IMPIANTI IDROELETTRICI LA SALLE I E LA SALLE II

STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

RELAZIONE

CODICE DOCUMENTO ELABORATO

3 1 4 3 - 0 2 - 0 0 1 0 0 . D O C ST 2

Hydrodata SpA Via Pomba, 23 10123 Torino - Italy Tel. +39 11 55 92 811 00 MAR. 16 C.DUTTO K.GENTILE S.TOZZI Fax +39 11 56 20 620 REV. DATA REDAZIONE VERIFICA AUTORIZZAZIONE MODIFICHE e-mail: [email protected] sito web: www.hydrodata.it

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INDICE

1. PREMESSA 1

2. DESCRIZIONE DEL PROGETTO 1 2.1 Descrizione dell’intervento previsto 1 2.2 Schema impiantistico e parametri di concessione attuali 2 2.3 Descrizione dell’ambiente nel quale si inserisce il progetto 5 2.4 Vincoli territoriali ed ambientali caratterizzanti il sito oggetto di intervento e verifica della compatibilità dell’intervento con la pianificazione territoriale ed ambientale 6 2.4.1 Il Piano territoriale paesistico: PTP 8 2.4.2 Il Piano Regolatore Comunale 12 2.4.3 Vincoli presenti sul territorio interessato dall’intervento 13 2.4.4 Il Piano di Assetto Idrogeologico 17 2.5 Risultati dell’analisi 17 2.6 Descrizione delle caratteristiche dell’intervento 18

3. DESCRIZIONE DELLE SOLUZIONI ALTERNATIVE CONSIDERATE 18 3.1 Il monitoraggio 18 3.2 Le alternative considerate: i differenti scenari di rilascio 20 3.2.1 La proposta BKW 20 3.2.2 La proposta di Regione Valle d’ 22

4. DESCRIZIONE DELLE COMPONENTI INTERFERITE 23 4.1 Caratterizzazione delle componenti ambientali interessate dal progetto 24 4.1.1 Suolo, sottosuolo e acque sotterranee 24 4.1.2 Acque superficiali 27 4.1.2.1 Aspetti quantitativi 27 4.1.2.2 Aspetti qualitativi 30 4.1.3 Flora-vegetazione, fauna e ecosistemi 34 4.1.3.1 La componente vegetale 34 4.1.3.2 La componente faunistica 36 4.1.3.3 Analisi degli ecosistemi 38 4.1.4 Rumore 39 4.1.4.1 Riferimenti legislativi e normativi 39 4.1.4.2 Descrizione dell’attività in progetto 39 4.1.4.3 Descrizione dell’area di studio e del sistema ricettore 39 4.1.4.4 Classificazione acustica dell’area di studio e attuali livelli di rumore 41 4.1.5 Atmosfera 42 4.1.5.1 Riferimenti legislativi e normativi 42 4.1.5.2 Caratteristiche meteoclimatiche dell’area 42 4.1.5.3 Piano regionale per il risanamento, il miglioramento e il mantenimento della qualità dell’aria, 2007 45 4.1.5.4 Attuali livelli di inquinamento 46 4.1.6 Paesaggio 49 4.1.6.1 Metodologia 49 4.1.6.2 Analisi del contesto paesaggistico dell’area di intervento 50

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4.1.7 Aspetti socio economici 56

5. DESCRIZIONE DEI PROBABILI IMPATTI RILEVANTI 56 5.1 Individuazione e valutazione degli impatti potenziali: analisi della compatibilità ambientale 56 5.1.1 Metodologia 57 5.1.2 Suolo, sottosuolo e acque sotterranee 58 5.1.3 Acque superficiali 58 5.1.4 Flora-vegetazione, fauna ed ecosistemi 60 5.1.5 Rumore 60 5.1.5.1 Impatto acustico dell’opera in fase di esercizio 60 5.1.5.2 Analisi dell’impatto acustico generato nella fase di realizzazione 61 5.1.6 Atmosfera 61 5.1.7 Paesaggio 61 5.1.8 Aspetti socio-economici 62

6. PROPOSTE MITIGATIVE E COMPENSATIVE DEGLI IMPATTI INDIVIDUATI 63

7. ANALISI COSTI-BENEFICI DEL PROGETTO 63

8. MISURE PREVISTE PER IL MONITORAGGIO 63

9. RIASSUNTO NON TECNICO 63

10. BIBLIOGRAFIA 63

ALLEGATI:

ALLEGATO 1 – Stralci planimetrici edifici centrali La Salle I e II

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Gruppo di lavoro

Il presente Studio di Impatto Ambientale, relativo alla proposta avanzata dalla Società BKW HYDRO Valle d’Aosta (nel seguito BKW) per l’adeguamento delle portate prelevabili dagli impianti La Salle I e La Salle II, di proprietà della stessa Società, in Comune di La Salle, è stato curato e redatto dal seguente gruppo di lavoro:

- Simona Tozzi (Hydrodata S.p.A.), ingegnere iscritta all’ordine degli ingegneri della Provincia di Torino al n. 7566F, coordinatore del gruppo di lavoro, esperta in campo ambientale; - Marco Bersano Begey (Hydrodata S.p.A.), geologo iscritto all'ordine dei geologi della Regione Piemonte al n. 247, esperto in idrogeologia e geomorfologia; - Katia Gentile (Hydrodata S.p.A.), architetto iscritta all’ordine degli architetti della Provincia di Torino al n. 7377, esperta in campo paesaggistico- ambientale; - Luca Dutto (Hydrodata S.p.A.), ingegnere, iscritto all’ordine degli ingegneri della Provincia di Cuneo al n. A1721, esperto in idrologia ambientale e applicazioni numeriche nel settore idraulico; - Carlo Dutto (Hydrodata S.p.A.), architetto, iscritto all’ordine degli architetti della Provincia di Cuneo al n. 1779, esperto in qualità dell’aria e acustica; - Simona Dutto, forestale iscritta all’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Cuneo al n. 141, esperta nell’analisi vegetazionale.

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1. PREMESSA

La presente relazione è volta ad illustrare le implicazioni di carattere ambientale indotte dall’intervento di adeguamento delle portate prelevabili dagli impianti La Salle I e La Salle II, proposto dalla Società BKW HYDRO Valle d’Aosta (nel seguito BKW), nell’omonimo Comune della Regione Valle d’Aosta.

Lo studio si propone di inquadrare le previste variazioni dei prelievi e dei rilasci nell'ambito della normativa ambientale di riferimento, di verificare la conformità degli interventi agli esistenti strumenti di pianificazione e programmazione territoriale e di settore e di analizzare le caratteristiche del contesto territoriale in cui si intendono collocare, al fine di definire compiutamente ogni elemento utile per individuare il quadro dei possibili effetti sull'ambiente e delle misure adottabili per ottimizzare le stesse modifiche proposte, soddisfacendo sia la necessità di intervento sia la compatibilità con l'ambiente.

L’insieme delle opere rientra nell’ambito di applicazione della L.R. 12/2009 (Allegato B, n. 8 lettera v della medesima legge) ovvero le modificazioni o estensioni di progetti di cui all'allegato A o di cui al presente allegato (B, n.d.r.) già autorizzati, realizzati o in fase di realizzazione, che possono avere notevoli ripercussioni negative sull'ambiente) ed è stato sottoposto alla verifica di assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale, conclusasi con assoggettamento a procedura di VIA con Provvedimento Dirigenziale n. 230 in data 27.01.2016.

2. DESCRIZIONE DEL PROGETTO

2.1 Descrizione dell’intervento previsto

L’intervento oggetto della presente relazione è costituito dalla variazione dei parametri di concessione dei due impianti idroelettrici BKW a seguito della sperimentazione triennale condotta in accordo con Regione Valle d’Aosta - Assessorato opere pubbliche, difesa del suolo e edilizia residenziale pubblica - Dipartimento programmazione difesa suolo e risorse idriche, al fine di adeguare i rilasci degli impianti alle disposizioni introdotte dal Piano regionale di Tutela delle Acque.

La variante richiesta non comporterà la realizzazione di nuove opere né l’adeguamento delle esistenti.

In sostanza, i nuovi parametri richiesti in concessione, oggetto della variante, sono i seguenti:

IMPIANTO LA SALLE I Parametro attuale Parametro richiesto in variante Portata massima derivabile non definita 600 l/s Portata media derivabile 120 l/s 227 l/s Salto nominale 443,12 m 443,12 m Potenza nominale 521,32 kW 986,15 kW

IMPIANTO LA SALLE II Parametro attuale Parametro richiesto in variante Portata massima derivabile non definita 500 l/s Portata media derivabile 120 l/s 196 l/s Salto nominale 240,48 m 240,48 m Potenza nominale 282,92 kW 461,10 kW

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2.2 Schema impiantistico e parametri di concessione attuali

L’impianto idroelettrico in esame è costituito da un sistema di due centrali in cascata, centrale Chabodey Primo Salto e centrale Chabodey Secondo Salto (dette anche “La Salle 1” e “La Salle 2”), ubicate entrambe in comune di La Salle (AO). La Figura 1 mostra una immagine aerea della zona con individuazione dello schema impiantistico.

Dora Baltea

Centrale Chabodey Secondo Salto

Centrale Chabodey Primo Salto

Opera di presa

Torrente Lanteney

Figura 1 - Vista aerea dell’area in esame.

L’opera di presa è ubicata sul torrente Lanteney in località La Joux a quota 1.602 m.s.m. ed è costituita da una luce in fregio alla sponda sinistra a tergo di una traversa fissa sormontabile, realizzata da una struttura mista in calcestruzzo e panconature metalliche immorsata nelle pareti rocciose. Lo sbarramento è dotato di una paratoia sghiaiatrice in sponda sinistra e di un passaggio per l’ittiofauna in sponda destra (Figura 2). La luce di presa, di geometria rettangolare, è libera e sezionabile mediante una paratoia piana (Figura 3).

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Figura 2 - Traversa sormontabile con paratoia sghiatatrice e passaggio per l’ittiofauna.

Figura 3 - Luce di presa e paratoia piana di sezionamento.

Dall’opera di presa si diparte una tubazione di adduzione in pressione costituita da tubi in calcestruzzo di sezione 0,5 m2. Tale canale corre sotto il piano stradale per una lunghezza di circa 40 m e convoglia la portata derivata verso una vasca di carico, dotata di paratoia dissabbiatrice con restituzione in alveo e griglia di protezione subverticale con sgrigliatore automatico.

Dalla vasca di carico ha origine una condotta forzata in acciaio di diametro nominale 500 mm e spessore 8 mm, che scorre quasi interamente interrata per una lunghezza di 1.500 m e convoglia la portata alla centrale Chabodey Primo Salto.

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La centrale è dotata di due turbine, una Pelton a singolo getto “De Pretto - Wyess”, avente potenza nominale pari a circa 1.173 kW, e una Pelton “Maier” di potenza nominale 500 kW, la quale è alimentata da una seconda condotta di minore diametro, parallela a quella sopra descritta.

Entrambe le turbine sono accoppiate a generatori sincroni ad asse orizzontale (medesimi costruttori), raffreddati ad acqua. Per l’immissione in rete dell’energia prodotta sono presenti due trasformatori MT di taglia adeguata alle caratteristiche di ciascun gruppo (1.600 kVA - 660V/15.000V; 600kVA - 4.000V/15.000V).

La portata derivata è valorizzata energeticamente su un salto lordo di concessione di 443,12 m, per la produzione di una potenza media annua nominale di 521,32 kW con riferimento alla portata media definita nella concessione vigente, pari a 120 l/s.

La portata turbinata è restituita a quota 1.159 m s.m. e convogliata entro una vasca in calcestruzzo (Figura 5).

Nel periodo 01/03-15/11 di ciascun anno la centrale Chabodey Primo Salto deve veicolare anche una portata pari a 175 l/s di competenza del Consorzio per il Miglioramento Fondiario Lazey, destinata ad uso irriguo. Tale portata è derivata a quota 1.146 m.s.m., immediatamente a valle dello scarico della centrale Chabodey Primo Salto, a discrezione dei consorziati che ne regolano l’afflusso agendo su due paratoie manuali posizionate presso la vasca in calcestruzzo sopra descritta.

Da quest’ultima si diparte anche la condotta forzata che convoglia la portata (al netto della porzione prelevata per uso irriguo) verso la centrale Chabodey Secondo Salto. La condotta è realizzata in acciaio di diametro nominale 600 mm e spessore 6,3 mm e si sviluppa per circa 750 m fino alla centrale ubicata in località Plassier. Quest’ultima è equipaggiata con una turbina Pelton a singolo getto ad asse orizzontale “De Pretto - Wyess” e relativo generatore e trasformatore MT. La potenza nominale installata è circa 1.173 kW.

La portata derivata è valorizzata energeticamente su un salto lordo di concessione di 240,48 m, per la produzione di una potenza media annua di nominale di 282,92 kW con riferimento alla portata media definita nella concessione vigente, pari a 120 l/s. La portata turbinata è restituita in alveo al fiume Dora Baltea.

Figura 4 - Vasca di carico della centrale Chabodey Primo Salto e sgrigliatore automatico ivi ubicato.

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Figura 5 - Vasca alla quale giunge la portata turbinata dalla centrale Chabodey Primo Salto e da cui si diparte la condotta forzata verso la centrale Chabodey Secondo Salto, con individuazione delle due paratoie per il prelievo della quota parte destinata ad uso irriguo.

In ALLEGATO 1 sono riportati gli stralci planimetrici degli edifici centrali dei due impianti.

2.3 Descrizione dell’ambiente nel quale si inserisce il progetto

L’impianto idroelettrico della Società BKW, è costituito da un sistema di due centrali in cascata, denominate “La Salle I” e “La Salle II”, con opera di presa sul torrente Lenteney in località La Joux a quota 1.602 m s.l.m., e ricade amministrativamente nella Regione Autonoma Valle d’Aosta, nell’ambito del Comune di La Salle, appartenente alla Comunità Montana Valdigne-.

Il territorio comunale è situato all’ingresso della Valdigne, zona alpina che comprende l’alta valle della Dora Baltea e le valli ad essa afferenti; dista circa 30 km dal capoluogo regionale, dal quale è raggiungibile tramite la S.S. 26, e si estende sui due versanti orografici, da una quota di circa 800 m s.l.m. fino agli oltre 3.000 metri della Grande Rochere.

Figura 6 - Estratto dall’Atlante stradale (www.viamichelin.it) per inquadramento del territorio d’interesse.

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La zona in esame per il presente studio si trova sul versante orografico destro della valle principale e si estende da poco a valle del capoluogo comunale, dove è situata la centrale di La Salle II, fino alla confluenza del torrente Lenteney nella Dora Baltea, frontalmente all’abitato della frazione Villair.

Centrale La Salle II

Centrale La Salle I

T. Lenteney ZONA DI INTERESSE: Cascate di Lenteney

Figura 7 - Vista aerea dell’area di interesse (tratta dal geo portale regionale: http://geonavsct.partout.it/pub/GeoNavSCT/index.html?repertorio=ptp).

Il torrente Lenteney, alimentato dal ghiaccio del Monte Paramont (3.299 m s.l.m.) e dai numerosi nevai del Monte Monchette (3.043 m s.l.m.), confluisce nella Dora Baltea dopo un percorso ripido, segnato da spumeggianti cascate, visibili anche da chi percorre la Strada Statale 26.

2.4 Vincoli territoriali ed ambientali caratterizzanti il sito oggetto di intervento e verifica della compatibilità dell’intervento con la pianificazione territoriale ed ambientale

Questo capitolo viene elaborato con l'obiettivo di fornire sia le indicazioni derivanti dagli atti di pianificazione e programmazione a carattere generale e locale con cui l'intervento si pone in relazione, sia gli elementi conoscitivi delle diverse normative relative agli aspetti di salvaguardia ambientale nel cui campo di applicazione rientrano le analisi in oggetto.

Al di là delle finalità più specifiche che ogni legge o strumento di legge individua al proprio interno, in generale la normativa ambientale-paesistica, nonché la pianificazione territoriale ed urbanistica, si prefiggono di impedire interventi che possano modificare o pregiudicare la bellezza paesaggistica naturale e la stabilità dei luoghi oggetto di tutela e di individuare e prescrivere i possibili utilizzi del territorio; l’azione di tutela ed

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indirizzo pianificatorio si esplica attraverso l’esame approfondito da parte delle autorità competenti dei progetti d’intervento, che devono essere corredati da particolare e dettagliata documentazione, ed il rilascio di specifiche autorizzazioni.

In tal senso è stato fatto riferimento alle indicazioni degli strumenti di pianificazione di carattere regionale, provinciale, sovracomunale e comunale ed alla normativa nazionale e comunitaria per quanto riguarda i vincoli di tutela ambientale e paesistica vigenti sul territorio, riportata qui di seguito. - Regio Decreto Legge n. 3267 del 30/12/1923 - riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani (vincolo idrogeologico). - Direttiva Comunitaria “Uccelli” 49/409/CEE del 02/04/1979 - Conservazione degli uccelli selvatici (ZPS: Zone di Protezione Speciale). - Direttiva Comunitaria “Habitat” 92/43/CEE del 21/05/1992 - Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (SIC: Siti di Importanza Comunitaria). - Legge Regionale 06/04/1998 n. 11 – Normativa Urbanistica e di pianificazione territoriale della Valle d’Aosta – Ambiti Inedificabili. - Decreto Legislativo del Governo n. 42 del 22 gennaio 2004 – Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’art.10 della legge 6 luglio 2002, n.137. - DD.MM. 01/08/1985 – Dichiarazioni di notevole interesse pubblico (Galassini). - Legge n. 394 del 06/12/1991 - Legge Quadro sulle Aree Protette. - Decreto Presidente Consiglio dei Ministri 12/12/2005 “Codice dei beni culturali e del paesaggio. Finalità e contenuti della relazione paesaggistica che correda l'istanza di autorizzazione paesaggistica, prevista ai sensi degli articoli 159, comma 1 e 146, comma 2, del Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42. - Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 - "Norme in materia ambientale"

Per un inquadramento sotto l’aspetto della pianificazione territoriale, tra gli strumenti previsti dalla Legge Urbanistica Regionale L.R. 11/98 “Normativa urbanistica e di pianificazione territoriale della Valle d'Aosta”, sono stati considerati dal punto di vista prescrittivo e di indirizzo i seguenti Piani:  PTP “Piano Territoriale Paesistico” redatto dalla Regione;  PRG “Piano Regolatore Generale” redatto dal Comune di La Salle. A completamento del quadro delle conoscenze in merito alla tutela del territorio, è stato esaminato anche il PAI, ovvero il “Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico”, qui considerato nell’ambito attinente i vincoli agli interventi nelle zone di dissesto.

Per un immediato riscontro, le tabelle nel seguito forniscono il quadro riassuntivo delle norme vigenti, lasciando ai paragrafi successivi la verifica di dettaglio e il commento in merito alle interferenze con le zone di progetto. A completamento dell’analisi, nel successivo paragrafo “Vincoli presenti sul territorio interessato dall’intervento” si allega la Carta dei vincoli ambientali-paesaggistici che riporta la perimetrazione delle aree vincolate.

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Tabella riassuntiva della pianificazione locale

COMUNE Opere Zonizzazione (PRG vigente) Zone Ed: le zone da destinarsi ad usi specifici quali (…) grandi impianti di produzione e Impianti esistenti trasformazione di energia elettrica al di sopra dei 3.000 kW e similari. LA SALLE Art. 23 “Componente strutturale del paesaggio”; Cascate Lenteney Art. 24 “Protezione delle bellezze naturali” Tabella 1 - Pianificazione locale: PRG comune di La Salle.

Tabella riassuntiva dei vincoli ambientali – paesistici

R.D. 3267/23 L. 394/91 L.R. 11/98 Direttive CEE D.Lgs. 42/04 Opere Vincolo Aree protette e Ambiti COMUNE SIC/ZPS art. 136-142 Idrogeologico biotopi inedificabili

Impianti esistenti - X X - X LA SALLE Cascate Lenteney - X X - X Tabella 2 - Vincoli ambientali - paesistici.

2.4.1 Il Piano territoriale paesistico: PTP

Il Piano territoriale paesistico, approvato dal Consiglio Regionale nel 1998, è un piano a scala regionale che orienta l'attività della Regione e dei Comuni per il governo del territorio e l'azione di tutela e valorizzazione dei beni d’interesse artistico, storico, paesistico e ambientale.

Gli elaborati grafici del PTP individuano e delimitano i vari sistemi ambientali; la delimitazione dei sistemi ambientali e, al loro interno, delle aree soggette a specifica disciplina, è precisata dal Comune in sede di formazione o adeguamento del Piano Regolatore Generale comunale nella relativa cartografia; nelle more della sua formazione o adeguamento si applica la delimitazione definita dal PTP.

Nel seguito si riporta un estratto delle tavole cartografiche più significative, allegate al PTP.

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Sistema fluviale Impianto esistente La Salle I e La Salle II

Sistema integrato Sistema boschivo

Cascate di Lenteney

Sistema dei pascoli

Figura 8 - Estratto dalla Tavola del PTP – “Assetto generale”.

Impianto esistente La Salle I e La Salle II P58

Cascate di Lenteney

Figura 9 - Estratto dalla Tavola del PTP – “Codici di siti, beni e Aree di specifico interesse” (legge 1497).

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Impianto esistente La Salle I e La Salle II

Cascate di Lenteney

Figura 10 - Estratto dalla Tavola del PTP – “Vincoli Paesaggistici” - Fascia rispetto fiumi legge 431 – Vincolo 1600 m - Boschi.

Impianto esistente La Salle I e La Salle II

Cascate di Lenteney

Figura 11 - Estratto dalla Tavola del PTP - “Vincoli Paesaggistici” - Vincolo idrogeologico (dato attuale).

Livello di pericolosità localmente elevata Nessun problema dal punto di vista della P. I.

Impianto esistente La Salle I e La Salle II

Cascate di Lenteney

Livello di pericolosità bassa

Figura 12 - Estratto dalla Tavola della “Pericolosità geologica e idraulica”.

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Dalla lettura delle tavole di Piano emergono le seguenti informazioni relativamente agli ambiti entro i quali ricadono gli elementi degli impianti esistenti di La Salle I e La Salle II:

 TAVOLA DELL’ASSETTO GENERALE

- Sistema dei pascoli: ambiti caratterizzati prevalentemente, anche se non esclusivamente, dalle attività inerenti alla conduzione degli alpeggi e dalle relative infrastrutture; l’indirizzo normativo caratterizzante è finalizzato al mantenimento (MA) delle risorse e del paesaggio, per usi ed attività inerenti alla conduzione degli alpeggi (art. 13). “Nei pascoli non compresi fra quelli da riqualificare, gli strumenti urbanistici generali specificano gli interventi attuabili, all’interno delle modalità di azione e di intervento di conservazione, mantenimento e restituzione.” (art. 31).

- Sistema boschivo: ambiti caratterizzati prevalentemente, anche se non esclusivamente, dai boschi e dalle foreste, nonché dalle attività ad essi collegate, incluse le aree non coperte da boschi, ma funzionalmente, ecologicamente o paesisticamente connesse; l’indirizzo caratterizzante è costituito dal mantenimento (MA) del patrimonio forestale per usi ed attività inerenti alla conduzione degli alpeggi, agricoli o forestali (art. 13). “All’interno dei boschi e delle foreste … sono consentiti … interventi pubblici o di interesse pubblico di cui non siano individuabili alternative di tracciato che presentino minori impatti ambientali e di quelli direttamente attinenti al soddisfacimento di interessi generali.” (art. 32).

 TAVOLA CODICI DI SITI, BENI E AREE DI SPECIFICO INTERESSE

- Siti di specifico interesse naturalistico: sono oggetto di conservazione, (…), i ghiacciai, i depositi morenici delle pulsazioni glaciali, le cascate permanenti e le grotte. Nelle aree interessate dai beni naturalistici (…), è vietata ogni nuova edificazione ed ogni trasformazione del territorio, (…), alterazioni del reticolo idrografico, (…). Sono consentiti gli interventi necessari alla conservazione e al recupero delle aree di cui al presente comma, nonché al miglioramento della fruibilità degli elementi costitutivi dello specifico interesse delle aree medesime. (…) I comuni, d’intesa con i competenti servizi regionali, assicurano mediante gli strumenti urbanistici, o con altri provvedimenti forme differenziate di tutela delle aree interessate dai beni (…), a fini scientifici, didattici, educativi e di pubblico godimento. (art. 38).

 TAVOLA DEI VINCOLI PAESAGGISTICI

- Tutela del paesaggio sensibile - Fasce di rispetto fiumi e laghi, boschi (ex legge 431/85): in tali aree, “ai fini della tutela del paesaggio sensibile, i piani di settore che direttamente o indirettamente incidono sul paesaggio medesimo e gli strumenti urbanistici applicano i seguenti indirizzi: a) assicurano la visibilità e la riconoscibilità delle componenti strutturali del paesaggio, escludendo le azioni trasformative che possano pregiudicarle e favorendo invece quelle che possono consolidarle e migliorarle;”(art. 30).

- Vincolo paesaggistico D.Lgs. 42/2004 - boschi e foreste: in tali aree sono consentiti unicamente interventi funzionali alla gestione forestale e alla conduzione degli alpeggi o alla realizzazione di aree attrezzate, o interventi pubblici o di interesse pubblico di cui non siano individuabili alternative di

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tracciato che presentino minori impatti ambientali nonché interventi direttamente attinenti al soddisfacimento di interessi generali. (art. 32).

Ogni intervento in tali aree richiede la preventiva acquisizione dei pareri favorevoli o favorevoli condizionati delle strutture regionali competenti in materia di tutela del paesaggio.

 TAVOLA DELLA PERICOLOSITÀ GEOLOGICA E IDRAULICA

- Aree con livello di pericolosità bassa: con riferimento all’art. 33, ai sensi del D.M. 11 marzo 1988, i progetti delle opere pubbliche e private devono contenere, nei casi indicati dal decreto stesso, la relazione geologica e la relazione geotecnica; nel caso di interventi di modesta incidenza sulla stabilità dell’insieme opera/terreno, che ricadano in zone già note, le indagini di laboratorio possono essere ridotte od omesse, sempre che sia possibile procedere alla caratterizzazione geotecnica dei terreni sulla base di dati e notizie, documentati e prodotti precedentemente per aree adiacenti e per terreni dello stesso tipo.

- Aree con livello di pericolosità localmente elevata: anche queste aree sono considerate risorse di particolare sensibilità e disciplinate all’art. 30 delle norme come le aree di vincolo ambientale di cui sopra.

2.4.2 Il Piano Regolatore Comunale

A livello urbanistico il Comune di La Salle si avvale delle prescrizioni del PRG vigente approvato con delibera del 1998 con variante sostanziale approvata conformemente ai provvedimenti della Giunta regionale n. 1595 del 04/10/2013 e del Consiglio comunale n. 36 del 07/11/2013.

Per quanto riguarda le destinazioni d’uso del territorio, gli elementi fuori terra degli impianti La Salle I e II, essendo già esistenti, sono indicati in zone classificate dal PRG come:

- Zone tipo E: sottozona Ed: sottozona da destinarsi ad usi specifici quali (…) grandi impianti di produzione e trasformazione di energia elettrica al di sopra dei 3.000 Kw e similari.

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Impianto esistente La Salle I e La Salle II

Cascate di Lenteney

Figura 13 - Estratto dalla Tavola della “Pericolosità geologica e idraulica”.

Per quanto riguarda le cascate di Lenteney, queste ricadono nell’”area di specifico interesse paesaggistico” già rilevata dal PTP con il codice 58, e recepita dal PRG all’art. 23 come “Componente strutturale del paesaggio” e all’art. 24 “Protezione delle bellezze naturali”, come area vincolata ai sensi dell’art. 136 del D.Lgs 22 gennaio 2004, n° 42 (ex legge 1497/39).

La zona delle cascate è sottoposta a tutela dalle prescrizioni dell’art. 40 “Siti e beni di specifico interesse naturalistico”, dove al comma 3. “Il PRG demanda al grado di approfondimento tecnico e scientifico degli strumenti attuativi di cui al comma 1 dell'art. 7 delle NTA l’eventuale definizione di specifiche forme differenziate di tutela delle aree interessate dai beni naturalistici a fini scientifici, didattici, educativi e di pubblico godimento da concordarsi con i competenti servizi regionali”.

Come già esplicitato, la proposta operativa per il rilascio del DMV è stata concordata con l’Ente regionale a valle della sperimentazione triennale, il cui esito ha consentito di individuare valori del DMV compatibili con l’esigenza di tutela paesaggistica delle cascate di Lenteney.

2.4.3 Vincoli presenti sul territorio interessato dall’intervento

Regio Decreto Legge n. 3267 del 30/12/1923 Il vincolo di cui al R.D. 3267/23, che tutela l’originaria destinazione d’uso del suolo, in particolar modo delle zone boscate ai fini della prevenzione delle cause del dissesto idrogeologico, si estende su tutta l’area del territorio comunale, con esclusione dei centri abitati. La zona degli impianti e delle cascate di Lenteney ricadono in ambito vincolato.

Non sarà necessario richiedere il nulla osta di svincolo idrogeologico in quanto non sono previsti lavori di nessun tipo alle opere costituenti gli impianti.

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Decreto Legislativo del Governo n. 42 del 22 gennaio 2004 La verifica ha riscontrato inoltre la presenza di zone soggette a vincolo ambientale di cui al D.Lgs. 42/2004, con riferimento all’art. 136 e 157: - d) le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze; e alle categorie dell’art. 142, punto 1, lettera: - c) i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; - g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227;

In caso di realizzazione di nuove opere o di modificazioni delle opere preesistenti, La presenza di tali vincoli genera la necessità di ottenere specifica autorizzazione dagli enti competenti tramite la presentazione della Relazione paesaggistica prevista dal D.Lgs. 42/2004 e redatta con riferimento al D.P.C.M. 12/12/2005. Nel caso specifico non essendo previsti interventi sui manufatti degli impianti non risulta necessario produrre tale documento. L’impatto paesaggistico sulle cascate di Lenteney è già stato verificato attraverso la campagna triennale di monitoraggio già condiviso e approvato dalla Regione VdA.

Legge Regionale 06/04/1998 n. 11 Con la presente legge la Regione disciplina le condizioni giuridiche riguardanti l’uso del proprio territorio, idonee a perseguire lo sviluppo sostenibile dello stesso. Con apposita deliberazione la Regione ha approvato la cartografia degli “Ambiti Inedificabili”, ovvero aree in cui gli interventi edilizi o trasformativi sono vietati o regolamentati, ai sensi delle norme contenute al Titolo V, Capo I della legge stessa.

Gli Ambiti Inedificabili riguardano: le aree boscate, le zone umide e i laghi, i terreni sedi di frane, quelli a rischio di inondazione e quelli soggetti al rischio di valanghe. Le strutture degli impianti e la zona della cascata interessano i seguenti ambiti inedificabili:

Impianto esistente La Salle I e La Salle II

Cascate di Lenteney

Figura 14 - Ambiti Inedificabili - Aree boscate - art. 33.

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Impianto esistente La Salle I e La Salle II

Cascate di Lenteney

Figura 15 - Ambiti Inedificabili - Frane - art. 35/1.

Impianto esistente La Salle I e La Salle II

Cascate di Lenteney

Figura 16 - Ambiti Inedificabili - Inondazione - art. 36.

Per quanto riguarda gli altri ambiti inedificabili tra cui: Laghi e zone Umide (art.34), Valanghe (art. 37) e studi vari di bacino (artt. 35 -36), questi non risultano interferire con le strutture esistenti degli impianti idroelettrici né con la zona della cascata.

Data la natura della proposta in progetto, che consta unicamente nella variazione di rilascio del DMV e dell’adeguamento dei parametri di concessione e non prevede alcun tipo di modifica sugli elementi costituenti gli impianti idroelettrici già esistenti di La Salle I e II, non si riscontrano incompatibilità con i vincoli presenti.

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Figura 17 - Carta dei vincoli ambientali – paesistici.

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2.4.4 Il Piano di Assetto Idrogeologico

Il Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) elaborato dall’Autorità di Bacino del Fiume Po, approvato in data 24 maggio 2001 con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 183 dell’8 agosto 2001), definisce e programma le azioni necessarie a garantire un adeguato livello di sicurezza sul territorio, perseguendo il recupero della funzionalità dei sistemi naturali, il ripristino, la riqualificazione e la tutela degli ambiti fluviali e delle caratteristiche ambientali del territorio.

Cascate di Lenteney Impianto esistente La Salle I e La Salle II

Figura 18 - Estratto dalle carte del PAI dell’Autorità di Bacino del Po.

Nell’estratto cartografico in Figura 18 è riportata la perimetrazione delle aree interessate da frane quiescenti (pericolosità elevata) Fq.

Anche in questo caso si tratta di elementi degli impianti idroelettrici già esistenti di cui non verrà proposta nessuna modifica. Pertanto si evidenzia la conformità degli interventi a quanto stabilito dal PAI.

2.5 Risultati dell’analisi

Data la natura dell’intervento, in cui si prefigura unicamente un nuovo regime di rilasci che non prevede alcun intervento sull’impianto esistente, si ritiene che la proposta progettuale sia compatibile con le norme sia del PTP sia del PRG, ed allo stesso tempo con i vincoli ambientali e paesistici vigenti.

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2.6 Descrizione delle caratteristiche dell’intervento

L’intervento oggetto della presente relazione è costituito dalla variazione dei parametri di concessione dei due impianti idroelettrici BKW a seguito della sperimentazione triennale condotta in accordo con Regione Valle d’Aosta - Assessorato opere pubbliche, difesa del suolo e edilizia residenziale pubblica - Dipartimento programmazione difesa suolo e risorse idriche, al fine di adeguare i rilasci degli impianti alle disposizioni introdotte dal Piano regionale di Tutela delle Acque.

In sostanza, i nuovi parametri richiesti in concessione, oggetto della variante, sono i seguenti: IMPIANTO LA SALLE I Parametro attuale Parametro richiesto in variante Portata massima derivabile non definita 600 l/s Portata media derivabile 120 l/s 227 l/s Salto nominale 443,12 m 443,12 m Potenza nominale 521,32 kW 986,15 kW

IMPIANTO LA SALLE II Parametro attuale Parametro richiesto in variante Portata massima derivabile non definita 500 l/s Portata media derivabile 120 l/s 196 l/s Salto nominale 240,48 m 240,48 m Potenza nominale 282,92 kW 461,10 kW

3. DESCRIZIONE DELLE SOLUZIONI ALTERNATIVE CONSIDERATE

3.1 Il monitoraggio

In considerazione della natura dell’intervento, il presente paragrafo non descrive alternative tecniche o cantieristiche, bensì il procedimento in base al quale si è giunti a definire il valore di portata rilasciata che ha dato origine alla domanda di variante della concessione.

A seguito di specifico confronto con Regione Valle d’Aosta, BKW avviva nel 2012 un protocollo di sperimentazione dei rilasci, finalizzato a determinare il valore congruo del quantitativo d’acqua da lasciar defluire a valle dell’opera di presa (impianto La Salle I) per tutelare dal punto di vista paesaggistico le cascate del Lenteney. Riferimento specifico di tale attività si trova nella comunicazione prot. 56641/DDS del 14.6.2012 (Regione Valle d’Aosta – Assessorato opere pubbliche, difesa del suolo e edilizia residenziale pubblica), i cui contenuti sono riportati nel seguito:

In riferimento alla riunione svoltasi in data 05.06.201 2, indetta per risolvere le problematiche di seguito riassunte: • garantire il rilascio a valle dell'opera di presa di un congruo quantitativo d'acqua ai fini della tutela paesaggistica delle cascate del Lenteney; • garantire al subconcessionario il mantenimento di un livello di produzione elettrica comparabile a quello attuale, risolvendo, nel contempo, le problematiche interpretative dei disciplinari di subconcessione legate ai quantitativi d'acqua derivabili e di quelli utilizzabili a scopo idroelettrico;

con la presente la scrivente Struttura riepiloga quanto concordato in sede di riunione:

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• ai fini dell'adeguamento delle subconcessioni di cui all'oggetto alle disposizioni del Piano regionale di Tutela delle Acque (PTA) si ritiene necessario avviare un programma di sperimentazione di durata triennale; • tale programma di sperimentazione prevede il monitoraggio (mediante riprese fotografiche) della percezione visiva delle cascate in differenti condizioni di portata d'acqua transitante in alveo; • viene accettato il piano di monitoraggio ambientale, consegnato per le vie brevi dallo studio AQUAPROGRAM s.r.l., relativo all'analisi della comunità biologica e alla valutazione della qualità ecosistemica del tratto di corso d'acqua sotteso dalle derivazioni ad uso idroelettrico; • viene accettata la proposta di effettuare rilasci differenziati a valle dell'opera di presa nei periodi diurni (dalle ore 7:00 alle ore 19:00) e notturni (dalle ore 19:00 alle ore 7:00) nell'arco temporale che intercorre dal l o di luglio al 15 di settembre; • viene stabilito di procedere all'installazione di due misuratori di portata, uno a monte dell'opera di presa sita a quota 1602 m s.l.m. e l'altro appena a monte delle cascate; • viene stabilito di effettuare delle riprese fotografiche delle cascate una volta alla settimana e con una cadenza di tre scatti fotografici ripartiti nell'arco delle 12 ore diurne; • vengono stabiliti i seguenti valori di deflusso minimo vitale (DMV) da rilasciare a valle dell'opera di presa:

mese DMV [l/s] Gennaio 60 Febbraio 60 Marzo 60 Aprile 85 Maggio 260 Giugno 500 Luglio (dalle h 19.00 alle h 7.00) 450 Luglio (dalle h 7.00 alle h 19.00) 1000 Agosto (dalle h 19.00 alle h 7.00) 330 Agosto (dalle h 7.00 alle h 19.00) 700 Settembre prima quindicina (dalle h 19.00 alle h 7.00) 200 Settembre prima quindicina (dalle h 7.00 alle h 19.00) 700 Settembre (seconda quindicina) 200 Ottobre 125 Novembre 85 Dicembre 60

• viene accettata la possibilità di effettuare, nei mesi di maggior disponibilità d'acqua, dei maggiori prelievi rispetto a quanto stabilito negli atti di subconcessione, fermo restando il rispetto degli obblighi di rilascio sopra indicati.

Per eseguire tale sperimentazione la BKW si è dotata dei seguenti dispositivi: - 1 fotocamera posizionata in località Villair di La Salle che effettua giornalmente riprese fotografiche delle cascate con cadenza oraria tra le ore 7.00 e le ore 19.00; - 2 idrometri del tipo piezometrico a immersione (modello OTT ecoLog 500) per il rilievo “in continuo” (frequenza oraria) del livello idrico nelle due sezioni (Figura 19). La portata defluente è determinata sulla base di due scale di deflusso determinate sperimentalmente mediante esecuzione di una serie di misure dirette in sito.

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Figura 19 - Misuratori di portata posti a valle (sx) e a monte (dx) della presa.

3.2 Le alternative considerate: i differenti scenari di rilascio

3.2.1 La proposta BKW

Al termine del triennio di sperimentazione (2012 – 2014) BKW si è osservato come nei mesi estivi non risultasse sempre possibile garantire l’intero DMV richiesto a causa di insufficiente portata naturale nel torrente.

Dal punto di vista paesaggistico, dalle riprese fotografiche effettuate quotidianamente si è potuto osservare come la cascata mantenga un buon aspetto anche quando transitano portate comprese tra 300-400 l/s (figura seguente).

Dal punto di vista della produzione idroelettrica, la modulazione del DMV appare idonea su base annua a garantire un livello di produzione idroelettrica adeguato alla taglia dell’impianto.

Tuttavia, i valori massimi diurni di rilascio richiesti nel periodo estivo comportano frequentemente la totale assenza di derivazione, e per numerosi giorni risultano anche superiori alla stessa portata naturale in alveo.

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Figura 20 - Aspetto della cascata in corrispondenza di differenti condizioni di deflusso.

Per tale motivo, anche in considerazione del fatto che sussitono dei diritti irrigui che il gestore è tenuto a garantire sempre ed in particolare nella stagione estiva, nel settembre 2015 è stato proposto a Regione VdA Dipartimento programmazione, difesa del suolo e risorse idriche - Affari generali, demanio e risorse idriche il seguente regime di rilasci (modulazione del DMV):

Tabella 3 - Valori del DMV proposto da BKW al termine della sperimentazione triennale (2012-2014).

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3.2.2 La proposta di Regione Valle d’Aosta

A fronte della proposta di modulazione del DMV di BKW, Regione Valle d’Aosta ha controdedotto come segue (nota del 09/09/2015).

In sostanza, considerando il rilascio proposto da BKW insufficiente a preservare la qualità paesaggistica delle cascate nei periodi di cambio stagione, ha proposto una modulazione che prevede un maggior numero di gradini di portata con rilasci superiori in corrispondenza dei periodi interstagionali.

La proposta di Regione VdA di modulazione del DMV dagli impianti La Salle primo e secondo salto, è riportata nella seguente tabella:

REGIONE AUTONOMA VALLE D’AOSTA - IMPIANTI CHABODEY I E CHABODEY II PROPOSTA DI REVISIONE DEI VALORI DI DEFLUSSO MINIMO VITALE E RELATIVO AUMENTO DELLE PORTATE PRELEVABILI DA ENTRAMBI GLI IMPIANTI TOTALE DIRITTI IRRIGUI A DMV diurni (7:00 - 19:00) PORTATA DISPONIBILE ALLA MESE VALLE DELL'OPERA DI proposti da RAVA [l/s] CASCATA [l/s] PRESA* [l/s] gen 70,00 - 70,00 feb 70,00 - 70,00 01 mar - 15 mar 70,00 - 70,00 16 mar - 31 mar 170,00 100,00 70,00 01 apr - 15 apr 240,00 170,00 70,00 16 apr - 30 apr 350,00 210,00 140,00 01 mag - 16 mag 500,00 210,00 290,00 16 mag - 31 mag 900,00 210,00 690,00 giù 1.000,00 210,00 790,00 lug 1.000,00 210,00 790,00 01 ago - 15 ago 640,00 210,00 430,00 16 ago - 31 ago 500,00 210,00 290,00 01 sett - 15 sett 420,00 210,00 210,00 16 sett - 30 sett 350,00 210,00 140,00 ott 240,00 100,00 140,00 01 nov - 15 nov 170,00 100,00 70,00 16 nov - 30 nov 70,00 - 70,00 die 70,00 - 70,00 TOTALE DIRITTI IRRIGUI A DMV notturni (19:00 - 7:00) PORTATA DISPONIBILE ALLA MESE VALLE DELL'OPERA DI proposti da RAVA [l/s] CASCATA [l/s] PRESA* [l/s] gen 70,00 - 70,00 feb 70,00 - 70,00 01 mar - 15 mar 70,00 - 70,00 16 mar - 31 mar 170,00 100,00 70,00 01 apr - 15 apr 240,00 170,00 70,00 16 apr - 30 apr 350,00 210,00 140,00 01 mag - 16 mag 350,00 210,00 140,00 16 mag - 31 mag 500,00 210,00 290,00 giù 500,00 210,00 290,00

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REGIONE AUTONOMA VALLE D’AOSTA - IMPIANTI CHABODEY I E CHABODEY II PROPOSTA DI REVISIONE DEI VALORI DI DEFLUSSO MINIMO VITALE E RELATIVO AUMENTO DELLE PORTATE PRELEVABILI DA ENTRAMBI GLI IMPIANTI lug 500,00 210,00 290,00 01 ago - 15 ago 240,00 210,00 30,00 16 ago - 31 ago 240,00 210,00 30,00 01 sett - 15 sett 240,00 210,00 30,00 16 sett - 30 sett 240,00 210,00 30,00 ott 240,00 100,00 140,00 01 nov - 15 nov 170,00 100,00 70,00 16 nov - 30 nov 70,00 - 70,00 die 70,00 - 70,00 * Diritti irrigui: Rû Valpelouse: 15,00 l/s (15/03 - 15/11) - Antico Diritto senza decreto n. 1566 Rû Larzay: 15,00 l/s (15/03 - 15/11) - Antico Diritto senza decreto n. 1566 Rû La Balure: 40,00 l/s (15/04 - 30/09) - Antico Diritto senza decreto n. 1565 Rû Gontier: 70,00 l/s (15/03 - 15/11) - Antico Diritto senza decreto n. 1566 Rû La Salle Nord: 70 l/s (01/04 - 30/09) - D.P.R. n. 316 del 01/06/1999 Tabella 4 - Proposta di modulazione del DMV diurno e notturno di Regione Valle d’Aosta.

A seguito di tale proposta, Regione ha altresì provveduto alla rideterminazione dei parametri di concessione, di seguito riportati:

PARAMETRI DI CONCESSIONE Parametro Parametro Parametro Parametro IMPIANTO LA SALLE I ridefinito da IMPIANTO LA SALLE II ridefinito da attuale attuale RAVA RAVA Portata massima Portata massima derivabile [l/s] non definito 600,00 derivabile [l/s] non definito 500,00 Portata media Portata media derivabile [l/s] 120,00 227,00 derivabile [l/s] 120,00 196,00

Salto nominale [m] 443,12 443,12 Salto nominale [m] 240,48 240,48

Potenza nominale [kW] 521,32 986,15 Potenza nominale [kW] 282,92 416,10 Tabella 5 - Parametri di concessione ridefiniti in funzione della proposta di modulazione di Regione.

Tali valori sono, quindi, stati richiesti in variante ed hanno determinato il conseguente l’iter di valutazione della compatibilità ambientale.

4. DESCRIZIONE DELLE COMPONENTI INTERFERITE

La struttura ambientale di un territorio, intesa nella sua globalità, è costituita da componenti ambientali la cui caratterizzazione quali-quantitativa contribuisce a fornire il valore dell’intero sistema.

L’analisi della qualità ambientale si esplica tramite:  l’individuazione delle risorse disponibili sul territorio (componenti ambientali);  la valutazione del loro stato, in riferimento alla quantità e qualità;  la valutazione della pressione esercitata su di esse dalle attività umane.

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Al fine di documentarne il livello di qualità ambientale, l’analisi ha preso in considerazione le seguenti componenti ambientali, in quanto potenzialmente interessate dagli interventi previsti:  Suolo, sottosuolo e acque sotterranee;  Acque superficiali;  Flora-vegetazione, fauna, ecosistemi;  Rumore;  Atmosfera;  Paesaggio;  Aspetti socioeconomici.

4.1 Caratterizzazione delle componenti ambientali interessate dal progetto

4.1.1 Suolo, sottosuolo e acque sotterranee

In Figura 21 è riportato stralcio di cartografia geologica, dai tematismi WebGIS della Regione Vale d’Aosta. L’area dell’impianto si localizza sul versante destro idrografico della Dora, il cui substrato (Zh1, colore ocra) è costituito prevalentemente da metareniti grigio biancastre con intercalazioni di micascisti quarzosi e quarziti, parte dell’Unità geologica nota in letteratura come Zona Houlliere (Falda del Gran San Bernardo, Auct.).

L’opera di presa è localizzata in corrispondenza di una lente di alluvioni in un tratto a bassa acclività del t. Lenteney, coalescente con depositi glaciali. La condotta si sviluppa prevalentemente in depositi glaciali eterogenei (c1, c5 Till indifferenziato / di ablazione, colore grigio), costituiti da ghiaie sabbioso-limose con blocchi, massive, con clasti da subangolosi a subarrotondati. Limitatamente al settore medio-inferiore della condotta sono interessati corpi detritici derivanti da antiche frane complesse (a1c, in rigato rosso).

Tutto il settore risulta interessato da movimenti per DGPV (Deformazione Gravitativa Profonda di Versante). Si tratta, come da fenomenologia tipo, di un processo gravitativo profondo caratterizzato da movimenti plastici delimitati da una superficie di taglio non necessariamente continua, e da una fascia da associare a deformazioni duttili con dinamica assimilabile al creep. La profondità del movimento risulta di norma dell’ordine di almeno diverse decine di metri. La velocità media di deformazione, e lo stato stesso di attività del processo deformativo non sono noti non risultando disponibili dati di monitoraggio. Non sono peraltro riportate problematiche di rottura, trazione o sfilamento della condotta.

Le deformazioni gravitative profonde determinano un incremento di fratturazione dei litotipi in movimento, spesso con giacitura caotica dei piani, e un conseguente decadimento delle caratteristiche geomeccaniche del litotipo stesso. Per questo motivo ai settori in DGPV si associano di norma movimenti gravitativi del substrato meno profondi e più localizzati, in forma di “frane complesse”, ovvero con dinamica mista dal crollo- traslazione-valanga di detrito, fenomeni osservabili in aree limitrofe ma non nel settore specifico.

In ambito di dinamica valanghiva, i fenomeni riscontrati per il sito in esame sono riportati nell’inventario della Regione VdA, di cui è riportato lo stralcio locale nella successiva Figura 23. Si può notare come non vi sia alcuna interferenza tra impianto, fenomeni valanghivi noti e/o aree di pericolo.

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Non si osservano inoltre significativi fenomeni di dissesto lungo il corso del t. Lenteney, con l’eccezione di fenomeni di trasporto fino a locali colate detritiche immature, e modesti fenomeni erosivi dei depositi glaciali. Non vi sono interferenze tra l’impianto e la dinamica di fondovalle della Dora Baltea.

Dal punto di vista idrogeologico, il substrato è caratterizzato da una permeabilità molto bassa, limitata alla fascia corticale o prevalentemente concentrata lungo le linee di discontinuità. Analogamente i depositi di copertura, prevalentemente di origine glaciale (Till), fortemente eterometrici e con abbondante presenza di matrice fine, rappresentano corpi a permeabilità bassa o molto bassa. In conseguenza, la circolazione sotterranea è limitata ad una fascia epidermica con affioramento della rete sotterranea in sorgenti di bassa portata e soggette a importanti variazioni stagionali. Circolazione più attiva e profonda può riguardare linee di faglia, in particolare per sistemi tardo alpini generati in regime strutturale distensivo.

Cascate di Lenteney

Impianto esistente La Salle I e La Salle II

Figura 21 - Carta geologica dell’area d’interesse (stralcio da WebGIS Regione Valle d’Aosta).

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Cascate di Lenteney

Impianto esistente La Salle I e La Salle II

Figura 22 - Carta dei dissesti (stralcio da WebGIS Regione Valle d’Aosta), con tematismi IFFI (APAT, Inventario dei Fenomeni Franosi).

Impianto esistente La Salle I e La Salle II

Cascate di Lenteney

Figura 23 - Stralcio dal Catasto Valanghe della Regione VDA.

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4.1.2 Acque superficiali

4.1.2.1 Aspetti quantitativi

Come già specificato, ai fini dell’adeguamento delle subconcessioni in esame alle disposizioni del Piano di Tutela delle Acque (PTA), BKW ha attuato un programma di monitoraggio e sperimentazione di durata triennale di rilascio sperimentale del DMV, in applicazione del terzo criterio dell’Allegato G delle Norme di Attuazione del PTA, con portate di rilascio differenziate su base mensile e nelle ore diurne/notturne, e monitoraggio della percezione visiva delle cascate in differenti condizioni di deflusso.

A conclusione della sperimentazione è stata svolta un’analisi idrologica1, basata su dati di misura diretti e su metodologie di regionalizzazione, per la quantificazione degli apporti medi del torrente. Sulla base dei risultati ottenuti è stata proposta una modulazione del Deflusso Minimo Vitale che garantisse un congruo rilascio a valle dell’opera di presa per la tutela paesaggistica delle cascate del Lenteney, e allo stesso tempo un adeguato livello di produzione idroelettrica.

Come precisato nel paragrafo 3.2.2, i valori di rilascio sono stati successivamente ridefiniti a seguito di quanto richiesto dalla Regione Autonoma Valle D’Aosta che, con comunicazione2 del 09/09/2015, a seguito di alcuni incontri con il concessionario BKW, ha specificato i seguenti valori di DMV:

Mese DMV (h. 7-19) [l/s] DMV (h. 19-7) [l/s] Gennaio 70 70 Febbraio 70 70 1-15 Marzo 70 70 16-31 Marzo 170 170 1-15 Aprile 240 240 16-30 Aprile 350 350 1-15 Maggio 500 350 16-31 Maggio 900 500 Giugno 1.000 500 Luglio 1.000 500 1-15 Agosto 640 240 16-31 Agosto 500 240 1-15 Settembre 420 240 16-30 Settembre 350 240 Ottobre 240 240 1-15 Novembre 170 170 16-30 Novembre 70 70 Dicembre 70 70 Tabella 6 - Valori del DMV proposto al termine della sperimentazione.

1 BKW - IMPIANTI IDROELETTRICI LA SALLE I E LA SALLE II - Adeguamento dei parametri di concessione a seguito di sperimentazione triennale del DMV - Analisi idrologica e definizione dei parametri di concessione. Elaborato 3040-01-00102. HYDRODATA, marzo 2015. 2 Lettera avente come oggetto: “Subconcessioni di derivazione d’acqua ad uso idroelettrico dal torrente Lenteney, in comune di La Salle, attualmente in capo alla società BKW HYDRO Valle d’Aosta in forza del decreto del Presidente della Regione n. 167 in data 6 giugno 2012. Sperimentazione per l'adeguamento delle subconcessioni alle disposizioni introdotte dal PTA e richiesta variante alle subconcessioni presentata in data 6 ottobre 1998 dall’allora titolare società I.E. PLASSIER s.r.l.”

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La nuova regola di modulazione si differenzia dallo schema di rilascio oggetto della sperimentazione, incrementando il volume complessivo di rilascio e imponendo una differenziazione dei deflussi tra le ore notturne e diurne da maggio a settembre (cfr. Figura 24), anche per consentire in media le derivazioni minime a servizio delle utenze irrigue.

In Figura 25 sono posti a confronto i deflussi medi mensili naturali determinati per il torrente e i deflussi medi che si manterrebbero a valle della presa per il solo rilascio del DMV (al netto quindi degli sfiori in fase di morbida). Questi ultimi possono risultare anche rilevanti, come si nota da Figura 26 e da Tabella 7, in cui sono riportate le curve di durata delle portate naturali e residue in alveo con derivazione attiva.

Si precisa come le portate indicate come “naturali” non corrispondano allo stato attuale del torrente, bensì al deflusso in ingresso all’esistente opera di presa: essendo la derivazione già in atto, i deflussi a valle dell’opera di presa sono già oggi “alterati” dal prelievo, quindi varieranno rispetto allo stato “attuale” solo per il differente rilascio che verrà messo in atto dal gestore (secondo quanto stabilito a seguito della sperimentazione e richiesto nella variante oggetto della presente relazione).

Figura 24 - Nuova proposta di modulazione del DMV a confronto con l’andamento delle portate naturali per l’anno medio di riferimento (dati giornalieri).

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Figura 25 - Nuova proposta di modulazione del DMV a confronto con l’andamento delle portate naturali per l’anno medio di riferimento (valori medi mensili).

Figura 26 - Curve di durata delle portate naturali e residue in alveo.

portata [m3/s] Q10 Q91 Q182 Q274 Q355 Qmedia naturale 2,325 0,977 0,515 0,294 0,189 0,721 residua 1,725 0,442 0,240 0,070 0,070 0,409 Tabella 7 - Valori caratteristici delle curve di durata di Figura 26.

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4.1.2.2 Aspetti qualitativi

Sul torrente Lenteney è ubicata una sezione di monitoraggio di ARPA Valle d’Aosta (codice 0521va1), utilizzata per la determinazione della classe di qualità ambientale del corpo idrico (con riferimento agli obiettivi di qualità definiti dal PTA regionale).

La sezione è posta in prossimità della confluenza in Dora, nella posizione individuata in Figura 27. In Tabella 8 si forniscono i dati salienti che ne consentono l’identificazione (come riportati su database ARPA).

codice Codice corpo nome stazione Corso d’acqua comune tipologia Coordinata X Coordinata Y stazione idrico 0521va1 Lenteney-foce 0521va t. Lenteney La Salle 01SS1N 350389.2 5066155.3 Tabella 8 - Anagrafica della sezione di misura sul corpo idrico in esame (coordinate in ED50 UTM32N).

Figura 27 - Ubicazione della sezione di misura di ARPA VdA (evidenziata dalla freccia gialla) e tracciato delle opere di presa, adduzione e valorizzazione energetica degli impianti in oggetto.

Il D.Lgs. 152/06 e s.m.i., le cui indicazioni sono recepite nel PTA, prevede la definizione di reti di monitoraggio differenti per parametri analitici, frequenze e cicli di campionamento, in funzione dell’assegnazione della classe di rischio dei corpi idrici:  monitoraggio di sorveglianza: per i c.i. non a rischio. Deve essere effettuato per almeno un anno ogni sei (arco temporale di validità di un piano di gestione).  monitoraggio operativo: per i c.i. a rischio. Il ciclo di monitoraggio è triennale per le componenti biologiche, annuale per gli elementi fisico-chimici e chimici. Dopo il primo triennio di monitoraggio operativo sarà possibile effettuare una classificazione provvisoria che diventerà definitiva solo al termine del secondo triennio.

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 monitoraggio di indagine: richiesto in casi specifici qualora non siano conosciute le cause del mancato raggiungimento degli obiettivi, o in caso di inquinamento accidentale.  rete nucleo: per i c.i. individuati come siti di riferimento per ogni tipologia fluviale, nei quali indagare e definire le comunità di riferimento necessarie per il calcolo dei diversi RQE (Rapporto di Qualità Ecologica ex D.M. 260/2010); rientra nel monitoraggio di sorveglianza ma il ciclo di monitoraggio deve essere triennale.

La sezione in esame appartiene alla rete di monitoraggio dei corpi idrici significativi per il periodo 2010-2015; non appartiene alla rete nucleo ed è oggetto di monitoraggio di sorveglianza. Il torrente Lenteney non è classificato come altamente modificato, ma era individuato come “probabilmente a rischio di non raggiungimento degli obiettivi di qualità” nella prima suddivisione condotta per l’impostazione dei piani di monitoraggio (Figura 28). Tale classificazione è relativa solo alla parte a valle della derivazione in oggetto, mentre a monte il torrente veniva individuato come “non a rischio”.

Localizzazione del t. Lenteney

Figura 28 - Prima suddivisione dei corpi idrici in funzione del rischio di non raggiungimento degli obiettivi.

Le indagini di caratterizzazione per la definizione dello stato ecologico del tratto in esame sono state eseguite nell’anno 2010, ed hanno restituito i risultati di Tabella 9 (per la descrizione degli indicatori si rimanda al D.M. 260/2010).

STATO PER GLI ELEMENTI STAR- Anno ICMi RQE_IBMR ISECI LIMeco CHIMICI A SOSTEGNO IQM IARI ICMi (Tab. 1/B D.M. 260/2010) Non valutato per assenza di 2010 0,85 0,98 n.d. n.d. 1,00 n.d. n.d. pressioni significative Tabella 9 - Indicatori di qualità determinati per la sezione in esame.

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Lo stato ecologico complessivo risulta buono, in linea con gli obiettivi di qualità per il corpo idrico. L’elemento limitante è costituito dalla comunità macrobentonica, mentre lo stato chimico-fisico delle acque (così come l’indice relativo alla comunità diatomica) risulta in linea con un livello di qualità elevato.

La medesima classificazione è stata ritenuta valida da ARPA anche per il triennio 2011-2013, come riportato nelle seguenti immagini (fonte: sito web ARPA Valle d’Aosta).

Localizzazione del t. Lenteney

Figura 29 - Classe di qualità relativa all’indicatore STAR_ICMi.

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Localizzazione del t. Lenteney

Figura 30 - Classe di qualità relativa all’indicatore ICMi.

Localizzazione del t. Lenteney

Figura 31 - Classe di qualità relativa all’indicatore LIMeco.

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4.1.3 Flora-vegetazione, fauna e ecosistemi

Nell’ambito della componente vegetazione-flora, fauna, sono state descritte ed analizzate:  la componente vegetale: intesa come insieme delle specie vegetali presenti nell’area oggetto di intervento;  la componente faunistica: intesa come insieme degli animali selvatici tipici della zona presa in esame.

Per quanto riguarda la metodologia adottata, si è proceduto attraverso:  l’analisi specifica delle diverse componenti, utilizzando dati ottenuti attraverso la consultazione di varia documentazione bibliografica e cartografica;  l’analisi delle potenziali interazioni che l’attività avrà con le diverse componenti.

Al termine è stato quindi possibile formulare indicazioni conclusive in merito alla compatibilità della variante proposta rispetto alle componenti analizzate.

4.1.3.1 La componente vegetale

La caratterizzazione degli ambienti e delle specie vegetali presenti nell’area in oggetto è stata effettuata attraverso ricerche bibliografiche.

L’area interessata dal progetto si inserisce, secondo la classificazione operata per la redazione del Piano Territoriale Paesistico (Plan Territorial Paysager) della Regione Autonoma Valle d’Aosta, approvato dal Consiglio Regionale nel 1998, in parte nel “sistema dei pascoli” ed in parte nel “sistema dei boschi”.

Per la descrizione dei due sistemi sopracitati si rimanda al paragrafo relativo all’analisi del PTP della Valle d’Aosta.

La zona in esame per il presente studio si trova sul versante orografico destro della valle principale e si estende da poco a valle del capoluogo comunale, dove è situata la centrale di La Salle II, fino alla confluenza del torrente Lenteney nella Dora Baltea, frontalmente all’abitato della frazione Villair.

Sopra il borgo di Derby, fino al torrente Lenteney, si estende la grande foresta che prende il nome dalla frazione; dopo il torrente, iniziano i boschi di Monfalcon, di Lazey, di La Joux, di La Haut, del monte Gonléi, di Plan-Agés, di Plan-Rançon, di Bou-di-ban, e altri ancora. Sulla sinistra orografica del Lenteney, invece, troviamo quelli di Charvaz, del Colle di Bard, di Planaval, che racchiudono ampie radure pascolive.

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Figura 32 - Versante boscato in destra orografica.

La coltura rimasta in sponda sinistra, proprio in corrispondenza dell’area in oggetto, è il prato, con diverse composizioni floristiche legate alle differenti tecniche agronomiche applicate, alla qualità e alla profondità del substrato pedogenetico.

Betulle, pioppi tremoli, frassini e soprattutto ontani popolano il bosco ceduo alle quote più basse, mentre le conifere, soprattutto abeti, larici e pini cembri, dominano il paesaggio alle quote superiori.

Nelle zone più aride e soleggiate sono presenti in quantità limitate pini silvestri.

La zona della cascata del torrente Lenteney rientra quasi esclusivamente nel Sistema boschivo, con un ingresso nel Sistema fluviale in prossimità della confluenza del torrente nella Dora Baltea. Il versante boscato in cui è inserita, con esposizione nord-est, presenta le tipiche caratteristiche vegetazionali del bosco ceduo del territorio alpino compreso tra gli 800 e i 1000 m di quota, prima descritto, con differenziazioni cromatiche evidenti stagionalmente per la differenziazione tipologica compositiva.

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Figura 33 - Versante boscato presso le cascate del Lenteney.

4.1.3.2 La componente faunistica

La caratterizzazione della fauna presente nell’area di pertinenza degli impianti è stata effettuata attraverso opportune ricerche bibliografiche.

L’analisi della componente faunistica non può prescindere dall’inquadramento ecosistemico del territorio, andando ad individuare le principali unità ecologiche che lo compongono e che rappresentano gli habitat di riferimento per la fauna.

Nel caso in esame, si tratta di un tipico habitat di montagna, caratterizzato dalla presenza di una fauna molto varia e ben rappresentata. Per la fauna il bosco svolge un ruolo fondamentale quale zona di rifugio, luogo ideale per lo svernamento, nascita e accudimento della prole, e fonte primaria per l’approvvigionamento del cibo. In questa tipologia di ambiente si possono ritrovare le seguenti specie di mammiferi:  cervo (Cervus elaphus): mammifero artiodattilo appartenente alla famiglia dei Cervidi, ha come habitat originario le zone boschive con presenza di radure o aree di boscaglia poco fitta, generalmente in ambiente pianeggiante o a basse altitudini: successivamente la specie si è sospinta in aree montuose od impervie per sfuggire alla pressione demografica e venatoria dell'uomo;  capriolo (Capreolus capreolus): cervide di piccole dimensioni, il capriolo è diffuso in boschi aperti in cui il sottobosco sia fitto e che siano inframmezzati da radure e zone cespugliose, sia in pianura (anche dove questa è coltivata e pure dove l'agricoltura è intensiva purché trovi boscaglie dove rifugiarsi), sia in collina, sia in montagna, sia nelle zone umide;  scoiattolo (Sciurus vulgaris): animale arboricolo, abile saltatore e per questo legato ad ambienti silvani, è un roditore di taglia medio-piccola che si nutre di noci, ghiande, funghi e frutta di cui fa cospicue scorte durante la stagione estiva, immagazzinandole in dispense nascoste e collaborando così alla disseminazione delle piante;  lepre variabile (Lepus timidus): cambiano colore a seconda della stagione, da bianco candido durante l'inverno a bruno rossiccio in estate. La muta del pelame viene stimolata dalla temperatura, e così sempre

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del colore del terreno, mantenendo però la punta delle orecchie nere. Si nutre di erica, cortecce delle betulle, salici nani e aghi di conifere;  martora (Martes): piccolo mammifero mustelide, snello ed agile, adattato ad una vita sugli alberi, che vive nelle foreste di conifere e in quelle decidue settentrionali attraverso tutto l'emisfero boreale;  volpe (Vulpes vulpes): è un carnivoro estremamente adattabile presente in una grande varietà di habitat, che raggiunge le massime densità negli agroecosistemi tradizionali;  donnola (Mustela nivalis): frequenta terreni coltivati, zone cespugliate e canneti lungo le rive dei corsi d'acqua. Può spingersi anche all'interno degli agglomerati urbani in presenza di disponibilità di cibo e di luoghi di rifugio;  faina (Martes foina): frequenta zone forestali, cespugliati e ambienti rurali evitando però le ampie aree aperte. Legata anche agli ambienti antropizzati, si rinviene nelle periferie dei centri urbani;  tasso (Meles meles): il tasso vive nelle aree boscate, può anche frequentare le zone aperte purché dotate di un minimo di vegetazione che gli consenta di trovare ripari adeguati.

Figura 34 - Lo scoiattolo ed il cervo sono tra le due specie di mammiferi più presenti nell’area di studio.

Per quanto riguarda l’avifauna, trovano l’habitat ideale nel bosco i picchi verdi, le ghiandaie ed i rapaci. Le zone prative in sponda sinistra ospitano allo stesso tempo una componente faunistica assai varia, rappresentata in via principale da lepri, passeri, corvi, cornacchie, cinciallegre e ballerine bianche.

Le aree umide presenti nel territorio sono scarse; per quanto riguarda la zona in esame del t. Lenteney, l'ambiente umido è riscontrabile unicamente nelle rare e limitate zone a valle dei salti di cascata, dove l'ambiente fluviale, e la fauna ad esso collegata, sono già attualmente condizionati dai deflussi regolati dall'impianto.

Tra le specie ittiche si segnala in particolar modo, lungo il corso della Dora Baltea nel tratto interessato dall’attività, la presenza della trota fario, che qui trova il suo habitat ideale popolato da esemplari anche di taglie eccezionalmente grandi trota iridea; ci si può anche imbattere in qualche combattiva trota iridea appartenente a vecchie semine del passato.

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4.1.3.3 Analisi degli ecosistemi

L’analisi della componente ecosistemica è stata effettuata con lo scopo di chiarire gli aspetti legati allo stato di equilibrio delle diverse componenti ambientali descritte precedentemente. Tale equilibrio viene evidenziato dalla natura ed entità delle relazioni che intervengono tra i diversi ecosistemi e permette di analizzare il sistema ambientale nel suo complesso. Per ecosistema si intende infatti un sistema biologico formato da un insieme di specie (popolazioni), dalle loro interazioni reciproche e dalle loro interazioni con i fattori abiotici del loro ambiente. Occorre sottolineare che la componente fauna, per la sua natura mobile, non determina un vero e proprio ecosistema definibile spazialmente; la fauna entra, di volta in volta, a caratterizzare i diversi ecosistemi naturali classificati, in genere, in base alla matrice vegetale presente. La caratterizzazione dell’area di studio dal punto di vista ecosistemico permette di individuare i seguenti ecosistemi principali:  Ecosistema dei boschi;  Ecosistema fluviale.

ECOSISTEMA DEI BOSCHI All’interno di questo ecosistema rientrano sia betulle e pioppi, specie pioniere che amano i suoli poveri e gli ambienti con molta luce, sia gli ontani, che prediligono ambienti particolarmente ricchi d’acqua o dove l’acqua scorre in superficie, quindi nei pressi di torrentelli e ruscelli o sul fondo delle conche e delle vallette. L’ontano è una specie in grado di vivere in un terreno che, proprio per la costante presenza dell’acqua, è privato dell’aria e quindi dell’ossigeno. Ancora differente la tipologia boschiva costituita da conifere. La densità degli alberi non è elevatissima e tra le specie arbustive si riscontra soprattutto la presenza di abeti e larici. Il larice è una pianta ad ampia distribuzione altitudinale, è molto resistente e si comporta da pianta pioniera, infatti, cresce anche sui dirupi. Sopporta bene il clima freddo e, rispetto ad altre conifere, perde gli aghi in autunno bloccando il flusso della linfa; i rami, in tale modo, offrendo meno superficie, corrono in misura minore il rischio di spezzarsi per il peso della neve. Un ecosistema di questo tipo svolge molteplici funzioni ecologiche: rappresenta l’habitat ideale per la fauna selvatica, fornisce protezione dall’erosione colonizzando aree instabili, permette la convivenza tra l’ambiente naturale e l’uomo. La varietà di specie presenti aumenta la complessità dell’ecosistema, che risulta quindi maggiormente stabile e determina la presenza di aree a maggiore copertura dal manto nevoso nel periodo invernale; queste stesse zone rappresentano un ottimo rifugio per la fauna alpina presente.

ECOSISTEMA FLUVIALE L’acqua è l’elemento fondamentale di questo habitat, ma rappresenta solo una delle componenti di un ecosistema fluviale. Le rive, l’alveo e gli apporti esterni influenzano la capacità di mantenimento degli equilibri consolidati della flora e della fauna. Il fiume è un ambiente estremamente complesso che scambia continuamente energia e materia con gli altri ambienti terrestri circostanti ed è per questo che viene considerato un "ecosistema aperto". Un sistema fluviale in buone condizioni può accogliere una molteplicità di organismi animali e vegetali capaci di usufruire delle risorse a disposizione in uno stato di equilibrio. Quando l'ecosistema fluviale è perturbato si assiste alla riduzione o alla scomparsa delle specie sensibili e alla dominanza di quelle più resistenti agli inquinanti.

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4.1.4 Rumore

4.1.4.1 Riferimenti legislativi e normativi

Le principali normative che regolamentano le immissioni di rumore sono elencate nel seguito:  Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 01/03/1991 - Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno.  Legge n. 447 del 26/10/1995 - Legge quadro sull'inquinamento acustico.  Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14/11/1997 - Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore.  Decreto Ministeriale del 16/03/1998 - Tecniche di rilevamento e di misurazione dell'inquinamento acustico.  Decreto del Presidente della Repubblica del 18 novembre 1998, n. 459 - Regolamento recante norme di esecuzione dell'articolo 11 della legge 26 ottobre 1995, n. 447, in materia di inquinamento acustico derivante da traffico ferroviario.  Decreto Ministeriale del 29/11/2000 - Criteri per la predisposizione, da parte delle società e degli enti gestori dei servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture, dei piani degli interventi di contenimento e abbattimento del rumore.  Decreto del Presidente della Repubblica n. 142 del 30/03/2004: “Disposizioni per il contenimento e la prevenzione dell’inquinamento acustico derivante dal traffico veicolare”, a norma dell’articolo 11 della legge 26 ottobre 1995, n. 447.  Legge regionale Valle d’Aosta 30 giugno 2009, n. 20: “Nuove disposizioni in materia di prevenzione e riduzione dell’inquinamento acustico. Abrogazione della legge regionale 29 marzo 2006, n. 9”.

4.1.4.2 Descrizione dell’attività in progetto

L’attività oggetto della presente analisi consiste nell’adeguamento delle portate delle sub-concessioni di derivazione d’acqua ad uso idroelettrico, dal torrente Lenteney, alle disposizioni introdotte dal PTA.

Come più volte sottolineato, il nuovo regime dei prelievi e dei rilasci avverrà senza eseguire alcun intervento sugli impianti.

4.1.4.3 Descrizione dell’area di studio e del sistema ricettore

L’esistente impianto idroelettrico di La Salle (salti I e II) si colloca in destra idrografica della Dora Baltea, a sud e sulla sponda opposta rispetto all’omonimo abitato.

Valutando il contesto sotto il profilo paesaggistico, si segnala una ricca, compatta ed uniforme copertura di latifoglie su tutto il versante in esame; in tale ambiente, il torrente Lenteney, che precipita a valle con diversi salti di cascata, è elemento di spicco, nonché attrattivo dal punto di vista visivo.

La zona infatti, costeggiata in quel tratto dalla Strada Statale che corre parallela al fiume, è facilmente visibile anche nel transito automobilistico veloce lungo la viabilità principale; proprio questi due elementi lineari (strada e fiume) definiscono il clima acustico del sito.

Prossima al tratto conclusivo del tracciato e all’edificio centrale è la borgata Chabodey, unico vero ricettore del sistema analizzato.

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Le abitazioni del nucleo montano più vicine all’edificio centrale distano da questo circa 200 m, mentre una costruzione isolata, a circa un centinaio di metri a nord-est dalla centrale, è localizzata in prossimità del corso d’acqua.

Simili distanze, sull’ordine dei 200 m, intercorrono tra le cascate del Lenteney e la vicina località in direzione sud-est.

Come già accennato nel paragrafo precedente, la natura dell’attività e l’assenza di nuove opere o modifiche a manufatti esistenti rendono superflua qualsiasi considerazione su inquinamento acustico e possibili disturbi ai ricettori prima citati.

Figura 35 - Corografia dell’area di localizzazione degli impianti idroelettrici.

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Figura 36 - Individuazione dei ricettori prossimi all’impianto.

4.1.4.4 Classificazione acustica dell’area di studio e attuali livelli di rumore

Gli esistenti impianti idroelettrici in cascata denominati “La Salle I” e “La Salle II” e le cascate del Lenteney, oggetto delle attenzioni paesaggistiche legate al rilascio di un congruo quantitativo d’acqua a valle dell’opera di presa, insistono sul territorio del Comune di La Salle.

Nella figura seguente si riporta lo stralcio della zonizzazione acustica dell’area di studio.

Figura 37 - Stralcio zonizzazione acustica generale.

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L’ambito di studio ricade quasi esclusivamente in classe II, ad eccezione della zona su cui insiste l’edificio centrale del secondo salto dell’impianto (La Salle II), che risulta classificata in classe III.

La maggior parte del tracciato dell’impianto si sviluppa in una porzione di territorio caratterizzata dall’assenza di sorgenti antropiche, pertanto è ragionevole ipotizzare un clima acustico di elevata qualità, caratterizzato da livelli sonori contenuti e determinati quasi esclusivamente da suoni di origine naturale (avifauna, ruscellare dell’acqua, vento, ...).

Leggermente più significativi, ma ragionevolmente conformi ai limiti normativi, risultano i livelli di impatto nel tratto finale della condotta, in ragione della presenza della centrale e delle emissioni acustiche ad essa associate, e dei contributi derivanti dalla vicina borgata Chabodey e dai flussi veicolari sulla Strada Statale della Valle d’Aosta e sull’autostrada A5 Torino-Aosta.

Non si dimentichi la presenza costante, rumorosa, del corso della Dora Baltea e delle Cascate del Lenteney, presso la frazione omonima a valle della località che ospita gli edifici centrali.

4.1.5 Atmosfera

4.1.5.1 Riferimenti legislativi e normativi

 Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n. 155 “Attuazione delle Direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa;  Legge regionale Valle d’Aosta 30 gennaio 2007, n. 2 “Disposizioni in materia di tutela dall'inquinamento atmosferico ed approvazione del Piano regionale per il risanamento, il miglioramento ed il mantenimento della qualità dell'aria per gli anni 2007/2015”;  Direttiva Federale Svizzera 1 settembre 2002 (aggiornata al 2009) “Protezione dell’aria sui cantieri edili. Direttiva aria cantieri”, pubblicata a cura dell’Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio (utilizzata come riferimento bibliografico per le emissioni di inquinanti nelle lavorazioni di cantiere).

4.1.5.2 Caratteristiche meteoclimatiche dell’area

La Regione Valle d’Aosta appartiene al macroclima temperato oceanico delle medie latitudini, con mesoclima di montagna delle Alpi occidentali del versante mediterraneo; la sua particolare conformazione morfologica fa sì che al suo interno si determini una grossa varietà di topoclimi (quelli delle singole vallate) e di microclimi.

Un ruolo decisivo nel clima locale è giocato dall’altitudine e dalla diversa esposizione dei versanti.

Alcune indicazioni di massima sul clima possono essere desunte dall’Atlante Climatico della Valle d’Aosta (Regione Valle d’Aosta - Autori Vari - Coordinamento scientifico L. Mercalli, Ed. Società Meteorologica Subalpina, Torino, 2003).

Nella Figura 38 si riporta la carta delle isoterme annuali, da cui si evince che le temperature maggiori si registrano nel fondovalle, mentre diminuiscono lungo le vallate laterali con l’aumentare della quota.

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Le immagini successive (elaborazioni dell’Arpa VdA), riportanti i dati di due singoli anni (2010 e 2014) ed il confronto tra le temperature nell’ultimo decennio, confermano in generale quanto appena sopra descritto, oltre ad evidenziare un significativo aumento globale delle temperature stesse.

Figura 38 - Carta delle isoterme medie annue.

Figura 39 - Carta delle isoterme medie annue, relative rispettivamente al 2010 ed al 2014, e grafico di comparazione.

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In particolare, la zona dell’alta Valle d’Aosta dove si colloca il Comune di La Salle su cui insistono gli impianti oggetto dello studio, all’ingresso della Valdigne, risulta caratterizzata da una temperatura media annuale di circa 8 gradi centigradi.

Il clima della Valdigne, nello specifico, risulta semicontinentale, influenzato in maggior misura dalle correnti di aria umida provenienti dall’Atlantico attraverso i Colli del Piccolo san Bernardo e di La Seigne; il massiccio del Monte Bianco protegge comunque la vallata dai venti freddi del nord e nord-est.

Dal punto di vista pluviometrico la Regione Valle d’Aosta è caratterizzata da una precipitazione media di 950 mm/anno con una variabilità spaziale che presenta i valori minimi (circa 500 mm/anno) nelle zone di fondovalle (Figura 40).

Sul territorio comunale di La Salle è presente una stazione meteorologica situata a Derby, posta a quota 827 m s.l.m. che misura esclusivamente i dati pluviometrici, mentre per gli altri valori bisogna far riferimento alle stazioni limitrofe.

L’area oggetto di studio presenta una precipitazione media di poco superiore agli 800 mm/anno, ed una distribuzione temporale nell’arco dell’anno con due massimi, uno primaverile ed uno autunnale, periodo in cui si registrano le precipitazioni massime (270 mm).

Per quanto riguarda le caratteristiche anemologiche, esse risultano fortemente condizionate dalla conformazione morfologica; nelle zone vallive, infatti, dominano i fenomeni di brezza con orientamento lungo l’asse della valle, NO-SE nel caso della Valdigne.

Figura 40 - Stralcio della Carta delle isoiete, calcolata sui valori medi annui delle stazioni pluviometriche regionali.

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Figura 41 - Distribuzione sul territorio regionale delle stazioni meteorologiche utilizzate da Arpa VdA, e la stazione TS di presa a riferimento per i dati meteoclimatici.

4.1.5.3 Piano regionale per il risanamento, il miglioramento e il mantenimento della qualità dell’aria, 2007

La Regione Val d’Aosta dispone di un “Piano regionale per il risanamento, il miglioramento ed il mantenimento della qualità dell’aria” attualmente vigente redatto nel 2007 ai sensi del Decreto Legislativo 4 agosto 1999, n. 351 “Attuazione della Direttiva 96/62/CE in materia di valutazione e di gestione della qualità dell’aria ambiente” e successivi decreti attuativi.

I contenuti del Piano riguardano:  valutazione della qualità dell’aria ambiente, attraverso i dati delle misure e le informazioni dagli strumenti modellistici disponibili, in grado di fornire una rappresentazione dei livelli degli inquinanti;  zonizzazione del territorio della Regione con classificazione delle diverse aree in funzione dei livelli di qualità dell’aria;  definizione dei piani e programmi d’azione per il controllo della qualità dell’aria ambiente e delle priorità di intervento;  previsione di strumenti per il monitoraggio dell’efficacia delle misure indicate.

Il territorio regionale è stato suddiviso in tre zone:  Zona A, in cui i livelli di uno o più inquinanti superano i valori limite imposti dal D.M. 60/2002. In tale zona, rappresentata con il colore rosso nella mappa della zonizzazione, sono predisposte delle azioni per il risanamento della qualità dell’aria;  Zona B, in cui i livelli di uno o più inquinanti possono essere a rischio di superamento dei valori limite. In tale categoria rientrano due tipologie diverse di zone: - quelle parti del territorio che, durante tutto l’anno, per la presenza di sorgenti inquinanti presentano situazioni di criticità e per le quali è quindi necessario effettuare azioni finalizzate al miglioramento della qualità dell’aria (B1, colore blu nella mappa); - quelle parti del territorio caratterizzate da un elevato valore paesaggistico e naturalistico che in certi periodi dell’anno, per l’elevato afflusso turistico, possono trovarsi in situazioni critiche per la qualità dell’aria e necessitano quindi di interventi di tutela (B2, colore verde nella mappa);

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 Zona C, in cui i livelli degli inquinanti si mantengono abbondantemente al di sotto dei limiti. Per tali zone saranno previste azioni di mantenimento della qualità dell’aria (colore bianco nella mappa).

Figura 42 - Suddivisione dell’ambito di studio in zone omogenee dal punto di vista della qualità dell’aria.

Si ritiene opportuno sottolineare che l’entrata in vigore del Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n. 155, recante "Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa" (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 216/2010), ha introdotto delle importanti novità nell’ambito del quadro normativo in materia di qualità dell’aria in ambiente. Tra le novità introdotte vi è anche la ridefinizione dalla metodologia di riferimento per la caratterizzazione delle zone (zonizzazione) relativamente all’inquinamento atmosferico, quale presupposto per le successive attività di valutazione e pianificazione.

4.1.5.4 Attuali livelli di inquinamento

I dati esplicativi dello stato generale della qualità dell’aria, nel seguito riportati ed esaminati, si riferiscono al rilevamento della stazione di Morgex negli anni 2007 e 2008, relativamente ai principali inquinanti presenti in atmosfera.

I risultati che emergono non evidenziano valori anomali o al di sopra delle soglie di attenzione stabilite dalla normativa vigente, ad eccezione dell’inquinamento dovuto alle polveri sospese, così come evidenziato da Arpa VdA, in alcuni giorni dell’anno.

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Si rileva che il periodo in cui l’inquinamento atmosferico si manifesta nei suoi valori più elevati coincide con il periodo invernale, quando alle emissioni legate al consistente traffico veicolare verso la Francia ed a quelle degli impianti artigianali ed industriali, si sommano quelle degli impianti di riscaldamento delle abitazioni, che aggravano la qualità dell’aria. In generale si può ritenere che, analogamente a quanto emerso dai rilevamenti svolti ad Aosta, le concentrazioni d’inquinanti siano maggiori nel corso dei mesi invernali, ma, vista la minore densità abitativa ed industriale, l’inquinamento atmosferico supera eccezionalmente la soglia di attenzione stabilita dalle leggi in vigore.

Per questi motivi, pertanto, si può facilmente supporre che a La Salle la qualità dell’aria sia buona, anche in considerazione del fatto che nel territorio comunale non vi sono fonti di agenti inquinanti di rilievo, ad eccezione dei mezzi di trasporto merci e delle autovetture.

Tabella 10 - Rilevamento dati della stazione di Morgex negli anni 2007 e 2008

Figura 43 - Serie storica relativa al massimo valore giornaliero registrato per anno nelle stazioni di Aosta piazza Plouves e Morgex.

La normativa prevede che il punto di misura per la protezione degli ecosistemi sia posizionato lontano dalle sorgenti specifiche quali traffico, riscaldamento, industria. Nonostante l’ubicazione dei punti di misura possa

3143-02-00100.DOCX 47 quindi sovrastimare i livelli di anidride solforosa, è possibile osservare che i livelli medi annui della stessa SO2 sono molto inferiori al livello critico per la protezione degli ecosistemi, anche in Aosta stazione urbana dove si registra il massimo della concentrazione di questo inquinante.

Com’è possibile osservare, il valore limite sul massimo della media mobile calcolata su 8h non viene superato da 10 anni in nessun punto di misura della rete regionale: da diversi anni questo inquinante non rappresenta una criticità per il territorio valdostano.

Nel 2014, nell’ottica della razionalizzazione della Rete di monitoraggio della qualità dell’aria, e a fronte di una serie storica di valori ampiamente sotto quello limite, si è disattivata la stazione di Morgex.

Figura 44 - Serie storica relativa al massimo valore giornaliero registrato per anno nelle stazioni di Aosta piazza Plouves, Aosta Via Primo Maggio e Morgex.

Figura 45 - Serie storica relativa alle medie annue nelle stazioni di rilevamento di Morgex, LaThuile, Etroubles, Entrèves e Donnas.

Da quanto emerge, il valore limite sulla media annua non viene superato da 10 anni nelle stazioni di fondo e, anche nella stazione da traffico di Entrèves-, il valore limite negli ultimi anni è rispettato, pur evidenziando ancora quantitativi molto prossimi a 40µg/m3.

Nel 2014, nell’ottica della razionalizzazione della Rete di monitoraggio della qualità dell’aria, e a fronte di una serie storica di valori ampiamente sotto quelli limite, sono state disattivate le stazioni di Etroubles e Morgex.

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Figura 46 - Serie storica relativa alle medie annue nelle stazioni cittadine di Aosta e di Entrèves, Morgex e Donnas.

In tutti i siti del territorio regionale si evidenzia una lieve, ma continua, diminuzione della concentrazione di polveri in aria. In ogni sito i valori medi annuali sono ampiamente inferiori al valore limite pari a 40 µg/m3.

4.1.6 Paesaggio

4.1.6.1 Metodologia

L’analisi della componente paesaggistica del territorio interessato dal progetto è stata prioritariamente condotta attraverso la lettura e interpretazione delle seguenti fonti:  Carta dell’Assetto generale del PTP della Regione.  Carta dell’uso del suolo “Corine Land Cover” del 2004.  Carta dei vincoli (elaborata in sede del presente studio);  Strumenti di pianificazione territoriale vigenti;  Visione aerea estratta da Google Earth;  Fotografie panoramiche.

In relazione a quanto detto, sono state individuate e considerate le seguenti componenti significative e descrittive del contesto paesaggistico in cui si va ad operare: - tipologia del sito; - immagine; - naturalità.

L’analisi operata, a seconda della tipologia delle componenti, tiene conto degli elementi più significativi e caratteristici dal punto di vista paesaggistico; seguendo lo schema illustrato dalla tabella seguente, ciascuna delle componenti è stata verificata, considerando alcuni parametri, caratterizzati attraverso la valutazione di appositi “indicatori”, al fine di attribuire al sito un valore di “qualità paesaggistica”.

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VALUTAZIONE DELLE COMPONENTI PAESAGGISTICHE VALORE INDICATORI COMPONENTI PARAMETRI BASSO MEDIO ALTO residenziale/produttivo/ ATTUALE UTILIZZO agricolo/naturale naturale/incolto fruitivo TIPOLOGIA DEL SITO ACCESSIBILITÀ facile media difficoltosa FREQUENTAZIONE scarsa media numerosa PERCEZIONE VISIVA ravvicinata da media distanza da lunghe distanze IMMAGINE SINGOLARITÀ nella media particolare unica INTEGRITÀ molto compromessa mediamente compromessa totale BIODIVERSITÀ nella media particolare di pregio NATURALITÀ’ SINGOLARITÀ nella media rara unica INTEGRITÀ molto compromessa mediamente compromessa totale Tabella 11 - Schema di analisi delle componenti paesaggistiche.

4.1.6.2 Analisi del contesto paesaggistico dell’area di intervento

Nell’ambito di questo paragrafo sono stati analizzati gli aspetti paesaggistici del contesto in cui si colloca l’area in esame, con particolare attenzione alla zona delle cascate del torrente Lenteney, oggetto principale su cui verte la possibile criticità determinata dalla variazione dei rilasci del DMV da parte dell’impianto idroelettrico della BKW, al fine di valutare nello specifico le potenziali interferenze sulla percezione visiva del sito di particolare interesse paesaggistico.

Al fine di caratterizzare l’area dal punto di vista paesaggistico è stato fatto riferimento alla classificazione operata dalle principali fonti ufficiali, ovvero gli elaborati del PTP della Regione. L’analisi di caratterizzazione dell’area è stata supportata inoltre da specifici momenti di sopralluogo in sito.

Come già visto nell’ambito del capitolo relativo agli strumenti di pianificazione vigenti, il Piano Territoriale Paesistico regionale colloca il contesto vasto in cui ricade l’area di interesse all’interno dei seguenti sistemi di paesaggio:  Sistema dei pascoli: ambiti prevalentemente localizzati sul versante orografico sinistro, interessati, anche se non esclusivamente, dalle attività inerenti alla conduzione degli alpeggi e dalle relative infrastrutture;  Sistema boschivo: ambiti localizzati prevalentemente sul versante orografico destro, costituiti anche se non esclusivamente, dai boschi e dalle foreste, nonché dalle attività ad essi collegate, incluse le aree non coperte da boschi, ma funzionalmente, ecologicamente o paesisticamente connesse;  Sistema fluviale: inerente la fascia lungo l’asta del fiume Dora Baltea.

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ZONA DI INTERESSE

ZONA DI INTERESSE

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ZONA DI INTERESSE

Figura 47 - Estratti dalle tavole del PTP.

La Carta della Disciplina di uso e valorizzazione del PTP segnala inoltre la zona delle cascate del Lenteney tra le “Aree di specifico interesse”, lambita da “Percorsi storici”.

ZONA DI INTERESSE

Figura 48 - Localizzazione su foto aerea dell’area di interesse in cui sono identificabili i principali sistemi di caratterizzazione paesaggistica: boschivo, pascoli, asta fluviale.

Dal punto di vista paesaggistico, l’area di La Salle è inserita nell’Unità Locale 3 del PTP insieme a Morgex; l’unità, come evidenzia la foto aerea di Figura 48, è caratterizzata da tratti di fondovalle terrazzati, ampi e pianeggianti sulla sponda sinistra, con insediamenti urbani sparsi e vie di comunicazione principali (strada statale e autostrada) paralleli all’asta fluviale; versanti e valloni di alta quota incombenti sulla sponda destra, occupati da fitti boschi, localmente insediati.

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Il sistema boschivo è la componente maggiormente caratterizzante il contesto comunale: i boschi infatti coprono una parte molto estesa del territorio di La Salle, soprattutto sulla destra orografica, dall’asta della Dora Baltea fino alle quote più elevate.

Sopra il borgo di Derby, fino al torrente Lenteney si estende la grande foresta che prende il nome dalla frazione; dopo il torrente, iniziano i boschi di Monfalcon, di Lazey, di La Joux, di La Haut, del monte Gonléi, di Plan-Agés, di Plan-Rançon, di Bou-di-ban, e altri ancora. Sulla sinistra orografica, invece, troviamo i boschi di Charvaz, del Colle di Bard, di Planaval, che racchiudono ampie radure pascolive.

Alle quote più basse, il bosco ceduo è ricco di betulle, pioppi tremoli, frassini e soprattutto ontani; salendo di quota dominano le conifere, soprattutto abeti, larici e pini cembri, mentre i pini silvestri sono presenti in quantità limitata nelle zone più aride e soleggiate.

La zona della cascata del torrente Lenteney rientra quasi esclusivamente nel Sistema boschivo, con un ingresso nel Sistema fluviale in prossimità della confluenza del torrente nella Dora Baltea. Il versante boscato in cui è inserita, con esposizione nord-est, presenta le tipiche caratteristiche vegetazionali del bosco ceduo del territorio alpino compreso tra gli 800 e i 1000 m di quota, prima descritto, con differenziazioni cromatiche evidenti, stagionalmente, per la differenziazione tipologica compositiva.

L’aspetto paesaggistico, costituito dalla copertura compatta di latifoglie, è piuttosto uniforme; in tale ambiente il torrente Lenteney, che precipita a valle con diversi salti di cascata, è elemento di spicco, nonché attrattivo dal punto di vista visivo. La zona infatti, costeggiata in quel tratto dalla Strada Statale che corre parallela al fiume, è facilmente visibile anche dal transito automobilistico veloce lungo la viabilità principale.

VILLAIR

2 1

3

Figura 49 - Localizzazione su foto aerea degli scatti fotografici illustrativi della zona delle cascate del torrente Lenteney.

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Foto 1 - Vista sulla cascata dalla strada statale 26 (ottobre 2015).

Foto 2 - Vista sulla cascata dal ponte verso frazione Foto 3 - Vista dal ponticello sulla cascata in Lenteney (ottobre 2015). direzione dell’abitato di Villair (ottobre 2015).

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Dalla Strada Statale 26 un ponte in pietra attraversa la Dora Baltea in corrispondenza della confluenza per raggiungere la frazione Lenteney.

Una cinquantina di metri sopra la confluenza, un vecchio ponticello in pietra attraversa la cascata e, nei periodi in cui si sciolgono le nevi o durante i grossi temporali, sparisce inghiottito e soffocato dalla schiuma polverosa dell’acqua che cade; dal ponticello un impervio sentiero si inerpica a lato del torrente, offrendo scorci panoramici sulla valle e sulla cascata.

Altro punto di vista privilegiato per cogliere la bellezza della cascata nella sua interezza è l’abitato di Villair, posizionato frontalmente, sull’orlo di terrazzo che sovrasta la Dora.

Nella classificazione del sistema Corine Land Cover, la zona interessa invece i seguenti ambiti:  2.4.3. Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti;  3.1.1. Boschi di latifoglie;  3.1.2. Boschi di conifere;  3.2.4. Aree a vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione.

2.4.3

3.1.2

3.1.1

3.2.4

Figura 50 - Ambiti interessati nel sistema di classificazione Corine Land Cover.

In sintesi, per l’attribuzione del valore di “qualità paesaggistica”, si è proceduto con la valutazione degli “indicatori”, in riferimento alla precedente Tabella 11.

COMPONENTI PARAMETRI INDICATORI ATTUALE UTILIZZO naturale/incolto TIPOLOGIA DEL SITO ACCESSIBILITÀ facile FREQUENTAZIONE media PERCEZIONE VISIVA da lunghe distanze IMMAGINE SINGOLARITÀ particolare INTEGRITÀ totale

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COMPONENTI PARAMETRI INDICATORI BIODIVERSITÀ particolare NATURALITÀ’ SINGOLARITÀ rara INTEGRITÀ totale Tabella 12 – Analisi delle componenti paesaggistiche.

Il valore della qualità visiva delle immagini nel loro complesso può essere ritenuto medio-elevato sull’intero ambito considerato, grazie alle spiccate caratteristiche alpine del contesto, percepibili da lunghe distanze e poco alterate nella loro naturalità.

4.1.7 Aspetti socio economici

Le componenti dell’uso sociale e produttivo della zona esaminata, potenzialmente interessate dalla variante richiesta, sono considerate con riferimento agli aspetti relativi alle potenzialità turistico-ricreative dell’area limitrofa ed alle ricadute sociali, occupazionali ed economiche sul territorio comunale.

Come sottolineato in precedenza, dal punto di vista amministrativo gli impianti, oggetto della proposta di variante, interessano il territorio del Comune di La Salle, località posta a 1.000 metri di altitudine all’imbocco della Valdigne, parte superiore della Valle d’Aosta. Il territorio comunale è percorso dalla Dora Baltea ed è dominato dal Monte Paramont (3.300 m s.l.m.) a sud e da la Grande Rochère (3.326 m s.l.m.) a nord.

Il Comune conta numerose frazioni e nuclei abitati, collocati principalmente sul versante soleggiato del solco vallivo principale.

La Salle dista 22 km dal confine francese (Traforo del Monte Bianco) e 27 km da Aosta. I collegamenti con il capoluogo regionale, con la Francia ed il Piemonte sono assicurati dall’autostrada A5 (uscita più vicina Morgex), dalla Strada Statale 26 della Valle d’Aosta, dalla linea ferroviaria Aosta-Pré-Saint-Didier (stazioni di Derby e La Salle). Una capillare rete viaria locale collega i diversi nuclei abitati del Comune.

L’andamento demografico del Comune è caratterizzato da una notevole riduzione della popolazione residente dagli anni ’50 agli anni ’70 del Novecento, cui è seguita, nell’ultimo trentennio, un’importante ripresa demografica che ha consentito di superare i 2.000 residenti.

L'economia locale è prevalentemente basata sul turismo, estivo e invernale. Importanti anche l'artigianato e l'agricoltura, in particolar modo le vigne da cui si produce il Blanc de Morgex et di La Salle, ottenute con un vitigno autoctono, il Prié Blanc.

5. DESCRIZIONE DEI PROBABILI IMPATTI RILEVANTI

5.1 Individuazione e valutazione degli impatti potenziali: analisi della compatibilità ambientale

Attraverso la presente analisi si è cercato di prevedere e documentare le eventuali modificazioni del livello di qualità delle singole componenti ambientali in seguito alla variante di concessione proposta. Tale variazione non necessita di alcun intervento di adeguamento delle opere costituenti gli impianti La Salle I e II, pertanto non è previsto nessun cantiere. Stante ciò, nelle valutazioni relative ai possibili impatti determinati, non è stata presa in considerazione la fase di cantiere. Gli effetti sull’ambiente sono stati valutati, quindi, con riferimento alle sole modificazioni ambientali permanenti,

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ovvero alla fase di esercizio (funzionamento dell’impianto).

A conclusione delle analisi effettuate è stata riportata una matrice che sintetizza gli impatti potenziali che si esplicano sui diversi comparti ambientali.

5.1.1 Metodologia

La valutazione degli impatti è stata effettuata per ogni componente utilizzando delle matrici “azioni di progetto/ricettore”. Nella matrice finale sono quindi individuati gli impatti derivanti dalla realizzazione degli interventi previsti dal progetto ed è sinteticamente valutata la modificazione del livello di qualità delle diverse componenti ambientali in relazione alle potenziali interferenze.

La classificazione degli impatti adottata sintetizza, come illustrato dalla tabella seguente, la valutazione di tre diversi parametri e precisamente: • il livello di incidenza (lieve/rilevante) degli impatti che è dato dalle dimensioni dei dominî di interferenza dell’opera in progetto; tale “livello di incidenza” deriva dalla stima degli aspetti quantitativi caratteristici delle diverse componenti ambientali con cui interferiscono le singole azioni di progetto. Ad esempio con questo parametro di valutazione si sottintende l’entità delle superfici interessate dalla sottrazione diretta di vegetazione spontanea, oppure il numero di recettori dell’impatto acustico, …; • la durata del periodo (breve termine/lungo termine) durante il quale gli impatti vengono esercitati dalle diverse azioni di progetto e la reversibilità degli effetti stessi (reversibile/non reversibile). Si considerano irreversibili gli impatti di cui non si pensa prevedibile un annullamento dell'incidenza. Si ritengono reversibili a breve e lungo termine gli impatti che possono essere completamente riassorbiti dal contesto ambientale in un periodo rispettivamente inferiore e superiore a 5 anni. Durata e Reversibilità Reversibile a lungo Reversibile a breve Livello di incidenza Irreversibile termine termine Molto rilevante 6 5 4 Rilevante 5 3 2 Lieve 4 2 1 Assente/non significativo 0 0 0 Tabella 13 - Definizione dei livelli di impatto.

• la classe di qualità delle entità interferite, valore puramente indicativo - da 1 a 3 - definito attraverso la scelta e la pesatura degli elementi caratteristici e significativi di ogni singola componente.

0 Assenza di incidenza 1 Incidenza lieve / reversibili / breve termine Incidenza rilevante / reversibili / breve termine 2 Incidenza lieve / reversibili / lungo termine 3 Incidenza rilevante / reversibili / lungo termine Incidenza molto rilevante / reversibili / breve termine 4 Incidenza lieve / irreversibili Incidenza molto rilevante / reversibili / lungo termine 5 Incidenza rilevante / irreversibili 6 Incidenza molto rilevante / irreversibili Tabella 35 - Scala di valutazione di intensità degli impatti.

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La maggiore o minore correlazione tra il “peso” delle azioni di progetto e la “qualità” delle entità interferite consente di definire la scala per la valutazione degli impatti: nel seguente schema vengono definiti quattro livelli finali di impatto: nullo, basso, medio, alto, che sono il risultato di tutte le combinazioni possibili che scaturiscono dal prodotto Classe di impatto x Classe di qualità ambientale.

Livelli di impatto Qualità ambientale delle 0 1 2 3 4 5 6 entità interferite 1 - Bassa 0 1 2 3 4 5 6 2 - Media 0 2 4 6 8 10 12 3 - Elevata 0 3 6 9 12 15 18

N impatto Nullo B impatto Basso M impatto Medio A impatto Alto Tabella 14 - Scala per la valutazione degli impatti.

Gli impatti si considerano bassi quando gli effetti perturbatori alterano, per durate limitate, in modo reversibile e a livello locale, la qualità ambientale post-operam.

Gli impatti si ritengono medi quando gli effetti perturbatori presentano caratteristiche di singolarità.

Gli impatti si considerano alti quando esprimono pericolo di anomale trasformazioni del territorio con implicazioni di rischio tali da generare situazioni di criticità ambientale di tipo straordinario.

Gli impatti sono, invece, considerati positivi quando gli effetti migliorano la qualità ambientale post-operam.

Tale metodologia è stata applicata a ciascuna delle componenti ambientali per le quali è stata valutata l’interferenza con le opere in progetto.

5.1.2 Suolo, sottosuolo e acque sotterranee

In ambiente montano di alta quota, come nel caso in esame, dal punto di vista geologico-geomorfologico, la principale problematica da valutare è connessa alla possibilità di favorire con gli scavi, necessari per l’interramento dei manufatti, l’innesco di dissesti di versante o l’attivazione di fenomeni pregressi.

Considerata la natura della modifica proposta, che non prevede la realizzazione di alcuna opera, però, lo stato attuale geologico, geomorfologico e di dissesto idrogeologico non viene in alcun modo modificato dalla variazione di regime idrologico proposta, di entità ininfluente sui processi morfodinamici in atto e potenziali.

L’impatto viene pertanto valutato nullo.

5.1.3 Acque superficiali

Oggetto della presente valutazione è la proposta di una nuova regola operativa del rilascio “ambientale” a valle dell’opera di presa degli impianti La Salle I e La Salle II, ed il relativo adeguamento dei parametri di concessione, con modalità concordate con la Regione Autonoma Valle d’Aosta.

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Dal punto di vista quantitativo il deflusso residuo in alveo risulta in linea con quanto richiesto dal PTA e ottimizzato per soddisfare i vincoli evidenziati dalla Regione (tutela paesaggistica della cascata, soddisfacimento delle utenze irrigue di valle).

Le portate presenti in alveo sono mediamente superiori a quelle del periodo pregresso (in cui l’impianto era gestito da un soggetto terzo), per cui la nuova modalità di rilascio dovrebbe produrre un impatto positivo in termini di naturalità del corpo idrico e sostegno dei processi ecologici e autodepurativi.

Nel periodo tardo primaverile - estivo (maggio - settembre), il rilascio viene variato tra le ore diurne e notturne, per ricercare un adeguato compromesso tra le esigenze di produzione idroelettrica e quelle di tutela paesaggistica della cascata.

È stato valutato se tale variazione possa potenzialmente provocare condizioni di stress per il corpo idrico, analoghe a quelle conseguenti a effetti di hydro-peaking.

Occorre innanzitutto considerare come le variazioni di portata non siano frequenti e ripetute durante il giorno, ma stabili su un arco temporale relativamente lungo (12 ore). La portata “di base”, inoltre, non è eccessivamente inferiore a quella di “picco” (come avviene tipicamente per hydro-peaking connesso a regolazioni operate da impianti idroelettrici, dove la differenza può essere anche di un ordine di grandezza), ma pari in media a circa il 50% di quest’ultima. Entrambi gli elementi sono indicativi di una verosimile modesta incidenza delle variazioni di rilascio sull’assetto ecologico del torrente.

Per un’analisi di maggiore dettaglio sono stati considerati i parametri idraulico-strutturali (velocità, altezza d’acqua, larghezza della sezione bagnata) che caratterizzano l’idrodinamica locale e la conseguente disponibilità di habitat e adeguatezza della sezione di deflusso.

Si è fatto riferimento alla sezione di monitoraggio posta a valle della presa, già strumentata per il monitoraggio delle portate nel corso della sperimentazione, considerandola rappresentativa del tratto sotteso. Per questa sezione è disponibile una scala di deflusso determinata sperimentalmente e calibrata nel corso del triennio di monitoraggio.

In funzione di essa sono stati valutati i parametri idraulico-strutturali in quattro diverse condizioni di rilascio, rappresentative della modulazione proposta; i risultati sono sintetizzati in Tabella 15. Per maggiori dettagli in merito alla geometria della sezione considerata e alle modalità di determinazione della scala di deflusso si rimanda alla relazione tecnica già citata contenente i risultati delle analisi idrologiche.

Si osserva come, a fronte di una riduzione variabile tra il 31% e il 63% della portata, le differenze nei parametri idraulico-strutturali siano più contenute, pari in media a circa il 15% sulle altezze d’acqua, 30% sulle velocità medie, 21% sulla larghezza bagnata. I valori assoluti relativi alla condizione “di base” inoltre appaiono del tutto idonei al mantenimento di un adeguato stato di qualità delle acque. Si conclude pertanto che la variazione delle portate rilasciate tra le ore diurne e notturne avvenga con modalità tali da non creare un impatto significativo sull’assetto ecologico del corpo idrico.

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altezza Area Raggio portata velocità Larghezza mese fascia oraria d’acqua bagnata idraulico Q [m3/s] v [m/s] L [m] y [m] A [m2] R [m] 7-19 1,000 0,528 1,87 0,534 0,228 7,85 1-31 lug 19-7 0,500 0,460 1,39 0,361 0,205 6,45 7-19 0,640 0,481 1,53 0,419 0,212 6,88 1-15 ago 19-7 0,240 0,384 0,95 0,251 0,185 4,89 7-19 0,500 0,460 1,39 0,361 0,205 6,45 16-31 ago 19-7 0,240 0,384 0,95 0,251 0,185 4,89 7-19 0,350 0,420 1,14 0,306 0,194 5,63 16-30 set 19-7 0,240 0,384 0,95 0,251 0,185 4,89 Tabella 15 - Variazione dei parametri idrodinamici tra le portate di “base” e di “picco”.

Per quanto riguarda gli aspetti qualitativi, si ritiene che la proposta in studio (nuova regola operativa di rilascio) non possa incidere in alcun modo sulle caratteristiche chimico-fisiche e ambientali del corso d’acqua, comportando anzi al limite un miglioramento dello stato ecologico dovuto alla presenza di un maggiore deflusso rispetto al periodo pregresso.

Poiché la classificazione del livello di qualità ecologica del torrente, riferibile a indagini condotte nel periodo ante-sperimentazione, fornisce già un giudizio di qualità “buono” (“elevato” per le componenti fisico-chimiche e diatomiche) si ritiene che quanto proposto non ostacoli in alcun modo il raggiungimento degli obiettivi di qualità definiti per il torrente Lenteney.

In conclusione pertanto l’impatto complessivo valutato sulla componente “acque superficiali” è da ritenersi positivo.

5.1.4 Flora-vegetazione, fauna ed ecosistemi

La natura dell’attività, non prevedendo alcun tipo d’intervento, si esplica esclusivamente nei confronti della componente ecosistemica legata all’ambiente acquatico costituito dal t. Lenteney.

Poiché le variazioni introdotte, a fronte di prelievi non troppo dissimili dagli attuali, prevedono per contro rilasci molto maggiori e soprattutto modulati al fine di ricreare maggiormente un regime naturale, esse possono essere considerate ad impatto nullo.

5.1.5 Rumore

5.1.5.1 Impatto acustico dell’opera in fase di esercizio

La natura della variazione richiesta, non prevedendo alcun tipo d’intervento, non presume al contempo alcuna variazione di rumore tra lo stato attuale e quello post intervento: l’impatto è valutato nullo.

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5.1.5.2 Analisi dell’impatto acustico generato nella fase di realizzazione

Al fine della messa in atto della variazione del regime dei rilasci, non è prevista la realizzazione o la modifica di alcuna opera costituente gli impianti, pertanto non ci sarà alcun tipo di impatto (nullo).

5.1.6 Atmosfera

L’inquinamento sulla componente atmosfera viene ricondotto essenzialmente a due tipologie emissive, ovvero emissioni da processi di lavoro ed emissioni da motori, prodotti dalle attività di cantiere. L’assenza di quest’ultimo si traduce, a sua volta, nella non emissione di polveri, fumi e sostanze gassose.

Trattandosi, infatti, di una variante non sostanziale, in cui il nuovo regime di prelievi e rilasci avviene senza eseguire alcun intervento sull’impianto e la quantità d’acqua già prelevata non varia significativamente, non si prevedono impatti di alcuna entità sull’ambiente circostante.

L’impatto sulla componente atmosfera in fase di esercizio è da considerarsi nullo.

5.1.7 Paesaggio

Le valutazioni finali derivano dall’incrocio tra lo stato di “Qualità paesaggistica” attuale dei siti di intervento ed il livello di impatto delle azioni in progetto, calcolati secondo la metodologia illustrata nel paragrafo precedente.

Il tema della variazione dell’aspetto paesaggistico delle cascate di Lenteney, riconosciute come elemento di attrazione turistica legato al valore naturalistico intrinseco nonché, per lo stesso motivo, tutelate dalla normativa di settore, è stato ampiamente considerato nell’ambito dello studio della proposta operativa di rilascio del DMV da parte della Società BKW.

Come già riportato in precedenza, i valori e le modalità di rilascio del DMV, concordati con la Regione VdA (Assessorato Opere Pubbliche, Difesa del Suolo e Edilizia Residenziale Pubblica), sono stati oggetto di sperimentazione per un periodo di tre anni (2012-2014), che ha comportato il monitoraggio sia dal punto di vista quantitativo della risorsa, sia dal punto di vista dell’effetto legato alla percezione visiva della cascata.

Il monitoraggio visivo è stato effettuato tramite l’installazione di una fotocamera in località Villair, posta frontalmente alla cascata e dalla quale, come anzi detto è possibile visualizzare la cascata nell’insieme dei diversi salti. La fotocamera ha effettuato giornalmente riprese fotografiche con cadenza oraria tra le 7.00 e le 19.00, consentendo di raccogliere nel triennio un fitto dossier d’immagini rappresentative delle differenze visive generate dai diversi rilasci di portata in alveo (esempio nella figura seguente).

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Figura 51 - Aspetto della cascata in corrispondenza di differenti condizioni di deflusso: risultati della sperimentazione.

La sperimentazione ha evidenziato che nella fase corrispondente a rilasci intorno ai 200 l/s la cascata perde parte del proprio valore scenico; tale situazione si genera normalmente nel periodo autunnale-invernale, ovvero periodo di scarsa frequentazione turistica, nel quale la percezione della cascata è spesso mascherata dalla presenza della neve, in un contesto per lo più buio, in quanto in ombra per la maggior parte del giorno. Si può osservare invece come, nel periodo compreso tra maggio e metà settembre, quando i rilasci si aggirano intorno a valori di portata pari a 300-400 l/s, la cascata mantenga un buon aspetto, raggiungendo momenti di spettacolarità con punte di rilasci maggiori (600-900 l/s), effettuati all’apice del periodo turistico estivo dei mesi di luglio e agosto.

La variazione del livello in alveo genererà, invece, variazioni trascurabili sotto l’aspetto visivo sulla vegetazione ripariale e dell’alveo bagnato.

Sotto il profilo paesaggistico, quindi, anche in considerazione dell’assenza di una fase di cantiere, la variazione del regime di prelievi e rilasci qui proposta non può che comportare un impatto positivo.

5.1.8 Aspetti socio-economici

Riguardo specificamente la modifica dei parametri di concessione richiesti in variante, poiché tale variazione è volta al mantenimento dell’effetto paesaggistico delle cascate del t. Lenteney, che costituiscono

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indubbiamente la principale attrattiva turistica della zona, l’impatto sul tessuto socio-economico locale non potrà che essere positivo.

6. PROPOSTE MITIGATIVE E COMPENSATIVE DEGLI IMPATTI INDIVIDUATI

In considerazione delle conclusioni relative agli impatti attesi sulle diversi componenti costituenti l’ambiente interferito dalla variante dei parametri di concessione oggetto della presente relazione, che evidenziano per lo più impatti nulli o positivi, non si ritiene siano da porre in atto ulteriori mitigazioni oltre al rilascio maggiorato già previsto. BKW si impegna comunque a mantenere attivi sia i misuratori di portata installati all’opera di presa, sia la fotocamera per le riprese fotografiche della cascata.

7. ANALISI COSTI-BENEFICI DEL PROGETTO

La variante in esame ha lo scopo di garantire il corretto ammontare della modulazione del DMV ai fini paesaggistico-ambientali, nonché risolvere le problematiche interpretative dei disciplinari di subconcessione legate ai quantitativi d'acqua derivabili e di quelli utilizzabili a scopo idroelettrico.

Non essendo previsti interventi o lavori di adeguamento delle opere esistenti, non sono stati valutati costi, mentre i benefici della variante richiesta, sono riscontrabili a livello paesistico-ambientale, determinandosi un rilascio che ne garantisce la tutela.

8. MISURE PREVISTE PER IL MONITORAGGIO

In relazione alla variante prevista, ARPA valle d’Aosta, nell’ambito della procedura di verifica di assoggettabilità alla VIA, ha richiesto che venga effettuato un apposito monitoraggio delle componenti idromorfologiche nei tratti sottesi in almeno quattro diverse condizioni di portata: tale monitoraggio risulta tuttora in corso. Inoltre, come specificato in precedenza, verranno mantenuti attivi i misuratori di portata e la fotocamera.

9. RIASSUNTO NON TECNICO

Per la sintesi non tecnica dei risultati delle elaborazioni, descritte ed analizzate nei paragrafi precedenti si rimanda all’elaborato 3 Sintesi non tecnica (3143-02-00200.docx).

10. BIBLIOGRAFIA

- AA.VV. - 1997. I Tipi forestali del Piemonte. Regione Piemonte - Assessorato Economia Montana e Foreste - Arnold, Burton, 1985. Giuda dei rettili e degli anfibi d’Europa. - Corbet, Ovenden, 1985. Guida dei mammiferi d’Europa. - Direttiva 92/43/CEE del 21/5/1992 e s.m.i.: Conservazione degli habitat naturali e seminaturali della flora e della fauna selvatiche. - Peterson, Mountfort, Hollom, 1985. Guida degli uccelli d’Europa. - Torino Pignatti S. - 1982. Flora d’Italia - Edagricole

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ALLEGATO 1 – Stralci planimetrici edifici centrali La Salle I e II

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