REGIONE AUTONOMA DELLA VALLE D’

COMUNITÀ MONTANA VALDIGNE

DEPURAZIONE DELLE ACQUE REFLUE COMPRENSORIALI IN COMUNE DI LA SALLE A SERVIZIO DELLA COMUNITÀ MONTANA VALDIGNE – MONT BLANC

LAVORI DI COSTRUZIONE DELL’IMPIANTO DI DEPURAZIONE

PROGETTO PRELIMINARE

RELAZIONE TECNICA

ZIMATEC STUDIO ASSOCIATO DI INGEGNERIA

Sede legale: Via Bramafam 26 - 11100 AOSTA Sede operativa: Corso Ferrucci 77/10 - 10138 TORINO Tel. 011/4308888 - 4342254 - FAX 011/4331583 E-mail [email protected]

PROGETTAZIONE GENERALE Dott. Ing. Luciano ZIVIANI

PROGETTAZIONE SPECIALISTICA Dott. Ing. Flavio RE

AGGIORNAMENTO LUGLIO 2011 FEBBRAIO 2011

COD. REV. DATA REDATTO VERIFICATO APPROVATO II.17.PP.RT 0 01/2004 PM PM LZ/FR II.434.PP.RT 1 01/2011 PM PM LZ/FR II.434.PP.RT 2 07/2011 PM PM LZ/FR

Zimatec Studio Associato 1

INDICE

1. PREMESSA ...... 2 2. QUADRO DELLE ESIGENZE DA SODDISFARE ...... 6 3. DIMENSIONAMENTO DELL’IMPIANTO ...... 11 4. ACCERTAMENTO DELLA NORMATIVA APPLICABILE ...... 51 5. CONFORMITÀ DEL PROGETTO ALLE NORMATIVE TECNICHE APPLICABILI ...... 63 6. VINCOLI DI LEGGE RELATIVI AL CONTESTO IN CUI L’INTERVENTO È PREVISTO...... 63 7. DESCRIZIONE GENERALE DELL’IMPIANTO ...... 64 8. INSERIMENTO LAVORI NEL TERRITORIO ...... 83 9. PROGRAMMA CRONOLOGICO DEI LAVORI ...... 86 10. DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA ...... 88 ALLEGATO 1 ...... 89

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1. PREMESSA

1.1. GENERALITÀ

La presente relazione viene redatta a corredo dell’aggiornamento del progetto preliminare dell’impianto di depurazione per acque reflue al servizio della Comunità Montana Valdigne Mont-Blanc, approvato dal Consiglio della Comunità Montana con provvedimento n° 4 del 5.05.2005.

La realizzazione dell’opera si inserisce nell’ambito della programmazione regionale, e specificatamente viene prevista dal programma operativo, redatto dal Dipartimento difesa del suolo e risorse idriche dell’Assessorato Opere pubbliche, difesa del suolo e edilizia residenziale pubblica, di concerto con il BIM, previsto con la Deliberazione di Giunta Regionale n. 3586 del 4 dicembre 2009 “ Approvazione del programma pluriennale degli interventi nel settore dei servizi idrici di cui all’art.3 della L.R. 13/2008.

Infatti, richiamati la legge regionale 8 settembre 1999, n. 27: “Disciplina dell’organizzazione del servizio idrico integrato”, il piano regionale di tutela delle acque (PTA) approvato con deliberazione del Consiglio Regionale n. 1788/XII dell’8 febbraio 2006, ove si evidenzia la necessità di dotare i comprensori valdostani ancora sprovvisti di impianti di depurazione di tipo biologico, e l’art. 3, comma 1, lettera a) della legge regionale 18 aprile 2008, n. 13, recante “Disposizioni per l’avvio del servizio idrico integrato e il finanziamento del programma pluriennale di interventi nel settore dei servizi idrici”, il suddetto programma operativo, e il 1° Piano operativo triennale di cui all’art.4 della medesima legge”, comprende il completamento delle progettazioni non ancora ultimate e l’acquisizione delle aree necessarie alla realizzazione dell’impianto di depurazione al servizio della comunità Montana Valdigne Mont Blanc e il completamento dei collettori fognari comprensoriali.

La Comunità Montana, dal 2000 ad oggi ha attuato le seguenti fasi: ______Comunità Montana Valdigne-Mont Blanc Impianto di depurazione delle acque reflue comprensoriali in Comune di La Salle Progetto Preliminare - Relazione tecnica Zimatec Studio Associato 3

- Studio comparativo per la valutazione della fattibilità tecnico-economica della realizzazione di un impianto di depurazione delle acque reflue a servizio della Comunità Montana Valdigne –Mont Blanc in tre siti distinti localizzati in territorio del Comune di La Salle – redatto dalla Zimatec S.r.l. nel dicembre 2000, sulla base di incarico di consulenza con deliberazione del Consiglio dei Sindaci della Comunità Montana Valdigne – Mont Blanc n. 95 del 29/08/2000 e approvato con deliberazione n. 5/01 del 08/01/2001;

- Documento preliminare all’avvio della progettazione dell’impianto di depurazione, redatto ai sensi dell’Art. 15, Commi 4, 5 e 6 del DPR 21 dicembre 1999, n. 554 “Regolamento di attuazione della legge quadro in materia di lavori pubblici 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modificazioni” commissionato alla Zimatec S.r.l. con deliberazione del Consiglio dei Sindaci della C. M. Valdigne – Mont Blanc n. 68/01 del 11/07/2001 e predisposto nel settembre 2001;

- Progetto preliminare dell’impianto di depurazione in loc. Le Champ di Derby, Comune di La Salle, affidato a seguito di avviso di istruttoria approvata con delibera del Consiglio dei Sindaci n. 101/02 del 19/12/2002 al Raggruppamento Ing. L. Ziviani e Ing. F. Re dello Studio Associato Zimatec e Dott. Geol. P. Castello con delibera del Consiglio dei Sindaci n. 23/03 del 21/03/2003; il progetto preliminare è stato presentato in data 29.01.2004, approvato con deliberazione del Consiglio dei Sindaci della C. M. Valdigne – Mont Blanc n. 04/05 del 5 maggio 2005;

- Studio di impatto ambientale relativo al progetto preliminare per la realizzazione dell’impianto di depurazione comprensoriale delle acque reflue in Comune di la Salle, affidato con delibera del Consiglio dei Sindaci della C. M. Valdigne – Mont Blanc n. 69/03 del 20/08/2003 al Raggruppamento Ing. L. Ziviani, Ing. F. Re, Arch. P. Montagnino della Zimatec S.r.l., Dott. Geol. P. Castello e Dott. Agr. I. Cerise, che ha ottenuto approvazione positiva condizionata ai sensi della deliberazione della Giunta regionale della Valle d’Aosta n. 1407 del 9 maggio 2005, rinnovata con D.G.R. 2135 del 6 agosto 2010 con validità fino al 9 maggio 2015;

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Il presente progetto preliminare, che costituisce l’aggiornamento di quello approvato nel 2005, viene redatto in piena conformità con la suddetta programmazione ed è in sintonia con tutta la documentazione ad oggi approvata dalla stessa Comunità Montana.

Lo stesso contiene i criteri e le linee guida da seguire nella definizione degli interventi progettuali, al fine di garantire una progettazione informata, tra l’altro, a principi di minimizzazione dell’impegno di risorse naturali non rinnovabili, di massimo riutilizzo delle risorse naturali impegnate dall’intervento, di massima manutenibilità, durabilità dei materiali e dei componenti, sostituibilità degli elementi, compatibilità dei materiali ed agevole controllabilità delle prestazioni dell’intervento nel tempo.

Lo sviluppo progettuale è stato eseguito in modo da assicurare la piena compatibilità delle opere previste con il contesto territoriale in cui si colloca, sia per quanto riguarda la fase di costruzione, sia per la fase di gestione; tali aspetti rivestono particolare importanza, in quanto le esigenze che ne scaturiscono determinano l’adozione di particolari scelte progettuali, descritte in dettaglio nel seguito della presente relazione tecnica.

1.2. ASPETTI STORICI

L’obiettivo generale e prioritario dell’intervento è costituito dalla depurazione delle acque reflue prodotte sull’intero territorio della Comunità Montana Valdigne – Mont Blanc, che si traduce pertanto in un risanamento ambientale generale per l’intera risorsa idrica del territorio.

Per perseguire tale obiettivo, sin dall’inizio degli anni ’80 era stata individuata come soluzione ottimale la realizzazione di un unico presidio depurativo per tutti i Comuni appartenenti alla Comunità Valdigne – Mont Blanc.

Tale strategia di intervento è rimasta immutata, nonostante le numerose vicissitudini che si sono susseguite negli anni di fatto abbiano impedito l’effettiva costruzione dell’opera,

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in quanto la realizzazione di un impianto consortile rappresenta l’unico intervento in grado di fornire garanzie in termini di affidabilità, di migliore rapporto tra i benefici ed i costi globali di costruzione, manutenzione e gestione, e di efficienza in termini di rendimenti depurativi e, pertanto, di risanamento ambientale.

Nel 2000 la Comunità Montana Valdigne Mont Blanc è giunta alla determinazione di eseguire una ulteriore valutazione di ordine tecnico-economico e di inserimento ambientale, ed una comparazione tra tre siti ritenuti dalla Comunità stessa potenzialmente idonei per la localizzazione dell’impianto di depurazione.

Lo studio, redatto dalla Zimatec s.r.l nel dicembre 2000, ipotizzava l’inserimento dell’impianto su tre distinti siti: Equilivaz, Pont d’Equilivaz e Le Champ; sulla base delle analisi e delle argomentazioni riportate nello studio, è risultato come complessivamente più favorevole la soluzione con collocazione dell’impianto in località Le Champ,in Comune di La Salle, in un’area posta tra il tracciato della strada statale n° 26 della Valle d’Aosta e l’alveo della Dora Baltea.

Tale studio è stato approvato sia dalla Comunità Montana Valdigne Mont Blanc, con Delibera di Giunta della Comunità Montana n. 5 del 08/01/2001, sia del Comune di La Salle, con Deliberazione del Consiglio Comunale n. 11 del 27/03/2001.

Nel Settembre 2001, come sopra richiamato, è stato redatto il Documento Preliminare di Progettazione, ai sensi dell’Art. 15 del D.P.R. 21/12/1999, n° 554, che contiene e fissa tutti gli obiettivi e gli indirizzi che devono essere posti alla base delle successive fasi di progettazione, cui sono seguiti nel 2004 il progetto preliminare e lo studio di impatto ambientale, approvato con deliberazione della Giunta regionale della Valle d’Aosta n. 1407 del 9 maggio 2005 (rinnovata come sopra specificato con D.G.R. 2135 del 6 agosto 2010, con validità fino al 9 maggio 2015).

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2. QUADRO DELLE ESIGENZE DA SODDISFARE

L’impianto di depurazione che si intende realizzare dovrà soddisfare alcune esigenze dovute alle peculiarità specifiche dell’ambito territoriale in cui sarà inserito.

Come indicato nel Documento preliminare di progettazione, i Comuni di , La Thuile, Pre Saint Didier, e La Salle rappresentano un comprensorio a vocazione altamente turistica; l’estrema variabilità del numero di utenze da servire nei vari periodi dell’anno è pertanto il primo elemento da considerare attentamente per poter proporre una corretta configurazione impiantistica, che sia in grado di ottimizzare le risorse impegnate in relazione alle necessità di trattamento che si presentano nei vari periodi dell’anno.

L’impianto in progetto prevede l’adozione di un processo di depurazione biologica a biomassa sospesa; oltre alla potenzialità di progetto ed al dimensionamento delle varie fasi, anche le condizioni operative sono strettamente dipendenti dalla portata di reflui in ingresso, che può essere determinata sulla base di valutazioni circa la popolazione residente, la presenza di insediamenti produttivi i cui scarichi possono essere trattati per via biologica e le presenze turistiche, temporanee o fluttuanti.

Nel documento preliminare di progettazione si indica che, a fronte di una popolazione residente attuale pari a circa 8.500 abitanti residenti, ed in futuro stimabile in 10.500 abitanti residenti per l’anno 2030, un contributo determinato dalla presenza degli insediamenti produttivi di circa 2.000 abitanti equivalenti, si registra una presenza media annua di circa 18.200 unità, una presenza di punta media di circa 29.000 unità ed una presenza di punta massima di picco di circa 62.500 unità.

Sulla base di tali dati, la potenzialità dell’impianto nelle condizioni di bassa stagione, media stagione e in condizioni di punta media era stata fissata pari rispettivamente a 15.000, 30.000 e 45.000 abitanti equivalenti.

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Una ulteriore condizione operativa si registra inoltre nei periodi di massima punta di presenza turistica: se si considera che le presenze giornaliere nei fine settimana e nei periodi di punta possono registrare sensibili aumenti rispetto alle condizioni di punta media, si ritiene necessario prevedere una ulteriore condizione operativa in cui l’impianto garantisca una potenzialità di trattamento nelle condizioni di massima punta pari a 60.000 abitanti equivalenti.

Così come riportato all’articolo 31 delle norme di attuazione del Piano regionale di tutela delle acque, approvato con deliberazione del Consiglio regionale in. 1788/XII, del 8 febbraio 2006, per quanto concerne la disciplina dello scarico terminale dell’impianto, ferme restanti le disposizioni amministrative e procedurali fissate dalla Parte III del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, fino all’emanazione delle nuove disposizioni regionali, i limiti di accettabilità da rispettare sono quelli riportati nella tab. 3, dell’allegato 5, alla Parte III del citato d. lgs. n. 152/2006 fatte salve le deroghe previste dalla legge regionale 24 agosto 1982, n. 59 riferite ai parametri di Azoto ammoniacale, Azoto nitrico e Fosforo. E’ altresì obbligatorio il rispetto della tab. 1, del citato allegato 5 alla Parte III del d. lgs. n. 152/2006.

Ai sensi dell’articolo 16 delle citate norme di attuazione del Piano di tutela delle acque la Regione Valle d’Aosta ha dichiarato che non vi sono ad oggi aree sensibili ai sensi del citato d. lgs. n. 152/2006.

Un ultimo aspetto che determina la definizione di particolari scelte tecniche e di processo consiste nell’elevato tempo di detenzione dei liquami nei collettori di adduzione e nelle significative agitazioni e miscelazioni che si verificano in corrispondenza dei numerosi salti idrici lungo il tracciato dei collettori stessi; tali condizioni di moto dei liquami favoriscono fenomeni di frantumazione dei solidi e di incremento della frazione non sedimentabile.

Tali fattori, concomitanti alla variabilità del valore delle portate influenti, molto attenuata dalla costante presenza di acque parassite, proprio a causa dell’alta vocazione turistica dell’ambito territoriale servito, hanno determinato la scelta di processi ed

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apparecchiature particolarmente flessibili in fase gestionale ed efficienti nella rimozione degli inquinanti.

Dal punto di vista processistico, fermo restando la validità della metodologia di trattamento dei reflui per via biologica, per perseguire una efficienza di depurazione più elevata si sono sfruttati opportuni accorgimenti ed applicazioni tecnologiche, quali ad esempio la sedimentazione primaria su pacchi lamellari o l’installazione di griglie e gradini, mentre, coerentemente con quanto indicato nel Documento preliminare di progettazione del settembre 2001, e sentito anche il Committente e l’Amministrazione Regionale, non si sono adottate tecnologie particolari, quali sezioni di ossidazione biologica su biomassa adesa o altri sistemi complessi.

Quest’ultima scelta è dovuta alla presenza di condizioni particolarmente sfavorevoli per l’applicazione di tali tecnologie, quali:

- forte variabilità nel tempo dei flussi di liquami influente (da 15.000 a 60.000 abitanti equivalenti); - notevole presenza di acque bianche nel flusso di liquami da trattare: tale condizione non risulterà migliorabile in tempi brevi, in quanto necessita della realizzazione e del potenziamento del sistema di raccolta di tipo separato tra acque reflue, da inviare all’impianto, ed acque meteoriche, scaricabili direttamente; - estrema variabilità della temperatura ambientale, che comporta notevole variabilità di temperatura dei reflui in ingresso all’impianto.

Si è pertanto fatto riferimento a processi tradizionali, applicando però le tecnologie migliorative in grado di aumentare l’efficienza di depurazione, garantire la flessibilità e l’adattabilità dell’impianto alle varie condizioni operative e diminuire gli spazi necessari.

Il dimensionamento dell’impianto è stato inoltre sviluppato tenendo conto della campagna di misure di portata riferita ai collettori fognari condotta dalla Società Iseco

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nel periodo gennaio- aprile 2002, nonché della campagna di analisi eseguita dall’Arpa nel periodo tra le festività natalizie del 2001 e l’aprile 2002.

Le risultanze di tali campagne, riportate nel seguito, non hanno fatto altro che dimostrare l’estrema variabilità dei carichi con la stagionalità e il notevole carico idraulico determinato dalla presenza di una grande quantità di acque bianche.

Una ulteriore ed importante esigenza da soddisfare risulta essere l’inserimento dell’opera nel contesto ambientale, che determina la necessità di minimizzare gli spazi e di adottare particolari soluzioni tecniche che permettano di mantenere segregate le principali fasi di trattamento rispetto all’ambiente esterno.

La soluzione individuata prevede la realizzazione di due edifici chiusi, uno contenente le fasi dei pretrattamenti ed il trattamento fanghi e l’altro contenente il trattamento biologico, mentre i sedimentatori secondari sono previsti all’esterno.

Si ritiene che tale scelta, dal punto di vista architettonico e di inserimento ambientale, si riveli la più idonea anche in relazione ad esigenze tecniche di segregazione di spazi ed abbattimento di odori, oltre a garantire affidabilità e sicurezza nelle fasi operative e protezione contro il gelo.

L’impianto verrà pertanto ad essere costituito da tre sezioni distinte:

- l’edificio contenente le sezioni di sollevamento, i pretrattamenti, il trattamento primario ed il trattamento dei fanghi; - l’edificio contenente le vasche di ossidazione-nitrificazione-denitrificazione; - i sedimentatori secondari.

Relativamente alla fase di sedimentazione secondaria, essendo di fondamentale importanza garantire il più alto grado di affidabilità e garanzia di corretto funzionamento di tale sezione, in quanto le acque chiarificate vengono convogliate verso lo scarico dell’impianto, si è scelto di realizzare delle vasche di tipo circolare, che

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offrono le più alte garanzie di efficienza anche in condizioni operative particolari, quali l’elevata variabilità della portata in ingresso all’impianto.

Tale soluzione non è la più favorevole dal punto di vista dell’occupazione di spazio, ma l’adozione di opportuni accorgimenti, quali l’interramento completo delle vasche, minimizza in effetti l’impatto visivo finale, costituito in pratica da due specchi di acqua.

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3. DIMENSIONAMENTO DELL’IMPIANTO

3.1 POTENZIALITÀ DELL’IMPIANTO

- Popolazione residente

La Comunità Montana Valdigne – Mont Blanc presentava una popolazione residente nell’anno 1989 pari a 7.974 unità (Dati ISTAT); a distanza di 21 anni, la popolazione residente nell’anno 2010 è risultata pari a 8.784 unità (Dati ISTAT);e al 31 luglio 2010 l’evoluzione della distribuzione nei vari Comuni risulta essere la seguente:

Abitanti Abitanti Abitanti Comune residenti residenti residenti (Anno1989) (Anno 2002) (31/07/2010)

Courmayeur 2.891 2.976 2.870 La Salle 1.588 1.911 2.071 La Thuile 755 696 761 Morgex 1.782 1.912 2.091 Prè Saint Didier 958 991 991

TOTALE 7.974 8.524 8.784

L’incremento nel periodo analizzato della popolazione residente risulta pertanto essere pari a circa il 4,6%.

Considerando una vita utile pari a 30 anni, e stimando la popolazione futura mediante il metodo dell’incremento composto si ottiene:

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t Pi = P0(1 + r) , dove.

Pi = popolazione residente all’anno i-esimo;

P0 = popolazione residente all’anno 2010; r = tasso di incremento t = tempo ti – t0

Per il periodo 2010 – 2040 si ottiene pertanto:

P0 = 8.784 abitanti residenti; r = 0,642 % ; t = 30 anni; 30 P2040 = 8.784 (1 + 0,0046) = 10.080 abitanti residenti

Tale dato andrà confrontato, in fase di progettazione esecutiva, anche con quanto stabilito dai P.R.G.C. dei cinque Comuni della Comunità Montana in materia di popolazione insediabile; inoltre la formula dell’incremento composto non tiene conto della possibile variabilità legata a flussi migratori, peraltro difficilmente prevedibili e valutabili a medio termine, soprattutto verificando la dinamica delle immigrazioni odierne.

Per quanto riguarda la presenza di insediamenti produttivi i cui scarichi possono essere trattati per via biologica, non si registra nel bacino della Comunità Valdigne - Mont Blanc la presenza di attività di importanza tale da rappresentare un significativo contributo alla portata di reflui da trattare; una analisi della presenza di attività artigianali o di servizi dà origine ad una stima del carico inquinante valutabile in circa 2.000 abitanti equivalenti.

Gli insediamenti produttivi che determinano tale carico inquinante sono rappresentati principalmente da:

- Caseificio Cooperativa Valdigne di Morgex: 1.200 Ab.Eq;

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- Cave du Vin Blanc De Morgex e La Salle di Morgex: 600 Ab. Eq.; - Altre piccole attività distribuite sul territorio: 200 Ab. Eq.

- Popolazione fluttuante

I dati relativi alla presenza sul territorio di popolazione fluttuante sono difficilmente valutabili in maniera diretta, sia perché ai dati di presenza registrati in alberghi, campeggi e villaggi turistici devono essere sommate le presenze turistiche nelle abitazioni private, sia perché sono rilevanti i flussi turistici concentrati nei fine- settimana e in determinati specifici periodi di vacanza (periodo estivo, vacanze natalizie e pasquali).

Una stima di riferimento della entità della presenza totale di popolazione sul territorio della comunità Montana (residenti + fluttuanti) può essere eseguita analizzando i dati relativi ai quantitativi di rifiuti urbani raccolti e conferiti al Centro regionale di trattamento dei rifiuti urbani ed assimilati di Brissogne.

Dall’analisi dei dati relativi alla produzione dei rifiuti, forniti dalla Società VALECO S.p.A., incaricata della gestione del Centro di Brissogne, si può rilevare che la produzione media pro-capite di rifiuto urbano, riferita a tutto il territorio valdostano, può essere valutata in 0,9 kg/giorno persona (valore assunto come base di calcolo nel nuovo Piano Regionale di gestione dei rifiuti del 2002, approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 3188/XI del 15 aprile 2003).

Assumendo quindi come primo riferimento il criterio adottato nel nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti di considerare come contributo derivante dalla popolazione circa il 75 % del quantitativo totale di rifiuti prodotti dal comprensorio, si ha:

- la Comunità Montana Valdigne - Mont Blanc presenta una produzione annuale di rifiuti totali pari a 9.442,761 tonnellate (dato ufficiale anno 2009), pari a

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25.870 kg/giorno; calcolandone il 75% ed assumendone una produzione media pro-capite di 0,9 kg/giorno persona, si può stimare in circa 21.560 unità la presenza media di popolazione totale su base annua.

- Eseguendo le medesime considerazioni sulla base dei conferimenti di rifiuti registrati nel mese di punta di agosto, si evidenzia che l’entità dei conferimenti è risultata essere pari a 1.189,46 tonnellate, pari a circa 38.370 kg/giorno, corrispondenti ad una valore di presenza massima mensile di oltre 31.975 unità.

Sulla base di tali considerazioni si possono fare delle valutazioni di riferimento per stabilire le potenzialità di trattamento dell’impianto nelle varie condizioni di funzionamento.

A fronte di una popolazione residente attualmente pari a circa 8.784 unità ed in futuro stimabile in 10.080 unità nel 2040, ed un contributo dagli insediamenti produttivi di circa 2.000 abitanti equivalenti, si registra una presenza media annua di circa 21.560 unità, una presenza di punta media di circa 31.975 unità ed una presenza di punta massima di circa 60.000 unità, come meglio specificato al successivo paragrafo 3.3.

L’analisi di detti dati non comporta alcuna sostanziale modifica delle considerazioni fatte a suo tempo nella predisposizione del progetto preliminare redatto nel 2004, fatto salvo l’inevitabile tendenza in aumento della produzione dei rifiuti che, sulla base del meccanismo di calcolo sopra esposto, determina un incremento della presenza di popolazione media, ma non incide sulla determinazione delle potenzialità dell’impianto nelle diverse condizioni stagionali.

Si ritiene quindi di confermare che la potenzialità dell’impianto nelle condizioni di bassa stagione, media stagione e in condizioni di punta media debba essere fissata pari rispettivamente a 15.000, 30.000 e 45.000 abitanti equivalenti.

Una ulteriore condizione operativa si registra inoltre nei periodi di massima punta di presenza turistica: se si considera che le presenze giornaliere nei fine settimana e nei

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periodi di punta possono registrare sensibili aumenti rispetto alle condizioni di punta media, si ritiene necessario prevedere una ulteriore condizione operativa di picco in cui l’impianto garantisca una potenzialità di trattamento nelle condizioni di massima punta pari a 60.000 abitanti equivalenti.

3.2 LIMITI ALLO SCARICO

Premesso quanto riportato nel paragrafo precedente, l’indicazione puntuale dei limiti allo scarico da rispettare è riportato nel Capitolato d’appalto.

3.3 QUALITA’ DEI LIQUAMI DA TRATTARE

Come precisato nel Progetto Preliminare del 2004, nel presente progetto si richiamano gli aspetti legati alla qualità dei liquami da trattare. Un ulteriore aspetto infatti che è stato attentamente esaminato, al fine di adottare le tecnologie e le apparecchiature che attualmente possono fornire maggiori garanzie di efficienza nella rimozione degli inquinanti dalla portata influente, è la definizione delle caratteristiche chimico-fisiche della portata in ingresso all’impianto.

Il sistema di collettori di raccolta e convogliamento delle acque reflue presso l’impianto è piuttosto articolato, ed il collettore principale di fondovalle, che ha origine in corrispondenza della frazione di Planpincieux (Val Ferret) e termina attualmente nei pressi della frazione Derby di La Salle, presenta una lunghezza dell’ordine dei 20 chilometri. Oltre al collettore principale sono presenti collettori secondari di fondovalle per una lunghezza di circa 4 chilometri. Un altro collettore secondario di particolare importanza è quello a servizio della valle di La Thuile, dall’abitato di La Thuile a Pre Saint Didier, per una lunghezza di circa 6,7 chilometri.

Considerando quindi i fattori concomitanti specificati nei precedenti paragrafi, la variabilità del valore delle portate influenti, proprio a causa dell’alta vocazione turistica

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dell’ambito territoriale servito, appare evidente come il corretto dimensionamento delle apparecchiature debba essere svolto sulla base di una accurata campagna di misurazioni ed analisi dei reflui da trattare, in modo da definirne compiutamente le principali caratteristiche chimico – fisiche.

Ai fini quindi di una completa caratterizzazione dei reflui fognari dei collettori della Comunità, su richiesta della Committente, nel periodo dicembre 2001-aprile 2002 sono state eseguite dalla Società ISECO S.p.A. e dall’ARPA, una serie di misure ed analisi di campioni di reflui fognari prelevate in punti specifici e strategici della rete fognaria.

In particolare i prelievi sono stati eseguiti nei seguenti punti: - Morgex – a monte fosse Imhoff; - La Salle – ingresso impianto di depurazione; - Pré St. Didier – a monte fosse Imhoff; - La Thuile – a monte scarico in Dora; - Courmayeur Dolonne – sponda destra orografica – a monte scarico in Dora; - Courmayeur Margherita – sponda sinistra orografica – a monte impianto depurazione.

I prelievi eseguiti dall’Iseco s.p.a. sono stati effettuati nei giorni 4.1.02, 9.1.02, 16.1.02, 28.2.02, 22.3.02, 1.4.02 in un periodo quindi comprendente le festività di fine anno, i periodi delle settimane bianche ed il periodo pasquale.

Nei giorni 9.1, 16.1, 28.2, 22.3 i prelievi sono stati eseguiti sia di mattina che di pomeriggio.

L’ARPA ha condotto una serie di campagne di analisi negli stessi punti sopra riportati per l’Iseco, nel periodo tra il dicembre 2001 e l’aprile 2002, caratterizzando i reflui in termini di pH, temperatura, ossigeno disciolto, BOD, COD, azoto ammoniacale e nitrico, fosforo totale, solidi sospesi totali, escherechia coli.

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Nella tabella 1 riportata a seguire sono stati riepilogati i dati di portata in mc/h ed i valori misurati di COD in mg/l per i campionamenti sopra specificati eseguiti dall’Iseco s.p.a..

Dalla tabella è possibile verificare per ognuno dei punti di prelievo l’andamento della portata misurata e del COD nel periodo in esame, e la portata complessiva costituita dai contributi dei vari punti singoli.

Si evince che la portata presenta il valore massimo in corrispondenza del prelievo del 4/1 (1.274 mc/h), ovvero durante le festività natalizie e di fine anno, per attestarsi poi su un valore medio di 782 mc/h nel periodo da gennaio (dopo le festività)- aprile, con un minimo in corrispondenza di metà gennaio.

I valori misurati di concentrazione di COD in mg/l evidenziano massimi in corrispondenza dell’inizio di gennaio (4/1) e dell’inizio di aprile (1/4); il carico inquinante, ottenuto combinando i valori di portata con quelli di concentrazione, espresso in kg/g di COD, ci permette di osservare che il valore massimo si presenta in corrispondenza del giorno 4 gennaio, seguito dal 1^ aprile.

La campagna eseguita dall’ARPA non ha contemplato misure di portata ma solo di concentrazione di inquinanti, per cui per ottenere un andamento significativo dei vari parametri è necessario combinare i dati Arpa con quelli Iseco.

Combinando i risultati ottenuti dalle due campagne di analisi sopra richiamate, è stata quindi ricavata la tabella 2 seguente ove sono stati riportati i dati relativi alla portata, alla concentrazione di BOD, COD, azoto ammoniacale, per ogni stazione di rilevamento e complessiva.

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TABELLA 1

PORTATA (mc/h)

4/1/02 9/1/02 16/1/02 28/2/02 22/3/02 1/4/02 max min med 1 Morgex Imhoff 315 160 89 284 176 174 315 89 2 La Salle Impianto dep. 114 83 74 93 64 103 114 64 3 Pré St. Didier Imhoff 310 134 110 111 305 174 310 110 4 La Thuile Dora 210 77 89 251 127 125 251 77 5 Courmayeur Dolonne Dora 97 134 81 101 72 104 134 72 6 Courmayeur Margherita Impianto dep. 228 209 97 119 93 102 228 93 TOTALE 1.274 797 538 957 836 782 1.274 538 906

COD (mg/l) - (dati ISECO)

4/1/02 9/1/02 16/1/02 28/2/02 22/3/02 1/4/02 max min med 1 Morgex Imhoff 255 195 257 122 99 194 257 99 2 La Salle Impianto dep. 253 116 122 81 143 216 253 81 3 Pré St. Didier Imhoff 122 78 28 99 31 112 122 28 4 La Thuile Dora 422 185 170 271 114 436 436 114 5 Courmayeur Dolonne Dora 33 20 25 7 17 128 128 7 6 Courmayeur Margherita Impianto dep. 288 91 117 106 81 326 326 81

COD (kg/g) - (dati ISECO)

4/1/02 9/1/02 16/1/02 28/2/02 22/3/02 1/4/02 max min med 1 Morgex Imhoff 1.928 749 546 830 416 810 2 La Salle Impianto dep. 692 230 215 180 220 534 3 Pré St. Didier Imhoff 908 251 74 263 227 468 4 La Thuile Dora 2.127 342 362 1.629 347 1.308 5 Courmayeur Dolonne Dora 77 64 47 17 29 319 6 Courmayeur Margherita Impianto dep. 1.576 456 271 301 180 798 7.307 2.092 1.515 3.220 1.419 4.237 7.307 1.419 4.363

Sono inoltre stati riportati i dati relativi alla portata complessiva ed ai carichi rispettivamente di BOD, COD e azoto ammoniacale.

Si precisa che i dati relativi a Courmayeur Dolonne non sono stati presi in considerazione in quanto viziati da dati di portata e concentrazione troppo bassi per essere significativi.

La tabella 2 è stata costruita ricavando dalla portata misurata da Iseco e dalla concentrazione di BOD ricavata dall’ARPA un numero di abitanti equivalenti valutato su base 65 g/A.E. x giorno, quindi una dotazione idrica sulla base dei suddetti abitanti.

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TABELLA 2

PORTATA BOD A.E. D.IDR. COD N-NH4 mc/h mg/l n l/Ab.Eq.xg mg/l mg/l

Festività di fine anno Morgex 315 216 25.122 301 273 10 La Salle 114 218 9.176 298 252 7 Pré St. Didier 310 76 8.699 855 110 6 La Thuile 210 123 9.537 528 150 8 Courmayeur Margherita 228 181 15.237 359 312 9 Portata totale mc/h 1.177 Carico totale BOD kg/g 4.405 67.772 417 Carico totale COD kg/g 6.035 Carico totale N kg/g 229

PORTATA BOD A.E. D.IDR. COD N-NH4 mc/h mg/l n l/Ab.Eq.xg mg/l mg/l

Festività di Pasqua Morgex 174 110 7.067 591 262 10 La Salle 92 54 1.834 1.204 201 7 Pré St. Didier 43 48 762 1.354 101 8 La Thuile 125 104 4.800 625 273 12 Courmayeur Margherita 102 88 3.314 739 235 7 Portata totale mc/h 536 Carico totale BOD kg/g 1.156 17.778 724 Carico totale COD kg/g 3.036 Carico totale N kg/g 119

PORTATA BOD A.E. D.IDR. COD N-NH4 mc/h mg/l n l/Ab.Eq.xg mg/l mg/l

Settimane bianche Morgex 177 65 4.248 1.000 100 5 La Salle 78 82 2.362 793 99 3 Pré St. Didier 165 21 1.279 3.095 33 4 La Thuile 136 73 3.666 890 116 6 Courmayeur Margherita 129 108 5.144 602 139 3 Portata totale mc/h 685 Carico totale BOD kg/g 1.085 16.699 985 Carico totale COD kg/g 1.550 Carico totale N kg/g 72

Emerge quindi che nel periodo natalizio si verificano le condizioni di punta massima assoluta di picco, caratterizzate da una popolazione equivalente, ricavata come sopra detto sulla base di un carico specifico di BOD pari a 65 g/A.E. x giorno, pari a 67.722 A.E.

Nel contempo la portata media oraria massima assume il valore di 1.177 mc/h ed il carico di BOD massimo il valore di 4.405 kg BOD/g.

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In dette condizioni la dotazione idrica media assume il valore di 417 l/A.E. x giorno e, assumendo una dotazione idrica pro-capite per la rete di fognatura pari a 300 l/A.E. x giorno, risulta che le acque parassite trasportate con la fognatura ammontano a circa 7.930 mc/giorno

Durante le festività pasquali le caratteristiche dei liquami assumono valori meno critici, in quanto la popolazione equivalente ricavata con i criteri sopra esposti risulta di 17.775 A.E., la portata media oraria massima assume il valore di 536 mc/h ed il carico di BOD massimo il valore di 1.156 kg BOD/g.

In dette condizioni la dotazione idrica media assume un valore più alto del caso precedente, pari a 724 l/A.E. x giorno e la portata di acque parassite trasportate, sempre considerando in 300 l/A.E. x giorno la dotazione idrica per la fognatura nera, si mantiene sul valore di circa 7.536 mc/giorno.

Nei periodi delle settimane bianche si ha un ulteriore decremento delle criticità, la popolazione equivalente calcolata risulta di 16.669 A.E., la portata media oraria massima assume il valore di 685 mc/h ed il carico di BOD massimo il valore di 1.085 kg BOD/g.

In dette condizioni la dotazione idrica media assume il valore di 985 l/A.E. x giorno e le acque parassite trasportate con la fognatura, usando il criterio sopra adottato, ammontano a circa 11.438 mc/giorno.

Le temperature dei liquami nei vari punti di prelievo e nel periodo indicato variano tra 5,4 e 7,8 °C.

Confrontando detti dati con la situazione che si determina nelle condizioni di minima presenza turistica, ovvero della sola popolazione residente che ammonta, sulla base dei dati ISTAT del 2009, a 8.784 abitanti (8.261 nel 2001) si evince quindi che si ha una notevole variazione delle condizioni di funzionamento fino a circa 7 volte tra i valori minimi e massimi.

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Sulla base di quanto emerge dalle indagini eseguite, si conferma quanto già evidenziato nello “studio di fattibilità” e nel “documento preliminare di progettazione”.

Emerge che i carichi in ingresso all’impianto hanno un variabilità notevole nell’arco dell’anno, determinando la necessità di dimensionare l’impianto per 15.000 A.E. nelle condizioni di bassa stagione, per 30.000 A.E. nelle condizioni di medio carico, per 45.000 A.E. in condizioni di punta media e per 60.000 A.E. nelle condizioni di punta massima (periodo natalizio e di fine anno, pasqua, ferragosto).

La scelta di mantenere a 60.000 A.E. il dimensionamento nelle condizioni di punta massima, deriva dalla considerazione che, sebbene i dati ricavati dall’analisi della campagna eseguita da ARPA e ISECO portino ad un valore massimo calcolato teorico di 67.722 A.E. tale dato è da considerarsi semplicemente il momento massimo di un giorno particolare; sulla base di esperienze maturate in situazioni analoghe è noto che l’andamento del carico nell’arco della giornata è assolutamente variabile e che quella misura rappresenta semplicemente un punto di massimo; non si ritiene quindi corretto assumerlo come dato di dimensionamento in condizioni di punta essendo lo stesso smorzato nell’arco dell’intera giornata.

Si ritiene quindi corretto assumere la situazione di carico determinata da 60.000 A.E. quella corrispondente al carico massimo.

Si evidenzia inoltre che le condizioni medie di funzionamento dell’impianto si attestano intorno a 28.000-30.000 A.E.

Appare infatti evidente la presenza di acque parassite in notevole quantità, variabile nell’arco dell’anno ma sempre valutabile in non meno di 7.000 mc/giorno; dette acque mentre da una parte determinano portate elevate da trattare nell’impianto, dall’altra garantiscono comunque il mantenimento delle condizioni di setticità di una rete molto estesa quale quella in oggetto.

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Tale condizione non risulterà migliorabile in tempi brevi, in quanto necessita della realizzazione e del potenziamento del sistema di raccolta di tipo separato tra acque reflue, da inviare all’impianto, ed acque meteoriche, scaricabili direttamente.

Il dimensionamento idraulico dell’impianto, come specificato successivamente, è stato eseguito considerando una dotazione idrica di acque nere pari a 300 l/A.E. giorno netti, e un apporto costante di acque bianche e meteoriche pari a 9.000 mc/giorno; detto valore è confermato confrontando le misurazioni delle portate totali e dei carichi idraulici derivanti dalle misurazioni di abitanti equivalenti..

Si evidenzia infine una estrema variabilità della temperatura ambientale, che comporta estrema variabilità di temperatura dei reflui in ingresso all’impianto.

Appare giustificata quindi la scelta di un sistema che permetta una elevata flessibilità, e sia in grado di variare velocemente la sua capacità di trattamento in modo da adattarsi alle caratteristiche dei liquami in ingresso.

Si ritiene pertanto che la soluzione ottimale possa essere il riferimento a processi tradizionali, dimensionando la sezione dei pretrattamenti in modo da garantire il trattamento primario di portate elevate, applicando però le tecnologie migliorative in grado di aumentare l’efficienza di depurazione e diminuire gli spazi necessari.

3.4 CRITERI DI PROGETTAZIONE

L’intervento prevede nel complesso la realizzazione di un impianto di depurazione per acque reflue, costituito da una sezione di trattamento dei liquami e di una sezione di trattamento dei fanghi, complete degli impianti e delle opere accessorie.

In relazione alle particolari condizioni di variabilità stagionale del carico organico ed idraulico influente all’impianto, ed al fine di garantire la massima flessibilità operativa,

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si ritiene necessario disporre la sezione di trattamento dei liquami su due linee operanti in parallelo.

Tale sezione di trattamento sarà composta da grigliatura grossolana, sollevamento, grigliatura fine, dissabbiatura e disoleatura, a valle dei quale saranno disposte la sedimentazione primaria su pacchi lamellari, il trattamento biologico mediante pre- denitrificazione e nitrificazione–ossidazione, la sedimentazione secondaria e la disinfezione finale.

La linea liquami sarà completa di tutti gli impianti e le apparecchiature accessorie, quali il compattatore dei materiali grigliati, il sistema di lavaggio e disidratazione delle sabbie, il sistema di rifornimento dell’ossigeno al trattamento biologico, lo stoccaggio e dosaggio del cloruro ferrico utilizzato quale agente di abbattimento del fosforo, i sistemi di ricircolo dei fanghi e della biomassa aerata, l’impianto di dosaggio del biossido di cloro, scelto quale agente disinfettante.

La linea fanghi prevede la realizzazione di una fase di stabilizzazione aerobica dei fanghi di supero, di un ispessitore dinamico e di un sistema di disidratazione meccanica; la linea sarà completa degli impianti accessori di condizionamento del fango mediante polielettrolita e latte di calce.

Per quanto riguarda l’individuazione dei dati di progetto, da porsi alla base dello sviluppo progettuale, si ritiene necessario considerare alcuni aspetti caratterizzanti l’ambito territoriale a servizio del quale viene posto l’impianto.

Sulla base delle indicazioni e dei dati raccolti, è possibile definire la rete fognaria di raccolta delle acque reflue come “mista”; essa è preposta, in altri termini, alla raccolta sia delle acque reflue fognarie, sia delle acque bianche.

Anche se alcuni Comuni della Comunità, quali Morgex e La Thuile, hanno già iniziato a realizzare tratti di fognatura separata per acque “nere” ed acque “bianche”, non è ipotizzabile in tempi brevi una reimpostazione generale di tutte le reti di raccolta dei

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cinque Comuni che saranno allacciati al nuovo impianto, è necessario prendere atto della presenza di una non trascurabile quantità di acque bianche che giungeranno al trattamento depurativo.

Sulla base delle risultanze delle campagne di analisi dei reflui fognari riportate nei precedenti paragrafi, si valuta in 300 litri/abitante giorno la dotazione idrica procapite, relativa alle acque nere ed in considerazione del significativo contributo dato dalle acque bianche, si considera per esse una portata costante di 9.000 mc/giorno.

Un ulteriore aspetto che si vuole evidenziare è l’assunzione di un valore del BOD5 unitario pari a 65 g/ab g, anzichè 60 g/ab g come indicato nel.D. L.vo 3 aprile 2006, n° 152 e s.m.i., come conseguenza di una ipotesi di tipo cautelativo, che garantisce un certo margine di sicurezza nei confronti di eventuali fenomeni legati a scarichi puntuali in fognatura non controllati.

Si deve inoltre considerare che l’alta vocazione turistica dell’ambito territoriale interessato dall’intervento determina una fortissima variabilità stagionale del carico organico ed idraulico in ingresso all’impianto; è pertanto possibile ipotizzare differenti condizioni operative, sostanzialmente riconducibili alle seguenti condizioni-tipo:

I) Condizioni di bassa stagione.

In tale periodo la potenzialità di trattamento può essere individuata in 15.000 abitanti equivalenti; si prevede pertanto il funzionamento dell’impianto su una sola linea di trattamento.

II) Condizioni di media stagione

Per tale periodo la presenza turistica nel comprensorio incrementa il fabbisogno depurativo; si prevede pertanto la messa in funzione della seconda linea di trattamento, portando la potenzialità dell’impianto a 30.000 abitanti equivalenti.

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III) Condizioni di punta media stagione.

In considerazione della variabilità dei flussi turistici, la presenza durante particolari periodi (Week-end, vacanze natalizie e pasquali…..) genera la necessità di prevedere una condizione operativa in cui la potenzialità dell’impianto possa essere incrementata a 45.000 abitanti equivalenti.

IV) Condizioni di massima punta stagionale.

Nel mese di agosto e nelle festività natalizie e pasquali, la potenzialità dell’impianto deve essere tale da garantire il corretto trattamento delle acque reflue; è prevista pertanto un ulteriore modalità di funzionamento che garantisca l’incremento della potenzialità fino a 60.000 abitanti equivalenti.

Sulla base delle considerazioni espresse, risulta evidente che l’impianto dovrà garantire solamente per periodi limitati di tempo una potenzialità superiore a 30.000 abitanti equivalenti; la tipologia di processo, già individuata nel documento preliminare di progettazione e posta alla base del presente sviluppo progettuale, prevede un trattamento biologico di ossidazione-nitrificazione combinata in vasche a biomassa sospesa, alimentate con ossigeno atmosferico in condizioni di funzionamento ordinario ed implementate con un sistema di rifornimento di ossigeno puro in condizioni di alto carico.

Le volumetrie delle varie sezioni saranno pertanto determinate e verificate imponendo le diverse condizioni operative, relative alle soluzioni impiantistiche adottate, in corrispondenza delle quattro diverse potenzialità nominali individuate (15.000, 30.000, 45.000, 60.000 abitanti equivalenti).

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I dati di base su cui è stato svolto lo sviluppo progettuale sono pertanto i seguenti:

Potenzialità dell’impianto 15.000 30.000 45.000 60.000 (Ab. Equivalenti) Dotazione idrica acque nere l/ab.eq.*g 300 300 300 300 Portata giornaliera acque nere m3/g 4.500 9.000 13.500 18.000 Portata giornaliera acque bianche m3/g 9.000 9.000 9.000 9.000

Portata giornaliera totale(Qm) m3/g 13.500 18.000 22.500 27.000 m3/h 563 750 938 1.125 Carichi Inquinanti Specifici: - BOD g/Ab Eq d 65 65 65 65 - Azoto Totale (TKN) g/Ab Eq d 12 12 12 12 - Fosforo g/Ab Eq d 3 3 3 3 Carichi inquinanti giornalieri in ingresso - BOD Kg/d 975 1950 2925 3900 - Azoto Totale (TKN) Kg/d 180 360 540 720 - Fosforo Kg/d 45 90 135 180 Concentrazioni medie in ingresso alla portata media Qm - BOD mg/l 72,2 108,3 130,0 144,4 - Azoto Totale (TKN) mg/l 13,3 20,0 24,0 26,7 - Fosforo mg/l 3,3 5,0 6,0 6,7 Valori di concentrazione assunti allo scarico per le simulazioni di calcolo - BOD mg/l 25 25 25 25 - Azoto Totale (TKN) mg/l 15 15 15 15 - Fosforo mg/l 2 2 2 2

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3.5 DIMENSIONAMENTO DELLE SEZIONI IMPIANTISTICHE

3.5.1 DESCRIZIONE GENERALE DELLE VARIE FASI

3.5.1.1 PREMESSA

Il processo di depurazione è strutturato nelle seguenti fasi:

a) linea liquami:

- grigliatura grossolana - sollevamento liquami - grigliatura fine - dissabbiatura aerata - sedimentazione primaria a pacchi lamellari - denitrificazione - ossidazione / nitrificazione - defosfatazione - sedimentazione secondaria - clorazione finale

b) linea fanghi:

- stabilizzazione aerata dei fanghi di supero - ispessimento dinamico dei fanghi stabilizzati - disidratazione fanghi

c) fasi complementari:

- deodorizzazione degli ambienti inerenti ai pre-trattamenti ed alla disidratazione fanghi, con ricambio aria e recupero termico.

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3.5.1.2 ANALISI DELLE FASI E SCELTE DI PROCESSO

Linea liquami

1. Sfioro acque di pioggia

Si prevede la realizzazione, all’esterno dell’edificio, di un idoneo manufatto di sfioro delle portate in ingresso, La portata da avviare all’impianto si assume pari a 3.250 mc/h, che corrisponde alla portata che nelle condizioni di funzionamento equivalenti a 30.000 A.E. garantisce il rispetto della concentrazione di scarico pari a 25 g/mc di BOD. La portata eccedente viene sfiorata e scaricata direttamente nel mezzo ricettore.

2. Grigliatura grossolana

Si prevede la realizzazione di una griglia automatica autopulente dotata di pettine operante in controflusso, specifico per evitare intasamenti. La griglia, installata in un idoneo canale in cls, avrà le seguenti caratteristiche:

Luce libera tra le barre: 30 mm Tipo: a pettine in controcorrente Larghezza canale: 2 m

I materiali separati sono avviati, tramite opportuno nastro trasportatore, alla compattazione.

3. Sollevamento la stazione di sollevamento sarà attrezzata con elettropompe sommergibili in numero adeguato alle portate di massima punta.

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Le pompe avranno le seguenti caratteristiche principali: tipo: sommergibile per liquidi carichi portata: 125 l/sec prevalenza: 11 m.c.a. numero: 3 tipo: sommergibile per liquidi carichi portata: 200 l/sec prevalenza: 11 m.c.a. numero: 2

La stazione sarà dotata di scarico di troppo pieno convogliante i reflui nelle linee di fognatura interna dell’impianto.

4. Grigliatura fine

La fase di grigliatura fine viene prevista su due linee equivalenti. Si prevede per ogni linea uno stadio di grigliatura fine costituito di griglia automatica del tipo a gradini o a tappeto, caratterizzata da contenute dimensioni e da notevole linearità nelle prestazioni (portata idraulica costante anche a fronte di materiali quantità di materiali sospesi. Tipo: a gradini Luce di filtrazione: 2,5 mm Larghezza griglia: 600 mm

La grigliatura contribuirà ad un abbattimento medio del BOD entrante pari al 5%.

Il materiale grigliato verrà avviato, tramite opportuni nastri trasportatori, alla pressa compattatrice.

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5. Dissabbiatura aerata

La dissabbiatura sarà del tipo aerato, ed impiegherà due bacini longitudinali operanti in parallelo nelle condizioni di massima punta.

Le sabbie estratte saranno separate da idonea apparecchiatura (lavatore sabbie).

Dimensioni unitarie: lunghezza: 14 m Larghezza: 2,6 m Altezza media bacini: 3,9 m Tipo: ponte va e vieni con pompe di estrazione sabbie

Si utilizzeranno idonei compressori per l’alimentazione dell’aria necessaria.

6. Sedimentazione primaria a pacchi lamellari

Per far fronte ai carichi inquinanti variabili la decantazione primaria verrà realizzata mediante l’installazione di “pacchi lamellari” che hanno lo scopo di amplificare le superfici nette di decantazione con modeste dimensioni di ingombro dei manufatti.

I pacchi lamellari possono far fronte alle variazioni stagionali del carico idraulico e contribuiscono ad un abbassamento del carico organico pari al 15% del BOD entrante.

Essi sono realizzabili in due linee operanti singolarmente o in parallelo nel processo depurativo. Tipo: a pacchi lamellari inclinati Numero di linee realizzate: n. 2 Dimensioni in pianta singola unità: 3,8 x 19 mq Superficie utile del singolo manufatto: 72 mq Superficie totale: 144 mq Altezza del pacco: 1,00 m

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Per l’asportazione dei materiali sedimentati si prevede l’utilizzo di un sistema con raschiatore a catena, convogliante i materiali separati in idonee tramogge, e da qui estratti mediante pompe sommergibili di sollevamento.

A valle del trattamento di sedimentazione primaria, si prevede la ripartizione e sfioro della portata in modo da avviare al trattamento biologico una portata equivalente a 2 Qm.

7. Trattamento biologico (denitrificazione e ossidazione /nitrificazione)

Lo schema di processo previsto comprende una fase di denitrificazione dei liquami seguita da una fase di ossidazione/nitrificazione.

Per far fronte alla variabilità di portate e carichi organici stagionali, il trattamento biologico viene proposto su due linee di processo operanti in parallelo, di cui una escludibile nei periodi di bassa stagione; inoltre si prevede la possibilità di insufflare aria o ossigeno puro al fine di permettere la migliore flessibilità possibile in termini di capacità di trattamento, andando ad incidere sulla concentrazione del mixed liquor presente in vasca.

Il sistema proposto, in altri termini, permette di operare in condizioni di bassa stagione con concentrazioni tradizionali di mixed liquor (2.000-2.200 mg/l) e carichi del fango molto bassi (0,07 kg BOD/kg SST x g), utilizzando insufflazione d’aria, e in condizioni di punta (mesi estivi e periodo natalizio) con concentrazioni elevate di mixed liquor (3.500-3.800 mg/l) che si riescono ad ottenere grazie all’utilizzo di ossigeno puro, e carichi del fango dell’ordine di 0,13 kg BOD/kg SST x g.

La temperatura di dimensionamento assunta è pari a 12 °C.

L’incremento di concentrazione dell’MLSS si prevede realizzato mediante apporto di fango da un terzo settore della vasca di denitrificazione-ossidazione-nitrificazione, opportunamente dimensionato ed idoneo allo stoccaggio e stabilizzazione aerobica di

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biomassa di riserva, che potrà venire rapidamente rimessa nell’impianto biologico al fine di raggiungere parametri operativi ottimali in presenza di ossigeno puro.

I volumi ottenuti dal dimensionamento eseguito sono i seguenti:

Fase di pre-denitrificazione: 2 linee x 1.000 mc Fase di ossidazione-nitrificazione: 2 linee x 2.700 mc Fase di stoccaggio MLSS: 2 linee x 800 mc

Il principio utilizzato è il seguente.

Nelle condizioni di 60.000 A.E. per ottenere un carico del fango di 0,11 kgBOD/kgSST x giorno e un’età del fango di 15 giorni, con una concentrazione di fanghi di 3,8 kg/mc è necessario un volume di 5.400 mc. Ciò determina la presenza di 20.600 kg di MLSS. Detta situazione è ottenibile con l’utilizzo del sistema misto aria-ossigeno. Quando le condizioni di carico scendono, per esempio a quelle corrispondenti a 45.000 A.E., la stessa quantità di MLSS e quindi lo stesso volume, sono in grado di garantire un’età del fango di 17 giorni, quindi ottenere un carico del fango di 0,08 kgBOD/kgSST x giorno. Se nelle stesse condizioni di carico, ovvero di 45.000 A.E., la concentrazione dei fanghi scende a 2,2 kg/mc, quindi la biomassa a 12.000 kg, il carico del fango sale a 0,14 kgBOD/kgSST x giorno. Dette condizioni sono applicabili alla situazione di 30.000 A.E., ove con una concentrazione di fanghi di 2,2 kg/mc, alimentazione ad aria, 12.000 kg MLSS in vasca, il carico del fango assume il valore di 0,09 kgBOD/kgSST x giorno e l’età del fango di 15 giorni. La situazione di 15.000 A.E. è la stessa dei 30.000 A.E. vista su una sola linea. Ne consegue che fino a 28.000-30.000 A.E. il sistema, così come configurato, puù funzionare normalmente con insufflazione d’aria e concentrazione di fanghi in vasca di 2,2 kg/mc, normali per un impianto a fanghi attivi.

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Superati i carichi corrispondenti a dette condizioni, e precisamente nell’intervallo tra i 30.000 e i 45.000 A.E. è necessario inserire il sistema ad ossigeno, che permette di raggiungere velocemente una concentrazione di 3,8 kg/mc di fanghi, prelevati dalla vasca adiacente di digestione aerobica. Il dimensionamento di detta vasca viene eseguito considerando il volume necessario per ossidare completamente il carico di 60.000 A.E. , valutato in 23 giorni di età del fango e 0,08 kgBOD/kgSST x giorno quindi 7.000 mc, e sottraendo il volume utilizzato per l’ossidazione biologica, pari a 5.400 mc, si ottiene 1.600 mc.

Riassumendo si prospettano indicativamente quattro condizioni operative:

- Condizioni di bassa stagione –15.000 ab. eq. Linee in funzione: n. 1 Sistema di ossigenazione: con eiettori alimentati con aria atmosferica Concentrazione MLSS: 2.000-2.200 mg/l

- Condizioni di media stagione – 30.000 ab. eq. Linee in funzione: n. 2 Sistema di ossigenazione: con eiettori alimentati con aria atmosferica Concentrazione MLSS: 2.000-2.200 mg/l

- Condizioni di punta media stagione – 45.000 ab. eq. Linee in funzione: n. 2 Sistema di ossigenazione: contemporaneo impiego di eiettori alimentati con aria più inserimento, se necessario, di specifico sistema di diffusione ossigeno puro mediante reattore tubolare ed eiettore Venturi

Concentrazione MLSS: 2.200-3.800 mg/l

- Condizioni di massima punta stagionale – 60.000 ab. eq. Linee in funzione: n. 2

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Sistema di ossigenazione: contemporaneo impiego di eiettori alimentati con aria e di specifico sistema di diffusione ossigeno puro mediante reattore tubolare ed eiettore Venturi Concentrazione MLSS: 3.500-3.800 mg/l

La tabella posta a seguire fornisce un riassunto di quanto sopra specificato, in termini di volumetrie disponibili sulla base dei dati processistici adottati.

età del età del fango età del MLSS totale MLSS in MLSS in Volume teorico Volume installato in fango in digestione digestione Ab. Eq. fango totale ossidazione digestione richiesto ossidazione digestione aerobica aerobica giorni giorni giorni kg kg kg mc mc

15.000 20 15 5 7.923 5.942 1.981 521 800 30.000 20 15 5 15.846 11.806 4.040 1.063 1.600 45.000 20 17 3 23.770 20.204 3.566 938 1.600

carico del età del fango MLSS Concentrazione linee biologiche digestione Volume teorico Volume installato fango in in ossidazione- ossidazione- Ab. Eq. ossidazione ossidazione fanghi in funzione aerobica nitrificazione nitrificazione kgBOD/kgS STxg giorni kg kg/mc mc mc

15.000 0,13 15 5.942 2,2 1 SI 2.701 2.700 30.000 0,10 15 11.806 2,2 2 SI 5.366 5.400 45.000 0,08 17 20.204 3,8 2 SI 5.317 5.400 60.000 0,08 17 26.701 3,8 2 NO 7.027 7.000

8. Defosfatazione

Si prevede l’abbattimento dei composti organici contenenti fosforo tramite dosaggio di ferro cloruro in vasca di ossidazione biologica.

9. Sedimentazione secondaria

La sedimentazione secondaria dei liquami biologici sarà effettuata mediante bacini circolari attrezzati con sistema di trazione periferica del ponte raschiatore. È previsto il contenimento delle schiume e dei materiali flottati, con recupero e trattamento dei medesimi: Numero di unità di realizzazione: n. 2 Tipo di unità da realizzazione: vasca circolare a flusso radiale

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Diametro utile unitario dei bacini: 37 m Altezza media utile: 2,7 m Superficie utile media: 1.075 mq Superficie utile complessiva 2.150 mq Carichi idraulici superficiali: 3 2 Condizioni di portata media (a Q24) 0,52 m /m x h

10. Clorazione finale

Il bacino di clorazione finale sarà accorpabile ai manufatti di sedimentazione secondaria al fine di ottimizzare l’impiego delle aree del depuratore e rendere funzionale il sistema di canalizzazione dei liquami trattati. Volume della vasca di contatto: 350 m3 Tempo di contatto in condizioni di massima

punta (a Q24): 23 minuti Tempo di contatto in condizioni di bassa

stagione (a Q24): 46 minuti

La disinfezione sarà prevista mediante dosaggio di biossido di cloro.

Linea fanghi

1. Ispessimento dinamico dei fanghi di supero stabilizzati numero di unità: n. 1 tipo di unità da realizzare: vasca circolare diametri utile del bacino 9,50 m altezza media utile: 3,5 superficie utile: 70,9 mq volume utile: 248 mc

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2.Disidratazione fanghi

Portata oraria massima da disidratare: 538 Kg/h N. filtropresse previste: 2 Larghezza telo unitario: 2,0 m Portata specifica nelle condizioni massime: 134,5 kgSST/m x h

Linea aria

Si prevede la realizzazione di un impianto di ventilazione e deodorizzazione dei due edifici costituenti l’impianto, con le seguenti caratteristiche:

1. Edificio trattamenti primari:

- volume: mc 19.500 - ricambi previsti: n. 5 - portata aria: mc/h 100.000

2. Edificio trattamento biologico:

- volume: mc 16.500 - ricambi previsti: n. 3 - portata aria: mc/h 50.000

Si prevedono unità termoventilanti e sistemi di lavaggio con scrubbers. La distribuzione e l’aspirazione dell’aria avverrà tramite condotte in PVC.

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3.5.1.3 CALCOLI DI DIMENSIONAMENTO

Si riportano a seguire i calcoli di dimensionamento dell’impianto in oggetto, con l’indicazione dei parametri di processo nelle varie situazioni di funzionamento.

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Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000

Dotazione idrica acque nere l/A.E. x g 300 300 300 300

PORTATE IDRAULICHE

Giornaliera acque nere Qgn mc/g 4.500 9.000 13.500 18.000 Giornaliera acque bianche Qgb mc/g 9.000 9.000 9.000 9.000

Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000

Media acque nere mc/h 188 375 563 750 Media acque bianche mc/h 375 375 375 375

Media oraria Qm mc/h 563 750 938 1.125

Punta nera al biologico Qpb mc/h 750 1.125 1.500 1.875

Punta pioggia massima Qpp mc/h 3.250 3.250 3.250 3.250

CARICHI BIOLOGICI

BOD specifico g/A.E. x g 65 65 65 65 giornaliero kg/g 975,0 1.950,0 2.925,0 3.900,0 concentrazione mg/l 72,2 108,3 130,0 144,4

COD specifico g/A.E. x g 130 130 130 130 giornaliero kg/g 1.950,0 3.900,0 5.850,0 7.800,0 concentrazione mg/l 144,4 216,7 260,0 288,9

TKN specifico g/A.E. x g 12 12 12 12 giornaliero kg/g 180,0 360,0 540,0 720,0 concentrazione mg/l 13,3 20,0 24,0 26,7

P specifico g/A.E. x g 3 3 3 3 giornaliero kg/g 45,0 90,0 135,0 180,0 concentrazione mg/l 3,3 5,0 6,0 6,7

SST specifico g/A.E. x g 80 80 80 80 giornaliero kg/g 1.200,0 2.400,0 3.600,0 4.800,0 concentrazione mg/l 88,9 133,3 160,0 177,8

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SOLLEVAMENTO INIZIALE

Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000

PORTATE IDRAULICHE

Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000

Media oraria Qm mc/h 563 750 938 1.125 l/sec 156 208 261 313

Punta nera al biologico Qpb mc/h 750 1.125 1.500 1.875 l/sec 208 313 417 521

Punta pioggia massima Qpp mc/h 3.250 3.250 3.250 3.250 l/sec 903 903 903 903

ELETTROPOMPE INSTALLATE

Pompa n 3 Portata unitaria l/sec 153 Prevalenza totale m.c.a. 11

Pompa n 2 Portata unitaria l/sec 223 Prevalenza totale m.c.a. 11

Portata totale l/sec 905

DISSABBIATURA

Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000

PORTATE IDRAULICHE

Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000

Media oraria Qm mc/h 563 750 938 1.125 l/sec 156 208 261 313

Punta nera al biologico Qpb mc/h 750 1.125 1.500 1.875 l/sec 208 313 417 521

Punta pioggia massima Qpp mc/h 1.625 3.250 3.250 2.600 l/sec 451 903 903 722

Tempo di permanenza di progetto Qm min 30 30 30 30

Volume necessario mc 281,5 375 469 562,5

Volume installato mc 288,8 577,6 577,6 577,6 numero linee operative n 1 2 2 2

Dimensioni: Lunghezza m 19,0 Larghezza m 3,8 Altezza utile m 4,0

Tempi di permanenza risultanti:

Alla Qm min 31 46 37 31 Alla Qpp min 11 11 11 13

ARIA NECESSARIA

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SEDIMENTAZIONE PRIMARIA A PACCHI LAMELLARI

Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000

PORTATE

Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000

Media oraria Qm mc/h 563 750 938 1.125 l/sec 156 208 261 313

Punta nera al biologico Qpb mc/h 750 1.125 1.500 1.875 l/sec 208 313 417 521

Punta pioggia massima Qpp mc/h 1.625 3.250 3.250 3.250 l/sec 451 903 903 903

SST in ingresso kg/g 1.200 2.400 3.600 4.800 % 40 40 40 40 SST abbattuti nei tratt. Primari kg/g 480,0 960,0 1.440,0 1.920,0 SST ammessi ai tratt. Successivi kg/g 720 1.440 2.160 2.880

Altezza pacchi lamellari m 1 1 1 1

Carico idraulico di progetto mc/h x mq 0,65 0,65 0,65 0,65

Superficie proiettata utile mq 866 1.154 1.443 1.731

Superficie proiettata specifica mq/mq 15 15 15 15

Superficie planare necessaria mq 58 77 96 115

Superficie assunta mq 72,2 144,4 144,4 144,4

N. linee n 1 2 2 2

Dimensioni: Lunghezza m 25,0 Larghezza m 8,0

Carico idraulico alla Qm mc/mq x h 0,65 0,65 0,65 0,65 Carico idraulico alla Qpp mc/mq x h 1,50 1,50 1,50 1,50

DEFOSFATAZIONE

Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000

PORTATE

Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000

P in ongresso giornaliero kg/g 45,0 90,0 135,0 180,0 concentrazione mg/l 3,3 5,0 6,0 6,7

P abbattuto per sintesi biologica BOD abbattuto kg/g 565,95 1.131,89 1.697,84 2.263,78 P abbattuto kg/g 5,66 11,32 16,98 22,64

P richiesto allo scarico mg/l 2,00 2,00 2,00 2,00 kg/g 27,00 36,00 45,00 54,00

P da abbattere kg/g 12,34 42,68 73,02 103,36

FeCl3 in sol 40% l/g 282 977 1.671 2.366

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SEDIMENTAZIONE FINALE

Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000

PORTATE

Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000

Media oraria Qm mc/h 563 750 938 1.125 l/sec 156 208 261 313

Punta nera al biologico Qpb mc/h 750 1.125 1.500 1.875 l/sec 208 313 417 521

Carico idraulico di progetto mc/h x mq 0,55 0,55 0,55 0,55

Superficie necessaria mq 1.024 1.364 1.705 2.045

Superficie assunta mq 1.075,21 2.150,42 2.150,42 2.150,42

N. linee n 1 2 2 2

Dimensioni: Diametro m 37,0

Carico idraulico alla Qm mc/mq x h 0,52 0,35 0,44 0,52

Carico idraulico alla Qpb mc/mq x h 0,70 0,52 0,70 0,87

CLORAZIONE

Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000

PORTATE

Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000

Media oraria Qm mc/h 563 750 938 1.125 l/sec 156 208 261 313

Punta nera al biologico Qpb mc/h 750 1.125 1.500 1.875 l/sec 208 313 417 521 tempo di permanenza alla Qm min 25 25 25 23

Volume necessario mc 235 313 391 431

Volume assunto mc 435 435 435 435

N. linee n 1 2 2 2

Tempo di contatto a Qm min 46 35 28 23

Tempo di contatto a Qpb min 35 23 17 14

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RICIRCOLO FANGHI

Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000

PORTATE

Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000

Media oraria Qm mc/h 563 750 938 1.125 l/sec 156 208 261 313

Punta nera al biologico Qpb mc/h 750 1.125 1.500 1.875 l/sec 208 313 417 521

Concentrazione SS in ossidazione kg/mc 2,2 2,2 3,8 3,8

Concentrazione SS nel ricircolo kg/mc 8 8 8 8 rapporto di ricircolo 0,38 0,38 0,90 0,90

Portata fanghi di ricircolo mc/h 213 284 848 1.018 l/sec 59,3 79,0 235,6 282,7

RICIRCOLO LIQUAMI

Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000

PORTATE

Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000

Media oraria Qm mc/h 563 750 938 1.125 l/sec 156 208 261 313

Punta nera al biologico Qpb mc/h 750 1.125 1.500 1.875 l/sec 208 313 417 521

Rapporto di ricircolo 1 1,17 1,81 2,23

Portata di ricircolo Qm mc/h 563 878 1.697 2.509 l/sec 156 244 471 697

Pompe tipo: idrovora n 1 2 4 4 Portata unitaria l/sec 175 350 700 700 Prevalenza totale m.c.a. 2 2 2 2 % di funzionamento 89 70 67 100

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CALCOLO FABBISOGNO OSSIGENO

Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000

Coefficiente Respirazione attiva a 0,60 0,60 0,60 0,60

BOD rimosso in ossidazione kg/g 566 1.132 1.698 2.264

Temperatura °C 12 12 12 12 Coeff. Respirazione endogena b 0,047 0,047 0,047 0,047 MLSS kg/g 5.942 11.806 20.204 20.442

Coeff. Nitrificazione c 4,6 4,6 4,6 4,6 Azoto ammoniacale ossidato kg/g 75 195 316 436

Fabbisogno giornaliero kg/g 965 2.131 3.422 4.325

Fabbisogno orario medio kg/h 40 89 143 180 Fabbisogno orario di punta kg/h 47 103 164 208

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PRODUZIONE FANGHI

Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000

BOD abbattuto in ossidazione kg/g 566 1.132 1.698 2.264

Produzione specifica fanghi kgSST/kgBODxg 0,70 0,70 0,70 0,70

Produzione fanghi kgSST/g 396 792 1.189 1.585

Solidi volatili % 70 70 70 70 kg/g 277 555 832 1.109

Riduzione Solidi volatili % 40 40 40 40 kg/g 111 222 333 444

Solidi estratti kg/g 285 571 856 1.141

ISPESSIMENTO FANGHI

Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000

Fanghi biologici estratti dal digestore kg/g 285 571 856 1.141

Solidi dai trattamenti primari kg/g 720 1.440 2.160 2.880

Solidi ammessi allo scarico kg/g 473 630 788 945

Solidi da ispessire kg/g 533 1.381 2.228 3.076

Carico di solidi ammesso kgSST/mq x g 45 45 45 45

Superficie necessaria mq 11,8 30,7 49,5 68,4

Superficie assunta mq 70,9 70,9 70,9 70,9

Diametro m 9,5 9,5 9,5 9,5

Carico di solidi kgSST/mq x g 7,5 19,5 31,4 43,4

Conc. Fanghi in uscita % 8 8 8 8 Portata fanghi in uscita mc/h 2,8 7,2 11,6 16,0

DISIDRATAZIONE FANGHI

Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000

Fanghi ispessiti kg/g 533 1.381 2.228 3.076

Tempo funzionamento impianto gg/sett 5 0 0 0 0 h/g 8

Portata da disidratare kg/h 93 242 390 538

Portata specifica kgSST/m x h 100 100 150 150

Larghezza telo teorica m 0,9 2,4 2,6 3,6

Concentrazione fanghi disidratati % 22 22 22 22 Portata fanghi disidratati kg/g 2.422 6.275 10.129 13.982

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4. ACCERTAMENTO DELLA NORMATIVA APPLICABILE

4.1. IMPIANTO DI DEPURAZIONE

4.1.1. AUTORIZZAZIONI NECESSARIE AI FINI DELL’ATTUAZIONE DEL PROGETTO

Le autorizzazioni e i pareri acquisiti o da acquisire ai fini dell’attuazione dell’opera sono i seguenti:

Parere di compatibilità ambientale ai sensi della L.R. n°14/99, richiesto in occasione del progetto preliminare redatto nel gennaio 2004, il cui procedimento si è concluso con Delib. della G.R. n° 1407 del 9.05.2005 con valutazione positiva condizionata, con efficacia di 5 anni dalla data della citata delibera, la quale è stata rinnovata con Delib. della G.R. n° 2135 del 6.08.2010; In sede di istruttoria il Servizio Valutazione Impatto Ambientale ha richiesto ed ottenuto i seguenti pareri presso le strutture regionali competenti: - Servizio Beni paesaggistici dell’Assessorato Istruzione e Cultura, parere favorevole condizionato per quanto attiene al vincolo paesaggistico, con alcune prescrizioni “necessarie al fine di inserire congruamente gli interventi previsti nel contesto paesaggistico circostante ...”; tali prescrizioni sono state recepite nel presente aggiornamento del progetto preliminare; - Direzione Assetto del Territorio e Risorse Idriche dell’Assessorato Territorio, Ambiente e Opere Pubbliche, ora Servizio gestione demanio e risorse idriche, parere favorevole per interventi in aree a rischio inondazione ai sensi D.G.R. 4268/2000, con disciplina d’uso fascia B ai sensi D.G.R. 422/1999; - Direzione Prevenzione dei Rischi Idrogeologici dell’Assessorato Territorio, Ambiente e Opere Pubbliche, ora Servizio idrogeologico, parere favorevole nei ______Comunità Montana Valdigne-Mont Blanc Impianto di depurazione delle acque reflue comprensoriali in Comune di La Salle Progetto Preliminare - Relazione tecnica Zimatec Studio Associato 52

confronti del rischio frane di cui all’art.35 della L.R. n°11/1998 (vincolo non presente); - Ufficio Tutela dell’Ambiente del Dipartimento Territorio, Ambiente e risorse idriche dell’Assessorato Territorio, Ambiente e Opere Pubbliche, ora Servizio tutela delle acque dall’inquinamento e gestione rifiuti dell’Assessorato Territorio e Ambiente, parere favorevole;

Si precisa che, successivamente all’ottenimento del Parere di compatibilità ambientale, il Comune di La Salle si è dotato di cartografia prescrittiva dei “Terreni a rischio inondazione” ai sensi dell’art.36 "Normativa urbanistica e di pianificazione della Valle d'Aosta", approvata con D.G.R. n°2991 del 17.10.2008; l’area su cui è prevista la realizzazione dell’impianto di depurazione ricade parzialmente in fascia B, con medesima disciplina d’uso applicata alla perimetrazione del “sistema fluviale” individuata dal P.T.P., sulla base della quale è stato rilasciato il precedente parere.

Si precisa inoltre che è attualmente in corso l’aggiornamento della cartografia dei terreni sedi di frana del Comune di La Salle, ai sensi dell’art. 35 della L.R. 11/1998, ma è ancora vigente la cartografia redatta ai sensi della L.R. 32 del 02.09.1996, ed approvata dalla Giunta Regionale con delibera n°333 del 8/2/1999 sulla base della quale è stato rilasciato il precedente parere.

Contestualmente al presente aggiornamento del progetto preliminare dell’impianto di depurazione è stata redatta la documentazione necessaria all’ottenimento delle seguenti ulteriori autorizzazioni, relative al più recente regime vincolistico sulla base delle cartografie prescrittive di cui si è dotato il Comune di La Salle, approvate successivamente alla redazione del progetto del gennaio 2004 ed al successivo ottenimento del Parere di compatibilità ambientale sul progetto in oggetto:

Autorizzazione ai sensi della L.R. 6 aprile 1998, n. 11 e s.m.i. (Normativa urbanistica e di pianificazione territoriale della Valle d’Aosta), art. 33, c.8 (aree boscate) da acquisire presso Assessorato Agricoltura e Risorse Naturali,

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Dipartimento risorse naturali e corpo forestale – Direzione foreste e infrastrutture; Autorizzazione ai sensi del D.Lgs. n°42 del 22.01.2004, art.142 lett.g) “cartografia del bosco di tutela”, con definizione dei territori ricoperti da foreste e da boschi da acquisire presso la Direzione tutela beni paesaggistici e architettonici dell’Assessorato istruzione e cultura. Autorizzazione Azienda U.S.L.; Autorizzazione ANAS per esecuzione o interferenze delle opere in fascia di rispetto di Strade Statali; Autorizzazione RFI (ferrovie dello stato) per esecuzione opere in fascia di rispetto; Autorizzazione Deval S.p.A.; Relativamente alla disponibilità dei terreni sono in corso le procedure di occupazione e di esproprio delle aree interessate dai lavori, secondo i disposti del Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per la pubblica utilità approvato con D.P.R. 8 giugno 2001 n° 327 e le modifiche introdotte dal D.Lgs. n°302 del 27/12/2002 e dalla L. n° 166 del 01/08/2002. Nelle successive fasi progettuali dovranno essere ottenute: approvazione del progetto dell’impianto termico previsto all’interno dell’edificio pretrattamenti, da parte del Comando dei Vigili del Fuoco; approvazione della relazione di impatto acustico da parte dell’ARPA; Autorizzazione dell’Assessorato Territorio e Ambiente, Direzione Ambiente, ai sensi della L.R. 32 del 15.12.2006, “Disposizioni in materia di elettrodotti”, per la realizzazione della nuova cabina elettrica;

4.1.2 COERENZA DEL PROGETTO ALLE PREVISIONI E PRESCRIZIONI DEGLI STRUMENTI URBANISTICI EDILIZI

Relativamente alle situazioni di vincolo di pianificazione che in qualche modo possono condizionare, con divieti o limitazioni, la realizzazione del progetto in relazione alla sua

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ubicazione, si è tenuto conto sia delle Leggi Urbanistiche che degli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica.

In particolare, si è tenuto conto di: - P.R.G.C. Comune di La Salle; - L.R. n. 11/98 “Normativa urbanistica e di pianificazione territoriale della Valle d’Aosta” e successive modifiche ed integrazioni; - D.L. 27 marzo 1995 n. 88 “Misure urgenti per il rilancio economico ed occupazionale dei lavori pubblici e dell’edilizia privata” e successive modifiche ed integrazioni;

PIANO REGOLATORE GENERALE

Nel Comune di La Salle la pianificazione a livello comunale è regolata dal P.R.G.C. in vigore dal 12/11/1982 e succ. variante sostanziale approvata con delibera G.R. 102 del 19.01.1998. Le aree interessate dall’intervento (cfr. tavola allegata alla Relazione generale riepilogativa), rientrano in zona agricola E, ad esclusivo uso agricolo; è quindi necessario procedere alla variante di destinazione urbanistica secondo le procedure previste dalla L.R. n. 11/1998. Infatti, ai sensi dell’art. 31, comma 2, della suddetta legge, “l’approvazione, da parte del Consiglio Comunale, dei progetti preliminari di opere pubbliche comunali, intercomunali e delle Comunità montane, riguardanti aree che il P.R.G.C. non destina in tutto o in parte a servizi pubblici, costituisce adozione di variante non sostanziale al P.R.G.C. ai sensi dell’art.14, comma1, lett. B); si applicano le procedure di cui all’art.16”. Attualmente è in corso la redazione di una nuova variante generale, non ancora adottata, che destinerà l’area del previsto impianto di depurazione a Infrastrutture pubbliche.

Le opere in progetto sono soggette a concessione edilizia essendo realizzate dalla Comunità Montana, con riferimento alle disposizioni dell’art. 62 della L.R. 11/98.

Gli impianti tecnologici su indicati non sono soggetti alla disciplina urbanistico-edilizia in merito all'indice fondiario, al numero dei piani, al rapporto di copertura ma devono

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rispettare le prescrizioni in ordine alle distanze dalle strade, dalle acque pubbliche, dalle linee di Media Tensione, dai fabbricati e dai confini.

Pertanto, nel caso in esame, espletate le procedure autorizzative non si ravvisano disarmonie tra gli interventi in oggetto e la destinazione prevista dal P.R.G.C. vigente.

AMBITI INEDIFICABILI AI SENSI L.R. 11/98 E S.M.I.

Preso atto della documentazione relativa presso il Comune di La Salle l’area in oggetto risulta interessata dai seguenti ambiti in edificabili (confronta tavole allegate alla Relazione generale riepilogativa):

- rischio di inondazioni, ai sensi dell’art. 36 della L.R. 11/1998. - aree boscate, ai sensi dell’art. 33 della L.R. 11/1998 - bosco di tutela, ai sensi del D.Lgs. n°42 del 22.01.2004, art.142 lett.g)

Il comune di La Salle ha in corso di redazione la cartografia dei terreni sedi di frana, ai sensi dell’art. 35 della L.R. 11/1998, “Normativa urbanistica e di pianificazione territoriale della Valle d’Aosta”, ma è ancora vigente la cartografia redatta ai sensi della L.R. 32 del 02.09.1996, ed approvata dalla Giunta Regionale con delibera n°333 del 8/2/1999. Dall’esame di tale cartografia, redatta dal Dr. Geologo Fabrizio Pollicini, l’area interessata dall’intervento in progetto non risulta essere posto in corrispondenza di terreni sedi di frana, mentre l’area sovrastante la ferrovia, non interessata dall’intervento in progetto, è ubicata in zona franosa di tipo “B” (aree dissestate di media pericolosità o media pericolosità).

Il comune di La Salle si è dotato, successivamente all’ottenimento del Parere di compatibilità ambientale sul progetto in oggetto, di cartografia prescrittiva dei “Terreni a rischio inondazione” ai sensi dell’art.36 della L.R. 11/1998 “Normativa urbanistica e di pianificazione della Valle d’Aosta”, approvata con D.G.R. n°2991 del 17.10.2008; l’area su cui è prevista la realizzazione dell’impianto di depurazione ricade parzialmente

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in fascia B di esondazione, mentre in precedenza, in assenza di tale provvedimento, si applicava l’analoga disciplina definita dal PSFF per le aree definite dall’art 35 alla lettera b) del comma 1 (fascia B di esondazione). Ai sensi della D.G.R. n°2939 del 10.10.2008 “Approvazione delle nuove disposizioni attuative della L.R. 11/1998”, cap.4, par.C2 disciplina d’uso della fascia B, alla lettera l) sono consentiti gli interventi di potenziamento, di adeguamento e di nuova costruzione di impianti di trattamento delle acque reflue…, comprese le infrastrutture di accesso e quelle necessarie al loro funzionamento, ove altrimenti non localizzabili.

Per quanto riguarda le aree boscate, il Comune di La Salle è dotato di cartografia prescrittiva ai sensi dell’art.33 L.R. 11/1998, approvata con D.G.R. n° 1547 dell’8.06.2007; l’area su cui è prevista la realizzazione dell’impianto di depurazione ricade parzialmente in area boscata. In tali aree, in caso di motivata necessità, è ammessa l’esecuzione di opere infrastrutturali direttamente attinenti al soddisfacimento di interessi generali. L’esecuzione delle opere di cui sopra è subordinata all’autorizzazione rilasciata dall’Assessorato Agricoltura e Risorse Naturali, Dipartimento risorse naturali e corpo forestale – Direzione foreste e infrastrutture.

Il Comune di La Salle è inoltre dotato di “cartografia del bosco di tutela”, con definizione dei territori ricoperti da foreste e boschi come definiti dal D.Lgs. n°42 del 22.01.2004, art.142 lett.g) approvata dal Servizio beni paesaggistici dell’Assessorato istruzione e cultura con prot. 15748/TP del 5.12.2005. L’esecuzione delle opere in oggetto è subordinata all’autorizzazione rilasciata dall’Assessorato competente.

Dall’analisi delle cartografie redatte ai sensi dell’art.34 – Zone umide e laghi e art.37 – rischio valanghe e slavine, non emergono ulteriori vincoli sull’area oggetto di intervento.

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VINCOLO IDROGEOLOGICO

Dall’analisi della cartografia “Vincolo dei terreni” ai sensi del R.D.L. n°3267 del 31.12.1923 (cfr. tavola allegata alla Relazione generale riepilogativa), l’area oggetto di intervento non è interessata da tale vincolo.

4.1.3. COERENZA DEL PROGETTO AGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE

PIANO TERRITORIALE PAESISTICO (P.T.P.)

Per quanto riguarda il rispetto delle norme contenute nel Piano Territoriale Paesistico della Valle d'Aosta approvato con L.R. 10 aprile 1998 n. 13 “Approvazione del piano territoriale paesistico della Valle d’Aosta (P.T.P.)”, si osserva che, relativamente alla cartografia di “Assetto generale”, l'area oggetto di intervento rientra nei seguenti sistemi:

- sistema fluviale (art.14 e art.35 delle Norme di attuazione) - sistema boschivo (art. 13 delle Norme di attuazione); - sistema aree naturali:sottosistema delle altre aree naturali (art.11 delle Norme di attuazione).

La cartografia relativa all’Assetto generale, ai Vincoli paesaggistici ed alla Pericolosità geologica e idraulica è allegata alla Relazione generale riepilogativa degli interventi, relativa sia al progetto dell’Impianto di depurazione che al tratto terminale del collettore fognario.

Non si osservano incompatibilità delle Norme contenute con nel Piano Territoriale Paesistico.

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Secondo l’art 35 comma 5 del PTP “nelle parti del sistema ambientale fluviale, individuato dal PTP, interessate dalle fasce fluviali la cui delimitazione è di competenza dei comuni, si applica, fino a quando i comuni non abbiano provveduto alla delimitazione delle fasce stesse, la disciplina definita dal provvedimento della Giunta regionale, di cui al comma 1 o, in assenza di tale provvedimento, la disciplina definita dal PSFF per le aree di cui alla lettera b) del comma 1” (fascia B di esondazione).

L’area scelta per l’inserimento dell’impianto di depurazione si trova in un’area per la quale è stata redatta la cartografia dei terreni a rischio di inondazione (approvata con D.G.R. n°2991 del 17.10.2008), come già indicato in precedenza.

In occasione della redazione del progetto preliminare del gennaio 2004, in assenza di tale cartografia, l’impianto di depurazione in progetto è stato, quindi, considerato ubicato all’interno della fascia fluviale B della Dora Baltea e soggetto alle prescrizioni descritte nella Direttiva dell’Autorità di Bacino del Fiume Po di Parma: “Riduzione del rischio idraulico degli impianti di trattamento delle acque reflue e delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti ubicati nelle fasce fluviali A e B e nelle aree di dissesto idrogeologico Ee ed Eb”.

Tale direttiva, in adempimento a quanto disposto agli artt. 19bis e 38bis delle Norme di attuazione del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI), fornisce i criteri e le raccomandazioni tecniche per l’analisi del rischio idraulico a cui sono sottoposti gli impianti di trattamento e per l’individuazione degli eventuali interventi necessari a ridurre tale rischio.

La Direttiva dell’Autorità di Bacino, al paragrafo 4.2 indica che “nei nuovi impianti di trattamento delle acque urbane, ubicati nella fascia fluviale B e nelle aree di dissesto idrogeologico Eb, con potenzialità pari o superiore a 10.000 abitanti equivalenti, deve essere garantita la completa operatività durante eventi di piena con tempi di ritorno pari a T1 (20 anni). Deve inoltre essere garantito che le strutture civili, gli impianti elettrici e le attrezzature elettromeccaniche siano protette dal danneggiamento durante

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eventi di piena con tempo di ritorno compreso tra T1 e T2 (tra 20 e 200 anni).” Tali condizioni vengono definite di Rischio idraulico accettabile.

Così come previsto dalla direttiva dell’Autorità di bacino del fiume Po, essendo l’area da considerarsi ricompresa in fascia B del Piano Stralcio fasce fluviali, è stato effettuato uno studio di compatibilità idraulica.

All’interno di tale studio la valutazione delle condizioni idrauliche nelle sezioni della Dora Baltea è stata fatta confrontando i valori di portata ottenute con le portate di massima piena con tempo di ritorno di cento e duecento anni.

I risultati dei calcoli eseguiti evidenziano che le sezioni considerate sono sempre verificate, ovvero sono in grado di smaltire una portata sempre maggiore della portata di massima piena sia con un tempo di ritorno di 100 anni che con un tempo di ritorno di 200 anni.

Per ulteriori informazioni, relative alla compatibilità della realizzazione dell’impianto di depurazione circa eventuali situazioni d’instabilità idromorfologica ed idraulica, si rimanda allo studio allegato.

In sede progettuale, inoltre, sono state previste una serie di misure preventive allo scopo di ridurre i rischi di malfunzionamento o danni causati da un’eventuale esondazione.

Innanzi tutto le fasi di processo sia di pretrattamento che di trattamento biologico e finale, nonché i locali ed impianti di servizio (locale compressori, sala quadri elettrici, locale caldaie, impianto di deodorizzazione) sono segregati in edifici chiusi. La realizzazione di tutte le strutture civili dell’impianto è prevista in cemento armato tradizionale.

Pur non essendo l’impianto “vulnerabile” secondo la classificazione della direttiva dell’autorità di Bacino del fiume Po, in quanto disposto ad una quota adeguata, si

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prevede di realizzare una serie di accorgimenti sulle componenti impiantistiche sensibili, che riducono ulteriormente il rischio idraulico.

Tutti i quadri elettrici, gli interruttori e i trasformatori saranno montati ad una quota non inferiore a 1.00 m dal piano del pavimento.

Le varie sezioni impiantistiche saranno inoltre collegate elettricamente in modo separato ed autonomo al quadro generale di alimentazione, in modo da consentire, in condizioni di emergenza, una parzializzazione dell’impianto e una verifica per settori.

Analogamente, tutte le apparecchiature elettromeccaniche, ad eccezione delle componenti da installarsi in modalità sommersa, saranno installate su basamenti o strutture di altezza tale da garantire il posizionamento delle macchine a quote superiori a quella di rischio.

VINCOLI ED AREE DI RISPETTO

L’area oggetto degli interventi di realizzazione dell’impianto di depurazione è soggetta a numerosi vincoli e limitazioni d’uso, come indicato nella relazione di Studio di impatto ambientale già approvato.

Detti vincoli sono riconducibili sostanzialmente a quelli di tipo idraulico, determinati dalla presenza del fiume Dora Baltea, a quelli determinati dalla presenza della Strada Statale 26, della ferrovia Aosta- Pre Saint Didier e di linee elettriche di media tensione.

VINCOLI DI TIPO IDRAULICO

A seguito delle valutazioni contenute nella Relazione di calcolo idraulico redatta dalla Zimatec nel gennaio 2004, e a cui si rimanda integralmente per tutte le considerazioni, è stato verificato che la nuova area prevista per la realizzazione dell’impianto non risulta esondabile in condizioni di eventi di piena della Dora Baltea con tempo di ritorno pari a 200 anni.

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Le norme di attuazione del P.R.G.C. definiscono inoltre la distanza di rispetto dalle acque pubbliche in 10 m. Si prevede comunque di realizzare l’impianto su un rilevato posto alla quota variabile da 788 a 787 m s.l.m., a circa 2 m sopra la quota naturale del terreno; le strutture emergenti dell’impianto sono previste ad una distanza minima di circa 30m dalla sponda.

VINCOLI DETERMINATI DA SERVIZI

I servizi che determinano interferenza con le opere in oggetto sono rappresentati da:

- Strada Statale 26; - linea Ferroviaria Aosta- Pre Saint Didier; - linea Deval di media tensione;

Il posizionamento così individuato consente di mantenere una distanza minima di:

- 10,00 m dal confine stradale della S.S. 26 al perimetro del tetto dell’edificio, - oltre 6,00 m dalla linea della media tensione più vicina al perimetro del tetto dell’edificio , - oltre 30,00 m dal binario ferroviario più prossimo agli edifici dell’impianto.

Per quanto riguarda la distanza dalle strade, si osserva che l'unica strada interessata è la Statale n. 26 della Valle d'Aosta; con nota prot.1618 del 10.03.2005 l’ANAS comunicava che, in rapporto alla classificazione di cui all’art.2 del D.L. 285 del 30.04.1992, la stessa è considerata di tipo “C”. Ai sensi del D.P.R. n°147 del 26.04.1993, art.1 – fasce di rispetto, p.to2 bis, “Fuori dai centri abitati, ma all’interno delle zone previste come edificabili o trasformabili dallo strumento urbanistico generale nel caso di attuazione diretta, le distanze dal confine stradale da rispettare nelle nuove costruzioni…, non possono essere inferiori a :

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- 10 m per le strade di tipo”C”.

Per quanto riguarda la distanza di rispetto dalle linee di Media Tensione, le norme di attuazione del P.R.G.C. definiscono tale distanza non inferiore a 6 m.

Per quanto riguarda il vincolo ferroviario, in base al D.P.R. 11 luglio 1980, n. 753 “Nuove norme in materia di polizia, sicurezza e regolarità dell’esercizio delle ferrovie e di altri servizi di trasporto”, titolo III, art. 49, la distanza di vincolo dalla ferrovia, in proiezione orizzontale, è di 30 m; tale distanza è rispettata dal progetto per quanto riguarda gli edifici dell’impianto, ma non per la recinzione. Si rende quindi necessaria apposita autorizzazione.

4.3 NORME SULLE BARRIERE ARCHITETTONICHE

In relazione al progetto in oggetto, si evidenzia che le opere previste non rientrano nell’ambito di applicazione dell’art. 24 della legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate, n. 104 del 5 febbraio 1992 in quanto non si prevedono interventi relativi ad attività di edificazione per uso pubblico o ad attività ricreative.

4.4 VERIFICA DELLA FATTIBILITA’ DELL’OPERA SULLA BASE DELLA VALUTAZIONE GEOLOGICA E GEOTECNICA

Relativamente alla verifica della prefattibilità dell’opera sulla base della valutazione geologica si rimanda alla relazione allegata a firma del Dott. Geologo Paolo Castello.

Sulla base dell’analisi geomorfologia ed idrogeologica eseguita, non emergono comunque particolari problematiche per la fattibilità dell’opera.

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5. CONFORMITÀ DEL PROGETTO ALLE NORMATIVE TECNICHE APPLICABILI

Le normative di riferimento per la realizzazione del presente progetto sono riportate nel dettaglio nell’ALLEGATO 1 del presente documento.

6. VINCOLI DI LEGGE RELATIVI AL CONTESTO IN CUI L’INTERVENTO È PREVISTO

Le Normative legislative di riferimento sono riportate in allegato alla Relazione generale riepilogativa, relativa sia al progetto dell’impianto di depurazione che al tratto terminale del collettore fognario.

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7. DESCRIZIONE GENERALE DELL’IMPIANTO

Nel presente paragrafo vengono descritte le caratteristiche delle infrastrutture civili e delle fasi di trattamento impiantistiche previste per la realizzazione dell’impianto in oggetto.

7.1 OPERE CIVILI

Le infrastrutture civili previste possono essere riassunte brevemente come segue: - edificio pretrattamenti, trattamenti primari e trattamento fanghi; - edificio di ossidazione biologica; - sezione di sedimentazione finale e clorazione; - cabina di consegna dell’energia elettrica.

Per quanto riguarda gli aspetti di tipo generale, l’area dell’impianto di depurazione sarà adeguatamente protetta per tutto il suo contorno con una recinzione costituita da rete metallica plastificata sostenuta da paletti in acciaio plastificato fondati su muretto in cls, o posizionati direttamente sui muri di sostegno.

I piazzali interni saranno accessibili attraverso cancelli in carpenteria metallica; le pavimentazioni saranno di tipo bituminoso della medesima tipologia utilizzata per la strada di accesso.

Le aree verdi adiacenti i piazzali saranno contornate da cordoli in c.a. per una migliore finitura delle aree stesse e saranno inerbite e piantumate con essenze arboree ricorrenti e tipiche dell’area di intervento.

L’impianto sarà dotato delle reti tecnologiche necessarie per lo smaltimento delle acque meteoriche e l’illuminazione delle strade e dei piazzali di manovra.

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7.1.1. EDIFICIO PRETRATTAMENTI E TRATTAMENTO FANGHI

Il layout dell’impianto è stato studiato per minimizzare la necessità di occupazione di superficie. Pertanto è prevista la realizzazione di un edificio chiuso al cui interno verranno sistemati la stazione di sollevamento dei liquami addotti alla fognatura, i sistemi di grigliatura e compattazione dei materiali grigliati, la dissabbiatura con le relative soffianti insonorizzate ed il sistema di lavaggio delle sabbie, la sedimentazione primaria, l’ispessitore dei fanghi, il sistema di disidratazione dei fanghi e l’impianto di deodorizzazione costituito da un sistema di aspirazione e trattamento aria.

L’edificio ha dimensioni in pianta di m.57,00 x 35,00 ed è alto circa m.7,00 in gronda e m.14,00 al colmo del tetto a due falde. Le varie fasi di trattamento situate al suo interno hanno le seguenti profondità dal piano campagna: la stazione di sollevamento – 6,00 m.; la dissabbiatura – 4,00; l’ispessitore dei fanghi – 2,50 m..

I manufatti, i basamenti e le vasche contenute all’interno dell’edificio suddetto sono previsti in c.a.; le superfici a contatto con i liquami protette mediante ciclo di trattamento a base di resine epossidiche modificate.

Per la copertura dell’edificio pretrattamenti si prevede la realizzazione di una struttura in legno lamellare con manto di copertura in lose completo di fermaneve, e lattonerie (grondaie, pluviali, faldalerie) in rame; per la struttura in legno lamellare è previsto un trattamento con prodotti ignifughi, antimuffa e idrorepellenti, mentre i tamponamenti esterni vengono realizzati con blocchetti in cls di argilla espansa, spessore minimo 30 cm, intonacati internamente ed esternamente.

Le finiture esterne prevedono una zoccolatura in pietra di Luserna e la pittura delle pareti mediante prodotti specifici a base di resine acriliche per esterni; internamente verranno invece utilizzate pitture a base di prodotti epossidici antimuffa.

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Al fine di garantire corrette condizioni operative in fase di gestione, si prevede la piastrellatura delle superfici calpestabili ed il rivestimento delle pareti sino a 2,00 m di altezza con piastrelle in gres smaltato.

L’edificio sarà provvisto interamente della necessaria rete di smaltimento delle acque di lavaggio delle superfici piastrellate.

I serramenti ed i portoncini esterni di ingresso sono realizzati in alluminio anodizzato, elettrocolorato, ad uno o più battenti, muniti di taglio termico e doppi vetri.

I portoni, invece vengono realizzati in carpenteria metallica, muniti di pannellatura isolante e verniciati con una colorazione adeguata.

Ciascun serramento è munito di davanzale in pietra di Luserna con apposito gocciolatoio; i portoncini di ingresso ed i portoni sono dotati di soglia in pietra di Luserna.

L’edificio pretrattamenti sarà munito della necessaria coibentazione termica, al fine di evitare temperature troppo basse che possono compromettere il corretto funzionamento delle apparecchiature installate.

All’interno dell’edificio pretrattamenti, inoltre, è prevista la segregazione di un’area organizzata su due livelli. Il piano terreno verrà utilizzato per realizzare il locale di installazione dei quadri elettrici e del quadro sinottico, un’infermeria, l’officina per la riparazione di piccola componentistica, il locale centrale termica a servizio dei due piani servizi; il piano primo verrà utilizzato per spogliatoi, servizi igienici, locale mensa e, tramite accesso indipendente, la zona uffici tecnici con i relativi servizi.

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7.1.2. EDIFICIO DI ALLOGGIAMENTO VASCHE DI OSSIDAZIONE BIOLOGICA, NITRIFICAZIONE, DENITRIFICAZIONE E STABILIZZAZIONE AEROBICA DEL FANGO DI SUPERO

La realizzazione della sezione ossidazione – nitrificazione e denitrificazione è prevista all’interno di un edificio chiuso, nel quale sono anche sistemate la sezione di stabilizzazione aerobica dei fanghi di supero.

L’edificio ha dimensioni in pianta di m.45,00 x 40,00 ed è alto circa m.6,00 in gronda e m.14,00 al colmo del tetto a due falde. Le vasche hanno una profondità massima dal piano campagna di m. 5,50.

Il trattamento dei reflui è previsto su due linee, per cui si avranno due vasche di ossidazione, due vasche di denitrificazione e due vasche di stabilizzazione aerobica dei fanghi.

La portata viene suddivisa fra le due linee per mezzo di un ripartitore di portata posizionato all’esterno e in adiacenza all’edificio stesso.

Le vasche suddette per il trattamento dei liquami sono realizzate in c.a.; le superfici a contatto con i liquami vengono protette mediante un ciclo di trattamento a base di resine epossidiche modificate.

L’edificio adibito all’alloggiamento delle vasche, per congruità tipologica ed estetica, avrà struttura, caratteristiche e finiture analoghe a quelle dell’edificio pretrattamenti descritto al paragrafo precedente e sarà munito della necessaria coibentazione termica, al fine di evitare temperature troppo basse che possono compromettere il compimento del ciclo di ossidazione.

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7.1.3. SEDIMENTAZIONE FINALE E CLORAZIONE

La sezione di sedimentazione secondaria o finale e clorazione prevede la realizzazione di due vasche interrate a forma circolare in c.a., diametro interno di m.36,00 con una profondità massima di 3 m circa, per la sedimentazione ed un cloratore, realizzato sempre in c.a., in posizione intermedia alle due vasche di sedimentazione anzidetta.

Le superfici in c.a. dei sedimentatori a e del cloratore che sono a contatto con i liquami vengono impermeabilizzate mediante un ciclo di protezione a base di resine epossidiche modificate.

Le superfici esterne vengono trattate mediante un ciclo di protezione a base di resine cloro viniliche.

7.1.4. CABINA DI CONSEGNA DELL’ ENERGIA ELETTRICA

Le opere per la realizzazione della cabina di trasformazione dell’energia elettrica prevedono la costruzione in opera della platea di fondazione in c.a. ed il successivo posizionamento della sovrastante cabina prefabbricata in c.a.

La cabina di consegna dell’energia elettrica sarà predisposta sulla base delle prescrizioni e specifiche fornite dall’Ente gestore del servizio di distribuzione dell’energia. La stessa sarà comunque formata da due corpi principali: il primo avente dimensioni in pianta di 3,50 x 3,50 m ed alto 8,0 m (in caso di prescrizione di cabina alta) a servizio dell’Ente gestore , il secondo avente dimensioni in pianta di 3,50 x 5,00 m ed alto 3,00 m dove all’interno saranno situati il locale di misura ove avviene la lettura dei contatori ed il locale di contenimento del gruppo di trasformazione.

La cabina sarà dotata di porte di accesso e griglie di aerazione in PVC del tipo e delle dimensioni richieste dalle normative vigenti e dai disciplinari dall’Ente gestore Deval.

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7.2. OPERE ELETTROMECCANICHE

7.2.1 INGRESSO LIQUAMI –GRIGLIATURA GROSSOLANA SOLLEVAMENTO

I liquami verranno addotti al nuovo impianto mediante un collettore fognario del tipo a gravità; l’ingresso è previsto in corrispondenza dell’edificio pretrattamenti, dalla parte di monte, ove è installata, a valle di un idoneo sistema di sfioro, in apposita camera ispezionabile, un sistema atto alla grigliatura grossolana dei liquami, consistente in una griglia automatica di tipo verticale con pettine di pulizia operante in controflusso.

La griglia verticale sarà costituita da una parte fissa comprendente il telaio di sostegno e la parte mobile comprendente il carrello portapettine con relativo sistema di movimentazione.

Il materiale grigliato trattenuto tra le barre dello schermo grigliante sarà raccolto dal pettine pulitore, rimosso da un dispositivo pulisci-pettine, e scaricato su nastro trasportatore.

La macchina sarà costituita da una robusta struttura in acciaio pressopiegata ed irrigidita, posta in opera su un gruppo ancorato alle opere civili.

Il pettine pulitore opera in controflusso ed è parte integrante del carrello che scorre su steli-guida cromati, consentendo la traslazione verticale del detritico.

La griglia verrà inglobata in idonea gabbia di contenimento e protezione antinfortunistica costruita in struttura di acciaio inossidabile AISI 304 e pannelli grigliati di acciaio inossidabile AISI 304, realizzata secondo le vigenti norme di sicurezza, completa di porta di accesso protetta con contatto di arresto in caso di apertura accidentale.

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A valle della grigliatura il flusso dei liquami sarà raccolto in una vasca di alloggiamento delle elettropompe di sollevamento, attrezzata con un sistema di 5 elettropompe di tipo sommergibile, disposte in parallelo, ed in grado di sollevare la portata da sottoporre a trattamento alla quota del canale in cui verrà installato il nuovo sistema di grigliatura fine.

Si prevede l’installazione di n. 3 pompe con portata di 153 l/sec e n. 2 pompe con portata di 223 l/sec, in modo da poter ottimizzare il funzionamento della stazione nelle varie condizioni di portata in ingresso.

7.2.2 GRIGLIATURA FINE

La sezione di grigliatura sarà realizzata mediante l’installazione di due griglie a gradini a funzionamento automatico; tali apparecchiature saranno installate in parallelo, in due canali posizionati tra il sollevamento e la successiva sezione di dissabbiatura.

Le griglie a gradini saranno del tipo a funzionamento automatico, autopulente, ad alto potere filtrante, e realizzate interamente in acciaio inossidabile AISI 304.

La macchina sarà costituita da una robusta struttura portante che supporta una doppia serie di sottili lamine sagomate a gradino.

La prima serie di lamine è fissa mentre la seconda è collegata ad un sistema mobile azionato da un gruppo motoriduttore che imprime loro un movimento rotatorio.

Il meccanismo di azionamento è montato sulla parte superiore della macchina, per cui le parti soggette ad usura non vengono mai a contatto con il liquido da trattare.

La spaziatura tra le lamine sarà di 2,5 mm.

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Per mezzo del movimento rotatorio, i solidi, che si depositano sui gradini delle lamiere fisse, vengono sollevati e posizionati sui gradini superiori.

Gradino dopo gradino, i solidi raggiungono il punto di scarico posto al di sopra del livello liquido.

Le griglie consentiranno il massimo grado di filtrazione funzionando "ad intasamento", su consenso di un misuratore di livello differenziale.

7.2.3 DISSABBIATURA

Il dissabbiatore sarà di tipo longitudinale, disposto su due linee in parallelo, entrambe dotate di sistema di agitazione mediante aria compressa distribuita da diffusori inintasabili disposti parallelamente al lato di maggior dimensione delle vasche; sulla parete opposta a quella di installazione dei diffusori sarà realizzato lo scomparto di calma per la disoleazione dei liquami.

Le sabbie decantate saranno sollevate da una idonea pompa sommergibile, installata solidalmente al carroponte con movimento a và e vieni poggiante su vie di corsa ricavate sui lati di maggior lunghezza dei due bacini.

Le sabbie raccolte saranno scaricate nella tramoggia di carico di un lavatore- disidratatore, in grado di caricare il materiale separato direttamente in container posto all’estremità del dissabbiatore.

Il cassone per lo stoccaggio temporaneo delle sabbie dovrà essere del tipo scarrabile, con volumetria pari a 5 m3; tutto il sistema (compreso anche il cassone) dovrà essere posizionato all’interno dell’edificio pretrattamenti.

Contestualmente alla dissabbiatura, si provvederà alla separazione e alla raccolta degli oli flottati alla superficie dello scomparto apposito: il carroponte sarà dotato di raschia

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superficiale con meccanismo di sollevamento ed affondamento, in modo da convogliare i materiali galleggianti con flusso unidirezionale in un pozzetto di raccolta posizionato alla testata opposta del dissabbiatore.

Tale pozzetto servirà per lo stoccaggio provvisorio dei materiali flottati, che, in fase di gestione dell’impianto saranno allontanati per l’opportuno smaltimento mediante intervento di autospurgo; le acque, separate per gravità, saranno inviate al processo depurativo.

Il dissabbiatore sarà costituito da n. 2 vasche ognuna delle seguenti dimensioni:

- lunghezza : 19,0 m - larghezza : 3,8 m - altezza utile : 4,0 m

L’aria necessaria sarà fornita da un idoneo sistema di compressione che alimenterà n. 144 diffusori per vasca, con una portata di 505 Nmc/h per vasca.

7.2.4 SEDIMENTAZIONE PRIMARIA

Il flusso di liquami in uscita dalla dissabbiatura sarà inviato alla sedimentazione primaria, che ha lo scopo di separare la frazione solida, che deposita a fondo vasca originando il fango primario, dal liquame chiarificato che viene avviato ai trattamenti successivi.

Per minimizzare gli spazi e le volumetrie necessarie e ridurre l’ingombro della fase di sedimentazione primaria, volutamente inserita all’interno dell’edificio, si è optato per l’installazione dei cosiddetti “pacchi lamellari”: questi sono costituiti da una serie di lamine (o lamelle) posizionate equidistanti e con giacitura inclinata rispetto al flusso del liquame entro la vasca.

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Ciascuna coppia di lamelle parallele costituisce in pratica un’unità di decantazione, di superficie pari alla proiezione della lamella sul piano orizzontale. E’ evidente il notevole incremento della superficie di decantazione di una serie di lamelle sovrapposte rispetto alla superficie occupata in pianta; la prima viene definita superficie “efficace”, sulla quale si valuta la capacità di sedimentazione, mentre la seconda è in genere chiamata superficie “apparente”, in base dalla quale si determina l’area di occupazione necessaria.

Per la rimozione dei fanghi decantati è prevista l’installazione di raschiafanghi a catena continua nella zona sottostante i pacchi lamellari; i fanghi vengono fatti confluire a tramogge di accumulo ed addensamento dalle quali sono estratti, mediante tubazioni dotate di valvole di intercettazione a comando pneumatico temporizzato, e versati in un pozzetto ove sono installate pompe sommergibili per il rilancio dei fanghi al ricircolo o alla digestione aerobica o all’ispessimento.

Allo scopo di garantire la massima elasticità di esercizio in funzione del carico influente, ma anche in caso di manutenzioni alle apparecchiature, sono progettate due unità di decantazione a pacchi lamellari a funzionamento in parallelo e singolarmente intercettabili.

Si prevedono n. 2 vasche di dimensioni utili in pianta pari a :

- lunghezza : m. 25,0 - larghezza: m. 8,0

7.2.5 IMPIANTO BIOLOGICO (Ossidazione - Nitrificazione e Denitrificazione)

Per quanto riguarda l’impianto biologico è previsto un trattamento di ossidazione- nitrificazione-denitrificazione su due linee disposte in parallelo.

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Per garantire i più restrittivi limiti di Azoto totale imposti dal Decreto legislativo 11 maggio 1999 n. 152, risulta necessaria la realizzazione di una fase strettamente anossica di pre-denitrificazione, una fase di nitrificazione-ossidazione combinata ed un ricircolo della biomassa aerata.

I comparti di denitrificazione anossica verranno attrezzati con dispositivi di miscelazione (mixers sommergibili) per garantire la perfetta miscelazione del fango biologico ed evitarne la sedimentazione.

In prossimità della sezione di uscita delle vasche di ossidazione saranno installate le pompe sommergibili per il ricircolo della miscela aerata alle rispettive sezioni di denitrificazione (ricircolo del “mixed liquor”).

In considerazione della forte variabilità di carico influente all’impianto, e della limitata durata delle condizioni di punta (coincidenti sostanzialmente con il mese di agosto ed i periodi festivi), la fase di ossidazione- nitrificazione sarà così strutturata.

In condizioni di carico “ordinario” (bassa e media stagione, corrispondenti rispettivamente a 15.000 e 30.000 abitanti equivalenti) il trasferimento di ossigeno alla fase liquida sarà garantito dall’insufflazione di aria atmosferica ottenuta mediante l’installazione di un sistema di eiettori aria-acqua, in grado di soddisfare la richiesta di ossigeno “di base”.

I fanghi di supero dai sedimentatori secondari possono essere inviati direttamente al trattamento di ispessimento e disidratazione, nei periodi in cui il basso valore del fattore di carico del fango (FC=kgBOD/kgSS d) garantisce un fango di supero già stabilizzato; all’aumento di FC i fanghi di supero sono inviati alle vasche di stabilizzazione aerobica, dalle quali è previsto il prelievo per il successivo trattamento nella linea fanghi.

In condizioni di carico “di punta” (45.000 abitanti equivalenti) sarà possibile aumentare la capacità di abbattimento del BOD mediante aumento della concentrazione della biomassa nella vasca di ossidazione; a tale scopo potrà essere utilizzata la biomassa

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presente nel comparto di stabilizzazione aerobica, che si comporterà perciò da vero e proprio “serbatoio di stoccaggio” temporaneo della biomassa.

Le aumentate capacità ossidative della vasca di ossidazione-nitrificazione richiederanno un aumento della portata di ossigeno disciolto; si provvederà pertanto, quando necessario, ad integrare l’apporto dell’impianto base ad aria atmosferica con l’ausilio di un sistema di ossigenazione utilizzante ossigeno puro, prelevato da un opportuno sistema di stoccaggio.

Una ulteriore configurazione impiantistica dovrà garantire il trattamento dei liquami in condizioni di massima punta stagionale (60.000 abitanti equivalenti): durante tale periodo la vasca adibita alla stabilizzazione aerobica dei fanghi sarà annessa alla vasca di ossidazione-nitrificazione, aumentandone la volumetria utile ed incrementandone le capacità di trattamento; in tale periodo i fanghi di supero verranno condizionati con latte di calce ed inviati direttamente all’ispessimento.

Per quanto riguarda il sistema di rifornimento dell’ossigeno, l’aumento delle capacità ossidative determina la necessità di incrementare la potenzialità di tale sistema; anche in questo caso l’impianto base ad aria atmosferica sarà implementato, per la frazione deficitaria, con un sistema di ossigenazione utilizzante ossigeno puro, prelevato dal sistema di stoccaggio.

Il sistema di controllo e regolazione dell’Ossigeno Disciolto, oltre a fornire i valori di un importante parametro di processo indispensabile al buon funzionamento (Ossigeno Disciolto non inferiore a 1,5 ppm e non superiore a 2,5 ppm), avrà pertanto l’importante compito di individuare e segnalare la necessità di avviamento del sistema supplementare di rifornimento dell’ossigeno.

Si prevede quindi la realizzazione di n. 2 linee di trattamento identiche, costituita ognuno da una sezione di pre-denitrificazione, una sezione di nitrificazione-ossidazione, una sezione di digestione aerobica dei fanghi.

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Le tre sezioni, per ogni linea, dovranno presentare le seguenti volumetrie:

- pre-denitrificazione: mc 1.000 - nitrificazione-ossidazione: mc 1.562 - digestione aerobica: mc 1.150

In tal modo sarà reso disponibile un volume per il trattamento di nitrificazione- ossidazione ad aerazione prolungata di 2.712 mc per linea. Il funzionamento del sistema sarà quindi il seguente. Con il carico equivalente di 15.000 Ab. Eq. funzionerà una sola linea, con una concentrazione di solidi di 2,2 kg/mc, che sarà in grado di garantire un carico del fango di 0,13 kgBOD/kgSSTxg. I fanghi saranno stabilizzati nella fase di digestione aerobica. Con il carico equivalente a 30.000 Ab.Eq. funzionerà anche la seconda linea, nelle stesse condizioni del caso precedente di 15.000 Ab. Eq. e con un carico del fango pari a 0,10 kgBOD/kgSSTxg. Man mano che il carico aumenterà, sarà necessario modificare le condizioni di funzionamento delle due linee, alimentando ossigeno puro. Nelle condizioni di carico di 45.000 Ab. Eq. le due linee funzioneranno con una concentrazione di solidi di 3,8 kg/mc, garantendo un carico del fango di 0,08 kgBOD/kgSSTxg. I fanghi potranno essere trattati in digestione aerobica, garantendo loro il volume necessario per raggiungere un’età pari a 20 gg. In condizioni di carico di 60.000 Ab. Eq. si procederà con l’utilizzo di tutto il volume, anche quello destinato al trattamento di digestione aerobica, con una concentrazione di solidi di 3,8 kg/mc, garantendo un un carico del fango di 0,08 kgBOD/kgSSTxg.

A seguire si riporta una tabella riepilogativa dei dati principali di dimensionamento e dei volumi calcolati per le fasi di ossidazione-nitrificazione biologica e digestione aerobica.

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7.2.6 SEDIMENTAZIONE SECONDARIA

Il flusso di liquami in uscita dalla vasca di ossidazione sarà inviato alla chiarificazione in una sezione di sedimentazione secondaria, anch’essa disposta su due linee operanti in parallelo.

Come già richiamato nei capitoli di inquadramento generale, essendo di fondamentale importanza garantire il più alto grado di affidabilità e garanzia di corretto funzionamento di tale sezione, in quanto le acque chiarificate vengono convogliate verso lo scarico dell’impianto, si è scelto di realizzare delle vasche di tipo circolare con flusso di tipo radiale, che offrono le più alte garanzie di efficienza anche in condizioni operative particolari, quali l’elevata variabilità della portata in ingresso all’impianto.

I sedimentatori saranno di tipo dinamico, equipaggiati con un ponte raschiatore a struttura metallica incernierato sul supporto di sostegno posto al centro della vasca ed azionato perifericamente da un sistema di trazione motore-motoriduttore disposto all’estremità del ponte stesso, in corrispondenza della circonferenza di bordo vasca; il carroponte convoglierà il fango sedimentato verso il centro della vasca, da dove è previsto l’allontanamento verso la stazione di rilancio dei fanghi, che provvederà sia al loro ricircolo in testa all’ossidazione, sia all’invio della frazione di supero alla linea di trattamento dei fanghi.

È previsto il montaggio, solidalmente al carroponte, di una lama schiumatrice, che serve per intercettare le schiume galleggianti e convogliarle in un apposito dispositivo di raccolta.

Il piano di camminamento sarà ricavato sopra il ponte mobile, ricoperto da grigliato zincato con parapetti, scaletta di accesso, cancello fisso realizzati secondo le vigenti norme di sicurezza antinfortunistica.

Sarà predisposto un sistema automatico temporizzato a spazzole rotanti per la pulizia delle canalette periferiche e del bordo di sfioro.

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A bordo del ponte sarà predisposto il quadro elettrico per il comando del motoriduttore di trazione periferica, per l’azionamento automatico del sistema di pulizia e per la gestione degli allarmi, dei blocchi automatici e delle sicurezze elettriche antinfortunistiche.

La protezione da sovraccarichi dovrà essere effettuata mediante limitatori elettronici di coppia.

L’alimentazione elettrica del sistema sarà assiale.

Lo sfioro delle acque chiarificate avverrà per stramazzo nella canaletta circonferenziale; al fine di evitare l’innescarsi di fenomeni preferenziali, sarà possibile regolare l’altezza dello stramazzo mediante l’applicazione di una lama a profilo Thomson in acciaio inossidabile, sostenuta da apposite staffe e fissata al cemento armato della vasca mediante un sistema di asole registrabili, in modo da effettuarne il perfetto livellamento. è prevista infine la realizzazione di un mancorrente di contorno ai due bacini circolari di sedimentazione, atto ad evitare la caduta accidentale all’interno dei medesimi.

Il mancorrente sarà realizzato in doppi profilati tubolari di acciaio inossidabile AISI 304, fissati a mezzo di viti inox a piantoni in tubolari in acciaio inox AISI 304, ancorati al manufatto a mezzo di piastre di fissaggio e tasselli.

Il mancorrente sarà dotato di fermapiede e sarà realizzato nel rispetto delle norme antinfortunistiche vigenti, e nel complesso dovrà avere altezza minima 1 mt.

Il mancorrente sarà dotato di un elemento di apertura per l’accesso al ponte, quando si trovi fermo in corrispondenza del medesimo, costituito da cancello apribile mediante serratura a chiave. Il cancello sarà dotato di microinterruttore di sicurezza collegato al quadro di comando a bordo del ponte.

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I due sistemi di ponte periferico da installarsi nei due sedimentatori secondari dovranno essere dotati di tutti i dispositivi meccanici ed elettrici atti a garantire le condizioni di perfetta sicurezza antinfortunistica per il personale operante.

I sedimentatori avranno ciascuno un diametro interno utile pari a m. 37,0.

7.2.7 DISINFEZIONE

E’ prevista la possibilità di effettuare la disinfezione delle acque effluenti prima del loro scarico nel corpo idrico ricettore; tale operazione potrà essere effettuata sia sulla portata in uscita dal trattamento biologico, sia sulle acque provenienti dai by pass delle varie sezioni impiantistiche.

L’agente sterilizzante utilizzato è il biossido di cloro in soluzione acquosa, che verrà formata da un apposito generatore, costituito da una camera di reazione entro la quale il biossido di cloro si forma a partire da acido cloridrico e clorito di sodio.

Tale apparecchiatura sarà dotata di un idoneo sistema di dosaggio del biossido di cloro nella vasca di contatto.

7.2.8 TRATTAMENTO DEI FANGHI DI SUPERO

I fanghi di supero dell’impianto, provenienti dai sedimentatori secondari, dovranno essere opportunamente trattati e condizionati, unitamente ai fanghi provenienti dai sedimentatori primari, al fine di renderli idonei all’operazione di smaltimento finale.

In condizioni di basso carico, nei periodi in cui il fattore di carico del fango è uguale od inferiore a 0,07 kgBOD/kgSS d, il fango di supero dai sedimentatori secondari può essere ritenuto tecnicamente stabilizzato, per cui esso può essere inviato direttamente all’ispessitore.

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In condizioni di carico più elevato, aumentando il valore del fattore di carico del fango, i fanghi di supero potranno essere inviati alla digestione aerobica e, successivamente, all’ispessitore.

In condizioni di massima punta stagionale, non potendo essere utilizzata la vasca di stabilizzazione aerobica, in quanto adibita ad incrementare la fase di ossidazione- nitrificazione, la portata dei fanghi di supero sarà trattata con latte di calce, unitamente ai fanghi primari, per poi essere inviata all’ispessitore.

E’ prevista la realizzazione di una vasca per l’ispessimento dei fanghi di supero e dei fanghi provenienti dai sedimentatori primari; In tale vasca sarà installato un ponte raschiante, in grado di rimuovere il fango stratificato e liberare le zone di maggior addensamento, favorendo il deflusso verso la zona di scarico al fondo della vasca.

In tal modo sarà possibile ottenere quantità ridotte di Solidi Sospesi ed elevate concentrazioni degli stessi: per completare il sistema di smaltimento in modo da minimizzare le quantità di fanghi che al termine del processo vengono allontanati dall’impianto i fanghi ispessiti saranno sottoposti ad un trattamento di disidratazione meccanica.

La vasca di ispessimento presenterà un diametro interno utile pari a 9,50 m.

Si prevede l’installazione di n. 2 nastropresse, complete dell’impianto di preparazione e di dosaggio del polielettrolita necessario per il condizionamento del fango ispessito prima dell’alimentazione all’apparecchiatura.

Ogni nastropressa presenterà una larghezza di telo pari a m. 2,0.

E' previsto inoltre un sistema di trasporto ed elevazione del fango disidratato che deve essere caricato nel container di trasporto.

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Tutta la linea di condizionamento e disidratazione dei fanghi (compreso il container di stoccaggio temporaneo dei fanghi disidratati) sarà dislocata all’interno dell’edificio pretrattamenti, in modo da impedire qualunque interferenza, anche accidentale, con l’ambiente esterno.

7.2.9 DEODORIZZAZIONE E RISCALDAMENTO

A servizio dei due edifici, all’interno dei quali sono disposte le varie fasi di trattamento, saranno realizzati opportuni sistemi di condizionamento e trattamento dell’aria al fine di garantire corrette condizioni di salubrità ambientale all’interno dei locali e un controllo delle emissioni odorose verso l’esterno.

Si prevede di mantenere una temperatura non inferiore ai 6 °C nell’edificio ossidazione e non inferiore ad 8°C nell’edificio pretrattamenti; contemporaneamente, il controllo delle emissioni maleodoranti impone il ricambio dell’aria ed il suo trattamento di deodorizzazione prima dell’espulsione all’esterno.

Si prevede pertanto di realizzare due impianti separati di deodorizzazione e riscaldamento dell’aria, rispettivamente a servizio dell’edificio pretrattamenti e dell’edificio ossidazione.

In ciascun impianto l’aria aspirata dall’interno dell’edificio, dopo essere stata inviata ad uno scambiatore-recuperatore di calore nel quale preriscalda l’aria fredda prelevata dall’ambiente esterno, è inviata ad una apparecchiatura di scambio ove le sostanze organiche volatili sono abbattuti grazie all’azione di idonei reagenti, quali soluzioni di acido solforico ed ipoclorito sodico.

L’aria così deodorizzata può essere espulsa nell’ambiente esterno.

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Per quanto riguarda l’aria di ricambio prelevata dall’ambiente esterno, dopo essere stata preriscaldata nello scambiatore-recuperatore, sarà riscaldata alla temperatura necessaria per garantire le condizioni ambientali volute nell’edificio.

L’impianto sarà completo della centrale termica necessaria per il riscaldamento degli impianti sopra descritti.

7.2.10 IMPIANTO ELETTRICO

Si prevede la realizzazione di tutta l’impiantistica elettrica necessaria per alimentare l’impianto in oggetto.

L’impianto elettrico sarà configurato come segue:

- trasformazione energia elettrica; - linea di alimentazione Quadro di distribuzione generale; - quadro di distribuziore generale, rifasamento; - linee di collegamento ai quadri periferici; - quadri periferici per edificio pretrattamenti e trattamento biologico; - linee di alimentazione utenze; - impianti di illuminazione interna edifici; - impianto di illuminazione area esterna; - impianto di messa a terra e protezione scariche atmosferiche; - quadro generale sinottico.

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8. INSERIMENTO LAVORI NEL TERRITORIO

8.1 LOCALIZZAZIONE ED ORGANIZZAZIONE DEL CANTIERE

Il cantiere è localizzato in un’area facilmente accessibile dalla S.S. n. 26.

8.2 DISCARICHE IN CUI CONFERIRE I MATERIALI DI RISULTA

Come evidenziato dal bilancio dei materiali e dei rifiuti provenienti dalle attività di demolizione e di scavo proposto nella tabella allegata, ai sensi della Legge regionale 3 dicembre 2007 n. 31 “Nuove disposizioni in materia di gestione dei rifiuti”, per tutti i materiali inerti provenienti dagli scavi è previsto il riutilizzo diretto in cantiere attraverso rinterri e sistemazioni. E’ previsto lo stoccaggio temporaneo nell’ambito del cantiere, in area appositamente individuata. I materiali provenienti da scavi non idonei ai rinterri, o gli inerti in esubero, saranno riutilizzati dall’impresa nell’ambito delle sue attività o avviati a centri di recupero autorizzati. L’asfalto, se presente, proveniente da rimozione di pavimentazioni stradali sarà fresato nell’ambito del cantiere e riutilizzato nel cantiere stesso unito al materiale di reinterro. Sarà tassativamente vietato all’impresa il reinterro dell’asfalto in lastre o blocchi. Il materiale cementizio derivante dalle demolizioni all’interno degli scavi è destinato allo smaltimento in discarica per rifiuti inerti.

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8.3 IMPIANTI ED OPERE DI PROPRIETA’ DI ENTI PUBBLICI E PRIVATI INTERFERENTI

Non vi sono opere di proprietà di Enti pubblici e/o privati interferenti con i lavori in oggetto.

Risulta presente una linea di MT di proprietà Deval per la quale, come già riportato, è necessario mantenere le prescritte distanze di rispetto.

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9. PROGRAMMA CRONOLOGICO DEI LAVORI

Per la realizzazione dell’Impianto di depurazione sono previsti 730 giorni naturali consecutivi. A seguire si allega la relativa tabella di programma.

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10. DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

Si allega a seguire la documentazione fotografica dell’area oggetto di intervento.

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1 - Vista dalla Dora Baltea verso monte - sullo sfondo l’area lavorazione inerti

2 - Vista dalla Dora Baltea verso valle - sullo sfondo l’opera di protezione della ferrovia

3 – Vista dalla SS 26 – sullo sfondo la Dora Baltea

4 - Vista dalla SS 26 verso valle

5 - Vista dalla SS 26 verso monte

6 - Vista dalla SS 26 – zona a monte - area lavorazione inerti

7 – Vista dall’area a valle dell’opera di protezione della ferrovia Zimatec Studio Associato 89

ALLEGATO 1

CONFORMITA’ DEL PROGETTO ALLE NORMATIVE TECNICHE APPLICABILI

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REGOLE E NORME TECNICHE DA RISPETTARE.

REGOLE E NORME TECNICHE DA RISPETTARE.

Il progetto prevede la realizzazione sia di opere civili che di installazioni elettriche, elettromeccaniche ed elettrostrumentali, nonché impianti di servizio.

Per quanto attiene la fornitura e posa in opera dei materiali si dovrà espressamente far riferimento alle norme UNI, ISO, CEI, ASTM, DIN attualmente riconosciute ed in corso di validità e che dovranno essere espressamente richiamate ed indicate per i materiali il cui utilizzo sarà previsto in sede progettuale.

Dette norme sono riferite sia alle caratteristiche specifiche che il materiale deve possedere, in termini geometrici e dimensionali, di resistenza meccanica, di composizione, di stabilità dimensionale, sia alla tipologia di prove da effettuare sullo stesso, per il controllo dei montaggi, delle saldature e delle giunzioni in generale, e della resistenza meccanica e chimica del manufatto posto in opera.

A titolo esemplificativo si riportano le norme relative ai più comuni materiali utilizzati in genere nella costruzione di un impianto di depurazione; tale elenco non è comunque da considerarsi esaustivo, in quanto la definizione completa potrà avvenire solamente in sede di progettazione definitiva.

Per i manufatti da realizzarsi in cemento armato, si dovrà far riferimento alla seguente normativa:

Legge 05/11/1971 n. 1086: Norme per la disciplina delle opere in conglomerato cementizio normale e precompresso ed a struttura metallica;

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D.M. 09/01/1996: Norme tecniche per il calcolo, l'esecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche; D.M. 16/01/1996: Norme tecniche relative ai criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi; D.M. 14/09/2005: Norme tecniche per le Costruzioni (ex “Testo Unico” delle Norme tecniche per le Costruzioni), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale in data 23/09/2005 ed entrato in vigore in data 23/10/2005; D.M. 14 /01/2008: Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni" (emendamento 1.01/300 al ddl di conversione del DL 39/2009). CIRCOLARE 2 febbraio 2009, n. 617: Istruzioni per l'applicazione delle «Nuove norme tecniche per le costruzioni» di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008. (Suppl. Ordinario n. 27).

Per la fornitura dei materiali si dovrà far riferimento alla seguente normativa:

Le calci aeree ed idrauliche, dovranno rispondere ai requisiti di accettazione di cui al R. Decreto 16 novembre 1939, n. 2231; le calci idrauliche dovranno altresì rispondere alle prescrizioni contenute nella legge 26 maggio 1965, n. 595 ("Caratteristiche tecniche e requisiti dei leganti idraulici") nonché ai requisiti di accettazione contenuti nel D.M. 31 agosto 1972 ("Norme sui requisiti di accettazione e modalità di prova degli agglomerati cementizi e delle calci idrauliche");

I cementi dovranno rispondere alle seguenti norme:

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Dir. 89/106/CEE del 21 dicembre 1988 Relativa al ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti i prodotti da costruzione (G.U. L40 dell'11 febbraio 1989)

D.p.r. n. 246 del 21 aprile 1993 Regolamento di attuazione della direttiva 89/106/CEE relativa ai prodotti da costruzione (G.U. n. 170 del 22 luglio 1993) D.M. n. 314 del 12 luglio 1999

Regolamento recante norme per il rilascio dell'attestato di conformità per i cementi destinati alle opere di ingegneria strutturale e geotecnica per i quali è di prioritaria importanza il rispetto del requisito essenziale n. 1 di cui all'allegato A (resistenza meccanica e stabilità) al decreto del presidente della Repubblica 21 aprile 1993, n. 246 (G.U. 214 del 11 settembre 1999)

UNI EN 197-2 (cemento) Valutazione della conformità (giungo 2001)

D.M. 22 gennaio 2002 Autorizzazione provvisoria all'I.C.I.T.E. -Istituto centrale per l'industrializzazione e la tecnologia edilizia, in San Giuliano Milanese, alla certificazione CE di conformità per i cementi comuni, secondo la norma UNI EN 197-1/2 (G.U. n. 55 del 6 marzo 2002)

Manuale della qualità Procedura gestionale per la certificazione di conformità dei cementi comuni ai sensi dell'alle. ZA della norma EN 197-1:2000 (edizione giugno 2001)

L. 595 del 26 maggio 1965 Caratteristiche tecniche e requisiti dei leganti idraulici (G.U. n. 143 del 10 giugno 1965)

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D.M. 3 giugno 1968 Nuove norme sui requisiti di accettazione e modalità di prova dei cementi (G.U. n. 180 del 17 luglio 1968)

D.M. 31 agosto 1972 Norme sui requisiti di accettazione e modalità di prova degli agglomerati cementizi e delle calci idrauliche

D.M. 20 novembre 1984 Modificazioni al decreto ministeriale 3 giugno 1968 recante norme sui requisiti di accettazione e modalità di prova dei cementi (G.U. n. 353 del 27 dicembre 1984)

Dir. 89/106/CEE del 21 dicembre 1988 Relativa al ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti i prodotti da costruzione (G.U. L40 dell'11 febbraio 1989)

D.p.r. n. 246 del 21 aprile 1993 Regolamento di attuazione della direttiva 89/106/CEE relativa ai prodotti da costruzione (G.U. n. 170 del 22 luglio 1993)

D.M. 13 settembre 1993 Abrogazione di alcune disposizioni contenute nel decreto ministeriale 3 giugno 1968 concernente nuove norme sui requisiti di accettazione e modalità di prova dei cementi (G.U. n. 223 del 22 settembre 1993)

UNI EN 197-1 (cemento) Composizione, specificazioni e criteri di conformità per cementi comuni (giugno 2001)

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Gli elementi in laterizio ed in calcestruzzo, quando impiegati nella costruzione di murature portanti, dovranno rispondere alle prescrizioni contenute nel D.M. 20 novembre 1987 "Norme tecniche per la progettazione, esecuzione e collaudo degli edifici in muratura e per il loro consolidamento". Nel caso di murature non portanti le suddette prescrizioni possono costituire utile riferimento, insieme a quelle della norma UNI 8942/2. Gli elementi resistenti di laterizio e di calcestruzzo possono contenere forature rispondenti alle prescrizioni del succitato D.M. 20 novembre 1987;

Gli acciai per l'armatura del calcestruzzo normale dovranno rispondere alle prescrizioni contenute nel vigente D.M. attuativo della legge 5 novembre 1971, n. 1086 (D.M. 09 gennaio 1996) e relative circolari esplicative;

I vetri ed i cristalli dovranno rispondere alle caratteristiche indicate nelle norme UNI 6123, UNI 6486, UNI 6487, UNI 7142, UNI 7171, UNI 7172;

I materiali per pavimentazione, piastrelle di argilla, mattonelle e marmette di cemento, mattonelle gresificate, lastre di marmo, mattonelle di asfalto, le tegole ed i coppi in laterizio o in calcestruzzo e i prodotti in pietra dovranno corrispondere alle Norme di accettazione di cui al R.D. 1 novembre 1939, n. 2234 e seguenti, nonché a quanto indicato nella normativa UNI 8626 ed UNI 8635;

Le membrane destinate a formare strati di schermo e/o barriera al vapore dovranno soddisfare la norma UNI 9380;

Le membrane destinate a formare strati di continuità, di diffusione o di egualizzazione della pressione di vapore, di irrigidimento o ripartizione dei carichi, di regolarizzazione, di separazione e/o scorrimento o drenante devono soddisfare la norma UNI 9168;

Le tubazioni in cemento armato dovranno essere del tipo turbocentrifugato e soddisfare, oltre ai requisiti delle norme specifiche sul cemento armato, anche a

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quanto previsto nel Decreto 12/12/1985 "Norme tecniche relative alle tubazioni", per quanto riguarda le prove idrauliche, e alle modalità indicate nelle norme DIN 4032, DIN 4035 o ASTM C497 relativamente alle prove a schiacciamento;

Le tubazioni in PVC dovranno rispondere ai requisiti delle norme UNI EN 1401 UNI EN 13476, UNI EN 1452; e soddisfare ai metodi di prova indicati nelle norme UNI 7448 e UNI 7449.

Le tubazioni in PEAD dovranno rispondere, a seconda dell'utilizzo, alle seguenti norme: - UNI 12666: Tubi di PEAD per condotte di scarico interrate. Tipo 303; - UNI 7615: Tubi di PEAD Metodi di prova; - UNI EN 12201: Tubi di PEAD PE80 e PE100 per condotte di fluidi in pressione (Decreto del Ministero della Sanità n. 174 del 6 aprile 2004 per liquidi alimentari); le caratteristiche organolettiche delle tubazioni citate sono verificate secondo UNI- EN 1622 e quindi non alterano le proprietà dell’acqua potabile, nel rispetto dei parametri imposti dalla Unione Europea ; - UNI 10910: Tubi di PEAD fessurate, con saldatura sugli elementi con calza in TNT e fessure tipo B. - UNI 7441: Tubi di PEAD corrugate a doppia parete per cavidotti (Norme CEI EN 50086 - 1 e CEI EN 50086 - 2- 4).

I tubi in acciaio inox AISI 304, AISI 304L, AISI 316, AISI 316L, dovranno rispondere alle NORME ASTM per tubi senza saldatura o saldati;

I tubi in ghisa sferoidale dovranno rispondere alle prescrizioni di qualità e fabbricazione dettate dalla normativa UNI EN – ISO 7186 e dovranno essere marchiati UNI EN 598; le guarnizioni dovranno essere realizzate con materiali che rispondono ai requisiti richiesti delle norma EN 681 – ISO 4633 e UNI 9163;

I tubi in acciaio tipo L275, saldato longitudinalmente per condotte di acque potabili (Norma EN 10224), rivestita esternamente in polietilene triplo strato

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rinforzato (Norma UNI 9099/89), rivestimento interno in resina epossidica per acqua potabile, spess. 250 microns, dovranno essere conformi alla Circ. Min. n°102 del 2/12/78 ed al D.M. 21/0/73, con estremità bicchierate;

I tubi in acciaio tipo L235, saldato longitudinalmente per condotte fognarie (Norma EN 10224/04), rivestiti esternamente in bitume pesante (Norma UNI 5256/87), rivestimento interno in bitume, dovranno essere conformi alla C.S.LL. 2136;

Le operazioni di posa e collaudo di tubazioni per collettori fognari dovranno essere conformi alla normativa UNI EN 1610 del novembre 1999 relativa alla costruzione e collaudo di connessioni di scarico e collettori di fognatura;

Le tubazioni utilizzate per realizzare gli impianti di adduzione dell'acqua dovranno rispondere alle prescrizioni seguenti: - Nei tubi metallici di acciaio le filettature per giunti a vite devono essere del tipo normalizzato con filetto conico; le filettature cilindriche non sono ammesse quando si deve garantire la tenuta; - I tubi di acciaio devono rispondere alle norme UNI 6363 e UNI 8863 FA 199; - I tubi di rame devono rispondere alla norma UNI 6507; il minimo diametro esterno ammissibile è 10 mm.; - I tubi di PVC e polietilene ad alta densità (PEAD) devono rispondere rispettivamente alle norme UNI 7441 e UNI 7612; entrambi devono essere del tipo PN10; - I tubi di piombo sono vietati nelle distribuzioni di acqua.

I profilati in acciaio dovranno avere i profili unificati UNI e dovranno inoltre possedere i requisiti elencati alle norme UNI 5334-64; la designazione dell'acciaio sarà effettuata con la simbologia e la ripartizione in gruppi secondo il fascicolo UNI 5372;

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Le tolleranze dei vari profili di acciaio saranno conformi alle relative tabelle UNI, in particolare UNI 5398 per le travi IPE, UNI 5397 per le travi HE; dovranno inoltre essere rispettate le tolleranze comuni riportate nella tabella UNI 817-818 e UNI 2364;

Le lamiere sottili laminate a caldo dovranno avere caratteristiche classificabili secondo le Norme UNI 2633;

Le lamiere sottili zincate a bagno caldo dovranno essere conformi alla normativa UNI 5753;

Le rotaie per carroponti e decantatori dovranno essere conformi alla normativa UNI 6328;

Le reti metalliche dovranno essere costituite da filo di acciaio tipo A della UNI 3598, con diametri secondo le Norme UNI 467;

Le strutture di acciaio dovranno essere progettate e costruite e collaudate secondo quanto disposto dalla legge 5 novembre 1971, n. 1086 "Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica", dalla legge 2 febbraio 1974, n. 64 "Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche", dalla Legge 09 gennaio 1996 "Norme tecniche per il calcolo, l'esecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche", dalle Circolari e dai Decreti Ministeriali in vigore, attuativi delle leggi citate, dal D.M. 14/09/2005: Norme tecniche per le Costruzioni (ex “Testo Unico” delle Norme tecniche per le Costruzioni), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale in data 23/09/2005 ed entrato in vigore in data 23/10/2005; D.M. 14 /01/2008: Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni" (emendamento 1.01/300 al ddl di conversione del DL 39/2009).

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La ghisa dovrà essere di prima qualità e relativamente alle sue caratteristiche, prescrizioni e prove dovrà essere conforme alla Tabella UNI 5007; la ghisa sferoidale da utilizzare per la realizzazione di chiusini, griglie e caditoie dovrà essere conforme alle norme seguenti: - UNI 4544 (2/79): "Ghisa a grafite sferoidale per getti. Qualità, prescrizioni e prove"; - ISO 1083 (1/76): "Ghisa a grafite sferoidale o a grafite nodulare"; - NF A 32-201 (9/76): "Getti in ghisa a grafite sferoidale non legata". - UNI EN 124: "Dispositivi di coronamento e di chiusura dei pozzetti stradali. Principi di costruzione, prove e marcatura"; - EN 124 10/86): "Dispositivi di coronamento e di chiusura per le zone di circolazione utilizzate dai pedoni e dai veicoli. Principi di costruzione, prove e marcatura"; - DIN 1229 (10/84): "Parte 1 - "chiusini per aree soggette a traffico: classificazione dei carichi, principi di costruzione, marcatura". Parte 2 - "chiusini per aree soggette a traffico: metodi di prova, certificazione di qualità"; - NF P 98-312 (12/85): "dispositivi di coronamento e di chiusura per le zone di circolazione utilizzate dai pedoni e dai veicoli. Principi di costruzione, prove, marcatura"; - NBN B 53-101 (3/72): "Fusioni in ghisa e acciaio per strade e fognature"; - BS 497 (1976): "chiusini griglie e caditoie per raccolta acque". Parte 1 - "ghisa e acciaio fuso";

Il piombo dovrà essere conforme alle prescrizioni delle Norme UNI 3165;

Lo stagno dovrà essere conforme alle prescrizioni delle Norme UNI 3271;

Il rame dovrà essere conforme alle prescrizioni delle Norme UNI 5649;

Lo zinco dovrà essere conforme alle prescrizioni delle Norme UNI 2013 e 2014; la zincatura a caldo dovrà rispondere alle indicazioni della normativa UNI 5744; i

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controlli previsti per la qualità della zincatura saranno eseguiti secondo la normativa CEI 7-6;

Il rivestimento protettivo a comportamento elastico anticorrosivo per supporti cementizi dovrà soddisfare ai requisiti indicati nelle norme UNI 4916 (Durezza), UNI 8202/8 (Allungamento a rottura e carico di rottura), ASTM-ANSI G 53/77 (Invecchiamento e resistenza ai raggi U.V.), TABER-ASTM D 1044 (Resistenza all'abrasione), ANSIN 5.12 - Metodo Elcometer Adhesion Tester - (Aderenza dei rivestimenti al supporto);

Il materiale per sottofondi e rilevati (tout-venant) dovrà appartenere ai gruppi A1- a e A3 della classificazione AASHO; la compattazione dovrà generare una densità pari al 90% di quella Proctor;

I conglomerati bituminosi per pavimentazioni stradali dovranno soddisfare i requisiti definiti dalla seguente normativa: Per l'aggregato grosso, costituito da ghiaia o pietrisco: - perdita in peso alla prova Los Angeles secondo A.S.T.M. C 131 AASHO T 96; - coefficiente di frantumazione secondo norma C.N.R. fascicolo IV 53; - coefficiente di imbibizione secondo norme C.N.R. IV - 535; - materiale non idrofilo secondo le norme C.N.R. IV - 53. Per l'aggregato fine, costituito in ogni caso da sabbia normale o di frantumazione: - materiale non idrofilo secondo le norme C.N.R. UV - 53 o secondo le modalità della prova Riedel-Weber; - equivalente in sabbia secondo la prova AASHO T 126; Per gli additivi minerali (fillers), costituiti da cemento, calce idrata, polvere di rocce preferibilmente calcaree: - Prova di setacciatura per via secca: interamente passante al setaccio n. 40 A.S.T.M., per almeno il 90% al n. 80 A.S. T.M. e per almeno il 70% al setaccio n. 200 A.S.T.M. Per i leganti, costituiti da bitumi solidi:

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- caratteristiche rispondenti alle "Norme per l'accettazione dei bitumi per usi stradali", fascicolo n. 2 C.N.R. 1951.

Il conglomerato, dopo la posa in opera, dovrà avere caratteristiche di stabilità Marshall e compattezza secondo le norme A.S.T.M. D 1559;

La geojuta antierosiva e biodegradabile, da posizionarsi sopra lo strato di terreno vegetale per facilitare le operazioni di recupero ambientale, dovrà soddisfare i requisiti della norma EN 45014;

Le coperture degli edifici dovranno essere eseguite secondo quanto indicato nelle norme UNI 8178; in particolare l'elemento portante dovrà essere dimensionato in modo da sopportare i carichi permanenti ed i sovraccarichi della copertura; in considerazione della localizzazione dell'impianto, particolare attenzione dovrà essere posta nel calcolo del sovraccarico dovuto alla neve, secondo quanto previsto dal Decreto Ministeriale del ministero dei Lavori Pubblici 16 gennaio 1996, n° 19 "norme tecniche relative ai criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi";

Le giunzioni con viti dovranno essere conformi alle prescrizioni della Normativa UNI 3740-65 e UNI 5540-65;

Le giunzioni con bulloni dovranno essere conformi alle prescrizioni della Normativa UNI 1728-65, UNI 3740-65 e UNI 5540-65;

L'esecuzione delle saldature dovrà soddisfare le disposizioni di legge, con particolare riguardo alle "Norme generali concernenti l'esecuzione e l'impiego della saldatura autogena" emanate con D.M. 26/02/1966, e alle normative di unificazione, con particolare riguardo alla norma CNR - UNI 10011/67 "Costruzioni di acciaio - istruzioni per il calcolo, l'esecuzione e la manutenzione"; i saldatori dovranno essere in possesso di qualifica secondo le Norme ANSI, ASME o UNI 4633 rilasciata, in data non inferiore a tre mesi, da uno dei seguenti

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Enti: Istituto Italiano della Saldatura; Registro Navale Italiano; LLOYD'S Register; Istituto di Ricerche Breda;

I trattamenti galvanici dovranno essere eseguiti secondo le norme ASTM A 123, ASTM A 153, ASTM A 384, ASTM A 358, ASTM A 386;

Le verniciature dovranno essere realizzate in rispondenza a quanto richiesto dalle Norme UNI 4715/2 (resistenza alla corrosione), UNI 4715/2 e UNI 4715/19 (resistenza termica), UNI 4715/2 (durezza), UNI 4715/2 e UNI 4715/15 (impermeabilità), UNI 4715/2 (nebbia salina);

Le valvole a saracinesca flangiate per condotte d'acqua dovranno essere conformi alla norma UNI 7125;

Le valvole disconnettrici a tre vie contro il ritorno di flusso e zone di pressione ridotta dovranno essere conformi alla norma UNI 9157;

Le valvole di sicurezza in genere dovranno rispondere alla norma UNI 335;

Le saracinesche a corpo piatto e le valvole di non ritorno dovranno essere conformi alla normativa UNI 1284 e UNI 2229-67;

Le valvole di sicurezza dovranno essere rispondenti alle Specifiche tecniche ISPESL applicative del D.M. 21/05/1974 e corredate del certificato del costruttore contenente descrizione, dati ed omologazione per il collaudo;

Le macchine, i componenti ed i materiali usati dovranno, eccetto che diversamente specificato, soddisfare ai requisiti imposti dalle Leggi e Decreti vigenti e dalle norme UNI; in particolare si dovrà fare riferimento al D.P.R. 24 luglio 1996 n. 459 relativo al regolamento per l'attuazione delle direttive 89/392/CEE, 91/368/CEE, 93/44/CEE, 93/68/CEE, 98/37/CE e 2006/42/CE

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concernenti il riavvicinamento delle legislazioni degli stati membri relativi alle macchine;

Le apparecchiature dovranno essere conformi alle norme UNI 6781 P, UNI ISO 2548 e UNI ISO 3555, i collaudi dovranno essere condotti secondo le norme ISO 2548; per quanto riguarda le emissioni sonore, il metodo di misura e l'interpretazione dei dati dovrà essere in accordo alle NORME IEC - 123 o ISO - 3989;

Le macchine elettriche rotanti e loro condizioni di funzionamento dovranno soddisfare la seguente normativa: - CEI 2-3 del 1988. Macchine elettriche rotanti e loro caratteristiche nominali di funzionamento. - CEI 2-8 riguardanti la marcatura dei terminali ed il senso di rotazione. - CEI2-15 relative alle caratteristiche di avviamento dei motori asincroni trifase. - IEC 35 (EN 60034) - Direttiva bassa tensione 73/23/CEE - Direttiva EMC 89/336/CEE relativa alle caratteristiche intrinseche di emissione elettromagnetica e dei livelli di immunità, conformi con le EN 60034-1;

Per quanto riguarda gli impianti elettrici, essi dovranno essere realizzati a regola d'arte, in rispondenza alle leggi n° 186 del 1.3.1968 G.U. del 23.3.68. "Disposizioni concernenti la produzione di materiali, apparecchiature macchinari installazioni ed impianti elettrici ed elettronici", n° 791 del 18.10.1977 G.U. n° 298 del 2.11.1977 e del Decreto n. 37 del 22 gennaio 2008. Si considerano a regola d'arte gli impianti elettrici realizzati secondo le più recenti edizioni delle norme del Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI), in relazione alla tipologia di edificio, di locale o di impianto specifico oggetto del progetto e precisamente:

- CEI 11-17(1981) e variante V1(1989). Impianti di produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica. Linee in cavo.

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- CEI 64-8(1987) e varianti V1(1988) e V2(1989). Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1.000 V in corrente alternata a 1.500 V in corrente continua. - CEI 64-9(1987): impianti elettrici utilizzatori negli edifici a destinazione residenziale e similare. - CEI 64-2(1987): impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione o di incendio. - CEI S1423: raccomandazioni per l'esecuzione degli impianti di terra negli edifici civili. - CEI 103-1(1971) e variante V1(1987). Impianti telefonici interni;

Il calcolo della sezione del conduttore di protezione del quadro nei riguardi delle sollecitazioni termiche dovrà essere eseguito secondo la formula delle norme CEI 17-13/1;

La resistenza al cortocircuito dovrà essere calcolata secondo quanto disposto dalla seguente normativa: - CEI 11-25 Calcolo delle correnti di cortocircuito nelle reti trifase a c.a. - CEI 11-26 Calcolo degli effetti delle correnti di corto circuito. - CEI 11-28 Guida di applicazione per il calcolo delle correnti di corto circuito nelle radiali di bassa tensione;

Le indicazioni della numerazione dei conduttori dovranno essere eseguite secondo tabella UNEL 00612;

Le tipologie di cavi da utilizzare negli impianti elettrici e nelle diverse condizioni di impiego in regime di B.T. dovranno essere conformi alla seguente normativa: - CEI 20-11 Caratteristiche Tecniche e Requisiti di Prova delle mescole per isolanti di rivestimento del conduttore e guaine dei cavi per energia. - CEI 20-19 Corrispondenti a collegamenti internazionali HD 22-1,22-2,22-3,22- 4, 22-7 e 22-8, relative a cavi isolati in PVC con tensione nominale non superiore a 450/750 volt.

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- CEI 20-20 Corrispondenti a collegamenti internazionali HD 21-1,21-3,21-4,21- 521-7,21-8 e 21-9, relative a cavi isolati con tensione non superiore a 750/1000 volt. - CEI 20-21 Corrispondente a IEC 363-5-523, relative al calcolo delle portate dei cavi con posa interrata. - CEI 20-22 Corrispondenti a IEC 332, prova di non propagazione incendio. - CEI 20-35 relative alla prova di non propagazione della fiamma: autoestinguenza - CEI 20-27 Corrispondente a HD 361, relative a sistemi di designazione standardizzata dei cavi per energia e segnalamento; è tuttavia ancora largamente in uso il criterio di designazione secondo le norme CEI-UNEL 35011. - CEI 20 - 33 Giunzioni e terminazioni per cavi d’energia a tensione non superiore a 600/1000 volt in c.a. - CEI 20 - 38/1 Cavi isolati in gomma non propaganti incendio ed a basso sviluppo di fumi. Tensioni nominali non superiori a 600/1000 volt in c.a. - CEI 20-40 Guida per l’uso di cavi a bassa tensione;

Il materiale elettrico dovrà essere provvisto di marchiatura che ne attesti la conformità (per esempio IMQ), ovvero dovrà essere in possesso di un attestato di conformità da parte di uno degli organismi competenti per ciascuno degli stati membri della Comunità Economica Europea, oppure dovrà essere munito di dichiarazione di conformità rilasciata dal costruttore, secondo quanto disposto dall'articolo 2 della legge n. 791 del 18 ottobre 1977 e dall'articolo 7 della legge n. 46 del 5 marzo 1990;

I materiali elettrici non previsti nel campo di applicazione della legge n. 791/1977 e per i quali non esistono norme di riferimento dovranno comunque essere conformi alla legge n. 186/1968;

Tutta la componentistica dei quadri elettrici dovrà assolvere i dettami previsti dalla Legge n° 791 del 18.10.1977 relativa all’attuazione CEE n° 73/23, in merito

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alle garanzie di sicurezza delle apparecchiature impiegate; in tale contesto dovranno essere soddisfatte le seguenti norme: - 17 - 44 del 1992: apparecchiature a bassa tensione. Parte 1a: regole generali. - 17 - 45 del 1992. Parte 5a: dispositivi per circuiti di comando ed elementi di manovra. - 17 - 47 del 1992 .Parte 6a: apparecchiature per funzioni multiple.

L'impianto di messa a terra dovrà essere eseguito in base alle prescrizioni della norma CEI 64.8. in relazione ai collegamenti di equipotenzialità.

L'impianto di protezione contro le scariche atmosferiche dovrà essere conforme alle disposizioni della legge n. 46 del 5 marzo 1990; relativamente alla predisposizione dell'organo di captazione sulla copertura e delle calate, dovranno essere seguite le norme CEI 81.1.

Le apparecchiature di misura, regolazione e controllo dovranno soddisfare le seguenti norme di riferimento: - ISA; - CEI; - API RP 520 550; - AGA - ASME; - USAS.

I sistemi di protezione antincendio dovranno soddisfare i requisiti richiesti dalla specifica normativa, ed in particolare dalla Legge 27/12/1941, n° 1570 “Nuove norme per l’organizzazione dei servizi antincendi”, dalla Circ. Min. Int. 23/09/1967, n°97 “Rilascio dei certificati di prevenzione incendi”, della Circ. Min. Int. 7/10/1991, n° 16110/4109 “Vigilanza e prevenzione incendi” e della Circ. Min. Int. 26/01/1993, n° 24 “Impianti di protezione attiva antincendi”.

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Normative relative agli organi di intercettazione: . saracinesca a corpo piatto: norma UNI EN 1074/1-2; . saracinesca a corpo ovale: norma UNI EN 1074/1-2; . saracinesca a corpo cilindrico: norma UNI EN 1074/1-2; . valvola a galleggiante: norma UNI EN 1074/4-2; . riduttore di pressione tipo Braukmann; . sfiato d’aria: norma UNI EN 1074/4-2; . misuratore di portata elettromagnetico: norma UNI EN ISO 6817:1997;

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