti e più a Nord da opere sperimentali permeabili nel 1985. Seguirono nuove scogliere sommerse a sovrapporsi o a sostituire alcune di quelle più vecchie. Nel 1990 si estese ancora verso Nord la difesa radente alla strada litoranea ove poi fu posta una serie di piccoli pennelli. Per quanto riguarda le caratteristiche sedimentologiche delle spiagge presenti, i bacini principali di apporto solido sono costituiti dalla falesia del promontorio del Monte Conero e dai fiumi Musone e Potenza.

Fig. 3.2/1 - UFCS n.8 nella quale ricade il sito di progetto.

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Analisi degli squilibri Il tratto più lungo dell‘UFCS, dal transetto 483 al 536, presenta su 12 Km di litorale tutte le diverse opere possibili per la difesa costiera: pennelli, radenti, scogliere emerse e sommerse, tutte con varie configurazioni e diverse distanze dalla costa; sono presenti anche opere sperimentali costituite da manufatti a ―stella‖ in calcestruzzo armato dette ―Ferran‖.

In questo tratto sono anche presenti 2 segnalazioni RFI nella parte più a sud per dissesti alla linea ferroviaria a causa delle mareggiate.

Per sopperire agli squilibri dell‘UFCS n.8 sopra indicati, oltre a mettere in atto tutte quelle azioni necessarie ad una corretta manutenzione delle opere esistenti, il Piano ha valutato, nell‘area di progetto, la realizzazione di n.1 interventi strutturali di seguito elencati (da nord verso sud):

 Intervento n.18 ―Realizzazione di scogliere emerse e ripascimento litorale di Scossicci‖;

La lunghezza totale del paraggio considerato tra i transetti 483 e 500 è di Km. 3,92. L‘intervento è già stato oggetto di variante al Piano del 2005 (Var.4 approvata con DACR n. 120 del 20 gennaio 2015).

In riferimento alla ―tipologia di intervento‖ il presente Piano classifica l‘intervento n°18 come:

. completamento/revisione opere rigide esistenti. L‘intervento propone la realizzazione di nuove scogliere emerse su tutto il paraggio – proposta già presente nel Piano del 2005 - ed un ripascimento di 100 mc/ml per tutta la lunghezza del tratto interessato, in sostituzione delle cinque tipologie di opere esistenti che hanno creato notevoli squilibri al litorale senza ottenere una completa protezione della spiaggia esistente. Nei punti di massima erosione si sono infatti avuti arretramenti medi di 20 metri della linea di battigia in 15 anni (arretramento medio di 1,30 m/anno) con punte circa 30 metri. Scopo dell‘intervento è riequilibrare la dinamica costiera lungo il tratto di litorale con contestuale miglioramento dal punto di vista ambientale, paesaggistico e di fruizione pubblica.

L‘area di progetto ricade nel tratto costiero compreso tra i transetti 491 e 495 del PGIZC.

La figura 3.2/2, estratta dalla tavola n. C 17 del PGIZC, mostra nel dettaglio la sintesi della tipologia degli interventi proposti e lo stato di evoluzione della linea di riva per le aree interessate dal progetto.

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Fig. 3.2/2 - Transetti del PGIZC che evidenziano le informazioni degli interventi previsti e lo stato di avanzamento/arretramento della linea di costa per i siti di progetto.

Nel caso specifico il Piano propone, per i tratti di litorale considerato, interventi di completamento e revisione delle opere rigide esistenti e ripascimenti. Non si ravvedono interferenze tra le azioni progettuali di protezione della strada e le proposte degli interventi del PGIZC i cui obiettivi sono finalizzati alla stabilizzazione e protezione della linea di riva. L‘eventuale completamento delle opere rigide di protezione della costa, attraverso la messa a dimora di nuove scogliere emerse nel paraggio considerato, favorirà indirettamente anche un‘ulteriore protezione delle infrastrutture viarie presenti.

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PIANO PAESISTICO AMBIENTALE REGIONALE (PPAR)

La pianificazione a valenza ambientale nella Regione Marche viene attuata attraverso il Piano Paesistico Ambientale regionale, approvato con delibera n. 197 del 3/11/89. Tale Piano ha seguito quanto disposto dalla ex L. 431/85, ora D.lgs 42/04.

Il Piano si articola in: - Sottosistemi Tematici; - Sottosistemi Territoriali; - Categorie Costitutive del Paesaggio. Le disposizioni dettate dal Piano sono: - indirizzi di orientamento per la formazione e la revisione degli strumenti urbanistici di ogni specie e livello, nonché degli atti di pianificazione, programmazione e di esercizio di funzioni amministrative attinenti alla gestione del territorio; - direttive per l‘adeguamento al Piano degli strumenti urbanistici generali e per la specificazione e/o sostituzione delle prescrizioni di base transitorie di cui al punto successivo; - prescrizioni di base (transitorie o permanenti) vincolanti per qualsiasi soggetto pubblico o privato e prevalenti nei confronti di tutti gli strumenti di pianificazione e programmazione vigenti; restano comunque salve le disposizioni più restrittive, ove previste dagli strumenti urbanistici vigenti e da leggi statali e regionali. I Sottosistemi tematici costituiscono la chiave di lettura delle principali componenti per l‘analisi territoriale, dividendosi in: Sottosistema Geologico, Geomorfologico e Idrogeologico; Sottosistema Botanico-Vegetazionale; Sottosistema Storico-Culturale.

Le disposizioni vincolanti sono indicate nelle seguenti tavole allegate al P.P.A.R.

I sottosistemi tematici si dividono in: - Sottosistema geologico-geomorfologico-idrogeologico individuato nella tav. 3; - Sottosistema botanico-vegetazionale individuato nelle tavv. 4 e 5; - Sottosistema storico-culturale riportato nelle tavv. 8, 9, 10, 15, 16 e 17; Nell‘ambito dei tre sottosistemi tematici sono generate per caduta le Categorie costitutive del paesaggio, le quali sono riferite ad elementi fondamentali del territorio che definiscono la struttura del medesimo, tenuto conto della specificità del territorio marchigiano, delle individuazioni di cui al V° comma dell‘art. 82 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616 e del testo di cui alla ex legge 8 agosto 1985 n. 43. La loro salvaguardia viene attuata attraverso due livelli di tutela, integrale ed orientata.

L‘aspetto valutativo del sistema ambientale regionale è invece espresso con i Sottosistemi territoriali, i quali suddividono in zone omogenee le aree della Regione, in base alla rilevanza dei valori paesistico-ambientali (A, B, C, D e V). Le prescrizioni del Piano variano in rapporto ai diversi gradi di rilevanza dei valori paesistico-ambientali, e quindi anche in rapporto all‘appartenenza dei territori interessati alle unità di paesaggio.

I Sottosistemi territoriali sono individuati nelle tavole 6 e 7

Le Categorie costitutive del paesaggio sono suddivise in:

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 Categoria della struttura geomorfologia: - Emergenze geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche: tavv. 3a e 13, nell‘allegato 1; - Corsi d‘acqua: tav. 12; - Crinali: tav. 12; - Versanti: aree delimitate da un crinale e da un fondo vallivo; - Litorali marini: dalla battigia al crinale costiero;  Categoria del patrimonio botanico vegetazionale: - Aree floristiche: tav. 4; - Foreste demaniali regionali e boschi: tavv 5 e 14; - Pascoli: tav. 5; - Zone umide: tav. 5; - Elementi diffusi del paesaggio agrario: elementi vegetali a carattere diffuso.  Categoria del patrimonio storico culturale: - Paesaggio agrario di interesse storico-ambientale: tav. 8 e allegato 2; - Centri e nuclei storici: tavv 8 e 15, allegato 2; - Edifici e manufatti storici: tavv. 9 e 16, allegato 2; - Zone archeologiche e strade consolari: tavv. 10 e 17, allegato 2; - Luoghi di memoria storica: tavv. 10 e 17, allegato 2:; - Punti panoramici e strade panoramiche: tav. 7. La tavola riportata nella figura 3.2/3 mostra le perimetrazioni del vincolo paesaggistico della fascia costiera nella quale è ubicato il sito di progetto. L‘area di intervento lungo Strada Provinciale n. 100 ―Porto Recanati - Numana‖ è soggetta a vincolo paesaggistico secondo il Codice dei beni culturali e del paesaggio D.Lgs. n.42 del 22.01.2004, in quanto risulta interna a un'area tutelata ai sensi della Legge 431/85 (Galasso – Costiero). La figura 3.2/4, evidenzia le perimetrazioni territoriali delle aree definite dalla qualità diffusa del paesaggio espresse dal PPAR. L ‗indicazione dell‘ubicazione del sito di progetto lungo la fascia costiera evidenzia come il territorio ricada nella qualità diffusa dell‘area n. 51 (Loreto).

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Fig. 3.2/3 - Vincolo Paesaggistico del PPAR. Limiti della costa e fascia costiera. (Legge Galasso).

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Fig. 3.2/4 - P.P.A.R. Aree di qualità diffusa del paesaggio

Lo strumento urbanistico vigente ha recepito i dettami del P.P.A.R. Dall’esame della cartografia comunale riportata nell’ambito della descrizione del P.R.G. non risulta che nel sito di interesse ricadano vincoli ostativi del P.P.A.R.

PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE DI MACERATA (PTC)

Il Piano territoriale di coordinamento (PTC) della Provincia di Macerata, come definito all‘art. 1 dello stesso, appresta gli strumenti di conoscenza, di analisi e di valutazione dell'assetto del territorio della Provincia e delle risorse in esso presenti, determina - in attuazione del vigente ordinamento regionale e nazionale e nel rispetto del piano paesistico ambientale regionale (PPAR) e del piano di inquadramento territoriale (PIT) nonché del principio di sussidiarietà - le linee generali per il recupero, la tutela ed il potenziamento delle risorse nonché per lo sviluppo sostenibile e per il corretto assetto del territorio medesimo.

Anche al fine della corretta interpretazione ed attuazione del PTC, la Provincia assume, come criterio primario della propria azione, l'impegno di riconoscere e di valorizzare la diversità dei suoi componenti ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi, culturali, ricreativi ed estetici, con l'obiettivo della conservazione in situ degli ecosistemi e degli habitat naturali, del mantenimento e nella ricostituzione delle popolazioni di specie vitali nei loro ambienti naturali, il tutto secondo quanto previsto dalla Convenzione 5.6.1992 di Rio

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In particolare, il PTC: a. indica le diverse destinazioni del territorio provinciale, in relazione alla prevalente vocazione delle sue parti (ordinamento territoriale per sistemi, parte II); b. localizza, in via di massima, le opere pubbliche che comportano rilevanti trasformazioni territoriali, le maggiori infrastrutture pubbliche e private e le principali linee di comunicazione (parte III, titolo II); c. definisce le linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica, idraulico- forestale ed in genere per il consolidamento del suolo e la regimazione delle acque (parte III, titolo I); d. conferma i parchi e le riserve naturali istituiti (Parco archeologico di San Severino Marche, Parco archeologico di Urbisaglia, Riserva naturale di Torricchio, Riserva naturale di Abbadia di Fiastra), risultando gli stessi, allo stato, strumento sufficiente; e. definisce le operazioni (ivi inclusi i piani, i programmi od i progetti di scala intercomunale) ed i procedimenti per l'attuazione del PTC medesimo; f. indica i criteri (indirizzi) cui i piani regolatori generali debbono attenersi per la valutazione del fabbisogno edilizio e per la determinazione della quantità e della qualità delle aree necessarie per assicurare un ordinato sviluppo insediativo, in un quadro di sostenibilità ambientale. Relativamente al progetto in esame come emerge dall‘elenco dei punti sopra citati, alcuni criteri o linee di intervento affinchè sia perseguito l‘obiettivo di uno sviluppo sostenibile del territorio nel rispetto delle risorse ambientali.

La disciplina del PTC é ordinata ed articolata, anzitutto, nei sistemi ambientale, insediativo e socio-economico (parte II), individuati con riguardo ai connotati più significativi ed alle prevalenti vocazioni delle diverse parti del territorio provinciale ed alle rispettive azioni da intraprendere, azioni espresse, a seconda della loro natura e portata, a mezzo di direttive, indirizzi e prescrizioni. La disciplina del PTC è ordinata altresì per settori e per progetti (parte III), con la definizione, rispettivamente, di linee di intervento relative a settori specifici, del progetto intersettoriale ed integrato delle reti e di progetti delle parti più rilevanti delle connessioni stradali.

Essendo il PRG adeguato al PTC, di seguito si riportano solo le disposizioni del Sistema Ambientale, in modo da evidenziare l‘assenza di incongruenze del Piano attuativo con le previsioni per la sua salvaguardia. Per tutti i sistemi le verifiche delle relative disposizioni sono state eseguite in seno alla fase di adeguamento del P.R.G.

Sistema Ambientale

Nel Sistema Ambientale il PTC individua aree e ambiti territoriali in funzione tanto dei valori, dei rischi, delle potenzialità e della sensibilità ecobiologica di ciascuno di essi, quanto del complesso delle relazioni e degli scambi che interconnettono territori differenti nonché in funzione delle necessità dell'intero territorio provinciale e della comunità sullo stesso insediata.

Il sistema ambientale è formato dall'insieme delle strutture ambientali complesse del territorio provinciale, a loro volta costituite da diverse componenti (geologiche, geomorfologiche,

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Lo strumento urbanistico vigente del comune di Porto Recanati ha recepito i dettami del PTC di Macerata, che comunque si richiamano per evidenziare la coerenza del progetto in esame con gli stessi.

L‘area di interesse per il progetto ricade all‘interno della seguente struttura complessa:

 Connessioni interambientali principali (Chienti, Potenza, Esino, Nera) e reticolo di alimentazione principale delle connessioni interambientali (art. 10.2.7): vi rientra il fondovalle del Musone e la fascia costiera. Le connessioni interambientali principali costituiscono i corridoi ecologici più importanti dell‘intero sistema ambientale in quanto, mettendo in comunicazione ambienti diversi (dalle aree montane al litorale marino), consentono e favoriscono lo scambio ecobiologico e lo sviluppo della biodiversità. Il corridoio ecologico è costituito da una fascia lineare di territorio composta - essenzialmente- dal corso d'acqua principale e dalle zone della vegetazione ripariale; entro il corridoio trovano adeguata sede le rilevanti funzioni ecologiche di contenitore (ecosistema acquatico-umido) e di condotto (canale/veicolo di spostamento di animali, semi, geni). Il corridoio rappresenta l'habitat appropriato per la rigenerazione e proliferazione delle specie autoctone anche in funzione di ricolonizzazione del territorio circostante. La tutela e la valorizzazione funzionale del corridoio consentono di realizzare, contemporaneamente, habitat, condotto, filtro, barriera, fonte e risorsa di alimento per specie vegetali e animali. Il reticolo di alimentazione (ossia il fitto sistema degli affluenti, corsi d‘acqua e fossi) alimenta (con acqua, depositi fluviali, specie animali, specie vegetali) le connessioni interambientali, assicurando la vitalità e lo sviluppo ecosistemico delle connessioni stesse; le confluenze tra i corsi d‘acqua principali ed il reticolo di alimentazione sono connotati da elevata sensibilità ambientale che comporta la necessità di costanti azioni di tutela.

Con riferimento alle strutture complesse individuate il PTC definisce le seguenti direttive:

Art.17.- Direttive per la salvaguardia ed il potenziamento dei corridoi ecologici.-

Per le connessioni interambientali (principali e secondarie) e per i rispettivi reticoli di alimentazione ed aree di protezione sono definite le seguenti direttive specifiche. 17.1.- Direttiva specifica n.1: incentivazione degli insediamenti e delle attività colturali di agricoltura biologica nelle aree agricole perifluviali. 17.2.- Direttiva specifica n.2: incentivazione degli impianti produttivi legnosi in aree degradate. 17.3.- Direttiva specifica n.3: attuazione ed incentivazione degli interventi di manutenzione e di riqualificazione degli alvei. Per le stesse strutture vengono infine indicate i seguenti indirizzi specifici da considerare nell‘ambito del recepimento del PTC da parte degli strumenti urbanistici (art. 19).

19.6.- Lungo le connessioni interambientali (principali e secondarie) ed in presenza dei rispettivi reticoli di alimentazione ed aree di protezione, gli strumenti urbanistici debbono prevedere e, per quanto possibile, in relazione alla situazione esistente- prescrivere le sole destinazioni, i soli usi ed i soli interventi idonei a realizzare il recupero della funzionalità fisico-biologica dei corsi d‘acqua, il recupero ed il potenziamento delle fasce ripariali e della vegetazione golenale, la sistemazione degli alvei e degli argini, naturali o artificiali (attraverso

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le tecniche della bioingegneria) nonché, ove possibile, la rinaturalizzazione dei corsi d‘acqua ed il ripristinino delle aree di naturale esondazione del corso d‘acqua.

19.7.- Gli strumenti urbanistici comunali definiscono più puntualmente i varchi marini individuati nell‘elaborato di cui al precedente art. 2.1.1.2.6, assicurando che gli stessi si estendano per una profondità di almeno 800 metri a partire dal limite del vincolo di tutela ambientale previsto dalla legge 431/1985.

Il PTC tratta anche la corretta gestione dei litorali marini attraverso l‘art. 26 che viene di seguito riportato.

Art.26.- Definizione delle prescrizioni di base permanenti di PTC per le categorie della struttura geomorfologica: litorali marini.-

Il PTC definisce, per la categoria costitutiva del paesaggio in argomento, le seguenti prescrizioni di base permanenti

26.1.- I varchi marini, individuati cartograficamente (la cui delimitazione definitiva compete agli strumenti urbanistici generali) nell‘elaborato di cui al precedente art. 2.1.1.2.6., sono soggetti anche alla tutela di cui al precedente art. 23.10- L‘eventuale riduzione delle aree di varco marino così come definite all‘art. 7.1.17, operate dagli strumenti urbanistici generali, dovrà essere legata al rispetto del principio generale di non realizzare saldature lineari dell‘edificazione sul litorale.

26.2.- Nessuna nuova edificazione è consentita sulle aree del litorale poste nel tratto compreso tra la sede ferroviaria e/o la sede della strada prospettante il mare – da un lato – e – dall‘altro- la spiaggia e/o il demanio marittimo, fatti salvi gli interventi di riqualificazione urbanistica: servizi pubblici, attività ricreativa, parchi, parcheggi, impianti sportivi e simili

26.3.- Nei tratti di costa soggetti ad avanzamento è consentito il prelievo dei materiali inerti all'esclusivo fine del ripascimento del litorale in erosione.

Il sito di progetto ricade inoltre nella Piana alluvionale per cui vale quanto riportato all‘art. 27.

Art.27.- Definizione delle prescrizioni di base permanenti di PTC per le categorie della struttura geomorfologica: piane alluvionali.-

27.1.- Sulle aree soggette - con maggiore frequenza – ad esondazione non è consentita alcuna nuova edificazione.

27.2.- Sulle aree soggette ad esondazione per piene eccezionali sono consentiti soltanto gli interventi di completamento e di ampliamento, a condizione che siano previste adeguate misure di salvaguardia e di messa in sicurezza dagli allagamenti, nonché la nuova edificazione di accessori rurali rapportati alle reali esigenze aziendali e se consentite dalle norme vigenti in materia.

27.3.- La ridefinizione dei limiti delle aree esondabili è possibile solo dopo la realizzazione di opere di regimazione idraulica e di laminazione delle piene (adeguamento delle arginature, formazione di casse di espansione, ampliamento delle sezioni idrauliche) e sulla base di nuovi accertamenti del competente Servizio regionale.

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27.4.- Ai fini della tutela delle acque sotterranee dall‘inquinamento, è prescritta la chiusura e la messa in sicurezza dei pozzi per l‘approvvigionamento idrico non più utilizzati salvo che siano attrezzati in modo da escludere comunque il suddetto inquinamento.

Dall’esame del SIT della Provincia di Macerata risultano le previsioni indicate sopra.

Fig. 3.2/5 - P.T.C. della provincia di Macerata.

Lo strumento urbanistico del comune di Porto Recanati si è adeguato ai dettami del PTC. Il sito di interesse ricade all’interno delle Connessioni interambientali principali, le quali intressano la linea di costa.

Il tratto costiero in progetto è fortemente antropizzato e gli elementi naturali stentano ad insediarsi. Lungo la spiaggia questo è legato anche all’evoluzione della dinamica costiera. Le continue mareggiate erodono la spiaggia ed ostacolano, iniseme alla pressione turistica, l’insediamento della vegetazione tipica in forma stabile.

Il progetto in esame è coerente con le finalità perseguite dalla delimitazione delle connessioni principali in quanto, anche se in un ambiente fortemente antropizzato, può contribuire all’insedimento di specie vegetali colonizzatrici degli ambienti costieri, in particolare lungo la scarpata consolidata con massi che raccorda la SP 100 con la spiaggia.

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Inoltre il progetto ricade, limitatamente per l’intervento indicato come “A”, nel varco fluviale, normato dall’art. 26 del PRG di Porto Recanati, il quale ha delimitato tale ambito nel propio strumento urbanistico. Il progetto è coerente in quanto non prevede la realizzazione di nuove volumetrie, ma solo la sistemazione di un breve tratto dell’infrastruttura viari esistente, realizzando un breve tratto di scogliera in massi per consolidare la scarpata stradale.

PIANO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) La figura 3.2/6 rappresenta uno stralcio della cartografia del PAI per il comune di Porto Recanati con l‘indicazione della la posizione dell‘area di progetto. Le aree sottospote ad esondazione sono limitate alle zone di dominio fluviale posizionate a Nord, lungo il corso del fiume Musone e nella sua zona di foce. Data la distanza, circa 3 km dal sito di progetto queste non sono riportate in figura utilizzando una scala di dettaglio. Nell‘area di progetto non si rilevano dunque vincoli legati a tematiche di rilievo definite dal Piano di Assetto Idrogeologico di Porto Recanati. Si conferma l‘assenza di aree di rischio definite dai criteri del PAI.

Fig. 3.2/6: PAI del comune di Porto Recanati ed ubicazione dell’area di progetto.

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Piano di Tutela delle Acque (PTA) L'Assemblea legislativa regionale delle Marche ha approvato il nuovo Piano di Tutela delle Acque (PTA) con delibera DACR n.145 del 26/01/2010, successivamente integrato con DGR 1849/2010 del 23/12/2010. Il Piano di Tutela delle Acque della Regione Marche rappresenta lo strumento di pianificazione regionale finalizzato a conseguire gli obiettivi di qualità previsti dalla normativa vigente e a tutelare, attraverso un impianto normativo, l‘intero sistema idrico sia superficiale che sotterraneo. Il Piano è costituito da 4 sezioni: A. Stato di fatto B. Individuazione degli squilibri - Proposte di Piano C. Analisi economica D. Norme tecniche di attuazione Al cap. B.3.4.3 il Piano richiama e condivide i principi espressi nel Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere che ha cercato di far conciliare: • le pressioni economiche legate al turismo, • la difesa del suolo, • la qualità ambientale s.l. della fascia litoranea. Nella difesa del suolo rientra il riordino delle opere marittime e il ripascimento.

Il progetto in esame, limitato a interventi di difesa della strada SP 100 tra Numana e Porto recanati, e di specifiche strutture eccessorie (marciapiedi), non contrasta con le finalità del PTA.

RETE ECOLOGICA DELLE MARCHE Il 29 gennaio 2013 l'Assemblea legislativa della Regione Marche ha approvato con legge l'istituzione e la disciplina della Rete ecologica delle Marche (REM), nonché le norme per la mitigazione degli impatti degli impianti fotovoltaici autorizzati. La REM rappresenta lo strumento di analisi, interpretazione e gestione della realtà ecologica regionale più completo e avanzato, da mettere a disposizione dei vari livelli di programmazione e pianificazione del territorio, al fine di integrare concretamente la conservazione della biodiversità, richiesta in sede internazionale e nazionale, con le politiche di sviluppo. La legge individua gli elementi che costituiscono la REM nelle aree di valenza ecologica già esistenti e disciplinate dalla propria normativa (siti Natura 2000, aree floristiche, oasi di protezione faunistica, ecc.). Non vengono quindi determinati nuovi livelli di pianificazione e di vincolo territoriale. La legge prevede inoltre il recepimento della REM negli strumenti di pianificazione adottati dopo la sua entrata in vigore e favorisce gli interventi di rafforzamento delle connessioni ecologiche e, più in generale, la valorizzazione dei servizi ecosistemici. La progettazione della Rete Ecologica Marche (REM) ha perseguito sin dall‘inizio due obiettivi distinti ma complementari, definire un quadro completo dei sistemi ecologici regionali e delle relazioni che li governano e fornire gli strumenti per ―contaminare‖ con i temi della tutela della biodiversità le politiche territoriali che i diversi soggetti (Regione, Province, Comuni ecc.) mettono in campo nell‘ambito delle proprie competenze.

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Le risorse biologiche nell‘ambito della REM sono quindi visti, oltre che per il loro valore intrinseco, la cui centralità nel progetto non viene messa in discussione, per il ruolo che svolgono nel contesto più ampio della gestione del territorio ed in particolare per il contributo che danno, anche ai sensi della Convenzione Europea del Paesaggio, alla definizione del sistema identitario regionale e per le funzioni dirette ed indirette che svolgono in rapporto al mantenimento della qualità complessiva della vita dei cittadini. Il potenziamento dell‘insieme dei servizi forniti dagli ecosistemi rispetto alla tutela di risorse essenziali come aria, acqua o suolo, è un elemento di primaria importanza per lo sviluppo di quella ―green economy‖ che è ormai riconosciuta dalla Regione come via maestra per affrontare l‘attuale grave crisi economica. In questo senso la REM può diventare quindi uno strumento strategico nell‘ambito delle politiche di sviluppo mese in campo dall‘ente. La REM inoltre, adottando un approccio ecosistemico, pur nei limiti a essa propri, ha inteso configurarsi come un primo fondamentale tassello per sviluppare una strategia regionale per la biodiversità configurandosi quindi come l‘avvio del processo che dovrà portare la regione a contribuire al raggiungimento degli obiettivi definiti dalla ―Strategia Nazionale per la Biodiversità‖ elaborata dal Ministero per l‘Ambiente nel 2010 e dalla ―EU biodiversity strategy to 2020‖ della Commissione Europea (COM 2011 244) La finalità della REM è l‘individuazione delle aree chiave per garantire il funzionamento del sistema di rete ecologica a livello regionale. L‘obiettivo è quello di tutelare l'integrità dei processi ecologici e dei relativi servizi ecosistemici attraverso azioni atte ad aumentare la qualità del paesaggio e mitigare la frammentazione del territorio per conservare la vitalità delle popolazioni e delle comunità animali e vegetali ed indirizzare le trasformazioni su porzioni di risorse rinnovabili e non inibenti i processi da mantenere. La REM, in tal senso, acquisisce il valore di Piano–Programma di miglioramento ecologico del territorio, a supporto anche di altri strumenti di pianificazione. La REM sviluppa le sue strategie su due piani concorrenti; il primo fornendo indicazioni trasversali per tutte gli ambienti presenti nella regione dopo averli raggruppati in Unità Ecosistemiche, il secondo definendo la struttura della rete attraverso l‘individuazione di nodi, sistemi di connessione, discontinuità, ecc.. Gli obiettivi gestionali sono declinati a livello territoriale attraverso l‘identificazione di ambiti omogenei, le Unità Ecologico-Funzionali (UEF), per ognuna delle quali sono specificati obiettivi puntuali. Con la D.G.R. 1288/2018 fornisce gli indirizzi per il recepimento della Rete ecologica delle Marche REM negli strumenti di pianificazione e governo del territorio emanati successivamente all'approvazione della L.R. n 2/2013 (art. 5 c. 1). Gli indirizzi per l'attuazione della REM sono stati schematizzati nei tutorial "Devo progettare la rete locale" e "Devo valutare piani e progetti". La D.G.R. tra le altre contiene le Linee guida per il recepimento della REM nel sistema dei corsi d‘acqua e delle aree umide, finalizzate a definire le modalità da adottare nel caso dell‘elaborazione di piani di gestione di elementi di questo sistema ambientale. Nel nostro caso tuttavia ci troviamo di fronte ad un progetto di manutenzione e pertanto non si ritiene necessario seguirle. Ad ogni modo, a seguire si forniscono gli elementi di coerenza del progetto. Il progetto proposto ricade nella parte prossimale alla costa dell‘Unità Ecologica Funzionale UEF 24 – Colline Costiere tra Musone e Potenza - Figura 3.2/7. Di seguito viene riportata la scheda tipologica dell‘UEF in oggetto. Data l‘estensione dell‘Unità Ecologica, tale caratterizzazione risulterà di area vasta, riferendosi a un contesto omogeneo di ampia scala.

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Fig. 3.2/7: Stralcio del disegno di dettaglio della rete – Quadro propositivo – scheda 19h – UEF 24 - REM – Colline costiere tra Musone e Potenza UEF 24 Loreto 49,02% Comuni Porto Recanati 17,72% Recanati 33,27% Sistema botanico  pianure alluvionali attuali e recenti delle aste fluviali 11,49%  substrati pelitico-arenacei del piano bioclimatico mesotemperato inferiore 10,81% Unità paesaggio  substrati pelitico-sabbiosi del piano bioclimatico mesomediterraneo superiore 27,33% vegetale  substrati pelitico-sabbiosi del piano bioclimatico mesotemperato inferiore variante sub mediterranea 44,95%  substrati sabbioso-conglomeratici del piano bioclimatico mesomediterraneo superiore 5,42%  Serie del carpino nero. Asparago acutifolii-Ostryo carpinifoliae asparago acutifolii Sigm 3,50%  Serie del pioppo nero. Salici albae-Populo nigrae populo nigrae Sigm 2,44%  Serie del salice bianco. Rubo ulmifolii-Salico albae Sigm 0,15% Serie di vegetazione  Serie della quercia virgiliana. Roso sempervirentis-Querco pubescentis ampelodesmo mauritanici Sigm 6,13%  Serie della roverella. Roso sempervirentis-Querco pubescentis lauro nobilis Sigm 57,26%  Serie della roverella. Roso sempervirentis-Querco pubescentis querco pubescentis Sigm 12,53%  Superfici artificiali 18,00% Indice di conservazione 0.17 del paesaggio (ILC) Sintaxa di interesse II Rhamno alpinae-Amelanchieretum ovalis 0,63%

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Elementi della REM Nodi - Sistema di connessione di Non connessa appartenenza Aree non naturali 98,69% Elementi della rete Sistema di connessione di interesse regionale 0,94% Stepping stone 4 0,37%

Minacce Punti di debolezza  Espansione insediativa tra Loreto e Porto  Mosaico ecologico con scarsissima presenza di Recanati lungo la SS 16 e presso Montorso vegetazione naturale e densità elevata di  Espansione insediativa del nucleo di Loreto urbanizzato lungo la SS 77 ―Val di Chienti‖  Collegamenti ecologici molto deboli con le UEF  Discontinuità prodotta dal fascio circostanti infrastrutturale ―Autostrada A14 – SS 16‖  Foce del Potenza in contesto sostanzialmente  Progetto infrastrutturale ―Adeguamento SS 16‖ urbano  Progetto infrastrutturale ―Mezzina‖  Idoneità faunistica espressa tramite l'IFm scarsa Opportunità Punti di forza  Alcune cave dimesse in località Montarice  Sistema di connessione di interesse regionale (Recanati)  ―Dorsale di – Potenza – Fiumicello‖ entra  Aree a rischio di esondazione (PAI) lungo il nella porzione sud orientale dell'UEF presso la foce tratto terminale del Potenza del Potenza.  Aree PAI (Rischio frana P3) presso Loreto.  Presenza negli agroecosistemi dell'Averla piccola e  Aree inedificate individuate dal Piano  dell'Ortolano Regionale  Presenza del Geco comune  Difesa della Costa alla foce del Potenza e a nord tra Porto Recanati e Scossicci

Questa UEF, di estensione piuttosto limitata, è sostanzialmente priva di elementi naturali significativi e caratterizzata da una forte pressione insediativa ed infrastrutturale. Parlare di obiettivi per la REM, soprattutto in rapporto ai sistemi di connessione, è quindi molto difficile ma ciò nonostante è possibile immaginare un miglioramento del sistema ecologico nel suo complesso che valorizzi caratteri locali. In questo senso possono essere individuati solo i seguenti obiettivi di dettaglio: Tessuto ecologico: Riqualificazione degli agroecosistemi che aumentando la presenza di elementi lineari naturali e seminaturali favorisca anche la permeabilità ecologica e l‘incremento dei collegamenti ecologici con i sistemi di connessione presenti nelle UEF circostanti ed in particolare con il ―Fondovalle del Potenza tra San Severino Marche e Porto Recanati‖ e il ―Fondovalle del Musone‖

Riqualificazione e potenziamento del sistema dei corsi d‘acqua presso la foce del Fiume Potenza.

Dalla Rete Ecologica Regionale delle Marche risulta che l‘area di progetto ricade in un ambito fortemente antropizzato ed esterno alle aree a maggiore naturalità oggetto di attenzione della REM come evidenziato nello stralcio della carta della naturalità che segue - Figura 3.2/8.

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Fig. 3.2/8: REM – Carta della naturalità Analizzando la carta degli habitat si vede che il sito di progetto è prossimo ad un nodo legato ad un habitat costiero con vegetazione alofitica - Figura 3.2/9. Tale individuazione è legata alla presenza del fiume Musone ed alla dislocazione sul territorio costiero di alcuni ―guazzi‖ nella pianura del territorio della località di Scossicci. Si tratta di piccoli laghetti artificiali che presentano davvero delle caratteristiche di enorme interesse: estesi ciascuno per una superficie quadrata di 100 metri di lato e per una superficie media di bacino di 7000 mq, si presentano reniformi con una piccola penisola al centro appositamente concepita per ospitare piccoli e ben mimetizzati appostamenti fissi di caccia (tuttora utilizzati per il prelievo venatorio), e con una profondità massima dell‘acqua che tocca i 50/60 cm in prossimità delle sponde per scendere agli scarsi 20 cm che misurano nelle zone centrali. Quest‘ultima peculiarità, in particolare, rende i guazzi non solo un ambiente praticamente unico nella nostra regione dal punto di vista botanico - vegetazionale, ma anche luogo ideale per l‘alimentazione, la sosta ed il ristoro di numerose specie di uccelli che transitano, risalendo la costa adriatica, lungo una delle principali direttrici migratorie.

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Si tratta dunque di zone umide d‘interesse conservazionistico suscettibili a proposte di valorizzazione ambientale e tutela. Il progetto in esame non determina alcuna interferenza con tali aree la cui ubicazione appartiene al territorio agricolo della fascia costiera oltre la strada provinciale.

Il ripristino della protezione della strada tuttavia può favorire l‘insediamento di specie vegetali alofile colonizzatrici della scarpata.

Fig. 3.2/9: REM - Carta degli habitat

Nella figura che segue si riporta il dettaglio dell‘ubicazione delle aree di progetto nei confronti degli elementi della REM desunti dal Geoportale REM.

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Siti di progetto Fig. 3.2/10: Previsioni REM tratte dal Geoportale.

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3.3 Atti di pianificazione e programmazione di interesse comunale Nel caso specifico la programmazione territoriale del comune di Porto Recanati recepisce i vincoli sovraordinati regionali e provinciali descritti in precedenza. L‘elemento dunque di verifica della vincolistica vigente, riferito alle zonizzazioni del territorio, è così rappresentato dal Piano Regolatore Generale Comunale. Piano Regolatore Generale Porto Recanati Il PRG di Porto Recanati, adeguato al PPAR, al PTC ed al PAI, evidenzia i tematismi della vincolistica vigente. Figura 3.3/1. Il PRG individua l‘area in oggetto ricadente nella fascia di rispetto stradale e dei varchi marini. L‘intervento non coinvolge le fasce interne del territorio comunale oltre il limite stradale

Fig. 3.3/1: Stralcio della zonizzazione di PRG.

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L‘interferenza delle aree di variante del PRG con la trasposizione attiva dei vincoli del sistema botanico-vegetazionale del PPAR e dal PTC sono riportati nella figura 3.3/2, evidenziando la posizione indicativa delle aree di progetto. Dall‘analisi dei tematismi, si nota che l‘area, ubicata lungo la spiaggia del litorale in questione, in aderenza alla strada provinciale n. 100, appartiene ad una zona di fascia definita ―delle connessioni interambientali principali‖, richiamando analoga delimitazione del PTC. Tale fascia decorre per una certa estensione spaziale dal fiume Musone sino al fiume Potenza e comprende aree definite a vincolo rurale normale. Inoltre l‘intervento indicato come ―A‖ ricade nel varco fluviale. Le considerazioni di coerenza del progetto con tali previsioni sono le stesse illustrate nell‘ambito della trattazione del PTC. Si sottolinea che il tratto costiero in progetto è generalmente fortemente antropizzato e gli elementi naturali stentano ad insediarsi. Lungo la spiaggia l‘evoluzione della dinamica costiera segnata dalle continue mareggiate determina fenomeni di erosione ed ostacolano, insieme alla frequentazione turistica, l‘insediamento della vegetazione tipica in forma stabile. Il progetto in esame è coerente con le finalità perseguite dalla delimitazione delle connessioni principali e dal varco fluviale in quanto, può contribuire all‘insediamento di specie vegetali colonizzatrici degli ambienti costieri, in particolare lungo la scarpata, consolidata da massi, che raccorda la SP 100 con la spiaggia. Inoltre non prevede nuove volumetrie. L‘interferenza delle aree della variante del PRG con la trasposizione attiva dei vincoli geologici del PPAR e PTC è riportata nella figura 3.3/3. Come si evince, l‘ambito di territorio costiero appartiene al sistema del litorale marino suddiviso nelle diverse zone di domino ed in particolare l‘area di progetto ricade all‘interno della fascia definita in legenda come ―spiaggia, retrospiaggia e suo limite superiore‖ (SP). Le stesse zone limitrofe all‘area di studio, come indicato negli stralci cartografici, appartengono alle Aree Esenti dalle prescrizioni del PPAR e del PTC.

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N

Area di progetto

Fig. 3.3/2: PRG del Comune di Porto Recanati. Vincoli botanici

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Fig. 3.3/3: Vincoli geologici nella fascia costiera comprendente la zona di progetto.

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4. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

Si riporta di seguito le informazioni descrittive dell‘intervento la cui metodologia permette di fornire i dettagli di comprensione dell‘entità delle azioni previste la cui utilità risulta di fondamentale rilevanza nell‘approccio alla valutazione degli impatti.

Dato che si tratta essenzialmente di un progetto di manutenzione con la realizzazione di un tratto di scogliera per riforzare la scarpata di un tratto di 85m, l‘analisi del Quadro progettuale riguarda essenzialmente la fase di cantiere.

4.1 Fase di costruzione La fase di costruzione dell‘opera può essere esaminata e rappresentata attraverso una serie di azioni progettuali che vengono eseguite in sequenza mediante l‘impiego di mezzi operatrici che svolgono le diverse funzioni durante la fase di cantiere. Di per se il progetto prevede l‘utilizzo di materiale lapideo per la ricostruzione della scarpa del rilevato stradale mediante l‘impiego di scogli aventi la funzione di antierosione; in questo caso nella fase di cantiere vengono utilizzati dei mezzi che svolgono funzione di trasporto del materiale a terra, come camion, e un mezzo escavatore per la demolizione delle porzioni di marciapiede rimaste per consentire la posa dei materiale inerte. Il progetto inoltre prevede una fase di manutenzione della scogliera esistente con il ripristino e la ricollocazione degli scogli. Anche in questo caso il cantiere prevede mezzi di carico e una o due macchine operatrici per la movimentazione del materiale ghiaioso. Si tratta dunque di operazioni di carico e deposito che avvengono con l‘impiego di mezzi la cui presenza in cantiere avviene più o meno contemporaneamente. Per il ripristino e la messa in sicurezza del rilevato e piattaforma stradale si prevedono i seguenti interventi:

A. In corrispondenza del km. 2+500: A1 nel tratto di circa 75 m. presidiato dalla scogliera: demolizione delle porzioni di marciapiede rimaste per consentire la posa di materiale inerte onde ricostruire la porzione di corpo stradale scalzata e il marciapiede (sez. A-A); A2 nel tratto di circa 85 m. non presidiato dalla scogliera: ricostruzione della s carpata del rilevato stradale mediante l‘impiego di scogli aventi la funzione di antierosione e contenimento del riempimento interno in materiale inerte (sez. B-B); A3 ricostruzione del marciapiede; A4 ricollocazione delle opere di smaltimento delle acque meteoriche.

B. Dal km. 1+200 al km. 2+500: B1 manutenzione scogliera esistente con ripristino e ricollocazione scogli. Di seguito si riportano gli schemi tecnico metodologici descrittivi dello stato attuale e di progetto per l‘intervento proposto. Figure 4.1/1 e 4.1/2

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Fig. 4.1/1 - Sezioni descritive della tipologia d’intervento per il tratto A-A

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Fig. 4.1/2 - Sezioni descritive della tipologia d’intervento per il tratto B-B

4.2 Mezzi di lavoro utilizzati Nel suo insieme il lavoro richiede mezzi di trasporto e deposito per gran parte delle fasi progettuali. I lavori consistono nello sversamento lungo la linea di riva di materiale ghiaioso prelevato in aree di cava. In questo caso i mezzi di trasporto in loco saranno costituiti da Camion che

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faranno la spola tra il sito di prelievo e la zona di deposito. Si tratta di mezzi articolati di medie dimensioni la cui capacità di carico raggiunge le 38 tonnellate. La ghiaia man mano che viene sversata nella zona soggetta a ripascimento, viene distribuita lungo la linea di riva attraverso l‘utilizzo di un mezzo meccanico consistente in un Escavatore la quale provvede a colmare il fondale del sito sottoposto a reintegro. Il semplice elenco dei mezzi pesanti utilizzati nella fase di cantiere è riportato in tabella che segue. Tabella 4.2/1

TIPOLOGIA DI MEZZO IMPIEGATO NUMERO DI MEZZI Escavatore 1 Camion con semirimorchio ribaltabile 1

Tab. 4.2/1 - Mezzi di cantiere utilizzati

4.3 Fonti di approvvigionamento

Per la realizzazione delle fasi di lavoro oggetto di intervento saranno necessari come materiali:

Massi naturali: I massi per scogliera devono rispondere ai requisiti essenziali di compattezza, omogeneità, durabilità; essere esenti da giunti, fratture e piani di sfaldamento, e risultare inoltre inalterabili all‘acqua di mare e al gelo; il peso specifico deve essere di norma non inferiore a 2.400 kg/m3.

Le prove di resistenza del materiale alla compressione, all‘abrasione, alla salsedine marina e alla gelività, che la Direzione dei lavori riterrà di disporre, saranno effettuate a carico dell‘impresa seguendo le norme in vigore.

Dall‘analisi del computo metrico dell‘intervento A, dove è prevista la realizzzazione di 85 m di scogliera, sono necessarie 4.475 t. Nei tratti in manutenzione si può stimare la necessità di un 20% del quantitativo previsto sopra, pari a 895 t. Il totale in massi è pari a 5.370 t. Considerate le capacità di carico degli autoarticolati si possono stimare 141 viaggi. Se si considerano 8 viaggi giorno di A/R, pari a circa 1,5-2 mezzi/h (in relazione allla durata degli orari di trasporto), si possono stimare circa 18 giorni, in linea con il cronoprogramma indicato sotto.

Misto di cava (o tout-venant): Nei nuclei di scogliere, rinfianchi, riempimenti e simili il misto di cava deve essere di dimensioni comprese tra 0,02 cm e 50 cm, non solubile, privo di frazioni limose o argillose e di sostanze organiche.

Per la localizzazione delle cave di prestito si fa riferimento al Piano Regionale Attività Estrattive delle Marche (P.R.A.E.R.) che sintetizza le aree di risorsa nella provincia di Macerata. L'attività estrattiva in provincia di Macerata riguarda solo la produzione dei materiali del Settore I – Materiali inerti per usi industriali, per costruzioni e opere civili. La risorsa prevalente è costituita da materiali sedimentari alluvionali (sabbie, ghiaie, conglomerati). Per la localizzazione dei vari materiali si rimanda all‘elaborato di progetto.

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4.4 Tempi di realizzazione Si prevede di completare l‘intervento in 99 giorni lavorativi secondo le seguenti fasi da realizzarsi in sequenza. Tabella 4.4/1

Azioni Giorni 1 Impianto cantiere 1

2 Demolizione marciapiede esistente 11

1 Posa in opera massicciata 25

4 Ricostruzione scarpata rilevato stradale con l‘impiego di scogli 25

5 Posa in opera delle opere di smaltimento delle acque meteoriche 5

6 Rifacimento marciapiede ( posa acciaio e getto cls) 10

7 Rifacimento marciapiede ( posa pavimento) 16

8 Posa in opera di ringhiere di protezione 3

9 Smobilizzo cantiere 3

Tab. 4.4/1 – Tempi di realizzazione delle opere.

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5. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Il Quadro di Riferimento Ambientale identifica ed analizza le caratteristiche dell‘ambiente naturale nei suoi aspetti biotici ed abiotici al fine di valutarne il grado di sensibilità e la resilienza riferita a ciascuna delle componenti ambientali individuate e sottoposte ad interazione/interferenza con gli effetti delle opere di progetto. Il lavoro è stato svolto seguendo un processo scomponibile nell‘indagine conoscitiva ed in una serie di analisi specialistiche. L‘analisi conoscitiva preliminare ha permesso di individuare un ambito territoriale di riferimento (area vasta preliminare), nel quale inquadrare tutte le potenziali influenze dell‘opera. Nell‘ambito dell‘area vasta, nel corso dell‘analisi delle varie componenti ambientali coinvolte dal progetto è stato individuato con esattezza l‘ambito di influenza (area di studio); la verifica che tali ambiti ricadano all‘interno dell‘area vasta è servita come controllo sull'esattezza della scelta effettuata per quest‘ultima. Al termine della fase conoscitiva preliminare si è sviluppata l‘analisi di dettaglio in ciascun ambito di influenza e definiti, in un capitolo conclusivo, i relativi impatti e le eventuali mitigazioni.

5.1 Individuazione dell’area oggetto di studio La definizione dell'area di studio è collegata alla necessità di definire un ambito territoriale di riferimento nel quale inquadrare tutte le potenziali influenze dell‘opera e all‘interno della quale svolgere le analisi di caratterizzazione su ciascuna delle componenti ambientali. In base a quanto sopra è stata individuata un'area vasta tale da rispondere alle seguenti caratteristiche:

 oltre l‘area vasta qualsiasi potenziale interferenza sull‘ambiente indotta dall‘opera deve essere sicuramente trascurabile;

 l‘area deve comunque contenere tutti i ricettori sensibili ad impatti anche minimi;

 l‘area deve essere sufficientemente ampia da consentire un inquadramento dell‘opera nel territorio. Data la tipologia di progetto, estremamente localizzato, l‘area di dettaglio è rappresentata dal tratto costiero appartenente all‘ ultima porzione edificata del comune di Porto Recanati, lungo la strada Provinciale 100 oggetto d‘intervento. L‘area vasta si configura come il tratto costiero compreso tra Porto Recanati e la località di Scossicci, poco più a sud della foce del fiume Musone includendo le porzioni di territorio ad Ovest, il cui limite individuato coincide con l‘Autostrada A14 con particolare riferimento al contesto interessato dai ―Guazzi‖. La figura 5.1/1 evidenzia l‘area di progetto e l‘area vasta oggetto di studio ambientale in codesto Rapporto. La scelta dei limiti dell‘area vasta è basata sull‘analisi delle caratteristiche naturali ed antropiche del territorio nel quale ricade il progetto. Tali caratteristiche permettono di individuare la zonazione delle aree limite definite da elementi di peculiare valore naturalistico, come le fasce fluviali, il litorale marino, oppure

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Fig. 5.1/1 - Estensione dell’area di progetto e dell’area vasta considerata. Da Google Earth.

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5.2 Inquadramento geologico e geomorfologico L‘area di studio è caratterizzata esclusivamente da un‘alternanza di depositi marini (Sistema deposizionale di stazionamento alto) e continentali (Sistema del Musone) quaternari. Al di sotto dei depositi quaternari troviamo le formazioni delle Successione pliopleistocenica marchigiana esterna ed in particolare alcuni membri della Formazione di Fermo (FEM) e delle Argille Azzurre (FAA). Quest‘ultimi affiorano in corrispondenza dei primi rilievi subito a ovest dell‘area oggetto d‘indagine. (vedi figura 5.2/1 estratto e legenda della Carta Geologica d‘Italia - Foglio 293 - Figura 26).

Fig. 5.2/1: Estratto dalla Carta Geologica d’Italia - scala 1:50.000 - Foglio 293 OSIMO

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Fig. 5.2/2: Legenda della Carta Geologica

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5.2.1 Litologie presenti del primo sottosuolo – Fascia costiera

Lungo la fascia litorale interessata dalle indagini sono presenti depositi di spiaggia essenzialmente sabbiosi e ghiaiosi, aventi spessore di circa 12-14 m, di età recente ed attuale che continuano fino al mare aperto. Tali depositi giacciono su una serie lacustre lagunare costituita da depositi di natura limosa e argillosa intercalati a livelli torbosi a carattere lenticolare. Quest'area costiera, a Sud della foce del Fiume Musone, è stata interessata da una notevole sedimentazione di tipo lacustre lagunare che raggiunge una potenza di oltre 25 m come dimostra il sondaggio riportato di seguito. Sotto il profilo idrogeologico nell'area in esame è presente una falda freatica a circa 3.50- 4.00 m di profondità. Da studi esistenti sulle caratteristiche freatimetriche si può affermare che in questa zona costiera le curve isofreatiche si dispongono parallelamente alla costa. Dal punta di vista litostratigrafico i terreni sono da classificare in prevalenza come sabbie e ghiaie fini, a luoghi più grossolane, con giacitura lenticolare intercalate da sedimenti più fini, limosi di origine alluvionale e lacustre. La stratigrafia del primo sottosuolo viene desunta dai sondaggi geognostici disponibili per il settore costiero a sud del capannone ―Nervi‖ e realizzati per il progetto di bonifica e ripristino dell‘area ex Montedison. Figura 5.2/3

Fig. 5.2/3: Ubicazione su CTR del sondaggio utilizzato come riferimento (punto in rosso).

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Fig. 5.2/4: Stratigrafia litologica del sondaggio S1 eseguito nel 1990

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5.2.2 Evoluzione geomorfologica del litorale

Il litorale del Comune di Porto Recanati appartiene ad una subunità fisiografica compresa tra le foci dei fiumi Musone e Potenza. Nel Piano di Gestione Integrata delle Zone Costiere della Regione Marche (PGIZC) il tratto di litorale in questione è individuato come unità fisiografica secondaria n.8. Vedi Cap 3 .2. L‘area in oggetto non è completamente isolata rispetto agli apporti solidi che possono provenire dalle aree adiacenti poiché le foci dei due fiumi (Musone e Potenza) funzionano da punti di divergenza del trasporto solido al fondo ma il trasporto dei materiali più fini attraversa le due foci in relazione alle onde esistenti. Le caratteristiche sedimentologiche della spiaggia emersa evidenziano la presenza del 23% di sabbia, del 12% di sabbia ghiaiosa, del 17% di ghiaia sabbiosa, e del 48% di ghiaia; i bacini principali di apporto solido sono costituiti dal fiume Musone e dal fiume Potenza, e parte degli squilibri fisici ed ambientali, verificatisi soprattutto a partire dal dopoguerra, sono determinati dal mancato apporto solido da entrambi i fiumi. I bacini dei due corsi d‘acqua Musone e Potenza, come tutti i bacini imbriferi dei fiumi marchigiani, hanno una prevalente orientazione SO – NE con sviluppo secondo valli disposte perpendicolarmente alla linea di costa. Secondo quanto riportato dallo studio commissionato dalla Regione Marche – ―Studio Generale per la Difesa delle Coste – 3. Valutazione del trasporto solido a mare‖ redatto da Aquater (1981), il bacino del Musone è caratterizzato da una erodibilità media elevata conseguente soprattutto ai versanti soggetti a degradazione disposti nel medio e basso bacino, solo il 10% circa del bacino è stato valutato a erodibilità bassa e molto bassa. Il bacino del Potenza, invece, è caratterizzato da aree a media e bassa erodibilità, solo il 32% dei terreni sono stati valutati ad erodibilità elevata. Il materiale di fondo alveo a granulometria ghiaiosa e ciottolosa deriva dal rimaneggiamento dei depositi alluvionali e dagli apporti del tratto d‘asta nell‘alto bacino, mentre la parte sabbiosa deriva dal disfacimento delle sequenze arenaceo-marnose del medio bacino, l‘apporto solido a mare è costituito da materiale a prevalente granulometria ghiaiosa e in subordine sabbioso-limosa. Notevolmente superiore, rispetto al caso del Musone, è stata l‘entità dell‘attività estrattiva del materiale d‘alveo nel decennio a cavallo degli anni ‘60-‘70, stimata, nel Rapporto Aquater, dell‘ordine di circa 200000m3 annui. Informazioni dettagliate sul regime di trasporto solido fluviale per il Potenza possono essere dedotte dal Progetto ―Cadsealand – Interreg III B CADSES‖ redatto dall‘Università Politecnica delle Marche per conto della Regione, in cui sono riportati i risultati di uno studio sperimentale sul trasporto solido al fondo mediante posizionamento di una trappola per sedimenti in due sezioni dell‘alveo, la prima nel tratto medio-vallivo del corso, la seconda in corrispondenza della foce. Dai risultati dello studio si deduce che il diametro medio del materiale nel tratto terminale del Potenza è dell‘ordine di 8-10mm, confermando la presenza di materiale di matrice prevalentemente ghiaiosa, che risulta stabile per portate dell‘ordine dei 5m3/s ovvero per tiranti idrici inferiori al metro d‘altezza. Le figure 5.2/5 e 5.2/6 dimostrano un trend evolutivo, nel lungo periodo, di forte arretramento delle due foci. Il trasporto longitudinale lungo costa prevale rispetto agli apporti fluviali, pertanto non si creano apparati di foce, come nel passato. Le spiagge a ridosso delle due foci sono fortemente condizionate dall‘avanzamento - arretramento dei coni deltizi e dall‘andamento temporale delle mareggiate.

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Il clima medio delle onde è nel lungo periodo di tipo bimodale (come dimostrato al paragrafo successivo), ma è anche caratterizzato da grandi scarti annuali. Il clima ondoso produce due direzioni prevalenti del trasporto solido longitudinale, anche se, nel lungo periodo, rimane prevalente la direzione del trasporto potenziale verso Nord-Ovest prodotto dalle onde provenienti dal II quadrante. Ciò è dovuto soprattutto all‘angolo di incidenza a riva maggiore per le onde da Est-SudEst rispetto a quelle da NordEst e per la sopraelevazione del livello medio marino che accompagna le mareggiate da Est-SudEst. La variabilità annuale del clima ondoso nel quale si sono registrati alcuni anni senza mareggiate importanti da SudEst, può invertire la direzione del trasporto solido ma solo nel breve periodo.

Fig. 5.2/5 - Evoluzione storica della foce del fiume Musone

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Fig. 5.2/6 - Evoluzione storica della foce del fiume Potenza

5.2.2.1 Evoluzione storica del litorale Le notizie storiche evidenziano, per quanto possibile, in età romana una linea di costa notevolmente arretrata rispetto a quella attuale con un litorale molto frastagliato. L‘apporto solido dei fiumi doveva essere piuttosto limitato per la copertura vegetale esistente nei bacini del Musone e del Potenza e le spiagge non si erano ancora completamente formate.

Il progressivo avanzamento del litorale inizia in epoca medievale e prosegue sin a tutto il 1800 per la progressiva messa a coltura dei terreni con la trasformazione di tutto il paesaggio Marchigiano caratterizzato da selve e boschi in territorio prevalentemente agricolo.

All‘inizio del secolo scorso inizia invece la fase di arretramento della linea di riva su tutto il territorio Marchigiano. L‘arretramento inizia con la diminuzione degli apporti solidi fluviali dovuta alle opere di sistemazione dei corsi d‘acqua, all‘estrazione degli inerti copiosa soprattutto negli anni 60-70 del novecento, alla realizzazione di infrastrutture sulla spiaggia emersa, alla costruzione di opere portuali aggettanti e opere di difesa, soprattutto scogliere

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La storia effettiva del litorale di Porto Recanati è più articolata e segue l‘alterno verificarsi di mareggiate provenienti da settori diversi (il clima dell‘Adriatico centrale presenta variazioni annuali molto accentuate) anche se le mareggiate prevalenti rimangono quelle da Levante – Scirocco. I mari da Est - Sudest sono in grado di trasportare, con la corrente longitudinale, i sedimenti verso Nord Ovest, cioè da destra a sinistra per chi osserva il mare dalla spiaggia, in quantità superiore rispetto ai mari provenienti da Nord – Nordest, che arrivano con una minore angolazione nella zona dei frangenti.

Nel 1923 in occasione di una violenta mareggiata il fiume Potenza fu costretto a deviare a Nord (prevalenza di Scirocco) per oltre un Km mettendo in pericolo l‘abitato di Porto Recanati.

Nel 1933 il fiume fu riportato nel suo letto con la costruzione di una serie di pennelli fluviali. Nella stessa occasione venne praticamente erosa tutta la spiaggia di Porto Recanati ma ben presto tutto ritornava nella condizione del 1912.

Nel dopoguerra iniziarono a manifestarsi fenomeni erosivi all‘estremità Sud verso la foce del Potenza, coinvolgendo in maniera drammatica le abitazioni che si affacciavano sul mare.

Nel 1963 si iniziò la costruzione di scogliere foranee emerse che produssero ripascimento nella zona protetta e forti erosioni sul litorale Nord per cui si ritenne necessario proseguire con altri manufatti a protezione della spiaggia, fino a coprire l‘intero tratto di arenile interessato dall‘abitato. In 13 anni lo sviluppo di scogliere raggiunse circa 800 m e causò l‘erosione del tratto antistante l‘ex stabilimento Montedison.

La difesa radente costruita davanti all‘ex-Montedison non è servita a difendere il capannone industriale in c.a. posto vicino al mare, il quale ha subito gravi danneggiamenti a causa delle mareggiate. Anche la strada litoranea verso Nord ha subito delle interruzioni per asportazione del corpo stradale che è stato successivamente ricostruito e protetto con una scogliera radente.

Analoga sorte toccò, alla fine del 1977, alla strada litoranea più a Nord dello stabilimento che fu dissestata dal moto ondoso che ormai investiva direttamente lo stesso corpo stradale. Si pose riparo con interventi tampone, al fine di ripristinare la transitabilità della strada, mediante la ricarica della massicciata e la protezione lato mare con una scogliera radente di massi naturali.

Tuttavia, lo stato di pericolosità in quel tratto di costa non fu scongiurato, per cui il Comune di Porto Recanati fu costretto a realizzare (1980) altre tre scogliere frangiflutto per la protezione di un nuovo tratto di spiaggia, di circa 200 m, gravemente compromesso dall‘erosione in località ―Scossicci‖.

Poco a Sud delle tre ultime scogliere foranee fu attuato un intervento mediante il ripascimento artificiale dell‘arenile e la costruzione di sei segmenti di scogliera foranea sommersa (1983). Poco a Nord delle suddette scogliere foranee (150 m) in località ―Scossicci‖ si è attuato un intervento con tre barriere frangiflutto, del tipo permeabile conosciute come ―FERR-AN‖. Successivamente furono realizzate opere foranee e piccoli pennelli.

Nella parte meridionale del litorale vicino alla foce del fiume Potenza (nel 1982 era stato realizzato un pennello di stabilizzazione della foce successivamente prolungato) si è avuto l‘accentuarsi dell‘erosione con le mareggiate del novembre-dicembre 2008.

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Il sistema di difese realizzate nel passato ha ridotto fortemente la dinamica della costa che ha come fonte principale di approvvigionamento il fiume Potenza.

I sedimenti del Potenza non possono più alimentare la zona di intervento per la presenza delle opere e questa si può, quindi, stabilizzare con ripascimenti di sabbie e ghiaie provenienti da cave di prestito.

Lo studio dell‘evoluzione storica della costa nel Comune di Porto Recanati dimostra che l‘erosione si è sempre spostata a Nord delle opere di difesa realizzate.

Questo dato evidenzia la direzione prevalente del trasporto solido longitudinale verso Nord confermato dal clima ondoso sottocosta.

La variabilità annuale del clima medio può produrre situazioni di squilibrio temporanee che possono mettere in crisi le attrezzature turistiche esistenti.

L‘erosione attuale si manifesta soprattutto nella zona Nord del litorale sino alla foce del Musone (tratto Scossici – foce) dove la Regione ha programmato il completamento e la revisione delle opere rigide di protezione

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5.3 Aspetti meteo-oceanografici

5.3.1 Condizioni meteomarine per il paraggio

Lo studio di inquadramento meteomarino è finalizzato alla determinazione delle condizioni di mare prevalenti e delle condizioni di trasporto solido litoraneo del paraggio in cui sono inserite le opere, ed è propedeutico alla verifica dell‘impatto delle previste opere sulla morfologia locale.

Per definire il clima meteomarino relativo al litorale di Porto Recanati sono stati elaborati i dati relativi alle registrazioni della boa ondametrica direzionale della Rete Ondametrica Nazionale posta al largo di Ancona nel periodo tra il Marzo 1999 e il Marzo 2006, che dista poche decine di Km dal sito in questione.

Per trasferire i dati misurati ad Ancona nel paraggio di Porto Recanati viene utilizzato il metodo di trasposizione basato sulla similitudine dei fetches efficaci, ipotizzando che l‘evento climatico responsabile di una mareggiata registrata dall‘ondametro di riferimento abbia interessato anche l‘area di generazione del sito costiero in esame.

Nei bacini di estensione limitata come il Mare Adriatico per l‘individuazione dei fetches si fa ricorso al concetto del fetch geografico, che indica la distanza tra il punto geografico di interesse e la terra più vicina in relazione ad una prefissata direzione, in quanto le dimensioni caratteristiche delle perturbazioni che normalmente interessano l‘Adriatico sono dello stesso ordine di grandezza dei valori massimi che caratterizzano i fetches geografici (circa 210-270 NM).

5.3.1.1 Clima ondoso Il regime ondoso medio in un paraggio marino individua la fenomenologia ondosa completa nella zona di mare cui si riferisce, caratterizzandone l‘esposizione alle agitazioni ondose che possono raggiungerlo per effetto dell‘azione dei venti provenienti dal largo. Il clima ondoso si definisce al largo del sito di interesse (in condizioni di profondità teoricamente infinita) e si trasferisce a profondità finite tramite modelli matematici. Per determinare il clima al largo di Ancona disponiamo delle rilevazioni della stazione della R.O.N. ubicata attualmente a 43°5030N e 13°4250E a 15 miglia marine a Nord-Nordest del porto. I dati disponibili sono le registrazioni dal 10/3/1999 al 9/3/2006. Si tratta di dati statistici ricavati dagli stati di mare rilevati, fino al Luglio 2002, su base trioraria, con registrazioni in continuo del moto ondoso solo per altezze superiori alla soglia di 2 metri fino al maggio 2002 e 3 metri oltre tale data. Dall‘estate 2002 i rilevamenti avvengono in continuo e, quindi, i dati sono semiorari. Dal 2006 la boa è stata a terra per più di 3 anni ed è stata rimessa in mare alla fine del 2009, ma da allora il reperimento dei dati è più difficoltoso in quanto non vengono più resi disponibili in archivio. Tali serie ondametriche devono essere preventivamente esaminate per individuare i rilevamenti non validi, eliminarli o correggerli e valutare la validità dei dati disponibili, tenendo conto del periodo di operatività delle boe, del tipo di strumenti utilizzati e della percentuale di funzionamento della stazione di misura. L‘elaborazione a cui si fa riferimento è stata effettuata considerando i soli dati triorari, individuando la distribuzione assoluta e le frequenze percentuali dei rilevamenti, suddivisi per classi di altezze d‘onda e settori di direzione di provenienza o classi di periodo (di picco o medio), e definendo il loro contenuto energetico (flusso per metro di lunghezza di cresta).

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Dall‘esame dell‘insieme cronologico dei dati statistici a disposizione si ricavano le mareggiate, le relative durate, i valori di altezza raggiunti durante tali eventi, la massima altezza significativa registrata durante l‘intero periodo di osservazione (5,45 m il 24 settembre 2004 alle 18:30). L‘andamento significativo del regime ondoso medio o clima generale nel paraggio di Ancona è stato ricostruito utilizzando tutti i dati registrati nel periodo preso in esame. Di seguito, nelle figure da 5.3/1 ÷ 5.3/4, si riportano i grafici contenenti la distribuzione di frequenza assoluta e percentuale dei dati ondosi triorari per l‘intero periodo in considerazione per:

- classi di altezze d‘onda significative e di periodi di picco,

- classi di altezze d‘onda significative e di periodi medi,

- classi di altezze d‘onda significative e di settori di provenienza; ed i grafici della distribuzione assoluta e percentuale del flusso energetico F che rappresenta l‘energia delle onde che nell‘unità di tempo passa attraverso una superficie normale alla direzione di propagazione dell‘onda di larghezza unitaria e altezza pari alla profondità del fondale nel punto in cui viene calcolato, ed è funzione dell‘altezza d‘onda e del periodo:

F = f(H2,T)

Il flusso energetico viene calcolato proporzionalmente al quadrato dell‘altezza d‘onda significativa media spettrale e al periodo medio relativi a ciascuna registrazione, secondo la seguente formula:

2 F  cost  Hm0 Tm kgf /sm dove Hm0 è l‘altezza d‘onda significativa media spettrale, Tm è il periodo medio e cost è una costante che viene preventivamente calcolata. Per ogni classe il flusso energetico assoluto si ottiene come somma dei flussi di ciascun evento appartenente alla classe in considerazione. La potenza è la somma di tutti i flussi di energia per metro di lunghezza di cresta degli stati di mare compresi negli intervalli temporale e dei parametri ondosi prescelti. La potenza media per metro di lunghezza di cresta è il rapporto tra la potenza e il numero di dati totali elaborati per costruire il grafico.

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Intervento per la messa in sicurezza e la difesa delle infrastrutture litorale in località Scossicci – Comune Porto Recanati (MC)

Studio preliminare ambientale - Procedura Verifica di Assoggettabilità (art. 20 D.Lgs 152/2006 - art. 8 L.R. 3/2012)

Distribuzione percentuale dei dati ondosi dal 10/3/1999 al 9/3/2006 0°N 3,50%

30°N 330°N 3,00%

2,50%

2,00% 60°N 300°N 1,50%

1,00%

0,50%

0,00% 90°N 270°N

120°N 240°N

210°N 150°N

180°N Frequenza percentuale dei dati ondosi

Fig. 5.3/1: Distribuzione direzionale delle frequenze percentuali della totalità dei dati ondosi triorari rilevati nel periodo dal 10/3/99 al 9/3/06

Contenuto energetico percentuale per metro di lunghezza di cresta dei dati ondosi dal 10/3/1999 al 9/3/2006 0°N 6,00% 30°N 330°N 5,00%

4,00%

3,00% 60°N 300°N 2,00%

1,00%

0,00% 90°N 270°N

120°N 240°N

210°N 150°N

180°N Flusso energetico percentuale

Fig. 5.3/2: Distribuzione direzionale percentuale del contenuto energetico per metro di lunghezza di cresta della totalità dei dati ondosi rilevati nel periodo dal 10/3/99 al 9/3/06

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Distribuzione percentuale dei dati ondosi dal 10/3/1999 al 9/3/2006 per classi di altezze d'onda

0°N 3.50%

30°N 330°N 3.00%

2.50%

2.00% 60°N 300°N 1.50%

1.00%

0.50%

0.00% 90°N 270°N

120°N 240°N

03,0m

Fig. 5.3/3: Distribuzione direzionale della frequenza percentuale dei dati ondosi triorari rilevati nell’intervallo temporale dal 10/3/99 al 9/3/06 e suddivisi per classi di altezza d’onda.

Contenuto energetico percentuale dei dati ondosi dal 10/3/1999 al 9/3/2006 per metro di lunghezza di cresta per ogni classe di altezza d'onda

0°N 6,00% 30°N 330°N 5,00%

4,00%

3,00% 60°N 300°N 2,00%

1,00%

0,00% 90°N 270°N

120°N 240°N

03,0m

Fig. 5.3/4: Distribuzione direzionale del flusso energetico percentuale delle onde triorarie rilevate nell’intervallo temporale dal 9/3/99 al 1/10/04 e suddivise per classi di altezza d’onda

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Dalla ricostruzione del clima medio nel paraggio di Ancona si deduce la direzione dei mari prevalenti, compresa tra 90°N e 120°N, che interessa la zona di studio, il clima ondoso presenta un secondo picco nella direzione 10°N÷45°N.

5.3.1.2 Onde estreme e fetches efficaci Per le verifiche delle opere a mare si fa riferimento ad un‘onda di progetto il cui rischio associato si specifica generalmente, attraverso il periodo di ritorno Tr degli stati di mare che la contengono e dalla loro probabilità di accadimento durante la vita prevista dell‘opera.

La determinazione dell‘onda di progetto viene effettuata applicando un modello di previsione probabilistico ai valori estremi di altezza d‘onda disponibili in un sufficientemente ampio intervallo temporale. Pertanto, ai dati dalla boa ondametrica della R.O.N. di Ancona, elaborati per l‘individuazione del clima medio, è stata applicata anche l‘elaborazione statistica dei valori estremi, estratti dal campione di dati originale applicando il metodo ―delle serie tronche‖ o ―di durata parziale sopra una soglia‖ (P.O.T.) proposto da Goda (1988) e raccomandato dal gruppo di lavoro ―Working Group on Estreme Wave Statistics‖ organizzato nel 1990 in occasione della ―Section on Marittime Hydraulics of the International Association for Hydraulic Research‖ (Mathiesen et al., 1994)

L‘elaborazione degli eventi ondosi estremi dei dati rilevati dalla boa della R.O.N. al largo di Ancona è stata effettuata considerando, in base al valore della direzione media registrata, la suddivisione dei dati nei seguenti settori direzionali:

- 285°N – 315°N;

- 315°N – 345°N;

- 345°N – 15°N;

- 15°N – 45°N;

- 45°N – 75°N;

- 75°N – 105°N;

- 105°N – 135°N;

- 135°N – 165°N;

- 0°N – 360°N intero settore omnidirezionale.

Dall‘andamento cronologico delle altezze d‘onda sono state individuate le mareggiate più intense rilevate dalla boa ondametrica direzionale al largo di Ancona durante il periodo di tempo preso in considerazione (in cui si aveva la disponibilità di registrazioni). Fra queste sono stati selezionati tutti gli eventi ondosi indipendenti in cui era stata raggiunta o superata l‘altezza d‘onda di un metro e compresi volta per volta in ognuno degli otto settori direzionali richiamati sopra. Come valore rappresentativo di ogni evento indipendente è stata considerata la massima altezza d‘onda significativa raggiunta dal picco della mareggiata. Il numero dei dati da elaborare con il metodo P.O.T. va poi ulteriormente ridotto considerando solo quelli con valore di altezza d‘onda superiore ad un prefissato valore della soglia di troncamento.

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Per ogni settore direzionale considerato la serie dei dati ondosi estremi così determinati è stata elaborata statisticamente utilizzando le leggi analitiche di Gumbel e di Weibull a tre parametri per tentare l‘adattamento della distribuzione probabilistica al campione statistico. Tra le leggi di distribuzione viene scelta poi quella che assicuri la migliore interpolazione della serie dei dati estremi sperimentali analizzati per le eventuali valutazioni probabilistiche dei prevedibili eventi ondosi futuri e dei relativi tempi di ritorno associati.

A tal riguardo è stato scelto per la soglia di troncamento un unico valore indipendentemente dal settore direzionale considerato e dal numero di mareggiate estreme individuabili in ognuno di essi. La procedura è stata applicata con un valore della soglia di troncamento pari a 1,5 metri.

Di seguito sono riportati graficamente i risultati dell‘elaborazione statistica relativa ai dati nel paraggio di Ancona - Figura 5.3/5.

Andamento Tempo di ritorno-Altezza d'onda

10

Settore omnidirezionale Settore direzionale 15°-45° Settore direzionale 45°-75° Settore direzionale 75°-105° Settore direzionale 105°-135°

H (m)H Settore direzionale 135°-165° Settore direzionale 285°-315° Settore direzionale 315°345° Settore direzionale 345°-15°

1 1 10 100 Tempo di ritorno (anni)

Fig. 5.3/5: Grafico riassuntivo dei risultati dell’elaborazione

Per il trasferimento dei risultati dal paraggio di Ancona al paraggio di fronte a Porto Recanati, caratterizzato da un settore di traversia principale di 144°, delimitato a Nord dal promontorio del Monte Conero e a Sud dal promontorio di Vieste in Puglia, come già ricordato, viene utilizzato il metodo di trasposizione basato sulla similitudine dei fetches efficaci, ipotizzando che l‘evento climatico responsabile di una mareggiata registrata dall‘ondametro di riferimento abbia interessato anche l‘area di generazione del sito costiero in esame - Figura 5.3/6

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Fig. 5.3/6: Fetches efficaci sito costiero di Porto Recanati

Le seguenti tabelle riassumono i risultati in termini di altezza e periodi significativi delle onde al largo di Porto Recanati (punto di coordinate Gauss-Boaga 4824304.392N – 2452060.625E, ad una profondità di circa 80m l.m.m. e ad una distanza dalla costa di circa 40km), al variare del settore direzionale e del tempo di ritorno.

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Settore 105°-135° Settore 15°-45° N Settore 45°- 75° N Settore 75°-105° N Tr N (anni) Hs (m) Ts (s) Hs (m) Hs (m) Ts (s) Hs (m) Hs (m) Ts (s) 1 3.25 6.53 3.12 6.74 2.45 6.49 3.21 7.68 2 3.73 6.73 3.66 7.01 2.94 6.74 3.73 8.04 5 4.36 6.96 4.27 7.27 3.64 7.05 4.37 8.44 10 4.82 7.12 4.69 7.43 4.22 7.27 4.82 8.70 15 5.10 7.21 4.91 7.51 4.57 7.40 5.08 8.84 20 5.29 7.27 5.07 7.57 4.83 7.48 5.26 8.94 25 5.44 7.31 5.18 7.61 5.03 7.55 5.40 9.01 30 5.56 7.35 5.28 7.64 5.19 7.60 5.51 9.07 50 5.91 7.45 5.53 7.73 5.67 7.74 5.82 9.22 70 6.13 7.51 5.69 7.78 5.99 7.83 6.01 9.32 100 6.37 7.58 5.86 7.83 6.34 7.92 6.22 9.41 140 6.60 7.63 6.01 7.88 6.68 8.01 6.41 9.50 150 6.65 7.65 6.04 7.89 6.75 8.03 6.45 9.52 200 6.84 7.69 6.17 7.93 7.04 8.10 6.62 9.59 300 7.11 7.76 6.34 7.98 7.48 8.20 6.86 9.70 500 7.45 7.84 6.55 8.04 7.99 8.32 7.12 9.81 1000 7.92 7.95 6.83 8.12 8.74 8.48 7.49 9.97

Tab. 5.3/1: Caratteristiche delle onde al largo di Porto Recanati

Settore 135°-165° Settore 285°-315° Settore 315°-345° Settore 345°-15° N Tr N N N (anni) Hs (m) Ts (s) Hs (m) Ts (s) Hs (m) Ts (s) Hs (m) Ts (s) 1 1.35 5.61 2.46 5.62 1.94 5.39 2.17 5.99 2 1.70 6.08 2.84 5.81 2.41 5.65 2.58 6.26 5 2.23 6.66 3.30 6.02 2.93 5.90 3.19 6.61 10 2.67 7.08 3.63 6.16 3.27 6.04 3.69 6.85 15 2.94 7.32 3.82 6.23 3.46 6.12 3.99 6.99 20 3.14 7.48 3.95 6.28 3.59 6.16 4.22 7.09 25 3.30 7.61 4.04 6.32 3.68 6.20 4.39 7.16 30 3.43 7.71 4.12 6.35 3.76 6.23 4.54 7.22 50 3.80 7.98 4.34 6.43 3.97 6.30 4.95 7.39 70 4.05 8.16 4.49 6.48 4.10 6.35 5.23 7.49 100 4.33 8.34 4.64 6.53 4.24 6.39 5.54 7.60 140 4.59 8.51 4.77 6.57 4.36 6.43 5.83 7.70 150 4.64 8.55 4.80 6.58 4.39 6.44 5.89 7.72 200 4.87 8.69 4.92 6.62 4.49 6.48 6.15 7.80 300 5.22 8.89 5.08 6.67 4.65 6.52 6.53 7.92 500 5.63 9.12 5.28 6.73 4.81 6.57 6.98 8.06 1000 6.22 9.43 5.55 6.81 5.04 6.64 7.63 8.24

Tab. 5.3/2: Caratteristiche delle onde al largo di Porto Recanati

64 Intervento per la messa in sicurezza e la difesa delle infrastrutture litorale in località Scossicci – Comune Porto Recanati (MC)

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5.4 Ambiente marino La tipologia di progetto proposto, per la sua natura e collocazione, non interferisce con le componenti biotiche ed abiotiche dell‘ambiente marino in quanto la scogliera risulta posizionata sul limite interno della spiaggia in aderenza alla strada SP 100. La scogliera svolge funzione di protezione dell‘infrastruttura viaria e risulta ubicata in ambiente emerso e solo saltuariamente viene a contatto con l‘ambiente idrico durante le mareggiate più intense. La descrizione dell‘ambiente marino viene così effettuata privilegiando il livello di qualità diffusa delle differenti componenti che lo caratterizzano attraverso l‘analisi dei dati provenienti dal monitoraggio delle acque marino-costiere delle Marche effettuato da ARPAM per il triennio 2015-2017 ed in particolare per il transetto compreso tra Numana e Porto Recanati il cui territorio comunale include la zona di studio.

5.4.1 Valutazione della qualità del corpo idrico

Nel triennio 2015-2017 è proseguita l‘attività relativa al monitoraggio delle acque marino costiere, che ha portato alla classificazione dei corpi idrici regionali relativa a questo triennio. Le attività di monitoraggio prevedono la valutazione sia dello stato ecologico dei corpi idrici, mediante analisi degli elementi di qualità biologica, chimica e chimico-fisica, sia la valutazione dello stato chimico mediante ricerca e quantificazione delle sostanze pericolose prioritarie indicate a livello comunitario. Si riporta di seguito in Tabella 5.4/1 la tabella riassuntiva dei risultati ottenuti dal monitoraggio effettuato da ARPAM nel triennio considerato per il corpo idrico compreso tra Numana a porto Recanati.

ELEMENTI DI QUALITA’ CLASSE Fitoplancton ELEVATO Elementi biologici Macroinvertebrati bentonici ELEVATO Elementi fisico chimici a sostegno - TRIX SUFFICIENTE Elementi chimici a sostegno (tab 1/B – 3/B) BUONO STATO ECOLOGICO SUFFICIENTE STATO CHIMICO BUONO

Tab. 5.4/1 - Sintesi dei risultati di qualità dell’ambiente marino tra Numana e Porto Recanati.i

5.4.2 Fitoplancton

La composizione tassonomica del fitoplancton fornisce indicazioni sulla selettività dell‘ambiente alla presenza ed allo sviluppo di particolari specie rispetto ad altre. In ambiente marino, i principali fattori che controllano la biodiversità algale sono: il bilancio idrico, le correnti, la profondità, la salinità, la luce e la concentrazione dei nutrienti, oltre che la presenza dei predatori (zooplancton). Il fitoplancton inoltre costituisce un elemento ecologico chiave negli ecosistemi acquatici ed è un ottimo indicatore dei cambiamenti dello stato trofico e degli impatti a breve termine come

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l‘arricchimento di nutrienti, che determina come effetto immediato un incremento della biomassa, della produzione primaria, della frequenza delle fioriture e della composizione delle specie. Ai fini della classificazione, il fitoplancton è valutato attraverso il parametro ―clorofilla a‖ misurato in superficie, scelto come indicatore della biomassa fitoplanctonica. Per il corpo idrico compreso tra numana e Porto Recanati il valore dell‘indice risulta Elevato - Tabella 5.4/2.

Clorofilla a per corpo idrico Clorofilla a per corpo idrico 90° percentile anno triennio 2015-2017 STAZIONE Clorofilla a 90° per stazione 90° percentile Classe Classe percentile 0011 (Musone 500) 1.8 Anno 2015 1,4 ELEVATO 1811 (Musone 1800) 1.1 Anno 2016 0011 (Musone 500) 1.8 4.2 2.1 ELEVATO ELEVATO 1811 (Musone 1800) 2.4 Anno 2017 0011 (Musone 500) 1.1 1.1 ELEVATO 1811 (Musone 1800) 1.1

Tab 5.4/2 - Valutazione del Fitoplancton per il corpo idrico Numana - Porto Recanati.

5.4.3 Macroinvertebrati bentonici

L‘analisi della composizione e abbondanza dei macroinvertebrati bentonici di fondi mobili è parte integrante della valutazione delle caratteristiche dell‘ambiente marino, infatti la loro composizione e struttura può essere utilizzata per caratterizzare le condizioni ambientali di aree da indagare e classificare l‘estensione di eventuali impatti. I macroinvertebrati bentonici sono prevalentemente sessili e comunque strettamente associati al sedimento, ed hanno un ciclo vitale relativamente lungo, caratteristiche queste che li rendono particolarmente utili come indicatori biologici. Per il calcolo dell‘EQB Macroinvertebrati bentonici si applica l‘indice M-AMBI (Multivariate- Azti Marine Biotic Index) il quale rappresenta un indice multimetrico che include il calcolo dell‘AMBI, dell‘Indice di diversità H‘ e il numero di specie (S). La tabella 5.4/3 seguente evidenzia il valore elevato dell‘indice per il corpo idrico compreso tra Numana e Porto Recanati.

Valore medio per Classe per corpo SITO M_AMBI corpo idrico idrico 53BH (sabbia) 1 0,87 ELEVATO 60BH (fango) 0,73

Tab. 5.4/3 - Indice M - Ambi per i macro-invertebrati bentonici.

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5.4.4 Elementi chimici a sostegno del Trix

Gli elementi di qualità fisico-chimici a sostegno degli elementi biologici sono indispensabili per la classificazione dello stato ecologico del corpo idrico in esame, in quanto le comunità biologiche sono il prodotto del loro ambiente fisico e chimico, mentre gli elementi idromorfologici a sostegno sono utilizzati per migliorare l‘interpretazione dei risultati biologici e pervenire all‘assegnazione di uno stato ecologico certo. Gli elementi fisico-chimci a sostegno vengono valutati attraverso l‘indice trofico TRIX. Il TRIX considera le principali componenti degli ecosistemi marini che caratterizzano la produzione primaria: nutrienti e biomassa fitoplanctonica. Esso riassume in un valore numerico una combinazione di alcune variabili (Ossigeno disciolto, Clorofilla ―a‖, Fosforo totale e Azoto inorganico disciolto) che definiscono, in una scala di valori da 1 a 10, le condizioni di trofia ed il livello di produttività delle aree costiere. La tabella 5.4/4 mostra i valori del TRIX per il triennio 2015-2017 rilevato nelle stazioni di monitoraggio del corpo idrico. Il giudizio raggiunge il livello di qualità Sufficiente

Tab. 5.4/4 - Valutazione dell’indice TRIX del corpo idrico tra Numana e Porto Recanati.

5.4.5 Elementi chimici a sostegno (parametri tabella 1/B e 3/B Ministeriale) nella colonna d‘acqua e nei sedimenti

Gli Elementi chimici a sostegno dello stato ecologico nella colonna d‘acqua e nel sedimento del Corpo Idrico, non hanno riscontrato criticità. L‘Indice di Qualità risulta essere quindi per questo Corpo Idrico: Buono.

5.4.6 Sostanze chimiche tabella 1/A e 2/A ministeriale nella colonna d‘acqua e nei sedimenti

Dalle analisi effettuate sulla matrice acqua risultano superamenti dello standard di qualità per due metalli, il piombo che supera l‘Sqa-Ma nel 2016 e il mercurio che supera l‘SQA-Cma nel 2017. Al corpo idrico viene attribuito comunque uno stato chimico buono in quanto viene applicato lo standard sui sedimenti. Nei grafici seguenti è riportato l‘andamento dei due parametri - Figura 5.4/1.

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Fig. 5.4/1 - Andamento dei parametri relativi alle concentrazioni per i metalli piombo e mercurio per il trienno 2015 – 2017 nel corpo idrico considerato .

Anche sui sedimenti di questo corpo idrico nel 2017, come si evince dal grafico seguente, in figura 5.4/2, si è registrato un aumento della concentrazione media annua di mercurio, nelle stazioni del transetto Musone, seppur rimanendo al di sotto dell‘SQA-Ma comprensivo dello scosatamento del 20% (che risulta pari a 36 mg/Kg s.s.). Il grafico riporta anche il confronto con il dato 2012.

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Fig. 5.4/2 - Concentrazioni di mercurio nei sedimenti. Andamento 2015-2017.

5.4.7 Acque di balneazione

La caratterizzazione delle acque di balneazione per il tratto di costa del litorale di Porto Recanati, si riferisce allo specchio acqueo compreso tra le foci del fiume Musone e Potenza nel quale ricade l‘area di studio. Su tutte le acque di balneazione del comune di Porto Recanati è stata effettuata la classificazione attraverso il monitoraggio delìARPA; considerando la serie di dati della stagione balneare 2019 e quella ottenuta nelle 3 stagioni balneari precedenti. Durante la stagione balneare 2019, alcune acque di balneazione ricadenti nel comune di Porto Recanati , precisamente quelle poste in prossimità delle foci dei fiumi Potenza e Musone e quelle in prossimità dello scarico fiumarella a causa di abbondanti eventi meteorologici avvenuti nel mese di maggio hanno fatto rilevare più di un campionamento routinario non conforme, molti di questi dati sono stati sostituiti in quanto la criticità microbiologica si è risolta entro le 72 h, quindi è stato possibile effettuare il campionamento sostituivo e cambiare il dato peggiore secondo quanto stabilito dal D.Lgs 116 del 30 maggio 2008 allegato III.

Dai risultati ottenuti è emerso che tutte le acque di balneazione hanno mantenuto la classificazione dell‘anno precedente ad eccezione della BW IT011043042004 – 100 m Nord scarico Fiumarella, da una classe Buona passa Eccellente.

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5.5 CARATTERI ECOLOGICI DELL’AMBIENTE COSTIERO L‘analisi degli aspetti ecologici dell‘ambiente costiero è finalizzata all‘individuazione di peculiarità naturalistiche che si riflettono nella presenza di ecosistemi isolati o diffusi, la cui persistenza sul territorio determina un aumento del valore ambientale del sito. La presenza di aree ad elevato valore ecologico potrebbe infatti subire l‘interferenza degli effetti dovuti alle azioni progettuali. A livello di macroarea, in questo caso definita geograficamente dalla fascia costiera compresa tra il sito di progetto e la foce del fiume Musone posta 2,5 km a nord, possiamo suddividere l‘ambiente costiero in tre fasce a differente tipologia ambientale:

1. L‘ambiente marino della spiaggia emersa.

Dal punto di vista prettamente ecologico vi è una forte differenziazione nel valore ecosistemico tra l‘ambiente di spiaggia ed i fondali marini antistanti il sito. Le zone emerse risultano infatti particolarmente sterili in assenza di associazioni floristiche e vegetazionali scomparse a causa dello sfruttamento da parte delle attività della balneazione. La spiaggia rimane un ambiente povero di biodiversità e rimaneggiato da pratiche di sfruttamento ed occupazione delle superfici, per cui sono scomparsi gli ambienti sistemici strutturali come la duna embrionale, la duna e le zone retrodunali; i ridotti tratti della relitta morfologia di spiaggia sono molto frammentati e dispersi in piccoli lembi del litorale a bassa significatività ambientale.

2. L‘ambiente marino dei fondali risulta invece di discreto valore ecologico, caratterizzato da buoni valori degli indici di biodiversità.

In questo caso lo zoobenthos è rappresentato dalle specie dei macroinvertebrati che si distribuiscono nella biocenosi delle Sabbie Fini Ben Calibrate (SFBC) presente tra 0,5 e 1 Km dalla costa e nella biocenosi dei Fanghi Terrigeni Costieri, (VTC), presente a circa 3 Km dalla costa. Queste due biocenosi popolano con maggiore frequenza e distribuzione i fondali delle aree marino costiere antistanti buona parte della costa marchigiana.

3. L‘ambiente antropico, costituito dal contesto urbano di Porto Recanati.

Si presenta con un‘estensione che varia da 150m nella parte a Nord verso il fiume Musone, a 500m nella zona retrostante il sito di progetto. Dal punto di vista ecologico non si rileva alcun valore per questa tipologia d‘ambiente privo di habitat naturali.

4. L‘ambiente agricolo, caratterizzato da coltivi ad alto sfruttamento del suolo per pratiche agricole intensive ed estensive.

Si presenta con un modesto valore ambientale. Le zone ecotonali risultano limitate a pochi lembi di vegetazione arborea ed arbustiva inserita nelle fasce interpoderali.

Va segnalata nel territorio la presenza di alcune zone umide semipermanenti dovute alla formazione di depressioni morfologiche del terreno che si riempiono d‘acqua sia in maniera artificiale sia durante la stagione piovosa e formano specchi acquei di rilevante funzione ecologica.

Tali zone denominate ―Guazzi‖ sono sfruttate essenzialmente a scopi venatori a scapito dell‘avifauna.

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Negli ultimi tempi sono oggetto di attenzione e alcune sono oggetto di progetti di tutela e valorizzazioni. In tali aree umide si assiste ad incrementi di biodiversità stagionale grazie alla formazione di fitocenosi igrofile. La formazione di questi ecosistemi funge da richiamo per numerose specie dell‘avifauna acquatica migratoria e stanziale.

Di seguito si riportano le caratteristiche botanico-vegetazionali dell‘ambiente di area vasta che si estende verso le zone interne e lungo la fascia costiera sino alla foce del fiume Musone.

5.5.1 Analisi vegetazionale dell‘ambito costiero – Pianura del Musone

La vegetazione naturale dell‘ambiente costiero è ridotta a rari elementi isolati e piccoli nuclei boschivi di olmo campestre, alla fascia di vegetazione igrofila ripariale del Fiume Musone, compenetrata in alcuni punti da una fascia boscata esterna, costituita da specie arboree e arbustive come farnia, roverella, olmo e alla vegetazione erbacea dei ―guazzi‖, piccoli laghetti artificiali realizzati e gestiti a scopi venatori. Al loro interno sono presenti numerose specie floristiche alcune delle quali di valore botanico e fitogeografico. Questi laghetti temporanei rappresentano un elemento di particolare interesse naturalistico della zona, insieme alla vicina fascia di vegetazione ripariale del Fiume Musone. Dal punto di vista bioclimatico, l‘area rientra nella zona a macrobioclima Mediterraneo, bioclima pluviostagionale-oceanico, termotipo mesomediterraneo superiore, ombrotipo subumido inferiore. Le principali unità vegetazionali che si riscontrano nell‘ambito di area vasta sono pertanto le seguenti:

Aree con vegetazione naturale e seminaturale

 Boscaglia a dominanza di roverella (Quercus pubescens) con specie sempreverdi: asparago (Asparagus acutifolius), alaterno (Rhamnus alaternus), straccia brache (Smilax aspera), - Roso sempervirens – Quercetum pubescentis;

 Bosco igrofilo ripariale a prevalenza di salice bianco (Salix alba) e pioppo (Populus nigra), con presenza di salice rosso (Salix purpurea), sambuco (Sambucus nigra), rovi (Rubus sp), prugnolo (Prunus spinosa). Salici albae-Populetum nigrae

 Arbusteto a dominanza di prugnolo (Prunus spinosa), rovi (Rubus sp.), clematide (Clematis vitalba) (ord. Prunetalia)

 Vegetazione sinantropica arboreo-arbustiva delle scarpate stradali con robinia (Robinia pseudoacacia), olmo (Ulmus minor), pioppo (Populus nigra), tamerici (Tamarix africana), pittosforo (Pittosphorum tobira), lauroceraso (Prunus lauroceraus).

 Vegetazione degli incolti erbacei ad enula cepittoni (Inula viscosa) Senecio erucifolii- Inuletum viscosae

 Canneti a canna domestica

 Rimboschimenti ornamentali di conifere

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Elementi arborei isolati o a filare di roverella (Quercus pubescens);

 Siepi miste di: olmo (Ulmus minor), spinocristo (Paliurus spina-christi), maclura (Maclura pomifera)

 Filari poderali e stradali di quercia (Quercus pubescens s.l.), gelso (Morus alba), pioppo cipressino (Populus nigra var. italica), conifere varie

 Elementi isolati di roverella e gelso

Aree agricole ed urbane

 Vegetazione ornamentale dei parchi e giardini con specie autoctone ed esotiche

 Seminativi, frutteti, vigneti, oliveti alberate

 Aree con vegetazione scarsa o nulla

Bosco igrofilo ripariale a prevalenza di pioppi (Populus alba, Populus nigra), salice bianco (Salix alba) con aspetti arbustivi a (Sambucus nigra), rovi (Rubus sp.), prugnolo (Prunus spinosa) e aspetti erbacei.

Il bosco igrofilo è presente esclusivamente lungo gli argini del Fiume Musone, a nord dell‘area studiata, e si caratterizzata prevalentemente per la dominanza di specie arboree tra cui pioppo nero (Populus nigra), pioppo bianco (Populus alba) e in misura minore salice bianco (Salix alba) e salice rosso (Salix purpurea). La vegetazione ripariale a salici e pioppi, risulta compenetrata da specie arboree e arbustive come olmo (Ulmus minor), biancospino (Crataegus monogyna), prugnolo (Prunus spinosa), rovi (Rubus sp), localizzate lungo la fascia boscata esterna.

In alcuni tratti dell‘area esaminata, la vegetazione ripariale risulta diradata formando delle radure colonizzate da una vegetazione a fisionomia erbaceo/arbustiva a dominanza di rovi, sambuco (Sambucus nigra), vite selvatica (Vitis silvestris), vitalba (Clematis vitalba), olmo. Nei settori più esterni si è osservato che insieme alla vegetazione riparia si sviluppano esemplari isolati arborei di farnia (Quercus robur) e roverella (Quercus pubescens).

La boscaglia igrofila viene attribuita alla Classe Salici purpureae-Populetaea nigrae.

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Foto 5.5/1: La vegetazione igrofila lungo il Fiume Musone

Boscaglia a dominanza di olmo (Ulmus minor)

Nell‘area sono presenti piccoli nuclei di boscaglia, costituiti da varie specie tra cui in particolare olmo (Ulmus minor), prugnolo (Prunus spinosa), sanguinella (Cornus sanguinea), corniolo (Cornus mas), biancospino (Crataegus monogyna). Si tratta di una formazione molto diffusa lungo i fossi e gli impluvi dove persiste un notevole ristagno di umidità.

Arbusteto a dominanza di rovo (Rubus sp.) e clematide (Clematis vitalba)

In settori incolti, per lo più a contatto con la vegetazione ripariale, sono stati osservati popolamenti a dominanza di rovi (Rubus sp. pl.) e clematide (Clematis vitalba). Si tratta di formazioni preforestali mesofile che colonizzano la parte alta dell‘alveo e che ospitano generalmente poche specie.

All‘interno dell‘arbusteto sono state osservate anche altre specie, come morella rampicante (Solanum dulcamara), assenzio selvatico (Artemisia vulgaris), madreselva (Lonicera sp.)

Nel territorio studiato queste formazioni sono state osservate lungo le strade o in alcune delimitazioni poderali e lungo le aree esterne dei canali artificiali.

Vegetazione degli incolti erbacei ad enula cepittoni (Inula viscosa)

Molti settori dell‘area osservata sono interessati dalla vegetazione erbacea degli incolti. Il suolo umido e le attività umane favoriscono l‘accumulo di sostanza organica, che consente lo sviluppo di una vegetazione ruderale e sinantropica con caratteristiche di nitrofilia.

Il contingente floristico risulta abbastanza omogeneo; tra le specie osservate: Inula viscosa, Agropyrum repens, Cichorium intybus, Dactylis glomerata, Melilotus alba, Artemisia

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Dal punto di vista dinamico, queste formazioni risultano costituire primi stadi di sviluppo della vegetazione postcolturale. Trattandosi di fitocenosi legate agli ambienti umani e prive di elementi spontanei floristicamente rilevanti, presentano un grado di naturalità molto basso. La vegetazione degli incolti a inula, essendo costituita in prevalenza da specie nitrofile, sinantropiche e cosmopolite, viene considerata di scarsa rilevanza botanica.

Alla foce del Fiume Musone (Biondi 2000) sono state descritte aree incolte di limitata estensione interessate da praterie igrofile con Agropyron repens, Lotus tenuis, Thalictrum lucidum. Queste formazioni risultano rare nel territorio e di interesse vegetazionale.

Foto 5.5/2: Incolto erbaceo nei pressi della linea di costa, a nord rispetto al sito di progetto

Vegetazione erbacea degli ambienti umidi (Guazzi)

Tutta la zona esaminata si caratterizza per la presenza di numerosi ―Guazzi‖ ossia laghetti artificiali realizzati, per scopi venatori, all‘interno dei coltivi. Attraverso un sistema di ―riempimento‖, nel laghetto viene fatta fluire acqua, da pozzi poco distanti, e il laghetto rimane coperto da uno strato di acqua mediamente profondo (circa 50 cm). Questa situazione permane per tutta la stagione invernale, che coincide con il periodo della stagione venatoria.

L‘importanza dei guazzi, dal punto di vista botanico-vegetazionale è da mettere in relazione alla presenza, al loro interno, di una vegetazione idrofitica, di notevole valore botanico (Biondi et alii, 2002).

In particolare, sono presenti numerose specie che prediligono ambienti umidi e perennemente inondati.

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Nei settori di bordo, in condizioni di acqua mediamente profonda, si sviluppano aggruppamenti di Cyperacee dominate da giunchina (Eleocharis palustris), insieme ad altre formazioni a dominanza di Ranunculus ophioglossifolius. Si tratta di aggruppamenti che formano associazioni vegetali di prato costantemente umido. Nei settori con acque più profonde invece, sono presenti aggruppamenti a ranuncolo di Baudot (Ranunculus baudotii), ranuncolo a foglie capillari (Ranunculus trichophyllum), mestolaccia (Alisma plantago aquatica), specie che vegetano anche in situazioni di acque stagnanti tendenti al prosciugamento.

I guazzi e i loro canali di connessione, rappresentano elementi di importanti per il territorio esaminato, che consentono di mantenere la presenza di alcuni ambienti di un certo interesse ecologica. Essi risultano tutelati dalle NTA del PRG – Aree umide, che impone la loro salvaguardia e ne permette la normale gestione, compreso lo sfalcio della vegetazione sulle sponde.

Foto 5.5/3: Panoramica di un guazzo

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Foto 5.5/4: Dettaglio della vegetazione elofitica di un gauazzo

Vegetazione erbacea di fossi e canali a dominanza di canna domestica (Arundo donax) e tifa (Tifa sp.).

Il territorio in esame risulta attraversato da canali e piccoli fossi, in corrispondenza delle delimitazioni poderali, all‘interno dei quali si sviluppa una vegetazione prevalentemente erbacea. Questi canali, nella stagione estiva possono arrivare al completo disseccamento. Tuttavia, pur in assenza di acqua, permangono condizioni di terreno umido, idonee allo sviluppo di specie erbacee igrofile o, nel caso di permanenza costante di acqua, condizioni favorevoli allo sviluppo di elofite e idrofite che vegetano esclusivamente in ambiente acquatico. All‘interno dei canali, sono stati osservati aggruppamenti igrofili a dominanza di canna domestica (Arundo donax) alternata a tifa (Thypha sp.pl.). Lungo i bordi dei canali e sulle parti più esterne, a contatto con le coltivazioni, è stato osservato un contingente di piante nitrofilo-ruderale, a largo spettro ecologico localizzate su substrati umidi, e ricchi in sostanza organica.

Tra quelle osservate, gigaro (Arum italicum), erba mazzolina (Dactylis glomerata), senape bianca (Sinapis alba), gladiolo (Gladiolus italicus), (Calystegia sepium), avena maggiore (Avena sterilis)

Lungo il bordo esterno dei Guazzi, è spesso presente un aggruppamento denso di canna domestica (Arundo donax) a struttura monospecifica. Il canneto è un ambiente particolarmente selettivo che permette lo sviluppo di un basso numero di specie; tra le specie osservate si segnalano rovo (Rubus ulmifolius), artemisia (Artemisia verlotiorum, Artemisia vulgaris), ortica (Urtica dioica), anagallide (Anagallis arvensis) borsa del pastore (Capsella bursa pastoris) chenopodio (Chenopodium album). Trattandosi di aggruppamenti abbastanza diffusi, a volte sfalciati con finalità di pulizia dei fossi, presentano naturalità media. Questa aspetto erbaceo dal punto di vista fitosociologico viene riferita alle Classi Artemisietea e

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Stellarietea. Alcuni settori interni colonizzati dalla tifa, vengono riferiti all‘associazione Typhetum angustifoliae Pign. 1953.

Foto 5.5/5: Fascia di canneto a canna comune

Foto 5.5/6: Canneto lungo un fosso agricolo

Vegetazione ornamentale a prevalenza di specie esotiche e/o naturalizzate di: parchi e giardini, scarpate stradali, camping e strutture turistiche

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Il verde ornamentale, interessa prevalentemente parchi e giardini di case coloniche private sparse nel territorio, ed è costituito soprattutto da essenze esotiche utilizzate a scopo ornamentale.

Nei casi osservati sono state rilevate specie quali alloro (Laurus nobilis) cipresso (Cupressus sempervirens), olivi (Olea europaea) ed altre essenze prettamente ornamentali.

La vegetazione ornamentale riveste un ruolo prevalentemente estetico e paesaggistico mentre riveste minore importanza dal punto di vista naturalistico, pur costituendo, se incrementata e potenziata, un elemento di discreta valenza ecologica, sia sotto l‘aspetto botanico, che per la popolazione faunistica.

Foto 5.5/7: Vegetazione ornamentale all’interno di un campeggio

Siepi di tamerice (Tamarix dalmatica)

Nel territorio indagato, lungo le strade o in alcune delimitazioni poderali, sono presenti siepi costituite per la maggior parte da tamerici (Tamarix dalmatica).

Queste strutture lineari rivestono una grande importanza dal punto di vista estetico (paesaggistico), di protezione (microclimatica, del suolo, ecc.) e del mantenimento degli equilibri ecosistemici, costituendo un valido rifugio per la fauna vertebrata, e invertebrata.

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Foto 5.5/8: Siepe di tamerici

Filari poderali e stradali

Il paesaggio agrario é caratterizzato dalla presenza di elementi arborei disposti in filari. Essi sono dislocati lungo i margini delle strade di servizio, a ridosso dei corsi d'acqua o nei campi coltivati e costituiscono uno degli elementi caratteristici e residuali del territorio esaminato. Questi elementi, insieme alle siepi sono parte integrante del paesaggio agrario.

Oliveti, vigneti, frutteti, Seminativi semplici

Nel territorio le aree destinate ad uso agricolo con carattere intensivo rappresentate esclusivamente da seminativi semplici, sono risultate molto estese e prevalenti su tutte le altre formazioni.

Tra le coltivazioni erbacee, a prevalenza di graminacee, a ciclo autunno-primaverile e primaverile-estivo sono comuni frumento e mais, mentre tra le colture sarchiate a ciclo primaverile-estivo, barbabietola da zucchero e bieta. Nel territorio sono presenti anche piccoli appezzamenti di vigneto o uliveto.

Rimboschimento di conifere

A nord dell‘area di indagine è presente un vasto rimboschimento a prevalenza di conifere con presenza di latifoglie come olmo (Ulmus minor), roverella (Quercus pubescens).

Aree con vegetazione scarsa o nulla (cave, insediamenti abitativi, strade ecc)

In questa categoria vengono incluse tutte le aree antropice interessate da insediamenti abitativi, industriali, infrastrutturali e l‘arenile.

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Un cenno merita comunque i tratti di scogliere a protezione della strada di Scossicci nel quale si sono insiediate specie tipiche degli ambienti psammofili. Tra queste si ricorda il Finocchio marino (Crithmum maritumum L.).

Foto 5.5/9: Finocchio marino (Crithmum maritumum L.).

In alcuni tratti in prossimità delle infrastrutture balneari si trovano specie ornamentali e autoctone adatte agli ambienti psammofili.

Fig. 5.5/10: Tipica vegetazione in prossimità degli chalet (pitosporo, palma nana, tamerice, ecc).

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Fig 5.5/1: Carta della vegetazione di area vasta. In rosso sono delimitate le aree di progetto.

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5.5.2 Aspetti faunistici

La fauna presente è essenzialmente quella legata all‘ambito boschivo che nell‘area in esame è relegato ad una fascia a ridosso del fiume Musone e, nei periodi delle migrazioni, alle aree umide temporanee dei guazzi.

Le osservazioni fatte negli anni in tali ambienti ha permesso di fare continui rinvenimenti dell‘avifauna, quali il germano reale (Anas platyrhynchos), l‘alzavola (Anas crecca), il fischione (Anas penelope), il mestolone (Spatula clypeata), la moretta (Aythya fuligula), la marzaiola (Anas querquedula), la gallinella d‘acqua (Gallunula clorophus), il tordo bottaccio (Turdus philomelos), la garzetta (Egreta garzetta), l‘airone cenerino (Ardea cinerea), e la poiana (buteo buteo) oltre ad altre di notevole rilevata per la zona quali il piro piro (tringa glareola), il cavaliere d‘Italia (Himathopus himathopus), l‘avocetta (Recurvirostra avocetta), la gru (Grus grus), la cicogna bianca (Ciconia ciconia), la cicogna nera (Ciconia nigra) e il falco di palude (Circus aeruginosus).

Il resto dell‘area, a prevalente uso agricolo, ospita una fauna molto ubiquitaria ed abituata alla presenza umana. Oltre agli habitat dell‘ambiente costiero delle zone interne, l'ambiente marino di spiaggia e di acque aperte rappresenta l'habitat di alimentazione e sosta da parte degli stessi uccelli marini. La produttività di questi ecosistemi è utilizzata anche da alcuni Vertebrati subaerei che specialmente con gli Uccelli offrono particolari e specifici adattamenti. La presenza faunistica inoltre rappresenta un aspetto fortemente interconnesso con la vegetazione ed in particolare con la tipologia degli habitat presenti. A tale riguardo la naturalità del sito di progetto è stata soggetta ad un depauperamento degli indici ecologici a causa dello sfruttamento antropico dovuto all‘urbanizzazione ed alle attivita intensive della balneazione turistica. L'omogeneità delle caratteristiche ambientali e la sottrazione di habitat dunque non hanno favorito la ricchezza in specie dell‘area. Un‘analisi del litorale tra le foci del fiume Musone e Potenza evidenzia come siano particolarmente ridotti i tratti di spiaggia non sottoposti a sfruttamento turistico e dunque che possano mantenere alcuni caratteri di naturalità. Di conseguenza la frequentazione faunistica dell‘ambiente di spiaggia è marcatamente disturbata durante la stagione turistica mentre è più attiva nei periodi autunnali ed invernali. Vanno segnalate comunque le foci del fiume Musone e Potenza che rappresentano la parte terminale di corridoi ecologico che si protraggono verso le aree interne e rappresenta una direttrice di spostamento percorsa dall‘ avifauna stanziale e migratoria. A livello descrittivo, per una caratterizzazione faunistica, specialmente per l‘area Vasta, si riporta di seguito un elenco delle specie avifaunistiche che potenzialmente potrebbero frequentare illitorale.

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Specie dell’avifauna potenziali

Svasso Maggiore (Podiceps cristatus) Svasso piccolo (Podiceps nigricollis)

Cormorano(Phalacrocorax carbo) Gabbiano reale (Larus michahellis) Airone cenerino (Ardea cinerea),

Taccola (Corvus monedula) Beccapesci (Sterna sandvicensis). Gabbiano comune (Larus ridibundus)

Svasso maggiore (Podiceps cristatus) Svasso piccolo (Podiceps nigricollis). Corriere grosso (Charadrius hiaticula)

Fratino (Charadrius alexandrinus) Corriere piccolo (Charadrius dubius) Voltapietre (Arenaria intrepes)

Pivieressa (Pluvialis squatarola) Piovanello (Calidris ferruginea) Piovanello pancianera (Calidris alpina)

Piovanello tridattilo (Calidris alba) Gambecchio (Calidris minuta) Pittima minore (Limosa lapponica)

Piro-piro piccolo (Actitis hypoleucos) Combattente (Philomachus pugnax) Tab. 5.5/1 Specie che potenzialmente potrebero frequentare l’ambiente di spiaggia del litorale di Porto Recanati

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5.6 Paesaggio Il territorio oggetto di interesse ricade nell‘unità di paesaggio costituita dalla piana costiera del Musone in località Scossicci. La piana di Scossicci è stata oggetto nel passato da frequenti inondazioni del tratto terminale del Musone. Ciò è testimoniato da alcuni toponimi: Laghi, Moglie e Pescara, riportati nei documenti storici di Castelfidardo, i quali suggeriscono come in età medioevale il territorio pianeggiante del fondovalle fosse occupato da paludi più o meno estese. La presenza di queste aree è confermata dall‘esistenza di una vasta zona paludosa del territorio di Castelfidardo, denominata ―lago dell‘Acquaviva‖ che nel Medio Evo era occupata da un vero e proprio lago originatasi dall‘impaludamento del fosso omonimo. Tali paludi, fonte di malaria e di altre malattie, spinsero Recanati, che in quell‘epoca controllava tutta la costa tra l‘Aspio ed il Potenza, a progettare più volte degli interventi di bonifica, ma l‘opposizione dei comuni confinanti impedì ogni intervento agli ultimi anni del trecento quando, finalmente, venne raggiunto l‘accordo con Castelfidardo. Nel 1403 furono iniziati i lavori di scavo e, dopo due anni di duro impegno, nel 1405 si riuscì a deviare il Musone più a nord, sulla foce dell‘Aspio e così è rimasto fino ad oggi. La terra del vecchio bacino, che conserva il nome di ―Musonaccio‖, fu scassata‖ e messa a coltura da immigrati schiavoni (probabilmente di origine slovena) e la zona bonificata si denominò Scossicci. Dell‘antica foce è rimasta solo l‘indicazione di un sito ―La sbocca del sasso‖, a nord di Porto Recanati. L‘area è oggi interessata da coltivazioni erbacee con alternanza di cereali autunno-vernini a specie da rinnovo irriguo. Il sistema idrografico è caratterizzato da una rete di fossi di diverso ordine per il drenaggio dell‘area. La piana si caratterizza per la presenza di cinque ―guazzi‖, piccole depressioni artificiali realizzate a scopo venatorio. Esse vengono allagate in inverno, per sfruttare il flusso migratorio degli uccelli che di frequente si fermano.

Una volta terminato il flusso migratorio le depressioni vengono lasciate che si asciughino. I ―Guazzi‖ sono oggi oggetto di tutela da parte del PRG di Porto Recanati.

5.6.1 Analisi del contesto paesaggistico

Nella figura 5.6/1, attraverso una semplice marcatura grafica sono evidenziate le principali destinazioni d‘uso del territorio che partecipano alla formazione dell‘impronta generale del paesaggio costiero circostante il sito di progetto sino al limite dell‘Autostrada A 14 Adriatica. Il limite di definizione stabilito è solo indicativo, e si riferisce ad un areale tale da comprendere tutte le differenti macrounità paesaggistiche che caratterizzano l‘ambiente costiero. Nel contesto circostante la zona di progetto, sono evidenti le seguenti tipologie di paesaggio:

 Il paesaggio agrario. Si tratta di ampie zone agricole a sfruttamento intensivo, le quali occupano la maggior parte del territorio individuato spingendosi a nord sino a lambire gli argini fluviali del Musone mentre ad Est confinano con le porzioni urbanizzate di Porto Recanati. Lo sfruttamento colturale estensivo definisce un paesaggio di pianura piuttosto monotono ed omogeneo dove gli elementi di naturalità con funzione ecotonale risultano praticamente assenti;

Le aree verdi. Limitatamente alla zona di progetto, nella porzione di retrospiaggia, oltre la SP 100, è presente un modesto incolto erboso piuttosto deturpato in quanto utilizzato come parcheggio durante la stagione balneare. Lungo una fascia che si estende sino al fiume Musone, tra le aree agricole, sono presenti alcune depressioni artificiali del suolo

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denominate Guazzi. Durante la stagione umida, grazie alle precipitazioni e presenza di canali di approvvigionamento idrico, risultano allagate e formano piccole zone umide di elevato valore ambientale. Nel periodo estivo tali aree sono asciutte. Lungo il decorso fluviale del musone, in questo caso in riva idrografica destra, è presente una ―fascia‖ di vegetazione ripariale ormai limitata a semplici filari. Foto in figura 5.6/2

 Le aree antropiche. Oltre ad alcune abitazioni sparse nel territorio agricolo, l‘area urbanizzata di maggior estensione appartiene alla zona Nord del Comune di Porto Recanati. Tale agglomerato urbano rappresenta un elemento del paesaggio a macroscala di forte presenza visiva il quale si spinge a lambire il dominio di spiaggia. Foto in figura 5.6/3;

 La spiaggia. Di per sé costituisce un elemento del paesaggio naturale. Le opere al servizio della balneazione e le infrastrutture presenti, ubicate in aderenza ad essa, hanno determinato forti cambiamenti nel suo profilo principalmente nella parte più a sud del sito di progetto. Foto in figura 5.6/4. Il tratto di spiaggia a Nord mantiene ancora un pregevole profilo e valore di elemento del paesaggio marino. Foto in figura 5.6/5;

 La distesa acquea. La presenza di opere di protezione costiera come le scogliere emerse, determinano un moderato disturbo nella percezione visiva dei caratteri di omogeneità dell‘ambiente acqueo.

Fig. 5.6/1: Evidenziazione delle macrounità paesaggistiche circostanti l’area di progetto.

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Fig. 5.6/2 - Incolto erboso oltre la SP100. Vista verso Nord.

Fig. 5.6/3 - Ambiente antropico costiero. Vista verso Sud.

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Fig. 5.6/4 - Opere antropiche al servizio della fruibilità turistica della spiaggia. Vista verso Nord.

Fig. 5.6/5 - Profilo di spiaggia del tratto nord del sito di progetto.

La fascia sud dell‘area d‘intervento dunque presenta aspetti del paesaggio marcatamente alterati da ingombri antropici ed opere di protezione costiera di varia natura. La spiaggia risulta rimaneggiata in diversi punti e sottoposta a forte pressione antropica a causa della presenza di strutture turistiche e ricreative al servizio della balneazione posizionate quasi a lambire la linea di battigia. Il tratto Nord dell‘area di progetto mantiene ancora un modesto grado di naturalità in quanto l‘ambiente costruito risulta limitato a poche unità ed è presente un‘area verde incolta che funge da cuscinetto oltre le strutture turistiche. La spiaggia mostra un gradevole profilo che si allunga verso nord oltre al quale si stacca sullo sfondo la maestositò della morfologia del Monte Conero. In conclusione, la caratterizzazione paesaggistica, prettamente della zona di progetto, non evidenzia elementi di particolare valore in quanto l‘area è fortemente occupata dalla presenza di strutture ed infrastrutture antropiche e da sistemi di protezione costiera di

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6. STIMA DEGLI IMPATTI A tale proposito le metodologie di costruzione dell‘opera, il suo dimensionamento, la fase di cantiere e la fase di attività ordinaria, sono analizzate al fine d‘interfacciare tali azioni progettuali con lo stato di qualità dell‘ambiente che precedentemente si è caratterizzato. Si cerca così di far emergere eventuali criticità/impatti, le cui conseguenze possono determinare un‘alterazione della qualità ambientale dell‘area di progetto con particolare attenzione alla valutazione di effetti cumulativi, la cui entità dimensionale e spaziale potrebbe causare incisive modificazioni dei valori soglia oltre il livello di resilienza degli ecosistemi coinvolti. In fase di screening risulta dunque efficace individuare preventivamente il valore dell‘impatto, la sua entità spaziale e temporale, la sua incidenza diretta o indiretta che si esercita su ciascuna componente ambientale. Tale approccio permette di inquadrare le problematiche in fase preliminare in maniera tale da far emergere la necessità o meno di sviluppare ulteriori analisi ed approfondimenti di valutazione. Per valutare il grado dell‘impatto si sono definiti i seguenti criteri:

Non significativo Non necessita di misure di mitigazione

Trascurabile Non necessita misure di mitigazione

Bassa Significatività Non necessita misure di mitigazione

Moderatamente Significativo Necessita di misure di mitigazione

Significativo Necessita di misure di mitigazione

Significatività critica Necessita di modifiche progettuali e dell‘intervento

6.1 Fase di costruzione dell’opera Questa fase nella sua architettura metodologica risulta piuttosto semplice in quanto caratterizzata da sequenze temporali alternate di carico e scarico del materiale sia per la fase di ricollocamento/realizzazione della scogliera che delle strutture accessorie (marciapiede). I blocchi di roccia di diverse dimensioni saranno trasportati tramite camion nell‘area di progetto; successivamente si provvederà al loro posizionamento tramite escavatore. Per ciò che concerne il materiale di utilizzo, come descritto nel capitolo 4, si tratta di blocchi rocciosi calcarenitici, provenienti da cave di estrazione montana, generalmente ubicate nel territorio interno della provincia di Macerata. Il materiale d‘impiego risulta di origine naturale e privo di qualsiasi tipo di trattamento chimico. Questa fase di cantiere per la realizzazione delle opere avrà una durata stimata in 99 giorni. Il materiale impiegato per saturare le zone di contatto con la strada sarà caratterizzato da misto di cava con le caratteristiche fisiche idonee alle azioni di rinfianco e riempimento tra i blocchi deposti. Di seguito si riportano gli eventuali impatti sull‘ambiente costiero che potrebbero essere generati durante tali attività.

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6.1.1 Sversamento in mare di sostanze inquinanti

Come precedentemente descritto, le attività di cantiere sono limitate al carico e scarico del materiale in ambiente emerso. Non si prevede l‘utilizzo di materiale che possa in alcun modo determinare una contaminazione dell‘ambiente marino per la presenza di sostanze inquinanti, trattandosi di materiale lapideo proveniente da cava. I blocchi rocciosi non ricevono alcun trattamento chimico prima della loro posa, non sono presenti sostanze inquinanti o chimiche nell‘area di cantiere legate alla metodologia di lavoro. A tale ragione non sussistono e non si prevedono rischi di contaminazione dell‘ambiente sia idrico che terrestre. Nella fase di costruzione dell'opera non si prevedono sversamenti in mare di acque reflue di origine civile e industriale. Le operazioni di cantiere avverranno secondo i criteri della buona pratica industriale in ottemperanza della normativa vigente per tali lavori di settore. In conclusione non si prevedono rischi per l‘ambiente marino e terrestre legati ad utilizzo e sversamento di sostanze inquinanti durante la fase di cantiere. L‘impatto risulta NON SIGNIFICATIVO

6.1.2 Generazione di rumore

L‘opera nel suo insieme risulta di modeste dimensioni e si posiziona nella zona di spiaggia emersa in aderenza alla strada SP 100. Inquadramento acustico del territorio

Il Comune di Porto Recanati ha adottato la classificazione acustica del proprio territorio comunale secondo la legge regionale n.28 del 14/11/2001. Il piano di zonizzazione acustica è stato modificato nel 2017. Dalla suddetta classificazione risulta che l‘area di interesse ricade nella classe II di zonizzazione acustica, ―Aree prevalentemente residenziali‖ di cui al DPCM 14/11/1997, come si evince dalla seguente figura 6.1/1. In tali aree vige il vincolo di emissione sonora di 55 dB(A) diurno - 45 dB(A) notturno. L‘area di progetto inoltre ricade all‘interno della fascia B di pertinenza (50 m) delle strade secondarie extraurbane con vincolo di emissione sonora di 65 dB(A) diurno - 55 dB(A) notturno.

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Mare Adriatico

Fig 6.1/2 - Zonazione acustica del comune di Porto recanati.

Descrizione delle sorgenti di rumore I massi da scogliera proverranno dall‘entroterra (area maceratese) e saranno trasportati con l‘impiego di camion. Sulla base di quanto sopra le sorgenti di rumore sono costituite da: - n° 1 escavatore - n° 1 camion. Valutazione dell’impatto acustico Preliminarmente è necessario precisare che ai sensi di quanto disposto dalla DGR 896/2003 e dal Regolamento Comunale, per le attività di cantiere necessarie alla realizzazione dell‘opera potrà essere avanzata richiesta di deroga al rispetto dei valori limite di immissione stabiliti dal regolamento stesso. Tenuto presente che:

- Le opere da realizzare sono molto limitare e circoscritte;

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- La fase più impattante dal punto di vista acustico è rappresentata dal ricollocamento e ricostruzione della scogliera;

- Le sorgenti di rumore significative sono costituite da soli 2 mezzi d‘opera;

- I recettori potenzialmente disturbati sono costituiti da edifici adibiti ad attività residenziali stagionali, in quanto rappresentati da un villaggio turistico ubicato appena oltre la SP 100 antistante la porzione sud del sito di progetto ed utilizzati sostanzialmente nel solo periodo estivo. Pertanto è ragionevole assumere che durante la realizzazione dell‘opera gran parte dei recettori prossimi al cantiere siano non utilizzati. Figura 6.1/3

Fig. 6.1/3 - Villaggio turistico oltre la SP 100.

- Il flusso di traffico di mezzi pesanti indotto dal cantiere è stimato in 8 veic/giorno, tale dato risulta trascurabile rispetto ai flussi di traffico sperimentati sulla strada Porto Recanati-Numana. Al riguardo i dati del Piano di Viabilità della provincia di Macerata per detta strada forniscono volumi di traffico di punta nel periodo estivo dell‘ordine di 1400 veic/h. Anche ipotizzando una riduzione del 90% per tenere conto sia della riduzione di traffico nei periodi diversi da quello estivo, sia della riduzione di traffico tra l‘ora di punta ed l‘ora media, si ottiene un valore di circa 140 veic/h, rispetto al quale il flusso indotto dal cantiere appare assolutamente trascurabile. Tra le sorgenti di rumore sopra descritte quella più intensa è rappresentata dall‘escavatore cingolato (potenza sonora Lw= 106 dB(A) – pressione sonora a 1 m Lp= 95 dB(A)). Tenuto presente che i recettori costituiti da edifici adibiti ad uso abitativo turistico e ricreativo più vicini e posti all‘interno del villaggio sono ad una distanza media dalla sorgente disturbante di 40m; Tenendo conto di tale dato, la formula fornisce il valore del contributo sonoro ad una data distanza dalla sorgente di potenza sonora nota, nel caso di sorgente puntiforme (dimensioni spaziali trascurabili) e campo libero (sorgente isolata e assenza di ostacoli), si ha: L eq = L w - 10 * Log 10 ( 4 π r 2 )

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Si può stimare che l‘immissione di rumore ambientale in facciata a detti recettori abitativi possa essere di 63 dB e non superare i 70 dB(A), valore limite previsto dal regolamento comunale per i cantieri edili ed assimilati. In ogni caso è fatta salva la facoltà dell‘impresa esercente il cantiere di richiedere al comune la deroga al rispetto del suddetto limite. Sulla base delle considerazioni sopra esposte si ritiene che l‘impatto acustico diretto, determinato dalle attività di cantiere per le opere in progetto sia di entità TRASCURABILE in quanto temporaneo e suscettibile di NON provocare il superamento dei i limiti previsti dal regolamento comunale per i cantieri edili e assimilati.

6.1.3 Allontanamento della fauna selvatica

Va segnalato come il sito d‘intervento sia ubicato nella parte più interna della spiaggia, in aderenza ad una strada a forte scorrimento e dunque collocato in una fascia di territorio soggetta di per se a consistente disturbo. La totale mancanza di un dinamismo morfologico della spiaggia che possa favorire la formazione di habitat vegetazionali, limita ulteriormente la frequentazione di queste aree da parte della fauna rappresentata essenzialmente da specie ornitiche. L‘eventuale presenza di alcune specie, tra quelle elencate nella tabella del cap. 5 e che frequentano gli ambienti di spiaggia e di litorale, potrebbe comunque subire il disturbo diretto e temporaneo delle attività dell‘area di cantiere. Tenendo conto del carattere ubiquitario delle specie, è molto probabile che queste si dirigano altrove, verso zone limitrofe meno disturbate per poi tornare a frequentare il litorale della zona di progetto, una volta terminati i lavori. Data la tipologia d‘intervento, il disturbo provocato dai mezzi d‘opera e dagli operai addetti alla costruzione risulta limitato all‘area di cantiere. Si ritiene improbabile che tale interferenza possa infatti estendersi alle aree agricole retrostanti situate oltre la SP 100 Numana - Porto Recanati ed in particolare agli habitat dei Guazzi frequentati dall‘avifauna acquatica, la cui distanza perpendicolare dal sito di progetto è misurabile in circa 600 m dalla linea di costa. Alla luce del basso valore ecologico dell‘habitat del sito di progetto, principalmente frequentato da specie ornitiche con un ampio home range e considerato il loro allontanamento temporaneo, l‘impatto prodotto dalle azioni di cantiere sulla componente ornitica è da ritenersi di entità TRASCURABILE, riassorbibile nel breve periodo e limitato spazialmente.

6.1.4 Disturbo del paesaggio

La presenza di un‘area di cantiere lungo un tratto costiero che possiede alcune peculiarità paesaggistiche potrebbe determinare un disturbo diretto nella percezione visiva degli elementi di pregio del paesaggio marino. Tenendo conto che l‘area di cantiere occupa uno spazio compreso tra la spiaggia e la strada, che l‘ambiente circostante è caratterizzato da una forte presenza antropica, che non vi sono strutture di cantiere ad alta visibilità che potrebbero creare fenomeni di intervisibilità con la percezione visiva del profilo morfologico costiero e nel caso specifico del Monte Conero, che la durata delle operazioni è temporanea; non si rilevano interferenze di particolare entità con gli aspetti del paesaggio. L‘impatto a carico della componente paesaggistica per la realizzazione del cantiere è da ritenersi di entità TRASCURABILE in quanto temporaneo e privo di elementi di disturbo/ostruzione della percezione visiva degli elementi della morfologia costiera.

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6.1.5 Impatti sulla qualità dell‘aria

L‘opera risulta estremamente limitata sia come durata delle operazioni sia come entità dei lavori. In particolare i massi da scogliera proverranno dall‘entroterra del maceratese e saranno trasportati con autocarri con rimorchio con portata utile di circa 38 t Sulla base di quanto sopra le sorgenti di inquinamento sono costituite da: - n° 1 escavatore cingolato - flusso di autocarri: circa 1 veic/h. Il valore del flusso orario di picco di autocarri è stato determinato sulla base del quantitativo di massi da trasportare, della portata degli autocarri e del tempo previsto per le operazioni di realizzazione della scogliera (25 giorni). Si prevede così un flusso di circa 8 viaggi/giorno di andata e ritorno che determinano un flusso orario di circa 1,5-2 veic/h.

Durante la fase di cantiere si determinano emissioni di polveri, CO ed NOx relativi al transito/ movimentazione dei mezzi utilizzati per il trasporto e la movimentazione dei massi. I recettori potenzialmente più esposti sono costituiti da edifici adibiti ad attività commerciali/turistiche e da edifici ad uso abitativo facenti parte dei villaggi turistici retrostanti. La qualità dell‘aria dei recettori in prossimità dell‘area di intervento è influenzata essenzialmente dal traffico dei mezzi della strada Porto Recanati-Numana che presenta volumi di traffico di punta nel periodo estivo molto elevati (dell‘ordine di 1400 veic/h). Considerando che gli interventi non saranno effettuati nel periodo di picco della stagione estiva, in concomitanza alle stesse sarà comunque presente normalmente un flusso di mezzi sulla strada Porto Recanati-Numana tale da rendere trascurabile il flusso indotto dei mezzi dedicati al trasporto dei massi in cantiere (1,5-2 veic/h). Vista la durata delle opere più significative (scogliera) di 25 giorni e l‘entità dei mezzi utilizzati per il trasporto dei materiali, la componente di inquinamento determinata dal transito degli stessi è da ritenere trascurabile così come è da ritenere del tutto trascurabile l‘impatto atmosferico correlato alle emissioni gassose provenienti dai motori a combustione interna delle due macchine operatrici utilizzate per le operazioni. Sulla base delle considerazioni sopra esposte si può concludere che la realizzazione dell‘opera non determina modifiche apprezzabili ai livelli di fondo urbano della qualità dell‘aria esistente il cui livello è particolarmente correlato al traffico stradale della SP 100 Numana Porto Recanati. Si ritiene pertanto che l‘impatto atmosferico determinato dalle attività di cantiere per le opere in progetto sia di entità TRASCURABILE.

6.2 Fase di esercizio La fase di esercizio è rappresentata dalla persistenza dell'opera nell'ambiente. In questo caso una volta messa a dimora la scogliera si deve ritenere permanente. Durante la sua esistenza le interazioni tra opera ed ambiente possono di conseguenza avere un percorso temporale molto lungo dando vita a modificazioni spesso irreversibili. Particolare rilevanza deve essere data ad eventuali correlazioni con altri progetti o pianificazioni territoriali in essere o previste.

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Si riportano di seguito le considerazioni relative ad eventuali impatti generati dall‘opera sull‘ambienta di litorale tenendo conto delle analisi delle componenti biotiche ed abiotiche.

6.2.1 Sottrazione di habitat

La messa a dimora del nuovo tratto di scogliera andrà ad occupare la parte più interna dell‘arenile a contatto con la scarpata di aderenza alla strada soprastante. La porzione di spiaggia che ospita la scogliera risulta afitoica e non rappresenta in alcun modo un habitat vegetazionale o di specie. In assenza dunque di elementi naturali che compongono il tratto di arenile occupato dalla scogliera non si rinvengono impatti a carico della sottrazione o alterazione dell‘habitat in quanto quest‘ultimo non è rappresentato in sito. L‘impatto è da ritenersi NON SIGNIFICATIVO

6.2.2 Impatto sull‘ambiente idrico

La zona di mare antistante il sito di progetto non risulta interessata dalle operazioni d‘intervento. Le operazioni di messa a dimora della scogliera e delle strutture accessorie (marciapiede) riguardano porzioni di spiaggia emersa in aderenza alla strada provinciale SP 100. Una volta terminato il progetto la scogliera risulterà permanente in ambiente emerso e non determinerà in alcun modo interferenza con gli aspetti qualitativi dell‘ambiente marino. Non sono individuabili impatti che possano alterare il giudizio di qualità dell‘ambiente idrico. L‘impatto è da ritenersi NON SIGNIFICATIVO

6.2.3 Impatti sulla Fauna Flora ed Ecosistemi

Poiché le opere in progetto coinvolgono l‘ambiente costiero della spiaggia emersa, la caratterizzazione ambientale prettamente dell‘area d‘intervento, nella sua parte terrestre, evidenzia una povertà degli indici ecologici sia per gli aspetti vegetazionali che faunistici. Tale situazione è dovuta al fatto che le zone coinvolte dell‘arenile mancano totalmente di naturalità in quanto rappresentate da aree sfruttate intensamente dal turismo estivo e risultano in aderenza ad ambienti urbani. La mancanza di habitat vegetazionali, l‘assenza di associazioni floristiche rilevanti tipiche di ambienti costieri a morfodinamica sabbiosa, gli stessi cambiamenti morfodinamici innaturali della spiaggia a causa di azioni antropiche, fanno sì che il valore ecologico dell‘area risulti modesto. La vegetazione del litorale, depauperata nelle sue caratteristiche floristiche è per la maggior parte rappresentata da elementi alloctoni messi a dimora a scopo ornamentale. Dal punto di vista ecosistemico come già evidenziato negli studi della REM, l‘area di progetto risulta priva di elementi naturali significativi e caratterizzata da una forte pressione insediativa ed infrastrutturale. L‘unico habitat di peculiare valore naturalistico è rappresentato dai Guazzi, spot di vegetazione alofila di rilevante interesse botanico/naturalistico. Come già discusso in precedenza, tali zone occupano una fascia di territorio interno alle aree agricole lontane dall‘area di progetto e dunque assolutamente non interessate dalle azioni d‘intervento dirette ed indirette.

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L’impatto delle opere su tali componenti ecosistemiche è da ritenersi NON SIGNIFICATIVO.

6.2.5 Impatto sulla socio-economia

Non si evidenziano impatti sulla socioeconomia del luogo. La maggiore protezione della strada nei punti di dissesto e la realizzazione di opere accessorie come i marciapiedi determinano un effetto positivo dovuto alla valorizzazione del tratto di litorale interessato dalle opere aumentandone la sua fruibilità pedonale.

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7. CONCLUSIONI Di seguito si riporta una sintesi generale dell‘analisi degli effetti ambientali attesi connessi Di seguito si riporta una sintesi generale dell‘analisi degli effetti ambientali attesi connessi alla realizzazione dell‘opera e suddivisi in base alla componente biotica ed abiotica individuata. Componenti Impatti attesi ambientali L‘opera non determina variazioni significative dei livelli di qualità dell‘aria i cui valori di fondo sono determinati dal Aria traffico stradale del contesto urbano. L‘impatto è TRASCURABILE Non si rilevano sottrazioni di habitat a carico della componente suolo e sottosuolo in quanto il sito non Suolo e sottosuolo rappresenta un habitat vegetazionale o di specie. L‘impatto è considerato NON SIGNIFICATIVO L‘opera riguarda l‘ambiente di spiaggia emersa, non si Ambiente marino rilevano interferenze con l‘ambiente marino. L‘impatto è considerato NON SINIFICATIVO L‘ambiente costiero di area vasta è rappresentato da un‘Unità Funzionale Ecologica (REM) ritenuta priva di Ambiente costiero elementi naturali per il 98% del territorio. Non si rilevano impatti a carico delle unità ecosistemiche. L‘impatto è da ritenersi NON SIGNIFICATIVO L‘opera in progetto, dato il suo modesto dimensionamento e la posizione di collocamento ribassata rispetto al piano stradale in aderenza alla parte Paesaggio più interna della spiaggia non determina interferenza nella percezione visiva degli elementi naturali della morfologia costiera. L‘impatto si considera TRASCURABILE. Si può stimare che l‘immissione di rumore ambientale in facciata a recettori abitativi non superi i 70 dB(A), valore limite previsto dal regolamento comunale per i cantieri Impatto acustico edili ed assimilati. E‘ fatta i ogni caso salva la facoltà dell‘impresa esercente il cantiere di richiedere al comune la deroga al rispetto del suddetto limite. L‘impatto è ritenuto TRASCURABILE Non si rilevano impatti sulla socio economia dell‘area. Si Aspetti sociali ed evidenziano effetti positivi per l‘aumento dell fruibilità e economici protezione del litorale generati dalla manutenzione e costruzione delle opere di protezione stradale. Il carattere locale delle opere di difesa costiera e la loro limitata estensione non crea i presupposti per determinare impatti in un contesto di area vasta. A livello locale si completano le opere esistenti al fine di Impatti cumulati migliorarne la funzionalità per la salvaguardia della costa e delle relative infrastrutture dai fenomeni erosivi. Non si evidenziano impatti cumulati con altri progetti in essere in quanto non previsti nel periodo temporale di realizzazione delle opere.

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SI RITIENE CHE L’INTERAZIONE TRA L’ANALISI DELLE AZIONI DI PROGETTO E LE COMPONENTI AMBIENTALI INDIVIDUATE HA PERMESSO DI VERIFICARE LA COMPATIBILITÀ AMBIENTALE DELL’INTERVENTO E SOSTENERE LA SUA ESCLUSIONE DALLA PROCEDURA VIA.

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Siti consultati

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