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Scarica Scarica Rivista di Studi e Ricerche sulla Criminalità Organizzata Cross Vol.4 N°1 (2018) ISSN 2421-5635 Rivista di Studi e Ricerche sulla criminalità organizzata INDICE Editoriale QUESTO NUMERO (N.d.C) .................................................................................................................... 3 Discipline CRIMINALITÀ ORGANIZZATA IN KOSOVO E COMUNITÀ INTERNAZIONALE di Alberto Pasquero ................................................................................................................................. 5 La ricerca ‘NDRANGHETA E IMPRESA MAFIOSA A MANTOVA. LE CONSEGUENZE SULL’ECONOMIA LOCALE di Patrizio Lodetti .................................................................................................................................. 53 MACRO-ESTRUCTURAS DE CORRUPCIÓN: EL CASO LAVA JATO di Luis Jorge Garay Salamanca, Eduardo Salcedo-Albarán y Guillermo Macías Fernández ... 99 Note teoriche LA GIUSTIZIA AMBIENTALE E DANILO DOLCI di Francesca Rosignoli ....................................................................................................................... 132 Storia e memoria PEPPINO IMPASTATO. STORIA DI UNA VITTIMA SIMBOLICA di Stefania Pellegrini e Sarah Mazzenzana ................................................................................... 170 Cross Vol.4 N°1 (2018) Rivista di Studi e Ricerche sulla criminalità organizzata Comitato scientifico Fabio Basile, Stefan Bielanski, Nando dalla Chiesa, Giovanni De Luna, Donatella Della Porta, Alessandra Dino, Ombretta Ingrascì, Monica Massari, Mariele Merlati, Stefania Pellegrini, Christian Ponti, Virginio Rognoni, Rocco Sciarrone, Renate Siebert, Carlo Smuraglia, Alberto Vannucci, Federico Varese, Ugi Zvekić Redazione Nando dalla Chiesa (direttore), Ombretta Ingrascì, Michela Ledi, Sarah Mazzenzana, Mariele Merlati, Roberto Nicolini, Christian Ponti Avvertenza: Le note bibliografiche sono redatte in conformità con gli usi delle discipline di appartenenza degli autori 2 Cross Vol.4 N°1 (2018) Editoriale QUESTO NUMERO Il primo numero del 2018 della “Rivista” spazia nella geografia e nella storia della criminalità organizzata. Il contributo di apertura, di Alberto Pasquero, esperto di relazioni internazionali, analizza una delle situazioni più controverse e spinose dell’odierno panorama europeo, quella del Kosovo, eredità dei tragici sussulti della ex Iugoslavia negli anni novanta. Per la prospettiva analitica indicata e la gravità dei problemi che pone, l’articolo è certamente un tassello importante per la comprensione degli scenari internazionali presenti e per la ipotetica delineazione di quelli futuri, specialmente nell’area balcanica. Il secondo contributo, che consegna i risultati di una recentissima ricerca seguita per CROSS da Patrizio Lodetti, offre invece dati empirici di sicuro interesse sulle conseguenze della espansione della ‘ndrangheta al Nord, con particolare riferimento alla provincia mantovana. L’autore ha attinto con ampiezza e sistematicità ai dati statistico-economici che tracciano i lineamenti generali dell’economia mantovana per arrivare alla documentata conclusione che l’economia dei clan calabresi (nel caso provenienti specialmente da Cutro, provincia di Crotone) va erodendo l’economia locale. E che dal 2002 al 2017, ovvero nel periodo preso in considerazione, all’arretramento dell’economia locale sull’onda della crisi, ha fatto da contraltare l’avanzata dell’economia cutrese, protagonista di un allarmante processo di sostituzione. Il lavoro collettivo di Luis Jorge Garay Salamanca, Eduardo Salcedo-Albarán y Guillermo Macías Fernández sulle macrostrutture della corruzione in Brasile, mette invece l’accento sugli spazi che il sistema corruttivo ambisce a occupare in un’economia dalle grandi potenzialità di sviluppo, intrecciando in tali spazi imprese private e imprese pubbliche, funzionari politici e narcotrafficanti. Partendo da un importante e complesso caso empirico, quello Lava Jato, gli autori propongono un 3 Cross Vol.4 N°1 (2018) - DOI: http://dx.doi.org/10.13130/cross-10247 Editoriale modello di corruzione (e di analisi della corruzione) fondato sul concetto di reti sociali. Il saggio di Francesca Rosignoli riconnette dal suo canto un tema modernissimo, quello della giustizia ambientale, con una delle maggiori personalità della Sicilia e del Sud del dopoguerra: Danilo Dolci, protagonista di storiche battaglie per l’acqua e per la valorizzazione delle risorse naturali. Si tratta di un accostamento inedito, suscettibile di ulteriori approfondimenti e affinamenti sul piano teorico. Infine, la sezione “Storia e Memoria” torna agli anni settanta del novecento per occuparsi di un giovane che proprio da Dolci venne fortemente influenzato, tanto da essere stato ritratto più volte insieme a lui durante le marce di protesta di quei tempi: Peppino Impastato. In occasione delle celebrazioni del quarantennale del suo assassinio, la “Rivista” ha inteso recuperare passi importanti della Relazione scritta nel 2000 dallo speciale comitato costituito in seno alla Commissione parlamentare antimafia e avente ad oggetto il contesto in cui maturò quel delitto. E ha chiesto a Stefania Pellegrini, sociologa del diritto e studiosa del fenomeno mafioso, che per l’occasione ha portato i suoi studenti dell’Università di Bologna in Sicilia, di scrivere per i lettori un ritratto di quelle celebrazioni in veste di osservatrice partecipante. Ne è nata una testimonianza che interroga e per certi versi amareggia, restituendo una volta di più il senso della sfida che il fondatore di Radio Aut lanciò verso il potere mafioso di don Tano Badalamenti e il suo retroterra sociale. N.d.C 4 Cross Vol.4 N°1 (2018) - DOI: http://dx.doi.org/10.13130/cross-10247 Discipline CRIMINALITÀ ORGANIZZATA IN KOSOVO E COMUNITÀ INTERNAZIONALE Alberto Pasquero Abstract Ten years after the 2008 declaration of independence, the same leaders who guided the KLA during the 1998-1999 conflict now hold the highest offices in the Republic of Kosovo. International institutions repeatedly investigated their involvement in war crimes, illegal trades and elimination of political opponents, but never obtained final convictions. Through the analysis of criminal proceedings involving four political leaders, the article will show that the same NATO countries that intervened in support to the KLA, and then led the international missions tasked with administering justice in Kosovo, often supported the current political elite, including in some cases by interfering with the outcome of judicial proceedings, in a bid to promote the country’s political stability. Keywords: Kosovo, war crimes, Balkans, international organized crime, Kosovo Liberation Army (KLA) A dieci anni dalla dichiarazione di indipendenza del 2008, a ricoprire le massime cariche politiche della Repubblica del Kosovo sono gli stessi leader locali che guidarono l’UÇK durante il conflitto del 1998-1999. Le loro responsabilità per crimini di guerra e criminalità organizzata sono state ripetutamente oggetto di indagine da parte di organi internazionali, ma mai accertate in via definitiva. Attraverso l’esame delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto quattro di essi, si illustrerà come quegli stessi Paesi della NATO che nel 1999 intervennero a sostegno dell’UÇK, e poi guidarono le missioni internazionali incaricate di amministrare la giustizia sul territorio kosovaro, hanno spesso sostenuto l’attuale classe dirigente, in alcuni casi anche influenzando l’esito di alcune indagini giudiziarie, nel tentativo di promuovere la stabilità politica nel Paese. Parole chiave: Kosovo; crimini di guerra, Balcani, criminalità organizzata internazionale, Esercito di Liberazione del Kosovo (UÇK) 5 Cross Vol.4 N°1 (2018) - DOI: http://dx.doi.org/10.13130/cross-10248 Discipline 1. Quadro storico ed emersione dell’UÇK Il diciassette febbraio del 2008, nonostante la giornata di freddo intensissimo, decine di migliaia di Albanesi si riversarono per le strade di Pristina e di molte altre città del Kosovo per festeggiare la dichiarazione d’indipendenza pronunciata poche ore prima dal primo ministro della neo-proclamata repubblica, Hashim Thaçi. In quel giorno si coronava il sogno che avevano cullato i loro padri, e i padri dei loro padri, fin da quando gli Ottomani si erano ritirati da quelle terre quasi cento anni prima, dopo secoli di dominazione. Il Kosovo, unica provincia a maggioranza albanese nell’Ex Jugoslavia, e con un reddito pro capite che non arrivava alla metà di quello dei già non benestanti vicini bosniaci e montenegrini, da decenni ormai rivendicava una maggiore autonomia dal governo centrale di Belgrado. Questa venne in parte concessa da Tito nel 1974 ma poi revocata nel 1989 da Milošević, che diede il via a un decennio di pesanti discriminazioni ai danni della maggioranza della popolazione di etnia albanese. Lasciata irrisolta dalla prima tornata di guerre jugoslave degli anni ’90, la questione della piccola provincia riesplose con forza all’indomani dell’apparizione pubblica dell’Esercito di Liberazione del Kosovo (UÇK)1 nel 1997, come reazione alla percepita inconcludenza della politica pacifista promossa dall’allora leader kosovaro Ibrahim Rugova. L’UÇK si presentava inizialmente come una pluralità di gruppi guidati da autoproclamati leader locali, che godevano del sostegno di una cerchia di fedelissimi spesso a loro legati da vincoli di sangue o clanici, e comunque identificabili con una precisa area geografica del Kosovo.2 La genesi spontanea, disomogenea, e quasi familistica dell’UÇK determinò anche il suo
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