5. Acque Interne E Risorse Idriche Sotterranee

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5. Acque Interne E Risorse Idriche Sotterranee 5. Acque interne e risorse idriche sotterranee 5.1. Il Sistema Idrografico della Provincia di Ancona Il sistema idrografico principale della Provincia di Ancona è costituito da brevi corsi d’acqua che, in accordo con l’orientamento caratteristico dei fiumi marchigiani, percorrono il territorio lungo la direttrice Ovest-Est, dall’Appennino verso il mare Adriatico. I principali corsi d’acqua della Provincia sono: Cesano, Misa, Esino e Musone (Tabella 69). Figura 29 - Bacini idrografici dei fiumi Esino, Cesano, Misa e Musone Il Fiume Esino è il principale corso d’acqua della Provincia e il suo bacino imbrifero, che misura complessivamente 1.203 kmq, rientra con una parte apprezzabile nella provincia di Macerata e solo marginalmente nelle province di Pesaro e Perugia. Nasce dal monte Cafaggio (1.116 m) ad Esanatoglia (MC) e sfocia, dopo circa 75 km a Falconara Marittima in località Fiumesino. Il fiume ha caratteristiche del tutto particolari; a monte è caratterizzato da un regime tipicamente torrentizio, a valle e fino alla foce assomiglia molto di più ad un classico fiume di pianura. Gli affluenti principali sono il Giano, il Sentino e l’Esinante. Il Giano nasce nella valle dell’Abbadia nei pressi di Cancelli (Fabriano) e confluisce nell’Esino a Borgo Tufico dopo un percorso di circa 24 km, il Acque interne e risorse idriche sotterranee 114 di 380 Sentino nasce in Umbria, taglia la dorsale umbro-marchigiana nella valle di Scheggia, attraversa la gola di Frasassi e confluisce poi nell’Esino in località San Vittore mentre l’Esinante si trova più a valle e sfocia nell’Esino in località Angeli. Il fiume Cesano nasce dal monte Cilio in Provincia di Pesaro e termina nell’Adriatico nei pressi di Senigallia dopo un percorso di circa 55 km. Il suo bacino imbrifero è complessivamente di 412 kmq. Il bacino, allungato in direzione SO-NE, ha sezione trasversale piuttosto regolare e si estende su terreni prevalentemente impermeabili. Il Misa nasce nei pressi di San Donnino e sfocia nell’Adriatico all’altezza di Senigallia, con una lunghezza di circa 45 km. Il suo bacino idrografico, pari a 166 kmq è il più piccolo ed anche l’unico interamente compreso nel territorio amministrativo della provincia di Ancona. Il principale effluente è il torrente Nevola. Il fiume Musone nasce in Provincia di Macerata a circa 775 m di quota dalla confluenza di due valloni, uno con origine tra il monte Lavacelli e il monte Marzolare, l’altro tra Prati di Tagliole e Campo della Bisaccia. Inizialmente prende il nome di fosso di Valdiola, riceve poi le acque del piccolo fosso d’Ugliano e da questo momento assume il nome di Musone Il fiume si getta nell’Adriatico al confine tra Numana e Porto Recanati con uno sviluppo dell’asta fluviale pari a 65 km e un bacino idrografico di 642 kmq. Lungo il suo corso è presente un invaso artificiale, in corrispondenza della diga di Castreccioni, di notevoli dimensioni, pari al 70% del deflusso medio annuo. Si tratta di un invaso di regolazione che, al pari di altri presenti su vari corsi d’acqua della regione, ha lo scopo di immagazzinare acqua durante il periodo piovoso invernale e consentirne l’utilizzo per tutto il corso dell’anno. Caratteristica comune ai quattro fiumi in esame è la presenza di un regime idrologico tipicamente appenninico, con le massime portate mensili in Febbraio/Marzo e le minime in Luglio/Agosto114. Per tutti i fiumi in esame non esistono dati recenti di portata. Gli ultimi dati a disposizione si riferiscono a misurazioni effettuate negli anni ’70 e sono riportati nel Piano Regionale di tutela delle acque. Per il fiume Misa i valori di portata sono stati calcolati nella stazione di Vallone che si trova ad una distanza dalla foce di circa 5 km. Le portate variano da un minimo di 0,5 mc/s nella stagione estiva ad un massimo di 6 mc/s nella stagione primaverile115. Le stazioni di misura della portata idrica lungo l’asta del fiume Esino sono 10: Moie, Vallato Pallavicino, S. Elena 1, S. Elena 2, Angeli di Rosola, Molino Agugliano, Ripabianca, Franciolini, Camponocecchio e Gola della Rossa. Le portate sono molto diverse per le varie stazioni di monitoraggio a causa del cambiamento così elevato delle caratteristiche del fiume. Inoltre i valori di portata sono molto variabili anche per una stessa stazione di monitoraggio in funzione dei notevoli attingimenti e delle condizioni meteoclimatiche. Misurazioni 114 Piano Regionale di tutela delle acque (2000) 115 I dati di portata (che risalgono agli anni ’70) si riferiscono ad anni diversi per le varie stazioni di misura, devono quindi essere considerati come valori orientativi. Acque interne e risorse idriche sotterranee 115 di 380 effettuate alla stazione di Moie (ubicata ad una distanza dalla foce di circa 30 km) hanno determinato una portata media annua di 16,5 mc/s e una portata di magra ordinaria di 3,3 mc/s. 2 Le stazioni di misura della portata idrica lungo l’asta del fiume Musone sono Monte Bachero e Villa Musone. Dalle misurazioni effettuate nella stazione di Villa Musone si evince che le portate variano da 1 a 10 mc/s nella stagione estiva, mentre in quella invernale le portate di piena possono raggiungere i 100 mc/s.2 Nella tabella seguente sono riassunte le caratteristiche idrologiche principali dei quattro fiumi in esame. Superficie del Opere di regolazione del Corso d’acqua bacino Indicazioni sulla portata deflusso (kmq) FIUME CESANO 412 - FIUME MISA 166 Da 0,5 mc/s nella stagione estiva a 6 mc/s in quella invernale FIUME ESINO 1.203 16,5 mc/s:portata media annua 3,3 mc/s: portata di magra ordinaria FIUME MUSONE 642 1-10mc/s nella stagione estiva Regolazione con un Fino a 100 mc/s le portate di piena nella invaso da 40 milioni di mc stagione invernale Tabella 69 - Caratteristiche idrologiche dei principali corsi d'acqua della Provincia di Ancona; fonte: Piano Regionale di tutela delle acque 5.2. Riferimenti normativi Per quanto attiene al contesto nazionale il principale riferimento legislativo rimane il Decreto Legislativo dell’11 Maggio 1999 n. 152 (modificato dal D.Lgs. 258/00) che detta disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepisce la Dir. 91/271/CEE, sul trattamento delle acque reflue urbane, e la Dir. 91/676/CEE, sulla protezione delle acque dall’inquinamento da nitrati. La caratteristica principale del D. Lgs. 152/99 è quella di fissare l’attenzione primariamente al corpo recettore, anziché al singolo scarico, come era prima della sua entrata in vigore (L. 319/76). Il Decreto individua degli obiettivi minimi di qualità per i corpi idrici, definiti sulla base della capacità di ogni singolo corpo d’acqua di mantenere i processi naturali di autodepurazione e di permettere la sopravvivenza di organismi animali e vegetali di specie ben diversificate. Sono previsti inoltre, obiettivi di qualità per specifica destinazione delle acque, per assicurare un normale utilizzo delle stesse ai fini della produzione di acque potabili, della balneazione, dell’idoneità alla vita dei pesci e dei molluschi. Lo strumento individuato dal Decreto per la programmazione degli interventi di risanamento dei corpi idrici ritenuti significativi è il Piano di Tutela adottato dalle Regioni. Il Piano di Tutela contiene gli interventi ritenuti necessari per il raggiungimento o il mantenimento degli “obiettivi di qualità” fissati dal Decreto. Per i corpi idrici superficiali e sotterranei individuati come significativi viene stabilito come obiettivo di qualità il mantenimento o il raggiungimento, entro il 31 dicembre 2016, dello stato di qualità “buono” ovvero il mantenimento della classe di qualità “elevato” ove già esistente. Al fine di garantire il raggiungimento Acque interne e risorse idriche sotterranee 116 di 380 dell’obiettivo di qualità finale, ogni corpo idrico superficiale classificato o tratto di esso deve conseguire come mimino i requisiti della classe di qualità “sufficiente” entro il 31 dicembre 2008. Il D.Lgs. 152/99 ha introdotto un nuovo metodo per la determinazione della qualità delle acque superficiali basato essenzialmente su due indici, lo Stato Ambientale dei Corsi d’Acqua (SACA) e lo Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua (SECA), intesi come espressione della complessità degli ecosistemi acquatici. Il SECA combina la valutazione della matrice acquosa sulla base degli usuali parametri chimici, fisici e microbiologici, già da diverso tempo utilizzati per la caratterizzazione delle risorse idriche, con quella relativa al biota116, misurata con il metodo dell’Indice Biotico Esteso (IBE). Il Decreto infatti definisce due diversi “indicatori”: • Il Livello di Inquinamento da Macrodescrittori (LIM) che fornisce un’indicazione sullo stato trofico117 e microbiologico della matrice acquosa del corpo idrico prendendo in considerazione i valori di 7 parametri principali, i cosiddetti Macrodescrittori (ossigeno disciolto, BOD5, COD, azoto ammoniacale, azoto nitrico, fosforo totale ed Escherichiacoli); • L’IBE che descrive lo stato biologico prendendo in esame le comunità dei macroinvertebrati bentonici118 che vivono, almeno una parte del loro ciclo biologico, a contatto con i substrati di un corso d’acqua. La metodologia consente di avere un’immagine complessiva della situazione del corpo idrico anche in relazione ad eventi inquinanti avvenuti in passato. La qualità biologica, determinata mediante IBE, è rappresentata in 5 classi; a ciascuna classe, secondo le indicazioni del metodo ufficiale, è associabile un giudizio ed eventualmente un colore da utilizzarsi nelle rappresentazioni cartografiche. La determinazione del SECA viene effettuata considerando il risultato peggiore tra il dato relativo ai Macrodescrittori e quello relativo all’IBE . Lo stato del corso d’acqua viene rappresentato mediante 5 diverse classi (classe 1 = qualità elevata; 2 =buona; 3 = sufficiente; 4 = scadente; classe 5 = qualità pessima). Al fine dell’attribuzione dello stato ambientale del corso d’acqua (SACA) i dati relativi allo stato ecologico andranno rapportati con i dati relativi alla presenza di inquinanti chimici riportati in tabella 1 All.1 D.Lgs.152/99.
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