COMUNE Di STAFFOLO

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COMUNE Di STAFFOLO COMUNE di STAFFOLO Provincia di Ancona PIANO COMUNALE DI EMERGENZA DI PROTEZIONE CIVILE PER LA SALVAGUARDIA DELL’INCOLUMITA’ DELLA POPOLAZIONE D.L.vo n. 112/98 art. 107 comma 1 lettera d Legge n. 401/2001 art. 5 comma 4/ter ed ai sensi dell’OPCM 3624/2007 RELAZIONE Ufficio Tecnico Comunale Gruppo Comunale Volontari di Protezione Civile (Dati aggiornati al 30 giugno 2016) 1 2 INDICE Premessa Pag. 5 Struttura organizzativa del Servizio Nazionale di Protezione Civile “ 8 Competenze dopo il D.L. 112/98 e la L. n. 40/2001 “ 9 Sistema regionale di Protezione Civile “ 10 Organi e strutture regionali e provinciali di Protezione Civile “ 11 A – Parte Generale “ 14 A1 – Dati di base “ 14 A1.2 – Altimetria “ 14 A1.3 – Morfologia “ 15 A1.4 – Idrografia “ 15 A1.5 – Struttura insediativa “ 16 A1.6 – Rete viaria “ 17 A1.7 – Popolazione “ 18 A1.8 – Popolazione non autosufficiente “ 18 A1.9 – Cartografia di base “ 21 A2 – Scenari di rischio “ 22 A2.1 – Rischio idrogeologico “ 22 A2.2 – Rischio neve “ 32 A2.3 – Rischio sismico “ 37 A2.4 – Rischio incendio boschivo “ 43 A3 – Aree di emergenza “ 47 B – Lineamenti della pianificazione “ 54 B1 – Coordinamento operativo “ 54 B2 – Salvaguardia della popolazione “ 54 B3 – Rapporti con le istituzioni “ 54 B4 – Informazione alla popolazione “ 54 B5 – Ripristino della viabilità e dei trasporti “ 55 B6 – Funzionalità delle telecomunicazioni “ 55 B7 – Funzionalità dei servizi essenziali “ 55 B8 – Struttura dinamica del piano “ 55 C – Modello di intervento “ 57 C1 – Centro Operativo Comunale “ 62 C2 – Sistema di Comando e Controllo “ 65 C3 – Attivazioni in emergenza “ 67 Rischio frane “ 72 Rischio smottamenti per avverse condizioni meteo “ 72 Rischio neve “ 73 Rischio sismico “ 73 Rischio incendio boschivo e di interfaccia “ 74 Comportamento della popolazione “ 82 Rischi diversi “ 84 Numeri di emergenza e utilità “ 86 Gestione del piano di protezione civile “ 87 Allegati “ 95 3 4 PREMESSA Il presente documento stabilisce le linee generali dell’organizzazione del sistema comunale di protezione civile ed in particolare per quanto riguarda i rischi idrogeologico (frane, smottamenti), sismico, avverse condizioni meteo, neve e incendi boschivi poiché gli altri tipi di rischio (industriale, trasporti, etc.) non insistono sul territorio comunale se non in misura trascurabile. Il rischio idrogeologico, relativamente alle frane e smottamenti, poiché il fenomeno dell’esondazione non rientra in quelli possibili nel nostro territorio, può produrre danni misurabili a persone e cose ed è da considerarsi evento prevedibile e monitorabile. Le attività di monitoraggio vanno esplicate mediante previsione ed osservazione, da parte di personale comunale, delle condizioni meteorologiche, con particolare riferimento alle precipitazioni atmosferiche, tramite lettura attenta dell’avviso meteo inviato dalla Regione (Centro Funzionale Multirischi) e/o dall’Ufficio Territoriale di Governo e dall’attività di monitoraggio a vista. Con deliberazione n. 873 del 17/06/2003 la Giunta Regionale ha approvato le misure di salvaguardia per l’assetto idrogeologico del territorio marchigiano descrivendo i vari tipi di pericolosità e rischi previsti tenendo conto di diversi parametri a seconda della tipologia del dissesto. Nel territorio comunale esiste una sola zona a rischio “Elevato R3” per il quale sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici ed alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, l’interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale. Le altre zone indicate come rischio medio R2 non meritano attenzione particolare anche se non vengono trascurate. Per rischio neve si intende tutta quella serie di disagi e difficoltà causati da precipitazioni nevose abbondanti. Considerata la quota sul livello del mare del territorio, si ritiene eccezionale che l’evento possa durare più giorni. Sulla scorta degli avvenimenti già accaduti, per garantire la transitabilità delle strade, oltre agli interventi previsti dal piano provinciale di protezione civile, tale situazione può essere fronteggiata con mezzi propri dell’Amministrazione Comunale; in casi di effettiva eccezionalità si può ricorrere anche a ditte private presenti in loco. Il rischio sismico è associato ad eventi non prevedibili in quanto non vi sono eventi precursori né parametri controllabili che permettono di stabilire dove, quando e con quale intensità si verificherà un evento sismico. Secondo il Servizio Sismico Nazionale il rischio sismico è la stima delle perdite complessive (costo dei danni subiti dagli edifici, numero prevedibile delle vittime, costo complessivo in termini economici e sociali) che potranno interessare in un determinato periodo una determinata area. Per la definizione del rischio e per l’elaborazione dello scenario è necessario valutare e combinare i seguenti parametri: Pericolosità Sismica (probabilità di superamento di una soglia stabilita di intensità in una determinata area in un determinato intervallo di tempo). Per il calcolo occorre conoscere: 1) le aree riconosciute responsabili di generare terremoti (zonazione sismogenetica); 5 2) la sismicità di tali aree (distribuzione spazio-temporale degli eventi – cataloghi); 3) la variazione degli effetti dei terremoti che si generano in tali aree con la distanza (modello di attenuazione). Vulnerabilità Sismica (resistenza di un edificio urbano, di un sistema urbano alle azioni sismiche ovvero propensione a subire danni in caso di una scossa sismica). Esposizione (caratteristiche del sistema sociale: popolazione, patrimonio immobiliare, attività economiche, trasporti, beni culturali etc. esposto agli effetti del terremoto). Il rischio deriva dalla combinazione dei parametri descritti secondo la relazione: rischio = pericolosità x vulnerabilità x esposizione. Lo studio della sismicità storica ha contribuito ad individuare le regioni della nostra penisola suddividendole in principali aree sismogenetiche maggiormente soggette a terremoti distruttivi che tendono sistematicamente a ripetersi nel tempo. Il nostro territorio comunale viene censito come area di classe II°. Gli attuali studi non consentono ancora di stabilire quando un terremoto avrà luogo, attraverso l’ausilio di fenomeni precursori a medio – breve termine. I terremoti, quindi, sono eventi naturali che non possono essere evitati né previsti, pertanto non è possibile mettere in atto azioni per contrastarli, come invece può essere fatto per altri tipi di rischio, ma si possono avviare strategie indirizzate alla mitigazione dei loro effetti come le scelte di intervento da attuare sia in fase preventiva che in fase di emergenza post-sismica: La conoscenza dei parametri di rischio: pericolosità, vulnerabilità ed esposizione; L’adeguamento degli strumenti urbanistici al fine di operare un riassetto del territorio; La riduzione della vulnerabilità degli edifici esistenti (in particolare quelli di interesse storico, beni architettonici e monumentali); Costruzione degli edifici nel rispetto delle vigenti norme tecniche in zone sismiche; La formazione del personale dell’amministrazione comunale e del volontariato; La predisposizione di un Piano Comunale di Emergenza in linea con le direttive Regionali e Provinciali; L’informazione alla popolazione sulle situazioni di rischio e sulle procedure di emergenza, fornendo le norme corrette di comportamento; L’organizzazione e la promozione di periodiche attività addestrative per sperimentare ed aggiornare il Piano e per verificare l’efficienza di tutte le strutture coinvolte nell’emergenza. Per rischio incendi boschivi e di interfaccia, soprattutto quest’ultimo, si intende la possibilità che alcune zone boscate adiacenti ad agglomerati urbani possano essere soggette ad inneschi di incendi con conseguente pericolo per l’incolumità delle persone. Con decreto del Presidente della Giunta Regione Marche n.64 del 02/04/2008, in applicazione dell’ordinanza PCM n. 3624 del 22/10/2007, viene stabilito che ogni comune 6 debba provvedere alla valutazione del rischio di incendi boschivi e di interfaccia predisponendo i specifici piani comunali secondo le linee guida emanate col medesimo decreto. E’ necessario pertanto, sulla base degli scenari individuati, predisporre un sistema articolato mediante l’attivazione di uomini e mezzi, organizzati secondo un quadro logico e temporalmente coordinato che costituisce il modello di intervento, il quale prevede l’adozione della risposta di protezione civile per ogni livello di allertamento. Il modello di pianificazione di emergenza utilizzato, quale applicazione di quello nazionale denominato “Metodo Augustus”: Definisce il quadro territoriale; Fissa gli obiettivi che devono essere conseguiti ed i relativi interventi da attuare; Individua le Componenti e le Strutture Operative che devono essere attivate (artt. 6 e 11 Legge 225/92), gli Uffici Comunali, le società eroganti servizi; Fissa le procedure organizzative da attuarsi al verificarsi dell’evento calamitoso. Il Piano Comunale è strutturato in tre parti principali: A. Parte Generale dove vengono raccolte tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio finalizzate all’elaborazione dei possibili scenari di rischio (idrogeologico, sismico, neve, incendi boschivi e di interfaccia). B. Lineamenti della Pianificazione dove si individuano gli obiettivi da conseguire per organizzare una adeguata risposta di protezione civile al verificarsi dell’evento e si indicano le Componenti e
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