COMUNE di

Provincia di

PIANO COMUNALE DI EMERGENZA DI PROTEZIONE CIVILE PER LA SALVAGUARDIA DELL’INCOLUMITA’ DELLA POPOLAZIONE

D.L.vo n. 112/98 art. 107 comma 1 lettera d Legge n. 401/2001 art. 5 comma 4/ter ed ai sensi dell’OPCM 3624/2007

RELAZIONE

Ufficio Tecnico Comunale Gruppo Comunale Volontari di Protezione Civile

(Dati aggiornati al 30 giugno 2016)

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INDICE

Premessa Pag. 5 Struttura organizzativa del Servizio Nazionale di Protezione Civile “ 8 Competenze dopo il D.L. 112/98 e la L. n. 40/2001 “ 9 Sistema regionale di Protezione Civile “ 10 Organi e strutture regionali e provinciali di Protezione Civile “ 11 A – Parte Generale “ 14  A1 – Dati di base “ 14  A1.2 – Altimetria “ 14  A1.3 – Morfologia “ 15  A1.4 – Idrografia “ 15  A1.5 – Struttura insediativa “ 16  A1.6 – Rete viaria “ 17  A1.7 – Popolazione “ 18  A1.8 – Popolazione non autosufficiente “ 18  A1.9 – Cartografia di base “ 21  A2 – Scenari di rischio “ 22  A2.1 – Rischio idrogeologico “ 22  A2.2 – Rischio neve “ 32  A2.3 – Rischio sismico “ 37  A2.4 – Rischio incendio boschivo “ 43  A3 – Aree di emergenza “ 47 B – Lineamenti della pianificazione “ 54  B1 – Coordinamento operativo “ 54  B2 – Salvaguardia della popolazione “ 54  B3 – Rapporti con le istituzioni “ 54  B4 – Informazione alla popolazione “ 54  B5 – Ripristino della viabilità e dei trasporti “ 55  B6 – Funzionalità delle telecomunicazioni “ 55  B7 – Funzionalità dei servizi essenziali “ 55  B8 – Struttura dinamica del piano “ 55 C – Modello di intervento “ 57  C1 – Centro Operativo Comunale “ 62  C2 – Sistema di Comando e Controllo “ 65  C3 – Attivazioni in emergenza “ 67 Rischio frane “ 72 Rischio smottamenti per avverse condizioni meteo “ 72 Rischio neve “ 73 Rischio sismico “ 73 Rischio incendio boschivo e di interfaccia “ 74 Comportamento della popolazione “ 82 Rischi diversi “ 84 Numeri di emergenza e utilità “ 86 Gestione del piano di protezione civile “ 87 Allegati “ 95 3

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PREMESSA

Il presente documento stabilisce le linee generali dell’organizzazione del sistema comunale di protezione civile ed in particolare per quanto riguarda i rischi idrogeologico (frane, smottamenti), sismico, avverse condizioni meteo, neve e incendi boschivi poiché gli altri tipi di rischio (industriale, trasporti, etc.) non insistono sul territorio comunale se non in misura trascurabile. Il rischio idrogeologico, relativamente alle frane e smottamenti, poiché il fenomeno dell’esondazione non rientra in quelli possibili nel nostro territorio, può produrre danni misurabili a persone e cose ed è da considerarsi evento prevedibile e monitorabile. Le attività di monitoraggio vanno esplicate mediante previsione ed osservazione, da parte di personale comunale, delle condizioni meteorologiche, con particolare riferimento alle precipitazioni atmosferiche, tramite lettura attenta dell’avviso meteo inviato dalla Regione (Centro Funzionale Multirischi) e/o dall’Ufficio Territoriale di Governo e dall’attività di monitoraggio a vista. Con deliberazione n. 873 del 17/06/2003 la Giunta Regionale ha approvato le misure di salvaguardia per l’assetto idrogeologico del territorio marchigiano descrivendo i vari tipi di pericolosità e rischi previsti tenendo conto di diversi parametri a seconda della tipologia del dissesto. Nel territorio comunale esiste una sola zona a rischio “Elevato R3” per il quale sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici ed alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, l’interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale. Le altre zone indicate come rischio medio R2 non meritano attenzione particolare anche se non vengono trascurate. Per rischio neve si intende tutta quella serie di disagi e difficoltà causati da precipitazioni nevose abbondanti. Considerata la quota sul livello del mare del territorio, si ritiene eccezionale che l’evento possa durare più giorni. Sulla scorta degli avvenimenti già accaduti, per garantire la transitabilità delle strade, oltre agli interventi previsti dal piano provinciale di protezione civile, tale situazione può essere fronteggiata con mezzi propri dell’Amministrazione Comunale; in casi di effettiva eccezionalità si può ricorrere anche a ditte private presenti in loco. Il rischio sismico è associato ad eventi non prevedibili in quanto non vi sono eventi precursori né parametri controllabili che permettono di stabilire dove, quando e con quale intensità si verificherà un evento sismico. Secondo il Servizio Sismico Nazionale il rischio sismico è la stima delle perdite complessive (costo dei danni subiti dagli edifici, numero prevedibile delle vittime, costo complessivo in termini economici e sociali) che potranno interessare in un determinato periodo una determinata area. Per la definizione del rischio e per l’elaborazione dello scenario è necessario valutare e combinare i seguenti parametri:  Pericolosità Sismica (probabilità di superamento di una soglia stabilita di intensità in una determinata area in un determinato intervallo di tempo). Per il calcolo occorre conoscere: 1) le aree riconosciute responsabili di generare terremoti (zonazione sismogenetica);

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2) la sismicità di tali aree (distribuzione spazio-temporale degli eventi – cataloghi); 3) la variazione degli effetti dei terremoti che si generano in tali aree con la distanza (modello di attenuazione).  Vulnerabilità Sismica (resistenza di un edificio urbano, di un sistema urbano alle azioni sismiche ovvero propensione a subire danni in caso di una scossa sismica).  Esposizione (caratteristiche del sistema sociale: popolazione, patrimonio immobiliare, attività economiche, trasporti, beni culturali etc. esposto agli effetti del terremoto). Il rischio deriva dalla combinazione dei parametri descritti secondo la relazione: rischio = pericolosità x vulnerabilità x esposizione.

Lo studio della sismicità storica ha contribuito ad individuare le regioni della nostra penisola suddividendole in principali aree sismogenetiche maggiormente soggette a terremoti distruttivi che tendono sistematicamente a ripetersi nel tempo. Il nostro territorio comunale viene censito come area di classe II°. Gli attuali studi non consentono ancora di stabilire quando un terremoto avrà luogo, attraverso l’ausilio di fenomeni precursori a medio – breve termine. I terremoti, quindi, sono eventi naturali che non possono essere evitati né previsti, pertanto non è possibile mettere in atto azioni per contrastarli, come invece può essere fatto per altri tipi di rischio, ma si possono avviare strategie indirizzate alla mitigazione dei loro effetti come le scelte di intervento da attuare sia in fase preventiva che in fase di emergenza post-sismica:  La conoscenza dei parametri di rischio: pericolosità, vulnerabilità ed esposizione;  L’adeguamento degli strumenti urbanistici al fine di operare un riassetto del territorio;  La riduzione della vulnerabilità degli edifici esistenti (in particolare quelli di interesse storico, beni architettonici e monumentali);  Costruzione degli edifici nel rispetto delle vigenti norme tecniche in zone sismiche;  La formazione del personale dell’amministrazione comunale e del volontariato;  La predisposizione di un Piano Comunale di Emergenza in linea con le direttive Regionali e Provinciali;  L’informazione alla popolazione sulle situazioni di rischio e sulle procedure di emergenza, fornendo le norme corrette di comportamento;  L’organizzazione e la promozione di periodiche attività addestrative per sperimentare ed aggiornare il Piano e per verificare l’efficienza di tutte le strutture coinvolte nell’emergenza.

Per rischio incendi boschivi e di interfaccia, soprattutto quest’ultimo, si intende la possibilità che alcune zone boscate adiacenti ad agglomerati urbani possano essere soggette ad inneschi di incendi con conseguente pericolo per l’incolumità delle persone. Con decreto del Presidente della Giunta Regione n.64 del 02/04/2008, in applicazione dell’ordinanza PCM n. 3624 del 22/10/2007, viene stabilito che ogni comune 6 debba provvedere alla valutazione del rischio di incendi boschivi e di interfaccia predisponendo i specifici piani comunali secondo le linee guida emanate col medesimo decreto. . E’ necessario pertanto, sulla base degli scenari individuati, predisporre un sistema articolato mediante l’attivazione di uomini e mezzi, organizzati secondo un quadro logico e temporalmente coordinato che costituisce il modello di intervento, il quale prevede l’adozione della risposta di protezione civile per ogni livello di allertamento. Il modello di pianificazione di emergenza utilizzato, quale applicazione di quello nazionale denominato “Metodo Augustus”:  Definisce il quadro territoriale;  Fissa gli obiettivi che devono essere conseguiti ed i relativi interventi da attuare;  Individua le Componenti e le Strutture Operative che devono essere attivate (artt. 6 e 11 Legge 225/92), gli Uffici Comunali, le società eroganti servizi;  Fissa le procedure organizzative da attuarsi al verificarsi dell’evento calamitoso.

Il Piano Comunale è strutturato in tre parti principali: A. Parte Generale dove vengono raccolte tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio finalizzate all’elaborazione dei possibili scenari di rischio (idrogeologico, sismico, neve, incendi boschivi e di interfaccia). B. Lineamenti della Pianificazione dove si individuano gli obiettivi da conseguire per organizzare una adeguata risposta di protezione civile al verificarsi dell’evento e si indicano le Componenti e le Strutture Operative chiamate a farlo. C. Modello di Intervento che è l’insieme ordinato e coordinato, secondo precise procedure, degli interventi che le Componenti e le Strutture Operative di Protezione Civile dovranno attuare al verificarsi dell’evento calamitoso (idrogeologico, sismico, neve, incendi boschivi e di interfaccia). Il Sindaco, quale autorità comunale di protezione civile, avvalendosi del Centro Operativo Comunale (C.O.C.), fissa le linee operative ed individua nelle funzioni di supporto lo strumento per il coordinamento degli interventi. Il Piano di Emergenza dovrà essere continuamente aggiornato e conformato alla tipologia di rischio ed alle disponibilità delle risorse. I responsabili delle funzioni di supporto dovranno redigere dei piani particolareggiati riferiti alle attivazioni di propria competenza, che saranno parte integrante del presente piano.

Classificazione degli eventi Gli eventi si distinguono in: A) eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti ed amministrazioni competenti in via ordinaria utilizzando le risorse e le procedure disponibili nell’ambito delle competenze proprie o delegate; B) eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che per loro natura ed estensione comportano l’intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria;

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C) calamità naturali, catastrofi o altri eventi che per intensità ed estensione debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.

Il presente Piano Comunale di Protezione Civile ha come oggetto prevalentemente gli eventi di cui al primo punto (eventi di tipo A) nella consapevolezza che in caso di evento sismico leggero o neve non si registreranno danni rilevanti; in eventi di maggiore portata si ricadrà comunque nei casi previsti dai punti B) e C) con l’intervento di amministrazioni e strutture operative dello Stato, delle Regioni, delle Province e delle Comunità Montane.

STRUTTURA ORGANIZZATIVA DEL SERVIZIO NAZIONALE DI PROTEZIONE CIVILE

Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE

COMITATO PARITETICO COMITATO OPERATIVO DELLA COMMISSIONE NAZIONALE STATO REGIONI PROTEZIONE CIVILE PREVISIONE E PREVENZIONE ENTI LOCALI GRANDI RISCHI

Collabora con il Presidente del Presieduto dal Capo del E’ articolata in sezioni e svolge Consiglio dei Ministri nel: Dipartimento, assicura la direzione attività consultiva, tecnico unitaria ed il coordinamento delle scientifica e propositiva in materia - determinare le politiche di attività di emergenza, stabilendo gli di previsione e prevenzione delle protezione civile; interventi di tutte le amministrazioni varie ipotesi di rischio. e gli enti interessati al soccorso. - promuovere e coordinare le Presieduta del Presidente del attività delle amministrazioni E’ composto da tre rappresentanti Consiglio dei Ministri, o dal centrali e periferiche dello stato del dipartimento, in rappresentante Ministro dell’Interno o da altro suo delle regioni, delle province, dei per ciascuna delle strutture delegato, è composta dal capo comuni, degli enti pubblici operative nazionali di cui all’art. 11 dipartimento, da esperti nei vari nazionali e territoriali e di ogni della L. 225/92, non confluite nel settori di rischio, da due esperti altra istituzione e organizzazione dipartimento e tenute a concorrere designati dall’agenzia per la pubblica e privata presente sul al soccorso, da due rappresentanti protezione dell’ambiente e per i territorio nazionale, finalizzate delle regioni e da un servizi tecnici, da due esperti all’integrità della vita, dei beni, rappresentante del comitato designati dalla conferenza degli insediamenti e dell’ambiente nazionale del volontariato di permanente per i rapporti fra lo dai danni o dal pericolo di danni protezione civile. Possono essere stato e le regioni e le province derivanti da calamità naturali, da invitati alle riunioni autorità regionali autonome, nonché da un catastrofi o da altri grandi eventi e locali di protezione civile rappresentante del comitato che determinano situazioni di interessati a specifiche emergenze, nazionale del volontariato di grande rischio. nonché rappresentanti di altri enti o protezione civile. amministrazioni. Nel comitato sono presenti i I componenti che rappresentano, rappresentanti delle regioni e degli su delega del Ministro enti locali. competente, i singoli Ministeri E’ opportuno ricordare che le esplicano e riassumono con funzioni vanno esercitate attraverso poteri decisionali, tutte le facoltà e intese nella Conferenza unificata competenze in ordine alle azioni (art. 107 c. 2, D.L. 112/98). da svolgere ai fini di protezione civile, e rappresentano, in seno al comitato, l’amministrazione di appartenenza nel suo complesso.

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COMPETENZE dopo il D.L. 112/98 e la L. 401/01

REGIONI PROVINCE(*) COMUNI PREFETTI

- predispongono i programmi di - svolgono attività di - svolgono attività di previsione ed - predispongono il piano previsione e prevenzione dei previsione e prevenzione, attuazione degli interventi di provinciale di emergenza rischi compresa l’adozione dei prevenzione dei rischi - assumono la direzione - definiscono gli indirizzi per la provvedimenti - predispongono i piani di unitaria dei servizi di predisposizione dei piani amministrativi connessi emergenza (anche in forma emergenza provinciali di emergenza - predispongono i piani associata ed integrata) - adottano i provvedimenti - in caso di crisi determinata dal provinciali di emergenza - predispongono i provvedimenti necessari per attuare i primi verificarsi o dall’imminenza di - in caso di eventi calamitosi, da attuare in caso di emergenza, soccorsi eventi calamitosi, attuano gli verificano l’attuazione dei al fine di assicurare il primo - garantiscono l’ordine e la interventi urgenti, avvalendosi servizi urgenti da parte soccorso sicurezza pubblica anche del corpo nazionale dei delle strutture provinciali di - in caso di emergenza, attuano i vigili del fuoco, per il ritorno protezione civile primi interventi urgenti, alle normali condizioni di vita, avvalendosi anche delle strutture per lo spegnimento degli locali di protezione civile e del incendi boschivi (per la parte volontariato non di competenza dello stato) - dichiarano l’esistenza di eccezionale calamità o avversità atmosferica. - stabiliscono gli interventi per l’organizzazione e l’utilizzo del volontariato

(*) A partire da marzo 2016, dopo un prima fase riorganizzativa, le competenze in materia di Protezione Civile (e non solo) sono confluite nella Regione Marche – Dipartimento Protezione Civile e Sicurezza Locale, in applicazione della Legge n. 56/2014 (legge Delrio) che ha segnato l’avvio del processo di superamento delle Province.

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L.R. n. 32/01 - SISTEMA REGIONALE DI PROTEZIONE CIVILE -COMPETENZE DEI VARI ENTI

1. Le Province assicurano nell'ambito del proprio territorio lo svolgimento dei seguenti compiti: a) rilevazione, raccolta, elaborazione ed aggiornamento dei dati di rischio, sia per la PROVINCE predisposizione dei programmi di previsione e prevenzione propri, di quelli dei Comuni, e sia al fine di metterli a disposizione della struttura regionale competente per l'elaborazione e Art. 12 l'aggiornamento degli analoghi programmi regionali; b) attuazione, in ambito provinciale, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi individuati dai programmi e piani regionali, compresa l'adozione dei connessi provvedimenti amministrativi; c) predisposizione, in raccordo con i Prefetti, dei piani provinciali di emergenza, sulla base degli indirizzi regionali, utilizzando strutture e mezzi idonei per l'intervento, da impiegare in collaborazione con i Comuni e per il concorso nei casi di emergenza nazionale; d) attuazione degli interventi urgenti nei casi di crisi determinata dal verificarsi o dall'imminenza di eventi di cui all'articolo 2, d'intesa con gli altri enti ed amministrazioni competenti; e) predisposizione dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, da attivare al verificarsi o nell'imminenza di eventi calamitosi. 2. Per garantire la necessaria uniformità, omogeneità ed integrazione, le metodologie per la rilevazione, raccolta, elaborazione ed aggiornamento dei dati, sono individuate dai programmi e dai piani di cui agli articoli 5 e 6. 3. Le Province, in accordo con i Comuni interessati e le Comunità montane, e secondo le rispettive competenze, promuovono piani di protezione civile sovracomunali. 4. Per lo svolgimento delle funzioni di competenza delle Province, il Presidente della Provincia, d'intesa con il Prefetto, istituisce centri di coordinamento dei soccorsi e centri operativi misti, secondo le delimitazioni territoriali o funzionali individuate dai programmi e dai piani di cui agli articoli 5 e 6 e da quelli delle competenti amministrazioni dello Stato. La direzione delle relative strutture è affidata a personale provinciale, regionale o di altre amministrazioni pubbliche in possesso dei requisiti professionali ed attitudinali necessari in relazione alle caratteristiche ed alla complessità dell'evento. 5. In ogni capoluogo di provincia è costituito, il Comitato provinciale di protezione civile(*), quale organo consultivo, propositivo e di coordinamento operativo, convocato e presieduto dal Presidente della Provincia, nel quale è assicurata la presenza di:

a) un rappresentante del Prefetto; b) un rappresentante della struttura regionale di protezione civile; c) un rappresentante dei Sindaci del territorio, nominato dall'ANCI; d) un rappresentante delle Comunità montane, nominato dall'UNCEM; e) un rappresentante del Comando provinciale dei vigili del fuoco; f) un rappresentante del Corpo Forestale dello Stato; g) un esperto per ogni tipo di rischio che incida sul territorio provinciale; h) un rappresentante delle organizzazioni di volontariato di protezione civile iscritte nel registro regionale. 6. Il Presidente del Comitato di cui al comma 5 può invitare a partecipare ai lavori dello stesso esperti e/o rappresentanti di enti ed istituzioni il cui contributo sia ritenuto necessario per le singole questioni da trattare.

(*) Pur rimanendo in essere il Comitato Provinciale di Protezione Civile, esso non sarà più presieduto dal Presidente della Provincia ma dal Prefetto (o suo delegato), fermo restando tutte le altre figure.

1. Le Comunità montane concorrono alla realizzazione degli interventi di protezione civile sulla COMUNITA’ base dei programmi di cui all'articolo 5 e dei piani di cui agli articoli 6 e 12. Esse in particolare: MONTANE a) forniscono dati e informazioni utili per la predisposizione e l'aggiornamento dei programmi e dei piani regionali e provinciali di previsione e prevenzione; Art. 13 b) collaborano con proprie strutture tecniche ed organizzative all'attuazione dei programmi e piani regionali e provinciali di previsione, prevenzione ed emergenza; c) contribuiscono alla fase di pronto intervento mettendo a disposizione delle competenti autorità strutture, mezzi e attrezzature. 2. Le Comunità montane possono assumere l'esercizio di funzioni comunali anche per le attività di protezione civile, e predispongono, in accordo con i Comuni interessati e con la Provincia, i relativi piani.

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1. I Comuni svolgono i seguenti compiti:

a) raccolta dei dati utili per l'elaborazione del piano comunale di previsione e prevenzione e per la predisposizione e l'aggiornamento dei piani regionali e provinciali; COMUNI b) collaborazione all'attuazione degli interventi previsti nei piani regionali e provinciali di cui alla lettera a); Art. 14 c) adozione, nell'ambito delle proprie competenze, delle misure necessarie per fronteggiare le situazioni di pericolo indicate nei predetti piani; d) impiego dei mezzi e delle strutture operative necessarie per gli interventi, con particolare riguardo alle misure di emergenza per eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possono essere fronteggiati dal Comune in via ordinaria; e) informazione della popolazione sui comportamenti da tenere in occasione di emergenze; f) attuazione degli interventi necessari a favorire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree colpite da eventi calamitosi; g) attivazione da parte delle strutture locali di protezione civile dei servizi urgenti e utilizzo del volontariato a livello comunale e/o intercomunale, sulla base degli indirizzi nazionali, regionali e provinciali. 2. Per lo svolgimento delle funzioni ad essi conferite, i Comuni adottano, divulgano, attuano e aggiornano il piano comunale o intercomunale di protezione civile, utilizzando anche forme associative e di cooperazione tra enti locali e, nei territori montani, le Comunità montane; i Comuni si dotano altresì di una struttura operativa di protezione civile, fornita dei mezzi necessari allo svolgimento delle relative attività.

1. Il Sindaco, quale autorità comunale di protezione civile, assume, al verificarsi o SINDACI nell'imminenza di eventi o situazioni di emergenza, la direzione ed il coordinamento dei Art. 15 servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari, dandone contemporanea comunicazione alla SOUP, alla sala operativa provinciale ed al Prefetto. 2. Il Sindaco dirige le attività di soccorso nell'ambito del territorio del proprio Comune, anche nell'ipotesi di eventi che coinvolgano più Comuni e che richiedano interventi coordinati da parte della Provincia o della Regione, attenendosi alle direttive provinciali o regionali

ORGANI E STRUTTURE REGIONALI E PROVINCIALI DI PROTEZIONE CIVILE Per rendere più efficace il Piano Comunale di Protezione Civile questo si dovrà necessariamente integrare con le strutture regionali e provinciali che agiscono nel settore della Protezione Civile. A tal fine, attraverso le recenti normative, sono stati istituiti sia organi consultivi, sia strutture operative, preposti alla gestione delle emergenze.

Comitato Regionale di Protezione Civile È l’organo consultivo permanente della Regione per assicurare il raccordo e il coordinamento delle iniziative regionali con quelle statali e locali competenti in materia. Il Comitato esprime pareri non vincolanti sui programmi e sui piani regionali per gli interventi in emergenza. Il Comitato è composto da: a) il Presidente della Giunta regionale o l’Assessore competente in materia di protezione civile, che lo convoca e presiede; b) il Dirigente della struttura regionale competente in materia di protezione civile o suo delegato; c) un Sindaco designato dall’ANCI per ciascuna provincia; d) un Presidente di Comunità montana designato dall’UNCEM; e) l’Ispettore regionale dei vigili del fuoco o suo delegato; f) il Coordinatore regionale del Corpo forestale dello Stato o suo delegato; g) un rappresentante del Dipartimento della protezione civile; h) i Prefetti della Regione o loro delegati; 11

i) un rappresentante della Croce Rossa Italiana; j) un rappresentante del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino; k) tre rappresentanti delle organizzazioni di volontariato iscritte nel registro regionale di cui all’articolo 3 della L.R. 13 aprile 1995, n. 48, di cui due designati dalle organizzazioni di volontariato di protezione civile ed uno dall’Associazione nazionale pubbliche assistenze (ANPAS).

Struttura Regionale di Protezione Civile La Regione, per lo svolgimento degli interventi di protezione civile, si dota di una apposita struttura posta alle dirette dipendenze del Presidente della Giunta regionale. La struttura regionale di protezione civile acquisisce ogni informazione e dato utile per lo svolgimento delle attività di protezione civile, anche tramite l’effettuazione di accertamenti e sopralluoghi; essa provvede al monitoraggio delle attività di protezione civile, dei piani, dei programmi, delle dotazioni di mezzi e uomini delle amministrazioni pubbliche, degli enti locali e degli altri soggetti. Svolge inoltre le funzioni del servizio meteorologico operativo regionale previsto dall’articolo 111 del D.lgs. 31 marzo 1998, n. 112. Per le finalità di protezione civile la Regione si è dotata di un Centro Assistenziale di Pronto Intervento (CAPI), nel quale sono custoditi e mantenuti in efficienza materiali e mezzi per gli interventi di emergenza. Le procedure e le specifiche indicazioni per la gestione e l’uso dei materiali e dei mezzi di pronto intervento sono individuate nel piano regionale per gli interventi di emergenza.

Sala Operativa Unificata Permanente (S.O.U.P.) e Centro Operativo Regionale (C.O.R.) La Struttura Regionale di Protezione Civile è dotata di una Sala Operativa Unificata Permanente (SOUP), presidiata in forma continuativa da personale della Regione o di altri enti pubblici, o delle organizzazioni di volontariato, anche mediante forme di collaborazione o convenzionamento. La SOUP è il luogo in cui confluiscono tutte le funzioni di controllo del territorio regionale e le informazioni generali concernenti la sicurezza delle persone e la tutela dei beni, delle infrastrutture e dei servizi di rilevante interesse per la popolazione. Essa ha il compito di: a) acquisire notizie e dati circa le situazioni di potenziale pericolo e gli eventi calamitosi e di seguire l’andamento degli stessi; b) diramare disposizioni operative ai soggetti preposti ed informazioni alla popolazione; c) stabilire tempestivi contatti con i competenti organi nazionali e le varie componenti della protezione civile a livello regionale e sub-regionale; d) assicurare il coordinamento degli interventi urgenti in caso di crisi determinata dal verificarsi o dall’imminenza di eventi di tipo b ed il raccordo funzionale ed operativo con gli organi preposti alla gestione delle emergenze conseguenti ad eventi di tipo c. Nel caso di crisi determinata dal verificarsi o dall’imminenza di eventi o situazioni di emergenza di particolare rilevanza, viene costituito il Centro Operativo Regionale (COR), quale struttura di emergenza con compiti di raccordo, coordinamento e consulenza; esso è convocato dal Presidente della Giunta regionale, o dal dirigente della struttura regionale di protezione civile, qualora delegato. La composizione e le funzioni del COR sono fissate dai piani operativi regionali per gli interventi di emergenza, secondo le differenti tipologie di evento.

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Comitato Provinciale di Protezione Civile Rappresenta l’organo consultivo, propositivo e di coordinamento operativo a livello provinciale e viene presieduto dal Prefetto. Il Comitato svolge attività di previsione e promuove interventi di prevenzione dei rischi, oltre ad assicurare la predisposizione dei piani provinciali di emergenza e dei servizi urgenti da attivare in caso di eventi calamitosi di “tipo b” (D.lg. 112/98).

Unità di crisi Viene convocata dal responsabile provinciale della Protezione Civile allo scopo di coordinare fin dall’inizio le operazioni di soccorso. Essa sarà composta da Prefetto, Regione, VV.F. e volontariato, nonché da ogni altro ente o azienda e/o amministrazione competente per l’evento verificatosi. Il compito dell’unità di crisi è quello di ridurre l’incertezza nelle decisioni operative anche per eventi di breve durata legati ad aspetti quali mobilità, trasporti, incidenti rilevanti ecc. Sala Operativa Integrata (S.O.I.) È una Sala Operativa dormiente che viene costituita presso ogni Provincia in sostituzione del vecchio C.C.S. (Centro Coordinamento Soccorsi organizzato presso gli Uffici Territoriali di Governo (ex prefetture)) una volta accertata la sussistenza di una situazione di pubblica calamità. Rappresenta il massimo organo di coordinamento delle attività di protezione civile a livello provinciale: insediato in una sala attrezzata con apparecchi telefonici, telematici e radio ricetrasmittenti, è composto dai responsabili di tutte le strutture operative presenti sul territorio provinciale. I compiti della S.O.I. consistono nell’individuazione delle strategie e delle operatività di intervento necessarie al superamento dell’emergenza anche attraverso il coordinamento dei Centri Operativi Misti.

Centro Operativo Misto (C.O.M.) Il C.O.M. è una struttura di coordinamento provinciale decentrata, il cui responsabile dipende dalla S.O.I. ed opera sul territorio di più comuni per supportare i sindaci, autorità di protezione civile locale (art. 14 D.P.R. 06.02.81 n° 66). Il C.O.M. può essere costituito all’atto dell’emergenza in una Sala Operativa di Protezione Civile. Tra i compiti fondamentali del Centro Operativo Misto possiamo citare: - fornisce le informazioni ed ogni forma di collaborazione ai Sindaci ed alle Comunità locali restando in contatto con la S.O.I.; - assicura la distribuzione dei soccorsi, l’assegnazione dei ricoveri ed ogni altro intervento essenziale alle popolazioni sinistrate tramite i Sindaci o chi per loro; - disciplina l’attività di soccorso tecnico e di ripristino dei servizi assistenziali; - sovrintende all’ordine pubblico locale ecc....

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A – PARTE GENERALE

A1 – Dati di Base

A.1.1 – Aspetti Generali del Territorio Il Comune di STAFFOLO ricade amministrativamente nella Provincia di Ancona, si estende per circa 27,66 Kmq e confina: a Nord con il territorio dei Comuni di e Jesi a Est con il territorio del Comune di (Mc) a Sud con il territorio del Comune di Cingoli (Mc) ad Ovest con il territorio dei Comuni di (Mc) e .

Il territorio è individuato dall’I.G.M. dal Foglio n. 117, scala 1:100.000, meglio localizzato in scala 1:25.000 nelle tavolette 117 – I N.E., 117 II S.E, 117 III S.O. e 117 IV N.O. In particolare è contraddistinto nella Cartografia Tecnica Regionale in Scala 1:10.000 nelle sezioni n. 29210 – 29211 – 29214 – 29215.

A.1.2 - Altimetria La ripartizione altimetrica del territorio è la seguente: da quota 0 a 200 mt., circa 415 ha (pari al 15% del territorio); da quota 201 a 400 mt., circa 2220,3 ha (pari all’80,27% del territorio); oltre quota 400 mt., circa 130,7 ha (pari al 4,73% del territorio).

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A.1.3 - Morfologia L'area è caratterizzata da una morfologia prevalentemente collinare, tipica della fascia subappenninica, con la presenza di pendii piuttosto ripidi culminanti in superfici sommitali dolcemente modellate o subpianeggianti che rappresentano i resti del paesaggio a basso rilievo che caratterizzava il territorio regionale prima delle ultime fasi di sollevamento tettonico. In seguito a fattori microclimatici, i versanti orientali sono un poco più ripidi di quelli esposti ad occidente, con terreni più recenti e generalmente più teneri prevalentemente pelitici ed arenacei, in massima parte plio-pleistocenici. L’area è quindi principalmente composta da arenarie, argille e sabbie, caratterizzata da rilievi non particolarmente aspri, ad esclusione della zona posta ad Est/Nord-Est dove sono presenti formazioni di calanchi che rappresentano la forma di erosione più tipica di questi litotipi.

A.1.4 - Idrografia I corsi d’acqua principali presenti sul territorio sono: fiume (che delimita una porzione di confine con i territori del Comune di Cingoli) e i Torrenti Acqualta (che delimita i confini con i territori del Comune di Cingoli), Cesola (che delimita i confini con i territori del Comune di Cupramontana), Breccione (che delimita una porzione di confine con i territori del Comune di Cingoli) e Rio di Staffolo. Le principali sorgenti, sono : Trocca, Salmagina, San Francesco, Abbrice, Corta, Simone, dell’Oro, Fortuna, Staffola, Castagna.

Stralcio da “CAMPO MEDIO DELLA PRECIPITAZIONE ANNUALE SUI BACINI IDROGRAFICI DELLE MARCHE NEL PERIODO 1950-1989”

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A.1.5 - Struttura insediativa Tutto il territorio della Regione Marche varia nelle forme a seconda dei differenti aspetti orografici ed idrografici, ed a questo corrisponde una puntuale variazione delle forme insediative distribuite lungo alcune direttrici o concentrate in alcuni luoghi ben definiti. Tali differenti situazioni sono state messe in evidenza dalle analisi svolte dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale che ha suddiviso il territorio in Ambiti Territoriali Omogenei. Il territorio del Comune di Staffolo è compreso nell’A.T.O. “D” denominato il “reticolo più accidentato e disomogeneo”.

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A.1.6 – Rete viaria Un quadro ben definito della rete viaria costituisce un elemento fondamentale per una corretta pianificazione con fini di protezione civile, soprattutto in fasi di emergenza. Infatti, il quadro d’insieme della rete stradale, sia principale che secondaria, rappresenta un importante elemento nella pianificazione dei soccorsi: l’immediata individuazione delle strade principali, dei percorsi più rapidi e dei percorsi alternativi in caso di inagibilità di alcuni tratti stradali, risulta fondamentale per la tempestività e l’organizzazione dei soccorsi stessi. Le principali vie di collegamento del territorio di Staffolo, sono costituite da :  Strada Provinciale n. 502 (Jesi – Cingoli) (Ponte sul fiume Musone).  Strada Provinciale n. 35 di San Paolo – Staffolo.  Strada Provinciale n. 11 dei Castelli.  Strada Comunale San Francesco.  Strada Comunale Follonica. Inoltre, il quadro della rete viaria è completato da numerose strade comunali, asfaltate e non, che collegano i vari nuclei abitati e lungo le quali sono distribuite numerose case sparse. Infine, sulla stessa cartografia, oltre alle strade, sono stati evidenziati anche i ponti, prendendo in considerazione quelli posti sulla viabilità principale. La necessità di sottolineare l’ubicazione di tali strutture deriva dal fatto che le stesse, in caso di terremoto di notevole intensità, potrebbero costituire punti di debolezza nei collegamenti.

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A.1.7 – Popolazione (rilevamento situazione al 30/06/2016)

Popolazione totale residente all'ultimo n° 2.244

aggiornamento

Nuclei familiari/convivenze n° 930/2

Stima della popolazione variabile stagionalmente n° 200

Popolazione aggiuntiva non residente n° 50 – 70

Fasce di 0 – 4 5 – 17 18 – 65 Oltre65 Totale

età anni anni anni anni

Totale 72 223 1.418 531 2244

A.1.8 – Popolazione non autosufficiente. Un dato di essenziale importanza nello studio della popolazione nell’ambito di un Piano di Emergenza è conoscere il numero della popolazione invalida civile o non autosufficiente, al fine di organizzare in precedenza, con personale qualificato, le eventuali operazioni di soccorso. I dati di una ipotetica tabella potrebbero essere contraddistinti da:  iniziali dei rispettivi cognome e nome;  data di nascita;  residenza. Tale dato può essere schematizzato nella seguente tabella:

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COGNOME NOME DATA DI NASCITA RESIDENZA VIA 01AH 27/02/1988 STAFFOLO DONATELLO, 5 02AV 01/02/1920 STAFFOLO P.ZZA CAVOUR, 19 03AA 11/01/1948 COSTE G. VERDI, 1 04AF 18/07/1931 STAFFOLO dei CALANCHI, 38

Strutture Ricettive

Nome Indirizzo Camere Letti Num. Tel. Albergo Via Redipuglia 20 36 0731779261 Belvedere Relais del 8 14 0731779223 Borgo Via Solferino 4 Residence Via Marco Biagi 6 12 0731779303 OASI 1 Bed&Breakfast Contrada Coste “Ca del Cardo” n. 72 4 8 0731770007

La Ciminiera C.da 12 30 0731779762 Country House S.Caterina 18 Segnavento Via Salmagina 5+2 20 0731779892 Agriturismo 7 Casale delle C.da 4 7 0731779777 Rondini Campagliano 5

Casa riposo e cure per anziani

Nome Indirizzo Camere Letti Num. Tel. Casa di Via delle 10+5 25 0731779484 Riposo Monache 4

Strutture Scolastiche.

Grado n. classi Insegnanti Alunni Indirizzo Num. Tel.

Materna 3 4 (+2) 43 Via Roma 0731779775

Elementare 5 7 (+2) 75 V.le Europa 3 0731779564

Medie 3 10 (+1) 44 V.le Europa 3 0731779254

I numeri tra parentesi nella colonna “Insegnanti” sono riferiti ai collaboratori scolastici. 19

Strutture Sanitarie. Il Comune di Staffolo fa parte della Area Vasta n. 2 (ex Zona Territoriale n. 5 dell’ASUR) con sede istituzionale in via Turati n. 51 a (sede legale via Oberdan n. 2 – Ancona). All’interno del Comune sono presenti tre strutture ambulatoriali ed una farmacia come evidenziato nella tabella di seguito allegata:

Struttura Titolare Indirizzo Num. Telefono

Ambulatorio Dott. Massimo Cruciani Via G. Marconi 50 0731770030 D.ssa Eleonora Via XX Settembre 19 0731770145 Ambulatorio Pollonara

Ambulatorio D.ssa Katia David Via delle Monache 6 0731779139

Farmacia Dott. Rosetti - Lecce Via XX Settembre 7 0731779263

Strutture di Volontariato. Nel Comune di Staffolo, oltre a varie associazioni di volontariato, sono attivi ed operativi il Gruppo Comunale Volontari di Protezione Civile ed il Gruppo Volontari del Soccorso C.R.I. che possono essere allertati in caso di emergenza ed utilizzati, ognuno per le proprie competenze, per far fronte alle esigenze del primo soccorso alla popolazione.

Num. Struttura Responsabile Indirizzo Telefono Gruppo Comunale Via M. L. King snc 3488002098 Volont. Prot. Civile Pompeo Zaccaria Gruppo Volontari d. Via XX Settembre n. 17 0731771050 Soccorso C.R.I. Fiorino Frontalini Ass. Carabinieri in Via Maestro di Staffolo 32 0731779543 Congedo Carlo Mosca

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A.1.9 - Cartografia di base La cartografia di base necessaria all'elaborazione della carta del modello di intervento è la seguente: 1. carta di inquadramento generale del territorio (limiti amministrativi, viabilità stradale, reti di servizio) scala 1:25.000; 2. carta dell’uso del suolo comunale scala 1:50.000; 3. carta geologica scala 1:100.000; 4. carta geomorfologica scala 1:25.000; 5. cartografia delle attività produttive: industriali, artigianali, agricole, turistiche, infrastrutture, servizi essenziali, risorse sanitarie, strutture di volontariato; 6. cartografia delle pericolosità dei vari eventi nel territorio comunale; 7. cartografia del rischio sul territorio comunale; 8. Popolazione: numero abitanti e numero nuclei familiari; carte della densità della popolazione. 9. carta fascia di interfaccia e fascia perimetrale con indicazione dei livelli di pericolosità.

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A.2 - Scenari di rischio

 A.2.1 - Rischio Idrogeologico Il dissesto idrogeologico si riferisce a quelle situazioni di pericolo determinate dall’azione delle acque superficiali e sotterranee o che interessano le acquee stesse. Pertanto il rischio idrogeologico comprende il rischio di inondazione ed il rischio di frana. Più in generale si può fare riferimento anche al rischio di degrado delle risorse idriche e ad altri rischi determinati da fenomeni meteoclimatici (piogge copiose, nevicate intense, trombe d’aria, etc.). Una delle attività principali nell’ambito del Rischio Idrogeologico è l’individuazione delle aree soggette a fenomeni franosi. Le varie tipologie dei fenomeni franosi, la loro distribuzione geografica ed il grado di attività sono strettamente connesse sia alle situazioni litostrutturali e morfologiche che caratterizzano il territorio, sia alle variazioni climatiche. Molteplici sono comunque i fattori che possono contribuire a rendere instabile un pendio: l’assetto stratigrafico, l’erosione al piede, sovraccarichi, alterazione, azioni sismiche, tettonica, regime delle pressioni interstiziali, l’azione antropica e non ultimo il regime termo-pluviometrico dell’area. Parallelamente, altre concause che possono contribuire all’incremento della propensione al dissesto idrogeologico dei pendii, sono individuabili in alcuni interventi di disboscamento e in una non corretta conduzione dell’attività agricola. Pertanto l’individuazione delle principali aree interessate da movimenti franosi è uno degli obiettivi prioritari delle attività connesse all’elaborazione del Piano di Protezione Civile, per la definizione degli scenari di rischio.

Metodologia La Regione Marche con proprio atto deliberativo n.15 del 28 giugno 2001 ad oggetto “L. 183/99 – L. 267/98 – L. 365/00 – L.R. 13/99 Adozione del Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.)”, elaborato dall’Autorità di Bacino Regionale della Regione Marche e alla successiva pubblicazione dello stesso sul B.U.R.M. n° 99 del 06.09.2001 (supplemento n° 25), ha provveduto ad individuare, all’interno dei Bacini idrografici di rilievo regionale, le aree di pericolosità e rischio idrogeologico interessate da fenomeni franosi. A ciascuna area censita, ricavate da informazioni contenute negli strumenti urbanistici comunali, nei PTC provinciali e in altri studi di settore già elaborati (CARG, SCAI, RIM, Studi GNDCI), è stata attribuita una pericolosità suddivisa in quattro livelli, definita in base alla tipologia del fenomeno ed al relativo stato di attività. Alle aree a pericolosità idrogeologica precedentemente descritte è stato attribuito un grado di rischio articolato in quattro classi, tramite la compilazione di una scheda di analisi ed in base all’esposizione degli elementi considerati.

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Definizione Grado di Indice di Tipologie Frane Pericolosità Pericolosità ( Varnes) Molto Elevata P4 Crollo attivo – Debris flow/Mud flow Crollo quiescente – Crollo inattivo

Scivolamento/Colamento attivo Elevata P3 Frana complessa attiva Scivolamento/Colamento quiescente Colamento / Frana complessa Media P2 quiescente DGPV attiva – Soliflusso Scivolamento/Colamento inattivo Frana complessa inattiva Moderata P1 DGPV quiescente o inattiva - Soliflusso

Ai fini del presente Piano, per l’individuazione delle aree soggette a rischio idrogeologico, sono state quindi analizzate le cartografie allegate al P.A.I., dalle quali sono state riprese le perimetrazioni delle aree interessate da movimenti gravitativi e la definizione della pericolosità e del grado di rischio. In una seconda fase, è stato possibile integrare le informazioni acquisite dal P.A.I. e stabilire le situazioni che presentano maggior grado di rischio. Tutte queste segnalazioni sono poi state verificate direttamente sul terreno per poter predisporre adeguati piani di emergenza. Da un’analisi di insieme del territorio comunale, considerando le cartografie dei dissesti allegate al P.A.I. e del Piano Regolatore Generale, è possibile constatare che nel nostro territorio non esiste il rischio di inondazione in quanto l’unica area indicata come tale è limitata a poche centinaia di metri lungo l’alveo sinistro del fiume Musone in località Bachero, dove non vi sono insediamenti abitativi salvo poche case sparse e comunque non a rischio. Per quanto riguarda il rischio di frane, più frequenti nel periodo fine estate e gennaio- marzo a dimostrazione della correlazione tra fenomeni di dissesto e regime delle precipitazioni, queste insistono più frequentemente nella parte collinare del territorio soprattutto a causa della natura dei terreni costituiti da depositi argillosi, argillo-sabbiosi e sabbiosi, dove affiorano depositi pelitici e conglomeratici del Pliocene inferiore-medio; sono rappresentate soprattutto da fenomeni gravitativi di tipo scorrimento, colata o scorrimento- colata. Un'altra tipologia franosa ad elevato rischio è rappresentata dalle colate di fango che si possono manifestare a seguito di precipitazioni molto elevate e concentrate nel tempo, come avvenuto nell’estate 2003 in località Campagliano. Tali fenomeni possono manifestarsi in maniera diffusa ed imprevedibile per cui la previsione delle aree soggette a tale tipo di rischio è difficile, anche perché il fenomeno può essere innescato o condizionato da eventi casuali che avvengono nel corso delle precipitazioni, quale ostruzioni al normale deflusso delle acque dovuto a tronchi o rami o altri oggetti trasportati. Il percorso stesso della colata di fango può essere deviato da ostacoli accidentali. Nel Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) vengono indicate nel territorio del comune di Staffolo soltanto 5 aree a rischio frana elevato (R3) di cui 4 sono state declassate a R2, individuando anche il numero di persone potenzialmente coinvolte secondo il censimento 23

ISTAT del 2011 che si aggirano intorno alle 61 unità. L’attività di monitoraggio, allo stato attuale, consiste esclusivamente in un progetto finalizzato al controllo delle condizioni meteoclimatiche, coordinato dalla Regione Marche, con particolare riferimento alle precipitazioni atmosferiche, attraverso una rete di stazioni di monitoraggio, sparse sul territorio regionale. Pertanto, si ritiene necessario da parte del C.O.C., tramite la funzione di supporto più appropriata, garantire il costante collegamento con tutti quegli enti, ed in particolare con la Regione Marche, preposti al monitoraggio dell’evento considerato nel Piano di emergenza. Nel caso in cui le avverse condizioni dovessero persistere o aggravarsi, il monitoraggio deve avvenire anche, e soprattutto, attraverso la diretta osservazione da parte di personale, tecnici comunali o volontari, posti in corrispondenza dei punti nevralgici. Queste persone saranno in costante collegamento via radio o via telefono con la sala comunale di protezione civile ed aggiorneranno in tempo reale l’evolversi della situazione di pericolo. Per quanto riguarda i movimenti gravitativi, osservazioni dirette dell’area in dissesto e delle zone circostanti ed il rilevamento di segni precursori, quali fenditure, fratture, rigonfiamenti, cedimenti, lesioni ai manufatti, inclinazioni pali o alberi, variazioni di portata di sorgenti o pozzi, contribuiscono alla previsione dell’evento e all’organizzazione delle procedure di protezione civile prima che si verifichi lo stato di allarme, soprattutto per le aree sprovviste di strumenti di monitoraggio. La Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004 “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del Sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile” e la Direttiva del 3 dicembre 2008 “Indirizzi operativi per la gestione delle emergenze” sono state dettate dalla comune esigenza di realizzare la strutturazione e la condivisione di un linguaggio comune come base per l’attivazione del sistema di protezione civile a partire dal livello locale. Il primo gennaio 2015 si è completato il percorso istituzionale di attuazione delle direttive di cui sopra giungendo alla piena operatività dei “Centri Funzionali Decentrati” in ogni regione italiana. Nel corso del tempo è emersa sempre più l’esigenza, pur nel rispetto delle autonomie legislative delle Regioni ed enti locali, di promuovere un percorso di omogeneizzazione a scala nazionale degli strumenti e degli standard operativi sia in riferimento alle attività di allertamento, sia a quelle di pianificazione e gestione delle emergenze ad esso connesse. Si è proceduto pertanto alla definizione di documenti tecnici mirati ad uniformare su tutto il territorio nazionale la corrispondenza tra i livelli di criticità e livelli di allerta adottati dalle Regioni identificando, in linea con gli standard internazionali, dei codici colore di riferimento corrispondenti ai diversi scenari di evento e di danno attesi. Essi pertanto favoriscono l’efficacia del flusso delle comunicazioni tra i livelli territoriali e centrale, attraverso un linguaggio per quanto possibile uniforme e codificato, per l’impiego razionale e coordinato delle risorse in caso di emergenza. Le specifiche indicazioni individuano le attività del modello organizzativo comunale (quali l’attivazione del COC, la messa in sicurezza, l’assistenza e l’informazione alla popolazione) nonché le principali attività dei livelli di coordinamento provinciale e regionale. In particolare provvedono a declinare tali attività principali per le singole fasi 24 operative, in coerenza con quanto individuato negli scenari di criticità sulla base dei quali sono definiti i livelli di allerta. Pertanto essi stabiliscono di associare in modo biunivoco codici-colore (giallo/arancione/rosso) ai livelli di criticità (ordinaria/moderata/elevata) in quanto maggiormente rappresentativi dello scenario di rischio atteso. Di conseguenza al livello di criticità ordinaria corrisponde l’allerta gialla, al livello di criticità moderata l’allerta arancione, al livello di criticità elevata l’allerta rossa. I codici colore corrispondono alla visualizzazione attuale del bollettino di criticità nazionale e risultano di immediata lettura anche da parte di un pubblico di non-tecnici. Ovviamente all’adozione dei codici-colore va affiancata la definizione dello scenario di evento (fenomeno) e degli effetti e danni attesi. Il livello di allerta, anche se si tratti di allerta gialla, viene sempre comunicato ai Sindaci e comporta per le Amministrazioni comunali l’attivazione delle procedure previste nel proprio Piano di Emergenza. Sarà comunque cura delle Amministrazioni comunali informarsi quotidianamente, compresi i fine settimana e i festivi, delle valutazioni e dei conseguenti messaggi d’allertamento emessi dalle autorità competenti, secondo le procedure previste da ciascuna Regione.

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A.2.2 - Rischio Neve. Nel caso si verifichino precipitazioni nevose abbondanti, al di là dei disagi e delle difficoltà, l’attenzione maggiore viene rivolta a garantire la transitabilità delle strade. I mezzi di proprietà comunale, utilizzati in emergenza, devono essere sempre attrezzati con adeguati pneumatici da neve o catene, al fine di prestare immediato soccorso nei casi di estrema urgenza. Nel rischio neve il passaggio tra le varie fasi di attenzione - preallarme ed allarme è determinato dai seguenti indicatori:  Avviso di condizioni meteorologiche diramato dalla SOUP;  dalla segnalazione dei singoli cittadini;  dal monitoraggio diretto del personale dell’Amministrazione Comunale. L'arrivo della neve costituisce un problema da risolvere al meglio e con tempestività: un evento naturale con il quale è importante imparare a convivere per alleviarne il più possibile l'impatto sulla vita del paese stesso. A Staffolo le nevicate sono state frequenti negli ultimi anni; così il Comune per prevenire e fronteggiare le conseguenze e i disagi provocati da una nevicata anche sulla base delle esperienze acquisite sul “campo”, ha elaborato un dettagliato Piano di Emergenza Neve (successivamente in abbreviato P.E.N.). Il P.E.N. è un insieme di strategie e di comportamenti che il Comune, in sinergia con il Gruppo Comunale Volontari di Protezione Civile, di altre Associazioni di Volontariato, ed in stretta collaborazione con il cittadino, mette in atto per fronteggiare le precipitazioni nevose. Gli obiettivi principali del piano sono: - garantire condizioni di sicurezza per la circolazione stradale e pedonale; - assicurare i servizi essenziali; - evitare gravi disagi alla popolazione.

Il Comune ha ritenuto opportuno integrare il Piano di Emergenza, già approvato dal Consiglio Comunale con atto C.C. n. 43 del 26/07/2005, per preparare al meglio sia gli addetti al servizio di emergenza (dipendenti comunali, ufficio tecnico, gruppo comunale di Protezione Civile, associazioni di volontariato), ma anche i cittadini per l'arrivo delle nevicate e per prevenire gli eventuali disagi che potrebbero crearsi nell'impatto che può avere la neve sulla vita del paese e sulla viabilità.

Gli interventi sono articolati in tre fasi:

PRIMA CHE NEVICHI

E' la fase vera e propria di monitoraggio delle condizioni atmosferiche. Si attiva ogni volta che le previsioni meteo, fornite dal centro Funzionale Multirischi della Regione Marche e dalle stazioni meteorologiche accreditate, annunciano possibili nevicate sul nostro territorio. Dette segnalazioni di peggioramento del tempo vengono anche inviate per sms al Sindaco. Questa fase prevede che da quel momento in poi

32 siano posti in stato di allerta i responsabili degli uffici comunali: Ufficio Tecnico - Polizia Municipale - Gruppo Comunale Volontari di Protezione Civile.

QUANDO NEVICA

Quando inizia a nevicare, un mezzo del gruppo comunale della Protezione Civile, procede ad una ricognizione del territorio comunale, transitando per le principali strade del capoluogo e della frazione Coste, segnalando l’esito del rilievo al Sindaco o agli uffici comunali preposti (Tecnico-Vigili), una volta raggiunti i 10 cm. circa di neve, valutando anche la più probabile evoluzione della situazione meteo, si dispone l’intervento dei seguenti mezzi muniti di lama sgombraneve ed operatori comunali, con priorità di intervento sulle strade comunali urbane ed extraurbane:

Autocarro OM 90 munito di lama sgombraneve (principali strade del territorio ivi comprese le strade di campagna di carreggiata adeguata) Terna meccanica “Benfra” munita di lama sgombraneve (centro abitato e strade di campagna di carreggiata ridotta ad elevata pendenza)

Trattore a ruote munito di lama sgombraneve (strade, parcheggi del centro storico e del centro urbano e strade di campagna)

Terna meccanica “JCB 3CX” (a disposizione) (strade, parcheggi del centro storico e del centro urbano e strade di campagna)

Macchina operatrice livellatrice (a disposizione)

Lo scopo principale di questa fase è di :

- rendere percorribili le strade e le aree e parcheggi pubblici liberandoli dalla neve;

- verifica degli alberi e eventuale relativa rimozione di rami rotti e/o pericolanti ricadenti sulle carreggiate stradali o su aree pedonali;

- controllo e verifica dei tetti al fine di prevenire eventuali cedimenti e/o crolli derivanti da un notevole accumulo di neve; - valutare l’eventuale chiusura delle scuole; - prestare attenzione alle richieste di aiuto da parte dei cittadini in difficoltà, soprattutto ammalati, anziani soli e/o disabili e valutare la priorità di intervento in base alle richieste stesse;

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Contemporaneamente alle attività di sgombero con i mezzi, si procederà, tramite i volontari del Gruppo Comunale di Protezione Civile, alla pulizia delle scale per facilitare il percorso dei pedoni, nei seguenti punti: -Viale Europa/Via Giovanni XXIII (scuola); -Giardini pubblici Viale Europa/Via Giovanni XXIII (palestra); -Via Roma/Borgo San Martino (serbatoio acquedotto); -Via delle Monache/Via Redipuglia; -Viale alberato “Banghitti”/B.go San Sebastiano (ex Staphilus); -Accessi alle scuole, all’Ufficio Postale, Centro diurno “il Girasole”, al Comune, alla Casa di Riposo, agli Ambulatori Medici, alla Caserma dei Carabinieri, alla Farmacia, Chiese ed altre strutture pubbliche; Qualora ne ricorrano le necessità, visto il perdurare ed insistenza delle perturbazioni, il Sindaco, di propria autonomia, attiva il C.O.C. (Centro Operativo Comunale), con sede presso il palazzo Municipale in via XX Settembre 14, nel medesimo ufficio del Sindaco, valutata la situazione ed in concerto con gli uffici interni, verranno attivate anche le ditte esterne che interverranno con i mezzi disponibili più idonei:

BOB-CAT (Vicoli interni e corso del centro storico)

TRATTORI A RUOTE CON LAMA SGOMBRANEVE, TERNE MECCANICHE E RUSPE CINGOLATE (strade di campagna)

Viene attivato il numero di cellulare

345/6106723

oltre a quello del telefono fisso del Comune di Staffolo

0731/779218 - 0731/779483 (fax 0731/770402) e, qualora le condizioni gravose lo richiedano, si allestirà un recapito telefonico per le ore notturne ove gli operatori della Protezione Civile si renderanno disponibili, alloggiando provvisoriamente presso la locale Casa di Riposo in via delle Monache ai seguenti numeri telefonici: 345/6106723

0731/779484 (casa di riposo)

DOPO LA NEVICATA

Passata la nevicata, il pericolo è rappresentato dalla possibile formazione di ghiaccio: fin dalle prime ore del mattino entrano in funzione i mezzi spargi-sale e/o spargi-graniglia sulle strade e si attivano gli interventi di pulizia su piazze e su marciapiedi che adducono ad edifici e strutture pubbliche. L’ufficio Tecnico Comunale, l’Ufficio di Polizia Municipale, i componenti del gruppo di Protezione Civile, effettuano, la ricognizione dei eventuali danni, 34 la verifica e sopralluoghi, sui fabbricati ed in particolar modo per quelli che aggettano sulle vie e piazze pubbliche e/o comunque quelli per possano creare con le abbondanti masse nevose posizionate sui tetti e cornicioni, pericolo per la pubblica e privata incolumità e sicurezza dei cittadini e/o cose. Qualora ne ricorrano le necessità, seguita ad essere attivo il numero di cellulare

345/6106723

oltre a quello del telefono fisso del Comune di Staffolo

0731/779218 - 0731/779483 (fax 0731/770402) e qualora le condizioni gravose lo richiedano ancora, seguiterà ad essere attivo il recapito telefonico per le ore notturne, ove gli operatori della Protezione Civile, si renderanno disponibili, alloggiando provvisoriamente presso la locale Casa di Riposo in via delle Monache ai seguenti numeri telefonici:

345/6106723

0731/779484 (casa di riposo)

AVVERTENZE GENERALI

DOVE OPERANO I MEZZI PER LO SGOMBERO DELLA NEVE

La viabilità del paese è stata analizzata, mappata e classificata, così da ottenere una "graduatoria di priorità" negli interventi di sgombero neve e spargimento sale/graniglia:

Vengono privilegiate le strade comunali, poi quelle a gestione consorziale

- principali (grandi vie di comunicazione, principali direttrici) che sono interessate dal trasporto pubblico (autobus, taxi) e di emergenza (118, Vigili del Fuoco, ecc.);

- quelle che permettono il raggiungimento della casa di riposo per anziani, l'uscita dei mezzi di soccorso e di pubblica sicurezza;

- raccordi e vie di accesso al paese ed alla frazione Coste;

- particolare attenzione sarà data agli accessi in edifici pubblici, strutture sanitarie e scuole.

- con l’attivazione del numero di emergenza, anche per il periodo notturno, gli operatori presteranno particolare assistenza agli anziani, ai diversamente abili ed alle fasce di persone più disagiate; 35

Salvo i casi di necessità e/o d’emergenza relativi a situazione di disagio, di salute, il Comune non procederà all’effettuazione delle operazioni di sgombero su strade private. Per le altre situazioni, il Comune si renderà disponibile a comunicare agli interessati, i nominativi delle ditte private, che effettueranno le prestazioni di sgombero, a cura e spese dei privati medesimi.

ADEMPIMENTI IN RIGUARDO AI PARCHEGGI E MARCIAPIEDI I proprietari e conduttori di case hanno l’obbligo solidale di provvedere allo sgombero della neve dai marciapiedi prospicienti i relativi fabbricati in conformità all’art. 29 del Regolamento di Polizia Urbana, così come approvato con delibera del Consiglio Comunale, n. 34 del 29/09/2008 ed inoltre dovranno eliminare gli accumuli di neve dal proprio passo/accesso carraio e di posizionarla ai lati e di non riporla lungo la carreggiata stradale. Le auto posizionate nei parcheggi, dovranno essere rimosse, in modo da facilitare le operazioni di sgombero neve e/o in via prioritaria e preliminare qualora le previsioni meteorologiche avvisino dell’evento. Sarà cura degli operatori indicare delle aree alternative e/o piazzali pubblici ove sostare provvisoriamente, nel periodo di emergenza, le suddette autovetture. Gli operatori commerciali, soprattutto del centro storico, dovranno tenere percorribili marciapiedi davanti alla propria attività commerciale munendosi di pale e di scorte di sale.

ADEMPIMENTI IN RIGUARDO ALLA COMUNICAZIONE AI CITTADINI Il Comune, qualora si ritiene opportuno e/o necessario, per tramite i propri uffici ed il gruppo di Protezione Civile, procederà alla comunicazione di notizie e/o accorgimenti utili da adottarsi in caso di neve e/o ghiaccio tramite avvisi. Gli stessi verranno portati a conoscenza della cittadinanza tramite le scuole, i bar, sui punti di pubbliche affissioni e sul sito istituzionale del Comune. Per tale scenario si ritiene di non dover predisporre né aree di attesa né centri di accoglienza per la popolazione.

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A.2.3 - Rischio Sismico. A seguito della Nuova Classificazione Sismica del territorio nazionale effettuata dal Dipartimento della Protezione Civile – Servizio Sismico Nazionale (marzo 2003), risulta che tutto il territorio del Comune di Staffolo è a rischio sismico e rientra nelle zone di 2a categoria (media sismicità, S = 9). In base all’ultima ordinanza PCM 3.274 del 20 marzo 2003, il territorio del Comune appartiene alla 2a Categoria – 2a Zona.

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DISTRIBUZIONE DELLE INTENSITÀ MASSIME

Dati ricavati dallo studio delle intensità macrosismiche elaborato nel 1997 da Gruppo Nazionale Difesa dai Terremoti, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e Servizio Sismico Nazionale.

Dalle informazioni acquisite da numerosi studi condotti dal Centro di Ecologia e Climatologia - Osservatorio Geofisico Sperimentale di Macerata - (O.G.S.M.), in accordo con il Gruppo Nazionale Difesa Terremoti, sulle “Intensità macrosismiche osservate nel territorio della Regione Marche”(1994), risulta che alcune località appartenenti o vicine al Comune di Staffolo sono state interessate negli ultimi secoli da vari terremoti che hanno raggiunto l’intensità massima del VI°-VII° grado della Scala Mercalli.

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I possibili effetti delle scosse sismiche sul patrimonio edilizio ed infrastrutture sono individuabili solo attraverso l’approfondimento delle conoscenze relative alle caratteristiche geologiche dei terreni e della vulnerabilità specifica degli edifici presenti sul territorio. Poiché studi specifici sono stati limitati ad un numero ristretto di Comuni, il Servizio Protezione Civile della Regione Marche ha proceduto all’individuazione, almeno in linea di massima, degli elementi base di riferimento per la predisposizione di piani di emergenza di protezione civile, ed in particolare per la quantificazione della popolazione eventualmente coinvolta e per il dimensionamento delle aree di ricovero in caso di calamità. Pertanto, sulla base degli studi e delle metodologie applicate dalla Regione Marche, di seguito si è proceduto alla valutazione della vulnerabilità del patrimonio edilizio del Comune illustrando brevemente i criteri applicati. E’ comunque opportuno ricordare che i danni provocati da un evento sismico sul patrimonio edilizio non dipendono esclusivamente dalla tipologia costruttiva, ma intervengono altri fattori, tra i quali la risposta sismica dei terreni fondali in base alla loro configurazione geologica e geomorfologica; la determinazione della popolazione esposta a rischio sismico e dimensionamento delle aree di ricovero. Metodologia La metodologia di calcolo indicata nella proposta regionale è così sintetizzabile: dati un valore di intensità attesa in ogni singolo capoluogo comunale, il numero di abitanti nelle diverse classi di vulnerabilità degli edifici del territorio comunale e uno scenario di danno possibile per le diverse intensità, il dimensionamento delle aree deve essere calcolato in termini di numero di abitanti residenti negli edifici che - in caso di risentimento dell’intensità attesa - potrebbero aver subito danni gravi. Oltre a quanto predisposto dal Dipartimento Regionale della Protezione Civile, si è fatto riferimento ad uno studio prodotto dall’Osservatorio Geofisico di Macerata e curato dal Dott. Giancarlo Monachesi. Tale studio ha apportato alcune modifiche al metodo indicato dalla Regione, scegliendo di:  sostituire i dati di pericolosità indicati nella relazione regionale con quelli derivati dai più recenti calcoli effettuati a scala nazionale dai vari enti del settore;  calcolare la pericolosità con metodologie consolidate utilizzando per quanto possibile le storie sismiche locali che, nel caso delle Marche (grazie all’intensa attività di ricerca storico-sismologica svolta nel recente passato), offrono un ragguardevole numero di informazioni;  formalizzare soggettivamente quelle parti degli scenari di danno che le scale non descrivono e confrontare i risultati così ottenuti con quelli provenienti da stime che utilizzano le matrici di probabilità di danno. Il calcolo della pericolosità sismica è il passo iniziale nella definizione del rischio sismico di un territorio. Oggi la pericolosità sismica viene generalmente espressa in termini di probabilità di eccedenza di un parametro descrittivo del moto del terreno (intensità, accelerazione etc.) in un determinato intervallo di tempo. In accordo con le modalità di calcolo usate a livello internazionale, i valori di intensità macrosismica riportati in questo studio hanno una probabilità inferiore al 10 % di essere superati nei prossimi 50 anni, oppure la vibrazione che mediamente si verifica ogni 475 anni (cosiddetto periodo di ritorno). Si tratta di una scelta convenzionale utilizzata nel mondo ed in particolare in campo europeo: è il valore di riferimento per l'Eurocodice sismico. 39

Questa stima rappresenta per di più una valutazione conservativa del moto atteso. Infatti in pratica equivale a definire il moto massimo del terreno che è ragionevole attendersi in un intervallo di esposizione di 50 anni. Dalle informazioni acquisite da numerosi studi condotti dal Gruppo Nazionale Difesa dai Terremoti - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - Dipartimento della Protezione Civile sulla distribuzione delle massime intensità macrosismiche osservate nei comuni italiani, come indicato nell’ordinanza n° 2788 del 12 Giugno 1998 del Dipartimento della Protezione Civile “Individuazione delle zone ad elevato rischio sismico del territorio regionale”, risulta che per il territorio comunale di Staffolo la massima intensità macrosismica registrata risulta pari al VII° grado.

La vulnerabilità di una costruzione indica la sua propensione ad essere danneggiata dalle sollecitazioni sismiche. Nella relazione regionale, gli edifici sono stati raggruppati nelle tre classi previste dalla scala MSK (vedi tabella sotto) con una variazione; la classe C è stata suddivisa ulteriormente in C1 e C2 per differenziare la muratura di buona qualità dal cemento armato.

Classe Descrizione del tipo di edificio Costruzioni in pietrame non lavorato, costruzioni rurali, case in A adobe (mattoni crudi o malta di argilla), case di terra.. Costruzioni in muratura comune, anche con travature in legno a B vista, Costruzioni in grossi blocchi di pietra squadrata e prefabbricati, edifici costruiti con pietre lavorate. Costruzioni armate o rinforzate, strutture in legno molto ben C costruite

Secondo quanto indicato nella relazione regionale i dati territoriali sono stati forniti dal Servizio Sismico Nazionale sulla base dei "dati relativi al rilevamento censuario ISTAT verificati alla luce delle indagini di dettaglio svolte sugli edifici danneggiati dal terremoto del 1984 nelle regioni Lazio e Abruzzo mediante l’impiego delle schede GNDT di 1° livello". La relazione regionale richiede che la quantificazione del danno venga fatta sulla base dei livelli di danno previsti dalla scala d'intensità MSK riportati di seguito:

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Livello di Descrizione danno 0 Nessun danno Danno lieve: sottili fessure e caduta di piccole parti di 1 intonaco Danno medio: piccole fessure nelle pareti, caduta di 2 porzioni consistenti di intonaco, fessure nei camini parte dei quali cadono Danno forte: formazione di ampie fessure nei muri, 3 caduta dei camini Distruzione: distacchi fra le pareti, possibile collasso di 4 porzioni di edifici, parti di edificio separate si sconnettono, collasso di pareti interne 5 Danno totale: collasso totale dell’edificio

La relazione regionale, sulla base dell’esperienza maturata a seguito dei recenti eventi sismici, ritiene "individuabile nel livello 3 il limite di riferimento per la determinazione del numero di abitanti di cui provvedere l’assistenza in relazione alla tendenza all’abbandono dell’edificio ancorché non inagibile per il timore del ripetersi dello stesso evento".

Nel caso del verificarsi di un sisma di intensità pari almeno al VII° MCS, che sicuramente coinvolgerà una vasta area di territorio al di fuori di quello comunale, è ipotizzabile che in una prima fase si debba assistere alle esigenze della quasi totalità della popolazione residente, la quale, in preda al timore della scossa, abbandonerà le proprie abitazioni. Successivamente, una volta che siano rientrati nelle proprie abitazioni coloro che non abbiano subito danni rilevanti alle stesse, per stimare la popolazione da assistere occorre approfondire il probabile scenario sismico tenendo conto delle massime intensità macrosismiche attese e della vulnerabilità del patrimonio edilizio esistente. In Italia dall’anno 1000 ad oggi si sono riscontrati più di 30.000 terremoti, dei quali circa 200 disastrosi e che hanno causato più di 120.000 vittime solo nell’ultimo secolo. La normativa nazionale vigente (Legge n. 64 del 2 febbraio 1974 e D.M.LL.PP. del 10/02/1983) ha classificato quasi tutti i comuni della Regione Marche di 2° categoria. In seguito alla classificazione nazionale ed in attuazione della L.R. n. 33/84, con la Circolare Regionale n. 15 del 21 agosto 1990, il territorio regionale è stato suddiviso in tre aree, di diverso livello di rischio macrosismico di base: A = rischio elevato B = rischio medio C = rischio basso A seconda del livello base di rischio ad alcune situazioni geologico-geomorfologiche sono associati alcuni possibili effetti (scenari) in caso di terremoto: il Comune di Staffolo 41 viene incluso nella classe di rischio “B”. Le massime intensità macrosismiche osservate a partire dall’anno 1000 dalla banca dati del GNDT e del Catalogo dei Forti terremoti dell’INGV calcolano una Intensità massima attesa intorno al grado VIII° MCS con tempo di ritorno 475 anni. Gli stessi studi mostrano comunque che nei comuni della Regione Marche colpiti dai più recenti eventi sismici, il livello degli effetti non ha mai superato il valore massimo sperimentato nel corso dell’ultimo millennio. L’analisi sulla vulnerabilità del patrimonio abitativo effettuata dal Servizio Sismico Nazionale sulla base dei dati ISTAT, individua il numero delle abitazioni appartenenti alle diverse classi di vulnerabilità ed il relativo numero di abitanti potenzialmente coinvolti: per il comune di Staffolo a fronte di una intensità dell’VIII° MCS sono state individuate n. 336 abitazioni con classe di vulnerabilità A (alta vulnerabilità), 211 in classe B (media vulnerabilità), 57 in classe C (scarsa vulnerabilità) per un totale di 604 abitanti. Dallo stesso studio si evince che in caso di evento sismico della massima intensità si avrebbe una percentuale di edifici soggetti a danno totale pari al 40 – 80%, con una popolazione coinvolta da crolli pari all’1%. In occasione di scosse sismiche di massima intensità, non superiori comunque all’VIII° grado della scala MCS, non risultano ipotizzabili effetti di particolare rilievo sulla rete delle infrastrutture di trasporto sia principale che secondaria, se non in relazione alla eventuale presenza di ponti, viadotti, sottopassi, muri di sostegno etc. Effetti indotti di entità non trascurabile potrebbero tuttavia verificarsi nel caso di interessamento delle principali vie di comunicazione sia urbane che extraurbane da detriti provenienti dalla caduta di parti di edifici particolarmente vulnerabili esistenti in prossimità delle relative sedi viarie o da frane di crollo la cui riattivazione deve ritenersi comunque possibile in relazione ad eventi del tipo considerato. In tal caso verranno istituiti posti di blocco denominati “cancelli” allo scopo di regolamentare la circolazione in entrata ed in uscita dalle zone a rischio.

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A.2.4. - Rischio Incendio boschivo e di interfaccia.

A.2.4.1 - Breve nota sugli eventi recenti: Non risulta che si siano verificati incendi

Tipologia del Rischio Incendio boschivo ed interfaccia  Descrizione della tipologia e dell’estensione dei livelli di pericolosità

A.2.4.2 - Aree e popolazione a rischio  Valutazione delle aree a rischio individuata secondo i 3 livelli di pericolosità all’interno della fascia perimetrale. Di seguito vengono individuate le aree entro la fascia di interfaccia a seconda dei vari livelli di pericolosità nella corrispondente fascia perimetrale.

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Estensione Fascia perimetrale N. fascia Alta, media, bassa N. Codice N. N. edifici Rischio Denominazione area interfaccia in popolazione area Pericolosità Pericolosità Pericolosità abitanti disabili strategici (*) Km non residente alta media bassa o sensibili (lunghezza)

Via GIOVANNI XXIII 0,800 X 54 1 RA 1 BORGO SAN 0,200 X 52 1 RA 2 SEBASTIANO 3 VIA REDIPUGLIA 0,050 X 8 RA 4 5

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A. 2.4.3 - Indicatori di evento e monitoraggio Il rischio Incendio boschivo di interfaccia è da considerarsi evento parzialmente prevedibile e monitorabile. L’attività di monitoraggio, che consiste nell’analisi dei precursori, va esplicata mediante la previsione e l’osservazione delle condizioni meteoclimatiche. È importante sottolineare che, in particolare nelle aree ad elevato e molto elevato rischio sarebbe opportuno istituire un sistema di monitoraggio gestito dagli enti preposti a tale attività, al fine di attivare le fasi operative di cui al modello di intervento. L’attività di monitoraggio deve essere integrata da squadre di tecnici e Volontari Comunali che, in situazioni di allerta, provvedano al controllo a vista dei punti critici del territorio per l’osservazione dei fenomeni precursori. Sarà quindi necessario da parte del C.O.C., tramite il responsabile della Funzione di supporto tecnica e di pianificazione, garantire il costante collegamento con tutti quegli enti preposti al monitoraggio dell'evento considerato nel Piano di emergenza.

In particolare si svolgeranno le seguenti attività:  la lettura attenta dell’avviso meteo inviato dalla Regione e/o dalla Prefettura;  l’analisi delle previsioni a carattere modellistica provenienti dal Centro Funzionale della Protezione Civile della Regione Marche.  l’approntamento immediato e la gestione sistematica e puntuale delle opportune attività di monitoraggio a vista;  il monitoraggio sistematico e progressivo di tutti gli interventi diretti alla rimozione dei pericoli immediati e alla messa in sicurezza del territorio, per un aggiornamento continuo dello scenario di rischio e quindi del Piano;  l’analisi e l’archiviazione ragionata e l’affissione in sede C.O.C. di tutti i dati meteorologici affluenti dagli enti gestori delle reti di monitoraggio ai fini della costituzione di serie storiche di riferimento per l’aggiornamento delle soglie di pericolosità. Sarà fondamentale collegare tali attività sia al periodo ordinario che al periodo di emergenza.

A.2.4.4 - Periodo ordinario Caratterizzato da attività di monitoraggio, di routine e di predisposizione organizzativa per l’attuazione degli interventi in fase di emergenza, da parte di ogni responsabile delle funzioni di supporto. Nel caso in cui le risultanze del monitoraggio dovessero indicare l'approssimarsi di una situazione critica sarà attivato un sistema di preavviso relativo al periodo di emergenza:

A.2.4.5 - Periodo di emergenza Il periodo di emergenza va articolato secondo quattro livelli di allerta:

Fase Preparatoria Si attua all’inizio della campagna AIB o, al di fuori di essa, in seguito alla comunicazione nel bollettino della previsione di una pericolosità media. Fase di Attenzione Livello di allerta determinato dal ricevimento del Bollettino con la previsione di una pericolosità alta o al verificarsi di un incendio boschivo sul territorio comunale. 45

Fase di Preallarme Livello di allerta determinato dall’incendio boschivo in atto che, secondo le valutazioni del D.O.S. (Direttore Operazioni di Spegnimento), potrebbe interessare la fascia perimetrale. Fase d’Allarme Livello di allarme determinato dall’incendio boschivo in atto interno alla “fascia perimetrale” a medio ed alto rischio. A ciascuno di questi livelli corrisponde una specifica fase operativa che rappresenta la risposta graduale del sistema di protezione civile coordinato. Per ogni fase operativa il C.O.C. dovrà predisporre in tempo reale le attivazioni per il coordinamento dei soccorsi.

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A 3 – Aree di Emergenza Uno degli obiettivi primari di una corretta pianificazione d’emergenza è quello di individuare gli spazi necessari alla gestione di una situazione di crisi connessa all’alterazione violenta dell’assetto del territorio. Tale pianificazione d’emergenza in questo Piano di Protezione Civile non viene considerata come censimento delle risorse, ma come strumento fondamentale per consentire all’amministratore prima ed all’urbanista poi di organizzare il territorio rispetto ai possibili rischi a cui è esposto. Anche gli eventi sismici del 26 settembre 1997, che hanno colpito le regioni dell’Umbria e delle Marche, hanno confermato l’esigenza di individuare ed eventualmente predisporre aree idonee all’organizzazione delle operazioni di assistenza alla popolazione. Tali spazi possono essere definiti come segue: a. Aree di attesa o primo soccorso (meeting point), come punto di raccolta della popolazione al verificarsi di un evento calamitoso b. Aree di ricovero o accoglienza, per l’installazione di materiali e strutture idonee ad assicurare l’assistenza abitativa alla popolazione c. Aree di ammassamento soccorsi, per l’invio di forze e risorse di protezione civile in caso di evento. Nel territorio del Comune sono state individuate aree di attesa e di ricovero in numero commisurato alla popolazione a rischio. In particolare le aree di attesa (meeting point) sono i luoghi dove confluirà la popolazione residente nelle aree a rischio in caso di allarme; le aree di ricovero (o centri di accoglienza) sono strutture coperte opportunamente attrezzate in luogo sicuro per ospitare, in via provvisoria, la popolazione proveniente dalle aree di attesa.

AREE DI ATTESA DELLA POPOLAZIONE (MEETING POINT). Le aree di attesa sono luoghi (pubblici e/o privati) di primo ritrovo per la popolazione ritenuti idonei, raggiungibili attraverso un percorso sicuro segnalato (in verde) sulla cartografia. Il numero delle aree scelte è in funzione della capacità ricettiva degli spazi disponibili e del numero degli abitanti a rischio. In tali aree la popolazione riceverà le prime informazioni sull'evento e i primi generi di conforto, in attesa di essere sistemata presso i centri di accoglienza. Le aree di attesa della popolazione saranno utilizzate per un periodo di tempo relativamente breve. In base ai suddetti criteri sono state individuate le seguenti aree di attesa:  (AAP1) Viale Belvedere e Piazzale dei Martiri, relativamente alla parte adiacente al Viale stesso, per la popolazione residente nel centro storico esposto a Nord e zone adiacenti.  (AAP2) Via delle Monache nel piazzale antistante l’ex poliambulatorio ed il fabbricato delle Poste per la popolazione residente nel centro storico esposto a Sud e zone adiacenti.  (AAP3) Verde pubblico di Via Aldo Moro per la popolazione residente nella zona residenziale.  (AAP4) Rotonda di Parco Europa per la popolazione scolastica e 47

residente nel Viale stesso e zone adiacenti.  (AAP5) Parco pubblico di Via Coste (di fronte alla Chiesa di S.Maria Goretti) per la popolazione del centro abitato della frazione Coste. Eventualmente si potrebbe istituire anche un’area (AAP6): Piazzale Martin Luther King per la popolazione residente nella zona artigianale e zone limitrofe.

Posti Medici Avanzati (P.M.A.) Allo scopo di assicurare l’assistenza sanitaria alla popolazione sono stati previsti, in coordinamento con l’Area Vasta n. 2 (ex Zona Territoriale n. 5) dell’ASUR, dei Posti Medici Avanzati in collaborazione con le Organizzazioni di Volontariato: P.M.A. n. 1 P.le dei Martiri (adiacente viale Belvedere) P.M.A. n. 2 Parco Europa (Giardini Pubblici) P.M.A. n. 3 Parcheggio antistante Chiesa S. M. Goretti di Coste.

CENTRI DI ACCOGLIENZA (AREE RICOVERO POPOLAZIONE).

I centri di accoglienza della popolazione corrispondono a strutture coperte (ostelli, alberghi, scuole, palestre ecc.) dotate dei servizi essenziali, ubicate in aree non soggette a rischio. Il percorso più idoneo per raggiungerli viene riportato in rosso sulla cartografia. I centri di accoglienza devono essere facilmente raggiungibili anche da mezzi di grandi dimensioni, ed è preferibile che abbiano spazi liberi nelle immediate adiacenze. I centri di accoglienza della popolazione saranno utilizzati per un periodo di tempo relativamente breve. In base ai suddetti criteri sono stati individuati i seguenti centri di accoglienza:

Disponibilità posti Denominazione Ubicazione Detentore/Referente Telefono letto Ricovero Via M. L. mezzi Comune di Staffolo 0731779218 100 King Comunali Totale 100

Le attrezzature relative agli effetti letterecci (brande, materassi, lenzuola, cuscini, federe, coperte) sono stoccati in locali di proprietà comunale e sufficienti per allestire n. 50 posti letto.

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AREE DI AMMASSAMENTO SOCCORSI.

Le aree di ammassamento dei soccorsi devono essere preventivamente individuate dalle autorità competenti al fine di garantire un razionale impiego nelle zone di operazione dei soccorritori, in quanto rappresentano il primo orientamento e contatto dei soccorritori con il Comune. Tali aree devono essere predisposte in zone facilmente raggiungibili anche con mezzi di grandi dimensioni, possibilmente lontano dai centri abitati e non soggette a rischio, di dimensioni sufficienti per accogliere almeno una tendopoli per 500 persone compresi i servizi campali Dovranno avere disponibilità di risorse idriche ed elettriche facilmente collegabili, possibilmente con caratteristiche di “polifunzionalità” in modo da poter essere utilizzate, oltre che per attività di protezione civile, anche per la ricettività turistica o commerciale (aree attrezzate per camper) creando condizioni urbanistiche per promuovere attività sociali e culturali (mercati all’aperto, attività ricreative itineranti, manifestazioni all’aperto in genere). In base ai suddetti criteri sono stati individuate le seguenti aree di ammassamento soccorsi:

Superficie Denominazione Ubicazione Detentore/Referente Telefono in mq Angolo Via Verde pubblico Comune di Salmagina con 0731779218 6.000 Comunale Staffolo SP35 Parcheggio Via Madonna del Comune di 0731779218 1.200 antistante Cimitero Piano Staffolo Verde pubblico Comune di Via Breccione 0731779218 6.000 Comunale Staffolo Totale 13.200

La Tendopoli è una scelta non ottimale, ma che viene imposta dai tempi stessi di un’emergenza come la migliore e più veloce risposta possibile. Nella scelta delle aree idonee bisognerà privilegiare spazi sub-pianeggianti facilmente raggiungibili dalle vie di comunicazione e sicuri dai rischi di esondazione e dai dissesti idrogeologici, che consentano facilmente la fornitura di acqua e luce e gli allacci alla rete fognaria. Per quanto concerne il Modulo Tenda va ricordato che:  è composto da 6 tende su due file da tre, lungo un percorso idoneo al transito di un mezzo medio; ciascuna tenda necessita di uno spazio di metri 7 x 6, lasciando così uno spazio tecnico tra le piazzole di circa un metro;  l’intero modulo, capace di avere una ricettività massima di 36 persone (sei per ogni tenda), avrà la forma di un rettangolo con una superficie totale di m. 23 x 16 = 368 mq. Se si considerano di sistemare omogeneamente i nuclei famigliari, la ricettività scende a circa 24-30 persone a modulo; in tal caso l’area necessaria al solo attendamento di 500 persone dovrà avere una estensione di circa 6.200 mq;  in alternativa, disponendo di ampie aree da allestire, possono essere realizzati anche moduli da 10 o 12 tende, sempre disposte su due file e distanziate di circa un metro l’una dall’altra (vedi schema che segue e le varie soluzioni per la disposizione dei moduli e l’organizzazione della tendopoli). 49

5.00

1.00 5.00

1.00 1.00 1.00 5.00 5.00 5.00 4.00

12 10 8 6 3 2 5.00

1.00

11 9 7 5 4 1 5.00

29.00

35.00 4.00

SOLUZIONE 1 - n° 96 Tende disposte in blocchi di 12 tende (disposte su due file) atte ad ospitare mediamente n°384 persone (n°4 Persone per tenda)

Modulo tenda n° 3-4 containers servizi igienici dim.12x2,50

62.00

ZONA SERVIZI

94.00 ÷ 100.00

SOLUZIONE 2 - n°120 tende del tipo ministeriale (dim.5,00x5,00) disposte in blocchi di n°10 tende per ciascun blocco (formato da due file di cinque tende su ciascuna fila) per un totale di 12 blocchi atti ad ospitare complessivamente n°480 persone

50

Modulo tenda n° 4 containers servizi igienici dim.12x2,50 (3,00)

62.00

115.00

ZONA SERVIZI

SOLUZIONE 3 -n° 144 tende del tipo ministeriale (dim. 5.00x 5.00) disposte in n°12 blocchi, formati ciascuno da 12 tende disposte in n°2 file da 6 tende per ciascuna fila. Totale persone sinistrate ospitate n° 574 (considerando n°4 persone per tende) Modulo tenda n° 4 containers servizi igienici dim.12x2,50 (3,00)

10.00 35.00 10.00

0 62.0

ZONA SERVIZI

133.00

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Insediamenti abitativi di emergenza: tale tipo di insediamento consente di mantenere il più possibile la popolazione nei propri territori, considerando la stessa come soggetto attivo in grado di partecipare in prima persona alla ripresa delle varie attività. È da tenere presente inoltre, il problema dello spopolamento delle campagne e dei piccoli agglomerati urbani, spesso favorito proprio dalle avversità degli eventi naturali. L’ubicazione di aree di questo tipo viene scelta in base ai requisiti di sicurezza ed idoneità funzionale, quale ad esempio: - l’individuazione della potenziale popolazione interessata da inagibilità degli edifici, in base agli scenari di rischio; - verifica della sicurezza geologica e dell’idoneità funzionale dell’area, intesa anche come morfologia; - possibilità di rapido collegamento alla rete dei servizi e della viabilità. Dal punto di vista tecnico va ricordato che di regola un insediamento abitativo dovrà essere dimensionato per le esigenze minime di 40 persone (8/10 moduli abitativi) e massima di 500 persone (120/130 moduli abitativi), posizionati in maniera baricentrica e prevedere inoltre le infrastrutture necessarie per ricostruire un sistema socio - urbano.

Di seguito vengono illustrate le procedure e soprattutto gli interventi tecnici, già sperimentati dai tecnici del Dipartimento della Protezione Civile in occasione del terremoto dell’Umbria e delle Marche del 1997, al fine di fornire una “linea guida di emergenza”, che può costituire una utile indicazione per gli amministratori locali che vorranno affrontare preventivamente il problema dell’assistenza alla popolazione in caso di evento.

LINEA GUIDA PER LA REALIZZAZIONE DI INSEDIAMENTI DI EMERGENZA

pianeggiante; al di fuori da aree alluvionali o in frana; non sottostante ad Caratteristiche ammassi rocciosi; a ridosso di vie di comunicazione; in immediata adiacenza dell’area rete idrica fognaria ed elettrica.

decorticazione; rullatura; posa in opera di uno strato di materiali arido di

opportuna pezzatura e idonee caratteristiche geotecniche per la realizzazione Trattamento dei suoli di massicciata; strato di pietrisco cm 3x2, spessore 7-10 cm, compresa depolverizzazione a tre strati con bitumi modificati; eventuale pavimentazione nelle sedi stradali in binder da cm 7 ed eventuale tappeto di usura cm 3.

viabilità interna longitudinale; viabilità interna di penetrazione pedonale/traffico

leggero; percorsi pedonali fra unità abitative, fornitura energia elettrica 6 KW Elenco delle opere di (per ciascuna unità abitativa); rete di messa a terra elettrica; illuminazione urbanizzazione pubblica; acqua potabile per ciascuna unità abitativa; fognatura separata primaria acque bianche e nere e collegamento alla rete fognante pubblica; eventuali vasche IMHOFF; rete telefonica e posti telefonici pubblici; rete antincendio; fontane pubbliche.

1. tipologia a schiera (o in linea), idoneo per aree con superfici limitate o con

planimetrie fortemente irregolari - La superficie lorda per unità abitativa non Tipologia urbanistica dovrà essere inferiore a 112 mq, superiore a 220 mq; 2. tipologia a corte idoneo ad aggregare 4 o 6 moduli abitativi, che permette un certo grado di socializzazione all’interno del villaggio. Tale sistema permette inoltre una difesa e resistenza ai venti predominanti.

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L’insediamento abitativo di emergenza serve ad affrontare le esigenze abitative della popolazione nei periodi medio - lunghi. Nella illustrazione un esempio di progettazione a “schiera” (Foligno, via del Roccolo).

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B - LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE

I lineamenti della pianificazione sono gli obiettivi che il C.O.C., in quanto struttura di supporto al Sindaco per la gestione dell’emergenza, deve conseguire nell'ambito della direzione unitaria dei servizi di soccorso ed assistenza in emergenza alle popolazioni colpite (competenze attribuite al Sindaco quale autorità comunale di protezione civile ai sensi dell’Art. 15 della L. 225/92). Tale parte del Piano contiene il complesso delle Componenti e delle Strutture Operative di Protezione Civile che intervengono in emergenza (art. 6 e art. 11 L.225/92), e ne indica i rispettivi ruoli e compiti. Per ciascuna di esse vengono specificate quali sono le azioni da svolgere durante l'emergenza per il conseguimento degli obiettivi che verranno di seguito elencati. Le principali Strutture Operative coinvolte (Polizia Stradale, Polizia Municipale, Carabinieri, VV.F., Volontariato, autorità sanitarie, ecc.) redigeranno, inoltre, un proprio piano particolareggiato riferito alle attivazioni di propria competenza. Tali Piani costituiranno parte integrante del presente Piano di Emergenza. B.1 - Coordinamento Operativo Il Sindaco in base all'art. 15 della L. 225/92, assume la direzione unitaria dei servizi di emergenza da attivare e, coordinandoli attraverso il C.O.C. (Centro Operativo Comunale), adotta tutti i provvedimenti necessari ad assicurare i primi soccorsi durante la fase di emergenza.

B.2 - Salvaguardia della popolazione Le misure di salvaguardia alla popolazione per l'evento prevedibile sono finalizzate all'allontanamento preventivo della popolazione dalle zone a rischio. Particolare riguardo sarà dato alle persone con ridotta autonomia (anziani, disabili e bambini). L'evacuazione è l'unico strumento che, oggi, è in grado di garantire l'incolumità delle persone presenti nelle aree a rischio individuate.

B.3 - Rapporti con le istituzioni Uno dei compiti prioritari del Sindaco è quello di mantenere la continuità amministrativa del proprio Comune (ufficio anagrafe, ufficio tecnico, etc.) provvedendo, con immediatezza, ad assicurare i collegamenti con la Regione, la Provincia, la Comunità Montana, la Prefettura. Ogni Amministrazione, nell’ambito delle rispettive competenze previste dalla Legge, dovrà supportare il Sindaco nell’attività di emergenza. Qualora la sede municipale risultasse a rischio, è stata prevista, già in fase di pianificazione, una sede alternativa nella nuova struttura in via Martin Luther King – (garage comunale) sede del COC per garantire la continuità amministrativa in emergenza.

B.4 - Informazione alla popolazione È fondamentale che il cittadino residente nelle zone a rischio, conosca preventivamente:  le caratteristiche essenziali di base del rischio che esiste sul proprio territorio;

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 le disposizioni del Piano di emergenza;  come comportarsi correttamente, prima, durante e dopo l'evento;  con quale mezzo ed in quale modo saranno diffuse le informazioni e l'allarme. B.5 - Ripristino della viabilità e dei trasporti Durante il periodo dell'emergenza è prevista la regolamentazione dei flussi di traffico lungo le vie di fuga e dell'accesso dei mezzi di soccorso nelle zone a rischio, attraverso la predisposizione di "cancelli", che impediscano l'accesso a persone non autorizzate. Il Piano di Emergenza prevede, per il settore viabilità e trasporti, una specifica funzione di supporto che si occupa del coordinamento delle Strutture Operative locali (VV.UU., VV.F., Forze dell’Ordine ed enti gestori della viabilità) e degli interventi necessari per rendere efficiente la rete di trasporto. B.6 - Funzionalità delle telecomunicazioni La riattivazione delle telecomunicazioni sarà immediatamente garantita per gestire il flusso delle informazioni del C.O.C., degli uffici pubblici e fra i centri operativi dislocati nelle zone a rischio, attraverso l'impiego massiccio di ogni mezzo o sistema TLC. Sarà garantito il funzionamento delle reti telefoniche e radio delle varie strutture operative di protezione civile per consentire i collegamenti fra i vari centri operativi e al tempo stesso per diramare comunicati. Il Piano di Emergenza prevede, per il settore Telecomunicazioni, la specifica funzione di supporto che garantisce il coordinamento di tutte le risorse (enti gestori di telefonia ed associazioni di volontariato dei radioamatori) e gli interventi necessari per rendere efficiente le telecomunicazioni e la trasmissione di testi, immagini e dati numerici. B.7 - Funzionalità dei servizi essenziali La messa in sicurezza delle reti erogatrici dei servizi essenziali sarà assicurata dagli Enti competenti (Enel, Telecom, CIS, Multiservizi, E.T. Energia e Territorio Servizi Tecnologici mediante l'utilizzo di proprio personale. ENEL – Sede di Jesi Via dell’Industria - Tel. 0731233207 CIS – Sede di Moie di Maiolati Via Ancona n. 57 - Tel. 0731702777 (336573474) E.T. Energia e Territorio Servizi Tecnologici – Sede di Moie di Maiolati, Via Ancona n. 57 - Tel. 800513383 Multiservizi – sede di Moie di Maiolati Via Ancona n. 49 - Tel. 800513383 Telecom Italia Spa – Sede di Ancona - Corso Stamina n. 46 – Tel. 800401994

Tale personale provvederà alla verifica ed al ripristino della funzionalità delle reti e delle linee e/o utenze in modo coordinato. Il Piano di Emergenza prevede, per tale settore, una specifica funzione di supporto al fine di garantire le massime condizioni di sicurezza.

B.8 - Struttura dinamica del Piano Un eventuale mutamento dell'assetto urbanistico del territorio, la crescita delle Organizzazioni del volontariato di Protezione Civile, il rinnovamento tecnologico delle strutture operative, nuove disposizioni amministrative e la variazione della situazione demografica delle aree a rischio, comportano un continuo aggiornamento del Piano di Emergenza. 55

Un ruolo fondamentale rivestono le esercitazioni periodiche di protezione civile al fine di verificare sia la conoscenza del Piano di Emergenza da parte delle strutture operative e della popolazione, sia la reale efficacia dello stesso.

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C - MODELLO DI INTERVENTO

Il modello di intervento consiste nell'assegnazione delle responsabilità e dei compiti nei vari livelli di comando e controllo per la gestione delle emergenze. Tale modello riporta il complesso delle procedure per la realizzazione del costante scambio di informazioni tra il sistema centrale e periferico di protezione civile, in modo da consentire l'utilizzazione razionale delle risorse, con il coordinamento di tutti i Centri Operativi dislocati sul territorio in relazione al tipo di evento (art. 2 della L.225/92). Il Centro Operativo, le aree di emergenza, la viabilità ed i cancelli sono indicati nel modello di intervento della pianificazione e nella cartografia tematica specifica. Per alcune tipologie di rischio l’intensità e l’estensione dell’evento seguono un’evoluzione graduale nel tempo, mentre in altri casi l’evento si manifesta immediatamente nella sua fase “parossistica”. Sulla base di tale aspetto gli eventi possono essere suddivisi in due categorie principali: - rischi prevedibili (rischio idrogeologico - neve); - rischi imprevedibili (rischio sismico, rischio industriale, incendi boschivi).

Qualora la tipologia del rischio sia prevedibile o quantomeno abbia fasi d'avanzamento della gravità in tempi successivi (alluvione, movimento franoso ecc.), l’Unità Tecnica Comunale di Protezione Civile, una volta ricevuta la segnalazione di allarme, si attiverà e, valutando l’entità e la gravità dell’evento, gestirà l’emergenza coinvolgendo strutture, enti e personale (comunale e non) che il caso richiederà. Tale modello di intervento potrà interrompersi in qualunque momento in concomitanza con la cessazione dell’emergenza, oppure, nel caso la situazione peggiori, si giungerà alla completa attivazione delle strutture di protezione civile passando alle fasi successive (fase di attenzione, preallarme e allarme).

Se l’evento non può assolutamente essere previsto né seguito nelle fasi successive di gravità (sisma o evento improvviso), la situazione sarà gestita attraverso l’immediata attivazione di tutto il sistema comunale di protezione civile, col passaggio diretto allo Stato di Emergenza. In ogni caso, attraverso l’individuazione di persone, strutture ed organizzazioni di protezione civile e delle rispettive mansioni, sarà possibile impostare una pianificazione “in tempo di pace”, tale da ottenere un’immediata ed efficace risposta alle prime richieste d’intervento “in tempo d’emergenza”.

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MODELLO DI INTERVENTO

RISCHI PREVEDIBILI - Rischio idrogeologico (frane e smottamenti) - Rischio Neve

in seguito ad un avviso di situazione a rischio si dichiara il passaggio alla

FASE DI ATTENZIONE

Passaggio alla fase successiva fine della procedura

FASE DI PREALLARME

passaggio alla fase successiva ritorno alla fase di attenzione o fine della procedura

FASE DI ALLARME ritorno alla fase di preallarme o fine della procedura

EMERGENZA

RISCHI NON PREVEDIBILI - Rischio sismico

passaggio diretto alla

FASE DI ALLARME - EMERGENZA

Qualora la tipologia del rischio sia prevedibile o quantomeno abbia fasi d'avanzamento della gravità in tempi successivi (alluvione, movimento franoso ecc.), il Centro Operativo Comunale, preventivamente costituito ed organizzato, una volta ricevuta la segnalazione di allarme, si attiverà e, valutando l’entità e la gravità dell’evento, gestirà l’emergenza coinvolgendo strutture, enti e personale (comunale e non) che il caso richiederà (schema 1).

Il passaggio allo Stato di Allerta e/o Stato di Emergenza è determinato dall’aggravarsi della situazione oppure dallo stazionamento della stessa non più fronteggiabile con le risorse a disposizione. Tuttavia il passaggio tra le due fasi non 58 sempre è netto, né di facile determinazione. Non tutti gli operatori saranno immediatamente attivati ma, sulla base dello scenario di rischio che si configurerà, verranno coinvolte in successione figure ed enti nella misura necessaria a fronteggiare l’evento. Il seguente modello di intervento (schema 1) potrà interrompersi in qualunque momento in concomitanza con la cessazione dell’emergenza o, al contrario, nel caso la situazione precipiti, giungere alla completa attivazione di tutte le strutture comunali, ed eventualmente delle strutture sovracomunali, anche in relazione ai compiti che ciascun ente ed amministrazione pubblica deve assolvere, in emergenza, sulla base del Piano Provinciale di Protezione Civile.

Per eventi non prevedibili o improvvisi, che non si evolvono secondo fasi di gravità crescente, la situazione sarà gestita attraverso l’immediata attivazione di tutto il sistema comunale di protezione civile, col passaggio diretto allo Stato di Emergenza secondo lo schema 2.

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MODELLO D’INTERVENTO SCHEMA 1 - RISCHIO IDROGEOLOGICO

EMERGENZA

Responsabile C.O.C. Centro Operativo Comunale

In seguito alla segnalazione dell’emergenza, il responsabile del C.O.C. che riceve l’avviso, si reca sul posto e:

Tipologia e ALLERTA Il Sindaco CONTROLLA Gravità dell’evento Tempi ed i mezzi ATTIVA Il C.O.C. VALUTA necessari I responsabili AGGIORNA delle funzioni di supporto

1° CASO 2° CASO Con l’aggravarsi della situazione o la L’evento può essere fronteggiato persistenza della stessa, non più con le risorse comunali, anche fronteggiabile dal singolo comune, il attraverso l’intervento di ditte Sindaco, o il responsabile dell’U.T.C. private o uomini dei Servizi ALLERTA Essenziali:  Regione l’emergenza viene gestita  Prefettura unicamente dal Comune nella  Provincia persona del Sindaco, del  Vigili del Fuoco Responsabile dell’U.T.C. e/o del  le Unità Tecniche locali C.O.C.  Servizi Essenziali (Enel, acqua, gas...)  Forze dell’Ordine  Volontari (se presenti)

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SCHEMA 2 (Rischio sismico o evento imprevisto)

EMERGENZA

Immediatamente il responsabile del C.O.C. avvisa il Sindaco e attiva tutte le strutture comunali e le funzioni di Protezione Civile (C.O.C.):

ATTIVA INFORMA  Il Centro Operativo Comunale  Regione  Tutte le funzioni di supporto  Provincia disponibili.  D.P.C.  Le strutture operative di P.C.  Prefettura

ed inoltre:  VV.F.  Carabinieri  Polizia di Stato  G.d.F.  C.F.S.  A.S.L.  ENEL  Telecom  Acquedotto  Società del Gas  Comuni vicini

I modelli di attivazione proposti negli schemi precedenti sono estremamente semplici e flessibili e per essere efficaci dovranno essere considerati soltanto un riferimento indicativo da valutare e modificare di volta in volta, a secondo della tipologia dell’evento, e sulla base dello scenario che da tale evento scaturirà. Pertanto tale modello lascia un certo margine di gestione ai responsabili delle funzioni di supporto e ai tecnici comunali che, in virtù delle conoscenze specifiche sulla realtà locale, sono in grado di pianificare l’emergenza secondo i criteri più adatti al caso.

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C.1. - Centro Operativo Comunale Il Sindaco si avvale del Centro Operativo Comunale per la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione interessata tramite l’emanazione di un Decreto istitutivo del C.O.C. e la nomina dei responsabili delle funzioni di supporto. Il C.O.C. è situato nella sede comunale di Via XX Settembre n. 14 presso l’Ufficio del Sindaco o del Tecnico Comunale che è anche Ufficio di Protezione Civile. Poiché la struttura ospitante non risulta avere caratteristiche antisismiche, né posta in un'area di facile accesso e non vulnerabile a qualsiasi tipo di rischio, si dovrà tenere sempre pronta la sede alternativa individuata nel nuovo complesso comunale di Via Martin Luther King (nuovo garage dei mezzi comunali) che è anche dotato di un piazzale attiguo con dimensioni sufficienti ad accogliere mezzi pesanti e quanto altro occorra in stato di emergenza. È stato di recente anche ristrutturato lo stabile sito in via delle Monache n. 6, a servizio della vicina Casa di Riposo, dove si è ricavata una sede adibita anche a poliambulatori che all’occorrenza potrebbe essere utilizzata per prestare le prime cure sanitarie. Nell'ambito dell'attività svolta dal C.O.C. si distinguono una "area strategia", nella quale afferiscono i soggetti preposti a prendere decisioni, ed una "sala operativa". Quest'ultima è strutturata in funzioni di supporto che, in costante coordinamento tra loro, costituiscono l'organizzazione delle risposte operative, distinte per settori di attività e di intervento. Per ogni funzione di supporto, con Decreto del Sindaco, viene individuato un responsabile che, in situazione ordinaria, provvede all'aggiornamento dei dati e delle procedure, mentre, in emergenza, coordina gli interventi dalla Sala Operativa relativamente al proprio settore. Per garantire l'efficienza del C.O.C. la sede dovrebbe essere strutturata in modo da prevedere almeno: 1. una sala per le riunioni; 2. una sala per le Funzioni di Supporto; 3. una sala per il Volontariato; 4. una sala per le Telecomunicazioni. Il C.O.C., costituito dai responsabili delle funzioni di supporto, svolge attività sia tecniche che amministrative in attuazione ai programmi di previsione e prevenzione nei confronti dei rischi, nonché di pianificazione territoriale e di emergenza. I compiti del C.O.C. sono quelli di organizzare le operazioni di soccorso, mantenere un costante collegamento con tutti gli enti preposti al monitoraggio dell’evento e di aggiornare, in “tempo di pace”, i dati relativi al proprio settore. In particolare esso:  riceve per primo la segnalazione di allarme o di pericolo;  amministra le risorse del magazzino comunale (materiali, mezzi, personale esterno);  detiene periodici contatti con i referenti dei Servizi Essenziali (gas, acquedotto, Enel, aziende telefoniche, ecc.);  gestisce i rapporti con le ditte fornitrici, i privati, i liberi professionisti, associazioni, ecc.…;  possiede un sistema di telecomunicazioni alternativo;  è in costante contatto con gli altri Centri Operativi Comunali e con gli uffici competenti della Regione Marche, della Provincia e della Prefettura.

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Per lo svolgimento di tutte le attività di protezione civile, il C.O.C. potrà avvalersi della collaborazione degli Uffici dell’Amministrazione Comunale, dei dipendenti comunali abitualmente impiegati nella gestione dei vari servizi pubblici, degli appartenenti a corpi specializzati residenti in loco e dei volontari, ciascuno nell’ambito delle proprie specifiche competenze. Ad esempio l’Ufficio anagrafe collaborerà stilando gli elenchi della popolazione, la composizione dei nuclei familiari, l’elenco delle persone non autosufficienti ecc. Di qui l’importanza di considerare il C.O.C. come la sede dove l’Amministrazione Comunale svolge le attività di protezione civile, che non sono solo attività proprie ed esclusive di un Ufficio Tecnico ma dovranno coinvolgere il maggior numero di persone preposte e preparate ad espletare con serietà e disponibilità particolari compiti prestabiliti. Pertanto, tramite l’attività dei responsabili delle funzioni di supporto si avrà la possibilità di tenere sempre aggiornato ed efficiente il piano di emergenza. Il Centro Operativo Comunale rappresenta quindi un organo attraverso il quale il Sindaco potrà conoscere, in ogni momento e per ogni funzione di supporto, le risorse a disposizione (sia proprie, sia fornite da altre Amministrazioni Pubbliche), delegando ai singoli responsabili delle funzioni di supporto il controllo e l’aggiornamento dei dati nell’ambito del piano di emergenza. Le funzioni che si potranno attivare a livello comunale dipendono da vari fattori tra cui possiamo citare: la struttura comunale, la popolazione residente, la presenza sul territorio di associazioni di volontariato, di presidi militari, ecc.... In allegato alla relazione, vi sono informazioni sul personale comunale, sia del settore tecnico che amministrativo, sui gestori dei servizi essenziali, sulle associazioni di volontariato, sulle ditte private di movimentazione terra, e sulle Forze dell’Ordine presenti sul territorio. Sulla base di quanto sopra esposto, nell’ambito del Comune di Staffolo, in relazione alla popolazione residente, al personale comunale, alla presenza sul territorio di associazioni di volontariato, potranno essere attivate all’occorrenza le seguenti funzioni di supporto:

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Funzioni di Supporto Comunali

Funzione 2 (Sanità Locale) Funzione 3-(8) Funzione 1-6 Severini Giorgio Orbisaglia F.

CENTRO OPERATIVO Funzione 4 COMUNALE Funzione 7 Menghi Giorgio STAFFOLO Puerari

Funzione 5 Funzione 9 Primucci Temi Marasca Marco

Data l’esiguità delle risorse umane alcune funzioni, a seconda del tipo di scenario di rischio, potrebbero non essere necessariamente attivate e/o più funzioni potranno essere assegnate ad uno stesso responsabile.

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C.2 - Sistema di Comando e Controllo Il Sindaco, nell'ambito del proprio territorio comunale:  assume la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione interessata dall’evento;  provvede ad organizzare gli interventi necessari dandone immediatamente comunicazione al Presidente della Giunta Regionale, alla Provincia ed al Prefetto;  provvede ad informare la popolazione sull’evoluzione dell’evento in corso e sulle procedure previste dal piano d'emergenza. La struttura del C.O.C. è articolata secondo le 9 funzioni di supporto previste dal “Metodo Augustus”: data l’esiguità delle risorse umane non tutte le funzioni potranno essere necessariamente attivate o più funzioni potranno essere assegnate ad uno stesso responsabile. Di seguito vengono indicate, tra parentesi, per ciascuna funzione, le componenti e strutture operative che ne fanno parte e la figura che usualmente viene indicata come referente nel periodo ordinario con i relativi compiti. 1. Funzione Tecnica e di Pianificazione Il referente (funzionario dell'Ufficio Tecnico Comunale) mantiene i rapporti e coordina le varie componenti scientifiche e tecniche al fine di raccogliere i dati territoriali e la cartografia per la definizione e l’aggiornamento degli scenari, di analizzare i dati acquisiti dalle reti di monitoraggio e di individuare le aree di emergenza. Provvede inoltre ad organizzare le squadre di tecnici che in emergenza effettueranno il monitoraggio a vista. 2. Funzione Sanità, Assistenza Sociale e Veterinaria Il referente (funzionario del Servizio Sanitario locale) mantiene i rapporti e coordina le componenti sanitarie locali al fine di organizzare adeguata assistenza durante l’allontanamento preventivo della popolazione e la messa in sicurezza del patrimonio zootecnico. 3. Funzione Volontariato Il referente (funzionario di pubblica amministrazione e/o esperto organizzazioni di volontariato di protezione civile) redige un quadro sinottico delle risorse, in termini di mezzi, uomini e professionalità specifiche presenti sul territorio al fine di coordinare le attività dei volontari in sintonia con le altre strutture operative e con il volontariato presente sul territorio provinciale, regionale e nazionale. 4. Funzione Materiali e mezzi Il referente (funzionario ufficio economato del comune) censisce i materiali ed i mezzi disponibili appartenenti ad enti locali, volontariato, privati ed altre amministrazioni presenti sul territorio per un continuo aggiornamento sulle risorse disponibili per l’attuazione dell’allontanamento preventivo della popolazione nei tempi previsti dal piano e del suo rientro al cessato allarme. 5. Funzione Servizi essenziali ed Attività Scolastica Il referente (funzionario dell'Ufficio Tecnico Comunale e/o Provveditorato Studi) mantiene i contatti con le Società erogatrici dei servizi ed aggiorna costantemente la situazione circa l'efficienza delle reti di distribuzione al fine di garantire la continuità nell’erogazione e la sicurezza delle reti di servizio. Deve inoltre verificare l’esistenza di piani di evacuazione delle scuole a rischio. 6. Funzione Censimento danni a persone e cose Il referente (funzionario dell'Ufficio Tecnico Comunale, Comunità Montana, Regione o

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VV.F.) organizza e predispone le squadre che, al verificarsi dell’evento, effettueranno il censimento dei danni. 7. Funzione Strutture operative locali e viabilità Il referente (comandante VV.UU. e/o Forze dell’ordine) redige il piano di viabilità individuando i cancelli e le vie di fuga, predisponendo quanto necessario per il deflusso della popolazione da evacuare ed il suo trasferimento nei centri di accoglienza. Mantiene i contatti con le varie componenti preposte alla viabilità, alla circolazione, al presidio dei cancelli di accesso alle zone interessate, alla sorveglianza degli edifici evacuati. 8. Funzione Telecomunicazioni Il referente (radioamatore patentato o esperto in materia di TLC), di concerto con i responsabili delle società erogatrici dei servizi di telecomunicazione ed i radioamatori, coordina le attività per garantire la funzionalità delle comunicazioni in emergenza. 9. Funzione Assistenza alla popolazione Il referente (funzionario di pubblica amministrazione – Ufficio Anagrafe) aggiorna la stima della popolazione residente nelle zone a rischio, distinguendo tra coloro che necessitano di alloggio presso i centri di accoglienza, coloro che usufruiscono di seconda casa e coloro che saranno ospitati presso altre famiglie secondo un piano di gemellaggio. Inoltre individua gli alunni che hanno residenza nelle zone a rischio.

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C.3 – Attivazioni in emergenza La risposta del sistema di protezione civile è articolata in tre fasi operative successive (attenzione – preallarme – allarme) corrispondenti al raggiungimento dei tre livelli di allerta individuati e prevede, inoltre, distinte e progressive attivazioni finalizzate alla salvaguardia della popolazione.

Fase di Attenzione La fase di Attenzione, che si attiva unicamente per i rischi prevedibili, è gestita principalmente dai servizi tecnici del Comune, in accordo con il Sindaco, che garantisce i collegamenti con i responsabili delle reti di monitoraggio locale e con i vari livelli istituzionali che partecipano alla pianificazione di emergenza. Il compito di dichiarare la Fase di Attenzione spetta al Sindaco. Al ricevimento di segnalazioni attendibili da parte di Enti legittimati (condizioni meteo avverse o altro), il Sindaco, previa verifica e valutazione, attiva la fase di attenzione e:  rende operativo il C.O.C. convocando i Responsabili delle Funzioni di Supporto interessate e verifica la reperibilità del personale interessato;  mantiene i contatti con la Regione, la Provincia, la Prefettura e le aggiorna sull’evolversi della situazione;  analizza i dati relativi al monitoraggio dell’evento in corso. La Funzione di supporto “Tecnica e di Pianificazione”:  analizza i dati relativi al monitoraggio meteorologico;  analizza i dati relativi al monitoraggio idropluviometrico o altro;  verifica la reperibilità delle squadre di tecnici e valuta la possibilità del loro impiego per il monitoraggio a vista nei punti critici. A ragion veduta il Sindaco, sentito il Responsabile della Funzione Tecnica e di Pianificazione, può procedere alla convocazione di altre funzioni di supporto. Durante questa fase la popolazione non è attivamente coinvolta nelle operazioni di emergenza.

La fase di attenzione ha termine:  al peggioramento delle condizioni iniziali e/o al superamento della soglia prevista che individua il livello di preallarme con il passaggio alla FASE di PREALLARME;  al ricostituirsi di condizioni di normalità di tutti gli indicatori di evento con il ritorno al PERIODO ORDINARIO.

Fase di Preallarme Alla comunicazione del superamento della soglia che individua il livello di preallarme, il Sindaco, previa verifica e valutazione, attiva la fase di preallarme e:  convoca tutte le funzioni di supporto;  informa la Regione, la Provincia, la Prefettura e le aggiorna sull’evolversi della situazione;  informa la popolazione attraverso i sistemi di allertamento previsti dal Piano;

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 verifica l’effettivo dispiegamento sul territorio delle strutture operative previste per le operazioni di evacuazione. I responsabili delle 9 funzioni di supporto dovranno assicurare le seguenti attivazioni: Funzione Tecnica e di Pianificazione  Mantiene i collegamenti con gli Enti gestori delle reti di monitoraggio e ne valuta le informazioni;  Dispone il monitoraggio a vista nei punti critici attraverso l’invio delle squadre di tecnici (strutture tecniche comunali, VV.UU. e volontari), con cui mantiene costantemente i contatti e ne valuta le informazioni;  Provvede all’aggiornamento dello scenario sulla base dei dati acquisiti nelle attività di cui ai punti precedenti.

Funzione Sanità, Assistenza sociale e Veterinaria  Predispone ed invia squadre miste nei Posti Medici Avanzati previsti per assicurare l’assistenza sanitaria;  Predispone ed invia i volontari, tramite le indicazioni dell’A.S.L., presso le abitazioni di persone non autosufficienti e/o bisognose di assistenza;  Predispone ed invia uomini e mezzi necessari alla messa in sicurezza del patrimonio zootecnico delle zone a rischio.

Funzione Volontariato  Predispone ed invia, lungo le vie di fuga e nelle aree di attesa, gruppi di volontari per l’assistenza alla popolazione;  Predispone ed invia il personale necessario ad assicurare l’assistenza alla popolazione presso i centri di accoglienza;  Dispone l’invio di squadre di volontari per le esigenze delle altre funzioni di supporto.

Funzione Materiali e Mezzi  Verifica le esigenze e le disponibilità di materiali e mezzi necessari all’assistenza alla popolazione e dispone l'invio di tali materiali presso i centri di accoglienza;  Stabilisce i collegamenti con la Regione, la Provincia e la Prefettura e richiede l’invio nei centri di accoglienza di eventuale ulteriore materiale necessario all’assistenza alla popolazione;  Stabilisce i collegamenti con le imprese preventivamente individuate per assicurare il pronto intervento;  Predispone ed invia i mezzi comunali necessari allo svolgimento delle operazioni di evacuazione.

Funzione Servizi Essenziali  Assicura la presenza al C.O.C. dei rappresentanti degli enti e delle società eroganti i servizi primari;  Invia sul territorio i tecnici e le maestranze per verificare la funzionalità e la messa in sicurezza delle reti dei servizi comunali.

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Funzione Censimento Danni a Persone e Cose  Predispone le attivazioni necessarie alle verifiche dei danni che potranno essere determinati dall’evento previsto.

Funzione Strutture Operative locali e Viabilità  Predispone ed effettua il posizionamento degli uomini e dei mezzi presso i cancelli individuati per vigilare sul corretto deflusso del traffico;  Predispone ed effettua il posizionamento degli uomini e dei mezzi per il trasporto della popolazione nei centri di accoglienza;  Predispone l’attuazione delle procedure per la comunicazione alla popolazione dell'allarme o del cessato preallarme;  Predispone le squadre per la vigilanza degli edifici che saranno evacuati.

Funzione Telecomunicazioni  Attiva il contatto con i responsabili locali degli Enti gestori dei servizi di telecomunicazione e dei radioamatori.

Funzione Assistenza alla popolazione  Verifica ed assicura la funzionalità dei centri di accoglienza;  Predispone l’attivazione del personale per il censimento della popolazione nelle aree di attesa e nei centri di accoglienza attraverso una specifica modulistica;  Preallerta le famiglie che hanno dato disponibilità ad ospitare persone e/o famiglie, secondo il piano di gemellaggio previsto.

In questa fase la popolazione interessata dovrà prepararsi ad uscire di casa rimanendo nelle abitazioni in attesa di un eventuale segnale di allarme.

La fase di preallarme ha termine:  al peggioramento della situazione nei punti critici minorati e/o al superamento della soglia prevista che individua il livello di allarme con il passaggio alla FASE di ALLARME;  al ricostituirsi di una condizione di attenzione di tutti gli indicatori di evento con il ritorno alla FASE di ATTENZIONE. La conclusione della fase di preallarme è dichiarata e comunicata per iscritto dal Sindaco. Il Sindaco inoltre GARANTISCE la sua reperibilità, anche fuori dell’orario di ufficio, nonché la reperibilità di un suo referente e di altri soggetti che lui stesso ritiene opportuno. Già in questa fase il Sindaco ha facoltà di adottare provvedimenti e misure per scongiurare l’insorgere di situazioni determinanti pericolo per la pubblica e privata incolumità, tramite ordinanze urgenti (225/92) e/o verbali di somma urgenza. Se la situazione si presenta sotto controllo, oppure se i valori degli indicatori di rischio tornano alla normalità o recedono al livello di allerta, il Sindaco revoca lo Stato di Preallarme e può stabilire di chiudere la procedura o di ritornare alla fase di attenzione, informandone gli enti a suo tempo informati. Invece, in caso di ulteriore peggioramento sia delle condizioni meteo, sia della situazione in generale, oppure nel caso di stazionamento della situazione non più fronteggiabile con le sole risorse comunali, il Sindaco dichiara lo Stato di Allarme, con 69 comunicazione scritta al Presidente della Giunta Regionale, al Presidente della Provincia, al Prefetto e al Dipartimento della Protezione Civile.

Fase di Allarme Alla comunicazione del superamento della soglia che individua il livello di allarme e/o al peggioramento della situazione precedente, il Sindaco, previa verifica e valutazione, attiva la fase di allarme e:  informa la Regione, la Provincia, la Prefettura e le aggiorna sull’evolversi della situazione;  informa la popolazione attraverso i sistemi di allertamento previsti dal Piano;  dà esecuzione all’ordinanza di sgombero per l’allontanamento preventivo della popolazione dalle zone a rischio qualora prevista. Il Sindaco gestisce in prima persona gli immediati momenti dell’emergenza, assieme al Vice-Sindaco, al suo referente ed ai Tecnici Comunali, procedendo alla completa attivazione del Centro Operativo Comunale (C.O.C.), attraverso la convocazione dei restanti responsabili delle Funzioni di Supporto. Il C.O.C., ha il compito di fronteggiare le prime necessità mentre Regione, Provincia, Prefettura e gli altri organi di Protezione Civile seguiranno l’evoluzione dell’evento provvedendo al supporto sia in termini di risorse che di assistenza. Saranno attivati tutti gli organi e le strutture locali di Protezione Civile, coordinate dal C.O.C., e verrà fornita la massima assistenza alla popolazione. In questa fase il Sindaco provvede ad emanare le ordinanze per gli interventi di somma urgenza, a garantire la continuità amministrativa del proprio Comune e a richiedere al Prefetto il concorso di uomini e mezzi sulla base delle prime necessità. I Responsabili delle 9 funzioni di supporto dovranno assicurare le seguenti attivazioni: Funzione Tecnica e di Pianificazione  Mantiene i contatti con gli Enti gestori delle reti di monitoraggio e ne valuta le informazioni;  Mantiene costantemente i contatti con le squadre dei tecnici e ne valuta le informazioni;  Provvede all’aggiornamento dello scenario sulla base dei dati acquisiti nelle attività di cui ai punti precedenti.

Funzione Sanità, Assistenza sociale e veterinaria  Coordina le squadre miste nei posti medici avanzati (P.M.A.) previsti per assicurare l’assistenza sanitaria;  Coordina le squadre di volontari presso le abitazioni di persone non autosufficienti e/o bisognose di assistenza;  Invia in ogni area di attesa un medico il quale può rilasciare, nella prima fase, prescrizioni mediche a tutta la popolazione;  Assicura l’apertura di una farmacia;  Coordina le attività di messa in sicurezza del patrimonio zootecnico a rischio.

Funzione Volontariato  Coordina le squadre di volontari inviati lungo le vie di fuga e nelle aree di attesa per l’assistenza alla popolazione durante l’evacuazione; 70

 Coordina presso i centri di accoglienza il personale inviato per assicurare l’assistenza alla popolazione, la preparazione e la distribuzione di pasti.

Funzione Materiali e Mezzi  Invia i materiali e i mezzi necessari ad assicurare l’assistenza alla popolazione presso i centri di accoglienza;  Coordina la sistemazione presso i centri di accoglienza dei materiali forniti dalla Regione, dalla Provincia, dalla Prefettura e necessari all’assistenza alla popolazione;  Mobilita le imprese preventivamente individuate per assicurare il pronto intervento;  Coordina l'impiego dei mezzi comunali necessari allo svolgimento delle operazioni.

Funzione Servizi Essenziali  Assicura la funzionalità e la messa in sicurezza delle reti dei Servizi comunali, in particolare nei centri di accoglienza.

Funzione Censimento Danni a Persone e Cose  Predispone le attivazioni necessarie alle verifiche dei danni che saranno determinati dall’evento previsto.

Funzione Strutture Operative locali e Viabilità  Posiziona gli uomini e i mezzi presso i cancelli individuati per vigilare sul corretto deflusso della popolazione;  Posiziona gli uomini e i mezzi per il trasporto della popolazione nei centri di accoglienza;  Accerta che tutti gli abitanti abbiano lasciato le zone interessate dall’evacuazione;  Assicura il divieto di accesso nelle zone a rischio da parte dei veicoli non autorizzati;  Attua le procedure per la comunicazione alla popolazione dell’allarme, coincidente con l'inizio dell'evacuazione, o del cessato allarme.

Funzione Telecomunicazioni  Assicura i collegamenti attivati in fase di preallarme.  Funzione Assistenza alla popolazione  Garantisce l’assistenza alla popolazione nelle aree di attesa, durante il trasporto e nei centri di accoglienza;  Attiva il personale incaricato per il censimento della popolazione nelle aree di attesa e nei centri di accoglienza attraverso una specifica modulistica.

Durante questa fase la popolazione dovrà lasciare le proprie abitazioni e raggiungere a piedi le aree di attesa, secondo quanto previsto dal Piano.

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La fase di allarme ha termine:  al ritorno ad una condizione di normalità degli indicatori di evento senza che l’evento atteso si sia verificato;  quando a seguito del verificarsi dell’evento atteso, oltre al ritorno ad una condizione di normalità degli indicatori di evento, si riscontri il ripristino delle normali condizioni di vita, a seguito di opportune verifiche di agibilità delle strutture e delle condizioni generali di sicurezza del territorio. Per i rischi non prevedibili è sempre previsto il passaggio diretto alla fase di ALLARME. La conclusione della fase di allarme è dichiarata e comunicata per iscritto dal Sindaco.

Rischio Frane. Le frane e tutti i processi di erosione dei versanti sono un fenomeno naturale che produce gli indispensabili apporti sedimentologici per la formazione delle pianure alluvionali. Tali movimenti franosi sono fortemente legati alla situazione meteorologica dei versanti più vulnerabili e possono essere tenuti sotto controllo con gli strumenti di monitoraggio. Nel rischio frane il passaggio tra le varie fasi di allerta – preallarme - allarme è determinato dai seguenti indicatori:  avviso di condizioni meteo avverse diramato dalla SOUP o altri enti preposti;  da segnalazioni di singoli cittadini;  dal monitoraggio diretto delle zone interessate da parte del personale dell’Amministrazione Comunale. Non è possibile stabilire parametri di riferimento precisi per il passaggio tra le varie fasi di allerta – preallarme – allarme; in relazione ai movimenti franosi segnalati, previa verifica, il C.O.C. determinerà i diversi stadi di intervento. Sulla base della planimetria PAI, vengono prese in considerazione solo le aree con pericolosità elevata P3 e rischio elevato R3. Non è prevista la predisposizione di aree di attesa né centri di accoglienza per la popolazione.

Rischio smottamenti per avverse condizioni meteo. In conseguenza a precipitazioni atmosferiche eccezionali il territorio comunale può essere interessato da smottamenti nella parte collinare e da allagamenti e colate di fango nelle parti più pianeggianti. Tali fenomeni, seppure temporanei, sono legati anche allo straripamento dei fossi e dei canali di guardia. Gli interventi straordinari richiesti servono essenzialmente al ripristino delle normali condizioni della viabilità sulle strade interessate. Nel rischio smottamenti il passaggio tra le varie fasi di attenzione – preallarme – allarme, seppure relativo perché legato ad eventi quasi improvvisi e di difficile localizzazione sul territorio comunale, è determinato dai seguenti indicatori:  avviso di condizioni meteorologiche avverse diramato dalla SOUP o altri enti preposti;  dalla segnalazione dei singoli cittadini;  dal monitoraggio diretto del personale dell’Amministrazione Comunale delle zone interessate. 72

Non è comunque possibile stabilire parametri di riferimento precisi per tali passaggi: in relazione ai movimenti franosi segnalati, previa verifica, il C.O.C. determinerà i diversi stadi di intervento. Si ritiene di non dover predisporre né aree di attesa né centri di accoglienza per la popolazione.

Rischio Neve. Nel rischio neve il passaggio tra le varie fasi di attenzione – preallarme – allarme è determinato dai seguenti indicatori:  avviso di condizioni meteorologiche avverse diramato dalla SOUP o altri enti preposti;  dalla segnalazione dei singoli cittadini;  dal monitoraggio diretto del personale dell’Amministrazione Comunale delle zone interessate. Non è possibile stabilire parametri di riferimento precisi per il passaggio tra le varie fasi di allerta – preallarme – allarme; in relazione al grado di pericolosità delle zone a rischio, previa verifica, il C.O.C. determinerà i diversi stadi di intervento. Si ritiene di non dover predisporre né aree di attesa né centri di accoglienza per la popolazione.

Rischio Sismico. Il terremoto è un rapido movimento del suolo che si origina dalla rottura di strati rocciosi elastici all’interno della crosta terrestre. La sua energia si propaga con onde elastiche e gli effetti possono dipendere da una sola o da una serie di scosse nella superficie terrestre, di durata da pochissimi secondi ad oltre un minuto. In questo modo possono aversi moti del terreno da insensibili a molto violenti e, collegati ad essi, vari danni a persone e cose. Nella classificazione sismica del territorio nazionale, emanata con Ordinanza n. 3274 pubblicata nella G.U. n. 105 dell’8/05/2003, la superficie territoriale del Comune di Staffolo è classificata in classe 2°. La massima intensità macrosismica risentita nel territorio comunale è stata dell’VIII° grado della scala M.C.S. (Mercalli – Cancani – Sieberg). I documenti al riguardo prodotti dal Dipartimento della Protezione Civile, su fonte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, mostrano comunque che nei Comuni della Regione Marche colpiti dai più recenti eventi, il livello degli effetti non ha mai superato il valore massimo sperimentato nel corso dell’ultimo millennio. Il rischio sismico interessa l’intero territorio comunale, ma le zone maggiormente esposte al rischio sono naturalmente il centro storico e quelle individuate nel Piano Provinciale di Emergenza perché nelle stesse prevale la presenza di fabbricati strutturalmente più vulnerabili. In relazione agli eventi rilevati verranno istituiti posti di blocco denominati “cancelli” allo scopo di regolamentare la circolazione in entrata ed in uscita dalle zone a rischio.

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Popolazione coinvolta nel piano di evacuazione. Area Centro Storico (211 persone).

Famiglie totali da sgomberare Abitanti totali da sgomberare Popolazione in età prescolare n. 5 Popolazione in età scolare n. 24 Popolazione in età forza lavoro n. 131 Popolazione in età senile n. 51

Nell’ipotesi che l’evacuazione avvenga in orario scolastico si dovrà tenere conto della contemporanea presenza degli alunni delle scuole Materna, Elementare e Media nelle rispettive zone di attesa assegnate. I piani di evacuazione previsti dagli organismi scolastici fanno parte integrante del presente piano.

Rischio incendio boschivo e di interfaccia Fase preparatoria All’inizio della campagna AIB o, al di fuori di essa, in seguito alla comunicazione nel bollettino della previsione di una pericolosità media, il Sindaco: - mette in atto per quanto possibile azioni di prevenzione quali pulitura scarpate, decespugliatura aree abbandonate; - verifica la funzionalità del sistema di protezione civile locale, accertandosi dell’operatività delle strutture, dello stato delle attrezzature e dei mezzi in dotazione. - Verifica che i sistemi di sicurezza previsti nel piano siano efficienti. - Garantisce l’acquisizione delle informazioni attraverso la verifica dei collegamenti telefonici, fax, e-mail con la Regione (S.O.U.P.), con la Provincia (S.O.I.), con la Prefettura UTG, per la ricezione dei bollettini/avvisi di allertamento, se ritenuto necessario con i Sindaci dei comuni limitrofi, e di altre comunicazioni provenienti dalle strutture operative presenti sul territorio. - Individua i referenti del presidio territoriale che dovranno raccogliere ogni utile informazione ai fini della valutazione della situazione. - Verifica la funzionalità degli idranti per l’approvvigionamento idrico di emergenza e, qualora inesistenti, ne promuove la realizzazione nel territorio comunale.

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Fase di attenzione Livello di allerta determinato dal ricevimento del Bollettino con la previsione di una pericolosità alta o al verificarsi di un incendio boschivo sul territorio comunale. OBIETTIVO ATTIVITA’ DEL SINDACO 1.1 Coordinamen Attivazione Attiva il responsabile della funzione tecnica di to operativo delle strutture valutazione e pianificazione e/o quelle che ritiene locale comunali necessarie. Allerta i referenti per lo svolgimento delle attività previste nelle fasi di preallarme e allarme verificandone la reperibilità e li informa sull’avvenuta attivazione della struttura comunale. Attiva e, se del caso, dispone l’invio di squadre per le attività di sopralluogo e valutazione. Stabilisce i contatti con la Regione(SOUP), la Provincia, la Prefettura-UTG, e se necessario, con i Comuni limitrofi, i soggetti ed Enti interessati, informandoli inoltre dell’avvenuta attivazione della struttura comunale.

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Fase di preallarme Livello di allerta determinato dall’incendio boschivo in atto che, secondo le valutazioni del D.O.S. (Direttore Operazioni di Spegnimento), potrebbe interessare la fascia perimetrale. OBIETTIVO ATTIVITA’ DEL SINDACO 2.1 Attivazione Attivazione del Attiva il C.O.C. con la convocazione dei Sistema sistema di referenti delle funzioni di supporto ritenute comando e necessarie. controllo Si accerta della presenza sul luogo dell’evento delle strutture preposte al soccorso, verifica e favorisce, individuandolo in accordo con il D.O.S., l’attivazione del punto di coordinamento avanzato, con cui mantiene costanti contatti. Il C.O.C. mantiene i contatti con la Regione (SOUP), la Provincia, la Prefettura-UTG; se ritenuto opportuno, con i Comuni limitrofi, informandoli dell’avvenuta attivazione del C.O.C. e dell’evolversi della situazione. Riceve gli allertamenti trasmessi dalla Regione e/o Prefettura-UTG. OBIETTIVO ATTIVITA’ DEL C.O.C. 2.2 Attivazioni Attivazione Attiva il presidio territoriale per il controllo Presidio monitoraggio a vista nei punti critici, per la territoriale Territoriale ricognizione delle aree interessate esposte a rischio nella direzione di avanzamento del fronte. Verifica l’agibilità e la fruibilità delle vie di fuga e la funzionalità delle aree di emergenza, ed effettua una valutazione dei possibili rischi. Organizza e coordina le attività delle squadre del presidio territoriale .

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OBIETTIVO ATTIVITA’ DEL SINDACO Valutazione Raccorda l’attività delle diverse componenti scenari di tecniche per seguire l’evoluzione dell’evento, rischio aggiorna gli scenari con particolare riferimento agli elementi a rischio in base alle informazioni ricevute. Mantiene contatti costanti con il presidio territoriale. Valuta eventuali problematiche per l’allontanamento temporaneo della popolazione.

2.3 Assistenza Censimento Contatta le strutture sanitarie individuate in sanitaria e strutture fase di pianificazione. sociale Provvede al censimento in tempo reale della popolazione presente nelle strutture sanitarie a rischio. Verifica la disponibilità delle strutture per l’accoglienza dei pazienti da trasferire in caso di allarme. Allerta e verifica Allerta le organizzazioni di volontariato presidi individuate in fase di pianificazione per il trasporto e l’assistenza alla popolazione ed alle fasce deboli. Allerta e verifica la effettiva disponibilità delle risorse delle strutture sanitarie da inviare alle aree di ricovero della popolazione. 2.4 Assistenza Predisposizione Aggiorna in tempo reale il censimento della alla misure di popolazione presente nelle aree a rischio, popolazione salvaguardia soggetti vulnerabili. Raccorda le attività con i volontari e le strutture operative per l’eventuale attuazione del piano di allontanamento temporaneo della popolazione. Si assicura della disponibilità dei centri e aree di accoglienza e ricettive per l’assistenza alla popolazione.

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OBIETTIVO ATTIVITA’ DEL SINDACO Informazione Predispone il sistema di allarme per gli alla avvisi alla popolazione. popolazione Allerta le squadre individuate per la diramazione dei messaggi e le misure adottate. Disponibilità di Predispone i materiali e mezzi necessari e materiali e compresi quelli destinati alle aree di mezzi accoglienza. Stabilisce i collegamenti con le imprese preventivamente individuate per il pronto intervento. Predispone i mezzi comunali necessari alle operazioni di evacuazione/allontanamento. Mantiene i collegamenti con la Regione (S.O.U.P.), Provincia, Prefettura-UTG anche per l’eventuale invio, se necessario, di ulteriori materiali e mezzi per l’assistenza alla popolazione, compreso il volontariato. 2.5 Elementi a Censimento e Individua sulla base del censimento effettuato rischio contatti con le in fase di pianificazione gli elementi a rischio e funzionalità strutture a che possono essere coinvolti. dei rischio Invia, coinvolgendo i responsabili sul territorio, Servizi i tecnici e operatori per la funzionalità e essenziali sicurezza delle reti e dei servizi comunali. Mantiene i contatti con i rappresentanti degli enti e delle società dei servizi primari.

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OBIETTIVO ATTIVITA’ DEL SINDACO 2.6 Impiego delle Allertamento e Verifica la percorribilità delle infrastrutture strutture predisposizione viarie operative di Assicura il controllo permanente del traffico da Uomini e mezzi e per la zona interessata, polizia locale, volontari Predispone ed effettua il posizionamento degli uomini e mezzi per l’eventuale trasporto della popolazione nelle aree di accoglienza Predispone la vigilanza degli edifici che possono essere evacuati. Predispone ed effettua il posizionamento degli uomini e mezzi ai cancelli per il deflusso del traffico e lungo le vie di fuga della popolazione. 2.7 Comunicazioni Attiva il contatto con i referenti locali degli enti gestori dei servizi di telecomunicazioni e radioamatori. Verifica il funzionamento del sistema di comunicazioni

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Fase di allarme Livello di allarme determinato dall’incendio boschivo in atto interno alla “fascia perimetrale” a medio ed alto rischio.

OBIETTIVO ATTIVITA’ DEL C.O.C. 3.1 Attivazione Attivazione del C.O.C., nel caso non si sia passati per la fase di C.O.C. PREALLARME 3.2 Attivazione Attiva il sistema di emergenza e coordina le attività di sistema allontanamento della popolazione dalle zone abitate individuate in emergenza e accordo al D.O.S. assistenza Provvede al censimento della popolazione evacuata/allontanata. alla Organizza la prima assistenza e le informazioni nelle aree di popolazione attesa. Organizza il trasporto della popolazione verso le aree di accoglienza, garantendolo alle fasce più deboli. Garantisce l’assistenza alla popolazione nelle aree di attesa e di accoglienza. Favorisce il ricongiungimento delle famiglie Fornisce le informazioni sull’evoluzione dell’evento e le risposte attuate. Provvede alla diffusione delle norme di comportamento nella situazione in atto, tenendo in considerazione l’eventuale presenza di persone di lingua straniera. 3.3 Coordiname Mantiene i contatti, e riceve gli aggiornamenti, con la Regione nto (SOUP), la Provincia, la Prefettura-UTG, i Comuni limitrofi, le Operativo strutture locali di CC,VVF,GdF,CFS,CP, informandoli dell’avvenuta locale attivazione della fase di allarme. Mantiene il contatto con i responsabili delle operazioni di spegnimento e con il punto di coordinamento avanzato. 3.4 Monitoraggio Mantiene i contatti con le squadre sul posto. e Organizza sopralluoghi per la valutazione del rischio residuo e per sorveglianza il censimento dei danni

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OBIETTIVO ATTIVITA’ DEL C.O.C. 3.5 Assistenza Raccorda le attività delle diverse componenti sanitarie locali sanitaria e Coordina le squadre di volontari sanitari presso le abitazioni delle sociale persone non autosufficienti Coordina l’assistenza sanitaria presso le aree di attesa e di accoglienza Favorisce la messa in sicurezza del patrimonio zootecnico. 3.6 Impiego Invia i materiali e mezzi necessari all’assistenza alla popolazione risorse Mobilita le ditte per assicurare il pronto intervento, anche secondo (mezzi e le indicazioni del D.O.S. uomini) Coordina la sistemazione presso le aree di accoglienza dei materiali eventualmente forniti dalla Regione, dalla Provincia, dagli altri Comuni, ecc. Dispone il personale necessario, i volontari, per il supporto alle attività della polizia locale e alle altre strutture operative per assicurare l’assistenza alla popolazione presso le aree di accoglienza Coordina, in accordo con la Sovrintendenza, il recupero e la messa in sicurezza di beni storico culturali. 3.7 Impiego Posiziona, se non fatto nella fase di PREALLARME, uomini e delle mezzi presso i cancelli per il controllo del deflusso del traffico Strutture Accerta l’avvenuta completa evacuazione della aree a rischio operative

RIENTRO DELL’EMERGENZA–PASSAGGIO A FASI SUCCESSIVE E/O PRECEDENTI Il Sindaco, in accordo con il D.O.S. (Direttore delle Operazioni di Spegnimento), accerta l’esistenza delle condizioni per il passaggio da una fase alla precedente, o per la conclusione dell’emergenza.

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COMPORTAMENTO DELLA POPOLAZIONE

EVACUAZIONE DELLA POPOLAZIONE – AVVERTENZE GENERALI RISCHIO PREVEDIBILE

La fase di preallarme sarà comunicata dall’Autorità di Protezione Civile con le seguenti modalità:  Avvisi dalla radio o dalle televisioni locali;  Con messaggi diffusi da altoparlanti:  Con comunicazione diretta o telefonica agli interessati.

Comportamento da tenere da parte della popolazione: . Prestare attenzione alle indicazioni fornite dalla radio, dalla TV o dalle Autorità di Protezione Civile, anche tramite automezzi ben identificati (Polizia, Carabinieri, Polizia Municipale, Volontariato di PC): . Assicurarsi che tutti gli abitanti dello stabile siano informati della situazione: . Preparare una borsa con indumenti ed effetti personali da portare con sé.

È utile avere sempre in casa, riuniti in un punto noto a tutti i componenti della famiglia, oggetti di fondamentale importanza da portare via in caso di emergenza: o Copia chiavi di casa: o Medicinali (specie salvavita): o Impermeabili leggeri o cerate o Fotocopia documenti di identità o Torcia con pile di riserva.

Il cessato preallarme sarà comunicato dalle Autorità di Protezione Civile secondo le seguenti modalità:  Avvisi dalla radio o dalle televisioni locali:  Con messaggi diffusi da altoparlanti. Nel caso si passi alla situazione d’allarme e sia disposta l’evacuazione della popolazione quale misura cautelativa, in relazione alla natura dell’evento calamitoso e della gravità dello stato di emergenza mediante:  Forze dell’Ordine:  Polizia Municipale:  Volontari quando trattasi di poche famiglie o vi siano le condizioni per poterlo eseguire con comunicazione diretta agli interessati:  Con altoparlanti:  Con comunicazioni radio o televisioni locali: quando si tratta di interi quartieri e non vi siano le condizioni di tempo per eseguire avvisi individuali. In tale occasione bisogna:  Staccare l’interruttore principale dell’energia elettrica e chiudere la valvola del gas:

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 Evitare la confusione, mantenere la calma, rassicurare i più agitati, aiutare le persone inabili e gli anziani:  Raggiungere a piedi le aree di attesa previste dal Piano di Emergenza:  Evitare l’uso dell’automobile:  Non usare il telefono o farlo solo per casi di effettiva necessità per evitare sovraccarichi delle linee:  Raggiunta l’area di attesa prestare la massima attenzione alle indicazioni fornite dagli operatori di protezione civile. La popolazione che non dispone di propri mezzi o che si trova in situazioni particolari (ammalati o persone in particolari condizioni di infermità) sarà fatta evacuare con automezzi forniti dall’Amministrazione Comunale (scuolabus). Lo sgombero degli infermi sarà curato da personale della Zona Territoriale n. 5 dell’ASUR che si avvarranno di mezzi (ambulanze) e volontari delle varie Organizzazioni operanti sul territorio. Il punto di attesa degli autobus e delle ambulanze sarà indicato dal C.O.C. in funzione della zona da evacuare e della tipologia di rischio in atto. La popolazione che non ha possibilità o non riesce a trovare sistemazione in proprio sarà avviata presso i ricoveri provvisori d’emergenza a cura dell’Amministrazione Comunale.

Al termine dell’emergenza  Prima di fare ritorno a casa accertarsi che sia dichiarato ufficialmente il cessato stato di emergenza:  Al rientro in casa non utilizzare i servizi essenziali, previa opportuna verifica.

EVACUAZIONE DELLA POPOLAZIONE – AVVERTENZE GENERALI RISCHIO NON PREVEDIBILE (SISMICO)

Durante un terremoto è indispensabile mantenere la calma, ricordando che il panico può uccidere ed è sempre contagioso. Se siamo:  In casa è bene rimanerci e cercare riparo in corrispondenza di strutture sicure, da conoscere prima a memoria, evitando di uscire per le scale o con l’ascensore:  All’aperto è bene restarci e fare attenzione a ciò che nei dintorni può crollare o diventare pericoloso:  In automobile è bene fermarsi a sostare in luoghi sicuri.

Dopo il terremoto  Chiudere gli interruttori generali del gas e dell’energia elettrica per evitare possibili incendi:  Raggiungere gli spazi aperti, lontano da edifici o linee elettriche  Limitare l’uso degli apparati di comunicazione:  Raggiungere le aree di attesa precedentemente individuate:  Seguire le indicazioni del personale addetto alle operazioni di soccorso per recarsi successivamente nei luoghi di accoglienza.

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RISCHI DIVERSI

FUGA DI GAS  Spegnere le fiamme libere e le sigarette:  Interrompere immediatamente l’erogazione del gas dal contatore esterno:  Aprire immediatamente tutte le finestre  Non effettuare operazioni elettriche  Evacuare l’ambiente seguendo le vie di fuga segnalate  Non usare gli ascensori ma unicamente le scale:  Verificare che all’interno del locale non siano rimaste bloccate altre persone  Presidiare l’ingresso impedendo l’accesso a chiunque non sia addetto alle operazioni di emergenza: verificare se vi sono cause accertabili di fughe di gas (rubinetti gas aperti, visibile rottura di tubazioni etc.) eliminando le cause delle perdite. Se non si è in grado di eliminare la causa della perdita  Telefonare dall’esterno dei locali all’azienda del gas:  Telefonare dall’esterno dai locali ai Vigili del Fuoco

INCENDIO Intervenire sul focolaio di incendio con:  Estintori  Getti d’acqua  Sabbia  Non usare mai acqua sulle apparecchiature elettriche  Chiudere il rubinetto del gas dal contatore esterno  Evacuare l’ambiente seguendo le vie di fuga segnalate  Non usare in alcun modo gli ascensori ma unicamente le scale  Verificare che all’interno del locale non siano rimaste bloccate altre persone  Presidiare l’ingresso impedendo l’accesso a chiunque non sia addetto alle operazioni di emergenza. Se il fuoco non è domato entro i primi 5 minuti avvertire telefonicamente i Vigili del Fuoco (115).

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TABELLA RIEPILOGATIVA DI COMPORTAMENTO PER LA POPOLAZIONE

FASE AVVISI NORME DI COMPORTAMENTO PER LA POPOLAZIONE PER LA POPOLAZIONE La fase di preallarme sarà  prestare attenzione alle indicazioni fornite dalla Preallarme comunicata dalle Autorità di radio, dalla TV o dalle Autorità di protezione Protezione Civile secondo le civile, anche tramite automezzi ben identificabili seguenti modalità: (Polizia, Carabinieri, Vigili Urbani, Volontariato);  dalla radio e dalle  assicurarsi che tutti gli abitanti dello stabile siano televisioni locali; al corrente della situazione;  con messaggi diffusi da  preparare una borsa con indumenti ed effetti altoparlanti; personali da portare con sé.  con un suono intermittente di sirena. Cessato Il cessato preallarme sarà  continuare a prestare attenzione alle indicazioni preallarme comunicato dalle Autorità di fornite dai mass - media e dalle Autorità di Protezione Civile secondo le protezione civile. seguenti modalità:  dalla radio e dalle televisioni locali;  con messaggi diffusi da altoparlanti. La fase di allarme sarà  staccare l'interruttore centrale dell'energia Allarme comunicata dalle Autorità di elettrica e chiudere la valvola del gas; Protezione Civile secondo le  evitare la confusione, mantenere la calma, seguenti modalità: rassicurare i più agitati, aiutare le persone inabili  dalla radio e dalle e gli anziani; televisioni locali;  raggiungere a piedi le aree di attesa previste dal  con messaggi diffusi da Piano; altoparlanti;  evitare l'uso dell'automobile;  con un suono di sirena  usare il telefono solo per casi di effettiva prolungato. necessità per evitare sovraccarichi delle linee;  raggiunta l'area di attesa, prestare la massima attenzione alle indicazioni fornite dalle Autorità di protezione civile;  prima di fare ritorno a casa accertarsi che sia dichiarato ufficialmente il cessato allarme Il cessato allarme sarà  seguire le indicazioni delle Autorità per le Cessato comunicato dalle Autorità di modalità del rientro organizzato nelle proprie allarme Protezione Civile secondo le abitazioni; seguenti modalità:  al rientro in casa non utilizzare i servizi  dalla radio e dalle essenziali, previa opportuna verifica. televisioni locali;  con messaggi diffusi da altoparlanti, dalla radio e dalle televisioni locali.

È' utile avere sempre in casa, riuniti in un punto noto a tutti i componenti della famiglia, oggetti di fondamentale importanza da portare via in caso di emergenza quali:  copia chiavi di casa;  vestiario pesante di ricambio;  medicinali;  scarpe pesanti;  valori (contanti, preziosi);  radiolina con batteria di riserva;  impermeabili leggeri o cerate;  coltello multiuso;  fotocopia documenti di identità;  torcia elettrica con pile di riserva.

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Numeri di Emergenza e di Utilità

Comando Vigili Urbani (Municipio) 0731779218 3332473475 Ufficio Tecnico (Municipio) 0731779218 0731779483 ENEL – Sede di Jesi Via dell’Industria 0731233207 - 23311 CIS – Sede di Moie di Maiolati – Via Ancona 57 0731778710 - 0731778750 E.T. Energia e Territorio – sede di Moie di - Via Ancona 57 800513383 Multiservizi - Sede di Moie di Maiolati – Via Ancona 49 – pronto intervento 800181277 Telecom Italia Spa – Sede di Ancona - Corso Stamira n. 46 800415042

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GESTIONE DEL PIANO DI PROTEZIONE CIVILE

La validità di un Piano è imprescindibile dall’aggiornamento periodico, dall’informazione e formazione della popolazione e dall’attuazione di esercitazioni.

Aggiornamento Periodico La continua trasformazione della realtà organizzativa e strutturale e la scoperta di nuove tecniche e mezzi per la sicurezza sociale, evidenziano quel carattere dinamico del Piano, che determina la necessità di una continua revisione ed un conseguente aggiornamento delle informazioni contenute nel presente documento, anche attraverso le informazioni provenienti dalla comunità scientifica competente, inerenti gli eventi attesi sul territorio. Inoltre dovrà essere sempre disponibile la documentazione cartografica necessaria alla definizione e all’aggiornamento degli scenari di rischio. L’organizzazione di base per rendere efficaci tutte le parti di un piano passa attraverso l’attuazione delle funzioni di supporto. Per fare sì che un Piano sia realmente efficace si rende necessario stabilire “in tempo di pace” i responsabili di ogni singola funzione, i cui compiti sono quelli di aggiornare i dati relativi al settore di propria competenza e, in caso di emergenza, di affiancare il Sindaco nelle operazioni di soccorso.

Formazione e Informazione Tale attività costituisce un elemento fondamentale per rendere un Piano efficace. In particolare, l’informazione deve comprendere gli aspetti scientifici degli eventi attesi in un determinato territorio in maniera tale che la popolazione possa prendere coscienza del possibile rischio e adottare attraverso l’attività formativa comportamenti corretti in situazioni d’emergenza. La campagna preventiva di informazione può comprendere incontri con tecnici esperti, distribuzione di materiale didattico sui rischi e sulle principali regole di comportamento per la popolazione adulta e soprattutto per quella in età scolare. Contemporaneamente si dovrà provvedere alla divulgazione del Piano, principalmente per quegli aspetti che coinvolgono direttamente la popolazione, affinché sia a conoscenza delle informazioni essenziali (ubicazione delle aree di primo soccorso, modalità di allertamento, ecc.) e, di conseguenza, sia in grado di rispondere prontamente e correttamente al verificarsi dell’evento calamitoso.

Esercitazioni Le esercitazioni rappresentano un mezzo fondamentale per garantire l’efficacia del Piano. Al fine di tenere aggiornate le conoscenze del territorio, di verificare l’adeguatezza delle risorse (uomini e mezzi) e la validità del modello di intervento, si ritiene opportuno simulare situazioni di emergenza che potranno coinvolgere gli organi direttivi o anche la popolazione studentesca. Inoltre sarebbe utile prevedere attività addestrative e corsi, organizzati dall’Autorità comunale d’intesa con la Regione, per la formazione dei componenti della squadra comunale di protezione civile.

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Comune di STAFFOLO GIUNTA TEL. CASA O FIGURA/ENTE REFERENTE INDIRIZZO TEL. UFFICIO CELL. VIA REDIPUGLIA N. 0731770347 SINDACO ROSINI PATRIZIA 0731779218 17 3203789039

ASSESSORE 0731779743 (VICE SINDACO) TOCCAFONDO LUCA VIA COSTE N. 15 0731779218 3397384680

C.DA S. PIETRO 0731770201 ASSESSORE MORICI SELENA 0731779218 ACQUALTA N. 2 3936638099

UFF. TECNICO LAVORI PUBBLICI DEMANIO TEL. CASA O FIGURA/ENTE REFERENTE INDIRIZZO TEL. UFFICIO CELL. RESPONSABILE VIA LONGHI, 3 0731202642 DR. CAROTTI ROBERTA 0731779218 UFFICIO TECNICO JESI 3392492514 GEOMETRA GEOM. ORBISAGLIA VIA DELLA LIBERTA’ 4 071/7222133 0731779218 UFFICIO TECNICO FERNANDO 3334416492

UFFICIO RAGIONERIA (ECONOMATO TRIBUTI) MANSIONE DIPENDENTE INDIRIZZO TEL. UFF. TEL ABIT. RESPONSABILE 0731779218 SERVIZI FINANZIARI

RAGIONIERE COPPARI ELISABETTA P.ZZA T. MAMIANI 9 0731779218 0731779536

RAGIONIERE SEVERINI ROBERTO VIALE EUROPA 1 0731779218 0731779527

UFFICIO SEGRETERIA MANSIONE DIPENDENTE INDIRIZZO TEL. UFF. TEL ABIT. RESPONSABILE VIA LONGHI, 3 0731202642 DR. CAROTTI ROBERTA 0731779218 AREA AMM.VA JESI 3392492514 ISTRUTTORE AMMINISTRATIVO C.DA FONTE SIMONE, MARASCA MARCO 0731779218 0731779524 UFFICIO 6 SEGRETERIA

UFFICIO ANAGRAFE MANSIONE DIPENDENTE INDIRIZZO TEL. UFF. TEL ABIT.

RESPONSABILE SCORTICHINI CRISTINA VIA M. L. KING 19 0731779218 0731779608 STATO CIVILE RESPONSABILE SERV. MENGHI GIORGIO B.GO CROCIFISSO, 44 0731779218 0731779439 ELETTORALE

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VIGILI URBANI TEL. TEL. DIPENDENTE MANSIONE INDIRIZZO ABITAZIONE O UFFICIO CELL. 0733288092 PUERARI ROBERTA VIGILE 0731779218 3286597140 MASE’ TIZIANA VIGILE 0731779218 3294018463

DITTE PRIVATE MOVIMENTAZIONE TERRA ED IMPRESE EDILI

DITTA INDIRIZZO TELEFONO

SCORTICHINI LUCIANO VIA FOLLONICA 20 0731779746 IMPRESA EDILE DE LUCA LUIGI VIA COSTE 12/E 0731779325 CECCHETTI & MARCHEGIANI VIA BRECCIONE 5 0731779428 EDIL SAN PIETRO VIA M. L. KING 2/A 0731770109 DI BALDI GIUSEPPE COPPARI FORTUNATO VIA G. MARCONI 10 0731779251 MASSACCESI SETTIMIO C.DA CORONCINO 0731779863 CIAFFONI NATALE VIA SOLFERINO 9 07931779809

DITTE PRIVATE ELETTRICISTI

DITTA INDIRIZZO TELEFONO

MARINELLI CLAUDIO VIA M. L. KING 11 0731779916 BASTARI PRIMO VIA ALDO MORO 23 0731779635

FRATONI GIULIANO S. PIETRO ACQUALTA 0731779582 333 9653899

DITTE PRIVATE IDRAULICI

DITTA INDIRIZZO TELEFONO

CLIMATEKNIC VIA FOLLONICA 2/A 0731779556 (BACELLI & LITRI) CAMPELLI MARIO VIA M. L. KING 35 0731779380 VALERI MAURIZIO VIA FOLLONICA 0731779649

DITTE PRIVATE FALEGNAMI

DITTA INDIRIZZO TELEFONO

CERIONI FRANCO VIA S, CATERINA 2 0731779456

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DITTE PRIVATE PANIFICI - PASTICCERIE

DITTA INDIRIZZO TELEFONO

BARBONI MICHELE & C. VIA ALDO MORO 35 0731779241 VIA DONATORI DEL IL FORNO DI SCHIAVONI D.E.C. 0731779200 SANGUE N.10

DITTE PRIVATE MACELLERIE

DITTA INDIRIZZO TELEFONO

SUPERMECATO SI CON TE VIA ALDO MORO N. 33 0731770303 L’ANGOLO MACELLERIA DI VIA XX SETTEMBRE 25 0731779099 FRANCA FRONTALINI

DITTE PRIVATE ALIMENTARI

DITTA INDIRIZZO TELEFONO

SI CON TE VIA ALDO MORO 33/B 0731770303 DI GAGLIARINI LUIGI

SUPERMERCATO DI VIA BRECCIONE N. 0731779595 MOSCONI TAMARA 18/C 0731779822

DITTE PRIVATE ALBERGHI E RISTORAZIONE

DITTA INDIRIZZO TELEFONO

HOTEL BELVEDERE “GIUBBÌ” VIA REDIPUGLIA 1 0731779261

OASI RESIDENCE VIA MARCO BIAGI 1 0731779303

RELAIS DEL BORGO VIA SOLFERINO 4 0731779223

COUNTRY HOUSE CONTRADA 0731779762 “LA CIMINIERA” S. CATERINA 18

AGRITURISMO “SEGNAVENTO” VIA SALMAGINA 7 0731779892

L’ULIVETO STAFFOLANO CONTRADA SELVA COMPERSETO 3 3471131008

BED&BREAKFAST CONTRADA COSTE 72 0731779790 “CA DEL CARDO”

LA CASA DELLE RONDINI CONTRADA CAMPAGLIANO 5 0731779777

90

GROTTA DEL FRATE VIA ROMA 10 0731779472

VINO & CUCINA VIA XX SETTEMBRE 54 0731779783

PARCO MEZZI COMUNALI N° MODELLO TARGA OGGETTO DISLOCAZIONE

1 FIAT UNO VIGILI URBANI

1 FIAT PUNTO SERV. U.T.C. E VARI

1 APECAR P.TA 9 Q.LI GIARDINIERI E VARIE

1 AUTOCARRO Q.LI 12 AN426649 TRASPORTO COSE

1 AUTOBUS POSTI 30 AN424725 SCUOLABUS

1 AUTOBUS POSTI 15 BE237GV SCUOLABUS

1 AUTOBUS POSTI 15 BE238GV SCUOLABUS

1 AUTOCARRO OM 4X4 GRU + CESTELLO H=11

1 SGOMBRANEVE BV821VD

1 MACCHINA OPERATRICE PALA + ESCAVATORE

1 MACCHINA OPERATRICE LIVELLATRICE BRACCIO DECESPUGLIATORE - 1 MACCHINA OPERATRICE SGOMBRANEVE

1 MACCHINA OPERATRICE TAGLIAERBA IDRAULICA

1 GENERATORE CORRENTE CARRELLABILE 15KW

1 GENERATORE CORRENTE PORTATILE 5KW

1 MOTOPOMPA A SCOPPIO RISCALDATORE A FUNGO A 1 GAS

1 MOTOSEGA A SCOPPIO LAMA CM 50

1 MOTOSEGA A SCOPPIO LAMA CM 40 DECESPUGLIATORI A 3 SCOPPIO

1 MACCHINA TRACCIALINEE

1 CARRELLO ELEVATORE MUNITO DI CESTELLO

1 CARRELLO APPENDICE CON SERBATOIO IDRICO E POMPA FUORISTRADA GRUPPO COM.LE MITSUBISHI L200 PICKUP 1 VOLONTARI PROTEZIONE CIVILE 4x4 CON MODULO AIB ALTA PRESSIONE

91

FORZE ARMATE E CORPI STATALI

CORPO LOCALITA' INDIRIZZO TELEFONO ARMATO POLIZIA 073121831 STRADALE E JESI VIA MARCO POLO 14 113 0731214008 COMMISSARIATO CARABINIERI STAFFOLO P.LE MARTIRI 0731779213 112

CHIAMATE CENTRALINO: CORPO VIGILI PER JESI VIA GALLODORO 80 0731204508 DEL FUOCO SOCCORSO: 0731205712 115

CORPO FORESTALE JESI L.GO S. ALLENDE 7 0731215392 1515 DELLO STATO GUARDIA DI JESI VIA G. ACQUA 073159318 117 FINANZA

SERVIZI ESSENZIALI

SERVIZIO SEDE INDIRIZZO TELEFONO REFERENTE

GESTORE GAS: MOIE VIA ANCONA 57 80513383 METANO E.T.

MULTISERVIZI MOIE VIA CECCACCI 59 0731702976 GORGOVIVO

TELECOM PRONTO ANCONA C.SO STAMINA 46 800.401994 INTERVENTO VIA ENEL SPA JESI 0731.23311 DELL’INDUSTRIA 9

ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO

ASSOCIAZIONE INDIRIZZO REFERENTE TEL. SEDE GRUPPO COMUNALE VIA M. L. KING SNC ZACCARIA POMPEO 3488002098 VOLONTARI di P.C. C.R.I. DELEGAZIONE FRONTALINI 0731771050 STAFFOLO – VIA XX SETTEMBRE 17 FIORINO S.PAOLO ASS. CARABINIERI VIA MAESTRO DI STAFFOLO GIANCARLO MOSCA 0731779543 IN CONGEDO

92

NUMERI DI EMERGENZA E DI UTILITÀ

DIPARTIMENTO PROTEZIONE CIVILE 06 68201 Via Ulpiano, 11 ROMA Fax 06 68202360 DIPARTIMENTO PROTEZIONE CIVILE Via Ulpiano, 11 - Roma 06 6820265 SALA OPERATIVA - DIPARTIMENTO PROTEZIONE CIVILE Via Ulpiano, 11 - Roma 06 68897754 CENTRO OPERATIVO VEGLIA METEO

REGIONE MARCHE

071 8061 - 071 Via G. Da Fabriano, 3 2299 SERVIZIO PROTEZIONE CIVILE Ancona Fax 0718062419 numero pubblico di chiamata 840 001111

SALA OPERATIVA UNIFICATA numero di chiamata per le 071 806463 PERMANENTE pubbliche amministrazioni 071 85791

telefax 071 8062419 Piazza del Plebiscito n. 1 0712282666 PREFETTURA DI ANCONA Ancona

PROVINCIA DI ANCONA

VIA MENICUCCI N. 1 07158941 PROVINCIA DI ANCONA ANCONA VIA MENICUCCI N. 1 UFF: GENIO CIVILE E PROTEZIONE 0715894412/415 CIVILE ANCONA DIRIGENTE UFF. GENIO CIVILE E VIA MENICUCCI N. 1 PROTEZIONE CIVILE ANCONA 0715894406/407

93

071 2810507-8 C.F.S. - Coordinamento Regionale Ancona – Via C. Colombo Fax 071 2810433 C.F.S. - Coordinamento di Ancona Via C. Colombo n. 106 0712800022

0733 279120 Osservatorio Geofisico di Macerata Macerata 0733 279139 Fax 0733 279121 Comando Provinciale Vigili del Fuoco Via Vallemiano n. 80 071280801 Comando Vigili del Fuoco – JESI Via Gallodoro n. 80 0731204508

0715031 Comando Provinciale dei Carabinieri Via Montagnola 5° Nucleo Elicotteri Carabinieri c/o Aeroporto Falconara 071914179

Lungomare Vanvitelli 26 071227021 Guardia di Finanza

Telecom - Direzione Generale Corso d’Italia, 41 - Roma 06 36881 Telecom - Unità Territoriale Marche Via Miglioli, 11 - Ancona 071 2841 Umbria

071 5091 A.N.A.S. Ancona Fax 071 201559

Direzione 0712498411 E.N.E.L. Segnalazione Guasti 803500

94

Allegato 1 - BOZZA DI DECRETO SINDACALE ISTITUTIVO DEL C.O.C. E NOMINA DEI RESPONSABILI DELLE FUNZIONI DI SUPPORTO

OGGETTO : Costituzione del Centro Operativo Comunale (C.O.C.) e nomina responsabili delle funzioni di supporto

VISTO art. 15 della legge 24 febbraio 1992 n. 225 VISTO art. 1 del D.M. 28.05.93 VISTO art. 108 del D.L. n. 112 del 31.03.98 VISTO D.L. 267/2000 TENUTO CONTO dei criteri di massima fissati dal Dipartimento della Protezione Civile del Ministero dell’Interno in materia di pianificazione di emergenza ATTESO che il Centro Operativo Comunale sarà attivato dal Sindaco in situazioni di emergenza; che il Centro Operativo Comunale è presieduto dal Sindaco con funzione di coordinatore ed è composto dai responsabili delle funzioni di supporto e dal responsabile di sala operativa DECRETA E’ costituito il CENTRO OPERATIVO COMUNALE (C.O.C.) presso la sede comunale e sono individuati i responsabili della gestione delle seguenti funzioni di supporto: FUNZIONE RESPONSABILE Funzione Tecnica e di Pianificazione …………………………………………… Funzione Sanità Assistenza Sociale e Veterinaria …………………………………………… Funzione Volontariato …………………………………………… Funzione Materiali e Mezzi …………………………………………… Funzione Servizi Essenziali - Attività Scolastiche …………………………………………… Funzione Censimento Danni, Persone e Cose …………………………………………… Funzione Strutture Operative Locali e Viabilità …………………………………………… Funzione Telecomunicazioni …………………………………………… Funzione Assistenza alla Popolazione ……………………………………………

Staffolo, lì ......

IL SINDACO Dr.ssa Patrizia Rosini

95

Allegato 2 - COMUNICAZIONE DI INIZIO/FINE STATO DI ATTENZIONE/ ALLARME/EMERGENZA

COMUNE DI STAFFOLO Provincia di Ancona

Al Prefetto di Ancona ______

Alla Provincia di Ancona ______

Alla Regione Marche ______

Al Dipartimento di Protezione Civile

Via Ulpiano, 11 – 00193 ROMA

Oggetto: comunicazione di inizio / fine della Fase di ______(o ritorno alla Fase di ______.)

Attesa situazione determinatasi, causa evento ______del ______ore, ______che ha interessato il territorio comunale, si comunica l’inizio / fine della Fase di ______o ritorno alla Fase di ______.

Localizzazione area interessata ______

Prima stima entità evento ______

Staffolo, lì ______

IL SINDACO Dr.ssa Patrizia Rosini

96

Allegato 3 - RICHIESTA DI CONCORSO DI UOMINI E MEZZI

COMUNE DI STAFFOLO Provincia di Ancona

Al Prefetto di Ancona ______e p.c.

Alla Provincia di Ancona ______

Alla Regione Marche ______

Al Dipartimento di Protezione Civile

Via Ulpiano, 11 – 00193 ROMA

Oggetto: richiesta di concorso di uomini e mezzi.

Per la gravissima situazione determinatasi, causa evento ______del ______, che ha interessato il territorio comunale, e riscontrata l’impossibilità di fronteggiare con mezzi e poteri ordinari.

Si richiede il concorso dei seguenti uomini e mezzi.

Staffolo, lì ______

IL SINDACO Dr.ssa Patrizia Rosini

97

Allegato 4 - ORDINANZA DI CHIUSURA AL TRAFFICO DI STRADA PUBBLICA

COMUNE DI STAFFOLO Provincia di Ancona

Ordinanza n. _____ del ______IL SINDACO

PREMESSO CHE a causa dell’evento ______verificatosi IL GIORNO ______risulta pericolante il fabbricato posto in: Loc.______Via ______Proprietà ______, prospiciente la pubblica strada,

RITENUTO che tale situazione possa pregiudicare la vita e la pubblica incolumità;

VISTO DL del 30 aprile 1992, n. 285 VISTO art. 16 del DPR 6 febbraio 1981 n. 66 VISTO art. 15 delLA Legge 24 febbraio 1992 n. 225

ORDINA La chiusura al traffico pedonale e veicolare delle strade seguenti: ______. DISPONE che le strade suddette vengano all’uopo transennate a cura dell’UTC/ Provincia/ ANAS e che vengano apposti i previsti segnali stradali;

La presente disposizione viene trasmessa al Sig. Prefetto di ANCONA. Contro la presente Ordinanza sono ammissibili : - ricorso al T.A.R. entro 60 gg, ovvero - ricorso straordinario al Capo dello Stato entro 120 gg termini tutti decorrenti dalla notificazione o dalla piene conoscenza del presente provvedimento.

Staffolo, lì ______

IL SINDACO D.ssa Patrizia Rosini

98

Allegato 5 - ORDINANZA PER LA REGOLAMENTAZIONE DELLA CIRCOLAZIONE STRADALE

COMUNE DI STAFFOLO Provincia di Ancona

Ordinanza n. _____ del ______IL SINDACO

RILEVATO che in conseguenza del recente evento ______verificatosi in data ______, che ha colpito il territorio comunale in località ______si è determinata una situazione di grave pericolo per la popolazione ivi residente, causa la lesione delle strutture e dei fabbricati situati nel territorio interessato, con conseguente rischio di distacchi e crolli sulle aree pubbliche e private, a rischio della circolazione e della pubblica incolumità; VISTO il referto del Comando di Polizia Municipale, con cui vengono segnalati inconvenienti alla circolazione stradale, causati dalla situazione sopra descritta e le relative conclusioni in ordine ai provvedimenti ritenuti più idonei ai fini della prevenzione dei rischi per l’incolumità e del ripristino del traffico; RITENUTA la necessità e l’urgenza di provvedere in merito, anche e soprattutto al fine di scongiurare evidenti pericoli per l’incolumità pubblica e di consentire, per quanto possibile, il normale e rapido flusso dei mezzi di soccorso operanti nella zona interessata dall’evento; VISTO il vigente piano comunale di protezione civile; VISTI gli articoli ______dell’Ordinanza n.______, emanata dal Ministero dell’Interno in data______in relazione all’evento verificatosi; VISTO il Decreto Legislativo 30 aprile 1992, n. 285 recante il nuovo codice della strada; ATTESO che l’urgenza è tale da non consentire l’indugio richiesto per avvisare il Prefetto, al quale tuttavia sarà data comunicazione del presente provvedimento;

ORDINA 1 - di vietare, con decorrenza immediata e fino a quando permarranno le condizioni attuali, la circolazione di qualunque veicolo, esclusi quelli di servizio pubblico e di soccorso nelle seguenti strade e piazze:

2 - di istituire il senso unico nelle seguenti strade:

3 - di istituire il divieto di sosta dei veicoli lungo le seguenti strade:

99

Il Comando di Polizia Municipale è incaricato della esecuzione e della osservazione della presente Ordinanza, provvedendo, in collaborazione con l’Ufficio Tecnico alla apposizione dei prescritti segnali stradali.

Copia della presente Ordinanza viene trasmessa al Sig. Prefetto di ANCONA Contro la presente Ordinanza sono ammissibili : - ricorso al T.A.R. entro 60 gg, ovvero - ricorso straordinario al Capo dello Stato entro 120 gg termini tutti decorrenti dalla notificazione o dalla piene conoscenza del presente provvedimento.

Staffolo, lì ______

IL SINDACO D.ssa Patrizia Rosini

La presente Ordinanza è stata pubblicata all’albo pretorio comunale dal ______al ______.

100

Allegato 6 - ORDINANZA DI EVACUAZIONE GENERALE DELLA POPOLAZIONE

COMUNE DI STAFFOLO Provincia di Ancona

Ordinanza n. _____ del ______IL SINDACO PREMESSO - che in data ______un evento ______di grandissime proporzioni ha causato feriti tra la popolazione e danni ingentissimi su tutto il territorio comunale; - che in conseguenza di tale fenomeno si è verificata una grave situazione di emergenza nel territorio comunale; - che a causa dei crolli verificatisi si sono registrati danni alla viabilità, agli impianti e agli edifici, sia pubblici che privati; - che esiste il pericolo di un diretto, ulteriore coinvolgimento della cittadinanza ed in generale delle persone nei crolli che potrebbero ancora verificarsi; - che ad una prima approssimativa stima dei danni la maggior parte degli edifici pubblici e privata appare danneggiata in modo spesso molto grave e suscettibile di ulteriori fenomeni di crollo; RITENUTO di dover tutelare la pubblica incolumità vietando temporaneamente ed in via del tutto provvisoria l’agibilità di tutti gli edifici ricadenti nel perimetro del Comune, tutto interessato dal fenomeno di dissesto, in attesa di rilievi tecnici e stime di danno più dettagliati ed accurati;

VISTI art. 16 del DPR 6 febbraio 1981 n. 66 art. 15 delLA Legge 24 febbraio 1992 n. 225

ORDINA

1) E’ fatto obbligo alla popolazione civile del Comune di Staffolo, residente nella località di ______di evacuare le abitazioni e tutti gli edifici di comune uso personale, familiare o di lavoro che siano stati interessati dall’evento ______del ______. 2) E’ fatto obbligo a chiunque di dare alla presente ordinanza la maggiore diffusione possibile. 3) La Polizia Municipale è incaricata di curare la tempestiva diffusione, con ogni mezzo, della presente ordinanza, che in copia viene immediatamente trasmessa, per le vie brevi, al signor Prefetto di Ancona. Contro la presente Ordinanza sono ammissibili:

- ricorso al T.A.R. entro 60 gg, ovvero - ricorso straordinario al Capo dello Stato entro 120 gg termini tutti decorrenti dalla notificazione o dalla piene conoscenza del presente provvedimento. Staffolo, lì ______

IL SINDACO D.ssa Patrizia Rosini

101

Allegato 7 - ORDINANZA DI SGOMBERO DEI FABBRICATI

COMUNE DI STAFFOLO Provincia di Ancona

Ordinanza n. _____ del ______IL SINDACO

PREMESSO CHE a causa dell’evento previsto/verificatosi si rende indifferibile ed urgente provvedere allo sgombero dei fabbricati e delle abitazioni siti nelle seguenti località : Loc.______Via ______Proprietà ______Loc.______Via ______Proprietà ______Loc.______Via ______Proprietà ______Loc.______Via ______Proprietà ______

VISTO art. 16 del DPR 6 febbraio 1981 n. 66 VISTO art. 15 delLA Legge 24 febbraio 1992 n. 225

ORDINA

Lo sgombero dei locali adibiti a ______sopra indicati.

La forza pubblica è incaricata della notifica agli interessati e della esecuzione della presente disposizione che immediatamente viene comunicata e, in copia, trasmessa al Sig. Prefetto di ANCONA. Contro la presente Ordinanza sono ammissibili : - ricorso al T.A.R. entro 60 gg, ovvero - ricorso straordinario al Capo dello Stato entro 120 gg termini tutti decorrenti dalla notificazione o dalla piene conoscenza del presente provvedimento.

Staffolo, lì ______

IL SINDACO D.ssa Patrizia Rosini

102

Allegato 8 - ORDINANZA DI REQUISIZIONE DI MEZZI DI TRASPORTO

COMUNE DI STAFFOLO Provincia di Ancona Ordinanza n. _____ del ______IL SINDACO

PREMESSO CHE a causa dell’evento ______verificatosi IL GIORNO ______si rende indifferibile ed urgente provvedere al ripristino provvisorio del traffico nelle vie comunali, mediante rimozione delle macerie; RITENUTO necessario e urgente acquisire in uso per le necessità di cui sopra alcuni mezzi idonei allo scopo, per giorni _____; VISTO che i mezzi più tempestivamente reperibili e prontamente disponibili sono i seguenti, con indicate a fianco le relative proprietà:

Mezzo Proprietario

VISTO l’art. 7 all. E della Legge 20 marzo 1865, n. 2248 VISTO art. 16 del DPR 6 febbraio 1981 n. 66 VISTO art. 15 delLA Legge 24 febbraio 1992 n. 225

ATTESO che l’urgenza è tale da non consentire l’indugio richiesto per avvisare il Prefetto, al quale tuttavia sarà data comunicazione del presente provvedimento:

ORDINA

1) La requisizione in uso in favore del Comune dei mezzi sopra elencati; 2) L’indennità spettante ai proprietari verrà determinata e liquidata con il successivo provvedimento; 3) La Forza Pubblica è incaricata della notifica e della esecuzione della presente disposizione che immediatamente, viene comunicata e, in copia, trasmessa al Signor Prefetto di Ancona. Responsabile del procedimento è il Sig. ______, presso l’Ufficio Tecnico Comunale.

Il Comando di Polizia Municipale è incaricato della notificazione e della esecuzione della presente

Ordinanza, che in copia viene trasmessa al Signor Prefetto di ANCONA.

Contro la presente Ordinanza sono ammissibili : - ricorso al T.A.R. entro 60 gg, ovvero - ricorso straordinario al Capo dello Stato entro 120 gg termini tutti decorrenti dalla notificazione o dalla piene conoscenza del presente provvedimento.

Staffolo, lì ______IL SINDACO D.ssa Patrizia Rosini

103

Allegato 9 - ORDINANZA DI OCCUPAZIONE TEMPORANEA D’URGENZA DI UNA PORZIONE DI TERRENO DA ADIBIRE A INSEDIAMENTO CIVILE MEDIANTE TENDOPOLI O ROULOTTOPOLI

COMUNE DI STAFFOLO Provincia di Ancona

Ordinanza n...... del......

IL SINDACO RILEVATO Il grave e straordinario evento...... che ha colpito il comune in data ...... ;

CHE in conseguenza di ciò moltissimi cittadini residenti risultano non più in possesso di una civile abitazione funzionale ed agibile, anche per emissione di ordinanze di evacuazione e/o di sgombero; CONSIDERATA la estrema necessità di provvedere con la massima sollecitudine alla pronta accoglienza dei residenti entro strutture temporanee (quali tende e roulotte) idonee al soddisfacimento delle più elementari condizioni vitali di soccorso, nonché alla sopravvivenza in condizioni ambientali anche difficili, quali quelle invernali; CONSIDERATO che in queste zone, data la grave entità dei danni, sono in azione strutture operative di Protezione civile, che cooperano nei lavori; PRECISATO che è ampliamente dimostrata l’esistenza della grave necessità pubblica di procedere- attraverso la procedura dell’occupazione d’urgenza- al reperimento di un terreno da adibire, mediante le necessarie opere di adeguamento a insediamento civile provvisorio di pronta accoglienza per le esigenze di cui sopra; VISTO L’art. 835 del Codice Civile, che stabilisce la possibilità per l’autorità amministrativa di requisire beni mobili ed immobili quando ricorrono gravi necessità pubbliche; INDIVIDUATE Nelle seguenti aree

Area n. 1 foglio ...... mappale ...... sup. mq...... Area n. 2 foglio ...... mappale ...... sup. mq...... Area n. 3 foglio ...... mappale ...... sup. mq...... Area n. 4 foglio ...... mappale ...... sup. mq...... quelle idonee a garantire la funzionalità richiesta;

VISTO l’articolo 7 allegato E della Legge 20 marzo 1865, n. 2248; l’articolo 71 della Legge 25 giugno 1865, n. 2359; l’articolo 16 del D.P.R. 6 febbraio 1981, n. 66

ATTESO che l’urgenza è tale da non consentire l’indugio richiesto per avvisare il Prefetto, al 104 quale tuttavia sarà data tempestiva comunicazione del presente provvedimento;

ORDINA

1) Per le ragioni ampiamente esposte nelle premesse, con effetto immediato vengono occupate in uso ed in via provvisoria le seguenti aree individuate catastalmente: Area n. 1 fg...... map...... sup. mq...... Proprietà ...... Area n. 2 fg...... map...... sup. mq...... Proprietà ...... Area n. 3 fg...... map...... sup. mq...... Proprietà ...... Area n. 4 fg...... map...... sup. mq...... Proprietà ...... da adibire a insediamenti civili temporanei di pronta accoglienza mediante le necessarie opere di urbanizzazione e di adeguamento; 2) Di riconsegnare tali aree ai legittimi proprietari nello stato di fatto e di diritto esistente al momento della occupazione, dopo che saranno venuti meno i motivi della urgenza ed indifferibilità conseguenti all’evento verificatosi; 3) Di rinviare a successivo provvedimento la determinazione e la liquidazione dell’indennità di occupazione spettante, a seguito dell’approvazione dell’apposito verbale di consistenza da redigere in occasione dell’esecuzione della presente ordinanza; 4) Di notificare il presente provvedimento - ai proprietari di tali aree: Area n. 1 Sigg...... Area n. 2 Sigg...... Area n. 3 Sigg...... Area n. 4 Sigg......

- agli ufficiali ed agenti di polizia ed al personale tecnico del comune al fine di dare esecuzione ad ogni sua parte alla presente ordinanza;

Responsabile del procedimento è il Sig...... presso l’ Ufficio Tecnico Comunale.

Il Comando di Polizia Municipale è incaricato della notificazione e della esecuzione della presente Ordinanza, che in copia viene tempestivamente trasmessa e comunicata al Sig. Prefetto di Ancona. Contro la presente Ordinanza sono ammissibili: - ricorso al T.A.R. entro 60 gg, ovvero - ricorso straordinario al Capo dello Stato entro 120 gg termini tutti decorrenti dalla notificazione o dalla piene conoscenza del presente provvedimento.

Dalla Casa Municipale, il ...... IL SINDACO D.ssa Patrizia Rosini

105

Allegato 10 - SCHEDA CENSIMENTO POPOLAZIONE NON AUTOSUFFICIENTE

Un dato di essenziale importanza relativo allo studio della popolazione nell’ambito di un Piano di Emergenza è rappresentato dalla conoscenza del numero della popolazione invalida e/o non autosufficiente. La conoscenza di tali dati permette di organizzare in precedenza le eventuali operazioni di soccorso, predisponendo specifiche modalità di intervento e personale qualificato. Si consiglia pertanto di compilare la tabella di seguito riportata, inserendo preferibilmente tutte le voci indicate, relative alla popolazione non autosufficiente residente nel Comune, identificandola attraverso un codice numerico o alfanumerico:

CODICE INDIRIZZO ETÀ TIPO DI INVALIDITA’ 1 2 3 4 ...

Per una più rapida localizzazione della popolazione non autosufficiente in fase di emergenza, si propone l’elaborazione di una cartografia delle aree abitate in cui vengano ubicati i codici identificativi delle persone invalide.

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