Il Palazzo Regio Di Cagliari

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Il Palazzo Regio Di Cagliari IL PALAZZO REGIO DI CAGLIARI testi: Bruno Anatra, Anna Maria Colavitti, Giancarlo Deplano, Francesco Manconi, Alessandra Pasolini, Carlo Pillai, Maria Grazia Scano; antologia letteraria a cura di: Giuseppina Cossu Pinna fotografie: Dessì & Monari Indice 7 Il palazzo nella storia, la storia del palazzo Bruno Anatra 23 Il palazzo regio di Cagliari: le preesistenze Anna Maria Colavitti 27 Il contesto urbano e l’architettura del palazzo Giancarlo Deplano 55 La quadreria e il patrimonio artistico del palazzo Maria Grazia Scano 145 Argenti e altri arredi Alessandra Pasolini 171 Feste cagliaritane e cerimonie di palazzo Francesco Manconi e Carlo Pillai 185 Antologia letteraria a cura di Giuseppina Cossu Pinna Progetto grafico e realizzazione editoriale ILISSO EDIZIONI Referenze fotografiche Archivio Ilisso (foto Dessì & Monari, Cagliari) Stampa Industria Grafica Stampacolor, Sassari © Copyright 2000, Provincia di Cagliari ISBN 88-87825-05-X Il palazzo nella storia, la storia del palazzo Bruno Anatra Nel 1812 Francesco d’Austria-Este, approdato a Ca- Come ha ampiamente mostrato Rafael Conde, nel gliari, dove allora risiedeva la corte sabauda, consi- 1326-27 è innanzitutto ai suoi occhi che si impo- derava il palazzo regio, senza possibilità di appello, ne, per ragioni politiche e militari e, dopo qualche come un edificio squallido, «malissimo mobigliato, e tentennamento, con assoluta urgenza, l’espulsione nel suo interno brutto sporco, irregolare», posto nel dei pisani da Castello, per trasferirvi i nuovi arri- punto più infelice e scomodo di Castello, con un vati e abbandonare l’appena costituito centro di giardino striminzito, «alla genovese», un cortile stret- Bonaria, privo di polle d’acqua, con deboli strut- to, dove non possono manovrare le carrozze, «Can- ture difensive e lontano dal porto di Bagnaria. tine non vi sono … non v’è pozzo, né cisterna». «Del Questo si trovava invece giusto alle falde di Ca- resto in Cagliari non v’è alcun giardino», come non stello, del quale proprio in quegli anni si avviava c’era illuminazione notturna, tolte quelle «pochissi- a divenire un sobborgo stabilmente abitato e mu- me lanterne nelle contrade innanzi al palazzo di nito e ad assumere il nome di La Pola, secondo la corte e poco più», e quanto ad abitazioni civili nem- magistrale ricostruzione di Evandro Putzulu. Al- meno le case dei nobili, anche quelle «grandi», «si fonso riteneva fosse «notorio» e chiaro per tutti possono chiamar palazzi». Salvava solo la facciata che «il Castello di Cagliari» era da collocare tra i principale con la «bella scala» e il «bel portone gran- più «eccellenti e nobili castelli del mondo», quanto de, ove stanno le sentinelle», mentre la facciata «dal- meno del Mediterraneo, comunque non della sola la parte di fuori» gli appariva semplicemente «orrida». Sardegna, rispetto alla quale andava considerato Sempre secondo Francesco d’Austria-Este la topo- come la «chiave di tutta l’isola». grafia del potere in città era tutta da rifare. Ben più Sempre agli occhi dell’infante il nocciolo strategi- adatto ad ospitare la corte gli appariva non tanto il co di Castello stava nella torre di San Pancrazio, primitivo collegio gesuitico presso la chiesa di Santa nel complesso castrense che ruotava su di essa. Croce, dove allora si riunivano «i Tribunali di Giusti- Questo a sua volta si trovava a ridosso del centro zia», quanto e soprattutto quello subito fuori della della vita politica, amministrativa e religiosa della porta dell’Elefante, sede dell’Università, con i suoi Cagliari pisana, costituito dalla piazza comunale, «due cortili» e «portoni d’ingresso per ca[r]rozze». Ad- anch’esso dunque svettante nel punto più alto di dirittura, senza averne consapevolezza, egli postula- Castello. Come non fu casuale che i nuovi arrivati va una sorta di ritorno alle origini, affermando che sacrificassero la loro Bonaria al Castello dei pisani, la soluzione ottimale sarebbe stata quella di «fabbri- così non lo fu che in Castello lasciassero la sede car il palazzo ove ora è il convento di Buon’Aria», del potere là dove l’avevano trovata, insediando la quindi nel sito dove gli uomini della Corona d’Ara- loro massima autorità nell’edificio, che gli ufficiali gona, poco meno di cinque secoli prima, avevano pisani avevano sottratto alla curia arcivescovile, stabilito il loro primo insediamento, in opposizione accanto alla cattedrale. Lì c’era una loggia; un’altra alla turrita rocca pisana di Castello di Castro. si trovava quasi di fronte, sul lato corto del tratto Durante questi cinque secoli molti cambiamenti di strada larga, che doveva prendere il nome di erano intervenuti nella geografia politica dell’Euro- piazza Palazzo: era la loggia “regia”, sulla quale pa e del Mediterraneo come nei gusti e negli atteg- verso il 1330-32 il consiglio civico venne autoriz- giamenti dei regnanti, che sul loro finire sopravvi- zato a edificare la propria casa, impegnandosi a vevano numerosi: o avevano superato indenni la lasciarla agibile, come luogo di pubblici incontri. bufera rivoluzionaria o venivano rimessi sul trono o Per la stessa ragione, dieci anni più tardi, lo stesso stavano per esserlo. Tali mutamenti giustificavano consiglio protestava, perché, nella restituzione di l’atteggiamento del rampollo asburgico nei riguardi una parte dei locali alla curia, a questa si permet- dell’edificio simbolo del potere monarchico in Sar- tesse di inglobare e utilizzare la prima loggia, che degna. Decisamente del tutto diverso era l’orienta- per l’appunto concorreva con edifici e spazi appo- mento al riguardo, che maturò nella classe dirigente siti a fare di quella “contrada” il centro vitale della catalano-aragonese, quando intraprese la conquista città e del regno. del regno di Sardegna, in particolare quello dell’in- Com’è noto, l’arcivescovo in carica, il senese Gioan- fante Alfonso, che capeggiò la vittoria sui pisani. nello, si era adattato ai locali che gli erano stati 7 messi a disposizione a Bonaria, benché lontani dal- al piano terra del palazzo alcuni uffici, attivati fra il periodicamente cangianti e frequentemente assen- colo avrebbe portato nell’ambito della Corona an- la cattedrale, che era pur sempre in Castello. Il suo 1330 e il 1335. L’ufficio principale, quello della te da Cagliari. Non dovrebbe essere casuale il fatto che il regno di Napoli. successore invece, il tenace e combattivo Gondisal- “governazione”, con la sua scrivania o scrittorio ed che in tale epoca gli interventi più importanti sul- Da allora fino a tutto il Settecento esso ospiterà vo, che non aveva problemi di diplomazia, per ca- annesso archivio prendeva il posto occupato dalla l’edificio, per modifiche d’uso, per rifare o aggiun- solo viceré, con un’unica eccezione di rilievo, Car- rattere e in quanto anch’egli originario della Corona cucina; al suo fianco si collocava quello del razio- gere locali, sono legati al suo compito di albergare lo de Viana. Durante l’inquieto girovagare per il d’Aragona, aprì una lunga controversia, nel corso nale, anch’esso con scrivania ed archivio, mentre la i principali uffici pubblici o di accogliere ospiti re- Mediterraneo alla ricerca di un punto di appoggio della quale riottenne alcuni locali, di cui si era im- cucina veniva riattivata dall’altro lato dell’ufficio del gali. A quest’ultimo riguardo, per motivate ragioni nel dissidio col padre Giovanni II, che tendeva a possessato il consiglio civico, e, approfittando di una razionale. Verso il 1358-59 si aggiungeva la scriva- o semplicemente perché si trovava sulla loro rotta, preferirgli il fratellastro Ferdinando (poi Ferdinan- temporanea assenza del governatore, tentò di riap- nia della “procurazione reale”, in un locale, fin lì Cagliari e il palazzo diedero ricetto a più di un do il Cattolico), dopo un soggiorno in Sicilia (che propriarsi dei restanti ambienti, immettendovi il pro- adibito a stalla, confinante con il palazzo arcivesco- componente della famiglia reale, anche in conse- l’avrebbe voluto al suo governo quale figlio di prio vicario e i suoi familiari. Nonostante una certa vile. Sia questa stanza che quella del mastro razio- guenza della volontà di conservare questo e l’altro Bianca di Navarra, già sua regina), col pretesto di condiscendenza di Alfonso, frattanto salito al trono, nale vennero costruite con la copertura voltata in regno insulare, la Sicilia, nell’ambito o nell’orbita difenderla dai genovesi, si diresse con alcune ga- l’amministrazione regia tenne fermo sulle posizioni pietra, non solo per ragioni di solidità ma anche, della Corona d’Aragona. lere verso la Sardegna. Arrivato nel porto di Ca- acquisite e nel 1338 venne siglato un accordo, che probabilmente, per estirpare una volta per tutte le Pietro IV tra il febbraio e l’aprile del 1355 vi celebrò gliari, «si stabilì – scrive Zurita – nel Castello, del sanava definitivamente la situazione. infiltrazioni d’acqua, che avevano costretto l’ammi- il primo parlamento sardo, presenziando le sedute quale e della città era alcalde un cavaliere di no- L’amministrazione restava in possesso degli am- nistrazione regia a cercare la nuova sistemazione principali assiso in trono nel salone. Trent’anni do- me Pietro Bellit, del quale il principe ebbe molta bienti, che ormai ospitavano uffici, archivi e il go- per la scrivania della “procurazione” e che pochi po il palazzo ospitava Maria di Sicilia. Quando, nel confidenza e lo fece suo maggiordomo. Si tratten- vernatore nel “palazzo maggiore”, il corpo edilizio anni dopo imponevano di intervenire sull’ufficio 1384, ringraziandoli della gradita, cordiale e festosa ne nel Castello di Cagliari, sperando che quel re- più importante del complesso – alcuni di essi, tra della “governazione”. accoglienza riservatale, estendeva a Castello e sob- gno gli rendesse qualche servizio e mandò per cui la cucina, costruiti di recente, aggiuntisi quindi Le difficoltà interne e internazionali per la conserva- borghi i privilegi di cui godeva Barcellona nel suo questa ragione in tutta l’isola Giacomo de Aragall, durante il contenzioso –, impegnandosi a corri- zione della Sardegna tra i regni della Corona d’Ara- regno, Maria vi si trovava ospitata dal 1382, in atte- governatore del capo di Cagliari e Gallura».
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