Mensile di critica e approfondimento calcistico

TMW#100 APRILE 2020 magazine SOMMARIO TMWmagazine #100 APRILE 2020

CLICCA QUI PER LA PENNA DEL DIRETTORE ASCOLTARE PAROLA A MICHELE CRISCITIELLO SI SALVI CHI PUO’ 3

AUGURI TMW MAGAZINE PAROLA A LUCA BARGELLINI 100 NUMERI DI TMW MAGAZINE 5

EDITORIALI

3 LA PENNA DEL DIRETTORE 17 GEORGE BEST 44 SOCRATES PAROLA A MICHELE CRISCITIELLO SEMPLICEMENTE THE BEST L’ITALIA GRAZIE A GRAMSCI

5 TANTI AUGURI TMW MAGAZINE 23 EDMUNDO 50 ROMAN RIQUELME DEL DIRETTORE EDITORIALE BARGELLINI L’ANIMALE CHE NON AVEVA VISTO IL IL 10 MUTO MARE 6 JOHAN CRUYFF 57 ANDRES ESCOBAR VITA E MIRACOLI 30 IL NARCOFOOTBALL CHE UCCIDE PER E GLI EROI IMMORTALI UN AUTOGOL VINNIE JONES 11 RISSE E CALCI DELLA CRAZY GANG TOMMASO MAESTRELLI ENZO FRANCESCOLI 36 62 LAZIO 74’, LA SQUADRA PIÙ FOLLE DI TUTTA LA POESIA DEL PRINCIPE SEMPRE D’URUGUAY

TMWmagazine 2 Michele CRISCITIELLO @MCriscitiello #IORESTOACASA Editore TC&C s.r.l.

Sede Centrale, Legale ed Amministrativa SI SALVI CHI PUÒ Strada Setteponti Levante, 114 52028 Terranuova B.ni (AR) Tel. 055 9175098 | Fax 055 9170872 La tripla cifra è sempre un tristezza. Non è calcio. Ma gran traguardo. Il nume- come dice Galliani o è così Redazione giornalistica Tel. 055 9172741 | Fax 055 9170872 ro 100 è una soddisfazione o salta tutto il sistema. Non ma soprattutto è un pun- c’è calcio senza tifosi ma non Sede redazione Firenze Via da Pordenone 12, Firenze to importante per provare c’è calcio senza pallone. Ed Tel. 055 3999336 | Fax 055 3999336 a raggiungere altri grandi è peggio. Partire in estate Direttore Responsabile traguardi. 100 quando il cal- e finire ad ottobre sarebbe Michele Criscitiello cio è fermo. Un mese senza follia. Se proprio dobbiamo [email protected] campionati e l’incertezza di finirlo questo campionato Direttore Editoriale quello che sarà. E come sarà. non bisogna andare oltre il Luca Bargellini Viviamo, se tutto va bene, 31 luglio. E bisogna salva- [email protected] tra i 70 e i 90 anni. Non re il mercato. La gente con Redazione credevamo di dover restare il mercato sogna e di questi Marco Conterio [email protected] chiusi in casa per mesi. Non tempi non possiamo toglie- Chiara Biondini credevamo neanche di dover re i sogni a tanti tifosi che, [email protected] assistere ad un campiona- chissà per quanto tempo, non Hanno collaborato to interrotto che farà storia potranno neanche vedere la Bernabei Simone, Bonan Tommaso, Cardia Ivan, Di Benedetto Lorenzo, Iacobellis e tra 100 (vedete che torna propria squadra allo stadio. Giacomo, Lazzerini Pietro, Lorini Simone, sempre) anni leggeremo sugli Ho paura delle scelte folli Marucci Lorenzo, Maschio Tommaso, Moc- ciaro Gaetano, Pavese Michele, Stefano almanacchi della stagione di Federazioni, Uefa e Fifa. Sica, Uccellieri Daniel, Claudia Marrone, maledetta 2019-2020. Stiamo Folle il Mondiale del 2022 Marco Pieracci vivendo, purtroppo, giorni in Inverno. Folle la formula Fotografi di storia. Ma, lasciatemelo dell’Europa League e speria- Federico De Luca, Federico Gaetano, dire, non mi preoccupa tanto mo sia poco folle la ripresa Image Sport Agency, Agenzia Liverani questa interruzione e que- delle attività. Salviamo il Realizzazione grafica sta stagione. Il futuro fa più salvabile ma chi ci governa Sara Mastrosimone TC&C s.r.l. paura del presente. Pensate il avrà la capacità di salvare prossimo anno vedere tutte tutto il sistema del pallone Supplemento mensile gratuito alla testata giornalistica Tuttomercatoweb.com® le partite a porte chiuse. Che mondiale? Testata iscritta al Registro degli Operatori di Comunicazione, numero 18246

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Era l’inizio del 2020 quando, as- Per questo TMW ha deciso di cele- sieme alla redazione di TuttoMer- brare questo traguardo, sia nostro catoWeb.com, abbiamo iniziato a che di chi ci legge, raccontando progettare il numero 100 del TMW alcune delle storie più belle dello Magazine. Un traguardo importante sport che amiamo. Un modo, questo, per quello che, numeri alla mano, è per riportare a galla ricordi feli- uno dei mensili digitali più longevi ci, che possano allietare la testa e i dell’editoria italiana. cuori di tutti gli appassionati a giro Le idee non sono tardate ad arriva- per lo stivale. re, sia sul piano dei contenuti che su quello della grafica, per celebrare in Convincendoli a resistere, ancora maniera degna la nostra tripla cifra. per un po’, a quell’impulso irrefre- Poi però il mondo, e non solo quello nabile alla vita fuori dalle quattro del pallone, è stato stravolto. Muti- mura di casa. Perché solo così si lato. Ucciso nella passione e negli può far scomparire questa danna- affetti dalla pandemia di Coronavi- ta pandemia. La forza che ognuno rus. Quella che in tanti hanno defi- di noi riuscirà a mettere in campo. nito la “guerra” della nostra genera- Come una unica, grande e fortissi- zione. Un cataclisma sanitario che ma, squadra di calcio. ha stravolto la vita degli Italiani e non solo. Del mondo intero. Luca Bargellini Direttore editoriale TMW Magazine Ecco allora che tutte le nostre idee per il numero 100 del TMW Maga- zine sono evaporate come speria- mo faccia presto questo virus. Ciò che non è scomparso è la voglia di parlare di pallone, trovando però un modo diverso di farlo. @BargelliniLuca

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JOHAN CRUYFF 25 aprile 1947 - 24 marzo 2016 (†68)

LUOGO DI NASCITA: Amsterdam Leggende di gioventù: Johan faceva NAZIONALITÀ: Olanda POSIZIONE: Trequartista pure 150 palleggi di fila. Bravo, sì. Il PRESENZE/RETI: 48/33 punto è che lo faceva a cinque anni. Genio da sempre, Johan da Betondorp. @marcoconterio PALMARES Che cresciuto a duecentometri dal De 3 BALLON D’OR Meer, lo stadio dell’Ajax, diventa pri- di Marco Conterio 7 ma la mascotte della squadra e poi en- 1 GIOCATORE DELL’ANNO tra nel settore giovanile dei lancieri. Figlio della periferia di Amsterdam, 3 COPPA DEI CAMPIONI Johannes Cruyff nasce dopo gli ulti- 1 CAMPIONE DI SPAGNA E lì, in quella società, germoglia il mi scoppi di cannone della Guerra. La 1 COPPA SPAGNOLA primo seme del calcio totale, grazie a madre, Nell, faceva la lavandaia, il pa- 9 CAMPIONE PAESI BASSI Vic Buckingham, tecnico della prima 6 COPPA OLANDESE squadra. Un inglese, che fa debutta- dre, Manus, ha un rivenditore di frutta 1 COPPA INTERCONTINENTALE e verdura. La strada è la sua scuola di 1UEFA-SUPERCOPPA re il ballerino della periferia, Johan calcio, laddove si definisce e rifinisce. Cruyff, in prima squadra.

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Il sessantotto Quali anni migliori per fare, letteralmente, un sessantotto? Amsterdam è la capitale europea della con- trocultura e l’Ajax è il suo manifesto calcistico. A guidarla c’è un rivoluzionario. Nome: Rinus. Cognome: Michels. Se- gni particolari: visionario. E’ un ex centravanti dell’Ajax, sostituisce l’esonerato Buckingham e crea una mentalità nuova. Con lui i lancieri non sono più una semplice squa- dra. No, signori. Sono un’orchestra, che però ha bisogno di tempo e di strumenti giusti per crescere e diventare grande. Gli olandesi in generale, l’Ajax in particolare, monopoliz- zarono il calcio europeo e nel 1972, con Michels passato al Barcellona, in panchina c’è il romeno Kovacs. Però il seme ha già dato i suoi frutti. Cruyff è il numero uno al mondo e guida l’Ajax a quello che è il primo, vero, grande slam della storia del calcio. Eredivisie, Coppa d’Olanda, Coppa Campioni, Coppa Intercontinentale. Era l’estate del 1973 quando Cruyff passò poi al Barcellona.

Arancia Meccanica Michels, nel 1974, da ct dell’Olanda portò l’Arancia Meccanica al suo apice. Jongbloed, che Bre- ra liquidò a “portiere macchietta”, è l’archetipo dell’estremo difensore libero. Quello che poi caratterizza pure il Barcel- lona ed anche il calcio moderno, per intenderci. Cruyff è il direttore d’orchestra, la sinfonia più bella è il gol che porta in vantaggio l’Olanda contro la Germania nel Mondiale del ‘74. Sì, il timbro arriva su rigore, ma se Cruyff non fosse stato atterrato, allora sarebbe davvero, arrivato, il gol per- fetto. L’Olanda quella finale la perderà, nonostante quella ragnatela meravigliosa. E Cruyff, in bacheca, non ce l’avrà mai un Mondiale. Nel 1978 non partecipò a quello in Ar- gentina non tanto per motivazioni politiche ma per un ten-

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tato rapimento, fortunatamente fallito. “Qualcuno mi puntò un fucile alla testa, legò me e mia moglie, davanti ai nostri tre bambini, nella nostra casa di Barcellona”. Pensò di smetterla col calcio, per questo non partecipò al mondiale Argentino, che è anche stato quello più discusso della storia e definito “il Mondiale delle torture e dei dittatori”.

Quattordici. Quattordici perché quel giorno, nella cesta delle maglie, la sette proprio non si trovava. Gerrie Muhren dove- va giocare titolare e Johan Cruyff decise di cedergli ma sua numero nove. Si giocava Ajax-Psv Eindhoven e dalla cesta, da quella cesta delle maglie, uscì la quattordici. Che Johan da Amsterdam, scomparso a 68 anni per un tumore ai polmoni, nato il 25 aprile del 1947 in una famiglia modesta a pochi passi dallo Stadion de Meer, ha sempre vestito. Coi Lancieri, quando proprio a 14 anni vince il suo primo campionato. Con l’Olan- da e nella sua avventura negli Stati Uniti. Non al Barcellona, però. Lì la regola imponeva solo e soltanto numeri dall’uno all’undici per i titolari. Così, Johan, decise di adattarsi e di vestire il 9. Sotto, però, nascosta, indossava un’altra maglia. Solo per sè, intima, privata. Col numero di una vita. Il 14. Ce l’aveva tatuato, impossibile da cancellare.

Amava le bionde Johan Cruyff aveva un carattere mica tanto semplice. Aveva due vizi. Il Calcio, quello maiuscolo, e le bion- de. Bionde di filtro, che aveva capito. Fumava. Tanto. Troppo. E’ anche per quello che questo mondo infame se l’è portato via presto, a sessantotto anni. Lui ed il suo carattere duro, tosto. Lui che ha rivoluzionato il calcio. Lui che ha giocato fino all’età di trentasette anni, ritirandosi con la casacca del Feyenoord, manco a dirlo, la numero 14, dopo 403 reti in 712

TMWmagazine 9 #IORESTOACASA partite tra squadre di club e Nazionale. Ha Genio. E’ il calcio totale due punto zero, segnato gol stupendi, impossibili. E’ stato dove il ‘Rondo’, un torello buono per raf- Profeta del Gol ed Olandese volante, ban- finare tocchi e tacchi, è il marchio di fab- diera e rivoluzionario. Poi nel 1984 decise brica delle sedute d’allenamento. E’ l’ini- di appendere le scarpette al chiodo, per la zio della rivoluzione che ha in un bulgaro, seconda volta e definitivamente; ma non vi Hristo Stoichkhov, il suo profeta. Nomen preoccupate perché il viaggio è ancora lun- omen, sì, ma c’è anche un altro olande- go. Cryuff è stato genio da giocatore, in- se, Ronald Koeman, ha tirar bombe nien- novatore come dirigente ed allenatore. Av- te male da fuori. Come quella che gli farà venture che il 6 giugno 1985 lo portarono a vincere la Coppa Campioni nel 92 contro sedersi per la prima volta su una panchina. la Sampdoria. Quel Barcellona illuminava Guarda un po’, su quella dell’Ajax, una del- il Mondo. Come una luce, che non usciva le due squadre della sua vita. mai dal cuore di ognuno.

Con Cruyff, da Cruyff e per Cruyff. Dal L’uomo dello spazio. C’è poco da dire, si- suo addio al Barcellona, i catalani hanno gnori, Johan Cruyff ha segnato un’epoca. vinto una sola Liga. Il Real Madrid è trop- Anzi, forse c’è di più. Perché non si è li- po forte, quasi inarrivabile. Quasi. Perché mitato a questo, con la sua sigaretta tra i Cruyff arriva a Barcellona dall’Ajax, dove denti, con i suoi capelli al vento, con la ha vinto e lanciato giocatori che qualcosa, sua collana e con la sua seconda pelle aran- in carriera, la faranno. Van Basten, Ber- cione. C’è stato un calcio prima e dopo il gkamp, Rijkaard, Koeman... Ecco. Il ma- Cruyff giocatore. C’è stato un calcio pri- nifesto del 14 allenatore è questo: “Cam- ma e dopo il Cruyff allenatore. Forse, anzi, bierò il mondo del calcio: i miei difensori certamente, Johannes da Amsterdam non saranno centrocampisti; giocherò con due ha solo segnato un’epoca. Ma ne ha fatte ali ma senza una punta centrale”. Trasfor- terminare due e partire altrettante. Sì, for- ma la Masia in un laboratorio che creerà se non aveva il genio di Maradona, l’istin- e plasmerà talenti come Guardiola, De La to di Pelè ed il fiuto di Messi. Però aveva Pena, Xavi, Puyol, Iniesta, Fabregas. Mes- una cosa, Johan Cruyff, che nessun altro di si... Tutti giocano con lo stesso sistema, li- questi ha mai avuto. E’ stato nello spazio. beri di sbagliare, liberi di creare. Palla a Ed ha scoperto, dai marziani, cose che tutti terra, movimento, corsa, rapidità. Tecnica. gli altri non sono ancora riusciti a capire...

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VINNIE JONES 05 gennaio 1965 (55) to Malcolm X. E nell’Hertfordshire va a scuola, lui figlio di Peter, guardiacaccia LUOGO DI NASCITA: Watford e di Glenda, casalinga, iniziando anche NAZIONALITÀ: Galles a prendere a calci il pallone. Sì, pure gli avversari, ma per il momento fatti di @marcoconterio ALTEZZA: 1.85 cronaca nera non ci sono. Che fosse un POSIZIONE: Mediano tipo un po’ strano si vede subito dall’i- di Marco Conterio PIEDE: Destro nizio. Perché inizia nel 1984 coi dilet- tanti del Wealdstone ma poi, due anni Fottuto, pazzo, bastardo. Ecco, iniziamo PRESENZE/RETI: 9/0 più tardi, vola in Svezia. E mica ad una dolci, va. Perché ci sarebbero, di cose RITIRATO: 1999 big, no. Quel pazzo di Vinnie Jones va da dire su Vincent Peter Jones. Che è all’Holmsund che guida pure alla vitto- stato, probabilmente, il calciatore più PALMARES ria della terza serie svedese. duro, tosto, e cattivo di sempre. Ini- 1 COPPA D’INGHILTERRA ziamo giusto con l’anagrafica: nasce a Le palle di Gazza Una delle foto più Watford, nel 1965, l’anno in cui se ne famose ed iconiche del calcio inglese di va Winston Churchill e viene ammazza-

TMWmagazine 12 #IORESTOACASA fine anni ottanta, non è che sia proprio un mani- al massimo volume per distrarre la ol, tanto che il commentatore della festo del bon ton. Forse, anzi, magari ci sbilancia- grande di turno. Wally Downes, per BBC, John Motson, si spingerà a mo, certamente, la Thatcher non aveva QUESTA dire, ‘incendiava’ borse e abiti dei dire “The Crazy Gang have beaten foto dietro alla scrivania. Era il 1988, si giocava la nuovi in squadra. Poi, Bobby Gould. the Culture Club!”. Ecco, in quel- partita di FA Cup tra il Wimbledon ed il Newcast- Che arriva nel 1987 e dà anche una la squadra c’è John Fashanu, reso le. Nei Magpies giocava un ragazzetto niente male, mentalità vincente a quei folli, a celebre in Italia anche da Mai Dire chiamato Paul Gascoigne. Ecco, Gazza stava sbef- quei pazzi del Wimbledon. Che un Gol, ed anche Dennis Wise. Uno feggiando gli avversari, un tunnel ed un dribbling anno più tardi vinceranno anche la che, raccontava Sir , dopo l’altro. Così uno dei fotografi che era a bor- FA Cup, in finale contro il Liverpo- era “capace di scatenare una rissa do campo, così, d’improvviso, decise ad un certo punto d’immortalare Vinnie Jones e Paul Gascoi- gne mentre la palla era lontana. Lo sguardo... Beh, lo sguardo di Gascoigne erano due sfere comple- tamente fuori dalle orbite. In piedi, con la schiena leggermente piegata indietro, la bocca spalancata in un grido strozzato di dolore. E Jones con il braccio sinistro proteso indietro verso... Sì, verso quelle. Che strizzava e contorceva, a denti stretti, senza guardarlo negli occhi. Ecco, quella foto, c’è da scommetterci, non è mai stata nell’ufficio di Margareth Thatcher...

La Crazy Gang Raccontare Vinnie Jones è anche raccontare la Crazy Gang. Sì, dal nome lo capi- te, non è che sia il Gruppo di Chierichetti della Parrocchia all’angolo di casa. Era il soprannome che aveva il Wimbledon negli anni ‘80, l’archi- tetto è uno con la faccia da ubriacone nei pub di Newcastle. Dave Bassett, che ha due credo: cor- sa, grinta, cattiveria. I suoi sono poco avvezzi al tè delle 5: passano dalle intimidazioni verbali a quelle fisiche agli avversari, dagli insulti ai ba- gni intasati nelle gare casalinghe fino alla radio

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in una casa vuota”. Jones e la Crazy cer’s Hard Men”. Gli uomini più duri Gang, contro ogni pronostico, alzano del calcio. Che era una compilation la FA Cup. dei suoi falli più duri, assassini, com- preso quello che costò la carriera a Bothered Non era un genio, neanche Gary Andrew Stevens del Tottenham. uno scienziato, Vinnie Jones. Ecco, Non solo: conteneva pure un tutorial, il Liverpool, per esempio, decise di pazzo di un Jones, su come intimidire affiggere ai tempi di Bill Shankly un e provocare dolore agli avversari. Un cartello con scritto “THIS IS AN- esempio? Spiegò come strappare i peli FIELD” all’inizio della scalinata per delle ascelle agli avversari fingendo scendere in campo. “Bothered”. Un di aiutarli a rialzarsi dopo un fallo. Il pennarello, un foglio bianco ed una tutto gli costò 6 mesi di squalifica ed scritta. Chi se ne fotte. Vinnie Jones una multa di ventimila sterline, oltre lo attaccò sopra, violentando anni di ad una sospensione di tre anni da par- storia e di gloria di un club come il te della Football Association “per aver Liverpool. Ma era così, prendere o la- messo il gioco del calcio in cattiva sciare, icona pazza di un calcio anda- luce”. to. Jones in carriera prende 12 espul- sioni, una, contro il Chelsea, arriva Lock & Stock Guy Ritchie s’innamora dopo 5 secondi. “Ball!”. Ecco, dopo di Vinnie Jones. No, non in quel sen- calci, pugni e cazzotti agli avversari, so. Anche perché il matto di Watford era solito voltarsi contro l’arbitro e avrebbe potuto reagire in malo modo, fare il gesto di una sfera. “Ho preso il in caso di avanches. Artisticamente, pallone”. Già. Solo che era una volta chiaro, tanto che una volta che l’ex a forma di caviglia, una di malleolo, Wimbledon decide di appendere le una di rotula... scarpette al chiodo lo trasforma... In attore. Già. La prima è con ‘Lock & Non un’ottima idea Vinnie Jones ebbe Stock’, la seconda è con The Snatch. un’idea ma, come immaginerete, non Ritchie, con le facce come le sue, fa era un’ottima idea. Il nazionale galle- una fortuna. E Tony Pallotola al den- se, sì, perché grazie ad un avo scelse te, è il personaggio perfetto, per un di giocare per i dragoni, pensò bene dannato bastardo pazzo come lui... nel 1992 di pubblicare un video. “Soc-

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Il monarchico conservatore Vinnie Jones è arri- vato terzo al Grande Fratello Inglese Vip nel 2010, ha condotto una serie tv sulle forze speciali di po- lizia di mezzo mondo ed è un fervido sostenitore del partito conservatore. “Sono orgoglioso di essere britannico, sono decisamente a favore della monar- chia e molto, molto conservatore”. In tutto questo, mentre la sua carriera da attore è proseguita con successo, visto che ha recitato in X Men, ha dato la voce a Madagascar 3, ha preso parte alla serie Arrow ed a molti, molti altri film come Codice Swordfish e Mean Machine, fuori dal campo ha continuato a fare casini. Uno, tra questo, è una rissa scatenata in un pub di Londra. Non un genio, dicevamo. Infatti si prende con un buttafuori del club, dove esce ‘scon- fitto’ e rimedia anche 50 punti di sutura.

Psycho Vinnie Non è affatto stato un grande calcia- tore, Vincent Peter Jones da Watford. E’ stato però leader di uno spogliatoio che, nel bene e nel male, è stato unico nel suo genere nella storia del calcio. E’ nella poco nobile lista dei giocatori più duri di ogni tempo, insieme a Roy Keane, Billy Bremner, Terry Butcher e Stuart Pearce, uno che come sopran- nome ne aveva uno che era tutto un programma. “Psycho...”. Vinnie Jones ha saputo fare di se stesso però un anti-personaggio, un’icona più punk che rock. Un vero e proprio anarchico coi pugni chiusi ed anche nella carriera da attore ha sempre inter- pretato il rissaiolo, il duro, l’hooligan, il cattivo. Però dal cuore tenero. Perché non è mai stato catti- vo, Vinnie Jones. Solo, e soltanto, matto da legare...

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GEORGE BEST 22 maggio 46 - 25 novembre 2005 (†59) bella Anne Withers. “Le va di ballare?”. LUOGO DI NASCITA: Belfast Ed è lì, tra i passi lenti ed i sorrisi im- NAZIONALITÀ: Irlanda del Nord barazzati, che nasce un amore. Un amore ALTEZZA: 1.75 POSIZIONE: Ala sinistra come tanti, sotto il cielo grigio di Bel- fast. Sì, perché probabilmente pioveva, @marcoconterio PIEDE: Entrambi PRESENZE/RETI: 38/9 quel giorno. E forse pioveva anche quel ventidue maggio 1946, quando i cieli di Marco Conterio PALMARES di Belfast per un momento smisero di Probabilmente pioveva, quel giorno 1 BALLON D’OR piangere. Arrivò il sereno, la luce. Dal d’estate, a Belfast. Sì, perché a Belfast 1 CAPOCANNONIERE cielo, un piccolo raggio. Nasceva George piove sempre. Cielo grigio, prati verdi, 2 GIOCATORE DELL’ANNO Best ed il signor Dickie Best e l’oramai l’azzurro increspato del fiume Lagan. E’ 1 COPPA DEI CAMPIONI signora Anne Best, ballavano di gioia. E 2 CAMPIONE D’INGHILTERRA un classico giorno d’estate, a Belfast, la 1 COPPA D’INGHILTERRA c’era poco da chiedersi il perché di quel- bocca del Farset. Siamo in un locale da 2 SUPERCOPPA D’INGHILTERRA la canzone. La radio passava Jo Stafford ballo ed il signor Dickie Best avvicina la poi reinterpretata anche da The Voice,

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Frank Sinatra. “The Things We Did Last e con il fratello Ian, si dimostrò com- prima squadra. Sì, è vero, l’esordio arriva Summer”. “Le cose che abbiamo fatto la prensiva. “Non hai fatto niente di male, grazie all’infortunio di Ian Moir, ma Matt scorsa estate”. Una cosa speciale, chiamata Georgie”. “Ok, mi avete convinto. Torno a Busby aveva già deciso. Davanti c’era lo George Best. Manchester”. Sheffield Wednesday e quello fu l’esordio del giovane piccolo genio di Belfast. Era il La scoperta di Bob Bishop “Penso d’aver- Il piccolo genio George Best, tra drib- 1963, e Best stava per diventare un Re, ma ti trovato un genio”. Le parole contano, bling, tocchi e tacchi, conquista i cuori ancora non lo sapeva. ma Bob Bishop ne scelse poche, Optò per degli allenatori del Manchester United. un telegramma, che era l’email di allora, E dire che il predestinato, a quei tempi, Gli anni dell’amore libero Il 1964 non per scrivere a Matt Busby. Che non era un pareva David Sadler, ma nella squadra era solo l’anno dei Beatles e dei Rolling uomo qualsiasi, ma l’allenatore del Man- A delle riserve era questo piccolo genio Stones. Erano gli anni dell’amore libero, chester United. Certo, il piccolo George, da Belfast la vera stella. quindici anni, era tifoso del Wolverhamp- Tanto che, un sabato di ton, ma i Busby Babes erano una squadra maggio, fu convocato ne- da leggenda. Era la squadra ripartita dopo gli uffici del club. Gam- il disastro aereo di Monaco del 6 febbraio be tremanti e mente già del 1958, quella di Bobbu Charlton e di pronta a far la valigia, la Harry Gregg. Lo United offrì due settima- notizia fu completamente ne di prova a Best, che prima di allora non diversa. “Congratulazioni, era mai uscito dalla sua Irlanda del Nord. figliolo. Ti offriamo un “A dire il vero non mi ero mai allontanato contratto da professioni- neanche da Belfast”, disse Best e così Li- sta”. Così George si regala verpool e Manchester ai suoi occhi, sem- anche una Austin 1100 brarono giganti enormi, informi, pronti a come regalo ma stecca portarlo via, ad inghiottirlo. E cosa fece il due volte all’esame per la piccolo Best, dopo il primo provino? Mise patente a Manchester e, insieme qualche scellino e se ne tornò a forte del suo inizio di ce- casa, nella sua accogliente Belfast. “Non lebrità, decide di tornare sarà nè il primo nè l’ultimo a scappare”, a Belfast. “Congratulazio- disse il chief scout del club, Joe Arm- ni, lei ha passato l’esame”, strong, al signor Dickie. Già, ma che fare, gli disse l’esaminatore adesso? La famiglia Best, religione pro- dopo un paio di mano- testante e pazienza infinita, con George, vre. E quelle bastarono, con le sorelle Carol, Barbara, Julie, Grace in fondo, per giocare in

TMWmagazine 19 #IORESTOACASA delle droghe e George Best non era, allo- quarto d’ora di gioco al Da Luz, gli portò ce, il locale più cool di Manchester, teatro ra, neanche un grande bevitore. Titolare gli elogi a pioggia da parte della stampa delle scorribande di George da Belfast in prima squadra, beveva giusto per ri- portoghese che lo definì il quinto Beatle. insieme a Mike Summerbee del Manche- lassarsi per fare quattro chiacchiere con Così, rientrato in patria, Best comprò un ster City. Poi, siccome al George di ades- le ragazze. Ma la bionda, almeno quella grande sombrero all’aeroporto e la sua so i confini andavano stretti, via con le alla spina, non era ancora un vizio. Geor- foto fece il giro del globo. Era nato il fe- decappottabili a Londra, nel West End, al ge viveva per il calcio, capace di giocare nomeno George Best. Era nata una stella. Trump. E poi al Brown Bull, la goccia del ogni singolo minuto di ogni singolo gior- Che tutti amavano. E che soprattutto tut- boccale che fece traboccare la pazienza di no. E dai giornali locali a quelli inglesi, te, amavano. “She Loves You”, cantavano Matt Busby. Best era il talento più fulgido lo spazio su quelli di tutto il mondo ar- cinque giovani rivoluzionari in giacca e dello United ma al contempo era anche rivò grazie ad una partita. Erano i quarti cravatta da Liverpool un ribelle, una mina vagante col bicchiere di finale di Coppa dei Campioni, davanti in mano. Ma per George da Belfast, tutto c’era il Benfica. Una doppietta, nel primo Time and Place “Non avevo tempo per andava per il verso giusto. Sentiva vibra- pernsare che non sarebbe sta- zioni positive. to tutto rose e fiori. Ero troppo occupato a spassarmela”. Ecco, in 29 maggio 1968, Londra. Il tempio di questa, precisa, chiara ed inequi- Londra, Wembley. Arbitra Lobello. Quella vocabile frase del George Best notte, le telecamere non furono solo per degli anni ‘60, c’è tutto l’uomo. Il il ragazzo di Belfast. No, signori. Perché personaggio è quello delle fra- Matt Busby era riuscito a vincere i suoi si ad effetto, delle Miss Mondo, demoni. A far pace, forse, col suo passato, delle cascate di champagne. Però coi suoi tormenti Era riuscito a vincere la la leggerezza e la fragilità del ra- Coppa dei Campioni e che notte fu, quella gazzo di Belfast sono in quell’i- notte. Per lui, per Bobby, per Bill. Per i gnoranza che quel mondo, dorato sopravvissuti al disastro di Monaco. Da- ed ubriaco, ha portato nella sua vanti c’era ancora il Benfica, quello che casa. Rotto ed infortunato, in ha dato origine al Quinto Beatle, quello un anno grigio per lo United ma che George Best supera, dribbla e tra- dorato per l’Inghilterra, cam- figge aggiudicandosi in un anno il titolo pione del mondo in casa, Best si di campione d’Inghilterra, di campione godeva il trionfo dei compagni d’Europa e pure il Pallone d’Oro. Ecco, lì, con la bottiglia in mano. “Le mie finisce George Best. Almeno quello genio droghe erano l’alcool e le donne”. e sregolatezza che avete conosciuto fino Ed il tempio era il Time and Pla- ad ora. Quella è la notte, quello è il punto

TMWmagazine 20 #IORESTOACASA del non ritorno. “I festeggiamenti del più si arrendeva, non si dava per morto. Era il non ho tempo”. Il 25 novembre del 2005, grande giorno della mia carriera di calcia- 1979, ed il ragazzo di Belfast proseguiva a Belfast, pioveva. Erano lacrime, per una tore sono solo un grande, enorme, buco il suo giro del mondo con la bottiglia in stella cometa. nero”. A ventidue anni, George Best era già mano. Ma non mollava. George Best. Quel che viene dopo è il re- sto, quel che è stato prima è la corsa verso “Don’t die like me”. Il 20 novembre 2005 quella notte. Verso una notte dove Busby, il News Of The World riportò questa Fra- Bill e Boby fanno pace con i loro demo- se. “Don’t die like me”. Non morite come ni. Che notte, quella notte, però. What a me. Che è il manifesto postumo, di Geor- Wonderful World... ge Best. Anima fragile, che ha vissuto dei suoi errori, senza mai riuscire a sconfig- Altro che mondo splendido. Quel che vie- gerli. Sì, le sue frasi saranno sempiterne. ne dopo è la storia di un giocatore in de- “Ho speso molti soldi, per alcool, donne clino, di un giocatore che a ventotto anni e macchine veloci. Il resto l’ho sperpe- resta senza squadra. Di un alcolista, di un rato”. Oppure “vivo la mia vita un drink vizioso. Di un ragazzo fragile, vittima dei alla volta”. O anche “Nel 1969 ho dato un suoi successi. Ci prova in Sudafrica, ri- taglio a donne e alcool. Sono stati i venti parte dai bassifondi del campionato ingle- minuti peggiori della mia vita”. Però ce n’è se, passeggia e dà spettacolo al Fulham, una, che racconta meglio di ogni altra Ge- ma George Best, quello vero, non c’è più. orge Best da Belfast, figlio di Dickie e di Almeno in Inghilterra, dopo che ha rotto, Anne Best. Che forse è leggenda, che forse in malo modo, con il Manchester United. è realta. Ma è bello ricordarlo così, ciuffo Sì, nel frattempo ci sono le Miss Mondo, al vento, gli occhi profondi come il mare, le notti brave, pure un arresto con l’ac- mentre racconta. “Era il 1976, si giocava cusa per aver rubato a Miss Wallace una Irlanda del Nord - Olanda. Giocavo contro pelliccia, il passaporto ed il libretto degli Johan Cruyff, uno dei più forti di tutti i assegni. Il nuovo, piccolo Eden, di George tempi. Al 5° minuto prendo la palla, salto Best, sono gli Stati Uniti. Lì torna giocato- un uomo, ne salto un altro, ma non punto re, prima coi Cosmos e poi a Los Angeles. la porta, punto il centro del campo: punto Lì, però, l’appeal era poco e decise così Cruyff. Gli arrivo davanti gli faccio una di andare a Fort Lauderdale dove, dopo il finta di corpo e poi un tunnel, poi calcio classico ottimo periodo iniziale, ruppe con via il pallone, lui si gira e io gli dico: ‘Tu tecnico e compagni. Però George Best non sei il più forte di tutti ma solo perchè io

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EDMUNDO 2 aprile1971 (49) del Botafogo non avevano proprio un LUOGO DI NASCITA: Niterói accento d’origine controllata. La pri- NAZIONALITÀ: Brasile ma ferita all’animale arriva lì. Lui che ALTEZZA: 1.78 POSIZIONE: Seconda Punta nasce nel bairro do Fonseca, a Niteroi. @marcoconterio PIEDE: Destro Cinquattottomila anime che s’arram- PRESENZE/RETI: 39/10 picano l’una sull’altra, in cerca di vita, in cerca di un sorriso. Non il migliore di Marco Conterio PALMARES dei mondi, per un giovane, soprattut- ‘Fora daqui’. Via da qui. Ecco, l’impatto 1 CAPOCANNONIERE to se ha quel carattere lì. Per fortuna, col mondo del calcio, che poi all’epo- (Campeonato Brasileiro) Edmundo, ha una dote. Infinita. Incre- 1 VINCITORE COPPA AMERICA ca era futsal perché da lì vengono gran dibile. Sa giocare a pallone. Ma non è 3 CAMPIONE DI BRASILE solo brasiliano nel senso della magia e parte delle gemme del futbol brasiliano, 1 COPPA DI LEGA GIAPPONESE non è che fu proprio dei migliori per del doppio passo. Ha quel genio e quel- Edmundo. Però lo racconta al meglio, la scintilla che convincono il suo mae- già dall’inizio. ‘Fora daqui’. Ora, perdo- stro di Judo a portarlo alla squadra di nate il brasiliano, ma i maestri di futsal futsal del Botafogo dove verrà cacciato

TMWmagazine 24 #IORESTOACASA per deficit d’attenzione e perché non vo- quattro e anni e mezzo di carcere, per cui per iniziare, ma il via è tra le polemiche leva presentarsi agli allenamenti. “Oh, ma è stato poi condannato nel 2003. Intanto e tra i veleni con Lulù Oliveira tanto che siete impazziti? 4 ore di allenamento per sul campo continuava a giocare, a vincere, ad inizio febbraio O’Animal, così ribat- andare a giocare?”. Insomma, Edmundo a segnare, e pure a litigare. A Wanderlei tezzato dai tifosi del Palmeiras e non c’è se ne fregava. Lui aveva il talento, mica Luxemburgo, tecnico del Palmeiras, disse. troppo da chiedersi perché, va da Cecchi poteva star dietro a “ehi, marca, rientra, ““Se devi togliermi, è meglio che tu non Gori. “Presidente, siamo chiari: io voglio copri”. Lui aveva il talento. Aveva il Car- mi metta nemmeno in campo”. Prendere o giocare titolare”. Il tecnico, Malesani, nevale dentro. lasciare. non è però d’accordo e Edmundo cosa fa? Prende un volo e torna a Rio De Janeiro. Il calcio dentro Edmundo aveva anche il E’ primavera E’ primavera, a Firenze. “Sono un campione, la Fiorentina non calcio dentro, oltre ad una follia che sem- Svegliatevi, bambine. Anzi, è il 9 luglio può trattarmi così”. Era il 18 febbraio del pre l’ha accompagnato nella sua carriera 1997, ma poco importa. da montagne russe. Diventa calciatore con La Fiorentina acquista il Vasco da Gama, una delle diciassette per 13 miliardi di lire maglie vestite in carriera ma con cui de- Edmundo dal Vasco da ciderà di dare l’addio al calcio giocato, ed Gama. “È un sogno che si in Brasile vince tutto proprio con il Vasco realizza” dice in un’inter- e con il Palmeiras. Nel ‘97 trionfa in Copa vista televisiva, durante America, ma oltre che per dei gol da fa- la quale lancia anche una vola, come un sombrero d’esterno su Jaap sfida all’amico Ronaldo: Stam, che in fondo è come saltare la Mu- “Segnerò più di te”. A raglia Cinese con una sigaretta in mano, Firenze si presenta dopo è ricordato anche per un altro episodio. tre giorni, il primo bacio Purtroppo. Recentemente è stato condan- sul campo del Franchi, nato a quattro anni di reclusione per omi- con Vittorio Cecchi Gori cidio colposo in seguito ad un incidente al suo fianco, è di Ma- datato 1995 nel quale persero la vita tre ria Grazia Cucinotta. La persone. Lui non si presenterà mai da- maglia viola la veste però vanti alla polizia perché, dice Edmundo, dal gennaio, anche se l’8 “in Brasile si punta sempre a punire chi gennaio sbarca a Fiumi- è famoso anche con processi sommari. cino e perde la valigia Ecco, io voglio un tribunale che non sia con le scarpette da calcio. così”. Edmundo non sconterà mai quei Ok, poco male. C’è tempo

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1998, e l’Animale di barrio do Fon- ventava ufficialmente il più grande seca era sempre più una stella venuta giocatore del Mondo. Quella in cui, dalle favelas. però, ci provava anche l’Inghilterra, ad inseguire un sogno. “O mi coprite di oro o me ne vado” Il 16 marzo del 1998, alle 6 del matti- La saudade Edmundo, a Firenze, è no, Edmundo torna in Italia. Multato ricordato pure per un altro misfat- di 450 milioni lordi, arriva a Roma to. Essere il colpevole massimo del e alle 15 tiene l’annunciata confe- mancato terzo scudetto della Fioren- renza stampa.”Sono pentito di quello tina. Trapattoni in panchina, Gabriel che ho fatto, ma non potevo agire in Omar Batistuta gravemente infor- maniera diversa. Dovevo tornare in tunato, davanti una caporetto d’at- Brasile per risolvere un serio proble- taccanti. Cosa fece Edmundo? Prese ma personale che non posso rende- e tornò in Brasile, per la saudade. re noto”. Il problema, mica di poco Per il Carnevale, con somma furia di conto, era l’incidente di cui sopra, Vittorio Cecchi Gori. C’è, però, an- per il quale venne condannato a un che la versione dell’Animale. “In quel risarcimento di 350 milioni di lire, periodo la Fiorentina era in ritardo oltre che a una pensione mensile per con il pagamento degli stipendi. E la famiglia di una delle vittime. Poi, nel contratto c’era sempre la clausola il 29 marzo, inizia la favola. Prima per tornare in Brasile a Carnevale e un assist per Gabriel Omar Batistu- ne approfittai per chiedere gli sti- ta, che a Firenze son tre nomi e tre pendi arretrati. Arrivò la partita in brividi lungo la pelle. Poi, all’ot- casa contro il Milan. Eravamo primi tantaseiesimo minuto, il primo gol in classifica: quel giorno, Oliveira si con la maglia della Fiorentina. L’a- infortunò, poi si infortunò anche Ba- more, da parte del brasiliano, però tistuta e la riserva Esposito entrò e si non sboccia, e minaccia la società. fece espellere. Arrivò il lunedì e non “O mi coprite d’oro o me ne vado”. mi pagavano. Cosa feci allora? Pre- Come Maradona, più di quel Manuel si un aereo e tornai in Brasile. Che Rui Costa che mai è andato a genio accadde? La domenica seguente, era al brasiliano. Era l’estate del 1998, Carnevale, la Fiorentina giocò contro quella in cui in Francia Ronaldo di- l’Udinese e perse. In attacco dovette

TMWmagazine 26 #IORESTOACASA giocare il terzino sinistro, Michele Se- rena. Il Milan vinse in casa e ci superò, Chi era, davvero, Edmundo? Al contra- mi diedero la colpa di tutto. Dicono che rio di quel che si possa pensare, O’Ani- fu a causa del Carnevale, così tornai. La mal non è un soprannome dispregiativo. partita successiva la vinsi praticamente Glielo dette, ai tempi del Palmeiras, il da solo contro l’Empoli ma il Milan non radiocronista Osmar Santos. Letteral- perse più e vinse il campionato. Ah, non mente significa “giocatore dalla forza mi pagarono comunque. Per avere i soldi bestiale”. In gioventù invece era Dinho, dovetti andare in tribunale”. ma mica per quello VERO, che verrà dopo. Era il diminutivo di Edmundinho, Napoli, la sua Rio Dopo un anno e mez- perché l’Animale dalla forza brutale di zo finisce, con pochi applausi, la sua Niteroi era gigante nel talento ma tutt’al- carriera fiorentina. Torna in Brasile, tro che energumeno nei muscoli. Non con Vasco da Game e Santos, poi torna era un rissaiolo, tanto che durante un’a- in Italia. Ci prova al Napoli perché, dice michevole tra Fiorentina e Rondinella, Edmundo, “mi ricorda la mia Rio”. La sua non c’è da sottolinearlo, al suo arrivo a esperienza dura pochissimo. Sei mesi, Firenze era lui l’osservato speciale. Bene. una retrocessione, un ‘vaffa’ a Mondo- Le cronache narrano di un Edmundo sbi- nico dopo una sostituzione e quattro gottito, mentre si prendevano a pugni un reti segnate. Così vola in Giappone, al noto cronista ed un dirigente viola per, Tokyo Verdi, poi in patria a Fluminen- come dire, una lieve diversità di vedute. se, Figueirense e Palmeiras. Termina la Edmundo ha perso il fratello giovanissi- carriera sempre in Brasile, nel suo Vasco mo, per problemi con la droga, trovato da Gama, a 38 anni, da capocannoniere in un bagagliaio con un sacco di piombo della Copa do Brasil. E proprio con quel- in corpo. “Non era uno spacciatore, era la maglia si ritirerà, quella per cui dirà solo un fruitore. Io lo andavo a cercare, poi di voler un giorno fare il presidente. lo aiutavo a farsi una doccia, per ridurre “Ma non ora, non ancora”. Era il 2008, gli effetti della cocaina. Piangevo tutti i quando l’Animale appendeva le scarpette giorni, ma ricominciava continuamente. al chiodo. Uno che dalla vita non s’è fat- Così dissi ai miei. “Piangerò solo un’altra to mai scappare e sfuggire niente, anima volta, per lui, quando morirà”. Luizinho tormentata delle favelas. Che però non cambiò, o almeno così sembrò. Per due ha mai perso il sorriso. tre anni smise, sposato, con un lavoro.

TMWmagazine 27 #IORESTOACASA Poi, un giorno, lo ritrovarono nel bagagliaio di un’auto. “Dissero che poteva essere un problema di debiti arretrati, ma non mi interessa niente”. Anima tormentata, vita difficile, quella di Ed- mundo. Dal primo giorno della sua vita, da quel 2 aprile 1971.

C’era la neve Edmundo, quel giorno, aveva gli occhi di un bambino. La bocca aperta, di un bambino. E l’indice puntato, verso quella bianca distesa fuori dal finestrino. “Scusate, ma quel- la è cosa immagino io?”. Sì, non aveva mai visto la neve. Ben più di due decadi di vita vissute, Edmundo non aveva mai visto la neve. Figlio di un barbiere, Reinaldo, e di una lavandaia, Firle, Edmundo non aveva mai visto la neve. Ha dato da bere alcolici ad una scimmia per la festa del figlio “ma no, era solo guaranà”, si giustificherà lui. Ha fatto un’intervista a Playboy Brasil che lo ritraeva abbracciato ad un orsacchiotto di pelu- che intitolata “o animal precisa di carinho”, l’A- nimale ha bisogno d’affetto. Dice d’aver segnato il più bel gol della sua vita nel prologo, da pic- colossimo, di Vasco-Botafogo. “Ricevo la palla dal calcio d’angolo, dribblo quattro giocatori del Botafogo, poi il portiere e la metto dentro. Al 45’ del secondo tempo, nel Maracanà pieno”. A undici anni. Girava nudo per il ritiro, racconta di aver fatto l’amore, per la prima volta, con una cugina di nome Saionara, che già il nome è tutto un programma. Ma non aveva mai visto la neve, prima di quel viaggio tra Torino e Firenze, prima di firmare con la Fiorentina. Incorreggibile, ed eterno, istinto animale.

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VALENTINO MAZZOLA 26 gennaio 1919 - 04 maggio 1949 (†30) numero de L’Ordine Nuovo di Antonio Gramsci. Don Luigi Sturzo fonda il Parti- to Popolare Italiano, si costutuisce l’As- sociazione Nazionale dei Fasci Italiani di LUOGO DI NASCITA: Cassano d’Adda Combattimento, guidata da Benito Mus- @marcoconterio NAZIONALITÀ: Italia ALTEZZA: 1.70 solini, entra in carica il primo governo POSIZIONE: Ala sinistra Nitti, e D’Annunzio guida l’impresa di di Marco Conterio PRESENZE/RETI: 12/4 Fiume. L’Unione Sovietica intanto dichia- ra guerra alla Polonia e viene inaugurata, Quindici, diciotto. Solo che poi viene PALMARES il diciannove, nel caso specifico l’anno per volere di Lenin e Trotsky, la Terza in- dello scorso millennio. Che, dopo la 2 CAPOCANNONIERE ternazionale comunista. Viene fondata la 5 CAMPIONE D’ITALIA Società delle Nazioni e la Germania firma Grande Guerra, è un anno segnato da 2 un crescente senso di libertà, ma pure il Trattato di Versailles, addossandosi la di lutto, dopo tutti i morti che questo responsabilità della guerra mondiale. A mondo infame s’era portato via. Diamo Cassano d’Adda, intanto, in una modesta le coordinate. In italia esce il primo dimora nella zona adiacente al Castello

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Visconteo “ruscètt”, la signora Leonina ma non ebbe dubbi. “È stato molto me- 20 settembre 1942. Baldi, Mazzola, Gabet- Ratti ed il signor Alessandro Mazzola, glio per me -disse ‘l tulen-, aver scelto to per tre volte, un autogol di Brandi ed danno alla luce quello che sarà uno dei l’Alfa Romeo; se fossi andato al Milano ancora Mazzola. Ah, quasi dimenticavo, più grandi talenti del calcio come Valenti- avrei percepito lo stipendio, allora assai particolare di non poco conto. Valentino no Mazzola. notevole, di 100 lire mensili e non avrei Mazzola viene acquistato dal Torino per lavorato. Meglio assai lavorare: con l’ozio un milione e 250mila lire nel luglio del ‘l tulen “Al riva ‘l tulen”, “Al riva ‘l tu- c’era il pericolo di rovinare la mia pas- 1942 e nella gara d’esordio guida i grana- len”! Ovvero “arriva quello che fa rotolare sione, veramente sana, per il calcio e per ta nella vittoria per 7-0 contro la povera la scatola di latta”. Sì, perché Valentino la mia carriera”. Non scordatevelo. E’ il Anconitana Bianchi. Dal Venezia, con lui, Mazzola, in quanto a palloni improvvisati, 1939. Mazzola viene chiamato in Marina, anche , con cui Mazzola giocò non faceva prigionieri. Zoccoli ai piedi, per prestare il servizio militare a Venezia. nove anni consecutivi, tra Venezia, Torino perché le scarpe costavano troppo, per il E, pare ‘sponsorizzato’ da signor Alessandro e per la signora Leo- un ufficiale della Marina, nina, non faceva altro. A scuola è anda- fece un provino con il Ve- to fino a undici anni ma mica come ora, nezia presentandosi a pie- dove magari appena possibile i ragazzetti di nudi. Ricordate le ta- si dedicano subito alle carriera calcisti- sche della famiglia? Ecco. che. A undici anni ‘l tulen fa il garzone Non voleva sciupare le di un fornaio e poi a quattordici entra nel scarpette, ma comunque Linificio di Cassano nel reparto corderia. convinse il tecnico Gira- Ah, questa segnatevela. Da bambino era ni. E già lì, in quella che juventino. Poi, l’amore di una vita, diven- era considerata la miglior tò il Torino. Intanto giocava, a proposito squadra d’allora, venne di portafogli non troppo floridi, nella paragonato addirittura a squadra del quartiere, la Tresoldi. Lì, Meazza. Però non scorda- venne notato da un compaesano che lavo- telo. E’ il 1939. Mussolini rava come collaudatore allo stabilimento firma il Patto d’Acciaio dell’Alfa Romeo di Arese, grazie al quale con Hitler mentre Win- ottenne un posto nella squadra aziendale ston Churchill dichiara e un nuovo lavoro da meccanico. guerra alla Germania. E’ il 1939. Ed il mondo è in L’Alfa Romeo Mazzola, l’Alfa Romeo, la guerra. scelse. Aveva pure un’offerta dal Milano,

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e Nazionale. Una coppia formidabile, nel giro di un quarto d’ora il Torino 10 e 8 del sistema. Grazie alle sue reti, ribaltava il risultato, segnando due, tre, pure quella decisiva a quattro minuti addirittura sette gol. Altri tempi, altri dalla fine del campionato contro il Bari, giocatori, altra storia. Ecco, con questo, il Torino è la prima della storia italiana Mazzola segna pure tre reti in tre mi- a vincere il double Campionato-Coppa nuti a Romano del Vicenza e continua Italia. Però la Guerra era in pieno svol- a guidare il Torino ad un trionfo dopo gimento e di giocare il campionato non l’altro. Quattro Scudetti consecutivi e, era proprio il caso. Ci fu un campionato soprattutto, un fortino insuperabile. Il dell’Italia settentrionale, il Torino prese Filadelfia. il nome di FIAT. Lo Scudetto andò ai Vigili del Fuoco La Spezia ma in quegli L’Italia siamo noi Raccontare la sto- anni il calcio non c’era. Era solo paren- ria di Valentino Mazzola è raccontare tesi, anche la Nazionale era ferma da la storia d’Italia. E dell’Italia. Vittorio due anni, perché in fondo non c’era una Pozzo lo convoca nel 1942 per la pri- Nazionale. Non c’era l’Italia, ma solo ma volta, poi dopo la guerra in azzurro polvere e macerie. guida una Nazionale che schiera, l’11 maggio del 1947, ben 10 giocatori su 11 Il quarto d’ora Granata Il quarto d’o- del . E le gesta di Mazzo- ra più famoso della storia del calcio si la sono così popolari, quel Torino è così chiama ‘quarto d’ora Granata’. Nacque Grande, che le sue gesta non si fermano in occasione della gara contro la Roma, mica solo ai confini nostrani. La Guerra finita per 7-0 e funzionava così. se in è finita, i confini sono riaperti. Si può un dato momento della partita il ri- tornare a giocare a pallone e pure in sultato non si era ancora sbloccato, o Brasile l’eco di quel 10 che si rimbocca- peggio il Torino era in svantaggio, il va le maniche, nel quarto d’ora granata, capitano Valentino Mazzola guardava la arrivano forti. Tanto che Josè Altafini, tribuna, e con un cenno invitava Oreste che poi da noi sarà grande, grandis- Bolmida, il trombettiere dello stadio simo, in patria viene soprannominato Filadelfia, a suonare la carica. Il segna- semplicemente ‘Mazola’, alla brasiliana. le erano le maniche della maglia gra- Col Torino vince cinque scudetti di fila, nata che Mazzola si tirava su. Da quel con l’Italia gioca 12 incontri: 9 vittorie, momento non ce n’era più per nessuno: un pareggio e 2 sconfitte, e quattro gol.

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Sembrava tutto perfetto. Sembrava. Ma era impossibile immaginare, quel che sarebbe Il Torino non è morto Giocatori: Valerio successo a Superga. Bacigalupo, , , Emilio Bongiorni, , Ru- L’ultima volta Francisco Ferreira, detto bens Fadini, , Ruggero Chico, era capitano del Benfica e del Por- Grava, , Ezio Loik, Virgi- togallo. Con Mazzola si erano incontrati a lio Maroso, , , Genova a fine febbraio come capitani delle Pietro Operto, , Mario Riga- rispettive Nazionali nella partita che ha monti, Julius Schubert. Tecnici: Ernest Egri visto l’Italia vincere per 4-1. Nel corso dei Erbstein, Leslie Lievesley, Ottavio Corti- festeggiamenti del dopo-partita, come era na. Dirigenti: Rinaldo Agnisetta, Ippolito prassi allora, i giocatori si erano trovati a Civalleri, Andrea Bonaiuti. Giornalisti: fraternizzare tra loro, così i due capitani Renato Casalbore, Luigi Cavallero, Renato presero a conoscersi con interesse. Questa Tosatti. Equipaggio: Pier Luigi Meroni, Ce- simpatia reciproca fa in modo che il comi- sare Biancardi, Antonio Pangrazzi, Celeste tato organizzativo della festa in omaggio d’Inca. E poi il 10, il Capitano. Il simbolo a Ferreira (che era, appunto, un semplice della squadra italiana più grande di sem- omaggio sportivo e non un addio al cal- pre. Il Grande Torino. Il grande Valentino cio, come lo stesso Ferreira conferma in Mazzola. Erano le ore 17.05 del 3 maggio un’intervista a «Mundo Desportivo», il 1949. Finiva nel modo più tragico, l’era 29 aprile 1949, quindi tre giorni prima di del Grande Torino. Finiva con la tragedia quella partita[9]), prevista per il maggio di Superga, con l’aereo dei granata che si di quell’anno, decida di invitare il Torino. schianta sulla scarpata della Basilica. Una L’invito viene accettato e il 1º maggio 1949 storia che non finirà mai. Eterna, come la il Torino arriva a Lisbona per affrontare, leggenda del Grande Torino, come la sto- due giorni dopo, il Benfica di Ferreira e ria, di Valentino Mazzola, che ad un’Italia di Rogério Pipi. La partita finisce 4-3 per con le lacrime agli occhi lasciò in eredità i lusitani, ma il risultato poco importa. Il un altro grande, del nostro calcio, come Torino era il Grande Torino, era Bacigalu- . E come scrisse Indro po, Ballarin, Maroso, Grezar (Martelli), Ri- Montanelli “gli eroi sono sempre immortali gamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, agli occhi di chi in essi crede. E così i ra- Mazzola, Ossola. Ma quella, era l’ultima gazzi crederanno che il Torino non è mor- volta. L’ultima thule. to: è soltanto “in trasferta...”. Foto Imago/Image Sport

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TOMMASO MAESTRELLI 07 ottobre 1922 - 02 dicembre 1976 (†54) campista dei biancocelesti, alzi il bavero LUOGO DI NASCITA: Pisa del cappotto e urli “fermi tutti, questa è NAZIONALITÀ: Italia una rapina”. C’è chi dice che il titolare della gioielleria, reduce da diverse ra- @ivanfcardia PALMARES (Allenatore) pine, si allarmi senza un reale motivo e faccia partire il colpo. C’è chi dice che il 1 CAMPIONATO : proiettile parta per sbaglio. di Ivan Cardia Reggina: 1964-1965 (girone C)

La sera del 18 gennaio 1977 tre giova- 1 CAMPIONATO : Fatto sta che la pistola di Bruno Taboc- ni uomini entrano in una gioielleria Lazio: 1973-1974 chini spara. Il proprietario colpisce in del quartiere Fleming a Roma. Sono un pieno petto Re Cecconi. La leggenda pro- 2 SEMINATORE D’ORO segue: le ultime parole del 29enne sareb- profumiere della zona, Giorgio Fratic- 1968 - 1969, 1973 - 1974 cioli, e due calciatori della Lazio, Pie- bero “era tutto uno scherzo”. Come siano tro Ghedin e Luciano Re Cecconi. Come andate le cose, nessuno lo sa ancora oggi. vadano le cose, nessuno lo sa. C’è chi Il gioielliere è stato assolto, sulla vicenda dice che Re Cecconi, biondo centro- sono stati scritti fiumi di parole e diver-

TMWmagazine 37 #IORESTOACASA si libri. Quel che è certo è che, la sera natore, come un uomo mite, capace di del 18 gennaio 1977, trasportato di gran ricucire qualsiasi strappo, di unire at- fretta ma senza fortuna all’Ospedale San torno a sé giocatori, tifosi e giornalisti. Giacomo, Luciano Re Cecconi muore. Ha Di calmare gli animi. Ha avuto un gran 28 anni, lascia la moglie e due figli, tre lavoro da fare, perché i calciatori della anni dopo aver vinto il primo scudetto Lazio del ’74 non si limitano a fare le della Lazio. E questo è il folle epilogo bizze. Si odiano. della banda Maestrelli, la squadra più pazza nella storia del calcio italiano. Cronache di un calcio che non abbiamo visto e vissuto. Per raccontarlo ci affi- Poche mesi prima di Re Cecconi, un diamo alle parole e ai racconti del tem- tumore al fegato si è portato via Tom- po. I giornali dell’epoca raccontano che maso Maestrelli. Per il suo funerale, nello spogliatoio girino pistole. La Lazio torna in Italia anche , di Maestrelli è quasi esplicitamente con- altro simbolo di quel miracolo a tinte siderata una squadra fascista, o quan- biancocelesti, che nella primavera del tomeno di estrema destra. Entrambe ’76 è “scappato” negli Stati Uniti. Long esagerazioni: quanto alle pistole, tutti i John, pioniere del calcio in un Paese che diretti interessati hanno sempre smenti- lo chiama soccer e continua ancora oggi to. Sulla connotazione politica, quell’ap- a praticarlo controvoglia, non è fuggito pellativo suona anzitutto come un’offesa dalla legge, come gli capiterà più avanti allo stesso Maestrelli, che durante la negli anni. È scappato dalla “sua” La- Seconda Guerra Mondiale è stato parti- zio, è andato via per giocare con Pelé. giano. Rientra per l’ultimo saluto a Maestrelli, allenatore e forse anche padre spirituale Certo, tra i biancocelesti c’è chi vota di un gruppo di giocatori fuori dall’ordi- MSI. Ma ci sono anche i democristiani, nario. come pure i disinteressati. Ecco, magari non i comunisti, anche se dell’allenatore Un italiano buono. Classe ’22, pisano di si dice avesse simpatie a sinistra. Non nascita ma girovago per necessità fami- è una squadra fascista, probabilmente liari e infine pugliese d’adozione, le cro- non è neanche una squadra armata. È nache del tempo raccontano Maestrelli, una squadra che picchia, questo sì. Che prima ancora che come un grande alle- si picchia, soprattutto: lo spogliatoio è

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diviso in due fazioni. Se il termine L’estate 1972 è quella in cui alle basi odio suona eccessivo, la rivalità è si aggiunge qualcosa in più: il colpo accesa a dir poco. Un gruppo contro è proprio lo sfortunato Re Cecconi, l’altro. Da un lato: Chinaglia, Wil- tesserato dal Foggia, dove lo ha già son, Pulici, Oddi, Facco. Dall’altro: allenato Maestrelli. Il presidente dei Re Cecconi, Martini, Frustalupi, pugliesi firma la cessione, si dice, da Garlaschelli, Nanni. Spogliatoio è un un letto di ospedale. Dall’Inter ecco parolone: ne hanno due, perché dal Frustalupi, dal Como c’è Garlaschel- lunedì al sabato proprio non si vo- li, Pulici arriva dal Novara. China- gliono vedere. glia è di nuovo sul punto di partire, stavolta non per decisione sua: la Come nasce la banda. La Lazio che società lo ha praticamente venduto nel 1974 arriva a vincere lo scudetto alla Juventus. Il diretto interessato è una squadra recente, costruita da non la prende bene, replica che no, a poco. Maestrelli ne diventa allenato- Torino non ci va. Ancora, le crona- re nel 1971, quando i capitolini sono che del tempo narrano che appenda reduci da una stagione disastrosa: letteralmente il presidente Lenzi- quindicesimi in Serie A, retrocessi ni alla porta. Aneddoti esagerati, o in . Trova leader giovani e forse no. Il grosso della banda Ma- carismatici, ma dal carattere fuman- estrelli è formato: ne vedremo delle tino: Chinaglia e Wilson sono lì dal belle. ’69, per fare due esempi. Long John non vuole scendere in cadetteria, il La Lazio è la vera sorpresa della nuovo tecnico lo convince a resta- Serie A 1972/1973. Lenzini e il suo re, inizia il suo paziente lavoro di tecnico pensano di aver costrui- tessitura. Comincia a costruire una to una squadra in grado di salvarsi rosa come non si è più rivista. Getta tranquillamente, e invece si ritro- le fondamenta: dal Livorno arriva il vano per le mani una fuoriserie che terzino Martini, dalla Massese rien- chiude al terzo posto, a due punti tra il giovane Oddi, dalla Primavera dalla Juve prima. Non solo: si qua- entra in pianta stabile nella Pri- lifica in Coppa Uefa e batte la Roma ma Squadra un talentoso Vincenzo in entrambi i derby, che nell’Urbe D’Amico. La Lazio non vince la Serie non è cosa da poco. Roba da pazzi. B, arriva seconda, ma tanto basta. Se non fosse che i pazzi giocano in

TMWmagazine 39 #IORESTOACASA biancoceleste. E l’anno successivo fanno anco- ra meglio. Poco o nulla sul mercato, tanto si è capito che le qualità ci sono.

Arriva lo scudetto. Formazione tipo ben de- finita: Pulici in porta, in difesa Wilson libero e Oddi stopper, con Petrelli e Martini terzini. A centrocampo Nanni, Frustalupi e Re Cec- coni. In attacco Garlaschelli e D’Amico sup- portano Chinaglia. Quest’ultimo è il bomber della squadra: chiude la Serie A ’73/74 con 24 gol fatti, un’enormità per l’epoca. Da campio- ne d’Italia. Perché sì, avviene il miracolo più cattivo nella storia del calcio italiano: la Lazio migliora il terzo posto, vince lo scudetto, con due punti di vantaggio sulla solita Juventus. È un trionfo vichiano: arriva, per i corsi e i ricorsi della storia, contro il Foggia. All’Olim- pico, la partita finisce 1-0, segna l’immancabi- le Chinaglia su rigore. La Vecchia Signora non può più recuperare. E non può farlo perché nella giornata precedente, ironia della sorte, ha perso contro la Roma: la Lazio si mette il tricolore sul petto, per la prima volta nella sua storia. E tutti si chiedono come sia stato pos- sibile.

La diversità della banda. Scudetto a parte, in due stagioni irripetibili e a cui infatti ne faranno seguito altre deludenti, il massimo campionato è sconcertato da un gruppo che non ha senso. È diverso da qualsiasi altra for- mazione, vista e che si vedrà. I giocatori quasi

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non si parlano in settimana, come spalti vola qualsiasi cosa. Al fi- abbiamo detto si cambiano in due schio finale, le cose peggiorano. I spogliatoi diversi. Dal lunedì al biancocelesti inseguono arbitro e sabato si respira aria pesante, ma avversari: il portiere degli inglesi, la domenica si corre tutti nel- Best, rimedia una sospetta fattu- la stessa direzione, per vincere ra della tibia. Robson dichiara: insieme. E si picchia, certo che si “Non è calcio, questa è guerra”. picchia. La cosa più impegnati- Eliminata, la Lazio viene multa- va, dal punto di vista fisico, sono ta pesantemente e resta un anno proprio le amichevoli infrasetti- fuori dalle coppe europee: dovrà manali, le classiche partitelle di rinunciare, l’avete intuito, alla allenamento. Sono battaglie cam- Coppa dei Campioni. E l’allenato- pali, i due clan si affrontano e si re dell’Ipswich non sa quanto ha menano senza esclusioni di colpi. ragione: giocare contro la Lazio è Il peggiore nemico di un giocato- come andare in guerra. Ma gio- re della Lazio è un altro giocatore carci dentro lo è ancora di più. della Lazio. Che paura volete pos- Il segreto perché tutto questo sia sano fargli dei “normali” avversa- possibile ha un nome e un cogno- ri della domenica? me.

”È una guerra!” Della tempra Tommaso Maestrelli. Riavvolgia- biancoceleste restano testimo- mo il nastro, siamo alla fine della nianze anche oltre le Alpi. A nostra storia. Un uomo mite alla novembre 1973 la Lazio gioca in guida di un gruppo sanguigno. Coppa Uefa, all’Olimpico, contro Abbiamo usato dei verbi chia- l’Ipswich Town di Bobby Robson, ri: tessere, ricucire, costruire. È futuro sir. Chinaglia e suoi com- quello che l’allenatore fa, per tut- pagni devono rimontare il 4-0 to il tempo in cui guida i capito- subito all’andata, ci provano con lini. Ha intuito che le possibilità tutte le loro forze, ma sbattono di successo sono lì, sulla linea del (anche) contro un arbitraggio rasoio. Che l’equilibrio è preca- giudicato non all’altezza. E nel rio, ma finché regge ci sono delle secondo tempo succede di tutto: speranze. E che la soluzione non Foto Antonello Sammarco/Image Sport calci, spintoni, in campo dagli è spegnere gli animi, ma tenerli

TMWmagazine 41 #IORESTOACASA vivi e placarli solo quando diventa necessario. È un secondo padre per i suoi giocatori, non sta dalla parte di nessuno e al contempo sta dalla parte di tutti. Ad arbitrare le partitelle ci pensa lui, è l’unico che può tenere unita una squadra attaccata col nastro adesivo. S’inventa un rito: quando c’è un problema, si va a cena a casa sua. Ogni giorno c’è un giocatore diverso, con ciascuno Maestrelli adotta la sua strate- gia. Chinaglia è il più difficile da domare, ma è anche quello che stringe di più il rapporto col tecnico: un giorno sì e l’altro no, cenano insie- me. Diventa uno di casa. Il centravanti vuole decidere, fare la formazione, prendere le redi- ni. Maestrelli lo lascia parlare, poi sceglie lui. È una ricetta che va. La banda è una famiglia, per quanto disfunzionale. Raggiunto lo scudet- to, inizia a sfaldarsi. E qui torniamo all’inizio, riannodiamo il filo, perché dalla tragedia sia- mo partiti e con quella si chiude questa sto- ria. A metà campionato 1974-1975 Maestrelli si deve fermare, scopre di avere un tumore al fegato. Resta vicino alla squadra, nel momento più difficile della stagione successiva tornerà anche in panchina, ma l’incantesimo si è or- mai rotto. Dopo la A ’75-76 Chinaglia va negli Stati Uniti, a fine 1976 Maestrelli muore. Poi il dramma di Re Cecconi. Gli altri compagni van- no avanti, alcuni scrivono pagine importanti del nostro calcio. La magia vera è durata due anni: bellissimi, turbolenti, indimenticabili. Seguiti da tanto dolore. Ma non poteva esserci una conclusione normale, per la squadra più pazza d’Italia.

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SÓCRATES 19 febbraio 1954 - 04 dicembre 2011 (†57) uno dei più talentuosi calciatori di uno

LUOGO DI NASCITA: Belém dei Brasile più belli (e meno vincenti) di NAZIONALITÀ: Brasile sempre. Ma anche, anzi soprattutto, tanto ALTEZZA: 1.93 tanto altro. @Simo_Berna POSIZIONE: Trequartista PIEDE: Destro Infanzia e soprannomi - Socrates aveva PRESENZE/RETI: 60/22 di Simone Bernabei un fratello famoso, forse non altrettan- to ma comunque ben noto, Raì. Ma ol- Era il 19 febbraio del 1954 e a Belém, PALMARES tre a lui, in famiglia c’erano anche altri città della regione amazzonica del Bra- CALCIATORE SUDAMERICANO 4 fratelli, fra cui Sostenes e Sofocles. sile, nacque uno dei più controversi DELL’ANNO: 3 L’origine dei nomi è piuttosto chiara ed talenti del calcio brasiliano che la sto- 1983 evidente, il motivo un po’ meno: il padre ria ricordi. Spoiler: il racconto sarà Raimundo era povero di tasca e affama- infarcito di aneddoti, citazioni e storie INSERITO NEL FIFA 100 2004 to di sapere, tanto che riempì la casa di di vita. Perché Socrates Brasileiro Sam- libri e testi antichi. E il nome Socrates paio de Souza Vieira de Oliveira, per venne fuori dopo che il padre aveva letto tutti semplicemente Socrates, è stato

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‘La Repubblica’ di Platone. Con un background del genere, per lui fu semplice appassionarsi allo studio. Laureatosi in Medicina, Socrates decise di non praticare l’attività per dar seguito alla passione. Iniziò a giocare nel suo Botafogo, quello della città di Ribeirao Preto che pren- deva ispirazione dal più famoso club di Rio de Janeiro. I colpi furono chiari ed evidenti fin da subito, i soprannomi invece nacquero col tempo: ‘O Magrao, ‘O Filosofo, ‘O calcanhar que a bola pidiu a Deus (letteralmente, il tacco che il pal- lone chiese a Dio), il Che Guevara del futbol e, alla fine, quello forse diventato più mainstream: ‘O Doutour, il Dottore.

Socrates, il calciatore - Si è sempre definito un centrocampista al servizio della squadra. No- nostante i suoi 192cm, di scarpe calzava il 38, numero insolito per un giocatore e soprattutto per un giocatore così alto. Si muoveva in mezzo al campo con passo cadenzato, quasi compassa- to a volte. Ma sempre a testa alta, proprio come nella vita fuori dal campo. E accipicchia se se- gnava. In carriera, da centrocampista, saranno oltre 200 le reti realizzate. Sul campo predilige- va verticalizzazioni e calcio palleggiato, in area era pericoloso con inserimenti e colpi di testa. E la sua forte personalità lo portò ad indossare anche la fascia di capitano di quel Brasile di cui prima, in squadra con gente del calibro di Zico, Falcao e Cerezo.Un limite che trasferì anche a quella Seleçao? Una leziosità a tratti esagerata. Col colpo di tacco divenuto suo vero e proprio tratto distintivo. Una sorta di firma, da apporre

TMWmagazine 46 #IORESTOACASA ogni qualvolta scendesse in campo. logici della storia. “Democracia Co- rinthiana”, una cellula socialista senza Democracia Corinthiana - I grandi scala gerarchica. Dove il magazziniere club non tardarono ad interessarsi a conta quanto il presidente, il calcia- lui. Arrivò al Corinthians relativa- tore come il segretario. Tutto è deciso mente tardi, a 24 anni, e mai squadra insieme e attraverso votazioni: orari fu più indicata per un calciatore. Il e menù dei pasti, trasferte, mercato, background del club era perfetto per formazioni. Tutto. Ah, ovviamente un “uomo di sinistra e anticapitali- i ritiri prepartita furono cancellati, sta”, come amava definirsi. Il Corin- troppo vicini a forme di controllo thians infatti rappresenta la parte malviste. Una sorta di libertà e di popolare della popolosa e variopinta istituto democratico dove il regime San Paolo. Arrivò nel Timao nel ’78 e opprimeva il popolo da troppo tempo. vinse subito un campionato. Quindi Vinsero due campionati, quei ragazzi una stagione fallimentare, prima della del Timao. E mandarono tanti e tanti svolta storica. Epocale. Inaspettata, messaggi: “Libertà con responsabi- soprattutto per il contesto politico in lità”, “Vincere o perdere, ma sempre cui si sviluppò. Il Brasile infatti era con democrazia”, “Vogliamo votare il in regime dittatoriale (durò dal ’64 nostro presidente” erano solo alcuni all’85) dopo il colpo di stato guida- degli slogan piazzati sulle maglie da to dalle forze armate e supportato, gioco al posto degli sponsor. fra gli altri, dall’allora governatore In quegli anni Socrates si avvicnò dello stato di San Paolo Adhemar de alla politica e supportò il movimento Barros. Nell’81 i vertici del club cam- “Elezioni ora”. Davanti a oltre 1 mi- biarono ed il nuovo presidente scelse lione di persone, in un comizio, fece Adìlson Monteiro Alves come diret- intendere come avrebbe rinunciato al tore tecnico. Un sociologo di profes- trasferimento in Europa se solo fosse sione. Che trovò terreno fertile in passato l’emendamento per introdurre calciatori illuminati della rosa: oltre elezioni dirette del presidente. I fatti, a Socrates, Zenon, Casagrande, Wla- senza troppe spiegazioni, ci dissero dimir e Palhinha. In questo elaborato come andò a finire. contesto sociopolitico, non si sa bene come, si creò l’humus perfetto per La Fiorentina - “Non ci tengo ad uno dei più grandi esperimenti socio- essere un campione di calcio, quan-

TMWmagazine 47 #IORESTOACASA to piuttosto un uomo democratico. Anzi, livello regolamentare: il gioco dell’epo- braccio destro alzato ed il pugno chiuso. un brasiliano democratico”. Si presentò ca, a suo dire, era in realtà un’evoluzione Che poi era l’esultanza tipica di Socrates, così all’aeroporto di Fiumicino, nell’estate atletica del calcio originale, del futebol nonché gesto riassuntivo di quella che è dell’84, Socrates. Ad attenderlo c’erano i di strada e di spiaggia. Gli spazi, in quel stata la sua intensa e a tratti incompren- dirigenti dell’ambiziosa Fiorentina guida- campo, erano troppo intasati per lasciare sibile vita. ta da De Sisti e Valcareggi, con cui giocò libero sfogo al talento e al divertimento. 25 partite e segnò 6 reti. Ma le parole La soluzione? Semplice, ridurre il numero che crearono scalpore furono altre: “Chi di giocatori. Con partite da 9 contro 9. è l’italiano che stimo di più, Mazzola o Una volta chiuso col calcio si reinventò in Rivera? Non li conosco. Sono qui per leg- nuove carriere: provò a fare politica, inci- gere Gramsci, in lingua originale, e per se un disco, fece il giurato al Carnevale di studiare la storia del movimento operaio”. Rio. Ma soprattutto continuò a bere, e a La sintesi socratica perfetta, dell’uomo e fumare, come e più di prima. del calciatore. La sua esperienza italiana, col senno di poi, fu un fallimento e in- L’ultimo sogno realizzato - L’alcool di- fatti durò un solo anno. Troppo duri gli ventò un grande problema alla lunga e allenamenti, troppo tattico il campionato, per quel motivo fu spesso ricoverato in troppo forte la nostalgia di casa. E dopo ospedale, fino alla morte avvenuta il 4 di- birre, sigarette e infiniti discorsi politici, cembre del 2011. Parecchi anni prima, era Socrates fece ritorno in Brasile, fra Fla- l’83, Socrates si era lanciato in una previ- mengo e Santos. sione, o forse aveva semplicemente rac- contato un sogno: “vorrei morire di do- Le stravaganze. Di comportamento e di menica, nel giorno in cui il Corinthians pensiero - Aveva la barba lunga. E prati- vince il titolo”. Da non credere. Prendete camente era l’unico ad azzardare questo il calendario e aprite gli almanacchi, se look, al tempo. Amava John Lennon e non ci credete: domenica 4 dicembre, Che Guevara, leggeva Platone, Machia- proprio mentre il suo corpo veniva se- velli e Hobbes, oltre a Gramsci. Dichia- polto, il Corinthians pareggiò lo scontro ratamente di sinistra, si dice che iniziò con Palmeiras (al Pacaembu, stadio oggi a seguire questa corrente politica dopo trasformato in ospedale da campo a cau- che il padre, nei mesi del golpe militare, sa dell’emergenza Coronavirus) e si ag- diede fuoco ad un libro sulla rivoluzione giudicò il titolo di campione di Brasile. bolscevica. Ma andando oltre e tornando I giocatori, a fine partita, inscenarono al calcio, aveva idee stravaganti anche a un minuto di silenzio a centrocampo col

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JUAN ROMÁN RIQUELME 14 giugno 1978 (41) Ci sono giocatori che hanno fatto vede- LUOGO DI NASCITA: San Fernando re grandi cose ai loro inizi e poi si sono NAZIONALITÀ: Argentina spenti. Ci sono giocatori sui cui nessuno ALTEZZA: 1.83 avrebbe scommesso una lira e poi sono di- POSIZIONE: Trequartista ventati grandi. Ci sono giocatori che gran- @ivanfcardia PIEDE: Destro PRESENZE/RETI: 51/17 di sono nati e tali sono rimasti. E poi c’è di Ivan Cardia Juan Roman Riquelme, uno che non puoi inquadrare in nessuna di queste categorie. “Chiunque, dovendo andare da un pun- PALMARES 4 GIOCATORE DELL’ANNO (Argentina) Uno che non è stato tra i più grandi gioca- to A a un punto B, sceglierebbe un’au- 3 COPA LIBERTADORES tori nella storia del calcio. Ma non ditelo tostrada a quattro corsie impiegando 1 CAMPIONE DEL MONDO U20 ai tifosi del Boca Juniors. Per loro è il più due ore. Chiunque tranne Riquelme, 1 COPPA INTERCONTINENTALE grande di tutti. che ce ne metterebbe sei utilizzan- 1 RECOPA SUDAMERICANA do una tortuosa strada panoramica, 5 CAMPIONE D’ARGENTINA 1 MEDAGLIA D’ORO OLIMPIADI Abrazame hasta que vuelva Roman. Ab- ma riempiendovi gli occhi di paesaggi bracciami finché non torna Roman. È un meravigliosi”. Parola di Jorge Valdano. murales che potete ammirare alla Boca, il

TMWmagazine 51 #IORESTOACASA barrio di Buenos Aires dove sono nati sono attaccati, anche in modo piutto- sia il Boca Juniors che il River Plate. sto pesante. Risultato: i tifosi si sono Una preghiera esaudita in un certo schierati apertamente dalla parte del senso di recente, quando la lista del “loro” Riquelme, senza se e senza ma. nuovo presidente Jorge Amor Ameal, In fin dei conti, prima dei veleni re- appoggiata proprio da Riquelme, ha centi proprio Maradona aveva speso, vinto le elezioni ed estromesso il suo sulle pagine di Olé, parole al miele per acerrimo nemico Daniel Angelici. il connazionale: “Chi invidio? Avrei voluto essere Riquelme”. Correva l’an- È un rapporto unico, quello tra Ro- no 2016. Se lo dice Diego. man e i tifosi degli xeneizes. Riquelme non è neanche lontanamente il gioca- Lo chiamavano il Mudo. Alcuni so- tore con più presenze in maglia giallo- prannomi sono fantasiosi, altri no. blù, né tantomeno quello con il mag- Riquelme da piccolo parlava poco, più gior numero di gol segnati. È andato semplice di così non si potrebbe. I via due volte, una per tentare fortuna suoi inizi? Strano a dirsi, come nuovo in Europa col Barcellona e l’altra, mol- Maradona. Destino crudele, per qual- to più dolorosa, per chiudere la pro- siasi ragazzo argentino con un po’ di pria carriera con l’Argentino Juniors. tecnica e il 10 sulla schiena. Possiamo Ha vinto tanto, questo sì, ma anche dirlo, con la speranza che i tifosi del sotto questo profilo c’è comunque chi Boca alla lettura non si offendano: non ha fatto meglio. E la sua Argentina, in è stato un nuovo Maradona, non c’è ri- fin dei conti, ha vinto solo nei tornei uscito nessuno e forse nemmeno Messi giovanili o alle Olimpiadi. Eppure non che in compenso ha fissato un nuovo c’è nessuno come lui. Neanche il Pibe standard. Eppure è partito da lì. de Oro. Argentinos Juniors. In Argentina Maradona e l’invidia per Riquelme chiamano il club biancorosso El Semil- Maradona è megl e Pelè. Per tutti, lero. Perché semina talenti. Ancora, appunto, tranne che per i tifosi del Maradona e Riquelme. Al primo ora è Boca Juniors. Proprio le elezioni pre- dedicato lo stadio. Il secondo muove sidenziali di cui sopra lo certificano: i propri passi, è un mezzo indio ma ci schierati su fronti opposti, i due si sa fare col pallone tra i piedi. Saluta

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presto: a 18 anni lo vuole il River, ma Boca atto I. Con l’addio di Maradona in famiglia si tifa Boca. “Mia madre e l’arrivo di Carlos Bianchi in pan- non sarebbe mai venuta a vedermi”, china, Riquelme inizia a giocare da racconterà anni dopo in una delle sue titolare, segna 10 gol in 37 partite, poche interviste. Guadagnando alla gli xeneizes vincono sia Apertura che signora gli strali di Mauricio Car- Clausura. L’anno dopo inizia una lun- ranza, scrittore argentino, tifoso dei ga storia d’amore: quella con la Copa Millionarios, autore di una lettera Libertadores. Il Boca di Riquelme ne indirizzata a Riquelme il giorno dopo vince due di fila. È una squadra di il suo ritiro dal calcio giocato. grandi giocatori: si avvicendano Sa- muel, Palermo, Abbondanzieri, Ibar- Passaggio di consegne. La mamma va ra, Ledesma, Burdisso. Ruotano tuti sempre accontentata. E allora Roman attorno a lui, quel dieci così tradizio- sceglie il Boca. È il 1996, la stella nale in un mondo che sta piano piano della squadra è Lui. Ancora Marado- facendo a meno del ruolo. Illumina di na: quello bolso degli ultimi scampoli luce riflessa i compagni, si guadagna di carriera, ma è pur sempre El Diez. la chiamata dell’Europa. Gioca lui, Riquelme un po’ meno. Fino al 25 ottobre 1997: si gioca il Su- Al Barcellona va male. I catalani perclasico, River contro Boca. All’in- non sono quelli di oggi. Prima che tervallo Maradona esce dal campo: lo arrivassero Ronaldinho e Rijkaard, sostituisce proprio Riquelme. Fuori il i blaugrana vivono di gloria passata 10 dentro il 20. Il Boca vince 1-2 in (non tanto lontana) e diverse ombre. casa degli eterni rivali, il gol decisivo Riquelme dovrebbe essere il colpo del lo realizza Martin Palermo su assist rilancio, ma fallisce il grande salto. del Mudo. È il primo di una serie In panchina si alternano Van Gaal e infinita, per entrambi. È una sosti- Antic, i catalani chiudono al sesto po- tuzione definitiva, è l’ultima partita sto in Liga e sul banco dell’imputato di Maradona, che cinque giorni dopo finisce l’argentino. Il Vecchio Conti- dice addio al calcio. Il suo 10 passa nente non fa per lui: è lento, lezioso, sulle spalle di Juan Roman, il più for- bello da vedere non riesce a prendersi tunato degli epigoni, tra un Ortega e la squadra sulle spalle. Conferma la un Aimar. buona attitudine con le coppe, nel- lo specifico con la Champions Lea-

TMWmagazine 53 #IORESTOACASA gue, che è la Libertadores d’Europa: basta, 1-1 col Rosario Central. Poco il Barça vince 13 partite su 14. Perde male, lo stadio del Boca ha di nuovo con la Juventus, però, e va fuori. il suo idolo. E lo ritrova dove l’aveva lasciato: con la Libertadores in mano. Buon per il Villarreal. Sugli arabe- Riquelme la vince segnano tre gol schi di Riquelme punta la squadra del nelle due gare di finale contro il Gre- sottomarino giallo. Al Camp Nou non mio. Le ultime in gialloblù? Sembra si pentiranno mai della sua cessio- di sì. Boca e Villarreal non trovano ne, all’Estadio de la Cerámica vivono l’accordo per il riscatto, lui rientra in giornate indimenticabili. Il Villarre- Spagna, non gioca, sembra destina- al terzo in campionato, e chi l’aveva to ad ammuffire in panchina. Poi la mai visto. Riquelme trascina: 15 gol situazione si sblocca e c’è l’ennesimo e 11 assist. Gli spagnoli lo riscattano ritorno a casa. e continuano a diversi. La squadra spopola anche in Europa: semifinale Fino alla fine? Quasi. Riquelme non di Coppa Uefa un anno, semifinale è più il ragazzino degli esordi, è la di Champions due stagioni dopo. A stella esperta attorno a cui si costrui- Riquelme bastano tre stagioni e mezza sce una squadra che non riesce però a per diventare il terzo miglior realizza- bissare il trionfo in Intercontinentale tore di sempre con la camiseta amaril- del 2000. Lui e l’astro nascente Tevez li. Schianta l’Inter, ma la Champions sbattono sul Milan. Arrivano l’Apertu- lo tradisce. Il Villarreal esce contro ra 2008 e 2011, due titoli come calcia- l’Arsenal, Riquelme sbaglia al 90° un tore argentino dell’anno. È un rappor- rigore che varrebbe i supplementari. to di alti e bassi: nel 2012 si chiude, Sbaglia, lo tira malissimo. Si rompe anzi no. Un prendersi e lasciarsi che l’incantesimo. Il rapporto dura sei tiene in ansia i tifosi, ma Riquelme e mesi, gli screzi con Manuel Pellegrini il Boca restano insieme. Fino all’ulti- portano il Mudo lontano da casa. Ci ma missione, all’ennesimo ritorno. Nel pensa il Manchester United, lo chiama 2014 Roman decide che il suo ultimo il Boca Juniors. E Roman vuelve. atto non sarà alla Bombonera: vuole riportare l’Argentinos Juniors in pri- La prima è rivedibile. La seconda pri- ma divisione. Gli basta una stagione, ma volta di Riquelme alla Bombonera poi si ritira. è un pareggio: il gol di Palacio non

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E l’Argentina? Ne abbiamo parlato poco, è un capitolo fatto di gioie e delusioni per il Mudo. Stella asso- luta dei tornei Under -20, nel 1997 trascina l’albicelesteste alla vittoria di Sudamericano e Mondiale di cate- goria. Chiuderà il suo palmarés con l’oro olimpico di Pechino 2008. Nel mezzo, Mondiali giocati sottotono e il secondo posto alla Copa América di Venezuela 2007, una vera e pro- pria maledizione per l’Argentina. Dal 2009 resta fuori dal giro. Perché in panchina c’è Maradona, che for- se Riquelme non l’ha mai davvero digerito. Lo giudica lento, lo tiene fuori. Sabella lo richiamerebbe pure, ma non se ne fa nulla. Curioso che chiuda senza trofei o quasi, lui che è nato il 24 giugno 1978, la notte pri- ma del primo Mondiale vinto da Ma- rio Kempes e i suoi. Nove anni dopo, nella stessa notte, nascerà Lionel Messi. Un altro 10, diverso, veloce, concreto. Riquelme non è stato nulla di tutto ciò: voleva la palla e la tene- va. La dava all’ultimo, al compagno, perché segnasse. Per portarlo al gol, però, ci mostrava tutta la meraviglia che il calcio può offrire

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ANDRÉS ESCOBAR 13 marzo 1967 - 02 luglio 1994 (†27) Colombia di Pacho Maturana era forte. Un po’ frastornata dagli eventi sociopoli- tici del paese, ma terribilmente competi- LUOGO DI NASCITA: Medellín NAZIONALITÀ: Colombia tiva: Faryd Mondragon e Freddy Rincon, @Simo_Berna ALTEZZA: 1.84 Carlos Valderrama e Faustino Asprilla. E POSIZIONE: Difensore centrale Andrés Escobar, por supuesto. di Simone Bernabei PIEDE: Sinistro PRESENZE/RETI: 51/1 La Colombia di quegli anni - Che la Il Rose Bowl di Pasadena è stata la cor- terra del caffè fosse, in quegli anni, pal- nice della sconfitta italiana a USA ’94. PALMARES coscenico perfetto per il realismo magico Il palcoscenico in cui , descritto anche da Gabriel Garcia Mar- sul più bello, sbagliò quel rigore contro 1 CAMPIONE DI COLUMBIA quez e da Netflix con la serie Narcos, è il Brasile. Ma il Rose Bowl di Pasade- 1 COPA LIBERTADORES un fatto acclarato. Serve una situazione na, evidentemente a sua insaputa, ha realistica e dettagliata, ricca di particola- profondamente segnato anche la storia ri. E la Colombia lo è. Ma anche un qual- di un’altra Nazionale passata in quei cosa, un fatto, che fa irruzione pur essen- giorni dalla cittadina californiana. La

TMWmagazine 58 #IORESTOACASA do difficile da credere. Nel ’94, anno del Santiago. Nel ’94, prima di volare negli Mondiale statunitense, la Colombia era States per il Mondiale, si dice aves- reduce dall’uccisione di Pablo Escobar se ricevuto una proposta irrifiutabile sui tetti di Medellin. Il re dei narcotraf- da parte del Milan e che quindi il suo ficanti non è direttamente collegato ad futuro, dopo il torneo, potesse davvero Andrés, protagonista del nostro raccon- essere in Italia. Un dubbio che purtrop- to. Ma il contesto sociopolitico che si po resterà per sempre tale. creò dopo l’uccisione del signore della cocaina portò a sviluppi inattesi. Con i Escobar va da Escobar. La Colombia cartelli rivali che volevano prendere ciò ospite nel carcere La Catedral - Nel che era di Pablo fino a poco prima. Con 1989, per la prima volta nella storia, le forze statali, o almeno ciò che ne era una squadra colombiana vinse la Copa rimasto dopo anni di omicidi e corru- Libertadores. Questa squadra, ovvia- zione, che provavano in ogni modo a far mente, era lo sportivamente e politi- diventare la Colombia un paese tran- camente potente Atletico Nacional di quillo, sicuro per la sua popolazione. proprietà di Pablo Esclobar. Il gruppo di giocatori in cui era presente anche El Caballero del futbol - Era questo, Andrés volò così a Tokyo per l’Intercon- il suo soprannome da giocatore. Difen- tinentale poi persa contro il Milan in sore di spessore tecnico e morale, da finale al 119’ per colpa del gol di Evani. giocatore si era spesso battuto per dare Ma il calcio colombiano era in espansio- un’immagine quanto più possibile pu- ne e buona parte del merito era proprio lita, umana, della sua Colombia. Una dei narcodollari immessi nel sistema terra che amava alla follia e che proprio da Pablo. Che evidentemente qualche per questo amore lo ha richiamato a sé benefit se lo era guadagnato: nel ’92, nel momento peggiore. Ma ci arrivere- proprio quando lui ed il suo gruppo di mo. Nato a Medellin, ha giocato l’intera narcos erano in ‘prigione’, convinse la carriera con la maglia del suo Atletico federazione a disputare un’amichevole Nacional eccezion fatta per la stagione all’interno de La Catedral. Si consideri europea allo Young Boys, in Svizzera, che poco tempo dopo, quella Colombia, nell’89-’90. Al Nacional era di casa e lì asfaltò l’Argentina in trasferta e si con- voleva giocare, anche perché suo com- quistò il pass per il Mondiale. In pochi, pagno di squadra era pure il fratello fra i giocatori, avevano realmente voglia

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di rispondere presente, ma tant’è. Il quando era in giornata, difficilmen- pensiero singolo che raccoglie quel- te potevi fermarlo. E quel 18 giugno lo di tutti fu espresso dal ct Pacho 1994 fu proprio una di quelle gior- Maturana, come raccontato nel do- nate. La Romania si impose 3-1 con cumentario 30-for-30 diffuso negli gol appunto di Hagi e doppietta di States: “Se Vito Corleone ti invita a Raducioiu. Fatto che costringeva la pranzo, tu ci vai”. Ecco, come dire Colombia a vincere la seconda sfida di no a Pablo Escobar? Fra i presen- contro i padroni di casa degli Stati ti, chiaramente, c’era anche Andrés Uniti, per passare il girone. Escobar, difensore del suo Atletico Nacional. L’autogol - 4 giorni dopo però, an- cora a Pasadena, non successe niente Quei Cafeteros - René Higuita era di buono. Come detto, la situazio- reduce da 7 mesi di carcere per aver ne sociopolitica in Colombia era fatto da mediatore, senza avvertire la caldissima. Così come l’amore del polizia, in un sequestro di persona. popolo per la Nazionale. Il giorno Normale non ci fosse. La Colombia prima della sfida, era il 21 giugno, si presenta a USA ’94 da quasi fa- il ct ricevette una chiamata: l’inter- vorita. Era una squadra forte, una locutore, sconosciuto alle cronache, squadra che nell’immediato passato era qualcuno di potente. I Los Pepes aveva vinto 23 partite consecuti- (PErseguidos por Pablo EScobar, vamente. Logico che le aspettative un’organizzazione paramilitare che fossero alte, normale (visti i tempi combatteva il capo del cartello di e i contesti) che dietro la Nazionale Medellin)? Il Cartel de Cali? Chis- di Maturana ci fossero altri (ma non sà. Quel che è certo, è che mister x alti) interessi. Le tossine politiche additò i giocatori dell’Atletico Nacio- c’erano, impossibile nasconderlo. E nal, quindi gli uomini di Pablo, come la gara inaugurale contro la Romania principali responsabili del ko con la non fu proprio l’ideale. Non perché Romania. Pagava uno per tutti: “Ga- la Romania fosse una squadra imbat- briel Gomez non deve scendere in tibile, anzi. Ma all’interno della sua campo”, si sentì intimare Maturana. rosa c’era un genio. Il Maradona dei Gli argomenti a quanto pare furono Carpazi, Gheorghe Hagi. Che se e convincenti, visto che Gomez non

TMWmagazine 60 #IORESTOACASA solo si autoescluse, ma addirittura lasciò lì per l’Italia (ricordate l’offerta del Mi- dando le spalle. “Era nel posto sbagliato gli States e disse addio al calcio. La Co- lan?). Ma Escobar, quello buono di questa al momento sbagliato”, disse poco dopo il lombia, nonostante tutto, scese in campo vicenda, amava troppo la sua Colom- ct Maturana, ben consapevole della situa- poche ore dopo. Immaginate con quale bia. La sua Medellin. Dieci giorni dopo zione. Nel 2018 Santiago Gallon Henao spirito, sebbene i suoi giocatori fosse- quell’eliminazione, Andrés Escobar decise fu arrestato per legami col narcotraffico ro abituati a certi ‘modi di fare’. Il cor- di passare una serata in un noto locale verso gli Stati Uniti e il popolo colombia- po era in campo, la testa chissà dove… della città. In quel locale, caso volle (o no, contestualmente, chiese giustizia an- Minuto 35, cross apparentemente per forse no), c’erano anche i fratelli Santia- che per Andrés Escobar. Ma dopo qualche nessuno che piove nell’area colombiana, go e Pedro David Gallon Henao. Ovvero mese di carcere a Cucutà e la mancata intervento maldestro e insensatamente quelli che qualche tempo dopo sarebbero estradizione per un processo negli USA, paranoico di Andrés Escobar e palla alle stati legati al suo omicidio. Perché la di- Henao fu scarcerato per decadenza dei spalle di Oscar Cordoba per l’autogol che scussione fu accesa ed il motivo fu pro- termini. E Medellin, dal canto suo, ha po- sarebbe tristemente passato alla storia. prio quell’autogol. Che aveva estromesso tuto solo dedicare una statua a quel figlio La Colombia non riuscì più a riprendere la Colombia dal Mondiale per colpa di dei suoi sobborghi assassinato per colpa quella partita ed il suo Mondiale finì lì, uno degli uomini di Pablo Escobar. E che del calcio. Per colpa di un autogol. nonostante l’ultima vittoria con la Sviz- aveva fatto perdere milioni di pesos ai zera. Piccolo aneddoto: l’arbitro di quel cartelli della droga, che ovviamente ave- Colombia-Stati Uniti era l’italiano Fran- vano messo le mani anche sull’illimitato co Baldas, spettatore inconsapevole della mondo delle scommesse. Uno dei più fa- storia. mosi sicarios di Pablo Escobar, John Jairo Velasquez, molti anni dopo in un’intervi- Escobar ucciso dal Narcofútbol - “La sta spiegò come i due spesero una quan- vida no termina aqui”. Con questo pen- tità incalcolabile di soldi per depistare le siero Andrés Escobar pensò di liquidare indagini. Anche se, casualmente, il gior- l’accaduto, nel giorno del suo rientro in no dopo l’omicidio denunciarono il furto Colombia. Eh già, mica poteva immagi- della loro auto con cui la sera prima era- nare ciò che sarebbe successo poche ore no sul luogo del fatto. Alla fine fu incri- dopo. In tanti, dopo l’autogol, gli consi- minato e incarcerato l’autista dei fratelli, gliarono di non tornare a Medellin. A Las tale Humberto Munoz Castro, che a quan- Vegas, pochi chiometri di deserto più in to pare uscì dall’auto parcheggiata verso là, Escobar aveva dei parenti e fu invitato la fine del diverbio e aprì il fuoco, senza a raggiungerli, magari poi partendo da pieta, sul povero calciatore che gli stava

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ENZO FRANCESCOLI 12/ novembre 1961 (58) versario. Poi, nelle strade e nelle piazze LUOGO DI NASCITA: Montevideo di Montevideo, c’era poco posto per gli NAZIONALITÀ: Uruguay arbitri. Per i talenti, sì, però. Pure per ALTEZZA: 1.81 i tre figli di Don Ernesto Francescoli. POSIZIONE: Seconda punta Luis, Ernesto e Pablo. Ah, poi c’era quel @marcoconterio PIEDE: Destro PRESENZE/RETI: 73/17 quarto fratello. Quel piccoletto con gli occhioni grandi, con il ciuffo sbaraz- di Marco Conterio PALMARES zino, che teneva i calzettoni abbassati Venti da una parte e venti dall’altra. 3 CAPOCANNONIERE e che andava sempre giù per le strade Un’orgia di futbol, di talenti, di sogni. 2 GIOCATORE DELLA STAGIONE della capitale a disegnare arcobaleni con Chi con le scarpette rotte, chi con la 3 COPPA AMERICA quel piedino fatato dopo il Collegio e 1 CAMPIONE DI FRANCIA maglia bucata, chi con la pelota arran- dopo la Siesta. Era il piccolo Principe. 1 COPA LIBERTADORES Enzo Francescoli da Montevideo. giata, semmai ci fosse stata, chi con un 1 CAMPIONE DI SUD AMERICA U20 paio di sandali. Si giocava alla meglio, 5 CAMPIONE D’ARGENTINA con regole antiche e sempre valide: “È troppo piccolo, troppo magro, che vince chi segna un gol in più dell’av- torni l’anno prossimo”. Cosa vi siete

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persi, al Penarol. Cosa vi siete persi, Argentina, dove vince al primo anno al River Plate di Montevideo. E’ un il titolo di capocannoniere con il Ri- po’ come quando ritrovate la com- ver Plate. Mica facile. Perché quello pagna di classe delle medie, che non che in patria è paragonato addirittura sembrava proprio una principessa. a Schiaffino, prende in mano l’eredi- Fisico da urlo, gambe di venti metri tà dei vari Passarella, Diaz, Kempes. e donna in carriera. Ma cosa vi siete A scegliere i Millonarios è lo stesso persi? Ecco. E’ un po’ la sensazione di giocatore, perché “il mio stile si ad- Penarol e River Plate di Montevideo, dice bene a quello elegante del River, che decisero di scartare Enzo France- dove i tifosi ammettono solo chi sa scoli. Dopo un provino firma con il giocare”. La trattativa è complicata, Montevideo Wanderers Futbol Club dopo tre giorni il primo gol ed in tre dove la sua carriera inizia nel 1976. stagioni vince due volte i capocanno- La squadra, letteralmente, dei bohe- nieri, un campionato e, nel frattem- miens, dei vagabondi. Di chi cerca po, vari titoli personali ed una Copa una meta con fare ciondolante, pronto America con l’Uruguay che bisserà ad un assolo improvviso per spezzare nel 1987 e nel 1995. Nel 1986, intan- la monotonia della vita. Ecco, di quel- to, una decisione che lasciò tutti di lo, Enzo Francescoli era capace. Lo è stucco. “Me voy al Racing Club”. Che sempre stato, sin dal giorno dell’esor- non era quello di Avellaneda. Ma il dio del 9 marzo 1980. Racing Club de France, modesta squa- dra francese. Che lo per quattro mi- Enzo Francescoli sarà sempre co- lioni di dollari, offrendogli un son- nosciuto come ‘Il Principe’. Un so- tuoso contratto di cinque anni a 700 prannome arrivato in onore di Anibal milioni di lire l’anno, più una Peugeot Ciocca, uno dei più grandi giocatore 205 e una bella casa in quartiere resi- della storia d’Uruguay, mezzapunta denziale di Parigi. Celeste tra gli anni ‘30 e gli anni ‘40. Intanto, prima di mettere la corona, Poi arriva un momento in cui dire Francescoli si guadagnava un altro basta alla pensione anticipata e cognome. Quello di Flaquito, perché tornare a giocare a calcio. oddio, il fisico era esile, quello di un flauto il Principe, che pure a Parigi ha se- che sapeva accordare il pallone come gnato 32 gol diventando il miglior pochi altri. Così Francescoli vola in giocatore della modesta storia di un

TMWmagazine 64 #IORESTOACASA modesto club, vola all’Olympique Mar- zone, che gli fa capire l’importanza siglia. Ecco, in quella città, a quegli delle piccole cose. Dei trionfi di ogni allenamenti, c’è anche un altro esile e giorno. “Il Cagliari è la mia Naziona- magro ragazzetto, a bordo campo, con le”, dirà il Principe. Perché dopo 21 gli occhi sognanti, E’ di origine algeri- gol in 63 partite con la Celeste, una na, si chiama Zinedine e, per omaggia- ogni 3 gare e non sono certo nume- re Francescoli, un giorno chiamerà suo ri da poco, il rapporto con Cubillas è figlio proprio Enzo. All’OM, però, non ai minimi storici. Quello che Gianni ha la fiducia del presidente Tapie. Lui, Mura definiva il ‘Condorito’, per il suo che è per l’Uruguay quel che Platini è aspetto aquilino, finisce poi al Torino. per la Francia, è in un groviglio inat- Qui gioca un anno, ma non è certo la teso della sua carriera. Poteva andare sua stagione migliore. Con il Cagliari al Milan, doveva andare alla Juventus. arriva addirittura in Coppa Uefa, segna Nel 1990, nonostante di questo e per gol strabilianti e fa giocate pazzesche. questo venisse sconsigliato, finisce in All’ombra sbagliata della Mole, visto Italia. Al Cagliari, in Sardegna, insie- che ben più giovane il Principe poteva me a Herrera e Fonseca. C’è Ranieri in e voleva finire alla Juventus, il Flaco panchina, lui arretra il baricentro e fi- non brilla. E’ triste, leader voluto ma nisce a danzare dieci passi più indietro mancato. Per questo, nel 1994, non può a centrocampo piuttosto che da dieci che fare una cosa. Tornare nel club che coi calzettoni abbassati. Con Cagliari è lo capiva meglio. Quello dei giocatori amore, reciproco. La piazza non è quel- eleganti. Quello dei giocatori di stile. la giusta per vincere, ma per far gon- Non poteva che tornare al River Plate, fiare i cuori ed alzare la pressione. Per senza dire molto altro. far nascere un amore. Bello, bellissimo. Il Principe di Sardegna. Enzo France- Enzo Francescoli torna al River Plate scoli. Un amore così grande che quella con gli occhi lucidi e con un 32 sulla domanda che si facevano i Clash, nean- carta d’identità. “No, non posso più che barcollava nella testa del Principe aspettare”, dice. Non può più aspettare. di Montevideo. Così decide di diventare quel leader che fose non è mai stato. Di trasfor- Tra gli incontri più importanti di mare quella classe al servizio degli Enzo Francescoli c’è quello con un esteti, quel suo fare vagabondo, quel burbero signore di Roma. Carlo Maz- suo ciondolare da errante coi calzet-

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toni abbassati, in un passo da altro soprannome che sempre e leader. Non più Bukowski, ma da sempre l’ha contraddistinto è condottiero e trascinatore. Mai quello di ‘Flaco’. E proprio per la come adesso, dal 1994 al ritiro figura esile, ma anche per il 10 nel 1997, Francescoli è vincen- sulle spalle e per esser stato suo te. Tre volte l’Apertura, due la punto di riferimento, Javier Pa- Clausura, la terza Copa America store così è e sarà sempre cono- ed una Libertadores. Sì, una la sciuto. Enzo Francescoli è stato perde contro la Juventus e manca poi dirigente del River Plate, la qualificazione ai Mondiali di genio e scopritore di talenti. Con Francia ‘98 che potevano essere una passione speciale per i 10. la sua ultima thule. Però France- Per quello che è stato. Uno degli scoli è grande, fino al momento ultimi romantici del futbol. in cui appenderà le scarpette al chiodo. Fin quando continuerà a A Enzo Francescoli è stata de- suonare la sua opera calcistica. dicata una struggente poesia da parte dei tifosi del River Plate. Il passo ciondolante, lo sguar- Dell’avventura che ne ha dipinto do del bandolero triste e stanco la vita ha detto. “Non sarà il cal- e quegli occhi profondi come cio a lasciarmi, non mi troverà il mare d’inverno. Parlare di seduto. Quando arriverà quel Diego Milito è parlare di Enzo giorno vorrei si dicesse: Che Francescoli, gocce d’acqua, ge- gran calciatore, sì, ma che bella melli diversi. Il soprannome persona. Che Beto Alonso possa ‘Principe’, per la storica punta dire: Ho giocato con Francescoli dell’Inter, vien da sè. E se come e non sapete che gran tipo era. detto, Zidane ha chiamato Enzo Che quando tra trent’anni in- proprio in nome del suo idolo contrerò Pumpido o Gallego per uruguaiano, Francescoli deve il la strada, possa salutarli con un suo soprannome a Víctor Hugo abbraccio. Perché non esiste solo Morales. Che così lo battezzò ne- il calcio. Bisogna pure preparar- gli anni 2000, per poi chiamarlo si per dare un buon consiglio e anche InmEnzo Francescoli o ‘el avere l’animo di una brava per- Principe del FrancesGoles’. Un sona”. Principe. Per sempre.

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