1.PREMESSA

I fenomeni meteorici di particolare intensità che hanno interessato il territorio della durante l’inverno 2010-2011 hanno contribuito a creare fenomeni di dissesto idrogeologico e ad aggravare situazioni di instabilità idrogeologica preesistenti, si sono avuti esondazione di fiumi e torrenti, allagamenti di centri abitati e innesco di movimenti franosi, conseguenti gravi danni alle infrastrutture, agli edifici pubblici e privati a beni mobili, etc. I suddetti fenomeni meteorologici hanno determinato situazioni di pericolo tanto gravi per l'incolumità delle persone e per la sicurezza dei beni pubblici e privati che la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha ritenuto necessario e urgente disporre l'attuazione dei primi interventi di carattere straordinario e urgente finalizzati al rapido ritorno alle normali condizioni di vita, emanando l’Ordinanza n. 3984 del 25 novembre 2011, Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 281 del 2 dicembre 2011, recante proprio “Primi interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare i danni conseguenti agli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito il territorio della Regione Basilicata nel periodo dal 18 febbraio al 1º marzo 2011”. Con la stessa OPCM è stato nominato quale commissario delegato per il superamento dell'emergenza derivante dagli eventi di cui sopra il Presidente della Regione Basilicata al quale è stato attribuito fra l’altro il compito di predisporre, tenuto conto delle proposte formulate dagli enti locali e dagli altri enti interessati, un piano degli interventi per il superamento dell'emergenza con la quantificazione delle somme necessarie per la copertura finanziaria dello stesso. Il piano degli interventi avrebbe dovuto comprendere, fra l’altro, la definizione di un quadro di azioni ed interventi di mitigazione del rischio idraulico e geologico, attraverso la stabilizzazione dei versanti, la pulizia e la manutenzione straordinaria degli alvei dei corsi d'acqua, delle opere di difesa idraulica, al fine della riduzione degli effetti dei fenomeni alluvionali, con adeguamento, ove necessario, degli altri progetti di regimazione delle acque predisposti per la tutela e la salvaguardia del territorio. Ai sensi dell’OPCM 3984/2011, il commissario delegato ha emanato l’Ordinanza n. 5 con cui è stato approvato il “1° Stralcio del Piano” di interventi finalizzati alla mitigazione del rischio idraulico, con il quale sono stati individuati gli interventi ritenuti prioritari e necessari nelle aree maggiormente interessate dall’evento calamitoso del 1° marzo 2011. Nel 1° Stralcio del Piano, al Gruppo 2 – Interventi in corrispondenza delle intersezioni, punti critici per il livello di rischio associato alla presenza dell’infrastruttura, rientra l’intervento di Adeguamento arginature in dx idraulica e ripristino officiosità del fiume a valle del viadotto ferroviario - per circa 1,7 km , in agro di Bernalda. Difatti gli eventi dell’inverno 2011 hanno mostrato che un punto di grande criticità rispetto al rischio idraulico è rappresentato dalla zona a cavallo delle foci di Basento e Bradano, le cui acque nel marzo 2011 hanno sommerso anche la principale arteria stradale regionale, la S.S. 407 Basentana, all’altezza dello svincolo che immette sulla S.S. 106 Jonica. La località Borgo Metaponto è stata sommersa dall’acqua, così come la zona lidi, i complessi turistici, fra i quali anche il villaggio turistico e le abitazioni posti a qualche centinaia di metri rispetto all’arginatura esterna del Bradano in dx idraulica; anche la linea ferroviaria Metaponto - Taranto, il cui tracciato attraversa l’area di che trattasi, è stata chiusa al traffico per alcuni giorni. Il fiume Bradano è esondato anche

1 nella zona a monte della S.S. 106, inondando, con disastrose conseguenze, una vastissima area che va dalla zona a monte della S.S. 106 fino al mare, a più di 5,0 km a valle.

L’intervento oggetto di questo progetto interessa prevalentemente l’arginatura esterna del Bradano a valle del rilevato ferroviario, poiché lo stesso argine durante l’evento 2011 si è dimostrato incapace di contenere le acque che hanno sormontato l’argine in froldo, sia perché in alcuni punti di altezza insufficiente a contenere i tiranti idrici che si potrebbero avere per portate con tempi di ritorno relativamente bassi (come emerso dai calcoli idraulici di cui alla relazione idraulica allegata al progetto) sia perché interrotto in più tratti, ad esempio nei punti in cui sono presenti opere d’arte (quali ponti), attraversamenti, che lo rendono discontinuo.

1. Caratteristiche del Bacino Il Bradano è uno dei principali fiumi della Basilicata: il 3° per lunghezza di corso dopo il Basento e l'Agri ma il primo per ampiezza del suo bacino idrografico. Il suo bacino ha una superficie di circa 3000 kmq, precisamente 2765 kmq ed è compreso tra il bacino del fiume Ofanto a nord-ovest, i bacini di corsi d’acqua regionali della Puglia con foce nel Mar Adriatico e nel Mar Jonio a nord-est e ad est, ed il bacino del fiume Basento a sud. Il bacino presenta morfologia montuosa nel settore occidentale e sud-occidentale con quote comprese tra 700 e 1250 m s.l.m.. Le quote più elevate sono raggiunte dai rilievi di Madonna del Carmine (1227 m s.l.m.), Monte S.Angelo (1120 m s.l.m.), Monte Tontolo (1072 m s.l.m.), Serra Carriero (1042 m s.l.m.), Serra Coppoli (1028 m s.l.m.), Monte Cupolicchio (1097 m s.l.m.). La fascia di territorio ad andamento NW-SE compresa tra e Spinazzola a nord e Matera-Montescaglioso a sud è caratterizzato da morfologia collinare con quote comprese tra 500 e 300 m s.l.m.. Il settore nord-orientale del bacino include parte del margine interno dell’altopiano delle Murge, che in quest’area ha quote variabili tra 600 e 400 m s.l.m.. Il fiume Bradano si origina dalla confluenza di impluvi provenienti dalle propaggini nordorientali di Monte Tontolo e di Madonna del Carmine, e dalle propaggini settentrionali di Monte S.Angelo. Il corso d’acqua ha una lunghezza di 116 km e si sviluppa quasi del tutto in territorio lucano, tranne che per un modesto tratto, in prossimità della foce, che ricade in territorio pugliese. Nel tratto montano, dove il fiume ha andamento torrentizio, riceve il contributo del torrente Bradanello in sinistra idrografica in località Inforcatura e, all’altezza dell’invaso di , il Torrente Rosso in destra idrografica. Nel tratto a valle della diga di Acerenza il fiume Bradano costeggia per qualche km la tratta ferroviaria Bari-Potenza ricevendo da sinistra, nei pressi della stazione di Genzano, il torrente Fiumarella in sinistra idrografica, poi quello della Fiumara di in sinistra e quindi del torrente Percopo in destra. Inizia dunque a scorrere in un tratto ingolato ed entrando così in provincia di Matera sino a giungere nei pressi del comune di Irsina dove, a valle della confluenza con il torrente esce dal tratto ingolato ampliando il proprio letto ghiaioso.

2 Poco a monte della Diga di San Giuliano il Bradano accoglie gli apporti del torrente (regolati dall’invaso di Serra del Corvo) in sinistra idrografica e del torrente in destra. A valle della Diga di San Giuliano il Bradano riceve il contributo del Torrente per poi scorrere sinuoso nel territorio del comune di Montescaglioso. In breve raggiunge la piana di Metaponto, ricevendo da sinistra il suo ultimo affluente, il torrente Fiumicello o , in sinistra idrografica, scorrendo sul confine tra Basilicata e Puglia e sfociando poi nel mar Ionio presso Metaponto. Come detto nel tratto compreso tra la confluenza con il torrente Fiumarella e l’invaso di San Giuliano il corso del Bradano in alcuni tratti assume l’aspetto di fiumara, in altri presenta un andamento meandriforme. A valle della diga di San Giuliano il Bradano defluisce in una profonda fossa calcarea, (gravina), per poi riacquistare, all’altezza di Montescaglioso, le caratteristiche di un alveo sovralluvionato. Il bacino si sviluppa prevalentemente in direzione Nord – Ovest /Sud – Est, con lunghezza massima di circa 110 km ed una larghezza media di 40 km. I rilievi montuosi più elevati si trovano nella parte occidentale del bacino e fanno parte della dorsale appenninica lucana; a questi appartiene anche “Il Carmine” di Avigliano che, con i suoi 1228 m.s.l.m., rappresenta la cima più alta di tutto il bacino. L’andamento altimetrico del bacino è caratterizzato da un’altitudine media di 387 m.sl.m., e circa l’81% dell’intero territorio è situato ad una quota inferiore ai 500 m.s.l.m.

Le analisi condotte sull’acclività dei terreni hanno indicato una larga percentuale di superficie (62%) che non supera il 10% di pendenza, mentre solo il 4% del territorio oltrepassa il 30% di pendenza; tali caratteristiche distinguono il bacino dalle medie delle acclività dei bacini la cui maggiore estensione ricade in Basilicata.

3 Dal punto di vista climatico il bacino presenta un regime pluviometrico di tipo prevalentemente marittimo, con piovosità elevata nel tardo autunno ed in inverno e scarsa in estate. Nella fascia più orientale la piovosità media oscilla intorno ai 550 mm, mentre nella parte centrale tale valore cresce fino a circa 700 mm, per poi aumentare ancora nella zona più occidentale del bacino. Le temperature registrate mostrano che il mese più freddo è gennaio, con una media variabile da 3,6°C ad 8,9°C, mentre quelli caldi sono luglio ed agosto, con valori medi che vanno dai 21°C ai 25,7°C.

2. Aspetti litostratigrafici e caratteristiche di franosità del territorio Anche nel bacino del fiume Bradano le successioni litologiche appartenenti alle unità tettoniche che costituiscono la struttura dell’Arco appenninico meridionale affiorano nel settore occidentale bacino, mentre nel settore centro-orientale si rinvengono successioni riferibili al dominio paleogeografico dell’Avanfossa bradanica; infine in corrispondenza del margine nord- orientale del bacino sono presenti le successioni riferibili all’Avampaese apulo. Nel settore occidentale e sud-occidentale , che comprende i bacini montani del Bradano e dei suoi affluenti torrente Fiumarella, Fiumara di Tolve e Torrente Bilioso, affiorano successioni mesozoico-terziarie riferibili all’Unità di Lagonegro costituite da: argille e marne con intercalazioni di risedimenti carbonatici (calcareniti, calcilutiti, calciruditi) in strati e banchi (Flysch Rosso Auct .); quarzoareniti numidiche in strati e banchi con intercalazioni di argille e marne siltose (Flysch Numidico Auct .); arenarie arcosiche in strati e banchi con intercalazioni di argille siltose (Formazione di Serra Palazzo Auct. ). Il settore nord orientale del bacino, che comprende parte del margine interno dell’altopiano delle Murge, è caratterizzato dalla presenza di successioni mesozoico-terziarie costituite da calcari di piattaforma dell’Unità Apula. Queste successioni si rinvengono in parte anche nell’area di Matera. Nel settore centro-orientale del bacino affiorano prevalentemente le successioni pleistoceniche dell’Avanfossa Bradanica e, a luoghi, le successioni plioceniche di bacini intrappenninici. Si tratta di successioni costituite da per lo più da argille e marne grigio azzurre e, in misura minore, da sabbie e conglomerati. Sui rilievi collinari in prossimità della piana costiera si rinvengono depositi alluvionali e marini terrazzati costituiti prevalentemente da ghiaie e sabbie, con grado di addensamento e di cementazione variabili. Nell’area della piana costiera sono presenti depositi sabbiosi della spiaggia e delle dune costiere. In quest’area e nei fondovalle del fiume Bradano e dei suoi affluenti principali si rinvengono depositi alluvionali attuali e recenti, rappresentati da ghiaie, sabbie e limi da sciolti ad addensati. L’assetto stratigrafico strutturale del bacino del Bradano condiziona le caratteristiche di franosità del territorio. Dai dati bibliografici disponibili e dal censimento dei fenomeni franosi effettuato per la redazione del PAI risulta che nelle aree di affioramento di successioni a prevalente componente pelitica dell’Unità di Lagonegro i fenomeni franosi più diffusi sono del tipo

4 colamento lento e, in misura minore, frane complesse del tipo scivolamento rotazionale- colamento. Sono inoltre diffusi movimenti superficiali del tipo creep. Nelle aree di affioramento di successioni miste arenaceo-pelitiche dell’Unità di Lagonegro i fenomeni franosi più diffusi sono del tipo scivolamento rotazionale e frane complesse del tipo scivolamento rotazionale-colamento; laddove prevale la componente pelitica si rilevano per lo più frane del tipo colamento lento e movimenti gravitativi superficiali del tipo creep. Nel settore centro-orientale del bacino, dove sono presenti prevalentemente successioni argillose plio-pleistoceniche, molto diffuse sono le forme calanchive, i movimenti franosi del tipo colamento lento e movimenti gravitativi superficiali del tipo creep. Laddove sono presenti anche depositi sabbiosi e conglomeratici, frequenti sono le frane del tipo scivolamento rotazionale e le frane complesse del tipo scivolamento rotazionale – colamento. In corrispondenza dei versanti incisi in sabbie e/o conglomerati cementati sono state riscontrate anche frane del tipo crollo. Le pareti delle forre in cui defluisce il Torrente Gravina di Matera ed il Torrente Lagnone, incise nelle successioni carbonatiche dell’Unità Apula, sono soggette a fenomeni di arretramento spondale, che si realizzano per lo più mediante frane del tipo crollo e/o ribaltamento. Dal censimento dei fenomeni franosi effettuato per la redazione del PAI e per i suoi successivi aggiornamenti, risultano rilevati nel bacino del Bradano 2561 movimenti franosi. Anche per questo bacino il censimento ha interessato, in via prioritaria ed in misura prevalente, i centri abitati presenti al suo interno. Nel bacino del Bradano sono inclusi, in parte o totalmente, i territori di n. 35 comuni; di questi solo n. 20 centri abitati ricadono nel bacino. Il 7% dei movimenti di versante censiti nelle aree dei centri abitati determina condizioni di rischio molto elevato (R4), il 16,3 % condizioni di rischio elevato (R3), il 43,6% condizioni di rischio medio (R2), il 32,6% condizioni di rischio moderato. I restanti movimenti censiti sono stati classificati per lo 0,4% come aree pericolose e per lo 0,1% come aree soggette a verifica idrogeologica.

3. Caratteristiche idrogeologiche Le successioni stratigrafiche presenti nel bacino del Bradano possono essere raggruppate in complessi idrogeologici caratterizzati da differente tipo e grado di permeabilità. L’assetto stratigrafico-strutturale e le caratteristiche di permeabilità dei litotipi presenti nel bacino condizionano l’infiltrazione delle precipitazioni meteoriche e l’andamento della circolazione idrica nel sottosuolo. Nel settore occidentale e sud-occidentale del bacino del Bradano si rinvengono complessi idrogeologici a permeabilità da media a bassa, rappresentati da: - Complesso calcareo-marnoso-argilloso , che comprende le successioni argilloso-marnose e calcareoclastiche dell’Unità di Lagonegro. Il grado di permeabilità è variabile da medio a basso in relazione alla presenza di livelli pelitici ed allo stato di fratturazione. Nell’area in esame costituisce acquiferi di potenzialità limitata, con recapiti sorgivi inferiori a 1 l/s (es. Sorgente Trave con Q=0,5l/s e sorgente Regina con Q=1 l/s di ).

5 - Complesso arenaceo-conglomeratico , che nell’area in esame comprende successioni dell’Unità di Lagonegro costituite da quarzoareniti numidiche o da arenarie arcosiche con intercalazioni di livelli pelitici. Il grado di permeabilità varia da medio a basso, in relazione allo stato di fratturazione ed alla presenza di livelli pelitici. Anche questo complesso idrogeologico costituisce acquiferi di limitata potenzialità ed alimenta sorgenti caratterizzate da portate molto basse ( es. Sorgente Fonte Grande di con Q=0,2 l/s; Sorgente Fonte Pila con Q=0,16 l/s e Sorgente Viscilo con Q=0,25 l/s di ). Nel settore centro-orientale del bacino del Bradano il complesso idrogeologico maggiormente affiorante è il complesso argilloso-sabbioso, che comprende le successioni argillose pleistoceniche dell’Avanfossa bradanica e dei bacini intrappenninici pliocenici e che risulta caratterizzato da grado di permeabilità da basso a nullo. I depositi sabbiosi e conglomeratici dell’Unità dell’Avanfossa bradanica e dei bacini intrappenninici sono inclusi nel Complesso sabbioso-conglomeratico , che si rinviene in corrispondenza dei rilievi di Acerenza, di Tricarico, di Monte Verrutoli, di Grassano, di , Banzi, Irsina, Poggiorsini, Serra Carbonara, Serra Palese. Il grado di permeabilità di tale complesso è variabile, da medio a basso, in relazione alle caratteristiche granulometriche, allo stato di addensamento e/o cementazione dei depositi, oltre che in relazione allo stato di fratturazione, allorquando le sabbie ed i conglomerati sono cementati. Gli acquiferi allocati nei depositi sabbioso-conglomeratici pliocenici ospitano falde di limitata estensione e potenzialità che alimentano sorgenti di portata in genere inferiore a 1 l/s (es. Sorgenti Fonte di Polito con Q=0,1 l/s e Fonte San Marco con Q=0,32 l/s ad Acerenza). Gli acquiferi allocati nei depositi conglomeratici e sabbiosi pleistocenici ospitano talora falde aventi potenzialità maggiori che alimentano sorgenti con portate superiori ad 1 l/s (es. Sorgente Valle Donata con Q=6,4 l/s, Sorgente Capo d’Acqua con Q=4,1 l/s e Sorgente Fonte Cavallina con Q=1,9 l/s a Banzi; Sorgente Contrada Fontana con Q=2 l/s ad Irsina, dove sono presenti anche recapiti minori quali la Sorgente Peschiera con Q=1,15 l/s e la Sorgente Festola con Q=1,3 l/s). Acquiferi minori si rinvengono dei depositi sabbioso-conglomeratici pleistocenici di Miglionico, che alimentano sorgenti con portata inferiore ad 1 l/s (Sorgente Fonte Pila con Q=0,5 l/s, Sorgente Cornicchio con Q=0,25 l/s). Nel settore nord-orientale del bacino del Bradano si rinviene il complesso calcareo, che in quest’area include le successioni carbonatiche dell’Unità Apula, caratterizzato da grado di permeabilità variabile (da medio ad alto) in relazione allo stato di fratturazione ed allo sviluppo del fenomeno carsico. In quest’area non si rinvengono sorgenti in quanto la circolazione idrica risulta essere alquanto profonda.

4. Idrografia La rete idrografica si presenta piuttosto ramificata, ed è costituita, limitando l’elenco ai soli affluenti principali, in destra idraulica dalla fiumara di Tolve, dal torrente Bilioso, dal torrente Rosso; in sinistra dalla Fiumarella di Genzano , dal torrente Percopo, dal torrente Basentello e dal Torrente Fiumicello.

6 Il torrente Bilioso ha un bacino imbrifero di circa 132 kmq, l’altezza massima sul livello del mare è di 933 m., raggiunta dal monte Pila, quella minima si registra alla confluenza con il Bradano pari a 109 m.s.l.m. E’ alimentato, nella parte alta da numerose incisioni ed ha una lunghezza di circa 43 km, la pendenza varia dall’1,9% nel tronco iniziale all’1,5% in prossimità della confluenza. Dal punto di vista del dissesto potenziale il territorio è da considerarsi in generale a contenuto rischio, salvo il verificarsi di condizioni locali poco favorevoli in corrispondenza dei quali si innescano movimenti franosi di una certa entità, come nelle vicinanze di Tricarico e di Grassano. Il torrente Rosso ha un bacino imbrifero di circa 54 kmq, l’altezza massima è a quota 1.121 m.s.l.m. (Monte Sant’Angelo), l’altezza minima, alla confluenza con il Bradano nell’invaso di Acerenza è di m. 440 s.l.m. La parte alta e media del bacino è classificabile ad elevato rischio di franosità, mentre nella parte valliva l’instabilità delle pendici si riduce a valori più bassi. Una zona ad elevata erodibilità, anche se di modesta estensione, è ubicata in prossimità del centro abitato di Pietragalla. La fiumarella di Genzano ha un bacino imbrifero di coirca 67 kmq, la quota più alta è di m. 604 s.l.m.; la più bassa , alla confluenza è di m. 236 s.l.m.; a quota 450 m.s.l.m. le acque vengono raccolte dalla diga di Genzano. Il corso d’acqua fino all’invaso ha una lunghezza di circa 9 km, dopo altri 10 km circa si immette nel fiume Bradano. Nella quasi totalità del bacino i terreni sono poco soggetti a fenomeni erosivi, sia per il substrato geolitologico che per la presenza di boschi e rimboschimenti, in special modo in prossimità dei centri abitati di Banzi e Genzano. Il Torrente Percopo ha un bacino imbrifero di circa 94 kmq con una altezza massima di 581 m.s.l.m. (Monte Muscillo). Il corso d’acqua raccoglie a ventaglio le acque che scendono dal Monte Muscillo e dal Monte Serico; il tracciato si sviluppa per circa 24 km e sfocia nel fiume Bradano poco più ad ovest di Irsina. Non sono presenti particolari fenomeni di instabilità delle pendici o fenomeni erosivi. Il torrente Basentello ha un bacino di circa 425 kmq, la quota massima è di 679 m.s.l.m., quella minima di 132 m.s.l.m. alla confluenza con il con il Bradano. A nord dello sbarramento, a quota 275 m.s.l.m., a circa 26 km dall’origine, il torrente raccoglie le acque del Canale Roviniero. In quest’area il bacino non è interessato da fenomeni di dissesto di interesse, fatta eccezione per il Canale Roviniero, interessato da erosioni diffuse. A sud dell’invaso e fino alla confluenza con il Bradano, il bacino è impostato su terreni a scarsa erodibilità. L’asta principale determina invece pericoli di esondazione in relazione al volume delle piene, alla scarsa pendenza ed alla presenza di vegetazione attecchita in quantità veramente eccessiva all’interno delle sezioni di deflusso.

7 Per completezza della descrizione del bacino e delle sue caratteristiche sino alle sezioni di intervento si riportano sinteticamente i dati relativi agli invasi di Acerenza e di San Giuliano.

Diga di Acerenza In prossimità dell’omonimo Comune sorge la diga di Acerenza, invaso artificiale che ha una capacità di circa 47 milioni di mc, fa parte dello schema idrico Basento – Bradano, costituito da opere di accumulo quali invasi e traverse e da opere di adduzione. L’invaso di Acerenza è destinato alla irrigazione del territorio sotteso dalla diga nei comuni di Acerenza, Oppido e Tolve. Dati strutturali della diga in argomento: Anno ultimazione lavori: 1994 Stato amministrativo: autorizzazione invaso sperimentale Fiume di alimentazione: Bradano Altezza diga: m.55,16 Capacità: 47 mc Quota massimo invaso: 457 m.s.l.m. Quota massima di regolazione: 454,5 m.s.l.m. Volume utile di regolazione: 38 mc Tipo di diga: in materiali sciolti con nucleo centrale di tenuta Portata massima scarico di fondao = 176 mc/sec Bacino sotteso: 142 kmq Uso: irrigazione

8 Diga di San Giuliano Lo sbarramento sorge alla stretta di San Giuliano, dove il fiume Bradano si restringe bruscamente in una forra rocciosa incisa nelle formazioni calcaree in cui si svolge il corso del fiume. L'estensione è di 1.000 ettari ed è compresa nei territori comunali di Grottole, Matera e Miglionico. Dal 1976 è Oasi naturale regionale, e dal 1989 è Oasi del WWF Italia.

Dati strutturali della diga in argomento: Anno ultimazione lavori 1955 Stato Esercizio: Normale Fiume di alimentazione: Bradano Altezza Diga: 38,3 m Capacità: 107 Mmc Quota massimo Invaso: 101,6 m.s.l.m. Quota massima di regolazione: 100,25 m s.l.m. Volume utile di regolazione: 90,13 Mmc Tipo di Diga: in cls a gravità massiccia Bacino Sotteso kmq 1631 Uso: Irrigazione

5. Idrologia - Portate del fiume Bradano Le informazioni sugli aspetti ideologici riguardanti il bacino sono tratte dalla Pubblicazione n. 17 del Ministero dei Lavori Pubblici – Consiglio Superiore – Servizio Idrografico. Si è già evidenziato che dal punto di vista climatico il bacino presenta un regime pluviometrico di tipo prevalentemente marittimo, con piovosità elevata nel tardo autunno ed in inverno, scarsa in estate. Nella fascia orientale la piovosità media oscilla intorno ai 550 mm, mentre nella fascia centrale cresce sino a 700 mm circa, per poi aumentare ancora nella zona più occidentale del bacino, che è la più vicina alle sezioni di intervento. Dall’esame degli annali ideologici delle sezioni a Ponte Colonna, sita a 77 km dalla foce, che sottende un bacino idrografico di 459 kmq ed a Tavole Palatine sita a 6 km dalla foce che sottende un bacino idrografico di 2.743 kmq, si può desumere che il regime idraulico è per molti periodi dell’anno torrentizio. Infatti a Ponte Colonna, nel periodo 1951 – 1960, per vari periodi è stata registrata una portata minima pari a 0,00 mc/sec. Alla sezione Tavole Palatine, nello stesso periodo 1951 – 1960 la portata minima è per vari periodi pari a 0,01 mc/sec. Tuttavia nel 1959 si sono registrate una portata massima a Ponte Colonna di 617,00 mc/sec e Tavole Palatine di 1.939,00 mc/sec. Tale evento di piena può essere considerato, cautelativamente, evento con tempo di ritorno pari a 50 anni.

9 6. Eventi pluviometrici del 1/3/2011 Gli eventi pluviometrici del 1/3/2011 si possono caratterizzare per i notevoli apporti precipitativi nell’entroterra materano. Lo scenario meteorologico, dominato da circolazione dei venti con direzione sud sud-ovest, ha determina due aspetti fondamentali per gli effetti al suolo: 1) L’ostacolo al regolare deflusso a mare per effetto dei venti contrari al naturale decorso fluviale; 2) La concentrazione dei massimi di precipitazione sulla collina materana. Sono disponibili, per la valutazione complessiva dell’evento, i dati delle reti meteo dell’ALSIA e dell’ARPAB. Per avere un’ordine di grandezza si riportano i dati raccolti dall’ALSIA, dai quali risulta che la precipitazione massima si è registra nel territorio di Tursi, dove in 24 ore sono caduti 152,2 mm di pioggia. Non meno significativi sono i dati acquisiti dalle stazioni di Grottole e S. Mauro Forte dove, rispettivamente, sono stati registrati 141,6 mm e 132,2 mm di pioggia cumulata nelle 24 ore. Ulteriore apporto ai fiumi è stato determinato dalle precipitazioni verificatesi sul potentino, dove, tuttavia gli eventi registrati non sono stati eccezionali. Tali eventi si sono però sommati alle precipitazioni del mese precedente, per effetto delle quali la capacità di imbibizione dei terreni è decaduta notevolmente, determinando notevoli effetti di ruscellamento che hanno ingrossato le aste fluviali fin dai primi chilometri. Tale effetto è stato studiato e documentato dall’IMAA-CNR (Istituto di Metodologie di Analisi Ambientali) di Tito Scalo sulla base di dati satellitari:

MAPPE DI VARIAZIONE DELL'UMIDITA' DEL SUOLO

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L’SWVI è un indice di variazione relativa di umidità dei suoli. L’analisi delle mappe SWVI mostrate nella figura sopra rivela come, già dal 27 Febbraio 2011, le aree del metapontino presentassero valori di umidità moderatamente anomali. Si può osservare che il territorio lucano, nell’arco di poche ore (dalle 11:36 del 27/02 in alto a sinistra alle 01:20 del 2/03 in basso a sinistra), è andato in condizioni di quasi totale saturazione. In conseguenza di ciò si è determinato il pressoché totale ruscellamento degli apporti meteorici e nelle aree caratterizzate da una colorazione di blu intenso la capacità di assorbimento dei terreni è degradata rapidamente. Dai dati dell’ARPAB, si è dedotto che le precipitazioni, cominciate alle ore 01:00 del 01/03/2011, si possono considerare esaurite alle ore 21:00 dello stesso giorno. Queste condizioni hanno determinato situazioni critiche sulle aste fluviali principali, si pensi che per il Bradano i dati registrati dalla stazione pluviometrica di Ponte Bradano (in territorio di Bernalda) rivelano che alle 13:40 del 01/03/2011 vi era un’altezza d’acqua di 2.42 metri, mentre dopo circa nove ore l’altezza idrometrica misurata è di 6.80 metri, con le conseguenze che ne sono derivate. Di seguito sono presentati i risultati ottenuti (Fonte agenzia GeoSpazioItalia s.r.l.) applicando la metodologia RST per la detection delle aree inondate, basata sia su dati AMSU che MODIS.

MAPPING AREE INONDATE L’algoritmo RST_FLOOD è stato applicato per mappare le aree interessate dalle esondazioni dei fiumi Basento, Bradano, Sinni, Agri e Cavone, conseguenti alle piogge dell’1 Marzo 2011. Sugli RGB (True Color) delle due immagini MODIS del 2 Marzo sono mostrate in rosso le zone maggiormente colpite dall’alluvione.

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Immagine satellite MODIS 02/03/2011 09:03:00 GMT

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Immagine satellite MODIS 02/03/2011 12:23:00 GMT

Dall’esame delle due immagini è evidente che in poche ore (precisamente 3h e 20’) nella zona del metapontino tra i fiumi Bradano e Basento si è avuto un grande fenomeno di inondazione, molto più marcato proprio nei pressi della foce del Bradano (nei cerchi rossi delle figure).

Difatti, il 1° Marzo 2011 tutti i fiumi lucani (Agri, Sinni, Basento, Cavone, Bradano) sono esondati a seguito delle abbondanti piogge cadute il giorno precedente, colpendo la Basilicata ed in particolare la provincia di Matera. La parte sud-est della regione, compresa tra i comuni di Matera, Montescaglioso, Grottole, Grassano, Ferrandina e Tursi è stata quella maggiormente interessata dai fenomeni. Un punto di grande emergenza è stata la zona a cavallo delle foci di Basento e Bradano, le cui acque hanno sommerso anche la principale arteria stradale regionale, la S.S. 407 Basentana, all’altezza dello svincolo che immette sulla S.S. 106 Jonica e la stessa S.S. 106 .

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La località Borgo Metaponto è stata sommersa dall’acqua, così come la zona lidi, i complessi turistici, fra i quali anche i villaggi turistici e le abitazioni posti a qualche centinaia di metri in dx idraulica rispetto all’arginatura del Bradano oggetto di questo intervento e la linea ferroviaria Metaponto-Taranto, il cui tracciato ferroviario insiste nell’area di intervento, è stata chiusa al traffico per alcuni giorni. Il Bradano è, inoltre, esondato anche nella zona a monte della S.S. 106, inondando, con disastrose conseguenze, una vastissima area nella zona a monte della S.S. 106 ma anche a valle, fra il tracciato stradale e quello ferroviario, mediamente distanti fra di loro di circa 3,5 km. Il tutto con una stima di danni ingentissima. Di seguito si riportano alcune immagini emblematiche di quanto accaduto.

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Quello del 1° marzo 2011 è stato un evento calamitoso data l’enormità del disastro che la pioggia e le esondazioni di tutti i fiumi lucani hanno causato determinando un’emergenza generale: smottamenti nei centri abitati in collina, allagamenti di quelli pianeggianti, viabilità in ginocchio, aziende agricole sommerse con danni per milioni di euro, animali morti, colture pregiate distrutte.

Questo stato d’emergenza ha dato luogo all’OPCM 3984/2011 ed all’Ordinanza n. 5 con cui il commissario delegato ha approvato il “1° Stralcio del Piano” di interventi finalizzati alla mitigazione del rischio idraulico, con il quale sono stati individuati gli interventi ritenuti prioritari e necessari nelle aree maggiormente interessate dall’evento calamitoso.

Nelle foto successive si può esaminare lo stato dell’area in corrispondenza delle foce del Bradano dopo circa 10 giorni dall’evento.

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Foce Bradano: Situazione al 09/03/2011

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Foce Bradano: dalla S.S. 106 al Mare, Situazione al 09/03/2011

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Foce Bradano: Situazione al 11/03/2011

Foce Bradano: Situazione al 11/03/2011

19 7. Descrizione area intervento Oggetto di questo intervento, come previsto dall’incarico ricevuto, è l’arginatura esterna del fiume Bradano, posta in dx idraulica, per un breve tratto a monte dal rilevato ferroviario e per tutto il tratto a valle dello stesso (quello riportato in giallo in figura), in agro di Bernalda. Argine, spesso superato o aggirato dall’acqua del fiume in caso di esondazione, che necessita di un rialzo di almeno 1,00 m, per almeno 1,00 km a valle del rilevato ferroviario.

Foce Bradano: argine esterno su cui intervenire

L’obiettivo dell’intervento è evitare che eventi eccezionali, quale quello verificatosi nel marzo 2011, quelli per cui l’argine principale, in froldo, del fiume viene sormontato, causino l’allagamento anche delle aree poste al di fuori dell’arginatura esterna in dx idraulica, o che eventuali masse d’acqua provenienti da monte trovino sbocchi tali da sversarsi oltre lo stesso argine. Difatti dalla relazione idraulica allegata al progetto, redatta sulla scorta dello studio svolto dall’Università degli Studi della Basilicata per all’Autorità di Bacino della Basilicata, emerge che l’arginatura oggetto di intervento allo stato è insufficiente a contenere la portata al colmo di piena per tr=30 anni. Inoltre, nei sopralluoghi fatti si è potuto riscontrare che lo stesso argine non può assolvere appieno alla sua funzione in quanto interrotto in alcuni punti, fra i quali in corrispondenza del sottopasso ferroviario (nel cerchio rosso nella figura sotto). Dai risultati delle modellazioni numeriche di cui alla relazione idraulica si evince che la presenza del sottopasso nel rilevato ferroviario rappresenta un punto di discontinuità per l’arginatura, favorisce lo spostamento di volumi d’acqua esondati a monte verso valle; la stessa cosa è in realtà confermata da chi ha vissuto l’evento pluviometrico del marzo 2011, divere persone, fra cui anche gli amministratori del Comune di Bernalda, sostengono che il sottopasso ferroviario ha rappresentato il punto di fuoriuscita dell’acqua esondata a monte del rilevato ferroviario verso la porzione di territorio posto a destra dell’arginatura.

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Punti di discontinuità nell’arginatura esistente.

Sottopasso ferroviario

Sottopasso ferroviario

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Vista di insieme del sottopasso ferroviario e del punto di inizio dell’argine a valle

Altra criticità riscontrata nella zona di intervento e concausa dell’allagamento dell’area riguarda un tratto del fiume, di circa 1.300,00 m, posto, relativamente all’asse fluviale, a circa 1.500,00 m a monte del rilevato ferroviario; nei sopralluoghi effettuati, infatti, si è riscontrato che in questo tratto (riportato nella figura sotto) gli argini in froldo hanno subito diversi cedimenti e rotture e la sezione di deflusso è particolarmente ristretta ed inadeguata a contenere anche portate modeste.

Da quanto sopra riportato emerge l’urgenza di intervenire con un efficace intervento di mitigazione del rischio idraulico.

22 8. Descrizione delle opere progettate Al fine di minimizzare i fenomeni alluvionali e contrastare le criticità prioritarie individuate per l’area oggetto di studio, sono stati previsti i seguenti interventi:

1. Adeguamento arginatura mediante ringrosso e rialzo della sua sezione, l’argine esistente nell’area a valle del rilevato ferroviario, per una lunghezza complessiva di 1.215,00 m, sarà sopraelevato di circa 1,50 m, sulla scorta del risultato dell’analisi idraulica svolta; tale intervento è da eseguirsi mediante la tecnologia delle terre armate o terre rinforzate, che essendo realizzate prevalentemente con materiali naturali ben si inseriscono nel contesto ambientale di intervento in cui opere più impattanti, basati su cemento a vista (per esempio) darebbero effetti molto negativi, soprattutto in relazione al sito Sic-Zps. Tale tecnica consentirà di ottimizzare anche i costi, infatti, dalla caratterizzazione fatta è emerso che il terreno in sito ben si presta alla realizzazione di tale metodica e quindi si supera il problema dell’approvigionamento del materiale strutturale necessario, per esempio, per la realizzazione di opere di sostegno in gabbioni. 2. Eliminazione discontinuità dell’arginatura dovuta alla presenza del sottopasso ferroviario mediante realizzazione del rilevato arginale a monte del tracciato ferroviario, per circa 760,00 m, ed a valle dello stesso, per circa 115,00 m. Il rilevato costeggerà la stradina comunale esistente, con una sezione trapezia la cui sommità in corrispondenza del tracciato ferroviario sarà ad una quota di 4,80 m. In sostanza in corrispondenza dell’intersezione Argine-Ferrovia la sommità arginale sarà ad una quota di circa 0,30 m più bassa della sommità del rilevato ferroviario. Mentre, verso valle il nuovo argine andrà a raccordarsi con l’argine esistente, rialzato, in corrispondenza dell’intersezione con la strada. Questa operazione, quindi, comporterà l’intervento anche sul piano stradale, che nella zona di intersezione subirà la sopraelevazione di circa 0,40 m. La creazione di questo tratto d’argine a valle della ferrovia comporta la demolizione, in alcuni punti, e dell’interramento, in altri, del fosso di guardia esistente a protezione dei manufatti presenti; e la conseguente realizzazione di un nuovo fosso di guardia, lungo circa 115,00 m, spostato in destra rispetto al vecchio. 3. Ripulitura del fosso di guardia esistente al piede del rilevato oggetto di intervento per tutta la sua lunghezza, 2.500 m, al fine di migliorare il deflusso delle acque. 4. Ripristino dell’officiosità idraulica del tratto del fiume Bradano, per 1025.00 m, a monte del rilevato ferroviario, mediante la creazione di una savanella che regolarizza la sezione di deflusso portandola dalla larghezza attuale di circa 7,00 m a circa 20,00 m. Si tratterà di eseguire scavi nell’alveo principale per circa 59750 mc e di riportare il materiale proveniente dagli scavi sugli argini in froldo, compattandolo, tale operazione consentirà agli stessi argini di essere rialzati mediamente di circa 2,50 m.

Come detto sopra per la realizzazione delle opere si è preferito la struttura in terra rinforzata piuttosto che una soluzione di tipo più tradizionale, quali potevano essere la realizzazione di gabbioni o di opere di sostegno in cemento armato, non solo per favorire l’inserimento delle stesse opere nell’ambiente circostante ma anche per ottimizzare i costi poiché il terreno in sito

23 ben si presta al riempimento di questo tipo di strutture. Spinti anche dalla evidenza che sono ormai numerose le applicazioni dove le strutture in terra rinforzata hanno dimostrano la validità e la convenienza del sistema: opere di sostegno stradali, rilevati di discariche, argini fluviali etc. Dagli anni settanta-ottanta ad oggi attraverso continue ricerche tecniche svolte da diversi soggetti interessati si è acquisita una conoscenza in queste metodologie tale da offrire oggi soluzioni tecnicamente all’avanguardia, competitive e che garantiscono durabilità nel tempo anche nelle situazioni più critiche. In sostanza le opere in terra rinforzata sono strutture per il contenimento o la stabilizzazione di scarpate e rilevati mediante la presenza di elementi di rinforzo resistenti a trazione, che cambiano le caratteristiche interne dell’ammasso nel quale sono inseriti. Nel caso di strutture di contenimento la Terra Rinforzata si pone come alternativa tecnico/strutturale a muri di cemento armato o cellulari prefabbricati, rispetto ai quali, oltre ad un minor impatto ambientale, è competitiva anche dal punto di vista economico. La grande flessibilità di una struttura in Terra Rinforzata, inoltre, permette il suo utilizzo anche su terreni a debole portanza, poiché è in grado di adattarsi agli assestamenti di base con deformazioni modeste. Inoltre è stato dimostrato che questi tipi di struttura consentono anche una buona risposta sismica, infatti possiedono una grande resistenza sismica intrinseca. Per la descrizione particolareggiata del sistema da adottarsi si rimanda agli specifici elaborati di dettaglio, nella figura sotto si riporta una sezione tipo dell’intervento sull’argine.

3,00

terramesch verde tipo acqua

. acqua r a v

h 3 , 0

L var.

materassi reno

Per quanto attiene all’inevitabile asporto della vegetazione presente, ad esempio lungo le scarpate dell’argine esistente, costituita prevalentemente da piante di modesto pregio (canneti, erbacce, arbusti), come può evincersi anche dalla documentazione fotografica allegata al progetto,

24 non determinando nel suo complesso massa legnosa ed avendo un valore economico nullo, verrà bruciata in loco a cura dell’impresa appaltatrice.

9. Compatibilità ambientale degli interventi di progetto È abbastanza evidente che gli interventi progettati, da realizzarsi con la tecnica delle terre rinforzate, come più volte già riportato, non saranno causa di inserimento di elementi estranei al contesto naturale in cui sono introdotti e, quindi, non determinano ricadute negative dirette ed indirette, attuali e future sull’ecosistema fluviale e costiero. Per quel che riguarda gli effetti sul paesaggio, come meglio dettagliato nella relazione paesaggistica allegata al progetto, gli interventi progettati presentano un basso livello di impatto dovuto alle modeste altezze in gioco ed alla decisione di realizzare opere mediante metodologie di ingegneria naturalistica che consentono un alto grado di mitigazione ambientale delle medesime. Più in particolare, si ritiene che le opere progettate non comportino rischi di interruzioni, frammentazioni, distruzioni paesaggistiche e ambientali né alterazioni o particolari turbamenti di habitat.

10. Aspetti autorizzativi L’area oggetto di intervento, come già detto, si trova all’interno della fascia di territorio classificata a moderata frequenza di inondazione, corrispondente a piene con tempi di ritorno fino a 200 anni, sono le parti di territorio, nelle quali esondano piene con tempi di ritorno (Tr) fino a 200 anni, di pericolosità idraulica elevata. Ai sensi dell’art. 7, comma 3., lettera b) delle Norme di attuazione del Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico, redatto dall’A.d.B. di Basilicata, fra gli interventi realizzabili nelle fasce di territorio di pertinenza dei corsi d’acqua, rispondenti alle funzioni specifiche delle fasce fluviali, nel rispetto della tutela paesaggistica, sono ricompresi il rafforzamento o innalzamento di argini , le difese spondali, gli interventi specifici finalizzati alla difesa di infrastrutture e nuclei edilizi in situazioni di rischio, sempre che l’attuazione degli interventi sia supportata da un adeguato studio di compatibilità idraulica, vedi Relazione idraulica allegata al progetto, da presentare all’Amministrazione Comunale e agli Uffici Regionali competenti ai fini del rilascio di eventuali nulla osta, pareri e autorizzazioni. Inoltre, poiché il progetto riguarda opere da eseguirsi nella immediate vicinanze di area Sic- Zps le opere progettate sono da sottoporre a Valutazione di Incidenza Ambientale.

11. Analisi per l’accessibilità, sicurezza in fase di esecuzione, utilizzo e manutenzione delle opere L’accesso per la esecuzione e la manutenzione delle opere è garantita dalla viabilità comunale e sovracomunale esistente. Le eventuali piste di servizio saranno realizzate scegliendo tracciati più brevi e senza interessare la vegetazione esistente. I movimenti di materia saranno limitati e legati ai volumi strettamente indispensabili alla realizzazione delle opere. Ad ultimazione dei lavori sarà ripristinato lo stato dei luoghi interessati dalle piste di cantiere.

25 12. QUADRO ECONOMICO

Dal computo metrico delle opere previste risulta il seguente quadro economico: A) LAVORI A MISURA € 2.575.723,93 B)Oneri per la Sicurezza € 98.086,69 ------SOMMANO EURO € 2.575.723,93 C) Somme a Disposizione dell’Amministrazione C1) Lavori in economia, imprevisti e spese varie € 110.000,00 C2) Rilievo e saggi con mezzo meccanico € 16.630,00 C3) Spese ex art. 92 D.lgs 163/2006 € 70.000,00 C4) Spese per acquisizione aree: € 70.000,00 C5) Spese generali: € 5.000,00 (eliografie, hardware, software, contributo a favore dell’Autorità sui contratti pubblici, etc) C6) Spese per commissione aggiudicatrice €. 15.000,00 C7) Copertura assicurativa progettisti interni €. 3.500,00 C8) Fondi per accordi bonari (art. 12 DPR 207/2010) €. 51.613,00 C9) IVA al 21% su A+B+C1+C2+C5+C6+C8 €. 582.533,07 ------Totale Somme a Disposizione Amm.ne € 924.276,07 ======TOTALE GENERALE € 3.500.000,00

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