SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma

TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO

(Curriculum Interprete e Traduttore)

Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle

LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

“L’Aeronautica Militare come mediatore di Pace nelle operazioni di Peace- Keeping”

RELATORI: CORRELATORI: prof.ssa Adriana Bisirri prof.ssa Marilyn Scopes prof. Dino Schettino prof.ssa Luciana Banegas prof.ssa Claudia Piemonte

CANDIDATA: Loredana Aquino

ANNO ACCADEMICO 2013/2014

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Sommario INTRODUZIONE ...... 4 L’AERONAUTICA MILITARE ...... 9 1.1 Origini e storia ...... 9 1.2 Lo stemma ...... 28 1.3 Le Frecce Tricolori ...... 30 LE OPERAZIONI DELL’ AERONAUTICA MILITARE IN AMBITO NAZIONALE 32 2.1 Le operazioni in ambito nazionale di ricerca e soccorso (SAR) ...... 33 2.2 Il trasporto umanitario ...... 39 2.3 Missioni di solidarietà ...... 43 2.4.1 Operazione Gran Sasso ...... 46 2.4.2 Le operazioni Jupiter ...... 49 2.4.3 L’Operazione Giotto 2009 ...... 50 2.4.4. Joint Air Task Group 'Falco' ...... 54 2.4.5 Operazioni Strade Sicure e Strade Pulite ...... 55 LE OPERAZIONI DELL’AERONAUTICA MILITARE IN AMBITO INTERNAZIONALE: IL PEACE KEEPING ...... 56 3.1 Le missioni di pace all’estero: terminologia e classificazione ...... 57 3.2 Le forze di Peace-Keeping e i loro membri: organi sussidiari e agenti delle Nazioni Unite ...... 64 3.3 Il mediatore nei conflitti ...... 68 3.4 La partecipazione italiana alle missioni internazionali: cenni storici ...... 78 ESEMPI DI PARTECIPAZIONE DELL’AERONAUTICA MILITARE ALLE OPERAZIONI DI PEACE KEEPING DAL SECONDO DOPOGUERRA AD OGGI ...... 87 4.1 Il Congo ...... 88 4.2 La Somalia...... 96 4.3 Il Kosovo ...... 100 4.4 Timor Est ...... 106 4.5 Iraq ...... 109 4.6 Afghanistan...... 114 CONCLUSIONI ...... 120 INTRODUCTION ...... 125 THE ITALIAN AIR FORCE ...... 126 1.1 Origins and history ...... 126

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1.2 Coat of Arms of the Italian Air Force ...... 129 1.3 The Frecce Tricolori ...... 131 NATIONAL OPERATIONS ...... 133 2.1 Humanitarian Missions ...... 134 2.2 Search and Rescue (SAR) ...... 138 2.3 Solidarity Missions ...... 139 AIR FORCE OPERATIONS ABROAD ...... 142 3.1. Peace Support Operations (PSO) ...... 143 3.2 Types of PSO ...... 145 3.3 The Role of Mediation ...... 150 3.4. Air Force Peacekeeping: More than 50 Years of History ...... 157 CONCLUSIONS ...... 160 INTRODUCCIÓN ...... 162 La Aeronáutica Militar ...... 163 1.1 Orígenes e historia ...... 163 1.2 El escudo de armas de la Aeronáutica Militar Italiana ...... 167 1.3 El escuadrón de vuelo acrobático “Frecce Tricolori” ...... 169 LAS OPERACIONES DE LA AERONÁUTICA MILITAR EN TERRITORIO NACIONAL ...... 171 2.1. Operaciones de ayuda humanitaria ...... 173 2.2. Búsqueda y rescate (SAR) ...... 176 2.3. Misiones de solidaridad ...... 178 MISIONES EN EL EXTRANJERO ...... 179 3.1. Misiones de paz ...... 180 3.2.Tipos de misiones de paz ...... 182 3.3 El papel de la Mediación ...... 187 3.4 El mantenimiento de la paz: más de 50 años de historia ...... 191 CONCLUSIONES ...... 195 BIBLIOGRAFIA ...... 196 SITOGRAFIA ...... 198 ALLEGATI ...... 199

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INTRODUZIONE

Lo scopo fondamentale delle Nazioni Unite, così com’è enunciato nel primo paragrafo dell’art. 1 della Carta di San Francisco1, consiste nel mantenere la pace e la sicurezza internazionale.

Lo scopo per cui le Nazioni Unite sono state istituite è pertanto di impedire il generarsi di nuovi potenziali conflitti e, allo stesso tempo, di agire affinché altri conflitti già in corso giungano ad una soluzione, per quanto possibile, pacifica.

Nella prassi delle Nazioni Unite, alle misure per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali previste dalla Carta si è fin dagli anni

1 Si tratta della Carta dell’ONU. Lo Statuto (o Carta) delle Nazioni Unite è l'accordo istitutivo dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). Fu firmato a San Francisco il 26 giugno 1945 da 50 dei 51 paesi membri (la Polonia, non presente alla conferenza, firmerà ad ottobre) a conclusione della Conferenza delle Nazioni Unite sull'Organizzazione Internazionale. Entrò in vigore il 24 ottobre 1945, dopo la ratifica da parte dei 5 membri fondatori: Cina, Francia, Unione Sovietica, Regno Unito, e Stati Uniti. Lo Statuto dell'ONU Capitolo I FINI E PRINCIPI Articolo 1 I fini delle Nazioni Unite sono: Mantenere la pace e la sicurezza internazionale, ed a questo fine: prendere efficaci misure collettive per prevenire e rimuovere le minacce alla pace e per reprimere gli atti di aggressione o le altre violazioni della pace, e conseguire con mezzi pacifici, ed in conformità ai princìpi della giustizia e del diritto internazionale, la composizione o la soluzione delle controversie o delle situazioni internazionali che potrebbero portare ad una violazione della pace; Sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto del principio dell'eguaglianza dei diritti e dell'autodeterminazione dei popoli, e prendere altre misure atte a rafforzare la pace universale; Conseguire la cooperazione internazionale nella soluzione dei problemi internazionali di carattere economico, sociale, culturale od umanitario, e nel promuovere ed incoraggiare il rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali per tutti senza distinzioni di razza, di sesso, di lingua o di religione; Costituire un centro per il coordinamento dell'attività delle nazioni volta al conseguimento di questi fini comuni.

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cinquanta affiancata un’ulteriore modalità d’azione, rappresentata dalle cosiddette operazioni di peace-keeping.

Con questa denominazione si fa riferimento a operazioni che, anche se condotte da forze armate (i c.d. caschi blu), si differenziano sotto diversi profili dalle azioni a carattere coercitivo prefigurate dagli artt. 42 e seguenti della Carta2. In primo luogo, infatti, esse non sono condotte da forze armate permanentemente a disposizioni delle Nazioni Unite, ma da truppe fornite volontariamente e in base ad accordi “ad hoc” dagli Stati membri di volta in volta disposti a contribuire a tali operazioni. Secondariamente, le operazioni

2 Articolo 42 Se il Consiglio di Sicurezza ritiene che le misure previste nell’articolo 41 siano inadeguate o si siano dimostrate inadeguate, esso può intraprendere, con forze aeree, navali o terrestri, ogni azione che sia necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale. Tale azione può comprendere dimostrazioni, blocchi ed altre operazioni mediante forze aeree, navali o terrestri di Membri delle Nazioni Unite. Articolo 43 1. Al fine di contribuire al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, tutti i Membri delle Nazioni Unite si impegnano a mettere a disposizione del Consiglio di Sicurezza, a sua richiesta ed in conformità ad un accordo o ad accordi speciali, le forze armate, l’assistenza e le facilitazioni, compreso il diritto di passaggio, necessarie per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. 2. L’accordo o gli accordi suindicati determineranno il numero ed i tipi di forze armate, il loro grado di preparazione e la loro dislocazione generale, e la natura delle facilitazioni e dell’assistenza da fornirsi. 3. L’accordo o gli accordi saranno negoziati al più presto possibile su iniziativa del Consiglio di Sicurezza. Essi saranno conclusi tra il Consiglio di Sicurezza ed i singoli Membri, oppure tra il Consiglio di Sicurezza e i gruppi di Membri, e saranno soggetti a ratifica da parte degli Stati firmatari in conformità alle rispettive norme costituzionali. Articolo 44 Quando il Consiglio di Sicurezza abbia deciso di impiegare la forza, esso, prima di richiedere ad un Membro non rappresentato nel Consiglio di fornire forze armate in esecuzione degli obblighi assunti a norma dell’articolo 43, inviterà tale Membro, ove questi lo desideri, a partecipare alle decisioni del Consiglio di Sicurezza concernenti l’impiego di contingenti di forze armate del Membro stesso. Articolo 45 Al fine di dare alle Nazioni Unite la possibilità di prendere misure militari urgenti, i Membri terranno ad immediata disposizione contingenti di forze aeree nazionali per l’esecuzione combinata di un’azione coercitiva internazionale. La forza ed il grado di preparazione di questi contingenti, ed i piani per la loro azione combinata, sono determinati, entro i limiti stabiliti nell’accordo o negli accordi speciali previsti dall’articolo 43, dal Consiglio di Sicurezza coadiuvato dal Comitato di Stato Maggiore.

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di peace-keeping non hanno carattere coercitivo, ma si fondano piuttosto sul consenso delle parti in conflitto, rispetto alle quali anzi assumono un ruolo imparziale; per di più, nella loro realizzazione l’uso della forza è di regola consentito solo per legittima difesa.

Secondo lo Statuto delle Nazioni Unite, solo il Consiglio di Sicurezza, come stabilito dall’art. 24, ha la responsabilità primaria del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale3, con la possibilità di usare la forza per raggiungere gli obiettivi. E’ nel capitolo VII che sono disciplinate le modalità degli interventi coercitivi, attraverso i reparti militari che dal

Consiglio ricevono gli ordini per operare, mentre il Capitolo VI disciplina la soluzione pacifica delle controversie.

Dal 1989 inoltre, vi è stata una profonda evoluzione del concetto di mantenimento della pace e di interventi per la sicurezza internazionali. Le nuove operazioni si avvalgono sempre più spesso di una componente civile, per agevolare il raggiungimento di quanto richiesto anche con gli strumenti di quella “diplomazia preventiva” che cerca di evitare i conflitti incidendo in primis sulle realtà politico-sociali che spesso ne sono la prima scintilla. Si è cercato di mantenere la pace con operazioni militari di prevenzione (peace- making) o di eliminazione dei conflitti (peace-keeping), o di imposizione

3 Oltre al Consiglio di Sicurezza anche l’organo plenario quale l’Assemblea generale svolge un ruolo politico importante nel mantenimento della pace e della sicurezza internazionali, poiché spetta all’Assemblea disegnare il quadro generale nel quale l’ONU agisce. Quindi l’Assemblea non dovrebbe restare in silenzio di fronte alle crisi che sconvolgono la Comunità Internazionale, soprattutto perché essa è considerata come la guardiana dei principi generali di cooperazione sui quali riposa il sistema delle Nazioni Unite. MARCHSIO S., La capacità globale dell’ONU per la pace, in La Comunità Internazionale, Vol. LX, n.1, 2005, pp. 3 ss.

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della pace (peace-enforcement): operazioni difficili e delicate, che vedono impegnate le forze militari anche in possibili scontri e combattimenti. Vi sono poi delle operazioni che vengono fatte dopo il ristabilimento della pace

(peace-building), affinché questa sia duratura e per evitare che sorgano nuovi elementi economici o politici tali da distruggere quanto raggiunto faticosamente da tutta la Comunità Internazionale, spesso con notevole dispendio di vite umane, oltre che di risorse finanziarie. Esse si concretano normalmente in aiuti finanziari internazionali e in un’assistenza di cooperazione tecnica.

La politica estera del Governo italiano è sempre stata quella di appoggiare il ruolo delle Nazioni Unite, per una più incisiva presenza di questa Organizzazione a garanzia della sicurezza mondiale, accettandone e favorendone le misure.

L’Italia, infatti, ha contribuito in maniera importante alle principali azioni delle Nazioni Unite a cominciare dagli anni ’60 nel Congo, per continuare in Somalia, in Mozambico, fino agli impegni più importanti nei

Balcani e nell’attuale Iraq, pagando un prezzo non indifferente anche in termine di vite umane.

Le Nazioni Unite occupano un ruolo centrale nella nostra politica estera e l’apporto verso di esse è sempre maggiore, non solo verso il bilancio ordinario4, ma anche, in termini di risorse umane e materiali, alle

4 I contributi al bilancio ordinario costituiscono essenzialmente il riflesso del Prodotto Interno Lordo dei singoli Paesi. L’Italia oggigiorno si presenta come il sesto contributore per le operazioni di peace-keeping dell’ONU.

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operazioni di mantenimento della pace5. Infatti le nostre Forze Armate sono continuamente impegnate in varie zone del mondo per contribuire a tale scopo. Lo sono state in passato, lo sono tutt’ora e lo saranno sicuramente anche nei prossimi anni. E centrale è anche il ruolo che svolge la nostra

Aeronautica Militare, sia in termini di addestramento, sia in termini di ricerca ma soprattutto in termini di mediazione, ovvero i nostri militari svolgono in queste zone del mondo colpite da guerre, un ruolo estremamente difficile, quello cioè di mediare la pace, essere al centro del processo di pace. In questa tesi, quindi, cercherò di far capire al lettore quanto è stato importante, quanto lo è e quanto lo sarà il ruolo svolto dalle Forze Armate italiane (e nel caso specifico quello svolto dall’Aeronautica Militare) nelle operazioni di pace.

5 L’Italia è uno dei maggiori contributori in termini di uomini alle operazioni di pace deliberate dal Consiglio di Sicurezza ai sensi del Capitolo VII dello Statuto dell’ONU o affidate dal Consiglio di Sicurezza ad organizzazioni e strutture regionali o a coalizioni multinazionali sotto mandato del Consiglio e con l’obbligo di riferire al Consiglio di Sicurezza.

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Capitolo l

L’AERONAUTICA MILITARE

1.1 Origini e storia

L’Aeronautica Militare è una delle quattro Forze Armate dello Stato.

Insieme con Esercito, Marina Militare e Carabinieri costituisce lo strumento di difesa del Paese, ossia il dispositivo che garantisce quella cornice di sicurezza, in Italia e all’estero, indispensabile al tranquillo svolgimento della vita di tutti i giorni, nel rispetto di quei principi di libertà, democrazia, salvaguardia assoluta dei diritti e della dignità dell’individuo, che sono i fondamenti connotativi della nostra identità nazionale. L’Aeronautica

Militare ha il compito principale di difendere lo spazio aereo italiano da qualunque violazione, prevenendo e neutralizzando gli eventuali pericoli provenienti dal cielo, ma non solo: ha anche il compito di offrire il supporto alle missioni di pace fuori dai confini nazionali, alle missioni umanitarie e di provvedere al soccorso aereo. Come si può facilmente intuire, questo mandato è arduo, soprattutto in un periodo d’instabilità come quello attuale, nel quale il terrorismo ha drammaticamente dimostrato di poter colpire con tecniche d’attacco variegate e tragicamente fantasiose. Il nostro sistema di difesa aerea si è però adeguato ai tempi, divenendo negli ultimi anni più efficace e flessibile anche con l’ausilio, indispensabile, di una buona organizzazione e della tecnologia, anzi della tecnologia d’avanguardia di cui l’Aeronautica Militare non è soltanto un fruitore, ma è da sempre un

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“fornitore” vitale e stimolante. La Regia Aeronautica viene costituita con regio decreto il 28 marzo 1923. Le origini dell’aviazione militare italiana risalgono però a qualche decennio prima quando, sullo scenario del potenziale bellico nazionale, fa il suo primo e ancor timido ingresso una nuova specialità il cui sviluppo è legato, almeno per il momento, al “più leggero dell’aria”, a quei palloni, cioè, grazie ai quali arditi aeronauti avevano conquistato il cielo. Siamo nel 1884 per l’esattezza e, agli ordini del Tenente Alessandro Pecori Giraldi, viene costituito a Roma – dapprima al Forte Tiburtino, quindi alla caserma di Castel Sant’Angelo – un Servizio aeronautico che nel gennaio dell’anno successivo diventa Sezione aerostatica del 3° Reggimento del Genio, il cui parco comprende due palloni da 550 metri cubi, l’Africo e il Torricelli, un generatore di idrogeno e un verricello a vapore per la manovra del cavo di ascensione. Un inizio davvero modesto per quella che sarà la futura arma azzurra!

Nell’estate di tre anni dopo la Sezione, grazie alla prima legge dello

Stato relativa alla nuova specialità, viene assorbita, insieme a tutti gli altri servizi speciali del Genio, dalla Compagnia specialisti, che ha subito modo di dimostrare sul campo le proprie capacità partecipando alla spedizione del generale Asinari di San Marzano nei possedimenti italiani sul Mar Rosso con tre aerostati: il Serrati, il Volta e il Lana, che vengono impiegati in ascensioni frenate di ricognizione. Per la prima volta nella storia fa la sua comparsa quello che sarà poi il colore della Forza Armata. Una nappina azzurro cobalto viene infatti adottata come distintivo di specialità e va a

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fregiare il copricapo del personale assegnato alla Compagnia che, nel 1889, subisce un ulteriore aggiustamento ordinativo diventando Brigata mista del

Genio, articolata in una Compagnia treno per il trasporto dei materiali in dotazione e una Compagnia specialisti. Quest’ultima si impone nell’estate del 1894 agli onori della cronaca con la prima ascensione libera di un pallone militare di costruzione italiana, il Generale Durand de la Penne, compiuta dal Capitano Maurizio Moris e dal Tenente Cesare Dal Fabbro i quali, più animati da grande coraggio che sorretti da specifica preparazione, si levano in volo dalla piazza d’armi ai Prati di Castello6 per discendere poi, fortunatamente senza incidenti, a qualche chilometro dalla capitale. Altri, in questi primi tentativi, saranno meno fortunati: la prima vittima è un geniere7 di vent’anni, Oreste Vacca, che il 15 giugno 1899 precipita su una riva del

Tevere dopo essere rimasto aggrappato ad una delle funi di vincolo di un pallone strappato dal vento; la seconda il Capitano Arnaldo Ulivelli il cui pallone prende fuoco in volo, il 7 giugno 1907, dopo essere stato colpito da un fulmine. Nel novembre del 1894 il Ministero della Guerra decide di riunire in un unico reparto tutti i servizi di Aeronautica: nasce così la Brigata specialisti che nel 1909 diventerà autonoma. I primi voli liberi con pallone, se da una parte avevano fatto già ampiamente intravedere le grandi potenzialità del nuovo mezzo, dall’altro ne avevano anche evidenziato tutti i limiti, soprattutto in applicazioni militari, derivanti dal fatto che la loro traslazione orizzontale era affidata esclusivamente ai venti. La necessità di

6 Nei pressi dell’attuale piazza Mazzini in Roma. 7 Militare appartenente all'arma del genio.

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dotarli di un sistema autonomo di navigazione rappresenta dunque, agli inizi del secolo, il maggior problema tecnico alla cui soluzione vengono rivolti studi e ricerche che vedono seriamente impegnati anche gli uomini della

Brigata. Questi sforzi si concretizzano nella realizzazione del primo dirigibile militare italiano, I’N-1, ideato, progettato e costruito dai Capitani Gaetano

Arturo Crocco e Ottavio Ricaldoni. Questo semirigido – di 2.500 m3, rivestito di seta verniciata esternamente in alluminio, lungo 63 metri e con un diametro di 10 metri alla sezione maestra – effettua durante il mese di ottobre del 1908 quindici uscite, condotto in volo dagli stessi costruttori. Gli esperimenti si concludono proprio l’ultimo giorno del mese con il volo Vigna di Valle-Anguillara-Roma e ritorno, per un totale di 80 chilometri percorsi in un’ora e 35 minuti. Per la prima volta nella storia un dirigibile vola, a 500 metri di quota, sulla capitale del Regno; un giornale l’indomani titolerà: “Da

Bracciano al Quirinale in 32 minuti”. La grande impresa è compiuta e, ovviamente, enorme è lo scalpore che essa suscita ovunque. Gli Stati Uniti per primi, ma anche il Vecchio Continente grazie soprattutto alla Francia, iniziano la costruzione delle nuove macchine volanti. In Italia ci si limita dapprima al velivolo Wright N. 4 – costruito in Francia e capace di una velocità di 58 chilometri l’ora con un carico utile di 120 chilogrammi – che è in assoluto la prima macchina “più pesante” utilizzata da piloti militari ed al cui acquisto da parte del Club degli aviatori di Roma hanno contribuito i ministeri della Guerra e della Marina. Su di esso lo stesso Wilbur compie, il

15 aprile 1909, il primo di una lunga serie di voli circondato dall’entusiasmo di una folla enorme convenuta per l’occasione sull’aeroporto romano di

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Centocelle. Ben presto, però, anche nel nostro Paese sorgono le prime case costruttrici, certamente con strutture e metodologie ancora artigianali, ma che di fatto aprono la strada a quella che, di lì a pochi anni, diventerà una vera e propria industria Aeronautica. Nasce così, nel 1909, il triplano di

Aristide Faccioli sul quale, particolare curioso, il pilota manovrava stando in piedi; il primo biplano , dell’anno successivo, capostipite di una gloriosa serie di velivoli; i motori Anzani a raffreddamento ad aria, uno dei quali viene montato sul Blériot con il quale il celebre costruttore francese compie la prima traversata della Manica; le costruzioni aeronautiche di

Franz Miller, di Mario Cobianchi, di tanti altri, noti e meno noti, la cui opera contribuirà comunque al progresso dell’aviazione. Insieme alle prime macchine, ecco anche i primi piloti italiani regolarmente brevettati: il

Sottotenente di vascello Mario Calderara, brevetto di pilota di aeroplano n.

1, attribuitogli il 12 settembre 1909 “per acclamazione” durante il Circuito aereo internazionale di Brescia, e il Tenente del genio Umberto Savoia, n.

2, entrambi addestrati da Wilbur Wright durante la sua permanenza romana.

Il 1910 rappresenta un anno decisivo per le sorti della nuova specialità e segna storicamente il primo atto ufficiale del riconoscimento della validità dell’aeroplano come mezzo operativo e, quindi, della nascita dell’aviazione militare. Si organizza a Centocelle la prima Scuola militare di aviazione; le nascenti forze aeree vengono riordinate e potenziate con la costituzione, agli ordini di Moris, ora Tenente Colonnello, del Battaglione specialisti autonomo del genio nel quale viene inserita la nuova Sezione aviazione, con sede a Torino, che viene posta sotto il comando del Tenente Colonnello

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Vittorio Cordero di Montezemolo; il Parlamento, soprattutto, ratifica ufficialmente l’importanza dell’aviazione approvando uno stanziamento, cospicuo per l’epoca, di 10 milioni di lire per la costruzione di nove dirigibili, l’acquisto di 10 aeroplani e il pagamento delle indennità speciali spettanti a tutto il personale del settore. Una materia, quest’ultima, che sarà più compiutamente disciplinata l’anno successivo con il Regio decreto n. 1265 del 25 settembre 1911. Alla sua costituzione il Battaglione può contare su una forza di otto piloti e altrettanti velivoli – tre Farman e cinque Blériot tutti dislocati a Centocelle – che rappresentano, insieme a due dirigibili e ad alcuni aerostati, tutta la nostra Forza aerea. La quale, peraltro, ha ben presto la possibilità di dimostrare ancora una volta sul campo le sue capacità. Nel settembre del 1911 scoppia infatti il conflitto italo-turco per il possesso della Libia, dove, insieme a tre dirigibili e ad alcuni aerostati, viene inviata una flottiglia di aeroplani forte di cinque piloti effettivi e sei di riserva, una trentina tra graduati e uomini di truppa e nove aerei — tre , due

Blériot, due Etrich e due Farman – tutti con motore da 50 HP. Questa esperienza, durata poco più di un anno, ha assunto particolare rilevanza nella storia dell’Aeronautica, non solo italiana, in quanto ha costituito il primo caso al mondo di impiego bellico del “più pesante dell’aria”. Da allora nomi come quello di Piazza, Gavotti o Moizo, tanto per limitarsi ai più noti, sono ormai legati storicamente alla prima missione di ricognizione strategica, al primo bombardamento, al primo volo di guerra notturno, alla prima missione di aerocooperazione o alla prima concezione dell’aviazione da caccia. Tutto ciò, più di ogni teoria, convince le autorità di Governo che è ormai

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impensabile trascurare la nuova specialità e gli atti ordinativi si susseguono per razionalizzarne e potenziarne l’organizzazione. Il Regio decreto n. 182 del 25 febbraio 1912 istituisce a Vigna di Valle la prima unità di quello che diventerà il Servizio meteorologico dell’Aeronautica: la Regia Stazione aerologica principale. Con la legge n. 698 del 27 giugno 1912 viene istituita, nell’ambito del Ministero della Guerra, un’organizzazione Aeronautica che

– attraverso un Ufficio d’ispezione dei servizi aeronautici – si articola sul preesistente Battaglione specialisti di Roma (al quale viene affidato l’impiego esclusivo di dirigibili e palloni), un Battaglione aviatori con sede a

Torino (a lungo retto dal maggiore Giulio Douhet, che inizia a svilupparvi la consapevolezza del potenziale del nuovo mezzo) e uno Stabilimento costruzioni ed esperienze, sempre nella capitale, alle cui dipendenze viene posto il Cantiere sperimentale di Vigna di Valle. Contemporaneamente prende il via un programma di potenziamento che prevede – entro la primavera del 1913 – la costruzione di dieci dirigibili e la costituzione di dieci squadriglie8 con 150 aeroplani. Malgrado la preziosa esperienza acquisita durante la campagna di Libia e i successivi tentativi di dare una più organica e funzionale definizione alla nuova arma, lo scoppio della Grande Guerra nell’agosto del 1914 trova comunque le nostre forze aeree del tutto impreparate, scarse di mezzi e di infrastrutture e senza un adeguato supporto di un’industria di settore, la cui capacità produttiva complessiva è

8 In aviazione una squadriglia è l'unità organica fondamentale, solitamente comandata da un capitano e composta da un numero variabile di apparecchi identici, a seconda della nazione o della specialità. È un reparto in genere operativamente dipendente; per l'Aeronautica italiana una squadriglia è formata da tre sezioni, queste ultime al comando di un tenente o un sottotenente.

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ancora limitata a pochissime macchine all’anno. Neppure i mesi che trascorrono tra l’inizio delle ostilità e l’intervento italiano sono sufficienti per modificare sostanzialmente questa situazione. Fa eccezione il profilo organizzativo che, alla vigilia del nostro intervento in guerra, vede almeno configurarsi con maggior chiarezza un’organizzazione aeronautica sempre più staccata dall’Arma del genio. Il Regio decreto del 7 gennaio 1915, poi convertito in legge nel 1917, istituisce infatti il Corpo aeronautico militare – dipendente dal Ministero della Guerra e articolato fondamentalmente su due

Comandi, quattro Battaglioni, uno Stabilimento costruzioni aeronautiche, una Direzione tecnica dell’aviazione militare e un Istituto centrale aeronautico – il quale, insieme all’Ispettorato sommergibili e aviazione che vedrà ufficialmente la luce nel 1916 nell’ambito dello Stato Maggiore

Marina, rappresenta il quadro di tutta la Forza aerea nazionale al momento in cui i colpi di pistola sparati a Sarajevo danno inizio a una terribile guerra.

Il 24 maggio 1915, dunque, il nostro Paese si presenta sul teatro di guerra con una Forza aerea di 15 squadriglie di aeroplani, di cui solo 12 mobilitate

– 6 su Blériot, 4 su Nieuport e 2 su Maurice Farman – oltre a 3 dirigibili: il

P-4 (Asso a disposizione della Marina), l’M-1 e il P-5. A questi mezzi, facenti parte dell’Aeronautica dell’Esercito, si aggiungono quelli della Marina comprendenti 15 idrovolanti – 5 Curtiss, 4 Borei, 4 Albatros e 2 Bréguet – e due dirigibili: l’M-2 “Città di Ferrara” e il V-1 “Città di Jesi”. Un totale di un’ottantina tra aeroplani e idrovolanti, tutti di costruzione straniera. I piloti di aeroplano sono circa 130, di cui solo una cinquantina ai reparti mobilitati; gli specialisti, tra motoristi e montatori, poche unità di più; gli ufficiali

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osservatori una ventina. A fronteggiarli stanno un dirigibile ed un centinaio tra aerei ed idro austriaci, in parte già provati in combattimento sui fronti orientali. A titolo di confronto, la Francia ha già 1150 velivoli della Francia e la Germania 764. Come per tutti i belligeranti, tradurre questo embrione in uno strumento bellico efficiente rappresenta la sfida principale dei primi mesi di guerra. È necessario creare organizzazioni complesse, in grado di produrre aerei competitivi, addestrarne gli equipaggi, costruirne le basi, assicurarne il rifornimento, tracciarne la dottrina d’impiego. Non esistendo forze aeree autonome, la prima difficoltà sta nella frammentazione dei mezzi tra gli eserciti e le marine, spesso in competizione tra loro per strappare alle ditte il gettito maggiore o i ritrovati più moderni. In Italia solo nell’ultima fase del conflitto si giunge alla creazione di un Commissariato per l’Aeronautica, preposto agli aspetti industriali e retto dal repubblicano

Eugenio Chiesa, al quale corrisponde (ma senza dipenderne) il Comando

Superiore d’Aeronautica per l’impiego operativo. Gli aspetti tecnici sono affidati alla Direzione Tecnica dell’Aviazione Militare. Prima del riassetto, poteva persino accadere che presso una stessa ditta esistessero due diversi uffici di sorveglianza tecnica delle costruzioni. Nel settembre 1916 la difficoltà di gestire il servizio aereo porta la Marina a rinunciarvi, trasferendo tutto all’Esercito. A conferma dell’incertezza dominante, l’anno successivo essa chiede però di riavere il controllo di alcuni reparti, pur restando unificata la gestione degli approvvigionamenti. Anche la crescita dei reparti idrovolanti per la protezione delle coste e del traffico marittimo – una rete che finisce per estendersi da San Remo a Varano, e da Grado a Milazzo –

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continua così ad essere assicurata in larga parte da personale dell’Esercito, preferendo la Marina destinare i propri uomini ai reparti di punta concentrati in poche zone operative: Venezia, Porto Corsini, Ancona, Brindisi e pochi altri. All’aviazione è assegnato innanzitutto il compito della ricognizione, in passato svolto dalla cavalleria. La paralisi del fronte porta tale impiego a raffinarsi, distinguendo tra la scoperta di movimenti di truppe, la direzione del tiro d’artiglieria, il monitoraggio di campi d’aviazione e basi navali anche molto lontane dal fronte, la ricognizione fotografica. Ritirati rapidamente dal servizio i Blériot XI-2, il compito passa ai biplani Farman (gradualmente affiancati dalle versioni costruite su licenza o estrapolate dalla SIA) e

Caudron, tutti nella configurazione a travi di coda. Più avanti, il testimone passa ai tipi a fusoliera quali SAML e Pomilio. Le maggiori prestazioni consentono di migliorare gradualmente l’armamento, tanto in funzione difensiva quanto offensiva, con bombe di piccolo calibro. Nell’ultimo inverno di guerra, il clamoroso fallimento del SIA 7b, nel quale erano state riposte speranze esagerate compendiatesi in ordini per ben 3400 esemplari, riduce l’efficienza dei reparti e costrinse a mantenere in servizio tipi largamente superati. Per la ricognizione a lungo raggio trova utile impiego lo SVA.

Proprio agli SVA dell’87a Squadriglia Ricognizione sarebbe toccato, il 9 agosto 1918, compiere l’audace raid su Vienna a lungo propugnato da

D’Annunzio, che non essendo pilota vi prese parte a bordo dell’aereo di

Natale Palli. La caccia, la specialità più nota ed ambita, nasce dall’esigenza di contrastare i ricognitori avversari. Dapprima, le limitate prestazioni dei velivoli disponibili e la mancanza di una rete di avvistamento rendono

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improduttiva la difesa basata sulla sola reazione agli allarmi. Le cose mutano con l’arrivo dei primi monoposto, che abolendo l’osservatore risparmiavano peso ed acquistavano un margine di velocità e manovrabilità sui biposto. Nel 1916 l’arrivo del Nieuport Ni. 11, detto “Bebé” per le piccole dimensioni, consentì di cogliere le prime vittorie della caccia italiana. La prima è colta il 7 aprile dal capitano , che abbatte un

Brandenburg austriaco nel cielo di Medeuzza. Al Ni. 11 seguì il Ni. 17, più prestante, poi affiancato dagli Spad VII e XIII. Il tipo più diffuso è però l’ HD.1, sviluppato in Francia su specifica italiana e poi realizzato principalmente in Italia dalla Macchi. Gli scontri, solitamente risolti con duelli individuali, assurgono solo occasionalmente alla consistenza di vere battaglie aeree, come il 26 dicembre 1917 su Istrana. Dapprima, l’Esercito vieta la diffusione di notizie circa le vittorie individuali in combattimento.

Quando l’orientamento muta, la propaganda fu rapida nel diffondere e sfruttarne l’immagine quali protagonisti individuali di una guerra di massa.

Così, grazie alle insegne multicolori, le truppe imparano a riconoscere i piloti che volano sopra le trincee, mentre sul fronte interno il pubblico ne segue le imprese grazie a iniziative quali il premio Pirelli e la pubblicazione di classifiche aggiornate delle vittorie conseguite. In breve si creano miti che, come Baracca (34 vittorie, tutte confermate) e il “barone rosso” von

Richthofen (81 vittorie, sul fronte francese), non accennano a perdere forza a un secolo di distanza. Anche per questo, la conferma di questo o quel successo continua ad alimentare le ricerche degli studiosi e dibattiti infuocati tra gli appassionati. Pur numericamente minoritario, il ruolo più

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innovativo è il bombardamento, che sfrutta la possibilità di colpire in profondità o, comunque, di ignorare le fortificazioni e trincee che bloccano il fronte terrestre. In funzione tattica, biposto analoghi o identici a quelli da ricognizione, fungono da cannoni o mortai volanti, in appoggio diretto alle truppe, mentre dirigibili o plurimotori fanno azioni a lungo raggio contro nodi di comunicazioni, depositi, fabbriche. Con una diversa scelta di obbiettivi, questi mezzi possono anche effettuare missioni strategiche, come fatto dai tedeschi su Londra con grande risonanza ma limitato successo. L’impiego in massa, propugnato in primo luogo da Giulio Douhet (rimosso dal

Battaglione Aviatori a fine 1914 e destinato a compiti di stato maggiore sul fronte alpino) con il progettista Gianni Caproni, prometteva di abbreviare il corso della guerra sferrando attacchi decisivi contro i centri decisionali ed il morale della nazione avversaria. Di questo si vide, in realtà, piuttosto poco, ma i trimotori Caproni, in versioni via via più evolute, sono tra i maggiori successi dell’industria bellica italiana, specie considerando che l’Austria-

Ungheria non riesce a sviluppare (né tanto meno produrre) nulla di paragonabile. Dopo aver operato con successo contro Lubiana, Pola,

Cattaro, nei tristi giorni di Caporetto i Caproni si trasformano in bombardieri tattici contro l’avanzata austriaca. Nelle ultime fasi della guerra, vi operano anche equipaggi americani, addestrati a Foggia in base ad un accordo intergovernativo. A capo del distaccamento fu il battagliero deputato italo- americano e futuro sindaco di New York Fiorello La Guardia. Di contro, i dirigibili non mantengono le promesse. L’Italia è la prima potenza dirigibilistica dell’Intesa e la seconda del mondo, ma la perdita di due

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aeronavi nei primi mesi di guerra9 dimostra subito ed in maniera drammatica la vulnerabilità di questi giganti del cielo ed avvia la riflessione critica sulla loro utilità militare. Più positivo l’impiego in ruoli meno aggressivi, quale la scorta convogli o il pattugliamento delle vie di comunicazione. Il bombardamento di Napoli da parte di un dirigibile tedesco decollato dalla

Bulgaria causa modeste perdite ma dimostra l’esigenza di completare la difesa con una vasta rete di sezioni aeree che assorbirono imponenti risorse. Molto ampio anche l’impiego di palloni frenati, i cosiddetti “drachen”, quali posti di osservazione lungo il fronte. La distruzione dei palloni è particolarmente importante, ed alcuni aviatori vi si specializzano. Uno,

Giannino Ancillotto, spinge l’attacco al punto da rientrare dalla missione con i resti del “drachen” avvolti attorno al proprio caccia. La ricognizione è il ruolo prevalente anche per l’aviazione navale, impegnata, al nord, nella sorveglianza delle basi avversarie a Trieste ed in Istria e, a sud, nel pattugliamento del canale d’Otranto. La ridotta ampiezza dei bracci di mare

– si dice che gli aviatori italiani di Grado vedessero decollare gli avversari austriaci da Trieste – e la modesta entità delle forze contrapposte personalizzano all’estremo queste operazioni, nelle quali non sono rari episodi d’audacia quali l’ammaraggio in mare aperto per salvare colleghi abbattuti o avventurosi recuperi dopo notti passate alla deriva. La particolare conformazione del fronte marittimo italiano stimola lo sviluppo di idrovolanti da caccia, con netta superiorità dei tipi Macchi M.5 ed M.7 italiani

9 Città di Ferrara, 7 giugno e Città di Jesi, 6 agosto.

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sugli Hansa-Brandenburg CC austriaci. In alcuni casi, gli idrocaccia10 italiani prevalgono addirittura sugli aerei terrestri austriaci. Anche in questo settore vi fu una collaborazione con gli USA, i cui piloti operarono da Porto Corsini dopo essersi addestrati a Bolsena. In generale i piloti provengono da tutti i corpi ed i gradi. Può perciò accadere che la condotta del mezzo sia affidata ad un caporale, restandone il comando responsabilità dell’ufficiale osservatore. I semplici programmi addestrativi sono improntati ad una forte gradualità. Presso le scuole di volo istituite in molte località lontane dal fronte – da Passignano sul Trasimeno a Malpensa, da Pisa a Mirafiori - gli allievi familiarizzavano solo con decolli e atterraggi in una lunga serie di brevissimi voli, anche inferiori ai 10 minuti. Limitata la formazione teorica.

Poca attenzione all’addestramento operativo, che si completava ai reparti.

Tra le attrattive del servizio aereo rientravano senz’altro le condizioni di vita, assai più agevoli sui campi di aviazione che in trincea o sulle montagne. Tra le lezioni apprese nei primi tre anni di operazioni vi è innanzitutto la necessità di concentrare le forze, come nelle “masse” da caccia e da bombardamento schierate nell’ultimo scorcio di guerra e, in prospettiva, nella forza aerea indipendente nella quale gli aviatori vedono la soluzione di molti problemi. Nella battaglia del Piave del giugno 1918 l’impiego della massa da caccia e di quella da bombardamento rappresenta l’elemento determinante del ripiegamento del nemico che aveva sferrato l’ultima offensiva. Il 9 agosto dello stesso anno dieci SVA dell’87a Squadriglia nota

10 Idrovolanti da caccia.

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come “La Serenissima” compiono un’impresa senza precedenti volando su

Vienna sulla quale lanciano manifestini tricolore con un messaggio di

Gabriele D’Annunzio. Il 24 ottobre comincia la battaglia di Vittorio Veneto dove, a fronte di un’aviazione austriaca ormai allo sbando, tutte le specialità dell’Aeronautica italiana partecipano attivamente all’ultima lotta prima della vittoria. Al momento dell’armistizio, il 4 novembre 1918, le forze aeree del nostro Paese comprendono: 70 squadriglie di aeroplani e 5 dirigibili dell’Esercito; 45 squadriglie tra idrovolanti e aeroplani e 15 dirigibili della

Marina. Complessivamente i velivoli in linea sui fronti italiano, francese e greco-albanese sono 1758, 26 i dirigibili. Malgrado tutto lo sforzo industriale era stato imponente: nel corso della guerra erano stati costruiti 11.986 velivoli e prodotti 23.979 motori, 39.783 eliche, 7700 mitragliatrici, 512.400 bombe d’aereo e 10.644 metri quadrati di lastre fotografiche. Le scuole di volo – 31 dell’Esercito e 4 della Marina – avevano fornito ai reparti 5100 piloti, 500 osservatori, 100 mitraglieri e 5000 specialisti. Al nome di Baracca si erano ben presto affiancati quelli di Silvio Scaroni (26 vittorie), Pier

Ruggero Piccio (24), Flavio Torello Baracchini (21),

(20) e Ferruccio Ranza (17), tanto per citare l’inizio di un albo d’oro che, a fine conflitto, raggiunge i 46 nomi (tutti tranne tre dell’Esercito) se ci limitiamo a conteggiare solo gli aviatori accreditati di almeno cinque aerei abbattuti; duecento invece i protagonisti di un numero inferiore di vittorie.

Gli aviatori caduti in voli di guerra, in incidenti di volo o in addestramento erano stati 1784. Il riconoscimento del valore dimostrato sul campo dagli appartenenti alla nostra aviazione si concretizza con la concessione di 24

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Medaglie d’Oro al Valor Militare, più una ad un ufficiale del Corpo aereo americano, 1890 d’Argento e 1312 di Bronzo; il Corpo aeronautico militare italiano viene decorato della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di

Savoia e di due Medaglie d’Argento al Valor Militare. Le esigenze belliche avevano avuto senza dubbio l’effetto di accelerare lo sviluppo della nuova arma aerea, del suo impiego e, più in generale, del progresso tecnico del materiale di volo e dell’aeroplano. A fronte di questi fermenti positivi, però, la situazione politica della Nazione appare gravemente compromessa dai quarantuno mesi di conflitto, con la classe politica liberale in viva difficoltà di fronte a problemi che andavano dal mancato riconoscimento degli obbiettivi nazionali fino alle istanze sociali e all’economia. Questo - unitamente alla mancanza di una reale volontà in favore dell’aviazione, considerata secondaria rispetto a un Esercito e una Marina che, non dimentichiamo, erano allora le uniche Forze Armate indipendenti – provoca una vera e propria smobilitazione che, se fa segnare delle battute d’arresto, non può però fermare il cammino di quella che è ormai considerata l’arma del futuro. Non a caso, anche in questo periodo di crisi, gli aviatori sono comunque i protagonisti di imprese importanti e significative. Già nei primi mesi del 1919 una missione militare italiana parte per l’Argentina. Di essa fanno parte Antonio Locatelli e Luigi De Riseis. Il 2 luglio Locatelli decolla con uno SVA da Buenos Aires diretto in Cile: un’improvvisa tempesta scoppiata sulla Cordigliera delle Ande, sulle quali due mesi prima era caduto il pilota argentino Matienzo, rende impossibile questo primo tentativo. L’impresa riesce il 30 luglio e viene ripetuta il 5 agosto sul

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percorso inverso dallo stesso Locatelli che copre i 1500 chilometri di distanza in sette ore e mezzo. Nel volo di andata, sul punto approssimativo dove era caduto Matienzo, Locatelli lascia cadere una corona di fiori e una pergamena con le firme di tutte le donne italiane di Mendoza. De Riseis, dal canto suo, parte il 2 agosto da Rio Lujan, nei dintorni di Buenos Aires, e, risalendo il Rio della Plata, raggiunge Asunción, percorrendo la rotta inversa quattro giorni dopo. Il 12 maggio dello stesso anno, intanto, Mario Stoppani e Giuseppe Grassa partono da Torino con uno SVA 5 e uno SVA 9 e, in quattro ore, raggiungono Barcellona in tempo per l’inaugurazione dell’Esposizione Mondiale Aeronautica. Dopo alcune esibizioni acrobatiche nella stessa città catalana e a Madrid, Stoppani rientra in Italia con un volo senza scalo di 1900 chilometri che si conclude sull’aeroporto di Centocelle.

L’opinione pubblica seguiva con grande interesse gesta delle quali venivano colti soprattutto gli aspetti di affermazione individuale e quelli tecnico- sportivi. Senza dubbio, però, l’impresa che più d’ogni altra colpì la fantasia della gente e che fu vista a livello di cultura popolare come una versione aggiornata del viaggio di Marco Polo, fu il volo Roma-. Un’impresa incredibile per l’epoca in cui si svolse e che, più concretamente, ha costituito uno dei primi esempi pratici delle enormi possibilità dell’aeroplano e del suo impiego per esplorare e collegare i punti più lontani della Terra, così come per velocizzare gli scambi commerciali e culturali. Tra il gennaio e il febbraio del 1920, dunque, quattro trimotori Caproni partono isolatamente senza peraltro riuscire ad andare più in là dell’Asia Minore dove vengono bloccati da incidenti di vario genere. Nel marzo decollano allora, questa volta in

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formazione, cinque SVA agli ordini del Capitano Mario Gordesco. Anche questo tentativo non ha fortuna: l’ultimo dei cinque velivoli subisce un incidente irreparabile a Calcutta.

Contro ogni previsione il successo arride invece ad altri due piloti,

Francesco Ferrarin e Guido Masiero, che il 14 febbraio erano decollati da

Centocelle su due SVA con a bordo due giovani motoristi, Gino Cappannini e Roberto Maretto. Partiti in aggiunta alla missione ufficiale, con alle spalle appena sette giorni di tempo per organizzare il volo, con un “bagaglio” individuale che, come avrebbe poi scritto lo stesso Ferrarin, comprende

«due chilogrammi di zucchero, una bottiglia d’acqua di colonia, una camicia e un paio di mutande», i due arrivano in coppia fino ad Adalia per poi proseguire separatamente verso Tokyo che raggiungono insieme il 31 maggio e dove sono oggetto di eccezionali festeggiamenti che si protraggono per quarantadue giorni. In tre mesi e mezzo di viaggio i due hanno percorso circa 18.000 km per complessive 112 ore di volo alla media di circa 160 km/h. I due SVA, reduci dalla Grande Guerra, e sommariamente revisionati, erano dotati solo di strumenti per il controllo del motore: un contagiri, un termometro della temperatura dell’acqua, un manometro della pressione dell’olio e un indicatore del livello del carburante. Per la navigazione Ferrarin, che era stato il solo ad arrivare con lo stesso SVA con cui era partito, si era servito di una piccola bussola prelevata da un caccia inglese Sopwith e di alcune pagine strappate da un atlante. Per il pilotaggio nessuno strumento, nemmeno l’indicatore di velocità. Nonostante i

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successi, l’esame delle istanze di indipendenza degli aviatori non poteva avere che una priorità limitata davanti agli enormi problemi del dopoguerra.

Nonostante le diverse proposte avanzate da più parti – dalla ricostituzione di un Commissariato essenzialmente tecnico alla più assoluta autonomia secondo le teorie douhettiane -, l’Esercito e la Marina continuavano a non vedere di buon occhio il sorgere di una terza Forza Armata destinata ad esercitare la sua competenza su quella componente aerea che esse avevano sempre impiegato in proprio. Con qualche fatica il percorso si conclude nel 1923 sotto il primo governo Mussolini con la creazione il 24 gennaio 1923 di un Commissariato per l’Aeronautica, al quale segue il 28 marzo la Regia Aeronautica come nuova forza armata. Il 4 novembre, quinto anniversario della vittoria, la Regia Aeronautica riceve, nelle mani del suo primo Comandante Generale, l’asso e Medaglia d’Oro Pier Ruggero

Piccio, la Bandiera di Guerra. Il rango resta inferiore alle forze armate di superficie ancora per due anni: è solo il 30 agosto 1925 che il

Commissariato diventa Ministero.

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1.2 Lo stemma

Lo stemma dell'Aeronautica Militare Italiana, sormontato dall'aquila turrita, simbolo dei piloti militari, racchiude i distintivi di quattro squadriglie che, nella 1ª Guerra Mondiale, si misero in luce per abilità, coraggio ed eroismo.

Accompagna lo stemma il cartiglio con il motto "Virtute Siderum Tenus" - con valore verso le stelle- che sintetizza il coraggio, la bravura ed il sacrificio di tutti gli Aviatori italiani.

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Il quadrupede chimerico alato con fiaccola, con la parte

anteriore da leone e quella posteriore da cavallo, raffigura il

distintivo della "X Squadriglia Farman", costituita il 1° aprile 1913.

Tale reparto durante la 1ª Guerra Mondiale prese parte a

numerosissime operazioni belliche di ricognizione e

bombardamento leggero. Denominata successivamente "27a

Squadriglia Aeroplani" eseguì, durante il primo conflitto mondiale,

oltre 900 voli di guerra.

Il "Grifo Rampante" rappresenta l'insegna della "91ª

Squadriglia da Caccia". Nota come "Squadriglia degli assi", ebbe

tra le sue file eroi come Francesco Baracca, Piccio, Ruffo e Ranza.

Il "Quadrifoglio" riproduce il simbolo della "10ª Squadriglia

da bombardamento Caproni", anch'essa impiegata in audaci azioni

belliche durante la Grande Guerra.

Il celebre "Leone di S.Marco" fu adottato come emblema

dalla "87ª Squadriglia Aeroplani", ribattezzata "La Serenissima" in

omaggio alla città di Venezia. E' di questa squadriglia l'epico volo

su Vienna al comando di D'Annunzio.

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1.3 Le Frecce Tricolori

Nei primi anni ’20 presso l’aeroporto di Campoformido (Udine), un gruppo di piloti iniziò ad eseguire figure acrobatiche con lo scopo di impiegarle durante i combattimenti, per sfruttare tutte le potenzialità della macchina ed avere la superiorità aerea. Dimostrare la bravura ed il livello di addestramento dei propri piloti, divenne, negli anni, un motivo d’orgoglio per l’Aeronautica Militare che il 1° marzo 1961, decise di costituire a Rivolto

(Udine) il 313° Gruppo Addestramento Acrobatico “Frecce Tricolori”,

Pattuglia Acrobatica Nazionale, con il compito di rappresentare il Paese, le

Forze Armate e l’Aeronautica Militare in Italia e all’estero. Con dieci aerei, di cui nove in formazione e uno solista, denominati "Pony", targati ognuno con un numero che va da 1 a 10 (Pony 0 – Comandante, Pony 10 – Solista,

Pony 11 - Supervisore Addestramento Acrobatico), sono la pattuglia acrobatica più numerosa del mondo resa famosa per il loro programma di volo che comprende una ventina di acrobazie della durata di circa mezz'ora.

Da alcuni anni, quando possibile, le esibizioni della PAN si chiudono con la formazione al completo che disegna nel cielo un tricolore lungo cinque km mentre dagli altoparlanti a terra la voce di Luciano Pavarotti intona il finale di Nessun dorma per l'intera durata del passaggio. Dal 1982 la pattuglia azzurra utilizza gli Aermacchi MB 339 PAN. Caratteristica di ciascun velivolo è la banda tricolore che attraversa la fiancata dell'aereo su sfondo blu. L'addome dell'aeroplano è grigio chiaro mentre i numeri di formazione sono degli adesivi gialli. Solo i migliori piloti accedono alle Frecce Tricolori:

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ogni anno se ne selezionano uno o due scelti tassativamente tra chi ha più di 1.000 ore di volo, e una volta entrati devono seguire un programma addestrativo d'inserimento graduale.

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Capitolo II

LE OPERAZIONI DELL’ AERONAUTICA MILITARE IN AMBITO NAZIONALE

Nel complesso dell’attività operativa dell’Aeronautica Militare, grande risalto hanno gli interventi svolti a diretto supporto della collettività che, oltre al soccorso di aeromobili incidentati, comprendono il trasporto sanitario e umanitario, il concorso in eventi di pubbliche calamità (in coordinamento con la Protezione Civile), nonché l’intera tipologia di missioni SAR (Search and Rescue), anche in territorio ostile11. La Forza Armata assicura questi interventi tutto l’anno, ventiquattr’ore al giorno con equipaggi ed elicotteri pronti al decollo con brevissimo preavviso. Lo schieramento degli elicotteri

HH-139, HH-3F e AB.21212 permette la completa copertura SAR della

Penisola e delle acque territoriali (estese a quelle di Malta), garantendo che in pochi minuti un elicottero possa decollare e dirigersi sul luogo dell’emergenza. Il livello addestrativo degli equipaggi e le caratteristiche delle macchine in dotazione fanno spesso dell’Aeronautica Militare l’unica componente in grado di gestire con successo le situazioni di emergenza più complesse grazie, ad esempio, all’effettiva e generalizzata capacità d’impiego di giorno, di notte e in condizioni meteo marginali.

Prevalentemente le missioni di soccorso impegnano i reparti elicotteri, ma

11 In tempo di guerra area posta sotto il controllo del nemico. 12 Stanziati tutti nel 15° Stormo di Cervia (Ravenna). L’acronimo HH sta per Hospital .

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nelle operazioni SAR sul mare sono spesso determinanti anche l’autonomia e le capacità di scoperta dei velivoli da pattugliamento marittimo Br-1150

Atlantic13.

2.1 Le operazioni in ambito nazionale di ricerca e soccorso (SAR)

La ricerca e il salvataggio di equipaggi di volo e di mezzi marittimi in difficoltà, il soccorso a persone in pericolo di vita e a popolazioni colpite da calamità naturali, il trasporto di malati, sono alcune delle attività che impegnano, di giorno e di notte, il personale e i mezzi del Soccorso Aereo14 dell’Aeronautica Militare. Queste attività, indicate più generalmente con la sigla SAR (Search and Rescue, Ricerca e Soccorso), in tempo di gravi crisi internazionali sono principalmente dedicate alle operazioni di recupero degli equipaggi di assetti aerei colpiti in territorio ostile15, assumendo una specifica denominazione di Combat SAR (CSAR). Nell’espletamento dell’attività di ricerca e soccorso – uno dei compiti istituzionali della Forza

13 Il Breguet Br.1150 Atlantic è un velivolo da pattugliamento "ognitempo" prodotto in Europa, caratterizzato da elevate autonomia e raggio d'azione e specificamente realizzato per operare nell'ambiente marittimo. Le missioni di soccorso vedono impiegate prevalentemente le unità elicotteri dell’Aeronautica Militare, ma nelle operazioni SAR (Ricerca e Soccorso) sul mare possono spesso rivelarsi determinanti anche l’autonomia e le capacità di scoperta degli Atlantic. Gli Atlantic dell’Aviazione per la Marina in dotazione al 41° Stormo A/S di Sigonella (Siracusa), sono impiegati con equipaggi misti dell’Aeronautica Militare e Marina Militare. Lo stesso gruppo di volo è posto alle dipendenze operative della Marina. Compiti dell’unità sono la ricerca antisommergibile (ANTISOM), il pattugliamento marittimo, la ricognizione fotografica ed elettronica e la ricerca e il soccorso. 14 Elicotteri AB.212, HH-3F, HH139 15 Il perdurare della crisi medio-orientale ad esempio ha indotto l’Aeronautica Militare, con i suoi reparti SAR ad essere costantemente impegnata nel recupero di equipaggi abbattuti oltre le linee in numerose zone ostili quali Iraq, Libia, Afghanistan.

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Armata, svolti anche a favore della collettività – sono state tratte in salvo migliaia di persone a seguito di numerosi interventi in mare e in montagna, condotti sull’intero territorio nazionale con elicotteri AB.212, HH-3F.

09-01-2011 Trasporto, a bordo di un elicottero AB 212 della 670^ Squadriglia di

Decimomannu, di un uomo in pericolo di vita.

Un elicottero AB.212 dell’80° Centro Combat SAR (Search and Rescue) di Decimomannu (Cagliari) ha svolto nella notte tra il 18 e il 19 novembre 2013, nella Provincia di Nuoro, un’attività di ricerca degli alluvionati e di supporto al personale del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico

(CNSAS).

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Nella notte tra sabato 26 e domenica 27 luglio 2014, un elicottero HH-3F dell'85° Centro C/SAR

(Combat/Search and Rescue - Ricerca e Soccorso) del 15° Stormo è decollato per effettuare un trasporto d'urgenza di una giovane donna che necessitava di urgenti cure mediche da Ponza a

Latina.

Gli assetti aerei e gli equipaggi sono inoltre intervenuti in diverse occasioni per missioni sanitarie d’urgenza a favore di ammalati e traumatizzati gravi. La funzione SAR è istituzionalmente affidata al 15°

Stormo dislocato, come sede principale, a Cervia (Ravenna), da cui dipendono svariati gruppi dislocati sull’intera Penisola. L’elicottero HH-139

16consegnato il 12 ottobre 2012 all’84° CSAR, è il primo di una serie di

16 L'AW-139, che nella versione per l’Aeronautica Militare prende la denominazione HH, Hospital Helicopter, è un bi-turbina di categoria media prodotto da Agusta Westland, individuato dalla Forza Armata per affiancare e gradualmente sostituire le attuali linee HH- 3F e HH-212, in servizio da oltre 30 anni in Aeronautica Militare. L’HH-139A è una soluzione individuata sul mercato per continuare ad assicurare con efficacia il servizio di ricerca e soccorso aereo, sia per i compiti istituzionali di eventuale recupero di equipaggi e personale militare in difficoltà, sia per le attività di concorso alla collettività in caso di voli sanitari di urgenza, calamità naturali e grandi eventi nazionali. Trattandosi di un elicottero già collaudato e in servizio presso altre realtà civili e militari nazionali (Guardia di Finanza, Guardia Costiera, vari Enti locali), l'HH-139A permetterà di realizzare significative sinergie - addestrative, logistiche e soprattutto operative - in ambito interforze e interagenzia nel settore delicato e complesso del soccorso aereo, fondamentali per intervenire con successo quando viene richiesto, spesso in condizioni proibitive, di notte, con il maltempo,

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aeromobili che, consentirà il completo rinnovamento degli assetti della

Forza Armata dedicati al soccorso aereo. Completa il quadro dei reparti

SAR la Squadriglia di Collegamento e Soccorso di Decimomannu (Cagliari) equipaggiata con elicotteri AB.21217. Qualora situazioni contingenti di urgenza e necessità lo richiedano, contribuiscono al servizio SAR anche il

21° Gruppo del 9° Stormo di Grazzanise (Caserta) e la Squadriglia

Collegamento di Perdasdefogu (Ogliastra), che operano su AB.212. Tutti questi Reparti sono chiamati ad intervenire su segnalazione del Comando

Operazioni Aeree (COA) di Poggio Renatico (Ferrara). In caso di necessità, alle operazioni di ricerca partecipano anche aeromobili di altri Reparti della

Aeronautica Militare e degli altri enti deputati a concorrere nel soccorso aereo nazionale. Per garantire la necessaria rapidità in caso di emergenza, l’Aeronautica Militare mantiene ogni giorno, su diversi aeroporti, un elicottero SAR pronto al decollo in un tempo massimo di 30 minuti. Nelle operazioni SAR, che si possono svolgere anche di notte o in condizioni meteorologiche avverse, è necessario che l’intero equipaggio dell’elicottero possieda competenze specifiche molto elevate. Pertanto, il personale dei

in zone particolarmente impervie e isolate. L’HH-139A è in grado di operare sia di giorno che di notte grazie all’utilizzo di visori notturni (NVG – Night Vision Goggles), in aree particolarmente impegnative, anche da superfici non preparate, in ambienti polverosi, zone innevate o in ambiente marino. L’elicottero è una macchina particolarmente versatile; in massimo 30 minuti è possibile cambiare la configurazione interna, passando da quella per il soccorso aereo (versione primaria SAR: 5 passeggeri + 1 barella) a quella soccorso aereo e sanitario di urgenza (versione MEDEVAC: da 2 a 4 barelle) o trasporto passeggeri (versione UTILITY: fino a 14 passeggeri). 17 Gli AB.212 permettono all'Aeronautica Militare di assicurare il servizio di ricerca e soccorso sull’intera Penisola e acque territoriali. Grazie alla capacità d'impiego di giorno, di notte e in condizioni meteo critiche, con l'utilizzo di visori notturni NVG (Night Vision Goggles), gli AB.212 e i loro equipaggi rappresentano un punto fermo nelle missioni più complesse e di difficile gestione.

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reparti SAR svolge un continuo addestramento, attraverso esercitazioni di volo operativo e simulazioni di possibili emergenze, al fine di essere sempre pronto, efficace e 'sicuro' in tutte le occasioni di intervento. Il continuo addestramento permette di essere in grado di operare in qualsiasi condizione, dove spesso altre realtà non possono intervenire: di notte, sul mare o in alta montagna, grazie anche all’impiego dei visori notturni (NVG,

Night Vision Goggles18) per consentire la massima operatività e sicurezza, estendendo ulteriormente la capacità operativa. Vanno, però, ricordati due gravi incidenti di volo, accaduti proprio durante missioni addestrative. Il primo è avvenuto nel maggio del 2008 in mare, davanti al litorale romano, durante una missione di addestramento notturno in cui si è verificata la perdita di un elicottero HH-3F19 e dove fortunatamente l’equipaggio è rimasto illeso. Il secondo, nell’ottobre dello stesso anno a Isle en Barrois

18 Gli NVG, acronimo per Night Vision Goggles (in italiano “visori ad intensificazione di luce”), nascono in ambito militare. Si tratta, in concreto, di strumenti ottici che permettono di ottenere un’immagine chiara anche in situazioni di scarsa o nulla presenza di luce. Questi sistemi di visione sono stati sperimentati, per la prima volta, dagli Stati Uniti nel corso della Seconda Guerra Mondiale, per poi essere utilizzati ampiamente nel corso del conflitto in Vietnam. In questi contesti, gli NVG venivano utilizzati dalle truppe di terra, per riconoscere i nemici anche in condizioni di oscurità. I Night Vision Goggles debuttano sugli elicotteri durante la Prima Guerra del Golfo. In quell'occasione, i visori notturni diventano fondamentali per le truppe americane, così da diventare sempre più imprescindibili a bordo degli aeromobili e dei mezzi militari. Con il passare degli anni, naturalmente, l’avanzamento della tecnologia ha permesso un continuo miglioramento delle prestazioni. 19 Lo schieramento e le caratteristiche ognitempo degli elicotteri bi-turbina HH-3F permettono di raggiungere qualsiasi parte del territorio nazionale o delle acque territoriali in un massimo di un'ora e mezza di volo. Insieme ai velivoli da trasporto, gli HH-3F del 15° Stormo di Cervia (Ravenna) sono anche tra le risorse più versatili a disposizione dell'Aeronautica Militare per l'impiego in missioni "fuori area". I reparti HH-3F del 15° Stormo, hanno anche sviluppato una capacità Combat SAR, molto apprezzata in campo internazionale e alleato, che rende possibile condurre, anche in ambiente ostile, operazioni di soccorso e di evacuazione sanitaria, così come missioni di trasporto o di supporto alle forze speciali, a cominciare dagli incursori del 17° Stormo di Furbara (Roma) e dei Fucilieri dell'Aria del 16° Stormo di Martina Franca (Taranto). Gli HH-3F possono essere impiegati anche nel ruolo SMI (Slow Mover Interceptor) nell'inconsueto ruolo di difesa aerea, di contrasto cioè ad eventuali attacchi terroristici condotti con aeromobili lenti e non convenzionali.

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(Francia), ha portato alla gravissima perdita degli otto membri dell’equipaggio di un HH-3F durante un volo di trasferimento dall’Italia al

Belgio per una successiva esercitazione multinazionale. Alla tragedia è seguito un periodo di due mesi di fermo macchina per le perizie tecniche sulla flotta HH-3F e le necessarie verifiche. Gli elicotteri dello Stormo e dei

Centri dipendenti hanno successivamente ripreso l’attività operativa e di prontezza per il servizio di soccorso aereo nazionale. Tra le operazioni che hanno più duramente impegnato gli assetti dell’Aeronautica Militare occorre ricordare l’alluvione di Firenze nel 1966 in cui sono state soccorse più di

800 persone e trasportate circa 70 tonnellate in termini di viveri, materiale medico e indumenti20.

Il 29/12/2014 L’Aeronautica Militare ha partecipato alle operazioni di soccorso al traghetto Norman Atlantic in fiamme nel Mare Adriatico. 25 ore di volo in condizioni estreme. 56 naufraghi recuperati e tratti in salvo. Cinque aeroporti mobilitati (Pratica di Mare, Gioia del Colle, Lecce, Brindisi,

Sigonella). Interi Reparti al lavoro senza pause. In particolare la base aerea di Lecce, sede del 61° Stormo, Scuola di Volo su aviogetti, è rimasta aperta

24 ore su 24 per dare supporto a tutti i mezzi aerei impegnati ad assicurare le prime cure ad una parte dei naufraghi recuperati. Questi i numeri che riassumono l'attività di soccorso dell'Aeronautica Militare al traghetto

Norman Atlantic, che aveva dichiarato l'emergenza al largo delle coste albanesi a causa di un incendio scoppiato a bordo. Sono state due giornate

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di attività intensa e frenetica per il personale azzurro, che ha operato con il massimo impegno per portare a termine il compito assegnato.

L'Aeronautica Militare, in supporto ai mezzi della Marina Militare, ha impiegato per l'operazione tre elicotteri HH139 del Servizio S.A.R. (Search and Rescue), di cui due appartenenti all'84° Centro C.S.A.R. di Gioia del

Colle (BA) ed uno all'85° Centro C.S.A.R. di Pratica di Mare (RM), oltre ad un velivolo Atlantic del 41° Stormo di Sigonella (CT).

2.2 Il trasporto umanitario

Al trasporto aereo è affidato il compito, sempre più attuale e pressante, del trasferimento di personale, mezzi e materiali in ogni parte del mondo. Uno sforzo continuo e intenso anche per il trasporto di malati gravi e di organi per il trapianto, in supporto a spedizioni scientifiche e in concorso agli interventi di protezione civile. Nell’ottobre 1998 in Pakistan per un potente terremoto nella regione del Balochistan21; nel Sudest asiatico per portare i primi aiuti ai sopravvissuti dello tsunami del dicembre 2004; a New

Orleans per i danni provocati dal passaggio dell’uragano “Katrina” nel settembre dello stesso anno; in per supportare progetti di ricostruzione e sviluppo dopo oltre venti anni di guerra civile nella regione

21 Il 24 settembre 2013 la provincia del Balochistan, nel sud-ovest del Pakistan, è stata colpita da un potente terremoto di magnitudo di 7,7, che si è propagato da circa 20 km nel sottosuolo, a nord-est di Awaran, lungo la strada che collega Quetta a Karachi. Centinaia le case crollate. Il sisma è stato così forte da far emergere una piccola isola - larga 100 metri e alta nove - al largo della costa, poco distante dal porto di Gwadar. Il Balochistan è la più vasta fra le province pakistane ma, al contempo, anche la meno abitata a causa delle asperità della regione, spesso teatro di terremoti sul confine con l'Iran

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del Darfur; nella Repubblica Democratica del Congo, sotto le insegne dell’Unione Europea, per consentire il regolare svolgimento delle prime elezioni democratiche nella storia del Paese22. E ancora l’impegno in Africa, nell’area sub-sahariana, per combattere la cecità dovuta a cataratte e a malattie non curate23; l’impegno in Uganda24. All’inizio del 2008 si è verificato l’arrivo in Italia, nel mese di gennaio, di un gruppo di bambini afghani affetti da labiopalatoschisi25 che, dopo i necessari interventi chirurgici, hanno fatto rientro nel loro Paese. Sono solo alcune delle emergenze umanitarie degli ultimi anni nelle quali il personale e i velivoli dell’Aeronautica Militare sono stati impegnati, spesso tra i primi a intervenire in ambito internazionale, per trasportare nel minor tempo possibile medici e generi di primo soccorso, o per portare al sicuro connazionali in pericolo di vita in luoghi anche molto lontani dall’Italia. Una capacità di proiezione che

22 La 46^ Brigata Aerea di Pisa ha offerto e continua ad offrire supporto per la realizzazione di missioni umanitarie, soprattutto in occasione di gravi calamità naturali o altri eventi che determinino la necessità di fornire aiuti e sostegni a popolazioni che da questi accadimenti subiscono pesanti disagi. 23 Dal 2004 al 2010, l’Aeronautica Militare ha svolto diverse missioni umanitarie in Mali a favore dell’iniziativa umanitaria denominata “Ridare la Luce”. Ufficiali medici, Sottufficiali assistenti di sanità e velivoli militari da trasporto hanno supportato l’Associazione “AFMAL” del Fatebenefratelli, che si adoperava nell’Africa sub-sahariana con l’obiettivo di curare persone affette da cataratta. 24 Il 7 dicembre 2010 è stato dato il via alla missione 'Quattro stelle per l’Uganda'. Quest’ultima ha visto operare, per la prima volta insieme, medici ed infermieri di Esercito, Marina Militare, Aeronautica Militare ed Arma dei Carabinieri, al fianco della Fondazione AVSI (Associazione Volontari per il Servizio Internazionale), ONG italiana impegnata con progetti di sviluppo in 38 Paesi del mondo. Il team italiano - 20 militari, tra medici, infermieri ed addetti alla logistica, e 2 medici civili - ha operato per due settimane presso l’ospedale St Joseph di Kitgum, cittadina del nord Uganda vicina al confine con il Sudan. Tra i partner dell’iniziativa anche la Cooperazione Italiana per lo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri, che ha fornito supporto logistico per gli spostamenti via terra, e numerose aziende pubbliche e private che hanno reso disponibile un ingente quantitativo di medicinali e materiale sanitario, in parte utilizzato durante la missione in parte donato alle strutture sanitarie locali. 25 La Labiopalatoschisi (LPS) è una malformazione della faccia, comunemente nota come "labbro leporino", che si presenta con un'interruzione più o meno grande del labbro superiore, della gengiva e del palato.

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consente, quando ritenuto necessario dall’autorità politica26 di far giungere ovunque nel mondo il segno dell’impegno del Paese per la sicurezza e la solidarietà internazionale. Uno sforzo che, oltre al supporto ai contingenti rischierati all’estero per le operazioni di pace in Afghanistan, in Libano e nei

Balcani, si estende anche al trasporto per esigenze nazionali di malati gravi e organi per il trapianto medico. Missioni complesse, effettuate spesso con tempi molto ristretti a disposizione e in condizioni ambientali e di sicurezza estremamente critiche, e rese possibili dall’elevato livello di addestramento dei piloti e del personale di bordo e dalla versatilità d’impiego dei mezzi della

Forza Armata. I velivoli da trasporto C-130J e C-27J della 46^ Brigata Aerea di Pisa, entrambi utilizzati anche per i ponti aerei con i teatri operativi all’estero27, sono infatti in grado di atterrare in sicurezza su piste molto corte e semi-preparate. Così come i Falcon 50 e Falcon 900 del 31° Stormo di

Ciampino (Roma), normalmente utilizzati per il trasporto di Autorità civili e militari, sono configurabili in tempo reale per l’imbarco di barellati e per il trasporto di organi ed équipe mediche specializzate. Equipaggi composti da piloti, specialisti di bordo e personale medico sono pronti per decollare in tempi strettissimi, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, verso qualsiasi destinazione, sia in Italia che all’estero. Le richieste di intervento, da parte

26 Per tali attività, è sempre obbligatoria un’autorizzazione politica ovvero da parte del Governo. E’ importante ricordare che l'autorità politica è l'autorità che corrisponde alla società politica o allo Stato. E’ il diritto o la facoltà morale di dirigere efficacemente l’azione sociale dei cittadini verso il bene comune della società politica. 27 Nella terminologia militare e della logistica, un ponte aereo è l'atto di trasportare persone o cose usando dei velivoli. Anche se si può trattare di un atto ordinario come spostare delle merci da un aeroporto ad un altro, il termine viene più comunemente associato ad eventi straordinari, come il trasporto di soccorsi e generi di prima necessità in zone colpite da catastrofi naturali, o il rapido dispiegamento di uomini e mezzi in un teatro di guerra.

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di Ospedali, Prefetture o Ambasciate nel caso di connazionali all’estero, giungono alla Sala Situazioni dello Stato Maggiore Aeronautica che provvede ad effettuare in tempo reale i necessari coordinamenti con la

Presidenza del Consiglio dei Ministri e a disporre l’impiego dei velivoli della

Forza Armata. Ci sono situazioni in cui i velivoli dell’Aeronautica sono addirittura gli unici a poter intervenire, come ad esempio per il trasporto di pazienti che non possono essere scollegati dalle apparecchiature di respirazione e monitoraggio medico e che vengono quindi imbarcati sul velivolo insieme all’ambulanza stessa, o per il trasporto di malati altamente infettivi attraverso una speciale barella di bio-contenimento, denominata

ATI ( Transport Isolator)28. L’Aeronautica Militare è l’unica componente aerea in grado di eseguire una tale operazione in Europa, oltre alla britannica RAF (). L’ATI è una barella isolata, dotata di filtri ad alta efficienza a pressione interna negativa, aviotrasportabile e si differenzia dalla più piccola STI (Stretcher Transit Isolator) che può solo viaggiare su mezzi gommati. I due sistemi si interfacciano al momento del trasferimento del paziente dal velivolo all’ambulanza, al fine di consentire il passaggio senza contaminazione esterna. Dopo aver appreso dall’esperienza britannica e americana, l’Aeronautica Militare ha acquistato due sistemi isolati ATI e due STI che sono stati dislocati presso il Reparto

Medicina del Centro Sperimentale di Volo (CSV) di Pratica di Mare. In tutti questi casi particolari di trasporto sanitario, e ogniqualvolta le condizioni

28 Il medico italiano di Emergency positivo al virus Ebola in Sierra Leone è stato trasferito all'ospedale Spallanzani di Roma con tale trasporto ad alto biocontenimento.

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cliniche dei pazienti trasportati lo rendano necessario, entrano a far parte dell’equipaggio di volo anche uno o più componenti del 'gruppo di proiezione medica' dell’Infermeria principale dell’Aeronautica Militare di Pratica di

Mare. Si tratta di un team interforze composto da cardiologi, anestesisti e personale medico infermieristico specializzato, abilitato ad operare a bordo dei velivoli dell’Aeronautica Militare e pronto ad intervenire in ogni momento.

Da menzionare infine il trasporto aereo per esigenze correlate al controllo del fenomeno dell’immigrazione clandestina. Questa attività operativa, di concorso al Ministero dell’Interno, consente di trasferire in tempi strettissimi gli immigrati che giungono sulle coste meridionali, dai Centri di prima accoglienza ai vari centri ubicati sul territorio nazionale.29

2.3 Missioni di solidarietà

A Ciampino, alle porte di Roma, c’è un “piccolo villaggio di 800 persone”, che costituisce un intero reparto di volo dell’Aeronautica Militare.

Si tratta del 31° Stormo, intitolato a Carmelo Raiti, Primo Aviere Armiere e

Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria, caduto nei cieli del

Mediterraneo Occidentale il 3 aprile 194130. Oltre ad occuparsi

29 www.aeronautica.difesa.it 30 Carmelo Raiti (Sortino, 25 settembre 1917 – Mediterraneo occidentale, 3 aprile 1941) è stato un militare italiano, 1º aviere armiere, decorato con la Medaglia d'oro al valor militare per comportamento eroico in combattimento a bordo di un aereo da ricognizione marittima. Il 3 aprile 1941 il 1º aviere Carmelo Raiti è a bordo dell'aereo da ricognizione marittima Cant Z 506B M.M. 45226 assieme al pilota, il ten. Raffaele Fiocca e all'osservatore (l'osservatore è l'incarico del personale addetto alla ricognizione, più propriamente membro di un equipaggio di un aeromobile da ricognizione o da osservazione) il guardiamarina

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dell’organizzazione dei voli di Stato per il trasporto di importanti personalità istituzionali, sempre più spesso lo Stormo svolge un compito di grande importanza sociale. Il 31° Stormo, costituito nell’ottobre del 1933 come

Reparto Sperimentale Bombardamento Marittimo sull’idroscalo di Orbetello

(Grosseto), ha avuto nel corso degli anni diverse denominazioni e ha svolto numerose attività con molteplici aeromobili, sino ad assumere, nella metà degli anni Settanta, l’attuale fisionomia con sede presso l’aeroporto militare di Ciampino. Da allora, infatti, ereditando i compiti del disciolto Reparto Volo dello Stato Maggiore, lo Stormo svolge l’attività di trasporto in favore delle massime cariche dello Stato ed è impegnato quotidianamente in missioni dedicate al trasporto sanitario d’urgenza. Tale servizio, assicurato 365 giorni all’anno e 24 ore su 24, è a disposizione dell’intera comunità nazionale e riveste particolare rilievo per i cittadini che, in attesa di un

Giovanni Zen Mora in un'operazione di ricerca di una portaerei nemica. Il velivolo viene attaccato da tre caccia e nel combattimento viene seriamente ferito ad una gamba e ad un braccio, ma continua a sparare con la mitragliatrice della torretta riuscendo ad abbattere un avversario ma venendo a sua volta colpito mortalmente alla testa da un secondo mitragliamento. Dopo 18 ore di permanenza in mare, i superstiti approdarono sulla costa algerina, nei pressi di Damous da dove torneranno in Italia; otterranno per la memoria di Raiti la concessione della massima decorazione al valor militare. Ecco la motivazione della Medaglia d'oro al valor militare: “Armiere a bordo di aereo da ricognizione marittima lontana, compiva numerosi voli di guerra, dando costante e luminosa prova della sua non comune perizia e di superbo sprezzo del pericolo. In una azione, con preciso fuoco della sua arma, respingeva l’attacco di due caccia nemici, colpendone uno e fugando l’altro. Con immutato entusiasmo, partiva volontario su un apparecchio isolato avente il rischioso compito di ricercare una formazione navale nemica, comprendente una nave portaerei. Attaccato da tre caccia, conscio che dal suo comportamento dipendeva la sorte dei compagni di volo e l’esito della missione con la consueta ammirevole calma rispondeva al fuoco nemico, con efficaci raffiche della sua arma. Gravemente ferito al braccio e alla gamba destra, vincendo lo strazio della carne martoriata, non desisteva dalla lotta, ma dal copioso e generoso sangue che gorgogliava dalle sue ferite, traeva incitamento a combattere e con preciso tiro abbatteva uno degli assalitori. in un successivo attacco, le mitragliere avversarie lo colpivano a morte. Le sue mani nell’attimo del trapasso, restavano avvinghiate ancora all’arma fedele e la mantenevano puntata ancora verso il nemico che si dileguava. Cielo del Mediterraneo, 3 aprile 1941”.

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trapianto oppure in imminente pericolo di vita, necessitino di un trasporto urgente e tempestivo presso un adeguato luogo di cura. Gli equipaggi e i velivoli 319CJ, Falcon 50 e Falcon 900EX, sono pronti a decollare in pochi minuti per tutte le destinazioni, sia in Italia che all’estero. L’attività di soccorso è un’attività istituzionale per lo Stormo, nonché un’attività di concorso per l’Aeronautica Militare. Mediamente, negli ultimi anni, per realizzare tutte le attività sono state effettuate circa 9.000 ore di volo. Di queste, circa 1.500-1.700 ore sono dedicate al soccorso a persone in imminente pericolo di vita e per l’attività di trapianto e trasporto di organi.

Gli equipaggi sono allertati dalla Sala Situazioni dello Stato Maggiore

Aeronautica, che ne riceve richiesta da ospedali e Prefetture. Il coordinamento è molto breve, si realizza in pochi minuti e assicura il volo ben dentro il limite di allerta delle due ore. Due equipaggi coprono tutto l’arco delle 24 ore, costantemente disponibili di giorno e di notte. La casistica dei tipi d’intervento è assai variegata. Può trattarsi di persone in imminente pericolo di vita, incidenti particolari, persone che necessitano di un trapianto, o di équipe mediche che si debbano spostare rapidamente per prelevare organi vitali per l’immediata esecuzione di trapianti medici. Il 31°

Stormo opera spesso anche per cittadini italiani che si trovano all’estero e che abbiano bisogno di cure immediate o specialistiche. I suoi piloti si recano anche molto lontano, in quasi tutto il mondo, e, anche se non si tratta di casi molto frequenti, se ne conta in passato una discreta casistica. E' stato anche eseguito, durante i numerosi incendi boschivi degli scorsi anni in Sardegna, il trasporto di persone gravemente ustionate negli ospedali

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specializzati per questo tipo di trattamento. Risulta essenziale che le Forze

Armate rivelino ai cittadini tutte le attività svolte per dimostrare, nell’ambito dei compiti istituzionali, i vari impegni a supporto della comunità. È questo un modo per evidenziare il rinnovato ruolo dell’Aeronautica Militare al servizio del cittadino per il mantenimento dell’ordine pubblico, per la protezione e il soccorso civile, nonché per la tutela dell’ambiente in caso di calamità.31

2.4 Principali operazioni

L'Aeronautica Militare assicura la sorveglianza e la difesa dello spazio aereo nazionale per 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, tramite un sistema di radar, velivoli e sistemi missilistici, integrato sin dal tempo di pace con quelli degli altri paesi appartenenti alla NATO.

2.4.1 Operazione Gran Sasso

La capacità dei velivoli caccia Tornado e AMX di 'catturare', in tempi brevi e su distanze molto grandi, immagini importanti per la pianificazione delle operazioni a terra, hanno consentito di svolgere una continua ed efficace attività di ricognizione, soprattutto dal punto di vista qualitativo, rivelando un efficace supporto per le operazioni di intervento tempestivo,

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anche in ambito civile nei casi di calamità naturali. Tale tipologia di intervento si è verificata con successo nel 1994 in occasione dell’alluvione in Piemonte e nel 2000 per quella nel Ferrarese, in cui i velivoli Tornado del

6° Stormo di Ghedi (Brescia), dotati del Reccelite, Pod fotografico per la ricognizione tattica, hanno fornito prezioso materiale alla Protezione Civile e agli Enti locali per il supporto alle operazioni di salvataggio. L’Aeronautica

Militare ha nuovamente fornito un pregiato supporto nelle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto che il 6 aprile 2009 ha sconvolto l’Abruzzo. Un’attività svolta in concorso con la Protezione Civile che, tra l’altro, ha richiesto il contributo della Forza Armata per effettuare rilevamenti fotografici delle zone colpite dal sisma. Appena cinque ore dopo la fatale scossa delle ore 03.32, i velivoli dell’Aeronautica Militare stavano

'mappando' fotograficamente le aree d’interesse e già nel tardo pomeriggio dello stesso giorno erano disponibili le prime interpretazioni sugli edifici crollati e sui danni alle infrastrutture. Su richiesta della Protezione Civile, i caccia AMX del 51° Stormo di Istrana (Treviso) e un P-166/DL-3 del 14°

Stormo di Pratica di Mare (Roma) si sono alzati in volo per effettuare rilevamenti fotografici delle zone colpite dal sisma. Dati che, come insegna l’esperienza di altre grandi calamità naturali in Italia e nel mondo, sono di fondamentale importanza, nelle prime ore dell’emergenza, per salvare vite umane e per una più efficace e tempestiva organizzazione della macchina degli aiuti. Un elicottero HH-3F del 15° Stormo CSAR (Combat Search and

Rescue) di Cervia (Ravenna) con a bordo un team medico di primo intervento e cinque barelle, è stato rischierato immediatamente a L’Aquila,

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dove è stato messo a disposizione della Protezione Civile per operazioni di ricognizione dell’area ed eventuale recupero delle persone coinvolte nel sisma. Un secondo elicottero HH-3F è decollato successivamente da

Pratica di Mare per trasportare sul luogo dell’accaduto altro personale e aiuti di primo intervento. Il 3° Stormo di Villafranca (Verona), in collaborazione con la locale Infermeria principale, ha fisicamente eseguito l’allestimento a

L’Aquila di un Punto Medico Avanzato (PMA) e un campo tende a scopo

“alloggiativo”. Nella giornata di lunedì 6 aprile sono stati effettuati numerosi trasporti d’urgenza: 19 feriti sono stati trasportati a Pescara con un C-27J della 46^ Brigata Aerea di Pisa, 52 feriti sono stati trasferiti negli ospedali di

Pescara e Teramo con gli elicotteri HH-3F e AB.212 del 15° Stormo di

Pratica di Mare e del 9° Stormo di Grazzanise (Caserta), schierati dalle prime ore dell’emergenza presso l’aeroporto Preturo de L’Aquila. Gli elicotteri sono stati impiegati, soprattutto nelle fasi iniziali dei soccorsi, anche per portare sul luogo dell’accaduto numerose squadre d’intervento con cani da ricerca e operatori specializzati del Club Alpino Italiano. In serata, inoltre, un P-180 del 36° Stormo di Gioia del Colle (Bari) ha trasportato plasma da Bologna a L’Aquila. Sono stati una settantina i militari della Forza Armata impegnati direttamente sul posto per il supporto alle operazioni aeree di soccorso in svolgimento dall’aeroporto de L’Aquila. I soccorsi erano partiti alle prime ore dell’alba di lunedì 6 aprile, con il trasporto, via terra e in volo, di attrezzature e personale specializzato per ripristinare la piena funzionalità dell’aeroporto aquilano. Tra questi, un team composto da controllori del traffico aereo, meteorologi, addetti

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all’antincendio e alla logistica per ripristinare i servizi aeroportuali essenziali e permettere, quindi, gli atterraggi e i decolli dei mezzi aerei di soccorso. A tale riguardo sono state predisposte autobotti con carburante e acqua potabile, ambulanze e si è assicurato l’indispensabile supporto meteo alle attività di soccorso coordinate dalla Protezione Civile, con personale meteo rischierato presso l’aeroporto di Preturo (AQ) e l’ausilio di una stazione portatile. Dal pomeriggio dell’8 aprile è stata attivata una vera e propria stazione metereologica, attrezzata per il massimo contributo operativo alle operazioni legate al soccorso delle popolazioni colpite dal sisma.

L’aeroporto di Preturo ha così potuto supportare sino a 280 voli al giorno di elicotteri e velivoli ad ala fissa di tutti gli operatori impegnati nelle attività di soccorso32.

2.4.2 Le operazioni Jupiter

Da diversi anni, ormai, in occasione dello svolgimento di eventi di particolare rilevanza politica, religiosa o simbolica, l’Aeronautica Militare è anche chiamata ad allestire un dispositivo contro il rischio di attacchi terroristici con mezzi aerei. Tale predisposizione prevede il potenziamento della sorveglianza e della difesa aerea attraverso un sistema integrato di velivoli, radar e sistemi missilistici. L’operazione, che dal 2004 viene denominata “Jupiter”, consta dell’impiego integrato di mezzi e personale appartenenti a diverse unità della Forza Armata. La prima operazione di

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questo tipo si è svolta nei cieli di Genova in occasione del G8 dal 16 al 23 luglio 2001, pochi mesi prima del fatidico 11 settembre. L’obiettivo di un tale allertamento è prevenire e contrastare la minaccia aerea, controllando sia il flusso del traffico in volo che il transito di velivoli di qualsiasi categoria o dimensione presso gli aeroporti e le aviosuperfici. Per contrastare il segmento cosiddetto 'asimmetrico' della minaccia aerea, ovvero l’attacco da parte di aeromobili/aerostati non concepiti come veri e propri sistemi d’arma, i dispositivi di sicurezza 'Jupiter' sono dotati di una capacità di intervento specificamente orientata all’intercettazione di piccoli aeromobili, anche ultraleggeri, generalmente lenti e facilmente occultabili alla scoperta dei radar grazie a profili di volo a bassissima quota33.

2.4.3 L’Operazione Giotto 2009

L’Operazione militare interforze 'Giotto 2009' ha garantito il necessario dispositivo di sicurezza a favore del Summit G8 tenutosi a

L’Aquila nel periodo 8-10 luglio 2009. Il compito principale è stato quello di vigilare sugli obiettivi ritenuti sensibili e di attuare una cornice di sicurezza in concorso con le Forze dell’Ordine, con conseguente potenziamento della sorveglianza e della difesa dello spazio aereo. Tale dispositivo ha visto operare 2.500 militari delle Forze Armate ed è stato articolato su una componente terrestre e una aerea. L’Aeronautica Militare ha contribuito all’organizzazione logistica e operativa del Vertice, fornendo supporto nei

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settori della Difesa Aerea, del Comando e Controllo, del servizio sanitario, nonché del trasporto aereo. Componente difesa aerea: con 185 sortite e più di 490 ore di volo effettuate, l’Aeronautica Militare ha assicurato la difesa aerea nei giorni del G8 tra Coppito, sede del Forum internazionale, e l’aeroporto di Preturo (L’Aquila), dove sono transitati i 'grandi della Terra'.

L’Aeronautica ha impiegato, tra l’altro, velivoli F-16 del 5° Stormo di Cervia e del 37° Stormo di Trapani, Eurofighter 2000 del 4° Stormo di Grosseto e del 36° Stormo di Gioia del Colle (Bari) e MB-339CD del 61° Stormo di

Lecce, nonché gli elicotteri HH-3F del 15° Stormo CSAR (Combat Search and Rescue) di Pratica di Mare (Reparto ora operante dall'aeroporto di

Cervia) in configurazione 'Slow Mover Interceptor', mentre un radar ha seguito le tracce di tutto lo spazio aereo sovrastante. Innovativo, per quanto concerne le Operazioni di tipo 'Jupiter', l’impiego di un assetto UAV

(Unmanned Air Vehicle) MQ-1C Predator A+34 del 32° Stormo di Amendola

(Foggia), che ha garantito in tempo reale il monitoraggio delle aree maggiormente sensibili, volando per più di 58 ore. Si è trattato del primo impiego sul territorio nazionale del Predator, attualmente utilizzato in

34 L'MQ-1C Predator A+, aggiornamento agli standard A+ dell’RQ-1B Predator per migliorarne le prestazioni ed eliminare alcune caratteristiche ormai obsolete, è costruito dalla General Atomics ed è un aeromobile a pilotaggio remoto (APR) concepito essenzialmente per compiti di ricognizione, sorveglianza e acquisizione obiettivi. Si compone di tre elementi: il velivolo con i relativi sensori (con capacità ognitempo) e gli equipaggiamenti di comunicazione, la stazione di controllo a terra e il sistema di disseminazione delle informazioni raccolte. L’Aeronautica Militare ha acquisito sei APR che, oltre ai compiti prettamente militari, potrebbero contribuire alle attività di controllo del territorio e delle linee di comunicazione, nell’ambito della lotta alla criminalità organizzata e all’immigrazione clandestina. Il Predator è come ricognitore teleguidato, in grado di eseguire ricognizioni di lunga durata senza mettere in pericolo la vita di un equipaggio. È dotato di dispositivi per l'osservazione molto avanzati, incluso un sensore per gli infrarossi ed un radar ad apertura sintetica (SAR - sintetic aperture radar) in grado di effettuare scansioni molto dettagliate degli obiettivi.

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Afghanistan35 e in Iraq36, nonché il primo utilizzo in un contesto G8. Infine, le delegazioni sono state trasportate da Roma al nuovo “Aeroporto dei

Parchi” di Preturo con i velivoli delle Forze Armate tramite assetti da trasporto C-27J della 46^ Brigata Aerea di Pisa, elicotteri HH-3F dell’Aeronautica Militare, elicotteri CH-47 e NH-90 dell’Esercito ed elicotteri

EH-101 della Marina. Componente logistica: la componente logistica ha trovato la sua massima espressione con gli apporti messi a disposizione sull’aeroporto di Preturo, dapprima in occasione del sisma che ha colpito il

6 aprile L’Aquila e le zone limitrofe, per poi continuare all’interno dell’Operazione 'Giotto 2009' e, infine, riprendere le attività nell’ambito dell’Operazione 'Gran Sasso', partecipazione delle Forze Armate alle operazioni in soccorso alla popolazione abruzzese. Il 3° Stormo di

Villafranca (Verona) ha operato sull’aeroporto di Preturo con proprio personale e mezzi che hanno assicurato il trasporto del materiale necessario utilizzando 27 container. La struttura logistica è stata in grado di soddisfare una richiesta di alloggio che, nei giorni del G8, ha raggiunto un picco di 440 unità. Grande anche lo sforzo del Comando Logistico che, grazie al supporto delle proprie Divisioni, ha fornito personale e mezzi per la predisposizione tecnica dei sistemi di telecomunicazione, nonché il

35 I Predator provenienti dal 28° Gruppo Volo del 32° Stormo di Amendola sono schierati a Herat dal 2007 in forza alla Task Force Astore a comando Jatf (Joint Air Task Force) e, con 13.500 ore di volo effettivo, sono l’assetto con il maggior numero di ore di volo con un solo tipo di veicolo dell’intera coalizione Isaf. 36 Il ministro Pinotti, lo scorso ottobre parlando davanti alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato, ha reso noto il contributo dell’Italia per l’Iraq: un aereo Kc-767 per il rifornimento in volo, 280 militari, tra istruttori delle forze curde che contrastano l’Isis e due velivoli Predator.

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monitoraggio e la gestione di adeguati livelli di sicurezza informatica. Il

Servizio Sanitario ha messo in campo due bracci operativi, ossia le

Infermerie principali di Pratica di Mare e di Villafranca, che hanno assicurato sull’aeroporto di Preturo una prontezza operativa 24 ore su 24 sia per l’attività di assistenza medica aeroportuale sia per le operazioni di evacuazione e assistenza ambulatoriale a favore della popolazione civile. Il

Servizio di Commissariato e di Amministrazione ha garantito, attraverso l’opera delle articolazioni dipendenti, il continuo e costante flusso logistico volto ad assicurare l’approvvigionamento e la distribuzione di tutti i materiali di commissariato necessari per il sostentamento della cellula operativa dell’Aeronautica Militare come, ad esempio, acqua, 'razioni K', razioni alimentari da combattimento, vestiario ed equipaggiamento di tutti i Reparti della Forza Armata interessati dalle attività connesse con l’operazione. Il

Servizio Infrastrutture ha operato sull’aeroporto di Preturo attraverso i suoi

Enti dipendenti e ha garantito il proprio contributo manutentivo e di rifornimento. La scelta di trasferire la sede del Vertice dall’Isola della

Maddalena a L’Aquila ha strategicamente impresso una significativa accelerazione a tutte le attività finalizzate al potenziamento dell’aeroporto abruzzese. Le opere, realizzate in soli 35 giorni e finanziate dall’ENAC (Ente

Nazionale Aviazione Civile), hanno visto l’impegno significativo del personale dell’8° Gruppo Genio Campale dell’Aeronautica Militare, dipendente dal Servizio Infrastrutture del Comando Logistico per il tramite del 2° Reparto Genio dell’Aeronautica Militare e dell’ENAV S.p.A., non senza la preziosa collaborazione delle istituzioni locali.

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2.4.4. Joint Air Task Group 'Falco'

L’Aeronautica Militare, all’interno dell’Operazione 'Giotto 2009', è stata presente sull’aeroporto di Preturo con la Joint Air Task Group (JATG)

'Falco'. Un team di 218 persone tra piloti, specialisti, controllori del traffico, meteorologi, medici, addetti all’antincendio e personale di supporto, che si

è prodigato per assicurare la piena funzionalità dei servizi aeroportuali essenziali dello scalo abruzzese e ha quindi autorizzato, sotto stretta vigilanza, tutte le movimentazioni sull’aeroporto. Nei giorni del G8 l’attività di volo si è svolta in coordinamento tra la cellula aerea e il gruppo interforze

'Falco', registrando un totale di ore di volo che ha superato le 50 per attività connesse al trasporto delle delegazioni. Sono state effettuate anche 40 ore svolte dagli elicotteri HH-3F in assetto 'Slow Mover Interceptor', mantenendo uno scrupoloso controllo e aggiornamento di tutti i movimenti aerei sull’aeroporto. L’attività di 'Slow Mover Interceptor' è volta ad interdire innanzitutto il traffico aereo di velivoli da turismo e ultraleggeri, potenziali minacce di tipo terroristico di difficile intercettazione a causa delle loro limitate performance aerodinamiche nel profilo a bassissima quota.

L’impegno rientra nell’ambito di una collaborazione europea sempre più efficace nella lotta al terrorismo internazionale, e rappresenta un ulteriore contributo alla sicurezza dei cieli, che si affianca al dispositivo di difesa aerea messo in atto dall’Aeronautica Militare. Sempre sotto il coordinamento della 'Falco', c’è stata anche una discreta attività di

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ricognizione dei velivoli delle Forze dell’Ordine che hanno effettuato opera di controllo del territorio, nonché una minima attività del servizio di soccorso del Servizio Sanitario di Urgenza ed Emergenza con elicotteri del 118, sempre presente sull’aeroporto37.

2.4.5 Operazioni Strade Sicure e Strade Pulite

Nel 2008, l’Aeronautica Militare, insieme a varie cellule di altre Forze

Armate, è stata coinvolta nell’Operazione 'Strade Pulite'. Tale attività è stata autorizzata con decreto legge 90/2008 «Misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella

Regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile», convertito, con modificazioni, nella legge 123/2008. Per la parte di competenza del

Ministero della Difesa, il Comando Operativo di Vertice Interforze (COI) ha pianificato e coordinato l’operazione, a diretto supporto del Dipartimento della Protezione Civile. Il 3 agosto 2009, l’Operazione 'Strade Sicure', che prevede l’impiego dei militari al fianco delle Forze di Polizia per la sicurezza nelle città, è stata prorogata di un anno e il contingente delle Forze Armate aumentato da 3.000 a 4.250 unità. Il decreto di proroga è stato firmato dal

Ministro dell’Interno, on. Roberto Maroni, a poche ore dalla scadenza, e tra il contingente militare impiegato figura anche personale dell’Aeronautica mlitare. I dati del Viminale, riportati da 'Il Sole 24 Ore' del 3 agosto 2009, hanno evidenziato una netta diminuzione dei reati denunciati nel 2008.

37 www.aeronautica.difesa.it

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Capitolo III

LE OPERAZIONI DELL’AERONAUTICA MILITARE IN AMBITO INTERNAZIONALE: IL PEACE KEEPING

I grandi cambiamenti prodotti dalla distensione dei rapporti tra Est e

Ovest alla fine degli anni ottanta hanno generato un consistente incremento delle azioni delle Nazioni Unite in materia di riduzione e regolamento delle crisi internazionali.

Le operazioni tradizionali di mantenimento della pace, che per la maggior parte si inseriscono sempre più di frequente nell’ambito di conflitti interni, si sono moltiplicate e diversificate al punto da non rientrare più, per certi aspetti, in quella “logica consensuale”38 che le caratterizzava in precedenza, arrivando ad ammettere, all’occorrenza, l’impiego della forza armata al di là delle ipotesi di legittima difesa39.

38 Come è noto, le operazioni di peace-keeping possono essere legittimamente dislocate nel territorio di uno Stato soltanto se viene preventivamente ottenuto il consenso dello Stato ospite. Per più ampie considerazioni cfr CELLAMARE, “Le operazioni di peace-keeping multifunzionali”, Torino, 1998, pp. 5 ss; PINESCHI, “Le operazioni delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace”, Padova, 1999, p. 28 e p. 39. 39 A riguardo è bene effettuare una distinzione fra operazioni di peace-keeping e operazioni di peace-enforcement. Le prime possono definirsi come operazioni comportanti l’utilizzazione di personale militare da parte di un’organizzazione internazionale al fine di mantenere o ristabilire la pace in aree di conflitto e comportanti una presenza fisica sul campo. Esse possono risolversi in semplici missioni di osservazione o tradursi in vere e proprie operazioni di polizia. Per quanto riguarda le seconde, si tratta, sostanzialmente, di azioni coercitive, ex capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, dirette contro uno Stato (o più Stati) nonché contro altri soggetti di diritto internazionale (ad esempio, un movimento insurrezionale), autori di una rottura della pace o di un atto di aggressione, in cui l’uso della forza è legittimato e si rivela funzionale al raggiungimento degli obiettivi che l’azione si prefigge. Cfr, CONFORTI, “Le Nazioni Unite” Padova, 2000, pp. 198 ss; MARCHISIO “L’ONU. Il diritto delle Nazioni Unite”, Bologna, 2000, pp. 252 ss.

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3.1 Le missioni di pace all’estero: terminologia e classificazione

Poiché l’Italia ha deciso di dare la sua adesione ad organizzazioni e accordi internazionali che possono prevedere per il nostro Paese un impegno in operazioni militari di vario tipo, l’impiego dello strumento militare normalmente avviene in adempimento di obblighi di diritto internazionale.

Tutto questo alla luce della cooperazione di tutti gli Stati a politiche comuni ispirate ai principi della carta delle Nazioni Unite40.

Il sistema di sicurezza collettiva costruito dalla Conferenza di San

Francisco del 26 giugno 1945, in cui si è approvato lo Statuto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, ha sostituito, al precedente principio di lecito uso della forza da parte degli Stati per la soluzione delle controversie internazionali, l’opposto principio, vietando tale uso per mettere fine ai conflitti e ristabilire la pace.

L’art. 42 della carta dell’Onu riconosce al Consiglio di Sicurezza41 la possibilità di “intraprendere con forze aeree, navali o terrestri, ogni azione

40Lo Statuto (o Carta) delle Nazioni Unite è l'accordo istitutivo dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). Fu firmato a San Francisco il 26 giugno 1945 da 50 dei 51 paesi membri (la Polonia, non presente alla conferenza, firmerà ad ottobre) a conclusione della Conferenza delle Nazioni Unite sull'Organizzazione Internazionale. Entrò in vigore il 24 ottobre 1945, dopo la ratifica da parte dei 5 membri fondatori: Cina, Francia, Unione Sovietica, Regno Unito, e Stati Uniti. È un trattato e quindi, secondo le normative di diritto internazionale è vincolante per tutti gli Stati che lo hanno ratificato. Tuttavia, quasi tutti i paesi del mondo hanno ormai aderito all'ONU, per cui la sua validità è pressoché universale. In Italia lo Statuto è stato ratificato con la legge n. 848 del 17 agosto 1957. 41 Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è l'organo delle Nazioni Unite di competenza non esclusiva (quando il Consiglio di sicurezza si trova in una situazione di paralisi, ad esempio quando uno dei membri permanenti esercita il diritto di veto, l'Assemblea generale può agire in sua sostituzione. Risoluzione n. 377 (V) del 1950 "Uniting for Peace") nel deliberare su atti di aggressione o di minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale. Si riunì per la prima volta il 17 gennaio 1946 a Londra. Lo scopo del Consiglio è stabilito dall'articolo 24 dello Statuto delle Nazioni Unite, al consiglio viene conferita "la responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale". Le

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che sia necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale”.

Solo il Consiglio di Sicurezza, dunque, ha la facoltà di intervenire nelle situazioni di crisi utilizzando lo strumento delle missioni di pace e presso di esso è concentrata la quasi totalità dei poteri decisionali. Inoltre è importante sottolineare come il Consiglio di Sicurezza adotti le sue decisioni in base ad una maggioranza qualificata che deve includere il voto favorevole dei cinque membri permanenti (USA, Gran Bretagna, Russia,

Cina e Francia).

Gli interventi adottati dal Consiglio di Sicurezza possono essere di due tipi:

a) le Nazioni Unite creano una forza di pace, con compiti per lo più limitati, e ne delegano i poteri al Segretario generale che conclude a sua volta con gli Stati membri accordi per il reperimento dei contingenti ( i Caschi

Blu) e ne assume poi il comando. Queste operazioni avvengono dunque sotto l’egida dell’ONU42;

b) il Consiglio di Sicurezza delega l’esercizio del diritto di usare la forza, proprio dell’ONU, autorizzando uno o più Stati membri o organizzazioni regionali43 ad intervenire.

decisioni del Consiglio necessitano di una maggioranza di almeno nove dei quindici membri e di tutti i cinque membri permanenti, se si tratta di un voto su una questione non procedurale. 42 Per questo tipo di interventi si ricordano, ad esempio, quello del Congo del 1961; nella ex Jugoslavia a partire dal 1992 43 La delega alle organizzazioni regionali (“delegatory peace-keeping” o “peace-keeping by proxy”) quali l’organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO), l’Unione dell’Europa Occidentale (UEO) e l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), si giustifica con la considerazione che i conflitti si vanno sempre più

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All’aumento quantitativo delle missioni in ambito ONU ha fatto seguito una diversificazione qualitativa delle stesse, unita ad una moltiplicazione degli obiettivi che possono essere assegnati alle missioni. Il termine “peace-keeping”, letteralmente “mantenimento della pace”, viene comunemente utilizzato per indicare un ventaglio di operazioni tra loro eterogenee. Oggi, in campo internazionale, per indicare le numerose operazioni scaturite dall’evoluzione dell’originario peace-keeping, si tende a far riferimento alle cosiddette “Peace Support Operations”44. Questo concetto nasce dall’assorbimento del concetto di “peace-keeping” nella dottrina militare statunitense. All’inizio degli anni Novanta, gli Stati Uniti percepirono con chiarezza che l’esplosione numerica e funzionale delle operazioni di pace avrebbe costituito una determinante ed essenziale componente del panorama militare futuro e ne avviarono una definizione, avvenuta nel biennio 93-95, pur con la consapevolezza di aver raggiunto un traguardo intermedio, data l’estrema volatilità e incertezza delle condizioni

“regionalizzando” e tali organizzazioni dispongono di mezzi più idonei per affrontarne gli impegni e i pericoli. 44 Questo termine fa parte di una categoria più ampia, che comprende le cd OOTW (Operations Other Than War) o con denominazione più corretta MOOTW (Military Operations Other Than War). Le OOTW/MOOTW comprendono tutte le attività svolte da formazioni militari terrestri, navali ed aeree che non siano operazioni belliche. Si tratta, quindi, essenzialmente di operazioni di supporto alla pace, di operazioni di assistenza umanitaria, di operazioni di cooperazione alla attività civili. Le OOTW/MOOTW, comunque, possono anche essere condotte, a dispetto della loro denominazione, in contesti bellici e/o parabellici (come in Kurdistan con l’operazione “Provide Comfort) o, ancora, sfruttando una cornice di sicurezza che ne consenta il regolare svolgimento (come l’operazione “Alba” in Albania) e sempre in stretta cooperazione con le autorità civili ubicate sul territorio. Bisogna precisare, tuttavia, che non esiste una dottrina comune né definizioni ufficiali in quanto, proprio per la diversità di esperienze avute, si registrano differenze anche notevoli fra stato e stato e perfino all’interno delle nazioni appartenenti alla stessa alleanza, NATO inclusa. Ogni stato sta quindi, sviluppando dottrine, applicando tecniche, predisponendo la formazione degli attori impegnati sul terreno con criteri tutto sommato abbastanza individuali e non sempre coordinati in campo internazionale.

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in cui si sviluppano queste operazioni. E’ necessario specificare che il termine PSO, nella concezione originaria statunitense, oscilla fra due poli di riferimento: le operazioni di “peace-keeping” e quelle di “peace- enforcement”, queste ultime maggiormente in sintonia con la dottrina militare americana. Durante la guerra del Golfo, classica operazione di

“peace-enforcement”, gli Stati Uniti hanno dispiegato, nell’ambito di una coalizione multinazionale, uno strumento militare convenzionale di tutto rispetto, mentre nelle normali operazioni di “peace-keeping” si limitano ad impiegare riservisti o appartenenti alla National Guard (ad esempio nel contingente di interposizione fra Ecuador e Perù oppure nel Sinai)45.

Nell’accezione europea, il termine PSO comprende le operazioni di

“peace-keeping”, “peace-enforcement”, ma anche “peace-making” e

“peace-building”, che nel loro insieme costituiscono il cosiddetto “peace- keeping” allargato, cioè quello di seconda e di terza generazione46.

45 G. BLAIS, Le Operazioni di pace, in “Rivista Aeronautica”, n. 4/1999, p. 12. 46 L’inizio delle operazioni di “peace-keeping” di seconda generazione si fa coincidere con il 1989, quando nelle missioni di pace la componente civile e le attività da essa svolte acquistano un peso praticamente equivalente, se non preponderante, rispetto alle attività di carattere militare. Ciò al fine di collegare l’obiettivo del mantenimento della pace con quelli della prevenzione di conflitti e del soddisfacimento di più generali finalità di carattere politico-sociale. Il “peace-keeping” della seconda generazione include così la vasta nozione del “peace-building”, cioè la realizzazione della condizione per una pace duratura, anche dopo il ritiro dei “caschi blu”. Tutto ciò significa che le operazioni possono includere il rimpatrio di rifugiati, come avvenuto in Cambogia, Namibia, ex Jugoslavia; l’assistenza umanitaria, come in Somalia, Liberia ed ex Jugoslavia; la protezione e promozione dei diritti umani, come in Ruanda; l’organizzazione e supervisione di elezioni politiche e di referendum, nonché la riabilitazione economica, l’assistenza per la bonifica delle mine, l’attività di informazione per la popolazione, l’addestramento e la consulenza per i funzionari governativi. Il “peace-keeping” della terza generazione abbraccia quegli interventi militari che, designati con il termine di OOTW (Operations Other Than War) prevedono l’eventuale uso della forza militare per realizzare l’obiettivo stabilito. Queste operazioni sono concepite come un “continuum” delle operazioni precedenti, qualora queste non siano riuscite a perseguire gli obiettivi, a causa della loro inadeguatezza originaria o per il sorgere di circostanze non esattamente prevedibili all’atto della formulazione del mandato. Esempi di “peace-keeping” della terza generazione possono essere considerati le operazioni in Katanga, la seconda

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In ogni caso le PSO, accanto alla componente militare prevedono frequentemente l’azione di elementi di polizia, amministrazione civile, tecnici di cooperazione allo sviluppo, esperti di monitoraggio elettorale, unità per lo sminamento. Ognuno di questi termini rappresenta una categoria di azioni ben definite, a volte simili fra di loro. Tuttavia, la differenza di fondo sta nell’equilibrio complessivo fra componente militare e componente civile all’interno dell’operazione.

Per avere un quadro più chiaro di tutte queste operazioni, converrà tener presente il seguente schema.

Le PSO comprendono:

a) operazioni di “peace-making”,

Comportano attività prettamente diplomatiche e di mediazioni, per convincere le parti coinvolte a raggiungere un accordo senza l’uso di misure coercitive, ma comprende anche una dimensione militare, come contatti fra esponenti delle forze armate, programmi di addestramento e formazione per truppe e per elementi di polizia, dimostrazioni di forza, quali possono essere esercitazioni, movimenti e ridislocazione di truppe, schieramenti preventivi di contingenti armati;

b) operazioni di “peace-keeping”,

Comportano di solito l’invio di personale sia militare che civile di una parte neutrale a garanzia di un accordo in parte già raggiunto. Ciò dovrebbe costituire la premessa di un accordo per una pace stabile e duratura. L’invio

missione in Somalia, quella in Bosnia-Erzegovina e in Croazia, la cosiddetta guerra del Golfo del 1991.

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del personale deve avvenire con il consenso delle parti in causa. Il “peace- keeping” si concretizza nel monitoraggio dei confini e delle linee di demarcazione, nel controllo delle tregue, nell’istituzione e nel presidio di zone cuscinetto e smilitarizzate, nella sorveglianza del ripiegamento su linee concordate di forze militari e paramilitari, nella vigilanza sulla smobilitazione e sul disarmo delle parti in causa.

c) operazioni di “peace-building”

Consistono in attività poste in essere al termine di un conflitto o di una guerra civile; attività volte a rafforzare e consolidare la pace già raggiunta, attuandosi anche nel ripristino delle condizioni di vita ordinarie o in semplici aiuti economici;

d) operazioni di “peace-enforcement”,

Comportano l’uso della forza militare vera e propria per realizzare l’obiettivo stabilito. In ambito ONU è stato applicato solo due volte: in Corea, direttamente ed istituendo un organismo militare ad hoc, anche se quasi esclusivamente statunitense, e durante la cosiddetta guerra del Golfo contro l’Iraq, attraverso una coalizione multinazionale. In altre situazioni, le

Nazioni Unite hanno tuttavia autorizzato l’uso della forza anche ad organizzazioni regionali, come avvenuto in Congo, in Somalia, in Bosnia.

Questa situazione, non prevista inizialmente nelle procedure ONU, ha ormai piena dignità giuridica e tutte le nuove missioni di pace dell’ONU fanno costante riferimento all’uso della forza per garantire l’applicazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza.

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Nell’incertezza terminologica esistente, l’Italia ha adottato la dizione di “operazioni militari diverse dalla guerra”.

Nel Manuale Interforze italiano per le operazioni di pace, le

“operazioni militari diverse dalla guerra”, oltre alle suddette operazioni, vengono elencate anche:

a) le missioni di aiuto umanitario (“humanitarian aid”), condotte allo scopo di alleviare le sofferenze umane e di fornire un adeguato supporto alle popolazioni;

b) la prevenzione dei conflitti (“conflict prevention”), volta a scongiurare l’avvio di una crisi, ad esempio mediante lo schieramento preventivo di forze.

Dobbiamo comunque far notare che al di là di semplici terminologie e classificazioni, in realtà è ben difficile indicare con esattezza le caratteristiche che potrà avere l’operazione nascente. Queste definizioni hanno più che altro carattere scolastico, essendo le regole d’ingaggio47, la

47 Le regole di ingaggio (in inglese Rules of Engagement) definiscono, nelle azioni militari e di polizia, quando, dove e come le forze in campo debbano essere utilizzate. Possono essere generiche o specifiche, e ciascuna organizzazione le adatta alla propria cultura. Le regole consistono nelle direttive emanate dalla autorità militare che delinea le circostanze e limiti in cui le forze operative iniziano ed effettuano scontri con forze nemiche. Quattro sono gli elementi che caratterizzano le regole di ingaggio: Quando lo scontro deve essere effettuato; Dove lo scontro deve essere effettuato; Contro chi, secondo le circostante sopra delineate, deve essere compiuto lo scontro; Come le unità operative devono essere utilizzate al fine di ottenere lo scopo desiderato. Due sono gli ambiti d'applicazione delle regole di ingaggio: Le azioni che un elemento della squadra può effettuare senza consultarsi con un superiore, a meno che non sia esplicitamente proibito (chiamato anche "comando per negazione"); Le azioni che possono essere effettuate solo se esplicitamente ordinate da un superiore (chiamate “comando positivo"). Oltre ai tradizionali ordini, al personale vengono impartite addizionali regole d'ingaggio prima di essere impiegato in qualunque missione. Queste addizionali regole possono includere come rispondere ad un attacco, o quali aree il personale deve agire o come le forze in campo debbano essere utilizzate. Le regole di ingaggio sono vitali per la riuscita di qualunque operazione. Esse forniscono un approccio

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volontà politica e soprattutto l’evoluzione delle situazioni concrete a determinare la reale essenza delle operazioni.

3.2 Le forze di Peace-Keeping e i loro membri: organi sussidiari e agenti delle Nazioni Unite

A prima vista il problema non si presenta di facile interpretazione, in primo luogo perché si tratta di un’operazione di inquadramento dello status giuridico di determinati soggetti (i caschi blu), operazione che per sua natura richiede diverse precisazioni e un consistente sforzo interpretativo e, in secondo luogo, perché l’argomento appare, per certi versi, strettamente collegato alla complessa questione del fondamento giuridico delle operazioni di peace-keeping stesse.

Ogni forza di mantenimento della pace è costituita in base a delle circostanze ben definite, che condizionano le modalità di organizzazione e le specifiche caratteristiche inerenti la missione stessa.

Tali operazioni sono infatti sottoposte a regole particolari che le differenziano nettamente le une dalle altre e che hanno portato alla creazione di un fenomeno nuovo, spontaneo, ma non previsto direttamente dalla Carta delle Nazioni Unite48. Proprio a causa della particolare

consistente, comprensibile e forniscono lo standard di come le forze in campo debbano agire. Generalmente, esse sono attentamente studiate nei dettagli prima di uno scontro e possono variare in funzione di scenari, con regole diverse per ciascuno.

48 Si ricorda, al riguardo, la recente formazione di un neologismo: “ad-hoc-ismo”. Cfr. CONDORELLI, Le Statut des forces de l’ONU et le droit international humanitaire, in Rivista di Diritto Internazionale, 1995, p. 883.

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caratterizzazione delle singole operazioni è stato finora pressoché impossibile pervenire ad una codificazione delle regole riguardanti questa particolare materia49.

Tuttavia, qualunque sia il fondamento giuridico50 di ogni singola operazione, e quali che siano le variabili che influiscono sulla composizione della forza o nella formulazione e durata del mandato, ciascuna forza di mantenimento della pace può essere considerata un “organo sussidiario” e i suoi membri degli “agenti” delle Nazioni Unite.

Per quanto riguarda la definizione di queste forze militari come un organo sussidiario delle Nazioni Unite, essa si può, in linea di principio, far derivare direttamente dalle disposizioni della Carta: l’art 22 conferisce all’Assemblea Generale la facoltà di creare degli organi ad hoc per svolgere le proprie funzioni; l’art. 29 attribuisce al Consiglio di Sicurezza la stessa facoltà51. La qualificazione delle forze di pace come organo sussidiario delle

Nazioni Unite è inoltre contenuto nella maggior parte dei regolamenti delle diverse operazioni costituite dall’Organizzazione fin dall’inizio.

49 E’ interessante, a questo proposito, richiamare l’attenzione sul tentativo fatto dal Comitato speciale per le operazioni di mantenimento della pace, istituito nel 1965 dall’Assemblea Generale. Il Comitato nel 1977 propose un progetto di linee guida mai divenuto definito a causa delle rilevanti divergenze tra le grandi potenze che ne impedirono di fatto la completa adozione: le “Draft Formulae for Articles of Agreed Guidelines for United Nations Peace-keeping Operations. Report of the special Committee on Peace-Keeping Operations, Eleventh Report of the Working Group” (UN Doc. A/32/394), riprodotto in “Yearbook of the United Nations”, 1977, p. 127. Sulla questione si veda in particolare, il contributo di BOTHE, “Peace-keeping”, in SIMMA, “The Carter of United Nations: a commentary”, Oxford, 1994, p. 574. 50 Vi è ancora un aperto dibattito in dottrina riguardo al fondamento giuridico delle operazioni di peace-keeping; sul tema, CONFORTI op. cit., p. 197 e ss; MARCHISIO, op. cit., pp. 261 e ss. 51 L’art. 22 e l’art. 29 della Carta prevedono rispettivamente e con la stessa formula, il primo per l’Assemblea Generale ed il secondo per il Consiglio di Sicurezza, la possibilità di “establish such subsidiary organ as it deems necessary for the performance of its functions”.

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Per contro, i membri delle forze di mantenimento della pace sono stati ripetutamente definiti agenti delle Nazioni Unite in diverse risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, che ha preferito questo termine a quello più generico di “personale internazionale”52.

Si rende ora necessario ricordare che la qualifica di “agenti” è da intendere nel significato di “agente delle Nazioni Unite”, come risulta da un parere reso dalla Corte Internazionale di Giustizia nel 194953. In questo parere la Corte definisce gli agenti dell’Organizzazione come: «quiconque, fonctionnaire rémunéré ou non, employé a titre permanent ou non, a été chargé par un organe de l’organisation d’exercer ou d’aider à exercer l’une des fonctions de celle-ci. Bref toute personne par qui l’organisation agit»24, con l’unica eccezione, ed è giusto precisarlo, dei rappresentanti degli Stati membri. Appare evidente l’ampiezza della definizione data dalla Corte (lo si evince chiaramente soprattutto nell’ultima parte del parere), che si limita a tracciare un quadro generale senza scendere nei dettagli.

Diversi criteri distintivi potrebbero essere utilizzati per definire in maniera più specifica i differenti tipi di agenti. Tuttavia il criterio più importante è quello che distingue i “funzionari internazionali” dagli “esperti in missione”.

52 Quest’espressione si ritrova ad esempio nell’art. 6 del regolamento interno dell’UNEF del 1957 e nell’art. 6 di quello dell’ONUC (Operation des Nations Unies au Congo) del 1963. Tali articoli prevedono che: “The members of the Force, are, international personnel under the authority of the United Nations, SIKMANN, op. cit., Dordrecht, 1985, p. 38 e p. 90. 53 Si tratta del famoso caso “Bernadotte”, sul quale si espresse la Corte Internazionale di Giustizia con il parere consultivo dell’11 aprile 1949.

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E’ la stessa Corte Internazionale di Giustizia che ritorna sulla materia in occasione di un altro parere54, precisando che, oltre ai “funzionari”, vale a dire le persone poste al servizio delle Nazioni Unite in modo continuativo ed esclusivo, ci sono persone a cui è stata occasionalmente assegnata una missione dall’Organizzazione o da un organo di questa, qualificabili come

“esperti in missione”. In particolare, l’aspetto di maggiore interesse riguarda la determinazione dello status giuridico delle persone che agiscono per conto delle Nazioni Unite: l’essenziale, sottolinea la Corte, non è da ricercare nella situazione amministrativa che lega il personale all’organizzazione, e quindi la presenza o meno di un contratto o di una remunerazione, bensì nella natura della missione affidata alla persona in questione.

Non si può non ricordare, a favore di questa tesi, che i regolamenti delle forze di pace, quando fanno riferimento ai loro membri, utilizzano l’espressione: “international nature of their duties”55, è inoltre la stessa Corte che cita, tra un vario numero di esempi, quello di persone che hanno partecipato a forze di mantenimento della pace.

In ultima analisi una forza di mantenimento della pace può essere considerata un “organo sussidiario” delle Nazioni Unite, composto da

“agenti” dell’Organizzazione, tra i quali sono ricompresi sia gli esperti in

54 Il parere in questione riguarda il caso “Mazilu”, reso dalla Corte Internazionale di Giustizia il 15 dicembre 1989. In questa occasione la Corte precisa che le persone “auxquelles une mission à été confiée par l’Organisation sont à qualifier des ”experts en mission”. 55 Ad esempio l’art. 29 del regolamento interno dell’UNEF e l’art. 24 del regolamento interno dell’ONUC.

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missione, sia dei veri e propri funzionari stabilmente al servizio dell’Organizzazione56.

3.3 Il mediatore nei conflitti

A più di vent’anni dalla fine della guerra fredda57, con l’affermazione della cosiddetta “Società Mondiale” (così come definita da E.O. Czempiel, uno dei più illustri esperti di relazioni internazionali), sono emersi nuovi modelli di conflitto che hanno posto l’intera comunità internazionale di fronte alla necessità di elaborare nuovi modelli di gestione del mantenimento della sicurezza nel nuovo ordine globale.

Le ricerche in materia di risoluzione dei conflitti si sono focalizzate prevalentemente sul conflitto visto come guerra tra stati-nazione58 e la maggior parte delle teorie è stata elaborata come risposta a questo modello.

Negli ultimi anni, in Ruanda come nella ex Jugoslavia, in Medio Oriente come nella ex Unione Sovietica, abbiamo assistito allo sviluppo di nuove

56 CONDORELLI, op. cit., p. 885. 57 Con l'espressione guerra fredda si indica la contrapposizione politica, ideologica e militare che venne a crearsi nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale, tra due blocchi internazionali, categorizzati come Occidente (gli Stati Uniti d'America, gli alleati della NATO e i Paesi amici) ed Oriente, o "blocco comunista" (l'Unione Sovietica, gli alleati del Patto di Varsavia e i Paesi amici). Tale tensione, durata circa mezzo secolo, pur non concretizzandosi mai in un conflitto militare diretto (da cui il termine fredda quando in realtà la disponibilità di armi nucleari per entrambe le parti avrebbe potuto distruggere inesorabilmente l'intero pianeta), si sviluppò nel corso degli anni incentrandosi sulla competizione in vari campi (militare, spaziale, tecnologico, ideologico, psicologico, sportivo) contribuendo almeno in parte allo sviluppo ed evoluzione della società stessa con l'avvento della terza rivoluzione industriale. 58 Uno stato-nazione o stato nazionale è uno stato costituito da una comune entità culturale e/o etnica omogenea. In esso i cittadini di uno stato condividono linguaggio, cultura e valori diversamente da quanto può avvenire in altri stati storici.

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forme di conflitto caratterizzate, secondo Mary Kaldor, direttrice del Center for the Study of Global Governance59 della London School of Economics and Political Science, tanto da nuovi obiettivi quanto da metodi di combattimento e da tecniche di finanziamento completamente diverse da quelle utilizzate in passato. Le “nuove guerre” sono sempre più spesso provocate dalla rivolta di piccoli gruppi etnici e religiosi60 o da fazioni politiche e coinvolgono prevalentemente la popolazione civile e ciò è diventato ancora più evidente dopo l’11 Settembre.

Se in passato i conflitti venivano risolti prevalentemente attraverso accordi bilaterali tra stati, negli ultimi 50 anni si è affermato un sistema multilaterale, di cui fanno parte organismi neutrali governativi e non61 – in grado di mediare tra le parti durante le varie fasi di un conflitto. Dalla fine della prima guerra mondiale il ruolo delle organizzazioni intergovernative nella gestione delle crisi internazionali è cresciuto in maniera esponenziale seppur tra molti limiti e incertezze. La creazione della Società delle Nazioni

59L'idea di una possibile ‘global governance’, governance globale, è una tesi che viene dibattuta in alcuni circoli intellettuali, è basata sull'osservazione che la crescente complessità di un mondo sempre più globalizzato potrebbe aver bisogno nel prossimo futuro di una qualche forma di ordinamento che agisca a livello globale. 60 Esempio più attuale che mai è quello dell’ISIS gruppo jihadista attivo in Siria e in Iraq. 61 L'espressione "organizzazione non governativa" è stata menzionata per la prima volta nell'ambito delle Nazioni Unite: l'articolo 71 della Carta costituzionale dell'ONU prevede infatti la possibilità che il Consiglio Economico e Sociale (l'organo delle Nazioni Unite con la competenza principale sulle relazioni e le questioni internazionali economiche, sociali, culturali, educative e sanitarie, e di coordinamento dell'attività economica e sociale delle Nazioni Unite e delle varie organizzazioni ad esse collegate) possa consultare "organizzazioni non governative interessate alle questioni che rientrano nella sua competenza". Più in generale, sono organizzazioni indipendenti dai governi e dalle loro politiche e generalmente, anche se non sempre, si tratta di organizzazioni non aventi fini di lucro (non profit) che ottengono almeno una parte significativa dei loro introiti da fonti private, per lo più donazioni. Nel mondo anglosassone vengono spesso identificate con la sigla PVO (di private voluntary organizations), preferita a NGO (sigla di non-governmental organization).

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rappresenta un primo passo verso la creazione di un sistema multilaterale di gestione del conflitto, processo culminato nel 1945 con l’istituzione delle

Nazioni Unite62. L’ONU, rimasta per lo più paralizzata durante la guerra fredda a causa del contrasto tra le due superpotenze in seno al Consiglio di

Sicurezza, rappresenta uno strumento e una piattaforma per la risoluzione pacifica delle controversie. E’ il capitolo VI della Carta delle Nazioni Unite, intitolato “Soluzione pacifica delle controversie”, che stabilisce che “le parti di una controversia, la cui continuazione sia suscettibile di mettere in pericolo il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, devono, anzitutto, perseguirne una soluzione mediante negoziati, inchiesta, mediazione, conciliazione, arbitrato, regolamento giudiziale, ricorso ad organizzazioni od accordi regionali, od altri mezzi pacifici di loro scelta”.

E’ a questo punto necessario approfondire il concetto di

‘mediazione’.

La mediazione costituisce un metodo alternativo di risoluzione delle controversie, nel quale il mediatore (un attore terzo neutrale e imparziale) facilita il dialogo in un processo organizzato per aiutare le parti a raggiungere un accordo finale soddisfacente63. Possiamo anche dire, in accordo con Castelli, cosa non è la mediazione: non è un negoziato, una

62 La Società delle Nazioni (francese: Société des Nations; inglese: League of Nations; spagnolo: Sociedad de Naciones), in sigla SDN, anche conosciuta come Lega delle Nazioni, è stata la prima organizzazione intergovernativa avente come scopo quello di accrescere il benessere e la qualità della vita degli uomini. Il suo principale impegno era quello di prevenire le guerre, sia attraverso la gestione diplomatica dei conflitti sia attraverso il controllo degli armamenti. 63 Sgubini A., Marighetto A. e Preditis M. (2004). Arbitrato, Mediazione e Conciliazione: differenze e somiglianze alla luce di una prospettiva internazionale ed italiana, in http://www.bridgemediation.com/main/italia/documents/arbitrato.pdf.

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procedura arbitrare o legale, non ha legami con la psicoterapia64. La definizione di Bercovitch riportata da Scotto e Arielli chiarisce bene cosa sia la mediazione: “La mediazione è un processo di assunzione di decisioni e di gestione del conflitto. Essa viene attivata quando le parti non sono in grado di risolvere il conflitto”65. Questo significa, a livello di macro- conflittualità, che due o più parti possono richiedere l’aiuto di una terza parte

(o può essere la terza parte stessa a offrirsi) quando l’escalation del conflitto ha preso una direzione che potrebbe generare, o sta già creando, situazioni di violenza più o meno organizzata. Continua la definizione: “[la mediazione]

è essenzialmente un negoziato con l’aggiunta di un altro attore. La mediazione è una forma non coercitiva, non violenta e in ultima analisi non vincolante per assumere decisioni”66. Proprio questa dimensione non vincolante e informale favorisce sul piano internazionale il ruolo di attori non governativi, come avremo modo di vedere più avanti. Conclude Bercovitch:

“I mediatori non hanno l’autorità di costringere le parti a superare le loro divergenze. I mediatori si inseriscono in un conflitto per risolverlo o modificarlo. Essi portano con sé le proprie idee, conoscenze, risorse, interessi. Il loro intervento per la soluzione del conflitto è temporaneo”67. Ciò

è fondamentale per ribadire sia che il mediatore ha un “bagaglio” personale e culturale di cui bisogna tenere sempre presente, sia che la sua presenza deve essere limitata nel tempo, oltre a essere contrassegnata,

64 Castelli, S. (1996). La mediazione. Teorie e tecniche. Raffaello Cortina, Milano. 65 Arielli, E., Scotto G., (2003), Conflitti e Mediazione, Bruno Mondadori, Milano, p. 170. 66 Ibid, p. 171. 67 Ibid, p. 171.

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aggiungiamo, da modalità non invasive. Il mediatore, inoltre, assiste le parti a identificare e ad articolare i loro bisogni, interessi e priorità, oltre alle tensioni che sentono reciprocamente. Il mediatore può inoltre lavorare sulla questione specifica che ha generato il conflitto, sul problema concreto da

“risolvere”, oppure sulla trasformazione più profonda delle relazioni tra le parti per una soluzione che possa essere più solida e duratura nel tempo.

L’accordo alla fine del processo di mediazione è realmente il prodotto finale delle discussioni e delle decisioni delle parti. L’obiettivo della mediazione è trovare un’intesa comune: quando entrambe le parti raggiungono quello che ritengono essere soddisfacente e vantaggioso per loro stesse. Tale accordo serve come punto di riferimento e ricorda alle stesse il loro trascorso storico, il periodo di confronto, e, eventualmente, le aiuta a prevenire le potenziali liti future.68 Un altro spettro di possibilità nella mediazione è il ruolo del mediatore stesso che può andare da un approccio facilitativo a uno più direttivo, anche se negli ultimi anni lo stile gandhiano di mediazione, basato sulla figura carismatica del mediatore, è meno presente69. Nella mediazione a livello macro70, il mediatore svolge un lavoro principalmente “politico”, cercando però di tenere insieme e coerenti una serie di fattori (sociali, economici, culturali, ecc.) che altri approcci o altre tipologie di mediazione possono, intenzionalmente, tenere distinti.

68 Sgubini A., Marighetto A. e Preditis M. (2004). Arbitrato, Mediazione e Conciliazione: differenze e somiglianze alla luce di una prospettiva internazionale e italiana, in http://www.bridgemediation.com/main/italia/documents/arbitrato.pdf. 69 Arielli, E., Scotto G., (2003), Conflitti e Mediazione. Milano, Bruno Mondadori. 70 Il livello macro comprende i conflitti che si presentano in grandi aggregati politico-sociali come società e stati, dove gli attori sono entità collettive come partiti, movimenti sociali, gruppi paramilitari o gli stessi stati.

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E’ importante notare che l’uso della mediazione può avvenire in fasi differenti: prima del conflitto (preventive diplomacy), durante il conflitto

(peacemaking), dopo il conflitto per consolidare l’accordo raggiunto e rendere sostenibile la pace (peacebuilding). Non si può dimenticare però che le decisioni delle Nazioni Unite non sono vincolanti e il rispetto dell’accordo dipenderà esclusivamente dalla volontà delle parti.

Nonostante le organizzazioni intergovernative e i governi stessi giochino ancora un ruolo centrale nella gestione delle crisi attraverso gli accordi bilaterali, si assiste a una presenza crescente delle organizzazioni non governative nazionali e internazionali nell’arena del conflitto. L’azione di questi nuovi soggetti si inserisce nel sistema della cosiddetta multitrack diplomacy71, caratterizzata dall’interazione degli interventi dei diversi attori che compongono il sistema (organismi internazionali, istituzioni, chiese, società civile e privati) e operano a favore del mantenimento della pace influenzandosi reciprocamente.

71 La multi-track diplomacy – tradotta comunemente in italiano con l’espressione “diplomazia multilivello” – può essere definita come un modo concettuale per “vedere” il processo del peacemaking internazionale in quanto un sistema “vivo”. Va intanto specificato che l’espressione peacemaking è un processo negoziale ad alto livello che, in caso di successo, si conclude con un accordo tra le parti. La principale peculiarità della diplomazia multilivello è come presta attenzione alla rete di attività interconnesse, di persone, istituzioni e comunità che operano insieme per raggiungere la pace. La diplomazia multilivello nasce dalla distinzione concettuale tra “Track One e Track Two”, ampiamente utilizzata nell’ambito della mediazione internazionale. Track One è la diplomazia ufficiale delle cancellerie, mentre Track Two comporta l’intervento di attori non ufficiali e non-governativi professionisti della mediazione internazionale e della risoluzione dei conflitti. Track Two nasce non solo per l’inefficienza in molti contesti storici della diplomazia ufficiale, ma come completamento della stessa, in quanto può essere più efficientemente impiegata in determinati scenari. Inoltre, l’incremento dei conflitti all’interno degli stati e non fra stati ha aumentato, dagli anni novanta, l’importanza di possibilità di mediazione che battessero piste diverse dalla diplomazia ufficiale. (Bernardo Venturi, “L’approccio multilivello alla mediazione internazionale”).

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Le azioni portate avanti dai nuovi soggetti spesso possono arrivare dove gli interventi delle istituzioni e degli organismi intergovernativi hanno fallito, anche grazie alla loro vicinanza al tessuto sociale che dà vita a un approccio bottom-up nella gestione delle crisi internazionali, e alla loro indipendenza da interessi politici e di parte. Con la loro azione cercano di ridurre l’intensità o risolvere i conflitti creando delle piattaforme di dialogo tra le parti e cercando di influenzare le scelte della diplomazia ufficiale e dei governi.

Nonostante la difficoltà di identificare chiaramente i soggetti coinvolti nei conflitti contemporanei, il ruolo di una parte terza neutrale in grado di mediare per raggiungere un accordo che ponga fine allo scontro è diventata di estrema importanza perché aiuta le parti a trovare una soluzione ottimale grazie all’identificazione e alla comprensione dei reciproci interessi e bisogni. E’ auspicabile che la mediazione riceva un supporto sempre maggiore all’interno della comunità internazionale e dei singoli stati. Il mondo ha bisogno di un’alternativa non violenta efficace perché la guerra non è più un’opzione accettabile. Questa è una della sfide più grandi l’umanità deve porsi.

Ed proprio per questo che l'ONU "scende in campo" presentando per la prima volta una Guida internazionale contenente modalità e consigli pratici per la gestione in modo efficace della mediazione dei conflitti.

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Le direttive, partorite dall'ONU in cooperazione con "the Group of

Friends of Mediation" - un gruppo di Stati membri delle Nazioni Unite

(guidato da Finlandia e Turchia) impegnato da tempo nella promozione della "mediazione" all'interno dell'ONU – sono contenute in un documento dal titolo "The UN Guidance for Effective Mediation". La presentazione ufficiale delle fondamentali linee guida è avvenuta nel settembre 2012 in occasione della 67^ Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a testimonianza della solennità dell'evento e l'importanza dei contenuti del documento approntato: si tratta della prima, fondamentale guida generale delle Nazioni Unite in tema di mediazione a disposizione di mediatori professionisti. Le linee guida sono state predisposte tenendo conto dell'esperienza pratica nell'attività di mediazione svolta dai mediatori ONU nel mondo in più di sei decenni di cooperazione internazionale e sono state sviluppate in stretta collaborazione con Stati membri, organizzazioni regionali e subregionali delle Nazioni Unite.

Ecco la prefazione del Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-moon.

"Mediation is one of the most effective methods of preventing, managing and resolving conflicts. To be effective, however, a mediation process requires more than the appointment of a high-profile individual to act as a third party. Antagonists often need to be persuaded of the merits of mediation, and peace processes must be well-supported politically, technically and financially. Ad-hoc and poorly coordinated mediation efforts

– even when launched with the best of intentions – do not advance the goal of achieving durable peace. The United Nations Guidance for Effective

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Mediation is designed to support professional and credible mediation efforts around the world. This concise reference document encompasses the wealth of experience of mediators working at the international, national and local levels. It also draws on the views of beneficiaries of successful mediation processes as well as those who have suffered from failed mediation attempts. While all disputes and conflicts are unique and require specific approaches, there are good practices that should inform the approaches of all mediators. This publication aims to help parties to strengthen their understanding of effective mediation, and to assist mediators in maximizing the chances for success. I commend this Guidance to all those engaged in mediation or interested in this essential tool for the peaceful resolution of disputes and conflicts."

"La mediazione è uno dei più efficaci metodi di prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti. Per essere efficace, tuttavia, un processo di mediazione necessita di qualcosa che vada al di là della semplice nomina di un alto profilo individuale che agisca come terzo. Le parti in contrasto spesso hanno bisogno di essere persuase circa i meriti della mediazione ed i processi di pace devono necessariamente essere ben supportati politicamente, tecnicamente e finanziariamente. Tentativi di mediazione ad hoc o coordinati in maniera inefficiente, anche se realizzati con le migliori intenzioni, non consentono il raggiungimento dell'obiettivo di una pace duratura.

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"La Guida delle Nazioni Unite per una Mediazione efficace " è progettata per sostenere tentativi professionali ed attendibili di mediazione nel mondo. Questo breve documento di consultazione abbraccia il patrimonio di esperienze di mediatori che operano a livello internazionale, nazionale e locale. Prende in considerazione, inoltre, i punti di vista di coloro che hanno tratto beneficio da processi di mediazione conclusi con successo, così come quelli di coloro che hanno subito le conseguenze di tentativi di mediazione falliti.

Mentre tutte le controversie e i conflitti sono unici e richiedono approcci specifici, esistono metodi efficaci applicabili alle strategie di tutti i mediatori. Questa pubblicazione ha lo scopo di aiutare le parti a rafforzare la conoscenza dell'efficace mediazione nonché di sostenere i mediatori affinché riescano a massimizzare le possibilità di successo. Raccomando questa Guida a tutti coloro che sono impegnati nella mediazione o interessati a questo strumento essenziale per la risoluzione pacifica delle controversie e dei conflitti."

Ban Ki-moon

Segretario Generale

Nazioni Unite

Settembre 2012

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3.4 La partecipazione italiana alle missioni internazionali: cenni storici

È da più di mezzo secolo che uomini e mezzi dell’Aeronautica

Militare sono impegnati da una parte all’altra del globo, per portare soccorso in caso di guerre o calamità naturali e per concorrere alla risoluzione di situazioni di crisi, come la fame e il sottosviluppo dei Paesi del Terzo Mondo.

Si tratta per lo più di missioni in terre lontane, che richiedono sforzi enormi da parte degli equipaggi della Forza Armata, operanti in zone a rischio, lontani dalla Patria. Alcune di queste missioni sono state contrassegnate da sacrifici estremi, ma, a fronte della dolorosa perdita di giovani equipaggi, le operazioni 'fuori area' hanno permesso che migliaia di altre vite fossero salvate. Per questo motivo le missioni per gli aiuti umanitari proseguono. Le prime testimonianze delle attività svolte all’estero dall’Aeronautica Militare con fini umanitari risalgono al 1948, quando cominciarono ad essere effettuate missioni su richiesta dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Tuttavia, l’operazione scolpita nella memoria collettiva è quella svolta in

Congo tra il 1960 e il 1962 da velivoli della 46^ Brigata Aerea di Pisa, per l’eccidio di Kindu e per le modalità in cui due equipaggi trovarono la morte l’11 novembre 1961. Le immagini di quel dramma dovevano essere ben impresse nella memoria degli uomini che, a circa quarant’anni di distanza dalla strage, hanno volato nuovamente in quelle terre per portare soccorso alla popolazione locale. A seguito di quanto accaduto in Africa, per un ventennio le missioni dell’Aeronautica Militare non previdero più la presenza permanente dei velivoli in zona d’operazioni, bensì il loro impiego costante

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in innumerevoli impegni umanitari in occasione di crisi politiche, terremoti, epidemie, inondazioni ed eruzioni vulcaniche. Solo nel 1980 le operazioni di soccorso tornarono ad assumere un carattere d’ampia durata con il trasporto di aiuti in Cambogia. Nel biennio 1982-84 la Forza Armata venne chiamata a supportare il personale del contingente militare di pace nelle

Operazioni “Libano 1” e “Libano 2”. Nel 1984, velivoli G-222, Atlantic ed elicotteri HH-3F furono impegnati per dieci giorni nello Stretto di Gibilterra e nell’Oceano Atlantico per la ricerca della motonave Tito Campanella, mentre nell’anno successivo i velivoli della 46^ Brigata Aerea di Pisa volarono per la prima volta nella Baia di Terranova in supporto all’attività di ricerca scientifica in Antartide. Nel 1991, al termine della crisi del Golfo

Persico, ebbe inizio l’Operazione 'Airone' per aiutare il popolo curdo in fuga dall’eccidio perpetrato dalle truppe irachene: nel corso di ottocento ore di volo furono trasportate 400 tonnellate di materiale, aviolanciate in prossimità delle aree dove il popolo curdo aveva trovato scampo. La Guerra del Golfo − chiamata anche I Guerra del Golfo − era di fatto iniziata il 2 agosto 1990 per concludersi nel febbraio dell’anno successivo; il conflitto aveva visto fronteggiarsi l’Iraq e una coalizione composta da trentacinque

Stati, formatasi sotto l’egida dell’ONU e guidata dagli Stati Uniti.

L’Operazione 'Desert Storm', avviata il 17 gennaio 1991, si proponeva di restaurare la sovranità del piccolo emirato del Kuwait, invaso e annesso all’Iraq il 2 agosto 1990. Il 25 settembre 1990, con un apposito atto ordinativo che sanciva la costituzione del Distaccamento di Al Dhafra, denominato successivamente Reparto di Volo Autonomo del Golfo, lo Stato

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Maggiore dell’Aeronautica Militare diede concreta attuazione all’adesione del Governo italiano alle risoluzioni dell’ONU volte a realizzare la liberazione del Kuwait occupato dalle forze irachene. Lo stesso giorno, otto velivoli

Tornado del 6°, 36° e 50° Stormo lasciarono la base di Gioia del Colle (Bari) al termine di una cerimonia durante la quale il Capo di Stato Maggiore,

Generale di Squadra Aerea Stelio Nardini, aveva consegnato la Bandiera di guerra al Comandante dell’Unità, Colonnello Mario Redditi. I Tornado, il cui numero venne successivamente aumentato, erano stati in precedenza opportunamente adattati, a tempo di record, presso i reparti di appartenenza e il Reparto Manutenzione Velivoli di Cameri (Novara) per renderli idonei all’impiego nel deserto. Nel 1991, si aprì un ulteriore scenario per le operazioni fuori area, più vicino geograficamente, ma non meno pericoloso degli altri: la Penisola Balcanica. Proprio durante uno dei tanti

'voli della speranza' verso Sarajevo, un G-222 italiano venne abbattuto da missili terra-aria portatili e nell’incidente persero la vita i quattro membri dell’equipaggio. I nomi di quegli aviatori morti sui cieli della Bosnia si aggiungono alla folta schiera dei militari caduti per la pace. A dicembre 1992 ebbe inizio invece l’Operazione “Restore Hope” che vide C-130, G-222 e

HH-3F presenti a Mogadiscio. I diciotto mesi di operazioni in Somalia rappresentarono un severo banco di prova per gli oltre 700 uomini che si succedettero nel corso della missione e per gli elicotteri del 15° Stormo e gli aerei della 46^ Brigata Aerea, costretti ad operare in un clima proibitivo, a enorme distanza dalla base, in missioni molto rischiose spesso caratterizzate da decolli 'su allarme'. L’operazione, una vera e propria pietra

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miliare per le proporzioni dell’impegno sostenuto dalla Forza Armata, produsse i risultati sperati (superamento della carestia e miglioramento delle condizioni sanitarie), in un Paese in cui gli equilibri sociopolitici apparivano molto fragili. A seguito di questa missione, l’Aeronautica Militare prestò servizio anche in Mozambico, assicurando il trasporto di uomini e materiali per la creazione dei campi base. Nel 1997, oltre ad assicurare la protezione delle coste italiane e dello spazio aereo nazionale, l’Aeronautica

Militare prese parte all’Operazione 'Alba', la prima azione multinazionale sotto Comando italiano, contribuendo con un imponente ponte aereo al sostegno della popolazione albanese e delle forze presenti. Proprio in

Albania, l’Aeronautica Militare fu impegnata con il suo Genio Campale nella ristrutturazione, dopo circa cinquant’anni di incuria, dell’aeroporto di Tirana-

Rinas che venne dotato di capacità notturna, moderne strutture meteorologiche e assistenza all’atterraggio. Dakovika, Pristina, Pish Poro e

Bagram sono altrettanti esempi di approntamento e di gestione di piste di volo, espressione del nuovo concetto di logistica operativa. Questa è infatti la filosofi a che anima i Reparti Operativi Autonomi dell’Aeronautica Militare, attivi nelle missioni fuori area su dimensione ormai globale. Nel 1999, dopo il fallimento degli Accordi di Rambouillet (in febbraio), l’Aeronautica Militare

Italiana venne pesantemente coinvolta nelle operazioni NATO contro la

Serbia di Milosevic, facendo ritorno sul teatro balcanico cinque anni dopo l’Operazione 'Deliberate Force' in Bosnia-Erzegovina. Da quando la NATO decise di operare per ripristina re la pace e fermare i massacri nel Kosovo, gli aeroporti italiani si trovarono ad ospitare, con lo sforzo logistico

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conseguente, una cifra imponente di aerei militari − attorno al migliaio − con esigenze di massima operatività e la necessità di vedere soddisfatte le richieste di servizi, dettate dallo svolgimento di frequenti missioni di guerra.

Al servizio della NATO furono posti diversi aeroporti, dai quali operarono la maggior parte dei velivoli alleati, con la relativa attivazione di tutti i servizi di supporto tra cui il servizio meteorologico, i rifornimenti di carburante, il controllo del traffico aereo, l’attività SAR (Search and Rescue) ventiquattr’ore al giorno. Oltre al supporto tecnico diretto, l’Italia schierò sistemi di difesa antiaerea basati su radar mobili e cinque batterie SPADA dell’Aeronautica Militare, tre batterie Hawk dell’Esercito Italiano assicurando la protezione del territorio nazionale e la difesa degli aeroporti.

L’Aeronautica Militare Italiana, con un coinvolgimento di quasi tutti gli assetti disponibili, svolse più di 1.400 missioni e più di 6.500 ore di volo nei 78 giorni di conflitto. Un’ulteriore operazione svolta nel 1999 dagli uomini dell’Aeronautica fu quella che vide i G-222, i C-130 e i B-707 italiani volare a 16.500 km dall’Italia, in Australia e nell’isola di Timor Est. Per sei mesi i militari italiani operarono in mezzo alla giungla, in pieno clima tropicale, per porre fine ai massacri in corso sul territorio. Il materiale – tra cui medicinali, viveri e attrezzature – trasportato dai nostri velivoli, a fronte di impegnativi voli di collegamento tra i poco attrezzati aeroporti timoresi, contribuì al successo della Missione 'Stabilise', che riportò la pace laddove regnava la violenza, attraverso 230 missioni per un totale di 256 ore di volo. La guerra in Afghanistan iniziata nell’ottobre 2001, poco dopo gli attentati dell’11 settembre contro gli Stati Uniti, segnò l’esordio dell’impegno internazionale

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contro il terrorismo globale. L’Alleanza del Nord, formata dai gruppi afghani ostili ai gruppi estremisti talebani, fornì la maggior parte delle forze di terra, mentre Stati Uniti e NATO assicurarono, in particolare nella fase iniziale, supporto tattico, aereo e logistico. Nella seconda fase, dopo la riconquista di Kabul, le truppe occidentali aumentarono la loro presenza anche a livello territoriale per lo svolgimento di una delle più grandi operazioni mai compiute: l’Operazione 'Enduring Freedom'. A seguito degli sviluppi della situazione politico militare in Afghanistan, il Consiglio di Sicurezza delle

Nazioni Unite approvò, il 20 dicembre 2001, la risoluzione 1386, con la quale venne autorizzato il dispiegamento nella città di Kabul e aree limitrofe

– sotto il Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite – di una Forza multinazionale, sotto l’egida NATO, denominata International Security

Assistance Force (ISAF), con il compito di assistere le istituzioni politiche provvisorie afghane a mantenere un ambiente sicuro, nel quadro degli

Accordi di Bonn siglati il 5 dicembre. Il Comando Regionale Ovest di ISAF, sotto la responsabilità italiana, comprende un’ampia regione dell’Afghanistan – grande quanto il Nord Italia – che si estende dal capoluogo Herat fino alla Provincia di Farah. Il grosso del Comando multinazionale e interforze, dislocato nelle vicinanze di Herat, è costituito da personale proveniente dai Paracadutisti della 'Folgore'. Oltre che nella base del capoluogo, gli italiani sono presenti con una Task Force a Farah e a

Bala Morghab. Il contingente è impegnato al mantenimento della sicurezza, mediante operazioni di controllo del territorio e addestramento alle forze afghane e nella ricostruzione, attraverso il PRT (Provincial Reconstruction

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Team). L’Aeronautica Militare, già coinvolta con le attività del 4° Reparto

Operativo Autonomo (ROA) di Bagram e del 5° ROA di Manas, ormai concluse, fornisce dall’ottobre 2001 ulteriori contributi all’Operazione

'Enduring Freedom' con un proprio personale distaccato presso posizioni isolate o comandi della coalizione multinazionale antiterrorismo.

La Joint Air Task Force (JATF) è invece la componente aerea nazionale joint, ossia costituita da assetti di tutte le Forze Armate presenti ad Herat, sotto la leadership dell’Aeronautica Militare. Le missioni svolte prevedono compiti di ricognizione a supporto delle truppe nazionali e alleate sul territorio grazie all’impiego di velivoli Tornado IDS, AMX e assetti UAV

(Unmanned Aerial Vehicle) Predator, oltre ad innumerevoli missioni di trasporto aereo, anche di tipo ospedaliero e prettamente umanitario, effettuate con velivoli C-27J, C-130J ed elicotteri AB.212 ICO

(Implementazione Capacità Operative). Nel mese di marzo 2003, in un teatro ormai noto, ebbe inizio l’Operazione “Iraqi Freedom”, da parte di una coalizione composta principalmente dagli Eserciti Britannico e Statunitense.

Il 1° maggio 2003 le operazioni belliche terminarono, anche se di fatto gli eserciti stranieri non ottennero mai il pieno controllo del territorio, subendo gravi perdite inflitte dalla resistenza irachena con operazioni asimmetriche e attentati terroristici. La risoluzione 1483 del 22 maggio, approvata dal

Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, invitò tutti gli Alleati a contribuire alla rinascita dell’Iraq, favorendo la sicurezza del popolo iracheno e lo sviluppo della Nazione. La partecipazione dell’Italia si compì attraverso la

Missione 'Antica Babilonia', che fornì forze dislocate nel sud del Paese, con

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base principale a Nassiriya, sotto la guida inglese. La missione italiana ebbe inizio il 15 luglio 2003 e si identificò come un’operazione militare con finalità di peacekeeping (mantenimento e salvaguardia della pace), con l’obiettivo primario di ripristinare la sicurezza sul territorio attraverso l’assistenza all’addestramento e all’equipaggiamento delle forze. L’Aeronautica Militare prese parte all’Operazione 'Antica Babilonia' tramite il proprio 6° ROA che, nell’ambito dell’IT-JTF, assicurò il supporto aereo alle forze di terra garantendo senza soluzione di continuità una cornice di sicurezza. La componente elicotteri, inserita direttamente alle dipendenze dell’IT-JTF, operò invece sull’aeroporto di Tallil, ex base aerea irachena, non lontano da An Nasiriyah. In questa breve descrizione sono state riportate alcune delle principali attività che hanno visto coinvolte l’Italia e soprattutto l’Aeronautica Militare. Gli innumerevoli impegni internazionali che il Paese deve fronteggiare insieme ai quotidiani compiti istituzionali sul proprio territorio sono frutto di un importante ruolo di leadership italiana nelle varie organizzazioni internazionali quali l’Unione Europea, la NATO e le Nazioni

Unite. Anche in un periodo di forte congiuntura finanziaria, radicale rinnovamento, limitatissimo personale e forte contrazione delle risorse, l’Italia risulta tra i Paesi leader nei vari teatri strategici a fronte di una indiscussa professionalità dimostrata sul campo dal personale presente e a un sapiente e generoso impiego di risorse e mezzi. L’impegno dell’Italia nelle missioni internazionali di stabilizzazione è un elemento essenziale e in continua crescita della politica estera del Paese, da cui dipende sempre

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più strettamente lo standing internazionale italiano e la sicurezza dei cittadini.

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Capitolo 4

ESEMPI DI PARTECIPAZIONE DELL’AERONAUTICA MILITARE ALLE OPERAZIONI DI PEACE KEEPING DAL SECONDO DOPOGUERRA AD OGGI

Circa cinquemila italiani, tra uomini e donne, ogni giorno lavorano al di fuori dei confini nazionali per fornire un contributo importante alla ricostruzione, alla stabilità, al mantenimento della pace72. Dall’Africa, ai

Balcani, dal Medio Oriente, all’Asia nel segno di un impegno militare, politico e finanziario di assoluto rilievo, le unità italiane di peacekeeping sono impegnate in diverse operazioni di pace condotte o autorizzate dalle Nazioni

Unite in tutte le principali aree di crisi nel mondo. L’Italia, coerente con la sua tradizione di solidarietà e con la sua vocazione al dialogo con i Paesi del sud del mondo, svolge da sempre in questo ambito un ruolo di rilievo.

Tale ruolo è testimoniato in primo luogo dall’impiego di uomini: il nostro

Paese si colloca, infatti, ai primissimi posti tra i Paesi che contribuiscono con l’invio di truppe alle missioni di pace. Ma il ruolo italiano è rilevante anche in termini di impieghi di mezzi economici. L’Italia è, infatti, il sesto contributore al bilancio del peacekeeping Onu. L’impegno nelle missioni di pace nel mondo è ormai da molti anni parte della politica estera italiana.

Ebbe inizio negli anni ’60 con la partecipazione a numerose missioni ONU, nel corso delle quali l’Italia pagò anche un alto tributo in termini di vite umane, in particolare nel 1963 in Congo. Negli anni ’80, con la missione in

72 Vedi Allegato

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Libano, il coinvolgimento dell’Italia sulla scena internazionale aumentò, per poi rafforzarsi nel corso degli anni ‘90 con la partecipazione a molteplici missioni multinazionali autorizzate dalle Nazioni Unite. Uno dei principali teatri d’ intervento sono stati i Balcani, regione alla cui stabilizzazione e sviluppo l’Italia è particolarmente interessata per ragioni geopolitiche. Forte

è stata anche la partecipazione alle missioni a fini umanitari soprattutto nel continente africano (Somalia e Mozambico), dove è stato anche necessario evacuare cittadini italiani in pericolo. La volontà italiana di aiutare popolazioni disagiate in tutto il mondo, come in Iraq (Kurdistan) o nel Timor

Orientale, è sempre stata costante, ma più di recente l’Italia ha anche effettuato diversi interventi contro il terrorismo internazionale, come in

Afghanistan. Nel corso degli anni l’Italia è andata assumendosi sempre maggiori responsabilità per il mantenimento della pace nel mondo. E il contributo italiano si è sempre ispirato a spirito di solidarietà, ad un impegno per la ricostruzione e al consolidamento della pace. Tutto questo è stato riconosciuto al nostro Paese a livello internazionale. Vediamo ora nel dettaglio alcune delle operazioni di peace-keeping effettuate dall’Aeronautica Militare dal 1960 ad oggi.

4.1 Il Congo

L’intervento della 46a Aerobrigata agli inizi degli anni 60 nell’ex

Congo Belga rappresenta una delle pagine più significative della storia

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dell’Aeronautica Militare. Quella rischiosa e avventurosa operazione, svolta in un Teatro così lontano e difficile, consacrò agli occhi dell’opinione pubblica nazionale e internazionale le virtù degli aviatori italiani, ma anche le capacità professionali di questa stupenda unità di trasporto aereo, risorta con nuovo vigore proprio sullo storico aeroporto di Pisa dopo le vicende belliche della Seconda Guerra Mondiale. Equipaggiata a partire dal maggio del 1953 con il bimotore da trasporto medio ognitempo Fairchild C-11973, meglio noto come “Vagone volante”, la 46a Aerobrigata74 già alla fine degli anni 50 poteva vantare un brillante avvio di collaborazione con le Nazioni

Unite, avendo assicurato nel periodo novembre 1956 - marzo 1957 un massiccio ponte aereo sulla rotta Napoli - Abu Suweir, per il supporto logistico alla forza d’interposizione UNEF75 (United Nations Emergency

73 Il Fairchild C-119 era un bimotore da trasporto tattico (con questo termine si indica una modalità di trasporto aereo militare relativo a passeggeri e materiali all'interno di un Teatro Operativo o dentro i confini nazionali di uno Stato, con particolare riferimento alle seguenti operazioni: aviolancio,rilascio da un velivolo di uomini o mezzi dotati di paracadute sia ad alta che a bassissima quota; supporto logistico per via aerea, ossia rifornimento di truppe o di materiali; missioni speciali ,operate da Forze speciali; missioni di evacuazione aeromedica tattica ossia estrazione di militari feriti dalla zona di Operazioni e loro trasporto al Centro Medico situato nel Teatro Operativo) ad ala alta prodotto dall'azienda statunitense Fairchild Aircraft negli anni cinquanta. Utilizzato principalmente dall'United States Air Force (USAF) durante le guerre di Corea e del Vietnam, venne adottato da numerose aeronautiche militari mondiali, tra le quali l'italiana Aeronautica Militare. 74 La 46ª Brigata aerea "Silvio Angelucci" è una storica unità di volo dell'Aeronautica Militare italiana dislocata sull'Aeroporto di Pisa-San Giusto. Dal 1956 ad oggi è l'unico reparto dedicato al trasporto per l'Aeronautica italiana ed ha sempre preso parte a tutte le missioni in patria e all'estero dell'Aeronautica italiana. La sua bandiera di guerra è la più decorata tra tutti i reparti di volo dell'Aeronautica Militare. 75 La prima Forza di emergenza delle Nazioni Unite (UNEF) fu stabilita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite per mettere fine alla crisi di Suez con la risoluzione 1001 (ES- I) del 7 novembre 1956, in larga misura come risultato degli sforzi del segretario generale Dag Hammarskjöld e del ministro agli Affari Esteri canadese Lester Pearson. La missione della prima forza militare delle Nazioni Unite era di: « [...] entrare nel territorio egiziano con il consenso del governo egiziano, al fine di aiutare il mantenimento della pace durante e dopo il ritiro delle forze non egiziane e di assicurare la conformità agli altri termini stabiliti nella risoluzione, [...] di coprire un'area che si estendesse approssimativamente dal Canale di Suez alle Linee di Demarcazione dell'Armistizio stabilite nell'Accordo di armistizio tra Egitto e Israele. »

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Forces) schierata sul Canale di Suez76. Successivamente, dal settembre

1957 all’aprile 1958, i suoi velivoli erano nuovamente intervenuti nell’area, assicurando l’avvicendamento77 tra gli aeroporti di Beirut ed El Arish, dei caschi blu scandinavi impegnati nella striscia di Gaza. Una collaborazione, sviluppatasi nell’arco di tre anni, che aveva dato modo ai dirigenti ONU di apprezzare le capacità operative raggiunte dal reparto italiano, tanto da inserirlo nel novero delle forze internazionali utilizzabili nelle aree di crisi. La successiva guerra civile congolese, e la minaccia che rappresentò per la pace nel continente africano e nel mondo, richiese un massiccio intervento delle Nazioni Unite. Ma, prima ancora che quest’ultimo si concretizzasse, toccò ai singoli Paesi prestare soccorso alle proprie comunità nazionali residenti in Congo. Era, infatti, l’estate del 1960 quando i primi due C-119 della 46a Aerobrigata furono chiamati a intervenire nel lontano Paese africano per portare in salvo i nostri connazionali.

La dichiarazione d’indipendenza del 30 giugno, dopo quasi 80 anni di dominazione belga, e i conseguenti contrasti all’interno della nuova classe politica avevano fatto sprofondare lo stato congolese nel caos più

76 La crisi di Suez fu un conflitto che nel 1956 vide l'Egitto opporsi all'occupazione militare del canale di Suez da parte di Francia, Gran Bretagna ed Israele. La crisi si concluse quando l'Unione Sovietica minacciò di intervenire al fianco dell'Egitto e gli Stati Uniti, temendo l'allargamento del conflitto, costrinsero britannici, francesi ed israeliani al ritiro. Fu un conflitto ricordato dagli storici per varie particolarità: per la prima volta USA e Unione Sovietica si accordarono per garantire la pace; per la prima volta il Canada s'espresse e agì in contrasto verso la Gran Bretagna; fu l'ultima invasione militare fatta dalla Gran Bretagna senza l'autorizzazione degli Stati Uniti, segnando secondo molti la fine dell'Impero Britannico; allo stesso modo, fu l'ultima invasione militare della Francia e quindi ultimo atto dell'impero coloniale francese; e fu infine una delle poche volte in cui gli Stati Uniti furono in disaccordo con le politiche d'Israele. 77 Nel linguaggio militare, scambio di personale tra le retrovie e i reparti combattenti allo scopo di consentire i necessarî periodi di riposo.

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completo: disordini sanguinosi erano esplosi un po’ ovunque, mentre si moltiplicavano gli ammutinamenti di interi reparti della Force Publique78 sotto le spinte secessionistiche di alcune province. Sullo sfondo, il minaccioso contrapporsi dei due blocchi mondiali per lo sfruttamento delle ingenti risorse minerarie del Paese. Una situazione esplosiva che, di colpo, aveva suscitato nell’opinione pubblica mondiale l’interesse, ma anche l’allarme e l’orrore, per quello che lì stava accadendo. Il Governo italiano ordina all’Aeronautica Militare di volare in soccorso dei 5mila italiani e l’11 luglio1960 due C-119 decollarono da Pisa con destinazione Elisabethville, la capitale della ricchissima regione del Katanga dando così inizio alla missione “evacuazione profughi italiani dal Congo”, meglio conosciuta come ‘Operazione Congo’. Purtroppo già in questa prima fase era caduto il primo italiano, il giovane viceconsole Tito Spoglia, falciato da una raffica di mitra mentre, nella notte del 10 luglio, stava cercando di portare in salvo alcune famiglie di connazionali.

Questo primo rischioso intervento terminò il 17 luglio, quando i due velivoli poterono ripartire per l’Italia, via Salisbury-Nairobi, con a bordo 60 profughi e la salma del viceconsole Spoglia.

Nel frattempo, un terzo C-119 era partito da Pisa il 14 luglio con un carico di 2.000 libbre di viveri donati dalla Pontificia Commissione di

78 La Force publique è il nome dato alle forze armate del territorio dell’attuale Repubblica Democratica del Congo dal 1885 (quando il territorio era conosciuto come Stato Libero del Congo) all’inizio della Seconda Repubblica nel 1965.

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Assistenza79, raggiungendo questa volta Brazzaville, nel Congo Francese, e il 30 luglio fu la volta di altri tre C-119, ciascuno con un carico di quattro tonnellate di farina per le popolazioni congolesi. Si conclude così la prima fase dell’intervento in Congo, ossia quella a carattere episodico, poiché il precipitare della crisi avrebbe portato, di lì a poco, le Nazioni Unite a chiedere al nostro governo il rischieramento in loco di una componente da trasporto aereo e di un ospedale da campo della Croce Rossa Italiana.

Il 12 luglio 1960, intanto, il presidente della neo Repubblica del

Congo Joseph Kasa-Vubu e il primo ministro Patrice Lumumba avevano richiesto ufficialmente al segretario generale delle Nazioni Unite80 un intervento militare per scacciare definitivamente l’ex dominatore belga e reintegrare nello Stato le province secessioniste, prima fra tutte quella del

Katanga infuocata dal leader filo belga Moise Ciombe. Da parte sua il

Palazzo di Vetro aveva precisato, con due successive risoluzioni, il carattere di non ingerenza nei fatti interni congolesi del suo possibile intervento, che era quindi finalizzato al ristabilimento dell’ordine pubblico attraverso un’azione di polizia e l’assistenza tecnica alle forze armate

79 Commissione creata ad hoc da Papa Pio XII il 18 Aprile 1944 in grado di fornire un aiuto rapido, non burocratico e diretto alle popolazioni bisognose, ai rifugiati, ed ai prigionieri dell’Europa devastata dalla guerra. 80 Dag Hammarskjöld, 10 aprile 1953 ― 18 settembre 1961. Dopo una serie di veti incrociati, Hammarskjöld emerse come candidato accettabile dal consiglio di sicurezza e fu anche rieletto all'unanimità per un secondo mandato nel 1957. L'URSS fu irritata dalla leadership di Hammarskjöld durante la crisi del Congo, e suggerì che il suo incarico fosse rimpiazzato da una troika, o un triumvirato. Dopo una tenace opposizione dei Paesi occidentali, l'URSS ritirò la sua proposta. Hammarskjöld rimase ucciso in un incidente aereo nella Rhodesia Settentrionale, odierno Zambia, durante una missione di pace in Congo[3]. Il presidente statunitense John Kennedy disse di Hammarskjöld: «ora capisco che in confronto a lui io sono un piccolo uomo: lui è stato il più grande statista del nostro secolo».

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congolesi. Nasceva così l’ONUC81 (ONU-Congo) che, di lì a pochi giorni, avrebbe inviato a Léopoldville il primo contingente di caschi blu82, messi a disposizione da e Ghana, seguiti da quelli provenienti da Etiopia,

Marocco, Svezia, Irlanda, Canada, Guinea, Indonesia, Repubblica Araba

Unita, Malesia e Repubblica del Mali.

Per supportare all’interno del Teatro congolese le forze terrestri schierate, l’ONUC aveva approntato fino a quel momento una modesta componente aerea, ricorrendo a velivoli ed elicotteri da collegamento affidati a equipaggi misti indiani, argentini e brasiliani, nonché a velivoli civili costosamente noleggiati. Mancava un reparto uninazionale per il trasporto aereo, dotato soprattutto di velivoli di capacità media in grado di rifornire le varie guarnigioni sparse nel vasto Paese, spesso in località irraggiungibili via terra. In quest’ottica la richiesta rivolta dall’ONU all’Italia, come ad altri

Paesi, per una collaborazione continuativa e impegnativa nel Congo trovava la piena disponibilità del nostro governo, che dava subito incarico all’Aeronautica Militare di mettere a disposizione del comando ONUC un contingente di uomini e mezzi della 46a Aerobrigata. Il 22 agosto 1960, con la partenza da Pisa dei primi quattro velivoli (due per gruppo) alla volta di

81 Opération des Nations Unies au Congo. L'Operazione delle Nazioni Unite in Congo fu una missione delle Nazioni Unite nel Congo stabilita con la Risoluzione numero 143 del Consiglio di Sicurezza. Fu attiva durante la Crisi del Congo, dal luglio 1960 al giugno 1964. Aveva lo scopo di assicurare il ritiro delle forze belghe ed assistere il governo locale nell'instaurare una situazione ordinata. L'ONUC si occupava anche di garantire l'integrità territoriale e l'indipendenza del Paese, impedendo il verificarsi di una guerra civile e procedendo all'espulsione di tutto il personale militare straniero, paramilitare o di consulenza non sotto il comando delle Nazioni Unite. 82 Denominazione adottata per i soldati delle forze internazionali di pace dell’ONU, con compiti di controllo finalizzati al ripristino della normalità politica e civile nel paese in cui operano. Hanno ricevuto il Nobel per la pace nel 1988.

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Léopoldville, iniziò l’avventura in Congo83, che si sarebbe protratta per circa due anni assorbendo gran parte delle risorse e delle energie dell’Aerobrigata.

Il contingente aeronautico, costituito dagli aviatori della 46^

Aerobrigata Trasporti Medi di stanza presso l’aeroporto militare di Pisa S.

Giusto, possedeva una eccezionale preparazione tecnico-professionale che gli consentiva di operare anche quando le insidie del vasto territorio congolese rendevano più difficoltoso il quotidiano svolgersi delle attività; volavano in condizioni climatologiche ostili e con l’ausilio di scarse radioassistenze; atterravano su aeroporti con piste in terra battuta e senza sapere anzitempo se vi avrebbero trovato i caschi blu o i ribelli. La loro presenza fu indispensabile per far fronte alle necessità dei presidi ONU dislocati in varie parti del Paese, in quanto la 46^ Aerobrigata TM era l’unico reparto organico e omogeneo di cui disponeva il Comando forze aeree

ONUC. Il contingente durante tutto il suo mandato, si avvicendò ogni due mesi circa avvalendosi dei velivoli Fairchild C-119 in servizio presso l’ONUC

(sei italiani e cinque dell’ONU). Dopo qualche mese la sezione84 si trasformò in distaccamento85 proseguendo il pericoloso impegno a favore della Repubblica Democratica del Congo fino al 16 giugno 1962, quando gli

83 L’1 settembre 1960 viene costituita la Sezione Congo 46^A/B sosta sotto il controllo operativo del Comando ONUC e articolata in un Comando di Sezione, una sezione di volo e una sezione tecnica. Gli aeroporti principali utilizzati sono: Albertville, Coquilhatville, Elisabethville, Gemena, Goma, Kamina, Kindu, Luluabourg, Matadi e Stanleyville. 84 La sezione è un'unità militare che raggruppa più squadre (unità militari organiche con dimensioni variabili), è costituita da un numero variabile di effettivi in funzione della composizione delle squadre. 85 Nell’esercito, gruppo di militari distaccati temporaneamente dal reparto cui appartengono, per controllare una determinata zona, disimpegnare uno speciale servizio, assolvere un particolare compito.

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ultimi tre velivoli lasciarono il territorio congolese per il rientro in Italia (19 luglio).

Il bilancio che segna la fine della partecipazione dell’Italia alla sua prima operazione per il mantenimento della pace è di ventidue morti: ventuno aviatori86 e il caporale del Corpo militare della Croce Rossa Italiana

Raffaele Soru87 (Medaglia d’oro al valor militare alla Memoria) ferito mortalmente il 25 settembre 1961. Unanimi furono le attestazioni di stima e di gratitudine da parte delle Nazioni Unite, prima fra tutte quella del segretario U’Thant88, che in una lettera di ringraziamento al Rappresentante

Permanente dell’Italia presso l’ONU, sottolineava: «[…] la profonda gratitudine delle Nazioni Unite per il servizio eccezionale reso dall’Aeronautica italiana in circostanze particolarmente difficili con alto senso del dovere e della solidarietà internazionale».

86 Tra questi è doveroso riportare alla memoria il ricordo dei 13 aviatori trucidati selvaggiamente nella città di Kindu. La mattina dell’11 novembre 1961 due C-119 del Distaccamento, ai comandi rispettivamente del magg. Amedeo Parmeggiani e del cap. Giorgio Gonelli, decollarono da Kamina con un carico di rifornimenti per la guarnigione malese di stanza sull’aeroporto di Kindu. Mentre sostavano nella mensa ONUC, a metà strada tra la cittadina e l’aeroporto, i nostri aviatori furono assaliti da un gruppo di ribelli dell’Armata Nazionale Congolese con l’accusa di essere mercenari belgi e trucidati poco dopo dinanzi alla prigione di Kindu. “Fraternità ha nome questo tempio che gli italiani hanno dedicato alla memoria dei 13 aviatori caduti in missione di pace nell’eccidio di Kindu – Congo 1961. Qui per sempre tornati d’innanzi al chiaro cielo d’Italia con eterna voce al mondo intero ammoniscono fraternità”. (Dalla lapide commemorativa all’interno del Sacrario dei Caduti di Kindu, a Pisa) 87 In servizio come caposala presso la base operativa distaccata di Albertville, morì per i postumi delle ferite all'addome riportate nel corso di un attacco armato da parte di alcuni ribelli della città di Kindu, dove pochi giorni dopo si sarebbe perpetrato il noto eccidio. Giovanni Paolo II lo ha ricordato con i caduti di Kindu, come eroi italiani da imitare per le loro gesta e da non dimenticare. 88 Maha Thray Sithu U Thant (Pantanaw, 22 gennaio 1909 – New York, 25 novembre 1974) fu un politico e diplomatico birmano, terzo segretario generale delle Nazioni Unite dal 1961 al 1971.

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4.2 La Somalia

L’Operazione 'Restore Hope' risulta il primo intervento di “ingerenza umanitaria armata”89 per rendere più sicuri i porti, gli aeroporti e i centri di assistenza umanitaria in Somalia e per mantenere l’embargo90 sull’importazione di armi. Formalmente definita UNITAF (Unified Task

Force) è una missione sancita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite allo scopo di stabilizzare la situazione nel Paese a fronte di un crescente stato di anarchia e di grave carestia. La missione umanitaria avviene sotto il controllo statunitense e con il supporto di personale di altre Nazioni.

L’obiettivo dell’operazione è quello di arginare la disastrosa carestia della

Somalia in piena crisi e soggetta all’arbitrio di alcuni signori della guerra. Il

9 dicembre 1992 il Governo italiano approva l’invio in Somalia di un contingente di 3.600 uomini, la Missione 'Ibis', alla quale l’Aeronautica

Militare partecipa organizzando un ponte aereo con velivoli B-70791, C-

89 Intervento umanitario armato. 90 Per embargo si intende il blocco degli scambi commerciali deciso da uno o più paesi nei confronti di un paese terzo, solitamente per motivi politici o economici. Si tratta di una misura di coartazione della libertà di decisione degli stati colpiti da tale provvedimento. 91 Il Boeing 707 è un aereo di linea dotato di quattro turbofan (tipo di motore a reazione che a differenza di un normale motore turbogetto, utilizza due flussi d'aria separati, uno caldo e uno freddo) sviluppato dalla statunitense Boeing. Sebbene non sia stato il primo jet commerciale a entrare in servizio (il primo fu il de Havilland DH.106 Comet), fu il primo aereo di linea jet di successo e molti lo considerano come il modello che trainò l'aviazione commerciale nell'era del jet. Inoltre fu il primo della serie 7x7 della Boeing e ne furono consegnati 1.010 esemplari. Dalla sua cellula sono stati derivati molti aerei militari, come l'aerocisterna KC-135 Stratotanker o l'AWACS E-3 Sentry. L'Aeronautica Militare Italiana l'ha sostituito nel 2011 col Boeing KC-767.

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13092, G-22293, DC-994 e Falcon 5095, per trasporto truppe, e con due G-

222 e tre elicotteri HH-3F96 da impiegare in zona d’operazioni. Il 15 dicembre, il primo C-130 atterra a Mogadiscio e il 3 gennaio 1993 il

Comandante del 15° Stormo97 prende il Comando del Reparto di Volo

92 Il C-130 è un aereo da trasporto tattico militare quadrimotore turboelica, utilizzato prevalentemente per trasporto o aviolancio di truppe e materiali, in forza all'USAF e ad altre cinquanta aeronautiche militari, fra cui quella italiana. 93 L'Alenia G.222 Panda, in precedenza Aeritalia G.222, è un bimotore a turboelica da trasporto tattico di costruzione italiana, più piccolo del Lockheed C-130 Hercules e caratterizzato da una forte vocazione tattica e STOL, cioè la capacità di operare su piste molto corte. Nel 1990 10 esemplari furono acquisiti dalla United States Air Force, acquisendo la designazione C-27A Spartan, designazione poi mutuata dalla successiva evoluzione del progetto, l'Alenia C-27J Spartan. 94 Il Douglas DC-9 è un bireattore da trasporto passeggeri a corto e medio raggio di notevole successo commerciale prodotto dalla casa di Long Beach a partire dalla seconda metà degli anni sessanta (il primo volo avvenne nel 1965). 95 Il trasporto sanitario di ammalati e traumatizzati o di pazienti che necessitano trapianti di organi è un impiego ricorrente dei trireattori Falcon 50, in servizio presso il 31° Stormo di Ciampino (Roma) fin dal 1985 che, analogamente ai più grandi e moderni Falcon 900EX, hanno autonomia intercontinentale. Secondo le esigenze d’impiego, il velivolo può rapidamente adottare una delle seguenti configurazioni: VIP, con nove passeggeri, e Trasporto sanitario, con due barelle e cinque passeggeri. Nel 2006, due dei quattro Falcon 50 del 31° Stormo sono stati sostituiti da due modernissimi Falcon 900 EASy, dotati di strumentazione di bordo all'avanguardia e di maggiore autonomia chilometrica. Prodotto dall'azienda francese a partire dalla metà degli anni settanta, per soddisfare le richieste del mercato del trasporto civile leggero e commerciale statunitense che richiedeva un velivolo in grado di effettuare rotte a lungoraggio, il Falcon 50 è uscito di produzione solo recentemente. Derivato dal precedente Falcon 20, il Falcon 50 ne conserva quasi interamente le caratteristiche costruttive con l'integrazione di un terzo motore istallato in coda. È stato il primo aereo realizzato dalla Dassault Aviation a essere dotato di una propulsione a tre motori a getto. 96 Nell'attività operativa dell'Aeronautica Militare grande risalto hanno gli interventi a favore della collettività che vanno dal concorso in occasione di pubbliche calamità (in coordinamento con la Protezione Civile) all'intera tipologia delle missioni SAR (Search And Rescue, Ricerca e Soccorso). Lo schieramento e le caratteristiche ognitempo degli elicotteri bi-turbina HH-3F e AB.212 permettono di raggiungere qualsiasi parte del territorio nazionale o delle acque territoriali in un massimo di un'ora e mezza di volo. Insieme ai velivoli da trasporto, gli HH-3F del 15° Stormo di Cervia (Ravenna) sono anche tra le risorse più versatili a disposizione dell'Aeronautica Militare per l'impiego in missioni "fuori area". I reparti HH-3F del 15° Stormo, hanno anche sviluppato una capacità Combat SAR, molto apprezzata in campo internazionale e alleato, che rende possibile condurre, anche in ambiente ostile, operazioni di soccorso e di evacuazione sanitaria, così come missioni di trasporto o di supporto alle forze speciali. 97 Il 15º Stormo è un Reparto operativo dell'Aeronautica Militare, parte integrante del 1ª Brigata Aerea Operazioni Speciali, con sette gruppi di volo distribuiti sulla Penisola italiana. Fu costituito il 1º giugno 1931 dalla Regia Aeronautica. Il suo compito principale è quello di assicurare la ricerca e soccorso degli equipaggi di volo, concorrendo, inoltre, ad attività di pubblica utilità quali la ricerca di dispersi in mare o in montagna, il trasporto sanitario d'urgenza di ammalati in pericolo di vita, nonché il soccorso di traumatizzati gravi.

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Autonomo dell’Aeronautica Militare in Somalia (AIRSOM). Vengono impiegati 734 uomini di cui 207 Ufficiali e 527 Sottufficiali con una rotazione di 1.043 persone. La base di AIRSOM viene collocata ad est dell’aeroporto in una tendopoli costituita da tende pneumatiche di avanzata tecnologia e camminamenti di griglie. Il collegamento settimanale con l’Italia è assicurato dai C-130 della 46^ Brigata Aerea di Pisa (da una a tre volte a settimana); un C-130 è presente anche a Luxor e, secondo le esigenze, vengono impiegati anche i velivoli del 14° Stormo di Pratica di Mare98 e del 31°

Stormo di Ciampino99. I G-222 riforniscono i presidi dell’ITALFOR (Italian

Force) 'Ibis' dislocati sulla strada che da Mogadiscio porta in Etiopia usando le piste di Gialalassi, Bulo e Burti. Le missioni degli HH-3F, sia di giorno sia di notte, sono svolte con l’impiego simultaneo di due vettori per garantire loro la reciproca copertura; il profilo di volo è svolto ad alta velocità, ad una quota compresa tra i 50 e i 100 piedi. La tipologia delle operazioni comprende voli di ricognizione, MEDEVAC (Medical Evacuation), scorta

Combat SAR (Search and Rescue), aviotrasporto, ricerca e soccorso, nonché collegamento per un totale di 789 uscite e 773 ore di volo. I G-222

98 Il 14 Stormo, è uno stormo di supporto dell'Aeronautica Militare dipendente dal Comando delle forze per la mobilità e il supporto di Roma e oggi ha sede presso l'aeroporto di Pratica di Mare. Lo stormo, intitolato alla memoria del tenente pilota Sergio Sartof, è costituito da due gruppi (8º e 71º), il Centro Addestramento Equipaggi e il Gruppo Efficienza Aeromobili. 99 Il 31º Stormo "Carmelo Raiti" è uno stormo dell'Aeronautica Militare il cui comando è situato sull'aeroporto di Roma-Ciampino. Il suo compito principale è quello di assicurare il trasporto delle autorità dello Stato, trasporti sanitari d'urgenza di ammalati, di traumatizzati gravi e di organi per trapianti, voli per esigenze umanitarie, nonché per interventi a favore di persone comunque in situazioni di rischio. Il 31º Stormo, pur permanendo alle dirette dipendenze del Comando della Squadra aerea, è posto sotto il controllo operativo dello Stato maggiore dell’Aeronautica, 3º Reparto, che lo esercita attraverso la sala situazioni che, attivata in H24, coordina tutte le attività di trasporto aereo per esigenze di Stato, sanitarie e umanitarie.

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sono impiegati principalmente per trasporto passeggeri o materiali per un totale di 1197 uscite e 1749 ore di volo con movimentazione di 9411 passeggeri e 234 tonnellate di materiali. Il 25 marzo, con l’atterraggio a Pisa dell’ultimo C-130, la Missione 'Ibis' risulta formalmente conclusa. Anche il quotidiano 'Corriere della Sera' rivela gli enormi sacrifici dei militari italiani impiegati in una delle più insidiose attività umanitarie su un teatro difficilissimo: «Sei mesi dopo l’arrivo delle truppe italiane in Somalia si può fare un bilancio delle loro attività. Sono stati sostenuti 108 conflitti a fuoco ed effettuati 223 rastrellamenti e perquisizioni. È stata data sicurezza a

1321 distribuzioni di viveri e sono stati scortati 1.304 convogli con aiuti umanitari. Le scuole assistite sono state ventitré e gli orfanotrofi ristrutturati e riforniti dieci. Sono state trasportate 21.530 tonnellate di rifornimenti, per due terzi viveri. Tutto ciò è costato 1.590.000 km percorsi e 1397 ore di volo d’elicottero. Su 77.890 visite mediche eseguite dalle strutture sanitarie di

ITALFOR ben 75.557 sono andate a favore della popolazione locale. Al bestiame sono state dedicate 14.072 visite veterinarie, chiaro segno della volontà di risollevare l’economia dei nomadi. Sono state sequestrate 3530 armi fra leggere e pesanti. Fra i 2042 fucili d’assalto prevalgono gli AK-47

(Avtomat Kalashnikova): 1800, in tutte le versioni prodotte in URSS, Paesi satelliti e Cina, seguiti a distanza da 203 G.3 Heckler und Koch tedeschi.

Queste cifre danno anche un’idea della modernità delle armi circolanti in

Somalia perché sono rari i fucili più vecchi». Il continente africano risulta uno dei teatri più frequentati dall’Aeronautica Militare per l’estremo e

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costante bisogno di supporto umanitario e medico in aree dove sopravvivere è una sfida quotidiana.

4.3 Il Kosovo

Nel 1991 la dichiarazione di indipendenza della Slovenia, della

Croazia e, nel 1992, della Bosnia-Erzegovina fa precipitare la Jugoslavia in una grave crisi politico-istituzionale. Ciò dà il via ad una serie di conflitti che incendiano tutta l’area balcanica causando una impressionante catastrofe umanitaria. L’ONU, per arginare questa tragedia, organizza un ponte aereo su Sarajevo per rifornire di viveri e di medicinali le popolazioni della Bosnia-

Erzegovina. Il ponte aereo, durato oltre quattro anni, impegna anche l’Aeronautica Militare che perde un G-222 della 46^ Brigata Aerea di Pisa e tutto l’equipaggio, abbattuto da due missili. Nel 1993, viene messa in atto l’Operazione 'Deny Flight', per impedire il sorvolo della Bosnia ai velivoli militari. Per quasi tre anni, l’Aeronautica Militare dà supporto logistico ai

Reparti dei Paesi NATO presenti nelle basi italiane e interviene con i caccia

Tornado100 e gli AMX101 che effettuano 543 uscite e 1288 ore di volo. Nello

100 Il Tornado è un velivolo da combattimento bireattore, biposto, con ala a geometria variabile e capacità ognitempo che l’Aeronautica Militare ha acquisito a partire dal 1982. Tramontato il rischio di un confronto militare globale, la probabilità di utilizzare un velivolo come il Tornado, la cui efficacia è stata accresciuta dall’acquisizione di sistemi d’arma d’avanguardia, riguarda essenzialmente le cosiddette “operazioni di risposta alle crisi”, interventi cioè nelle fasi più virulente di un confronto militare con lo scopo di attivare il processo di progressiva stabilizzazione, di svolgere quell’azione di deterrenza che permettono, insieme, di garantire, dal cielo, la sicurezza delle forze di superficie e di spegnere, sul nascere, possibili “ritorni di fiamma”. Il ruolo di questi velivoli va quindi inquadrato unicamente con finalità strumentali alla vocazione pacifica del nostro Paese. 101 Ghibli è il “nickname” attribuito negli anni novanta all’AMX, un aereo monomotore da attacco e ricognizione, disponibile anche nella versione biposto da addestramento avanzato (AMX-T), frutto della collaborazione industriale tra Italia, con Alenia che detiene

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stesso periodo, l’Aeronautica prende parte all’Operazione 'Sharp Guard'102, a supporto delle Unità Navali in Adriatico, con otto Tornado che effettuano

230 uscite e 267 ore di volo. Seguono poi le Operazioni 'Deliberate Guard' e 'Deliberate Force'103, nel corso delle quali, dal 1996 al 1998, i velivoli italiani effettuano 3000 uscite per 7227 ore di volo e trasportano 30.000 passeggeri. Conclusa la 'Deny Flight'104 viene avviata l’Operazione

'Decisive Endeavour'105 alla quale partecipano otto Tornado, sei AMX, quattro G-222, un C-130 e un B-707 per il rifornimento in volo. I velivoli aerotattici effettuano 1.250 uscite e 3.150 ore di volo. Ultimo atto della

il 70,3% del programma, e Brasile, con Embraer che cura il rimanente 29,7%. L’AMX-T è soprattutto velivolo da addestramento e OCU (Operational Conversion Unit), ma ha anche capacità operative assimilabili a quelle del monoposto. Il Ghibli è in grado di svolgere missioni di supporto ravvicinato, ricognizione tattica ed aerocooperazione con le forze di superficie (terrestri e navali). Il velivolo è dotato di un impianto per il rifornimento in volo e, grazie al sistema avionico in dotazione, è in grado di svolgere missioni ognitempo. 102 L'Operazione Sharp Guard è stata una missione congiunta che ha visto coinvolto in Adriatico la NATO e l'Unione Europea Occidentale per assicurare l'applicazione delle sanzioni economiche e l'embargo delle armi decise dalle numerose risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nei confronti della Jugoslavia nella zona del canale d'Otranto e nelle acque territoriali di Albania e Montenegro, oltre che il controllo dello spazio aereo della stessa zona. 103 L'Operazione Forza Deliberata (in inglese Operation Deliberate Force) era il nome di una campagna militare aerea condotta nel 1995 dalla NATO contro le forze della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina. Attuata formalmente con il richiamo alla Risoluzione n. 836 delle Nazioni Unite, l'operazione che si svolse dal 30 agosto al 20 settembre, vide impiegati 400 aerei e 5000 militari di 15 nazioni. Ufficialmente, l'azione fu iniziata in risposta al bombardamento del mercato di Sarajevo del 28 agosto 1995, dove cinque proiettili di mortaio, lanciati da postazioni serbe su piazza Markale, uccisero 39 civili e ne ferirono almeno 90. Il piano era però stato preparato già dal precedente luglio. Abilmente aggirate le posizioni dei vertici ONU, contrari ad ogni tipo di intervento per non screditare i caratteri di imparzialità della loro missione, il generale Rupert Smith, comandante dei caschi blu in Bosnia ed Erzegovina, si accollò la responsabilità di ogni decisione al riguardo e diede il via libera all'intervento occidentale. 104 L'operazione di pattugliamento della Nato dei cieli della Bosnia per impedire il volo agli aerei serbi. 105 La Implementation Force (IFOR) è stata una forza multinazionale della NATO dispiegata in Bosnia ed Erzegovina per un mandato di un anno dal 20 dicembre 1995 al 20 dicembre 1996 sotto il nome in codice Operazione Joint Endeavor per implementare l'accordo di pace in Bosnia and Herzegovina come successore della forza delle Nazioni Unite UNPROFOR ed è stata la più grande missione militare nella storia della NATO con circa 60.000 soldati provenienti da diverse nazioni dell'Alleanza Atlantica.

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tragedia balcanica è l’esodo dal Kosovo di circa 300.000 albanesi in fuga dalle milizie serbe. Nel corso del 1997 e, soprattutto, del 1998 gli scontri tra separatisti kosovari e forze militari e di polizia serbe si intensificano nell’area balcanica. La volontà del Governo di Belgrado si traduce in azioni di pulizia etnica con esecuzioni di civili ed evacuazioni di interi villaggi che provocano massicci esodi di profughi verso i Paesi limitrofi e verso l’Europa, soprattutto l’Italia. Il rischio che il conflitto nel Kosovo si espanda nel resto dei Balcani mobilita la diplomazia internazionale: nel marzo 1998 si riunisce a Londra il gruppo di contatto formato da Stati Uniti, Russia, Francia, Germania, Gran

Bretagna e Italia che decide, con il parere contrario della Russia, di imporre alla Serbia sanzioni economiche, minacciando un intervento militare diretto nel Kosovo se questa non accetti di ritirare le proprie forze di polizia e di avviare un negoziato di pace. In settembre il Consiglio di Sicurezza dell’ONU vota una risoluzione finalizzata al cessate il fuoco, ammonendo il

Governo di Belgrado. In ottobre si apre il primo tavolo di negoziati, che si concludono con la firma di un accordo per il cessate il fuoco e per il ritiro delle truppe serbe dalla regione, e a garanzia dell’attuazione dell’accordo di pace vengono inviati nel Kosovo più di 2.000 osservatori dell’OSCE106. La palese violazione dell’accordo nei mesi seguenti, con il ripetersi di scontri, costringe le parti in conflitto a un incontro, che si svolge nel febbraio del

1999 nel castello di Rambouillet. Il piano prevede la concessione di un’ampia autonomia al Kosovo nel rispetto della sovranità serba, il disarmo

106 L’OSCE, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, è un'organizzazione internazionale per la promozione della pace, del dialogo politico, della giustizia e della cooperazione in Europa.

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dell’UCK107 e il dispiegamento di una Forza multinazionale di pace sotto l’egida della NATO. Ma tra il 1997 e il 1998 le milizie serbe lanciano una violenta offensiva che colpisce indiscriminatamente la popolazione kosovaro-albanese. Migliaia di persone, allo scopo di sottrarsi ai soprusi e alle violenze, vengono costrette ad abbandonare i villaggi. L’intransigenza di Belgrado fa scattare l’intervento militare della NATO, che da tempo ha avviato i preparativi per un intervento militare diretto. Dopo il fallimento delle trattative di Rambouillet, nella primavera del 1999 la crisi del Kosovo raggiunge il suo culmine, causando l’intervento militare della NATO.

L’attacco aereo si conclude dopo 78 giorni di intensi bombardamenti. L’Italia interviene schierando 50 velivoli tra F-104108, Tornado, AMX, B-707, G-222 e C-130 che effettuano 1.440 uscite e 6.555 ore di volo nel corso dell’Operazione 'Allied Force'109.

L’Operazione inizia nell’estate del 1999 a Dakovica, dove in soli 52 giorni e in un contesto non ancora completamente pacificato i militari dell’Aeronautica Militare riescono ad allestire 'da zero' un aeroporto, attuando la prima attività di proiezione fuori area della Forza Armata. Nel giugno 1999 l’Aeronautica Militare è chiamata a partecipare all’Operazione

107 L’UCK è l’Esercito di liberazione del Kosovo. 108 Il Lockheed F-104 Starfighter è un aereo monomotore ad alte prestazioni supersonico sviluppato originariamente per la United States Air Force (USAF) come caccia intercettore. Un caccia intercettore (o intercettore) è un tipo d'aereo da caccia concepito specificamente per fermare e distruggere gli aerei nemici prima che raggiungano il loro obiettivo. 109 L'operazione Allied Force (in italiano "Forza Alleata") è la campagna di attacchi aerei portata avanti dalla NATO per circa due mesi contro la Repubblica Federale di Jugoslavia di Slobodan Milošević, con l'intento di ricondurre la delegazione serba al tavolo delle trattative, che aveva abbandonato dopo averne accettato le conclusioni politiche, e di contrastare l'operazione di spostamento della popolazione del Kosovo allo scopo di predisporre una sua spartizione tra Serbia e Albania.

103

“Joint Guardian”110 con la costruzione di un aeroporto per il supporto del contingente italiano in Kosovo.

Da ciò scaturisce il decreto legge 180/99 convertito nella legge

269/99 con cui si finanzia la costruzione dell’aeroporto, che in luglio la

KFOR (Kosovo Force della NATO) approva, indicando per la sua realizzazione un’area limitrofa ad una piccola pista già esistente a nord-est di Dakovica. Il primo team logistico arriva a Dakovica in agosto e costituisce il relativo distaccamento all’interno del campo che viene denominato AMIKO

(Aeronautica Militare Italiana in Kosovo) dove alla fine di settembre un G-

222 della 46^ Brigata Aerea può effettuare il primo atterraggio. Nel gennaio

2000, con la costituzione del 1° Reparto Operativo Autonomo, l’Ente si trasforma e da cantiere comincia ad assumere la fisionomia di un Comando operativo.

Lo scopo principale della realizzazione dell’aeroporto AMIKO è quello di garantire un supporto tecnico-logistico al contingente italiano, una pronta disponibilità di mezzi aerei in condizioni di emergenza, e una base attrezzata per le operazioni aeree in teatro in alternativa all’aeroporto di

Pristina, unico del Kosovo sino al 1999 in grado di gestire una certa mole di traffico.

Il nostro contingente, inoltre, così come tutti gli appartenenti alla

KFOR hanno contribuito in maniera significativa e diretta alla ricostruzione

110 La missione Kosovo Force, in sede Nato è stata denominata Operazione Joint Guardian.

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politica, sociale ed economica del Paese. La KFOR da sempre si occupa di costruire un ambiente sicuro nel quale tutti i cittadini, a prescindere dell'etnia di appartenenza, possano vivere in pace e, con l'aiuto internazionale, la democrazia e la società civile si stanno rafforzando.

I compiti del contingente, concretamente, sono stati molteplici:

1) Assistere il ritorno e il dislocamento dei rifugiati;

2) Ricostruire e sminare;

3) Garantire l'assistenza medica;

4) Garantire la sicurezza e l'ordine pubblico;

5) Garantire la sicurezza delle minoranze etniche;

6) Garantire la sicurezza del patrimonio storico;

7) Garantire il rispetto dei confini e la sicurezza di confine;

8) Combattere il contrabbando internazionale di armi;

9) Ottenere la consegna, in tutto il Kosovo, di armi,

munizioni ed esplosivi;

10) Distruggere le armi;

11) Sostenere lo stabilimento di istituzioni civili, di un

sistema giudiziario e penale, di un processo elettorale, della legge e

dell'ordine pubblico, e di altri aspetti della vita politica, economica e

sociale della provincia.

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4.4 Timor Est

Il 28 novembre 1975, durante la Rivoluzione dei Garofani111 portoghese, Timor Est, ubicato in un angolo dell’Arcipelago Indonesiano, dichiara la propria indipendenza e solo nove giorni dopo l’Esercito

Indonesiano ne prende il controllo. Ed è per garantire gli inviolabili principi della pace e della democrazia che l’ONU autorizza una forza internazionale per pacificare il Paese e contribuire, con aiuti e interventi umanitari, a risollevare le condizioni di vita della popolazione locale. Ignorata dall’opinione pubblica internazionale, Timor Est ritorna prepotentemente all’onore delle cronache dopo il massacro di Dili112, compiuto dalle truppe indonesiane il 12 novembre 1991. L’interesse suscitato nelle organizzazioni internazionali e le azioni diplomatiche svolte in particolare dal Portogallo portano, nell’agosto del 1999, ad un nuovo referendum per l’indipendenza, in cui gli indipendentisti si impongono ottenendo la maggioranza dei voti

(78,5%). Il risultato elettorale non compone i dissidi all’interno del Paese; la minoranza, che si oppone alla costituzione di una Regione Autonoma

Speciale di Timor Est come Provincia autonoma dell’Indonesia, dà inizio ad

111 La Rivoluzione dei garofani (portoghese Revolução dos Cravos) fu il colpo di Stato incruento attuato nel 1974 da militari dell'ala progressista delle forze armate del Portogallo che pose fine al lungo regime autoritario fondato da António Salazar e che portò al ripristino della democrazia nel Paese dopo due anni di transizione tormentati da aspre lotte politiche. Il nome di Revolução dos Cravos deriva dal gesto di una fioraia, che in una piazza di Lisbona offrì garofani ai soldati. I fiori furono infilati nelle canne dei fucili, divenendo simbolo della rivoluzione e insieme segnale alle truppe governative perché non opponessero resistenza. 112 Il massacro di Dili (noto anche come massacro di Santa Cruz) fu la repressione violenta delle dimostrazioni indipendentiste di Timor Est avvenuta nel cimitero di Santa Cruz dell'odierna capitale, Dili, il 12 novembre 1991, durante l'occupazione indonesiana di Timor-Est.

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una violenta campagna di distruzione ai danni delle infrastrutture e degli edifici pubblici, che sfociano in episodi di aggressione verso la popolazione civile: quasi 1.500 timoresi vengono uccisi e alcune centinaia di migliaia vengono condotti a forza nella zona occidentale dell’isola. Solo l’intervento delle Nazioni Unite consente, alla fine di settembre, la cessazione delle ostilità attraverso una efficace azione di peacekeeping internazionale a guida australiana; contemporaneamente, la risoluzione 1264 del Consiglio di Sicurezza autorizza la creazione di una forza internazionale,

INTERFET113, alla quale prendono parte diciassette Paesi con le loro Forze

Armate114. Nel quadro del contributo dato dall’Italia all’Operazione

'Stabilise'115, affidata alla coalizione multinazionale INTERFET, l’Aeronautica Militare invia presso la base australiana di Darwin un Nucleo della 46^ Brigata Aerea di Pisa, due G-222 e venticinque tra piloti e specialisti che cooperano brillantemente con la forza internazionale e, in

113 INTERFET è l'acronimo di International Force for East Timor, un contingente militare multinazionale istituito dalla Nazioni Unite per riportare sicurezza ed aiuto umanitario, in seguito allo scoppio della crisi di Timor Est del 1999, alla popolazione civile. Venne posta sotto il comando del maggior generale australiano Peter Cosgrove. Rappresentante fu il tailandese Songkitti Jaggabatara. 114 Vi presero parte i militari dei seguenti paesi: Australia, Brasile Germania, Francia, Irlanda, Italia Malesia, Nuova Zelanda, Norvegia, Filippine, Canada, Kenia, Corea del Sud, Singapore, Regno Unito, Tailandia, Stati Uniti. 115 Il 15 settembre 1999, il Ministro della Difesa Italiano ha autorizzato la partecipazione di Unità italiane all'operazione (Operation "Stabilise") nell'ambito della "Forza Multinazionale". Le operazioni militari per l'Italia inizieranno il 22 settembre 1999 ed i Reparti impegnati saranno: - 270 Paracadutisti "Folgore" - Carabinieri del Tuscania - Reggimento Leonessa - 26 tecnici e piloti dell'Aereonautica - due aerei G 222 "46a Aerobrigata" - Incursori del COMSUBIN - Fanti di Marina - Nave San Giusto

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particolare, con la coalizione aeronautica nella quale operano velivoli ed equipaggi di differenti Nazioni. Il compito svolto dai G-222 è quello di garantire giornalmente le operazioni di trasporto umanitario della coalizione e i collegamenti su chiamata con l’aeroporto di Dili. Tra i voli di collegamento umanitario si rivela come particolarmente importante l’attività svolta sulla limitata pista di Suai, dislocata a pochi chilometri dal confine indonesiano, lunga appena 800 metri e in pessime condizioni, posizionata in mezzo a rilievi montani e a una fitta giungla, che la rendono agibile solo per i performanti G-222. La capacità di atterrare su tale pista risulta di fondamentale importanza per l’esito delle operazioni e viene molto apprezzata dal personale ONU e dal contingente australiano per la posizione strategica dell’aeroporto di Suai, in prossimità del confine con

Timor West. Questo apprezzamento rappresenta un risultato assai importante per una missione in cui gli equipaggi hanno saputo dimostrare un esemplare impegno nonostante le difficoltà; e se, in ultimo, la distanza ha complicato il coordinamento con il rifornitore B-707, rendendo difficoltose le comunicazioni, ciò non ha assolutamente inficiato il livello del contributo offerto dall’Aeronautica Italiana. Dal 7 ottobre 1999 al 14 febbraio 2000, l’attività svolta dai due G-222 ha contato 349 voli nell’arco di 93 missioni con più di 400 ore di volo, trasportando più di 4300 persone e oltre 290 tonnellate di materiali.

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4.5 Iraq

Nel quadro del delicato contesto internazionale, impegnato nella lotta al terrorismo, gli Stati Uniti danno il via, nel marzo 2003, all’Operazione

“Iraqi Freedom”116, una vasta azione militare che coinvolge una coalizione di diversi Paesi al fine di rovesciare il regime dittatoriale di Saddam Hussein, in Iraq. Dopo aver ridotto la capacità militare irachena, il 1° maggio dello stesso anno l’Operazione passa alla sua fase più insidiosa, la IV, finalizzata al ripristino delle condizioni indispensabili per lo sviluppo politico, sociale ed economico del Paese. A questo fine viene istituito l’Ufficio per la

Ricostruzione e l’Assistenza Umanitaria (ORHA, Office for Reconstruction and Humanitarian Assistance), sempre guidato dagli Stati Uniti. Il 22 maggio, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approva la risoluzione

1483: attraverso questo provvedimento la comunità internazionale è sollecitata attivamente a contribuire per la stabilità e la sicurezza dell’Iraq.

In seguito, viene costituita anche la CPA (Coalition Provisional Authority),

Autorità Provvisoria della Coalizione: tale organismo, da un lato, assorbe parte delle funzioni dell’ORHA e, dall’altro, viene investito del compito di fornire il necessario supporto per la nascita di un nuovo Governo iracheno.

Il 28 giugno 2004, quando i poteri vengono trasferiti al Governo ad interim del Paese, la CPA cessa il suo incarico. Nella primavera del 2003, in Italia,

116 Nel mese di marzo 2003 inizia l'operazione "Iraqi Freedom" (OIF), o seconda guerra del golfo, da parte di una coalizione composta principalmente degli eserciti britannico e statunitense e da altri Stati. Il 1º maggio 2003 la guerra è ufficialmente finita, anche se di fatto gli eserciti stranieri non hanno mai avuto il controllo pieno del territorio, subendo gravi perdite inflitte dalla resistenza irachena e da attacchi terroristici.

109

viene messo a punto un piano operativo di emergenza, con una Task

Force117 interministeriale appositamente costituita e coordinata dal

Ministero degli Affari Esteri con l’apporto della Difesa e di altri Ministeri. Ne sono testimonianza l’audizione del Ministro Frattini, il 15 aprile 2003, al

Parlamento, nonché l’intervento del Ministro della Difesa, on. Antonio

Martino, alle Commissioni Esteri e Difesa del Senato e della Camera riunite in seduta congiunta il 14 maggio 2003. Il 16 ottobre 2003, il Consiglio di

Sicurezza approva all’unanimità la risoluzione 1511: il provvedimento crea le condizioni per la partecipazione delle Nazioni Unite alla ricostruzione politica ed economica del Paese e al mantenimento della sicurezza. La risoluzione 1511 (ai sensi del capitolo VII dello Statuto delle Nazioni Unite) annovera tra i punti focali di intervento: la leadership irachena e il passaggio dei poteri dall’Autorità Provvisoria della Coalizione al popolo; il mantenimento delle condizioni di sicurezza da parte di una Forza multinazionale; la partecipazione delle Nazioni Unite e della comunità internazionale al finanziamento dei progetti di ricostruzione del Paese. La risoluzione afferma, inoltre, che «il conseguimento della sicurezza e della stabilità sia fondamentale per riuscire a portare a termine con successo il processo politico» e per far sì che le Nazioni Unite possano lavorare nel

Paese.

Inoltre, essa autorizza una «Forza multinazionale sotto comando unificato per intraprendere tutti i provvedimenti necessari e contribuire al

117 La locuzione unità operativa (in inglese task force) indica una unità militare di pronto intervento.

110

mantenimento della sicurezza e della stabilità in Iraq», disponendo, al contempo, che l’Autorità Provvisoria della Coalizione «restituisca, prima possibile, le responsabilità e l’autorità di Governo alla popolazione dell’Iraq» e domandando all’Autorità, al Consiglio di Governo iracheno e al Segretario

Generale delle Nazioni Unite di informare in modo tempestivo il Consiglio di

Sicurezza sugli eventuali progressi. L’8 giugno 2004 viene approvata la risoluzione 1546 con la quale il Consiglio di Sicurezza dell’ONU restituisce, a partire dalla fine del mese, la sovranità nazionale al popolo, rinnovando l’autorizzazione per la presenza di una Forza multinazionale sul territorio, su richiesta del Governo provvisorio iracheno. Entro la fine del 2006, al fine di ottemperare le decisioni delle Autorità di Governo nazionale e le disposizioni del Ministro della Difesa per il progressivo disimpegno del

Contingente nazionale dalla Provincia di Dhi Qar, viene disposto il re- deployment graduale della Italian Joint Task Force (IT-JTF); allo stesso tempo, viene avviato il processo di transizione per il trasferimento della responsabilità della Provincia alle Autorità locali. L’operazione ha inizio ufficialmente il 31 agosto 2006, con l’Announcement Day, per poi trovare pieno compimento il 21 settembre 2006. Per accompagnare il Governo provinciale nelle fasi embrionali di gestione della transizione, l’impegno operativo della IT-JTF viene prolungato fino al 31 ottobre 2006 con una fase di Operational Over-Watch; la consegna, da parte del Comandante della IT-

JTF, della direzione della base italiana di 'Camp Mittica'118 all’esercito

118 Camp Mittica è stata base operativa dei militari italiani in Iraq.

111

iracheno avviene il 6 novembre. In attesa del definitivo rientro in Italia, il

Contingente si trasferisce presso un altro campo italiano, 'Little ', dislocato nell’ambito della base aerea di Tallil, sempre nell’area di An-

Nassiriyah; le operazioni logistiche per il rientro di personale, mezzi e materiali continuano per tutto il mese di novembre e solo il 1° dicembre

2006, alla presenza del Ministro della Difesa e del Capo di Stato Maggiore, si svolge la Cerimonia dell’ammaina-bandiera che conclude l’impegno italiano ad An Nassiriyah. L’Aeronautica Militare partecipa all’Operazione

'Antica Babilonia' tramite il proprio 6° Reparto Operativo Autonomo (ROA) che, nell’ambito dell’Italian Joint Task Force (IT-JTF), assicura il supporto aereo, sia di giorno sia di notte, alle forze di terra garantendo senza soluzione di continuità un’adeguata cornice di sicurezza. La componente elicotteri inserita direttamente alle dipendenze dell’Italian Joint Task Force

(IT-JTF), opera nell’aeroporto di Tallil, ex base aerea irachena, non lontano da An Nassiriyah. L’aeroporto militare di Tallil è in ordine di importanza e grandezza il secondo aeroporto dell’Iraq. In particolare la base è divisa in due zone: la prima, quella logistica, realizzata dal Comando Logistico dell’Aeronautica Militare, dove vivono, in tenda e successivamente in container abitativi, trecento uomini del Reparto e una seconda zona operativa, con hangar e linea di volo, dove sono schierate le componenti di aeromobili.

L’Aeronautica Militare inoltre rende disponibili gli elicotteri HH-3F del

15° Stormo di Pratica di Mare (Roma) operanti da giugno 2003 e gli UAV

Predator del 28° Gruppo Velivoli Teleguidati alle dipendenze del 32° Stormo

112

di Amendola (Foggia), operanti dal gennaio 2005. Gli elicotteri dell’Aeronautica, dell’Esercito e della Marina volano complessivamente per circa 10.881 ore, di cui circa 5000 svolte con gli elicotteri HH-3F in missioni di ricognizione, scorta convogli, trasporto ed evacuazione medica. In particolare, durante i due anni di impiego i velivoli a pilotaggio remoto

Predator effettuano oltre 1.600 ore di volo (600 ore nel 2006), impagabili soprattutto nel sostituire l’impiego di pattuglie terrestri ed elicotteri per le missioni di sorveglianza e ricognizione, con ottimi rientri in termini di risparmio di risorse e riduzione dei rischi per il personale. Il velivolo, data l’ampia versatilità d’impiego, viene utilizzato su più fronti, sia sotto il profilo propriamente militare sia per quanto concerne l’aspetto civile e gli aiuti umanitari. Presso il 6° ROA, basandosi su una intelaiatura di comando, controllo e supporto logistico fornita dall’Aeronautica Militare, confluiscono circa 200 militari provenienti dal 15° Stormo di Pratica di Mare, dal 28°

Gruppo Velivoli Teleguidati e da diverse altre basi aeree italiane e 100 unità dell’Esercito.

In sintesi un totale di 300 unità impiegate giornalmente durante tutto il periodo di attività, dal 2003 ad oggi. Presso il Reparto opera anche personale dell’Area Logistica, del Genio Aeronautico, delle telecomunicazioni e del servizio difesa, che dispone, tra l’altro, di un proprio nucleo EOD (Explosive Ordnance Disposal) per la neutralizzazione di ordigni esplosivi.

113

4.6 Afghanistan

Dal 10 maggio al 28 ottobre 2002 l’Aeronautica Militare è presente in terra afghana con Reparti d’élite119 per partecipare all’Operazione 'Enduring

Freedom'120, con la quale la comunità internazionale si ripropone di recuperare alla vita democratica un Paese di grande storia e civiltà oppresso da un sistema politico oscurantista e sprezzante dei diritti umani.

È al lavoro degli uomini del Genio Campale121 dell’Aeronautica Militare che si deve la rimessa in funzione dell’aeroporto di Bagram, quasi del tutto distrutto da eventi bellici prima e dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New

York, l’11 settembre 2001. Ed è nell’ambito di questa operazione, condotta su vasta scala, in uno dei teatri dei più difficili e ostili dello scacchiere internazionale, che operano i C-130J della 46^ Brigata Aerea di Pisa, inviati presso la base aerea di Manas dislocata nella regione nord-ovest del

Kirghizistan, in supporto del contingente italiano inquadrato nella forza di stabilizzazione ISAF122. Nel 2005 l’Aeronautica invia in Afghanistan un altro

119 Viene definito forza speciale un particolare reparto delle forze armate, creato ed impiegato per operazioni speciali, dell’ordinamento militare del paese d’appartenenza. Le tipologie di questi corpi militari, di polizia o antiterrorismo, quindi, variano sensibilmente a seconda del momento storico e dello stato a cui si riferiscono. Nella pratica sono spesso chiamati come corpi d'élite o anche unità speciali. 120 Enduring Freedom ("libertà duratura" in lingua inglese, acronimo OEF) è il nome in codice ufficialmente utilizzato dal governo degli Stati Uniti d'America per designare alcune operazioni militari avviate dopo gli attentati dell'11 settembre 2001. Sebbene il termine valga a designare anche le campagne OEF Filippine (OEF-P già Freedom Eagle) e OEF Corno d'Africa (OEF-HOA), viene utilizzato, per antonomasia, per l'operazione militare lanciata nel 2001 contro i Talebani in Afghanistan, primo atto della Guerra al terrorismo. 121 Il Genio campale costituisce una capacità strategica impiegabile per il tempo strettamente necessario per l’approntamento iniziale delle strutture di supporto logistico e operativo. 122 ISAF: International Security Assistance Force. Nata nel 2001 (ma l'Italia ne fa parte dal 2003), vede l'anno di maggiore impegno sul campo un decennio dopo, nel 2011: 130 mila militari da 50 Paesi di tutto il mondo. A 13 anni di distanza conta 3.485 soldati morti sul campo. Il suo compito è stato quello di assistere il governo afghano nel mantenimento della

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reparto di élite, il Reparto Mobile di Supporto (RMS)123. Costituito nel 1999, con sede presso l’aeroporto di Villafranca (Verona), al Reparto è affidato il compito di assicurare la sopravvivenza operativa e il sostegno logistico ai reparti di volo e alle unità mobili operanti fuori area. In marzo il Reparto viene spostato presso l’aeroporto di Herat, nell’ambito della Task Force

'Aquila', e dà inizio all’allestimento della Forward Support Base (FSB)124, punto strategico per il funzionamento delle operazioni aeree e per la stabilizzazione dell’area. I lavori di allestimento vengono portati a compimento in quarantacinque giorni, secondo la tempistica prevista dalla

NATO, con la messa a punto delle infrastrutture per assicurare le attività di

Combat Service Support e di Combat Support125, garantendo la gestione dello scalo, il supporto logistico al personale italiano, a quello alleato in forza alla base avanzata e a quello del Team di Ricostruzione Provinciale costituito presso la città di Herat. Nell’ambito dei rapporti con la popolazione

sicurezza a Kabul e in tutto l'Afghanistan, favorire lo sviluppo delle strutture di governo, estendere il controllo del governo su tutto il Paese, supportare gli sforzi umanitari, di risanamento e di ricostruzione dell'Afghanistan, contribuendo ad assicurare il necessario quadro di sicurezza agli aiuti civili apprestati dall'Unione Europea e dagli organismi internazionali. 123 Il 3° Stormo svolge invece un’attività importantissima nell’ambito della Forza Armata, in quanto assicura la capacità di rischieramento e la sopravvivenza operativa ai Reparti di Volo dislocati fuori dalle proprie sedi stanziali o dai confini nazionali. Ora, dopo la ristrutturazione voluta dai vertici della Forza Armata, il 3° Stormo ha dovuto reinventarsi una nuova professionalità conquistandosi un suo spazio che lo pone al centro di tutta l’organizzazione dell’Aeronautica, un lavoro specialistico unico nel suo genere. Da reparto aereo dalle lunghe tradizioni storiche, si è trasformato in reparto di supporto logistico operativo, specializzandosi in tutte quelle attività che si rendono necessarie per supportare in maniera adeguata sia il personale militare che le popolazioni civili quando richiesto. 124 La Foward Support Base (FSB) di Herat è l’infrastruttura militare dove ha sede il Train Advise Assist Command West (TAAC-W), il comando multinazionale a guida italiana su base Brigata Bersaglieri GARIBALDI. 125 Il Combat Service Support e il Combat Support abbracciano tutte quelle attività necessarie al sostegno delle forze dispiegate in territori operativi, dalla fornitura di qualsiasi tipo di materiale, alla manutenzione, al trasporto, ai servizi sanitari o comunque qualsiasi tipo di supporto logistico-operativo.

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locale, l’Aeronautica svolge servizi ambulatoriali e di pronto soccorso nella stessa città.

Le relazioni fra Italia e Afghanistan sono tradizionalmente caratterizzate da amicizia e buona consuetudine di rapporti, fin dai tempi dell’ospitalità offerta all’ex sovrano Mohammed Zaher Shah, vissuto a lungo in esilio a Roma, e ancor prima al re Amanullah. L’Italia, fra i principali finanziatori dell’Afghanistan, alla Conferenza di Parigi del 12 giugno 2008 ha annunciato un considerevole impegno pluriennale per il triennio 2009-

11, per un importo pari a quasi 50 milioni di Euro l’anno, da canalizzare in prevalenza attraverso i fondi fiduciari126 (Trust Funds). Essa, altresì, ha pianificato di erogare un contributo dell’ordine di 10 milioni di Euro per l’assistenza alla preparazione delle elezioni presidenziali svoltesi nel 2009.

Il nostro Paese, già lead nation127, e poi key partner128 per il settore giustizia, si è adoperato per la riforma delle istituzioni giuridiche e della legislazione, la formazione di operatori, la divulgazione nelle Province e distretti dei principi della giustizia formale e dei diritti umani, oltre all’assistenza al

Parlamento nella sua prima legislatura. La Conferenza di Roma del luglio

2007 ha indubbiamente rappresentato un punto di svolta per la riforma del settore, con la decisione di finalizzare un Programma Nazionale a guida afghana (National Justice Programme), presentato all’inizio del 2008, e inglobato nell’Afghan National Development Strategy (Strategia nazionale

126 Fondi che raccolgono donazioni. 127 Una nazione guida (lead nation) può assumere la responsabilità di coordinare la logistica delle altre nazioni all'interno della sua area funzionale e regionale di responsabilità. 128 Collaboratore necessario al compimento di un’attività.

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di sviluppo afghana), ANDS129, finanziabile tramite l’Afghanistan

Reconstruction Trust Fund. L’Afghanistan è il Paese nel quale l’intervento dell’Italia è cresciuto e si è articolato maggiormente nel più breve arco di tempo (2002-08). Oggi la nostra azione politico-diplomatica, l’impiego di forze militari e di polizia, l’attività di cooperazione per la ricostruzione materiale e istituzionale vedono una pluralità di attori nazionali presenti direttamente o indirettamente sul territorio, tanto sul piano bilaterale, quanto attraverso una serie di quadri multilaterali (ONU, NATO, Unione Europea,

G8). Il livello di risorse impiegate dall’Italia e la natura pluriennale dello sforzo prodotto, verosimilmente destinati a proseguire, impongono pertanto di impegnare gli esponenti del Governo afghano in un dialogo proficuo, recando un messaggio conforme a quello dei maggiori partner italiani. È quindi necessario sollecitare i nostri interlocutori afghani a lavorare per il

129 In Afghanistan la Cooperazione italiana ha potuto rispettare sostanzialmente nel 2013 il livello di impegno assunto nelle conferenze internazionali di Bonn (dicembre 2011) e Tokyo (luglio 2012). Il partenariato di sviluppo tra Italia e Afghanistan si esprime operativamente nell’articolata strategia della Cooperazione, sostenuta da un ingente impegno finanziario, pari, per il 2012, a circa 34 milioni di euro, equivalente agli stanziamenti per l’Afghanistan del decreto missioni, peraltro inferiore all’impegno tradizionalmente mantenuto al livello di circa 50 milioni di euro, in linea con gli impegni assunti a livello internazionale in occasione delle conferenze succedutesi a Tokyo (prima conferenza nel 2002), Berlino (2004), Londra (2006) e Parigi (2008). Complessivamente le iniziative approvate dal 2001 ad oggi sono superiori a 600 milioni di euro. I principali interventi comprendono il sostegno alla governance e all’indispensabile rafforzamento delle capacità istituzionali nazionali e locali, lo sviluppo rurale (la grande maggioranza della popolazione dipende dall’agricoltura di sussistenza), il sostegno alle fasce vulnerabili (sanità) e le infrastrutture di trasporto necessarie per migliorare l’accesso alle zone periferiche. L’Italia si è allineata alla Strategia nazionale di sviluppo afghana (Ands), canalizzando una grande parte delle risorse attraverso il bilancio afghano o per il finanziamento dei programmi di sviluppo nazionali, come concordato dalla Conferenza di Kabul del luglio 2010. A sostegno della dimensione sviluppo della fase di transizione vi è un focus, non esclusivo, su Herat e la Regione occidentale con iniziative in corso per un valore di circa 85 milioni di euro. Significativi gli investimenti nel settore stradale e per il miglioramento della pubblica amministrazione di Herat, con l’apporto di Università italiane.

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conseguimento, graduale ma tangibile, di progressi politici e di governance, indicati nelle linee guida strategiche. Ciò costituisce un indispensabile requisito per un’adeguata prosecuzione del sostegno italiano e per la conservazione del consenso dell’opinione pubblica nel supporto all’Afghanistan.

L’Afghanistan oggi

La Comunità Internazionale, con la convinta partecipazione dell’Italia, ha contribuito a cambiare l’Afghanistan negli ultimi dieci anni: è stata approvata una Costituzione moderna; 7 milioni di bambini (di cui il 35% di sesso femminile) vanno a scuola, rispetto ai 900.000, solo maschi, negli anni del dominio talebano; l’istruzione universitaria femminile è passata dallo 0% del 2001 al 19,3% rispetto al totale degli studenti nel 2010; i servizi sanitari riescono ad essere erogati al 64% della popolazione (partendo dall’8%); la mortalità infantile si è ridotta del 20%; in Parlamento siedono 68 donne (su 249 deputati, più della media mondiale); il tasso di crescita economica si è attestato a circa il 10% annuo; le entrate fiscali sono aumentate del 400% rispetto al 2006, segnale di uno Stato che inizia a funzionare; 16.000 funzionari afgani sono stati formati; 6700 km di strade sono stati costruiti o ristrutturati; più dell’80% dei villaggi del Paese è stata beneficiaria di microprogetti decisi e realizzati dalle comunità locali; la capacità di generazione di elettricità è aumentata da 243 a 1028,5 megawatt. Significativi anche i risultati dell’assistenza internazionale in

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materia di sicurezza: non solo le ANSF (forze di sicurezza afgane, esercito e polizia) sono aumentate di 100.000 unità negli ultimi 18 mesi

(raggiungendo i 300.000 effettivi circa, cui se ne aggiungeranno altri 46.000 entro ottobre 2012), ma hanno conseguito livelli crescenti di preparazione operativa ed equipaggiamento. Resta certo moltissimo da fare in un Paese che è tra i più poveri al mondo, con tragiche ineguaglianze sociali, violazioni dei diritti umani e istituzioni ancora fragili e inadeguate; il traffico degli oppiacei costituisce il 9% del PIL, e vale da solo 1,4 miliardi di dollari; permangono gravi insufficienze sotto il profilo sanitario; la corruzione registra tassi tra i più alti al mondo. Ciò conferma la necessità di proseguire con convinzione l’intervento internazionale di assistenza al Paese per giungere, in un futuro non troppo lontano, ad uno sviluppo sostenibile endogeno.130

130 www.esteri.it

119

CONCLUSIONI

Circa cinquemila italiani, tra uomini e donne, ogni giorno lavorano al di fuori dei confini nazionali per fornire un contributo importante alla ricostruzione, alla stabilità, al mantenimento della pace. Dall’Africa, ai

Balcani, dal Medio Oriente, all’Asia nel segno di un impegno militare, politico e finanziario di assoluto rilievo, le unità italiane di peace-keeping sono attualmente impegnate in diverse operazioni di pace condotte o autorizzate dalle Nazioni Unite in tutte le principali aree di crisi del mondo.

L’Italia coerente con la sua tradizione di solidarietà e con la sua vocazione al dialogo con i Paesi del sud del mondo, svolge da sempre in questo ambito un ruolo di rilievo. Tale ruolo è testimoniato in primo luogo dall’impiego di uomini: il nostro Paese si colloca, infatti, ai primissimi posti tra i paesi che contribuiscono con l’invio di truppe alle missioni di pace. Ma il ruolo italiano è rilevante anche in termini di impieghi di mezzi economici.

Infatti, l’Italia, oltre ad essere il sesto contributore al bilancio del peace-keeping ONU, partecipa agli interventi di pace internazionali in vari modi:

- circa 5000 i militari italiani impiegati nelle Forze di pace multilaterali, quali la SFOR in Bosnia-Erzegovina, la KFOR in Kosovo e l’ISAF in Afghanistan, ma anche condotte direttamente dall’Unione Europea

(EUPM in Bosnia, Concordia/Proxima in Macedonia). Tutte queste missioni sono autorizzate e poste sotto l’egida del Consiglio di Sicurezza ONU. Il

120

costo di tali operazioni supera 1,2 miliardi di Euro l’anno, aggiuntivi rispetto ai contributi al peace-keeping ONU;

- circa 400 caschi blu italiani sono impegnati nelle operazioni direttamente condotte dalle Nazioni Unite, nei Balcani (UNMIK), in Medio

Oriente e Nordafrica (UNIFIL, UNTSO, MINURSO), in Africa

(UNMEE/Etiopia-Eritrea) e in Asia Centrale (osservatori militari lungo la frontiera India/Pakistan);

- Inoltre, con la risoluzione n. 2100 del 25 Aprile 2013, il

Consiglio delle Nazioni Unite ha deciso di supportare la popolazione del

Mali attraverso l'operazione “Minusma” (United Nations Multidimensional

Integrated Stabilization Mission in Mali). In questo contesto, il Governo

Italiano ha dato il via alla sua più recente missione di pace, autorizzando la partecipazione di 27 unità di personale militare con l’obiettivo di lavorare per un definitivo cessate il fuoco ed una progressiva integrazione nel sistema politico e sociale del Mali per i gruppi etnici del Nord del Paese.

Anche l’Aeronautica Militare ha partecipato attivamente all’operazione Minusma effettuando il trasporto aereo di materiale umanitario e presidi sanitari;

- Un sostegno significativo ai progetti di disarmo, sminamento, riabilitazione, assistenza umanitaria e ai rifugiati condotti da Fondi,

Programmi e Agenzie delle Nazioni Unite, che divengono sempre più componenti essenziali del processo di “peace-building” con il quale si intende consolidare il successo delle missioni di pace;

121

Infine il nostro Paese partecipa anche a diverse iniziative europee che contribuiscono a rafforzare le missioni di peace-keeping delle Nazioni

Unite, tra cui:

- gli EU battle groups;

- la Gendarmeria europea;

- la creazione di una civilian capacity in crisis management;

- il sostegno alla Peace Facility for Africa.

Un ultimo pensiero è rivolto alla situazione di crisi che in questi ultimi anni sta colpendo il mondo intero (e mi riferisco a quella crisi che ha colpito il mondo dopo gli atti terroristici dell’11 settembre131) e che porta a nuova attenzione le modalità degli interventi militari, in uno scenario che neanche il mondo politico definisce guerra, ma che sicuramente non potrà essere assimilato alle missioni intraprese fino a quel momento.

Non è dunque formalmente guerra, e non dovrebbe esserlo sostanzialmente; è stato messo in chiaro che l’obiettivo di questa nuova missione internazionale è sradicare la rete terroristica mondiale. Non contro uno Stato; non contro un nemico in particolare, ma contro quello che è stato definito il nemico della civiltà: il terrorismo; dunque un nemico senza volto e senza Patria.

131 Questi attentati hanno sollevato un serrato dibattito circa la loro valutazione dal punto di vista del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, fin da quando il Consiglio di Sicurezza ha adottato unanimemente la risoluzione 1368. Per più ampie considerazione, MARCHISIO S., Le Nazioni Unite e la lotta al terrorismo, in I Diritti dell’uomo cronache e battaglie, 2001, pp. 48-54.

122

In un periodo incerto quale quello in cui ci apprestiamo a vivere tutte le definizioni che abbiamo fino ad ora dato o quelle che si potrebbero dare in futuro non avrebbero alcun valore. L’unica certezza è sperare nella civiltà raggiunta dal mondo contemporaneo.

E chissà se si condividerebbero le parole di S. Agostino: “Fare la guerra è una felicità per i malvagi, ma per i buoni una necessità”.

123

124

INTRODUCTION

This paper aims at conveying the role and duties of the Italian Armed

Forces. It focuses on the importance of the Italian Air Force for the

Community at both national and international level and its role in

Peacekeeping Operations as part of the mediation process.

The paper is divided into three chapters. The first chapter describes the origins and history of the Italian Air Force, its Coat of Arms and its spearhead: the Frecce Tricolori aerobatic demonstration team.

The second chapter shows the Italian Air Force interventions on the

Community’s behalf: humanitarian missions, Search and Rescue (SAR) and

Solidarity Missions carried out all over the country.

Finally, the third chapter describes the Air Force missions abroad: the wide range of Peace Support Operations (conflict prevention, peacemaking, peacebuilding, peacekeeping, peace enforcement and humanitarian operations) and the history of the Air Force Peacekeeping. It also underlines the importance and the role of the mediation process in international crises.

125

Chapter l

THE ITALIAN AIR FORCE

1.1 Origins and history

The Italian Air Force is one of the four Italian Armed Forces. It represents along with the Army, Navy and Carabinieri, the defence organization of the country. It assures citizens, both in Italy and abroad, the essential security for the smooth running of their everyday life and respect for fundamental principles such as freedom, democracy and absolute protection of human dignity. The Italian Air Force’s main duty is to protect the Italian airspace from any violation by preventing and neutralizing any possible threats from the sky. The Italian Air Force supports peacekeeping missions out of area, humanitarian missions and search and rescue operations as well. It is a hard task in a period of instability, in which unfortunately people are getting used to new terrorist attack techniques.

However, Italy’s air defence system has been adapted to current times and has become much more efficient and flexible in recent years. From an aeronautical point of view, Italy has always had a significant position in the world, starting from the beginning of the1900s, when the first heavier-than- air human flight gave man the chance for a new challenge. After the Wright

126

Brothers first flight132 in 1903, Italy became world-renowned for the first military use of aircraft.

In 1911, reconnaissance and bombing sorties during the Italo-

Turkish War133 carried out by the Servizio Aeronautico134 represented the first ever use of heavier-than-air aircraft in an armed conflict.

At the outbreak of World War l, airplanes were used mostly for reconnaissance. Pilots and engineers learned from experience and this led to the development of many specialized types, including fighters, bombers, and ground-attack aeroplanes. Ace fighter pilots were portrayed as modern knights, and many became popular heroes because of their talent, skills and valour. Francesco Baracca, Silvio Scaroni, Pier Ruggero Piccio, Ruffo di

Calabria, belonged to the 91st Squadron, the ‘Aces’ Squadron’.

On 28 March 1923, Victor Emanuel lll, King of the , elevated the Italian Air Force (the former Servizio Aeronautico belonging to the Army) to an independent military organisation giving it the name of

Regia Aeronautica135. During the 1930s, the fledgling Regia Aeronautica

132 The Wright brothers, Orville (August 19, 1871 – January 30, 1948) and Wilbur (April 16, 1867 – May 30, 1912), were two American brothers, inventors, and aviation pioneers who are credited with inventing and building the world's first successful airplane and making the first controlled, powered and sustained heavier-than-air human flight, on December 17, 1903. 133 The Italo-Turkish or Turco-Italian War (also known in Italy as Guerra di Libia, "Libyan War") was fought between the and the Kingdom of Italy from September 29, 1911, to October 18, 1912. At the end of the conflict, Italy captured the Ottoman Tripolitania Vilayet (province), of which the most notable sub-provinces being Fezzan, Cyrenaica, and Tripoli itself. These together formed the Italian . 134 The Italian Air Force in that period did not exist, it was a part of the and it was called Servizio Aeronautico. 135 Royal Air Force.

127

was involved in its first military operations, first in Ethiopia136 in 1935, and later in the Spanish Civil War137 between 1936 and 1939.

After a period of neutrality, Italy entered World War II on 10 June

1940 alongside Germany. The Regia Aeronautica could deploy more than

3,000 aircraft, although less than 60% were serviceable. The Regia

Aeronautica fought from the icy steppes of Russia to the sand of the North

African desert losing men and machines. Unfortunately, the tragic outcome of the conflict overshadowed the great feats carried out by the Italian pilots, whose heroism was also recognized by their enemies, including Winston

Churchill. The end of the hostilities, on 8 May 1945, opened the gates to the rebirth of military aviation in Italy.

After the establishment of the Italian Republic on 18 June 1946, the

Regia Aeronautica lost its "Royal" designation; it became the Aeronautica

Militare, name by which it is still known today.

136 The Second Italo-Abyssinian War, was a colonial war that started in October 1935 and ended in May 1936. 137 The Spanish Civil War widely known in as the Civil War was a conflict fought from 1936 to 1939 between the Republicans, who were loyal to the democratically elected Spanish Republic, and the Nationalists, a fascist rebel group led by General Francisco Franco. The Nationalists won, and Franco ruled Spain for the next 36 years, from 1939 until his death in 1975. The war is often called the "dress rehearsal" for World War II.

128

1.2 Coat of Arms of the Italian Air Force

The Coat of Arms of the Italian Air Force, surmounted by a turreted eagle, symbol of the military aviators, contains badges of the four

Squadrons, which, during , distinguished themselves for their skill, bravery and heroism. The scroll beneath it contains the motto ‘Virtute siderum tenus’ (with valor toward the stars), which summarizes the courage, prowess and the sacrifice of all Italian aviators.

129

The imaginary winged quadruped with torch, with the fore legs and body

of a lion and the hindquarters of a horse, represents the badge of the

10th Farman Squadron, established on 1 April 1913. This Squadron during

World War I participated in several bomber-reconnaissance war

operations. Subsequently named ‘27th Airplanes Squadron’, during the first

world conflict it carried out more than 900 war flights.

The rampant griffin represents the badge of the ‘91st Fighter Squadron’.

Known as the ‘Aces Squadron’, it included several heroes such as

Francesco Baracca, Piccio, Ruffo di Calabria and Ranza.

The ‘four-leaf clover’ is the symbol of the ‘10th Bomber Squadron Caproni’,

which was employed in audacious war operations during World War I.

The famous ‘San Marco Lion’ was adopted as the symbol of the

87th Airplanes Squadron. It was named ‘La Serenissima’ as a tribute to

Venice. This Squadron made the epic flight over Vienna led by

D’annunzio138.

138 The Flight over Vienna was an air raid undertaken by Italian poet and nationalist patriot Gabriele D'Annunzio on 9 August 1918. He flew for over 1,200 km in a roundtrip from the squadron's military airfield near San Pelagio at Due Carrare near to Vienna to drop some thousands of propaganda leaflets (they were written by D'Annunzio himself and were not translated into German).

130

1.3 The Frecce Tricolori

The Frecce Tricolori (literally "Tricolour Arrows"), officially known as the 313th Gruppo Addestramento Acrobatico, is the aerobatic demonstration team of the Italian Air Force, based at the Rivolto Air Force Base, in the province of Udine in the north-eastern Italian region of Friuli Venezia Giulia.

In the early 1920s at Campoformido airport (Udine), a team of pilots began flying in aerobatic formations in order to gain tactical advantage during aerial combat and maximize the potential of the aircraft to achieve superiority in the skies. The dexterity and brilliance of the performances of the pilots became a source of pride for the Italian Air Force and on 1 March

1961, Rivolto was established as the headquarters for the mission of the

313th Aerobatic Training Squadron “Frecce Tricolori”, or National Aerobatic

Team. Since then the Frecce Tricolori team has been tasked with representing Italy, the Armed Forces and the Italian Air Force both at home and abroad.

The team flies the Aermacchi MB-339-A/PAN139, a two-seater fighter140-trainer craft capable of 898 km/h at sea level. It is composed of 10 aircraft; nine of them fly together during the performance and the last one performs solo. Pilots are called “Pony” and each aircraft has a number ranging from 1 to 10 (Pony 0 is the Commander, Pony 10 the Soloist and

Pony 11 the Aerobatic Training Supervisor). During the air show, the Frecce

139 The Aermacchi MB-339 is an Italian military trainer and light attack aircraft. 140 A fighter aircraft is a military aircraft designed primarily for air-to-air combat against other aircraft as opposed to bombers and attack aircraft, whose main mission is to attack ground targets.

131

Tricolori Commander, Pony 0, is on the ground at the centre of the area where the spectators stand. He communicates by radio with the other pilots directing the flight and ensuring their safety. The lead pilot, Pony 1, guides the flying group throughout the aerobatic sequence. Orders are transmitted via radio communication to pace the action.

The Frecce Tricolori team is the largest aerobatic demonstration team in the world become famous for its flight program that includes twenty stunts lasting about half an hour. In 2000, they reached 50,000 flying hours on the Aermacchi MB-339. In 2005, they won the award for best exhibition at the Royal International Air Tattoo141 in Fairford, England. They were the first non-Russian unit to receive the Russian Silver Medal for Aeronautical

Merit. On 8th September 2007, the Frecce Tricolori took part in the funeral of Luciano Pavarotti in Modena and honoured him with a fly-past leaving green, white and red smoke trails.

141 The Royal International Air Tattoo (RIAT) is the world's largest military air show, held annually over the third weekend in July

132

Chapter II

NATIONAL OPERATIONS

Among the activities of the Italian Air Force, the interventions on the

Community’s behalf play an important role. In addition to assistance when aircraft accidents occur, these activities include humanitarian air transport, cooperation in the event of public calamities (in coordination with the Italian

Civil Defence department142), as well as the entire range of SAR (Search and Rescue) missions, even in hostile territories.

The Air Force is able to carry out such interventions throughout the year, twenty-four hours a day, with crews and ready to take off at a very short notice. The deployment of HH-139143, HH-3F144 and

AB.212145 helicopters, provides the effective search and rescue (SAR)

142 The Protezione Civile (Civil Defence) department is the national body in Italy that deals with the prediction, prevention and management of exceptional events. The term Protezione Civile outlines all the facilities and activities used by the state to protect the integrity of life, property, settlements and the environment from damage and dangers caused by natural catastrophes. In order to cope with the risky and difficult situations, the Protezione Civile needs a great deal of volunteers and all the other existing forces. 143 The HH (Hospital Helicopter)-139 is a new generation medium twin-turbine helicopter selected by the Armed Forces to support and gradually replace the current HH-3F and HH- 212. It efficiently carries out the search and rescue service and it is used for urgent medical flights, natural disasters and big national events. The HH-139A is able to operate both day and night by employing the Night Vision Goggles (NVG), over dusty or snowy surfaces, or above the sea. The helicopter is a real versatile machine; within 30 minutes it is possible to change the interiors passing from the rescue version (SAR version: 5 passengers + 1 stretcher) to rescue and urgent medical version (MEDEVAC version: from 2 to 4 stretchers) or passenger transport (Utility version: up to 14 passengers). 144 The HH-3F is a two-engine helicopter used for Search and Rescue missions. It allows pilots to reach any part of the national or coastal waters within an hour and a half. The HH-3F can be employed also in the role of Slow Mover Interceptor (SMI), in an unusual role of air defence. It is able, in this case, to hinder potential terroristic attacks conducted by slow movers and non-conventional aircraft. 145 The AB.212, as the HH-3F, helps the Italian Air Force to ensure the search and rescue service throughout the peninsula and its coastal waters.

133

coverage of the Italian peninsula and territorial waters (Malta’s territorial waters included), ensuring that within a few minutes a helicopter is able to take off and reach the scene of the emergency.

Very often, the Italian Air Force is the only component that can successfully handle the most complex emergencies thanks to the training level of its crews and the features of its aircrafts that are able to work day and night and in all weather conditions.

In general, Search and Rescue missions are carried out with helicopter squadrons but for maritime SAR operations, the use of the maritime patrol aircraft Br-1150 Atlantic146 is often also decisive for the success of missions because of its autonomy and detection ability.

2.1 Humanitarian Missions

In recent years, not only has the number of humanitarian relief operations increased greatly, they have also become as complex as the problems they set out to alleviate. The growing trend in the number of humanitarian missions around the world is reflected in the availability of air

146 The Breguet Br.1150 Atlantic is a long-range maritime patrol aircraft designed and manufactured by Breguet Aviation. Introduced to service in 1965, it has been utilized by several NATO countries, commonly performing maritime roles such as reconnaissance and anti-submarine warfare. “Reconnaissance is a mission to obtain information by visual observation or other detection methods, about the activities and resources of an enemy or potential enemy”. Reconnaissance (US Army FM 7-92; Chap. 4) Anti-submarine warfare (ASW, or in older form A/S) is a branch of underwater warfare that uses surface warships, aircraft, or other submarines to find, track and deter, damage or destroy enemy submarines.

134

transport services through which the missions are carried out. Italy is one of the several countries able to carry out, through the aid of its Air Force, the air transfer of personnel, equipment and materials across the world.

Humanitarian missions include a wide range of activities: transport of seriously ill or injured patients, air transportation of organs for transplantation, support to scientific expeditions and to civil protection interventions.

In October 1998, the Italian Air Force aircraft brought aid and assistance to the region of Baluchistan, Pakistan, hit by a powerful earthquake; in September 2004, they flew to New Orleans to alleviate the damage caused by hurricane "Katrina" and in December 2004, they reached South-East Asia to bring first aid to those who survived the tsunami.

Furthermore, the Air Force was committed to bringing aid to Africa, namely in the sub-Saharian region, in order to combat blindness due to cataracts147, and untreated diseases. It operated in Sudan to support reconstruction and development projects (after more than twenty years of civil war in the Darfur region148); in the Democratic Republic of Congo, under the banner of the

European Union, in order to ensure the smooth running of the first

147 A cataract is a clouding of the lens inside the eye, which leads to a decrease in vision. It is the most common cause of blindness and is conventionally treated with surgery. Visual loss occurs because opacification of the lens obstructs light from passing and being focused on the retina at the back of the eye 148 There are several different explanations for the origins of the present conflict. One explanation involves the land disputes between semi-nomadic livestock herders and those who practice sedentary agriculture. Water access has also been stated to be a major reason for the conflict. The Darfur crisis is also related to a second conflict. In southern Sudan, civil war has raged for decades between the northern, Arab-dominated government and Christian and animist black southerners. Yet another origin is conflict between the Islamist, Khartoum-based national government and two rebel groups based in Darfur: the Sudan Liberation Army and the Justice and Equality Movement.

135

democratic elections in the country's history. At the beginning of 2008 in

January, the Air Force flew a group of Afghan children suffering from cleft lip and palate to Italy for surgery149.

These are just some of the humanitarian emergencies in which the staff and aircraft of the Air Force have been involved in recent years. It is about complex missions, often carried out in a very short time and in extremely critical environmental and safety conditions, made possible only by the high level of training of the pilots and cabin crews and by the versatility of the aircraft of the Air Force. Transport aircraft such as the C-130J150 and C-27J151 belonging to the 46th Air Brigade of Pisa, both used as well as airlifts in the theatres of operations abroad, are able to land safely on very short and semi

149 Cleft lip and cleft palate are facial and oral malformations that occur very early in pregnancy, while the baby is developing inside the mother. Clefting results when there is not enough tissue in the mouth or lip area, and the tissue that is available does not join together properly. A cleft lip is a physical split or separation of the two sides of the upper lip and appears as a narrow opening or gap in the skin of the upper lip. This separation often extends beyond the base of the nose and includes the bones of the upper jaw and/or upper gum. A cleft palate is a split or opening in the roof of the mouth. A cleft palate can involve the hard palate (the bony front portion of the roof of the mouth), and/or the soft palate (the soft back portion of the roof of the mouth). Cleft lip and cleft palate can occur on one or both sides of the mouth. Because the lip and the palate develop separately, it is possible to have a cleft lip without a cleft palate, a cleft palate without a cleft lip, or both together. 150 The Lockheed C-130 Hercules is a four-engine military transport aircraft designed and built originally by Lockheed. Capable of using unprepared runways (according to the International Civil Aviation Organization a runway is defined “a rectangular area on a land aerodrome prepared for the landing and takeoff of aircraft") for takeoffs and landings, the C-130 was originally designed as a troop, medical evacuation (the timely and efficient movement and en route care provided by medical personnel to wounded being evacuated from a battlefield), and cargo transport aircraft. The versatile airframe (the body of the aircraft) has found uses in a variety of other roles: search and rescue, scientific research support, weather reconnaissance, aerial refueling, maritime patrol. It is now the main tactical airlifter (an airlift is the organized delivery of supplies or personnel primarily via aircraft) for many military forces worldwide. Over 40 models and variants of the Hercules serve with more than 60 nations. 151 The Alenia C-27J Spartan is a medium-sized military transport aircraft.

136

- prepared runaways. The Falcon 50152 and Falcon 900153 of the 31st Wing of Ciampino (), normally used for the transport of civil and military authorities, can easily carry patients on their stretchers or transport organs and specialized medical teams. Crews consisting of pilots, specialized flight crews and medical staff are ready to take off at very short notice, 24 hours out of 24, 365 days a year, to any destination, both in Italy and abroad.

Sometimes, the Air Force aircraft are the only means of transport able to intervene in particular situations. This is the case for patients who cannot be disconnected from respiratory devices and/or monitoring medical equipment who need to be taken on board with the ambulance; or in the event of highly infectious patients that need to be transported in a special bio-containment stretcher called ATI (Aircraft transport Isolator)154. Along with the RAF (Royal Air Force), the Italian Air Force is the only military air organization in Europe capable of performing such operations.

152 The three-engine Falcon 50 is a business jet (an aircraft designed for transporting small groups of people). 153 The three-engine aircraft with an intercontinental autonomy Falcon 900EX is a business jet, a development of the Falcon 50. 154 The ATI is a self-contained unit capable of transporting a patient with a highly virulent disease and at the same time providing maximum microbiological security while full nursing care and treatment are rendered.

137

2.2 Search and Rescue (SAR)

Day or night, the search and rescue of flight crews and naval assets in distress or imminent danger, the recovery of individuals in life-threatening situations or hit by natural disasters, and aero-medical evacuations are some of the activities carried out by the highly trained and specialized teams of the Air Rescue forces of the Italian Air Force. These activities, generally indicated with the acronym SAR (Search and Rescue), during periods of international crises and conflicts are commonly termed Combat SAR

(CSAR) operations. They are based on the rescue of downed aircrews deep in hostile territory.

The Italian Air Force conducts these operations by using the AB.212 and HH-3F helicopters (thousands of people have been saved during mountain and air-sea rescue operations). In order to ensure the operational readiness in case of emergency, several military airports are equipped with

SAR helicopters daily ready to take off in a maximum time of 30 minutes.

138

In order to carry out efficient SAR operations, often performed at night and/or in bad weather conditions, it is necessary that all the aircrews’ skills fulfil very high-qualified requirements. Therefore, the crews belonging to

SAR units face continuous training (operational flying training, and simulations of emergencies), so they are always ready, effective and 'safe' during any kind of intervention. This continuous training makes it possible for them to work in extreme conditions, where others cannot intervene, at sea, in the mountains or at night (by using NGVs, night vision goggles)155.

2.3 Solidarity Missions

In Ciampino (Rome), there is a "small village of 800 people," which is an Air Force flight unit. We are talking about the 31st Wing, named after

155 Night vision googles are electro-optical devices that are used to detect visible and infrared energy and provide a visible image.

139

Carmelo Raiti, the first air gunner156 posthumously awarded the Gold Medal for Military Valour. He fell in the skies of the Western Mediterranean on April

3, 1941.

The 31st Wing has two different institutional missions:

 VVIP transportation (highest state and military authorities).

 Hospital, emergency and humanitarian flights including the

transportation of severely traumatized people, organs for

transplantation, medical teams and equipment and public utility

missions in general.

The emergency transportation, available 365 days a year and 24 hours out of 24, is available to the entire national community. It is an essential service for citizens who, while waiting for a transplant or in imminent danger of death, need to be taken urgently and promptly to a suitable point of care.

The crews of the Airbus 319CJ157, Falcon 50 and Falcon 900EX are ready to take off in a few minutes to any kind of destination, both in Italy and abroad. On average, in recent years, the 31st Wing aircraft have clocked up about 9,000 flight hours while carrying out their missions. Of these, about

1500-1700 flight hours have made the rescue of persons in imminent danger of life and the transport of organs for transplantation possible. The

156 An air gunner or aerial gunner is a member of an air force aircrew who operates flexible- mount or turret-mounted machine guns or autocannons in an aircraft. Modern aircraft weapons are usually operated automatically without the need for a dedicated air gunner, but older (World War II and earlier) generation bombers used to carry up to eight air gunners. 157 The Airbus A319 Corporate Jet (CJ) version, equipped with auxiliary fuel tanks enhancing the autonomy compared with the commercial version, represents the ‘shortened’ model of the A320. The Airbus A319CJ is the first aircraft of the Italian Air Force certified to perform ILS (Instrument Landing System) CAT3 approaches. In lack of vertical and horizontal visibility, it is able to land and stop on the runways automatically.

140

31st Wing often works for Italian citizens who are abroad and need immediate care or specialist treatment. It is essential for the Armed Forces to familiarize the public with their operations to show citizens their commitment in support of the community.

141

Chapter III

AIR FORCE OPERATIONS ABROAD

Men and equipment of the Italian Air Force have been engaged for more than 50 years throughout the world in giving aid in war zones or when natural disasters occur and contributing to the resolution of crisis situations, such as hunger in underdeveloped countries. Most operations are carried out abroad in distant lands and crews of the Italian Air Force put a great deal of effort into them, working in sensitive areas far from home.

Many of these missions have been characterized by extreme sacrifices, but, in spite of the painful loss of young crews, ‘out-of-area' operations have saved thousands of human lives. This is the reason why humanitarian aid missions are still carried out.

Furthermore, Italian soldiers are currently facing two important challenges: “Peacekeeping” and “Reconstruction and Stability”158 operations. From Africa to the Balkans and from the Middle East to Asia,

Italian peacekeepers are making a highly significant political, military and financial contribution through the various operations being conducted or authorised by the United Nations in all the main crisis areas across the world. Italy is the country sending the largest numbers of troops on peacekeeping missions. Its role is important also in terms of financial

158 Post-conflict military efforts to bring peace and security to a region or country.

142

support, ranking sixth among UN peacekeeping budget contributors (with approximately 5% of the total expenditure).

3.1. Peace Support Operations (PSO)

Peace Support Operations (PSO) is a military term used to denote multi-functional and multinational operations conducted impartially in support of a UN/OSCE159 mandate involving diplomatic efforts, humanitarian organizations/agencies and military forces. They are designed to achieve a long-term political settlement or other conditions specified in the mandate. They include conflict prevention, peacemaking, peacebuilding, peacekeeping, peace enforcement and humanitarian operations.

PSO differ from a war because they are complex operations that do not have a designated enemy.

Today’s world, (with changing patterns of conflict and threats to UN interests) presents new political and military challenges. The existence of instability and potential threats requires a wider and different military capability sufficiently versatile to execute UN peace strategies.

159 The Organization for Security and Co-operation in Europe (OSCE) is the world's largest security-oriented intergovernmental organization. Its mandate includes issues such as arms control (international restrictions upon the development, production, stockpiling, proliferation and usage of weapons, especially weapons of mass destruction) and the promotion of human rights, freedom of the press and fair elections.

143

Under the UN CHARTER160 , member states shall “maintain international peace and security, and for that purpose, take effective collective measures for the prevention and removal of threats to the peace and for suppression of acts of aggression or other breaches of the peace”161. PSO are increasing in response to complex intra-state conflicts involving widespread human rights violations. Peace operators must deal with deadly and complex strife between ethnic, religious, political and socioeconomic groups within a country or a region. This reality has significant implications to PSO. Without the active and willing involvement of diplomatic and humanitarian agencies, civil police, and host nation or government, there can be no self-sustaining peace. In PSO, military activities should be viewed as only one of several lines of operation within a wider strategy of action. Military activities are, without exception, part of a wider strategy in support of political goals.

PSO are designed to bring a conflict to an end by conciliation between the belligerents parties, by helping to mediate the situation

160 The Charter of the United Nations is the foundational treaty of the intergovernmental organization called the United Nations. It was signed in San Francisco, on 26 June 1945, by 50 of the 51 original member countries. (Poland, the other original member, which was not represented at the conference, signed it two months later.) It entered into force on 24 October 1945, after being ratified by the original five permanent members of the Security Council—the Republic of China (later replaced by the People's Republic of China), , the Union of Soviet Socialist Republics (later replaced by the Russian Federation), the , and the United States—and a majority of the other signatories. The Charter consists of a preamble and a series of articles grouped into chapters. The preamble consists of two principal parts. The first part contains a general call for the maintenance of peace and international security and respect for human rights. The second part of the preamble is a declaration in a contractual style that the governments of countries of the United Nations have agreed to the Charter. 161 UN CHARTER, CHAPTER I: PURPOSES AND PRINCIPLES, Article 1.

144

peacefully rather than terminate the conflict by force, thus, a stable settlement, not military victory, is the ultimate measure of success.

3.2 Types of PSO

Peacemaking

Peacemaking is a process of diplomacy, mediation, negotiation, or other forms of peaceful settlement that end disputes and resolve the issues that led to conflict. Military support is possible either indirectly or in a form of direct involvement of military assets162. Military activities that support peacemaking include peacetime deployments, security assistance operations, and training regional armed forces.

UN peacemaking brings hostile parties to agreement through diplomatic means. The Security Council163, in its efforts to maintain international peace and security, may recommend ways to avoid conflict or restore or secure peace, through negotiation, for example, or recourse to

162 In military usage, a military asset is a weapon or means of production of weapons or other defensive or offensive devices or capabilities. 163 The United Nations Security Council (UNSC) is one of the six principal organs of the United Nations and is charged with the maintenance of international peace and security. Its powers include the establishment of peacekeeping operations, the establishment of international sanctions, and the authorization of military action through Security Council resolutions; it is the only UN body with the authority to issue binding resolutions to member states.

145

the International Court of Justice164. The Secretary General165 plays an important role in peacemaking. The Secretary General may bring to the attention of the Security Council any matter that appears to threaten international peace and security, use good offices166 to carry out mediation or exercise discreet diplomacy behind the scenes, either personally or through special envoys. The Secretary General also undertakes preventive diplomacy aimed at resolving disputes before they escalate.

Peacebuilding

Peacebuilding consists of post conflict actions, primarily political, social, diplomatic, economic and military measures designed to prevent the start or resumption of violent conflict by creating a sustainable peace.

Peacebuilding activities address the root causes or potential causes of violence, create a societal expectation for peaceful conflict resolution and stabilize society politically and socioeconomically. It also includes mechanisms that advance a sense of confidence and well-being and support economic reconstruction. Peacebuilding activities include restoring civil authorities, rebuilding physical infrastructures, and re-establishing

164 The International Court of Justice is the primary judicial branch of the United Nations. It is based in the Peace Palace in The Hague, . Its main functions are to settle legal disputes submitted to it by states and to provide advisory opinions on legal questions submitted to it by duly authorized international branches, agencies, and the UN General Assembly. 165 The Secretary-General of the United Nations (UNSG) is the head of the United Nations Secretariat, one of the principal organs of the United Nations. The Secretary-General also acts as the de facto spokesperson and leader of the United Nations. 166 The UN Secretary General uses what is termed his "good offices" (generally meaning his prestige and the weight of the world community he represents) when he meets with world leaders, either publicly or privately, in an effort to prevent international disputes from developing, escalating, or spreading.

146

commerce, schools and medical facilities. Military support to diplomacy also includes assistance during elections and plebiscites and the demobilization167 of former belligerent parties. The military involvement is primarily focused on the provision of a stable and secure environment. The military during the Peacebuilding process also contribute to the education and training of the regional armed forces.

Peacekeeping

Peacekeeping has proven to be one of the most effective tools available to the UN to assist host countries navigate the difficult path from conflict to peace. Peacekeeping has unique strengths, including legitimacy, burden sharing, and an ability to deploy and sustain troops and police from around the globe, integrating them with civilian peacekeepers to advance multidimensional mandates.

UN Peacekeepers provide security and the political and peacebuilding support to help countries make the difficult, early transition from conflict to peace. UN Peacekeeping is guided by three basic principles:

 Consent of the parties;

 Impartiality;

167 Demobilization is the formal and controlled discharge of active combatants from armed forces and groups, including a phase of “reinsertion” which provides short-term assistance to ex-combatants.

147

 Non-use of force except in self-defence and defence of the

mandate.

Most Peacekeeping operations involve military duties, such as observing a ceasefire or establishing a buffer zone while negotiators seek a long-term solution. Others may require civilian police or other civilian personnel to help organize elections or monitor human rights. Operations have also been deployed to monitor peace agreements in cooperation with the peacekeeping forces of regional organizations.

Peacekeeping operations may last for a few months or continue for decades. The UN operation at the ceasefire line between India and Pakistan in the State of Jammu and Kashmir, for example, was established in 1949, and UN peacekeepers have been in Cyprus since 1964. In contrast, the UN was able to complete its 1994 mission in the Aouzou Strip between Libya and in a little over a month.

Peacekeeping is flexible and over the past two decades has been deployed in many configurations. There are currently 16 UN peacekeeping operations deployed on four continents.

Today's multidimensional peacekeeping operations are called upon not only to maintain peace and security, but also to facilitate the political process, protect civilians, assist in the disarmament168, demobilization and

168 Disarmament is the collection, documentation, control and disposal of small arms, ammunition, explosives and light and heavy weapons from combatants and often from the civilian population.

148

reintegration169 of former combatants; support the organization of elections, protect and promote human rights and assist in restoring the rule of law.170

Peace Enforcement

Peace enforcement involves the application of a range of coercive measures, including the use of military force. It requires the explicit authorization of the Security Council.

It is used to restore international peace and security in situations where the Security Council has decided to act in the face of a threat to the peace, breach of the peace or act of aggression. The Council may utilize, where appropriate, regional organizations and agencies for enforcement action under its authority and in accordance with the UN Charter.

Conflict Prevention and Mediation

Conflict prevention involves diplomatic measures to keep intra-state or inter-state tensions and disputes from escalating into violent conflict.

It includes early warning, information gathering and a careful analysis of the factors driving the conflict. Conflict prevention activities may include

169 Reintegration is the process by which ex-combatants acquire civilian status and gain sustainable employment and income. It is a political, social and economic process with an open time-frame, primarily taking place in communities at the local level. 170 Rule of Law is the legal and political framework under which all persons and institutions, including the State itself, are accountable. Establishing respect for the rule of law is fundamental to achieving a durable peace in the aftermath of conflict. www.un.org

149

the use of the Secretary-General’s “good offices”, preventive deployment of

UN missions or conflict mediation171 led by the Department of Political

Affairs.172

Humanitarian Operations

Humanitarian Operations are carried out in order to relieve human suffering and support and provide assistance to conflict-affected populations.

The boundaries between conflict prevention, peacemaking, peacekeeping, peacebuilding and peace enforcement have become increasingly blurred. Peace operations are rarely limited to one type of activity. While UN peacekeeping operations are, in principle, deployed to support the implementation of a ceasefire or peace agreement, they are often required to play an active role in peacemaking efforts and may also be involved in early peacebuilding activities.

3.3 The Role of Mediation

Research shows that after nearly two decades of decline, the numbers of conflicts have begun to increase once again. Many of these

171 Successful conflict mediation requires an adequate support system providing envoys with the proper staff assistance and advice, and ensuring that talks have the needed logistical and financial resources 172 Www.un.org.

150

conflicts were brought about by unconstitutional changes in governments, disputed elections, incomplete political transitions, social tensions and inter- communal violence. This resurgence of conflicts has been concentrated in

Africa and the Middle East, but other regions have also been affected. Even though the majority of these conflicts are intra-State, a quarter of them are internationalized, that is, external parties and troops are involved in supporting one or more of the parties.

A useful means for mitigating or at least minimizing the potentially turbulent and violent consequences of internal conflicts or international crises is the “Mediation process”.

Mediation, indeed, according to the UN Charter is a valuable and effective tool for conflict prevention and the peaceful settlement of disputes.173

“Mediation can prevent conflict and stave off bloodshed. It can support peaceful transitions and nurture reconciliation. It is inclusive and can help build representative, democratic societies that realise the legitimate aspirations of their peoples.”174

The mediation process has an increasingly vital role within the international community and single states. People need an effective non-

173 CHARTER OF THE UNITED NATIONS CHAPTER VI: PACIFIC SETTLEMENT OF DISPUTES Article 33: The parties to any dispute, the continuance of which is likely to endanger the maintenance of international peace and security, shall, first of all, seek a solution by negotiation, enquiry, mediation, conciliation, arbitration, judicial settlement, resort to regional agencies or arrangements, or other peaceful means of their own choice. 174 General Assembly President Nassir Abdulaziz Al-Nasser during a high-level meeting on mediation on 23rd May 2012.

151

violent alternative to war because an armed conflict is no longer a suitable choice. That is why the UN takes the field presenting for the first time an international guide containing methods and practical tips about managing the mediation of a conflict.

The UN Guidance for Effective Mediation, presented in September

2012 at a high-level event on the sidelines of the 67th United Nations

General Assembly, is the first broad UN guidance of this kind available to mediators. It reflects the experience of mediators over more than six decades and was developed in close cooperation with United Nations partners including member states, and regional and subregional organizations. The high-level launch of the guidance was organized in cooperation with the Group of Friends of Mediation – a grouping of UN member states co-chaired by Finland and Turkey who have taken an active and supportive interest in developing the UN’s conflict mediation capacities.

Here is the preface of the UN Secretary General Ban Ki-moon.

"Mediation is one of the most effective methods of preventing, managing and resolving conflicts. To be effective, however, a mediation process requires more than the appointment of a high-profile individual to act as a third party. Antagonists often need to be persuaded of the merits of mediation, and peace processes must be well supported politically, technically and financially. Ad-hoc and poorly coordinated mediation efforts

– even when launched with the best of intentions – do not advance the goal of achieving durable peace. The United Nations Guidance for Effective

Mediation is designed to support professional and credible mediation efforts

152

around the world. This concise reference document encompasses the wealth of experience of mediators working at the international, national and local levels. It also draws on the views of beneficiaries of successful mediation processes as well as those who have suffered from failed mediation attempts. While all disputes and conflicts are unique and require specific approaches, there are good practices that should inform the approaches of all mediators. This publication aims to help parties to strengthen their understanding of effective mediation, and to assist mediators in maximizing the chances for success. I commend this Guidance to all those engaged in mediation or interested in this essential tool for the peaceful resolution of disputes and conflicts."

Mediation often exists alongside facilitation, good offices and dialogue efforts. However, it has its own logic and approach, aspects of which may be relevant to other approaches to the peaceful settlement of disputes.

Mediation, therefore, is a process whereby a third party assists two or more parties, with their consent, to prevent, manage or resolve a conflict by helping them to develop mutually acceptable agreements. The premise of mediation is that in the right environment, conflict parties can improve their relationships and move towards cooperation. Mediation outcomes can be limited in scope, dealing with a specific issue in order to contain or manage a conflict, or can tackle a broad range of issues in a comprehensive peace agreement. Here the eight key “mediation fundamentals” that require the mediator’s consideration for an effective process.

153

 Preparedness: Responsible and credible mediation efforts require

good preparation. Preparedness combines the individual

knowledge and skills of a mediator with a cohesive team of

specialists as well as the necessary political, financial and

administrative support from the mediating entity.

 Consent: Mediation is a voluntary process that requires the

consent of the conflict parties to be effective. Without consent, it is

unlikely that parties will negotiate in good faith or be committed to

the mediation process.

 Impartiality: Impartiality is a cornerstone of mediation; if a

mediation process is perceived to be biased, this can undermine

meaningful progress to resolve the conflict. A mediator should be

able to run a balanced process that treats all actors fairly and

should not have a material interest in the outcome. This also

requires that the mediator is able to talk with all actors relevant to

resolving the conflict. Impartiality is not synonymous with

neutrality, as a mediator, especially a United Nations mediator, is

typically mandated to uphold certain universal principles and

values and may need to make them explicitly known to the parties.

 Inclusivity: Inclusivity refers to the extent and manner in which the

views and needs of conflict parties and other stakeholders are

represented and integrated into the process and outcome of a

mediation effort. An inclusive process is more likely to identify and

address the root causes of conflict and ensure that the needs of

154

the affected sectors of the population are addressed. Inclusivity

also increases the legitimacy and national ownership of the peace

agreement and its implementation. In addition, it reduces the

likelihood of excluded actors undermining the process. An

inclusive process does not imply that all stakeholders participate

directly in the formal negotiations, but facilitates interaction

between the conflict parties and other stakeholders and creates

mechanisms to include all perspectives in the process.

 National ownership: National ownership implies that conflict

parties and the broader society commit to the mediation process,

agreements and their implementation. This is of critical importance

because it is the communities who have suffered the major impact

of the conflict; it is the conflict parties that have to make the

decision to stop the fighting, and society as a whole that must work

towards a peaceful future. While solutions cannot be imposed,

mediators can be helpful in generating ideas to resolve conflict

issues.

 International law and normative frameworks: Mediation takes

place within normative and legal frameworks, which may have

different implications for different mediators. Mediators conduct

their work on the basis of the mandates they receive from their

appointing entity and within the parameters set by the entity’s rules

and regulations. Thus, United Nations mediators work within the

framework of the Charter of the United Nations, relevant Security

155

Council and General Assembly resolutions and the Organization’s

rules and regulations.

 Coherence, coordination and complementarity among mediation

efforts: The increasing number and range of actors involved in

mediation makes coherence, coordination and complementarity of

mediation efforts both essential and challenging. Coherence

encompasses agreed and/or coordinated approaches, while

complementarity refers to the need for a clear division of labour

based on comparative advantage among mediation actors

operating at the different levels.

 Development of quality peace agreements: Different kinds of

agreements are reached over the course of a mediation process,

ranging from those more limited in scope, such as ceasefires or

procedural agreements on the nature of talks, to more

comprehensive peace agreements.

It is important to stress that the use of mediation can take place at different stages - before the conflict (preventive diplomacy), during the conflict (peacemaking), and after the conflict to consolidate the agreement and reach a sustainable peace (peacebuilding).

Nevertheless, the success or failure of a mediation effort ultimately depends on whether the conflict parties accept mediation and are committed to reach a settlement. When they are, mediators can play an invaluable role.

156

3.4. Air Force Peacekeeping: More than 50 Years of History

The Air Force’s engagement in peacekeeping missions throughout the world has long been part of the country’s foreign policy. It begun in the

1960s with Air Force participation in a series of UN missions, where the military organization made a significant contribution in terms of human life.

The first Air Force operation, engraved in Italy’s collective memory, is surely the Congo175 mission carried out between 1960 and 1962.

The Air Force’s involvement in the international scene increased with the Lebanese mission in the 1980s176, and continued to increase throughout the 1990s with its participation in many multinational missions authorized by the United Nations. One of the main theatres of intervention was the Balkan region177, whose stabilization and development particularly concerned Italy

175 The United Nations Operation in the Congo (Opération des Nations unies au Congo, abbreviated ONUC) was a United Nations peacekeeping force in the Congo, established after the United Nations Security Council Resolution 143 of July 14, 1960. The mission was a response to the Congo Crisis. It is tragically known for the Kindu massacre. The atrocity, took place on 11 or 12 November 1961 in Kindu Port-Émpain, in the Congo-Léopoldville (the former Belgian Congo), where thirteen Italian airmen, members of the ONUC, sent to pacify the country ravaged by civil war, were murdered. The Italian aviators manned two C-119s, twin-engine transport aircraft known as Flying Boxcars, of the 46th Air Brigade of Pisa. 176 Between 1982 and 1984 the Italian Air Force was called to support the staff of the military contingent of peace in the operations "Lebanon 1" and "Lebanon 2". The 1982 Lebanon War began on 6 June 1982, when the Israel Defence Forces invaded southern Lebanon. 177 The Italian Air Force has been part of The Kosovo Force (KFOR) since 1999. The KFOR is a North Atlantic Treaty Organisation-led international peacekeeping force that was responsible for establishing a secure environment in Kosovo. KFOR entered Kosovo on 12 June 1999, two days after the adoption of UN Security Council Resolution 1244. At the time, Kosovo was facing a grave humanitarian crisis, with military forces from the Federal Republic of Yugoslavia (FRY) and the Kosovo Liberation Army (KLA) in daily engagement. Serb forces had committed ethnic cleansing of Kosovo Albanians and the death toll had reached a historic high. Nearly one million people had fled Kosovo as refugees. At the beginning, the operation considered a series of objectives: -deterring renewed hostility and threats against Kosovo by Yugoslav and Serb forces; -establishing and maintaining a secure environment in Kosovo, including public safety and civil order;

157

for geopolitical reasons. The Air Force has carried out important humanitarian missions, especially in Africa (Somalia178 and

Mozambique179), where it was necessary to evacuate Italian citizens in peril.

The desire to help troubled populations around the world, in Iraq180 or East

Timor181 for example, has been constant, but most recently Italy has also

-demilitarising the Kosovo Liberation Army; -supporting the international humanitarian effort; -supporting the international civil presence. Today, KFOR focuses on building a secure environment in which all citizens, irrespective of their ethnic origins, can live in peace and, with international aid, democracy and civil society are gradually gaining strength. KFOR tasks have included: -assistance with the return or relocation of displaced persons and refugees; -reconstruction and demining; -medical assistance; -security and public order; -security of ethnic minorities; -protection of patrimonial sites; -border security; -interdiction of cross-border weapons smuggling; -implementation of a Kosovo-wide weapons, ammunition and explosives amnesty programme; -weapons destruction; -support for the establishment of civilian institutions, law and order, the judicial and penal system, the electoral process and other aspects of the political, economic and social life of the province. 178 During the Italian mission in Somalia (lasted more than 18 months) Italian crews were forced to work in a hostile environment, very far from home. They faced highly risky operations often characterized by unexpected scrambles. The mission, a real milestone due to the notable commitment of the Air Force, brought the expected results: overcoming the famine and improving health conditions. 179 In Mozambique, the Air Force ensured the transportation of men and equipment for the creation of base camps. 180 The Iraqi mission begun in July 15, 2003. As a peacekeeping operation, it contributed to the political and economic reconstruction of the country and the maintenance of peace and security. 181 The 1999 East Timorese crisis began with attacks by anti-independence militants on civilians, and expanded to general violence throughout the country, centred in the capital Dili. The violence erupted after a majority of eligible voters in the population of East Timor chose independence from Indonesia. Some 1,400 civilians are believed to have died. A UN force (INTERFET, the International Force for East Timor) consisting mainly of Australian Defence Force personnel was deployed to East Timor to establish and maintain peace. Italian Air Force soldiers, in East Timor were forced to work in the middle of the jungle, in a tropical climate, to help ending the bloodshed and the violence spread throughout the territory. Italian aircrafts made the transport of medicines, food and equipment in favour of Timorese population, contributing to the success of the 'Sabilise' operation (which brought peace in a place destroyed by violence).

158

carried out a series of counter-terrorism operations, such as the “Enduring

Freedom”182 and the ISAF183 operations in Afghanistan.

Over the years, Italy has worked hard for the maintenance of worldwide peace.

Italian Armed Forces still contribute to the reconstruction and peace consolidation of war-torn countries and their united commitment has been acknowledged at international level.

182 "Operation Enduring Freedom" (OEF) is the current official name used by the U.S. government for the War in Afghanistan, together with a number of smaller military actions, under the umbrella of the Global "War on Terror" (GWOT). The Operation comprises several subordinate operations: -Operation Enduring Freedom – Afghanistan (OEF-A) -Operation Enduring Freedom – Philippines (OEF-P, formerly Operation Freedom Eagle) -Operation Enduring Freedom – Horn of Africa (OEF-HOA) -Operation Enduring Freedom – Pankisi Gorge (completed in 2004) -Operation Enduring Freedom – Trans Sahara (OEF-TS; see also Insurgency in the Maghreb) -Operation Enduring Freedom – Caribbean and Central America (OEF-CCA). 183 The International Security Assistance Force (ISAF) was a NATO-led security mission in Afghanistan, established by the United Nations Security Council in December 2001 by Resolution 1386. Its main purpose was to train the Afghan National Security Forces (ANSF) and assist Afghanistan in rebuilding key government institutions. It is also engaged in the 2001–present war with insurgent groups. ISAF ceased combat operations in 2014, with a minority of troops remaining behind as the advisory Resolute Support Mission.

159

CONCLUSIONS

In conclusion, it is essential that the Italian Air Force reveal its valiant contribution to citizens. The Air Force’s ongoing engagement in international peacekeeping as a fundamental part of the mediation process and humanitarian missions is one of the most significant manifestations of its commitment towards the national and international community. The objective of this dissertation is to familiarize people with the Italian Air Force.

I hope the brief outline of its history, its role in the world today, and its mission will help them learn more about and appreciate this reality about which too little is known.

160

161

INTRODUCCIÓN

El objetivo de este trabajo de tesis es ilustrar los deberes de las

Fuerzas Armadas italianas y su papel activo en protección de la paz, la seguridad y la defensa nacional e internacional.

En particular, este documento pone especial énfasis en el papel que la Aeronáutica Militar Italiana desempeña en la actualidad en beneficio de la comunidad italiana, contribuyendo internacionalmente a las tareas de mantenimiento de la paz y la seguridad y al respeto de los derechos humanos.

Este trabajo se divide en tres capítulos. En el primero se describen las orígenes e historia de la Aeronáutica Militar Italiana, su escudo de armas y su punta de lanza: el escuadrón de vuelo acrobático “Frecce Tricolori”.

El capítulo dos se dedica a las misiones de la Fuerza Aérea italiana en territorio nacional: operaciones de ayuda humanitaria, búsqueda y rescate (SAR) y misiones de solidaridad llevadas a cabo en todo el país.

El capítulo tres plantea la amplia gama de operaciones de paz de la

Aeronáutica Militar Italiana llevadas a cabo en el extranjero: prevención de conflictos y mediación, establecimiento de la paz, mantenimiento de la paz, imposición de la paz, consolidación de la paz, misiones humanitarias.

Ofrece al lector una breve historia de las misiones de paz italianas y por

último subraya la importancia y el papel de la mediación en el arreglo pacífico de las controversias.

162

Capítulo I

La Aeronáutica Militar

1.1 Orígenes e historia

La Aeronáutica Militar, también llamada Aeronáutica Militar Italiana

(a veces abreviada como AMI), es la actual fuerza aérea de Italia, uno de los cuatro componentes de las Fuerzas Armadas de Italia184. La seguridad y la defensa del espacio aéreo italiano mediante la prevención y neutralización de los posibles peligros que vienen del cielo es su tarea principal. Y no solo ésto. También es imprescindible su participación en operaciones de paz y ayuda humanitaria fuera de los límites del país, y en actividades de socorro aéreo. Obviamente es un encargo muy difícil, sobre todo en un período de inestabilidad como el actual, en el que el terrorismo ha demonstrado que puede golpear con variadas técnicas de ataque trágicamente inverosímiles. El sistema de defensa aérea de la Aeronáutica

Militar, sin embargo, se ha adaptado a los tiempos modernos llegando a ser en los últimos años cada vez más eficaz y flexible.

Desde un punto de vista aeronáutico, Italia siempre ocupó una posición de gran relieve, desde cuando, a principios del siglo XX, el vuelo

184 El término Fuerzas Armadas de Italia se refiere a la totalidad de fuerzas militares, compuestas por el Ejército Italiano (Esercito Italiano), la Marina de guerra (Marina Militare), la Fuerza aérea (Aeronautica Militare) y los Carabineros (Arma dei Carabinieri). En Italia también hay otra fuerza militar llamada Guardia di Finanza, que es un cuerpo militar y de policía.

163

de un aparato “más pesado que el aire” se iba difundiendo, ofreciendo al hombre la posibilidad de un nuevo desafío. Después del primer vuelo de los hermanos Wright en 1903185, Italia se popularizó a nivel mundial por el uso del avión con fines militares. En 1911, las salidas de reconocimiento186 y bombardeo187 en la guerra de Libia188 (1911-1912) realizadas por el

“Servizio Aeronautico189” representaron el primer uso en absoluto del “más pesado que el aire” en un conflicto armado. Durante la Primera Guerra

Mundial (1914–1918) la aviación militar italiana, al igual que todas las de los países beligerantes, experimentó un gran crecimiento y modernización pese a que todavía se encontraba bajo mando directo del ejército italiano.

Los pilotos italianos, conocidos como ases de la aviación190, se convirtieron en héroes populares por su talento, habilidades y valentía: los más famosos, Francesco Baracca, Silvio Scaroni, Pier Ruggero Piccio, Ruffo di

Calabria, pertenecían al 91° Escuadrón191, el ‘Escuadrón de los Ases’.

185 Los hermanos Wright, Wilbur (Millville, Indiana, 16 de abril de 1867 - Dayton, Ohio, 30 de mayo de 1912) y Orville (Dayton, Ohio, 19 de agosto de 1871 - 30 de enero de 1948), son nombrados en conjunto y conocidos mundialmente por ser pioneros en la historia de la aviación. A ellos se les atribuye el primer vuelo a motor realizado el 17 de diciembre de 1903. 186 Militarmente, el reconocimiento es la búsqueda activa que se efectúa para determinar las intenciones del enemigo mediante la recopilación y recogida de información sobre la composición y capacidad del enemigo, junto con las pertinentes condiciones ambientales, vía la observación directa. 187 El bombardeo aéreo es un ataque de artillería contra instalaciones fortificadas, tropas, ciudades o edificios. Estrictamente, el término bombardeo se usa para referirse a objetivos indefensos con el propósito de desmoralizar a su oponente, especialmente a la población civil y a las autoridades, para conseguir de ese modo la rendición antes de que la totalidad de los edificios sea destruido. 188 La guerra ítalo-turca o turco-italiana (también conocida en Italia como guerra de Libia) fue un conflicto armado entre el Imperio otomano y el Reino de Italia que se prolongó del 29 de septiembre de 1911 al 18 de octubre de 1912. 189 La Aeronáutica Militar así como se conoce ahora, en ese tiempo, todavía no existía. Era un departemento del Ejército llamado Servizio Aeronautico. 190 Un As de la aviación es un aviador militar que tiene acreditado el derribo de cinco o más aviones enemigos. 191Un escuadrón es una fracción de aeronaves militares.

164

La importancia que adquirieron las fuerzas aéreas de todo el mundo como arma poderosa y temible hizo que, el rey Víctor Manuel III, un año después del ascenso del fascismo, considerase oportuno separar el mando del ejército del de la aviación, creando el 28 de marzo 1923 la Regia

Aeronautica (“Aeronáutica Real”).

La Regia Aeronautica (denominada así entre 1923 y 1943) participó activamente en la segunda guerra ítalo-etíope192 y a continuación en la

Guerra Civil Española193 (1936–1939), apoyando al bando sublevado del

General Franco.

Pero seguramente el momento álgido de la Regia Aeronautica se vivió durante la Segunda Guerra Mundial. Fueron miles de aviones los empleados por Mussolini como integrante del Eje (Alemania–Japón–Italia) en varias campañas: Norte de África, frente ruso, campaña de Etiopía y asalto aliado a Italia194. Al final del conflicto mundial la Regia Aeronautica perdió gran parte de su arsenal. Tras el cese de las hostilidades en junio, comenzó un periodo de reestructuración de la fuerza aérea que culminó

192 la Segunda Guerra Italo-Etíope, duró 7 meses, entre 1935 y 1936. Es vista como una muestra de la política expansionista que caracterizó las Potencias del Eje (el bando beligerante que luchaba contra los Aliados, estando integrado por Alemania, el Imperio de Japón y el Reino de Italia) y de la ineficiencia de la Sociedad de Naciones (un organismo internacional creado por el Tratado de Versalles qu se proponía establecer las bases para la paz y la reorganización de las relaciones internacionales una vez finalizada la Primera Guerra Mundial), antes del estallido de la Segunda Guerra Mundial. 193 La Guerra Civil Española fue un conflicto social, político y bélico que se desencadenó en España tras el fracaso parcial del golpe de Estado del 17 y 18 de julio de 1936 llevado a cabo por una parte del ejército contra el gobierno de la Segunda República Española. 194 El asalto aliado a Italia se refiere a la batalla de Montecassino. También conocida como la batalla por Roma, incluye una serie de cuatro duras batallas durante la Segunda Guerra Mundial, peleadas por los Aliados (los países opuestos oficialmente a las Potencias del Eje durante la Segunda Guerra Mundial) con la intención de atravesar la Línea Gustav, y tomar Roma.

165

con el referéndum del 2 de junio de 1946 después del cual obtuvo su actual nombre de Aeronautica Militare.

166

1.2 El escudo de armas de la Aeronáutica Militar Italiana

El escudo de armas de la Aeronáutica Militar, superado por un águila con torreón, símbolo de los aviadores militares, incluye las insignias de los cuatro escuadrones que en la Primera Guerra Mundial se pusieron en evidencia por habilidad, coraje y heroísmo. El cartucho que contiene la mención “virtute siderum tenus”, con valor hacia las estrellas, resume el coraje, la valentía y el sacrificio de todos los aviadores italianos.

167

El cuadrúpedo quimérico alado que lleva la antorcha, con

cabeza de león y cuerpo de caballo, representa el distintivo del "10°

Escuadrón Farman", que se formó el 1 de abril de 1913. Este

departamento durante la Primera Guerra Mundial participó en

numerosas operaciones militares de reconocimiento y bombardeo

ligero. Llamado más tarde "27° Escuadrón de Aviones" realizó en el

primer conflicto mundial, más de 900 vuelos de guerra.

El “Grifo Rampante” representa el distintivo del “91º

Escuadrón de Caza". Conocido como "Escuadrón de los Ases",

contó en sus filas con héroes como Francesco Baracca, Piccio,

Ruffo di Calabria y Ranza.

El "Cuadrifolio" simboliza el “10° Escuadrón de Bombardeo

Caproni", empleado en operaciones bélicas que se realizaron en la

Primera Guerra Mundial.

El famoso "León de San Marcos" fue adoptado como

emblema del " 87° Escuadrón Aereo", rebautizado como "La

Serenissima" en homenaje a la ciudad de Venecia. Pertenece a este

escuadrón el épico vuelo sobre Viena realizado por D'Annunzio195.

195 El Vuelo sobre Viena fue una acción bélica realizada por el poeta Italiano y patriota nacionalista Gabriele D'Annunzio, el 9 de agosto de 1918 durante la Primera Guerra Mundial que consistió en realizar un raid de propaganda, usando una flotilla aérea italiana para lanzar manifiestos impresos sobre Viena, la capital de Austria-Hungría. Las líneas de propaganda fueron escritas por D'Annunzio pero no se tradujo el texto al alemán, lo cual reducía notablemente su eficacia.

168

1.3 El escuadrón de vuelo acrobático “Frecce Tricolori”

Los Frecce Tricolori (en español: «Flechas tricolor»), oficialmente conocidos como 313° Gruppo Addestramento Acrobatico o Pattuglia

Acrobatica Nazionale (PAN) Frecce Tricolori, son el escuadrón de vuelo acrobático196 de la Aeronáutica Militar Italiana. Tienen su sede en la Base

Aérea de Rivolto (Udine) en la región noreste italiana de Friuli Venezia

Giulia.

Los Frecce Tricolori no fueron la primera escuadrilla de vuelo acrobático de la Aeronautica Militare Italiana: la acrobacia militar en grupo en Italia empezó en el aeropuerto militar de Campoformido (Udine), a finales de los años 20. Desde entonces se subsiguieron numerosas formaciones y finalmente, en 1961, la jefatura de la Fuerza Aérea Italiana decidió formar una única patrulla acrobática, la Pattuglia Acrobatica

Nazionale, con los mejores hombres y las mejores aeronaves disponibles.

De ese modo, la patrulla utiliza desde su inicio los F-86 Sabre197 que en

1963 fueron cambiados por los Fiat G.91198 R/PAN. Desde 1982, utilizan los Aermacchi MB-339 PAN199.

El equipo acrobático utiliza un total de 9 aeronaves y un solista, con lo cual los Frecce Tricolori son la patrulla acrobática con mayor número de aeronaves del mundo. Los pilotos se llaman "Pony" y cada aeronave tiene

196 La acrobacia aérea, también llamada vuelo acrobático, es la realización de maniobras y piruetas con un avión acrobático. 197 Aviones de caza a reacción fabricados por North American Aviation para la Fuerza Aérea de los Estados Unidos. 198 Caza monoplaza de reconocimiento y asalto de fabricación italiana 199 Aviones de entrenamiento biplaza capaz de volar a 898 km/h al nivel del mar.

169

un número que va de 1 a 10 (Pony 0 es el Comandante, Pony 10 el Solista y Pony 11 el Supervisor de la formación acrobática). Durante el espectáculo aéreo el Comandante de los Frecce Tricolori, Pony 0, está en el suelo, cerca de los espectadores y comunica con los otros pilotos vía radio. Desde aquí

él conduce el vuelo y garantiza su seguridad. El piloto líder, Pony 1, guía al grupo durante toda la secuencia acrobática (ésta incluye unas veinte acrobacias que duran una media hora).

En 2005 los Frecce Tricolori ganaron el premio a la mejor exhibición aérea en el Royal International Air Tattoo200 en Fairford (Inglaterra) y el

Príncipe Faysal ibn al-Husayn de Jordania entregó a las Frecce Tricolori el prestigioso premio - "The King Hussein Memorial Sword" – la espada símbolo de su país asignada a la mejor exhibición aérea. Obtuvieron también, por primera vez en la historia para una unidad no perteneciente a la Federación Rusa, la Medalla Rusa de Plata al Mérito Aeronáutico.

200 Royal International Air Tattoo (RIAT) es una de las exhibiciones de vuelo militares más importantes del mundo y la exhibición aérea militar más grande. Se celebra anualmente la tercera semana de julio, normalmente en RAF Fairford, Gloucestershire, Inglaterra. Este evento atrae a más de 150.000 visitantes.

170

Capítulo II

LAS OPERACIONES DE LA AERONÁUTICA MILITAR EN TERRITORIO NACIONAL

Entre las actividades generales de la Aeronáutica Militar Italiana, las intervenciones en soporte a la Comunidad desempeñan un papel muy importante. Estas actividades incluyen, además de la asistencia en caso de accidentes de aeronaves, el transporte aéreo de ayuda humanitaria, la cooperación y asistencia en caso de calamidades públicas (en coordinación con la Protezione Civile201), así como toda la gama de operaciones SAR

(búsqueda y rescate), incluso en territorio hostil. La Aeronáutica Militar es capaz de llevar a cabo con éxito estos tipos de intervenciones 24 horas al día los 365 días del año. Las Unidades de helicópteros y sus tripulaciones están listas para despegar en un plazo muy corto. Los helicópteros HH

201 La Protezione Civile es un sistema por medio del cual Italia proporciona la protección y la asistencia para todos ante cualquier tipo de desastre o accidente relacionado con este, así como la salvaguarda de los bienes del conglomerado y del medio ambiente.

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139202, HH-3F203 y AB.212204 ofrecen la cobertura SAR de la península tálica y del mar territorial (el mar territorial de Malta está incluido), y en pocos minutos logran llegar al lugar de la emergencia.

La Aeronáutica Militar italiana es, a menudo, el único componente que puede conducir con éxito las emergencias más complejas gracias al nivel de formación de sus tripulaciones y las características de sus aviones, capaces de trabajar día y noche y bajo cualquier tipo de clima. En general, las misiones de búsqueda y rescate se llevan a cabo con escuadrones de helicópteros, pero en el caso de operaciones de búsqueda, rescate y salvamento marítimo, el uso de los aviones de patrulla marítima205 Br-

1150206 Atlantic suele ser también decisivo para el éxito de la misión debido a su autonomía y su capacidad de descubrir.

202 El HH-139 es un helicóptero bimotor de medio tamaño, fabricado por el constructor aeronáutico italo-británico AgustaWestland. Estos tipos de helicópteros pueden efectuar operaciones de búsqueda y rescate, y se utilizan en caso de vuelos sanitarios, desastres naturales o eventos nacionales particulares. Los HH-139 están preparados para operar tanto de día como de noche bajo condiciones meteorológicas adversas. Se trata de verdaderas máquinas versátiles. Dentro de 30 minutos es posible cambiar los interiores de los helicóperos y de la versión SAR (5 pasajeros + 1 camilla) se puede pasar a la versión MEDEVAC (evacuación médica, de 2 a 4 camillas) o la versión Utility (para el transporte de hasta 14 pasajeros). 203 El HH-3F es un helicóptero bimotor utilizado para misiones de búsqueda y rescate. Por medio de estos helicópteros los pilotos pueden fácilmente llegar a cualquier parte del territorio nacional o en las aguas territoriales dentro de una hora y media de vuelo. El HH- 3F puede desempeñar el papel de Slow Mover Interceptor SMI (interceptación de aviones de baja performance) un papel inusual de la defensa aérea. Es capaz, en este caso, de dificultar los posibles ataques terroristas conducidos por aviones de baja performance y aeronaves no convencionales. 204 El AB.212 como el HH-3F, asegura el servicio de búsqueda y rescate en toda la península y sus aguas territoriales. 205 Un avión de patrulla marítima, también conocido simplemente como avión de patrulla o por el antiguo término de bombardero de patrulla, es un avión diseñado para operar sobre el mar durante largos periodos en misiones de patrulla marítima, antibuque, antisubmarino y búsqueda y rescate (SAR). 206 El Breguet Br.1150 Atlantic es un avión de reconocimiento aéreo de largo alcance francés, diseñado en los años 1960 principalmente para ser usado sobre el mar. Es usado por varios países de la OTAN como avión de reconocimiento y avión de patrulla marítima así como avión antisubmarino. El Atlantic también tiene capacidad para portar misiles aire- tierra.

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2.1. Operaciones de ayuda humanitaria

El papel de las Fuerzas Armadas en operaciones humanitarias ha sido desde hace tiempo un tema de debate. Con el fin de la Guerra Fría y el nuevo auge de los temas humanitarios durante los años noventa, la participación de contingentes militares en operaciones de ayuda de emergencia ha sido revaluada, y la ONU ha lanzado iniciativas para abordar esta cuestión y acordar criterios para manejar estas intervenciones.

Mientras agencias como el Comité Internacional de la Cruz Roja (CICR) y

Médicos Sin Fronteras (MSF) intentan evitar la colaboración militar, la mayoría de las organizaciones humanitarias han trabajado, en un momento u otro, con fuerzas militares, especialmente para obtener apoyo logístico y protección.

Italia, es uno de los principales países que llevan a cabo operaciones de ayuda humanitaria y su componente aéreo asegura el transporte de personal, equipos y materiales en todo el mundo. Las misiones humanitarias de la Aeronáutica Militar incluyen una amplia gama de actividades: desde el transporte de pacientes gravemente enfermos y/o heridos y el transporte de equipos de trasplante y órganos para trasplante hasta el soporte logístico a expediciones científicas y a intervenciones de protección civil.

El “reconocimiento aéreo” es la inspección desde el aire de determinadas zonas mediante aviones de reconocimiento (aeronaves militares usadas para monitorizar la actividad enemiga, normalmente desprovistas de armamento). “La guerra antisubmarina”, abreviada como ASW (siglas de Anti-submarine warfare), es una rama de la guerra naval en la que se usan buques de guerra, aeronaves u otros submarinos para rastrear, encontrar y dañar o destruir submarinos enemigos.

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En octubre de 1998, las aeronaves de la Aeronáutica Militar Italiana abastecieron ayuda y asistencia en las provincias de Baluchistán, en

Pakistán, golpeadas por un tremendo terremoto; en septiembre de 2004, volaron a Nueva Orleans para paliar los daños causados por el huracán

"Katrina” y en diciembre de 2004, llegaron a Asia sudoriental para dar los primeros auxilios a los que sobrevivieron al tsunami. La Aeronáutica Militar se consagró también a prestar ayuda a la población africana, en la región subsahariana, para combatir la ceguera producida por cataratas207 y enfermedades no tratadas. Operó en Sudán apoyando los proyectos de reconstrucción y desarrollo (después de más de veinte años de guerra civil en la región de Darfur208) y en la República Democrática del Congo, bajo la bandera de la Unión Europea, con el fin de garantizar el buen desarrollo de las primeras elecciones democráticas en la historia del país. A principios de

2008, en enero, algunas aeronaves italianas transportaron a Italia a un grupo de niños afganos que sufrían de labio leporino y paladar hendido209 para someterlos a una cirugía. Éstas son sólo algunas de las operaciones humanitarias de emergencia en que el personal y los aviones de la

Aeronáutica Militar participaron en los últimos años. Se trata de misiones

207 Una catarata es una opacidad del lente (cristalino) del ojo, el cual normalmente es claro y transparente; puede compararse a una ventana que se escarcha con hielo o se "empaña" con vapor. 208 El conflicto de Darfur es un conflicto militar por causa racial en curso en la región de Darfur, en el oeste de Sudán. A diferencia de lo que ocurrió en la Segunda Guerra Civil Sudanesa, no se trata de un conflicto entre musulmanes y no musulmanes dado que la mayoría de los habitantes de Darfur son musulmanes, sino que se trata de un conflicto racial entre árabes y negros. 209 El labio leporino (fisura labial) y el paladar hendido (fisura palatina) son anomalías congénitas que afectan a los tejidos del labio superior y del paladar. El labio hendido se ve como una abertura o fisura angosta en la piel del labio superior que se extiende hasta la base de la nariz. El paladar hendido es una abertura entre el paladar y la cavidad nasal.

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complejas, realizadas a menudo en muy poco tiempo y en condiciones ambientales y de seguridad extremadamente críticas, realizables sólo gracias al alto nivel de formación de los pilotos y de las tripulaciones y la versatilidad de los aviones de la Fuerza Aérea. Aviones de transporte, como el C-130J210 y C-27J211 que pertenecen a la 46 ª Brigada Aérea de Pisa, ambos utilizados como puentes aéreos212 en territorios hostiles, son capaces de aterrizar de forma segura en pistas muy cortas y semi- preparadas. El Falcon 50213 y el Falcon 900214 de la 31ª Ala de Ciampino

(Roma), utilizados normalmente para el transporte de autoridades civiles y militares, pueden transportar fácilmente pacientes en sus camillas u

órganos para trasplante y equipos médicos especializados. Pilotos, tripulaciones y equipos médicos, 24 horas al día, 365 días al año están listos para despegar para cualquier destino tanto en Italia como en el extranjero. A veces, los aviones de la Aeronáutica Militar son los únicos

210 El C-130 J Hercules es un avión de transporte táctico medio/pesado, fabricado en Estados Unidos desde los años 1950 por la compañía Lockheed, ahora Lockheed Martin. Con capacidad para despegues y aterrizajes en pistas no preparadas, el C-130 fue originalmente diseñado como avión de transporte de tropas, carga y evacuaciones médicas. Sin embargo, su versátil estructura ha servido para gran variedad de funciones adicionales, incluyendo apoyo aéreo cercano, asalto aéreo, búsqueda y rescate, soporte a la investigación científica, reconocimiento meteorológico, reabastecimiento en vuelo, patrulla marítima y lucha contra incendios. 211 El Alenia C-27J Spartan es un avión de transporte táctico medio. 212 Un puente aéreo es una operación militar en la que un área ubicada en un territorio hostil o amenazado es tomada y asegurada, permitiendo el aterrizaje de nuevas tropas y material bélico, y proporcionando nuevo espacio de maniobra para la consecución de las subsiguientes operaciones proyectadas 213 El Dassault Falcon 50 es un avión ejecutivo de gran autonomía y de construcción francesa. Un avión ejecutivo es un avión de reacción, generalmente de tamaño reducido, diseñado para el transporte de grupos de empresarios o individuos ricos. Estos tipos de aviones pueden ser adaptados para otros cometidos, como la evacuación de víctimas o entregas de paquetes urgentes, y algunos pueden ser usados por organismos públicos, gobiernos o fuerzas armadas. 214 El Falco 900 es la versión desarrollada del Falcon 50.

175

medios de transporte capaces de intervenir en situaciones particulares: por ejemplo, en el caso de los pacientes que no pueden ser desconectados de dispositivos respiratorios o de monitoreo médico que necesitan ser transportados en ambulancia. O en el caso de pacientes altamente infecciosos que necesitan ser transportados en una camilla especial de biocontención llamada ATI (tránsito aislador Aeronaves; el ATI es una unidad autónoma capaz de transportar un paciente con una enfermedad altamente virulenta y al mismo tiempo proporcionando la máxima seguridad microbiológica mientras que la atención de enfermería completa y tratamiento son prestados). Junto con la RAF (Royal Air Force), la

Aeronáutica Militar italiana es la única organización militar aérea en Europa capaz de realizar tal operación.

2.2. Búsqueda y rescate (SAR)

La búsqueda y el rescate de tripulaciones de vuelo y de flotas en peligro, el salvamento de personas en peligro de muerte o afectadas por

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desastres naturale, son algunas de las actividades llevadas a cabo por los

Equipos de búsqueda y rescate SAR de la Aeronáutica Militar Italiana.

Estas actividades, indicadas en general por la sigla SAR (Búsqueda y

Rescate), durante los períodos de crisis y conflictos internacionales se denominan operaciones Combat SAR (CSAR) y se basan en el rescate de tripulaciones caídas en territorios hostiles. La Aeronáutica Militar italiana lleva a cabo estas operaciones mediante el uso de helicópteros AB.212 y

HH-3F. Para garantizar la disponibilidad operacional en caso de emergencia, varios aeropuertos militares están equipados con helicópteros

SAR listos para despegar dentro de unos 30 minutos.

Es necesaria por lo tanto, una formación continua (entrenamiento de vuelo operacional, simulaciones de situaciones de emergencia). Los equipos pertenecientes a los departamentos de SAR tienen que estar siempre listos, eficaces y "seguros" durante cualquier tipo de intervención.

Estos entrenamientos les permiten de trabajar en condiciones extremas, donde otros no pueden intervenir: en el mar, en las montañas o de noche

(utilizando los GNV, las gafas de visión nocturna215).

215 Se trata de instrumentos de visión nocturna que amplifican la poca luz del ambiente, muy usados en el Ejército, por lo general se acoplan al casco del soldado que los usa, viendo todo de un tono verdoso.

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2.3. Misiones de solidaridad

Cerca de Roma, hay un "pequeño pueblo de 800 personas", que consituye un departamento de vuelo de la Aeronáutica Militar italiana: la 31ª

Ala de Ciampino. La 31ª Ala tiene dos misiones institucionales diferentes:

 Transporte VIP (transporte de las autoridades militares y

civiles).

 Vuelos humanitarios y de emergencia: éstos incluyen el

transporte de pacientes traumatizados, órganos para

trasplante, equipos médicos.

El transporte de emergencia, disponible 24 horas al día, 7 días a la semana, 365 días al año, está a disposición de toda la comunidad nacional.

Es un servicio esencial para los ciudadanos que, en espera de un trasplante de órgano o en peligro inminente de muerte, necesitan un transporte urgente a un lugar de cuidado adecuado. Las tripulaciones de los Airbus

319CJ216, Falcon 50 y Falcon 900EX están listas para despegar dentro de unos minutos a cualquier tipo de destinos, tanto en Italia como en el extranjero. La 31ª Ala a menudo trabaja para los ciudadanos italianos que están en el extranjero y que necesitan cuidado inmediato o tratamientos especializados.

216 El Airbus A319 es un avión civil de pasajeros de Airbus, el consorcio europeo de fabricación de aeronaves. El A319CJ es una versión ejecutiva del A319. Puede llevar hasta 39 pasajeros y sus dueños pueden encargarlo con casi cualquier configuración. Es el avión de uso oficial del Presidente de Francia, el Presidente de Brasil y desde el año 2002 un Airbus A-319CJ, prestó servicios en la flota presidencial de la República Bolivariana de Venezuela

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Capítulo III

MISIONES EN EL EXTRANJERO

Los hombres y los equipos de la Aeronáutica Militar italiana llevan más de 50 años compromitiéndose a proporcionar ayuda en todo el mundo a las poblaciones devastadas por guerras y desastres naturales, y contribuyendo a la resolución de situaciones de crisis, como el hambre en los países en vías de desarollo. La mayoría de estas operaciones se llevan a cabo en el extranjero, en tierras lejanas y peligrosas.

Actualmente los soldados italianos están realizando dos tipos de misiones: operaciones de “Mantenimiento de la paz” y operaciones de

“reconstrucción y estabilidad217”. Desde África hasta los Balcanes y de

Oriente Medio a Asia, las fuerzas de paz italianas se dedican actualmente a diversas operaciones de paz realizadas o autorizadas por las Naciones

Unidas en todas las principales zonas de crisis en el mundo. Italia, de hecho, es el país que envía el mayor número de tropas en misiones de mantenimiento de la paz.

217 Esfuerzos militares post-conflicto para llevar paz y seguridad a una región o país.

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3.1. Misiones de paz

El término Misión de paz se refiere a todas las actuales operaciones multidimensionales de mantenimiento de la paz bajo mandato de las

Naciones Unidas218 y de la Conferencia para la Seguridad y Cooperación en Europa (actual OSCE219) cuyo objetivo es la salvaguardia de la paz y la seguridad internacionales en todo el mundo. Las misiones de paz incluyen:

 Prevención de conflictos y mediación

 Establecimiento de la paz

 Mantenimiento de la paz

 Imposición de la paz

 Consolidación de la paz

 Misiones humanitarias.

En virtud de la Carta de las Naciones Unidas220, los Estados

Miembros deben “mantener la paz y la seguridad internacionales, y con tal fin: tomar medidas colectivas eficaces para prevenir y eliminar amenazas a

218 Las Naciones Unidas son la Organización internacional de Estados soberanos fundada luego de la finalización de la segunda guerra mundial con el fin de: prevenir la guerra, mantener la paz y la seguridad internacionales, desarrollar las relaciones de amistad entre las naciones, promover el progreso social y mejores niveles de vida, lograr la cooperación internacional. Los Estados Miembros están vinculados entre sí por su adhesión a la Carta de las Naciones Unidas y a sus principios. 219 La Organización para la Seguridad y la Cooperación en Europa (OSCE), tiene su origen en la CSCE (Conferencia sobre la Seguridad y la Cooperación en Europa), celebrada en Helsinki en 1975, y está conformada actualmente por 56 estados: todos los países de Europa (incluidos la Federación Rusa y todos los países de la Unión Europea) más los de Asia Central y América del Norte (Canadá y Estados Unidos). Está reconocida como organismo regional conforme al capítulo VIII de la Carta de las Naciones Unidas. La OSCE se ocupa de una red de operaciones sobre el terreno, repartidas por su espacio geográfico, que tienen como misión facilitar la resolución de los conflictos existentes o pendientes de solución en los que se ven implicados algunos Estados participantes. 220 La "Carta de las Naciones Unidas" es el documento por medio del cual se constituyen las Naciones Unidas.

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la paz, y para suprimir actos de agresión u otros quebrantamientos de la paz; y lograr por medios pacíficos, y de conformidad con los principios de la justicia y del derecho internacional, el ajuste o arreglo de controversias o situaciones internacionales susceptibles de conducir a quebrantamientos de la paz”221.

Todas las operaciones para el mantenimiento de la paz de las

Naciones Unidas se despliegan en virtud de los mandatos del Consejo de

Seguridad222.

A lo largo de los años, la gama de las tareas asignadas a estas operaciones se ha ampliado considerablemente como respuesta a la evolución de las pautas de los conflictos y para abordar mejor las amenazas a la paz y la seguridad internacionales.

El mantenimiento de la paz en el siglo XXI trabaja para crear las bases para una creación de instituciones de larga duración, posibilitando el desarrollo de una cultura de estado de derecho223 y en pleno respeto de los derechos humano.

221 CARTA DE LAS NACIONES UNIDAS, CAPÍTULO I: PROPÓSITOS Y PRINCIPIOS, Artículo 1. 222 Conforme a la Carta, el Consejo de Seguridad tiene la responsabilidad primordial de mantener la paz y la seguridad internacionales. El Consejo de Seguridad tiene 15 miembros y cada miembro tiene un voto. De acuerdo con la Carta, todos los Miembros de la ONU convienen en aceptar y cumplir las decisiones del Consejo de Seguridad. Éste es el único órgano de la ONU cuyas decisiones los Estados Miembros, conforme a la Carta, están obligados a cumplir. Cuando se le presenta una controversia, la primera medida del Consejo es generalmente recomendar a las partes que lleguen a un acuerdo por medios pacíficos. Puede imponer embargos o sanciones económicas, o autorizar el uso de la fuerza para hacer cumplir los mandatos. 223 Un Estado de derecho es aquel que se rige por un sistema de leyes e instituciones ordenado en torno de una constitución, la cual es el fundamento jurídico de las autoridades y funcionarios, que se someten a las normas de ésta. Cualquier medida o acción debe estar sujeta o ser referida a una norma jurídica escrita. A diferencia de lo que sucede ocasionalmente en muchas dictaduras personales, donde el deseo del dictador es la base de una gran medida de acciones sin que medie una norma jurídica, en un estado de

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El personal de mantenimiento de la paz de las Naciones Unidas presta servicios en algunas de las situaciones más difíciles y peligrosas del mundo tratando con situaciones de conflicto complejas y a veces mortales entre grupos étnicos, religiosos y políticos.

Sin la participación activa y voluntaria de agencias humanitarias, diplomáticos, policía civil, paises anfitriones o gobiernos, no puede haber una paz sostenible. En las misiones de paz, las actividades militares deben ser vistas como sólo una de las varias líneas de operación dentro de una estrategia más amplia de acción. Las actividades militares son, sin excepción, elementos que forman parte de una estrategia más amplia en apoyo a los objetivos políticos.

3.2.Tipos de misiones de paz

Prevención de conflictos y mediación

La prevención de conflictos comporta medidas diplomáticas para gestionar las tensiones y litigios intraestatales o interestatales y evitar que se conviertan en conflictos violentos.

Incluye la alerta temprana, la recopilación de información y un análisis cuidadoso de los factores que causan el conflicto. Estas actividades de prevención de conflictos también pueden comprender el uso de los

derecho las leyes organizan y fijan límites de derechos en que toda acción está sujeta a una norma jurídica previamente aprobada y de conocimiento público.

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«buenos oficios224» del Secretario General, el despliegue preventivo de misiones de las Naciones Unidas o la mediación de conflictos dirigida por el Departamento de Asuntos Políticos.

Establecimiento de la paz

El establecimiento de la paz generalmente incluye medidas para abordar los conflictos en curso y por lo general supone una acción diplomática para lograr que las partes enfrentadas lleguen a un acuerdo negociado. El Secretario General puede valerse de sus «buenos oficios» para facilitar la resolución del conflicto. También pueden enviarse, en calidad de pacificadores, a Gobiernos, grupos de Estados, representantes de organizaciones regionales o de las Naciones Unidas.

El mantenimiento de la paz

El mantenimiento de la paz ha demostrado ser una de las herramientas más eficaces a disposición de las Naciones Unidas para ayudar a los países a recorrer la vía difícil que va del conflicto a la paz. El mantenimiento de la paz de las Naciones Unidas se basa en ventajas singulares, como la legitimidad, la distribución de la carga y la capacidad de desplegar y mantener efectivos militares y de policía en cualquier lugar

224 El Secretario General de la ONU utiliza sus "buenos oficios" (o sea su prestigio y el peso de la comunidad mundial que representa) cuando se reúna con los líderes del mundo, ya sea públicamente o privadamente en un intento de evitar el desarrollo y la difusión de las controversias internacionales.

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del mundo, integrándolos con el personal de paz civil, para promover el cumplimiento de mandatos multidimensionales. El personal de paz de las

Naciones Unidas inspira seguridad y aporta el apoyo necesario para ayudar a los países a realizar la difícil transición inicial desde una situación de conflicto a otra de paz. Las actividades de mantenimiento de la paz de las

Naciones Unidas se rigen por tres principios básicos:

 Consentimiento de las partes;

 Imparcialidad;

 No uso de la fuerza, excepto en legítima defensa y en defensa

del mandato.

El mantenimiento de la paz es un mecanismo flexible, y en las

últimas dos décadas se ha desplegado siguiendo diferentes configuraciones. Actualmente hay 16 misiones de mantenimiento de la paz de la ONU desplegadas en cuatro continentes. Los objetivos de las actuales operaciones multidimensionales de mantenimiento de la paz son, no solo mantener la paz y la seguridad, sino también facilitar procesos políticos, proteger a civiles, ayudar en el desarme225, desmovilización226 y la reintegración227 de ex combatientes228; apoyar la organización de procesos

225 El desarme consiste en recoger, documentar, controlar y eliminar armas pequeñas, municiones, explosivos y armas ligeras y pesadas en posesión de los combatientes y a menudo de la población civil. 226 La desmovilización es la baja oficial y controlada de los combatientes activos de las fuerzas y grupos armados, lo que incluye una fase de "reinserción" en que se proporciona asistencia a corto plazo a los ex combatientes. 227 La reintegración es el proceso por el cual los ex combatientes adquieren la condición de civiles y obtienen un empleo y unos ingresos estables. Se trata de un proceso político, social y económico sin unos plazos establecidos y que tiene lugar sobre todo a nivel de las comunidades locales. 228 El objetivo del proceso de desarme, desmovilización y reintegración es contribuir a la seguridad y la estabilidad en los entornos, después los-conflictos, para que pueda dar

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electorales, proteger y promover los derechos humanos y ayudar a restablecer el estado de derecho.

Imposición de la paz

La imposición de la paz consiste en la aplicación de una serie de medidas coercitivas, incluido el uso de la fuerza militar. Se requiere la autorización expresa del Consejo de Seguridad229. Se utiliza para restablecer la paz y la seguridad internacionales en situaciones en las que el Consejo de Seguridad ha decidido actuar frente a una amenaza o quebrantamiento de la paz, o a un acto de agresión. El Consejo puede recurrir, cuando proceda, a organizaciones y organismos regionales para aplicar medidas coercitivas, sujeto a su autoridad y de acuerdo con la Carta de las Naciones Unidas.

Consolidación de la paz

La consolidación de la paz tiene como objetivo reducir el riesgo de caer o recaer en un conflicto, mediante el fortalecimiento de las

comienzo la recuperación y el desarrollo. De este modo se ayuda a crear un entorno propicio para que se den procesos políticos y pacíficos al abordar el problema de seguridad que aparece cuando los ex combatientes están tratando de adaptarse a la vida normal, durante el período de transición vital desde el conflicto a la paz y el desarrollo. 229 A diferencia de otras reparticiones de la ONU que únicamente pueden realizar recomendaciones a los gobiernos, el Consejo de Seguridad puede tomar decisiones (conocidas como "resoluciones") y obligar a los miembros a cumplirlas, de acuerdo a lo establecido por la Carta de las Naciones Unidas.

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capacidades nacionales en todos los niveles de la gestión de conflictos, así como sentar las bases para una paz y un desarrollo sostenibles. Se trata de un complejo proceso a largo plazo de creación de las condiciones necesarias para una paz sostenible. Las medidas de consolidación de la paz se dirigen a las cuestiones fundamentales que afectan al funcionamiento de la sociedad y el Estado, y tratan de aumentar la capacidad del Estado para llevar a cabo sus funciones básicas de manera eficaz y legítima.

Misiones humanitarias

La asistencia por parte de la comunidad internacional es a menudo necesaria tras un conflicto o desastre natural. La labor de las Naciones

Unidas es facilitar la llegada de la ayuda y las tareas de recuperación y rehabilitación. Es muy importante proteger la vida de los refugiados y de las personas desplazadas, aliviar el sufrimiento y preservar la dignidad de las personas. Entre las muchas responsabilidades de la comunidad internacional están las de protección, servicios comunitarios, repatriación, distribución de alimentos, coordinación de programas y operaciones, logística, abastecimiento, almacenamiento, gestión de material, administración, transporte y comunicación por radio.

Los límites entre la prevención de conflictos y el establecimiento, mantenimiento, consolidación e imposición de la paz son cada vez más difusos. Las operaciones en pro de la paz rara vez se limitan a un solo tipo

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de actividad. Aunque las misiones de paz consisten, en principio, en un despliegue para apoyar la aplicación de un acuerdo de alto el fuego o de paz, a menudo deben desempeñar un papel activo en la consolidación de la paz, e incluso pueden participar en la etapa inicial de las actividades de consolidación de la paz230.

3.3 El papel de la Mediación

Recientes investigaciones muestran que después de casi dos decenios de disminución, el número de conflictos ha comenzado a aumentar una vez más. Muchos de esos conflictos se debieron a cambios no constitucionales de gobierno, elecciones impugnadas, transiciones políticas incompletas, tensiones sociales y violencia intercomunitaria. Esa reaparición de conflictos se ha concentrado en África y Oriente Medio, pero también se han visto afectadas otras regiones. Aunque la mayoría de esos conflictos son intraestatales, la cuarta parte se ha internacionalizado, es decir, participan en ellos partes y tropas externas en apoyo a una o más de las partes231.

En contraste con los conflictos de los decenios de 1970 y 1980, que en su mayoría se basaban en cuestiones ideológicas, en la actualidad predominan los conflictos sobre el control del gobierno, así como de los

230 www.un.org 231 http://peacemaker.un.org/

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recursos naturales y económicos. Esas controversias están cargadas de polarización étnica, tensiones socioeconómicas y mala gobernanza y están agravadas por el cambio climático. Como resultado, las iniciativas de mediación y facilitación han ido más allá de asegurar un alto el fuego y se han centrado en lograr arreglos amplios, que abarcan una amplia gama de cuestiones, entre otras, el reparto del poder, la distribución de la riqueza, las constituciones, la justicia, los derechos humanos y cuestiones de seguridad.

El medio eficaz para mitigar o por lo menos minimizar las consecuencias potencialmente violentas de conflictos internos o crisis internacionales es sin duda el "proceso de mediación".

De hecho la mediación, que de acuerdo con la Carta de las Naciones

Unidas es una herramienta valiosa y eficaz para la prevención de conflictos y la solución pacífica de las controversias232, ha demostrado ser un instrumento eficaz para abordar los conflictos tanto interestatales como intraestatales. Para hacer frente a los problemas y aprovechar al máximo las oportunidades de resolver pacíficamente las controversias, el sistema de las Naciones Unidas, los Estados Miembros y otras partes interesadas deben seguir promocionando el uso de la mediación y por eso en

232 CARTAS DE LAS NACIONES UNIDAS CAPÍTULO VI: ARREGLO PACÍFICO DE CONTROVERSIAS Artículo 33: Las partes en una controversia cuya continuación sea susceptible de poner en peligro el mantenimiento de la paz y la seguridad internacionales tratarán de buscarle solución, ante todo, mediante la negociación, la investigación, la mediación, la conciliación, el arbitraje, el arreglo judicial, el recurso a organismos o acuerdos regionales u otros medios pacíficos de su elección.

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septiembre 2012 el Secretario General de la ONU Ban ki-moon presenta por primera vez las “Directrices de las Naciones Unidas para una mediación eficaz”, una guía internacional que contiene métodos y consejos prácticos sobre la gestión de la mediación de un conflicto.

Aquí el prólogo del Secretario General:

“La mediación es uno de los métodos más efectivos de prevención, gestión y solución de conflictos. No obstante, para que un proceso de mediación sea efectivo no basta con nombrar a una persona eminente que actúe como tercera parte. A menudo es necesario convencer a los antagonistas de las virtudes de la mediación, y los procesos de paz deben contar con un apoyo político, técnico y financiero firme. Las iniciativas de mediación improvisadas y poco coordinadas, aunque se pongan en marcha con la mejor de las intenciones, no contribuyen al objetivo de lograr una paz duradera. Las “Directrices de las Naciones Unidas para una mediación eficaz” se han concebido para reforzar la profesionalidad y la credibilidad de las actividades de mediación en todo el mundo. Este conciso documento de referencia recoge la vasta experiencia de los mediadores que llevan a cabo su labor en los ámbitos internacional, nacional y local. También se basa en las opiniones de los beneficiarios de procesos de mediación que han cosechado resultados satisfactorios y de quienes han sufrido las consecuencias de intentos de mediación fracasados. Si bien todas las controversias y conflictos son únicos y requieren enfoques diferentes, existe un conjunto de buenas prácticas en que deben basarse los enfoques de todos los mediadores. La presente publicación se propone ayudar a las

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partes a mejorar su comprensión de lo que constituye una mediación efectiva y ayudar a los mediadores a multiplicar sus posibilidades de éxito.

Recomiendo encarecidamente las Directrices de las Naciones Unidas para una mediación eficaz a todos aquellos que realizan actividades de mediación o a los interesados en este instrumento esencial para la solución pacífica de controversias y conflictos.”

Ban Ki-moon

Secretario General

Naciones Unidas

Septiembre del 2012

Estas directrices tienen por objeto informar la concepción y la gestión de los procesos de mediación. Están pensadas como un recurso para los mediadores, los Estados y otros agentes que apoyan la labor de mediación, pero también son pertinentes para las partes en conflicto, la sociedad civil y otros interesados. En ellas se hace hincapié en la necesidad de comprender bien el concepto de mediación y de apreciar tanto su potencial como sus límites como medio para la prevención, la gestión y la resolución de conflictos.

Es importante tener presente entonces que la mediación es un proceso por el que un tercero ayuda a dos o más partes, con su consentimiento, a prevenir, gestionar o resolver un conflicto ayudándolos a alcanzar acuerdos mutuamente aceptables. La mediación se basa en la premisa de que, en el entorno adecuado, las partes en conflicto pueden mejorar sus relaciones y avanzar hacia la cooperación. Los resultados de

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un proceso de mediación pueden tener un alcance limitado, como cuando tratan una cuestión concreta para contener o gestionar un conflicto, o pueden abordar una gran variedad de cuestiones en un acuerdo de paz general. La mediación por fin, es un empeño voluntario, en el que el consentimiento de las partes es crítico para que el proceso sea viable y el resultado duradero.233

3.4 El mantenimiento de la paz: más de 50 años de historia

El compromiso de la Aeronáutica Militar italiana con la operaciones de paz empezó en los años 60 con su participación en una serie de misiones bajo mandato de la ONU. La primera operación de la Aeronáutica

Militar, grabada en la memoria colectiva de Italia, es sin duda la del

Congo234 llevada a cabo durante los años 1960 y 1962. Sigue la misión en

233 www.un.org 234 La Operación de las Naciones Unidas en el Congo (ONUC), que se desarrolló en la República del Congo, supuso un hito en la historia de las operaciones de mantenimiento de la paz de las Naciones Unidas debido a las responsabilidades que tuvieron que asumirse, a la extensión de la zona de operaciones y a los recursos humanos empleados. En un primer momento, su mandato era el de prestar al Gobierno congoleño la asistencia militar y técnica que necesitaba tras el derrumbe de muchos servicios básicos y la intervención militar de las tropas belgas. La ONUC se vio envuelta por razones de fuerza mayor en una situación interna caótica de extrema complejidad y tuvo que asumir ciertas responsabilidades que iban más allá de las obligaciones de mantenimiento de la paz habituales. La República del Congo, una antigua colonia belga, obtuvo la independencia el 30 de junio de 1960. En los días posteriores estalló una revuelta y Bélgica envió sus tropas al Congo sin el consentimiento del Gobierno congoleño con el objetivo declarado de restaurar el orden público y proteger a los ciudadanos belgas. El 12 de julio de 1960, el Gobierno congoleño pidió a las Naciones Unidas que prestaran su asistencia militar para proteger el territorio nacional del Congo ante las agresiones externas. Dos días después, el Consejo de Seguridad de las Naciones Unidas exhortó a Bélgica a que retirara sus tropas del Congo y autorizó la asistencia militar que procediese hasta que, a través de los esfuerzos del Gobierno y la asistencia técnica de las Naciones Unidas, las fuerzas de seguridad nacionales fueran capaces, en la opinión del Gobierno, de cumplir plenamente con sus cometidos.

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Líbano235 en la década de 1980 y muchas otras misiones multinacionales autorizadas por las Naciones Unidas en los años 90. Uno de los principales teatros de operaciones de esta década es la región balcánica236 cuya estabilización y desarrollo afectan a Italia por razones geopolíticas.

La Aeronáutica Militar italiana llevó a cabo misiones humanitarias importantes, especialmente en África (Somalia237 y Mozambique238), donde fue necesario evacuar a los ciudadanos italianos en peligro.

Esta operación es trágicamente conocida por el masacre de Kindu. La atrocidad, tuvo lugar el 11 o 12 de noviembre 1961 en Kindu-Port Empain, en el antiguo Congo belga, donde trece aviadores italianos, miembros de la ONUC, enviados para pacificar el país devastado por la guerra civil, fueron asesinados. 235 Durante los años 1982 y 1984 la Aeronáutica Militar tuvo que apoyar a las fuerzas de mantenimiento de paz en las operaciones "Líbano 1" y "Líbano 2". La Guerra del Líbano de 1982, fue un conflicto armado que dio inicio el 6 de junio de 1982 cuando las Fuerzas de Defensa de Israel invadieron el sur del Líbano con el objetivo de expulsar a la OLP (la Organización para la Liberación de Palestina) de dicho país. 236 La Aeronáutica Militar italiana engresó en la KFOR en 1999. La KFOR (siglas en inglés de Kosovo Force) es una fuerza militar multinacional liderada por la OTAN que entró en Kosovo dos días después de que el Consejo de Seguridad de Naciones Unidas aprobara la resolución 1244. Su objetivo era mantener el orden y la paz en el territorio. Antes de que la fuerza multinacional entrara en Kosovo, esta provincia sufría un déficit humanitario muy serio, debido a la guerra que día y noche libraban soldados del Ejército de Liberación de Kosovo (UCK) y el Ejército de la República federal de Yugoslavia (FRY). El conflicto étnico llegó a momentos de extrema virulencia en los que muchas personas perecieron. Cerca de un millón de personas abandonaron Kosovo como refugiados en busca de un lugar donde estar seguros. Los objetivos del Operativo eran: ‐ Mantener el orden y la seguridad en Kosovo; ‐ Mantener los puntos acordados en el acuerdo de paz; ‐ Dar asistencia al programa de la misión de la ONU en Kosovo (UNMIK). 237 Durante la misión italiana en Somalia (la cual duró más de 18 meses) las tripulaciones italianas se vieron obligadas a trabajar en un ambiente hostil, muy lejos de sus casas. Enfrentaron operaciones de alto riesgo caracterizadas a menudo por “scrambles” (despegues inmediatos de interceptadores) imprevistos. La misión, un verdadero hito debido al considerable compromiso de la Fuerza Aérea, trajo los resultados esperados: la superación del hambre y la mejora de las condiciones de salud de la población. 238 En Mozambique, la Aeronáutica Militar italiana garantizó el transporte de hombres y equipos para la creación de campamentos base militares.

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El deseo de ayudar a las poblaciones de todo el mundo, en Irak239 o

Timor Oriental240 por ejemplo, ha sido constante, pero muy recientemente

Italia también ha llevado a cabo una serie de operaciones de combate contra el terrorismo, como la misión “Enduring Freedom”241 y las operaciones ISAF en Afganistán242.

239 La Misión de Asistencia de las Naciones Unidas para Irak (UNAMI) fue establecida el 14 de agosto de 2003 mediante la resolución n° 1.500 del Consejo de Seguridad de la ONU. Contribuyó a la reconstrucción política y económica del país y al mantenimiento de la paz y seguridad. 240 La Crisis de Timor Oriental de 1999 empezó cuando las fuerzas contrarias a la independencia de este país atacaron a civiles y crearon una situación de violencia generalizada en toda la región, especialmente en la capital Dili. La violencia estalló después de que la mayoría de habitantes de Timor Oriental votaran a favor de la independencia de Indonesia en el referéndum de 1999. En los incidentes murieron unas 1,400 personas, y se tuvo que desplegar una fuerza de la ONU (la InterFET, formada principalmente por efectivos del ejército australiano) para pacificar la situación y mantener la paz. Los soldados italianos de la Aeronáutica Militar, en Timor Oriental se vieron obligados a trabajar en la jungla, en un clima tropical, para ayudar a poner fin al derramamiento de sangre y la violencia que se extendieron por todo el territorio. Los aviones italianos llevaron a cabo el transporte de medicamentos, alimentos y equipos en favor de la población de Timor, contribuyendo al éxito de la operación 'Sabilise' (que trajo la paz en un lugar destruido por la violencia). 241 La "Operación Enduring Freedom" (OEF, en castellano: Operación Libertad Duradera) es el nombre oficial usado por el Gobierno de Estados Unidos para la Guerra de Afganistán, junto con un número de acciones militares más pequeñas, bajo el techo de la "Guerra contra el terrorismo". Esta operación comprende varias suboperaciones subordinadas: ‐ Operación Enduring Freedom - Afganistán (OEF-A) ‐ Operación Enduring Freedom - Filipinas (OEF-P) (previamente Operación Freedom Eagle, en castellano: Operación Águila Libertaria) ‐ Operación Enduring Freedom - Cuerno de África (OEF-HOA) ‐ Operación Enduring Freedom - Pankisi Gorge (terminada en el año 2004) ‐ Operación Enduring Freedom - Trans Sahara (OEF-TS) ‐ Operación Enduring Freedom - Caribe y América Central (OEF-CCA) 242 La Fuerza Internacional de Asistencia para la Seguridad, en inglés: International Security Assistance Force (ISAF), es una misión de seguridad en Afganistán (liderada por la OTAN desde 2003) que fue establecida por el Consejo de Seguridad de Naciones Unidas el 20 de diciembre de 2001 por medio de la Resolución 1386.3 Está comprometida en la Guerra de Afganistán (2001-presente). El objetivo es ayudar al gobierno afgano a extender y ejercer su autoridad e influencia en el territorio, así como a crear las condiciones necesarias para la reconstrucción y estabilización del país después de la guerra. El 28 de diciembre de 2014, tras 13 años de actividad, la misión ISAF se terminó y empezó la misión Resolute Support (Apoyo Resolute).

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Las Fuerzas Armadas italianas siguen contribuyendo a la reconstrucción y consolidación de la paz en los países devastados por la guerra y su compromiso ha sido reconocido a nivel mundial.

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CONCLUSIONES

En definitiva, es esencial que las Fuerzas Armadas Italianas revelen su contribución a favor de los ciudadanos. El compromiso continuo de la

Aeronáutica Militar Italiana con las misiones de paz en todo el mundo y las misiones humanitarias, es una de las manifestaciones más importantes de su intervención hacia la comunidad nacional e internacional. Este documento permite a cualquiera que lo lea conocer más sobre la

Aeronáutica Militar Italiana: su historia, su papel, sus misiones. Éste es el objetivo que hay que alcanzar para acercarse a una nueva realidad poco conocida.

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ALLEGATI

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