cantieri cantieri in questo numero: periodico della casa editrice numero 24 BH 3 editoriale

FOCUS su «Il Gatto Selvatico» 4 scrivere la fabbrica dell’ENI di Enrico Mattei cantieri periodico della casa editrice 18 l’eni di enrico mattei BH tra gatti selvatici, cani a sei zampe, tigri e serpenti

42 bicentenario bodoniano e centenario editoriale di un classico della tipografia

47 einaudiana è un modo per diffondere la cultura editoriale e bibliografica, 51 biblionarrativa libraria

55 1903-1983 un appuntamento con la letteratura tipografica 61 50 anni di edizioni Adelphi 1963 - 2013 e bibliotecaria, con la modernità e il senso dei caratteri di stampa, 63 quei libri mai scritti, quei libri mai pubblicati è una via d’accesso 65 refusiana al mondo della carta 66 un nostro (raro) antenato: «il cantiere» (1934-1935) e alla sua tradizione millenaria.

numero 24 aprile giugno

FOCUS su «Il Gatto Selvatico» dell’ENI di Enrico Mattei 2013

20X20 biblohaus edita libri e non solo un laboratorio progettuale dal quale nascono idee legate al concetto stesso di libro al suo passato al suo futuro biblohaus nasce dall’incontro di persone che hanno messo in comune idee sul libro, la lettura, la bibliografia. biblohaus rappresenta un tempo di riflessione su cosa sia editoria, tipografia, bibliografia, lettura; fermarsi a pensare per avanzare, avanzare ogni giorno. biblohaus è un luogo di incontro, un prototipo su come potrebbero diventare le culture editoriali e tipografiche. biblohaus privilegia l’approfondimento saggistico, è un tentativo di creare eventi bibliografici, situazioni da condividere. cantieri periodico della casa editrice BH FOCUS su «Il Gatto Selvatico» dell’ENI di Enrico Mattei numero 24 aprile giugno 2013

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FOCUS su «Il Gatto Selvatico» dell’ENI di Enrico Mattei l’abbonamento annuale a cantieri distributori nazionali (4 numeri) costa € 25, per richie- derlo: [email protected], numeri arretrati €5 cadauno compresa circuiti alternativi spedizione. NDA biblioteche estere e e.book casalini libri cantieri viene pubblicato ogni tre biblioteche italiane mesi e nasce dal gruppo di ls distribuzioni editoriali lavoro che si riunisce intorno alla piemonte, valle d'aosta e liguria casa editrice biblohaus: book service sas oliviero diliberto massimo gatta simone berni simone pasquali triveneto duccio benocci rebecca simpson cierrevecchi olga mainieri annette baugirard lombardia michelle delattes gaspare naldi distribook srl konstantin bellmer gina palestri emilia romagna, edizioni biblohaus marche, abruzzo, via weiden 27 macerata italia toscana e umbria t f 0039 0733 265384 euroservizi srl www.biblohaus.it [email protected] lazio e sicilia fb: biblohaus casa editrice medialibri diffusione srl

2 editoriale linea refusianateorica, può considerarsi nata con Tre operai di ; la seconda parte, invece, sarà dedicata a ricostruire la genesi e l’importanza de “Il Gatto Selvatico”, anche in rapporto alle inno- vative scelte grafiche che caratterizzarono l’Eni La nuova stagione di “Cantieri” apre questo di Mattei, scomparso tragicamente nel 1962, e secondo numero del 2013 con un approfondi- al quale idealmente dedichiamo, a 50 anni dalla mentoscrivere che sila spera fabbrica possa focalizzare l’attenzione morte,quei questo libri numero mai scritti,di “Cantieri”. Chiude- su una delle più innovative e prestigiose riviste rannoquei questo libri secondo mai numeropubblicati alcunecati rubriche aziendali del secondo Novecento, legata alla dedicate ad anniversari editoriali, biblionarrativa, politica culturale dell’ENI di Enrico Mattei, e focus e altro, seguendo la linea editoriale che da sempre destinata a incidere profondamente nel tessuto caratterizza “Cantieri”. culturale di quegli anni, soprattutto per l’ampio el’eni variegato di enrico insieme mattei dei suoi collaboratori, senza dimenticare l’impronta personale data dal suo direttore,tra gatti il selvatici,poeta e scrittore cani parmigiano a sei Attilio Bertolucci.zampe, tigri Ci si eriferisce serpenti a “Il Gatto Selvatico” (1955-1964), house organ abbastanza atipicofocus nel contesto degli altri house organs che negli stessi annibicentenario erano presenti bodoniano in Italia. Fu una esperienza di grande fascino e rilevanza in un settore, come un nostro (raro) antenato: quelloe centenario dell’editoria editoriale aziendale, diche vantava in «il cantiere» (1934-1935)35) Italia,un classico e vanta tutt’ora,della tipografia una grande tradizione. Questo Focus, affidato alla penna di Marco Page e Michelle Delattes, ha infatti una doppia valenza: fare il punto su quella letteratura di fabbrica che nel corso del Novecento italiano ha prodotto una lunga serie di romanzi centrali, e non solo, in rela- zione allo scenario industriale che muta conside- revolmente nel corso degli anni, passando dalla fabbrica all’azienda, all’industria, alle multina- zionali.einaudiana Di pari passo muta il ruolo di quei libri che hanno cercato di testimoniare quell’Italia industriale. Questo secondo Focus di “Cantieri” sarà quindi dedicato sia ad una panoramica di quella letteratura di fabbrica che, almeno in 3 biblionarrativa libraria

vittorio sereni 1903-1983

50 anni di edizioni Adelphi 1963 - 2013 editoriale refusiana

scrivere la fabbrica quei libri mai scritti, quei libri mai pubblicaticati

focus Bisbiglia la mattina degli sciami operai, sono vesti leggere, tute linde. Lietamente nell’aria di settembre. Nel’eni accompagna di enrico il fluire, mattei piùtra sibilo ga chetti suono, selvatici, lontanissima cani a sei una sirena di fabbrica. […]zampe, tigri e serpenti Vittorio Sereni, Una visita in fabbricafocus (1961)

Questa vasta officina dibicentenario cose e di crani bodoniano un nostro (raro) antenato: dovee centenario noi lavoriamo editoriale di induriti nel cuore, «il cantiere» (1934-1935)35) perfidaun classico officina della tipografia di disordine e cenere di malattie e piaghe qualche volta oltre i vetri drizza un’erba sui prati o sui rami delicati una piccola foglia. […] Franco Fortini, L’officina (1954) su progetto razionalista di Luigi Cosenza3, sulla “[…] Può l’industria darsi dei fini? Si trovano medesima idea architettonica di Figini e Pollini, einaudiana questi semplicemente nell’indice dei profitti? Non vi è al progettisti nel ’37 del corpo di fabbrica Olivetti di là del ritmo apparente qualcosa di più affascinante, ad Ivrea. Parole assai significative quelle olivet- una destinazione, una vocazione anche nella vita di tiane se messe in rapporto a quanto avvenne una fabbrica?”.1 nella ricca, ma anche complessa, relazione tra le Molto di quello che è accaduto in Italia nell’am- “due culture”, secondo la nota endiadi del saggio 4 bito della letteratura e dell’editoria aziendale2 di Snow , uscito in quegli anni, peraltro un “[…] 5 èbiblionarrativa sicuramente condensato libraria in queste parole, che libro credo ampiamente sopravvalutato”. Adriano Olivetti pronuncia il 23 aprile 1955, Un progetto intellettuale diffuso di cui Olivetti in quel inaugurando il nuovo stabilimento Olivetti di discorso pone le basi, e nel quale proprio i fini Pozzuoli, la “fabbrica di vetro” (G. Lupo) realizzata dell’industria possono, si auspica (utopicamente?) l’imprenditore di Ivrea6, trovarsi non semplicemente vittorio4 sereni 1903-1983

50 anni di edizioni Adelphi 1963 - 2013 e unicamente nei profitti, nei numeri, ma anche “Edizioni di Comunità”10, con le quali Olivetti in qualcosa di più affascinante, in una destinazione tenta di realizzare, e forse di vincere, quella sfida, appunto, o addirittura in una vocazione. Non è anche attraverso l’attenzione critica che l’impren- neppure casuale che le parole olivettiane siano ditore dedica al significato e al mondo dell’arte11, pronunciate solo tre mesi prima di quel luglio dello alla grafica editoriale, alla pubblicità aziendale12. stesso ‘55, atto di nascita di uno dei più innova- Insomma l’Olivetti come “bella società”13, quasi tivi e affascinanti periodici aziendali italiani, del a voler realizzare “[…] la vera, grande stagione quale tracceremo in questa sede l’itinerario cultu- del capitalismo illuminato”14. rale all’interno, e in rapporto, ad un più vasto ed Ad aprire la strada al tentativo di coniugare le articolato complesso di house organs, che l’Italia esigenze di una cultura prettamente industriale può vantare anche a livello internazionale, anche con quelle di una cultura umanistica ci pensa, se rappresentarono nel complesso “[…] un tenta- anche se per un breve periodo, «Il Politecnico», tivo di modernizzazione non sempre riuscito”.7 settimanale (poi mensile) di cultura contempo- Dall’importanza dei luoghi di lavoro8 in cui garan- ranea diretto a Milano da Elio Vittorini, pubbli- tire agli operai un adeguato benessere lavorativo, cato dalla Einaudi, il cui primo numero esce il 29 quel qualcosa di più di cui parla Olivetti sembra settembre del ‘45 sulle macerie di un’Italia ancora spostarsi verso altri luoghi altrettanto topici, nei stremata dal conflitto bellico. L’esperienza vitto- quali garantire un altrettanto adeguato benes- riniana dura solo 3 anni, fino al numero 39 del sere intellettuale, questa la sfida lanciata dallo dicembre ’4715. A seguire i numeri “storici” 4 e 5 stesso Olivetti, e da altri imprenditori, in quegli del ’61/’62 de «Il menabò di letteratura», rivista- anni cruciali del primo dopoguerra quando collana diretta ancora da Vittorini, insieme a Italo tutto appare da (ri)costruire. Proprio nel marzo Calvino, per l’Einaudi; usciranno in totale 10 del ’46 nasce con «Comunità» il primo esperi- mento olivettiano di periodico aziendale “allar- gato”, destinato cioè a un pubblico più vasto ed eterogeneo, non limitato cioè a quello interno all’azienda per il quale viene realizzato, fin dal novembre del ’52, l’altro periodico «Notizie Olivetti. Bollettino interno riservato al personale», un mensile, poi trimestrale, più tecnico curato dalla direzione stampa della “Ing. C. Olivetti & C. spa” di Ivrea9, non un bimestrale di cultura aziendale com’è invece «Comunità». Il periodico ha nel suo dna, un disegno politico-culturale più ampio, che ritroviamo nelle contemporanee

5 numeri tra il ‘59 e il ‘67. I due numeri monogra- fici del ’62-’62 sono entrambi dedicati al rapporto rivista diretta da Sinisgalli18. Tutto ciò quasi a letteratura-industria, con scritti di notevole inte- voler realizzare una specie di storia dell’industria resse di , Giovanni Giudici (Se sia come contenuto narrativo, secondo il bel titolo del opportuno trasferirsi in campagna), Vittorio Sereni saggio di Gian Carlo Venè19, al quale idealmente (con la lunga lirica Una visita in fabbrica), Italo collegare una letteratura degli oggetti industriali, il cui Calvino, lo stesso Vittorini 16. L’anno successivo capostipite potrebbe considerarsi «522». Racconto proprio sulla rivista dell’Eni di cui parleremo di una giornata di Massimo Bontempelli, dove viene pubblicato un articolo di Enzo Golino il protagonista, di ferro e lamiera, è il nuovo sulla letteratura industriale17, tema ripreso da un modello appena messo in commercio dalla Fiat20; lungo scritto di Libero Bigiaretti, pubblicato sulla 6 così come l’altro modello Fiat, la «1500», è invece protagonista di La strada e il volante di Pietro Maria fabbrica22, così come descritta nei racconti del ’35 Bardi21, secondo tassello di quella “letteratura del “fascista rivoluzionario” Romano Bilenchi23, Fiat” fortemente caratterizzante, in quegli anni non esiste ormai più. Struggente testimonianza Trenta, lo scenario politico-letterario e indu- iconografica di quegli scenari è quella offerta da striale italiano. Molto prima è apparso, però, Renzo Vespignani nei suoi splendidi e dolenti un romanzo che apre alla letteratura di fabbrica, Dieci disegni e uno scritto sugli operai romani24. Carlo che negli anni si trasforma in letteratura d’azienda, Bernari col Tre operai25 prende quota nel periodo essendo nel frattempo cambiato lo scenario della ricostruzione (1945-1955) e del boom industriale italiano e quella fabbrica, emblematica- economico. L’industria diventa elemento dirom- mente cantata da Enzo Jannacci in Vincenzina e la pente nell’osservazione sociologica ed antropolo- 7 gica dell’Italia moderna. Negli anni Cinquanta la rare della sua vita d’ogni giorno: le balere, la moto, narrativa di fabbrica entra nel vivo delle questioni, la ricerca di lavoro e il lavoro stesso, i rapporti coi con libri centrali come i racconti del torinese compagni, i rapporti con le ragazze, e i puntigli, Luigi Davì (“l’operaio che scrive racconti”) gli atteggiamenti, le fissazioni, le bravate…”27. Gimkhana-Cross26, che rappresentano la vita di Un tempo di fabbrica, quello raccontato da Davì, in cui: fabbrica (la Fiat soprattutto) in forma picaresca “[…] la classe operaia aveva un suo piccolo para- e avventurosa; Vittorini, nel risvolto al volume, diso. Giornate lunghe in fabbrica – si lavorava scrive infatti che Davì: anche il sabato, e senza tante recriminazioni – ma “[…] riferisce alla rinfusa di tutto l’amaro e il anche serate spensierate a caccia di fanciulle assai dolce che un giovane operaio si trova ad assapo- poco disponibili, bevute all’osteria con gli amici – le memorabili cappe di fumo stagnante appena

8 sopra ilo mezzo litro di vinaccio allappante – e all’assalto30 (Premio Strega 1959), affronta il tema poi tante chiacchiere, tante illusioni mentre da una prospettiva forse più sociologica, legata gioventù passava e le ambizioni si tramutavano principalmente alla sua esperienza in Olivetti, in un onesto matrimonio con prole e casetta in dove la fabbrica è raccontata come un modello di periferia”.28 civiltà: Mentre Ottiero Ottieri (“scrittore di carne triste”, “[…] Mi sono dedicato a due lavori: mettere in secondo la definizione che ne dà Calvino in una bella copia il mio Diario dal ’43 al ’53 e iniziare lettera a Vittorini29) in Tempi stretti, La linea gotica. un romanzo sulla civiltà industriale del Nord, cui Taccuino 1948-1958 e soprattutto in Donnarumma pensavo dal ’52. Questo romanzo è per me un

9 nebbiosi della città sabauda, quella del re; all’im- provviso un povero correttore di bozze e tipografo disoccupato, licenziato a seguito di uno sciopero, progetta una sensazionale forma di protesta, un paradossale “attentato alla rovescia”: suicidarsi facendosi travolgere proprio dal veicolo reale, per urlare all’opinione pubblica la condizione dei tanti diseredati, così come viene rivendicato un lavoro nel “capolavoro olivettiano” di Ottieri. Analogamente a quanto avviene nel vasto ciclo de I segreti di Milano di Giovanni Testori33, i cinque volumi ambientati nella periferia milanese e lungo le vie dei quartieri popolari, in mezzo a operai e immigrati scissi tra aspirazioni per un futuro migliore e le amarezze del presente. Atmosfera aspra, dura, dolente che in parte si respira anche in Memoriale di Paolo Volponi34, altro grande romanzo di fabbrica e che “dista solo cinque anni” dai racconti di Davì: “L’Albino Saluggia di dista solo cinque anni da questi caratteristici di Davì, che ancora non mostrano l’impronta del cosiddetto grandissimo sforzo e forse non riuscirò a compierlo “potere operaio” che per qualche anno sembrerà fino in fondo. Però non mi interessa scrivere altro. cambiare i destini della piccola borghesia. Qui si Temo di continuo di non aver abbastanza cono- respira l’aria di un dopoguerra protratto il più a lungo sciuto e assimilato quella civiltà; essa è come un possibile per ricreare le speranze della collettività, miraggio al centro dei miei pensieri. […]”.31 mentre nel romanzo di Volponi la fabbrica avrà Emblematica, nel romanzo, è la scena del già preso il sopravvento, sarà anima e sangue della gettarsi sotto l’auto del capo per rivendicare un classe operaia, destinata a gestire i cambiamenti posto di lavoro, scena drammatica che richiama ma anche ad assumersene ne colpe. Potremmo alla memoria un altro dei primi “romanzi di tranquillamente dire che i disincantati lavoratori fabbrica”, pubblicato però mezzo secolo prima, di Davì si collocano in una felice metà strada tra Gli Ammonitori del poeta Giovanni Cena (1870- quelli di Carlo Bernari e dei suoi Tre operai […] e 1917)32 in cui, nella Torino fin de siècle, una sola il protagonista volponiano”.35 La situazione non automobile incede spavalda lungo i viali vuoti e muta se il “sistema olivettiano” viene osservato da

10 altra angolazione, dal punto di vista cioè dei white collars, impiegati e funzionari, della loro crisi inte- riore: Il congresso di Libero Bigiaretti36, Il Senatore e L’amore mio italiano di Giancarlo Buzzi37, narrano tipi di realtà figlie dell’ipocrisia e dell’inquietu- dine morale, come anche del bisogno di rivolgere attenzione critica e narratologica, all’interno della letteratura industriale, non solo all’aliena- zione operaia ma anche a quella dei “quadri”, come nello stesso ’63 compie Libero Bigiaretti in Letteratura e industria38. Mentre Lucio Mastro- nardi e Luciano Bianciardi analizzano, rispetti- vamente ne Il calzolaio di Vigevano39 e ne La vita agra40, processi di alienazione sociale prodotti dal neocapitalismo, come del resto Inisero Cremaschi in Pagato per tacere41. In Vogliamo tutto di Nanni Bale- strini42 la fabbrica (ancora la Fiat) diventa invece luogo di conflitto, durante l’autunno caldo del ‘69, in cui le lotte operaie sono il prologo al terro- rismo. Negli anni Settanta ormai la letteratura aziendale non analizza più il lavoro industriale ma la condizione operaia, come in Tuta blu di Tommaso Di Ciaula43. Negli ultimi decenni del secolo non esiste quasi più la fabbrica come topos epocale o “passione italiana”44, ma l’azienda, e la lettera- tura della post-fabbrica si incarica di raccontarne proprio la fine, lo “smontaggio” reale e simbolico Acciaio di Silvia Avallone49, Vicolo dell’acciaio di 45 di quelle fabbriche , le macerie di quel che resta Cosimo Argentina50, Viaggio nella notte di Massi- del mondo industriale. Quelle stesse macerie miliano Santarossa51, Amianto. Una storia operaia di protagoniste emblematiche del capolavoro di Alberto Prunetti e Veleno di Cristina Zagaria52, 46 , La dismissione , sullo smantel- ma questa è un’altra storia. lamento del complesso industriale Italsider di Ormai il solco è tracciato. Una serie di analoghe 47 Bagnoli , libro che sembra chiudere il cerchio iniziative editoriali vedono la luce, anche per aperto dai Tre operai di Bernari (G. Lupo). Verrà la gestione illuminata di imprenditori come 48 poi il tempo del “neoromanzo industriale” , Giuseppe Luraghi (che fu anche popolare scrit- 11 tore con Due milanesi alle piramidi, oltre che raffi- Italiana”, azienda anch’essa aperta al mondo nato micro editore di cultura con le sue Edizioni dell’arte e del collezionismo57. Scrive Sinisgalli della Meridiana53); Leopoldo Pirelli, al quale nel che compito primario delle pubblicazioni azien- novembre del ‘48 si deve la nascita di «Pirelli. dali è quello di: Rivista bimestrale d’informazione di tecnica»54 “[…] Facilitare questa osmosi tra l’arte e la (chiusa nel 1972), e diretta da un altro dei prota- tecnica, la poesia e la scienza, dar lievito alle gonisti del connubio industria/letteratura, il questioni apparentemente prosaiche, allargare l’area poeta-ingegnere lucano Leonardo Sinisgalli; delle suggestioni, delle meraviglie, dei miti del infine Enrico Mattei. Sinisgalli è figura topica per secolo: questo è il compito di una pubblicazione il nostro discorso. Oltre alla direzione della rivista non inerte, non snobistica”.58 della società Pirelli è impegnato su più fronti, Al giugno del ’64 risale infine la sua direzione de sempre nella direzione “culturale” di periodici «La botte e il violino», un’ormai del tutto dimen- aziendali: dal gennaio del ’53 con il bimestrale ticata rivista ma di eccellente qualità, sia per i «Civiltà delle macchine», house organ della Finmec- contenuti che per l’impostazione grafica: canica prima, dell’Iri poi (la rivista chiude con il “[…] voluta da un’azienda di design italiano parti- numero 4/6 del luglio-dicembre del ’79 55, per tornare colarmente attiva negli anni Sessanta, la Mobili nell’inverno dell’83 con altra formula, periodicità Mim. La redazione era a Roma, al numero11 e titolo: «Nuova Civiltà delle Macchine. Rivista di largo Lombardi. Era forse la prima volta che trimestrale di analisi e critica»). Così il poeta il design italiano stabiliva un suo avamposto a proprio su questo periodico Roma, anziché in quella Milano che nel Nove- intende quel ruolo “civile” della macchine: cento ha fatto da capitale del design nel mondo. “È il tempo della civiltà delle macchine. È l’in- Pressoché ignorata nelle ricostruzioni culturali dustria con le sue macchine, con l’organizza- correnti di quegli anni, «La botte e il violino» zione dell’opera delle macchine che offre ormai è una delle più belle riviste italiane del secondo all’uomo tutti i mezzi del suo progredire […]. dopoguerra”.59 Spetta ormai all’industria il compito di stimo- Questo raro e interessante periodico è un reper- lare, o almeno accompagnare, l’attività umana torio bimestrale di design e disegno, stampato in tutti i campi della cultura. Dalla cultura d’in- a Roma dalla tipografia Castaldi per conto formazione, a quella rigorosamente scientifica di dell’azienda di mobili MIM60; escono in tutto 8 ricerca e scoperta, l’uomo dipende da strumenti numeri, tra il giugno del ’64 e l’aprile del ’6661, che, ricorrendo all’industria, di continuo perfe- con importanti collaborazioni tra gli altri di Gillo ziona, rinnova, va facendo più potenti e molti- Dorfles, Mario Praz, Paolo Portoghesi, Giorgio plica”.56 Soavi, Giulio Carlo Argan, Raffaele Carrieri, Quindi con «Esso Rivista», edita dal gennaio ’49 Luigi Veronesi, Velso Mucci, Enrico Crispolti, a cura dell’ufficio stampa della “Esso Standard Maurizio Fagiolo, Cesare Musatti, oltre che dello

12 cinare le “due culture”, è oggetto di continua e attenta riflessione critica65. marco page

Note: 1 Adriano Olivetti, “Ai lavoratori di Pozzuoli”. Discorso per l’inau- gurazione dello stabilimento di Pozzuoli, 23 aprile 1955, in Id., Città dell’uomo, Edizioni di Comunità, Milano 1959; ora in Id., Ai Lavoratori, presentazione di Luciano Gallino, Edizioni di Comu- nità, Roma 2012. Il testo completo si può leggere al link: http:// sd-2.archive-host.com/membres/up/22964502228453454/ tesi/Adriano_Olivetti_-_Discorso_a_Pozzuoli.pdf. Corsivo mio. Segnalo anche la recente raccolta di dieci scritti inediti, dal dopoguerra al ’59, di Adriano Olivetti, Il mondo che nasce, Roma, Edizioni di Comunità, 2013 [La Collana Olivettiana]. Scrive Olivetti: “Se io avessi potuto dimostrare che la fabbrica era un bene comune e non un interesse privato, sarebbero stati giustifi- cati trasferimenti di proprietà, piani regolatori, esperimenti sociali audaci. Il modo di equilibrare queste cose esisteva: creare un’au- torità giusta e umana che sapesse conciliare le iniziative nell’in- teresse di tutti. Per essere efficiente doveva avere grandi poteri economici, doveva, in altre parole, fare nell’interesse di tutti quello che io facevo nell’interesse di una fabbrica. Non c’era che una soluzione: rendere la fabbrica e l’ambiente circostante economi- camente solidali. Nasceva allora l’idea di una Comunità”; vedi la rec. al volume di Federico Rampini, Olivetti inedito, «la Repubblica», sabato 27 aprile 2013, p. 45. 2 Per l’ampia, e spesso assai raffinata, editoria aziendale rimando a Massimo Gatta (a cura di), Stili d’impresa. Editoria aziendale nel Novecento, Università degli Studi del Molise - Biblioteca d’Ateneo, Campobasso 3-29 aprile 2006, mostra organizzata in occasione della ‘VIII Settimana della Cultura’ [brochure della mostra ed elenco dei volumi esposti], e Id., La fabbrica scritta. Editoria aziendale in Italia nel Novecento, «Charta», n. 129, settembre-ottobre 2013. 62 Utili al nostro discorso sono inoltre Andrea Tomasetig, L’economia stesso Sinisgalli . Su Sinisgalli “industriale” e italiana illustrata, in «L’oggetto libro ’96», Sylvestre Bonnard, “ritrattista di macchine”63 (“[…] La macchina è Milano 1996, pp. 172-185, e le brochure-catalogo delle mostre troppo prolifica, almeno rispetto alla donna, alla bibliografiche L’impresa illustrata. Gli artisti e le aziende italiane, a cura di Valeria Lippolis, Stefania Montagano, Chiara Piccolini, giumenta, alla coniglia. Certo è più prolifica dei Biblioteca di via Senato-Sala Serpotta, Milano 22 novembre-17 ragni e degli uccelli. È più prolifica dei fiori. La dicembre 2004 e L’impresa illustrata. La fotografia e le aziende italiane, Fondazione Biblioteca di via Senato-Sala Serpotta, Milano, 21 macchina ha una riserva incalcolabile di semi. Ti novembre-2 dicembre 2005. In relazione all’importante Fondo caccia fuori una sfera o un pneumatico in pochi di storia dell’impresa in Italia dall’Unità ad oggi, conservato presso la ‘Biblioteca di via Senato’ di Milano, rimando ad Arianna Calò, secondi o in pochi minuti. […] Senza dubbio c’è Valentina Conti, Giacomo Corvaglia, Paola Maria Farina (a cura qualcosa di mostruoso in tutto ciò”64), il discorso di), ‘Imprese da scrittori’. Storia letteraria della civiltà industriale italiana, «la Biblioteca di via Senato», n. 10, novembre-dicembre 2012, sarebbe troppo lungo e ci porterebbe lontano pp. 20-67 [catalogo della mostra realizzata nell’ambito della ‘XI dal nostro tema; resta il fatto che la sua opera, Settimana della Cultura d’Impresa’, 19-25 novembre 2012], e e soprattutto il suo impegno culturale per avvi- a Gianluca Montinaro, Pietro Barilla: una grande storia italiana, «la 13 Biblioteca di via Senato», n. 5, maggio 2013, pp. 18-27, che Olivetti & C. S.p.A., Ivrea 1958 [stampa Tiefdruckanstalt Imago prende spunto dalla recente biografia del celebre imprenditore, AG, Zurigo], di cui si segnala la celebre copertina di Giovanni cfr. Pietro Barilla, ‘Tutto è fatto per il futuro, andate avanti con coraggio’, Pintori, per il quale rimando a Documenti del design in Italia. Libri, a cura di Francesco Alberoni, Rizzoli, Milano 2013. manifesti, riviste, fotografia, manoscritti, disegni, oggetti, a cura di Ales- 3 Cfr. Luigi Cosenza, La fabbrica Olivetti di Pozzuoli, a cura di Gian- sandra Faita e Bruno Tonini, testi di Giampiero Mughini e Italo carlo Cosenza, Clean, Napoli 2006. Più in generale Rossano Rota, L’Arengario Studio Bibliografico, Gussago 2013, p. 29, Astarita, Gli architetti di Olivetti. Una storia di committenza industriale, scheda n. 80. prefazione di Cesare De Seta, Franco Angeli, Milano 2000 [Storia 13 Dal titolo del bel catalogo della mostra Olivetti: una bella società, dell’architettura e della città. Ricerche, 3]; nuova ediz., ivi, 2012. a cura di Manolo De Giorgi, Enrico Morteo, Allemandi, Torino 4 Cfr. Charles P. Snow, Le due culture, prefazione di Ludovico 2008. Geymonat, Feltrinelli, Milano 1964 [I fatti e le idee, 116]. 14 Giuseppe Lupo, Le firme nel desiderio: Bigiaretti, Olivetti e l’industria 5 Così Giorgio Bigatti in Paesaggi industriali e trasformazioni sociali, della persuasione, in Libero Bigiaretti, Scritti e discorsi di cultura indu- in Fabbrica di carta. I libri che raccontano l’Italia industriale, a cura di striale, a cura e con un saggio di Cristina Tagliaferri (Bigiaretti. Non Giorgio Bigatti e Giuseppe Lupo, prefazione di Alberto Meomar- solo il mestiere di scrivere, pp. 9-28), Edizioni Hacca, Matelica 2010, tini, introduzione di Antonio Calabrò, apparati bio-bibliografici a p. 145. cura di Silvia Cavalli, Laterza, Roma-Bari 2013, p. 32. 15 Esistono due edizioni facsimilari del «Politecnico», una edita 6 Per un ritratto di Adriano Olivetti, in particolare per la sua dall’Einaudi nel 1975 e una dalla Nuova Editrice Lombarda figura di intellettuale, rimando al bel volume di Giorgio Soavi, di Milano nel 1989. Utile per inquadrare quegli anni e quelle Adriano Olivetti, una sorpresa italiana, Rizzoli, Milano 2001; inte- vicende è Elio Vittorini, Gli anni del Politecnico. Lettere 1945-1951, ressante è anche Ricordo di Adriano Olivetti, Edizioni di Comunità, a cura di Carlo Minoia, Einaudi, Torino 1977; segnalo inoltre Milano 1960, scritti tra gli altri di Geno Pampaloni, Renzo Zorzi, Giuseppe Lupo, Vittorini politecnico, Franco Angeli, Milano 2011 Franco Ferrarotti. [Letteratura italiana, 5]. 7 Bruno Pischedda, Imprenditori passati in rivista. Dagli house organ 16 Dall’indice del numero 4 (Torino, Einaudi, 1961): O. Ottieri, britannici all’ondata italiana degli anni ‘50, «Il Sole 24 Ore», 4 Taccuino industriale, G. Giudici, Se sia opportuno trasferirsi in campagna, settembre 2011, p. 34. L. Davì, Il capolavoro, G. Scalia, E. Vittorini, A. Pirella, Industria e 8 Cfr. C. Varotti, Fabbrica, in Luoghi della letteratura italiana, a cura e letteratura, V. Sereni, Una visita in fabbrica, M. Forti, Temi industriali con introduzione di Gian Mario Anselmi e Gino Ruozzi, , Bruno della narrativa italiana, L. Pignotti, L’uomo di qualità; dall’indice del Mondadori, Milano 2003 [Sintesi], pp. 180-190. numero 5 (Torino, Einaudi, 1962): F. Leonetti, Progetto letterario, 9 Vedi in proposito la tesi di laurea di Paola Bovolon, L’evoluzione I. Calvino, La sfida al labirinto, R. Faggiani, Una storia di viti, e sui della cultura d’impresa Olivetti nell’evoluzione dei contenuti di Olivetti quali cfr. La fabbrica della cultura, in Arianna Calò, Valentina Conti, notizie, Istituto Universitario di Lingue moderne-Scuola di rela- Giacomo Corvaglia, Paola Maria Farina (a cura di), ‘Imprese da zioni pubbliche, Milano a.a. 1992 / 93. scrittori’. Storia letteraria della civiltà industriale italiana, cit., pp. 31-41. 10 Per le quali rimando all’ottimo volume di Beniamino de’ Liguori Su questo importante periodico rimando a Il Menabò 1959-1967, Carino, Adriano Olivetti e le Edizioni di Comunità (1946-1960), prefa- a cura di Donatella Fiaccarini Marchi, presentazione di Italo zione di Domenico De Masi, Fondazione Adriano Olivetti, Roma Calvino, Edizioni dell’Ateneo, Roma 1973 [Indici ragionati dei 2008 [Quaderni della Fondazione Adriano Olivetti, 57]; utile periodici letterari europei, 3]. per una serie di confronti è anche il Catalogo generale delle Edizioni 17 Enzo Golino, Letteratura e industria, in «Il Gatto Selvatico», di Comunità 1946-1982, prefazione di Renato Zorzi, Edizioni di gennaio 1963, ora in Inedita Energia. Leggere e saper leggere. Saggi di Comunità, Milano 1982, da mettere in rapporto a Cultura realtà critica letteraria per «Il Gatto Selvatico» 1955-1965, introduzione di progetto. Catalogo sistematico di vendita dei libri ritrovati delle Edizioni Simone Pietroletti (Quelli del ‘caffè Otello’, tra officine e gatti selvatici, di Comunità e dell’editore Olivetti & C., a cura di Sauro D. Sagra- pp.3-10), Eni, Roma settembre 2010, pp. 102-107 [ediz. fuori dini, Unopiùuno Edizioni, Milano-Merate 1997. Si ricorda che commercio, stampata in occasione del Festivaletteratura di Roma, le Edizioni di Comunità hanno ripreso l’attività editoriale nel 2010]. 2012, grazie al nipote di Adriano Olivetti, Beniamino de’ Liguori 18 Letteratura e industria, in «Civiltà delle macchine», 6 (1963), pp. Carino, cfr. http://www.edizionidicomunita.it/chi-siamo/. 37-39, ristampato in Libero Bigiaretti, Scritti e discorsi di cultura indu- 11 Un tema sul quale segnalo 55 artisti del Novecento dalla raccolta striale, cit., 73-92, ma tutti gli scritti del volume, pubblicati tra il Olivetti, a cura di Renzo Zorzi, Skira, Milano 2002, ma vedi anche ’54 e il ’65 su «Civiltà delle macchine», «Linea grafica» e «Notizie Renzo Zorzi, Egidio Bonfante. Un pittore alla Olivetti, a cura di Eugenio Olivetti», sono interessanti per il tema che stiamo trattando. Pacchioli, Associazione Archivio Storico Olivetti, Ivrea 2003. 19 Cfr. Gian Carlo Venè, Per una storia dell’industria come contenuto 12 Imprescindibile resta a tutt’oggi il giubilare Olivetti 1908-1958, a narrativo, «Le ragioni narrative», 2 (1960), pp.110-147, e dello cura di Riccardo Musatti, Libero Bigiaretti, Giorgio Soavi, Ing. C. stesso Letteratura e capitalismo in Italia dal ‘700 a oggi, Sugar, Milano

14 1963. Ma cfr. anche Elisabetta Chicco Vitzizzai (a cura di), Scrit- 36 numeri, configurandosi come l’organo della cultura architetto- tori e industria. Dal “Menabò” di Vittorini e Calvino alla “Letteratura nica razionalista e anche degli ambienti dell’astrattismo italiano, selvaggia”, Paravia, Torino 1982. i quali stabilirono anche una serie di rapporti con artisti interna- 20 Mondadori, Milano 1932. Su questo romanzo, letto in chiave zionali come Le Corbusier, Gropius, Breuer, Léger. Il libro è stato di politica industriale (Fiat) rimando a Marinella Mascia Gala- fortunatamente ristampato dalle Edizioni Scriptorium, Torino teria, Il viaggio di una Fiat 522 in un racconto novecentista di Massimo 1994, con ampia introduzione di Duccio Tongiorgi (Il mestiere di Bontempelli, in Letteratura e industria, a cura di Giorgio Bàrberi Squa- scrittore: episodi di una Letteratura Fiat degli anni Trenta, pp. 7-30); rotti e Carlo Ossola, v. 2, Il XX secolo, Olschki, Firenze 1997, pp. prima rist. riveduta, ivi, 1995, con in copertina Progetto per mani- 707-719, stupisce che l’autrice, quando accenna al celebre autori- festo. Fiat 1500 (1935), di Resentera. Su questo romanzo cfr. Mari- tratto di Tamara de Lempicka, dello stesso 1932, al volante di una nella Mascia Galateria, Il viaggio di una Fiat 522 in un racconto nove- fiammante e sinuosa Bugatti messo in rapporto proprio all’imma- centista di Massimo Bontempelli, cit., p. 708; Giovanni Alessi, La strada gine più dimessa e popolare della Fiat “522”, non accenni mini- e il volante, in G. Alessi, L. Barcaioli, T. Marino, Scrittori e pubbli- mamente alla bella copertina del romanzo, col disegno dell’in- cità. Storia e teorie, cit., pp. 36-37 e Linda Barcaioli, La letteratura terno dell’auto col volante-timone in primo piano, opera di Giulio FIAT: Massimo Bontempelli e Pietro Maria Bardi, ibid., pp. 139-141. Cisari. Il romanzo è stato poi ristampato in Massimo Bontempelli, Sul tema vedi anche Roberto Tessari, Il mito della macchina. Lette- Racconti e Romanzi, a cura di Paola Masino, Mondadori, Milano ratura e industria nel primo novecento italiano, Mursia, Milano 1973, in 1961, vol. 1, pp. 403-483 e di recente da Scriptorium, Torino 1995; particolare su Bontempelli, p. 373. Infine per una “traduzione” per ulteriori analisi del romanzo pubblicitario bontempelliano iconografica dell’auto rimando all’importante volume-catalogo di rimando a Paola Sorge, Pubblicità d’autore, prefazione di Alberto Arturo Carlo Quintavalle, L’auto dipinta, a cura di Paolo Barbaro e Contri, presentazione di Antonello Perricone, ERI, Roma 2000, Gloria Bianchino, Electa, Milano 1992. pp. 104-107 e a Giovanni Alessi, 522 racconto di una giornata, in G. 22 La canzone era contenuta nella colonna sonora del filmRomanzo Alessi, L. Barcaioli, T. Marino, Scrittori e pubblicità. Storia e teorie, a popolare di (1974), scritta da Jannacci insieme cura di Giovanna Zaganelli, Fausto Lupetti, 2011, pp. all’amico Beppe Viola. 34-36. Sulla stessa linea è anche il simpatico breve racconto di 23 , Il capofabbrica. Racconti, Circoli, Roma 1935 Franco Cardini incentrato sulla celebre macchina da scrivere [ediz. di 500 esemplari numerati]. Per il riferimento al catalogo di Olivetti, Lettera 22, la macchina da scrivere, in Playstation caffettiere e disegni di Renzo Vespignani cfr. Realismi (1939-1960). Vent’anni di altri racconti. Gli oggetti della nostra storia, a cura di Fulvio Panzeri cultura italiana fra guerra e ricostruzione. La biblioteca di Libero De Libero, e Roberto Righetto, presentazione di Alessandro Zaccuri, Inter- con un testo di Giampiero Mughini, schede di Paolo Tonini, linea, Novara 2009, pp. 47-51; e di una analoga Olivetti scrive Bruno Tonini, Alessandra Faita, L’Arengario Studio Bibliogra- Quim Monzò nei racconti Olivetti, Moulinex, Chaffoteaux et Maury, fico, Gussago 1996, p. 4, p. 53 scheda 360. Minumum fax, Milano 2013. Si ricorda, infine, che esiste anche 24 Catalogo pubblicato a Roma nel 1952 dalle Edizioni di cultura una pubblicità di autovettura Fiat messa in versi da G. Adami su sociale, nella collana ‘Quaderni del disegno Popolare’. musica di Riccardo Zandonai, pubblicata come spartito musicale 25 Rizzoli, Milano 1934. a cura dell’Ufficio Stampa della Fiat supplemento alla “Rivista 26 Einaudi, Torino 1957 [I gettoni, 53], ristampato con prefazione Fiat” maggio-giugno 1925 (con bella copertina disegnata da Plinio di Sergio Pent (Davì, l’operaio tranquillo, pp. 7-16) e una Postfazione Codognato): La Cinquecento e Nove. Inno popolare, Società anonima di Giuseppe Lupo (pp. 303-313), Edizioni Hacca, Matelica 2011 Fiat, Torino 1925 [ma Milano, Arti Grafiche Ricordi & C.], oltre [Novecento. 0, 41]. a una ricca raccolta di disegni che il pittore Mario Sironi dedicò 27 Ora in Elio Vittorini, I risvolti dei «Gettoni», a cura di Cesare De alla fabbrica automobilistica torinese, cfr. quindi Sironi. 28 disegni e Michelis, Libri Scheiwiller, Milano 1988, pp. 143-144. bozzetti per la Fiat, testi di Francesco Gallo e A. Mistrangelo, Fabbri, 28 Sergio Pent, Davì, l’operaio tranquillo, cit., p. 9. Bompiani, Sonzogno, Etas, Milano 1989, senza dimenticare una 29 Ricordato da Giuseppe Lupo nella Postfazione, cit., p. 308. poco nota collaborazione tra Giorgio De Chirico e la Fiat, per la 30 Bompiani, Milano 1959; il romanzo ha avuto molteplici quale dipinge due opere, Il Cinquantenario Fiat e La Fucina di Vulcano, ristampe, la più recente è quella di Garzanti, Milano 2004. Tempi riprodotti entrambi in I cinquant’anni della Fiat 1899-1949, Arnoldo stretti fu invece pubblicato in prima edizione da Einaudi nel ‘57 Mondadori, Milano 1950, p.81, 289. [I gettoni, 54], presso la Tipografia L. Demaestri; seconda ediz., 21 Pubblicato, con presentazione di Massimo Bontempelli, dalle Einaudi, Torino 1964 [I coralli, 208]. Una recente ristampa, con Edizioni di «Quadrante», Roma 1936; «Quadrante», “mensile di prefazione di Giuseppe Lupo, postfazione di Mattia Fontana e un arte, lettere e vita”, era diretta da Massimo Bontempelli e dallo breve scritto di Paolo Di Stefano, è quella delle Edizioni Hacca, stesso Pietro Maria Bardi, con l’appoggio anche finanziario di Matelica 2012 [Hacca, 44]. Per il risvolto di Vittorini al romanzo Mario Radice, Giuseppe Terragni, Virginio Ghiringhelli; inizia di Ottieri cfr. Elio Vittorini, I risvolti dei «Gettoni», cit., pp.145-146. le pubblicazioni nel maggio del ’33 e fino al ’36, per un totale di La linea gotica uscì presso Bompiani, Milano 1962. Per il carteggio

15 Davì / Einaudi (segnatamente a Calvino e Vittorini, 1949-1965) l’Ilva di bagnoli, ma sta a epilogo della civiltà industriale nelle rimando obbligato è all’ottimo La storia dei «Gettoni» di Elio Vitto- sue forme più eroiche, nei suoi miti caduchi, nelle sue speranze”, rini, a cura di Vito Camerano, Raffaele Crovi, Giuseppe Grasso, come scrive Giuseppe Lupo in Orfeo tra le macchine, in Fabbrica di con la collaborazione di Augusta Tosone, introduzione e note di carta. I libri che raccontano l’Italia industriale, a cura e con scritti di Giuseppe Lupo, 3 voll., Nino Aragno, Torino 2007. Infine per una Giorgio Bigatti e Giuseppe Lupo, prefazione di Alberto Meomar- panoramica generale su Ottieri, anche dal punto di vista icono- tini, introduzione di Antonio Calabrò, apparati bio-bibliografici a grafico, rimando al catalogo della mostra Ottiero Ottieri. Le irrealtà cura di Silvia Cavalli, Laterza, Roma-Bari 2013, p. 7. quotidiane, a cura di Maria Ida Gaeta, Emanuela Minnai, Maria 46 Rizzoli, Milano 2002. Pace Ottieri, Comune di Roma, Roma 2004 [Roma, Casa delle 47 Sul quale rimando anche all’interessante reportage fotografico Letterature, 2-27 marzo 2004], di particolare interesse il carteggio Bagnoli. Lo smantellamento dell’Italsider, fotografie di Vera Maone, testi Ottiero Ottieri - 1952-1954 [pp. 88-120]. di Rossana Rossanda e Fabrizia Ramondino, Mazzotta, Milano 31 Ottiero Ottieri, Novembre ’54, in Id., Taccuino industriale, «Il 2000. Si ricorda che l’Italsider fu anche promotrice di iniziative menabò di letteratura», n. 4, 1961, p. 21, corsivo nel testo. editoriali il cui catalogo è ricostruito da Giampaolo Gandolfo in Le 32 Il romanzo uscì a puntate su «Nuova Antologia», Roma, 1 pagine dell’acciaio. L’iniziativa culturale Italsider alla ricerca di nuovi lettori, luglio–15 agosto 1903; venne poi pubblicato in volume nelle «Wuz», n. 6, novembre-dicembre 2007, pp.56-60. Sulla questione edizioni Nuova Antologia, Roma 1904. Di recente è stato ristam- relativa alla “fabbrica totale” durante il fascismo rimando al pato da Einaudi nella collana “Centopagine” (n. 43) diretta da recente, ottimo saggio di Stefano Fabei, Fascismo d’acciaio. Maceo Calvino, a cura e con uno scritto di Folco Portinari (Appunti per una Carloni e il sindacalismo a Terni (1920-1944), Ugo Mursia Editore, lettura degli Ammonitori, pp.V-XIII), e un testo di Italo Calvino in Milano 2013. quarta di copertina, Torino 1976. Scrive Calvino: “[ ] non è certo 48 Cfr. sul tema Piergiorgio Mori, Il neoromanzo industriale . Pennacchi, come esempio di bella letteratura che lo presentiamo, ma come Rea, Nesi, «Sincronie», n. 20 (2006), pp. 181-186; dello stesso vedi un documento di quel calderone di fermenti umanitari, misera- anche Scrittori nel boom. Il romanzo industriale negli anni del miracolo bilisti, scientistici, nietzschiani e bohémiens da cui comincia a pren- economico, EdiLet, Roma 2011 [Voltaire, 10]. dere forma una coscienza socialistica nella cultura italiana alla 49 Rizzoli, Milano 2010. fine dell’Ottocento, e particolarmente nella Torino positivistica di 50 Fandango, Roma 2010. Cesare Lombroso […]”, corsivo nel testo. 51 Hacca, Matelica 2012; Amianto è invece pubblicato da una 33 Il ciclo comprende Il ponte della Ghisolfa (Feltrinelli, Milano 1958), piccola casa editrice, Agenzia X, Milano 2012. La Gilda del Mac Mahon (Feltrinelli, Milano 1959), La Maria Brasca 52 Sperling & Kupfer, Milano 2013; il romanzo ruota intorno alle (Feltrinelli, Milano 1960), L’Arialda (Feltrinelli, Milano 1960) e Il recenti vicende dell’Ilva di Taranto. fabbricone (Feltrinelli, Milano 1961). 53 Cfr. almeno Daniele Pozzi, Una sfida al capitalismo italiano: Giuseppe 34 Garzanti, Milano 1962. Luraghi, prefazione di Franco Amatori (Giuseppe Eugenio Luraghi, 35 Sergio Pent, Davì, l’operaio tranquillo, cit., p. 14, corsivo mio. manager e imprenditore, pp. 7-10), e una nota di Marina Luraghi, 36 Bompiani, Milano 1963. Rimando alle pagine che Giuseppe Marsilio, Venezia 2012, vedine la rec. di Gianni Toniolo, L’Alfa Lupo dedica al romanzo in Le firme nel desiderio: Bigiaretti, Olivetti del capitalismo, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 21 aprile 2013, p. 43; e l’industria della persuasione, in Libero Bigiaretti, Scritti e discorsi di cfr. inoltre Rinaldo Gianola, Luraghi. L’uomo che inventò la Giulietta, cultura industriale, cit., pp.141-148. Baldini & Castoldi, Milano 2000, Un manager tra le lettere e le arti. 37 Feltrinelli, Milano 1958 e Mondadori, Milano 1963. Giuseppe Eugenio Luraghi e le Edizioni della Meridiana, a cura di Renzo 38 Libero Bigiaretti, Letteratura e industria, «Civiltà delle macchine», Cremante e Clelia Martignoni, Electa, Milano 2005 e infine 6 (1963), pp. 37-39, ora in Id., Scritti e discorsi di cultura industriale, Eugenio Luraghi, Rafael Alberti, corrispondenza inedita 1847-1983, a cit., pp. 73-92. cura di Gabriele Morelli, Viennepierre edizioni, Milano 2005. 39 Romanzo d’esordio che apparve la prima volta nel 1959 ne «Il 54 Pubblicata a Milano dalle Edizioni Milano Nuova. Interessanti menabò di letteratura», n. 1, quindi in volume Einaudi, Torino per il rapporto tra il poeta-ingegnere e il periodico sono Leonardo 1962 [I coralli, 161]. Sinisgalli, Pneumatica, a cura e con introduzione di Franco Vitelli, 40 Rizzoli, Milano 1962. 10/17, 2003 e Franco Vitelli, «Pneumatica» Sinisgalli e la 41 Silva, Milano 1962. rivista «Pirelli», in Letteratura e industria, cit., pp. 877-920. Segnalo 42 Feltrinelli, Milano 1971. inoltre «Pirelli». Antologia di una rivista d’informazione e di tecnica 1948- 43 Feltrinelli, Milano 1978. 1972, a cura di Vanni Scheiwiller e Anna Longoni, prefazione di 44 Cfr. Antonio Galdo, Fabbriche. Storie, personaggi e luoghi di una Leopoldo Pirelli, Libri Scheiwiller, Milano 1987 e 1872-1972 cento passione italiana, Einaudi, Torino 2007 [Gli struzzi, 624]. anni di comunicazione visiva Pirelli, a cura di Bob Noorda e Vanni 45 Il libro di Rea “[ ] andrebbe letto nei suoi significati simbolici, Scheiwiller, testo critico di Jole de Sanna, prefazioni di Leopoldo come tramonto di un’esperienza che non riguarda esclusivamente Pirelli e Gillo Dorfles, Scheiwiller, Milano 1990.

16 55 Pubblicata a Roma da Edindustria. Per questa rivista rimando pato fuori commercio in 200 esemplari, offerti da Francesco a «Civiltà delle macchine». Antologia di una rivista 1953-1957, a cura Bonfanti), è stata realizzata una ristampa anastatica, in 500 esem- di Vanni Schewiller, introduzione di Gillo Dorfles, prefazione di plari, Edizioni della Cometa, Roma 1982 (ma stampa Società Giuseppe Glisenti, Libri Scheiwiller, Milano 1988; mentre sul Tipografica Italia). Segnalo ancora di Sinisgalli, sul tema, il raro rapporto Sinisgalli /«Civiltà delle macchine» vedi Giuseppe Lupo, I bambini e le macchine, con 13 incisioni originali degli alunni della Leonardo Sinisgalli e «Civiltà delle macchine» 1953-1958, Lucarini, scuola elementare di S. Andrea in provincia di , Edizioni Roma 1989 e Gianni Lacorazza, Meccanima. «Civiltà delle macchine» del Gatto [Franco Riva], Verona 1956. negli anni di Leonardo Sinisgalli 1953-1958, Consiglio Regionale della 64 Leonardo Sinisgalli, L’operaio e la macchina (1949), ora in Id., Basilicata, Potenza 2005. Di notevole interesse è inoltre ‘anto- Pneumatica, a cura e con introduzione di Franco Vitelli, Edizioni logia L’anima meccanica. Le visite in fabbrica in «Civiltà delle macchine», 10/17, Salerno 2003, p. 23. a cura di Giuseppe Lupo e Gianni Lacorazza, Avagliano, Roma 65 Rimando per brevità solo a qualche contributo di notevole inte- 2008 [La memoria e l’immagine, 21], vedine la rec. di Paolo resse per l’analisi e lo studio di Sinisgalli: Giuseppe Lupo, Sinisgalli Di Stefano, E l’industria stregò i letterati. Artisti e poeti chiamati nelle e la cultura utopica degli anni Trenta, Vita e Pensiero, Milano 2011; Id. riviste aziendali per unire tecnica e umanesimo, «», (a cura di), Sinisgalli a Milano. Poesia, pittura, architettura e industria dagli 2008; Giacomo Corvaglia, «Civiltà delle macchine» dalla ricostruzione anni Trenta agli anni Sessanta, con testi inediti, Interlinea, Novara al boom, «la Biblioteca di via Senato», n. 7, luglio-agosto 2011, 2002, in particolare il saggio di Giuseppe Lupo, Sinisgalli e le indu- pp. 60-63. Segnalo infine la tesi di laurea triennale di Alessandra strie milanesi (1934-1973), pp. 213-242; Leonardo Sinisgalli tra poesia e Torre, Percorsi di giornalismo aziendale. Leonardo Sinisgalli e «Civiltà delle scienza, a cura di Giuseppe Appella, Edizioni della Cometa, Roma macchine», Genova, Università degli Studi di Genova, Facoltà di 1992; Le vespe d’oro. Saggi e testimonianze su Leonardo Sinisgalli, a cura Scienze politiche, corso di laurea triennale in Scienze politiche, di Giuseppe Lupo, Avagliano, Cava de’ Tirreni 1995; Omaggio a a.a. 2009-2010. Leonardo Sinisgalli (1908-1981), a cura di Antonio Motta, «Il Gian- 56 Giuseppe Ungaretti, La cultura nel tempo, «Civiltà delle macchine», none», n. 4, San Marco in Lamis, 2004 e soprattutto il recente e n. 6, ottobre-novembre 1963. imprescindibile Il guscio della chiocciola. Studi su Leonardo Sinisgalli, a 57 Cfr. La raccolta d’arte Esso 1949-1983, a cura di Lorenzo Cantini cura di Sebastiano Martelli e Franco Vitelli, con la collaborazione e Carla Michelli, Electa, Milano 2007. di Giulia Dell’Aquila e Laura Pesola, 2 voll., Edisud, Stony Brook, 58 Leonardo Sinisgalli, Gratis et amore, «Esso Rivista», gennaio- Forum Italicum Publishing, Salerno-New York 2012 [Nuovi para- febbraio 1952; lo scritto è citato da Paolo Di Stefano nella prefa- digmi. Collezione di studi e testi oltre i confini, 6], in partico- zione all’antologia Viaggio in Italia. Un ritratto del paese nei racconti lare per il nostro discorso l’ampio saggio di Alessandra Ottieri, del «Gatto Selvatico» (1955-1964), BUR Rizzoli, Milano 2011, p. 9, «Il regno dell’utile». Le riviste aziendali di Sinisgalli, vol. 1, pp. 261-282. nota 2, corsivo mio. Vedi le rec. al volume, Roberta Scorranese, Sulle riviste aziendali segnalo anche lo scritto di Libero Bigiaretti, Cultura e impresa, il ritorno del «Gatto Selvatico», «Corriere della Sera», Caratteri e scopi delle riviste aziendali, «Linea grafica», 11-12 (1958), settembre 2011, Luigi Mascheroni, Quando Bertolucci fece un pieno pp. 282-285, ora in Id., Scritti e discorsi di cultura industriale, cit., pp. di cultura all’Italia del boom. Il padre dei registi Bernardo e Giuseppe fu un 63-71. grande innovatore. Utilizzando il magazine dell’Eni di Mattei, «Il Gior- nale», 10 settembre 2011, p. 37 e Giuseppe Lupo, Nove anni davvero selvatici, «Il Sole 24 Ore», 4 settembre 2011, p. 35. 59 Cfr. Giampiero Mughini, Che belle le ragazze di via Margutta. I registi, i pittori e gli scrittori che fecero della Roma degli anni Cinquanta la capitale del mondo, Mondadori, Milano 2004, p. 223, nota 18. 60 Cfr. Mobili MIM, presentazione di Leonardo Sinisgalli, MIM, Roma [1960], catalogo completo della produzione. 61 Nel 1964 uscirono due numeri (giugno, settembre); nel 1965 quattro numeri (gennaio, marzo, giugno, settembre); nel 1966 due numeri (gennaio, aprile). 62 Cfr. Lorenzo Cantatore, Arredare la «stanza cubica»: Sinisgalli, «La Botte e il Violino», in Letteratura e industria, vol. II, Il XX secolo, cit., pp. 921-928 e Giuseppe Lupo, Sinisgalli industriale, in Letteratura e industria, vol. II, Il XX secolo, cit., pp. 763-773. 63 Faccio ovviamente riferimento al raro opuscolo di Leonardo Sinisgalli, Ritratti di macchine, a cura di Gio Ponti, Edizioni di Via Letizia, Milano 1927 (ma stampa Achille Lucini, Milano, stam-

17 editoriale refusiana

scrivere la fabbrica quei libri mai scritti, quei libri mai pubblicaticati

focus l’eni di enrico mattei tra gatti selvatici, cani a sei zampe, tigri e serpenti focus È quindi in questo contesto letterario-aziendale, ma anche “politico” dove intorno alla “fabbrica bicentenariodi carta”66 si coagulano bodoniano importanti iniziative un nostro (raro) antenato: eeditoriali, centenario che matura editoriale l’idea, innovativa di e ambi- «il cantiere» (1934-1935)35) unziosa, classico di creare dellauna rivista tipografia che sia, nello stesso tempo, house organ di una prestigiosa azienda italiana, l’Eni (Ente Nazionale Idrocarburi)67, rivista di cultura e soprattutto un periodico desti- nato a tutti: comprensibile senza essere banale, 1906 – Bascapé (PV) 1962). Il 28 aprile del ’45 elegante senza essere lezioso, divulgativo senza la commissione centrale per l’economia del essere superficiale, pubblicitario senza essere CLN decide di affidare a Mattei la liquidazione ripetitivo. L’idea vincente è quella di rendere la dell’Agip (Azienda Generale Italiana Petroli), rivista laboratorio e contenitore di idee, proposte, compagnia petrolifera pubblica italiana creata analisi, articoli, saggi d’arte68, critica letteraria69 e einaudiana nel ’26 dal fascismo72. Nell’ottobre del ’45 l’Agip cinematografica70, racconti, reportage, inchieste, di Roma e di Milano vengono quindi unificate tutte d’alto livello letterario e saggistico. Al centro e Mattei ne diventa vicepresidente, intensifi- del progetto c’è la personalità, e il talento, di un cando le ricerche per la scoperta di idrocarburi. uomo di notevole cultura industriale71 e curio- La vicenda professionale di Mattei alla direzione sità umanistiche, Enrico Mattei (Acqualagna dell’Eni, nata nel ’52, e la sua stessa tragica e biblionarrativa libraria misteriosa morte (27 ottobre 1962), sono contrad- distinte da luci ed ombre73; lo stesso stava occupandosi di Mattei e della sua morte quando venne assassinato ad Ostia nel ‘75. Il suo ultimo libro, Petrolio, rimasto incompiuto e vittorio sereni 1903-1983 pubblicato ben 17 anni dopo la sua morte, fin dal titolo74 riecheggia vicende e sviluppi dell’impegno e delle ricerche di Mattei in campo petrolifero, così come dei tanti misteri intorno al ruolo che Eugenio Cefis potrebbe aver avuto nella morte del presidente dell’Eni, misteri che sia il giorna-

18 50 anni di edizioni Adelphi 1963 - 2013 lista Mauro de Mauro che il fantomatico Giorgio Steimetz (pseudonimo del giornalista Corrado Ragozzino, collaboratore di Graziano Verzotto, senatore democristiano e uomo di Mattei, a capo delle relazioni pubbliche Eni in Sicilia, finanzia- tore dell’ AMI - Agenzia Milano Informazioni, che pubblica il libro di Steimetz / Ragozzino75), avevano in qualche modo cercato di svelare. In particolare la figura di Steimetz è legata a doppio filo alle ricerche che Pasolini conduce per il suo libro. È lui, infatti, l’autore di Questo è Cefis. L’altra faccia dell’onorato presidente76, che una certa vulgata indica come “irreperibile” persino nelle biblioteche, mentre in realtà il libro risulta presente, e consultabile, in almeno nove biblio- teche pubbliche italiane77, e di recente è stato anche ristampato78. Dal libro in bozza di Pasolini manca (rubato?) il capitolo Lampi sull’Eni, il fanto- matico Appunto 21, ritenuto centrale per l’intera vicenda Mattei, mai ritrovato ed elemento abba- stanza misterioso79, al centro di un recente affaire antiquario, con protagonista Marcello Dell’Utri. Nel luglio del ‘55 esce il primo numero de «Il Gatto Selvatico», “mensile aziendale”, come si legge in copertina, con rubriche varie: letterarie80, artistiche, di costume, cinematografiche, sociolo- giche. La rivista è un house organ aziendale81, non esclusivamente a vocazione interna ma, elemento di notevole modernità, pensato per tutti, come lo stesso Mattei precisa a chiare lettere: “Voglio che sia una rivista per tutti, dal presidente della Repubblica all’ultimo perforatore”. L’esempio lezioso, chiuso nel ruolo di bell’oggetto per public da non seguire, secondo Mattei, è un periodico relations, non strumento per “l’utilità e l’intratteni- che abbiamo già incontrato, «Esso Rivista» della mento del lettore”82. Proprio nel saluto augurale “Esso Standard Oil”, troppo patinato, elitario, Mattei indica alcuni elementi utili per definire la 19 “personalità culturale” della nuova rivista azien- amichevole, un chiarimento tecnico o generica- dale Eni: mente culturale, una sobria informazione sui “Sono lieto di porgere il mio saluto augurale al principali avvenimenti del nostro tempo […]”.83 «Gatto selvatico», la nuova rivista che si propone Per completare l’atipico progetto editoriale, di assolvere il compito – modesto, ma essenziale benché in linea con gli altri periodici aziendali – da servire da ideale punto di incontro per tutti di cui abbiamo parlato, Mattei decide di affi- coloro che fanno parte della grande famiglia del darne la direzione non a un dirigente Eni, a un gruppo E.N.I. […] Più che opportuno, indispen- tecnico, a un ingegnere o comunque a una figura sabile, era un mezzo di comunicazione fra tanti “interna” all’Eni, ma a un poeta e scrittore, già uomini operanti in luoghi diversi ma uniti da abbastanza affermato, ma del tutto estraneo al comuni interessi e comuni propositi. Il «Gatto mondo aziendale: il parmense Attilio Bertolucci Selvatico» sarà questo mezzo di comunicazione, (1911-2000)84, padre dei registi Giuseppe85 e ma anche qualcosa di più: sarà il simbolo della del Bernardo autore di Novecento, di Ultimo tango nostra comunità, il documento dei nostri sforzi, il a Parigi e di altri importanti film tra i quali è da discreto consigliere di quanto vorranno un parere ricordare, per il nostro discorso, La via del petrolio 20 del 196586, viaggio in nave dalla Persia a Genova alla scoperta del prezioso oro nero, realizzato dopo zandola alla fruizione interna e alla pubblicità il fallimento (perché ritenuto troppo crudo per aziendale90. l’epoca87) del precedente L’Italia non è un paese povero Il nome del poeta e scrittore parmense viene (1960), del regista olandese Joris Ivens, chiamato suggerito a Mattei da Tito Di Stefano, giorna- da Mattei a realizzare per la RAI un lungome- lista e direttore del “Servizio Eni relazioni con la traggio sull’influenza statunitense nell’estrazione stampa”, che affiancherà in seguito Bertolucci, degli idrocarburi in Italia. Il lavoro di Ivens viene curando la parte aziendale della rivista: presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel “La collaborazione con l’Eni e l’idea del «Gatto ‘61, senza poi mai essere proiettato nelle sale88; lo Selvatico» nacquero grazie ad un mio amico stesso Ivens non riconobbe come proprio il film compagno di scuola, un po’ più giovane di me, modificato, in seguito intitolato Frammenti di un Tito Di Stefano che era entrato nel giornalismo film89. Una “strategia cinematografica” questa, e dopo alcune esperienze era arrivato all’Ufficio che grandi aziende come la Fiat e l’Olivetti utiliz- stampa di Eni. Mattei e l’amico Di Stefano si zavano, tra gli anni Trenta e i Settanta, finaliz- consultarono e decisero di affidare il periodico 21 mio modo di fare lezione…”.92 L’idea centrale di Mattei è quella di realizzare: “[…] un mensile d’informazione, di promozione aziendale, di divulgazione culturale, che testimo- niasse il grande momento espansivo della compa- gnia petrolifera e costituisse il legame democra- tico tra uomini e donne – operai, tecnici e diri- genti – nella comune appartenenza e identità”.93 Bertolucci ha 44 anni quando assume la dire- zione de «Il Gatto Selvatico», che fin dal titolo immaginoso, e per molti misterioso, intende legarsi al mondo dell’estrazione petrolifera e quindi della comunità Eni94 (ricordiamo che nel ‘57 l’Eni è formata da circa 18.000 addetti e dalle loro famiglie, e che la tiratura de «Il Gatto Selvatico» raggiunge l’alta tiratura di 60.000 copie, distri- buite non solo in Italia ma anche nei campi di perforazione in Africa, Asia e Sud America, Persia, Egitto, Libia, Marocco, Tunisia, Nigeria, secondo quanto riporta il capo redattore Franco Barelli95). Scrive ancora Mattei nel saluto augurale: aziendale che doveva nascere a me, che non “[…] Il nome della rivista è immaginoso e al tempo avevo mai fatto il redattore di giornale anche se stesso perfettamente aderente alla nostra attività. avevo scritto su giornali e riviste […]”.91 “Gatto selvatico” è, infatti, la traduzione lette- Lo stesso Bertolucci ricorda: rale in italiano dell’inglese “wildcat”, parola che “[…] Tra i nomi possibili per il posto di diret- nel gergo dei seguaci di Drake96 serve a indicare tore ne giravano alcuni di giornalisti veri e propri: il “pozzo esplorativo”, ossia il trabocchetto che non so, Giorgio Vecchietti…Invece Di Stefano l’uomo scavando nelle viscere della terra, tende convinse Mattei che era meglio prendere uno al petrolio e agli altri idrocarburi. Mi auguro che fuori dell’ambiente, nuovo a questo tipo di espe- il «Gatto selvatico» possa rapidamente diventare rienza. Il bello è che nel frattempo i miei allievi, quel vivace strumento di informazione aziendale e di non avendomi visto riconfermato e non sapendo varia divulgazione culturale che, ormai da tempo, è che ero stato assunto lì, al «Gatto Selvatico», nei voti di tutti noi”.97 volevano fare una dimostrazione perché pensa- Un titolo che indica chiaramente il “desiderio vano che il Ministero non fosse stato contento del esplorativo”, comune anche a Bertolucci, di

22 avvicinare il mondo dell’azienda ad aspetti della immerso nella realtà viva e contemporanea” realtà culturale, facendoli interagire in maniera come scrive Bertolucci il 28 gennaio del’89 rievo- 98 osmotica . Cinema, arte, musica, letteratura, ma cando quegli anni; e ancora: anche sociologia e politica, elementi che il neo “Sempre la prima pagina era dedicata a qualche direttore tiene ben presenti anche nel momento attività aziendale: ad un’inaugurazione, ad un della scelta dei vari collaboratori, insieme alla sfida evento del Gruppo. Nell’ultima – e questa è stata e al desiderio di uscire dal mondo tutelato e asfit- un po’ una mia trovata, visto che era disponi- tico dei letterati per mischiarsi alla realtà, ancor bile il colore – è iniziata una interminabile storia di più a quella viva e complessa dell’azienda: dell’arte divisa per generi e scuole, che ha avuto “È stato un senso come di avventura pioneristica molto successo. […] Potevano essere un avvio a per me molto vitalizzante, in un campo nuovo, una storia dell’arte molto piacevole, non pedante. moderno, che mi faceva sentire nel mio tempo, Il che dimostra come questo giornale entrasse pienamente inserito; non come si dice dei poeti anche in case come quella di un famoso scrittore “sempre chiuso nella torre d’avorio”, ma, invece, e quanto potesse essere apprezzato”.99 23 della ricerca e dell’espansione in Africa e in Medio Oriente, agli accordi internazionali, alle tante prospettive in campo energetico, interagenti in maniera sobria ed elegante coi fatti d’attualità, le informazioni varie e le rubriche specifiche, comprese le tante copertine fotografiche a colori che in ogni numero sono dedicate al mondo Eni: “[…] anche la sezione d’apertura, dove spesso saranno ospitati discorsi ufficiali e cronache cele- brative, distingue “il Gatto” da iniziative a carat- tere esclusivamente culturale e politico, rivolte a un pubblico esterno di intellettuali, come «Comu- nità»”.100 Per il resto dà carta bianca al suo direttore- poeta101, soprattutto per quanto riguarda la scelta dei collaboratori che Bertolucci sceglie tra i migliori a disposizione nel campo delle lettere, della critica d’arte e cinematografica, del costume, della sociologia: “[…] Comunque ricordo benissimo l’incontro con Enrico Mattei, in via del Tritone dove allora Mattei dall’inizio è molto chiaro con Bertolucci; c’era la sede dell’Agip. Si è cominciato a parlare «Il Gatto Selvatico» deve contenere una serie di dell’impostazione, di come si doveva fare”.102 articoli dedicati all’azienda, al marketing azien- E riguardo alla storia dell’arte è da segnalare dale, ai prodotti, alle trivellazioni, agli sviluppi 24 proprio la sua rubrica, scandita in 89 tavole, cesca, fino a Leonardo, Rubens e ai moderni che cura ininterrottamente dal dicembre del ’55 Braque, Monet e tanti altri maestri, come lo stesso al dicembre del ’64, anche dopo aver lasciato Bertolucci chiarisce nel dicembre del ‘56: la direzione della rivista nel ’62, a seguito della “Insisteremo poi anche nella presentazione della tragica e misteriosa morte di Mattei. L’ultimo pittura, della quale era giusto far conoscere gli numero “firmato” da Bertolucci è del settembre antichi capolavori, ma è altrettanto giusto presen- del 1963: tare i contemporanei, tanto più quanto meno essi “È finito [«Il Gatto Selvatico», N.d.A.] perché sono conosciuti e apprezzati”104 era morto Mattei ed era venuto Cefis, il quale Ad integrare le qualità strettamente artistiche ha cercato di distruggere tutto quello che Mattei della rivista contribuisce la scelta, assolutamente aveva fatto”.103 dirompente, di affidare a un grande artista Nella sua rubrica d’arte, col suo stile sobrio, come Mino Maccari la realizzazione di un elegante, discorsivo e mai banale, sfilano i nomi disegno che compare su ogni numero, “un vero e le opere di Cimabue, Giotto, Piero della Fran- e proprio editoriale ironico e graffiante su fatti di

25 Il poeta parmense, quando nel luglio del ’55 assume la direzione de «Il Gatto Selvatico»108, non è certo uno sprovveduto nel mondo del gior- nalismo militante. Ha già maturato varie espe- rienze nella nativa Parma dove, insieme ad altri intellettuali, ama riunirsi al Caffè Otello di piazza Garibaldi109, in quella sorta di Officina parmigiana (secondo la definizione di Pier Paolo Pasolini) dov’è in compagnia di personalità del mondo culturale, artistico e letterario: da Roberto Tassi, critico d’arte, al germanista Giorgio Cusatelli, dagli scrittori e Alberto Bevilacqua, agli artisti e grafici Erberto Carboni, Atanasio Soldati, Carlo Mattioli; molti li ritroviamo cura- tori di rubriche del “Gatto”. Nei primi anni Quaranta Bertolucci scrive sulla terza pagina del «Corriere Emiliano – La Gazzetta di Parma», e nel ’46 pensa di fondare una piccola rivista di cinema, «La critica cinematografica», supportato dall’amico Pietro Bianchi, tra i massimi critici cinematografici italiani, accanto a lui sul “Gatto” 110 105 dove scrive di cinema portando in eredità quel costume” , che lo stesso Bertolucci indica come medesimo sguardo longhiano, comune a Bertolucci, punto grafico centrale e innovativo: il quale accetta la sfida di Mattei di cercare una “[…] Anche la vignetta di Maccari era di un vero, via alternativa al fare letteratura su rivista. Un di un grande disegnatore dei nostri tempi. Adesso, “fare” che il poeta ben conosce per avere scritto sì, ce ne sono tanti, anche di bravi, che fanno su importanti riviste letterarie dell’epoca, come questo sui quotidiani, ma allora un commento «Paragone» di Anna Banti e Roberto Longhi, al costume affidato ad un uomo di un’arguzia di 106 «Critica cinematografica» di Antonio Marchi matita e di parola come Mino Maccari”. e Fausto Fornari, e infine «Palatina. Rivista di E all’artista senese viene affidato anche il lettering lettere e arti», diretta da Roberto Tassi e finan- del titolo della rivista: ziata da Pietro Barilla in collaborazione con l’edi- “[…] Poi c’era anche da discutere su come il titolo tore Ugo Guanda111. andasse fatto graficamente. L’abbiamo dato da La rivista dell’Eni è qualcosa di simile e diverso, disegnare a Mino Maccari” luogo nel quale il poeta parmense può far ricorda Bertolucci107. 26 confluire quelle idee letterarie aperte, leggibili, piane e intriganti, pur nel rigore del dettato cultu- rale di fondo. La vera natura dell’intera opera- zione culturale del periodico, messo a punto da Bertolucci e dai suoi collaboratori, è indicata nel ‘56 quando il neodirettore “[…] distinguendo il “Gatto” sia dai «rotocalchi di puro intratteni- mento, che dedicano spazio a processi scabrosi e guardaroba delle dive», sia dalle riviste di cultura specializzata, sceglie di «stare nel mezzo, tentando di assolvere anche ad una funzione didattica»112. Con queste finalità si sviluppa l’operazione culturale Eni di Attilio Bertolucci, nell’utilizzo di materiali artistico-letterari. Ed è qui che si misura anche l’attenzione, certamente pedagogica, per il lettore, mai prevaricato, ci sembra, piuttosto guidato con amabilità e garbo, con discrezione, si direbbe, ma anche con audacia, ad accostarsi ad “esperienze letterarie valide […] per tutti”113. L’elenco dei collaboratori è di notevole rilievo, così come i loro contributi narrativi: da ad Anna Banti, da Giorgio Caproni a (che firma brani dedicati alla realtà indu- striale come La città nuova-San Donato Milanese114 e ancor più Un’acropoli d’acciaio nella pianura su Corte- maggiore, nel solco di quella letteratura di fabbrica che abbiamo visto essere diventata centrale nella “lettura” anche critica di una Italia che si sta ricostruendo); da a Natalia Ginz- burg, da (Uno stabilimento in Versilia) ad (il cui Lo «scisto» dell’aprile del ’58 rappresenta un ulteriore tassello di quella da (che nel numero del marzo stessa scrittura narrativa di fabbrica), da Gianna ’64 è presente con l’inchiesta su Gela: realtà e condi- Manzini a , da Giorgio Manga- zione umana115) al Gran Lombardo ingegner Carlo nelli (sulla letteratura straniera) ad Italo Calvino, Emilio Gadda, barocco e straordinario dell’Ales- sandro Volta e il metano, de Il pozzo n. 14 (Gadda sarà 27 è oggetto di studio a Friburgo, per gli allievi del grande filologo Giovanni Pozzi, ricetta messa a confronto, in quel seminario universitari, con quella analoga dell’Artusi117. La lunga collabora- zione di Gadda a una rivista di chiara matrice aziendale come il “Gatto” è di certo favorita dalla formazione tecnica dello scrittore-ingegnere. Proprio uno dei suoi racconti più “tecnici”, pubblicato sul “Gatto”, Il pozzo n. 14. Ricordi di Carlo Emilio Gadda118, nasce infatti dall’espe- rienza da lui vissuta nel villaggio di Carlingen, come ingegnere presso la “Ammonia Casale”, azienda di ammoniaca fondata da Luigi Casale. Di quell’esperienza professionale ci resta l’in- teressante e prezioso carteggio gaddiano, stam- pato dall’azienda in occasione del centenario della nascita del fondatore, stampa affidata ad una prestigiosa azienda come la veronese Valdo- nega119. Molti dei racconti del “Gatto” sono stati di recente ristampati in una pregevole raccolta che ha il merito di aver riportato all’attenzione un’im- portante iniziativa aziendale ed editoriale, che rischiava di essere totalmente dimenticata120. La rivista è stampata prima a Roma, quindi a Torino, interamente “costruita” da Bertolucci durante le estati che solitamente trascorre a Casarola. Accanto agli amici letterati, però, altre presenze importanti garantiscono alle rubriche un’ade- guata prospettiva critica. Quella dedicata ai libri, ad esempio, è curata da importanti critici letterari come Giacinto Spagnoletti (Natale in libreria, Invito alla poesia moderna), Francesco Squarcia (I libri non presente sul “Gatto” con ben cinque racconti), sono un lusso, Letture per le ferie d’agosto, Le opere neces- ma anche del portentoso e linguisticamente sapo- sarie, Doni per le feste, Quali romanzi?), Enzo Golino, rito Risotto alla milanese116, la cui prosa non a caso 28 Giorgio Caproni (La poesia è necessaria); quella sul cinema è affidata, come già detto, alla raffinata penna di Pietro Bianchi, mentre una curiosa rubrica di buona educazione a Giulio Cattaneo. Troviamo poi le controcopertine dello stesso Berto- lucci, dedicate alla storia dell’arte; quindi a Mario Medici sono affidate le note linguistiche, a Ubaldo Bertoli i reportage dal mondo Eni, a Paoletti il melodramma e la gastronomia. Una compagine di giovani giornalisti che Bertolucci scova col suo infallibile fiuto, e che diventeranno in seguito grandi firme del giornalismo italiano: , Bernardo Valli, Sandro Viola, Enzo Golino, , Massimo Ferretti. Nell’aprile del ’56 Mattei fonda il quotidiano «Il Giorno», edito da Cino Del Duca, proprio per: “[…] controbilanciare i continui attacchi della stampa ostile alla politica dell’ente […] che ha il compito di appoggiare e propagandare le linee strategiche dell’Eni”.121 Molti dei collaboratori, dopo essersi fatti le ossa proprio sul “Gatto”, vengono traghettati sulle pagine del quotidiano di Mattei dove, giova ricor- darlo, anche Gianni Brera e iniziano la loro carriera. Nello stesso ‘56 Mattei fonda un altro organo di stampa sempre per contrastare le opinioni contrarie al successo dell’ente petro- lifero italiano122. Nasce così «Stampa e oro nero» (edito a Milano da “Il Mercurio”), il cui sotto- titolo è emblematico degli scopi dell’industriale: “Documentario contro l’azienda petrolifera dello Stato”123. Escono in tutto 35 numeri, l’ultimo nel ’63, dopo la sua tragica morte. La presenza del “Gatto” nel panorama editoriale di quegli anni si caratterizza anche per scelte

29 davvero innovativo e controcorrente. In fondo su questa rivista: “[…] si trovano libri e pellicole, riviste e collane letterarie, autori stranieri e scrittori paesani: ogni aspetto culturale dell’epoca viene appro- fondito e servito in bell’aspetto ad un pubblico in forte cambiamento, sociale ed economico. La campagna cede alla città, la bestia alla macchina, la rima all’allitterazione, il romanzo autobiogra- fico e introspettivo a quello industriale e lenta- mente, ma inesorabilmente, la poesia alta alla grafico-illustrative innovative, finalizzate all’af- musica leggera e ai versi liberi”125 fermazione del marchio Eni124. Dal moderno scorgendovi, come giustamente sottolinea Paolo formato tabloid, alle copertine fotografiche a De Stefano: colori, dall’impaginazione ariosa, alle tante foto “[…] le novità suggerite dal boom economico, i interne che supportano integrandoli visivamente i cambiamenti di una società ancora radicata nel testi, dalle tavole espressioniste di Maccari (suo è il mondo tradizionale e contadino ma avviata verso layout della rivista), alle tante rubriche che contem- la modernità urbana e industriale”126 plano sport atipici per l’epoca come il tennis, il di cui l’Eni rappresenta, con l’energia petrolifera, rugby, addirittura il bowling; e poi rubriche sul tutto il potenziale onirico. Prendiamo ad esempio gli bon ton (tenuto da Cattaneo), il tempo libero, autogrill127, le stazioni di servizio dell’Agip, luoghi la gastronomia e la famiglia, suggerimenti utili, insieme luminosi, onirici e ricchi. Molti vengono grammatica e linguistica, letteratura straniera, il celebrati proprio sulle copertine del “Gatto”, coi design e il codice stradale, insomma un melting pot loro colori, le forme, le uniformi degli addetti, e 30 quel giallo rimasto invariato nei decenni. Giorgio Bassani vi dedica un intero racconto: Da Ferrara a Roma con sosta e cena in Umbria, caratterizzato peraltro da qualche considerazione agiografica di troppo del prodotto Eni: “[…] Subito dopo imboccata la strada per Todi, sione issata sopra la sua gruccia metallica, il lino ci eravamo fermati a una stazione di servizio delle tovaglie, la macchina dell’espresso, straordinaria- dell’AGIP, per fare il pieno della benzina. mente aerodinamica, baluginante dall’interno attraverso Mangiare subito? O mangiare più tardi, magari i cristalli delle pareti: ogni cosa, lì, sembrava da a Todi, magari a Narni?, mi chiedevo, mentre principio non parlare che del futuro, del mondo futuro il carburante irrompeva gorgogliando nel serbatoio. […] (pulito, funzionale, asettico) che non vedremo, e che Ci sedemmo imbronciati uno di fronte all’altro, ci dimenticherà”.128 sulla terrazza all’aperto dove erano stati disposti, Ulteriore caratteristica dell’articolato progetto davanti allo schermo della televisione ancora culturale dell’Eni riguarda, come accennato, spento, una dozzina di tavolini. Pareva di trovarsi l’aspetto grafico-editoriale de «Il Gatto Selva- a bordo di una piccola nave ultramoderna, uscita allora tico». Sembra quasi che l’imprenditore abbia allora dal cantiere, e ancorata ancora per poco, una particolare predilezione per una sorta di in procinto come era di salpare, al limite delle “fauna aziendale”129: oltre al “gatto”, infatti, un acque portuali. Tutto nuovo, sulla tolda. La televi- 31 camente negli anni, è ancora oggi in cima ai cartelloni Eni a raccontarci la sua lunga storia. Il cane nero, che sputa fuoco dalla bocca volgen- dosi all’indietro, è oggi anche protagonista di un racconto di Enrico Pandiani131; quindi “drago” in un altro racconto di Emilio Tadini132, passando da marchio della società Agip a simbolo dell’in- tero universo Eni. Ma qual è la sua storia? L’Agip nel ‘52, avvertendo il bisogno di un marchio che renda immediato e riconoscibile il gruppo in ogni parte del mondo, bandisce un concorso pubblico nazionale per due cartelloni stradali, destinati ai prodotti Supercor- temaggiore133 e Agipgas, per due marchi e per la colorazione di una colonnina di distribuzione di benzina. È un concorso aperto a tutti gli italiani e ha un montepremi complessivo di 10 milioni di lire (pari a oltre 5 mila euro di oggi). Il bando viene pubblicato su «Domus», una delle più importanti riviste d’architettura e arredamento, diretta da Gio Ponti. È un grande successo, sono oltre 4000 i progetti grafici presentati. Viene istituita una giuria di alto livello, composta da Mino Maccari (scrittore e disegnatore), Gio Ponti (architetto), Mario Sironi (pittore), (giornalista), Antonio Baldini (scrittore e critico letterario) e Dante Ferrari (giornalista del «Sole 24 Ore»), segretario della giuria. Le riunioni si susseguono febbrilmente e occorrono ben 14 riunioni per scegliere il vincitore. All’unani- mità, in una seduta conclusiva del settembre ‘52 a Merano, il “cane a sei zampe” la spunta sugli altro animale domestico resta ancora oggi a cele- altri progetti, tra i quali alcuni di grandi artisti e brare quel marchio petrolifero, il celebre “cane grafici come Fortunato Depero e Armando Testa. a sei zampe”130 il quale, pur modificandosi grafi- Sembra che all’epoca la testa del cane guardasse

32 ancora in avanti e solo in un secondo momento venne corretta, sembrando troppo aggressiva. Pur procedendo in avanti il cane si volta indietro, alla maniera dell’Angelus novus dipinto da Klee, angelo caro al filosofo Walter Benjamin. Lo stesso Mattei sembra sia intervenuto nell’aggiudicare a questo progetto il primo premio, così come lo stesso imprenditore sembra abbia aggiunto due zampe in più al cane nero: “[…] Forse il cane si è classificato anche solo al Un connubio araldico di grande impatto visivo, il secondo posto, ma si dice sia stato Mattei stesso “cane nero”, il “drago” (o addirittura la “lupa”?), a sceglierlo come nuovo logo. Un’altra leggenda che con il “gatto selvatico” della rivista costitu- racconta che sia ancora questi ad aggiungere al isce una fauna archetipica e fiabesca di notevole cane due nuove zampe alle quattro originarie per fascino, documentata da Arturo Carlo Quinta- creare una analogia un po’ forzata tra l’auto (al valle in un suo articolato scritto: posto del cane) con quattro ruote come migliore “La linea interpretativa dell’intero parco animali amico dell’uomo, e l’uomo stesso, che si regge su dell’Agip sono le figure simboliche della fiaba 134 due gambe”. e insieme di una cultura occidentale penetrata Il bozzetto vincitore risulta ufficialmente presen- ormai fin nella memoria collettiva […]. E qui, tato da Giuseppe Guzzi, in realtà non l’autore per spiegare le sei zampe, possiamo dire, che sono dell’opera ma solo il suo rifinitore. Iniziano le segno della forza, della stabilità, velocità ma sono leggende metropolitane: si favoleggiava il nome anche un fraintendimento voluto, una specie di di un noto artista che però non vuole comparire. trascrizione di Romolo e Remo, quelli rinasci- Vengono fatti molti nomi, tra i quali quello di Leo mentali sotto la pancia del bronzo etrusco”.138 Longanesi, animatore della vita artistica, culturale ed editoriale di quegli anni. L’artefice grafico del cane a sei zampe più famoso al mondo è in realtà lo scultore, disegnatore e pittore Luigi Broggini (Varese 1908 - Milano 1983), autore anche di una poetica rievocazione del Caffè Craja, ritrovo di artisti e intellettuali135. L’attribuzione a Broggini risale però al 1983, dopo la morte dell’artista. Il celebre marchio, tra il ‘72 e il ’98, viene rivisto graficamente da Bob Noorda136 attraverso un vero e proprio restyling137.

33 L’anno dopo, e fino al ‘61, l’ufficio grafico pubbli- citario dell’ente petrolifero viene affidato a una nostra vecchia conoscenza, Leonardo Sinisgalli, chiamato da Mattei su suggerimento di Marti- noli, un ingegnere che ha conosciuto l’ingegnere- poeta di Montemurro ai tempi dell’ Olivetti. Del resto ad attestare l’interesse di Mattei per il messaggio pubblicitario c’è la testimonianza di Manlio Magini, che ricopre il ruolo di responsa- Dopo il concorso del ‘53 il marchio del cane a bile della pubblicità Eni dopo Sinisgalli: sei zampe viene utilizzato dall’Eni per persona- “Mattei rivelò in questo campo un intuito che lizzare le proprie attività: dalle stazioni di servizio avrebbe fatto l’invidia del più smaliziato profes- (progettate dall’architetto Baciocchi), al materiale sionista. Le combinazioni di parole, formanti d’arredo fino alle suppellettili dei Motel Agip. alcuni dei pay-offs da lui personalmente coniati o La fauna Eni si infoltisce negli anni con altre prescelti, non risulterebbero deontologicamente figure araldico-mitologiche: accanto al gatto e accettabili da un pubblicitario di oggi, ma dimo- al cane-drago compare il serpente verde Energol, strarono una efficacia di persuasione eccezionale 139 un lubrificante raffinato cinque volte, anch’esso sui consumatori” sputa-fuoco. Infine dal ‘56, per la commercializ- Col variopinto bestiario dell’Eni terminiamo il zazione del gas Agip, appare un’altra specie di ricordo di uno dei più interessanti periodici gatto, mezza tigre e a tre zampe, di certo specu- aziendali dell’Italia del dopoguerra, il cui pregio lare al più celebre cane nero, provvisto anch’esso è quello d’aver saputo cogliere le indicazioni di fiamma rossa, la cui posizione è però all’estre- suggerite da Adriano Olivetti nel suo discorso mità della coda. agli operai di Pozzuoli, il 23 aprile del ’55, stesso 34 anno di nascita del periodico di Mattei. Olivetti “È stato un senso come di avventura pioneristica così terminava il suo intervento: per me molto vitalizzante, in un campo nuovo, “[…] possiamo concludere affermando che lo moderno che mi faceva sentire nel mio tempo, stabilimento di Pozzuoli è – almeno per noi – pienamente inserito”, 141 ben più di un attrezzato ed efficiente strumento ricorda Bertolucci . di produzione: è un simbolo del modo in cui noi E infine: all’interrogativo iniziale di Adriano crediamo di dover affrontare i problemi dell’oggi, Olivetti Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi un simbolo delle cose che ci affaticano, ci animano e ci semplicemente nell’indice dei profitti? Non vi è al di là del confortano”.140 ritmo apparente qualcosa di più affascinante, pensiamo Essere nel proprio tempo, moderni: di avere seppure in parte risposto con questa breve storia de «Il Gatto Selvatico» di Enrico 35 36 Mattei e Attilio Bertolucci, qualcosa di più affasci- nante, appunto. Forse proprio quel simbolo delle cose che ci confortano. michelle delattes

Note: 66 Prendo in prestito il bel titolo di un recente, e molto interes- sante saggio-antologia, Fabbrica di carta. I libri che raccontano l’Italia industriale, a cura e con scritti di Giorgio Bigatti (Paesaggi industriali e trasformazioni sociali, pp. 21-44) e Giuseppe Lupo (Orfeo tra le macchine, pp. 3-20), prefazione di Alberto Meomartini, introdu- zione di Antonio Calabrò (Il racconto della tradizione aiuta il “rina- scimento manifatturiero”, pp. VII-XVI), apparati bio-bibliografici a cura di Silvia Cavalli, Laterza, Roma-Bari 2013 [Percorsi, 166]; in copertina uno splendido olio di Mario Sironi, Paesaggio urbano (1924), artista che al mondo della fabbrica ha dedicato non pochi lavori. Nel libro ci sono un po’ tutti i protagonisti della letteratura 37 industriale del nostro Novecento: Ottieri, Davì, Mastronardi, 1953, a cura di Antonio Trecciola, Comune di Matelica, Matelica Majorino, Pagliarani, Sereni, Giudici, Pirelli; e poi gli scrittori 1982 e Id., Scritti e discorsi 1953-1962, presentazione di Massimo “olivettiani” di Ivrea: Fortini, Bigiaretti, Ottieri, Volponi, Buzzi. Finoia, Fondazione Enrico Mattei-Università di Camerino, Nutrita è la serie dei contributi letterari sulle “città e le peri- Matelica e Camerico 1992, raccolti ora in volume unico, Enrico ferie industriali”: Sinisgalli, Bernari, Vittorini, Testori, Calvino, Mattei, Scritti e discorsi 1945-1962. Raccolta integrale dall’Archivio Arpino, e poi le “visite in fabbrica” ancora di Sinisgalli, Caproni, Storico dell’Eni, prefazione di Paolo Mieli, Rizzoli, Milano 2012. Gadda, Fortini, Comisso, Tadini, ecc., fino alle recenti scritture 72 Con il Regio Decreto Legge del 3 aprile 1926 il governo del del presente aziendale, come quelle tra le altre di Sebastiano Regno d’Italia ordinava la costituzione dell’azienda petrolifera Nata, Il dipendente (1995), Carmine Abate, Le moto di Scanderbeg nella forma di società per azioni. Il capitale sociale era conferito al (1999), Raffaele Nigro, Malvarosa (2005), Erri De Luca, Omaggio 60% dal Ministero del Tesoro, al 20% dall’INA e al restante 20% alla fanteria (2008), Goffredo Buccini, La fabbrica delle donne (2008), dalle Assicurazioni Sociali. Il primo presidente fu Ettore Conti di Silvia Avallone, Acciaio (2010), Cosimo Argentina, Vicolo dell’ac- Verampio. ciaio (2010) e Massimiliano Santarossa, Viaggio nella notte (2012); 73 Cfr. sul tema Luigi Mascheroni, Tra il giallo e il noir, e infatti è preziosa è anche l’ampia Bibliografia finale (pp. 319-327). Su questa l’oro nero, «la Biblioteca di via Senato», a.II, n. 3, marzo 2010, pp. antologia rimando infine all’articolo di Giuseppe Lupo, Fabbrica- 12-17; cfr. anche (Michelle Delattes), Libri trovabili, «Cantieri», 8 tori di senso sociale, «Il Sole 24 Ore-Domenica», n. 142, 26 maggio (2010), pp. 3-4, ora in Ventidue Cantieri. Raccolta 0-22 (2008-2012), a 2013, p. 36, dove viene ristampato anche il breve scritto di Ottiero cura e con uno scritto di Massimo Gatta e una divagazione di Ada Ottieri, La velocità dell’operaio. Gigli Marchetti, Biblohaus, Macerata 2012, pp. 3-4 (del numero 67 Cfr. Claudio Corduas, Impresa e cultura. L’utopia dell’Eni, Bruno 8 / 2010). Mondadori, Milano 2006 [Testi e pretesti]. 74 Pier Paolo Pasolini, Petrolio, Einaudi, Torino 1992; cfr. anche AB 68 Cfr. Attilio Bertolucci, Lezioni di storia dell’arte per «Il Gatto Selva- (Annette Baugirard), Copertine e latte: Petrolio di PPP, in «Cantieri», tico» 1955-1964, introduzione di Gabriella Palli Barone, Eni, 18, marzo-aprile 2012, p. 11, ora in Ventidue Cantieri. Raccolta 0-22 Roma settembre 2011 (ediz. f. c.). Nella sua ampia introduzione (2008-2012), cit., p. 11 (del numero 18/2012). (Racconto di storia dell’arte a puntate: Attilio Bertolucci e «Il Gatto Selvatico», 75 Cfr. Luigi Mascheroni, Tra il giallo e il noir, e infatti è l’oro nero, cit. pp. 3-27), la Palli Barone sottolinea giustamente il milieu storico- 76 AMI, Milano 1972, articoli già pubblicati in precedenza su artistico dal quale Bertolucci proveniva, quella sorta di “acca- «Milano informazioni». demia Roberto Longhi” che segnerà profondamente le sue scelte 77 Fonte ICCU/SBN. critiche e la sua lettura dei fatti d’arte, all’interno della rivista che 78 Effigie, Milano 2010 [Saggi e documenti, 6], vedi anche Giorgio dirige. Scrive la Palli Barone: “Di Longhi Bertolucci realizzava Galli, Enrico Mattei. Petrolio e complotto italiano, Baldini Castoldi pienamente il metodo critico appreso durante le lezioni bolognesi Dalai, Milano 2005. e la lunga frequentazione, ma lo raffinava e lo faceva più “suo” 79 Sulla misteriosa vicenda mi limito a segnalare Gianni D’Elia, Il grazie all’esperienza della poesia (sono gli anni in cui, pubblicata petrolio delle stragi. Postille all’eresia di Pasolini, Effigie, Milano 2006; nel 1951 La capanna indiana, si avvia il romanzo in versi La camera da utili a corredo anche gli articoli di Paolo Di Stefano, Il Petrolio al letto). Il dettato è di grande cordialità e naturalezza, sul registro di veleno di Pasolini, «Corriere della Sera», 7 agosto 2005 p. 35, Id., un linguaggio medio mai accademico né sontuoso, privo di artifici Pasolini e Mattei, un doppio giallo, «Corriere della Sera», 3 marzo e del gusto arcaizzante ed espressionistico, filologico del maestro, 2010, p. 40, Id., «Petrolio», il mistero in mostra, «Corriere della Sera», pur essendo sapientemente scandito dai termini tecnici necessari 12 marzo 2010, p. 53, Francesco Erbani, Dell’Utri: “Ho il capitolo alla conoscenza artistica; un dettato lucido e piano, inventivo, rubato di Pasolini, «la Repubblica», 3 marzo 2010, p. 56, Mario arricchito dal gusto della confidenza e della variazione, che gli Baudino, Da Pasolini a Dell’Utri giallo “Petrolio”, «La Stampa», 3 sono riconosciute come virtù supreme”, ivi, p.9. Lo stesso Berto- marzo 2010, p. 35, Carlo Lucarelli, L’ultimo mistero di Pasolini, «la lucci così ricordava la felice esperienza delle sue “cose d’arte” sul Repubblica», 31 marzo 2010, pp. 37-39, Piero Melati, Nell’enigma “Gatto”: “Il ‘Gatto Selvatico’ era un rotocalco; aveva, a colori, di Pasolini c’è la verità su Mattei e De Mauro, «Il Venerdì di Repub- la prima pagina - sempre aziendale - e l’ultima: questa me la son blica», 17 dicembre 2010, pp. 48-53. tenuta per le cose d’arte facendo di tutto: un po’ di storia dell’arte 80 Massimo Gatta, «Il Gatto Selvatico» di Attilio Bertolucci tra industria italiana, gli “ismi”, il ritratto, la natura morta … Mi divertivo. e letteratura, «Cantieri», n. 15, settembre-ottobre 2011, pp. 12-14, Avevo un gran vitalità […]”, in Attilio Bertolucci, Paolo Lagazzi, scaricabile dal link http://www.biblohaus.it/ezine/Cantieri- All’improvviso ricordando. Conversazioni, Guanda, Parma 1997, pp. 63-64. 15lowcorretto.pdf. Ora in Ventidue Cantieri. Raccolta 0-22 (2008- 69 Vedine una selezione in Inedita Energia. Leggere e saper leggere. Saggi 2012), cit., pp. 12-14 (del numero 15 / 2011). di critica letteraria per «Il Gatto Selvatico» 1955-1964, cit. 81 Cfr. Anna Mezzasalma, «Il Gatto Selvatico». L’House organ nell’Eni di 70 Affidata a un raffinato critico come Pietro Bianchi. Mattei, tesi di laurea magistrale, Università degli Studi di Milano, 71 Cfr. i suoi scritti riuniti in Enrico Mattei, Scritti e discorsi 1945- Milano a.a. 2006/2007.

38 82 Paolo Di Stefano, Prefazione al volume Viaggio in Italia. Un ritratto Bertolucci e «Il Gatto Selvatico», cit., p. 5. del paese nei racconti del «Gatto Selvatico» (1955-1964), cit., p. 10, e Id., 94 Cfr. Dorothea Deschermeier, «Il Gatto Selvatico», la rivista della E il gatto selvatico chiamò a raccolta i poeti. Le grandi firme della rivista comunità Eni, in Ead., Impero ENI. L’architettura aziendale e l’urbanistica aziendale che mescolava arte, politica, pesca e buone maniere, «Corriere di Enrico Mattei, Damiani, Bologna 2008, pp. 117-119, in parti- della Sera», 27 aprile 2006, p. 61. colare i capitoli Editoria e film a servizio dell’Eni e I loghi dell’Eni e la 83 Ora su foglio sciolto contenuto in Inedita Energia, Eni, Roma 2008. pubblicità. Sul volume vedi la rec. di Fulvio Irace, Rinascimento a 84 Cfr. Pierpaolo Benedetti, Attilio Bertolucci. Così nacque la rivista metano. L’Eni di Mattei fu anche un centro di cultura e progetti urbanistici: dell’Eni, «Ecos», rivista a cura dell’Eni, a. XIII, n. 61 (1994), pp. da San Donato Milanese alle stazioni di servizio e Motel Agip fino ai villaggi 34-48 e Paolo Di Stefano, «Il Gatto Selvatico» nel sacco di Mattei, per i dipendenti, «Il Sole 24 Ore», 2008. «Corriere della Sera», 6 novembre 2012, p.45. 95 Ead, ivi, p. 119. 85 Il quale ricorderà gli anni de «Il Gatto Selvatico» in un arti- 96 Qui Mattei si riferisce a Edwin Drake, che fu l’artefice del primo colo di Cristina Battocletti, Il risotto e i marron di Gadda, «Il Sole pozzo scavato in Pennsylvania nel 1858; lo ricorda anche Leonardo 24 Ore», 4 settembre 2011, p. 34: “[ ] Credo si siano incontrati Sinisgalli in La guerra segreta del petrolio, «Sapere», 30 giugno 1935, (il padre Attilio ed Enrico Mattei, N.d.A.) due o tre volte. Sicura- ora in Leonardo Sinisgalli, Furor geometricus, a cura di Giuseppe mente Mattei ha frequentato di più mio fratello Bernardo. Erano Lupo, Nino Aragno Editore, Torino 2001, pp. 58-63 [60]. Scrive entrambi appassionati di pesca e si avventuravano insieme con Sinisgalli: “Drake voleva trovare acqua salata per vaporizzarla e lenze e canne. Ai tempi ero rimasto incuriosito dalla ricetta del ottenere del sale per il bestiame, la sonda cedette, si immerse nel risotto alla milanese di Gadda. Credo che la rivista rispondesse terreno e un liquido nero e puzzolente zampillò verso il cielo con a quello che Mattei voleva arrivasse al personale. Informazioni tale forza da scagliare per terra Drake e i suoi operai”. Per uno di base sul lavoro, ma anche molto cibo per la mente. Mio padre sguardo storico generale rimando a Luciano Novelli, Mattia Sella aveva mano libera. Oltre alla letteratura, si divertiva con la (a cura di), Petrolio. Un storia antica, Silvana Editoriale, Cinisello sezione dedicata al cinema, curata da Pietrino Bianchi, grande Balsamo 2009. critico cinematografico e fraterno amico di mio padre, con cui 97 Ora in Inedita Energia, cit. Più in generale il termine rappre- era cresciuto a Parma”. Di Giuseppe Bertolucci segnalo anche sentava una personalità avventurosa, pioneristica e amante del l’autobiografico Cose da dire, Bompiani, Milano 2011. rischio che sicuramente Mattei incarnava; infatti i wildcatters, nello 86 Cfr. l’interessante Elio Frescani, Cinema e oro nero. Il contributo slang americano, sono persone avventurose e a volte avventurieri, dell’ENI alla cinematografia industriale, «Patrimonio industriale», a V, come ricordava lo stesso Bertolucci “[…] Gli ho detto (a Mattei, n. 8, ottobre 2011, pp. 42-47, a p. 43 alcuni fotogrammi estratti N.d.A.) che nel Webster, che è un dizionario con molti america- dal film di Bernardo Bertolucci [Archivio ENI, Sezione Cinema]; nismi, c’è una bella definizione dello “Wildcat”, riferentesi a un segnalo inoltre Daniele Pozzi, Molti nemici molto onore? Le strategie di animale selvatico, che viene applicata ai perforatori, ai ricercatori comunicazione dell’Eni di Enrico Mattei, in Giorgio Bigatti, Carlo Vinti di petrolio e dice: “uomini avventurosi, spesso anche avventu- (a cura di), Comunicare l’impresa. Cultura e strategie dell’immagine nell’in- rieri”. “Questo”, - disse Mattei – “questo mi piace”, ora in Attilio dustria italiana (1945-1970), Fondazione ISEC-Guerini e Associati, Bertolucci racconta «Il Gatto Selvatico» all’Archivio storico Eni 28 gennaio Milano 2010, pp. 193-225. 1989, cit., pp. 6-7. 87 “Famiglie che abitavano in grotte insieme agli animali; un 98 Sembrano qui riproporsi gli intenti già formulati anni prima neonato addormentato con il viso coperto di mosche e un’estrema da Gino Pestelli, chiamato nel ’29 dal senatore Agnelli per creare povertà”, Elio Frescani, Cinema e oro nero. Il contributo dell’ENI alla l’Ufficio Stampa e Pubblicità della Fiat, quando scriveva: “Il cinematografia industriale, cit., p.46. mondo Fiat non è soltanto un mondo di fatti meccanici ed econo- 88 Vedi Eni, si gira. DocuFilm DVD, Eni, Roma 2010. mici, ma un mondo morale ed intellettuale, che può essere util- 89 Elio Frescani, Cinema e oro nero. Il contributo dell’ENI alla cinemato- mente rappresentato anche artisticamente, interessando lo spirito grafia industriale, cit., p. 46. pubblico”, parole che risuonano anche in quelle di Olivetti da noi 90 Cfr. Massimo Novelli, Cinema di Fabbrica. Quando la fiction era operaia, inizialmente riportate. Su Pestelli e la Fiat rimando a Marinella «la Repubblica», domenica 22 novembre 2009, pp. 38-39. Mascia Galateria, Il viaggio di una Fiat 522 in un racconto novecentista 91 Attilio Bertolucci racconta «Il Gatto Selvatico» all’Archivio storico Eni 28 di Massimo Bontempelli, cit., in particolare i primi due capitoli, La gennaio 1989, si cita dall’elegante ristampa in Inedita Energia, Eni, «letteratura FIAT» (pp. 707-708) e L’accordo FIAT - Bontempelli (pp. Roma 2008, p. 3 (ediz. f. c. sconosciuta all’ICCU/SBN). Lo scritto 708-711); cfr. anche Giovanni Alessi, La letteratura FIAT, in G. è stato ristampato su «Il Sole 24 Ore», 4 settembre 2011 p. 35, col Alessi, L. Barcaioli, T. Marino, Scrittori e pubblicità. Storia e teorie, cit., titolo Così ho addomesticato il Gatto. pp. 31-34 e Linda Barcaioli, La letteratura FIAT: Massimo Bontempelli 92 Attilio Bertolucci, Paolo Lagazzi, All’improvviso ricordando. Conver- e Pietro Maria Bardi, cit. sazioni, cit., p. 54. 99 Attilio Bertolucci racconta «Il Gatto Selvatico» all’Archivio Eni 28 gennaio 93 Gabriella Palli Barone, Racconto di storia dell’arte a puntate: Attilio 1989, cit., p. 8, 14, citato anche da Gabriella Palli Barone in Attilio

39 Bertolucci, Lezioni di storia dell’arte per «Il Gatto Selvatico» 1955-1964, Il caso Eni a S. Donato milanese, in Chi decide la città. Meccanismi e cit., p. 5, 7. L’intervista a Bertolucci era stata fatta da V. Gandolfi agenti di urbanizzazione nell’area milanese, a cura di Pierluigi Crosta e e uscì col titolo Intervista a Attilio Bertolucci. Sergio Graziosi, Clup, Milano 1977, pp. 177-208 e a Uffici Eni a 100 Paolo Di Stefano, Prefazione al volume Viaggio in Italia. Un ritratto San Donato Milanese, «Edilizia Moderna», a. XXII, n.79, maggio- del paese nei racconti del «Gatto Selvatico» (1955-1964), cit., p. 11. agosto 1963, pp. 29-36. 101 “Avevo una grande libertà, una grande autonomia. Mattei 115 Sulla Gela descritta da Sciascia utili per il nostro tema sono non ha mai voluto farmi sapere: “Qui vorrei questa cosa, qui Ludovico Quaroni, La “città” residenziale Anic a Gela, in «Urbani- quest’altra”. Mai niente. Sono stato dieci anni di libertà assoluta. stica», n. 35 (1962), Elvira Santini, Villaggio residenziale dell’Anic E, poi, la libertà di muovermi senza dover render conto a nessuno. a Gela, «L’architettura. Cronache e storia», n.123 (1966), pp. Io non avevo orario d’ufficio, ma il giornale usciva regolarissima- 572-581 e Bruno Zevi, Il villaggio Anic a Gela, «L’Espresso», 18 mente anche quando, negli ultimi anni, si stampava a Torino”, in agosto 1963, p. 19, ora in Id., Cronache di architettura, Laterza, Attilio Bertolucci racconta «Il Gatto Selvatico» all’Archivio Eni 28 gennaio Roma-Bari 1979, v. 9, pp. 143-145. 1989, cit., pp.13-14. 116 , Risotto alla milanese, «Il Gatto Selvatico», 102 Id., ivi, pp. 4-5. a. V, n. 10, ottobre 1959, p. 16; la celebre ricetta verrà più volte 103 Attilio Bertolucci, Paolo Lagazzi, All’improvviso ricordando. Conversa- ristampata: «Agenda Vallecchi», 31 gennaio 1961, quindi col zioni, cit., p. 65. Sulla personalità di Cefis cfr. anche Carla Benedetti e titolo Risotto patrio. Rècipe in Carlo Emilio Gadda, Verso la Certosa, Giovanni Giovannetti, Come corsari sulla filibusta, in Giorgio Steimetz, Ricciardi, Milano 1961 e Adelphi, Milano 2013 a cura di Liliana Questo è Cefis. L’altra faccia dell’onorato presidente, cit., pp. VII-XXX. Orlando; e ancora in Id., Le meraviglie d’Italia – Gli anni, Einaudi, 104 Attilio Bertolucci, Lezioni di storia dell’arte per «Il Gatto Selvatico» Torino 1964. Una recente ristampa è nella raccolta Inedita Energia, 1955-1964, cit. (testo sulla prima aletta). cit. (contenente dieci fascicoli con altrettanti racconti). Cfr. anche 105 Gabriella Palli Barone, Racconto di storia dell’arte a puntate: Attilio Viaggio in Italia. Un ritratto del paese nei racconti del “Gatto Selvatico” Bertolucci e «Il Gatto Selvatico», cit., p. 6. (1955-1964), cit., pp. 25 e Rino Pensato e Antonio Tolo, Lo 106 Attilio Bertolucci racconta «Il Gatto Selvatico» all’Archivio Eni 28 gennaio scaffale del gusto. Guida alla formazione di una raccolta di gastronomia 1989, cit., p. 11. italiana (1891-2011) per le biblioteche, contributi di Tullio Gregory 107 Id., ivi, p. 7. e Massimo Montanari, Editrice Compositori, Bologna 2011, p. 108 Cfr. Paolo Lagazzi, Bertolucci «in campo», «Nuovi Argomenti», n. 154, scheda n. 528. Utile per il tema gastronomico gaddiano è 11 (2000), pp. 86-109 [96-97], numero monografico dedicato ad poi Massimo Novelli, La gran fiera magnara. Le ricette di Carlo Emilio Attilio Bertolucci. Gadda, Il leone verde, Torino 2003. Infine mi permetto di segna- 109 Cfr. Simone Pietroletti, Quelli del “caffè Otello”, tra officine e gatti lare Massimo Gatta, Il risotto alla milanese di Carlo Emilio Gadda, tra selvatici, in Inedita Energia. Leggere e saper leggere. Saggi di critica letteraria petrolio, letteratura e gatti selvatici, «Mensamagazine», maggio-giugno per «Il Gatto Selvatico» 1955-1965, cit., p. 3. 2013, scaricabile dal sito www.mensamagazine.it. 110 Vedine le recensioni cinematografiche ora riunite in Pietro 117 Carlo Emilio Gadda, Risotto patrio. Rècipe, in Una dozzina di analisi Bianchi, Recensioni cinematografiche per il «Gatto Selvatico» 1955-1964, di testo all’indirizzo dei docenti ticinesi del settore medio, Juris Verlag, Eni, Roma settembre 2009; il volume, allora fuori commercio, è Zurigo 1975, pp. 72-88. Ringrazio il prof. Uberto Motta dell’Uni- stato ristampato col titolo Appunti dalla prima fila. La grande critica versità di Friburgo, per avermi fornito copia dello scritto. cinematografica sulle pagine del «Gatto Selvatico» (1955-1964), prefa- 118 «Il Gatto Selvatico», a. IV, n. 2, febbraio 1960, ora ristampato zione di Gianni Canova (La critica come intelligenza del mondo, pp. in Viaggio in Italia. Un ritratto del paese nei racconti del «Gatto Selvatico» 7-21), postfazione di Tullio Kezich (Il meglio di Pietrino, pp.181- (1955-1964), cit., pp. 191-201; Paolo Di Stefano nel citarlo a p. 26 190), BUR Rizzoli, Milano 2012; del libro è stata realizzata anche nota 14, sbaglia però il nome dell’azienda, scrivendo “Anonima un’edizione speciale per Eni, identica ma f. c. Casale” (sic “Ammonia Casale”). Lo scritto di Gadda era apparso 111 La rivista era trimestrale e uscì a Parma dal gennaio del ’57 al in prima edizione sulla «Gazzetta del Popolo», 20 ottobre 1934. marzo del ’66, per un totale di 29 fascicoli, alcuni dei quali doppi. 119 Cfr. Carteggio dell’ing. Carlo Emilio Gadda con l’«Ammonia Casale Qualche collaboratore di «Palatina» lo ritroveremo anche su «Il S.A.» (1927-1940), a cura di Dante Isella, con la collaborazione Gatto Selvatico», come Francesco Squarcia, Carlo Emilio Gadda, di Umberto Zardi, Stamperia Valdonega, Verona dicembre 1982 Anna Banti. [ediz. stampata in 500 esemplari non venali]. 112 «Il Gatto Selvatico», n. 11-12, novembre-dicembre 1956, 120 Viaggio in Italia. Un ritratto del paese nei racconti del «Gatto Selva- corsivo mio. tico» (1955-1964), prefazione di Paolo Di Stefano, BUR Rizzoli, 113 Gabriella Palli Baroni, «Il Gatto Selvatico». Attilio Bertolucci dirige Milano 2011. L’antologia contiene scritti e racconti di A. Banti, il mensile aziendale dell’Eni, in Letteratura e industria, v. 2, Il XX secolo, G. Bassani, G. Berto, A. Bevilacqua, G. Caproni, C. Cassola, G. cit., pp. 929-934 [933]. Comisso, R.M. De Angelis, G. Dessì, C.E. Gadda (Il pozzo n. 14. 114 Realtà urbanistica sulla quale rimando ad Alessandro Balducci, Ricordi di Carlo Emilio Gadda), A. Gatto (Lo scisto), N. Ginzburg, R.

40 La Capria, G. Manzini, G. Parise, L. Sciascia (Gela: realtà e condi- 131 Cfr. Enrico Pandiani, Il giallo nel mirino. Un racconto per l’Eni, zione umana), M. Soldati. Eni, Roma 2012 [ediz. f. c. stampata in occasione della mostra 121 Dorothea Deschermeier, Editoria e film a servizio dell’Eni,in Ead., Impero M15 Y94 alla Triennale di Milano, 1 giugno - 1 luglio 2012], la Eni. L’architettura aziendale e l’urbanistica di Enrico Mattei, cit., p. 121. copertina, con il cane nero disegnato da Broggini, riproduce nella 122 Cfr. Carlo Maria Lomartire, Mattei. Storia dell’italiano che sfidò i grafica quelle celebri dei Gialli Mondadori. signori del petrolio, Mondadori, Milano 2004. 132 Cfr. Emilio Tadini, Quel Drago di un cane, s.n.t.: “Un simbolo 123 Con il volume 4 cambiano l’editore (Roma, Letteratura) e ricco di significati, un animale complesso e affascinante che solle- anche il sottotitolo che diventa “Documentario nella campagna tica l’immaginazione. E raggiunge il suo scopo imprimendosi di stampa contro l’Ente nazionale idrocarburi”. nella memoria. Un’innovazione davvero felicissima, questa del 124 Cfr. Massimiliano Panarari, Dal cane a sei zampe a Supercortemag- cane a sei zampe. Semplicità, complessità. Un equilibrio straor- giore il segno su un’epoca. Pubblicità, cinema, letteratura per affermare il dinario fra varie componenti espressive. E, così, (certo, senza che marchio, «La Stampa», 26 ottobre 2012, p. 27. ce ne rendiamo conto), siamo sollecitati in modi molto diversi e 125 Simone Pietroletti, Quelli del “caffè Otello”, tra officine e gatti selva- dunque tanto più coinvolti. Ma è proprio un cane, questo? Perché tici, cit., p. 9. potrebbe benissimo essere un drago. Guardate quelle creste, 126 Viaggio in Italia. Un ritratto del paese nei racconti del «Gatto Selvatico» dappertutto, sul suo corpo nero, guardate quella fiamma che gli (1955-1964), cit., p. 18. esce dalle fauci. Non sono forse i draghi a sputare fiamme? Questa 127 Cfr. Simone Colafranceschi, Autogrill. Una storia italiana, Il figura - a mezz’aria nella nostra immaginazione - ha prima di Mulino, Bologna 2007; vedi anche Luca Goldoni, Sosta all’Auto- tutto la funzione di indurre in noi una sensazione di forza, di grill, «Autostrade», a. 2, n. 8, agosto 1960, p. 52 e Il Benzinaro, potenza, addirittura di aggressività. E a chi guida un’auto piace «Autostrade», a. 2, n. 1, gennaio 1960, p.49. Segnalo anche provare sensazioni del genere. Ma non è finita qui. Questa figura Giorgio Galli, Ospitali come le vecchie locande. I modernissimi motel, «Il non si esaurisce nel primo impatto, nel primo effetto. Continua ad Gatto Selvatico», giugno 1957 ristampato ora in «Il Sole 24 Ore», agire. Continua a sollecitarci, a chiamarci in causa”. 3 ottobre 2010, p. 45 con il titolo L’autostrada del turismo. Gli italiani 133 Ricordiamo anche una straordinaria collaborazione grafico- scoprono il fascino del viaggio in auto e nei motel incontrano lo stile di vita pubblicitaria di Leo Longanesi per le campagne pubblicitarie Agip americano, e Sandro Salvatori, Auguri e consigli agli automobilisti, «Il per la benzina Cortemaggiore e Supercortemaggiore, per Agipgas Gatto Selvatico», febbraio 1959, ristampato ora in «Il Sole 24 e Pibigas; ne delinea la storia, anche grafica, un bel volume curato Ore», 3 ottobre 2010, p. 45 con il titolo “Siate cortesi”, ecco il bon da Raffaele Bozzi, Leo Longanesi e la pubblicità. Gioco mestiere poesia, ton al volante. Comune di Bagnacavallo [stampa Pistoia, Tipografia Artigiana], 128 Giorgio Bassani, Da Ferrara a Roma con sosta e cena in Umbria, «Il Bagnacavallo 2005, in particolare il capitolo AGIP-Cortemaggiore- Gatto Selvatico», agosto 1958; ristampato ora in Viaggio in Italia. Supercortemaggiore, pp. 67-80. Un ritratto del paese nei racconti del «Gatto Selvatico» (1955-1964), cit., 134 Dorothea Deschermeier, I loghi dell’Eni e la pubblicità, in Ead., pp. 145-150, corsivo mio. Lo scritto è apparso anche sul «Corriere Impero Eni. L’architettura aziendale e l’urbanistica di Enrico Mattei, cit. della Sera», 5 luglio 2010 p. 23, col titolo Quei sogni al volante con 135 Luigi Broggini, È riapparso l’impero sui colli fatali di Roma. Caffè un cane a sei zampe. Craja 1930-1940, All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano 1962. 129 Cfr. Leonardo Sonnoli, Fauna aziendale. Cane a sei zampe, sputi 136 Noorda ridisegna il cane di Broggini e lo rende un po’ più sempre un fuoco nuovo, «Il Sole 24 Ore», 3 giugno 2012, p. 36 e moderno: le creste sono meno accentuate per ricordare meno Giuseppe Lupo, E l’impresa si sposò con l’arte, «Il Sole 24 Ore», 3 chimere e grifoni germanici, l’occhio è tondo e più grande. Un cane giugno 2012, p. 36. meno feroce e più familiare. Ma il cambiamento più importante 130 Cfr. Dow Votaw, Il cane a sei zampe. Mattei e l’Eni. Saggio sul riguarda il carattere tipografico istituzionale, utilizzato per le potere, Feltrinelli, Milano 1963; Il cane a sei zampe, introduzione di scritte. Quello originario era un carattere stretto e alto, poco leggi- Paolo Scaroni, 1952-2009. La strada percorsa dal cane a sei zampe, bile soprattutto a distanza, un segno debole assolutamente oscu- Eni (stampa Marchesi Grafiche Editoriali, Roma), Roma 2009, rato dal segno forte del cane. Il nuovo lettering aziendale viene ridi- catalogo della mostra celebrativa; in questo volume segnalo in segnato da Unimark utilizzando un carattere classico, lo Standard particolare i saggi di Lucia Nardi, La vera storia del cane a sei zampe Bold, personalizzato dall’inserimento di un filetto bianco centrale. (pp. 10-17) e di Geminello Alvi, Il cane nero (pp. 24-33). In occa- “Il filetto bianco dà dinamicità al carattere, si snoda da una lettera sione di questa celebrazione è stato realizzato anche il DVD Eni, si all’altra creando una notevole continuità, specialmente nelle gira, Eni, Roma 2010; Rosario D’Agata, Il prezzo del coraggio. Enrico parole più lunghe. Il simbolo che si vuole evocare è quello della Mattei e il cane a sei zampe tra mistero e realtà, Zines, Roma 2009; strada, le due corsie divise dalla riga bianca spartitraffico. Quale Daniele Pozzi, Dai gatti selvaggi al cane a sei zampe. Tecnologia, cono- collegamento più preciso si poteva creare con un’azienda che scenza e organizzazione nell’AGIP e nell’ENI di Enrico Mattei, Marsilio, ha sulle strade i propri impianti e rivolge servizi a chi delle strade Venezia 2009. si serve?” La nuova immagine viene subito adottata da tutte le

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l’eni di enrico mattei tra gatti selvatici, cani a sei zampe, tigri e serpenti focus società del Gruppo Eni. Nel logotipo c’è anche la prima utiliz- zazione del nuovo carattere aziendale: oltre al cane più corto e bicentenario bodoniano un nostro (raro) antenato: inquadrato all’interno della palina gialla c’è il nome della società, scritto come un nome proprio con l’iniziale maiuscola. “Anche la e centenario editoriale di «il cantiere» (1934-1935)35) forma del logo ricorda la forma del cane a sei zampe e il puntino un classico della tipografia rosso della “i” di Agip evoca la fiamma”. La trasformazione dell’Eni da Ente nazionale idrocarburi in Società per azioni deter- minò, infine, l’esigenza di un nuovo restyling, per rinnovare l’im- In occasione dei duecento anni dalla morte magine del marchio della Società che approdando in Borsa deve esprimere un’organizzazione d’impresa profondamente mutata, del celebre stampatore saluzzese Giambattista così che nel 1998 verrà realizzato un nuovo marchio. Cfr. infine Bodoni (1740 – 1813) segnaliamo alcune impor- Bob Noorda, Una vita nel segno della grafica, Editrice San Raffaele, Milano 2009. tanti recenti pubblicazioni che, da prospettive 137 Giuseppe Scaraffia, Memoria a sei zampe, «Il Sole 24 Ore», 21 diverse, contribuiscono ad una maggiore e più marzo 2010, p. 51. approfondita conoscenza del lavoro bodoniano, 138 Arturo Carlo Quintavalle, Il cane a sei zampe e altre storie, in Quando l’energia fa storia 1926-1986, Eni, Roma 1986, pp. 159-222 analizzandone sia la produzione tipografica che [volume celebrativo pubblicato fuori commercio in occasione dei 60 dell’Eni, con scritti di Valerio Castronovo, Pepa Sparti, einaudiana Giuseppe Turani, Matteo Pizzigallo, Arturo Carlo Quintavalle]. Segnalo anche Il “cane a sei zampe”, fedele amico dell’uomo a quattro ruote, in Camion d’epoca, vol. 8, Marchi, De Agostini, Novara 2001, pp. 43-48 e Francesca Molteni, Quel cane misterioso di Mattei, «Il Sole 24 Ore», 30 dicembre 2012, p.37 [Oggetti d’impresa]. 139 Manlio Magini, L’Italia e il petrolio tra storia e cronologia, Monda- dori, Milano 1976, p. 144, si cita da Dorothea Deschermeier, Impero ENI. L’architettura aziendale e l’urbanistica di Enrico Mattei, cit., p. 128; di Magini segnalo anche, per il nostro tema, Mattei, l’im- biblionarrativa libraria magine e la pubblicità, in Eni, un’autobiografia, a cura di Francesco Venzani e Massimo Faggiani, Sperling & Kupfer, Milano 1994, p. 205. Per l’immagine pubblicitaria della Energol rimando infine a La forza della propaganda, «Artedossier», n. 300, giugno 2013. 140 Adriano Olivetti, Ai Lavoratori, cit., p. 35, corsivo mio. 141 Attilio Bertolucci racconta «Il Gatto Selvatico» all’Archivio Eni 28 gennaio 1989, cit., p. 14. vittorio sereni 1903-1983

50 anni di edizioni Adelphi 1963 - 2013

42 della Biblioteca universitaria di Napoli (stampato nel 1978 in 250 copie non venali): per un refuso il finito di stampare risulta essere il 1798, anno “bodoniano” per eccellenza! gn

la straordinaria forza grafica, legata soprattutto all’uso dei suoi celebri caratteri di stampa. Ricor- diamo anche un volume di notevole interesse storico, pubblicato giusto un secolo fa, scritto e stampato da un altro dei grandi stampatori italiani del Novecento, Raffaello Bertieri, dimostrando in tal modo come la figura e l’opera di Bodoni siano da sempre al centro di una costante riflessione storico-tipografica. Qualche altro raro volumetto completa la piccola sezione iconografica; segnalo una curiosità bibliografica legata al raro saggio di Giuseppina Zappella sulle edizioni bodoniane 43 L’arte di Giambattista Bodoni, studio di Raffaello Bertieri, con una nota biografica a cura di Giuseppe Fuma- galli, Milano, con i tipi di Bertieri e Vanzetti, s.d. [1913]. Corrado Mingardi, Bodoni, Parma, Gazzetta di Parma Editore, 2008 [“Grandi” di Parma, 8].

44 Andrea De Pasquale, I capolavori della tipografia B come Bodoni. I caratteri di Bodoni a Brera e nella di Giambattista Bodoni, Parma, Monte Università grafica contemporanea, a cura di Andrea De Pasquale Parma Editore, 2012 [Mirabilia Palatina, 7]. e Massimo Dradi, Milano, Biblioteca Nazionale Braidense – Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2013. Scritti di Andrea De Pasquale, Massimo Dradi, Enrico Tallone, James Clough [catalogo della mostra, Milano, Biblioteca Nazionale Brai- dense, 22 maggio-29 giugno 2013].

45 Andrea De Pasquale, La fucina dei caratteri di Giam- battista Bodoni, Parma, Monte Università Parma Editore, 2010 [Mirabilia Palatina, 3].

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focus l’eni di enrico mattei tra gatti selvatici, cani a sei zampe, tigri e serpenti focus bicentenario bodoniano un nostro (raro) antenato: e centenario editoriale di «il cantiere» (1934-1935)35) un classico della tipografia

einaudiana

La pur ampia bibliografia critica sulla casa editrice Einaudi, che quest’anno festeggia gli 80 anni dalla fondazionebiblionarrativa (1933-2013), libraria si arricchisce ora di altri preziosi tasselli che, pur se tra loro tematicamente assai diversi, contribuiscono a meglio definire gli scenari anche “politici” nei quali si mosse la casa torinese, aspetto questo che sembra ancora poco indagatovittorio dagli sereni studi 1903-1983 critici fin qui realizzati. Ho utilizzato il termine “politico” non casualmente per segnalare la splendida e magmatica raccolta dei pareri di lettura per l’Einaudi redatti da Cesare Cases (Scegliendo e scartando. Pareri di Lettura, Torino, Aragno, 2013, € 40,00). Il celebre critico marxista, infatti, ci consegna con questo volume una50 annimappatura di edizioni assai ampia Adelphi e documentata della produzione1963 - 20 13letteraria di ambito tedesco, affron- tata peraltro in un momento assai felice per la cultura editoriale e la critica letteraria di quegli anni (anche per le vicende interne della Einaudi). I suoi 250 pareri di lettura redatti per l’Einaudi, infatti, si dispiegano lungo il ventennio cruciale 1953-1973, dialogando a distanza coi maggiori critici di sinistra, da Adorno a Lukàcs e fino a Karl Kraus, in merito alla possibilità che proprio la “cultura” possa diventare il volano più vigoroso per la vita nazionale di un Paese come l’Italia, in anni questi di rapida trasformazione sociale. Parole che oggi suonano di certo emblematiche, vista la condizione di paria nella quale proprio quella cultura è tenuta da parte di chi governa le sorti del Paese. I pareri di lettura, vere e proprie 47 zione, quasi un saggio critico a se, di Michele Sisto. A 30 anni esatti dalla crisi dell’83, che portò l’Ei- naudi all’amministrazione straordinaria e al falli- mento del suo progetto politico-culturale, viene pubblicato questo importante volume che prin- cipia dai primi anni Sessanta, dove due redattori einaudiani, Luca Baranelli e Francesco Ciafaloni, diventano testimoni oculari di vicende e relazioni anche amicali di notevole interesse che il libro, otti- mamente curato da Alberto Saibene, ben ci resti- tuisce, con in più un’inedita iconografia finale. In particolare le vicende ricordate, che si dipanano lungo il ventennio forse più complesso e delicato dell’Einaudi (1963-1983), passano dal caso Fofi che parve spaccare in due l’editrice torinese, alla crisi radicale dell’83. Valore aggiunto al volume è la lunga conversazione iniziale del curatore con Baranelli e Ciafaloni, dove finalmente si ha modo di penetrare anche nella “sala macchine politica” dell’Einaudi a cavallo del ’68, con interessanti excursus sulla grafica e la tipografia, rievocando importanti figure finora rimaste in ombra come Oreste Molina e Francesco Simoncini, con sullo sfondo l’onnipresente personalità del fondatore. Forse qualche approfondimento bibliografico avrebbe consentito al lettore una maggiore cono- scenza di quanto pubblicato su tema einaudiane scintigrafie critiche, riguardano il gotha della particolari. Mi riferisco, ad esempio, agli incontri letteratura di lingua tedesca: Brecht, H. Mann, della Val di Rhême dove, a partire dagli anni Walser, Weiss ma anche Curtius, Fallada, fino Sessanta, verso la fine di giugno Giulio Einaudi ad un’ampia serie di scrittori assai minori e che portava i suoi collaboratori per discutere critica- la lama critica affilatissima di Cases viviseziona mente il lavoro editoriale fino ad allora svolto. consegnando all’editore, e a noi lettori postumi, Ebbene il curatore Saibene, nell’intervista a Bara- una stratigrafia letteraria di grande militanza nelli e Ciafaloni, ad un certo punto (p. 34) mostra critica di cui da troppo tempo si è persa ogni di non sapere neppure dove si trovi quella località, traccia. Completa l’edizione un’ampia introdu- 48 e chiede a entrambi di ricordare quegli incontri testimoniati, nel volume, da una serie di belle e inedite foto dei protagonisti di quella straordi- naria stagione einaudiana, ritratti nello scenario montano di Rhême. Ciò dimostra quanta poca fortuna editoriale abbia quindi avuto un aureo e prezioso libretto che nel 2008 Ernesto Ferrero ha dedicato proprio a quella esperienza di Rhême la quale, in un certo senso, ricalcava “in esterno” le più celebri e rinomate interne “riunioni del mercoledì”, le quali a loro volta vengono solo di passaggio ricordate da Saibene, il quale nella Premessa non dà come già pubblicato (nel 2011) il primo dei volumi ad esse dedicati (1943-1952), ma indicandoli genericamente come “in corso di pubblicazione” (“[…] e i verbali delle riunioni del mercoledì in corso di pubblicazione a cura di Tommaso Munari”, p. 10). In fondo è questa una bella occasione “einaudiana” per riprendere un discorso editoriale quanto mai necessario, soprattutto in questi tempi bui per il destino del libro (e degli editori) di cultura. Occasione che si completa con la documentata analisi di Daniela Picamus dei rapporti tra l’editore torinese e lo Cesare Cases, Scegliendo e scartando. Pareri di lettura scrittore Pier Antonio Quarantotti Gambini. Il a cura di Michele Sisto, Torino, Aragno, 2013 suo ampio ed articolato saggio dedicato proprio 627 p., € 40,00. alle relazioni col mondo editoriale dello scrittore di Pisino d’Istria, ha infatti un capitolo centrale, Autore di casa Einaudi nel quale, a partire da Le trincee (1942), si ripercorrono tutte le fasi della collabo- razione editoriale con l’Einaudi, un saggio dove la ricerca documentaria e d’archivio arricchisce e definisce al meglio questa ricerca.mg

49 Luca Baranelli, Francesco Ciafaloni, Una stanza all’Einaudi, a cura di Alberto Saibene, Macerata, Quodlibet, 2013, 153 p., ill., € 14,50. Ernesto Ferrero, Rhêmes o della felicità, Courmayeur, Liaison editrice, 2008, 52 p., € 12,00.

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biblionarrativa libraria

Continua a vele spiegate la pubblicazione di vittorioromanzi aventi sereni come 1903-1983 protagonisti librai e librerie. Solo nell’ultimo mese ne sono apparsi ben sei, per la verità non tutti di eguale interesse narra- tivo, ma comunque come più volte abbiamo sostenuto ben vengano opere di narrativa che parlino di libri, editori, librerie e biblioteche, una metaletteratura che ha almeno il merito di 50focalizzare anni dil’attenzione edizioni sul Adelphi mondo del libro e la 1963sua “filiera”, - 2013 mondo sempre più marginalizzato. I cinque romanzi affrontano da prospettive assai diverse il mondo e la funzione della libreria come “luogo” significativo, non solo scenario del plot narrativo. Così è per esempio nel Libraio di Parigi di Mark Prior, tra i cinque quello più debole, a seguire la misteriosa vicenda che si svolge nella libreria sempre aperta del signor Penumbra, nella Daniela Picamus, Pier Antonio Quarantotti Gambini. favola moderna di Robin Sloan, e dove il tema Lo scrittore e i suoi editori, Venezia-Trieste, Marsilio di fondo, che ci sembra alquanto attuale, è come / IRCI, 2013, 247 p., € 23,00. proficuamente mettere d’accordo lo strapotere dell’informatica con la tradizione secolare del libro cartaceo. Paolo Nori, lo scrittore bolognese fortunatamente ripresosi dopo un grave incidente automobilistico, con la sua La banda del formaggio penetra nel cuore dei lettori con un linguaggio assolutamente originale, così come lo stesso tema del romanzo; crediamo che il suo, in compagnia dell’editore Ermanno Baistrocchi e dell’amico libraio Paride Spaggiari, sia in fondo il più bello e intenso dei cinque biblioromanzi di cui parliamo. Ruta Sepetys in questa sua Stanza piena di sogni, 51 una stanza che la giovane protagonista ha rica- ancora Garzanti pubblica, nello stesso mese, un vato nella libreria dove lavora e vive, affronta un secondo romanzo incentrato su una libreria; ben tema delicato, maneggiandolo con poesia e deli- scritto e abbastanza coinvolgente per la tematica. catezza. Ne esce fuori un libro assai bello, scritto Due amiche, con i loro rispettivi fallimenti matri- magnificamente e dove la libreria diventa luogo moniali, si incontrano stabilendo un legame affet- topico della crescita materiale e intellettuale della tivo, amicale e professionale. Al centro la figura giovane protagonista. Torna sugli scaffali italiani del simpatico Tavish, l’anziano cane del vecchio un altro episodio della saga di Victor Legris, il proprietario della libreria rivelato dall’intrapren- libraio-detective nato dalla penna di Claude Izner, dente Michelle che decide di affidarne la gestione pseudonimo di due sorelle bouquiniste parigine. all’amica Anna. mg Bella storia questa de La confraternita di Boulevard d’Enfer, ben scritta, al solito molto ben costruito Mark Prior, Il libraio di Parigi, Roma, Time Crime, lo scenario dove si muovono i protagonisti, con 2013. sullo sfondo, questa volta, sia l’affaire Dreyfus che il processo per omosessualità condotto contro Oscar Wilde. Dalla lettura otteniamo anche utili notizie storiche sulla “Libreria Alzevir” di rue des Saints-Pères 18 e teatro della serie romanzesca di Izner. Fondata nel 1835 da Émile Legris, zio di Victor (e fondatore anche dell’associazione di filantropia “A Piè Zoppo”, alcuni membri della quale vengono assassinati, da qui parte la nuova indagine di Victor Leigris), dopo la sua morte nel 1877 passa in eredità al nipote, allora dicias- settenne; l’anno dopo verrà rilevata da lui e dal patrigno Kenji Mori. Da questo episodio, inoltre, veniamo a sapere che Joseph Pignot, storico commesso della libreria, è diventato socio della stessa, dopo avere sposato la figlia di Kenji Mori, Iris, avuta dalla sua relazione con Daphné, la madre di Victor (e Daphnè si chiama anche la sua nipotina neonata), con la quale viveva a Londra, dove gestiva una importante libreria in Sloane Square. Dopo la morte prematura della donna Kenji si trasferirà a Parigi insieme a Victor. Infine

52 Robin Sloan, Il segreto della libreria sempre aperta, Paolo Nori, La banda del formaggio, Milano, Marcos Milano, Corbaccio, 2013. y Marcos, 2013.

53 Claude Izner, La confraternita di Boulevard d’Enfer Ruta Sepetys, Una stanza piena di sogni, Milano, Milano, Tea, 2013. Garzanti, 2013.

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vittorio sereni 1903-1983

Centenario della nascita e 30 anni dalla morte del grande poeta e consulente editoriale per Monda- dori per il quale diresse la collana “Il Tornasole” 50insieme anni ad diun edizionialtro personaggio Adelphi di notevole spes- 1963sore come - 20 Niccolò13 Gallo, sul quale “Cantieri” tornerà in futuro. “Cantieri” lo omaggia in modo semplice con alcune copertine di volumi dedicati alla sua figura di consulente editoriale. Si segnala inoltre un raffinato opuscolo sui libri della sua raccolta privata. kb

Lucy Dillon, La libreria degli amori inattesi, Milano, Garzanti, 2013.

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focus l’eni di enrico mattei tra gatti selvatici, cani a sei zampe, tigri e serpenti focus bicentenario bodoniano un nostro (raro) antenato: e centenario editoriale di «il cantiere» (1934-1935)35) un classico della tipografia

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vittorio sereni 1903-1983

50 anni di edizioni Adelphi 1963 - 2013

“La lettura di cataloghi è stata sempre uno dei piaceri segreti e irrinunciabili di ogni vero lettore, come per il bambino immaginato da Baudelaire, che si abbandona ai suoi sogni sfogliando carte geografiche. Ma anche i cata- loghi devono essere fatti in un certo modo: nel nostro caso abbiamo scelto il criterio cronologico, che permette di seguire l’evolversi della casa editrice anno per anno, assorbendo in sé la coloratura del tempo”

Non c’è modo migliore, per l’editore milanese, di festeggiare i suoi primi 50 anni che pubbli- care questo elegante e utile Catalogo cronologico 1963-2013. Un volume di notevole interesse, che si affianca alla raccolta di scritti sull’editoria di Roberto Calasso, di cui “Cantieri” ha parlato nel numero precedente. Questo Catalogo è algido, senza fronzoli, senza illustrazioni, solo schede partendo dal 1963, anno di nascita di Adelphi, nel quale vennero pubblicati solo quattro libri: G. Büchner, Opere, D. Defoe, La vita e le avventure di Robinson Crusoe, G. Keller, Tutte le novelle (I), N. Tommaseo, Fede e Edizioni Adelphi. Catalogo cronologico 1963 – 2013 Bellezza. Segnalo, infine, l’interessante conversa- Milano, Adelphi, 2013, p. 438, edizione f.c. zione tra Roberto Calasso e Paola Italia, Lo choc dell’ignoto, segreto Adelphi, «Corriere della Sera», Per saperne di più: 21 giugno 2013 (pp. 44-45). ab Luigi Crocetti, Il catalogo storico di un editore moderno, «La Fabbrica del Libro», I, 1995, n. 2, pp. 26-29. Carlo Maria Simonetti, Cataloghi storici, cataloghi bibliografici e bibliografie, «La Fabbrica del Libro», III, 1997, n. 2, pp. 31-35. 61 Carlo Maria Simonetti, Cataloghi storici: note e osser- vazioni bibliografiche, «Il Bibliotecario», n. 2, 1998, pp. 29-40. Carla Di Carlo, Cataloghi storici di case editrici, «Accademie e biblioteche d’Italia», 67, 1999, n. 2, pp. 13-22. Roberta Cesana, Bibliografia, cataloghi e comunica- zione editoriale dall’Ottocento a oggi, Milano, Univer- sità degli Studi – Dipartimento di scienze della storia e della comunicazione storica, 2008. Roberta Cesana, Cataloghi e comunicazione editoriale in Italia tra Ottocento e Novecento. Alcune considerazioni a margine di un progetto di ricerca, «Bibliologia», vol. 3, 2008.

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scrivere la fabbrica quei libri mai scritti, quei libri mai pubblicaticati focus “Un libro mai scritto è più di un vuoto. Accom- pagna l’opera che si è compiuta come un’ombra l’eni di enrico mattei fattiva, insieme ironica e dolente. È una delle vite tra gatti selvatici, cani a sei che non abbiamo potuto vivere, uno dei viaggi zampe, tigri e serpenti che non abbiamo intrapreso. La filosofia insegna che la negazione può essere determinante. È focus più del rifiuto di una possibilità. La privazione ha conseguenze che non possiamo prevedere o bicentenario bodoniano valutareun nostro con precisione. (raro) antenato: È il libro che non è stato e centenario editoriale di mai«il cantiere»scritto che avrebbe (1934-1935) potuto35) fare la differenza. un classico della tipografia Che avrebbe potuto permetterci di fallire meglio. O forse no”. In queste parole del grande critico George Steiner c’è il segreto di un mistero irri- solto, quello nascosto nelle opere mai compiute, nell’assenza. E con il grande poeta turco Nazim Hikmet ci verrebbe da dire che:

Il più bello dei mari è quello che non navigammo. Il più bello dei nostri figli einaudiana non è ancora cresciuto. I più belli dei nostri giorni entrambi dalla stessa radice, dallo stesso lavorìo non li abbiamo ancora vissuti. intellettuale, dalle stesse urgenze. E a far loro E quello compagnia non poteva non esserci Vanni Schei- che vorrei dirti di più bello willer che un giorno disse che il più bello dei suoi non te l’ho ancora detto. cataloghi sarebbe stato quello dedicato ai libri che biblionarrativa libraria non aveva pubblicato, proprio lui che si vantava Due libri molto diversi quello di Steiner e questo di avere più collane che titoli e che in questo deli- (bellissimo) appena pubblicato di Baroncelli; li zioso libretto edito da Heny Beyle ricorda i suoi abbiamo tenuti però insieme sulla nostra scrivania trent’anni di editoria (in)utile, riferendosi proprio per farli dialogare, sicuri che in fondo vengono a quel catalogo che indicava i limiti temporali del vittorio sereni 1903-1983 63

50 anni di edizioni Adelphi 1963 - 2013 trentennio 1952-1983. Magari si pubblicassero Eugenio Baroncelli, Pagine bianche. 55 libri che non oggi quei libri mai scritti e si editassero quei libri ho scritto, Palermo, Sellerio, 2013. mai editi, ci sentiremmo forse meno soli, nelle Vanni Scheiwiller, Trent’anni di editoria “inutile”, tante librerie che quasi ogni giorno chiudono, Milano, Henry Beyle, 2013 [575 copie nume- leggendo libri mai scritti, sfogliando libri mai rate]. pubblicati. mg Edizioni di Vanni Scheiwiller 1952 – 1983, a cura di Abbiamo parlato di: Maria Beggiato e Gian Mario Marini, Milano, All’Insegna del Pesce d’oro, 30 ottobre 1983 George Steiner, I libri che non ho scritto, Milano, [Tipografia Allegretti di Rodolfo Campi]. Garzanti, 2008.

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La madre dei refusi è sempre incinta. In questo numero di “Cantieri” abbiamo ricordato un grande scrivere la fabbrica libroquei del libri critico mai George scritti, Steiner, I libri che non ho scrittoquei. Peccato libri mai che apubblicati pagina 9cati (vedi immagine) un incredibile e orrendo refuso “religioso” graffi la bellezza della prosa steineriana. Sapevamo del focus potere della chiesa e di come la religione potesse santificare uomini e donne degne di tale titolo. Ma mai e poi mai immaginavamo che si potesse santifi- l’eni di enrico mattei care addirittura un . organo del nostro corpo. Quel tra gatti selvatici, cani a sei “Saint Pancreas” è davvero eccessivo, anche per zampe, tigri e serpenti la chiesa. Detto tra noi: Saint Pancras. md focus bicentenario bodoniano un nostro (raro) antenato: e centenario editoriale di «il cantiere» (1934-1935)35) un classico della tipografia

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50 anni di edizioni Adelphi 1963 - 2013 editoriale refusiana

scrivere la fabbrica quei libri mai scritti, quei libri mai pubblicaticati focus l’eni di enrico mattei tra gatti selvatici, cani a sei zampe, tigri e serpenti focus bicentenario bodoniano un nostro (raro) antenato: Champ, Giuseppe Tramarollo. Ogni fascicolo e centenario editoriale di ha una bella illustrazione in prima pagina di «il cantiere» (1934-1935)35) [Guglielmo] Serafini, che utilizza con versati- un classico della tipografia lità il disegno al tratto, il fotomontaggio e a volte entrambe le tecniche. Questa rara rivista è offerta Questa rara rivista nacque durante il fascismo, dalla “Libreria antiquaria Pontremoli” di Milano, stampata dalle Arti Grafiche Zameprini & Loren- nel catalogo n. 34, autunno 2012, pag. 10, scheda zini. Era una rivista polemica di pensiero poli- n. 19. Si ringrazia Lucia Di Maio per la gentile tico, diretta da due giovani, Domenico Catrella e collaborazione. om Giorgio Granata. Uscì dal 3 marzo del ‘34 al 15 giugno del ‘35 per un totale di 63 fascicoli. Il settimanale eredita l’esperienza de «Il Saggiatore» einaudiana (Roma, 1930-33) e di «Orpheus» (Milano, 1932-33), i cui direttori, Enzo Paci e Luciano Anceschi, andranno a costituire la reda- zione milanese de «Il Cantiere», collo- candosi sul fronte del “fascismo critico e rivoluzionario”. Dagli articoli emerge la temperie biblionarrativa libraria generazionale dell’anti-idealismo gentiliano, rifiutato a favore di posizioni orientate al prag- matismo e al positivismo. Particolare attenzione è riservata al tema del lavoro. «Il Cantiere» sposerà la causa del corporativismo sinda- vittorio sereni 1903-1983 cale, andando ad assumere toni e posizioni sempre meno conciliabili con la linea politica del partito fascista, fino alla chiusura forzata; molta attenzione è dedicata anche alla politica europea. Tra i collaboratori si ricordano: Roberto Ducci, Romano Bilenchi, Bruno Romani, Alberto Mondadori, Velso Mucci, Roberto Pavese (il direttore de «L’Universale»), Remo Cantoni, 50 anni di edizioni Adelphi Fausto M. Bongioanni, Pierre Andreu della 1963 - 2013 ‘Giovane Francia’, Giacomo Etna, Eugenio Galvano, Massimo Cimino, Domenico Bartoli, Sigfrido Wolfango, Gherardo Casini, Mario

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anna simone volpato riccardo cepach L’INTELLIGENZA simone volpato anna modena riccardo cepach ALLA PEGGIO L’INTELLIGENZA SEGRETA ALLA PEGGIO SEGRETA ANDRÒ IN BIBLIOTECA comisso tra amici, i libri ritrovati di italo svevo ANDRÒ IN librai e poeti comisso tra amici,

a cura di massimo gatta prefazione di nico naldini librai e poeti prefazione di mario sechi BIBLIOTECA con uno scritto di massimo gatta postfazione di piero innocenti i libri ritrovati di italo svevo

isbn 978-88-95844-26-8 isbn 978-88-95844-27-5

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prefazione di nico naldini a cura di massimo gatta con uno scritto di massimo gatta prefazione di mario sechi postfazione di piero innocenti

anche in tiratura limitata di 15 copie anche in tiratura limitata di 15 copie numerate e firmate dall’autore, numerate e firmate dall’autore, con sovraccopertina. con sovraccopertina.

gabriel naudé L’INCREDIBILE ISTRUZIONI STORIA DEI LIBRI gabriel naudé PER ALLESTIRE ISTRUZIONI L’INCREDIBILE STORIA DI NUMA PER ALLESTIRE DEI LIBRI DI NUMA UNA BIBLIOTECA falsi, roghi e plagiari UNA BIBLIOTECA dall’antica roma al ’900 introduzione e traduzione a cura di massimo gatta falsi, roghi e plagiari di alfredo serrai traduzioni e note di mario lentano con un saggio di maria cochetti scritti di oliviero diliberto, a cura di massimo gatta mario lentano, massimo gatta dall’antica roma al ’900

isbn 978-88-95844-28-2 isbn 978-88-95844-29-9

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introduzione e traduzione di alfredo serrai a cura di massimo gatta con un saggio di maria cochetti traduzioni e note di mario lentano a cura di massimo gatta scritti di oliviero diliberto, mario lentano, massimo gatta

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cantieri cantieri in questo numero: periodico della casa editrice numero 24 BH 3 editoriale

FOCUS su «Il Gatto Selvatico» 4 scrivere la fabbrica dell’ENI di Enrico Mattei cantieri periodico della casa editrice 18 l’eni di enrico mattei BH tra gatti selvatici, cani a sei zampe, tigri e serpenti

42 bicentenario bodoniano e centenario editoriale di un classico della tipografia

47 einaudiana è un modo per diffondere la cultura editoriale e bibliografica, 51 biblionarrativa libraria

55 vittorio sereni 1903-1983 un appuntamento con la letteratura tipografica 61 50 anni di edizioni Adelphi 1963 - 2013 e bibliotecaria, con la modernità e il senso dei caratteri di stampa, 63 quei libri mai scritti, quei libri mai pubblicati è una via d’accesso 65 refusiana al mondo della carta 66 un nostro (raro) antenato: «il cantiere» (1934-1935) e alla sua tradizione millenaria.

numero 24 aprile giugno

FOCUS su «Il Gatto Selvatico» dell’ENI di Enrico Mattei 2013

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