De Ingenuis Moribus Et Liberalibus Studiis Adulescentiae” Di Pier Paolo Vergerio Il Vecchio
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TRIESTE XXVI CICLO DEL DOTTORATO DI RICERCA IN SCIENZE UMANISTICHE - INDIRIZZO ITALIANISTICO Sul “De ingenuis moribus et liberalibus studiis adulescentiae” di Pier Paolo Vergerio il Vecchio. Circolazione, ricezione e interpretazione di una raccolta pedagogica umanistica Settore scientifico-disciplinare: L-FIL-LET/10 - LETTERATURA ITALIANA DOTTORANDA Alessandra Favero COORDINATORE Prof.ssa Marina Paladini Musitelli SUPERVISORE DI TESI Prof. Elvio Guagnini CO-SUPERVISORE DI TESI Prof. Rienzo Pellegrini ANNO ACCADEMICO 2012 / 2013 Indice Indice Contenuto della tesi Premessa 1. Un’interpretazione del De ingenuis moribus 1.1. Presentazione 1.1.1. Genere, data e luogo di composizione 1.1.2. Struttura 1.1.3. Il destinatario 1.1.4. Interpretazioni del De ingenuis moribus 1.2. I temi dominanti: virtù, educazione e studi liberali, educazione del principe 1.2.1. Virtù 1.2.2. Educazione e studi liberali 1.2.3. Educazione del principe 1.3. Il principale strumento pedagogico: i modelli 1.4. Per una disamina delle fonti del De ingenuis moribus 1.4.1. Introduzione 1.4.2. Cicerone e il De officiis: moralità e decoro, al bivio tra virtù e vizio 1.4.3. Seneca e le Epistualae ad Lucilium: studi liberali, virtù e modelli 1.4.4. Petrarca e il De viris illustribus: Scipione Africano e gli uomini esemplari 2. Un itinerario nella tradizione del De ingenuis moribus: formazione e circolazione di una miscellanea umanistica 2.1. Introduzione 2.2. La raccolta nella tradizione manoscritta 2.3. La raccolta nella tradizione a stampa 3 Indice 2.4. Conclusioni Tabella 1: testimoni manoscritti della raccolta Elenco 1: Altri testimoni manoscritti parziali della raccolta Tabella 2: testimoni a stampa della raccolta Tabella 3: altri testimoni a stampa parziali della raccolta 3. La raccolta come macrotesto 3.1. Per uno studio dei rapporti tra i testi 3.1.1. Le opere raccolte 3.1.2. Il macrotesto: genere, temi e linguaggio comuni 3.1.3. La posizione del De tyrannide 3.2. Maestri e discepoli 3.2.1. Il magistero di Coluccio Salutati e la riflessione sul tiranno 3.2.2. Il De ingenuis moribus e i Dialogi ad Petrum Paulum Istrum 3.2.3. Guarino lettore del De ingenuis moribus Conclusioni Bibliografia 4 Contenuto della tesi Contenuto della tesi La tesi che qui riassumo è uno studio sulla circolazione e ricezione del De ingenuis moribus dell’umanista Pier Paolo Vergerio all’interno di una raccolta di testi prevalentemente pedagogici che ebbe grande fortuna, in particolare nei decenni a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento. Si compone di tre parti. Nella prima presento l’opuscolo vergeriano, soffermandomi in particolare sulle tematiche in esso affrontate, sul valore attribuito ai modelli, sulle principali fonti utilizzate. Nella seconda espongo i risultati di un’indagine sulla tradizione della raccolta all’interno di libri miscellanei, distinguendo la circolazione all’interno dei codici da quella all’interno di incunaboli e cinquecentine. Nella terza propongo una lettura della silloge come insieme coeso di testi, collegati sia da elementi tematici e formali, sia dal fatto che tutti possono essere ricondotti allo stesso ambito culturale, identificabile nella Firenze dei primi anni del Quattrocento. 5 Contenuto della tesi 6 Premessa Premessa Oggetto della tesi che qui presento è una raccolta di testi, dal taglio etico e pedagogico, che si apre con il breve trattato De ingenuis moribus di Pier Paolo Vergerio il Vecchio, prosegue con le versioni di Leonardo Bruni del De legendis antiquorum libris di Basilio Magno e del De tyrannide di Senofonte e con la traduzione di Guarino Guarini del De liberis educandis pseudo-plutarcheo, si conclude con il De officiis liberorum erga parentes, attribuito a san Gerolamo, ma spurio. Il corpus ci è trasmesso da numerosi libri a stampa pubblicati, per lo più in Italia, tra gli anni Settanta del Quattrocento e gli anni Trenta del Cinquecento, ma le opere che lo compongono circolarono spesso insieme anche in manoscritti, benché in forme diverse, almeno dalla fine degli anni Venti del XV secolo. La persistenza della raccolta all’interno di numerosi incunaboli e cinquecentine, evidenziata anche dal Repertorio delle traduzioni umanistiche a stampa,1 è già stata oggetto di una prima indagine da parte di Paolo Viti in occasione di un convegno dedicato alle stampe antiche di testi patristici:2 nella sua analisi della diffusione del discorso di Basilio unitamente al De tyrannide e al De ingenuis moribus, lo studioso sottolinea, tra l’altro, il valore dell’accostamento delle opere in questione «nell’ottica della formazione e della definizione non solo del pensiero pedagogico degli umanisti, ma anche e soprattutto nell’affermazione di un’ideologia umanistica che trascende di per sé l’ambito educativo per estendersi su un piano civile, mai venuto meno nell’arco di tutto il secolo XV» (pp. 119-120).3 1 Cfr. Repertorio, p. XX. 2 Paolo Viti, San Basilio e Bruni. Le prime edizioni dell’«Oratio ad adolescentes», in I padri sotto il torchio. Le edizioni dell’antichità cristiana nei secoli XV-XVI. Atti del Convegno di studi, Certosa del Galluzzo, Firenze, 25-26 giugno 1999, a cura di Mariarosa Cortesi, Firenze, SISMEL - Edizioni del Galluzzo, 2002, pp. 115-126. Ringrazio vivamente l’autore per l’attenzione e l’interesse costantemente dimostrati alla tesi che qui presento e per i preziosi consigli che, con generosità, mi ha dato. 3 Nel prosieguo del discorso la considerazione è estesa anche alle due opere che chiudono la 7 Premessa Punto di partenza del mio lavoro è il breve trattato vergeriano, di cui si fornisce un’interpretazione iniziale per esaminarne, in seguito, la circolazione all’interno della silloge in questione, considerata quale espressione concreta e materiale delle relazioni umane e culturali che legarono tra loro Pier Paolo Vergerio, umanista nato a Capodistria, al gruppo di discepoli e simpatizzanti di Coluccio Salutati (e, tra questi, in particolare a Leonardo Bruni) che nella Firenze a cavallo tra la fine del Trecento e gli inizi del Quattrocento contribuirono in modo determinante al rinnovamento culturale umanistico. Nelle pagine che seguono si vedrà, dunque, come l’opuscolo, per la sua forma e il suo linguaggio, per le tematiche affrontate e lo scopo comunicativo che si prefigge, avvii lo sviluppo di una riflessione sull’educazione e sul potere che si amplierà e si articolerà, sia nelle opere che tanto spesso lo accompagnano all’interno dei libri in cui fu copiato o stampato, sia nella coeva trattatistica umanistica sulla virtù e sulla felicità, legittimità, o meno, del governo tirannico. Allo studio della formazione della raccolta, inoltre, ho affiancato alcune osservazioni, ricavate per lo più dall’esame della sua tradizione, sulla ricezione della medesima e sulla sua fortuna, viva in particolare nell’ultimo quarto del XV secolo, presso umanisti e maestri attivi nell’area circoscritta dalle città di Bergamo, Brescia, Verona, Ferrara e Parma. raccolta indagata (cfr. p. 121). 8 Una lettura del De ingenuis moribus 1.1. Presentazione 1.1.1. Data e luogo di composizione Il De ingenuis moribus et liberalibus studiis adulescentiae è un breve trattato sulle occupazioni e i costumi degli adolescenti dall’animo nobile, su ciò che essi devono fare e ciò che, invece, è giusto che evitino. Fu composto da Pier Paolo Vergerio il Vecchio a Padova tra il 1401 e il 14021 ed è indirizzato a Ubertino da Carrara, figlio terzogenito di Francesco Novello, signore della città in cui l’opera fu scritta. L’autore stesso, rivolgendosi nella Praefatio al destinatario dell’opera, ne illustra l’argomento e ne indica la forma breve: Tuo igitur nomine breve hoc opus suscepi, et de liberalibus adulescentiae studiis ac moribus, id est, in quibus rebus exerceri ingenuos adulescentes, quidve cavere conveniat, adortus sum ad te scribere; non quidem quo ipse te, sed ut per te ceteros id aetatis commoneam, et, cum quid agendum sit aliis praefinio, tu quod per te facis in te recognoscas (p. 99). Nel tuo nome, dunque, ho iniziato questo breve testo e mi sono messo a scriverti sulle occupazioni ed i comportamenti liberali dell’adolescenza, in che cosa, cioè, debbano esercitarsi i nobili adolescenti e da che cosa è bene che si guardino. Non certamente per dare dei consigli a te, ma per mettere in guardia gli altri giovani della tua età e, mentre spiego agli altri quali siano i limiti entro i quali si debba agire, tu riconosca dentro di te ciò che da parte tua già fai. 1.1.2. Struttura dell’opera Nell’edizione Gnesotto, che si fonda sulla stampa di Filippo de’ Cavagni uscita a 1 Cfr. De ingenuis moribus, p. 78. 9 Una lettura del De ingenuis moribus Milano nel 1477,2 il breve trattato è suddiviso in due parti, Pars prior (De ingenuis moribus) e Pars altera (De liberalibus studiis), precedute da una Praefatio. La bipartizione del testo è presente anche nel titolo adottato da Gnesotto, De ingenuis moribus et liberalibus studiis adulescentiae, e nel sottotitolo Libellus in partes duas.3 Se la distinzione tra studia e mores è formulata nella Praefatio dallo stesso autore, tuttavia non va dimenticato che per Vergerio i “comportamenti”, le “abitudini”, le “inclinazioni” (mores) dei giovani e le loro “occupazioni” (studia) formano un dittico inseparabile, da riferire all’indivisibile persona dei giovani (adulescentes): netta distinzione deve esserci, semmai, tra ciò in cui è bene che i fanciulli si esercitino e ciò da cui, invece, è bene che stiano in guardia (in quibus rebus exerceri ingenuos adulescentes, quidve cavere conveniat). Fatte queste iniziali precisazioni, presenterò nelle pagine seguenti i contenuti del De ingenuis moribus, tenendo conto della loro dispositio4 all’interno di ciascuna delle parti riconoscibili nel titolo e nella tradizione del testo. 1.1.2.1. Praefatio Nella Praefatio si possono riconoscere due parti, ognuna delle quali comincia con un’allocuzione al destinatario.