Sistemi Insediativi Rurali E Attività Produttive Nella Regione Lucano-Brettia Nel IV-III Sec
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Facoltà di Lettere e Filosofia Dipartimento di Scienze Archeologiche Dottorato in Archeologia Anni 2004-2006 (XIX ciclo) Sistemi insediativi rurali e attività produttive nella regione lucano-brettia nel IV-III sec. a.C. Dott. Alessandro De Rosa Presidente Prof. Carlo Tozzi Tutore Prof.ssa Maria Nella Pasquinucci 1 Indice Premessa 4 1. Le fonti scritte 7 2. Lucania e Brettìa 14 2.1. I confini dell’area indagata. 15 2.2. Aspetti geografici e paleogeografici 16 3. Il paesaggio rurale della regione lucano-brettia tra IV e III sec. a.C.: il quadro archeologico. 23 3.1. La Lucania. 24 3.2. La Lucania centro-settentrionale 24 3.3. La Lucania centro-meridionale 71 3.4. La Lucania ionica 275 3.5. La Lucania tirrenica 292 3.6. La Brettìa 394 3.7. La Brettìa tirrenica 394 3.8. La Valle del Crati e la Sibaritide 437 3.9. La costa ionica dal Trionto al Neto 463 3.10. La Crotoniatide 510 3.11. Il bacino di Castellace 523 4. Spunti per un quadro economico del territorio lucano-brettio tra IV e III sec. a.C. 529 5. Considerazioni finali 535 Abbreviazioni e Bibliografia 543 2 Gli anni dedicati alla tesi di dottorato mi hanno permesso di vivere un’esperienza che mi ha fatto crescere umanamente e scientificamente oltre che allargare gli orizzonti di studioso al di fuori dei confini della mia terra, cui sono profondamente legato e di cui, d’altra parte, mi occupo in questo lavoro. Le biblioteche delle Università di Napoli, Orientale e Federico II, di Pisa e dell’Università della Calabria, sono state indispensabili per accedere e consultare la numerosa bibliografia utilizzata nel corso della ricerca. In questo periodo ho avuto, inoltre, la fortuna di conoscere e confrontarmi con docenti e studiosi che mi hanno permesso di affrontare e portare a termine questo percorso formativo ed è quindi doveroso da parte mia ricordarli e ringraziarli. La Prof.ssa Marinella Pasquinucci, la tutor che mi ha dato l’opportunità di condurre questa ricerca, è stata una guida fondamentale nel corso di questi anni sia dal punto di vista scientifico sia dal punto di vista umano. I suoi continui suggerimenti e stimoli, i suoi consigli mi hanno portato ad affrontare con entusiasmo questa mia ricerca. Devo al Prof. Maurizio Paoletti la grande opportunità di avere avuto come tutor la Prof.ssa Pasquinucci, in un momento in cui il futuro di questo studio appariva incerto, oltre al suo aiuto che è stato importantissimo anche come riferimento scientifico. Un punto fermo, indispensabile e costante, è stato il Prof. Armando Taliano Grasso, amico e guida, cui devo numerosi consigli e suggerimenti. La sua disponibilità, la sua vicinanza, il suo continuo spronarmi mi hanno permesso di crescere e maturare, non solo come studioso ma anche come archeologo. L’esperienza comune sullo scavo, le ricongnizioni sotto la sua guida costituiscono capi saldi della mia formazione. Di fondamentale importanza è stato soprattutto il Dott. Domenico Marino, Direttore Archeologo della Soprintendenza dei Beni Archeologici della Calabria, amico e maestro, riferimento indispensabile per i suoi suggerimenti, consigli e precetti che mi hanno permesso e permettono costantemente di migliorare. A lui devo la mia maturazione scientifica, in particolare per l’opportunità di fare esperienza sul campo, con gli insegnamenti su tutti gli aspetti più importanti della ricerca archeologica, dallo scavo al restauro, dalla catalogazione allo studio dei materiali. Sono grato a tutte le persone che in questi anni mi hanno aiutato e mi sono state vicine. Infine un ringraziamento particolare va alla mia famiglia, i miei genitori, mia sorella e mio fratello, per il loro continuo ed indispensabile sostegno, e a Veronica, compagna e riferimento imprescindibile, che negli ultimi mesi mi ha accompagnato in questa esperienza, vivendola come sua: a loro dedico questo studio. Alessandro De Rosa Aprile 2007 3 Premessa Il territorio lucano-brettio (Fig. 1) è stato oggetto di numerose ricerche e sin dal ‘700 i viaggiatori del Grand Tour1 si sono interessati alla presenza ellenica in Italia meridionale spinti, in particolare, dalla suggestione che in loro provocava la lettura degli autori classici, che la descrivevano e la definivano “Megàle Hellàs2” o “Magna Graecia3”. Dunque il mito della classicità è stato il motivo che ha portato alla nascita della tradizione di studi sulla Magna Grecia, ma, d’altra parte, la suggestione della riscoperta della grecità ha condizionato notevolmente la ricerca, indirizzandola verso le poleis greche, perdendo così di vista l’elemento indigeno, parte integrante e fondamentale di questo territorio. La ricerca che qui esporremo si concentra su un particolare periodo storico, il IV e III sec. a.C., che è stato definito “La riscossa italica”4. Infatti, in questi secoli si verificò la definitiva affermazione delle popolazioni italiche, non solo come entità etniche, ma soprattutto come entità politiche definite. L’emergere delle popolazioni indigene, che si organizzano e strutturano politicamente, muta radicalmente l’assetto delle regione lucano-brettia. La colonizzazione ellenica, che aveva investito l’Italia meridionale tra la fine dell’VIII e per tutto il VII secolo a.C., aveva stabilito nuovi equilibri politici. La nascita di una polis presuppone il controllo di un vasto territorio e la strutturazione di esso e lo sviluppo del fenomeno sulle coste, oltre a rispondere a ragioni economico-commerciali, portò le popolazioni indigene a ritirasi all’interno5. Il periodo arcaico vide il completo dominio socio-politico-economico delle genti greche, durante il quale le popolazioni autoctone entrarono in rapporti con essi, acquisirono sviluppandosi politicamente e militarmente. Con il V secolo a.C. ebbe appunto inizio l’affermazione italica, ed i Lucani raggiunsero l’apogeo politico-militare. L’avanzata di questo ethnos osco- sannitico dall’aree interne verso le coste dell’attuale Campania meridionale, la Basilicata e Calabria settentrionale, investe il mondo ellenico, colto quasi impreparato6. Se all’inizio del IV secolo a.C., precisamente al 393 a.C., risale la nascita della lega italiota a difesa delle poleis greche contro Dionisio I e i Lucani7, si può supporre che la presenza del popolo italico fosse attiva sul territorio già da tempo. Infatti dalla descrizione straboniana possiamo collocare la presa di Poseidonia all’ultimo quarto del IV a.C.; da ciò se ne deduce che il dominio lucano era già notevolmente esteso e nel primo quarto del IV secolo a.C. dovette allargarsi almeno fino all’istmo lametino, come ci attesta Strabone8. Sull’origine dei Brettii9, invece, le tesi sono diverse e discordanti. Le fonti accennano a schiavi fuggitivi10, a pastori prima soggetti ai Lucani, poi ribelli11. 1 La definizione Grand Tour di deve a LASSELS 1686; di particolare importanza rivestono le opere di LENORMANT 1881 e 1883. Per una bibliografia più ampia cfr. DATOLI 1995. 2 La prima attestazione della definizione è in POL., II 39, 1-7. 3 La prima attestazione è in CIC., Laelius, IV 13-14. Sull’origine e significato dei concetto cfr. MADDOLI 1981. In ultima analisi MUSTI 2005, in particolare pp. 109-148, con bibliografia precedente. 4 DE JULIIS 2004. 5 D’AGOSTINO 1996; BOTTINI 1996. 6 Sulla nascita e affermazione dei Lucani cfr. PONTRANDOLFO 1982. 7 DIOD., XIV, 91, 1. 8 VI 1, 10 C 261. 9 GUZZO 1989 4 La formazione della Confederazione denota un’alta evoluzione politica, probabilmente dovuta ai continui contatti con le genti greche. Infatti non è da escludere che i Brettii, a differenza dei Lucani, siano le genti enotrie dell’attuale Calabria settentrionale prima soggette ai Greci, poi ai Lucani, cui si ribellarono nella metà del IV sec. a.C.12 Con l’affacciarsi sulla scena di questi popoli come entità politiche, anche le fonti si arricchiscono di particolari su di essi, facendone attori della storia. Attraverso questi dati siamo a conoscenza di elementi che permettono di ricostruirne la formazione, i rapporti con gli altri popoli, l’economia. È proprio l’arco compreso tra la fine del V sec. a.C. e il graduale inserimento nella sfera d’influenza romana, compresa tra la guerra pirrica e la II guerra punica, che vede il massimo sviluppo politico-economico di Lucani e Brettii13. Pochi sono gli elementi relativi alla strutturazione e organizzazione rurale della regione tra il IV e il III sec. a.C., in un’area in cui agricoltura e pastorizia dovevano essere le principali attività su cui poggiava l’economia italica. Questa ricerca si pone l’obiettivo di delineare il tessuto insediativo rurale della regione lucano-brettia. Prima di analizzare i dati in nostro possesso, però, è risultato opportuno avere definire l’idea che gli autori antichi ci hanno tramandato riguardo all’area in oggetto per poi esporre le notizie relative alle due popolazioni ivi insediate al tempo, Lucani e Brettii. Si è proceduto, dunque, alla descrizione geografica della regione. Infine, in base alle e fonti scritte e ai dati archeologici, è stata delineato un quadro dell’economia e delle modalità di insediamento della regione. 10 DIOD., XVI, 15, 2. 11 STRABO, VI 1, 4; GIUST., XXIII 1, 4-14. 12 A proposito si questa ipotesi va ricordato che Strabone (VI 1,4), afferma che essi erano pastori, dunque genti che vivevano soprattutto nelle aree interne dove si erano rifugiati, probabilmente, in seguito colonizzazione greca, poi ribellatisi, e vennero così chiamati Brettii dai Lucani che designavano con tale nome i ribelli. 13 CAPPELLETTI 2002. 5 Fig. 1, Le regioni di interesse di Lucani e Brettii (da L’Italia Romana, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1999). 6 1. Le fonti scritte14. Le attestazioni antiche relative alla regione Lucano-Brettia, che in epoca augustea venne organizzata amministrativamente come Regio III, Lucania et Bruttii, sono testimonianze fondamentali da cui non si può prescindere, soprattutto perché gli autori che ce le tramandano sono contemporanei o di poco successivi al periodo di cui ci occupiamo.