Geologia dell’Ambiente Periodico trimestrale della SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale Supplemento al n. 3/2013 ISSN 1591-5352 oma Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma - DCB R Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv.

Scivolamento rototraslazionale a seguito degli eventi meteorologici dell’aprile 2009 nelle colline del Piemonte. Comune di Castel Rocchero (AT). Rilievi a cura della Regione Piemonte Atti del simposio La Geologia Ambientale per uno sviluppo sostenibile nei territori di collina in Italia A cura di LUCIANO MASCIOCCO Geologia dell’Ambiente Periodico trimestrale della SIGEA Sommario Società Italiana di Geologia Ambientale Associazione di protezione ambientale a carattere nazionale riconosciuta dal Ministero dell’ambiente, Premessa della tutela del territorio e del mare, con D.M. 24 maggio 2007, G.U. n. 127 del 4.6.2007 di Luciano Masciocco 2

Supplemento al n. 3/2013 Problematiche relative al monitoraggio piezometrico Anno XXI - luglio-settembre 2013 e qualitativo delle discariche. Gli esempi degli impianti di Magliano Alpi e Grosso Iscritto al Registro Nazionale della Stampa n. 06352 LUCIA BAIMA, ANNALISA BOVE, FABIO COGGIOLA, Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 229 ENRICO DESTEFANIS, LUCIANO MASCIOCCO 3 del 31 maggio 1994 Valutazione dell’erosione nel territorio del Freisa Comitato scientifico del Piemonte centrale (provincia di Asti) Mario Bentivenga, Aldino Bondesan, ROBERTO AJASSA, CATERINA CAVIGLIA, ENRICO DESTEFANIS, Giancarlo Bortolami, Felice Di Gregorio, Giuseppe Gisotti, Giancarlo Guado, GIUSEPPE MANDRONE, LUCIANO MASCIOCCO 9 Gioacchino Lena, Giacomo Prosser, Giuseppe Spilotro La gestione delle risorse idriche nel territorio collinare Consiglio Direttivo nazionale 2013-2016 del Piemonte centrale (Italia nordoccidentale) Fatima Alagna, Federico Boccalaro (Segretario), CATERINA CAVIGLIA, DOMENICO ANTONIO DE LUCA, Antonello Fiore (Tesoriere), Daria Duranti, ENRICO DESTEFANIS, MARIA GABRIELLA FORNO, Fabio Garbin, Sandro Gennaro, Francesco Geremia, MANUELA LASAGNA, LUCIANO MASCIOCCO 14 Giuseppe Gisotti (Presidente), Fabrizio Ioiò, Gioacchino Lena, Vincent Ottaviani, Debora Perazzoli, Angelo Sanzò, Andrea Vitturi (Vicepresidente), Applicazione dei metodi dell’Analisi di Rischio Francesco Zarlenga per la valutazione della vulnerabilità degli acquiferi. Comitato di redazione L’esempio della valle del Fiume Pescara (Abruzzo) Federico Boccalaro, Giorgio Cardinali, ANTONIO DILIGENTI, LUCINA LUCHETTI 21 Giovanni Conte, Gioacchino Lena, Paola Mauri, Maurizio Scardella Deformazioni gravitative di versante e centri abitati Direttore responsabile instabili: il caso di Magnasco, Cerisola e Villa Noce Giuseppe Gisotti in Alta Val d’Aveto (Appennino ligure) ANNA ROCCATI, FRANCESCO FACCINI, FLAVIO POGGI 28 Procedura per l’accettazione degli articoli I lavori sottomessi alla rivista dell’Associazione, Valutazione della vulnerabilità intrinseca dell’acquifero dopo che sia stata verifi cata la loro pertinenza carsico nel Bric Tampa (Alpi Liguri): risultati preliminari con i temi di interesse della Rivista, saranno sottoposti ad un giudizio di uno o più Referees. FRANCESCO FACCINI, LUIGI PERASSO, IVANO RELLINI, CLAUDIA SCOPESI, ALESSANDRO SACCHINI 35

Redazione SIGEA: tel./fax 06 5943344 Interferenza tra precipitazioni, stabilità geomorfologica Casella Postale 2449 U.P. Roma 158 e strade comunali nel territorio della Comunità Collinare [email protected] Alto Astigiano (Piemonte centrale, Italia) www.sigeaweb.it CORRADO GIOLITO, LUCIANO MASCIOCCO, SILVIA PASTORMERLO, Progetto grafico e impaginazione MAURIZIO PIGNATELLI, MAURIZIO TOJA 41 Fralerighe tel. 0774 554497 - fax 0774 2431193 [email protected] Il ruolo della saturazione dei terreni in rapporto alla modalità www.fralerighe.it di innesco dei fenomeni franosi in provincia di Asti negli eventi di dicembre 2008, aprile 2009 e marzo 2011 Pubblicità LUCA DI MARTINO, LUCIANO MASCIOCCO, GIUSEPPE RICCA SIGEA MAURIZIO TOJA 48 Stampa Tipolitografi a Acropoli, Alatri - FR La sostenibilità della gestione dei rifi uti nel paesaggio collinare dell’Irpinia Orientale (Campania) Abbonamento annuale: Euro 30,00 ALESSIO VALENTE, FILIPPO RUSSO, MICHELE SISTO 55 2 LUCIANO MASCIOCCO Dipartimento di Scienze della Terra Premessa dell’Università di Torino SIGEA – Coordinatore dell’Area Tematica “Dissesto Idrogeologico”

o sviluppo del territorio collinare italia- protezione delle matrici acqua e suolo e al vuole raccogliere studi e proposte relativi alla no deve tener conto di problematiche ripristino ambientale. sostenibilità delle attività antropiche rispet- geologico ambientali. Sicuramente la Il presente supplemento della rivista to all’ambiente geologico nel settore collinare pericolosità geologica relativa agli ef- “Geo logia dell’Ambiente” è dedicato agli atti italiano (39,7% del territorio nazionale): fa- fettiL delle piogge intense (erosione accelera- del simposio: “La Geologia Ambientale per sce collinari subappenniniche, dal Piemonte ta, frane superficiali e profonde, allagamenti uno sviluppo sostenibile nei territori di col- alla Sicilia; colline del margine alpino; rilievi in corrispondenza degli impluvi) si incrocia lina in Italia”, tenutosi a Torino il 22 settem- vulcanici minori dell’Antiappennino Toscano, con una discreta densità abitativa, creando bre 2011 nell’ambito del VIII Forum Italiano di Laziale e Campano; Murge pugliesi e Serre sa- condizioni di rischio idrogeologico da mitiga- Scienze della Terra GEOITALIA 2011. lentine; Carso goriziano, triestino e istriano. re con una corretta pianificazione territoriale. Il proponente della sessione era il sotto- Tra i temi citiamo: la valutazione della peri- Da un altro punto di vista, l’attività umana scritto, coadiuvato da due convener: il Prof. colosità geomorfologica e la mitigazione dei può impattare sulle risorse geologiche. Le ri- Luigi Pennetta dell’Università di Bari e il Prof. relativi rischi; la salvaguardia delle risorse sorse idriche, solitamente rare e preziose in Francesco Faccini dell’Università di Genova. idriche; gli impatti ambientali delle attività ambito collinare rispetto ai ricchi acquiferi Il simposio era patrocinato dall’AIGeo (Asso- estrattive e di quelle relative alla gestione dei di pianura, devono essere adeguatamente ciazione Italiana di Geografi a Fisica e Geo- rifi uti”. Si spera che i contributi raccolti nel salvaguardate. morfologia) e, naturalmente, dalla SIGEA ove presente supplemento possano essere utili Le attività estrattive e quelle di gestione il sottoscritto coordina l’Area Tematica “Dis- esempi per ricercatori, professionisti e am- dei rifi uti devono essere condotte con parti- sesto Idrogeologico”. Il contenuto scientifi co ministratori al fi ne di una migliore gestione colare riguardo al paesaggio naturale, alla della sessione era cosi defi nito: “La sessione del territorio collinare italiano.

Frane superficiali (soil slip) nei dintorni di Ceva (CN). Alluvione del Piemonte del novembre 1994 (Foto L. Masciocco).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 LUCIA BAIMA 3 Università degli studi di Torino, Problematiche relative e-mail: [email protected] al monitoraggio piezometrico ANNALISA BOVE Università degli studi di Torino e qualitativo delle discariche. FABIO COGGIOLA AMA S.p.A Azienda Monregalese Ambiente

Gli esempi degli impianti ENRICO DESTEFANIS Università degli studi di Torino di Magliano Alpi (CN) LUCIANO MASCIOCCO e di Grosso (TO) Università degli studi di Torino

ABSTRACT characterize the groundwater in terms of cial care in all phases of their realization are ome environmental geologic problems both quantitative and qualitative. Piezomet- fundamental for the monitoring wells. at two landfills for municipal solid ric maps have been realized for visualizing Proposals have been provided for identi- waste are exposed in the present work. the general direction of the groundwater fl ow fying the depth of the underground aquifer The landfills are situated in Piedmont and samples have been analyzed in order to below the landfi lls and properly design the Shigh terraces zone, one in the municipality of control the groundwater quality. monitoring wells, in order to take samples of Magliano Alpi in the Cuneo district (Fig. 1), During these activities, problems relative water at different depths. the other in the municipality of Grosso in the to a correct sampling from the monitoring Turin district (Fig. 2). wells have been almost always encountered, INTRODUZIONE The plant of Magliano Alpi is located on as well as inconsistencies in the interpolation Negli ultimi anni si è assistito a un ral- a high terrace emerging from the eastern of water levels. Sometimes the wells were dry, lentamento della produzione di rifi uti urbani, part of Cuneo plain. The terrace has formed while, in many cases, the regular purging of probabilmente legato alla tariffazione dei consequently to the Pleistocene capture of the wells before the sampling has caused a servizi di raccolta, alla riduzione dei consumi, Tanaro River and the successive remount- too slow recovery of the water level. al compostaggio domestico, alla sostituzione ing erosion of the whole river network. The The hydrogeologic study has revealed degli shopper di plastica con quelli biodegra- sedimentary sequence, “observed from the that in both sites the monitoring wells cap- dabili o di stoffa. Inoltre la raccolta differen- land surface downward” shows a Holocene ture a saturated but generally low permeable ziata ha raggiunto nel 2009 una percentuale complex around ten meters thick, a low soil. pari al 33,6% della produzione nazionale dei permeable Villafranchian Complex (Plio- A local permeability may be related to the rifi uti urbani (ISPRA 2010). Pleistocene) and a marine Pliocene Complex presence of lenses of permeable soil (sand, Per quanto riguarda i sistemi di smalti- constituted by alternating permeable sands silty sand) in a less permeable matrix, and mento, si è vista una riduzione del 4% dei and unproductive clays. the different modalities of charging and rifi uti destinati a discarica, soprattutto dei The landfi ll of Grosso is located on the emptying of these lenses could explain in rifi uti biodegradabili. Nel 2009 la raccolta high terrace that remains as a relict of the that way the different levels in the monitor- differenziata della frazione biodegradabile è ancient alluvial fan of the Stura di Lanzo ing wells. stata pari a circa 7,5 milioni di tonnellate; River around 30 km north-west of Turin. It is In both experiences, the data recorded by nello stesso anno circa 4,6 milioni di tonnel- realized in the Mindel glaciofl uvial deposits the monitoring wells are probably affected by late sono stati smaltiti in incenerimento con (Pleistocene), more than 40 meters thik. uncertainties attributable on the well moni- recupero di energia. Il trattamento meccani- For both the sites, a hydrogeological toring effi cacy. Given their importance for co biologico ha invece interessato circa 7,6 study has been carried out, especially re- proper hydrological and environmental data milioni di tonnellate di rifi uti urbani indiffe- ferred to the monitoring wells, in order to acquisition, a correct design as well as a spe- renziati prima dello smaltimento in discarica.

Figura 1 – Planimetria dell’impianto di Magliano Alpi (CN). Figura 2 – Planimetria dell’impianto di Grosso (TO).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 4 Nonostante la tendenza politico-am- delle matrici geologico-ambientali la cui si- matiche, comuni a molte discariche, sono state bientale di riduzione e di migliore gestione, gnifi catività può essere messa in discussione. riscontrate nel caso di un impianto di smalti- gran parte dei rifi uti e le stesse fasi residue Considerando ad esempio la matrice “acque mento di rifi uti solidi urbani, assimilabili agli derivanti da altri trattamenti (meccanico- sotterranee”, un corretto monitoraggio prevede urbani e fanghi di depurazione biologica, sito biologico, incenerimento) vanno smaltiti in la costruzione di piezometri sia per tenere sotto nel comune di Magliano Alpi in provincia di Cu- discarica. controllo il livello della falda idrica sia per con- neo e nel caso di un impianto di smaltimento Alla luce dell’impossibilità di abbandona- trollare la qualità delle acque sotterranee. Oltre di rifi uti solidi urbani sito nel comune di Grosso re questa tecnologia, diviene importante la ai piezometri, è opportuno costruire pozzi idonei Canavese in provincia di Torino. defi nizione di procedure standard per il moni- ad uno spurgo effi cace in caso di inquinamento toraggio delle matrici ambientali interessate della falda da parte della discarica. INQUADRAMENTO DELL’IMPIANTO dalle attività svolte sulle aree di discarica. Il presente lavoro pone l’attenzione sul DI MAGLIANO ALPI (CN) Purtroppo spesso vengono svolte attività monitoraggio delle acque sotterranee e sulle L’impianto riceve i rifi uti prodotti da 86 co- di monitoraggio non indicative della qualità problematiche ad esso connesse. Tali proble- muni del Bacino n. 9 Monregalese, per un totale di 31.000 ton/anno di rifi uti, divisi in 6.000 ton/ anno provenienti da raccolta differenziata e 25.000 ton/anno di rifi uti indifferenziati. Men- tre i primi, in seguito a processi di separazio- ne dalle frazioni estranee, vengono inviati in centri specializzati per il recupero di materia, i rifi uti indifferenziati subiscono un processo di trattamento e separazione della frazione secca leggera da quella organica. Quest’ultima, dopo un processo di bio-ossidazione viene smaltita nelle tre vasche che costituiscono la discari- ca. La frazione secca leggera, invece, viene inviata ad un termovalorizzatore. La quantità di rifi uti smaltiti in discarica, a valle di tutti i trattamenti, costituisce circa il 35% del rifi uto in ingresso. L’impianto si colloca nel settore orientale della pianura cuneese, nel punto più elevato (422 m s.l.m.) di un terrazzo fl uviale caratte- rizzato da una superfi cie da sub-pianeggiante ad ondulata con una generale pendenza verso nordest (Fig. 3). Dal punto di vista paleogeografi co e geologico, l’area si colloca all’interno dei depositi marini oligo-miocenici del Bacino Figura 3 – Stralcio del Foglio 81 “Cuneo” della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000. Il contorno rosso indica l’area Terziario Ligure Piemontese, ricoperti da in cui è ubicato l’impianto di Magliano Alpi (CN). depositi sempre marini del Pliocene infe- riore – medio, poi di transizione (Pliocene superiore – Pleistocene inferiore) ed infi ne continentali (Pleistocene medio – Olocene). I depositi presentano giaciture con immersio- ne verso nord-ovest e una inclinazione degli strati variabile da 5° a 15°. Per la ricostruzione del sottosuolo, sono state utilizzate le stratigrafi e dei pozzi e pie- zometri presenti nell’impianto. Sono state individuate 4 diverse tipologie di depositi, in particolare dai più antichi ai più recenti si incontrano (Fig. 4): • depositi pliocenici marini (Pm); • depositi villafranchiani (Vf); • depositi quaternari continentali più anti- chi (QM); • depositi quaternari recenti (QA).

INQUADRAMENTO DELL’IMPIANTO DI GROSSO (TO) L’impianto riceve i rifi uti prodotti da 38 comuni facenti parte del Consorzio Interco- Figura 4 – Sezione litostratigrafica nell’area dell’impianto di Magliano Alpi (CN). munale di Servizi per l’Ambiente.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 La volumetria totale di rifi uti conferita rosso-bruno completamente decalcificato di materiale a tessitura fine praticamente 5 nella vasca del Lotto 1, ormai chiuso defi niti- (“tipico ferretto”) per uno spessore di oltre impermeabile. vamente, è stata di 217.140 m3. 5 m, con scarsi ciottoli silicatici e silicei; si La capacità utile prevista per il Lotto 2 tratta di depositi fluviali costituenti i lem- PIEZOMETRIA DEL SITO DI MAGLIANO è di circa 260.106 m3; considerando come bi relitti dell’antico conoide dello Stura di ALPI (CN) dati di progetto un peso specifi co dei rifi uti Lanzo (Fig. 5). Dal mese di luglio 2004, a cadenza men- compattati pari a 0,7 t/m3 ed un conferi- Per la ricostruzione del sottosuolo si è fat- sile, il gestore dell’impianto ha provveduto a mento annuo pari a circa 26.300 ton/anno, to riferimento alle stratigrafi e della provin- misurare i livelli della superfi cie di falda e la è stato previsto un tempo di coltivazione pari cia di Torino relative alla “Carta della base relativa profondità dal piano campagna nei 4 a circa 6,9 anni. La coltivazione del Lotto 2 è dell’acquifero superfi ciale”. piezometri (Fig. 7). iniziata il 15 giugno 1999 e doveva esaurirsi Sono state individuate 3 diverse tipologie I dati misurati indicano che il livello pie- nel 2006, ma nel giugno 2006 il Consorzio di depositi raggruppabili come “Depositi fl u- zometrico è rimasto pressoché costante nel ha presentato alla Provincia di Torino un viali prevalentemente ghiaiosi sensibilmente tempo fi no al mese di febbraio 2007, se non progetto di ampliamento che prevede una alterati e depositi villafranchiani (Pliocene si considera un lieve innalzamento misurato volumetria aggiuntiva di smaltimento pari medio – Pleistocene medio p.p)”; in partico- nel dicembre 2005 nei piezometri P1 e P4. Dal a 85.000 m3. lare dai più antichi ai più recenti si incontrano mese di giugno fi no alla fi ne 2007, si assiste ad È inoltre presente una rete di captazio- (Fig. 6): un innalzamento del livello piezometrico in tutti ne di biogas e dal 2008 è attivo l’impianto • Depositi marini pliocenici i piezometri di controllo ad eccezione del P2. per il recupero energetico e nello stesso • Depositi fluviolacustri di età plio-pleisto- A partire dal mese di marzo 2008, si ri- anno è stato inoltre presentato un ulteriore cenica (Villafranchiano) scontra una variazione nei valori misurati in progetto di ampliamento della discarica, la • Depositi alluvionali del Pleistocene me- tutti i piezometri, fatta eccezione per il P2: in cui costruzione è stata autorizzata a feb- dio-superiore particolare nel piezometro P4 si assiste ad un braio 2011. Una caratteristica che accomuna que- brusco abbassamento del livello piezometrico L’impianto è ubicato nel Comune di sti litotipi di età e caratteri tessiturali (di circa 8 m) rispetto ai valori delle preceden- Grosso (TO), in località Vauda Grande (460 nettamente diversi è la ridotta presenza ti campagne; il piezometro P3 subisce un lie- m s.l.m.), presso il margine nord-occiden- di una falda idrica superficiale; questa ve abbassamento del livello riportandolo alle tale del territorio comunale si colloca in condizione è riconducibile ai terrazzamenti quote misurate durante il 2006; il piezometro un’area che dal punto di vista geologico è rilevati di parecchi metri rispetto ai corsi P1 mostra, invece, inizialmente un aumento riconosciuta come fluvioglaciale e fluviale d’acqua, all’impermeabilizzazione super- del livello idrico che tende poi a riassestarsi Mindel, ossia depositi pleistocenici dell’al- ficiale per la presenza di un paleosuolo alle quote precedentemente misurate (BOVE to terrazzo ondulato, a paleosuolo argilloso argillificato e alla presenza nel sottosuolo et al. 2009).

Figura 5 – Stralcio del Foglio 56 “Torino” della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000. Il contorno rosso indica l’area in cui è ubicato l’impianto di Grosso (TO).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 6 trica, né effettuare ulteriori campagne di monitoraggio utili a chiarire la situazione idrodinamica dell’acquifero sottoposto a controllo.

DISCUSSIONE

MAGLIANO ALPI (CN) Una prima ipotesi porterebbe ad affer- mare che il mezzo geologico interessato dal monitoraggio ambientale non sia un vero e proprio acquifero, ma un mezzo saturo com- plessivamente a permeabilità medio-bassa. Questa ipotesi è suffragata sia dal fatto che una prova di pompaggio effettuata in un poz- zo di spurgo è stata interrotta a causa del pro- sciugamento dello stesso sia dalla notevole diffi coltà di spurgo dei piezometri precedente ai campionamenti di controllo (BOVE et al. 2009). Figura 6 – Sezione litostratigrafica dell’area dell’impianto di Grosso (TO). Tale permeabilità complessivamente medio-bassa potrebbe essere ricondotta alla presenza di lenti di terreno più permeabile (sabbie, sabbie limose) in una matrice limosa e limoso-sabbiosa meno permeabile. I livelli più produttivi potrebbero non avere un col- legamento idraulico continuo su tutta l’area indagata e, quindi, le diverse modalità sia di ricarica sia di svuotamento degli stessi po- trebbero tradursi in differenti altezze nei vari piezometri in quanto questi intercetterebbero differenti livelli produttivi.

GROSSO (TO) Visti i risultati dei campionamenti per le campagne di monitoraggio effettuate dall’en- Figura 7 – Livelli piezometrici misurati da luglio 2004 a settembre 2008 nei quattro piezometri di monitoraggio dell’im- te gestore, si è giunti alla conclusione che esi- pianto di Magliano Alpi. stono intercalazioni lentiformi a granulome- tria fi ne che danno origine a embrionali falde ULTERIORI CAMPAGNE DI MONITORAGGIO to; si precisa che il pz6 è stato costruito solo sospese, tuttavia non assimilabili a una vera Al fi ne di ricostruire meglio l’andamento nel 2006 ed è stato spinto a una profondità e propria falda superfi ciale. del livello idrico e mettere a confronto i dati pre- di 80 m dal p.c., mentre gli altri piezometri L’alimentazione di queste falde sospese gressi, sono state eseguite tre diverse campa- costruiti precedentemente arrivano a una avviene in parte per infi ltrazione diretta de- gne di misura nei mesi di giugno 2007, giugno profondità di 55-60 m dal p.c.. gli apporti meteorici e in parte dalle pendici 2008 e settembre 2008. Le misure sono state L’andamento delle curve risulta variabile dei rilievi montuosi posti a ovest del sito in effettuate sui 4 piezometri di controllo e sui nel tempo, con rilevanti differenze tra piezo- esame. 3 pozzi di spurgo presenti all’interno dell’im- metro e piezometro; la mancanza di dati in Ad avallare tale ipotesi sono i dati di pianto, al fi ne di avere un maggior numero di alcuni periodi è dovuta all’impossibilità di soggiacenza dei piezometri di controllo dati a disposizione e di verifi care l’effettivo misurare (e di campionare) i piezometri in che, realizzati in questi livelli scarsamente andamento e le variazioni della superfi cie pie- quanto al momento dei sopralluoghi risulta- permeabili, hanno sempre fatto riscontrare zometrica nel tempo (Figg. 8, 9, 10). Durante vano asciutti. ridottissimi battenti idrici, tali da ostacola- le campagne di misura sono stati catalogati, Considerando inoltre le caratteristiche re lo stesso campionamento delle acque di tramite apposite schede, i 7 punti di misura. geolitologiche del terreno, per le quali il re- falda. I piezometri sono localmente risultati cupero di livello idrico nei piezometri avrebbe asciutti, a testimoniare la ridottissima en- PIEZOMETRIA DEL SITO richiesto un tempo molto lungo, non sono sta- tità delle acque di percolazione che, dalla DI GROSSO (TO) te svolte campagne di misura aggiuntive oltre superficie, riescono effettivamente ad in- Come per l’impianto di Magliano Alpi, a quelle prescritte dal piano di sorveglianza e filtrarsi nel sottosuolo e a formare piccole anche presso il sito di Grosso, si è provve- controllo della discarica. falde sospese. duto a misurare mensilmente la soggiacenza Inoltre, a differenza di Magliano Alpi, Nel caso dell’impianto di Grosso, gli studi (GOLDER ASSOCIATES S.r.l. 2008) dei diversi nell’impianto di Grosso non si è riusciti a di dettaglio hanno ipotizzato la presenza di piezometri di controllo (pz1 ÷ pz6). individuare una vera e propria falda idri- una falda idrica sotterranea che si imposta In Fig. 11, si riportano le quote piezometri- ca sotterranea e, per questo motivo, non ad una profondità di circa 130 metri dal piano che misurate negli ultimi 3 anni di rilevamen- si è potuta costruire una carta piezome- campagna, e che risulta protetta, oltre che

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 dalla scarsa permeabilità “media” dell’intero 7 spessore sovrastante di depositi grossolani, anche dalla presenza di livelli a granulome- tria fi ne.

CONCLUSIONI E SUGGERIMENTI Alla luce del fatto che l’utilità dei piezo- metri nel campo della geologia ambientale è legata alla possibilità che essi offrono di effettuare misure e rilevazioni dirette della falda e di prelevarne campioni d’acqua a diverse profondità e data la loro importanza ai fi ni di una corretta acquisizione dei dati idrogeologici e ambientali, è di fondamenta- le importanza la loro corretta progettazione e costruzione, che richiede una particolare cura in tutte le fasi del lavoro. Nel caso dei due impianti studiati, si ri- tiene che i dati di monitoraggio registrati dai piezometri siano affetti da interferenze ascri- Figura 8 – Carta piezometrica dell’area dell’impianto di Magliano Alpi (maggio 2005). vibili alle incertezze sulle loro caratteristiche costruttive e funzionali, che ne pregiudicano un effi cace impiego come punti di monitorag- gio della qualità dell’ambiente idrico sotter- raneo. Sulla base delle conclusioni affi ni a cui si è giunti, si evidenzia il problema della scelta del livello da monitorare. Infatti, se il moni- toraggio di un mezzo a permeabilità medio- bassa posto subito al di sotto della discarica è da considerarsi appropriato per indagare su eventuali spinte delle acque sotterranee nei confronti del sistema di impermeabilizzazione della discarica, non ugualmente appropriati risultano piezometri di controllo della qualità delle acque sotterranee installati in un mezzo non propriamente acquifero ove non si possa- no campionare le acque con le metodologie standard, né tantomeno pozzi di spurgo che verosimilmente non possono assolvere alla propria funzione. Figura 9 – Carta piezometrica dell’area dell’impianto di Magliano Alpi (giugno 2007). Quindi occorre in primo luogo individuare con certezza e precisione la profondità della falda idrica sotterranea e in secondo luogo progettare correttamente i punti di monito- raggio. L’effi cacia di un programma di monito- raggio delle acque sotterranee dipende in modo determinante dalla precisione con cui è stato condotto lo studio idrogeologico dell’a- rea destinata all’intervento, fi nalizzato alla caratterizzazione del “modello concettuale”, da cui dipende l’impostazione delle succes- sive fasi di indagini e quindi l’effi cienza del sistema di monitoraggio. Una prima fase operativa prevede l’ana- lisi dei dati idrogeologici. Si procede quindi con una seconda fase di perforazioni in cui assume particolare signifi cato la localizzazio- ne e la densità dei sondaggi in relazione alle caratteristiche idrogeologiche individuate nell’area e in prospettiva del programma di monitoraggio delle acque sotterranee. Figura 10 – Carta piezometrica dell’area dell’impianto di Magliano Alpi (settembre 2008).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 8 Nel caso di opere già esistenti, come per i due casi studio analizzati, occorrerebbe al- meno stabilire un criterio di ordine generale (come effettuato dall’ente gestore dell’im- pianto di Magliano Alpi) che, vista la diver- sità insita nei diversi piezometri di control- lo, consenta un corretto uso e un’adeguata manutenzione degli stessi. La discarica di Magliano ha comparato diverse procedure tecniche statunitensi (EPA 540/P-91/007; EPA 540/S-95/504; U.S.G.S.) e ha creato un “Libretto d’uso e manutenzione” per i piezo- metri dell’impianto. Tuttavia si sottolinea che, al fi ne di raggiungere migliori obiettivi ambientali e di ottimizzare gli aspetti tecnico-economici legati alla gestione dell’impianto, nonché per un’effi cace tutela della matrice geolo- Figura 11 – Livelli piezometrici misurati da gennaio 2007 a novembre 2009 nei sei piezometri di monitoraggio dell’impianto gico-abientale, queste tipologie di opere di Grosso. dovrebbero essere riservate al primo livello acquifero continuo posto al di sotto della Durante le prospezioni o in fase succes- quifero (Slug Test), interpretate secondo il discarica. siva deve essere individuata la conducibilità metodo Bouwer e Rice (1976): idraulica delle diverse unità geologiche pre- BIBLIOGRAFIA 2 A V SPRA senti nell’area, in quanto questo permette di K = [rc ln (Re/rw)]/2L * 1/t * ln y0/yt A .V . I (2010) - Rapporto rifiuti urbani 2009. identifi care le vie di circolazione idrica pre- BORTOLAMI G., DE LUCA D.A., FILIPPINI G. (1988) - Ca- ferenziali e quindi di potenziale migrazione K = conducibilità idraulica ratteristiche geolitologiche e geoidrologiche degli inquinanti. r = raggio della colonna piezometrica della pianura torinese, in: «Le acque sotterra- c nee della pianura di Torino. Aspetti e proble- Si possono registrare tuttavia diffi coltà rw = distanza radiale tra l’acquifero indi- mi», Ass. Ecol. Prov. Torino, M./S.Lit. Torino, in quanto i mezzi geologici sono solitamente sturbato e il centro del piezometro 9-16. caratterizzati da anisotropia ed eterogenei- re = distanza radiale lungo la quale la BOUWER H., RICE C. (1976). A slug test for deter- tà. La prima può inizialmente essere indivi- perdita di carico y è dissipata nel sistema mining hydraulic conductivity for unconfined duata mediante la ricostruzione geologica e acquifero aquifers with completely or partially penetrating successivamente evidenziata dall’esecuzio- L = lunghezza del tratto fessurato del wells, Water Resources Research, vol. 12, n. 3, ne di prove per la misura delle componenti piezometro pagg. 423-438. BOVE A., COGGIOLA F., FONTE N., MASCIOCCO L. (2009) – orizzontale e verticale della conducibilità y = perdita di carico al tempo t = 0 0 Some problematic aspects of piezometric and idraulica. La seconda può essere affrontata y = perdita di carico al tempo t qualitative monitoring by landfills: the example in termini stocastici, ricorrendo all’elabo- of Magliano Alpi plant (Cuneo – Piedmont). VII razione con metodi geostatistici dei valori Tali test hanno confermato l’elevata Forum Italiano di Scienze della Terra, Epito- misurati. variabilità della conducibilità idraulica dei me, Volume 3, 2009, ISSN 1972-1552, Epito- La conducibilità idraulica può essere de- terreni acquiferi sotterranei. Grazie alla cam- me.03.0378, pag. 129. terminata in situ prevalentemente mediante pagna di slug test sono stati riconosciuti tre BOVE A., DESTEFANIS E., DE LUCA D. A., MASCIOCCO L., OS- slug test e prove di pompaggio. distinti domini di permeabilità: un dominio SELLA L., TONUSSI M. (2005) - Studio idrogeologico finalizzato alla caratterizzazione dell’acquifero Tali prove sono state svolte dall’impianto a conducibilità idraulica medio-bassa, un superficiale nel territorio di pianura della pro- di Magliano Alpi nel maggio 2011 al fi ne di dominio a conducibilità idraulica bassa e un vincia di Torino, “Carta delle isopiezometriche verifi care il comportamento idrodinamico dei dominio a conducibilità idraulica molto bas- della falda idrica a superficie libera”, in “Idro- piezometri. sa, sottolineando che non si può parlare di un geologia della pianura piemontese”, Regione Nei piezometri non soggetti a svuotamen- vero e proprio acquifero. Piemonte. to durante la fase di spurgo, è stato possi- Quindi, riassumendo, possiamo dire che GOLDER ASSOCIATES S.r.l. (2008) - Studio idrogeolo- bile utilizzare un’elettropompa sommersa l’attività di monitoraggio delle acque sotter- gico del settore della “Vauda Grande” in cor- a regolazione variabile continua di velocità ranee deve essere basata su una preventiva rispondenza alla discarica per rifiuti non peri- colosi, nel Comune di Grosso (TO) – Relazione (procedura EPA 540/P-91/007), mentre per ricostruzione del modello idrogeologico e delle conclusiva, Torino. i piezometri che si svuotano rapidamente modalità di fl usso idrico sotterraneo, fi naliz- PROVINCIA DI TORINO, ASSESSORATO ALLE RISORSE IDRICHE a normali portate di spurgo si è utilizzato il zata all’individuazione delle zone bersaglio ED ATMOSFERICHE (2002) - Le acque sotterranee “Low Flow Sampling” (EPA 540/S-95/504) in cui realizzare pozzi e piezometri di monito- della provincia di Torino - Carta della base utilizzando un’elettropompa 12 Vcc a bassa raggio. La strategia di campionamento deve dell’acquifero superficiale, Torino. portata fi nemente regolabile, con cella di fl us- identifi care già in fase iniziale gli obiettivi di PROVINCIA DI TORINO, SEZIONE ITALIANA ACQUE SOTTERRANEE so accoppiata. qualità del dato all’interno di procedure di as- DELL’ASSOCIAZIONE GEORISORSE E AMBIENTE (1999) – Vista poi la grande differenza nel tempo sicurazione di qualità, in modo tale che pos- Giornata di studio su “L’impatto delle attività di smaltimento di rifiuti solidi sulle risorse idriche di svuotamento tra i piezometri, si è deciso di sano essere riconosciute le incertezze legate sotterranee” - Torino. quantifi care la conducibilità idraulica del ter- alla rappresentatività del dato in vicinanza XUENDE Q., KOERNER R., GRAY D.,(2002) - Geotechni- reno acquifero in prossimità dei piezometri; di valori limite di intervento, prima dell’even- cal aspects of landfill design and construction, sono quindi state svolte prove rapide dell’ac- tuale attivazione di opere di risanamento. Prentice Hall.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 Valutazione dell’erosione ROBERTO AJASSA 9 CATERINA CAVIGLIA nel territorio del Freisa ENRICO DESTEFANIS del Piemonte centrale GIUSEPPE MANDRONE (provincia di Asti) LUCIANO MASCIOCCO Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze della Terra

ABSTRACT 1. INTRODUZIONE In questo lavoro è stata analizzata una n the paper, the potential soil loss has Il dissesto idrogeologico ha origine dall’a- porzione di territorio compresa nel sistema col- been evaluated by means of the USLE zione dello scorrimento delle acque superfi - linare centrale del Piemonte, nel settore nord- model at one of the hilly sites candidate as ciali e sotterranee e si manifesta nelle forme occidentale della Provincia di Asti, al confi ne “Typical Piedmont Vineyard Landscapes: più evidenti attraverso l’erosione torrentizia con la Provincia di Torino: tale area comprende ILanghe, Monferrato, Roero” to the World Herit- e le frane. In Piemonte le aree maggiormente i comuni di Albugnano, Castelnuovo Don Bosco, age List of UNESCO. colpite da questo fenomeno sono i versanti Pino D’Asti e Moncucco Torinese (Fig. 1). The study area is defi ned as “Core 1 – collinari, che per la natura dei terreni sono Questa zona, caratterizzata dalla col- Freisa” and its territory is included within the interessati principalmente da frane superfi - tivazione dei vitigni autoctoni di Freisa e municipalities of Albugnano, Castelnuovo ciali ed erosione accelerata Malvasia, fa parte dei paesaggi vitivinicoli Don Bosco, Moncucco Torinese and Pino d’Asti all in the Asti district. It is located along the north-western boundary of the Piedmont central hill sys- tem, outlined by a wide ridge crown con- verging towards the Chieri Plain, near the administrative border of the Turin district. VB The territory possess a historical viticulture N tradition, characterized by the culture of the autochthon vines of Freisa and Malvasia. The viticulture is diffused on the sunny slopes, with high quality production and increasing BI extension; an intricate shrub and wood veg- NO etation grows on the steeper slopes and the lateral watershed. The rich culture mosaic presents parcels of small size also with semi- native cultures, separated by tree fruit rows. TO The historical settlements are located on the height sites (characteristic is the Albugnano AT borough), while the rural settlements occurs AL in isolated or aggregated buildings, disposed on the better exposed slopes. Among the sig- nifi cant historical sites, excels the Vezzolano CN Abbey, low medieval complex of regional rel- evance. The USLE method has been applied in the study for evaluating sheet water erosion. For that scope, the main factors causing erosive processes have been computed from ex- perimental or literature data: rainfall erosiv- ity, soil erodibility, topography of the slopes Area di studio Limiti provinciali (length and slope), cropping factor, conser- vation practice factor. In particular the dif- ference of potential erosion at the vineyard slopes has been evidenced in presence or not 400 40 80 Km of a grass cover among the vine rows.

KEYWORDS Soil loss, landslide susceptibility, Pied- mont, hill territories, terroir of Freisa. Figura 1 – Ubicazione dell’area di studio.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 10 di Langhe e Monferrato candidati all’Unesco 1972 il Freisa d’Asti ottiene il riconoscimento sono classifi cati in base alle unità tipologiche come patrimonio dell’umanità, con la deno- DOC. Oggi la si coltiva in 116 comuni ma la di suolo (UTS) del catalogo regionale dei suoli minazione di Core 1 Freisa. produzione si concentra intorno al comune di capisaldo (Regione Piemonte, 2010). Nell’a- L’intento di questo studio è quello di Castelnuovo Don Bosco. Freisa d’Asti e Freisa rea di studio essi sono rappresentati preva- quantifi care l’erosione specifi ca nel territorio di Chieri sono le due DOC legate alla regione lentemente da entisuoli di collina a tessitura collinare piemontese del Freisa per mezzo di storica di coltivazione del Freisa. fi ne, di composizione argilloso fi ne-limoso formule empiriche (metodo USLE - Universal Attualmente il Freisa sta vivendo un (denominati AGL3, ARA1, OLI1) entisuoli di Soil Loss Equation) applicate a sistemi in- periodo di valorizzazione. Studi genetici re- collina a tessitura grossolana (OTT1, VNC1, formativi territoriali GIS, differenziando due centi, compiuti da Schneider e collaboratori VNC2), e inceptisuoli di pianura non idio- situazioni possibili, e cioè vigneto in presenza del CNR-IVV di Torino con metodi di biologia morfi e non ghiaiosi, prevalentemente limosi di copertura erbosa e vigneto privo di coper- molecolare sui vitigni piemontesi, hanno (FAM1), come visualizzato in Fig. 3. tura erbosa. evidenziato il legame di parentela di primo Per quanto concerne la gestione di questi Il metodo utilizzato per la valutazione grado tra il Nebbiolo e il Freisa. Probabilmente suoli, in particolare gli entisuoli di collina a dell’erosione idrica laminare è il modello USLE il Nebbiolo si è originato da un semenzale di tessitura grossolana, le carenze chimiche del (Universal Soil Loss Equation, Wischmeier & Freisa o forse più probabilmente, secondo le suolo, la possibilità di defi cit idrico estivo e Smith, 1978), che prende in considerazione i fonti storiche note fi no a oggi, l’uva Freisa è il la pendenza notevole dei versanti, ne condi- sei principali fattori agenti nel processo ero- risultato di un incrocio spontaneo del Nebbio- zionano fortemente i possibili utilizzi agrono- sivo, cioè erosività della pioggia, erodibilità lo con un altro genitore scomparso o ancora mici. In effetti la viticoltura, la corilicoltura e del suolo, lunghezza e pendenza del versante, sconosciuto (Schneider, 2003). la frutticoltura, paiono gli unici utilizzi con- fattore copertura vegetale e fattore pratiche sigliabili se affi ancati ad opportune pratiche conservative, il cui prodotto fornisce il valore 3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO agronomiche. medio annuale delle perdite di suolo, in t/ha, E PEDOLOGICO DELL’AREA DI STUDIO La viticoltura, la frutticoltura e l’arbori- riferite all’appezzamento studiato. La morfologia del sito è connotata da coltura possono essere effettuate, senza il Uno dei fattori determinanti del metodo rilievi collinari strutturalmente omogenei, il rischio di innescare fenomeni erosivi di no- USLE nella valutazione dell’erosione è la co- cosiddetto Bacino Terziario Piemontese, gene- tevole entità, solo con appropriate pratiche pertura erbosa, che è fondamentale nella pro- ratosi dal sollevamento tettonico di depositi agronomiche e colturali: i fi lari dovrebbero tezione di un territorio collinare dall’erosione marini di età oligo-miocenica, che raggiungo- essere sempre posti lungo le linee di livello e accelerata, ma spesso veniva rimossa dalle no mediamente i 500-700 m di quota. mai a rittochino, il terreno tra le fi le dovrebbe pratiche agricole. Attualmente viene sempre Nell’area di studio affi orano i depositi essere mantenuto inerbito per limitare l’effet- più praticata la tecnica dell’inerbimento, so- del Bacino Terziario Piemontese: da nord a to dell’energia cinetica delle gocce di pioggia, prattutto nelle zone ad elevata piovosità per sud le formazioni che affi orano, in base alla l’utilizzo delle macchine dovrebbe essere ri- contrastare l’erosione dei vigneti in pendio. cartografi a dei Fogli Geologici d’Italia alla dotto al minimo indispensabile (IPLA, 2010). Al fi ne di preservare le caratteristiche di scala 1:100000, Vercelli (57) e Torino (56) questo territorio, mediante il modello USLE, (Servizio Geologico d’Italia, 1969), sono: la 4. EROSIONE ACCELERATA viene dunque valutato l’effetto dell’erosione Formazione di Baldissero (di età Serravalliano L’erosione è il fenomeno per cui la superfi - accelerata nel caso di vigneti in cui sia prati- sup. - Langhiano, costituita da argille siltose cie terrestre, a causa di agenti esogeni (acque cata o meno la rimozione della copertura erbo- fossilifere, sabbie fossilifere e conglomerati meteoriche, vento, ghiacciai, cicli di gelo e sa. I risultati hanno permesso di produrre una con elementi prevalentemente serpentinosi); disgelo), subisce una continua degradazione cartografi a che mostra la distribuzione areale le Marne di Sant’Agata Fossili (di età Tortonia- e asportazione di materiale. del rischio di erosione accelerata. no - Serravalliano sup., formate da marne e Nel caso in esame, si terrà conto esclusi- argille grigio-azzurre, passanti inferiormente vamente dell’erosione idrometeorica, che è da 2. CENNI STORICI SUL FREISA ad alternanze centimetriche di argille azzurre considerare tra i principali fattori che causa- La presenza di coltivazioni a Freisa sul- e sabbie rossastre, con rari microfossili); la no i fenomeni erosivi in Italia e specialmente le colline del Piemonte è nota da un periodo Formazione Gessoso Solfi fera (di età Mes- in Piemonte. Nell’erosione normale (o erosione di tempo di almeno 500 anni. Le “carrate” e siniana, formata da argille e marne grigio- geologica), la velocità dell’asportazione del “somate fresearum” sono già citate in una brunastre o biancastre, localmente gessife- materiale è suffi cientemente lenta, per cui la tariffa di pedaggio di Pancalieri nel 1517. Il re, a concrezioni calcaree, con subordinate velocità di formazione del suolo, per disgre- freisa veniva già considerato tra i vini più pre- intercalazioni di calcari marnosi vacuolari e gazione e alterazione delle rocce, compensa giati e stimato il doppio del vino comune. Nel di sabbie o arenarie, con rari microfossili); le le perdite subite e così, per effetto di questo 1500, durante le frequenti epidemie di peste, Argille di Lugagnano (di età Pliocene medio-. equilibrio, lo spessore del suolo si mantiene la Freisa era considerata a Chieri come unico inf., formata da argille e silt azzurrognoli con pressoché inalterato. rimedio contro il contagio. intercalazioni di sabbie giallastre, ricche di L’erosione accelerata, invece, si ha quan- La prima descrizione dedicata alla “Frei- macrofauna marina e microfauna); le Sabbie do l’asportazione dei detriti è molto maggiore sa” risale alla fi ne del 1700 ed è quella del di Asti (sabbie gialle con banchi di arenarie della formazione del suolo. Conte Giuseppe Nuvolone-Pergamo, direttore e di calcari arenacei a fauna di mare basso e Uno dei principali fattori che provocano dell’Orto Sperimentale della Reale Società di resti vegetali, di età Pliocene sup.). Sono poi l’accelerazione del fenomeno erosivo è la ri- Agricoltura di Torino che inserisce il vitigno presenti a sud dell’area i depositi alluvionali mozione della copertura vegetale dal terreno, fra le uve nere piemontesi di prima qualità. ghiaioso - sabbiosi degli alvei attuali dei corsi pratica agricola molto comune soprattutto Alla fi ne del 1800 la zona del Freisa si d’acqua principali di età olocenica. nella coltivazione della vite. In tempi recenti delinea chiaramente tra i circondari di Asti Viene di seguito riportato lo schema geo- si è andata sempre più diffondendo però la e Torino: la coltivazione della Freisa venne logico dell’area (Fig. 2). pratica dell’inerbimento del vigneto: l’iner- intensifi cata, per la sua caratteristica di Relativamente alle caratteristiche pedo- bimento è una tecnica praticata da molto resistere all’attacco della peronospora. Nel logiche dell’area, i suoli presenti sul territorio tempo, soprattutto nelle zone ad elevata pio-

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Figura 2 – Schema geologico dell’area di studio. Figura 3 – Carta pedologica dell’area di studio. vosità, per lottare contro l’erosione dei vigneti L = lunghezza del pendio servendosi di appositi abachi in base alla in pendio. S = pendenza del pendio percentuale di materiale fine (<0,1 mm), La “consociazione vite-prato” è infatti il C = fattore di pratica colturale a quella di materiale grossolano (0,1-2,0 modo più avanzato di produzione, di difesa P = fattore pratiche di controllo dell’erosione mm), a quella di materia organica, alla della fertilità, di mantenimento degli equili- struttura del suolo e alla sua permeabilità bri vegeto-produttivi e ambientali con il minor 5.1 METODO DI CALCOLO DEI SINGOLI PARAMETRI (Wischmeier &Smith, 1978). I suoli dell’a- impegno di interventi colturali ed è inoltre in CONSIDERATI rea di studio sono stati quindi distinti in 5 grado di equilibrare l’interazione clima-viti- classi di erodibilità nella cartografia vetto- gno-terreno (AA.VV., 2004). 5.1.1 Fattore di erosività della pioggia R riale riportata in Fig. 4.

5. METODOLOGIA UTILIZZATA PER IL R = (E * I30)/2540 5.1.3 Fattori lunghezza del pendio L CALCOLO DELL’EROSIONE ACCELERATA e pendenza del pendio S In questo lavoro è stato utilizzato il Me- E = energia specifi ca dell’evento di piog- Relativamente ai fattori L ed S e la re- todo USLE (Universal Soil Loss Equation, gia, data dalla seguente equazione: dazione dei relativi strati informativi, sono Wischmeier & Smith, 1978) per la previsione state utilizzate delle specifi che funzioni del dell’erosione idrica laminare. Si tratta di un E = 916+313 * log(I30/25.4) software ArcGis. modello parametrico su base empirica che I dati di partenza sono stati tratti dal fornisce una stima della perdita annua di I30[mm/ora]= massima intensità di piog- modello digitale del terreno (DEM) della Re- suolo causata dall’erosione idrica superfi cia- gia relativa ad una durata di 30 minuti, ot- gione Piemonte con risoluzione 50 m. Il DEM le in parcelle omogenee per dimensione, ca- tenuta dai dati di precipitazione della rete di è stato inizialmente corretto dalla presenza ratterizzate in base al tipo e all’uso del suolo, monitoraggio ARPA Piemonte, prendendo co- di eventuali imperfezioni (sink) per le aree ai fattori topografi ci, alle tecniche di gestione me riferimento la stazione pluviometrica più depresse circondate da quote altimetriche ed all’aggressività delle precipitazioni. Que- vicina all’area di studio, e cioè quella di Ma- più elevate. sto metodo, dalla semplice struttura, si inte- rentino. È stata quindi calcolata l’equazione Per il calcolo dei parametri L ed S si è fatto gra bene con l’utilizzo di sistemi informativi della curva di probabilità pluviometrica per riferimento alla formula proposta da Mitaso- geografi ci (GIS), che permettono di realizzare tempo di ritorno 10 anni mediante la formula va et al. (1996): l’analisi spaziale dei fattori coinvolti nella (Gumbel, 1941): valutazione del processo erosivo. La quantità h = a * tn LS = (Flow acc * cell size/22.13)0.4 di suolo eroso A, espressa in t/ha anno, viene Per un’altezza di pioggia di durata 0,5 *[(sin(slope)*0.01745)/0.09]1/4 calcolata in base alla seguente formula: ore (h30) la relativa intensità oraria è stata calcolata mediante la formula: dove Flow Accumulation e Slope sono stra- A = R K L S C P I30 = h30/0.5 ti informativi raster, calcolati per mezzo del software ArcGis, che indicano rispettivamente dove: 5.1.2 Fattore di erodibilità del suolo K l’accumulo del fl usso idrico e la pendenza del R = fattore di erosività della pioggia Il fattore K di erodibilità del suolo di co- suolo. Cell size indica la risoluzione del DEM K = fattore di erodibilità del suolo pertura [t/(ha anno R)] è stato determinato (o passo della griglia). Per quanto riguarda le

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Figura 4 – Carta del fattore di erodibilità K. Figura 5 – Carta del fattore LS calcolato per l’area di studio.

Valori del coefficiente C dell’uso del suolo utilizzati nel presente studio. privo di copertura erbosa. Senza copertura erbosa, i fenomeni erosivi occupano aree Classe uso suolo C più vaste dell’intero territorio interessando Prati stabili 0.050 anche i versanti, come si può notare dalla Vigneti senza copertura erbosa 0.35 cartografi a (Fig. 8). Le zone più colpite risul- Zone boscate 0.007 tano proprio quelle occupate dai vigneti. In Vigneti con copertura erbosa 0.003 questo caso il tasso di erosione media annua Zone residenziali 0.030 è stato stimato di 16.1 t/ha nelle zone colti- vate a vigneto. Sistemi colturali e particellari complessi 0.240 Aree occupate da colture agrarie con spazi naturali importanti 0.040 7. CONCLUSIONI In questo lavoro l’applicazione del metodo pendenze, i valori medi calcolati sono di 10°, 6. RISULTATI OTTENUTI: DISTRIBUZIONE USLE integrato con sistemi GIS per il calcolo mentre il valore massimo è di 30°. DELL’EROSIONE POTENZIALE dell’erosione accelerata ha evidenziato come La carta relativa al fattore LS è riportata Il metodo in precedenza descritto è stato l’erosione nel territorio considerato aumenti in Fig. 5. quindi applicato a due differenti situazioni signifi cativamente in assenza di copertura potenzialmente presenti nell’area di studio: erbosa del vigneto. 5.1.4 Fattore di pratica colturale C in primo luogo, nel caso di vigneti con coper- In particolare, in presenza di copertura Questo coeffi ciente adimensionale, che tura erbosa; quindi, nel caso di vigneti senza erbosa del terreno, l’applicazione del metodo reca informazioni sull’uso del suolo del set- copertura erbosa. USLE ha evidenziato come i fenomeni erosivi tore di studio, è stato ottenuto dalla carta si riscontrino prevalentemente in prossimità dell’uso del suolo Corine Land Cover 2006 6.1 VIGNETI CON COPERTURA ERBOSA delle zone di defl usso delle acque superfi cia- (Ispra 2010), attribuendo ad ogni tipologia In presenza di copertura erbosa del ter- li, mentre nel caso di terreni senza copertura di uso del suolo un valore, in accordo con i reno, l’applicazione del metodo USLE ha evi- erbosa, i fenomeni erosivi occupano aree più dati di letteratura (Tab. 1). Sono stati distinti denziato come i fenomeni erosivi si riscontrino vaste, interessando anche i versanti. Le zone i casi di vigneto con o senza copertura erbosa prevalentemente in prossimità delle zone di più colpite risultano proprio quelle occupate utilizzando un diverso coeffi ciente C (Fran- defl usso delle acque superfi ciali. Le aree inte- dai vigneti. zese et al., 2005). Quindi è stata realizzata ressate dai valori più elevati di erosione sono In questo lavoro, i sistemi GIS si sono una griglia della distribuzione dei valori di C piuttosto limitate, come mostra la cartogra- rivelati molto efficaci nella realizzazione sull’area (Fig. 6). fi a (Fig. 7). Il tasso di erosione media annua degli strati informativi raster recanti le calcolato è di 0.3 t/ha nelle zone coltivate a informazioni necessarie alla valutazione 5.1.5 Fattore pratiche di controllo vigneto. dell’erosione. Tuttavia, per ottenere buoni dell’erosione P risultati, sarebbe necessario disporre di Coeffi ciente adimensionale variabile tra 6.2 VIGNETI SENZA COPERTURA ERBOSA informazioni più dettagliate riguardanti le 0 e 1, per il quale è stato assunto un valore Il metodo USLE è stato quindi applicato caratteristiche geografiche (DEM) e litope- unitario cautelativo. all’area di studio considerando un terreno dologiche del terreno.

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Figura 6 – Carta che mostra la distribuzione del fattore C nell’area di studio. Figura 7 – Carta dell’erosione potenziale in presenza di copertura erbosa.

Si sottolinea quindi l’importanza delle pratiche di conservazione del suolo, come l’inerbimento, per un territorio così pregiato.

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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 14 CATERINA CAVIGLIA La gestione delle risorse idriche DOMENICO ANTONIO DE LUCA nel territorio collinare ENRICO DESTEFANIS MARIA GABRIELLA FORNO

del Piemonte centrale MANUELA LASAGNA (Italia nordoccidentale) LUCIANO MASCIOCCO Dipartimento di Scienze della Terra Università degli Studi di Torino

1. INQUADRAMENTO GEOLOGICO Situazioni idrogeologiche particolari si territorio collinare è stato calcolato il bilancio E IDROGEOLOGICO possono riscontrare in corrispondenza della idrologico, utilizzando la seguente equazione: l territorio collinare piemontese corri- Formazione Gessoso-Solfi fera (Complesso sponde quasi per intero ai rilievi della caotico della Valle Versa in Dela Pierre et al., P = ETR + IE + R Collina di Torino, del Monferrato e delle 2003), riferibile al Messiniano, costituita da Langhe ed è compreso nelle provincie di marne argillose (per lo più gessifere), argille dove: ITorino, Asti, Alessandria e Cuneo (Fig. 1). grigie con lenti e banchi irregolari di gesso • P = piovosità media annua; Dal punto di vista geologico, tale territorio e di calcari cariati. Questa formazione è ca- • ETR = evapotraspirazione reale media an- costituisce il cosiddetto Bacino Terziario ratterizzata localmente da fenomeni di carsi- nua; Piemontese (BTP), formato da una succes- smo, in corrispondenza dei litotipi più solubili • IE = infiltrazione efficace media annua. sione di sedimenti di ambiente prevalente- (gessi), ed ospita una serie di acquiferi con mente marino e subordinatamente deltizio modesta produttività e di estensione limitata, 2.1 PRECIPITAZIONI MEDIE ANNUE e fluviale, di età compresa tra l’Eocene e il con acque molto mineralizzate (in particolare Per il calcolo della piovosità media Pliocene (Dela Pierre et al., 2003; Festa et a solfati) e non sfruttabili per uso idropotabile annua, sono stati utilizzati i dati relativi al., 2009). Questi sedimenti formano domini o irriguo. geologico-strutturali distinti, che poggiano Un altro contesto idrogeologico peculiare su substrati differenti: i depositi della Colli- riguarda i Conglomerati di Cassano Spinola na di Torino e delle Langhe, su un substrato (Messiniano-Pliocene inferiore), che com- alpino; i depositi del Monferrato, invece, su prendono conglomerati e arenarie, con minori unità di pertinenza appenninica (Fig. 2; Biel- intercalazioni di marne sabbiose, caratteriz- la et al., 1992). Al di sopra della successione zati da un grado di cementazione variabile: terziaria, si sviluppano sottili e discontinue possono ospitare falde di modesta estensione coperture di depositi quaternari di genesi e produttività nei depositi sabbiosi o ghiaiosi fluviale, eolica e colluviale. con minor grado di cementazione. La successione sedimentaria è costituita Ridotte possibilità di sfruttamento idrico da argille, silt, marne, con subordinati sabbie dell’area collinare sono legate alle locali falde e conglomerati e localizzati corpi di gessi (Fig. presenti nella copertura quaternaria. 3). Ad eccezione delle sabbie riferibili al Plio- cene inferiore-medio (Sabbie di Asti e Unità 2. BILANCIO IDROLOGICO E RISORSE di Ferrere), questi sedimenti costituiscono un IDRICHE mezzo scarsamente permeabile, localmente Al fi ne di fornire una valutazione prelimi- permeabile per fratturazione. nare sulla situazione delle risorse idriche nel Figura 1 – Il territorio collinare in Piemonte. Le Sabbie di Asti sono sabbie prevalente- mente medio-fi ni, con stratifi cazione piano- parallela o prive di stratifi cazione, caratte- rizzate dalla presenza di banchi fossiliferi a faune di mare poco profondo. Laddove la sequenza deposizionale è continua, questi sedimenti sfumano verso l’alto, con un pas- saggio in genere transizionale, alle sabbie grossolane e ghiaie minute a stratifi cazione incrociata del Complesso Inferiore della suc- cessione villafranchiana (Unità di Ferrere) (Carraro ed., 1996; Boano & Forno, 1999). Questo complesso costituisce general- mente un acquifero confi nato, localmente con carattere di artesianesimo; le falde ospitate hanno complessivamente una moderata pro- duttività e vengono spesso sfruttate da pozzi Figura 2 – Sezione geologico strutturale in cui si osservano i rapporti tra i sedimenti costituenti i rilievi delle Langhe, del acquedottistici (cfr. par. 5.1). Monferrato e della Collina di Torino (da Biella et al., 1992).

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Figura 3 – Carta litologica dell’area di studio. al periodo 2001-2006 provenienti da n. 33 misure di precipitazione, si evidenzia come te rilevate in corrispondenza delle stazioni di stazioni meteorologiche dell’ARPA Piemonte, i valori aumentino dal settore centrale ai Mondovì (CN), Pralormo (TO) e San Damiano distribuite all’interno e all’intorno del terri- settori periferici (Fig. 5). Borbore (AT), mentre le temperature medie torio collinare oggetto di studio (Fig. 4; Rif. massime (15°C) sono state riscontrate in cor- Web n. 1). I valori medi annui, compresi tra 2.2 TEMPERATURE MEDIE ANNUE rispondenza delle stazioni di Spineto Scrivia 463 mm a Castellar Ponzano (AL) e 866 mm Anche per quanto riguarda le temperature e Vignale Monferrato (AL). Dall’interpolazione a Ovada (AL), rivelano come la zona in esame medie annue, sono stati utilizzati i dati 2001- geostatistica, si può notare che le temperatu- sia tra le meno piovose del Piemonte. Dalla 2006 provenienti dalle 33 stazioni meteoro- re medie più elevate si riscontrano nel settore carta delle isoiete medie annuali, ottenuta logiche dell’ARPA Piemonte sopra citate. Le orientale circostante la pianura alessandrina mediante interpolazione geostatistica delle temperature medie minime (11°C) sono sta- (Fig. 6).

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Figura 4 – Ubicazione delle stazioni meteo-pluviometriche distribuite sul territorio collinare oggetto di studio.

2.3 EVAPOTRASPIRAZIONE REALE MEDIA ANNUA I dati così elaborati di precipitazioni e tem- perature sono stati utilizzati per il calcolo dell’e- vapotraspirazione reale media annua ETR, defi - nita secondo la formula proposta da Turc (1954):

2 2 1/2 ETR = P/[0.9 + (P /L )] L = 300 + 25 T + 0.05 T

dove: • P = precipitazione media annua in mm • T = temperatura media annua in °C

2.4 INFILTRAZIONE EFFICACE MEDIA ANNUA Ai diversi litotipi affi oranti, sono stati at- tribuiti i relativi coeffi cienti di infi ltrazione effi cace, (c.i.p.), ricavati da dati di lettera- tura (Celico, 1988). I coeffi cienti variano tra 0,1-0,2, per le litologie meno permeabili co- me argille e limi, e 0,9-1, per le litologie più permeabili come calcari e depositi fl uviali. Figura 5 – Carta delle precipitazioni medie annue (periodo 2001-2006). In base a questi coeffi cienti e alle precipi- tazioni medie, sono state determinate aree a nici mentre i massimi si riscontrano in 2.5 RUSCELLAMENTO MEDIO ANNUO differente infi ltrazione effi cace media annua corrispondenza dei settori sudorientale e I valori del ruscellamento medio annuo IE (Fig. 7). sudoccidentale, dove precipitazioni più (R) sono stati calcolati per differenza tra i Valori elevati si riscontrano in corri- abbondanti cadono su litotipi a granulo- defl ussi globali (P-ETR) e l’infi ltrazione ef- spondenza dei depositi sabbiosi plioce- metria grossolana. fi cace (IE).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 La relativa cartografi a (Fig. 8) mostra una 17 zonazione complementare a quella dell’infi l- trazione effi cace media annua.

2.6 BILANCIO IDROLOGICO E RISORSE IDRICHE I valori ottenuti mediante l’equazione:

P = ETR + IE + R

sono stati i seguenti: - 675 = 360 + 145 + 170 (mm) - 3,4 = 1,8 + 0,7 + 0,9 (miliardi di m3)

Confrontando le componenti del bilancio idrologico effettuato (Fig. 9), si osserva come più della metà (54%) delle precipitazioni che cadono nell’area di studio vengano sottratte per evapotraspirazione. L’infi ltrazione effi cace (21%) e il ruscellamento (25%) costituiscono Figura 6 – Carta delle temperature medie annue (periodo 2001-2006). le risorse idriche, rispettivamente sotterranee e superfi ciali, della zona in esame.

3. QUALITÀ DELLE ACQUE In generale, nei depositi che costituiscono il territorio collinare (prevalentemente mar- nosi o siltoso-argillosi e quindi scarsamen- te permeabili) vi è una limitata circolazione idrica lungo zone di taglio, di fratturazione o lungo discontinuità minori, testimoniata dal- la presenza di sorgenti con portate ridotte, variabili tra pochi l/min e 1 l/s. La maggior parte delle sorgenti della Col- lina di Torino e del Monferrato presenta un chimismo bicarbonato-calcico e magnesia- co: le mineralizzazioni di queste acque sono relativamente basse in quanto, in genere, si tratta di circuiti non troppo lunghi e non trop- po profondi (Fig. 10, I gruppo - Bortolami et al., 2003). Sono presenti inoltre numerose sorgenti che mostrano un chimismo solfato-calcico (Fig. 10, II gruppo), che devono la loro mi- Figura 7 – Carta dell’infiltrazione efficace media annua (periodo 2001-2006). neralizzazione al contatto con terreni mes- siniani; le sorgenti di questo tipo sono in- fatti quasi tutte ubicate in corrispondenza all’area di affi oramento della Formazione Gessoso-solfi fera o, localmente, sgorgano dai depositi quaternari dopo essere venute a contatto con rocce gessose. A queste sor- genti, tipiche del Monferrato e denominate localmente “pirente”, è spesso associata una fase gassosa ad acido solfi drico (H2S). I circuiti idrici a cui sono collegate tali emer- genze sono piuttosto lunghi e complessi e, in genere, profondi. Tra queste si possono citare la sorgente Acqua Marcia di Calliano (AT) e la Fonte Pirenta di Murisengo (AL) (Regione Piemonte, 2004). Un terzo gruppo di sorgenti è quello con chimismo cloruro-sodico (Fig. 10, III gruppo): l’elevato tenore di cloruro di sodio è riconducibile a fenomeni di mescolamento di acque superfi ciali con acque marine fossi- li, rimaste intrappolate nei sedimenti marini Figura 8 – Carta del ruscellamento medio annuo (periodo 2001-2006).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 18 terziari (Bortolami et al., 1984). Tra le sor- provincia di Asti, ricopre un ruolo strategico sono caratterizzate da una buona qualità, in genti cloruro-sodiche si possono ricordare la nella fornitura di acqua potabile per il terri- quanto protette dalle contaminazioni antro- sorgente S. Genesio di Castagneto Po (TO), la torio collinare astigiano e monferrino: esso in- piche nel loro percorso entro acquiferi confi - sorgente Bardella di Castelnuovo Don Bosco fatti consta di 50 pozzi, concentrati in un’area nati. A causa però della penuria di ossigeno (AT) e la sorgente termominerale La Bollente molto limitata, che forniscono acqua potabile in profondità, si creano condizioni riducenti di Acqui Terme (AL). a 40 comuni della provincia (Fig. 12). che favoriscono la dissoluzione di manga- L’acquifero, ospitante falde in pressione, nese dalla matrice litologica dell’acquifero 4. TIPOLOGIA DELLE CAPTAZIONI è costituito dai depositi pliocenici riferibili al- nelle acque sotterranee. Per tale motivo, gli IDRICHE DEL TERRITORIO COLLINARE le Sabbie di Asti e alla Successione Villafran- enti gestori sono costretti a utilizzare un ap- In base ai dati provenienti dall’Archivio chiana. Essendo stato intensamente sfruttato posito impianto di trattamento per riportare delle Infrastrutture Idriche della Regione Pie- fi n dall’inizio del XX secolo, attualmente ri- la concentrazione di tale elemento entro i monte (Regione Piemonte, 2000 – Fig. 11), si sente di problemi legati al sovrasfruttamento, limiti di legge. osserva come le captazioni idropotabili del quali abbassamento del livello piezometrico territorio collinare in esame intercettino pre- dei pozzi e fenomeni di subsidenza (Beretta 5.2 CAMPO POZZI DI CASCINA GIARREA valentemente le acque sotterranee (247 pozzi et al., 1999). Il campo acquifero di Cascina Giarrea, e 151 sorgenti) e solo subordinatamente le ac- L’acquifero sfruttato è alimentato dalle che rappresenta la fonte principale di alimen- que superfi ciali (33 captazioni). In Tab. 1, oltre acque degli acquiferi profondi del settore tazione dell’Acquedotto del Monferrato, rico- al numero di captazioni per tipologia (sorgenti, torinese della Pianura Padana ad ovest e pre un ruolo fondamentale a livello regionale, prese superfi ciali e pozzi), viene riportato an- della pianura cuneese a sud-ovest. Le acque in quanto garantisce l’approvvigionamento che il volume idrico prelevato in m3/anno. Secondo la normativa vigente (Legge 36/1994), tutte le captazioni idropotabili ri- cadono sotto determinati Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), delimitati secondo i seguenti criteri: a) rispetto dell’unità dei bacini idrogra- fi ci; b) superamento della frammentazione delle gestioni; c) conseguimento di adeguate dimen- sioni gestionali (Repubblica Italiana, 1994). Il territorio esaminato appartiene a quat- tro Ambiti Territoriali Ottimali: ATO 3 torinese, ATO 4 cuneese, ATO 5 astigiano-monferrato e ATO 6 alessandrino. Relativamente al ter- ritorio della Collina di Torino, appartenente all’ATO 3, le risorse idriche ad uso potabile Figura 9 – Diagramma che mostra i diversi contributi, dati al bilancio idrico dell’area collinare del Piemonte, relativi al vengono fornite per la maggior parte dall’ac- deflusso superficiale, all’evapotraspirazione e all’infiltrazione. quedotto di Torino (SMAT) e sono costituite per il 70% da acque sotterranee e per il 30% dalle acque del fi ume Po. Nel territorio dell’ATO 4 cuneese, le risorse idriche provengono anche da numerose sorgenti. Nel territorio dell’ATO 6 alessandrino, oltre che da pozzi, le risorse idriche provengono da diverse prese super- fi ciali, specialmente nel settore meridionale. Per quanto riguarda il territorio appar- tenente all’ATO 5 (astigiano-monferrato), l’approvvigionamento idrico proviene da due campi acquiferi di importanza regionale di seguito illustrati.

5. CAMPI ACQUIFERI DI IMPORTANZA REGIONALE Tra i campi acquiferi di maggiore importan- za strategica per l’approvvigionamento potabile dei comuni del territorio collinare si possono ci- tare il campo pozzi di Valle Maggiore-Cantarana, nel settore occidentale della provincia di Asti e il campo pozzi di Cascina Giarrea (Acquedotto del Monferrato), in provincia di Vercelli.

5.1. CAMPO POZZI DI VALLE MAGGIORE- CANTARANA Il campo pozzi di Valle Maggiore-Canta- Figura 10 – Diagramma di Piper che mostra il chimismo delle acque del settore collinare del Piemonte: bicarbonato-calcico- rana, ubicato nel settore occidentale della magnesiache (gruppo I); solfato-calciche (gruppo II); cloruro sodiche (gruppo III). Da Bortolami et al. (2003), modificato).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 idrico ad un totale di 101 comuni collinari Il campo acquifero ha una superfi cie di delle sabbie riferibili al Pliocene inferiore- 19 (Fig. 12). 513.000 m² e presenta 11 pozzi che forniscono medio (Sabbie di Asti e Unità di Ferrere), Il campo pozzi è ubicato nel comune di una potenzialità complessiva di oltre 1.000 che riceve alimentazione dagli acquiferi Saluggia (VC), a NNW della confl uenza del F. l/s. Essi prelevano acqua dai due differenti si- profondi del cuneese. Questo complesso Dora Baltea con il F. Po. stemi acquiferi, rappresentati dal complesso sabbioso, strategico per la zona collinare Dal punto di vista geologico, si trova nel- superfi ciale quaternario e da quello più pro- piemontese, da tempo captato dal Campo la pianura a nord della zona collinare og- fondo villafranchiano. pozzi di Valle Maggiore-Cantarana, risulta getto di studio, il cui sottosuolo è costituito sovra-sfruttato, con abbassamenti allar- da un notevole spessore di depositi fl uviali 6. CONCLUSIONI manti della falda. Per tale motivo, a fine e fl uvioglaciali quaternari sovrapposti al Le risorse idriche della collina piemon- agosto 2012 l’approvvigionamento idro- complesso plio-pleistocenico villafranchia- tese risultano generalmente scarse, sia potabile è stato integrato mediante l’in- no. Appena più a sud, lungo il bordo della per le precipitazioni relativamente basse terconnessione della rete acquedottistica Collina, si ritrovano i depositi marini terziari sia per la presenza di formazioni geolo- della Valle Maggiore con quella gestita appena pochi metri sotto i depositi fl uviali giche poco permeabili. L’unico complesso dall’Acquedotto del Monferrato, campo recenti del F. Po. che rappresenta un buon acquifero è quello pozzi denominato Cascina Giarrea, situato a Saluggia in Provincia di Vercelli. L’inter- Tabella 1 - Tipologie di captazione nel territorio collinare e volumi idrici prelevati (m³/anno). connessione ha comportato la disponibilità di acqua proveniente da una zona differen- 3 Tipologia Numero Volume derivato (m /anno) te da quella sovrasfruttata, consentendo di Sorgenti 151 9.07E+06 diminuire in quest’ultima i prelievi idrici Prese sup. 33 3.59E+06 effettuati attraverso l’utilizzo dei pozzi pre- senti e, al momento, di far risalire il livello Pozzi 247 2.55E+07 della falda anche di 7-8 metri.

Figura 11 – Le differenti tipologie di captazione presenti sul territorio collinare: pozzi, sorgenti e prese superficiali; da Regione Piemonte (2000), modificato.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 20 BIBLIOGRAFIA BERETTA G.P., DE LUCA D.A., MASCIOCCO L., NOVO M. (1999) - Conoscenza e protezione dell’acquifero plio-pleistocenico di interesse strategico dell’A- stigiano occidentale e tutela del campo acquife- ro della valle Maggiore di Cantarana. Atti del 3° convegno nazionale sulla protezione e gestione delle acque sotterranee per il millennio. Quaderni di geologia applicata, Pitagora Ed. Bologna. BIELLA G.C., CLARI P., DE FRANCO R., GELATI R., GHIBAU- DO G., GNACCOLINI M., LANZA R., POLINO R., RICCI B., ROSSI P.M. (1992) - Geometrie crostali al nodo Alpi-Appennino: conseguenze sull’evoluzione cinematica dei bacini neogenici. 76° Congresso Soc. Geol. It., (Abst.); 192-195. BOANO P. & FORNO M. G. (1999) - La successione “villafranchiana” nell’area di Castelnuovo don Bosco (Asti). Il Quaternario It. Journ. Quatern. Sc., 12(2), 161-194. BORTOLAMI G.C., OLIVERO G.F., ZUPPI G.M. (1984) - Sistemi idrici profondi, geotermali e freddi, in Piemonte e valle d’Aosta. Mem. Soc. Geol. It., 29, 171-185. BORTOLAMI G.C., MASCIOCCO L., DE VECCHI PELLATI R., SAUDINO DUGHERA B. (2003) - Le sorgenti della Collina di Torino e del Monferrato. GEAM, 108, 40 (1): 77-82. CARRARO F. (ed.) - Revisione del Villafranchiano Figura 12 – Il campo pozzi di Valle Maggiore-Cantarana nell’astigiano occidentale. nell’area-tipo di Villafranca d’Asti. Atti del Convegno: “Il significato del Villafranchiano nella stratigrafia del Plio-Pleistocene” (Peve- ragno (CN)-Villafranca d’Asti (AT), 20-24 giu- gno 1994). Il Quaternario It. Journ. Quatern. Sc., 9(1), 5-120. CELICO P. (1988) - Prospezioni idrogeologiche - Vo- lume 2. Liguori Editore, 536 pp. DELA PIERRE F., PIANA F., FIORASO G., BOANO P., BICCHI E., FORNO M. G., VIOLANTI D., CLARI P., POLINO R., BALESTRO G. & D’ATRI A. (2003) - Foglio 157 “Tri- no” della Carta Geologica d’Italia alla scala 1: 50.000. APAT, Dipartimento Difesa del Suolo, Roma. FESTA A., BOANO P., IRACE A., LUCCHESI S., FORNO M. G., DELA PIERRE F., FIORASO G. & PIANA F. (2009) - Foglio 156 “Torino Est”della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000. APAT, Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici- Dipartimento Difesa del Suolo, Roma. PAVIA G., BORTOLAMI G., DAMARCO P. (2004) - Censi- mento dei geositi del settore regionale Collina di Torino e Monferrato. Regione Piemonte, Ente Parchi e Riserve Naturali Astigiani, Quaderno scientifico n.5, 146 pp. REGIONE PIEMONTE (2000) - Infrastrutture del servizio idrico in Piemonte. Regione Piemonte - Direzio- ne Pianificazione delle Risorse idriche, CD ROM, L’Uovodicolombo, Torino. REPUBBLICA ITALIANA (1994) - Legge 5 gennaio 1994, n. 36: “Disposizioni in materia di risorse idri- che”. G.U.R.I. Supplemento Ordinario n. 11, 19 gennaio 1994, n. 14. TURC L. (1954) - Le bilan d’eau des sols: relation entre les précipitation l’évaporation et l’écoule- ment. Annales Agronomiques, Série A(5): 491- 595. RIFERIMENTI WEB RIF. WEB N. 1 - www.arpa.piemonte.it/annali/me- teorologici

Figura 13 – Ubicazione del campo pozzi di Cascina Giarrea.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 ANTONIO DILIGENTI 21 e-mail: [email protected] Applicazione dei metodi ARTA Abruzzo - Distretto Provinciale di Chieti dell’Analisi di Rischio LUCINA LUCHETTI ARTA Abruzzo - Distretto Provinciale di Chieti per la valutazione della vulnerabilità degli acquiferi. L’esempio della valle del Fiume Pescara (Abruzzo)

1. INTRODUZIONE utilizzati per la valutazione del rischio sanitario dell’AR contenuti nella prima stesura dell’Alle- l presente lavoro costituisce una proposta e ambientale e per la costruzione di un GeoData- gato 1 (Criteri Generali per l’Analisi di rischio metodologica, in linea con gli indirizzi nor- base che, implementato in ambiente GIS, ha per- Sanitario Ambientale Sito-Specifi ca). In partico- mativi Nazionali e Comunitari sulle acque messo di realizzare delle cartografi e tematiche lare è stata modifi cata la defi nizione di Punto di sotterranee, finalizzata alla individuazio- funzionali alle attività pianifi catorie e gestionali. Conformità (POC), punto nel quale deve essere Ine di azioni efficaci, volte a tutelare la risorsa garantito il ripristino dello stato originale (eco- idrica in un comparto ambientale in cui sono 2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO logico, chimico e/o quantitativo). Tale punto che emerse rilevanti criticità. La modellazione dei rischi è stata eseguita nella normativa precedente poteva ricadere an- Il territorio scelto come caso studio ricade mediante software che soddisfano i requisiti che esternamente al sito oggetto della bonifi ca, nel comune di Chieti, in destra idrografi ca del della Guida ASTM per Risk-Based Corrective deve essere posto, secondo il decreto correttivo, F. Pescara (Fig. 1) nel tratto medio-basso della Action (ASTM, 2000), da cui l’acronimo RBCA, e non oltre i confi ni del sito contaminato. Infatti, valle. Tale area è stata interessata negli ultimi della Parte IV, Titolo V del D.lgs. n.152/06 e s.m.i., la precedente assunzione andava in chiaro con- cinquant’anni da intensa industrializzazione e e secondo le indicazioni contenute nei “Criteri trasto con quanto previsto nella parte terza (in da interramento di rifi uti. L’attività industriale metodologici per l’applicazione dell’analisi as- particolare art. 76) e nella parte sesta (in parti- non è stata gestita in modo conforme ai principi soluta di rischio ai siti contaminati” elaborato colare art. 300) del Testo Unico, che imponevano dello sviluppo sostenibile. Conseguentemen- dall’APAT-2008. Tra le modifi che normative ap- di consentire per il corpo idrico sotterraneo tutti i te, la gestione delle materie prime e dei rifi uti portate al Testo Unico sono di fondamentale im- suoi usi potenziali. non rispondente alle prescrizioni ed ai principi portanza, per la matrice acque, quelle dei D.lgs. Più in dettaglio, secondo la normativa at- della attuale normativa in campo ambientale n. 4/08 e D.lgs. n. 30/09. Il decreto D.lgs. n. 4/08, tuale, i punti di esposizione dei bersagli (POE) (D.Lgs. 152/06 e s.m.i., D.lgs 36/03 e s.m.i.), ha rivede alcuni importanti aspetti per l’attuazione possono essere localizzati: comportato il rilascio di sostanze contaminanti e la compromissione delle matrici suolo, acqua e aria. Il quadro sopra descritto, che già di per sé pregiudica la qualità dell’ambiente e quindi anche della vita, risulta ulteriormente aggravato dalla presenza di numerose discariche abusive realizzate in ex aree di cava prossime al corso fl uviale. Il rischio ambientale nell’area è inoltre considerevolmente amplifi cato dalla crescita, negli ultimi venti anni, di un diffuso tessuto suburbano compenetrato all’area industriale. Al fi ne di poter gestire in maniera unita- ria e organica le attività connesse al recupero ambientale dell’area, la Regione Abruzzo di concerto con la Provincia di Chieti, il Comune di Chieti e con il supporto tecnico dell’Agenzia Regionale per la Tutela dell’Ambiente (U.O. Siti inquinati e discariche, Distretto di Chieti) ha istituito con Delibera della Giunta Regionale (DGR 121/2010) il Sito Contaminato di Interesse Regionale (S.I.R.) di Chieti Scalo, che comprende una cospicua porzione dell’area in studio. Tutte le informazioni ed i dati ottenuti attra- verso gli studi di caratterizzazione ambientale, sia sito specifi co che alla mesoscala, sono stati Figura 1 – Localizzazione dell’area di studio.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 22 a) entro il sito; e in tale caso potrà essere re di pericolosità (Fp), direttamente connesso Il livello 3 si attua con l’inserimento di un determinata la Concentrazione Soglia di alla tossicità dell’inquinante e del fattore di maggior numero di dati misurati, prendendo Rischio (CSR) o, in via più cautelativa, la esposizione (Fe), che è funzione della durata in considerazione i processi di attenuazione Concentrazione Soglia di Contaminazione e del contatto con la sostanza assunta; da naturale (dispersione, scambio decadimento/ (CSC) di ogni singolo contaminante; cui: V=Fp x Fe. Il Fe è stimato come il prodot- degradazione, e di attenuazione nell’insatu- b) sul confine del sito, andando a coincidere to tra la concentrazione misurata al punto di ro, dispersività, coeffi ciente di diffusione, tipo con i POC; in tal caso le CSR dovranno esposizione (Cpoe) e la portata di esposizione di suolo, caratteristiche di scambio etc.) e di essere equivalenti alle CSC, ad esclusione effettiva (EM), la Cpoe può essere calcolata modelli sito-specifi ci complessi. di specifici casi previsti dalla normativa; come il prodotto tra il Fattore di Trasporto e I modelli di trasporto, le possibili vie e c) a valle del sito; in questo caso la norma- la Concentrazione rappresentativa in sorgente. modalità di esposizione, applicati con la pro- tiva rimarca la necessità di applicare la Dunque, quando si devono valutare le possibi- cedura di AdR di livello 2 e 3, hanno consentito procedura di AR per verificare la compa- li esposizioni indirette, poiché i contaminanti di defi nire per le matrici terreno, acque sot- tibilità dell’uso delle aree con l’assenza possono raggiungere i bersagli solo attraver- terranee e aria i livelli sito-specifi ci di con- di rischio igienico-sanitario per eventuali so la migrazione e la diffusione attraverso taminazione residua accettabile, denominati recettori. i comparti ambientali, la stima del Rischio concentrazioni soglia di rischio (CSR). Il D.lgs n. 30/09, relativo alla protezione Sanitario-Ambientale è basata sulla conoscen- Nel presente studio, l’acquisizione delle delle acque sotterranee dall’inquinamento e za dei parametri che condizionano la vulnera- caratteristiche dei siti per la zona insatura e dal deterioramento, fornisce i criteri per la de- bilità dei corpi idrici. Tale principio è peraltro satura e per l’ambiente outdoor e indoor so- fi nizione dello stato chimico e qualitativo delle la base dei sistemi a punteggi e a pesi quali no quelle previste per il livello 3, in modalità acque sotterranee e superfi ciali, della qualità ad es. DRASTIC o SINTACS. Da questi l’AdR si inversa e diretta con la sorgente secondaria ecologica dei corpi idrici superfi ciali ad essi differenzia per l’introduzione della valutazione posta entro la falda. connessi e degli ecosistemi terrestri diretta- delle caratteristiche chimiche e tossicologiche Le vie d’esposizione prese in esame sono mente dipendenti, per verifi care se gli stessi degli inquinanti, inseriti come valori di input in state la volatilizzazione (l’inalazione di aria sono a rischio, non a rischio o probabilmente software dedicati, che rispondono a criteri di indoor e outdoor) e il contatto diretto, i ber- a rischio. Per conseguire tali obiettivi fornisce calcolo dei fattori di trasporto e di esposizione. sagli sono rappresentati dalla falda stessa e i criteri per defi nire in modo preciso ed ogget- L’analisi di rischio (AdR) è una procedu- dai lavoratori che operano nel sito. tivo la falda e quindi l’acquifero, utilizzando il ra che può essere applicata prima, durante In particolare per la modalità inversa sono concetto di: i) Quantità signifi cativa nel caso in e dopo le operazioni di bonifi ca o messa in stati inseriti i dati relativi alle caratteristiche cui è possibile prelevare in media più di 10 m³/ sicurezza di un sito contaminato. sito-specifi che dell’insaturo e la tipologia del giorno (pari a 0,1 L/s), o la quantità prelevabile Essa necessita della previsione del tra- contaminate. Gli obiettivi di bonifi ca ricercati, è suffi ciente per 50 persone; ii) Flusso signifi - sporto e del destino degli inquinanti ed utilizza ossia le CSR entro il sito sono, in accordo con cativo quando l’interruzione del fl usso di acqua dei modelli matematici per approssimare una la normativa quelli compatibili con la con- sotterranea causa una diminuzione signifi ca- situazione reale semplifi candola nel “Modello dizione di accettabilità del rischio incremen- tiva nella qualità ecologica di un corpo idrico Concettuale” del sito. Il Modello Concettuale tale. Per le sostanze cancerogene tale con- superfi ciale o di un ecosistema terrestre diret- del sito esprime attraverso: dizione è posta pari a 1x10-6 per la singola tamente dipendente. Quando uno o entrambi i sorgente – percorso - recettore. specie chimica e 1x10-5 per la sommatoria criteri sono soddisfatti, le unità stratigrafi che Per defi nire la bonifi ca dei siti contami- di più specie chimiche, per le sostanze non sono da considerarsi acquifero e la quantità nati, gli inquinanti sono ricercati nelle diver- cancerogene viene posto l’indice di perico- signifi cativa di acqua sotterranea è ascrivibile se matrici ambientali (aria, acqua, terreno). lo pari ad 1 (HI=1). Mentre con la modalità alla defi nizione di falda da salvaguardare. I modelli di destino e trasporto valutati con diretta sono state defi nite, in questo lavoro, In conclusione, in un sito contaminato le l’AdR prevedono un progressivo aumento le CSR inserendo nella procedura della AR acque sotterranee non solo devono rispettare dell’affi dabilità nel passaggio attraverso li- la concentrazione rappresentativa della sor- i limiti previsti dal D.lgs 152/06 e s.m.i. per la velli di approfondimento di livello 1, di livello gente ed implementando i precedenti dati con bonifi ca dei siti contaminati ma il sito dovreb- 2, di livello 3. quelli geologici ed idrogeologici del saturo e be essere valutato anche ai fi ni dell’applica- Il livello1 effettua il confronto tra la della sorgente. zione della Parte terza dello stesso decreto, concentrazione misurata alla sorgente con- verifi cando in modo approfondito anche le taminante (inserita come input) e la con- 4. VALUTAZIONE DEL RISCHIO ATTESO eventuali interazioni che le acque sotterranee centrazione di attenzione e/o limite, defi nita IN AREE ESTESE. IL CASO STUDIO DELLA possono avere con quelle superfi ciali e con gli dalla CSC (Tab. 2 - All. 5, Parte IV, Titolo V VALLE DEL FIUME PESCARA. ecosistemi acquatici e terrestri. del D.lgs.152/06) utilizzando equazioni di trasporto di tipo analitico. 4.1 CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICO- 3. METODOLOGIA PER LA VALUTAZIONE Il Livello 2 prevede l’inserimento di dati IDROGEOLOGICA DEL RISCHIO ATTESO sito specifi ci direttamente misurati nel corso Il settore in studio ricade nella media- Il Rischio (R), è defi nito come il prodotto delle indagini o tratti dai dati bibliografi ci. bassa valle del F. Pescara in destra idrografi - tra la probabilità (P) di accadimento di un La procedura individua, per i diversi modelli ca. Geomorfologicamente è caratterizzato da evento dannoso e l’entità del danno provocato di trasporto e modalità di esposizione, nelle blandi rilievi collinari e da aree sub-pianeg- dall’evento stesso (V): R =P x V. matrici indagate i valori di concentrazione dei gianti corrispondenti a terrazzi alluvionali. Le Nel caso di siti contaminati, la probabilità contaminanti sito-specifi ci, che pur essendo quote massime sono comprese tra i 15 e 40 m (P) viene posta pari a 1, in quanto l’evento è ac- superiori ai valori soglia (CSC) non pregiudi- sul fondo valle. caduto, pertanto, il calcolo del rischio sanitario cano la salvaguardia della salute e dell’am- La stratigrafi a dal basso verso l’alto è ambientale valuta il danno (Vulnerabilità). biente. Tali valori (CSR) costituiscono i livelli costituita da depositi marini argilloso sil- Il danno conseguente all’evento, a sua vol- di bonifi ca a cui devono tendere gli interventi tosi (Formazione di Mutignano, Pleistocene ta, può essere espresso dal prodotto del fatto- di messa in sicurezza e quelli di bonifi ca. inf.) su cui poggiano in discordanza i de-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 23

Figura 2 – a) Ortofotocarta dell’area in esame a cui è sovrapposta la Carta geologica dei depositi alluvionali (ved. testo per la descrizione); b) Sezione geologica ricostruita attraverso l’utilizzo delle stratigrafie di dettaglio dei sondaggi geognostici. positi alluvionali terrazzati del Pleistocene stratigrafi ca e la notevole variabilità latera- B: limi argillosi color avana chiaro e limi superiore(Sistema di Valle Majelama) ed i de- le dei corpi sedimentari. I depositi olocenici sabbiosi e sabbie di color nocciola ed ocra positi olocenici di piana alluvionale (Fig. 2a). della piana alluvionale sono in genere rap- (spessore compreso tra 2-14 metri); Per la ricostruzione delle caratteristiche presentati superiormente da limi e sabbie C: argille con torba di color grigio scuro, ar- geologiche e idrogeologiche dell’area, che limose. Questi in profondità passano a un gille limose e sabbie limose di color gri- presenta una superfi cie di 2,5 km2 (circa 7000 potente corpo ghiaioso con una estesa con- gio con intercalazioni di livelli torbosi e metri di lunghezza secondo l’asta fl uviale per tinuità laterale. Sovente alle sabbie limose si concrezioni biancastre calcaree (spessore 1000 metri di larghezza), sono stati utilizza- intercalano potenti lenti di ghiaie a matrice 0,5-10 metri); ti circa 170 punti di indagine, costituiti da limo-sabbiosa riferibili a paleo canali del F. D: ghiaie con matrice sabbiosa di color giallo sondaggi geognostici attrezzati a piezome- Pescara. (spessore variabile tra 8 e 15 metri); tri. I dati acquisiti sono stati fondamentali A sud-est del fiume la stratigrafia (Fig. 2b) E: argille e argille marnose grigio-azzurre per l’elaborazione di un dettagliato modello è costituita, dall’alto verso il basso, da: della F.ne di Mutignano. concettuale. Le stratigrafi e ricostruite dai A: materiale di riporto e rifiuti (spessore tra I dati così ottenuti evidenziano essenzial- dati di sondaggio evidenziano la complessità 0-2 metri); mente la presenza di un acquifero multistrato

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 24 4.2 PRESSIONE ANTROPICA E CONTAMINAZIONE L’assetto stratigrafi co, illustrato nel pa- ragrafo precedente, risulta modifi cato dalle attività antropiche in vasta parte dell’area in esame. Nella fattispecie, in corrispondenza dei siti industriali (attivi e dismessi) insistenti nella porzione a sud-est del F. Pescara e lo- calizzati entro depositi alluvionali terrazzati, sono stati frequentemente rinvenuti, nei primi metri, rifi uti speciali pericolosi e non perico- losi (es.: resti di materiale contenente fi bre d’amianto, scorie di fonderia, contenitori di liquidi diluenti etc.) connessi ai cicli produtti- vi delle stesse aziende. Nel tratto della pianu- ra alluvionale olocenica esaminato, che fi no agli anni ‘60-‘70 era sede di intensa attività estrattiva di materiale inerte (sabbie e ghia- ie), le aree di cava, negli anni successivi, sono state utilizzate sia come discariche comunali, prive di presidi ambientali, che come depositi abusivi di rifi uti urbani, speciali pericolosi e non pericolosi. Di quanto fosse rilevante l’impatto am- bientale prodotto da tali attività è stata presa consapevolezza a seguito degli accertamen- ti analitici sulle acque sotterranee condotti dall’ARTA, a partire dagli anni 2000, e dalle autodenunce di alcune aziende in attuazione delle disposizioni previste dal Testo Unico in materia ambientale e dai suoi Decreti attua- tivi (D.Lgs. 22/97 e D.M. 471/99). La presenza di estese aree a destinazione agricola interes- sate da interramenti di rifi uti e la contami- nazione delle falde acquifere ha comportato l’emissione di Ordinanze Sindacali per il di- vieto di: coltivazione dei campi ad uso agro- Figura 3 – Stralcio della carta isopiezometrica. Le frecce indicano gli andamenti principali delle direzioni di deflusso delle alimentare, asportazione e/o movimentazione acque sotterranee. di terreni, pascolo, utilizzo delle acque sotter- ranee captate e/o raccolte in bacini a scopo in corrispondenza dei terrazzi alluvionali del defl usso delle acque sotterranee (Fig. 3). Nel potabile od irriguo. Pleistocene superiore, in cui è possibile di- caso della falda superfi ciale essa si rinviene L’area in studio coincide con il territorio stinguere una falda in pressione che assume di norma a una profondità variabile tra i 2m e soggetto alle ordinanze entro il quale è ricom- carattere di falda libera in corrispondenza i 7m dal piano campagna mentre la seconda preso anche il Sito Contaminato di Interesse della pianura alluvionale. Tuttavia si è con- falda a circa 11m-12 m dal p.c., esse mo- Regionale (S.I.R.) di Chieti Scalo, individuato statato che lo strato di argille torbose, che strano in generale un defl usso preferenziale con D.G.R. 121/2010 dalla Regione Abruzzo costituisce il livello di aquitard principale in direzione del F. Pescara, tuttavia una serie sulla base degli accertamenti effettuati dalla tra le due falde, presenta delle chiusure a di controtendenze si sono individuate in cor- Provincia di Chieti di concerto con il Comune pinch-out, che determinano in alcuni setto- rispondenza di impianti industriali, che utiliz- di Chieti e con il supporto tecnico dell’Unità ri la formazione di un unico serbatoio con la zano le acque di falda attraverso il pompaggio Organizzativa “Siti inquinati e discariche” - conseguente miscelazione delle acque delle in pozzi attestati alle profondità intercettanti Distretto di Chieti, ARTA. due falde. Il primo acquifero con circolazio- anche la falda profonda confi nata. La falda L’interro di rifi uti misti a terreno ex-situ, ne idrica superfi ciale ha una permeabilità di profonda, che rappresenta di fatto la falda rinvenuti in corrispondenza dei depositi allu- 10-4-10-6 cm/sec ed è sostenuto dal livello di subalveo, mostra andamenti dei defl ussi vionali terrazzati pleistocenici e nelle alluvio- argilloso a bassa permeabilità compresa tra sotterranei che pur denotando un certo grado ni oloceniche, ha determinato la formazione 10-5-10-6 cm/sec, il secondo acquifero pre- di dispersione si mantengono entro un ge- di acquiferi “artifi ciali” con caratteristiche senta un valore di permeabilità compreso tra nerale andamento. Infatti nelle porzioni più chimico-fi siche (pH, conducibilità idraulica, 10-10-2 cm/sec. settentrionali l’acquifero drena le acque del permeabilità, etc.) decisamente difformi da I rilievi piezometrici a misurazione ma- fi ume, viceversa nei settori più orientali i gra- quelli originariamente presenti nei depositi nuale effettuati durante diverse campagne di dienti idraulici generano direzioni di defl usso alluvionali. Questa situazione ha prodotto monitoraggio, condotte tra il 2002 ed il 2011, convergenti. Ciò suggerisce sia l’esistenza di una eterogeneità dei parametri idrochimici e hanno consentito di confermare l’esistenza paleo canali sepolti che di potenziali aree di idrogeologici tale da non poter consentire a delle due falde e di ricostruire le direzioni di affi oramento della falda. priori nessuna assunzione del comportamen-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 to delle acque sotterranee in regime statico. 25 In questo studio si è focalizzata l’attenzione sul comparto ambientale della falda. I piani di indagine attuati hanno previsto la realizza- zione di un numero elevato di piezometri, sia attestati entro la prima falda che in quella profonda, per discriminare e valutare l’esten- sione delle sorgenti secondarie individuate. I dati acquisiti tramite la realizzazione di in- dagini dirette sono stati integrati con quelli derivanti dalle analisi eseguite sui pozzi attivi ad uso industriale e su quelli ad uso irriguo, ove presenti. Sono stati inoltre inseriti nella banca dati anche dati relativi ad alcuni pozzi ad uso potabile. Complessivamente l’elaborazione ha ri- guardato circa 170 piezometri spinti fi no ad una profondità variabile tra i 10 m, per la falda freatica, e fi no a 25-30 m, per la falda profonda. Inoltre il data-set comprende 10 pozzi ad uso industriale e/o irriguo, i primi attestati entro la falda profonda i secondi, ormai in disuso, in quella superfi ciale. Lo stato chimico delle acque di falda è ri- sultato pessimo; le cause del deterioramento sono legate al lungo periodo di diretto contat- to della falda con i rifi uti ed in alcuni casi alla cattiva gestione degli impianti produttivi. In quest’ultimo caso si possono ricomprendere anche i processi di deterioramento e le man- cate manutenzioni di impianti di servizio alle unità produttive. Fra queste in particolare i serbatoi interrati e le relative condutture, che nel corso del tempo, soprattutto nei siti industriali dismessi (fonderie, cartiere, con- cerie, etc…) hanno rilasciato nel sottosuolo quantità notevoli di sostanze contaminanti persistenti. Entrambe le falde sono risultate contaminate da solventi clorurati cancero- geni e non cancerogeni, da metalli pesanti e metalloidi. Figura 4 – Profili di concentrazione dei solventi clorurati cancerogeni scelti come contaminanti indice. Tra i solventi clorurati le maggiori con- centrazioni sono state riscontrate per il te- fi caci. Quanto su esposto suggerisce che i ne urbanistica, l’uso del suolo e la cartografi a tracloroetilene, con picchi fi no a 80.000 μg/L siti contaminati, anche sottoposti ad attivi- geologica. (valore soglia 1,1μg/L). Anche il tricloroetile- tà di bonifi ca o MISE, costituiscono spesso L’insieme delle informazioni acquisite ne e l’1,2-dicloropropano si rinvengono con sorgenti secondarie di contaminazione per hanno permesso di implementare la banca valori signifi cativi dell’ordine dei centinaia le falde. Ne consegue per i soggetti respon- dati ed effettuare elaborazioni geostatisti- di microgrammi/L, sovente in associazione ai sabili, proprietari o gestori dei siti posti a che per la produzione di nuove cartografi e prodotti della loro stessa degradazione (Fig. valle idrogeologica dei siti contaminati, la tematiche. Il primo elaborato cartografi co su 4). Fra i metalli si rinvengono in maggior mi- necessità di attuare le misure di prevenzione cui si è sviluppata la banca dati è la Carta sura Arsenico, Piombo, Cromo (anche nella (MISE) per le acque sotterranee e di elabora- dei siti oggetto di indagini ambientali (Fig. forma Cr VI), Ferro e Manganese. re la procedura di Analisi di rischio ai sensi 5), nella quale sono indicati i siti industriali Poiché le analisi chimiche eseguite nei dell’art. 245 del D.Lgs. 152/06. attivi e dismessi (distinti per tipologia) il punti di conformità hanno mostrato, per la perimetro del Sito contaminato di Interesse gran parte dei siti in procedura di bonifi ca, 4.3 CRITERI PER LA REALIZZAZIONE Regionale (individuato con DGR. 121/10) ed il mancato rispetto delle CSC è stata evi- DELLA CARTOGRAFIA DEL RISCHIO ATTESO infi ne i siti sede di discariche autorizzate e denziata l’ineffi cacia dei sistemi installati IN AREE ESTESE non autorizzate. per il contenimento degli inquinanti. Tali La metodologia elaborata prevede la cre- Per fornire un possibile contributo alla sistemi, attivati per la Messa in sicurezza azione di una dettagliata banca dati in am- comprensione della vulnerabilità della falda, d’emergenza (MISE) e la bonifi ca, sono di biente GIS dell’area in studio. sono stati considerati i seguenti parametri: norma rappresentati da pump & treat. Essi, Il GeoDatabase comprende le cartografi e • profondità del piano della falda; pur sembrando di facile applicazione, nelle di base e tematiche esistenti quali: il modello • tessiture della zona insatura e satura; zone alluvionali indagate sono risultati inef- digitale dell’elevazione (DEM), la destinazio- • frazione del carbonio organico;

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 26 d) aree con contaminazione della falda non significativa, con contaminanti allo stato solido e presenza di litologie a permea- bilità anche molto variabili da bassa ad alta (10-2-10-6cm/s) e caratterizzata da un Rischio basso; e) aree potenzialmente contaminate (Ri- schio atteso) o aree vulnerabili, inten- dendo per vulnerabilità con il linguaggio dell’AdR le aree ad alta probabilità di Danno sanitario e ambientale. Le aree a rischio atteso, corrispondono a quelle porzioni di territorio che risultano in prossimità o a valle di siti a Rischio molto elevato, elevato, medio e basso ed in cui spes- so non si dispone di una adeguata campagna d’indagine sulle matrici ambientali. Tali aree potranno essere defi nite solo nel momento in cui si disporrà di un maggior numero di dati sito specifi ci ottenuti da uno studio di mag- gior dettaglio fi nalizzato a defi nire i possibili percorsi indoor e outdoor ed i bersagli; fermo restando che per lo stato chimico delle acque sotterranee si prescinde dalla destinazione d’uso delle stesse.

5. CONCLUSIONI Le informazioni raccolte dall’ARTA Di- stretto Provinciale di Chieti durante le fasi di caratterizzazione ambientale e le campagne di monitoraggio tra il 2002 ed il 2011, nella banca dati e le cartografi e da essa estrapola- te testimoniano un elevato impatto sulle falde della Valle del F. Pescara nel tratto ricadente nel comune di Chieti, prodotto prevalente- mente dalle attività industriali dimesse e da interramento abusivo di rifi uti urbani ed industriali. La contaminazione nelle acque sotter- ranee è prevalentemente rappresentata da Figura 5 – Siti industriali oggetto di indagine di caratterizzazione cartografati su base ortofoto e distinti per tipologia di attività. solventi clorurati, tra i quali le maggiori concentrazioni sono state riscontrate per il • caratteristiche della sorgente; I risultati così ottenuti hanno consentito di tetracloroetilene e il tricloroetilene, sovente • tipologia dei contaminanti; distinguere 5 aree a diversa grado di rischio rinvenuti assieme ai prodotti della loro stes- • spessore dell’acquifero; (Fig. 6): sa degradazione. Anche l’1,2-dicloropropa- • concentrazioni analitiche dei parametri a) aree con contaminazione della falda no si osserva con valori di concentrazione significativi molto elevata che, a causa della mo- molto elevati. La distribuzione degli inqui- L’insieme dei dati è stato acquisito desta profondità della falda (compresa nanti coincide con le tipologie degli impianti dall’ARTA Distretto Provinciale di Chieti du- tra 0-3 m) e della presenza di litologie a dismessi che ne facevano uso nel processo rante le fasi di caratterizzazione ambientale permeabilità medio-alta (10-4-10-6cm/s), produttivo (ex-concerie, ex-produzione tes- e le campagne di monitoraggio condotte tra producono un Rischio molto elevato; suti bitumati, ex-trattamento metalli, ex- il 2002 ed il 2011. b) aree con contaminazione della falda ele- fonderie, etc.). A tali contaminanti si associa Tra i contaminanti rinvenuti sono stati vata che, a causa del moderata profon- anche la diffusa presenza di concentrazioni selezionati quelli con caratteristiche tossico- dità della falda (compresa tra 3-5 m) ed elevate di metalli quali Ferro, Piombo, Nichel logiche più pericolose e maggior distribuzione della presenza di litologie a permeabilità e Alluminio in parte connesso al frequente sul territorio indagato, identifi cando la pre- medio-alta (10-4-10-6cm/s), producono rinvenimento di scorie di fonderia interra- senza di eventuali outliers veri o falsi. un Rischio elevato; te ed in parte ricondotta al ciclo produttivo Al fi ne di poter individuare una distinzione c) aree con contaminazione della falda mo- di impianti di trattamento rifi uti in attivi- delle classi di rischio, sono stati sovrapposti derata che, a causa del profondità della tà. Tale riscontro può essere attribuito alla i layers relativi alle cartografi e delle distribu- falda (compresa tra 5-7 m) e della pre- non adeguata gestione delle acque di prima zioni delle litologie e degli andamenti della senza di litologie a permeabilità medio- pioggia dei piazzali di lavorazione dei rifi u- superfi cie piezometrica con quelle dei plumes alta (10-4-10-6cm/s), producono un Ri- ti. Viceversa, l’attribuzione della presenza dei contaminanti presi in considerazione. schio medio; di concentrazioni signifi cative di Arsenico

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 risulta ancora problematica, in quanto po- 27 trebbe ricondursi ad attività industriali o ad una fonte naturale dovuta all’esistenza di importanti depositi torbosi nelle alluvioni. Sulla base dei dati sono state elaborate delle cartografi e tematiche con lo scopo di fornire un possibile apporto alla comprensio- ne della vulnerabilità della falda con la defi - nizione delle aree a diverso grado di Rischio Sanitario-Ambientale. Il Rischio è stato valutato utilizzando equazioni matematiche per il calcolo dei fat- tori di trasporto e di esposizione implemen- tate nei software dedicati, in accordo con quanto stabilito dalle linee guida APAT-ISPRA (2008) e dalla normativa Italiana (D.Lgs 152/06 e D.lgs. 4/08). Note le caratteristiche idrogeologiche e geologiche dei siti nonché le concentrazioni dei contaminanti indice indi- viduati nei copri idrici sotterranei, sono stati valutati i possibili percorsi di migrazione ed i ricettori, rappresentati sia dai lavoratori che dalla stessa falda. Pertanto, la valutazione del Rischio Sanitario-Ambientale consente di stimare la vulnerabilità dei corpi idrici, analo- gamente ai sistemi a punteggi e a pesi (quali ad es. DRASTIC o SINTACS), in un contesto di impatti antropici defi niti e misurati, stimando inoltre il rischio derivante in presenza di con- taminati cancerogeni (assunti giornalmente), la cui assunzione produce la probabilità di casi incrementali di tumore (R) ed in pre- senza di contaminanti non cancerogeno, che non producono effetti avversi durante il corso della vita (HI). L’AdR ha consentito di defi nire aree a Ri- schio molto elevato, elevato, medio e basso per la falda e per i bersagli interni. In base a quanto previsto dalla normativa vigente sono previsti piani di bonifi ca e di messa in Figura 6 – Carta del rischio valutato e atteso contestualmente ai corpi idrici sotterranei individuati e acquiferi dei depositi sicurezza operativa, qualora essi ricadono del Pleistocene superiore e Olocene. all’interno delle aree con impianti produttivi attivi e dismessi. cia dei sistemi utilizzati per il contenimento files/temi/siti-contaminati-02marzo08.pdf D.G.R. 121/10 (2010) - Istituzione di un Sito di Tuttavia poiché una consistente par- degli inquinanti (es.: pump & treat). Interesse Regionale (S.I.R.) denominato: ‘Chieti te dell’area indagata risulta priva di una Una possibile evoluzione di tale strumento Scalo’. BURA 02/04/2010, n. 15 spec. adeguata campagna d’indagine, se non nei potrà essere quello di fornire Linee Guida che D.Lgs. 22/97 (1997) - Attuazione delle direttive rari casi in cui esiste un controllo puntuale consentano di mirare la scelta delle indagini 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti (progetti monitoraggi regionali), il Rischio ambientali più adeguate nelle aree a rischio pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui atteso è stato attribuito a quelle porzioni atteso e di rimodulare quelle già attivate entro rifiuti di imballaggio. G.U. 15/02/1997, n.38 s.o. di territorio che risultano in prossimità o a i siti in procedura di bonifi ca. D.Lgs. 152/06 (2006) - Norme in materia ambien- valle di siti a Rischio molto elevato, elevato, tale. G.U. 14/04/2006, n. 88, s.o. n. 96/L. D.Lgs. 04/08 (2008) - Ulteriori disposizioni cor- medio e basso. In questa situazione le infor- RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI rettive ed integrative del decreto legislativo 3 mazioni raccolte nel Geodatabase e le carte aprile 2006, n. 152, recante norme in materia tematiche costituiscono un valido supporto ASTM (2000) - E-2081 Standard Guide for Risk- ambientale. G.U. 29/01/2008, n. 24, s.o. per la conoscenza delle potenziali sorgenti Based corrective action, ASTM International D.Lgs. 30/09 (2009) - Attuazione della direttiva della contaminazione e del fate&transport West Conshohocken, PA. 2006/118/CE, relativa alla protezione elle acque dei contaminanti. D’ALESSANDRO L., MICCADEI E. & BARBERI R. (in stampa) sotterranee dall’inquinamento e dal deteriora- - Stratigrafia del Quaternario continentale. In: mento. G.U. 04/04/2009, n. 79. In ultima analisi la Cartografi a del Rischio Note illustrative della Carta Geologica d’Italia atteso pone in evidenza quanto sia rilevante D.M. 471/99 (1999) - Regolamento recante criteri, (scala1:50.000), Foglio 361 “Chieti”. Servizio procedure e modalità per la messa in sicurezza, la l’impatto prodotto dall’attività antropica sul- Geologico d’Italia, ISPRA. bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, la Valle del F. Pescara e come lo stesso possa ISPRA-APAT (2008) - Criteri metodologici per l’appli- ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 5 essere di norma ricondotto sia ad ogni singola cazione dell’analisi assoluta di rischio ai siti con- febbraio 1997, n. 22, e successive modificazioni e sorgente di contaminazione che all’ineffi ca- taminati. Rev. 2. http://www.isprambiente.gov.it/ integrazioni. G.U. 15/12/1999, n. 293 s.o., n. 218.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 28 ANNA ROCCATI Consulente Geologo (Ph. D.) Deformazioni gravitative E mail: [email protected] di versante e centri abitati FRANCESCO FACCINI Università degli Studi di Genova, DiSTAV instabili: il caso di Magnasco, E mail: [email protected] FLAVIO POGGI Regione , Dipartimento Ambiente, Cerisola e Villa Noce in Alta Settore Assetto del Territorio Val D’Aveto (Appennino ligure) E mail: [email protected]

INTRODUZIONE lo stato di attività dei depositi risulta spesso STATO ATTUALE DELLE CONOSCENZE Lo studio dei centri abitati instabili, intesi ottenuto da indicatori cinematici indiretti. I primi studi nei settori dei monti Penna come insediamenti con dimensioni superiori Questo lavoro prende in esame il caso dei e Aiona, con riferimento a tracce glaciali, alle unità urbane e coinvolti da fenomeni di nuclei insediativi di Magnasco, Cerisola e Villa risalgono alla seconda metà del XIX secolo instabilità di versante, risale agli inizi del Noce, ubicati nel sottobacino ligure del T. Aveto (De Stefani, 1878; Issel, 1892; Sacco, 1893), 1900: infatti nella Legge 445/1908 è alle- (Liguria Orientale), lungo il versante tra la dor- e analoghe considerazioni geomorfologiche gato un elenco di “abitati instabili” da con- sale dei monti Penna, Aiona, degli Abeti e il T. sulla Val d’Aveto e sul glacialismo del M. Aio- solidare, o da trasferire e ricostruire in altra Gramizza, affl uente in destra idrografi ca del T. na sono riportate da Rovereto (1904). sede, a causa del dissesto idrogeologico. Con Aveto all’altezza di Rezzoaglio. Sempre all’inizio del XX secolo Almagià la Legge n. 64/1974 sono stati specifi cati gli Si tratta di uno dei luoghi più conosciuti (1907) individua alcuni fenomeni gravitativi interventi nei Comuni aventi centri abitati in- e rappresentativi del Parco Naturale Regio- lungo il versante settentrionale del M. degli stabili: la compatibilità con gli strumenti ur- nale dell’Aveto per il grande patrimonio na- Abeti, favoriti dal contrasto di competenza banistici era gestita dal Genio Civile, mentre turalistico (Laghi delle Lame e delle Agoraie), tra le diverse litologie. Sacco (1937) descrive oggi è competenza della Regione. In tempi più ma anche archeologico, storico- culturale e una decina di masse glaciali e nevai, oltre a recenti, con l’emanazione della Legge-Quadro architettonico; le particolarità geologiche, numerose forme connesse quali circhi, cordoni sulla difesa del suolo n. 183/89 e del Decreto geomorfologiche e geobotaniche presenti in morenici, depositi morenici sciolti, gradini in Sarno n. 180/98 (che hanno comportato la de- questa porzione dell’Appennino Ligure sono roccia, laghi di sbarramento e massi erratici fi nizione del Piano per l’Assetto Idrogeologi- state oggetto di ricerche dal XIX secolo. nel settore dei monti Penna e Aiona. Losacco co), del progetto Inventario Fenomeni Franosi L’obiettivo della ricerca è individuare la (1940; 1949 e 1982) descrive in dettaglio le (IFFI) e del progetto Studio dei Centri Abitati genesi e lo stato di attività dei depositi che masse glaciali che si sarebbero estese lungo Instabili (SCAI), si è defi nitivamente avviato possono determinare condizioni di rischio per le pendici settentrionali dei monti Penna, Can- il processo di conoscenza della pericolosità i centri abitati rurali interessati dalle dina- tomoro, Aiona e degli Abeti, fi no all’altezza dei geomorfologica dei versanti che può deter- miche di versante. A tal fi ne, oltre alla ricerca nuclei di Amborzasco, Magnasco e Cerisola. minare rischio per abitazioni e infrastrutture. bibliografi ca e cartografi ca di geologia s.l., Terranova (1987) riporta un’ipotesi secondo la Il progetto SCAI è certamente uno dei mag- sono stati raccolti studi connessi a strumenti quale questi depositi morenici sarebbero stati giori impegni affrontati dal Gruppo Nazionale di pianifi cazione territoriale per la difesa del rielaborati da lenti movimenti gravitativi. per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche e suolo, quali l’Atlante SCAI, il PAI, gli studi IFFI. Depositi morenici sono cartografati da anche uno dei più delicati, per le conseguenze L’attività di rilevamento in sito è stata in- Casnedi et al. (1993) lungo le pendici set- che dagli studi sugli insediamenti in frana tegrata dalla fotointerpretazione su voli aerei tentrionali della dorsale dei monti Penna, possono derivare, soprattutto per la valuta- regionali, che ha permesso di identifi care le Aiona, degli Abeti e nei settori delle Lame e zione del rischio idrogeologico. Nel caso della principali lineazioni tettoniche dell’area. Pratomollo e analoghi terreni a struttura ca- Liguria i centri abitati instabili sono stati Allo scopo di ottenere una stratigrafi a otica, di natura glaciale, sono riportati nella differenziati su base provinciale e oggetto di di un tratto signifi cativo di versante è stato più recente cartografi a geologica regionale monografi e essenziali, nel caso di insedia- eseguito un profi lo sismico a rifrazione con (Regione Liguria, 2005). menti ritenuti importanti, o di segnalazione, restituzione delle velocità delle onde longi- Nel progetto IFFI lungo l’intero versante so- per abitati minori (Federici et al., 2004). tudinali, trasversali e due misure di rumore no censiti movimenti gravitativi con cinema- Il contesto morfoevolutivo più generale ambientale, o microtremore sismico. tismi prevalenti per scivolamento/scorrimento rispetto all’area insediata e indagata, la pos- La dinamica di versante è stata valutata e colamento lento che interessano Casoni di sibilità di disporre di profi li stratigrafi ci diretti attraverso il censimento dei bersagli radar Amborzasco, Magnasco e Cerisola; le frane o indiretti e l’acquisizione di dati sperimentali (Permanent Scatterers) individuati con inter- sono descritte inattive quiescenti o inattive sul monitoraggio dei versanti, in particolare ferometria satellitare PSInSAR™ e ricadenti stabilizzate, fatta eccezione per alcuni corpi tipo remote sensing, consentono di aggior- nelle frazioni di Magnasco, Cerisola e Villa- attivi in sinistra orografi ca del R. Crosa Scura. nare gli studi disponibili per alcuni centri noce, al fi ne di verifi carne la signifi catività Nel PAI, preparato dall’Autorità di Baci- abitati, soprattutto dove l’assetto geologico e l’attendibilità della misura di spostamento no del Po nel 1999, le frane lungo il versante e idrogeologico del versante appare piuttosto associata. Nei casi in cui la deformazione su cui insistono Magnasco, Cerisola e Villa complesso. In queste situazioni è possibile che potesse essere riconducibile a un manufatto, Rocca sono classifi cate quiescenti (Fq), con un fenomeno franoso non venga inquadrato in è stato associato su base catastale il censi- cinematismi di diverso tipo; sono indicati at- un contesto geomorfologico più ampio, mentre mento del suo stato fessurativo. tivi solo alcuni fenomeni per scivolamento/

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Figura 1 – Schema geogra- fico dell’Alta Val d’Aveto e Digital Elevation Model I bassi valori di temperatura media annua (D.E.M.) a 25 m del versante compreso tra la dorsale dei determinano una ridotta evapotraspirazione monti Penna, Aiona, degli e di conseguenza un elevato defl usso, sia Abeti ed i Torrenti Aveto e Gramizza. superfi ciale sia sotterraneo, in tutti i mesi dell’anno, senza periodi di defi cit (Fig. 2). Figura 2 – Diagramma P-T (ombrotermico) delle stazioni Il surplus idrico calcolato trova conferma meteorologiche di S. Stefano anche con quanto osservato direttamente sul d’Aveto e Giacopiane. terreno, come testimoniato da un signifi cativo Figura 3 - Versante setten- defl usso superfi ciale anche in estate: a tale trionale dei monti Penna, proposito sono da segnalare le sorgenti ubi- Cantomoro, Aiona e degli Abeti e sul quale insistono i cate sia all’interno degli estesi corpi di frana, nuclei abitati di Magnasco, come nelle vicinanze dei nuclei di Magnasco e Cerisola, Villa Noce (veduta dalla S.P. 654 del Passo del Cerisola e alle Lame, sia a quote più elevate, Tomarlo). in prossimità del crinale. La distribuzione dei surplus idrici risente notevolmente dei totali scorrimento o colamento lungo le pendici del tra l’aria umida proveniente dal mare e quella medi annui di precipitazione e, in subordine, M. Rocchetta, i crolli in roccia lungo le pareti più fredda e secca dai quadranti settentrionali delle temperature, con i valori massimi distri- del M. Aiona e i fenomeni di instabilità delle determina abbondanti precipitazioni al suolo, buiti lungo la dorsale appenninica, in parti- falde detritiche. La classifi cazione riportata solide e liquide (Faccini et al., 2009). colare nel settore dei monti Penna e Aiona. nella recente Variante al Piano di Coordina- Le precipitazioni medie annue variano mento Paesistico della Provincia di Genova da 1350 mm a Boschi d’Aveto a oltre 2400 RISULTATI per i Bacini Padani del 2008 classifi ca le mm alla Casermetta del M. Penna e sono di- L’assetto geologico della porzione di ter- frane su cui sorgono le frazioni di Magnasco, stribuite nell’anno, con un massimo assoluto ritorio studiata appare complesso, anche per Cerisola e Villa Noce come quiescenti, fatta in autunno e un minimo assoluto in estate. i limitati affi oramenti, visibili quasi esclusi- eccezione del settore a valle di Villa Rocca. L’andamento delle precipitazioni mostra una vamente lungo la dorsale tra i monti Penna e correlazione positiva con la quota. degli Abeti (Fig. 3). PROFILO GEOGRAFICO-AMBIENTALE In media si verifi cano 108 giorni di piog- Nell’area del M. Aiona affi orano olistoliti di Il bacino idrografi co del T. Aveto si estende gia all’anno (i valori massimi si registrano a serpentiniti e peridotiti, mentre basalti a pil- per circa 250 km2 nell’entroterra di Chiavari, quote più elevate con oltre 120 giorni a Lago lows e massicci, associati a brecce basaltiche, al confi ne tra le Province di Genova e di Pia- Giacopiane e alla Casermetta del Penna) con costituiscono i massicci dei monti Penna e Can- cenza (Fig. 1). un’intensità media giornaliera di circa 17 tomoro (Marini e Terranova, 1980; Terranova e Il T. Aveto, affl uente in destra orografi ca del mm; le piogge prolungate nel corso delle 24 Zanzucchi, 1981; Elter et al., 1991). Lungo il F. Trebbia, si snoda in territorio ligure dalle sor- ore avvengono in autunno (ottobre), mentre versante orografi co sinistro del T. Gramizza af- genti, lungo le pendici orientali del M. Caucaso, i massimi orari si riscontrano quasi sempre fi orano complessi caotici, costituiti da arenarie fi no alla diga di Boschi; superato lo sbarra- durante i frequenti temporali estivi. ofi olitiche, brecce mono e poligeniche a matrice mento artifi ciale il corso d’acqua prosegue nel La temperatura media annua oscilla tra argillitica e olistoliti ultrafemici (Complesso di piacentino fi no alla confl uenza con il F. Trebbia 9.4°C a S. Stefano d’Aveto e 10.3°C a Lago Casanova), associati ad argilliti con interca- in località Confi ente, a monte dell’abitato di Giacopiane: la distribuzione delle isoterme lati lembi di olistostromi a matrice argillosa e Marsaglia, scorrendo in un caratteristico ca- medie annue mostra una fascia caratterizzata clasti calcarei (Argille a Palombini di M. Veri); nyon tra Alpepiana e Salsominore. da valori massimi in corrispondenza del fon- marne, calcari marnosi e marne calcaree, ta- Lo spartiacque che delimita l’alto bacino dovalle che tendono a diminuire con la quota. lora con livelli argillitici e arenacei, affi orano, del T. Aveto è caratterizzato da cime che supe- La quantità media annua di neve caduta infi ne, nei settori più settentrionali dell’area in rano 1700 m s.l.m., a ridotta distanza dal mare: al suolo è superiore a 70 cm e le precipitazioni esame (Flysch di Ottone). questa confi gurazione orografi ca, con i versan- nevose risultano distribuite da fi ne ottobre a Le principali lineazioni tettoniche, che ti meridionali della dorsale montuosa esposti marzo; altezza e permanenza al suolo dello hanno condizionato l’andamento della rete verso S e quelli settentrionali verso N-NE, infl u- strato nevoso variano sensibilmente con la idrografi ca, sono orientate secondo due si- isce sulla circolazione atmosferica. L’incontro quota e l’esposizione. stemi disposti circa NNE-SSO e NO-SE.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 Figura 4 – Ubicazione delle indagini geofisiche (ST = stesa 30 sismica a rifrazione; MG = misure di microtemore) e sezione sismo-stratigrafica in onde P e S.

Le misure di microtremore (Nakamura, 1989) condotte utilizzando i valori di frequenza fondamentale ottenuti dalle curve H/V per cia- scun sito, hanno permesso di stimare tra 97 e 103 m la profondità del tetto del bedrock, ipotiz- zando, sulla base delle informazioni fornite dalla tomografi a sismica in onde SH, un valore medio delle velocità nel livello sovrastante di 580 m/s. La morfologia del versante esaminato è mento: a causa dello spessore delle coperture Le attività di censimento dei bersagli radar caratterizzata da pendii acclivi e scarpate l’alveo è bordato da scarpate di erosione tor- e dello stato fessurativo dei manufatti hanno rocciose, localmente a profi lo sub-verticale, rentizia, di altezza anche superiore a 5 m. Le permesso di individuare circa 800 target, per lo come sui versanti settentrionali dei monti portate sono variabili in funzione del regime più rappresentati da fabbricati abitativi (451) Penna, Cantomoro e Aiona, associate ad aree delle precipitazioni e in primavera si aggiun- e agricoli (162); altri PS coincidono con muri a debole pendenza, con coperture di diversa ge il contributo dovuto allo scioglimento della di sostegno (15), guard-rail (7) e piazzali (6). I origine e spessore, come sul versante orogra- neve. Depositi colluviali sono presenti in tutta fabbricati sono fi niti (377) o ristrutturati (294) fi co sinistro del T. Gramizza e nel fondovalle. l’area investigata, soprattutto nelle porzioni e sono parzialmente (385) o totalmente utiliz- L’assetto geomorfologico che caratterizza medio-basse dei versanti, come nei dintorni zati, in subordine risultano abbandonati (28). l’area investigata è legato, oltre alle caratteri- di Amborzasco, Casoni e Villa Noce, in sponda Oltre la metà dei manufatti non mostra stiche geologiche e all’evoluzione tettonica, alle sinistra dei torrenti Gramizza e Dugaia. danni (294) o solo lievi lesioni superfi ciali forme, ai processi e ai depositi dovuti alla gra- I numerosi depositi lacustri sono corre- (279). In alcuni casi sono state osservate le- vità, alle acque correnti e all’azione crionivale. lati alle note zone umide di questo territorio sioni da signifi cative (75) fi no a profonde, con Coperture detritiche si estendono con uni- (Branch, 2004): il versante è caratterizzato da fessure aperte e deformazioni (16): le peggiori formità su tutto il versante in sponda sinistra una successione di piane collegate da più ripide condizioni di conservazione delle strutture sono del T. Gramizza, isolando piccoli affi oramenti scarpate. La prima spianata è ubicata a 1300 state osservate in fabbricati in pietra (Fig. 5). del substrato roccioso. Si possono descrivere m e racchiude le zone palustri più signifi cative, I dati di monitoraggio ottenuti tramite due grandi corpi di frana complessa, presu- come il Lago degli Abeti, la Pozza degli Abeti, la tecnica PSInSAR™, riguardano il satel- mibilmente antica e relitta: il primo occupa il i Laghi Agoraie di Sopra, di Mezzo, di Fondo, il lite ERS (1992-2001) e il satellite ENVISAT settore occidentale dell’area, tra i monti degli Lago Riondo (Riserva Orientata delle Agoraie) e (2002-2008), in modalità sia discendente sia Abeti e Aiona, si estende in direzione SO verso il Lago Lagastro (Riserva Orientata del Mogget- ascendente. Sono stati individuati oltre 1000 il T. Gramizza e comprende gli insediamenti di to). Una seconda area pianeggiante si estende bersagli nella porzione di versante tra i Laghi Magnasco, Cerisola e Villa Rocca, nel bacino a 1270 m e contiene i Laghi delle Asperelle e delle Lame e delle Agoraie e il T. Gramizza; del T. Rezzoaglio. Il secondo, che occupa la por- dei Fracci, mentre la terza spianata è ubicata in particolare sono stati analizzati i PS nelle zione orientale ed è separato dal primo dalla a 1030 m, poco sotto la depressione chiusa del frazioni di Magnasco, Cerisola, Villa Noce e costa che dal M. Aiona raggiunge la Colla del Lago delle Lame, e presenta il Lago della Navaz- Villa Rocca (circa 900) al fi ne di ricavare in- Cantomoro, è compreso tra lo stesso M. Aiona za, Lago del Corvo (o Pozza dell’Ortigaro), Pozza formazioni sui cinematismi e le interferenze e il M. Penna, si estende verso S e interessa gli della Polenta e il piccolo Lago Scuro. con manufatti e infrastrutture (Fig. 6). insediamenti di Amborzasco e Casoni, nell’alto Forme crionivali, spesso interposte a depo- La distribuzione dei PS relativi al dataset bacino del T. Gramizza e del Rio Nero. siti di diversa origine, sia gravitativa sia fl uviale, ERS discendente mostra velocità medie an- Crolli e ribaltamenti attivi in roccia e con- sono visibili sulla Costa dell’Aiona, sui versanti N nue tra -20 mm e oltre -30 mm in corrispon- seguenti falde e conoidi detritiche allo sbocco dei monti Nero e Cantomoro, e sono riconducibili denza di Magnasco e Cerisola, mentre presso dei ripidi canalini, si osservano sopra 1200 m a block streams. Alcuni canaloni da valanga so- Villa Rocca i PS registrano velocità tra -6 mm di quota, in corrispondenza del fronte N dei no presenti sul versante settentrionale dei monti e -15 mm. In corrispondenza di Villa Noce i monti Cantomoro e Aiona, bordati da scarpate Aiona e Cantomoro; in caso di intense nevicate si tassi di spostamento annui risultano tra -2 di degradazione e/o frana con altezza anche verifi cano distacchi localizzati dovuti ad accu- mm e +2 mm. La distribuzione dei PS relativi superiore a 100 m. muli di neve, favoriti dall’azione del vento. al dataset ERS ascendente mostra velocità Colate attive sono diffuse sul territorio La prospezione geofi sica a rifrazione, medie tra 0 mm e 10 mm, con valori massimi esaminato, nel bacino del Rio Nero e del Rio condotta a 800 m s.l.m. sopra l’abitato di in corrispondenza di Magnasco e del settore Asperelle, vicino all’abitato di Villa Rocca, Magnasco, ha permesso di identifi care due di Cerisola a valle della Strada Provinciale. mentre frane complesse attive sono state ri- unità sismo-stratigrafi che (Fig. 4). La prima I dati PS relativi al dataset ENVISAT di- levate in sponda sinistra del rio Dugaia e nel è caratterizzata da terreni omogenei con va- scendente confermano le elevate velocità bacino del T. Rezzoaglio, in corrispondenza di lori medi di VP di 600 m/s e di VS di 300 m/s: medie annue registrate dal satellite ERS con Magnasco e Cerisola. l’interpretazione derivata dalle tomografi e si- valori complessivamente negativi, se pur Precipitazioni di breve durata e forte in- smiche in onde P e S evidenzia un contrasto leggermente inferiori, contenuti tra -18 mm e tensità determinano un accentuato trasporto di impedenza sismica variabile lungo il profi lo -32 mm, con valori signifi cativi in corrispon- solido e innescano colate detritiche, come da circa 3 m a 5 m dal p.c.. La seconda unità, denza della frazione di Cerisola. Infi ne, la di- sulla Costa dell’Aiona e sulle Nove Fontane, invece, presenta terreni eterogenei, caratte- stribuzione dei PS relativi al dataset ENVISAT in testata del bacino del T. Rezzoaglio. rizzati da inversioni di velocità, con valori di ascendente mostra velocità medie variabili Tra le forme dovute alle acque correnti si VP tra 800 m/s e 1800 m/s circa e VS di circa tra 0 mm e 6 mm, inferiori, in valore assoluto, segnala, innanzitutto, che i corsi d’acqua, ac- 550 m/s. È possibile individuare un livello rispetto a quelle misurate in orbita ascenden- clivi e di breve lunghezza, sono in approfondi- saturo a circa 15-20 m dal p.c. te dal satellite ERS nel decennio antecedente.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 31

Figura 5 – Carta delle lesioni (riportate su Carta Tecnica Regionale sovrapposta al livello vettoriale degli edifici da catasto) osservate sui bersagli-edifici nelle frazioni di Magnasco, Cerisola, Villa Noce e Villa Rocca

Figura 6 – Distribuzione dei PS relativi ai dataset ERS ed ENVISAT, in entrambe le geometrie orbitali d’acquisizione (Progetto Terrafirma)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 32

Figura 7 – Schema geomorfologico. Legenda: 1. Calcari marnosi, marne argillose e marne; 2. Argilliti e argilliti siltose con arenarie; 3. Argilliti con intercalazioni calcaree; 4. Complessi rocciosi eterogenei, caotici, costituiti da arenarie ofiolitiche, brecce mono e poligeniche a matrice argillitica, brecce poligeniche a matrice arenitica, olistoliti di ultramafiti; 5. Olistoliti di basalto e brecce basaltiche; 6. Olistoliti di serpentiniti e ultramafiti; 7. Olistoliti di graniti; 8. Principali corsi d’acqua perenni (a) o stagionali e/o temporanei (b); 9. Zona umida o palustre; 10. Principali sorgenti; 11. Orlo di scarpata di degradazione e/o frana attivo (a) o inattivo (b); 12. Orlo di scarpata di frana per crollo attivo (a) o inattivo (b); 13. Orlo di scar- pata di frana per colata attivo (a) o inattivo (b); 14. Orlo di scarpata di frana per scivolamento attivo (a) o inattivo (b); 15. Orlo di scarpata di frana complessa attivo (a) o inattivo (b); 16. Canalone in roccia con scariche di detrito, attivo; 17. Frana per crollo attiva (a) o inattiva (b); 18. Frana per colata attiva (a) o inattiva (b); 19. Frana per scivolamento attiva (a) o inattiva (b); 20. Frana complessa attiva (a) o inattiva (b); 21. Paleofrana/frana antica e relitta; 22. Falda di detrito attiva (a) o inattiva (b); 23. Cono detritico, attivo: 24. Orlo di scarpata di erosione torrentizia attivo (a) o inattivo (b); 25. Orlo di scarpata di denudazione attivo (a) o inattivo (b); 26. Alveo in approfondimento; 27. Deposito lacustre attivo (a) o inattivo (b); 28. Deposito colluviale; 29. Deposito alluvionale attuale (a) o antico e/o terrazzato (b): 30. Canalone di valanga, attivo; 31. Block stream.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 33

Figura 8 – Carta morfotettonica. Legenda: 1. Faglia certa (a) o presunta (b); 2. Frattura o altra lineazione tettonica; 3. Sella; 4. Trincea; 5. Gomito (a) e doppio gomito (b) fluviale; 6. Contropendenza; 7. Discontinuità di crinale; 8. Discontinuità altimetrica di crinale; 9. Depressione chiusa; 10. Corpi di frana; 11. Traccia di sezione.

Le velocità più elevate sono rilevate nelle In conseguenza del complesso assetto controllo sull’andamento del T. Rezzoaglio e di porzioni degli abitati di Magnasco e Cerisola geologico e tettonico descritto, si è determi- cui sono evidenze morfologiche insellature e ubicate a valle della strada provinciale e in nato un sistema di blocchi che, per effetto spianate lungo i crinali; la linea di Pian delle corrispondenza di Villa Rocca. dei ribassamenti subiti, hanno condizionato Moglie, orientata anch’essa NO-SE, lungo il l’intero pendio con un profi lo a gradinata versante meridionale del M. Aiona, e quella di DISCUSSIONE caratterizzato da spianate morfologiche, in S. Stefano d’Aveto, con andamento NNE-SSO, Tutte le informazioni raccolte e le conse- debole contropendenza, e in corrispondenza testimoniata dalla evidente sella morfologica guenti elaborazioni, interpretazioni e sintesi delle quali si sono impostate aree umide e a monte dell’abitato di Villa Noce. concordano con un’ipotesi di deformazione palustri (laghi delle Lame, Agoraie, ecc.). In un simile contesto morfo-strutturale si gravitativa profonda di versante alla base La sismica a rifrazione ha messo in evi- sono sviluppati, favoriti dall’energia del rilie- del modellamento geomorfologico del setto- denza spessori delle coperture detritiche vo e dalle differenti condizioni climatiche pre- re dell’alta Val d’Aveto in studio (Roccati, ascrivibili al corpo di frana complesso dell’or- senti al passaggio tra Pleistocene e Olocene, 2011). dine di 100 m, incompatibili con un deposito intensi processi esogeni legati all’alterazione Nel versante compreso tra il crinale tra morenico, oltre alla mancanza di evidenze dei diversi litotipi presenti, all’azione delle i Monti degli Abeti e Penna ed il T. Gramizza morfologiche legate alla lunga permanenza acque correnti, della gravità e dei processi sono stati individuati indizi morfo-neotet- di signifi cativi spessori di ghiaccio. crionivali che hanno contribuito a determina- tonici, come insellature sui crinali, spesso Le deformazioni gravitative profonde di re disequilibri sui versanti. coincidenti con lineazioni e discontinuità versante che hanno interessato ampi setto- Come nel caso dell’Alta Val d’Aveto, si sono altimetriche, mentre il reticolo idrografi co è ri dell’alta Val d’Aveto e le frane, antiche e verifi cati fenomeni gravitativi profondi (Bran- caratterizzato da gomiti fl uviali e tratti lineari recenti, che ne sono derivate, sono conse- dolini et al., 2008), talora di notevoli dimen- (Fig. 7). Il corso dei torrenti Gramizza e Rez- guenza in primo luogo di fattori geologici, sioni, che hanno interessato l’intero sistema zoaglio risulta, infatti, controllato da alcuni litologici e strutturali: nel corso del solle- crinale-versante-fondovalle, più volte riattivati sistemi principali di lineazioni tettoniche, di- vamento generalizzato, che ha interessato nel corso dell’evoluzione dei sistemi vallivi an- sposte NO-SE e NNE-SSO, oltre a dislocazioni l’Appennino Ligure dal Pio-Pleistocene, si è che in presenza di condizioni climatiche diverse secondarie orientate circa N-S. formato un sistema pervasivo di lineazioni da quelle in cui si sono originate. Ad alterare le Questi elementi, unitamente a ulteriori tettoniche, sia sul margine continentale sia condizioni di stabilità dei versanti hanno con- evidenze morfologiche quali trincee, sdop- sul versante marittimo, responsabile di una tribuito anche le sollecitazioni sismiche, oggi piamenti di cresta, depressioni chiuse e serie di alti e bassi morfologici e dell’attuale con intensità relativamente più bassa rispetto contropendenze, che possono riattivare pree- assetto della linea di costa. Fra le lineazioni al periodo Plio-pleistocenico. sistenti discontinuità strutturali, consentono che assumono particolare signifi cato in rap- Le condizioni climatiche assumono un ruolo di individuare un tipico fenomeno profondo, porto ai fenomeni morfotettonici (Fanucci et fondamentale nell’attivazione dei fenomeni di ascrivibile alla tipologia rock fl ows o Sackung al., 1980), si evidenziano quella del M. Aiona, instabilità e dei dissesti idrogeologici, con par- (Bisci et al., 1996; Dikau, 1999). con andamento NO-SE, che ha esercitato un ticolare riferimento ai processi legati all’azione

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 34 erosiva esercitata dalle acque superfi ciali, anche gravitativi profondi, più volte riattivati con il vitational slope deformations, related landslides and tectonics. Engineering Geology, 38, 231-243. in conseguenza della disponibilità della risorsa procedere dell’evoluzione dei sistemi vallivi e ELTER P., MARRONI M., MOLLI, G., PANDOLFI L. (1991) - Le idrica nel territorio. In ragione della stratigrafi a delle condizioni climatiche. caratteristiche stratigrafiche del complesso di dell’area, determinata per via indiretta, l’azione La scala di osservazione di queste DGPV è M. Penna-Casanova (Alta Val Trebbia, Appenni- erosiva dei corsi d’acqua sulle coperture, uni- tale da comportare diffi coltà sia in fase di stu- no settentrionale). Atti Ticinensi di Scienze della tamente alla falda permanente che presenta dio sia di verifi ca dell’effi cacia degli interventi Terra, 34, 97-106. soggiacenza spesso inferiore a 5 m, determina strutturali fi nalizzati alla mitigazione del rischio FACCINI F., PICCAZZO M., ROCCATI A. (2009) - Pericolosità l’attività dei corpi di frana identifi cati in corri- idrogeologico. Si ritiene indispensabile, quindi, geomorfologica, clima ed escursionismo: il caso del Monte Aiona (Parco Naturale dell’Aveto, Ligu- spondenza dei centri abitati, con velocità dei poter disporre di tecniche di monitoraggio diffe- ria). In: “Il patrimonio geomorfologico come risorsa movimenti signifi cativi, ancorché classifi cabili renziate, con approccio multi-scalare, in modo per un turismo sostenibile” (a cura di P. Coratza, in molto lenti (Cruden e Varnes, 1996) da poter consentire un controllo dei dati ottenu- M. Panizza), SAO Società Archeologica s.r.l., 67-84. ti con le diverse metodologie: dalle tradizionali FANUCCI F., PINTUS S., TEDESCHI D., VIGNOLO A. (1980) CONCLUSIONI tecniche di indagine diretta, capaci di raggiun- - Dati preliminari sulla neotettonica dei Fogli Negli ultimi venti anni lo studio delle gere profondità maggiori ed estese in relazione 83-94 Rapallo - Chiavari. Estratto da: Contri- DGPV è cresciuto notevolmente a livello scien- alle dimensioni dei fenomeni indagati, a metodi buti preliminari alla realizzazione della Carta Neotettonica d’Italia, 356, 1308-1311. tifi co e questi fenomeni sono stati identifi cati sperimentali di controllo remote sensing (Saroli FEDERICI P.R., CAPITANI M., CHELLI A., DEL SEPPIA N., in differenti contesti geografi ci e ambientali et al., 2005), come nel caso della tecnica interfe- SERANI A. (2004) - Atlante dei centri instabili (Crescenti et al., 1994; Dramis e Sorriso Valvo, rometrica satellitare dei Permanent Scatterers. della Liguria. Vol. II, Provincia di Genova. Pro- 1994; Dramis et al., 1995). gramma speciale SCAI del CNR.GNDI Regione La ricaduta e l’importanza del loro ricono- BIBLIOGRAFIA Liguria, 104-107 scimento è evidente in tema di pianifi cazione ALMAGIÀ R. (1907) - Studi geografici sulle frane in ISSEL A. (1892) - Liguria geologica e preistorica. territoriale e in relazione allo stato di attività Italia. Volume 1: Appennino Settentrionale e il Genova, vol. 1., 118. dei corpi franosi associati che possono deter- Preappennino Tosco-Romagnolo. Memorie della LOSACCO U. (1940) - Appunti sulla morfologia gla- Società Geografica Italiana, 13, 185-186. ciale dell’Appennino Settentrionale. Bollettino minare rischio idrogeologico. BISCI C., DRAMIS F., SORRISO-VALVO M. (1996) - Rock della Società Geografica Italiana, 5, 86-107. La dettagliata conoscenza di questi movi- Flow (Sackung). In: “Landslide recognition - LOSACCO, U. 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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 FRANCESCO FACCINI 35 Università degli Studi di Genova, Di.S.T.A.V., Valutazione e-mail: [email protected] della vulnerabilità intrinseca LUIGI PERASSO Delegazione Speleologica Ligure dell’acquifero carsico e-mail: [email protected] IVANO RELLINI Università degli Studi di Genova, Di.S.T.A.V., nel Bric Tampa (Alpi Liguri): e-mail: [email protected]

1 CLAUDIA SCOPESI risultati preliminari Università degli Studi di Genova, Di.S.T.A.V., e-mail: [email protected]

ALESSANDRO SACCHINI consulente geologo (Ph.D.) e-mail: [email protected]

1 PREMESSA li acquiferi carsici costituiscono una importante risorsa idrica, che in questi ultimi anni sta assumendo valenza stra- tegica (IUCN, 1997); nel 1975, secondo Gdati FAO e UNESCO, il 30% dell’acqua potabile disponibile su scala mondiale proveniva da mas- sicci carbonatici; nel 2025 si stima che questo fabbisogno avrà raggiunti l’80%(AA.VV., 2007). L’acqua nelle aree carsiche, anche in fun- zione degli apporti meteorici, costituisce una Figura 1 – Inquadramento geografico dell’area studiata; a destra il modello tridimensionale digitale elaborato sulla base risorsa fondamentale per l’approvvigionamento della Carta Tecnica Regionale numerica alla scala 1:5000 di molte città, soprattutto da quando le falde nei depositi alluvionali sono sempre più soggette a fenomeni d’inquinamento: in Italia sono note le sorgenti ipogee del Timavo a Trieste, dell’Acqua Marcia a Roma, del Peschiera a L’Aquila. Anche in Liguria si verifi ca una situazione analoga: le falde multistrato più signifi cative in termini idrogeologici sono anche quelle più soggette a inquinamento, poiché su di esse insiste la copertura urbana e le connesse at- tività antropiche, come nel caso delle piane alluvionali della Spezia, Chiavari e Lavagna, Genova, Savona, Albenga e Ventimiglia. Sono note le sorgenti carsiche captate che alimen- tano acquedotti locali, come per i comuni di Figura 2 – Le aree carsiche della Liguria come perimetrate dalla L.R. n. 14/1990 con evidenziato il Bric Tampa. Legenda: 1 - , 2 – Magliocca, 3 – Roverino, 4 – Barbaira, 5 – Toraggio, 6 – Pietravecchia, 7 - Alta Valle Argentina, Campomorone, , Maissana, Ne, No- 8 – Prearba, 9 – Guardiabella, 10 – Piancavallo, 11 - Monte dei Cancelli, 12 – Pennavaira; 13 – Bergeggi, 14 - Stella Corona, li, Rezzo e Varese Ligure, che sfruttano alcuni 15 – Adelasia, 16 – Pallare, 17 - Bric Tana, 18 - Valle dei Tre Re, 19 – Giovetti, 20 – , 21 – Montenero, 22 – Ravinazzo, 23 - Monte Acuto/Picaro, 24 - di Loano, 25 - Bric Tampa, 26 – , 27 - Rocca delle Fene, 28 - Monte Grosso, acquiferi dei massicci carbonatici liguri. 29 - Borgio/Caprazoppa, 30 - Carpanea/Rocca di Perti, 31 - Manie/Capo Noli, 32 - S.Bernardino/Orco; 33 - Monte Gazzo, 34 - A causa del grado di permeabilità e del- Alta Val Chiaravagna, 35 – Isoverde, 36 - Alta Val Graveglia; 37 – Montemarcello, 38 - Lama della Spezia, 39 - Monte Verruga le caratteristiche geologiche dei complessi calcarei, gli acquiferi carsici sono in genere presenta: all’intera area veniva semplicemente quifero carsico del Bric Tampa (Alpi Liguri); ritenuti vulnerabili nei confronti di potenziali assegnato il massimo grado di vulnerabilità, si tratta della prima ricerca di questo tipo in fonti di inquinamento. Nell’ambito della va- senza ulteriori approfondimenti. Liguria, applicata a un territorio di elevato lutazione della vulnerabilità degli acquiferi, Soltanto negli ultimi anni l’attenzione su pregio paesaggistico e ambientale (Fig. 1). l’analisi delle problematiche relative alle aree questi complessi idrogeologici è aumentata, La stima del grado di vulnerabilità è stata carsiche è stata poco sviluppata a causa della poiché da un lato è emersa l’opportunità di ottenuta applicando il sistema parametrico complessità che questo sistema idrogeologico sviluppare ricerche sulle risorse idriche, SINTACS proposto nell’ambito degli studi dall’altro si è evidenziata la necessità di sal- sugli acquiferi a scala nazionale (CIVITA, DE vaguardare l’ecosistema di questi acquiferi MAIO, 1997; 2000) e più recentemente adat- 1 Lavoro svolto con i fondi del Progetto di Ricerca (CIVITA et al.,1992; FORTI et al., 2000; ZINI et tato ad alcuni casi del carso classico (CUCCHI d’Ateneo 2010, Università degli Studi di Genova (re- al., 2006). et al., 2000; 2002; 2008). L’applicazione del sponsabile scientifi co: F. Faccini). Hanno collaborato L’obiettivo di questo lavoro è la valuta- sistema SINTACS in Liguria può consentire il alla ricerca C. Cavallo e F. Poggi (Regione Liguria). zione della vulnerabilità intrinseca dell’ac- confronto con altri casi nazionali, fornendo

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 36 l’opportuna taratura del modello e la propo- 1 3 sta sperimentale di modifi che e integrazioni. Per disporre dell’indispensabile confronto 2 4

con il risultato ottenuto è stato identifi cato il 5 tipo di acquifero carsico attraverso l’installa- zione di una sonda multi-parametrica per il 6 monitoraggio in continuo nella sorgente della 7 Grotta Garbo delle Conche (93 Li nel catasto speleologico ligure), ubicata nel settore orien- 8 tale del Bric Tampa. I dati rilevati nella sorgente 9 sono stati confrontati con i parametri climatici esterni, utilizzando le informazioni registrate in alcune stazioni afferenti alla rete ARPA Liguria.

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE E GEOMORFOLOGICHE DEL BRIC TAMPA Il Bric Tampa è una delle 39 aree carsiche della Liguria individuate con la Legge Regio- nale n° 14/1990 (Fig. 2): presenta una super- fi cie di 3 km2 e quasi 6 km di sviluppo ipogeo Figura 3 – Schema geologico del Bric Tampa (modificato da Menardi Noguera, 1984). Legenda: 1. coperture detritiche e rilevato, di cui quasi 5 km appartengono alla depositi alluvionali; 2. Dolomie di San Pietro dei Monti (Trias medio); 3. Dolomie di San Pietro dei Monti (Anisico); 4. Quarziti Grotta degli Scogli Neri (435 Li) e poco meno di Ponte di Nava; 5. Verrucano Brianzonese; 6. Porfiroidi del Melogno e Scisti di Gorra; 7. giacitura di strato; 8. faglia; 9. lineazione tettonica; 10. Cavità naturale. In alto a sinistra, schema delle unità tettoniche nell’area studiata, modificato da di 1 km alla Grotta del Garbo delle Conche Menardi Noguera, 1994 (1. U. di Mallare; 2. U. di Castelvecchio-Cerisola; 3. U. di M. Carmo) e profilo geologico, modificato (FACCINI et al., 2011). da Menardi Noguera 1981 (GdC: Grotta Garbo delle Conche; GdSN: Grotta degli Scogli Neri, posizione proiettata) L’area carsica del Bric Tampa fa parte di un più vasto affi oramento di rocce carbonatiche che sa generatasi dall’interferenza di una grande vocando il sovralluvionamento della zona a interessano gran parte del massiccio del Monte piega antiforme coricata rovesciata verso N e monte. In regime ordinario il T. Maremola si Carmo di Loano. ll Bric Tampa è ubicato a pochi una serie di pieghe trasversali a piano assia- perde, infatti, a monte della frana e ricompare chilometri dal mare nella Riviera di Ponente, alle le verticale e ampio raggio di curvatura, fra dopo almeno 1,5 km nel punto in cui termina- spalle dei centri di Loano e Pietra Ligure, in pro- cui domina una grande antiforme con piano no le alluvioni grossolane miste a detrito ed vincia di Savona presenta altezza di circa 800 assiale immergente a E-NE (Menardi Noguera, il torrente attraversa una forra incisa nelle m s.l.m. e una morfologia asimmetrica, raccor- 1984). Tutta la struttura è attraversata da un quarziti. dandosi a SO con la più pronunciata catena del reticolo di lineazioni tettoniche fra cui spicca La frana viene anche attraversata dalle Bric Aguzzo, mentre a NE i versanti presentano la faglia del Bric Tampa, a direzione N-S, con acque della sorgente Garbo delle Conche per elevata acclività in direzione della Val Maremola. labbro orientale ribassato e rigetto verticale di la parte non captata; il defl usso sotterraneo Le sorgenti più basse di tutto il sistema circa 150 m. Questa lineazione, e in generale alimenta alcune sorgenti alla base della fra- emergono nell’alveo del T. Maremola a circa l’assetto strutturale, risultano fondamentali na in sponda destra del T. Maremola. Sulla 160 m s.l.m. con un potenziale carsifi cabile di per l’evoluzione geomorfologica generale del frana del Bric Tampa sono presenti depositi di circa 640 m (CAVALLO, PONS, 1999). massiccio del Bric Tampa, e del modellamento brecce calcareo-dolomitiche che testimonia- Il Bric Tampa rappresenta uno degli ele- carsico in particolare. no l’evoluzione morfoclimatica quaternaria menti tettonici appartenenti all’Unità di M. Il Massiccio del Bric Tampa presenta for- della Val Maremola. Carmo (Fig. 3), nel settore centro-orientale me, processi e depositi legati all’azione delle Alcuni indizi morfoneotettonici (trincee, del Brianzonese ligure (VANOSSI, 1980), ca- acque correnti e alla gravità; forme carsiche sdoppiamenti di cresta, corsi d’acqua rettili- ratterizzata da un basamento paleozoico di sono visibili esclusivamente in ambiente nei, insellature, gomiti e doppi gomiti fl uviali, metavulcaniti acide permiane (Porfi roidi del ipogeo. Il reticolo idrografi co, di basso ordine depressioni chiuse) suggeriscono all’origine Melogno) e da una successione mesozoica gerarchico, si presenta in approfondimento a di questa frana una deformazione gravitati- costituita da quarziti bianche stratifi cate del causa del tasso di sollevamento della catena va profonda di versante che coinvolge l’intero Trias inferiore (Quarziti di Ponte di Nava), una alpina ligure. pendio tra il Bric Tampa e il T. Maremola. Alla potente sequenza calcareo-dolomitica di età Lungo i versanti si osservano limitati base di questo fenomeno si possono descri- anisico-ladinica (Dolomie di San Pietro dei depositi colluviali per il dilavamento dovuto vere le caratteristiche litologiche (contrasto Monti) e calcari marmorei attribuiti al MaIm alla elevata acclività, mentre più diffusi sono rigido-plastico degli ammassi rocciosi) e l’at- (Calcari di Val Tanarello). depositi detritici legati al crollo di elementi tività neotettonica dell’area, Tale successione è esposta in cinque gran- lapidei. La struttura geologica del Bric Tampa di affi oramenti, che individuano altrettanti Sul versante orientale del Bric Tampa si condiziona anche l’idrogeologia carsica e i elementi tettonici nell’Unità di Monte Carmo: osserva una grande frana, delineata dalla suoi limiti. Infatti, la presenza di due am- I’E. del Bric Agnellino, l’E. del Monte Pianosa, scarpata attiva, costituita da blocchi di dolo- massi carbonatici separati da una fascia di la Lama di San Michele, l’E. del Monte Ravinet mie e quarziti frammisti a detrito meno gros- rocce impermeabili e dislocate dalla faglia e l’E. del Bric Tampa (MENARDI NOGUERA, 1981). solano, spesso mascherati dalla vegetazione. del Bric Tampa, determina due sistemi quasi Quest’ultimo emerge in fi nestra tettonica da L’evoluzione del movimento di massa ha sovrapposti, ma poco comunicanti fra loro: a sotto ai porfi roidi dell’Unità di Mallare e con- causato lo sbarramento, almeno parziale, del E il sistema del Garbo delle Conche che si svi- fi na ad O con l’E. del Bric Agnellino. T. Maremola: è possibile che l’elevata perme- luppa interamente nel blocco superiore, a O il Il motivo strutturale dell’E. del Bric Tampa abilità del corpo di frana abbia in qualche sistema degli Scogli Neri che si articola nel può essere descritto come una cupola comples- modo garantito il defl usso delle acque pro- blocco inferiore (Fig. 4). Entrambi i sistemi so-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 a un percorso non rilevato di almeno 1 km, alla dove il pedice r sta per punteggio e w per 37 sorgente Rué, nell’alveo del T. Maremola. peso associato ad ogni parametro (Fig. 5). Il metodo SINTACS ha una struttura re- METODO SINTACS: GENERALITÀ lativamente complessa, adatta ad essere E RISULTATI trattata in ambiente GIS. I dati esistenti Il SINTACS è un sistema a punteggi che sulle caratteristiche geologiche, geomorfo- prende in considerazione sette parametri per logiche e idrogeologiche dell’area sono stati la valutazione della vulnerabilità intrinseca raccolti e rielaborati su base cartografi ca in dell’acquifero: la Soggiacenza della falda, scala 1:5000 e successivamente trattati con le caratteristiche dell’Infi ltrazione effi ca- ArcGis 9.3. Questa piattaforma GIS è ritenuta b ce, l’azione autodepurante del Non saturo, effi cace per le operazioni di sovrapposizione la Tipologia di copertura, i caratteri idro- ponderata di carte necessarie per ottenere la geologici dell’Acquifero, la Conducibilità carta della vulnerabilità intrinseca. Nel caso idraulica dell’acquifero e del non saturo, le in esame il GIS utilizzato ha elaborato una caratteristiche morfologiche della Superfi cie griglia elementare rappresentata da quadrati topografi ca. di 5 m di lato derivati dalla base vettoriale Figura 4 – Carta delle sorgenti e dei pozzi (P) dell’area del Bric Tampa e sezione idrogeologica illustrativa dei comples- A ciascun parametro è attribuito un pun- cartografi ca regionale. Di seguito vengono si del Garbo delle Conche (E) e degli Scogli Neri (E). teggio da 1 a 10 secondo le caratteristiche esposti i parametri oggetto di cartografi a, litologiche, morfologiche, idrauliche, naturali desunti attraverso i dati geologici e idrogeo- no poco conosciuti dal punto di vista idrogeo- dell’area e dei complessi rocciosi coinvolti. logici disponibili. I limiti dell’area esaminata logico: quello del Garbo delle Conche assorbe La vulnerabilità intrinseca fi nale, indice sono quelli perimetrati con la Legge Regionale acqua probabilmente sottesa dal bacino del SINTACS, è la somma dei punteggi dei sette n. 14/1990 (Fig. 6a, 6b): Rio della Chiesa (CALANDRI, 1990), ma non so- parametri ed è ottenuto dalla sovrapposizione • SOGGIACENZA: trattandosi di un sistema no note cavità assorbenti nella zona a monte; delle carte in cui ad ogni elemento areale è complesso di tipo carsico e in assenza il sistema degli Scogli Neri è ancora meno assegnato un punteggio da 1 a 10 moltipli- di uno schema definito di circolazione conosciuto, sia per quanto riguarda la zona cato per il peso assegnato a ogni parametro idrica, la soggiacenza è stata valutata di assorbimento sia per la circolazione idrica d’ingresso: attraverso la profondità della falda sul- a valle del sifone terminale, dove le acque si la base dei pochi dati diretti ricavati da infi ltrano per riemergere probabilmente, dopo I SINTACS=SorSow+IrIw+NrNw+TrTw+ArAw+CrCw+SrSw pozzi e sondaggi, attraverso informazioni

Figura 5 – schema di flusso del sistema parametrico SINTACS (modificato da Cucchi et al., 2000)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 38 speleologiche sulle diverse sorgenti della zona, sovrapponendo lo sviluppo di cavi- tà ipogee attive alla base cartografica. I dati sono stati quindi raccordati con le quote dei torrenti esterni, principali e mi- nori. In generale la soggiacenza, per la morfologia complessiva del Bric Tampa, è superiore a 100 m (punteggio minimo, 2), solo in corrispondenza dei corsi d’acqua è inferiore a 25 m (punteggio massimo, 8). • INFILTRAZIONE Efficace: le precipitazioni nette possono favorire il trascinamento in profondità di potenziali inquinanti, prima nell’insaturo, poi nella zona di sa- tura. L’infiltrazione efficace dipende dalla precipitazione e dalle condizioni idrogeo- logiche superficiali legate al coefficien- te di infiltrazione potenziale, stimato in base alla litologia o alle caratteristiche del suolo: la carta è stata ottenuta dalla derivazione dello schema litologico, attri- Figura 6a – valori dei parametri SINTACS delle carte di Soggiacenza (s), dell’Infiltrazione efficace (i), dell’autodepurazione buendo agli ammassi rocciosi i relativi del Non saturo(n), della Tipologia di copertura (t). indici di infiltrazione e tenendo conto dei valori di precipitazione ed evapotra- spirazione dell’area secondo il bilancio idrogeologico inverso. Si è ottenuta una infiltrazione efficace tra 400 e 550 mm/a, con punteggio variabile tra 6 e 10. • AUTODEPURAZIONE DEL NON SATURO: è lo spazio tra la base del suolo e la super- ficie di falda (lo spessore dell’ammasso roccioso insaturo), che rappresenta la seconda barriera di protezione dell’acqui- fero. La carta tematica è stata ottenuta per derivazione dalla carta litologica e in particolare la permeabilità verticale e quindi il grado di fratturazione e di car- sificazione, così come appaiono in super- ficie, ipotizzando che queste rimangano analoghe anche nel sottosuolo (prevalenti dolomie, punteggio pari a 7, e quarziti, punteggio pari a 1). • TIPOLOGIA DI COPERTURA: il suolo contri- buisce all’abbattimento dell’inquinante. Figura 6b – valori dei parametri SINTACS delle carte della litologia dell’Acquifero (a), della Conducibilità idraulica (c), della Nonostante nell’area del Bric Tampa il carta dell’acclività e della Superficie topografica (s), della linea dei pesi utilizzata (pesi) substrato roccioso sia coperto da sotti- li spessori di suolo, in mancanza di una te, una volta arrivato alla zona satura. Nel nella zona satura dell’acquifero e forni- carta pedologica di dettaglio, si è ritenuto caso sono state considerate le caratteri- sce indicazioni sul movimento con cui un importante considerare l’azione di prote- stiche idrogeologiche dell’acquifero e il potenziale inquinante può raggiungere zione e attenuazione dei differenti tipi di suo grado di permeabilità relativa: poro- un bersaglio. La conducibilità idraulica copertura vegetale. In corrispondenza delle sità primaria per terreni, composizione mi- è stata stimata attraverso alcune corre- aree con substrato affiorante il punteggio è nero-petrografica e grado di fratturazione lazioni empiriche basate sulle caratteri- stato assegnato pari a 10. La aree prative per ammassi rocciosi. Anche in questo ca- stiche delle discontinuità dell’ammasso e i coltivi offrono una discreta protezione so la carta tematica che descrive questo confrontate con tabelle bibliografiche (punteggio 6), mentre le zone boschive e parametro è derivata da quella litologica (Heath, 2004); agli ammassi dolomitici è arbustive si impostano su aree che presen- superficiale interpolando alcune sezioni associata una conducibilità idraulica di tano discrete caratteristiche tessiturali del geologiche: depositi alluvionali a parte, 1-10 m/d, alle quarziti di 10-2-10-3 m/d e suolo e quindi una significativa protezione cui compete il punteggio massimo (10), ai porfiroidi di 10-4-10-5 m/d. Alle dolomie (punteggio pari a 2). alle dolomie è stato assegnato un peso di è stato assegnato un peso di 3, mentre alle • LITOLOGIA DELL’ACQUIFERO: descrive le 6, mentre alle quarziti e porfiroidi è stato litologie non carbonatiche un valore di 1. caratteristiche idrogeologiche dell’acqui- assegnato un peso di 1. • SUPERFICIE TOPOGRAFICA: questo para- fero, ossia la possibilità di abbattimento • CONDUCIBILITÀ IDRAULICA: questo para- metro influenza fortemente la vulnerabi- e/o mitigazione di un potenziale inquinan- metro rappresenta la velocità dell’acqua lità in quanto a parità di precipitazione la

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 pendenza regola il rapporto tra ruscella- 39 mento e la velocità di dell’acqua al suolo. L’acclività è stata calcolata utilizzando un DEM realizzato con maglia 5x5 m dalla base vettoriale cartografica regiona- le citata. L’area del Bric Tampa mostra pendenze sempre superiori a 30%, cui compete il punteggio più basso, pari a 1. • PESI: il sistema SINTACS prevede anche la definizione areale dei pesi al fine di esaltare alcuni parametri in ragione della situazione idrogeologica; tali fattori pon- deratori (pesi) sono compresi tra 1 e 5 e possono cambiare, mantenendo costante a 26 la loro somma. Al fine di ottenere un’analisi più severa, finalizzata a verifi- care l’applicabilità del metodo in ambito ligure, sono state assegnate quattro linee di pesi (Longo et al., 2000): per l’ammas- Figura 7 – carta della vulnerabilità intrinseca, preparata con arcGIS adottando il sistema parametrico SINTACS so roccioso dolomitico è stata adottata la stringa carsismo, al substrato di quarziti o per soggiacenza della falda inferiore a interna alla cavità: si è registrato un anda- e porfiroidi la stringa del sistema fessu- 100 m, soprattutto lungo i torrenti, a cau- mento più o meno costante di 100 l/s, fatta rato, per le coperture detritiche terrazza- sa della temporanea vicinanza della tavo- eccezione per un picco autunnale di circa 180 te è stato valutato un impatto rilevante e la d’acqua alla superficie topografica; l/s. La conducibilità elettrica (in media pari a infine in corrispondenza dei corsi d’acqua - media nel 41% dell’area perimetrata 220-230 microS/cm) mostra in corrispondenza e nell’immediato intorno, sono state si- corrispondente soprattutto all’ammasso dell’evento di pioggia critico un incremento, in mulate condizioni di drenaggio marcato. roccioso dolomitico, nel quale la veloci- analogia con la variazione di temperatura (tra tà dell’acqua è rallentata dalla tipolo- 10.1 e 10.5 °C), ascrivibile a un fenomeno di VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITÀ gia del reticolo, mentre l’infiltrazione è pistonaggio che ha rimobilitato acque già pre- INTRINSECA sostanzialmente impedita dalle elevate senti e stazionanti nel sistema ipogeo a seguito La carta della vulnerabilità intrinseca si pendenze del versante; dell’eccezionale aumento del carico idraulico. ottiene sommando in ciascuna cella i punteggi - bassa per il 14% corrispondenti alle aree di Evento critico piovoso a parte, non si osservano attribuiti ai parametri, ciascuno moltiplicato affioramento dei massicci non carbonatici; variazioni signifi cative dei parametri in rela- per il coeffi ciente relativo alla linea di pesi - molto bassa per il 12% dell’area totale, zione con le precipitazioni esterne, in coerenza prescelta. Al termine del calcolo si ottiene per sempre corrispondenti a litologie non con quanto già osservato in studi speleologici ogni maglia un valore (indice di vulnerabilità carbonatiche su versante acclive e con sull’area e probabilmente dovuto al controllo SINTACS) che varia da 26 a 260. Questi valo- soggiacenza superiore a 100 m. idrogeochimico della copertura detritica del ri sono normalizzati in modo da ottenere una settore tra la testata del Rio della Chiesa e il scala da 1 a 100, di più facile lettura; per la MONITORAGGIO DELLA SORGENTE GARBO Bric Aguzzo (CALANDRI, 1990). rappresentazione cartografi ca i valori dell’in- DELLE CONCHE Il sistema idrogeologico risulta pertanto dice SINTACS sono raggruppati in 6 classi Come accennato in premessa, al fi ne di costituito da un complesso bacino sotterra- corrispondenti a una valutazione qualitativa determinare la tipologia di reticolo carsico, è neo, diffusamente carsifi cato nell’ammasso del grado di vulnerabilità: molto bassa, bassa, stata installata una sonda multi-parametrica dolomitico e da alcune sorgenti carsiche lega- media, alta, elevata, molto elevata. (trasduttore con data-logger incorporato) per te all’infi ltrazione effi cace, che evidenziano la La Carta della vulnerabilità intrinseca il monitoraggio in continuo nella sorgente car- presenza nell’area di una signifi cativa risorsa dell’area carsica del Bric Tampa presenta i sica della Grotta Garbo delle Conche, in corri- idrica sotterranea. seguenti aspetti (Fig. 7): spondenza dell’opera di presa interna dell’ac- L’idrodinamica del sistema è prevalen- - una vulnerabilità molto elevata solo per quedotto comunale di Giustenice (Fig. 8). temente improntata su una circolazione a il 6 % del territorio, legata ai depositi al- I dati rilevati nella sorgente sono stati dreni interdipendenti assimilabile al carso luvionali del T. Maremola a monte della confrontati con i parametri climatici esterni tipo 2, o rather developed karst (CUCCHI et al., stretta valliva sottostante la Grotta Garbo al sistema: nel caso sono stati utilizzati i dati 2004): si nota presenza di numerose vie di delle Conche e caratterizzati da aree pia- registrati presso le stazioni Castellari, Passo drenaggio preferenziale, circolazione semi- neggianti con bassa soggiacenza della del Melogno e Calice Ligure, afferenti alla rete dispersiva nella rete di condotti e fratture e falda; ARPA Liguria. l’esistenza di una zona satura con serbatoi - elevata, sempre nel 6% del territorio, in I risultati del monitoraggio in continuo della semi-indipendenti. alcune porzioni pianeggianti di fondoval- portata, conducibilità e temperatura, in rappor- le, escluse pertanto dall’acquifero carsi- to alle precipitazioni esterne, hanno consentito CONCLUSIONI co, e in zone sommitali a bassa acclività, una prima defi nizione della tipologia del reticolo Il risultato ottenuto applicando il siste- senza correlazione apparente con forme di defl usso sotterraneo (Vigna, 2007). ma parametrico SINTACS con una linea di carsiche superficiali; Il monitoraggio idrogeologico condotto nel pesi particolarmente severa, soprattutto - alta nel 21% del territorio e ascrivibile al- periodo aprile 2011-febbario 2012, non ha per l’impatto rilevante in corrispondenza dei la presenza di coltivi (cui è stato esaltato rilevato signifi cative infl uenze tra precipita- terrazzamenti, mostra per l’ammasso dolo- volutamente il peso per impatto rilevante) zioni esterne e altezza d’acqua nella sorgente mitico carsifi cato un grado di vulnerabilità

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 40 a CIVITA M., MANZONE L., OLIVERO G., VIGNA B. (1992) - Approcci sinergici nelle ricerche sui sistemi idrogeologici carbonatici del Piemonte meridio- nale. Atti del Convegno “Ricerca e protezione delle risorse idriche sotterranee delle aree mon- tuose”, Brescia, vol. 1, 53-86. CUCCHI F., FORTI P., ZINI L. (2004) - The vulnerability of complex karst hydrostructures: problems and per-

0,300 11,5 spectives. Geofisica Internacional, vol. 43, 4, 1-8. C (mS/cm) t (°C) CUCCHI F., FRANCESCHINI G., ZINI L., AURIGHI M. (2008) 11,3 0,250 - Intrinsic vulnerability assessment of Sette 11,1 Comuni Plateau aquifer (Veneto Region, Italy). 10,9 0,200 Journal of Environmental Management, 88, 10,7 984-994. 0,150 10,5 CUCCHI F., MARINETTI E., MASSARI G., OBERTI S., PIANO 10,3 C., ZINI L. (2002) - La carta della vulnerabilità 0,100 10,1 integrata delle sorgenti Fontanone di Paitone

conducibilità (mS/cm) e Pedimonte di Botticino. In: Dalle sorgenti ai 9,9 0,050 temperatura dell'acqua (°C) pozzi & dai pozzi alle sorgenti, a cura di P. Forti 9,7 e G. Marchesi, Quaderni di Sintesi - ASM, 58, 0,000 9,5 85-97, Brescia. 200 140 180 Q (l/s) P (mm/h) CUCCHI F., MARINETTI E., MASSARI G., ZINI L. (2000) 120 160 - Carta della vulnerabilità intrinseca dell’ac- 140 100 quifero carsico triestino e isontino. Le Grotte 120 80 d’Italia, s. V, 1 (2000), 21-31. 100 FACCINI F., PERASSO L., POGGI F., VERNASSA A. (2011) - Le 80 60 portata (l/s) portata aree carsiche della Liguria: uno strumento per 60 40 40 la tutela e la valorizzazione della geodiversità. 20 precipitazioni (mm/h) 20 Engineering, Hydro, Environmental Geology,14, 0 0 71-82. FORTI P., CUCCHI F., PICCINI L., PICOTTI V., FUSTINI R., MARCHESI G., MARINETTI E., MASSARI G., OBERTI S., PASINETTI V., PIANO C., ZINI L. (2000) - Carta della 03.04.2011 01.05.2011 28.05.2011 24.06.2011 22.07.2011 18.08.2011 15.09.2011 12.10.2011 09.11.2011 06.12.2011 02.01.2012 30.01.2012 b vulnerabilità integrata all’inquinamento degli Figura 8 – Grotta Garbo delle Conche: ubicazione della sonda di rilevamento e monitoraggio idrogeologico nel periodo apr acquiferi carsici della porzione meridionale del- 2011/ feb 12 (C: conducibilità elettrica, t: temperatura dell’acqua, Q: portata misurata; P: precipitazioni esterne rilevate le Prealpi Bresciane 1:10.000. DB Map, Firenze. alla stazione di Castellari). HEATH R.C. (2004) – Basic ground-water hydro- logy. U.S. Geological Survey Water-Supply Paper prevalentemente medio, in contrasto con il La carta della vulnerabilità integrata può 2220. 86 p. principio secondo il quale un acquifero car- essere ottenuta sovrapponendo alla carta IUCN WORLD COMMISSION FOR PROTECTED AREAS (1997) - sico è automaticamente molto vulnerabile. della vulnerabilità intrinseca le fonti di inqui- Guidelines for cave and karst protection. Il monitoraggio idrogeologico nella Grotta namento o di attenuazione reali e potenziali; LONGO C.A., ANDREO B., CARRASCO F., CUCCHI F., VÍAS J., JIMÉNEZ P. (2000) - La vulnerabilità intrinseca Garbo delle Conche ha messo in evidenza un la metodologia proposta può risultare una all’inquinamento dell’acquifero carsico della reticolo dispersivo e quindi una circolazione possibilità operativa di gestione del territorio, Sierra de Libar (Cordigliera Betica – Spagna rallentata e meno sensibile a inquinamenti come primo livello di studio per acquiferi car- Meridionale). Quaderno del Museo Carsico Geo- esterni, sostanzialmente coerente con quanto sici, nel piano di tutela delle acque previsto logico e Paleontologico, 8, 3-46. ricavato con l’applicazione del SINTACS. dal D. Lgs. 152/2006. MENARDI NOGUERA A. (1981) - Tettonica polifasata I risultati preliminari ottenuti forniscono nel settore centrorientale del Brianzonese ligu- indicazioni generali sulla vulnerabilità di BIBLIOGRAFIA re. Bollettino della Società Geologica Italiana, 100, 527-540. quest’area, dove esistono dettagliati studi di AA.VV. (2007) - L’acqua nelle aree carsiche in Italia (Cucchi F., Forti P. & Sauro U. eds.). Memorie MENARDI NOGUERA A. (1984) - Nuove osservazioni geologia stratigrafi ca e strutturale, ma sono sulla struttura del massiccio del Monte Carmo ancora scarse le informazioni sulla dinamica dell’Istituto Italiano di Speleologia, serie II, vol. XIX, Bologna. (Alpi Liguri). Bollettino della Società Geologica geomorfologica e sui parametri idrogeologici Italiana, 103 (2), 189-203. CALANDRI G. (1990) - Note idrologiche sul Garbo dell’acquifero ipogeo. de Conche 93 Li (Val Maremola, SV). Bollettino VANOSSI M. (1980) - Les unités géologiques des Inoltre, non esistono studi pedologici, la Bollettino Gruppo Speleologico Imperiese, 34, Alpes Maritimes entre l’Ellero et la Mer Ligure: cui mancanza è stata colmata con un rile- 11-16. un aperçu schématique. Mem. Sc. Geol. Padova, 34, 101-142. vamento speditivo diretto che ha permesso CAVALLO C., PONS E. (1999) - Ipotesi evolutiva della Grotta degli Scogli Neri (Bric Tampa, Alpi Ligu- VIGNA B. con un contributo di CALANDRI G. (2001) di differenziare le zone con suoli sviluppati - Gli acquiferi carsici. Quaderni didattici del- da quelle dove la roccia è affi orante o sono ri) sulla base della datazione di alcuni depositi calcitici. Bollettino Gruppo Speleologico CAI la Società Speleologica Italiana, vol. 12, Erga presenti spessori di copertura ridottissimi. Bolzaneto, 10, 22-26. edizioni, Genova. Nel complesso, il metodo SINTACS si è di- CIVITA M., DE MAIO M. (1997) - SINTACS: un sistema VIGNA B. (2007) - Schematizzazione e funziona- mostrato applicabile a questa zona carsica; i parametrico per la valutazione e la cartografia mento degli acquiferi in rocce carbonatiche. grafi ci per la determinazione dei punteggi as- della vulnerabilità degli acquiferi all’inquina- Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia, segnati ai parametri dovranno essere rivisti, mento. Metodologia e automatizzazione. Pita- serie Geologica e Geofisica, 19, 21-26. gora Editrice, Bologna. ZINI L., FORTI P., CUCCHI F. (2006) - La carta della una volta ottenute informazioni più dettaglia- vulnerabilità intrinseca e integrata alla conta- te su alcuni parametri, adottando i punteggi CIVITA M., DE MAIO M. (2000) - Valutazione e car- tografia automatica della vulnerabilità degli minazione per l’area carsica del Monte Covria modifi cati secondo quanto suggerito con il acquiferi all’inquinamento col sistema para- (Friuli, Italia). Ingegneria e Geologia degli Ac- sistema PRO-KARST (CUCCHI et al., 2008). metrico SINTACS R5. Pitagora Editore, Bologna. quiferi, 21, 19-26.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 CORRADO GIOLITO 41 Interferenza tra precipitazioni, Comunità Collinare Alto Astigiano LUCIANO MASCIOCCO stabilità geomorfologica Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Torino e strade comunali nel territorio SILVIA PASTORMERLO Dipartimento di Scienze della Terra, della Comunità Collinare Università degli Studi di Torino MAURIZIO PIGNATELLI Alto Astigiano Comunità Collinare Alto Astigiano MAURIZIO TOJA (Piemonte centrale, Italia) Regione Piemonte – Settore OO.PP. di Asti

1. INTRODUZIONE el territorio collinare del Piemonte centrale, le problematiche legate al dissesto idrogeologico diventano negli anni sempre più considerevoli, anche aN fronte di eventi meteorici non eccezionali. La situazione si aggrava se si conside- ra che i fondi stanziati per il ripristino delle aree interessate dai dissesti decrescono col passare degli anni invece che assecondare le reali esigenze. La necessità di intervenire sulla preven- zione del rischio idrogeologico diventa quindi una priorità, da perseguire a tutti i livelli di presidio del territorio. In questa sede, gli autori si sono occupati degli effetti al suolo manifestatisi nel territo- rio della Comunità Collinare Alto Astigiano, in riferimento a quei fenomeni coinvolgenti le strade ed innescatisi negli ultimi eventi meteorici di intensità tale da generare diffu- Figura 1 – Area oggetto di studio. se condizioni di instabilità (dicembre 2008, aprile 2009, marzo 2011). La suddetta Unione dei Comuni ricopre tiche risalgono al Cretacico Superiore e sono In occasione di piogge intense e prolunga- una superfi cie di 132 km2 ed è costituita da conservate nei settori settentrionali dell’area te il settore di indagine è interessato diffusa- 13 comuni, 12 dei quali in provincia di Asti di studio; verso sud la successione litologica mente da fenomeni di dissesto idrogeologico, (Albugnano, Aramengo, Berzano San Pietro, ringiovanisce progressivamente e arriva a quali frane e allagamenti. Buttigliera d’Asti, Capriglio, Castelnuovo Don comprendere formazioni di origine costiera In questo lavoro è stata dedicata una parti- Bosco, Cerreto d’Asti, Moncucco Torinese, e continentale (Pleistocene), ben conservate colare attenzione a quei dissesti che coinvolgono Montafi a, Moransengo, Passerano Marmori- nel settore dell’Altopiano di Poirino. la rete stradale, essendo causa di disagio socia- to, Pino d’Asti), ed uno, (Mombello di Torino), Per quanto riguarda le strutture, si indivi- le e risolvibili solo a seguito interventi onerosi. in provincia di Torino. La Comunità Collinare duano alcune differenze: la Collina di Torino, Il lavoro svolto è stato fi nalizzato alla dista circa 20 km sia da Torino che da Asti, la cui struttura principale è rappresentata da determinazione delle cause predisponenti dei ed è raggiungibile in auto dai due capoluoghi una anticlinale asimmetrica con asse orien- fenomeni di dissesto ricorrenti sul territorio. citati in mezz’ora circa. tato SW-NE, si raccorda gradualmente tra- Queste informazioni verranno ulteriormen- Dal punto di vista geologico, l’area di mite la Zona di Deformazione di Rio Freddo te elaborate durante la realizzazione di un Ma- studio è ubicata nel settore di raccordo tra al Basso Monferrato, caratterizzato invece da nuale d’Uso del Suolo, per fornire ai tecnici ope- la Collina di Torino (TH) a ovest e il Basso una successione di strutture fragili orientate ranti sull’area in esame alcune utili linee guida Monferrato (Mo) a est, domini appartenenti circa in direzione NW-SE. dei metodi di corretta gestione del territorio. al Bacino Terziario Piemontese (TPB). Tali Le condizioni climatiche del territorio della domini sono ricoperti verso sud, dai depositi Comunità Collinare Alto Astigiano sono caratte- 2. 2. INQUADRAMENTO TERRITORIALE plio-quaternari dell’Altopiano di Poirino e dei rizzate da bassi valori di precipitazioni rispetto L’Unione dei Comuni denominata Comu- Rilievi Astigiani (Fig. 2). al territorio regionale, con valori medi annui nità Collinare Alto Astigiano è situata nel Pie- I due domini citati mostrano successioni compresi tra i 700 e i 900 mm (Fig. 3). monte centrale, nel nord-ovest del territorio litologiche confrontabili tra di loro: le forma- Dal punto di vista idrografi co, l’area di in- della provincia di Asti (Fig. 1). zioni sedimentarie di origine marina più an- teresse è compresa all’intersezione delle linee

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 42 spartiacque di tre principali bacini idrografi ci (Fig. 4): verso nord il bacino dei corsi d’acqua direttamente affl uenti nel F. Po, verso ovest il bacino del Rio Banna, verso est il bacino del Torrente Borbore. Nel complesso, il settore di indagine è morfologicamente rappresentato da un am- biente collinare, la cui altitudine massima si rileva nel comune di Albugnano e quella mini- ma nel comune di Montafi a (Fig. 5). Nel setto- re settentrionale dell’area di studio, le testate dei corsi d’acqua incidono il territorio creando valli profonde con versanti acclivi; nel settore meridionale le valli dei corsi d’acqua si allar- gano e presentano in alcuni settori aree di se- dimentazione, mantenendo tuttavia caratteri ad attiva erosione sui versanti. È presente una porzione di territorio pianeggiante nel comu- ne di Buttigliera d’Asti, costituita dal settore nord-orientale dell’Altopiano di Poirino.

3. DATI PREGRESSI SUI DISSESTI LEGATI ALLA DINAMICA DI VERSANTE NELL’AREA DI STUDIO La propensione del territorio della Collina di Torino e del Basso Monferrato ad essere coinvolti da fenomeni franosi è stata oggetto di studi approfonditi in diversi lavori, tra i quali si ricordano il progetto fi nalizzato C.N.R. “Conservazione del suolo – sottoprogetto fe- nomeni franosi” (BARISONE et al., 1982) e i recenti rilievi realizzati per la cartografi a ge- ologica a scala 1:50.000 dei fogli 156 Torino Est (FESTA et al., 2009) e 157 Trino (DELA Figura 2 – Schema strutturale dei bacini sedimentari nella zona di giunzione tra Alpi ed Appennino. Modificato da FESTA PIERRE et al., 2003). et al. (2009). Il riquadro rosso indica l’area di studio. Il primo lavoro citato si è svolto su diverse aree ubicate nel territorio del Basso Monfer- rato, operando su singoli complessi geolo- gicamente e tecnicamente omogenei (Aree campione) e su gruppi di complessi (Aree rap- presentative) scelti in modo da rappresentare tipologie franose di particolare interesse. In particolare sono state analizzate aree relative alle Argille del Complesso Indifferen- ziato (corrispondente al Complesso Caotico di La Pietra secondo l’attuale nomenclatura adottata) ed alle Sabbie di Asti. Per quanto concerne le argille del Com- plesso Indifferenziato, la maggior parte dei dissesti analizzati si evolve secondo le moda- lità tipiche delle frane da scivolamento rota- zionale; in alcune zone è comune il passaggio a frane da colamento di terra o di fango. Le Sabbie di Asti comprendono invece ti- pologie di movimento riferibili a crolli, frane da scivolamento rotazionale e frane da scivo- lamento planare Figura 3 – Precipitazione media annua (mm) per il periodo 1971-2000 (RIF. WEB N. 1). Il riquadro rosso indica l’area di Le più recenti analisi a grande scala studio. della franosità del territorio, effettuate nella realizzazione dei Fogli 157 Trino e 156 Tori- generalmente esiguo, rispecchia il carattere coltri colluviali o la parte corticale più alterata no Est, defi niscono come le dimensioni dei pellicolare della maggior parte dei fenomeni del substrato. Lo spessore degli accumuli è singoli accumuli siano piuttosto modeste e gravitativi di questa regione, che il più delle generalmente compreso tra 3 e 8 m; solo alcu- comunque inferiori a 0,3 km²; il loro spessore, volte giungono a coinvolgere unicamente le ni fenomeni molto estesi (es. frana di Bricco,

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 43

Figura 4 – Inquadramento idrografico dell’area di studio.

litotecniche delle rocce coinvolte, unitamente all’assetto stratigrafi co e strutturale locale, nonché alle condizioni morfologiche e vege- tazionali dei versanti. Gli accumuli cartografati nel Foglio 157 Trino corrispondono nel 79,5% dei casi a sci- volamenti roto-traslazionali; gran parte degli scivolamenti coinvolge la coltre colluviale e la porzione corticale e più alterata del substrato. Ad un signifi cativo numero di frane sono stati attribuiti meccanismi di colata, il più del- le volte abbinati ad incipienti fenomeni di sci- volamento; le colate interessano in prevalenza litotipi contenenti una signifi cativa frazione ar- gillosa e con elevati indici di plasticità, nonché le coltri colluviali, marcatamente più soggette ai processi di imbibizione, saturazione e fl u- idifi cazione da parte delle acque meteoriche. Nell’ambito delle formazioni a compo- sizione carbonatica o sabbioso-arenaceo- conglomeratica, si individuano fenomeni di crollo, coinvolgenti generalmente modesti volumi di roccia, che consentono lo sviluppo di scarpate acclivi o di pareti rocciose subver- Figura 5 – Rappresentazione in rilievo del territorio della Comunità Collinare Alto Astigiano (RIF. WEB 2, modificato). ticali (es. Marne di Monte Piano, Areniti di To- nengo, Sabbie di Asti). nel comune di Aramengo; fenomeno franoso I dati relativi alla franosità percentuale Infi ne, associati a fenomeni di dissoluzione di Albugnano) presentano spessori superiori sono ancor più signifi cativi: le unità con valori carsica del Complesso caotico della Valle Ver- alla decina di metri. della franosità superiori al 10% sono, nell’or- sa, si rinvengono fenomeni di sprofondamento. In rapporto all’estensione della superfi cie dine, la Formazione di Antognola, le Marne di coinvolta, le unità maggiormente coinvolte Monte Piano, il Complesso Caotico di La Pietra 4. RACCOLTA ED ELABORAZIONE DATI da fenomeni di dissesto sono, nell’ordine, le e la Formazione di Casale Monferrato. Nella fase di sperimentazione del presen- Argille Azzurre, la Formazione di Antognola, il La diversa risposta delle singole unità, in te lavoro di tesi sono stati studiati 60 casi di Complesso Caotico di La Pietra ed il Comples- termini di propensione al dissesto, può essere dissesto, verifi catisi nel territorio della Comu- so Caotico di Valle Versa. ricondotta in primo luogo alle caratteristiche nità Collinare Alto Astigiano e conseguenti a

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 44 tre eventi meteorici intensi (dicembre 2008, aprile 2009 e marzo 2011). I dissesti analizzati si sono verifi cati in corrispondenza della rete stradale che, nel territorio in esame, è interamente di com- petenza provinciale o comunale e si estende linearmente per circa 1.200 km (Fig. 6).

EVENTI METEOPLUVIOMETRICI INTENSI - Eventi del dicembre 2008 e dell’aprile 2009 Tali eventi alluvionali sono stati caratte- rizzati da uno sviluppo temporale piuttosto lungo con più fasi parossistiche, di cui due, particolarmente critiche, hanno determinato, ad aprile 2009, un quadro assai grave. Negli eventi in questione, un ruolo deter- minante è stato esercitato dalla fusione del manto nevoso; nel periodo in esame, si so- no verifi cate almeno 4 nevicate signifi cative (fi ne novembre 2008, metà e fi ne dicembre 2008, Epifania 2009) che hanno ricoperto le colline astigiane con almeno 20-60 cm di ne- ve in ogni occasione, provocando in tal modo una saturazione costante dei terreni. La distribuzione delle precipitazioni sul ter- ritorio nelle due fasi parossistiche è riportata in Fig. 8. Si nota come l’area di studio ricada in un settore in cui le precipitazioni non sono state par- ticolarmente intense rispetto alle aree limitrofe.

- Evento di marzo 2011 L’andamento delle precipitazioni nell’au- tunno-inverno del 2010-2011 è del tutto con- frontabile con quello dello stesso periodo del 2008-2009, come si può notare in Fig. 9. La distribuzione spaziale delle isoiete è anch’es- sa confrontabile con quelle riportate in prece- denza (Fig. 10).

4.2 CENSIMENTO DATI E LORO ELABORAZIONE La fase di sperimentazione, iniziata nel dicembre 2010 e terminata nel maggio 2011, Figura 6 – Rete stradale della Comunità Collinare Alto Astigiano.

Figura 7 – Individuazione dei periodi di maggior piovosità registrati dalle stazioni pluviometriche presenti nell’intorno dell’area di studio nell’autunno-inverno 2008-2009. Si notano dei picchi di precipitazioni a inizio novembre, inizio e metà dicembre, inizio e fine aprile. Elaborazione dati degli annali meteorologici di Arpa Piemonte (RIF. WEB n.3).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 45

Figura 8 – Distribuzione delle precipitazioni degli eventi del dicembre 2008 e dell’aprile 2009.

Figura 9 – Rappresentazione grafica della piovosità re- gistrata dai pluviometri presenti in prossimità dell’area di studio nell’autunno-inverno 2010-2011. Si notano dei picchi di precipitazioni a inizio e metà novembre,inizio e fine dicembre, inizio e metà marzo. Elaborazione dati degli annali meteorologici di Arpa Piemonte (Rif. Web n. 3).

ha previsto sopralluoghi su n. 60 casi di disse- sto, tra quelli segnalati dalle amministrazioni comunali tramite appositi moduli (Fig. 11). Oltre ad altri criteri di scelta, si è anche cercato di distribuire i 60 casi studio omoge- neamente sul territorio (Tab. 1, Fig. 12). Per ciascun caso, è stata redatta una scheda descrittiva nella quale sono riportate informazioni relative all’inquadramento geo- grafi co e geologico del settore di interesse e viene fornita una descrizione del dissesto con fotografi e e sezioni interpretative. Infi ne le schede descrittive individuano le cause predisponenti e forniscono indicazioni circa i migliori interventi da realizzarsi per la ri- sistemazione delle aree interessate dal dissesto. Di seguito viene proposta una sintesi delle elaborazioni che si possono ottenere dal da- tabase realizzato, in questo caso fi nalizzata all’individuazione delle cause predisponenti ai diversi dissesti. Dei 60 dissesti censiti, l’85% è rappre- sentato da fenomeni franosi e il 15% da fenomeni connessi con l’attività torrentizia (erosioni ed allagamenti).

5. CONSIDERAZIONI SUI DISSESTI LEGATI ALLA DINAMICA DI VERSANTE I dissesti legati alla dinamica di versan- te sono i più numerosi nell’area di studio e sono rappresentati essenzialmente da scivo- lamenti della copertura superfi ciale o della porzione del substrato più corticale. In molti casi i fenomeni franosi evolvono in colate rapide. Volendo distinguere i dissesti in base alla Figura 10 – distribuzione delle precipitazioni dell’evento di marzo 2011. relazione spaziale col manto stradale, si può

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 46 Tabella 1 – Numero di dissesti censiti per comune. Comune N° dissesti Albugnano 7 Aramengo 7 Berzano S. Pietro 6 Buttigliera d’Asti 7 Capriglio 7 Castelnuovo Don Bosco 3 Cerreto d’Asti 3 Mombello di Torino 0 Moncucco Torinese 5 Figura 11 – Esempio di scheda delle segnalazioni dei dissesti da parte dell’amministrazione comunale di Buttigliera d’Asti Montafi a 7 alla Comunità Collinare Alto Astigiano. Moransengo 2 Passerano Marmorito 5 Pino d’Asti 1

operare una semplice distinzione tra quei mo- vimenti che si esplicano: • a valle strada; • a monte strada; • sia a monte che a valle strada. Come si può notare in Fig. 13, dei 51 dis- sesti legati alla dinamica di versante, il 51% interessa le porzioni a valle strada (es. PM2), il 39% è rappresentato da fenomeni gravitati- vi che si instaurano a monte della strada (es. AL1) e solo il 10% è costituito da dissesti che coinvolgono un tratto di strada sia a monte sia a valle (es. AR5). In Tab. 2 vengono riportati i principali fattori predisponenti ai dissesti legati alla dinamica di versante, individuati durante i sopralluoghi, a cui vengono associati i pos- sibili interventi di prevenzione del dissesto. La Fig. 14 mostra degli esempi relativi a tali fattori visibili sul terreno.

6. CONSIDERAZIONI SUI DISSESTI LEGA- TI ALLA DINAMICA TORRENTIZIA Dei 60 dissesti censiti, solo 9 sono ri- conducibili a dissesti di tipo idrologico, nei quali sono compresi allagamenti, erosioni di sponda d’alveo ed erosioni causate da ruscel- lamento concentrato. Per quanto concerne i dissesti legati alla dinamica fl uviale, non è possibile individuare classi di dissesto ricorrenti, data la scarsità dei dati in possesso e la variabilità dei feno- meni connessi a tale dinamica. Durante le operazioni di censimento ed analisi dei dati, è tuttavia emerso come sia di notevole importanza ragionare in termini di bacino idrografi co nella sua interezza per poter comprendere quei meccanismi che ge- nerano le situazioni di dissesto ed allo stesso tempo prevedere degli interventi per la pre- venzione del rischio realmente effi cienti. In tabella 3 vengono riportate alcune informazioni riguardo ai fenomeni di origine Figura 12 – Localizzazione spaziale dei dissesti censiti sul territorio della Comunità Collinare. torrentizia osservati nel corso del censimento.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 Tabella 2 - Raccolta delle informazioni ricavate dall’elaborazione dei dati relativi ai fenomeni 47 di versante. Dissesti legati alla dinamica di versante: 85% dei dissesti censiti Frane coinvolgenti la coltre superfi ciale o la porzione più alterata Tipologia ricorrente: del substrato Regimazione delle acque superfi ciali insuffi ciente; Presenza di sovraccarichi, quale vegetazione d’alto fusto; Cause predisponenti: Acclività del versante; Caratteristiche geologico-tecniche del terreno scadenti. Corretta regimazione delle acque superfi ciali; Figura 13 – Rappresentazione tramite un diagramma a Suggerimenti per la prevenzione: Periodica manutenzione della vegetazione; torta delle percentuali di dissesti che si instaurano a valle della strada, a monte della strada o che la coinvolgono sia Riprofi latura del versante. a monte sia a valle. Posa in opera di canalette, realizzazione di fossi in terra; Realizzazione di muretti; 7. CONCLUSIONI Riprofi latura del versante. Interventi: Interventi per la messa in sicurezza sulle strade: Le iniziative volte ad una più consape- Realizzazione di cordoli o solette su pali; vole gestione del territorio sono vivamente Asfaltare con pendenza verso monte; promosse dai sindaci dei comuni dell’Unio- Rilocalizzare le strade. ne Collinare, partendo dall’applicazione dei regolamenti già in vigore, come ad esempio facendo rispettare ciò che viene indicato nel d.lgs. 30 aprile 1992 n. 285 (nuovo Codice della Strada) (REPUBBLICA ITALIANA, 1992):

ART. 31: “MANUTENZIONE DELLE RIPE: I proprietari devono mantenere le ripe dei fondi laterali alle strade, sia a valle che a mon- te delle medesime, in stato tale da impedire franamenti o cedimenti del corpo stradale, ivi comprese le opere di sostegno di cui all’art. 30, lo scoscendimento del terreno, l’ingombro delle pertinenze e della sede stradale in modo da prevenire la caduta di massi o di altro mate- riale sulla strada. Devono altresì realizzare, ove occorrono, le necessarie opere di mantenimen- to ed evitare di eseguire interventi che possono causare i predetti eventi. [...]”

ART. 32: “CONDOTTA DELLE ACQUE: Coloro che hanno diritto di condurre acque Figura 14 – Esempi dei fattori predisponenti nei casi di dissesto censiti. 1: scarico tubazioni direttamente nel pendio; 2: nei fossi delle strade sono tenuti a provvedere presenza di vegetazione d’alto fusto; 3: caratteristiche litologiche scadenti; 4: elevata acclività del versante alla conservazione del fosso e, in difetto, a Tabella 3 - Raccolta delle informazioni ricavate dall’elaborazione dei dati relativi ai fenomeni corrispondere all’ente proprietario della stra- legati all’attività torrentizia. da le spese necessarie per la manutenzione del fosso e per la riparazione degli eventuali Dissesti legati alla dinamica torrentizia: 15% dei dissesti censiti Allagamenti; danni non causati da terzi. [...]” Tipologia dei dissesti: Erosioni di sponda alveo; In questa sede di lavoro è stata raccolta Situazioni di dissesto coinvolgenti interi bacini. un’ampia quantità di materiale relativo alle Elevata energia e trasporto solido del corso d’acqua; condizioni di instabilità, caratteristiche dell’a- Cause predisponenti: Scarsa manutenzione e pulizia dell’alveo e delle sponde del corso rea di studio. Tali informazioni confl uiranno nel d’acqua. Costruire difese spondali; progetto a più ampio spettro di realizzazione Suggerimenti per la prevenzione: Pulizia periodica delle sponde dei corsi d’acqua. di un Manuale d’Uso del Suolo promosso dalla Interventi: Realizzazione di bacini di laminazione e sedimentazione. Comunità Collinare Alto Astigiano, con l’au- spicio che tali informazioni siano di aiuto nel DELA PIERRE F., PIANA F., FIORASO G., BOANO P., Est. APAT, Agenzia per la Protezione dell’Am- predisporre al meglio alcune norme fi nalizzate BICCHI E., FORNO M.G., VIOLANTI D., BALESTRO biente e per i Servizi Tecnici - Dipartimento alla corretta gestione del territorio da inserire G., CLARI P., D’ATRI A., DE LUCA D., MORELLI M. Difesa del Suolo, Roma, 128 pp. nei regolamenti di polizia rurale comunali. & RUFFINI R. (2003) - Note Illustrative della Car- REPUBBLICA ITALIANA (1992) - Decreto legislativo del ta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000, Foglio 30/04/1992 n. 285: “Nuovo codice della strada” 157 Trino. APAT - Dipartimento Difesa del Suolo- (g.u. n. 114 del 18/05/1992). BIBLIOGRAFIA RIF. WEB 1 - http://rsaonline.arpa.piemonte.it/me- BARISONE G., BOTTINO G., CIVITA M. (1982) - Servizio Geologico d’Italia: 1-147 pp., Roma. teoclima50/index.htm Fenomeni franosi e franosità nel Basso Monferrato FESTA A., DELA PIERRE F., IRACE A., PIANA F., FIO- RIF. WEB 2 - http://www.regione.piemonte.it/mon- (Piemonte). In: Metodi, tecniche e risultati. Atti RASO G., LUCCHESI S., BOANO P. & FORNO M.G. tagna/osservatorio/webgiscmcc/tabella2.htm Conv. Chiusura P.F. Conservazione del Suolo, (2009) - Note illustrative della Carta Geologica RIF. WEB 3 - http://www.arpa.piemonte.it/annali/ CNR 9-10/5/82, Roma. d’Italia alla scala 1:50.000. Foglio 156 Torino meteorologici

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 48 LUCA DI MARTINO Il ruolo della saturazione Regione Piemonte LUCIANO MASCIOCCO dei terreni in rapporto alla Dipartimento di Scienze della Terra Università degli Studi di Torino

modalità di innesco dei fenomeni GIUSEPPE RICCA Regione Piemonte

franosi in provincia di Asti MAURIZIO TOJA negli eventi di dicembre 2008, Regione Piemonte aprile 2009 e marzo 2011

1. INTRODUZIONE Procedendo a nord e a sud, sui fi anchi tonizzate della Collina di Torino e del Basso l territorio dalla provincia di Asti (Fig. 1) della sinclinale, affi orano i terreni più anti- Monferrato mentre, nel settore meridionale, è stato interessato, nel periodo novembre chi, appartenenti al Bacino Terziario Ligure affi orano i depositi torbiditici oligo-miocenici 2008-marzo 2011, da eventi meteorici si- Piemontese (BTP). In particolare, il settore delle Langhe, con andamento monoclinale gnificativi che hanno progressivamente de- settentrionale è caratterizzato dalla presenza immergente di pochi gradi verso i quadranti terminatoI fenomeni di dissesto idrogeologico. delle successioni terrigene intensamente tet- settentrionali (Fig. 2). In particolare, il periodo novembre 2008-aprile 2009 è stato caratterizzato da even- ti meteorici, signifi cativi ma non eccezionali, che hanno impattato su terreni costantemente satu- ri, innescando sui versanti movimenti a profon- dità via via crescenti; l’eccezionalità dell’evento è da mettere in relazione con la prolungata cri- ticità, che ha presentato 2 picchi parossistici a distanza di 5 mesi l’uno dall’altro (Di Martino et al., 2009; Ricca et al., 2011). Nel marzo 2011 si è registrata una nuova fase parossistica che ha presentato delle pe- culiarità che la differenziano da quelle del pe- riodo sopraccitato; registrato che l’anno 2010 non ha presentato particolari picchi dal pun- to di vista pluviometrico, si è assistito, nella primavera 2011, ad un nuovo aggravamento del quadro dissestivo, a seguito tuttavia di un evento che ha presentato precipitazioni molto modeste (nel pluviometro di Asti precipitazio- ne cumulata di 70 mm nelle 48 h e cumulata di 120 mm in 5 giorni).

2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO Il settore in esame è caratterizzato da un territorio collinare con acclività e morfologia condizionate dall’assetto litologico e struttu- rale del substrato. La struttura è dominata dalla Sinclinale Astigiana diretta ovest-est, con culminazio- ne assiale in corrispondenza dell’abitato di Asti. Il settore centrale è caratterizzato dalla presenza della successione pliocenica mari- na (Sabbie di Asti, Argille di Lugagnano) con stratifi cazione sub-orizzontale e, nella parte occidentale dalle successioni plio-pleistoce- niche connesse al progressivo colmamento del bacino in ambiente lagunare-continentale (Villafranchiano Auct.). Figura 1 – Area oggetto di studio.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 3. L’EVENTO METEOROLOGICO NOVEM- 49 BRE 2008-APRILE 2009 L’evento di novembre 2008-aprile 2009 è stato caratterizzato da uno sviluppo tempo- rale articolato in 4 fasi parossistiche, di cui due maggiormente critiche, che hanno deter- minato uno stato di criticità diffusa esteso all’intera provincia. Per fornire una indicazione quantitativa dell’anomalia delle precipitazioni rispetto alla climatologia, è stato utilizzato l’indice meteorologico SPI (Standardized Precipita- tion Index) che fornisce indicazioni sullo sco- stamento su scale temporali multiple. Valori positivi dell’indice si riferiscono ad una situa- zione di piovosità con entità maggiore del va- lore della mediana della serie pluviometrica, mentre valori negativi si riferiscono ai casi più siccitosi. A ciascuna classe di valori del SPI è associato un valore di probabilità, ricavato dalla corrispondente distribuzione di proba- bilità, che l’evento climatologico in questione si verifi chi e quindi una tipologia di severità. Per gli scostamenti positivi, convenzio- nalmente si suddivide l’SPI in 3 classi: pio- vosità moderata per valori compresi tra 1 e 1,49, piovosità severa tra 1,5 e 1,99, piovosità estrema per valori dell’indice maggiori di 2. Il superamento di quest’ultimo rappresenta un evento con probabilità di accadimento inferiore al 5%. Il semestre in esame è risul- tato uno dei più piovosi degli ultimi 20 anni. Figura 2 – Inquadramento geologico.

Figura 3 – Frane per saturazione e fluidificazione della coltre superficiale presso Calosso (dicembre 2008).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 50

Figura 4 – Frana per scivolamento rotazionale allo stato incipiente in località Braglia presso Canelli (febbraio 2009).

Nel bacino del Tanaro, le piogge ragguagliate Si ritiene utile, per completezza di tratta- sesto è risultata direttamente correlabile con hanno raggiunto 945,5 mm, con piovosità zione, fornire alcuni brevi cenni sull’impatto la progressiva saturazione del suolo. estrema secondo l’indice SPI; confrontabili delle precipitazioni sul reticolo idrografi co sono state le precipitazioni nel bacino del principale e secondario della provincia di Asti, FRANE DEL 15 - 16 DICEMBRE 2008 Bormida, che hanno fatto registrare valori di anche se la descrizione della dinamica fl uvia- Le piogge che hanno causato l’innesco piogge ragguagliate di 927,4 mm e, anche in le e torrentizia non rientra tra gli obiettivi del dei fenomeni franosi hanno saturato spessori questo caso, piovosità estrema secondo l’SPI presente studio. di terreni già interessati dalle piogge del 1-7 (Arpa Piemonte 2009b). Per quanto si è potuto verifi care attraver- novembre e del 12-13 novembre 2008 e dalla In pianura e in collina, già dalla fi ne di no- so sopralluoghi effettuati in corso di evento, fusione della neve caduta tra il 28 novembre e vembre si sono registrate copiose precipita- nel dicembre 2008 si sono registrate loca- il 1 dicembre. In generale, si sono sviluppati dei zioni nevose che si sono reiterate fi no al mese lizzate esondazioni che hanno interessato il soil slip, ovvero frane per saturazione e fl uidifi - di febbraio. Gli eventi nevosi maggiormente reticolo idrografi co minore, in particolare sui cazione della coltre superfi ciale caratterizzate signifi cativi si sono verifi cati alla fi ne di no- T. Versa, T. Triversa, T. Banna e T. Bormida da cinematismo rapido, senza il coinvolgimen- vembre 2008, a metà e alla fi ne di dicembre di Millesimo. to del substrato (De Luca et al., 1996; Fig. 3). 2008, nonché nel giorno dell’Epifania 2009. Le precipitazioni del 26-27 aprile 2009 Ai contributi nevosi occorre aggiungere hanno causato esondazioni sul reticolo mino- FRANE SVILUPPATESI NELLA PRIMA SETTIMANA numerosi eventi piovosi che hanno caratte- re con areali del tutto confrontabili con quelli DI FEBBRAIO 2009 rizzato il periodo nel territorio della provincia rilevati in dicembre. Le precipitazioni responsabili di questi di Asti; in particolare le piogge signifi cative Il reticolo maggiore ha fatto registrare movimenti gravitativi non hanno presentato sono state le seguenti: solo limitate esondazioni, come nel caso del una particolare intensità; tuttavia, l’innalza- • 1 - 6 novembre 2008 Fiume Tanaro a Rocchetta Tanaro. mento delle temperature, con la conseguente • 12 - 13 novembre 2008 fusione della neve caduta nelle giornate del • 15 - 16 dicembre 2008 4. ANALISI DEL DISSESTO IDROGEOLO- 6-7 gennaio, ha determinato l’innesco di una • 2 - 4 febbraio 2009 GICO (DICEMBRE 2008 - APRILE 2009) nuova serie di dissesti. Anche in questo caso, • 28 marzo - 2 aprile 2009 Di seguito vengono esaminate e descritte l’equivalente in acqua della copertura nevo- • 26 - 27 aprile 2009 in dettaglio le 4 fasi critiche nelle quali si sa ha svolto un ruolo determinante. Essa si è A queste occorre aggiungere l’equivalente è articolato l’evento, in concomitanza delle infatti sommata alla pioggia caduta alla fi ne in acqua derivante dai 4 eventi nevosi signi- quali si sono innescati i principali movimenti di gennaio e all’inizio di febbraio, causando fi cativi. franosi. In questo caso, l’evoluzione del dis- nuovi fenomeni gravitativi che interessano

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 51

Figura 5 – Frana per scivolamento rotazionale evolvente in colata innescatosi alle ore 01,20 del 03/04/2009 presso Mombercelli; in questo caso, la frana ha interessato anche il substrato. Sulla destra si riconoscono anche alcuni soil slip attivatisi nel dicembre 2008.

violenti scrosci hanno colpito areali limitati, mentre aree più vaste sono state interessate da piogge di intensità più modesta. Si è registrato un generale aggravamento dei dissesti già in atto, e il contemporaneo sviluppo di nuovi fenomeni (Fig. 5).

FRANE DEL 26 - 27 APRILE Le precipitazioni che hanno innescato i dissesti si sono caratterizzate per notevole intensità e durata ed hanno agito su terreni ancora saturi e versanti in condizioni di equi- librio precario. In questo scenario di crisi ge- neralizzata, si sono registrati numerosi feno- meni di fl uidifi cazione delle coltri superfi ciali di ingenti proporzioni, con danni a fabbricati o a nuclei abitati, alla viabilità (principale e secondaria) e ai terreni agricoli (Fig. 6). Inoltre l’evento ha determinato l’innesco di fenomeni franosi lenti dal cinematismo complesso che hanno coinvolto il substrato. Figura 6 – Vigna interessata da fenomeni di fluidificazione della coltre eluvio colluviale presso Mombercelli (aprile 2009). Si tratta, in molti casi, di fenomeni allo stato incipiente, che si manifestano con fratture il substrato. Queste frane, assai inferiori di FRANE LEGATE ALLE PRECIPITAZIONI nel terreno poco continue, che spesso de- numero rispetto a quelle del dicembre 2008, DEL 28 MARZO - 2 APRILE 2009 formano la viabilità e creano deboli disalli- sono state caratterizzate da cinematismi len- In questo periodo si sono registrate pre- neamenti dei fi lari di vite; in minor misura ti e complessi, con coinvolgimento di volumi cipitazioni alquanto disomogenee, sia come si tratta di fenomeni maggiormente evoluti considerevoli (Fig. 4). durata sia come intensità; sostanzialmente, (Figg. 7 e 8).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 52

Figura 7 – Esteso fenomeno franoso su un versante a debole pendenza presso Castagnole Figura 8 – Scivolamento planare a Castel Rocchero (aprile 2009). Ripresa aerea mediante Lanze (aprile 2009). volo U.A.V. (Unmanned Aerial Vehicle) – Convenzione Compagnia Nimbus/Protezione Civile Regione Piemonte.

140 5. ANALISI DEL DISSESTO IDROGEOLOGICO (MARZO 2011) 120 L’evento dissestivo del marzo 2011 è stato caratterizzato da una modesta precipitazio- 100 ne cumulata: circa 120 mm (Fig. 9) rispetto a una precipitazione cumulata di circa 80 mm nei 15 giorni precedenti e di circa 300 80 mm nei 5 mesi precedenti. Parallelamente si Serie1 evidenzia l’assenza di precipitazioni nevose 60 signifi cative. Tale quadro idrologico non sembrerebbe 40 giustifi care l’innesco degli estesi e profondi fenomeni franosi che invece si sono verifi cati 20 e che hanno coinvolto in modo incisivo anche alcuni nuclei abitati della provincia di Asti di- 0 stribuiti omogeneamente su tutto il territorio. Da informazioni assunte durante i sopral- 1 1 1 a 11 11 11 t 01 0 0 01 01 0 a luoghi sui grandi dissesti, in tutti i casi è stato /2 /2 /2 /2 /2 /2 3 3 3 /0 /03 /03 /03/2011 /0 /03 appurato che i primi movimenti si sono verifi - 2 3 8 9 cumul 1 1 14 15 16/03/2011 17/0 1 1 cati durante il periodo dicembre 2008-aprile Figura 9 – Piogge cumulate relative all’evento del marzo 2011 registrate dalla stazione di Asti Tanaro. 2009; si può ipotizzare che in quel periodo si siano creati piani di scollamento che facilita- no la riattivazione anche in presenza di piogge non eccezionali. Sembrerebbe pertanto che gli eventi dis- sestivi degli anni precedenti abbiano deter- minato la formazione di livelli di debolezza del terreno, i quali possono far riattivare i movimenti anche ad anni di distanza in pre- senza di precipitazioni modeste. Ad esempio, nel comune di Montegrosso d’Asti, in occa- sione dell’evento di marzo 2011 una frana complessa ha coinvolto, al proprio piede, un edifi cio bifamiliare di civile abitazione (Fig. 10); intervistando i proprietari è stato appurato che nell’inverno 1976-77 si era manifestato un fenomeno franoso confron- tabile, anche se di questo si era persa me- moria (non compare infatti in alcuna Banca Dati). Nell’evento di novembre 2008-aprile 2009 erano stati osservati da parte dei proprietari alcuni movimenti nel versante a tergo delle abitazioni che però non avevano Figura 10 – Perimetrazione del dissesto gravitativo di Montegrosso d’Asti (marzo 2011). determinato danni. Si può concludere che il

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 fenomeno rappresenta una riattivazione di 53 un movimento i cui piani di scollamento so- no da riferirsi almeno all’evento parossistico dell’inverno 1976-77; l’evento di novembre 2008-aprile 2009 ha nuovamente predispo- sto la riattivazione la quale si è infi ne pale- sata nel marzo 2011. In molti casi di dissesto rilevati nel marzo 2011, sono state accertate concause di na- tura antropica che hanno facilitato l’innesco dei fenomeni. Per esempio, negli abitati di Casorzo, Aramengo e Celle Enomondo, frane di sci- volamento rotazionale evolventi in colata, con interessamento marginale dell’abitato e rischio di evoluzione regressiva e laterale del fenomeno, sono state favorite dall’azione di scarico superfi ciale delle acque di gronda degli edifi ci o dalla presenza di condotte fo- Figura 11 – Scarichi di condotte fognarie e di gronda degli edifici hanno favorito l’innesco della frana di Casorzo (marzo 2011) gnarie di acque miste (Figg. 11, 12, 13). A San Marzano Oliveto, una frana di scivolamento traslazionale a carico della coltre eluvio-colluviale ha provocato lesioni nel muro di contenimento del concentrico e coinvolgimento marginale del concentrico stesso con svuotamento della base del muro e denudamento dei pali (Figg. 14, 15). An- che in questo caso, le interferenze antropiche rilevate sono riconducibili alla mancanza di regimazione delle acque superfi ciali nell’area a monte del muro e delle acque di scarico dei barbacani a valle dello stesso. In questo caso si tratta di una riattivazione di un fenomeno noto che si era palesato intorno agli anni ‘80 e, a detta dei proprietari dei terreni, aveva subito riattivazioni poco signifi cative (deboli disallineamenti dei fi lari) nel corso dell’even- to novembre 2008-aprile 2009. Anche a Castelnuovo Don Bosco, il crol- lo di un muro storico nel concentrico che ha Figura 12 – Scarichi di gronda convogliati direttamente sul versante come concausa della frana di Aramengo (marzo 2011). distrutto parte di un edifi cio di civile abita- zione (per un caso fortuito senza vittime) è stato causato sia per perdite di una condotta dall’edifi cio soprastante sia per mancanza di regimazione delle acque di ruscellamento a monte del muro (Fig. 16).

6. CONCLUSIONI Sebbene dal punto di vista pluviometrico si siano rilevate sostanziali difformità tra gli eventi considerati (volumi di precipitazione elevati, nella serie novembre 2008 – aprile 2009 ed assai modesti nell’evento del marzo 2011), l’entità dei conseguenti fenomeni di dissesto è risultata confrontabile. Per i fenomeni gravitativi del dicembre 2008-aprile 2009, il ruolo della saturazione del suolo appare conclamato (Ricca et al., 2011; Campus et al., 2011) e confermato dall’evoluzione dei dissesti. Per le frane di grandi dimensioni relative al marzo 2011 i dati raccolti hanno portato a Figura 13 – Scarichi di gronda dispersi sul terrapieno asportato dalla frana di Celle Enomondo (marzo 2011). ritenere verosimili le seguenti cause:

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 54 • predisposizione all’innesco lungo piani di scivolamento preferenziali attivatisi in occasione degli eventi precedenti; • interferenze antropiche in situazioni di criticità geomorfologica. Tali osservazioni portano a ritenere che le formazioni terrigene e le relative coltri su- perfi ciali che caratterizzano le colline della provincia di Asti mantengano memoria degli eventi passati e che, in assenza di una cor- retta gestione del territorio, possano dar luogo a fenomeni franosi più gravi di quanto ci si potrebbe attendere dall’entità delle piogge registrate. L’analisi dei principali fenomeni gra- vitativi considerati ha evidenziato come semplici ed economici accorgimenti tecnici, relativi soprattutto alla regimazione delle acque di ruscellamento, avrebbero potuto Figura 14 – Perimetrazione della frana di San Marzano Oliveto (marzo 2011). evitarne l’innesco o quanto meno limitarne l’evoluzione.

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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 ALESSIO VALENTE 55 Dipartimento di Scienze per la Biologia, la Geologia La sostenibilità della gestione e l’Ambiente, Università del Sannio dei rifiuti nel paesaggio collinare e-mail: [email protected] FILIPPO RUSSO Dipartimento di Scienze per la Biologia, la Geologia e l’Ambiente, Università del Sannio dell’Irpinia orientale e-mail: [email protected]

MICHELE SISTO (Campania) Dipartimento di Scienze per la Biologia, la Geologia e l’Ambiente, Università del Sannio e-mail: [email protected]

INTRODUZIONE “Norme sul governo del territorio”, incentrata te anche per gli interventi per il superamento el 2001 l’Amministrazione provinciale sulle fi nalità e principi della pianifi cazione terri- dell’emergenza nel settore dello smaltimento di Avellino dava avvio alla realizzazione toriale a varia scala e con i vari “attori” coinvolti dei rifi uti nella Regione Campania (Legge n. del Piano Territoriale di Coordinamento si impegnava a recepire, nel 2005, la “Conven- 87/2007) e che ispirano anche le “Linee Guida” Provinciale (PTCP) e nel 2004 la mede- zione Europea del Paesaggio” per l’integrazione del “PIANO-PROGRAMMA per l’organizzazione simaN adottava gli Studi al Preliminare del PTCP, del paesaggio nelle politiche urbanistiche e di della gestione e smaltimento dei Rifi uti Urbani in quale strumento di governo delle trasformazioni pianifi cazione del territorio. La Legge Regionale autosuffi cienza dell’Ambito Territoriale Ottimale del territorio e punto di riferimento per le trasfor- n. 13/2008 approvava in maniera defi nitiva il Provincia di Avellino” (agosto, 2007) e il Piano mazioni urbane e rurali, da riassumere, poi, nel Piano Territoriale Regionale (PTR) nell’ambito d’Ambito di Gestione dei Rifi uti della Provincia PTCP definitivo. In tale documento già emergeva del quale il territorio campano veniva diviso in di Avellino in corso di realizzazione. la possibile “mission” del territorio avellinese in 45 Sistemi Territoriali di Sviluppo di cui 7 nella Nel 2010, infi ne, l’Amministrazione tema di pianificazione territoriale e ambientale, sola Provincia di Avellino. Provinciale di Avellino approvava (Del. n. caratterizzata da “Linee strategiche” dalle quali I principi della salvaguardia dell’ambiente e 196/2010) gli “Indirizzi Programmatici per dedurre gli “Obiettivi strategici” assegnati alle del territorio, nell’ottica della sostenibilità, sono il PTCP” sulla base degli “Studi propedeuti- province con il D.L. n. 267/2000. sanciti con la L.R. n. 4/2007 “Norme in materia ci del Preliminare” al PTCP predisposto nel Contemporaneamente la Regione Campa- di gestione, trasformazione, riutilizzo dei rifi u- 2004 e recependo: 1) le indicazioni sul quadro nia emanava la Legge Regionale n. 16/2004 ti e bonifi ca dei siti inquinati”: norme recepi- economico-sociale riportate nel “Rapporto Ir-

Tavola 1 – I Sistemi Territoriali di Sviluppo della Provincia di Avellino.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 56 - rurale - quale tratto essenziale dell’an- tica civiltà irpina, ricca di testimonianze archeologiche e antropologiche, di ritua- lità connesse alla cultura immateriale e degli antichi mestieri.

1.1 IL SISTEMA TERRITORIALE “VALLE DELL’UFITA” Il Fiume Ufi ta, tributario del Fiume Calore che defl uisce quasi totalmente in Provincia di Avellino, per tutti i suoi circa 50 km di percorso si snoda in una tipica valle dis- simmetrica caratterizzata da versanti poco acclivi in sinistra orografi ca, dove affi orano Figura 1 – Un aspetto del maturo paesaggio collinare che domina la Valle del Fiume Ufita. terreni di natura prevalentemente argilloso- marnosa, calcareo-marnosa e argillitica di pinia 2010”, 2) le indicazioni emerse nelle A tali Sistemi, ai sensi della L.R. 16/2004, età terziaria, e più acclivi in destra orografi - varie “Conferenze Territoriali per lo sviluppo sono associate caratteristiche naturali, cul- ca, caratterizzata dall’affi oramento di terreni sostenibile”, tenutesi con vari enti e associa- turali, paesaggistico-ambientali, geologi- di natura prevalentemente clastica (argille, zioni tra il settembre 2009 e il luglio 2010 e, che, rurali, antropiche e storiche volte ad sabbie e conglomerati) e di età plio-pleisto- soprattutto, 3) le “Linee Guida” del PTR che assicurare: a) la tutela e la valorizzazione cenica (Fig. 1). Tale distribuzione geologica individuano i “Sistemi Territoriali” (ST) e li dei beni ambientali e culturali presenti; b) (Di Nocera et al., 2006) si rifl ette in quella propongono in sostituzione dei macrosistemi l’incentivazione alla conservazione, recu- insediativa: infatti, in sinistra orografi ca, gli paesistici già individuati dal PTCP. pero e riqualifi cazione degli insediamenti insediamenti abitativi sono più radi (Guardia È con tale premessa e nel quadro di ta- esistenti. Inoltre, per quanto affermato nel Lombardi, Frigento, Grottaminarda, Bonito) e le normativa che questo studio si inserisce Preliminare al PTCP del 2010, in ciascun confi nati (i nuclei storici) alla sommità dei e vuole contribuire a defi nire la sussistenza Sistema devono essere individuati e defi niti principali rilievi; in destra orografi ca, invece, di potenziali criticità delle azioni del Piano di limiti e condizioni per la trasformazione del su versanti generalmente esposti a mezzo- Gestione dei Rifi uti della Provincia di Avellino territorio nonché precise opzioni e strategie giorno, gli abitati sfruttano le più stabili lito- nei confronti dell’ambiente geologico e del di sviluppo dello stesso ovvero di evidenziare logie conglomeratiche e sabbiose e appaiono paesaggio di due sistemi territoriali preva- le «...possibili traiettorie di evoluzione del decisamente più numerosi. lentemente collinari. Sistema, all’interno di un quadro di mutua Lo sviluppo della densa rete idrografi ca compatibilità tra attività antropiche e dina- (media 0,6 km/km2), prevalentemente a pat- 1. I SISTEMI TERRITORIALI NEL QUADRO miche naturali.». Per queste ultime, partico- tern sub-dendritico, con deviazioni angolari DELLA PIANIFICAZIONE AMBIENTALE lare attenzione viene posta alla prevenzione nei settori a più spiccato controllo tettonico, DEL PAESAGGIO IRPINO dei rischi derivanti da calamità naturali che e il regime prevalentemente torrentizio dei Da quanto premesso risulta di fondamen- in un territorio come quello irpino si carat- corsi d’acqua, hanno condizionato in ma- tale importanza che gli atti pianifi catori citati terizzano con vari e diffusi scenari di rischio niera determinante la vocazione agricola di abbiano, infi ne, recepito le norme del “Codice per il quale una serie di dettati normativi questo Sistema che vede il predominio del dei Beni Culturali e del Paesaggio” (D.L. del tendono a promuovere la compatibilità dei seminativo cerealicolo e del pascolo, spesso 22 gennaio 2004, n. 42, noto come “Codice nuovi insediamenti e a mitigarne i livelli di transumante, alternati a estese plaghe oli- Urbani”), modulato sui contenuti della Con- vulnerabilità. vicole di media collina o di fondovalle, o a venzione Europea del Paesaggio (CEP), sotto- Nel complesso, i vari Sistemi territoriali limitate aree boschive per lo più apicali sui scritta a Firenze nel 2000 e approvata in Italia (ST) evidenziano la centralità di alcuni tratti rilievi conglomeratici. con la Legge n. 14/2006. Infatti, nell’ambito connotativi del paesaggio irpino attraverso le Il mosaico paesaggistico si compone di della CEP il paesaggio è inteso come risorsa seguenti componenti: tre tipologie che attengono alle colture esten- esaltandone i principi di tutela, valorizzazione - naturale - vista la diffusa «…presenza sive dell’Arianese e di gran parte delle Valli e conservazione. In tal modo, ai fi ni della pia- di aree di elevato valore ambientale ri- dell’Ufi ta e del Miscano, a pressione antropica nifi cazione territoriale, risultano importanti conosciute dal Progetto Natura 2000, Siti ridotta; alle colture estensive della Baronia, anche i paesaggi della “vita quotidiana” e di Interesse Comunitario (SIC), Zone di intervallate da diffusa naturalità e da centri quelli in preda al degrado perché anche questi Protezione Speciale (ZPS) e Parchi regio- arroccati di potenziale valenza turistica e di rispondono a «...funzioni di interesse genera- nali in cui la biodiversità assume un ruo- particolare panoramicità; alle concentrazioni le, sul piano culturale, ecologico, ambientale lo preponderante.» (Provincia di Avellino, di boschi d’alto fusto al confi ne con la Daunia e sociale e costituiscono risorsa favorevole 2010) ed altrettanto varia e significativa (Greci, Savignano, Montaguto). alle attività economiche.» (CEP, 2000). appare la geodiversità, spesso più svi- In questo Sistema, a prevalente dominan- Raggruppati per macro-tipologie di pae- luppata della biodiversità, in un settore te rurale-culturale, particolarmente elevata è saggi (Provincia di Avellino, 2010), i Sistemi della Catena appenninica di particolare la pressione antropica nell’Arianese e presso Territoriali di Sviluppo individuati nel terri- rilievo per la storia geologica dell’Italia Grottaminarda, localizzate lungo importanti torio irpino (Tav. I) sono in numero di 7, di Meridionale; assi viari, che “consuma” territorio a spese questi ai fi ni del presente studio si descrivono - culturale - poiché intimamente legata delle destinazioni agricole. Altri detrattori pa- le caratteristiche di quelli che rappresentano «…all’esistenza di aree storicamente esistici sono i siti di estrazione, attivi e non la porzione orientale del territorio irpino: il Si- rilevanti che rappresentano un notevole attivi, gli impianti di estrazione in alveo del stema Territoriale “Valle dell’Ufi ta” (B4) e il patrimonio di storia, arte, cultura e reli- Fiume Ufi ta e le discariche di rifi uti. Prolifera Sistema Territoriale “Alta Irpinia” (C1). gione.» (Provincia di Avellino, 2010); l’eolico sull’intero settore appenninico dauno-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 titolo sono sottoposte a tutela e degli obiet- 57 tivi strategici adottati dall’Amministrazione provinciale ai fi ni della mitigazione dei rischi naturali e antropici e della corretta destina- zione d’uso del territorio (Provincia di Avellino, 2010). In tal senso il sistema vincolistico è raggruppato per caratteri tipologici e giuridi- ci simili, in “classi di sensibilità omogenee” (Provincia di Avellino, 2007) funzionali alla eventuale individuazione di aree idonee a ospitare strutture o caratterizzate da «… minore vulnerabilità ambientale.» (Provincia di Avellino, 2007). Di seguito sono elencate Figura 2 – Un aspetto del paesaggio collinare che domina l’Alta Irpinia. e dettagliate le classi di fattori escludenti o condizionanti (sensu Provincia di Avellino, irpino minacciando seriamente la valorizza- scarse naturalità e riconoscibilità, progressi- 2007) adottate in questo studio. zione delle locali biodiversità e del paesag- vi abbandoni delle campagne e spopolamento gio dei territori marginali preda del dissesto marcato degli insediamenti, di prevalente ori- Classe 1) aree vincolate in funzione idrogeologico. gine sannitico-romana e medioevale. Le aree dell’Uso del suolo urbane di Lioni e Calitri sono segnalate per - Aree sottoposte a vincolo idrogeologico; 1.2 IL SISTEMA TERRITORIALE ALTA IRPINIA l’espansione dell’urbanizzato, molte aree di - Aree di rispetto di zone boschive; L’Alta Irpinia, nell’Irpinia orientale, rap- piccola o di media estensione insistono lun- - Aree agricole di pregio; presenta per certi versi l’ideale prolungamen- go l’asse vallivo del Fiume Ofanto (quella di - Aree destinate ad usi civici. to del Sistema precedente verso il foggiano Conza si trova ai margini di un’oasi di pro- e il potentino, con i quali condivide in gran tezione della fauna) o all’interno di aree SIC Classe 2) aree vincolate in funzione dei parte il substrato litologico e le dinamiche (Sant’Angelo dei Lombardi). caratteri fi sici morfoevolutive, oltre che ecologiche e quin- Altri detrattori paesistici sono costituiti - Aree poste a quota superiore a 1200 m di paesaggistiche (Fig. 2). Solo nelle sue dalle diffuse aree di estrazione, in alcuni casi s.l.m.; propaggini più meridionali, e per un piccolo di fortissimo impatto visivo (Lioni, in vari pun- - Aree caratterizzate da particolari condi- tratto, questo Sistema si connota per la pre- ti del territorio, in materiali brecciati di natura zioni meteoclimatiche. senza del locale settore dei Monti Picentini, carbonatica; Calitri, in materiali argillosi; Bi- massicci montuosi di rocce carbonatiche di saccia, in materiali calcarei; Sant’Angelo dei Classe 3) aree vincolate per la protezione età meso-cenozoica (Di Nocera et al., 2006), Lombardi, in affi oramenti conglomeratici). delle popolazioni da molestie che si discosta nettamente, nell’aspetto Anche per questo Sistema, a prevalente - Centri abitati e distanza inferiore a 1000 e nelle dinamiche evolutive, dai rilievi più dominante rurale-manifatturiera, andrebbe- m da essi; orientali. Il fattore accomunante di queste ro ulteriormente tutelati la biodiversità e gli - Distanza da luoghi con funzioni sensibili. porzioni del territorio irpino è l’afferenza al elementi paesaggistici; potenziato il recupe- bacino idrografi co dell’alto e medio corso del ro dei territori marginali e delle emergenze Classe 4) aree vincolate per la protezione Fiume Ofanto, asta a defl usso adriatico che storico-architettoniche in degrado; prevenuti di risorse idriche segna da millenni il confi ne naturale con la i rischi sismico e idrogeologico; consolidate - Limiti di soggiacenza della falda; Capitanata e l’Alta Lucania, e dell’alto corso e potenziate le fi liere agricole, del turismo e - Fasce di rispetto da pozzi e da sorgenti del Fiume Calaggio, a defl usso adriatico, che delle attività produttive a basso impatto eco- potabili; attraversa in destra orografi ca i territori dei logico. - Aree a vulnerabilità idrogeologica intrin- Comuni di Lacedonia e Bisaccia. seca; La duplice natura fi siografi ca del ter- 2. LE CONDIZIONI VINCOLISTICHE - Aree di rispetto dai laghi; ritorio ha indotto altrettante e conseguenti DEL PAESAGGIO IRPINO - Aree di rispetto dagli assi fluviali. differenze di assetto paesaggistico: partico- Ai fi ni del presente studio particolare at- larmente rilevante è la presenza dei massicci tenzione deve essere dedicata alle condizioni Classe 5) aree di tutela da dissesti e ca- carbonatici in destra orografi ca dell’Ofanto. vincolistiche in cui versa il territorio irpino per lamità Tale connotazione è riconoscibile nelle aspe- una corretta applicazione delle esperienze di - Aree esondabili; rità del rilievo, nell’assetto della rete idrogra- pianifi cazione territoriale e ambientale. Il - Aree in frana e in erosione; fi ca e nello sviluppo del carsismo. Sui rilievi complesso sistema dei vincoli non va inteso, - Aree sismiche. montuosi insistono estese coltri boschive a però, alla stregua di semplice strumento di castagni e quercete, nella media montagna, tutela passiva, oltre che di limitazioni allo Classe 6) aree di protezione delle risorse e spettacolari faggete, nelle sezioni apicali. sviluppo, quanto piuttosto «…come oppor- naturali Queste emergenze di alta valenza naturali- tunità per la tutela e la valorizzazione della - Parchi regionali; stica hanno ridotto gli spazi dell’agricoltura risorsa paesaggio.» (Provincia di Avellino, - Riserve naturali; a campi aperti, già limitata per motivi pe- 2004), oltre a fornire un valido contribuito - Aree con vincolo paesaggistico; do-altimetrici, inducendo nelle rare porzioni per «…defi nire occasioni per lo sviluppo di - Siti di Interesse Comunitario; scoperte il pascolo brado e una ridottissima nuove potenzialità.» (Provincia di Avellino, - Zone di Protezione Speciale; pressione antropica. 2010). Tutto ciò deve essere inteso nel rispetto - Oasi di protezione della fauna; Nel suo insieme, il Sistema Territoriale degli obblighi di legge riguardanti i vincoli di - Zone di ripopolamento e cattura faunistica; “Alta Irpinia” possiede, specie ad oriente, esclusione di porzioni di territorio che a vario - Visibilità del sito.

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Tavola 2 – Le risorse naturali e paesistiche della Provincia di Avellino (2004).

Classe 7) aree di protezione di altri beni Il PPGRU nella versione presa in conside- 1. riduzione della quantità e pericolosità dei - Fasce di rispetto di infrastrutture; razione in questo lavoro è quello ancora non rifiuti prodotti; - Fasce di rispetto di beni storici, artistici, modifi cato, in quanto contiene lo stato della 2. potenziamento della raccolta differen- archeologici, geologici; situazione provinciale dei rifi uti su cui è sta- ziata in linea con gli obiettivi previsti dal - Aree di tutela paesistica. to impostato il sistema di gestione. Nel suo legislatore nazionale; sviluppo esso avrebbe rispettato le fi nalità 3. contenimento dei costi di gestione; 3. IL PIANO PROVINCIALE indicate dal Testo Unico dell’Ambiente (D. 4. conseguimento di migliori prestazioni DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI Lgs. 152/2006), ovvero la conformità «… energetico-ambientali; La Provincia di Avellino ha avviato alla ai principi di precauzione, di prevenzione, 5. completamento e valorizzazione del fi ne del 2008 il processo di elaborazione di proporzionalità, di responsabilizzazione parco impiantistico che sia efficiente, del Piano d’Ambito per la Gestione dei Ri- e di cooperazione di tutti i soggetti coin- dotato delle migliori tecnologie dispo- fi uti Urbani (acronimo PPGRU). Tale Piano, volti nella produzione, nella distribuzione, nibili, teso a garantire l’autosufficienza sviluppato in piena emergenza regionale nell’utilizzo e nel consumo di beni da cui impiantistica. e in rispetto delle disposizioni legislative originano i rifi uti, nel rispetto dei principi Per il raggiungimento di tali obiettivi vigenti, pur essendo giunto nella fase di dell’ordinamento nazionale e comunitario, nel piano sono riportate una serie di misure approvazione, ha subito nel corso del 2011 con particolare riferimento al principio co- e di interventi, dei quali si prenderanno in una brusca frenata, in quanto “superato” munitario “chi inquina paga”. A tal fi ne considerazione soprattutto quelle che inte- dallo specifi co strumento pianifi catorio re- la gestione dei rifi uti è effettuata secondo ressano il settore orientale della Provincia gionale. Infatti, la Regione Campania nel criteri di effi cacia, effi cienza, economicità di Avellino. In tale settore, che si estende su marzo 2011 ha approvato il Piano Regionale e trasparenza.». di una superfi cie pari a circa 1476 kmq sui della Gestione dei Rifi uti Urbani, obbligando Più specifi camente, gli obiettivi fonda- 2792 kmq dell’intera provincia di Avellino, di fatto le province campane ad adeguare i mentali, defi niti nel PPGRU, in accordo con insistono 40 piccoli centri urbani dei 119 piani provinciali in via di approvazione o di le priorità d’intervento fi ssate dalla Regione totali, di cui solo 5 superano i 5000 abitan- realizzazione. Campania, possono così sintetizzarsi: ti. La produzione dei rifi uti relativa al 2008

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Tavola 3 – Gli impianti RSU della Provincia di Avellino (Provincia di Avellino, 2010) raggiungeva per i 40 comuni del settore compostaggio ubicato presso l’area P.I.P. nel se si dovesse individuare un’area idonea per orientale quasi 38.000.000 kg/anno contro Comune di Teora e da 9 tra centri di raccolta realizzare una discarica in grado di ospita- gli oltre 91.000.000 kg/anno del resto della e isole ecologiche sparse in tutto il territorio, re rifi uti provenienti dall’intera regione. Ciò provincia. Bisogna altresì aggiungere che la ma solo in parte funzionanti. Nonostante ta- comporterebbe un carico ambientale note- distribuzione nel settore orientale è alquanto lune criticità determinate verso l’ambiente, vole per questo territorio, che peraltro non diseguale, in quanto concentrata soprattut- spesso per il mancato rispetto dei vincoli si concentrerebbe solo nell’intorno del sito to nei comuni più popolosi o in quelli dove esistenti, e considerando le implementazioni individuato. vi sono insediamenti industriali e/o centri necessarie, tali impianti potrebbero soddi- commerciali. Inoltre, in questo settore la sfare per un arco di almeno un triennio la 4. LE CONDIZIONI DI CRITICITÀ raccolta differenziata praticata in quasi la gestione del rifi uto in Provincia di Avellino. DEL PAESAGGIO IRPINO IN FUNZIONE metà dei comuni, oltre che superare la media In particolare, vi è coerenza completa con il DELLA LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI provinciale, si attesta su percentuali molto quantitativo di rifi uto indifferenziato da tra- DI GESTIONE DEI RIFIUTI vicine agli obiettivi previsti per legge. sportare in discarica, e parziale con quello L’analisi paesaggistica e il complesso Pertanto, nel PPGRU pur ritenendo impor- da smaltire come frazione umida. A tal fi ne è della vincolistica esaminati hanno eviden- tante ridurre il quantitativo e la pericolosità stato proposto l’ingrandimento dell’impian- ziato la presenza di potenziali criticità nei dei rifi uti, ancora su percentuali signifi cative to di Teora e la realizzazione di impianti di confronti delle azioni del Piano provinciale di rispetto a quanto prospettato, e potenziare la dimensioni limitate da ubicare in corrispon- localizzazione degli impianti (già esistenti o raccolta differenziata, concentrando la fi liera denza dei centri di raccolta già funzionanti o di progetto) di gestione dei rifi uti (Tav. III). (raccolta e smaltimento) in un ambito terri- da riadattare. Questi impianti, oltre che non Si tratta praticamente di speciali interazioni toriale provinciale, se non addirittura sub- avere alcuna emissione esterna, consentireb- tra impiantistica e componenti del paesaggio provinciale, al fi ne anche di contenere i costi bero di produrre biogas e conseguentemente in grado di provocare situazioni di pericolo- di gestione, si è puntato sul completamento energia elettrica, soddisfacendo peraltro un sità o di rischio di fatto o potenziale ovvero e la valorizzazione del parco impiantistico. altro obiettivo del PPGRU. Quanto fi n qui di determinare situazioni di squilibrio nelle Tale parco, almeno per l’area considera- riportato, sia pure brevemente, sarebbe so- componenti paesaggistico-ambientali della ta, è costituito da una discarica in località stenibile dal territorio dell’Irpinia orientale, Provincia. Di seguito sono elencate le infra- Pustarza, nel Comune di Savignano Irpino, tuttavia dal Piano specifi co regionale emerge strutture impiantistiche rilevate e le criticità molto prossima al confi ne regionale con la la richiesta di poter utilizzare questi impianti che determinano nel territorio esaminato. Puglia, da una stazione di trasferenza e di ovvero realizzarne di nuovi anche per i rifi uti compattazione di Rifi uti Solidi Urbani, situa- prodotti dalle altre province campane, e ciò 4.1 DISCARICA RSU ta nel territorio del Comune di Flumeri, presso potrebbe innescare una diffi coltà sostanzia- L’attuale discarica, non rientra in aree pe- l’area A.S.I. “Valle Ufi ta”, da un impianto di le. Tale diffi coltà emergerebbe, in particolare, ricolose per frana e neppure per esondazioni,

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 60 e rispetta la distanza da sorgenti e pozzi di in chiave sovracomunale. La loro collocazione grazione. In particolare, ciò emergerebbe sia approvvigionamento idropotabile, agricolo e nel territorio è generalmente positiva, grazie dall’ubicazione degli impianti in aree vinco- industriale. Inoltre, il sito risulta, in ossequio alla natura e alla tipologia costruttiva degli late o prossime ad esserlo (ad esempio, aree al vincolo previsto dal D. Lgs. 36/2003 che impianti, anche nel caso in cui venissero di rispetto fl uviale, vincoli idrogeologici, vul- recepisce la Direttiva Discariche 1999/31/ implementati con “mini-impianti” per il trat- nerabilità idrogeologica intrinseca, corridoi CE, ubicato in un’area caratterizzata da un tamento della frazione umida. Attualmente ecologici, ecc.) sia dalla fragilità geologica grado di vulnerabilità molto basso coerente risultano attivi solo alcuni impianti di quelli intrinseca del territorio che muta di aspetto con la presenza diffusa, nell’area in questio- previsti, in quanto la maggior parte hanno in velocemente a causa dei processi erosivi par- ne, del complesso argilloso caratterizzato da corso interventi di adeguamento. ticolarmente incisivi (Russo & Sisto, 2009). un grado di permeabilità relativa per porosità In linea generale, le criticità riscontrate Quest’ultimo aspetto determina effetti non piuttosto basso (Aquino et al., 2006). Inve- nelle interazioni tra impianti e assetti pae- solo in corrispondenza degli impianti, ma ce, la sua funzione contrasta con l’area di saggistico-ambientali potrebbero infi ciare: anche sulle opere antropiche (viabilità or- particolare pregio naturalistico (Geositi del a. la complessità e l’armonia del mosaico dinaria, infrastrutture, ecc.) funzionali alla Gesso: Di Lisio et al., 2011) e antropologico paesaggistico, specie in ambiti di elevato gestione dei rifi uti. Infi ne, non sono da trascu- (rete tratturale: De Piano, 2007) con paesaggi valore che sono diffusamente presenti in rare le stesse condizioni geomorfologiche del agrari a colture estensive, che pur non essen- Provincia di Avellino; territorio che impongono forti penalizzazioni do considerati di pregio, sono estremamente b. la frammentazione ecologica e la vulne- proprio in caso di eventi sismici. signifi cativi per l’economia locale. rabilità degli ecosistemi nonché di aree Comunque, questi aspetti tipici del pae- sottoposte a tutela. saggio irpino non possono essere considerati 4.2 STAZIONE DI TRASFERENZA Inoltre, appare evidente la necessità di un limite allo sviluppo, ma vanno considerati Tale stazione di trasferenza e di compat- un riequilibrio territoriale nella localizzazione come un’opportunità per la tutela e la va- tazione di RSU è, invece, a ridosso del Fiume degli impianti, che ad oggi comportano note- lorizzazione della risorsa paesaggio. Infatti, Ufi ta, violando sia il vincolo che sottopone voli spostamenti di mezzi e risorse nei conferi- essi possono fornire un valido contribuito per questo corridoio a tutela paesistica sia quello menti, con grosso danno per la rete connettiva defi nire occasioni per lo sviluppo di nuove che la considera ubicata in un’area esonda- viaria, le forme di inquinamento e gli sprechi potenzialità, nonché indirizzare le scelte bile. Inoltre, il sito potrebbe essere interessa- economici. Tali condizioni sarebbero ulterior- pianifi catorie ad una preventiva politica di to da fenomeni franosi, in quanto collocato mente aggravate se si dovesse considerare mitigazione del rischio, di minore vulnera- in un’area suscettibile a frane (Provincia di quanto indicato dal Piano Regionale per la bilità ambientale e di una corretta destina- Avellino, 2004). Infi ne, si trova vicino a nu- Gestione dei Rifi uti Urbani, per l’ubicazione zione d’uso del territorio, ottemperando agli merosi pozzi per uso agricolo e industriale, di una nuova discarica. Infatti, il suddetto obblighi di legge per le aree a vario titolo ed è in una zona caratterizzata da un grado Piano, in base al vincolo previsto dal D. Lgs. sottoposte a tutela. di vulnerabilità elevato, poiché sorge su di un 36/2003, ritiene che i terreni diffusi nell’Ir- acquifero con elevata permeabilità per poro- pinia orientale possano soddisfare il vincolo BIBLIOGRAFIA sità (Aquino et al., 2006). cogente della barriera geologica. Tuttavia, si AQUINO S., ALLOCCA V., ESPOSITO L. & CELICO P. (2006) fa rilevare come questo territorio sia soggetto - Risorse Idriche della Provincia di Avellino (Appennino meridionale, Italia). Arti Grafiche 4.3 IMPIANTO DI COMPOSTAGGIO a fenomeni franosi, nonché classifi cato tra le Cinque s.r.l., Avellino. Il sito per la gestione della frazione umida aree a maggiore pericolosità sismica della DE PIANO A. (2007) - Il tratto campano del Regio è ubicato in una zona di scarso pregio pae- penisola italiana. Infi ne, per quanto concerne Tratturo. On line URL: www.conform.it saggistico, ma entro la fascia di rispetto del la valutazione di eventuali nuovi impianti per DI LISIO A., RUSSO F. & SISTO M. (2011) - La via del Fiume Ofanto e quindi in un corridoio fl uviale la gestione della frazione umida, già avan- Gesso. Proposta di itinerario geoturistico alla sottoposto a tutela paesistica. Esso si colloca, zata da altri Comuni, non si può prescindere scoperta delle evaporiti del Messiniano in Irpi- altresì, in una zona caratterizzata da un grado da una valutazione delle condizioni limitan- nia (Campania). Geologia dell’Ambiente, suppl. di vulnerabilità molto elevato, attesa la natu- ti, nuove e già emerse in questo quadro, in al n. 2, 411-419. ra dei terreni costituenti l’acquifero (Aquino una logica di tutela/conservazione dei beni e DI NOCERA S., MATANO F., PESCATORE T.S., PINTO F., QUA- RANTIELLO R., SENATORE M.R. & TORRE M. (2006) - et al., 2006). Infi ne, il sito è in prossimità della normativa imposta dalla L.R. 13/2008. Schema geologico del transetto Monti Picentini dell’Oasi naturalistica protetta di Conza del- Da questo punto di vista la vincolistica deve orientali – Monti della Daunia meridionali: unità la Campania, a breve distanza dalla Zona di essere intesa non come strumento di coerci- stratigrafiche ed evoluzione tettonica del setto- ripopolamento e cattura di Morra De Sanctis zione ma piuttosto come opportunità per la re esterno dell’Appennino meridionale. Boll. Soc. e dista pochi chilometri dalle aree SIC dei Bo- tutela e la valorizzazione della risorsa pae- Geol. It., 125 (1), 39-58. schi di Guardia Lombardi e Andretta. saggio fi nalizzata ad una preventiva politica PROVINCIA DI AVELLINO (2004) - Studi propedeutici al di mitigazione dei rischi. Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Provincia di Avellino. De Angelis Editore. SOLE ECOLOGICHE ENTRI DI RACCOLTA 4.4 I / C PROVINCIA DI AVELLINO (2007) - Piano Programma per Le isole ecologiche e i centri di raccolta CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE l’organizzazione della gestione e smaltimento rappresentano infrastrutture impiantistiche L’attuazione di uno strumento pianifi ca- Rifiuti Urbani in autosufficienza dell’Ambito a sostegno della fi liera del recupero di ma- torio, quale il Piano della Gestione dei Rifi uti Territoriale Ottimale. On line URL: www.provin- teria, assieme agli impianti di selezione e Urbani della Provincia di Avellino, dovrebbe cia.avellino.it valorizzazione della frazione secca, a quelli assicurare la piena integrazione delle perti- PROVINCIA DI AVELLINO (2010) - Preliminare al Piano di compostaggio e di recupero di rifi uti inerti nenti considerazioni ambientali con quelle Territoriale di Coordinamento Provinciale. On line URL: www.provincia.avellino.it (Provincia di Avellino, 2007). Le recinzioni di economiche sociali e politiche, in modo da RUSSO F. & SISTO M. (2009) - L’erosione nel territorio protezione, l’opportuna schermatura visiva e promuovere lo sviluppo sostenibile di quel dell’Alta Irpinia come esempio di contesa tra ru- la possibilità di accesso in orari prestabiliti, territorio. Tuttavia, da questo studio emerge ralità del passato e abbandono presente. In: Atti alla presenza di personale specifi co, rendono che alcuni degli interventi previsti nel Piano del IV Conv. Int. sui Beni Culturali e Territoriali (a altamente opportune queste soluzioni anche sembrano poter compromettere questa inte- cura di P. Persi), Università di Urbino, 271-276.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 3/2013 La SIGEA è un’associazione culturale senza fini di lucro, riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare come “associazione di protezione ambientale a carattere nazionale” con decreto 24 maggio 2007 (G.U. n. 127 del 4/6/2007). Agisce per la promozione del ruolo delle Scienze della Terra nella protezione della salute e nella sicurezza dell’uomo, nella salvaguardia della qualità dell’ambiente naturale ed antropizzato e nell’utilizzazione più responsabile del territorio e delle sue risorse. È aperta non solo ai geologi, bensì a tutte le persone e agli Enti (persone giuridiche) che hanno interesse alla migliore conoscenza e tutela dell’ambiente. La SIGEA è stata costituita nel maggio 1992 a Roma da 19 Soci fondatori (geologi, ingegneri, architetti, geo- grafi) esperti o cultori di Geologia Ambientale; conta oggi più di 800 iscritti. Possono far parte di SIGEA, in qualità di soci, persone fisiche o giuridiche.

Cosa fa SIGEA • favorisce il progresso, la valorizzazione e la diffusione della Geologia Ambientale, mediante gli “eventi” sotto riportati, la rivista trimestrale “Geologia dell’Ambiente” e il sito web; • promuove il coordinamento e la collaborazione interdisciplinare nelle attività conoscitive ed applicative rivolte alla conoscenza e tutela ambientale; per questo scopo ha costituito le Aree tematiche: “Patrimonio Geologico”, “Dissesto Idrogeologico”, “Gestione delle Coste”, “Idrogeologia” (con riferimento anche alle tema- tiche Bonifica siti inquinati e Geotermia), “Infrastrutture e Territorio”; • opera sull’intero territorio nazionale nei settori dell’educazione e divulgazione, della formazione professio- nale, della ricerca applicata, della protezione civile e in altri settori correlati con le suddette finalità, attivan- dosi anche mediante le sue Sezioni regionali; • organizza corsi, convegni, escursioni di studio, interventi sui mezzi di comunicazione di massa; • svolge attività di divulgazione scientifica in vari campi d’interesse della Geologia Ambientale, fra cui la conservazione del Patrimonio Geologico: ad esempio, in collaborazione con ProGEO (European Association for Conservation of Geological Heritage), ha organizzato il 2° Symposium internazionale sui geotopi tenutosi a Roma nel maggio 1996 e il 7° Symposium sullo stesso argomento a Bari nel settembre 2012; inoltre è attiva per svolgere studi, censimenti e valorizzazione dei geositi e per creare collaborazioni con altre realtà europee afferenti a ProGEO; • svolge attività di formazione: organizza corsi e convegni di aggiornamento professionale o di divulgazione su tematiche ambientali, quali previsione, prevenzione e riduzione dei rischi geologici, gestione dei rifiuti, bonifica siti contaminati, studi d’impatto ambientale, tutela delle risorse geologiche e del patrimonio geolo- gico, geologia urbana, pianificazione territoriale, pianificazione del paesaggio, contratti di fiume ecc.; inoltre rende disponibili per i soci le pubblicazioni degli Atti dei convegni SIGEA; • informa attraverso il periodico trimestrale “Geologia dell’Ambiente”, che approfondisce e diffonde argo- menti di carattere tecnico-scientifico su tematiche geoambientali di rilevanza nazionale e internazionale; la rivista è distribuita in abbonamento postale ai soci e a Enti pubblici e privati; • interviene sui mezzi di comunicazione di massa, attraverso propri comunicati stampa, sui problemi attuali che coinvolgono l’ambiente geologico; • collabora con gli Ordini professionali, con il mondo universitario e con altre Associazioni per lo svilup- po delle citate attività, in particolare nella educazione, informazione e formazione ambientale: con CATAP (Coordinamento delle Associazioni Tecnico-scientifiche per l’Ambiente e il Paesaggio) cui SIGEA aderisce, Associazione Idrotecnica Italiana, Federazione Italiana Dottori in Agraria e Forestali, Alta Scuola (Scuola di alta specializzazione e centro studi per la manutenzione e conservazione dei centri storici in territori instabili), Italia Nostra, Legambiente, WWF, ProGEO ecc.

Società Italiana di Geologia Ambientale Casella Postale 2449 U.P. Roma 158 Tel./fax 06 5943344 E-mail: [email protected] http://www.sigeaweb.it