Le Elezioni Regionali Del 2010. Politica Nazionale, Territorio E Specificità Locale , a Cu- Ra Di Brunetta Baldi E Filippo Tronconi, 2010
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MISURE / MATERIALI DI RICERCA DELL’ISTITUTO CATTANEO 32 Isbn: 978-88-904357-3-7 Misure / Materiali di ricerca dell’Istituto Cattaneo – © 2010 Periodico registrato presso il Tribunale di Bologna, n. 4882 del 17 marzo 1981 Direttore responsabile: Giancarlo Gasperoni Direzione e amministrazione: Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo 40125 Bologna, Via Santo Stefano, 11 – tel. +39 051239766 E-mail: [email protected] Sito: www.cattaneo.org Una pubblicazione della Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo LE ELEZIONI REGIONALI DEL 2010 Politica nazionale, territorio e specificità locale A cura di Brunetta Baldi e Filippo Tronconi Istituto Carlo Cattaneo Questo volume raccoglie i risultati di una ricerca condotta dall’Istituto Carlo Catta- neo sulle elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010, coordinata da Brunetta Baldi e Filippo Tronconi e supervisionata da Gianfranco Baldini. Alla ricerca hanno parteci- pato giovani ricercatori di varie università italiane. Il volume è pubblicato con i contributi del Dipartimento di Studi Storici e Politici dell’Università degli studi di Padova (fondi ex 60% anno 2010), del Dipartimento di Scienza Politica dell’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna e della Fonda- zione Roberto Ruffilli di Forlì. INDICE Parte prima. Una visione d’insieme 1. Le elezioni regionali nel processo federale italiano, 9 di Brunetta Baldi 2. Una campagna elettorale molto poco regionale, 31 di Alessio Cornia 3. Chi vince e chi perde: l’analisi del voto, 47 di Filippo Tronconi Parte seconda. Le regioni al voto 4. Piemonte. Una regione in bilico, 67 di Giuliano Bobba e Antonella Seddone 5. Lombardia. Un’arena elettorale cristallizzata, 81 di Martino Mazzoleni 6. Veneto. Il trionfo leghista, 97 di Marco Almagisti e Selena Grimaldi 7. Liguria. Una nuova alleanza abbastanza (con)vincente, 113 di Mara Morini 8. Emilia-Romagna. Regione rossa, ma contendibile?, 123 di Gianluca Passarelli 9. Toscana. Un esito «annunciato», con qualche sorpresa, 139 di Stefania Profeti 10. Umbria. La stabilità degli equilibri e dei rapporti di forza, 153 di Francesco Marangoni 11. Marche. Da terra di confine a laboratorio politico, 165 di Andrea Prontera 12. Lazio. Una campagna anomala, un risultato atteso, 179 di Chiara Facello 13. Campania. Il decennio del presidente, 191 di Fortunato Musella 14. Puglia. La conferma di Nichi Vendola, 203 di Francesca Gelli 15. Basilicata. L’inattacabile roccaforte del centrosinistra, 217 di Roberto De Luca e Gemma Maltese 16. Calabria. La ferrea legge dell’alternanza, 231 di Roberto De Luca Riferimenti bibliografici 245 Note biografiche sugli autori 251 Sigle dei partiti politici Alleanza nazionale An Alleanza per l’Italia Api Centro cristiano democratico Ccd Cristiani democratici uniti Cdu Democratici di sinistra Ds Democrazia cristiana Dc Democrazia è libertà – La Margherita Dl Federazione della sinistra Fds Forza Italia FI Italia dei valori Idv Lega Nord LN Movimento cinque stelle – Beppe Grillo M5s Movimento per le autonomie Mpa Movimento sociale italiano Msi Nuovo partito socialista italiano Nuovo Psi Partito dei comunisti italiani Pdci Partito del socialismo europeo Pse Partito democratico Pd Partito della rifondazione comunista Prc Partito repubblicano italiano Pri Partito socialista italiano Psi Partito popolare italiano Ppi Popolari – Unione democratici per l’Europa Udeur Popolo delle libertà Pdl Sinistra ecologia e libertà Sel Sinistra democratica Sd Socialisti democratici italiani Sdi Unione di centro Udc Parte prima. Una visione d’insieme 1. Le elezioni regionali nel processo federale italiano di Brunetta Baldi 1.1. Introduzione Il decennio appena concluso, avviato dalle riforme federaliste del titolo V della Costituzione (leggi costituzionali nn. 1/1999 e 3/2001), ha costituito per le regioni una opportunità importante di rilancio e ridefinizione istituzio- nale. Sebbene riforme all’insegna del decentramento su base regionale fosse- ro già state approvate nella seconda metà degli anni novanta, peraltro in sin- tonia con una tendenza presente in tutti i principali paesi europei, è indubbio che le attese sollevate dal varo delle riforme costituzionali fossero di un si- gnificativo rafforzamento dell’autonomia politica e istituzionale delle regioni. D’altronde, l’innovazione più tangibile e significativa introdotta da quelle riforme è stata l’elezione diretta dei presidenti, nel quadro del ricono- scimento di una nuova autonomia statutaria ed elettorale: la possibilità cioè per le regioni di varare i loro statuti senza passare per il parlamento naziona- le, di scegliere la propria forma di governo, in deroga o meno al modello transitorio previsto dal legislatore costituzionale, e di dotarsi di una specifica disciplina elettorale a partire dal nuovo sistema, di ispirazione maggioritaria, introdotto dalla legge Tatarella (legge n. 43/1995). Ciò allo scopo, da un la- to, di assicurare una maggiore stabilità degli esecutivi regionali, mettendoli al riparo dalle turbolenze politiche che avevano portato alla deriva la forma di governo parlamentare; dall’altro, di rendere le regioni enti pienamente au- tonomi sotto il profilo politico e istituzionale coerentemente a una prospetti- va di sviluppo federale. A tale riguardo, se è vero che la maggiore autonomia concessa alle re- gioni ha costituito un indubbio progresso lungo il cammino federale, è altret- tanto vero che, affinché le regioni si possano qualificare come entità politi- che federanti a tutti gli effetti, occorre che l’autonomia istituzionale si tradu- ca in autonomia politica, ovvero che le regioni arrivino ad acquisire una sog- gettività politica propria, distinta dalle dinamiche della politica nazionale cui sono state a lungo subordinate (Chiaramonte e Tarli Barbieri 2007a). Le tre elezioni regionali che hanno scandito il passato decennio – 2000, 2005, 2010 1 – acquistano particolare importanza in questa prospettiva. Esse sono state un test puntuale che ha permesso non solo di toccare con mano gli effetti della nuova autonomia istituzionale – si pensi alle previsioni statutarie in merito alla forma di governo o alle leggi elettorali regionali – ma anche di 1 Il riferimento è alle elezioni delle sole regioni ordinarie. Le regioni a statuto spe- ciale, che esulano dalla presente trattazione, hanno infatti un ciclo elettorale distinto. 9 rilevare il grado di autonomia politica acquisito dalle regioni. Mentre le ele- zioni regionali del 2000 mostrano un carattere ancora strettamente nazionale (Baldini e Vassallo 2000; Chiaramonte 2000), le elezioni del 2005, pur pre- servando tale natura, si distinguono per una prima differenziazione del- l’offerta politica su base regionale (Di Virgilio 2007). Tale tendenza trova piena conferma nelle elezioni del 2010 che evidenziano una crescente regio- nalizzazione dell’offerta politica e, conseguentemente, una sempre maggiore autonomia dalla politica nazionale. Questo capitolo si propone di mostrare in che misura le regioni sono state in grado di cogliere le opportunità offerte dalle riforme costituzionali approvate dieci anni fa, con particolare riferimento alla legge costituzionale n. 1/1999. Quale uso hanno fatto le regioni della loro autonomia istituzionale e quali cambiamenti, dati elettorali alla mano, è possibile cogliere nella loro autonomia politica? In sintesi, in questa sede si intende fonire un breve bi- lancio della loro vita politica e istituzionale nel decennio di tendente tra- sformazione del nostro ordinamento da unitario a federale. 1.2. L’approvazione dei nuovi statuti fra aspettative deluse e innovazione La stagione statutaria avviata dalla legge costituzionale n. 1/1999 venne accolta con entusiasmo (Cammelli 2000). Le regioni acquisivano il potere di disciplinare, in piena autonomia, temi nuovi e importanti, strettamente con- nessi al proprio assetto istituzionale, al rapporto con la cittadinanza e al go- verno del territorio (Di Cosimo 2007a). A distanza di dieci anni, fra gli stu- diosi del settore, prevale l’opinione che i risultati ottenuti non siano stati al- l’altezza delle aspettative 2. Innanzitutto il processo di elaborazione dei nuovi statuti si è trascinato a lungo, e considerevole è stato il ritardo accumulato al riguardo. Ancora tre regioni ordinarie su quindici (Basilicata, Molise e Veneto) risultano prive del nuovo statuto, e nessuna regione ha impiegato meno di cinque anni per la sua approvazione (tab. 1.1). Sorprendono, in particolare, regioni di forte tra- dizione amministrativa come la Lombardia e il Veneto, territori dove peral- tro più accentuato risulta essere il sentimento autonomista dato il radicamen- to della Lega Nord, che hanno accumulato fra i maggiori ritardi. Nell’in- sieme una grave carenza che ha a lungo privato le regioni del quadro norma- tivo necessario per rendere incisive le innovazioni previste dal nuovo dettato costituzionale (Chiaramonte e Tarli Barbieri 2007a). 2 Si vedano, fra gli altri, Di Cosimo (2007a); Fusaro (2007); Lupo (2009); Olivetti (2009); Petrillo (2005). 10 Tab. 1.1. L’esercizio dell’autonomia istituzionale: anno di approvazione (e revisio- ne) dei nuovi statuti e delle leggi elettorali regionali Regioni Statuti Leggi elettorali Piemonte 2005 (rev. 2009) – Lombardia 2008 – Veneto – – Liguria 2005 (rev. 2007) – Emilia -Romagna 2005 (rev. 2009) – Toscana 2005 (rev. 200 9) 2004 Umbria 2005 (rev. 2009) 2010 Marche 2005 (rev. 2008) 2004 Lazio 2004 2005 Abruzzo 2006 – Molise – – Campania 2009 2009 Puglia 2004 2005 Basilicata – – Calabria 2004 (rev. 2005, 2009) 2005 Fonte : elaborazione propria. In secondo luogo,